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Dettaglio seduta n.172 del 10/12/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta - Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interpellanza del Consigliere Carazzoni inerente gli interventi per garantire la continuità delle "Settimane musicali di Stresa"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i nostri lavori con il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Esaminiamo per prima l'interpellanza presentata dal Consigliere Carazzoni inerente gli interventi per garantire la continuità delle "Settimane musicali di Stresa".
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

La mia sarà una parziale risposta per assicurare la necessaria tempestività ai Consiglieri interpellanti; l'altra parte della risposta credo poterla fornire in questa stessa sede o in altra, forse anche con la presenza del mio collega Moretti.
Riteniamo che l'iniziativa di cui si tratta "Settimane musicali di Stresa" abbia grande rilevanza ed importanza culturale. Prova ne sia che in qualche modo derogando da un principio che generalmente adottiamo, quello di non intervenire, là dove già vi siano cospicui finanziamenti dello Stato, noi abbiamo cercato di mantenere, durante questa legislatura, un sostegno finanziario all'iniziativa, sostegno finanziario che, come il Consigliere interrogante sa, non copre che una piccola parte degli oneri perché è il Ministero del Turismo e Spettacolo che sostiene questa rassegna, la cui importanza non è soltanto di carattere locale, ma si colloca come una delle più notevoli rassegne musicali a livello nazionale ed internazionale.
Il sostegno nostro, quindi, che, compatibilmente con le situazioni generali di bilancio intendiamo, come valutazione politica, mantenere e ribadire per i prossimi anni, sta proprio a testimoniare l'opportunità di riconoscere, per quanto la Regione possa fare, il significato ed il ruolo di questa rassegna.
In particolare, noi abbiamo mantenuto negli ultimi anni un contributo medio attorno ai 20 milioni, 25 per l'anno 1980, perché avevamo avuto una possibilità leggermente maggiore; solo 5 milioni per il 1981; per il 1982 il contributo, già definito, è di 20 milioni.
Quindi, al di là di una difficoltà contingente che avevamo avuto nel bilancio, noi contiamo di mantenere a questo livello, che mi pare cospicuo anche se certamente e percentualmente non molto incidente, l'apporto del sostegno regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Concordo con la risposta del collega Ferrero ed aggiungo che, da parte dell'Assessorato al turismo, anche tenendo conto che tutta l'attività viene realizzata in un punto di riferimento che ha un'alta vocazione turistica va considerato l'aspetto di supporto finanziario.
Il Ministero, che già eroga un consistente contributo, ha informato l'Assessorato al turismo di concordare per il 1983 una cifra che sia maggiorata; speriamo che questa cifra tenga conto delle proposte dell'Assessorato al turismo. Comunque, stando anche al duplice significato culturale e turistico, l'Assessorato al turismo considererà in questo 1983 la possibilità di un contributo in aumento.
Devo però concludere questa mia interrogazione dicendo al collega Carazzoni che Stresa è stata sempre considerata, sia sotto l'aspetto turistico, come per quanto riguarda gli interventi finanziari d'incentivazione promozionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Ringrazio gli Assessori Ferrero e Moretti per le loro risposte che, in verità, mi lasciano alquanto perplesso. Perché se in entrambe mi è sembrato di cogliere il riconoscimento dell'importanza culturale e turistica di questa manifestazione, nei fatti danno poco a sperare per il futuro soprattutto chiudono in modo non soddisfacente, per questa iniziativa, il bilancio del 1982. Mi permetto ricordare, per quanto lo si sia potuto già cogliere dalle parole dell'Assessore Ferrero, che le "Settimane musicali di Stresa" non possono assolutamente essere paragonate ad una qualunque sagra di paese o ad un'iniziativa di campanile. Sono diventate, nel corso degli anni, una manifestazione di chiara importanza e rinomanza nazionale ed internazionale. Sul palcoscenico del teatro, nel Palazzo dei Congressi di Stresa, in ventidue edizioni, tante sono quelle raggiunte finora dalla manifestazione, sono andati alternandosi i più grandi complessi sinfonici i maggiori autori e direttori orchestrali, a cominciare da Von Karajan, ai più rinomati solisti, dal pianista Magaloff, al chitarrista Segovia, al violinista Menhuin.
Tutto questo ha rappresentato, in termini culturali, ma soprattutto in termini turistici, un veicolo di straordinario richiamo, di eccezionale propaganda per l'industria turistica di Stresa, del Lago Maggiore, della provincia di Novara e per lo stesso Piemonte. Non va infatti dimenticato che siamo di fronte ad una manifestazione che non può essere giudicata nell'ottica regionale e neppure nazionale, essendo paragonabile ai più celebrati "festival" musicali internazionali.
Ora, mi si è detto che questo è riconosciuto dalla Regione e che la Regione stessa non farà mancare il proprio contributo consistente. Ma io devo osservare che, nel 1980, la Regione ha dato un contributo di 45 milioni di lire complessivamente. E' vero, Assessore Ferrero, che per la parte del suo Assessorato sono stati dati 25 milioni, ma l'Assessorato al turismo era intervenuto con un contributo complementare di 20 milioni. Devo osservare che, nel 1981, il contributo si è mantenuto ad alto livello nell'ordine di 40 milioni, corrisposti, in parte, anche dall'Assessorato al turismo. Ma nel 1982, cioè quest'anno, il contributo è sceso notevolmente.
Perché, mentre l'Assessorato alla cultura ha mantenuto il suo stanziamento di 20 milioni, l'Assessorato al turismo ne ha versati 8, di cui effettivi per le "Settimane musicali" soltanto 6, perché il contributo era stato concesso all'Azienda Autonoma di Soggiorno per tutte le manifestazioni di Stresa; e, quindi, la parte toccata a questo "Festival musicale" è stato solo di 6 milioni.
Mi pare, anzi, su questo punto, di poter concludere che alle belle parole che qui sono state dette non hanno fatto seguito, e purtroppo temo che non seguiranno, fatti concreti. E' inutile stare a richiamare che il Ministero del Turismo dà già, a livello nazionale, un consistente contributo. E' la Regione che si voleva e si vuole impegnare al riguardo questo è nettamente contraddetto dalle cifre che ho citato e più ancora dalla realtà emersa verso questa manifestazione, per la quale si vuole mantenere un interesse sì, di principio, del tutto accademico, poco facendo per aiutarla a superare le difficoltà finanziarie ed incombenti che ne possono minacciare, che ne minacciano anzi già oggi, la sopravvivenza e la continuazione.
Se domani, sventuratamente, noi ci troveremo in Piemonte, come comunità piemontese, a lamentare la perdita di questo "Festival musicale", ebbene ci ricorderemo delle risposte che oggi ci sono state date. Grazie.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la mancanza del servizio pubblico di trasporto scolari nel Comune di Ronco in Val Soana


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consiglieri Bastianini Marchini e Turbiglio inerente la mancanza del servizio pubblico di trasporto scolari nel Comune di Ronco in Val Soana.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

I colleghi chiedono di istituire un servizio in Val Soana che è privo di trasporto pubblico per gli scolari i quali devono provvedere, con propri mezzi, a raggiungere il più vicino Comune di Pont Canavese, onde poter frequentare le scuole.
Comunico al collega Marchini che il servizio scolastico nel Comune di Rotta) Canavese è stato instaurato ed esercitato dal Consorzio TT SATTI con l'autolinea Valprato Soana - Pont Canavese. Le corse per servire gli studenti osservano il seguente orario: da Ronco Canavese con partenza alle ore 7,09 ed arrivo a Pont alle ore 7,45. Ritorno da Pont alle 13,15 con arrivo a Ronco alle ore 13,51.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Esprimiamo soddisfazione per la risposta. Grazie.


Argomento: Opere igienico-sanitarie

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la lentezza nelle pratiche per i progetti di realizzazione di fognature


PRESIDENTE

L'Assessore Simonelli risponde all'interrogazione presentata dal Consigliere Cerchio inerente la lentezza nelle pratiche per i progetti di realizzazione di fognature



SIMONELLI Claudio, Assessore al coordinamento e gestione opere pubbliche

I progetti comunali per la realizzazione di opere pubbliche, in particolare di opere igieniche, acquedotti e fognature, sono subordinate in base alla legge vigente, al parere tecnico degli organi regionali, Genio Civile o Comitato regionale alle opere pubbliche, sia nel caso che usufruiscano di contributo regionali, sia nel caso in cui siano finanziati a mezzo dell'Amministrazione comunale. La fonte di finanziamento viene indicata nel momento in cui il progetto viene presentato in base alla legge vigente; per cui il Comune inoltra il progetto dicendo: "per questo progetto chiediamo il contributo regionale", oppure "per questo progetto provvediamo con mezzi nostri".
L'approvazione degli organi tecnico - economici regionali avviene poi con due distinte procedure, nell'uno e nell'altro caso; cioè, alla fine è sempre un'approvazione con decreto del Presidente della Giunta regionale sulla base del parere dell'organo tecnico. Nell'un caso, avendo compiuto la verifica amministrativa, che il finanziamento regionale può essere dato nell'altro caso, prescindendo da questo.
Ora, il meccanismo, se fosse attivato in modo corretto, non dovrebbe comportare dei significativi ritardi, a meno che il Comune non chieda finanziamenti in misura rilevante che la Regione non può soddisfare. Poich non è mai possibile, al Comune che rivolge la domanda, conoscere se, e in quale misura, la Regione sarà in grado di finanziare quella determinata opera, non c'è dubbio che possono determinarsi, in una procedura che apparentemente prevede due ipotesi distinte, intoppi e ritardi. In quanto il Comune non fa presente che il progetto potrebbe essere finanziato con mezzi propri perché spera di avere il contributo regionale; la Regione quel contributo non glielo dà e quindi la procedura si rallenta.
Proprio per questo motivo è stata predisposta quella modifica alla legge regionale 28 che attualmente è all'esame della Commissione, la quale modifica radicalmente il sistema di finanziamento e, soprattutto, elimina la procedura della domanda di contributo da parte del Comune.
In altri termini, il meccanismo attraverso il quale il Comune chiede un finanziamento, non ci sarà più. In base alla disposizione contenuta nella legge 17, che abbiamo approvato nell'agosto scorso, ma che verrà ribadita nella modifica della 28, il Comune compilerà un documento programmatico pluriennale sulle opere pubbliche , contenente tutti gli investimenti programmati e un documento pluriennale che avrà dei documenti operativi annuali, che contiene l'elenco delle opere pubbliche che il Comune intende realizzare, con indicazione dei mezzi finanziari: siano contributi finanziari in proprio, mutui assunti direttamente dall'Amministrazione o fondi statali. In questo modo, il momento del progetto viene ad essere svincolato dal momento del finanziamento e quindi consente una verifica tecnica separata.
Ma noi vorremmo fare di più: nella proposta di modifica della legge 28 che è diventata una legge quadro in tema di opere pubbliche, la Giunta ha proposto, nel testo in discussione alla Commissione, l'approvazione dell'opera da parte del Comune; senza quindi più l'esame degli organi tecnici della Regione, per quanto riguarda i progetti relativi alle opere indicate nella relazione. Quindi, non c'è più il parere del Genio Civile o del CRO sui progetti, salvo che questi progetti non siano dichiaratamente rivolti ad ottenere questa approvazione per la loro complessità: salvo che non si tratti di perizie suppletive di aumenti d'asta che superino una certa quota percentuale rispetto al lavoro iniziale; salvo i casi nei quali, per legge dello Stato, è richiesto il decreto del Presidente della Giunta regionale ed il parere tecnico dell'organo della Regione.
Quindi, attraverso questi due provvedimenti, da un lato la soppressione della domanda e la sua sostituzione con il documento programmatico pluriennale; dall'altra, la mancata sottoposizione dei progetti al parere dell'organico tecnico, ma la loro semplice approvazione in sede comunale si dovrebbero eliminare del tutto gli inconvenienti lamentati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore. Come sarà stato rilevato, l'interrogazione è la sollecitazione emersa da più di un'Amministrazione comunale. In ordine a questi problemi mi auguro che l'iter possa essere accelerato anche di questo strumento di modifica per soddisfare le legittime aspettative delle Amministrazioni comunali.


Argomento: Variazioni di bilancio

Interpellanza dei Consiglieri Bergoglio, Beltrami e Devecchi inerente la mancata variazione al bilancio del capitolo 10105/82


PRESIDENTE

Discutiamo ora l'interpellanza presentata dai Consiglieri Bergoglio Beltrami e Devecchi inerente la mancata variazione al bilancio del capitolo 10105/82.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al bilancio

Per la verità a questa interpellanza avrei voluto rispondere in sede di approvazione di variazione al bilancio, essendo la materia strettamente inerente. Ma poi non fu più possibile farlo. Quindi, in riferimento a questa interpellanza, in cui si chiede di conoscere le ragioni che hanno indotto la Giunta a non operare in sede di variazione di bilancio uno spostamento di fondi dal capitolo 10100 al capitolo 10105, si comunica quanto segue: i capitoli in parola sono relativi ad assegnazioni statali di anni precedenti, non utilizzate nel corso dell'esercizio di competenza e portate quindi in economia a fine esercizio ed infine reimpostato con la destinazione del bilancio dell'esercizio successivo.
Si tratta, infatti, di fondi per i quali (a norma dell'art. 6 della legge 891 che prevede che le Regioni, annualmente, entro 60 giorni dall'emanazione del decreto di riparto, provvedano a fissare l'entità dei contributo che intendono concedere, sia per le spese di gestione come per quella di costruzione degli asili nido) si è già provveduto ad operare tale ripartizione nel corso degli esercizi precedenti. Notevoli perplessità pertanto, permangono sul piano strettamente giuridico, per una formale destinazione di fondi, sulla legittimità, in sede di variazione di bilancio, dell'operazione richiesta. Quindi, il rischio connesso che poi la variazione stessa potesse venire bocciata dal Commissario di Governo o meglio, dal Governo. Tale rigido vincolo si ritiene quindi possa essere affrontato ed eventualmente superato solamente presso la sede ministeriale competente e i controlli dei bilanci regionali.
Sarà pertanto nostro preciso impegno valutare quali organi competenti diano la possibilità di operare la variazione di bilancio richiesta. Io credo anche di poter dire, dato che l'interpellanza includeva di conoscere la motivazione politica di tale scelta, che non c'é motivazione politica ma ci sono vincoli giuridici che purtroppo, ripeto, non sono superabili in sede di Regione, salvo poi avere il provvedimento cassato da parte dello Stato. L'Assessorato al bilancio non esprime volontà politica sulla destinazione dei singoli capitoli, però, ovviamente, deve curare che l'aspetto giuridico sia formalmente corretto. Nei contatti che sono in atto attualmente per il bilancio si inserirà anche questo tipo di discorso, in modo da avere garanzia che questa variazione possa essere approvata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Prendo la parola in assenza del collega che è preposto a questo settore; per almeno tre volte egli era venuto in aula per ascoltare la risposta che, di volta in volta, per colpa di nessuno, è stata sempre rinviata. La risposta, sotto il profilo tecnico-contabile del ruolo e delle funzioni svolte dall'Assessore Testa, è ineccepibile. Le riserve nascono da altri aspetti: l'uno, che il problema viene verificato alla fine d'anno e noi l'abbiamo affrontato in sede di riparto dei fondi per gli asili, quando i funzionari avevano costruito il riparto su un prelievo, così come era accaduto negli anni precedenti, dal fondo delle costruzioni per gli asili nido ed usufruendone per le spese di gestione. La domanda che insorge naturalmente è che cosa accadrà, come egualmente potrà essere ricoperta la somma che la Regione, in linea di massima, ha affidato ai singoli Comuni che gestiscono gli asili nido in ragione, mi pare, di 850.000 lire per ogni ragazzo (se ricordo bene, a memoria). Quindi questo aspetto di un problema che viene maturato e chiuso a fine anno, quando i Comuni si sono già esposti nel pagamento di somme per la gestione degli asili, è un dato che evidentemente crea difficoltà ai Comuni.
Ne creerà di più in futuro allorquando, con il 1 gennaio 1983, questo servizio sarà affidato alle Unità Sanitarie Locali. La perplessità è anche nostra, nel senso che nel passato queste incertezze non esistevano; per due anni di seguito si sono prelevati i fondi dalla costruzione e trasferiti alla gestione. L'essenziale è avere la certezza che quei quattrini che sono pervenuti dallo Stato per gli asili nido vengano gestiti e spesi per gli asili nido. Mi pare che la Giunta, devo darne atto, sia anche intenzionata ad affrontare più organicamente il problema, visto che è stato presentato un disegno di legge n. 261 per la costituzione di un unico fondo per la conduzione degli asili nido comunali.
Rimane, di fatto, quella perplessità che ho sollevato prima circa il disturbo e le difficoltà insorte presso gli Enti locali per cui, non dichiarandomi contrario, non posso neppure dirmi eccessivamente soddisfatto; diciamo che sono parzialmente soddisfatto.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa inerente il restauro del Forte di Exilies


PRESIDENTE

Esaminiamo, infine, l'interrogazione presentata dai Consiglieri Bergoglio e Villa inerente il restauro del Forte di Exilles.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al patrimonio e demanio

In riferimento all'interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa inerente i lavori di restauro del Forte di Exilles, si comunica che all'inizio di questa legislatura (come i colleghi ricorderanno) la Giunta regionale ha presentato un piano per la ristrutturazione ed il recupero funzionale del patrimonio immobiliare della Regione.
In tale piano, che prevedeva investimenti per circa 100 miliardi, si era fatta distinzione fra gli interventi con carattere di priorità, per un valore complessivo di circa 30 miliardi, da realizzarsi su immobili destinati a sede di uffici regionali, e interventi, invece, per un valore complessivo di 70 miliardi, da effettuarsi su immobili destinabili comunque a servizi di pubblico interesse. Per il Forte di Exilles, in particolare, i lavori di restauro sono stati compresi, ovviamente, nel secondo elenco ed è stata preventivata una spesa complessiva di circa 7 miliardi, di cui circa 7 milioni di spese ritenute urgenti, ossia il rifacimento dei tetti e la pulizia delle facciate.
Le ben note ristrettezze finanziarie hanno però costretto a ridimensionare quanto preventivato, per cui per il restauro del Forte di Exilles ci si è limitati a compiere le opere strettamente necessarie per arginare il degrado. Si è proceduto, in particolare, alla sistemazione del muro e della recinzione esterna, ad un restauro delle murature esterne dell'edificio n. 9, il restauro parziale del manto di copertura allacciamento di acquedotto ed energia elettrica, nonché al telefono ed infine al disboscamento lungo le strade esterne, rinviando in tempi successivi i rimanenti interventi meno urgenti. A seguito di recente sopralluogo, avendo constatato che le chiusure più volte apposte per impedire l'accesso al Forte, erano state divelte, si è provveduto a disporre le opere necessarie che, nel frattempo, sono state eseguite per impedire il persistere di eventuale pericolo; in particolare, sono state date disposizioni perché gli accessi al Forte venissero chiusi in modo sicuro; alcuni sono stati murati, altri sono stati chiusi con cancelli di ferro. Questo dovrebbe limitare il fenomeno segnalato dell'intromissione di estranei e quindi anche il rischio che questi estranei subiscano degli infortuni addebitabili alla Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Sul problema del restauro conservativo, non solo del Forte di Exilles ma anche di altri palazzi e monumenti, il discorso dovrebbe essere più complesso di quanto non si possa fare in una semplice interrogazione tant'è che noi nell'interrogazione avevamo anche sollevato il problema di un piano discusso preventivamente, rispetto alle scelte di restauro tra questo e di quell'opera, per evitare di aprire dei cantieri che poi, di fatto, non sono altro che un grosso cartello sul quale è scritto, ad esempio: "Regione Piemonte - Restauro del Forte di Exilles": ma cosa si restauri diventa poi difficile comprendere. Vorrei segnalare all'Assessore Testa che fino a qualche settimana fa il Forte di Exilles era bene illuminato; in questi ultimi giorni ho notato che non c'è più neppure l'illuminazione. Si tratterà forse di una forma di risparmio! Ma ciò che preoccupa noi e credo preoccupi anche l'Assessore è il reale pericolo che questi tipi di strutture comportano per il loro stato di precarietà; per cui, non per privare i cittadini del piacere di poter visitare un edificio, ma per salvaguardare la loro incolumità, sarebbe opportuno che, oltre a provvedimenti di semplici chiusure, si possano effettuare anche opere di conservazione, almeno minime.
Certamente non è una struttura facile né da recuperare, né da riutilizzare e c'é da chiedersi se strutture come questa (non esiste soltanto il Forte di Exilles, ne esistono anche altre) debbano essere mantenute o se non sia più opportuno selezionare le opere da conservare e riutilizzare e, per il resto, lasciar perdere. Non è una scelta facile, non è neanche una scelta che intendo fare; però è un problema di cui bisognerà pur parlare, perché non credo sia possibile conservare tutti gli edifici storici. Tutto, vuol dire perdere in prospettiva di tutto.
Intanto, chiedendo scusa del mio ritardo nel presentami in aula, vorrei segnalare alla Presidenza le difficoltà in cui si trovano i Consiglieri a parcheggiare, stante la "zona blu", anche per un fatto increscioso che si verifica abitualmente; nonostante ci siano parcheggi liberi nel cortile a noi riservato, le macchine in sosta dei clienti del Banco di Sicilia fanno sì che si rimanga imbottigliati.



PRESIDENTE

Questa osservazione non riguarda certo il Forte di Exilles, collega Consigliere! Ad ogni modo, ho già un appuntamento con l'Assessore competente, per cercare di eliminare l'inconveniente lamentato.
La discussione delle interrogazioni ed interpellanze è così terminata.


