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Dettaglio seduta n.169 del 02/12/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 24 novembre 1982 si intendono approvati.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Interpellanza dei Consiglieri Paganelli, Brizio e Carletto inerente la Conferenza dei Presidenti delle Regioni


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze"..
Esaminiamo per prima l'interpellanza presentata dai Consiglieri Paganelli, Brizio e Carletto inerente la Conferenza dei Presidenti delle Regioni.
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Rispondo telegraficamente alle tre domande che mi sono state poste.
I dipendenti regionali andati a Roma al seguito del Presidente sono stati Tasselli, Givone, De Simone, Piccitto e Gallarate oltre a collaboratori della mia Segreteria per altre funzioni avendo avuto un incontro al mattino con il CNR e con il Ministro Balsamo.
Erano pochi in relazione agli adempimenti che dovevano compiere che erano quelli di recepire l'archivio che dalla Regione Marche passava al Piemonte, quindi non soltanto lavori per la Conferenza stessa, ma lavori di recepimento del materiale che al momento del passaggio viene fatto al Presidente di turno della Conferenza dei Presidenti. Il trasporto delle persone è avvenuto per quattro persone con aereo di linea e per una con treno. Per quanto riguarda il sottoscritto e i miei collaboratori di Segreteria il trasporto non è gravato sulla Regione né per me né per i miei collaboratori.
Il costo complessivo del trasporto è quindi relativo al pagamento di quattro biglietti aerei e di un biglietto del treno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Faccio due considerazioni, una di ordine amministrativo ed una di ordine politico. Quella di ordine amministrativo è che lo staff portato a Roma per questa evenienza lo riteniamo eccessivo.
Fa piacere che ci siano stati dei trasporti che non hanno inciso sulle finanze della Regione. Fino a qualche tempo fa non avveniva così, tanto è vero che c'è una nostra interpellanza che dovrà ancora essere discussa su trasporti effettuati da linee aeree private per quanto riguarda la Regione.
Per quanto riguarda l'aspetto politico la nostra preoccupazione è che l'enfatizzazione della Presidenza di turno delle Regioni è sbagliata sotto il profilo politico.
Siccome le Presidenze di turno durano quattro mesi, se il Piemonte conta tanto nel momento in cui ha la Presidenza, deve tener conto che per alcuni anni tale Presidenza non l'avrà più e potrebbe contare più nulla.
La Presidenza della Conferenza delle Regioni è un momento di sintesi le Regioni contano quello che contano per la loro capacità operativa, per la loro effettiva operosità e non per il fatto di avere per tre o quattro mesi una Presidenza di turno.
Ci auguriamo che tutte le Regioni entrino in questa corretta visione che la Presidenza è un momento di sintesi e che le Regioni contano sempre sia che abbiano sia che non abbiano la Presidenza di turno.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Mignone inerente la vertenza della ditta Fulgor di Cassine


PRESIDENTE

L'Assessore Sanlorenzo risponde all'interrogazione presentata dal Consigliere Mignone inerente la vertenza della ditta Fulgor di Cassine.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

E' ormai da quasi due anni che l'Assessorato al lavoro segue, sia a livello locale che con interventi presso i Ministeri del Lavoro e dell'Industria, la questione Fulgor. Tale azienda che fa capo alla Finanziaria SIFIN, attualmente in amministrazione controllata è stata messa in liquidazione ed al momento non esistono impegni e piani da parte n della proprietà né del Governo per poter trovare soluzioni alla difficile situazione.
Vi è stata un'intesa a livello ministeriale che prima di procedere alla liquidazione si sarebbero verificate tutte le ipotesi anche formulate a livello locale e regionale che avessero avuto lo scopo di salvaguardare almeno parzialmente l'occupazione. Le organizzazioni sindacali hanno, tra l'altro, proposto di utilizzare lo stabilimento come sede di impianto di lavorazione per il riciclaggio di rifiuti industriali.
Tale iniziativa va però inserita nel quadro dell'attività programmatoria regionale anche per poter utilizzare eventuali forme di agevolazioni e di finanziamento.
Esistono alcuni problemi al riguardo dei quali potrà riferire nello specifico l'Assessore all'ecologia.
Per ora si sta cercando di procrastinare ulteriormente i tempi della messa in opera della liquidazione tenendo anche conto delle difficoltà che sta affrontando il gruppo SIFIN nell'attuazione del piano di ristrutturazione che prevede tra l'altro l'intervento della GEPI per gli stabilimenti del Sud.
Aggiungo che sono stati convocati i parlamentari piemontesi per lunedì prossimo per esaminare le situazioni GEPI del Piemonte. Troveremo anche in quell'occasione l'opportunità di far presente la questione Fulgor nei termini e nei limiti di questo ultimo aspetto che ho ricordato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Ringrazio l'Assessore della risposta. Mi auguro che da questo incontro possano emergere fatti concreti in ordine ai problemi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza dei Consiglieri Biazzi, Avondo e Alasia relativa alla drammatica situazione creatasi alla Cartiera Tolmezzo di Verbania