Argomento: Comuni

Esame deliberazione Giunta regionale n. 163.19928: "Legge regionale 11/8/1982, n. 17, art. 2 - Individuazione dei Comuni obbligati alla formazione del programma pluriennale di attuazione"


PRESIDENTE

In merito al punto settimo all'ordine del giorno: esame deliberazione Giunta regionale n. 163-19928: "Legge regionale 11/8/1982, n. 17, art. 2 Individuazione dei Comuni obbligati alla formazione del programma pluriennale di attuazione", chiede di parlare l'Assessore Simonelli.
Ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione socio-economica

Sul punto settimo all'ordine del giorno mi sembra che tra alcuni Consiglieri, nell'ultima riunione della II Commissione, si fosse convenuto che l'argomento della formazione dell'elenco dei Comuni obbligati a fare il programma pluriennale di attuazione, fosse maturo per essere dibattuto in aula oggi, pur essendoci ancora alcuni casi da discutere e da approfondire.
Mi si dice ora che in Commissione ci sono ancora perplessità e richieste di ulteriori approfondimenti, lo non ho, per consuetudine, il desiderio di forzare la mano se certe questioni devono ancora essere valutate; però mi sembra sia rilevante il ritardo con il quale noi perveniamo ad approvare questi elenchi che avremmo dovuto, in base alla nostra legge approvata da questo Consiglio, approvare per la fine di ottobre. Quindi, abbiamo già un mese e mezzo di ritardo.
Se possiamo avere l'assicurazione che si riuscirà a concludere per giovedì prossimo, possiamo ulteriormente rinviare, però, insisto, con l'impegno di passarlo veramente a quella seduta!



PRESIDENTE

Prego, collega Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Mi pare che la proposta dell'Assessore sia opportuna. Intanto, io avrei richiesto che un'eventuale discussione avvenisse nella fase finale della seduta, perché poi dovrebbe anche intervenire il Consigliere Picco, che all'inizio della seduta non era presente. Comunque, mi sembra che un argomento prefissato per la seduta del giorno 16, cioè la discussione della mozione presentata dal Gruppo D.C. sull'informazione, per motivi di ulteriore approfondimento di tutta la materia, possa essere rinviato quindi, la discussione di questo punto all'ordine del giorno dovrà trovare ampia collocazione nella seduta della prossima settimana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Il problema di questa delibera è abbastanza complesso, nel senso che sono giunte a me, in questi giorni, non soltanto la voce del Comune per il quale ho presentato l'emendamento, ma anche voci di alcuni altri Comuni piccoli Comuni che ritengono, quantomeno, di essere consultati rispetto al problema che la delibera pone. Ritengo che qualche giorno di più non guasterebbe, anche perché sono alcune centinaia di Comuni che sono investiti da questo problema. Non vi è questione per i Comuni cosiddetti grandi, superiori ai 10.000 abitanti; però, per una migliore valutazione dei Comuni minori, per elementi di informazione, di conoscenza e di partecipazione, sarà opportuno ritardare qualche giorno per l'approvazione di questa delibera.
Non si tratta soltanto dell'esclusione, forse, di qualche Comune per cui certi dati possono essere rivisti e corretti; ma si tratta di valutare la formazione dei PPA per Comuni, a volte anche soltanto di poche centinaia di abitanti, oppure se noi vogliamo scegliere la strada di una consultazione che meglio permetta di vedere singolarmente come stanno in effetti le cose.
Al meglio, ritengo che sarebbe probabilmente controproducente, e potrebbe anche scatenare un senso di irritazione, di soffocamento, rispetto alle autonomie locali, se noi includessimo meccanicamente dei Comuni, in questi elenchi, attraverso dei dati meramente oggettivi e non invece attraverso una selezione più marcata; probabilmente noi avremmo dei risultati sotto questi aspetti, molto negativi.
Io sono preoccupato di questo e quindi vorrei che nei 15-20 giorni che abbiamo davanti, se mai si proponessero decisioni che possano essere, con tutta tranquillità, assunte, consultando i Comprensori, si potesse avere modo di sapere dalla viva voce di quanti sanno di poter essere inclusi in questi elenchi, che lo saranno per questa o per altra ragione.
Se avvenisse una tale decisione, come è avvenuta già su alcuni Comuni si sarebbe veramente commesso un errore; quindici giorni più o meno non dicono niente; l'audizione, però, permette a tutti i Comuni di sapere che una scure sta scendendo su loro e, quindi, nettamente, potranno tagliare e recidere determinati rami minacciosi. Quindi, dico che è bene scegliere questa strada, che è poi strada facilmente percorribile ed anche rapidamente; e che dà l'avvio ad un processo vero di quella partecipazione che noi abbiamo invocato, sempre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, io ricordo le ultime due riunioni dei Capigruppo, in cui un provvedimento legislativo che era stato da tempo licenziato dalla Commissione competente, si è perso nell'iter tra le Commissioni e l'aula.
E non è ancora approdato nell'aula. Non è questo provvedimento; io però, a questo punto, vorrei un minimo di chiarezza. Mi risulta che il provvedimento in esame o che dovremo esaminare, in quanto è all'ordine del giorno, è stato ampiamente dibattuto nella Commissione competente.
L'elenco dei Comuni è stato fatto in base a criteri ampiamente discussi ed approfonditi nella Commissione competente, rispetto ai quali criteri, le forze politiche si sono atteggiate. Sono convinto che a questo punto i Comuni sapevano (anche perché la Regione aveva emanato una legge) che ci sarebbe stato da fare questo elenco e credo che la Commissione ha espletato tutto l'iter che riteneva opportuno, in rapporto alla formulazione di questi criteri.
Ora, rimettere in discussione tutto questo, per dare retta a proteste o non proteste di alcuni Comuni (parlo chiaramente perché mi sembra inopportuno che su queste cose si facciano delle diplomazie), mi sembra sostanzialmente, per la formazione dell'elenco dei Comuni cedere a spinte a prescindere dai criteri che sono stati decisi e dibattuti.
E che, comunque, se si cede a queste spinte, l'elenco dei Comuni verrà fatto non sulla base di criteri oggettivi e di standard che saranno discussi e decisi, ma in base a criteri che rasentano il clientelismo. Io credo che questo sia inaccettabile e pertanto chiedo che il provvedimento venga messo in discussione in aula.



PRESIDENTE

Io non so se la parola "clientelismo", per dei colleghi, sia molto pertinente. La parola non può essere accettata.
La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Di fronte ad un fatto nuovo, politicamente molto rilevante, il Capogruppo socialista ha portato in aula molte delle discussioni che in sede di Commissione erano state fatte presenti.
Primo fatto, l'impossibilità, in materia di tanta delicatezza, di procedere a criteri cosiddetti oggettivi che di fatto, come abbiamo potuto verificare, portano ad inserire i Comuni, per i quali questo strumento non ha rilevanza, e portano ad escludere i Comuni per i quali questo strumento ha rilevanza.
Noi prendiamo atto di questa coraggiosa presa di posizione, la consideriamo un contributo positivo alla crescita della vita democratica nella Regione e diamo l'interpretazione nostra in questa sede, entrando poi nel merito, quando si dibatterà del problema, dello spirito della legge, la quale non vuole dare libertà al Comune, non vuole fatti di discrezionalità o di clientelismo o altro; ma vuole responsabilizzare i Comuni. Noi crediamo che compito della Regione sia non di imporre ai Comuni la formazione dei programmi pluriennali di attuazione, ma di convincerli nella loro autonomia, che questo è utile per la loro amministrazione; e quindi a concedere ai Comuni, come previsto dalla legge, quella libertà in materia.
Questi elenchi non possono far altro che aumentare la separazione tra la struttura regionale ed il sistema delle autonomie; non possono far altro che fare sentire come un'imposizione, uno strumento che, invece, può essere utilmente valorizzato nell'autonomia comunale come un modo per governare il territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, anche, il nostro Gruppo accoglie le richieste e le proposte avanzate dal Capogruppo del Partito Socialista, Viglione, dato che le stesse argomentazioni abbiamo avuto modo di sostenere all'interno della Commissione. Molto tempo fa noi avevamo già chiesto quanto il Consigliere Viglione oggi propone, cioè di arrivare ad un confronto con il sistema delle autonomie, utilizzando le forme e le procedure ritenute più opportune, affinché non si creasse una situazione tale da sembrare un'imposizione da parte della Regione; ciò, condividendo l'invito di Bastianini a procedere attraverso forme di collaborazione e di convinzione sull'opportunità di introdurre, al di là dell'obbligatorietà prevista dalla legge statale, anche per altri Comuni l'obbligo di dotarsi del programma pluriennale di attuazione.
Noi avevamo sostenuto allora che l'applicazione rigida di parametri doveva essere valutata con attenzione, in quanto non è vero (e qui dissento profondamente dal collega Montefalchesi) che automaticamente siamo in grado di rappresentare la situazione reale.
Infatti, abbiamo fatto un lavoro di approfondimento sugli elenchi forniti ed abbiamo constatato dei casi singolari ma facilmente comprensibili: l'inclusione di Comuni dove addirittura l'occupazione industriale non esiste più per la chiusura delle fabbriche, tanto per fare un esempio; abbiamo visto che ci sono errori materiali per quanto riguarda la valutazione dei parametri di carattere turistico-ricettivo; ma soprattutto, c'é il dato che nella legge statale (senza entrare nel merito ma solo per dare un'indicazione di carattere politico) ed anche in quella regionale si dice che gli elenchi devono essere formati dando una motivazione specifica, Comune per Comune, per l'inclusione. Quindi, i parametri erano e rimangono, per noi, un orientamento per una prima individuazione dei Comuni che però, poi, devono essere valutati singolarmente per giungere alla motivazione specifica di inclusione negli elenchi dei Comuni obbligati a dotarsi di programma pluriennale di attuazione.
La proposta che viene ora avanzata da Viglione è di tipo radicale e ci riporta a valutazioni che già all'interno della Commissione abbiamo avuto modo, come Gruppo, di svolgere; e noi non possiamo, a questo punto, che affiancarci alla proposta e chiedere che si utilizzi, senza dilazioni, il tempo che ritennero opportuno per procedere ad una valutazione più rispettosa della realtà, senza paventare i rischi delineati dal collega Montefalchesi ma, anzi, cercando di renderci conto che la realtà non è inquadrabile così rigidamente nell'applicazione meccanica di parametri sovente astratti e teorici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

La richiesta presentata dal Capogruppo del Partito Socialista la si pu esaminare; probabilmente questa delibera ha ancora necessità di qualche approfondimento di tipo politico.
In ogni caso, questa delibera avrebbe dovuto essere anche formalizzata sotto il profilo del pronunciamento della Commissione, in quanto il contenuto della delibera che la Commissione ha passato ormai da circa un mese, dopo una serie di diverse riunioni, nel corso delle quali il problema è stato profondamente dibattuto, presente sempre l'Assessore, tuttavia è diverso da quello che la Commissione ha approvato.
E c'era un accordo, a livello di Commissione, che in ogni caso, prima dell'aula o in questa stessa sede, provocando eventualmente una riunione ad hoc ci sarebbe stato un ulteriore accordo ed un ulteriore voto della Commissione rispetto a questa nuova delibera.
Però l'approfondimento è avvenuto: la Commissione ha anche esaminato la possibilità di consultarsi rispetto alla delibera stessa; poi ci era parso che, di fronte ad una serie di criteri molto rigidi che venivano previsti tra l'altro, dalla legge dello Stato (lo sappiamo tutti che ci troviamo di fronte ad un provvedimento che deriva da un provvedimento statale che ci ha costretti ad una serie di comportamenti che sono quelli che la delibera ha cercato di recepire). La Commissione non aveva ritenuto di andare ad una consultazione, anche perché, se mi consentite, una consultazione sarebbe corretta se avessimo la fortuna di trovare che i criteri esposti fossero validi, equi, che rispondessero ai principi della legge ed anche a quelle particolarità della nostra situazione urbanistica regionale; perciò la consultazione non era parsa un fatto necessario. In ogni modo, di fronte alla richiesta di un Capogruppo di un partito di maggioranza, ritengo che la Commissione possa riesaminare di nuovo questo aspetto. Vorrei dire per (ma su questo credo che l'Assessore ci dovrebbe tranquillizzare o viceversa impegnare maggiormente) che i tempi che sono stati proposti di 15-20 giorni mi sembrano eccessivi; proporrei di iscrivere questo argomento all'ordine del giorno della Commissione di mercoledì e, se ci saranno le condizioni di portarlo in aula la settimana prossima.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo si associa alla richiesta di un rinvio alla Commissione, ai fini della consultazione.
D'altro canto, va rilevato che il principio della consultazione è contenuto nello Statuto e che, normalmente, tutti i provvedimenti di legge e tutte le delibere di un certo rilievo passano al vaglio della previa consultazione da parte dei soggetti interessati. Non si vede quindi come, di fronte ad una delibera di siffatta importanza, e nonostante i criteri obiettivi e rigidi ai fini di dotare i Comuni inferiori ai 10.000 abitanti dei piani particolareggiati di attuazione, non si possa provvedere a questa consultazione: proprio per avere, da questi Comuni interessati, quei chiarimenti in linea di fatto necessari per decidere se mantenere ferma la scelta fatta dalla Giunta proponente della delibera o per provvedere alle eventuali modifiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ci troviamo in uno dei casi in cui, pur essendo di fronte all'appuntamento della prossima settimana, vale a dire del rinvio suggerito da una discussione di merito, sembra opportuno, per il peso delle valutazioni generali che sono qui state fatte, di esprimere l'opinione del Gruppo comunista.
Dico subito che sono d'accordo con quanto ha detto Bastianini sul concetto di convinzione dei Comuni: non imperio ma convinzione dei Comuni a compiere questo atto.
Per la verità, la posizione del nostro Gruppo è da tempo orientata, in materia urbanistica, a far sì che i vari strumenti attuativi principalmente il PPA, siano non visti dagli amministratori come un elemento da cui cercare di sfuggire o cercare di aggirare; ma piuttosto come uno strumento di auto-programmazione utile per il lavoro stesso degli amministratori e per la vita del Comune. Parto da questa constatazione perché rientra nel nostro patrimonio, crediamo in un sistema di rapporti fra le autonomie non gerarchico (lo diceva anche molto bene ieri l'Assessore Ferrero), ma in un sistema di pari dignità, di interessi generali parietariamente da tutelare al di là dei livelli.
In questo senso, per esempio, una delle nostre preoccupazioni, vogliamo dirlo subito, si riferirà anche nel definire bene il PPA; nelle sue caratterizzazioni concrete; perché a noi pare che, quanto minori bardature burocratiche o amministrative ci sono tanto più c i sarà la possibilità, da parte degli amministratori, di essere convinti che questo è uno strumento utile alla loro azione di governo. L'ho detto in Commissione e lo ripeto qui: il PPA, oggi, non è più uno di quegli strumenti che devono passare al vaglio e all'approvazione della Regione: non e quindi più invocabile, per essere molto chiari, il motivo, peraltro reale in tempi passati, degli inammissibili ritardi rispetto alla celerità e all'efficienza dell'azione di governo che il doppio stadio poteva portare. Oggi è uno strumento di auto-programmazione che nasce e si esaurisce nella fase di approvazione comunale: e, come tale, noi guardiamo con particolare favore l'istituto del PPA in questa eccezione, perché ci pare che questa nuova eccezione concreti abbastanza bene quell'elemento di convinzione o di stimolo agli amministratori a dotarsi dei PPA stessi.
Detto questo, credo corretto porsi il problema di una verifica all'incontro con le Amministrazioni locali, proprio per determinare, allo stadio più alto possibile, questa convinzione.
Le ragioni per cui la Giunta non ha ritenuto di andare ad una consultazione a tappeto dei 1.209 Comuni le ha spiegate anche la collega Vetrino; ma è possibile trovare altre forme di consultazione, e sono quelle della verifica di parametri applicati, quindi dei risultati dei parametri sapendo che un altro degli elementi di convinzione cui si riferiva il collega Bastianini e su cui io mi dichiaro totalmente d'accordo, deriva in realtà dalla bontà del lavoro fatto, testimoniato dall'opportunità delle scelte che sono state compiute.
Comunque, una verifica la vediamo volentieri. Poniamo solo il problema del fatto che i tempi sono già oltre e dobbiamo davvero, a questo punto quadrare le due esigenze: quella di una verifica e quella dei tempi.
Parlo di verifica e parlo di azione istituzionale di questo tipo, per evitare infortuni del genere di quello nel quale sono stato io stesso protagonista. Un giorno è venuto da me un Sindaco che aveva saputo che il suo Comune era stato incluso dentro l'elenco dei PPA, a prospettarmi, con toni anche drammatici, la sua situazione; da cinque anni non poteva più operare, mi disse, e l'attività edilizia del suo Comune era totalmente bloccata, per il fatto che non era ancora approvato il piano regolatore intercomunale e perché, se collegato all'obbligo di redigere il PPA, lo avrebbe portato a tempi inammissibili per rispondere ai cittadini; se vi ricordate, io, anche con ingenuità, posi prima la questione all' Assessore poi in Commissione (erano presenti Bastianini, Martinetti ed altri colleghi che vedo qui). A farla breve, facemmo una verifica e ne risultò che quel Sindaco, a capo di un Comune di 2.000 abitanti, dal 1972 ad oggi, al censimento, aveva costruito 1.600 stanze, di cui più della metà erano vuote.
Ho voluto ricordare questo episodio perché mi sembra importante affrontare questo tema avendo anche, da un lato, riguardo al tema della convinzione e della partecipazione e, dall'altro, alla funzione di governo che la Regione deve svolgere e deve sposare, in un'armonia che vede i diversi livelli, se possibile, combaciare, ma quando non combaciano deve anche saper decidere perché non sempre, ripeto, i casi che sono portati alla nostra attenzione sono meritevoli di accoglimento.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione socio-economica

Mi pare che questo breve dibattito, che anticipa quello che terremo sui contenuti della delibera, abbia messo a fuoco dei problemi sui quali non sono possibili, in Consiglio, delle grandi divergenze di opinioni. Intanto vi è la necessità che in una materia delicata come quella urbanistica, la norma sia sempre trasparente, motivata; gli amministratori e gli amministrati, cioè i cittadini, abbiano sempre chiaro qual è lo scopo della norma e perché determinate disposizioni vengono prese.
E qui, il massimo possibile di partecipazione, compatibilmente con l'esigenza di decidere che noi abbiamo, è che nell'interesse dei Comuni venga presa questa decisione; il ritardo con cui stiamo procedendo su questo punto non giova certamente ai Comuni, perché lascia nell'incertezza soprattutto quelli che potrebbero marciare se noi avessimo deliberato in tempo e quindi potrebbero dar corso alle loro delibere relative al PPA.
Un altro dato che mi pare sia emerso con sufficiente precisione, e lo richiamava da ultimo Bontempi molto bene, è la natura del PPA. Non consideriamo il Comune obbligato a fare il PPA come un Comune condannato dalla folgore divina; non è come una deportazione del Sindaco a Cajenna, il porre l'obbligo al Comune di fare il PPA.
E' semplicemente considerare che quel Comune ha una complessità di problemi che consigliano, suggeriscono, impongono, nelle diverse ipotesi l'adozione di uno strumento di auto-programmazione, che è uno strumento in mano all'Amministrazione per dirigere ed organizzare bene la crescita del Comune stesso.
La natura del PPA, così come è stato normato dalla legge n. 17, ne fa uno strumento estremamente flessibile; intanto, di tempi rapidi e di formazione, approvato dal Comune; modificabile tutti gli anni, in occasione della discussione del bilancio e, quindi, continuamente aggiornabile modificabile addirittura anche più di una volta all'anno qualora insorgano dei problemi particolari (per esempio, in materia di edilizia pubblica o in materia di insediamenti produttivi che ne giustifichino le modifiche anche più di una volta all'anno). Quindi è uno strumento di programmazione e di governo, di cui non si riesce a capire come i Comuni lo possano considerare un calappio o una palla al piede.
Dirò di più: un argomento che a volte i Sindaci ci portano contro la generalizzata diffusione del PPA, sarebbe il suo costo. E anche da questo punto di vista noi faremo un'azione che abbiamo già cominciato a fare e che formalizzeremo, anche nei confronti degli ordini professionali, per fare in modo che un documento assai semplice nella sua predisposizione venga redatto a costi che non siano eccessivi per l'Amministrazione comunale. Che le Amministrazioni comunali, dotate di un minimo ufficio tecnico, se lo facciano con il loro stesso ufficio tecnico. Siamo cioè in presenza di un documento di normale funzionamento per un'Amministrazione comunale moderna.
Quando saranno predisposti ed aggiornati gli schemi da redigere, questi non avranno neppure una complessità tale da comportare per il Comune delle preoccupazioni; soprattutto, tenendo conto del fatto che il PPA se lo gestirà l'Amministrazione comunale come crede. Allora, sgombriamo il campo da questa ipotetica spada di Damocle del PPA come strumento che terrorizza i nostri Sindaci e le nostre Amministrazioni e verifichiamo invece se (e in questo senso il suggerimento di Viglione è valido) è il caso di promuovere un'azione di persuasione, affinché la gente si convinca che non si tratta di una punizione.
Detto questo, occorre peraltro ancora aggiungere (questa è la terza considerazione che voglio fare) che noi abbiamo lavorato e gli uffici hanno lavorato con molta buona volontà, occupando anche una parte dell'estate nel fare questo lavoro, nella speranza che il Consiglio regionale, nei termini fissati dalla legge, potesse formulare questa indicazione. Non ci siamo riusciti. Non perdiamo molto altro tempo. Viviamo in epoche difficili per l'istituto regionale. Ma uno dei modi per essere presenti e fare la propria parte è anche quello di rispondere alle esigenze che le leggi dello Stato ci pongono davanti. Mi rendo ben conto che, dicendo questo, posso apparire leggermente anacronistico, atteso che l'andazzo di queste epoche è quello di cercare di non fare più nulla; cioè la tendenza a legiferare e a non più governare i processi che ci sono nel Paese si sta ormai diffondendo dal centro alla periferia e credo possa apparire velleitaria la pretesa delle Regioni di dettare norme, di esercitare azioni di governo, di dire alla gente come si deve comportare. Può darsi che sia anacronistico e che si vada verso un completo gelatinoso smarrimento delle funzioni del governo a tutti i livelli. Io sono ancora convinto di no; sono convinto che non sia così e che, finché siamo qua, su questi banchi, ci tocca fare la parte che ci è propria; cioè fare le leggi, prendere i provvedimenti, decidere governare. Fare, nei limiti del possibile, quello che si deve fare per evitare che le cose vadano completamente "a sfascio".
E credo sia bene dare anche all'esterno di quest'aula la sensazione che la Regione c'è e che la Regione funziona.