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza presentata dai Consiglieri Biazzi, Avondo e Alasia relativa alla drammatica situazione creatasi alla Cartiera Tolmezzo di Verbania.
Risponde l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Subito dopo la notizia apparsa sui giornali, abbiamo preso dei contatti con l'azienda. Vi è una modesta possibilità di non addivenire alla tristissima prospettiva annunciata di chiudere lo stabilimento e di licenziare 500 lavoratori a dicembre.
Ho inviato ieri un telegramma alla Pirelli S.p.A. che vi leggo: "In relazione alle notizie pervenuteci circa la decisione della proprietà di chiudere la Cartiera di Possaccio (Verbania) l'Amministrazione regionale ritiene necessario proporre un incontro tra le parti al fine di trovare soluzioni alternative che permettano la continuazione di attività produttive nello stabilimento salvaguardando l'occupazione dei lavoratori addetti tenendo anche in dovuta considerazione i recenti accordi sottoscritti. Est infatti improponibile che in questa zona vengano espulsi altri 500 lavoratori dai processi produttivi vista la già gravissima situazione occupazionale.
Comunichiamo nostra disponibilità per martedì 7 ore 9 presso nostra sede Piazza Castello n. 165 - Torino. Preghiamovi confermare.
Cordialità. F.to: Dino Sanlorenzo, Vicepresidente Giunta regionale del Piemonte".
PRESIDENTE. La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ringrazio l'Assessore della risposta immediata e tempestiva.
La situazione è ancora più urgente alla luce dell'incontro di ieri a Milano tra le organizzazioni sindacali, le segreterie nazionali dei cartai e la direzione dell'azienda.
Il giudizio sull'incontro non è sicuramente positivo. Il piccolo spiraglio che sembra emergere dalla dichiarazione dell'Assessore Sanlorenzo credo sia da valutare in tutta la sua importanza.
Le iniziative intraprese vanno in direzione delle indicazioni date dal Consiglio di fabbrica e dagli Enti locali della zona. Non sto a sottolineare la gravità della situazione del Verbano - Cusio - Ossola. Il Consiglio regionale ha già avuto occasione di esprimersi con apposito ordine del giorno l'anno scorso.
Da allora si è aggravata ulteriormente e qualsiasi iniziativa per la salvaguardia dei posti di lavoro nella zona è necessaria e doverosa.
Ringrazio la Giunta per le iniziative intraprese.


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc.

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente le attrezzature dei rifugi alpini e le convenzioni con le società elicotteri per gli interventi richiesti dal Corpo nazionale di soccorso alpino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione presentata dai Consiglieri Bastianini Marchini e Turbiglio inerente le attrezzature dei rifugi alpini e le convenzioni con le società elicotteri per gli interventi richiesti dal Corpo nazionale di soccorso alpino.
Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

In riferimento all'interrogazione in oggetto si comunica quanto segue.
L'Azienda di Stato per i servizi telefonici è autorizzata a provvedere ai sensi della legge 11/12/1952, n. 2529 e successive modifiche ed integrazioni all'installazione di collegamenti telefonici o radiotelefonici nei rifugi alpini riconosciuti di particolare importanza e ove ragioni tecniche ed economiche lo consiglino.
Per gli effetti del D.P.R. 14/1/1972, n. 6, relativo al trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative in materia di turismo ed industria alberghiera, la Giunta regionale con deliberazione n. 167-7662 del 13/7/1981 ha provveduto ad individuare una serie di rifugi alpini piemontesi in possesso dei requisiti richiesti dalla legge citata.
Per consentire la formulazione di tale elenco sono stati consultati il CAI e le Associazioni operanti nel settore. In conseguenza all'atto deliberativo si è data comunicazione all'Azienda di Stato per i servizi telefonici al fine di consentire il prosieguo delle procedure amministrative e, contemporaneamente, si sono stimolati i Comuni che non avevano ancora presentato la domanda ad effettuare l'opportuna richiesta all'Azienda di Stato.
A breve termine è prevista, da parte dell'Assessorato competente un'ulteriore verifica dell'elenco e consentire così eventuali integrazioni ed aggiornamenti.
Purtroppo, però, si stanno verificando notevoli ritardi nell'attuazione pratica dei collegamenti telefonici o radiotelefonici, pur se questi sono stati già ammessi; pertanto è stata prevista una nostra azione di stimolo nei confronti dell'Azienda di Stato per i servizi telefonici.
In riferimento invece alla possibilità di estendere le convenzioni tuttora in corso con le Società di gestione degli elicotteri anche alle attività inerenti le operazioni di soccorso alpino, soluzione da ritenersi particolarmente onerosa anche in relazione al cospicuo numero di ore di volo necessarie per effettuare le operazioni di addestramento dei volontari del soccorso alpino, ricordiamo che la Confederazione Elvetica ha affidato a società private per la gestione degli elicotteri questo servizio, con la conseguente notevole spesa riversata interamente sull'assistito, mentre i francesi hanno seguito la via dell'affidamento a militari con costi minori e buoni risultati.
Comunque tale problematica è da tempo allo studio e probabilmente sarà risolvibile all'interno dell'articolazione regionale del Servizio di Protezione Civile.
Dalle analisi fin qui effettuate e dalle verifiche periodiche avute con il Corpo Nazionale Soccorso Alpino del CAI sono emersi elementi sufficienti per ipotizzare l'integrazione di tale servizio con altri settori sociali: si pensi all'intervento delle Forze Armate o dell'Arma dei Carabinieri nei casi di soccorso stradale, di soccorso agli abitanti di casolari o frazioni isolate, ecc., ovviamente tale soluzione presuppone le opportune dotazioni alle Forze Armate, di veicoli dotati di verricello e idonei al salvataggio in montagna.
Il problema viene discusso nell'ambito del Servizio di Protezione Civile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Anticipo una risposta di ampia soddisfazione per la prima parte e di non soddisfazione per la seconda parte.
A sensi di Regolamento proporremo una mozione sulla seconda parte.
L'interrogazione è in apparenza marginale rispetto ai grossi problemi di cui si occupa il Consiglio regionale. Si da il caso che per mancanza di telefono in un rifugio un ragazzo di 8 anni molto probabilmente è morto assiderato a 50 km, da Torino nel mese di agosto.
Sono convinto che l'Assessore farà quanto è in suo potere per accelerare i tempi del progetto.
La risposta alla seconda parte dell'interrogazione sarebbe più di competenza della Giunta nel suo complesso che non dell'Assessorato al turismo. Trova la sua ragion d'essere su un fatto di segno positivo avvenuto nel mese di agosto sulle nostre Alpi: un soccorso alpino fatto con tecniche moderne e soprattutto con apparecchi che non sono quelli in dotazione ai Carabinieri o all'Esercito. Auspico che questo problema abbia sbocco naturale nella legge sulla protezione civile. Il problema rimarrà comunque aperto perché occorrerà un collegamento funzionale tra il volontariato qualificato, che sarà sempre l'unico in grado di intervenire e le apparecchiature in volo.
Abbiamo l'impressione che l'assunzione di iniziative su questo versante avrà tempi lunghi. Ci sembra peraltro inaccettabile che, in pendenza di convenzioni tra la Regione ed alcune società dotate di mezzi sofisticati si possa richiedere l'elicottero per un incendio e non lo si possa chiedere per il soccorso di qualcuno che sta morendo.
Mi pare di capire che il Presidente prenderà a cuore questo problema.
Ci riserviamo di presentare una mozione perché il Consiglio si pronunci in proposito.
Dichiaro la mia personale disponibilità perché siano aperte ulteriori convenzioni con degli accorgimenti e dei margini esterni di comportamento tali da non farle diventare un onere finanziario superiore a quello, già estremamente significativo, che la Regione ha in questo campo.


Argomento:

Mancata risposta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Dobbiamo rilevare che solo una minima parte delle nostre interrogazioni ed interpellanze vengono inserite all'ordine del giorno, ma poi non si discutono.
I Consiglieri regionali sono privati del loro fondamentale esercizio di controllo attraverso le interrogazioni e le interpellanze.