PRESIDENTE

Dopo i chiarimenti dei vari Gruppi, mi pare ovvio che nella riunione che faranno i Capigruppo, dopo la seduta, si debba fissare un tempo utile per il dibattito dei Comuni e per gli interventi dei colleghi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Esame documenti relativi al comportamento dell'Assessore Cernetti


PRESIDENTE

Passiamo al punto decimo all'ordine del giorno che reca: "Esame documenti relativi al comportamento dell'Assessore Cernetti".
La parola al Presidente della Giunta regionale, Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Spero di rispondere, con queste mie dichiarazioni...



MARCHINI Sergio

Prima del Presidente della Giunta, c'è l'interpellanza dei Consiglieri.. .



PRESIDENTE

Chiedo scusa, collega Marchini: il Presidente della Giunta può chiedere di parlare quando lo ritiene.



BASTIANINI Attilio

Il Presidente del Consiglio deve dire: ha diritto a parlare il Consigliere proponente.



PRESIDENTE

No, in questo momento ha diritto di parlare il Presidente della Giunta.



BASTIANINI Attilio

Caro Benzi, io dico che bisogna anche conoscere i regolamenti!



PRESIDENTE

Io non li leggo mai! Lascio che li leggano i Consiglieri.
Collega Bastianini, verrà il momento che questa frase te la ricorder detto così, molto amichevolmente.
La parola al Presidente della Giunta regionale.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Ritengo di rispondere con questa mia breve dichiarazione sia all'interpellanza dei Consiglieri della D.C. sia alle osservazioni contenute nell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri liberali, sia all'interrogazione, per quanto attiene alla lettera dell'Assessore Cernetti, dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi.
Ho avuto modo di comunicare nella seduta del 2/12/1982, dopo aver disposto i primi accertamenti o condotto preliminarmente, su mandato della Giunta regionale, un'indagine amministrativa sui fatti segnalati avvalendomi dei funzionari regionali Clemente e Tasselli, delle cui risultanze ho avuto modo di informare la Giunta regionale in via definitiva nella seduta di questa mattina.
L'Assessore Cernetti ha previsto un'ampia diffusione della legge ai fini della sua puntuale applicazione, inviando agli enti, organismi associazioni, in una parola alla collettività piemontese, come del resto previsto dall'art. 8 dello Statuto regionale.
La diffusione è avvenuta in modi diversi: dalla distribuzione nel corso di riunioni alla spedizione alle Unità Sanitarie Locali, ai Comuni, alle Province, agli organismi consiliari e ai singoli Consiglieri ed associazioni.
La lettera del 29/9/1982 è stata invece indirizzata, come ammesso dallo stesso Assessore Cernetti, sin dal primo momento a cittadini militanti socialisti delle sezioni della provincia di Novara.
Il numero delle lettere spedite non è quantificabile con esattezza: oscilla da un minimo presumibile di 4.000 copie ad un massimo di 5.000 esemplari. La stampa delle lettere è infatti avvenuta in numero di 5.000 esemplari presso i servizi tipografici della sede di Via Sacchi e la lettera stessa è stata spedita accompagnata dall'opuscolo riproducente la legge.
Il costo dell'affrancatura risulta essere di L. 350, il costo di ciascuna copia, fra busta e foglio stampato, è di L. 42,15; il costo complessivo della spedizione, compreso quello dell'affrancatura, della busta, dei fogli, della riproduzione dei mezzi e dell'utilizzo del personale per le diverse operazioni, è stato stimato fra 1.818.500 e 2.210.750. In tale costo, ovviamente, non è compreso quello relativo alla stampa dell'opuscolo risultante all'incirca di 1.000 lire a copia concernente una legge regionale approvata e vigente.
Mi è stato richiesto un giudizio sull'episodio e sulla formulazione della lettera: non vi è dubbio e vi parlo anche a nome della Giunta regionale, che sia stato un errore riconosciuto anche dallo stesso Assessore, la quale peraltro dopo essersi dichiarata disponibile a rimettermi la delega me l'ha formalmente rimessa come espressione di correttezza nei riguardi degli organi istituzionali della Regione: Presidente, Giunta e Consiglio. Questo atto politicamente qualificante mi consente di affermare che non accetteremo nessuna richiesta di dimissioni dell'Assessore.
Mi sia consentito per questo di ringraziarla pubblicamente nel riconoscere l'errore, nel riaffermare nel contempo la finalità che l'aveva ispirata a commetterlo, l'applicazione di una legge di questa Regione ha ritenuto che rispondesse ai principi di correttezza, di rispetto per le istituzioni, il dovere rimettere quel mandato che gli avevo conferito per dissipare qualunque ombra su un Assessore regionale in carico.
Con questo non si intende interferire sull'indagine giudiziaria in corso i cui risultati vengono attesi con la consueta fiducia ed il totale rispetto dell'operato della Magistratura alla quale l'Assessore afferma di avere già evidenziato la sua assoluta buona fede nell'episodio.
Con queste premesse, con l'indagine avviata e rapidamente effettuata la Giunta regionale si presenta oggi a questo dibattito consiliare con elementi di estrema coerenza, chiarezza e trasparenza.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente. L'Assessore, signora Cernetti ha la parola.



CERNETTI Elettra, Assessore all'assistenza

Signor Presidente, signori Consiglieri, seguendo una prassi ormai radicata e che peraltro è prevista dalle norme statutarie, in occasione della promulgazione della legge n. 20, ho ritenuto mio dovere dare alla medesima la massima diffusione possibile per cercare adesioni ed aiuti per la sua migliore applicazione.
A tal fine ho censito enti, istituzioni e persone fisiche che più potevano essere interessate a questo problema ed ho predisposto un programma generale di informazione tendente alla distribuzione di 30.000 copie.
Animata da tali propositi e con il solo fine di rendere efficace tale opera di informazione mi sono rivolta anche ad alcuni compagni di partito ritenendo di poterne ottenere un maggiore impegno ed un valido sostegno all'attuazione della legge n. 20.
Nell'assumere l'iniziativa di divulgazione di una legge regionale importante e complessa sono stata certamente influenzata da un lato dall'entusiasmo per l'approvazione così sofferta del testo legislativo dall'altro, dalla preoccupazione e dall'ansia che la legge trovasse sollecita conoscenza ed applicazione.
Questi miei sentimenti si sono tradotti in una formulazione della lettera di accompagnamento che riconosco essere stato un errore ed il cui tenore è andato al di là delle mie intenzioni.
Mi scuso pertanto se il linguaggio usato non è stato il più consono ed ortodosso, ma ho creduto di agire in questo modo esclusivamente a fin di bene per sollecitare un aiuto di quanto pensavo potessero darmene.
Confermo quanto ha dichiarato il Presidente al quale ho rimesso la delega ricevuta al fine di consentire al Consiglio il più ampio e libero dibattito sull'intera questione.
I fatti in oggetto sono all'esame della Magistratura alla quale mi sono presentata spontaneamente al cui giudizio serenamente mi rimetto e al quale condizionerò le mie decisioni future.



PRESIDENTE

Vorrei solo fare un chiarimento, visto che il collega Marchini non era d'accordo. Il Presidente della Giunta parla in ogni caso su cui intende parlare. Il fatto della collega Cernetti ritengo si possa portare al caso di fatto personale.
Passiamo ora all'interpellante.
Prego, la parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Nessun equivoco per il Gruppo liberale: l'ordine del giorno è formulato: "Esame ordine del giorno in merito all'Assessore Cernetti".
L'ordine del giorno è stato presentato dal Gruppo liberale.
Noi abbiamo un'interpellanza che è antecedente ma che è conglobata in questo. Credo che la parola, per primo, debba essere data ai presentatori dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ne sono lieto. Però nel metterlo all'ordine del giorno c'è stato un errore, in quanto andava precisato anche "le interpellanze". Chiedo scusa.
La parola al...



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa, signor Presidente, non è una questione formale, questa.
Qui ci sono due dibattiti da svolgere: uno proposto, mi consenta Presidente, dalla Democrazia Cristiana, che ha per oggetto l'invio delle lettere; poi ne esiste un altro, provocato dal Partito Liberale che riguarda il contenuto della lettera.
Quindi noi non intendiamo che le due questioni vengano commiste, perch noi intendiamo fare il dibattito sull'ordine del giorno che ha per oggetto per cortesia, mi lasci finire, Presidente - il contenuto delle lettere.



PRESIDENTE

La cortesia deve essere reciproca, collega Marchini.



MARCHINI Sergio

E allora mi lasci finire, per piacere, Presidente!



PRESIDENTE

Se mai nella dovuta forma e rispetto!



MARCHINI Sergio

Nella dovuta forma! Però io l'ho richiamato due volte, era un'opportunità...



PRESIDENTE

Quella di non richiamare il Presidente: tanto per essere formale.



MARCHINI Sergio

Benissimo, finalmente ci sono anche argomenti in cui la sinistra ha modo di muoversi sugli interventi! lo ho soltanto chiesto, Presidente, che lei svolga la materia che ha introdotto; la materia che è stata introdotta non è quella portata dal Partito Liberale in quest'aula.
La materia che è stata introdotta dalla comunicazione della Giunta è la materia che è stata introdotta con la comunicazione della Giunta stessa riguardo l'Assessore Cernetti e probabilmente è bene si prosegua con l'esame dell'interrogazione della Democrazia Cristiana che ha per oggetto l'invio delle lettere, non il contenuto delle stesse. Poi, quando si riterrà di dare spazio al fatto, secondo noi diverso, che attiene al contenuto della lettera, illustreremo il nostro ordine del giorno, poich non hanno espresso pareri né la Giunta né l'Assessore Cernetti; sul nostro ordine del giorno la signora Cernetti non ha detto niente e il Presidente della Giunta, sul nostro ordine del giorno, non ha detto niente; quindi mi ritengo rimesso in gioco e, dopo avere illustrato il nostro ordine del giorno, penso che l'Assessore Cernetti e la Giunta, se lo riterranno faranno le proprie valutazioni come le forze politiche riterranno di farle dopodiché si valuteranno le opportune decisioni conseguenti.



PRESIDENTE

Arrivati a questo punto, visto che c'è, pregherei i colleghi di illustrare l'ordine del giorno e proseguiamo su questo, visto che il collega D.C....



MARCHINI Sergio

C'é l'interpellanza della Democrazia Cristiana!



PRESIDENTE

Il collega Paganelli dice di no.



PAGANELLI Ettore

Io non mi limito all'interpellanza, intervengo sul punto decimo all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Prego, dunque, collega Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, è bene rilevare che ogni fatto deve essere meditato; ed anche questa situazione credo ci debba portare a meditare sul fatto che, forse, la formulazione del punto decimo all'ordine del giorno andava fatta in modo più ampio e compiuto. Ma vedremo anche questi aspetti procedurali. Io voglio ora entrare nel merito del punto decimo all'ordine del giorno.
Non ho difficoltà a dire ai colleghi che in questi giorni ho riflettuto a lungo sul taglio e sul tono da dare a questo mio intervento.
Tra i tanti pensieri che sono stati oggetto della mia meditazione, mi sono sovvenute tante cose, tra cui alcune parole del mio maestro nella professione (un laico, campo di concentramento in Germania, CLN come Partito di Azione, molti colleghi lo hanno conosciuto, da me stimato e venerato; sui principi fondamentali arrivavano sempre a me delle conclusioni convergenti; lui, partiva da una rigorosa concezione della vita civile; io, alimentavo queste conclusioni anche con i principi della mia fede religiosa). Alla vigilia di un delicato processo gli manifestai preventivamente le linee di una dura posizione e di un intervento ("focoso" rapportato ai miei non ancora trent'anni) nei riguardi di una parte di un processo. L'anziano avvocato mi disse: "Giovanotto: misura, equilibrio, comprensione per l'errore altrui stare ai fatti, rigorosamente. In genere, è sufficiente stare ai fatti".
Sono le parole che, alla fine, per me hanno avuto il sopravvento, anche per l'intervento di oggi.
Confortato anche dal parere e dal sempre prezioso consiglio dei miei colleghi di Gruppo, di cui sono portavoce, cercherò, in questo primo intervento (penso che non sarà l'unico in questo dibattito, anche perch occorre arrivare a delle conclusioni), di attenermi a questo principio. E spero proprio di non dover cambiare il tono nel corso del dibattito.
Certo, avremmo preferito non trovarci in dibattiti di questo tipo; ma posto che si è costretti a farli, cercherò di evitare innanzitutto, pur stando ai fatti, di cadere in facili moralismi, in generalizzate accuse, in accesi contrasti, che rischiano di rendere invivibile la non già facile vita regionale di questa legislatura.
Abbiamo oggi il caso Cernetti, e di questo si deve discutere; ma il caso Cernetti non si sarebbe verificato se non ci fosse stata una caduta di tensione morale e se un diverso rigore avesse prevalso in tanti atteggiamenti di governo in Regione.
Il 26/11/1980, presentando il programma della Giunta, il Presidente Enrietti dedicava buona parte del suo discorso alla questione morale affermando, tra l'altro, dopo auliche citazioni: "Sentiamo però elevarsi dall'Italia che lavora e non specula un desiderio di onestà, di pulizia e di moralità, di cui sentiamo di doverci fare interpreti". Da troppo tempo l'aggettivo "morale" sembra essere scomparso dal vocabolario, e quando viene tirato fuori, ogni tanto quando la misura sembra colma, lo si tenta di esorcizzare, riponendolo in un angolo come si fa con i ferri vecchi. Da troppo tempo politica e morale sembra non sposino più tra loro; le istituzioni continuano a perdere credibilità, gli elettori si sentono sempre meno rappresentati dagli eletti.
In democrazia tutto deve avvenire alla luce del sole: gli angoli bui e l'immondizia vanno spazzati via. Nella mia dichiarazione di voto, dopo riferimenti più ampi che adesso non riprendo, proprio per non dilungarmi ma che, se sarà il caso, riprenderò in questo dibattito, portai il discorso sul terreno regionale sul quale non era sceso il Presidente Enrietti, con precise affermazioni che noi abbiamo coscienza di essere stati, nella passata legislatura, forza di governo dell'opposizione sulle più rilevanti questioni, sulle leggi d'indirizzo, sui bilanci, sui documenti politici ed economici. Ma non abbiamo sufficientemente governato la gestione dal nostro ruolo di opposizione. Annunciamo anche, e lo diciamo con la chiarezza sopra dichiarata, che, questa volta, su questi temi, non defletteremo e ci batteremo fino in fondo; in questa o in altre idonee sedi.
In questi due anni, abbiamo onorato il nostro impegno, cercando di aiutare (aiutare tra virgolette) la Giunta a rimanere sulla via che si era proposta: interrogazioni, interpellanze, mozioni, hanno cercato di stimolare l'esecutivo. Non sto a ripetere gli argomenti, tanto sono noti che abbiamo sollevato in questo periodo; ma ogni volta che abbiamo discusso questi argomenti abbiamo avuto la sensazione che la preoccupazione specialmente del Presidente della Giunta, responsabile della conduzione del governo, fosse solo di superare l'ostacolo momentaneo, cioè il dibattito non quella di dire: "E' ora di dare una regolata, di cambiare, di risparmiare, di attuare una gestione rigorosa".
Noi, pur prendendo atto di questa situazione, guardando non tanto ai risultati ottenuti ma al dovere verso gli elettori, abbiamo continuato nella nostra azione di richiamo, sulla quale, peraltro, richiameremo ancora.
E' in tutto questo contesto che ho fugacemente evidenziato, che sorge il caso Cernetti; il Presidente della Giunta ci ha comunicato stamattina la conclusione dell'indagine amministrativa, del costo e dell'errore in cui sarebbe caduto l'Assessore Cernetti. Vi è, per altro lato, un'indagine della Magistratura e dirà pertanto il Magistrato se il comportamento amministrativo dell'Assessore rientra o no nelle maglie del Codice Penale.
Su questo aspetto non esprimiamo giudizi, attendiamo con il rispetto di sempre l'esito dell'istruttoria; ai massimo, polche non ci piace vedere persone sul banco degli imputati, possiamo augurare, sul piano umano all'Assessore Cernetti, di superare indenne la fase giudiziaria.
Ma è l'aspetto politico che va subito giudicato, al di là e al di fuori dell'aspetto penale. L'ho già detto altra volta e lo ripeto. Si è parlato oggi di errore, ma la realtà è questa: c'è un Assessore che non ha il senso delle istituzioni, che confonde il cittadino con il compagno, che fa fare dall'istituzione nella quale si trova in una postazione di comando, ciò che in un regime democratico possono fare tranquillamente i partiti. E' questa confusione di ruoli che va rimarcata e sanzionata; è sì vero che nella busta incriminata è stata inserita la legge, chiedendo ai compagni amministratori, ma anche a tutti gli altri, aiuto per poterla applicare. Ma era prima, quando era in discussione, prima che fosse votata, che la signora Cernetti avrebbe dovuto accorgersi che la legge sarebbe stata, poi di non facile applicazione e non avrebbe avuto allora bisogno di chiedere aiuto, né ai compagni né agli altri.
Abbiamo parlato di aspetto politico che va sanzionato. Come? Noi non ci erigiamo a giudici, l'ho già detto e lo ripeto oggi. Lasciamo alla sensibilità dell'interessata, della Giunta di cui fa parte, delle forze politiche che la compongono, di trarre con chiarezza (perché questa chiarezza la richiederemo al termine di questa discussione) una conclusione opportuna, adeguata al fatto, rispettosa delle valutazioni che qui emergono.
Può essere questo, colleghi, un alto momento di vita democratica quello in cui una sanzione non viene data ma viene scelta; la sanzione non è allora un trauma ma un momento di meditazione e di riflessione (forse amico Beltrami, noi aggiungeremo, anche sotto il nostro profilo, un momento di redenzione). So benissimo che se la vicenda interessasse un democristiano, ci troveremmo magari di fronte a grandi atti di accusa ed il trattamento sarebbe diverso, ma noi non seguiamo questa strada. Abbiamo imparato, nel libro illumina e guida la nostra fede, che l'istigazione e la faziosità possono anche far gridare "crucifige" all'innocente. E sappiamo che, per principi di diritto (ecco che si ritrovano quei concetti di rigore morale e civile, di laicità e religiosità di cui parlavo all'inizio), si deve rispondere in ragione delle proprie responsabilità e solo in misura di queste responsabilità.
Voglio sperare che il nostro atteggiamento sia di aiuto all'Assessore Cernetti nelle decisioni di queste ore, nel rassegnare al Consiglio queste prime valutazioni del Gruppo della Democrazia Cristiana (dico prime perch penso che dovrò ancora intervenire). Voglio esprimere una duplice speranza che la vicenda renda più disponibile al dialogo ed alla comprensione la collega Cernetti.
Se lo fosse stata prima, avrebbe contribuito a preparare una legge migliore, più rispondente alla comunità cui era destinata; una legge forse un po' meno socialista, non necessitante quindi di lettera ai compagni e non foriera dei guai attuali.
Secondo: che questa vicenda, certamente punto di bassa tensione morale nella vita regionale (non a caso nell'altra seduta ho parlato di giorno amaro per la Regione), non passi come la classica goccia d'acqua sul marmo o sul vetro, che non lascia traccia.
Io non ricorro, Presidente Enrietti, a grandi affermazioni, ad inutili retoriche citazioni. Dico solo che, per la maggioranza, è giunto il momento di decidere correzioni di rotta, nei fatti e non a parole; è giunto il momento di precise regole di comportamento. Confrontiamoci, colleghi della maggioranza, come forze politiche sulle grandi idee, prepariamo, per quanto spetta a noi, la ripresa economica del Piemonte, non logoratevi come maggioranza nel cabotaggio clientelare, non costringete l'opposizione ad un estenuante se pur doveroso controllo. Impieghiamo meglio, tutti, le energie propositive e morali che ogni forza politica ha, anche se nessuno deve fare il primo della classe, utilizziamo appieno le potenzialità in positivo che questo Consiglio può esprimere. Per quanto ci compete, per gli atteggiamenti da assumere avanti la comunità regionale, consideriamo questo dibattito, questo momento, con le sue conclusioni, un passaggio chiave della terza legislatura regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Faccio una prima considerazione di forma, signor Presidente.
L'intervento che devo fare a nome del mio Gruppo desidero inizi con delle scuse nei suoi confronti. Però, ritengo che i momenti di febbre servono a far crescere gli orgasmi e mi è virile dovere dire che, trovandoci di fronte, come Capigruppo, ad alcuni cittadini che vengono ad assistere ai nostri lavori, probabilmente era il caso di spendere alcuni minuti per una riunione dei Capigruppo, i quali organizzassero, in termini procedurali e di comportamento, un dibattito così delicato. Questo non c'è stato e devo virilmente rimarcarlo.
Veniamo al nostro ordine del giorno; prima di tutto, che cosa non è il nostro ordine del giorno? Cercherò di spiegarlo, ma certamente non ho né i numeri del collega che mi ha preceduto, né quelli che vorrei avere. Sarà difficile illustrare il nostro ordine del giorno. E' probabilmente più facile dire che cosa non sia. Il nostro ordine del giorno, prima di tutto che ha per oggetto il comportamento di tipo mercantilistico, perché si capisca il termine, dell'Assessore Cernetti. Noi non sappiamo se sono state inviate delle lettere a spese della Regione, non sappiamo quale ne sia il numero, non ci interessa se siano una o cinquemila.
Noi riteniamo che nella lettera della signora Cernetti ci siano delle questioni, dei problemi, delle realtà che sono certamente, dal punto di vista politico ed istituzionale, ben più gravi di un eventuale comportamento di questo tipo, il cui giudizio compete ad altri ma che, in questa sede, anche lo dovessimo dare sarebbe un giudizio subordinato e successivo rispetto all'altro: quello che noi abbiamo richiamato.
Che cosa non è ancora il nostro ordine del giorno? Non è certamente un attacco alla Giunta, alla maggioranza. Noi liberali, l'ha detto Bastianini in più occasioni, abbiamo come vocazione quella di governare la realtà alla quale siamo stati chiamati.
Ma noi intendiamo governare la realtà, non sugli incidenti altrui e non sugli eventuali collages conseguiti, ma su proposte politiche che devono nascere dal lavoro, dalla meditazione del confronto.
E quando questa meditazione, che è in voi e che è in noi, sarà maturata ed il confronto che è in noi e in voi sarà poi maturato, quando la proposta politica che è in noi e in voi si sarà maturata e coagulata, allora ci sarà probabilmente l'occasione storica, politica, culturale, di contenuti per cui si rimette la discussione alla maggioranza.
La discussione alla maggioranza, a mio avviso, non si mette in discussione per il comportamento di un Assessore, ripeto, di tipo culturale, politico ed istituzionale. Non è ancora (lo dico in particolare alla Democrazia Cristiana) un attacco alla legge della signora Cernetti, la chiamo nei termini cronicali, perché si capisca; non è un attacco alla legge n. 20: noi abbiamo contribuito, in Commissione, nei momenti più significativi di questa legge, e debbo dire che alcuni degli elementi più radicali di questa legge non erano nella proposta della Giunta, ma sono venuti dagli emendamenti liberali in Commissione.
Quindi, non è un attacco a questa legge; noi, sulla legge stessa ci eravamo astenuti perché ritenevamo che dovesse essere prima regolato il quadro nazionale. Era quindi un'astensione di pronuncia, non era un'astensione di giudizio. E non è ancora un attacco alla persona, intesa nella sua completezza umana, della signora Cernetti, che debbo ringraziare per la cordialità di rapporti che ha mantenuto con il sottoscritto.
Allora, chiarito che cosa non è il nostro ordine del giorno, debbo precisare che non mi sembra sia consentito, alla Giunta, dichiarare che non accetterà richieste di dimissioni.
Perché, se non vado errato, la carica di Assessore è pur sempre un mandato del Consiglio; quindi, se l'Assessore parlava come capo della maggioranza, è un pronunciamento politico che avrebbe dovuto essere successivo alle motivazioni del nostro ordine del giorno, sempre qualora fosse stata ribadita la richiesta di dimissioni della signora Cernetti da parte del Consiglio. Non quindi autonomo.
A questo punto devo dire che le conclusioni vere del nostro ordine del giorno, quelle che ribadiremo in termini ultimativi, cioè, come diciamo tra avvocati, di conclusioni, le porremo evidentemente nell'intervento che faremo in sede di dichiarazione finale, dopo che su questo si siano pronunciate le altre forze politiche. Perché a noi ciò che interessa è la maturazione di tutto questo nostro Consiglio, a cominciare da noi. Noi certamente, ma soprattutto, alla fine, la sanzione: perché è vero che la nostra società è regolata da tutta una serie di norme; ma esistono norme in particolare quelle giuridiche e quelle politiche, che sono caratterizzate (lo diceva Paganelli) dalle sanzioni giuridiche: sono la pena, il risarcimento del danno, il carcere, l'ammenda e l'arresto. E quelle politiche sono, mi consenta, collega Cernetti, le dimissioni.
Le sanzioni, in politica, sono le dimissioni. In questo Paese non ci si dimette mai e quindi il nostro è un Paese deresponsabilizzato; su ciò noi ci riserviamo di esprimere un giudizio e di esporre delle richieste, quando avremo capito in quale misura questo elemento della sanzione politica sarà maturato a seguito del dibattito e dell'approfondimento del tema.
Vede, collega Cernetti, signor Presidente e colleghi Consiglieri, ci che ha scandalizzato e preoccupato, nell'ordine del giorno della collega Cernetti, è l'assoluta mancanza di senso dello Stato. Noi non siamo che degli animi puri, ma certamente non erano egheliani i nostri primi genitori che hanno deciso di affidare a qualcuno (un personaggio, una persona fisica, una statua) la funzione delicata, sacrale, di reggere le sorti, di risolvere le liti, di provvedere ai servizi pubblici, di provvedere per tutti. Questa funzione sacrale che ha lo stato non è certamente inventata da Hegel; è nell'interno di ognuno di noi. E ognuno di noi fa una rinuncia per quello che vorrebbe essere nel contesto sociale; fa una rinuncia ad una condizione: che la rinuncia sia da altri governata in condizione di assoluta obiettività e in condizione, diciamo adesso, nello stato di assoluto diritto. E allora, signora Cernetti, quando lei usa certe espressioni, offende ognuno di noi. Perché offende la rinuncia che ognuno di noi ha fatto ad esprimere tutta la sua personalità, a cercare di perseguire tutte le proprie prospettive, proprio perché si rende conto che in un contesto sociale i diritti degli uni si scontrano con i diritti degli altri, le ambizioni degli uni con le ambizioni degli altri; e lo Stato è lì a mediare, a regolare, a giudicare, a governare per tutti: le ambizioni di tutti noi che dobbiamo concorrere al bene comune.
Questo potrebbe sembrarle, collega Cernetti, un discorso retorico, ma non lo è; e non è un discorso culturale né filosofico; è un discorso politico. Le sue lettere, collega Cernetti, sono, se mi consente, una grossolana imitazione (grossolana non si riferisce a lei), nel senso che fa balzare alla luce il comportamento della classe politica nel nostro Paese in generale. Che cosa è la P2, in definitiva, se non il riconoscimento, da parte di molti, che non si conta se non si fa parte di gruppi privilegiati? In questo Paese non si accetta di essere uguali, bisogna essere più eguali.
Essere uguali vuol dire essere indifesi, significa non essere premiati significa non avere futuro. E così bisogna essere più uguali; così ci si iscrive alla P2, si creano le corporazioni. Ma così, mi consenta, diventa offensivo il termine in questo senso da lei usato nei confronti dei destinatari: "compagno" non vuol essere più eguale; "compagno" penso che voglia essere uguale, un cittadino uguale. E quindi, signora Cernetti, si rileva il reato politico che lei ha commesso nei confronti della collettività piemontese, dividendo i cittadini in persone di serie A e persone di serie B, e rivolgendosi ad una parte dei cittadini come "compagni" e non come cittadini, cioè come soggetti alla legge (ciò che caratterizza il cittadino è il suo rapporto unico con un soggetto solo: con lo Stato e con la legge): si è cittadini nella misura in cui si è soggetti alla legge. Lei, invece, ha ritenuto che questa legge dovesse essere gestita, indirizzata in primo luogo ad un settore di cittadini che certamente a lei sono più vicini di quanto non sia il sottoscritto ma che pure sono cittadini, collega Cernetti, e non "compagni"; e sono soprattutto elettori. Perché l'elettore (c'é scritto anche nella Costituzione) ha una funzione grandissima nel nostro sistema: quella di concorrere a formare le opinioni; dopodiché l'opinione diventa legge. Nel momento in cui una legge esiste, riguarda tutti i cittadini, è stata voluta da tutti i cittadini emanata dal popolo e rispettata in nome del popolo italiano; non si possono, collega Cernetti, fare certe distinzioni.
E, dunque, se la questione non è morale (la questione morale l'ha trattata altri, noi abbiamo pensato di riguardare la questione da un'angolazione istituzionale), se il problema istituzionale esiste, se siamo tutti convinti che questo Paese ricomincerà a crescere come Paese civile e come Paese moderno, non possiamo, evidentemente, in queste aule parlare solo dei baroni, delle corporazioni; né possiamo riconoscere quei gruppi separati, come lei ha fatto in questa sua lettera, collega Cernetti.
Sono convinto che lei ha colto il senso di questo nostro intervento noi riteniamo che non debba passare sotto silenzio un documento emesso da un rappresentante dell'esecutivo, che ha ritenuto, nel corpo del contesto sociale della nostra Regione di fare delle differenze, di privilegiare, di creare una corporazione, di trasformare un partito in una corporazione, di avere individuato rapporti privilegiati tra l'esecutivo ed una parte soltanto dei cittadini.
Questo è reato politico grave, collega Cernetti. Però, proprio per il fatto che questi reati vengono commessi ogni giorno, io sono convinto che se ella volesse accedere alle richieste già formulate dal collega Paganelli, proprio perché questo reato è un po' di tutti, io sono convinto che lei potrebbe uscire, per quanto attiene in questa vicenda, in modo non soltanto accettabile, ma esemplare. Le sue dimissioni sarebbero un caso certamente tra i primi, se non unico nel nostro Paese, in cui qualcuno paga di persona, per modificare un certo sistema. Sarebbe certamente molto più producente un suo atto di rinuncia alla carica di Assessore che non questo mio intervento.
Signora Cernetti, le sue dimissioni non vengono chieste dal Gruppo liberale, né dalle tre persone che a questo Gruppo fanno parte probabilmente non vengono chieste dall'opposizione; non vengono neanche chieste dal complesso dei cittadini che noi amministriamo (quasi 5 milioni di cittadini). Le sue dimissioni, collega Cernetti, sono richieste dalla collettività, da questo Paese che vuole finalmente riscoprire un rapporto con lo Stato, il rapporto con la legge, sentirsi tutelato, senza aver più bisogno di tessere, senza aver più la necessità di andare in giro con contrassegni sulle macchine, perché si distinguano i cittadini privilegiati e quelli che non lo sono. Sono convinto che la domanda che viene dal Paese si indirizza contro i generali della finanza nei confronti della P2, ma è soprattutto al comportamento di ciascuno di noi.
Voi avrete notato un fenomeno curioso: i Consiglieri regionali, che fino a ieri godevano di una situazione particolare, per quanto attiene alla circolazione, ho l'impressione che oggi siano seguiti con particolare attenzione dai vigili urbani: ogni artificioso separatismo, nell'organismo sociale, anche quando risponda a qualche ragione di ordine funzionale determina una reazione di rigetto. E io credo, mi consenta signor Presidente della Giunta, che anche se apprezziamo la messa a disposizione sua, per la carica dell'Assessore Cernetti, il suo rimarrebbe un atto affidato al capo dell'esecutivo non affidato alla collettività piemontese.
Penso che le dimissioni vadano rese al Consiglio, perché è la coscienza politica della collettività piemontese a chiedere le dimissioni dell'Assessore Cernetti: non c'entra la Presidenza della Giunta.
Io mi auguro che tutto si risolva con questo atto di responsabilità da parte della collega Cernetti, la quale, in tal modo, renderebbe un grosso servizio a se stessa, all'istituzione ed alla società.
Le conclusioni del nostro Gruppo, su questa vicenda, evidentemente le trarremo quando verrà il momento proceduralmente più opportuno e saremo intanto attenti nel seguire come si matureranno in quest'aula.



PRESIDENTE

Grazie al collega Marchini; soprattutto per il tono disteso che ha tenuto.
Devo fare presente che vi è un'altra interrogazione la quale, non essendo in cartella, purtroppo non ho citato. L'interrogazione è dei colleghi Reburdo e Montefalchesi, sempre sul caso.
Do pertanto la parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ringrazio il Presidente del Consiglio che ha richiamato la nostra interrogazione, che avevamo presentato il 5 novembre. Forse è stata la prima, ma non voglio aprire delle polemiche: ci sono sempre pesi e misure diversi anche all'interno delle istituzioni, come d'altra parte nella società.



PRESIDENTE

L'interrogazione non era in cartella: chiedo scusa.



REBURDO Giuseppe

Prendiamo atto di questa situazione. La nostra interrogazione si rivolgeva sostanzialmente ai contenuti della lettera dell'Assessore Cernetti ed ai problemi che ne venivano: prima di tutto, rispetto alla capacità di essere coerente tra le leggi e, poi, le applicazioni che queste leggi devono trovare nella Regione.
Non voglio intervenire nel dibattito, ma tuttavia non riteniamo che la risposta a tutti i punti della nostra interrogazione possa essere esaurita nelle dichiarazioni del Presidente della Giunta; rimangono aperte altre questioni di merito e credo si debbano discutere non in questa occasione ma in Commissione; poi, anche nella sede del Consiglio.
A me corre solo l'obbligo di dire che, nel primo punto, noi chiedevamo informazioni su chi era stata inviata la lettera e, su questa domanda, le informazioni dateci dal Presidente della Giunta e dall'Assessore sono state sufficienti e chiare.
Rimane aperta la questione del merito che, appunto, io credo debba essere discussa in altra occasione. Voglio qui fare, però, alcune brevissime considerazioni e mi pare opportuno esprimerle, visto che la lettera, senza sollevare dei polveroni, c'è e costituisce un fatto. Noi non abbiamo voluto accentrare la nostra interrogazione, come da altre parti è stato fatto sostanzialmente, su quel tipo di problema di carattere formale e politico e, per certi aspetti, anche morali che la lettera comportava.
Piuttosto, abbiamo voluto cogliere l'occasione di questa discutibile lettera per avere una riflessione più attenta sui contenuti che vengono ad informare l'azione della Giunta e, quindi, dell'Assessorato nel campo così importante dei servizi sociali ed assistenziali.
Devo personalmente cogliere positivamente il modo con cui il problema è stato affrontato dalla Giunta e dall'Assessore interessato. Questo problema, non per spirito polemico, lo voglio paragonare ad altre situazioni pur presenti in altre Regioni di questo Paese, situazioni ben più gravi, veramente di sostanza e di soldi, e per situazioni che vengono affrontate con un taglio molto meno intransigente. Qui, c'è una disponibilità dell'Assessore e della Giunta a riconoscere quanto di erroneo è stato commesso; da altre parti si ha l'impudenza di attaccare, invece quella Magistratura che cerca di chiarire aspetti molto più discutibili (per esempio, in Puglia, per essere chiari) e direi, molto più pregnanti dal punto di vista politico di quello che può avere l'oggetto di questa lettera. Come credo vada sottolineato come, nel fatto che l'Assessore Cernetti abbia rimesso le sue deleghe alla Giunta, vi sia un riconoscimento dell'errore compiuto e stia a dimostrare una volontà politica che, oltre che essere riconosciuta, richiede, verso l'Assessore, al di là delle discussioni che si possono fare, una solidarietà politica, riconoscendo ripeto, un atteggiamento di apertura di disponibilità che vorremmo che in altri ambienti ed in altre situazioni venisse applicata in modo altrettanto aperto.
Nel concludere questo mio intervento, riteniamo che soltanto la prima parte del primo punto della nostra interrogazione sia da ritenere esaurita rimangono aperti gli altri punti sui quali non crediamo sia questa l'occasione per discuterli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Intendo fare alcune osservazioni personali, sotto un'angolazione umana più che politica. Mi pare, infatti, che l'aspetto umano non debba in nessun caso essere dimenticato e sottovalutato, neppure in una seduta di organismi politici.
Vorrei intanto chiedere quanti dei presenti non si sono mai trovati per motivi professionali o per motivi politici, in un momento penoso, quale sta vivendo l'Assessore Cernetti. Penoso in questo periodo, soprattutto nel quale, per la condizione di emergenza esistente in Italia, la taccia di immoralità politica è diventata molto più grave che nei tempi passati. Ora è sufficiente un dubbio, anche se espresso in modo pubblico, per sentirci obbligati ad assumere determinazioni che potrebbero essere interpretate, in tutta una Regione, come una tacita ammissione di colpa. Sono forse state sufficienti le accuse della moglie di Calvi per provocare una sequela di dimissioni nel mondo politico italiano? Si è detto, poi, che non è tanto l'aspetto penale che interessa, perch compito di altri, ma è piuttosto l'aspetto politico. Ma, mi chiedo, quale aspetto politico? Io non ho grande esperienza di questo tipo di politica e non riesco ad intuire tutto quanto si può intravvedere e dedurre da un atto come questo. Forse, il risvolto politico consiste nell'ingenuità di essersi atteggiata in prima persona, e non attraverso altri amici di partito, quale ispiratrice e fautrice di una legge a concezione e base socialista. O forse nel modo ingenuo usato per aiutare il partito al quale la signora Cernetti appartiene per dimostrarne la forza legislativa nella Regione Piemonte.
E' questa un'ingenuità che possa diventare colpa, o non soltanto piuttosto manifestazione di ingenuità e di spontaneità? O non sarà più giusto fare un esame di coscienza e meditare se e chi può lanciare quella prima pietra di cui parla quel libro, che anche per me è la migliore raccolta di norme per un perfetto vivere sociale? Mi chiedo se vi è qualcuno immune da questo tipo di colpa: immune dalla vanagloria di riportare, su carta da lettera, non solo nome e cognome, ma l'elenco di tutti i titoli, delle cariche e degli incarichi onorifici e di prestigio coperti.
Io non me la sento di lanciare quella pietra contro la signora Cernetti; né come esponente del Partito Repubblicano Italiano, che è stato il partito della denuncia e della resistenza nel mondo politica e dell'emergenza morale; né sul piano personale, per l'esperienza che i miei sessanta e più anni mi hanno fatto acquisire.
Non lancio quella pietra; anzi, anche a costo di essere pur io tacciato ed accusato di ingenuità politica, credo che se questo fatto provocherà inchieste, decisioni e conseguenze gravi, si sarà prodotto alla rovescia quel fatto riferito dal detto latino del topolino che partorisce una montagna.
Con queste considerazioni, ho voluto dare una spiegazione più diffusa di quanto ho detto durante l'altra seduta di Consiglio; è stato onesto e da ben giudicare la disponibilità nel presentare anche le dimissioni da Assessore, se richieste; è stato onesto e da ben giudicare, portare il fatto in discussione in pubblico Consiglio. Avrei certamente avuto dei dubbi sulla richiesta e sull'accettazione di dimissioni; in ogni modo la remissione delle deleghe alla quale è pervenuto l'Assessore e le parole stesse dell'Assessore, sono atti da giudicare degni di considerazione e superiori certamente a quanto io personalmente, almeno per quanto vedo io avrei considerato necessarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio le forze politiche che non hanno strumentalizzato questo dibattito e nemmeno hanno strumentalizzato il fatto; perché in queste occasioni vi è sempre il pericolo che qualcuno tenti di porsi come moralizzatore o sulla strada dello scandalismo. Non ho assistito a niente di tutto questo e ringrazio quanti sono intervenuti e hanno dato tono a questo dibattito.
Il fatto che noi ci troviamo oggi ad affrontare va giudicato per quello che é. Anch'io ho pensato a lungo in questi giorni, cosa poteva rappresentare, in definitiva, se vogliamo andare al nodo della questione questa lettera: un errore, un momento magari di spinta emotiva; questa legge alla quale l'Assessore aveva lavorato per lunghi mesi può forse averla indotta ad una spinta emotiva nel voler dire, a quanti l'avevano confortata, che questa legge esisteva e che doveva essere applicata. Mi sono chiesto se il tono della lettera, sotto questa spinta emotiva, magari non contenesse qualche ingenuità, qualche elemento magari di banalità. La lettera può essere giudicata sotto vari aspetti. Mi sono anche chiesto tutto sommato, a tre anni dalla scadenza di un mandato elettorale, che cosa poteva significare anche sotto l'aspetto di un tornaconto di carattere politico. A tre anni di distanza dal mandato, una lettera su una legge sull'assistenza, difficile già per se stessa, cosa può avere rappresentato come tornaconto politico? Non c'è nessun tornaconto politico! Quindi, vorrei che, non acceso lo scandalismo, né accesa la strumentalizzazione del fatto, noi valutassimo, come giustamente ha voluto dire il collega Gastaldi, il fatto per quello che é. Vedete, nel corso delle elezioni, mi pare, del 1975 (qui ci sono dei Consiglieri comunali di Torino di allora), capitò che un Assessore, non di parte nostra, spedisse qualcosa come una serie di migliaia e migliaia di lettere.



BERGOGLIO Emilia

Questo non te lo lascio dire, è ingiusto e falso: la Magistratura ha riconosciuto la non colpevolezza.