PRESIDENTE

Concordo, Consigliere Paganelli, con le sue dichiarazioni. Ritengo che anche gli Assessori dovrebbero essere presenti per rispondere.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Da tempo abbiamo proposto di riservare un'intera giornata alle risposte delle interrogazioni.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interpellanza dei Consiglieri Cerchio, Villa e Bergoglio inerente il bilancio del Teatro Stabile di Torino


PRESIDENTE

Visto che è presente l'Assessore Ferrero possiamo passare all'esame dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Cerchio, Villa e Bergoglio inerente il bilancio del Teatro Stabile di Torino.
La parola al Consigliere Cerchio per l'illustrazione.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la vicenda del Teatro Stabile di Torino, apparsa con particolare clamore in queste settimane, si pone all'attenzione degli amministratori. Nel testo dell'interpellanza sono indicati i motivi di preoccupazione per il "buco" del bilancio del Teatro Stabile, che investe un problema ben più vasto che sarà oggetto di una comunicazione nella sede della competente Commissione e di dibattito in sede di Consiglio su tutta la politica culturale regionale.
Il fatto emerge da un insano tentativo di riagganciare al sistema "Dario Fo" la nota vicenda di un lavoro teatrale dove la direzione artistica del Teatro Stabile è retta dal comunista Missiroli e la Presidenza è retta dal socialista Volterrani, i quali, con dovizia, di mezzi e con larghezza di disponibilità, hanno dato il via ad un'opera oggetto di particolare attenzione per il deficit ma che rappresenta l'ultimo stadio della politica del Teatro Stabile. I piemontesi non ritennero di accompagnare il proprio sghignazzo d'autore allo sghignazzo di Dario Fo rimproverando i finanziatori con denaro pubblico per le platee semivuote di quello spettacolo.
Riteniamo che lo Stabile debba andare incontro alle attese del pubblico con una programmazione più aperta e più pluralistica, più aderente alla domanda dello spettatore.
Il dibattito in Comune è stato sospeso, c'è la richiesta di riduzione degli stanziamenti a bilancio 1982/1983 dello Stabile di alcune centinaia di milioni.
La vicenda non è chiusa, quindi si possono spendere altre centinaia di milioni per coprire un chiaro fallimento culturale.
L'Assessore alla cultura del Comune di Torino, Balmas e il Direttore del Teatro hanno difeso il cartellone dello Stabile e lo spettacolo di Dario Fo compiendo una scelta precisa non solo di carattere culturale, ma anche di carattere ideologico.
Necessita in alternativa a questa impostazione una produzione valida sul piano artistico, necessita una produzione libera da incrostazioni politico-culturali, necessita una produzione sostenibile sul piano economico, necessita una produzione caratterizzata da un'oculata amministrazione del denaro pubblico.
Necessita un programma di interventi culturali, a partire dallo Stabile, che sia adeguato al ruolo della città che sia comprensibile dalla gente, che sia compatibile con le potenzialità degli enti che intervengono economicamente senza progetti avveniristici.
Quale ruolo può avere il Teatro Stabile come operatore culturale? I fatti di questi giorni dimostrano che è necessaria una dirigenza diversa a cui affidare ruolo, strategia nuova ed organizzazione nuova. E' giunta l'ora di cambiare la gestione della direzione di questo ente e di realizzare un impegno culturale in cui la città veramente si riconosca partecipe.
Chiediamo linee aperte, piani finanziari, progetti politici che indichino lo sbocco positivo da una situazione che non può essere risolta soltanto con l'incremento di ulteriori contributi pubblici. Si pone il problema della riorganizzazione dello Stabile e magari di una reale regionalizzazione dello Stabile per creare un vero servizio culturale regionale.
Confrontandoci su queste tecniche è possibile un rilancio credibile dello Stabile senza imposizioni di soluzioni già largamente fallite.
Non vorrei che si ripetesse il discorso che si è registrato nell'area metropolitana torinese dove si è svolto un dibattito di conflittualità fra il PCI ed il PSI sulla politica culturale che ha rischiato di essere meramente strumentale per il controllo di una nuova leva del potere locale che è la politica culturale.
Si devono programmare le risorse della Regione, della Provincia e dei Comuni, soprattutto di quelli più grandi. Su proposta della D.C. il Comune di Roma ha approvato una deliberazione che contiene criteri generali e precise garanzie di trasparenza nella gestione amministrativa.
Sulla vicenda del "buco" nel bilancio dello Stabile c'é viva preoccupazione anche per un caso analogo: il Teatro Regio di Torino.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