VIGLIONE Aldo

Stavo dicendo tutto questo. E stavo per aggiungere che in quell'occasione andarono persino a testimoniare due compagni comunisti: uno si chiama Novelli e l'altro era un Assessore del Comune di Torino. La Magistratura, in quell'occasione, disse che questo fatto andava giudicato per quello che era (e io spero che anche in questo fatto così avvenga), ma devo dire, proprio per confortare il non scandalismo o una pretesa moralizzazione, che, in quel momento, un gesto assai significativo venne da una parte dell'opposizione, dai compagni comunisti che testimoniarono su un fatto che mi consentì anche di superare una certa prova.
Ma non è di questo che parliamo oggi, perché noi ci riferiamo a fatti accaduti che possono, se mai, lasciarci indulgere su quello che può essere poi un giudizio della Magistratura, avendo dei precedenti. Quello che non mi sentirei di dire, con il cortese amico Paganelli, il quale ha voluto ampliare il giudizio, il tono e lo scenario di questa vicenda, è che poi possa esserci una responsabilità complessiva del governo regionale, una caduta di tensione. Io non mi sentirei di dire tutto questo.
Vedete, questo tipo di governo ha sette anni e mezzo. In sette anni e mezzo sono passate decine di migliaia di atti, di fatti, di investimenti di comportamenti; ebbene, tutto sommato, in sette anni e mezzo si può anche dire che il fatto di questa lettera lo si può giudicare piuttosto banale infantile o conseguente ad uno slancio emotivo; ma dopo sette anni e mezzo giudicare uno slancio emotivo che va al di là magari di un'intenzione (perché se l'Assessore Cernetti avesse scritto "Egregio signore, io le mando questa legge perché lei sia informato", nulla sarebbe accaduto; ma se lei, però, scrive "Caro compagno, ti mando la legge perché tu ne sia informato"), non ditemi che questo possa cambiare il tono ed il tenore di una vicenda, ma la colloca, invece, in una fraseologia ed in un tono che probabilmente non può essere giudicato con eccessiva severità.
Ma allora voi pensate davvero che si possa, da un errore, da una banalità, per una tensione emotiva riguardo ad una legge alla quale aveva lavorato, mutarsi tutto il destino dell'Assessore Cernetti? lo ho dei dubbi su questo. Ho dei dubbi anche nel giudizio complessivo che si deve fare a questo avvenimento. Noi apprezziamo il comportamento che l'Assessore ha tenuto in queste ore certamente amare. L'Assessore ha rimesso la sua delega, sostanzialmente ha voluto dire, con questo, se vi saranno atti consequenziali a questo fatto, che possano nuocere, nell'insieme all'immagine del governo regionale, non sto un'ora di più al posto che mi è stato assegnato dal Consiglio regionale prima, e dal Presidente della Giunta poi. Credo che questo sia un comportamento molto apprezzabile.
Apprezziamo anche, ripeto, gli atti della Giunta; il Presidente ha compiuto un'indagine; ha esposto in Consiglio, con precisione matematica come stanno gli avvenimenti, come e quante siano state le lettere spedite gli importi relativi; anche il Presidente ha voluto dare un giudizio, a nome della Giunta, che si trattava, al più, di un fatto di colpa, diremo noi avvocati, piuttosto che di dolo. E, quindi, non c'era assolutamente l'intenzione di trarre alcun profitto da tutto questo: perciò noi apprezziamo la Giunta per quello che ha fatto e per come si è comportata.
Il giudizio politico, quindi, scaturisce dalle dichiarazioni che sono state fatte dal governo regionale, dai Gruppi che si sono pronunciati e si pronunceranno, sia della maggioranza come da quelli dell'opposizione.
Noi presenteremo un ordine del giorno, al termine di questa seduta chiederemo un attimo di sospensione, perché si prenda visione di questo ordine del giorno che noi, come Gruppi di maggioranza, andremo a presentare.
Alla Magistratura, il suo compito (e noi siamo fiduciosi rispetto all'esito che ne scaturirà); all'Assessore Cernetti, ad Elettra, noi diciamo che il Gruppo socialista valuta esattamente la portata dell'avvenimento e dice che questo avvenimento va inquadrato nel tema che è nei modi che io ho ora espresso.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta colleghi, noi intendiamo tranquillizzare Capogruppo socialista e riconfermare quanto già anticipato nella precedente seduta consiliare.
Noi, cioè, vogliamo dare inizio a questo nostro intervento precisando subito che non è nostra intenzione strumentalizzare in alcun modo, secondo chiave scandalistica, il "caso Cernetti", sul quale ci pronunceremo invece, con assoluto distacco e con ferma serenità, senza farci prendere la mano da forzature di alcune genere.
Nessuna regola comportamentale, in verità, ci obbligherebbe a tenere questa linea di condotta; anzi, sarebbe proprio questa l'occasione propizia per vendicarci (ci si passi il termine) delle tante, ripetute offese portate non tanto alle nostre persone, quanto piuttosto ai cittadini di cui noi, in quest'aula, abbiamo la rappresentanza morale prima ancora che politica; e che, per sciocca faziosità, si continua a discriminare con assurdi pretesti: ci riferiamo all'ostracismo preconcetto di questa assemblea nei confronti del nostro Gruppo; all'ostilità immotivata delle altre forze politiche; alla censura, sistematica, di alcuni organi di informazione verso la nostra attività. Atteggiamenti, tutti, che si vorrebbe legittimare con la pretesa che il Movimento Sociale Italiano deve restare fuori del gioco, per cui non vi sarebbero norme da rispettare anche nei suoi confronti: norme di civile convivenza, norme di dovuto rispetto norme di autentica democrazia. Ed allora, se questo fosse vero, come è vero, perché mai adesso il gioco dovremmo seguirlo noi, che ne siamo sempre tenuti al di fuori? Perché non approfittare di" questa circostanza, dosare il linguaggio, moderare le espressioni, non prendere a pretesto il, "caso Cernetti" per processi più vasti e più generalizzati contro un sistema che onestamente ed apertamente, assumendocene tutte le responsabilità, noi dichiariamo di volere combattere, considerandolo estraneo agli interessi di questa nostra comunità? Abbiamo già detto, invece, che questo noi non lo faremo; ma se non lo faremo, almeno sia chiaro, questo ci venga riconosciuto, che ciò non dipende da alcuna regola particolare: non dalle vostre regole, colleghi Consiglieri, ma soltanto da una nostra libera scelta, per una questione esclusiva di stile personale.
E affrontiamo dunque questa vicenda, in fondo più mortificante che esplodente, con estrema obiettività, prefiggendoci di tenere ben separate e distinte le valutazioni politico-morali che abbiamo il dovere e il diritto di fare, da quelle giuridico-penali che lasciamo invece, con dichiarazione di profondo rispetto, al Magistrato.
Il "Fogliaccio" dei dipendenti regionali CGIL... Apriamo una parentesi non ci sono ancora ben chiari gli obiettivi e le finalità che muovono l'azione di questo foglio interno, che è riuscito, nel breve volgere di qualche mese, a fare scoppiare due casi abbastanza clamorosi e che, guarda caso, sono venuti a colpire prima un Assessore socialdemocratico o perlomeno, un suo funzionario, e poi un Assessore socialista. Ma vedremo nel prosieguo dell'azione nostra, di chiarire meglio dove voglia andare a parare questa pubblicazione. Sta di fatto che, ci si consenta la battuta veramente poco spazio resta all'opposizione, stretta tra la morsa del "Fogliaccio" da una parte e l'azione del Capogruppo socialista dall'altra...
Dicevamo, il "Fogliaccio" ha denunciato che l'Assessore Cernetti ha indirizzato alcune migliaia di lettere (questa mattina il Presidente ci ha fatto presente che variano di numero: possiamo genericamente parlare di alcune migliaia di lettere) a supposti propri elettori ("Cari compagni" così venivano definiti i destinatari) al fine di propaganda personale impiegando strutture, personale e mezzi della Regione.
Un fatto questo, che non ha giustificazione alcuna ed è sicuramente censurabile; ma che, comunque, non appare scandaloso. Non stupisca questa nostra affermazione: non appare tale, a nostro avviso, per impegnarci più di tanto nel giudizio negativo; perché non è in questo che noi ravvisiamo gli elementi dello scandalo. Fermo restando che l'episodio è, in sé, da considerarsi riprovevole e che da parte nostra non può assolutamente venire scusato (non potendo accettare le tesi in fondo riduttive che abbiamo sentito or ora esposte dal Capogruppo socialista, avvocato Viglione), noi osiamo dire che in realtà un siffatto comportamento è purtroppo divenuto abituale a tutta la classe dirigente di potere. E vi sono precedenti numerosissimi ed illustri di Ministri, di Sottosegretari, di Presidenti di Regioni, di Sindaci che, in casi consimili, hanno abusato, abusano continueranno ad abusare, per fini propri, dell'incarico ricoperto.
Non è qui lo scandalo. Questa, in fondo, è una conseguenza inevitabile della lotta democratica, con l'esasperata ricerca del consenso e poi con l'uso improprio del consenso così acquisito. Una conseguenza, lo ripetiamo riprovevole, condannabile, ma pur sempre ammissibile, secondo la logica del vostro sistema, colleghi Consiglieri. Non grideremo dunque soltanto per questo allo scandalo. Ciò che solleva la nostra indignazione, ciò che sostanzia la nostra denuncia più ferma, ciò che da corpo alla nostra critica, è un altro fatto: l'avere, l'Assessore Cernetti, definito, nella lettera incriminata, legge "socialista" una legge regionale. E' in questa confusione, in questa mancanza di misura (qualcuno ha detto "di senso dello Stato", siamo d'accordo), è qui che noi ravvisiamo l'indifferenza, la noncuranza, l'arroganza verso le istituzioni: inammissibile da parte di chi detiene incarichi di responsabilità pubblica. Le leggi della Regione scambiate come un mezzo per farsi propaganda a buon mercato, intese quali strumento per procacciarsi una facile popolarità all'interno del proprio collegio elettorale, considerate "cosa nostra", secondo il gergo mafioso del termine.
No: tutto questo noi lo respingiamo, non lo possiamo accettare.
Possiamo anche comprendere che, alla luce di quanto avviene in una situazione più generale, l'Assessore Cernetti si stupisca, si amareggi, si sorprenda di essere posta, per così dire, in stato d'accusa. Ma come? dirà - proprio a me tocca pagare per qualche migliaia di lettere spedite dalla Regione? Proprio a me tocca pagare per avere chiamato socialista una legge che non è tale? Con tutto quello che capita in Italia, come diceva anche il collega Gastaldi? Sì, rispondiamo noi, perché questo è un caso concreto che noi abbiamo davanti e su questo, pur non scusando gli altri dobbiamo adesso pronunciarci. E abbiamo dichiarato che tutto quanto è avvenuto, ancor prima di indignarci, ci mortifica. Perché, Assessore Cernetti, lei, in un certo senso, è venuta, potremmo dire, a deluderci e a disingannarci con questa sua iniziativa, che non è stata tanto un'operazione politica (diremmo una maldestra operazione politica), ma che si è rivelata essere soltanto una dimostrazione di puerile infantilismo. In questo ha ragione il Capogruppo socialista. Sarebbe bastato che si consultasse, ad esempio, con l'avvocato Viglione, un uomo di più consumata esperienza, il quale le avrebbe indubbiamente trovato il marchingegno indicato la strada per ottenere lo stesso effetto, senza incorrere in questo tipo di processo.
Ma noi possiamo anche dire che conosciamo Assessori, di questa o di altre Regioni, che certamente si fanno bravamente propaganda personale: solo, ricorrendo ad un più sottile, ad un più intelligente artificio: stampano, ad esempio, opuscoli bellissimi, policromi, largamente diffusi, e mettendoci una letterina di presentazione con la firma, senza rivolgersi ai "Cari compagni", senza parlare di iniziative socialiste, ma di iniziative regionali.
Ecco, per questo abbiamo detto che siamo, in fondo, con le braccia a terra, di fronte a questa che è una dimostrazione veramente infantile. E ci voglia scusare, Assessore, per la crudezza del nostro giudizio: altro noi non sapremmo che dire a commento di questo fatto che, lo ripetiamo, ci sconcerta ancor prima ed ancor più che offenderci.
Fatto che, nondimeno, non ci ha indotti e non ci avrebbe indotti a richiedere già nella precedente seduta le sue dimissioni dalla Giunta regionale; senonché oggi ci siamo trovati ad affrontare la discussione quando era intervenuto, da poche ore, un fatto nuovo che ci ha costretti a rivedere le nostre posizioni: la comunicazione giudiziaria, che oggi è in corso, svolge il suo iter e sulla quale nulla vogliamo dire. Ma, nelle more del giudizio, sarebbe stato più corretto, più dignitoso, ci consenta, più elegante, che lei, Assessore Cernetti, si fosse dimessa.
Stamane ci è stata offerta una soluzione che noi non possiamo accettare, perché la consideriamo un'ibrida soluzione, una soluzione che è destinata, fin tanto che le cose stanno così, a lasciare ulteriormente deteriorarsi questa situazione. Ci sono state offerte dal Presidente della Giunta (offerte nel senso di comunicare) le sue rinunce alle deleghe, ma non accompagnate da un atto di dimissioni; anzi, con il pronunciamento della Giunta stessa che non si sarebbero comunque accettate le sue dimissioni dall'incarico.
Ci dispiace, signora Cernetti, che lei non abbia avuto, almeno in questa occasione, una più matura sensibilità, per cui, fermo restando il giudizio politico-morale che abbiamo prima manifestato e che qui ribadiamo perché sulla vicenda venga espresso un voto di censura, noi intendiamo adesso, con riferimento agli aspetti giuridico-penali del caso, rinnovare direttamente a lei e non tanto al Presidente della Giunta o alla Giunta l'invito alle dimissioni.
Non vi è proprio nulla di personale, in questa richiesta: tant'è che noi vorremmo concludere questo intervento formulando una proposta che ci pare valga la pena di una qualche riflessione. Proponiamo che, nelle more di giudizio, l'Assessore all'assistenza non venga assegnato ad altri e che sia lo stesso Presidente della Giunta, o altro membro dell'esecutivo, ad assumerne ad interim l'incarico in attesa della conclusione della vertenza giudiziaria. Noi crediamo, con questo, di aver dato, collega Viglione prova della nostra serenità di giudizio su un fatto in sé umiliante e che ci auguriamo non abbia più a trovare ripetizioni nella vita della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, debbo prendere atto con soddisfazione della rimessa del mandato da parte dell'Assessore Cernetti al Presidente della Giunta.
Non ho remore a dire che, se ciò non fosse avvenuto, quale atto di profonda autocritica di un atteggiamento e di una prassi estranea alla storia ed alla cultura che ha ispirato l'affermarsi delle Giunte di sinistra, avrei presentato un ordine del giorno con richiesta di dimissioni.
Credo sia necessario valutare in tutta la sua importanza e pienezza politica questo importante atto, poiché testimonia della capacità delle Giunte di sinistra di valutare politicamente gli atti e trarne le logiche conseguenze.
Infatti, ciò che la gente chiede (mi riferisco alla gente che ha portato all'affermarsi delle Giunte di sinistra) non è tanto l'infallibilità delle Giunte, ma piuttosto la non copertura di errori, di atti amministrativi non corretti, dal momento che tutti siamo soggetti a sbagliare. Ebbene, io ritengo che, da questo punto di vista, dobbiamo essere profondamente grati al "Fogliaccio" perché il tacere le cose e i fatti non è vero che comporti la non conoscenza nella società. La società sa, conosce ugualmente, sa valutare e sa trarne conseguenze; e le conseguenze, se come sinistra non avessimo il coraggio della chiarezza sarebbero il ribaltamento di quelle speranze che avevano portato all'affermazione di queste Giunte.
Per questo dobbiamo essere grati al "Fogliaccio", e per questo ritengo importante che l'Assessore abbia rimesso il mandato. I colleghi lo sanno sovente non sono tenero, in termini di critica, nei confronti della Giunta ma devo dire che l'atteggiamento della Giunta, su questo fatto, lo condivido pienamente; perché mi sembra che si risolva in un grosso servizio, prima di tutto alle istituzioni e, poi, - appunto, alla sinistra.
E perché non dirlo? Credo che dobbiamo cogliere anche questa occasione per affermare che le Giunta di sinistra sono pur sempre diverse. Io non voglio entrare nel merito, come altri colleghi hanno fatto, dei contenuti della lettera. Anch'io sono rispettoso dell'operato della Magistratura anche se altri non lo sono in egual misura. Vorrei ricordare, come un collega ha fatto, la diversità di atteggiamento tra la Giunta di sinistra del Piemonte e la Giunta, che ha ben altro colore, nelle Puglie, dove, non avendo probabilmente argomenti per difendere l'operato di alcuni suoi componenti, non si sono tratte le logiche conseguenze; e si è arrivati a quello che si legge sui giornali, ad accusare la Magistratura di essere in combutta con le brigate rosse, su fatti molto diversi e molto più gravi di questo nostro.
Dicevo che non voglio entrare nel merito della lettera sulla quale la Magistratura dovrà fare piena luce; alla quale noi chiediamo che accerti eventuali irregolarità e faccia fino in fondo il proprio dovere.
Noi, invece, espresso un giudizio politico sull'atteggiamento della Giunta, vogliamo anche usare il coraggio della chiarezza per dire che abbiamo un dissenso profondo rispetto al modo di gestione dell'Assessorato all'assistenza. La famosa lettera non mi sembra politicamente un fatto grave, ma grave è che la lettera non sia altro che la conseguenza di un metodo di far politica, nel quale spesso prevalgono atteggiamenti di ricerca e di consenso personale. Un metodo in contrasto, a nostro avviso con una concezione corretta dell'esercizio dell'amministrazione pubblica.
Espresso questo dissenso, credo occorra, come sinistra e come forze politiche (e mi rivolgo ancora alla Giunta) fare un'attenta riflessione su questo: valutare e correggere questi atteggiamenti e ciò che questi atteggiamenti ispira, essendo necessario che, al riguardo, vi siano provvedimenti drastici.
Non chiediamo dimissioni in riferimento alla lettera: chiediamo si faccia piena luce e si valuti il metodo di gestione; e su quello, poi decideremo. Da questo punto di vista, l'interpellanza da noi presentata non mirava a sapere quanti soldi si erano spesi per spedire la lettera, ecc.
mirava e puntava il dito su una serie di contenuti. E noi chiediamo al Presidente della Giunta di rendersi disponibile per un confronto, nella Commissione competente, sui contenuti che avevamo evidenziato nell'interpellanza. Perché riteniamo che, da queste questioni, dobbiamo trarne la forza, come sinistra, non soltanto per dire alla società che su queste cose siamo diversi, ma per riaffermare fino in fondo che anche sul metodo dell'amministrazione si è diversi, fino in fondo: anche nella capacità di fare autocritica. Di conseguenza non chiediamo le dimissioni dell'Assessore, ma un atteggiamento consono della Giunta e delle forze politiche, in particolare quelle di sinistra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, anch'io, come altri colleghi, intervengo per esprimere alcuni spunti di riflessione. Personalmente mi sono portato dietro la lettera della tolleranza, di John Look, ma non voglio neppure fare riferimento a questo testo.
Credo peraltro che l'argomento in dibattito sia, per comune convinzione, l'ultimo sul quale vorremmo discutere.
Nella valutazione della vicenda, delle sue cause, del come e perché sia stata esposta a giudizio politico e di Magistratura, occorre procedere con cautela; con prudenza e con la ragione, più che con impulsività. Perch mancando questi due requisiti, diventa difficile anche un dialogo politico che è fine ultimo del nostro convivere in quest'aula. Né crediamo sia il caso, nello specifico, lanciarsi in pirotecniche dichiarazioni, in accuse generalizzate e quindi vaghe, o lasciarsi trasportare, per così dire, da furori contro nemici inesistenti.
Insisto: è questa l'occasione per muoverci con cautela e prudenza.
Perché? In primo luogo è questo un fatto che ha risvolti personali, e ci non può essere elemento secondario anche se, pare, la politica non deve conoscere sentimenti. In secondo luogo, perché è in corso un'azione giudiziaria indipendente da questo dibattito e da ogni influenza, che deve svolgere bene e pur celermente il suo iter, di cui non è di poco conto attendere un atto risolutivo. In terzo luogo, perché è facile scivolare nelle generalizzazioni o, peggio ancora, nelle strumentalizzazioni elementi che, spero, siano assenti dalle intenzioni dei proponenti di ordini del giorno, di interpellanze o di interrogazioni.. In quarto luogo perché, inevitabilmente, anche con questa iniziativa si finisce per contribuire a gettare ombre sull'istituzione, a criminalizzare chi fa politica; e credo questa sia una tendenza che si sta estendendo all'interno della vita politica italiana.
Certo, si dirà, è il fatto accaduto che contribuisce a tutto ciò. Se sarà accertato, non lo vorrò negare; ma certe iniziative, ancorché non fare chiarezza, finiscono, anche contro le intenzioni dei proponenti, per sbiadire (lo dico complessivamente, non è questione di schieramenti) l'immagine delle istituzioni. A questo proposito, credo sarebbe anche giusto distinguere tra iniziativa del Gruppo democristiano, a nostro avviso più consapevole della realtà effettiva del caso, e più meditata, tesa a riportare la vicenda a fatto amministrativo, se pur di rilievo politico (e voglio dare atto della pacatezza e della serietà dell'intervento di Paganelli), e l'iniziativa del Gruppo liberale, a nostro avviso più demolitrice che costruttiva; non è certo questo, riteniamo, il terreno su cui possa germogliare un qualche esile filo d'erba. In quinto luogo dicevo, procedere con cautela e prudenza; perché se si fa ricorso ad impulsività ed intransigenza, sarà poi indispensabile si faccia chiarezza fino in fondo, su tutto; e che, se vi sono situazioni in qualche misura riconducibili a quella in cui si trova la collega Cernetti, allora è meglio che anche su queste persone si faccia luce e si indaghi fino in fondo.
Occorre invece procedere con la ragione. Su questo piano, il nostro pacato giudizio sulla famosa lettera è negativo: sul piano morale e politico, cioè per i contenuti, per la forma; non sul piano giuridico. Ci sembra cioè che l'Assessore, pur nella lodevole intenzione di promuovere la conoscenza di una legge regionale, abbia commesso, per così dire, un atto d'ingenuità e di entusiasmo che è andato forse anche oltre le intenzioni.
Perché in effetti il contenuto della lettera ci pare che, addirittura, non sia del tutto fedele alla filosofia della legge n. 20 e soprattutto denoti scarso senso delle istituzioni.
Sotto questi profili morale e politico non condividiamo l'iniziativa e lo vogliamo dire con chiarezza. Ma, con questo, vogliamo anche ricondurre l'episodio alle sue reali dimensioni: vogliamo, cioè, con uno spillo pungere il pallone che si cerca di gonfiare. Soprattutto non ci prestiamo a che le cose continuino oltre in mezzo al guazzo.
Chiarezza, e subito. Ci opponiamo inoltre al tentativo di offuscare l'immagine di questa Giunta e della maggioranza che la sorregge e delle iniziative che prende. Quindi la Giunta riprenda deciso il lavoro che vi è pur tanto da compiere; non cada nel tranello del farsi fuorviare, del supposto scompiglio del non fare per aspettare.
Perché questo si realizzi riteniamo che, senza giudizi preventivi, sia da accogliere la disponibilità della signora Cernetti, formalizzata ormai a rimettere la delega al Presidente, in attesa del chiarimento giudiziario.
E' un atto, riteniamo, di forza politica e personale, non di debolezza o di rassegnazione. Nel contempo respingiamo invece la proposta di dimissioni da Assessore al Consiglio. Del resto riteniamo che di rumore, al riguardo, ce ne sia stato anche troppo; ed anche chi, profano, è fuori della porta, pu giudicare, dal rumore e dalle grida, che le cose non vanno troppo bene all'interno.
Per concludere, quindi, il Gruppo socialdemocratico ritiene che il rimettere le deleghe al Presidente da parte dell'Assessore sia stato un atto moralmente doveroso e politicamente corretto. Credo che questa sia la base di partenza per ogni ulteriore discussione intorno alla vicenda.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Tra i difetti che spesso e volentieri vengono ascritti ai repubblicani è quello d'essere moralisti. E devo ammettere che una tentazione, a volte un'evidenza moralistica vi è in molti nostri interventi. Forse perch essendo il Partito Repubblicano, per eccellenza e per tradizione, il partito dei doveri, dai doveri dell'uomo di Mazzini in avanti, abbiamo sovente l'immodestia di richiamare non solo noi stessi (ma in questo faremmo anche bene) ma anche gli altri ai loro doveri. Ma nessuno pu venirci a dire di avere esercitato questo nostro difetto di moralismo nella vicenda che abbiamo di fronte. Abbiamo assistito, da spettatori attenti, come si conviene; abbiamo letto interviste e commenti abbiamo ascoltato le dichiarazioni del Presidente della Giunta e dell'Assessore Cernetti.
Abbiamo questo difetto di eccesso di moralismo; ma credo che abbiamo anche qualche pregio. Per esempio, quello (lo esercitiamo sempre) di un profondo rispetto della persona umana, uomo o donna che sia, potente o debole, di idee a noi affini o contrarie. E credo che questa mattina l'intervento personale del collega Gastaldi abbia segnato questo momento che è soprattutto di rispetto della persona umana. Era un intervento non tanto rivolto all'Assessore Cernetti quanto all'amica Elettra Cernetti.
Essendo da sempre minoranza delle minoranze, siamo anche comprensivi delle situazioni di debolezza e di isolamento; non essendo usi al potere e all'arroganza che in esso inevitabilmente promana, crediamo di essere anche più generosi.
Con queste premesse disincantate, alla luce di valutazioni e con questi sentimenti di comprensione e di solidarietà verso una collega in difficoltà, senza astio alcuno, senza alcuna recondita intenzione di strumentalizzare o di prendere posizione originale, magari per avere un bel titolo su "La Stampa" di domani, noi abbiamo, in silenzio, riflettuto su quanto è accaduto. Sulle eventuali conseguenze di carattere giuridico non intendiamo nemmeno soffermarci; se la Magistratura ha ritenuto di intervenire, ebbene, i procedimenti giudiziari abbiano il loro corso e noi ne attendiamo, senza fretta e senza curiosità alcuna, gli eventi, se ci saranno; e, se non ci saranno, ce ne rallegreremo.
In questa sede, però, e come Gruppo che fa parte del Consiglio, noi dobbiamo evidentemente esprimere un giudizio politico sui fatti esposti dal Presidente della Giunta; e il nostro giudizio politico è profondamente negativo.
Qui è stato ammesso che si sono verificate talune circostanze, forse involontarie e non controllabili, forse conseguenza di altre situazioni o forse, più facilmente, inserite in un contesto politico e in un'etica deontologica comportamentale che, a taluno, è parsa ed appare ancora morale ma che a noi appare anormale. Molti dei colleghi si sono riferiti alla "Repubblica" di ieri; c'era una pagina molto interessante e molto importante; per quanto mi riguarda, un particolare mi ha letteralmente sconcertata. Premesso che, su "La Stampa" di ieri, in generale, non c'era soltanto questa intervista ma, per esempio, che la Giunta comunale di Firenze è caduta su uno scandalo per una questione di appalti. Ma vi è una frase, nell'intervista riportata da "Repubblica" che mi ha davvero turbata alla domanda dell'intervistatore: "Qui si inquisiscono Assessori accusati di avere dissipato centinaia di milioni, forse miliardi, fra clienti ed amici ed enti fantasma", l'intervistato risponde: "E allora, sarebbero se mai reati di clientelismo e, capirai, anche se Giuffreda e Morea fossero ritenuti colpevoli, e non lo credo, avrebbero al massimo sei o sette mesi con la condizionale; niente galera". Io non so se questa dichiarazione meriti un commento; merita però sicuramente una nostra profonda riflessione. Questa assuefazione dev'essere da noi rifiutata, occorre un freno, un punto fermo ed anche una difesa di quelle istituzioni e di quei rappresentanti che, vivaddio, sono ancora onesti! Un fatto come quello che stiamo esaminando viene ingiustamente a collocarsi nell'ambito di questo mare magnunm; perché ha dei connotati di ingenuità che hanno riscontrato tutti e una dimensione che, rispetto alle cose trattate nell'intervista di cui ho riferito, e sulle tante cose di cui veniamo quotidianamente a conoscenza, come ha detto Gastaldi, appaiono quasi ridicole.
Ma il fatto è stato commesso, è stato riconosciuto, si tratta di un errore. E noi crediamo che il fatto ci sia stato; perché chi l'ha realizzato ha ritenuto di farlo certamente con un'ansia di entusiasmo per il proprio lavoro. Penso che fare una legge sia un po' come fare un figlio quando lo si è fatto lo si vuol crescere bene e ti fa piacere se ti dicono: "Guarda come è bello, come cresce bene". Io, poi, sono al massimo della gioia quando mi dicono: "Ma guarda come ti assomiglia". Ed Elettra che cosa ha detto? Lei socialista, la legge socialista, ha detto "è mia". Vi era un entusiasmo e c'era anche altro: vi era la certezza di poterla inserire in una confusione di ruolo fra istituzione e partiti ed il nesso istituzione partiti non è scandaloso. Anzi, ci deve essere, è inscindibile. Ma in questo caso è stato colpevolmente distorto.
Noi non abbiamo chiesto all'Assessore Cernetti di dimettersi dalla Giunta o di rimettere la delega; crediamo anche che, nel suo rapporto con la Giunta la quale, tra l'altro, esistendo una responsabilità collegiale della Giunta rispetto agli atti che i membri della Giunta stessa compiono nell'espletamento del loro mandato, un pronunciamento ed una richiesta dalla Giunta, avrebbe dovuto venire. Questa mattina abbiamo sentito che la Giunta ha ritenuto di chiudere o, perlomeno, di avviare a conclusione questo argomento, di fronte all'ammissione dell'errore da parte dell'interessata, espressa con la rimessa della delega.