L'interpellanza chiede di portare all'esame della VI Commissione del Consiglio regionale il tema della programmazione teatrale in termini di date e cifre.
Potrei illustrare a voce qui e incominciare con alcune prime risposte per continuare in sede di Commissione.
L'interpellanza ha un valore fondante e costitutivo di una strategia perché pone dieci domande ed articola tra la premessa e le domande i titoli di un volume sul teatro nel mondo, e in Piemonte in particolare anticipando un pochino nei titoli il giudizio conclusivo.
La sintesi è mirabile perché la scaletta del libro e le conclusioni dei capitoli sono tutte contenute in tre paginette.
La risposta a queste cose deve essere data cominciando a dire che qui si ragiona in una logica strettamente istituzionale. Del conflitto tra il PCI ed il PSI non mi faccio carico, del valutare se esiste o non esiste anche perché nella relazione veniva indicato come modello da seguire e contrapposto al mio collega del Comune che era invece modello da non seguire.
Mi risulterebbe difficile interpretare questo conflitto, visto che pare che le cose da me sostenute sono state usate come argomentazione contro un indipendente.
La storia dello Stabile nel passato ha visto dei travagli non certo inferiori a quelli di oggi. Trovo più grave e più sorprendente il dibattito che si è acceso, peraltro senza che lo Stabile informasse, n preventivamente né posticipatamente, la Giunta regionale di quello che stava succedendo del dato amministrativo sul quale si è sviluppato.
Una differenza tra le entrate e le uscite stimata nell'ordine del 10 può essere un indicatore preoccupante, ma può, per un verso, nascondere situazioni ben più pesanti per un altro verso, può nascere da una certa modalità di contabilizzazione. I Consiglieri Cerchio e Villa, che conoscono questo settore, sanno che il modo in cui si ripartiscono gli oneri a cavallo dei bilanci può determinare variazioni di quella natura.
Chiunque abbia fatto l'amministratore conosce molti modi per affrontare un problema di quell'entità in modo tale da ridurre le uscite ed aumentare le entrate o prevedere sull'anno successivo un diverso bilancio tra entrate ed uscite. Questo non mi sembra grave. Ho assistito ad iniziative culturali ben più gravi di questa questione.
D'altra parte la presenza al pubblico nel circuito regionale e nel polo torinese ha dato negli ultimi anni una crescita notevolissima ed un consolidamento notevole.
Oggi, a differenza di 5-6-7 anni fa, il Teatro Stabile dispone di un numero di abbonati e di non abbonati che frequentano con continuità le manifestazioni che continua a crescere e che costituisce una fonte di entrate che rende l'iniziativa teatrale del Piemonte una di quelle iniziative che si finanzia maggiormente attraverso i biglietti venduti.
Se ci sono altre situazioni, legate alla politica culturale del Teatro Stabile, alle prospettive, al rapporto tra la produzione ed il circuito tra il Teatro Stabile e le cooperative, non mi sembra che vengano introdotte dalla situazione contabile che è stata discussa con la Commissione consiliare del Comune di Torino e devono essere enunciate da altre parti.
Perché nella premessa dell'interpellanza vi sono, con molto equilibrio ma senza una soluzione definitiva, giustapposte delle strategie possibili tra di loro divergenti; per un verso si dice che dovremmo intervenire maggiormente in termini di promozione e che non dovremmo ripianare i bilanci. Al Teatro Stabile di Torino vengono imputati i deficit maturati sulle produzioni.
Ma decidere che si vuole "promuovere" attraverso un numero di produttori che non si riassumono in quelli che si organizzano all'interno o a lato del Teatro Stabile, significa aumentare le spese, significa mettere altre compagnie torinesi o nazionali nelle condizioni di tentare un dibattito culturale ad un livello sostenibile.
Il ricorrere a nomi come Strehler o Ronconi o a compagnie di grande interesse locale significa espandere l'attività di promozione, ma significa anche mettersi in una esposizione sempre crescente e sempre più diretta da parte della Regione. In questo caso non vi sarebbe neppure la mediazione di un'organizzazione che vive di teatro.
Credo che le persone che lavorano all'interno dello Stabile possano essere considerate tutto fuorché degli avventizi o degli inesperti nel mondo del teatro.
La grande operazione culturale è sempre un'ipotetica grande operazione fino a quando il pubblico non la condanna o non l'afferma, quindi significa lavorare per mesi o per anni al buio e questo significa fare delle scelte e dei rischi.
Credo che il Teatro Stabile, attraverso le capacità teatrali di Fo, non pensava tanto ad un'operazione politica, ma ad un'operazione culturale di innovazione e dinamica rispetto ad altre maniere di concepire il teatro più adeguate forse ad un pubblico consolidato.
Non è andata bene, ma potrei citare altri casi di autori che non hanno queste incrostazioni politiche o che le hanno di segno opposto che si accompagnano di grandi successi e di grandi difficoltà di pubblico.
Quanto al controllo sul finanziamento pubblico, sono d'accordo a dire che debba esserci.
Ma intanto si può giudicare la contabilità in itinere, si deve giudicare il risultato culturale dell'intervento, quindi nel momento in cui i quattrini sono fuori delle casse della pubblica amministrazione e in quelle casse qualunque sia il giudizio non si può tornare.
E' difficile pensare di intraprendere operazioni di questo genere caricando su operatori culturali che non hanno solidità e compattezza amministrativa paragonabile a quella della Regione, il rischio complessivo di operazioni che vengono soltanto discusse dal punto di vista finanziario a chiusura. La questione del controllo sul finanziamento ha anche la faccia dell'autonomia e del pluralismo.
Il modo di usare il denaro deve essere giustificato come risultato e come programma di attività. Non vedrei la Regione trasformarsi in un controllore contabile dell'associazionismo nel riparto della legge 58 e in tutti gli aspetti che sono previsti.
Provo poi qualche fastidio quando leggo sui giornali che il mio collega Balmas avrebbe qualche responsabilità nelle cose che sono successe. Credo che si debbano distinguere i meriti e le responsabilità. Come si pu sostenere che per il Comune di Torino con i margini di autonomia che ha il Teatro Stabile, l'Assessore comunale sia colui che ha scelto o che sia il caratterizzante di una certa operazione. Dal 1976 i contributi, sotto varie forme, dai vari Assessorati, pervenuti dalla Regione al Teatro Stabile di Torino, si evolvono con qualche rapidità nella seconda legislatura regionale passando da 50 milioni nel '75 a circa 300 milioni negli anni 1979 e 1980.
Deve essere tenuta presente la data in cui è entrata in vigore la legge n. 68. Nel 1978/1979, accanto alla voce "Finanziamenti istituzionali al Teatro Stabile", si accompagnano altri finanziamenti organizzativamente amministrati dalla struttura dello Stabile e che in alcuni casi, per richiesta di questi soggetti, versati direttamente allo Stabile. Le voci di cui è composta l'erogazione della Regione allo Stabile acquistano sempre meno il carattere di contributo ed assumono sempre più il carattere di un contributo passante attraverso lo Stabile, o in prima battuta o in seconda ma legato ad iniziative e a rassegne con una loro autonomia e con la possibilità di rendicontazione indipendente rispetto al bilancio amministrativo dello Stabile.
Il contributo della Regione nell'anno 1981/1982 è di circa 750 milioni con la legge n. 68 per l'attività del Teatro Stabile, per il circuito Piemonte-estate è di 450 milioni, per la rassegna internazionale di 100 milioni, per iniziative legate all'anniversario di S. Francesco e collegate ad iniziative di tipo espositivo di 25 milioni, per attività di formazione di funzionari pubblici e di altre strutture di 15 milioni, per l'operazione Vercelli di 60 milioni, per Cuneo alternativa di 50 milioni circa; invito a Teatro 150 milioni, per attività legate all'Assessorato al turismo nella rassegna Sport-Uomo di 55 milioni.
Come vedete i ruoli dello Stabile sono molto differenziati. Ho risposto molto sommariamente con l'impegno di portare in Commissione dati più analitici. Credo di aver risposto anche al punto 2). L'iniziativa Asti Teatro non sempre è passata attraverso il Comune di Asti secondo problemi di cassa, di ragioneria e secondo le possibilità di mantenere la rassegna.
Per quanto riguarda il punto 4) credo che le dichiarazioni sui giornali hanno chiarito la questione. Lo Stabile prevede una marginale riduzione di attività e ha chiesto al Comune di Torino un intervento finanziario per ripianare almeno una parte della situazione.
Quanto al punto 5) la Giunta sarebbe orientata, nel caso in cui il Comune di Torino promuova il convegno, ad aderire nei modi e nelle forme che si potranno concertare tra le Amministrazioni.
La Consulta per i beni culturali aveva già previsto nel suo calendario una discussione sui problemi del teatro. Sono disposto a discutere in Commissione ed in Consiglio. Sulla questione delle scelte non credo che la questione sia limitata allo Stabile. Potremmo decidere se tentare a Torino un'operazione di segno opposto rispetto alle tendenze europee.
Potrei anche auspicare, entro certi limiti, un'operazione innovativa e pionieristica; sarebbe conflittuale rispetto alla tendenza diffusa.
Sul deficit previsto per il programma 1982/1983 rassicuro i Consiglieri che dopo aver risposto all'interpellanza, sia pure sommariamente, mi sentirei autorizzato a procedere ad un incontro con il Teatro Stabile in modo da appurare, anche sulla base delle considerazioni che svolgeranno gli interpellanti, le proiezioni sull'anno 1982/1983.
Credo comunque che definizioni esatte sia difficile averle oggi, perch non abbiamo ancora dichiarato la disponibilità di bilancio regionale per quanto riguarda i contributi, quindi avremo da parte di quell'ente risposte giustamente interlocutorie.
Sulla questione del Teatro Regio che versa in gravi situazioni finanziarie permettetemi di riassumere.
Nel 1982 sul bilancio c'è stata una riduzione drastica di circa la metà del finanziamento dato dalla Regione al Teatro Regio. Sono rimasti 350 milioni per il decentramento e il miliardo istituzionale è stato ridotto a 400 milioni, passando quindi da circa 1 miliardo e 400 a 750 milioni. La qual cosa è stata vista con estremo malanimo da parte di chi si occupa di lirica, oltreché da parte degli amministratori del Teatro stesso. Il problema del Teatro Regio però si pone in una maniera diversa.
Il fatto che lo Stato non consideri l'ente lirico di fatto esistente e continui a mantenere contributi assai inferiori rispetto agli altri enti lirici, porta come conseguenza a far sì che Comune e Regione coprano quella parte del bilancio che supera le spese fisse, quindi una riduzione dei contributi da parte degli Enti locali non determina tanto il disavanzo o lo spareggio nel bilancio dell'ente, ma determina una caduta molto più che proporzionale nell'attività perché il livello dei contributi copre a mala pena le spese fisse di gestione della struttura.
E' quindi con i contributi aggiuntivi che vengono realizzati i cartelloni.
La legge regionale n. 25 del 10/2/1980 prevede la nomina di un rappresentante. Non posso auspicare che la Commissione Nomine acceleri il suo iter perché forse viene sottovalutato il ruolo positivo che potrebbe avere questa nomina.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