Noi chiediamo però all'Assessore all'assistenza di essere lei a valutare la sua posizione, non tanto nei confronti della Giunta, ma rispetto all'assemblea consiliare. Ognuno di noi, prima che Assessore Presidente di Giunta, Presidente del Consiglio, Presidente di Commissione è un Consigliere regionale, liberamente e fiduciariamente eletto purché in quest'aula esprima le istanze della comunità e indichi le soluzioni per risolvere i conseguenti problemi. Se le circostanze per le quali oggi l'operato dell'Assessore viene messo in discussione sembrano corrette ebbene, tutto sarà assai più facile per l'Assessore Cernetti; ma se la sfiorasse il dubbio che così non fosse, ebbene, rifletta sui doveri non soltanto verso il Consiglio ma anche verso quella comunità che già è tanto diffidente verso la classe politica, ma che è pur sempre disponibile ad apprezzare di più una decisione di umiltà che un atteggiamento di disinvoltura.
Vorrei poi anche dirle che il fatto di militare in un partito che, per la sua vivacità, ha fatto vivere a questo Consiglio, negli ultimi tempi più di una seduta calda, che tuttavia è stato sempre foriero di chiarificazione (perlomeno nelle apparenze) può aiutarla a superare questi momenti che sappiamo per lei molto difficili.
Qualche mese fa, chiudendo quello che il Consiglio aveva chiamato il "caso Viglione", che seguiva di poco il "caso Simonelli", ebbi la disinvoltura di commentare che il caso del terzo uomo poteva anche essere vicino. Mi sono sbagliata: il caso numero tre ha riguardato una donna! Abbiamo almeno la consolazione di poter sperare che i casus siano terminati; questo Consiglio ed anche questa maggioranza non ce la farebbero proprio più ad averne altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, noi comunisti riteniamo questo dibattito importante, per tre ragioni.
La prima, sta nel fatto, come hanno già rilevato altri colleghi, in particolare Viglione, Mignone, Montefalchesi, che per la prima volta, e senza molti precedenti, è stato compiuto, sia da parte dell'Assessore come della Giunta, un atto non strettamente dovuto ma politicamente opportuno indice di indubbia sensibilità politica, in qualche misura chiarificatore della sostanza e dell'essenza con cui, in questa maggioranza ed in questa Giunta, si intendono affrontare i problemi, quando sorgano.
Un atto che reca in sé elementi di novità che non devono essere enfatizzati, ma che vanno comunque sottolineati; e noi apprezziamo, mi sia permesso dire, in particolare l'atto dell'Assessore ed il lavoro collegiale della Giunta, lavoro peraltro arduo. Questi non sono casi che si possono archiviare con disinvoltura: penetrano nei comportamenti delle persone penetrano l'essenza della ragion d'essere insieme in un collettivo, in un collegio di Giunta; e credo quindi che tanto più meritorio sia, di fronte ad un caso come questo, la scelta di un atto di sensibilità politica quale quello annunciato dall'Assessore Cernetti, della remissione della sua delega al Presidente, in riferimento alla vicenda giudiziaria.
Riteniamo che questo sia stato un atto giusto, corretto, e ne vogliamo valorizzare anche gli aspetti umani. Senza alcun enfatizzazione, credo poter sottolineare il fatto che, in qualsiasi decisione di un collegio di uomini, o di una persona, gli aspetti che comportano assunzioni di responsabilità, di decisioni e di scelte, s'identificano spesso anche nella maturazione che viene a seguito di processi, anche di difficili processi di ambienti, di pensiero, di carattere, di ideali. E proprio per questo vanno apprezzati e rispettati.
E dico che questo è stato un atto giusto, cosa che non può dirsi per la richiesta di dimissioni espresse, per esempio, dal Gruppo liberale.
Dico subito (e lo spiegherò meglio quando tratterò il secondo punto) che noi, come già affermato da Mignone, siamo stati fin dal primo momento contrari a quella che ci è parsa una connessione politicamente strumentale: tra atto nella sua rilevanza e nella sua essenza, e atto politico delle dimissioni.
Riteniamo invece che corretto sia stato l'atto di rimessione della delega, perché l'atto stesso concretezza una presa di distanza ed una sensibilità politica, nel momento in cui la Magistratura sta svolgendo il suo lavoro.
A questo proposito, mi associo anch'io alle espressioni di fiducia nella Magistratura; e richiamo un elemento sempre necessario non solo in questo caso, ma particolarmente utile per tutti, di sollecitudine nella conclusione del lavoro della Magistratura.
Un comportamento dunque giusto e corretto, ripeto senza enfatizzarlo che prende anche più risalto quando lo si ponga a confronto con i molti casi in cui non si è verificato. Un atto distintivo e caratterizzante delle maggioranze di sinistra, o di tutte quelle maggioranze che, con correttezza, di fronte alle proprie responsabilità, sanno esprimere.
Il secondo aspetto importante riguarda l'episodio in se stesso. E perché, poi, importante? Non certo perché l'episodio - lo hanno già detto in molti - sia più di quello che è; ma perché ci dà la possibilità, signori Consiglieri, in un dibattito pubblico, in questa sede, di esaminare - mi si permetta l'espressione - al microscopio uno dei comportamenti della classe politica. Uno di quei comportamenti che sappiamo avere aspetti di piccole e grandi furberie, di cui si parla a volte, e che credo sia opportuno esaminare proprio perché, senza paragonare le cose che non possono essere comparate, ci rendono necessario l'esprimere giudizi sugli aspetti del comportamento delle istituzioni e, più in generale, degli uomini politici.
Questa lettera, questa famosa lettera che costituisce certamente un errore politico (noi, lo ripeto, non l'abbiamo condivisa, anzi l'abbiamo valutata negativamente) è possibile che le si voglia riservare il merito di avere influenzato e fatto tanta presa sui destinatari? E questo in un tempo ed in una cultura che procede un po' a fasi alterne, con pressioni dall'esterno, con rapporti critici fra istituzione e cittadini? Occorre davvero, tutto sommato, una buona dose di fiducia, forse di ingenuità e, direi, anche di coraggio per ritenere che una lettera la quale inviti a prendere notizia e ad applicare una legge, immediatamente raccolga consensi. Purtroppo, non penso sia così; sarebbe bene lo fosse, ma non è così. Molto spesso noi abbiamo il problema di applicazione delle nostre leggi regionali! A volte sappiamo che lo stesso comando legislativo della Regione è tutt'altro che osservato! Ora, il collegare così meccanicamente aspetti, diciamo, di valorizzazione personalistica in un invito ad applicare una legge, ci sembra passaggio un po' ardito. Ma la fattispecie è questa.
E certamente, essendo questa la fattispecie, ed essendo questo il fatto, io credo opportuno inserirmi nella discussione, peraltro molto pacata, per osservarlo, quel fatto, da un'angolazione (e questo è il terzo punto) più generale.
Una riflessione più generale che dovrebbe portarci ad un impegno continuativo; soprattutto per chiarirci, in una discussione, ciò che è possibile fare; ciò che è giusto o non è giusto fare. Questo, in un momento delicato della vita politica del Paese ed anche della nostra Regione; in cui, ripeto, gli elementi di pressione esterna, di partecipazione, di protagonismo delle grandi masse dei cittadini, rischia di affievolirsi; in un momento, aggiungo, in cui siamo più soli (badate bene: questo non è un dato positivo, è un dato molto preoccupante: stando più soli, si rischia di aver meno la bussola della sostanza, della giustezza delle cose; e chi è più debole o più incline o chi indulge ad una cultura di questo tipo commette anche errori o atti di cattivo costume politico).
Ripeto, è una riflessione generale che non mi pare, amico Paganelli, di dovere esprimere oggi, come momento chiave. Per noi comunisti, il momento della verifica di questi aspetti è quotidiano; non solo per noi, certo. Ma in questo rientra anche la fatica, la difficoltà, lo sforzo d'intelligenza di misurarci con il nuovo e capire dove, in una certa epoca, in un certo momento, deve attestarsi la regola aurea del corretto comportamento istituzionale. E non dico questo per integralismo, sia ben chiaro; lo dico motivando storicamente, all'interno della sinistra, ciò che ha significato e significa la sinistra; una forza come la nostra che si è formata diciamolo pure, dalla parte sbagliata, dalla parte di chi il potere non l'aveva; dalla parte di chi era costretto a ruoli subalterni ed anche a discriminazioni rispetto al potere.
E forse, questa è la matrice storica di un'attenzione che il nostro partito dà a queste questioni intese come questioni politiche, non moralistiche. Certo, sapendo che non c'è e non può esserci una dissociazione concettuale a priori, tra morale e politica; e che la morale è, in fondo, la registrazione di una certa epoca storica, del comune sentire della gente ancorata ai valori a cui tende; ed è poi cercare di tradurre questo in comportamenti, nelle scelte, nelle azioni politiche.
Badate bene, ve lo dice uno che vuole anche aggiungere con molta schiettezza, che non c'è nel nostro partito una vita isolata a priori; la lotta politica, le piccole debolezze, meschinità, ci sono da noi come presso tutti. Ma c'è Ma c'è un elemento che ci fa superare o, comunque, ci fa avere una grande attenzione anche di colloquiare con gli altri, di rispettare le opinioni degli altri; ma per ricondurle ad un elemento, ad una cultura che vuole essere alternativa al modo con cui oggi, in particolare, ma non solo oggi, si manifesta tradizionalmente il potere.
Non ci piacciono, lo dico chiaro, né il protagonismo né una concezione personalistica, né quell'aggressività che può essere elemento che valorizza un fatto ma non può diventare il metro per giudicare un complesso di atti politici.
In questo senso, credo di poter portare la discussione su quello che mi sembra il punto che qui è già stato dibattuto: la distinzione fondamentale tra due istituzioni: i partiti e le istituzioni; perché i partiti sono istituzioni di grandissimo valore e proprio perché ai partiti e al sistema dei partiti, alla democrazia massima che può esprimere questo sistema, noi siamo profondamente attaccati, noi crediamo di dover lavorare insieme agli altri, ma con il nostro autonomo contributo per combattere la pervasività e la confusione che i partiti possono, se male è inteso il loro ruolo portare nella vita delle assemblee elettive.
Non confondere il grande ruolo collettore di idee, di proposte della società dei partiti, con un ruolo, ripeto, dentro le istituzioni pervasivo, di imperio e di comando, di sottovalutazione di quella unicità che è data dalla rappresentanza elettiva.
In questo senso, dicevo, è un momento continuo di verifica degli atti di governo specie in questo clima. Quando più lontane sono le voci, le presenze, i richiami, il peso della gente e delle masse, proprio in questi momenti vale di più la pena di condurre una riflessione seria per fondere con atti, comportamenti, ragionamenti, discussioni, quella cultura alternativa del potere di cui parlavo prima.
E ha ragione Viglione: ho apprezzato molto l'intervento del compagno Viglione, questa mattina, per il modo sobrio ma fermo, soprattutto convinto, con cui ha parlato dei sette anni di vita, sotto questo profilo delle Giunte di sinistra alla Regione Piemonte. Badate, lo dice uno che in qualche misura, per queste ragioni storiche è di appartenenza ad un partito, lo dice un partito che si pone costantemente il problema della perfezione: di far di più, di non essere mai del tutto soddisfatti; ma il giudizio politico che dava questa mattina Viglione mi sembra giusto e doveroso ed io concordo con quello fino in fondo. Ma non per sdraiarmici sopra e per dire: "Sono contento"; no: per raccogliere tutti gli stimoli che ne provengono. Gli stimoli che, per esempio, ci proponeva l'amico Paganelli.
Noi non ci dogliamo affatto dell'impegno della Democrazia Cristiana nelle sue azioni di richiamo; le consideriamo un consiglio prezioso.
Io so che nel partito della Democrazia Cristiana, in chi ha parlato ed in altri, c'è questa esigenza; chiediamo però davvero che da questo lavoro che deve trovare in tutti la giusta modestia, e l'umiltà, e lo sforzo concreto per individuare i punti dove intervenire, non si passi ad atteggiamenti in qualche misura forzati politicamente, che non hanno n radici né collegamenti con la realtà della vita dei partiti e con la storia che tutti possono leggere.
Storia e cronaca - diceva Bianca Vetrino prima -. Ma noi siamo, ripeto proprio perché realmente intenzionati a questa ricerca, realmente intenzionati a questo lavoro, e non a far bella o brutta o media figura in Consiglio; noi siamo qui per raccogliere tutti gli stimoli, tutti i contributi che su questo terreno ci possono venire.
Siamo anche per farlo, permettetemi, in una maniera seria e idonea ai tempi; nel senso che dobbiamo renderci conto che, se queste cose che dicevo prima e che condannavo, vanno fortemente battute, altri modi per riuscire a rendere incisiva, ed efficiente l'azione regionale, debbono essere ricercati.
Ma questo attiene, per esempio, a proposte che abbiamo fatto.
Mi sentirete forse monotonamente ripeterlo; ma badate, finché non affrontiamo questo problema seriamente non se ne potrà parlare davvero.
Noi abbiamo presentato una legge sulle nomine, che rappresenta un fatto, a mio avviso, molto importante, in questo tema, sui rapporti tra partiti ed istituzioni, che vede una lettura critica delle esperienze fatte anche qui ed in tutte le parti d'Italia, su questo rapporto, per quando si deve andare ai nominati, recuperando efficienza, modernità, ma lasciando molto fermi, molto fissi, molto saldi quei cardini del ragionamento che io facevo prima. Ho voluto fare questo intervento per motivare, anche con un po' di ampiezza, la nostra collocazione oggi.
Una collocazione, ripeto, che dà atto positivamente e riconosce l'azione compiuta dall'Assessore e dalla Giunta e che, nello stesso tempo non ha incertezze nell'indicare, nell'atto della confezione, della spedizione delle lettere, un gesto che non condividiamo e che per noi non attiene ad un corretto rapporto tra partiti ed istituzioni; ma che pure ci fa proporre qui, in questo momento del lavoro quotidiano, una riflessione alla quale non siamo soli a portare un contributo di consensi: un richiamo lo dico con rigore e coerenza costante, anche nel modo di agire l'un l'altro nella vita politica, nella vita dell'assemblea; un richiamo alla prima regola aurea del rispetto, dei ruoli, della rappresentanza, delle istituzioni, che è poi quella di un grande rispetto delle ragioni altrui ed anche del mandato della vita degli altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, avevo già preannunciato che quanto avrei detto sarebbe stata la prima parte del mio intervento; anche perché, in questo dibattito, si deve giungere a conclusioni ed il Gruppo D.C. arriva a conclusioni attraverso una meditazione che è stata espressa ad alta voce in questo Consiglio regionale.
Io do un giudizio complessivo del dibattito che mi sembra abbastanza favorevole e positivo. E desidero però chiedere alcune precisazioni perch nel momento in cui, poi, verrà proposto un ordine del giorno da parte dei Gruppi di maggioranza, il Gruppo democristiano desidererà una sospensione della seduta per esaminare questo ordine del giorno e, quindi, atteggiarsi.
Ma alla valutazione di questo ordine del giorno gradirei pervenire con delle precisazioni che chiederò al Presidente della Giunta.
Giudizio positivo, dicevo, attenendomi al fatto positivo che, in un dibattito, bisogna cercare di raccogliere tutto ciò che di utile emerge certo, ci sono, anche in questo dibattito, motivi di forte contrasto tra le forze politiche; possono emergere motivi di contrasto; ma, mi sembra, e credo averlo sempre fatto in ogni dibattito, di avere dato maggior peso agli elementi positivi che emergono, per potere, da questi elementi riannodare qualche fila, altrimenti si va allo sbaraglio.
Noi ci avvieremo alla conclusione del dibattito, all'esame dell'ordine del giorno, ribadendo un punto: non accettiamo quella che può anche apparire una valutazione di un fatto a sé stante e singolo, che si verifica in sette anni e mezzo di governo delle sinistre. Non credo che questa fosse l'intenzione dei Capigruppo socialista e comunista, che hanno espresso un tale accenno; se facciamo solo riferimento ad alcuni dibattiti, a quello di 15 o 20 giorni fa, sulle consulenze, e a quanto abbiamo discusso in quest'aula, dobbiamo riconoscere che non possiamo isolare il fatto di una lettera come unico episodio di governo che si è realizzato. Apprezzo invece, l'aspetto della cultura alternativa, di governo, che è ancora stata ribadita non come certezza, ma come ricerca continua, che viene avanzata da alcuni Gruppi della maggioranza. Noi intendiamo dare il nostro contributo in questa direzione, di miglioramento, di guida e di governo; l'ho detto e l'ho richiamato nella prima parte dell'intervento; lo ripeto ora.
Apprezzo anche che in questo dibattito (avevo detto di augurarmi di non dover modificare, nel corso della discussione, il tono del mio intervento e la scelta che il Gruppo ha fatto), tranne qualche breve accenno, non si sia cercato di guardare al di fuori della nostra casa, al di fuori di questo Consiglio regionale. Sì, vi è stato qualche accenno, anche un ricamo ad un articolo di ieri su "Repubblica"(se la collega Vetrino vuole la mia personale opinione, ha lasciato alquanto perplesso anche me). Infatti noi non possiamo giudicare altri fatti che non siano quelli posti nel nostro ordine del giorno.
Si dice, traducendo dal latino, che "ogni evento ha la propria stella".
In proposito, il collega Gastaldi ha fatto un intervento che, in diritto (qui ci sono degli avvocati), si definisce intervento di appoggio; e a volte succede che nelle cause l'intervento di appoggio vada al di là dello stesso intervento di sostanza che, nel caso nostro, è stato assai più meditato nei Capigruppo comunista e socialista.
Fatte queste premesse, dopo aver detto che alla premessa iniziale non rinunciamo, pongo le domande per la nostra decisione ed il nostro atteggiamento. Noi abbiamo detto che ci saremmo rimessi alla sensibilità dell'Assessore, della Giunta, dei partiti che compongono la maggioranza. La Giunta, i partiti della maggioranza e l'Assessore ci dicono che la loro conclusione è quella di una rimessione di delega da parte dell'Assessore al Presidente della Giunta.
A questa decisione, coerentemente, ci rimettiamo. Ma vogliamo sapere cosa vuol dire (e il Presidente della Giunta ce lo specifichi anche assumendo degli impegni) rimessione della delega? Come si attua e fino a quando la rimessione della delega? Cosa vuol dire: che l'Assessore partecipa alla Giunta, ma che si astiene dal partecipare ad attività istituzionali nell'Assessorato e a usarne le strutture? Non vorremmo che questa rimessione della delega fosse una questione interna fra l'Assessore ed il Presidente della Giunta. E' vero che solo le dimissioni legittimerebbero il Consiglio ad essere il partecipe ed il protagonista di questo fatto dell'Assessore che si dimette, mentre la questione della delega è un rapporto fiduciario tra Presidente ed Assessore; ma è un rapporto fiduciario che deve trovare il suo elemento esterno, il suo momento di esplicazione di fronte al Consiglio regionale. Quindi noi preghiamo il Presidente della Giunta di precisarci i contenuti effettivi ed istituzionali di questa rimessione di delega, per poter valutare il fatto e per poi poterci atteggiare nella valutazione dell'ordine del giorno che ci risulta essere presentato a firma dei tre Capigruppo di maggioranza e per atteggiarci sul quale chiediamo comunque, poi, una breve sospensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Informo che anche il Gruppo PDUP ha ora presentato un ordine del giorno contenente una sintesi del nostro intervento e, in particolare, la richiesta alla Giunta di verificare una serie di problemi inerenti all'attività dell'Assessore Cernetti, in quanto riteniamo inopportuno che le decisioni finali, sempre in rapporto all'Assessore, possano identificarsi con il giudizio di competenza del Magistrato. Noi riteniamo debbano essere valutate in rapporto ad una serie di questioni politiche per cui noi si deve continuare ad assumere, in questa sede, la valutazione politica in merito all'attività di un componente della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, anch'io, come ha già detto Bontempi che test riprendeva il discorso del collega Paganelli, giudico giusto affrontare il problema che abbiamo di fronte non al di fuori di questo Consiglio; e senza richiamarci a fatti di vita politica al di fuori della nostra Regione.
Concordo pienamente con questa impostazione e con il fatto che il giudizio politico di merito ed anche di principio debba essere un'espressione autonoma di questa assemblea elettiva.
Farò in proposito alcune rapide considerazioni schematiche. Punto primo, e non mi riferisco nel merito all'Assessore Cernetti o a questa Giunta, è una valutazione generale che, credo, sia coscienza acquisita anche se non sempre applicata, negli esecutivi nella nostra Regione, in Piemonte, dalle maggioranze di qualunque tipo che siano alla guida delle comunità locali. Un Sindaco, per noi, anche se eletto nelle liste di un partito e poi in un maggioranza, in un Consiglio comunale, non può essere mai, nei suoi atteggiamenti, il Sindaco né di una parte né di un partito.
E' il Sindaco di tutti, anche quando le delibere che applica, anche quando i discorsi che fa, sono soggetti, come è giusto, alla verifica delle opposizioni del proprio Consiglio; a maggior ragione, ritengo, per la funzione meno generalmente immediata di rappresentanza che ha un'istituzione come quella regionale, la quale si rivolge, certo, alla comunità piemontese, ma essenzialmente anche a quella complessa ed articolata comunità degli Enti locali con cui ha diretto rapporto. Ora, per questo modo stesso e per il nostro Statuto, non è possibile ritenere che il Presidente o gli Assessori di questa Giunta siano gli Assessori di qualcuno in modo specifico. Portano, sì, il segno originario del loro partito, della loro cultura, ma sono gli Assessori di tutti e, in quanto hanno rappresentanza esterna generale, non possono avere rappresentanza di parte.
In questo senso, anche nell'ordine del giorno che abbiamo presentato parliamo non di errore in quanto tale, ma più che altro di comportamento politico, che è stato censurato dalla Giunta stessa e che è censurato da parte nostra. L'Assessore Cernetti, come qualunque altro Assessore di questa Giunta, oggi e in futuro, non potrà che essere sempre nell'adempimento delle proprie funzioni e dei propri compiti, che l'espressione generale di una Giunta e non in particolare di un partito.
E questo mi consente un'ultima considerazione, che è quella che mi sta più a cuore. Al di là dell'episodio e del fatto che questo episodio, come altri, possono pur sempre rispecchiare una cultura del potere, vecchia, che permane a volte indipendentemente dalle Giunte che si susseguono e dalle maggioranze che vi sono, in questa Regione vi è una cultura radicata, forse distorta, da parte dei partiti, nelle riflessioni; ed è una riflessione a cui si richiamava Bontempi; che va fatta forse più a fondo nella società italiana, se vogliamo parlare di questione morale non come fatto moralistico, ma di questione morale di fatto strutturale, di un rapporto importante della vita fra le istituzioni ed i partiti. E mi pare di notare per esempio (mi si permetta questa digressione), che anche un partito quale è la Democrazia Cristiana, nel nostro Paese, indipendentemente dalle valutazioni di merito, tenta di essere sempre in alternanza, in qualche misura, a se stesso, indipendentemente da un qualunque fattore, ed esprime questa alternanza, mi pare, sul piano di una volontà, o di una ricerca, o di un sentimento. In questo senso, il Partito Comunista, in Italia, è non solo alternativo a se stesso in gran parte per ciò che ha espresso dalla Resistenza ad oggi, ma ha un compito diverso anche da quello della Democrazia Cristiana o di altro partito: ha il compito di essere alternativo a tutti i partiti comunisti che hanno esplicato fino ad oggi la loro attività in Oriente come in Occidente. E' una pretesa grande, ma è una realtà che deve potersi esprimere; perché, altrimenti, chi non sta nella storia, non ha storia; non è scritto da nessuna parte che un partito di trasformazione o rivoluzionario che sia, debba ricevere dei favori dalla storia. Se non è dentro le cose, dentro la vita, dentro l'evoluzione, non ha diritto di sopravvivere (e spesso infatti scompare, anche per queste ragioni strutturali più che per quelle politiche).
Partendo da queste considerazioni, emerge il tema del rapporto partito istituzione che, a mio avviso, non va riproposto qui con aulicità storiche a cui spesso anche la sinistra si richiama. Il problema è più di fondo; è che,.di fronte all'accentuarsi dei fenomeni di frantumazione delle energie delle iniziative dei corporativismi che sono presenti nella società e che tentano di slegare sempre di più le rivendicazioni, le idee, le lotte, noi sentiamo l'esigenza, senza forse sapere assolvere pienamente questo compito, di essere un partito di governo, che per noi significa essere all'altezza di una politica unitaria; di avere, cioè, una capacità di sintesi come partito politico rispetto alla società e tenendo conto di tutti gli altri partiti.
Per questo ci siamo permessi di scrivere, insieme al compagno Viglione e a Mignone, come fatto fondante di un rapporto sempre più profondo, che vi è rimeditazione anche nella sinistra europea, che per noi, i partiti, sono il principale canale della partecipazione, del raccordo, tra società civile ed istituzione; e che in questo vi è la capacità di rappresentare e di rivendicare anche nuove risoluzioni, nuovi traguardi, mutamenti; in questo senso la vita dei partiti è legata e strettamente intrecciata alla vita delle istituzioni.
C'è un altro fatto da considerare e che applichiamo anche in questo Consiglio regionale ed anche in una formazione di maggioranza, di formazione di Giunta e che noi non abbiamo mai avuto paura di negare o di evidenziare; lo abbiamo constatato anche recentemente, a maggio, in un convegno a cui i compagni di altre forze politiche hanno partecipato ed hanno dato un loro importante contributo; e il tema è questo: i partiti, in quanto tali, non sono né l'Amministrazione né il Governo; e se hanno un ruolo di direzione, questo ruolo (mi pare fosse questo il senso di quell'intervento di Enrietti nell'autunno del 1980) non può essere confuso con un'occupazione, quasi di diritto, anche se siamo stati votati dalla gente, delle istituzioni. Nel senso che i partiti non si possono sostituire ad una centralità delle assemblee elettive che sono l'esatto contrario di un regime di segreterie, che decidono e fanno applicare. Gli Assessori non prendono ordine da nessun segretario di partito; gli Assessori applicano ciò che i partiti, attraverso i loro Gruppi, decidono in quest'aula, con voti di maggioranza e di opposizione! Non vi è altra legittimità. E, tanto meno, appunto i partiti, come accennavo, sono direttamente gli amministratori; perché in questo caso l'identificazione tra partiti ed istituzione è già l'elemento di fondo di una crisi politica che vive il nostro Paese: condanna il primato della politica, limita l'azione stessa dei partiti, riduce le assemblee elettive e gli esecutivi a diventare troppo spesso sede di mediazioni spoglie e di interessi particolari, rende incapaci di esprimersi concretamente, con trasparenza ed efficienza, la volontà politica e rappresentata dalla società. Questo è quanto tenevamo a precisare.
Il caso Cernetti. La Cernetti ha rimesso la delega; è un fatto che è diverso da ciò che avviene nei Consigli comunali, perché le deleghe sono tutte del Presidente, in questo caso. C'è un po' una concezione monocratica nel nostro Statuto da parte del Presidente, che è il Presidente della Giunta o della Regione e che ha il primato della rappresentanza esterna di questa nostra istituzione.
Io credo che il Presidente farà un uso, certo, di questa rimessione perché se l'errore politico e di comportamento di cui tanto abbiamo parlato, mi pare chiarito, va messo alla prova ulteriore dei fatti ciò che ne dirà la Magistratura. E, quindi, attendiamo questo giudizio e riteniamo che, nel frattempo, vi debba essere quella "messa tra parentesi" doverosa e per altro da ascrivere a merito dell'Assessore Cernetti che l'ha voluta in prima persona.
Ciò che invece noi ribadiamo sono questi concetti che debbono diventare fatti, visto che Marchini ha citato Egel. Io non ho da dare dei giudizi su Egel; so solo che un collega di studi, anni fa, con la pretesa di magnificare la Rivoluzione francese, mi ricordava che "Fraternité, libert egalité" sono segno di progresso, e noi potremmo scrivere sulle nostre monete, sui nostri simboli, sui nostri edifici: "Charitas Christi urget nos".
Io ritengo che anche questo bisogna tenere in conto: l'ha dimostrato Don Bosco, ricorderebbe Novelli qui a Torino! Pensate! Egel era così conosciuto da noi che i suoi concetti erano sulla bocca di tutti. Io spero invece che qui i concetti si traducano in un modo di essere e di governare che sia consono all'altezza dei tempi ed alla grandezza dei problemi che abbiamo di fronte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