I temi dell'interpellanza erano tanti da costringere e strozzare una stimolante occasione di dibattito.
Molto opportunamente l'Assessore Ferrero ha eluso il discorso sulla conflittualità tra le forze politiche di maggioranza per riportare il discorso sul piano istituzionale. Le Regioni hanno emanato leggi di promozione della cultura, ma ancora oggi vivono una fase di incertezza istituzionale poiché i piani regionali di spesa molte volte si riducono ad atti di gestione, gli interventi sono scarsamente selettivi, il circuito ed il decentramento restano in gran parte scollati dalle realtà locali.
Le indicazioni di questi ultimi anni nella Regione Piemonte indicano una tendenza diversa e questo è un fatto positivo da perfezionare.
Non entro nel merito delle scelte in politica culturale che ci vedono differenziati, ma voglio auspicare che la nuova legislazione sullo spettacolo, prevedendo delle precise deleghe agli Enti locali, risolverà i casi di conflittualità e l'occasione per ritessere un discorso di programmazione ai vari livelli, Regioni, Province e Comuni.
Ringraziamo per l'informazione possibile, siamo in attesa di verificare tutto in sede di Commissione, annunciamo peraltro che dalla valutazione che verrà in Commissione trarremo l'occasione per trasformare questa interpellanza in una mozione per dare quella possibilità di dibattito che il Regolamento permetterà sulla politica teatrale nella Regione Speriamo anche di avviare il discorso di una reale regionalizzazione del Teatro Stabile.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cernetti Bertozzi, Fassio Ottaviano, Ferraris, Petrini, Testa Turbiglio e Vetrino Nicola.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 274: "Modifica dell'art. 1 della legge regionale 11/8/1973, n. 17 concernente 'Delimitazione delle zone montane omogenee. Costituzione e funzionamento delle Comunità montane' ", presentato dai Consiglieri Bontempi, Brizio, Vetrino e Valeri in data 25 novembre 1982 N. 275: "Ulteriori modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 12/10/1978, n. 63 'Interventi regionali in materia di agricoltura e foreste' ", presentato dalla Giunta regionale in data 26 novembre 1982 N. 276: "Modificazioni ed integrazioni alla legge regionale 27/4/1978, n.
20 'Norme per la formazione e l'approvazione dei piani zonali di sviluppo agricolo' ", presentato dalla Giunta regionale in data 26 novembre 1982 N. 277: "Delega e sub-delega alle Province ed alle Comunità montane dell'esercizio di funzioni amministrative in materia di agricoltura foreste ed alimentazione", presentato dalla Giunta regionale in data 26 novembre 1982 N. 278: "Determinazione dell'ammontare della tassa regionale di circolazione", presentato dalla Giunta regionale in data 29 novembre 1982.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale dell'11 novembre 1982: "Approvazione dell'accordo concernente la costituzione, gestione ed organizzazione del Consorzio Interregionale per la formazione dei divulgatori agricoli C.I.F.D.A. in applicazione del Regolamento C.E.E. n. 270/1979".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 23/11/1982, in materia ai consulenze ed incarichi - in attuazione dell'art.
7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.
Le comunicazioni sono così terminate.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sui seguenti argomenti: a) comunicazione giudiziaria all'Assessore Cernetti b) incontro con i Presidenti delle Regioni e decisioni assunte