In linea con l'impostazione generale, o quasi, dell'iniziativa che ho apprezzato, constato che il mio intervento è stato considerato meno prudente di altri. Ma questo, evidentemente, attiene alla caducità delle cose umane. Ma proprio per questo, intendo dire che la rinuncia alla delega da parte dell'Assessore Cernetti non attiene al politico, attiene al giuridico e, quindi, noi non diamo a questo comportamento alcun valore politico. Perché il minimo che possa fare un pubblico amministratore quando riceve un avviso di reato, è non di rinunciare alla delega, ma di dare le dimissioni, e questo in termini di correttezza tecnico-giuridica.
Ricordo, infatti, che questa Giunta, in un procedimento penale in corso probabilmente dovrà prendere delle decisioni, delle iniziative alla quale evidentemente, l'Assessore deve essere estranea. Allora, io posso apprezzare, da un punto di vista della tempestività, ma in termini meramente giuridico-processuali, il comportamento dell'Assessore Cernetti è apprezzabile nella misura in cui è stata tempestiva la sua decisione; e quindi, attiene anche in qualche misura, alla sua personalità; la tempestività della sua decisione è anche un fatto politico, ma non tanto la decisione in sé. La decisione attiene al fatto giuridico-processuale.
Quindi risposte di tipo politico da parte dell'Assessore, da parte della Giunta, rispetto al giudizio sostanziale di censura che viene da tutte le forze politiche, devono ancora venire, e noi le stiamo aspettando.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, è già risuonato in quest'aula direi all'unanimità, il consenso e la valutazione della grande serietà che na avuto questo dibattito; poteva tradursi in momento di rissa, poteva tradursi in momento di confronto che lasciasse qualche slabbratura; è stato condotto, invece, nei limiti del confronto più serio, più sereno, come d'altronde ci richiama la tradizione di questo Consiglio.
Non voglio fare alcuna dichiarazione per quanto riguarda il fatto accaduto, né esprimere giudizi. Mi preme ribadire soltanto quanto ho già affermato nella dichiarazione iniziale: si è trattato di un errore politico e come tale è stato giudicato dalla Giunta regionale.
Mi preme però riprendere tre punti che, a mio avviso, hanno una caratterizzazione politica, dalla quale la Giunta non si può sottrarre, per dare il proprio contributo. Il dato primario che è stato posto è quello di un continuo andare avanti con una caduta di tensione, in questo Consiglio.
Io, se pur modestamente, ma fermamente, non ritengo sia così. Credo che oggi, in questo Consiglio, con la presa di posizione dell'Assessore Cernetti, di sua iniziativa, vi è stato un alto momento di tensione morale che ha investito lei personalmente ed il Consiglio. Valuto necessario il recupero, sempre, di una tensione morale che ci deve unire e dividere tutti: unire nel senso più scontato e dividere nel senso del confronto e dello scontro. Oggi ritengo che questo Consiglio abbia avuto uno dei momenti più alti di tensione. Va dato atto, non c'è dubbio, l'ho già detto all'inizio della mia introduzione, della grande sensibilità politica dell'Assessore che, per tutti quelli che più di me conoscono le procedure che seguono questi casi giudiziari, ha avuto una grandissima sensibilità; e forse è uno dei pochi casi che sono successi nel nostro Paese.
L'altra osservazione che mi pare di avere raccolto con soddisfazione da parte di alcuni interventi di esponenti dell'opposizione, è quella che riguarda la disponibilità al dialogo. Non vi è dubbio che in certi momento in questo Consiglio, nei rapporti Giunta-Consiglio, si parli alcune volte tra sordi. Avverto la necessità di un maggior dialogo e, con me sicuramente tutta la Giunta; su questo discorso siamo aperti e, con umiltà vogliamo dire questo: per l'apertura del dialogo occorre che tutti e due maggioranza ed opposizione, non abbiano le orecchie tappate; a volte non è sufficiente che solo una parte abbia volontà d'intendere; ma sull'invito al dialogo, sul richiamo all'ordine politico, rispondiamo con un'affermazione positiva.
Un altro più pregnante motivo politico emerso nel dibattito: di fronte ai gravi problemi che ha il Paese, di fronte ai gravissimi problemi che ha il Piemonte, oggi, in una situazione economica difficile, in una situazione di tensione sociale estremamente difficile, vi è la necessità che tra le forze presenti in questo Consiglio, al di fuori della collocazione di maggioranza ed opposizione, si trovi un'unità per rilanciare lo sviluppo si trovi un'unità per trovarci uniti, o anche divisi; ma è un tema di grande prospettiva, un tela di rilancio della nostra istituzione e di rilancio dei problemi che ci riguardano più direttamente. E a queste unità per lo sviluppo, nelle forme che riterremo più opportuno individuare, la Giunta è assolutamente disponibile.
Ultimo argomento: partiti ed istituzione. Mi fa estremamente piacere avere sentito le parole di Revelli, dette da lui come esponente del Partito Comunista. La divisione tra partiti ed istituzione è una questione che s'impone. Oggi, ormai, nella coscienza civile di tutto il Paese, credo di ciascuno di noi, nel momento in cui dialoga, nel momento in cui parla con la gente, sente la necessità della valorizzazione sempre più forte, sempre più pregnante, delle istituzioni, pur dando tutto lo spazio - ma quello giusto e quello che le compete - alla costituzione dei partiti. Noi, senza arroganza, ma con molta umiltà e modestia, attendiamo il giudizio, sui fatti successi, della Magistratura. E per quanto riguarda le precisazioni più specifiche che mi sono state richieste del come, del quando e sino a quando, si attueranno le deleghe che l'Assessore Cernetti mi ha restituito questa mattina, voglio affermare che le deleghe sono,come è noto ormai nelle mani del Presidente. E poiché questo fatto è unico nella storia di questo Consiglio, vorrei anche, per la determinazione del come e del quando, sentire, nella riunione che fra poco faremo, tutte le forze politiche; ai Capigruppo rimettiamo la soluzione di questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Presidente, avevo chiesto una sospensione per fare una riunione di Gruppo; per quanto riguarda la proposta del Presidente della Giunta, dico che non mi sembra debba trattarsi di una questione da Capigruppo. Noi ci siamo rimessi alla Giunta; si pronunci la Giunta, lo comincio ad informare il Gruppo.



PRESIDENTE

Collega Paganelli, la riunione dei Capigruppo non dovrebbe vertere proprio su questo: è per altro motivo.
Colleghi, sospendo la seduta per la riunione dei Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 13,45 riprende alle ore 15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Dopo la sospensione per la riunione dei Capigruppo, possiamo passare alla votazione.
Chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

In questo Consiglio c'é sempre stato tempo per fare tutto. Non vediamo i motivi di questa fretta, quando forze politiche ritengono di dover presentare un ordine del giorno.



PRESIDENTE

Collega Paganelli, vorrei spiegare una cosa: nessuno ha fatto fretta.
Siete rimasti fuori il tempo che credevate opportuno!



PAGANELLI Ettore

Il tempo è ancora insufficiente per questa consultazione.



PRESIDENTE

Potevate ancora stare fuori, abbiate pazienza!



PAGANELLI Ettore

Presidente, io ho sempre avuto rispetto per la Presidenza: certe questioni si devono capire al volo, non è necessario fare un contraddittorio tra le forze politiche e la Presidenza.



PRESIDENTE

Collega Paganelli, ci siamo parlati un momento fa: ho ritenuto aveste finito.
Riprendiamo i lavori.
Il Presidente della Giunta, prima che si mettano in votazione i vari ordini del giorno, comunica pervenuto in questo momento ordini del giorno dei Gruppi D.C., liberale e repubblicano.
Il Presidente della Giunta chiede di fare qualche altra considerazione.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Una brevissima dichiarazione a conclusione del dibattito di poco fa.
Avevo chiesto una breve consultazione dei Capigruppo (con quelli che c'erano in quanto la Democrazia Cristiana non ha partecipato come Gruppo).
A conclusione delle valutazioni emerse in quell'ambito, la decisione circa il quesito che in maniera particolare il Capogruppo della D.C. aveva espresso, le decisioni sono le seguenti: la delega è, come è noto ritornata al Presidente, il quale la gestisce ad interim direttamente: quanto tempo ciò duri, dipenderà dagli sviluppi dell'inchiesta giudiziaria che noi ci auguriamo si concluda celermente. L'Assessore, quindi, si astiene dalle sue funzioni.



PRESIDENTE

A mie mani ho tre ordini del giorno...
Il collega Carazzoni chiede la parola.



CARAZZONI Nino

Facciamo nostro l'ordine del giorno liberale: lo presenteremo immediatamente anche a nostra firma.



PRESIDENTE

Prego, collega Viglione.



VIGLIONE Aldo

I Gruppi della maggioranza hanno presentato un ordine del giorno che è stato distribuito a tutti i Consiglieri. Noi abbiamo preso visione anche dell'ordine del giorno presentato dalla Democrazia Cristiana e quello del Partito Liberale. Non riteniamo di aderire a quanto è contenuto in quest'ultimo ordine del giorno e neppure a quello democristiano. Riteniamo che l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza identifichi sufficientemente il risultato della discussione e i motivi di fondo che hanno determinato alcuni atti compiuti dall'Assessore e dalla Giunta pertanto il Gruppo socialista voterà l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e voterà contro tutti gli altri ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Molto brevemente, per illustrare l'ordine del giorno che viene presentato a firma del Gruppo democristiano e del Gruppo liberale.
Abbiamo partecipato al dibattito di questa mattina; certo, non con entusiasmo; non fa mai piacere parlare di queste cose, né soprattutto parlare di queste cose importanti sul piano del principio per fatti che siamo convinti, sono indipendenti dalla volontà dell'Assessore e per elementi che sono sicuramente da dimensionare, da riportare alle loro proporzioni.
Abbiamo, come Partito Liberale, innescato questo dibattito insieme ad un documento presentato dalla Democrazia Cristiana; abbiamo espresso, in quella sede, le nostre valutazioni politiche e le abbiamo espresse indipendentemente dal giudizio della Magistratura. Noi, in merito all'ordine del giorno che viene presentato, prendiamo atto dell'andamento del dibattito, che la Giunta e le forze politiche, unanimi, hanno ritenuto indipendentemente dalle intenzioni dell'Assessore, che quanto è avvenuto sia stato un errore politico e di comportamento. Ribadiamo (e sottolineo il termine "ribadiamo", per poi dedicare due parole ad una manovra dell'ultima ora che non mi sembra al livello del dibattito che si è svolto in quest'aula) che in questa situazione l'atteggiamento più conseguente proprio in termini politici, siano le dimissioni dall'incarico; prendiamo atto, comunque, che vi è questa rimessione di delega al Presidente della Giunta e rileviamo, di tale soluzione, l'insufficienza, sotto il profilo politico e i termini confusi e contraddittori che può avere sotto il profilo istituzionale.
C'è molta serenità in questa nostra posizione, che assorbe quella presentata, come Gruppo liberale, all'inizio della vicenda e che, credo assorba anche gli elementi informativi che la Democrazia Cristiana ha richiesto nel momento in cui si è sollevato questo problema.
Ci sono stati problemi di visione anche all'interno dei Gruppi politici su questa materia, dove s'intrecciano considerazioni personali, valutazioni generali, fatti di principio. Ne siamo venuti fuori con un documento che ci sembra esprima con chiarezza e con serenità quale è la nostra posizione nel rispetto della persona e ribadendo per le istituzioni quanto noi riteniamo opportuno.
Ora, io capisco che a qualcuno possa far comodo far credere che il Gruppo liberale ha mollato, perché non ha richiesto la votazione del proprio ordine del giorno; ma io sono convinto che, nelle cose della politica, come nelle cose della vita, conti di più la lievitazione che si esprima da dibattiti difficili e travagliati come questo, che non il volantino elettorale o il titolo su un giornale di provincia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Una breve dichiarazione di voto. Il nostro Gruppo, innanzitutto vuole ribadire di avere considerato e di considerare nettamente distinti e separati il momento del giudizio politico-morale da quello del giudizio giudiziario e penale. E' al momento politico-morale che noi ci riferiamo al quale ci siamo riferiti nel corso dell'intervento e che richiamiamo adesso in sede di dichiarazione di voto. Ed è quindi una valutazione esclusivamente politica, quella che noi esprimiamo.
La remissione della delega non è un atto che ci possa soddisfare; anzi diciamo chiaramente di non essere d'accordo con il Presidente della Giunta che ha voluto definirlo un atto di estrema sensibilità politica. Secondo la nostra opinione, invece, la vicenda è giunta ad un punto tale per cui soltanto le dimissioni dell'Assessore avrebbero potuto e dovuto, osiamo dire, spianare la via, nelle more del giudizio, in attesa che la Magistratura rendesse note le decisioni alle quali vorrà pervenire. Questo noi abbiamo richiesto e questo noi rinnoviamo come richiesta esplicita. In quest'ordine di idee eravamo ovviamente orientati a votare contro l'ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza, quando ci siamo trovati messi dinanzi al fatto, che mi sarebbe anche facile valutare, collega Bastianini, ma che preferisco invece semplicemente giudicare per quello che è stato realmente, e cioè una posizione netta, chiara, definitiva condensata in un ordine del giorno dei Gruppo liberale e che all'ultimo momento (e non sto a indagare per quale motivo possa ciò essere avvenuto) è venuta a mancare. Da quella posizione è derivato (l'abbiamo ascoltato e sentito ammettere) un documento frutto di una mediazione intervenuta all'inizio fra tre Gruppi e ristretta poi al Gruppo D.C. ed al Gruppo liberale.
E' un documento che noi riteniamo insufficiente, anche se parla di ritenere come atteggiamento più conseguente per chiudere questa vicenda le dimissioni dell'Assessore. Ma pecca, a nostro avviso, nella conclusione; è questo che noi rileviamo nel nuovo ordine del giorno. Ed è per questo, non certo per la soddisfazione di titoli sui giornali di provincia, che ci ha visto fare nostro un documento che avremmo ben volentieri votato, se il Partito Liberale (stavo per dire "avesse avuto il coraggio") ma non lo dirò, lo cancello, dico soltanto avesse avuto la coerenza di mantenere fino al termine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Prendo la parola per una dichiarazione di voto. Noi manteniamo il nostro ordine del giorno. Le valutazioni politiche le abbiamo già espresse pur prendendo atto del valore politico dell'atteggiamento della Giunta riteniamo tuttavia necessario andare ad una verifica se l'atto di cui abbiamo discusso e stiamo discutendo è semplicemente un atto, oppure se questo atto è soltanto ciò che emerge da una prassi.
Abbiamo chiesto che la Giunta verifichi ciò, perché riteniamo che questa deve essere la materia sulla quale, facendo le dovute valutazioni politiche, si dovrà andare ai successivi atti che ci dovranno essere sulla vicenda. Non riteniamo che i successivi atti possano e debbano essere legati alla conclusione dell'inchiesta. Per tali ragioni, riteniamo di dover confermare il nostro ordine del giorno, auspicando che la Giunta compia ciò che noi chiediamo, cioè un'approfondita valutazione sulla gestione complessiva della politica dell'assistenza.



PRESIDENTE

La parola alla collega Vetrino.



VETRINO Bianca

Visto che sono finite le illustrazioni dei vari ordini del giorno desidero ribadire che nel nostro intervento avevamo detto che valutavamo questa vicenda sotto tre aspetti: giuridico, personale e sotto quello più squisitamente politico.
Sugli aspetti giuridici, ho detto nel mio intervento, non ci soffermavamo neppure ritenendo che, essendoci in corso un procedimento questo stesso avrebbe fatto la sua strada e noi, con serenità e senza curiosità, ne avremmo valutato il giudizio; sugli aspetti personali mi sono soffermata ritenendo che, quando una vicenda così tesa, coinvolge direttamente la persona umana e la sua sensibilità, sia giusto che, nei limiti del possibile, una solidarietà umana per un errore, probabilmente involontario che si è verificato, debba avvenire; e noi questa solidarietà all'Assessore Cernetti gliel'abbiamo riservata con molta amicizia disponibilità e generosità.
Avevo detto però che eravamo soprattutto attenti agli aspetti più squisitamente politici e, nell'esaminarli, noi ribadivamo una responsabilità collegiale della Giunta rispetto a questo errore e mettevamo in evidenza la gravità del fatto e valutavamo la situazione, tra l'altro poi, inserita in un contesto più generale di disordine, di atteggiamenti non corretti che a tutti i livelli noi cerchiamo sempre di osteggiare o perlomeno di impedire che si verifichino.
L'ordine del giorno clic viene presentato dai tre Gruppi della maggioranza non soddisfa, a nostro parere, tra l'altro, nemmeno la tensione morale, l'altezza del dibattito che c'è stato in questo Consiglio. Perché è vero che al punto quarto, con coraggio, si rimette in evidenza l'errore politico ed il comportamento che si è verificato, ma, nello stesso tempo noi non riteniamo che la conseguenza che viene posta e che viene evidenziata, e cioè che l'Assessore all'assistenza, con la delega al Presidente della Giunta, abbia espresso un atto di rispetto nei confronti del Consiglio regionale. Noi avevamo chiesto all'Assessore di valutare questa sua posizione nel Consiglio regionale, non avevamo indicato all'Assessore quel che doveva fare; lasciavamo a lei la sua decisione perché ritenevamo (noi abbiamo detto che prima che Assessori e Presidenti della Giunta si è Consiglieri) che il riferimento si ritenesse di conseguente interpretazione. Per questo il dibattito si è svolto con questa intensità e questa sofferenza.
Noi voteremo dunque contro questo ordine del giorno, ripeto, non ritenendolo coerente rispetto alle stesse posizioni che sono state prese anche dai Gruppi di maggioranza, alcuni dei quali profondamente consapevoli della gravità della situazione.
Ma non voteremo neppure a favore dell'ordine del giorno presentato dalla D.C. e dal Partito Liberale. Su questa posizione noi ci asterremo in quanto riteniamo questo ordine del giorno poco chiaro; pensiamo che attraverso questo ordine del giorno il Consiglio rinunci ad una necessità di chiarezza che poteva venircene; vi vengono riportate alcune delle cose che noi abbiamo detto nel nostro dibattito, ma ci sembra confuso nel suo svolgersi e, dunque, non coerente con la posizione che abbiamo assunto all'interno del Consiglio.
Vorrei cogliere questa occasione, nel comunicare questa nostra posizione rispetto a questi due ordini del giorno, per dire all'Assessore Cernetti che nulla cambia nella nostra valutazione rispetto alla sua persona e rispetto al partito che essa rappresenta. Succede nella vita politica incorrere in errori; quando si ha il coraggio di ammetterli, come ha fatto lei questa mattina, credo meriti anche il plauso di una collega.
Noi avremmo voluto conseguenze anche più consapevoli e più responsabili.
Non vi sono state. Aspettiamo l'esito della Magistratura e facciamo tutti gli auguri perché questo esito sia positivo per la sua persona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con il Gruppo liberale abbiamo presentato un ordine del giorno che fotografa la nostra posizione e che riteniamo, come ha detto il collega Bastianini, sereno ed equilibrato. Io ricordo che sul piano politico, ovviamente (il nostro ordine del giorno si riflette puramente sul piano politico), noi non esprimiamo, come ha fatto poco fa la collega Vetrino, un plauso all'Assessore Cernetti, ma quantomeno, le riconosciamo che, sotto l'aspetto politico, il tutto si è svolto al di là delle sue intenzioni, il Gruppo D.C. non ha proposto, negli interventi, le dimissioni dell'Assessore, ma ha lasciato la scelta all'interessata, alla Giunta, alle forze politiche di maggioranza.
Sul piano politico, diciamo che le dimissioni sarebbero state più conseguenti a tutto il dibattito; non riteniamo ci sia stata quella grande sensibilità politica che il Presidente della Giunta ha evidenziato nel suo intervento. Questa è una valutazione. Sulle decisioni che sono state assunte esprimiamo delle perplessità istituzionali che, molto probabilmente, emergeranno da oggi in avanti.
Noi voteremo a favore del nostro ordine del giorno e contro gli altri che riteniamo insufficienti, specie nelle valutazioni di premessa e riduttivi del dibattito. Il votare contro l'ordine del giorno della maggioranza ci fa però dire che apprezziamo la parte conclusiva dell'ordine del giorno stesso, dove vi è un chiaro richiamo a non confondere i partiti con le istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, una breve dichiarazione di voto, ritenendo di avere espresso, a nome del mio Gruppo, la nostra posizione già nel dibattito.
Quindi mi rimetterò ad una dichiarazione di voto, motivandola in relazione agli ordini del giorno presentati.
Per quanto riguarda il nostro ordine del giorno, che è quello che voteremo, rinvio all'illustrazione sintetica e chiara prima dell'ampia illustrazione di Revelli e, in seguito, alla dichiarazione di voto sintetica, fatta dal collega Viglione.
Colgo però, da questo ordine del giorno, lo spunto per un ragionamento che porta anche a spiegare il perché del nostro voto contro l'ordine del giorno presentato dai Gruppi democristiano e liberale. La via che è stata scelta dalla Giunta e, in particolare, dall'Assessore, vale a dire la via della rimessione della delega, non è una via di mezzo; è la giusta via scelta, fin dall'inizio, da parte della Giunta e confortata dal conforme parere dei Gruppi di maggioranza. Penso di averlo già detto nel mio intervento e varrà la pena qui ripeterlo: noi riteniamo questo un atto significativo di sensibilità politica, mentre riteniamo (voglio essere molto esplicito) una forzatura che non ha radici, nei discorsi che sono stati fatti da parte dei Gruppi, anche in dichiarazioni di voto, quando si arriva a riproporre o, comunque, come fanno i Missini, esprimere giudizi in merito alla preferibilità delle dimissioni.
Le dimissioni sono un atto politico di notevole gravità ed avrebbero corrispondenza a comportamenti incerti, non chiari, dopo una vicenda del genere, o da parte dell'Assessore o da parte della Giunta. Mi pare invece di dover qui confermare un giudizio positivo sia sul comportamento tenuto e delle dichiarazioni fatte e gli impegni assunti, dalla Giunta e dall'Assessore. E ci pare, questo, atto proprio, ripeto, nel momento in cui su questo fatto non si vuole da un atto fare strumentalizzazioni politiche (molti l'hanno negato) e soprattutto si rivendica di non volere infierire.
Non bastano gli apprezzamenti personali quando poi il significato politico finale viene calato in un atto di una gravità, ripeto, non rapportata al fatto così come è stato riconosciuto.
Ci sembra, quindi, in questo senso, atto sereno, concreto, anche operativo, quello che è stato scelto.
Noi voteremo quindi contro l'ordine del giorno della D.C. e del Partito Liberale per queste motivazioni: perché siamo convinti della giustezza della correttezza e della sensibilità politica che sottintendono alla decisione dell'Assessore e della Giunta. Voteremo altresì contro l'ordine del giorno proposto o ripreso dai Missini e voteremo anche contro l'ordine del giorno proposto dal PDUP perché riteniamo che il dibattito si sia svolto su argomenti precisi: non riteniamo che una pronuncia, su altri aspetti, sia idonea a dare sbocco a questo dibattito; anzi, riteniamo che un'introduzione surrettizia di altri argomenti, che potrebbero utilmente e sempre, in qualsiasi momento, essere svolti con atti autonomi, non possa ripeto, oggi, essere la conclusione sensata del nostro dibattito. Per questo noi voteremo il nostro ordine del giorno e voteremo contro gli altri ordini del giorno.



PRESIDENTE

Gli ordini del giorno sono stati presentati in quest'ordine: il primo è quello presentato dai Consiglieri Viglione, Revelli e Mignone; il secondo è del collega Montefalchesi; il terzo dei colleghi democristiani e liberali l'ultimo è presentato dai colleghi del MSI.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno presentato dai colleghi della maggioranza.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale a conclusione del dibattito sulla questione attinente l'invio della legge regionale sull'assistenza a particolari gruppi di cittadini in provincia di Novara preso atto che l'Assessore all'assistenza ha rimesso la delega al Presidente della Giunta sottolinea l'importanza di tale atto quale espressione di rispetto nei confronti del Consiglio regionale chiamato a dibattere tale problema, nonché in attesa delle decisioni del Magistrato preso atto altresì delle dichiarazioni del Presidente della Giunta e dell'Assessore in merito all'errore politico e di comportamento ritiene che tale comportamento, peraltro censurato, debba però essere valutato all'interno dell'obiettivo di adempiere, da parte dell'Assessore, a compiti istituzionali quali quelli prescritti dall'art. 8 dello Statuto.
Il Consiglio regionale, anche in questa occasione ribadisce il ruolo insostituibile dei partiti quali principali canali della partecipazione, del raccordo tra società civile ed istituzioni, e che per questo essi non possono confondersi con le istituzioni, né possono sostituirsi alle assemblee elettive che sono l'esatto contrario di un regime di segreterie invita la Giunta regionale ad attenersi sempre nella sua azione di governo a tali principi, al fine di esprimere con efficienza e trasparenza la volontà politica rappresentata".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli, 22 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione il secondo ordine del, giorno presentato dal Consigliere Montefalchesi.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte ritenuto che l'applicazione del piano socio-sanitario e della legge regionale n.
20 debbano costituire quadro di riferimento ed impegno vincolante per tutta la comunità regionale, tale da richiedere un processo decisionale costruito attraverso parametri omogenei che lascino la minore discrezionalità possibile anche all'esecutivo rilevato come l'invio da parte dell'Assessore all'assistenza Cernetti della lettera datata 291911982, fa seguito ad una prassi amministrativa discrezionale, tendente ad eludere il confronto nelle sedi istituzionali competenti rilevato che l'invio di tale lettera come di altri episodi noti alcuni dei quali oggetto di discussione in Consiglio regionale, testimoniano di una concezione dell'esercizio di amministratore pubblico e di una gestione della politica assistenziale, che rivolgendosi sovente ed esclusivamente a settori ben determinati dal punto di vista politico della comunità regionale, quali quelli indicati nella lettera sopra citata, contraddice palesemente ogni criterio di correttezza e serietà, lasciando prevalere deprecabili atteggiamenti di ricerca di personale consenso che contraddice palesemente ogni criterio di correttezza e serietà rilevato che tale atteggiamento è frutto di un costume politico estraneo alla storia ed alla cultura che ha ispirato l'affermarsi delle Giunte di sinistra preso atto della rimessa del mandato dell'Assessore Cernetti al Presidente della Giunta regionale invita la Giunta a verificarne l'attività passata, al fine di valutare se tale deprecabile fatto costituisce pratica consolidata, onde poterne valutare la coerenza con la funzione di Assessore".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 1 voto favorevole, 49 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione il terzo ordine del giorno presentato dai Consiglieri Paganelli e Marchini.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale preso atto del dibattito sulla vicenda della lettera inviata in provincia di Novara dall'Assessore Cernetti; constatato che la Giunta e le forze politiche ritengono che quanto accaduto indipendentemente dalle intenzioni dell'Assessore costituisce errore politico e di comportamento ritiene che l'atteggiamento più conseguente appare quello delle dimissioni dall'incarico prende atto delle decisioni dell'Assessore, confermata dall'adesione delle forze di maggioranza, di rimettere la delega al Presidente della Giunta e rileva che tale comportamento è insufficiente sotto il profilo politico e confuso e contraddittorio sotto il profilo istituzionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 19 voti favorevoli, 28 contrari e 4 astensioni.
Pongo infine in votazione l'ultimo ordine del giorno presentato dai Consiglieri Carazzoni e Majorino.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata la lettera inviata dall'Assessore all'assistenza Elettra Cernetti il 29/9/1982, recante l'intestazione 'Regione Piemonte' considerata la lettera nel suo complesso e valutati alcuni elementi particolari quali: la definizione della legge come 'legge socialista'; la qualificazione dei destinatari quali 'cari compagni'; la presunzione che i destinatari stessi siano stati elettori dell'Assessore, cui affidare in primo luogo l'applicazione della legge indipendentemente dall'accertamento se l'Assessore si sia avvalso delle strutture e dei mezzi della Regione per la preparazione e l'invio della lettera stessa ritiene che il contenuto, la forma, l'interno della lettera rivelino assenza del senso delle istituzioni, tale da rendere non opportuna l'ulteriore permanenza della signora Cernetti nelle funzioni di Assessore della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 2 voti favorevoli, 46 contrari e 3 astensioni.
Colleghi, abbiamo terminato questa giornata un po' lunga. Vi ringrazio per tutto. Il giorno 16 non ci sarà Consiglio.
Il Consiglio è convocato per i giorni 21 e 22 dicembre.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,30)



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