PRESIDENTE

Chiede ora di parlare il Presidente della Giunta regionale, Enrietti per alcune comunicazioni. Ne ha facoltà.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Ho avuto notizia della comunicazione giudiziaria già notificata all'Assessore Cernetti.
L'Assessore mi ha dichiarato che, a suo parere, tutta la vicenda costituisce uno spiacevole equivoco che intende chiarire compiutamente all'autorità giudiziaria; da parte mia non posso che auspicare che questo possa realizzarsi e che tale chiarificazione possa avvenire nel più breve tempo possibile. Nei giorni passati avevo già ritenuto di disporre accertamenti e ne ho riferito in Giunta regionale nella seduta del 30/11/1982 nella quale si è formalizzata un'indagine amministrativa interna. Conseguentemente, in pari data, ho emesso il relativo decreto.
Di tutto ho informato nella giornata di ieri l'autorità giudiziaria.
Per affrontare la questione di ordine politico, sulla quale alcuni Gruppi hanno presentato interpellanze ed ordini del giorno, i Capigruppo e la Presidenza del Consiglio dovranno determinare la data della relativa trattazione, per la quale la Giunta regionale si dichiara sin d'ora disponibile.
Comunico inoltre che si è tenuta la Conferenza dei Presidenti a Siena il giorno 25/11/1982. Tra le decisioni più importanti vi è la richiesta dell'incontro al Presidente incaricato Fanfani che l'ha accettata nei prossimi giorni, sui gravi problemi dell'economia nazionale e dei problemi che riguardano il confronto tra le Regioni ed il Governo. Il documento relativo l'ho già rimesso al Presidente del Consiglio il quale lo ha trasmesso ai Capigruppo.
Nella stessa Conferenza si è decisa la presentazione di un disegno di legge regionale che riguarda l'anzianità pregressa da adottarsi contemporaneamente da parte di tutte le Regioni sulla base dei criteri fissati dalle organizzazioni sindacali e secondo il testo concordato dagli Assessori al personale delle Regioni. E' stata data una valutazione positiva dell'accordo tra Regioni e Ministero per i Beni Culturali e sul protocollo d'intesa che ne è scaturito per la costituzione in via sperimentale dei Laboratori e dei Centri di documentazione dei beni culturali: sia per il ruolo attivo e riconosciuto alle Regioni, sia in quanto tali accordi offrono un quadro di riferimento per le singole convenzioni che tengano conto delle specificità delle realtà regionali. La Conferenza ha anche deciso che l'eventuale intervento regionale non debba superare la soglia del 30 % dell'importo complessivo necessario per l'istituzione dei Centri.
Sono stati approvati i criteri di riparto tra le Regioni della legge 53/1982. La suddivisione è stata: 75 % per opere idrauliche e 25 % per opere di navigazione interna.
I criteri di riparto elaborati tra le Regioni determinano, sulla base della suddivisione suddetta, un importo per il Piemonte di L.
16.362.750.000; 9 miliardi e 800 milioni per le opere idrauliche e 7 miliardi e mezzo per le opere di navigazione. E' un dato estremamente positivo perché si può arrivare immediatamente al CIPE per ottenere fondi liquidi disponibili per iniziare i lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo socialista ritiene che il comportamento della Giunta regionale e del suo Presidente sulla vicenda dell'Assessore all'assistenza sia assolutamente corretto.
Non vogliamo anticipare la discussione che i Capigruppo hanno fissato per il giorno 10, vogliamo soltanto dire che la vicenda non deve trovare strumentalizzazioni. E' una vicenda che può essere introdotta nel vasto campo dell'informazione, previsto statutariamente nella Regione Piemonte.
Possono esserci state delle carenze oppure delle imperfezioni nel modello che si è predisposto per questa informazione, certamente non ritroviamo degli elementi di gravità tali da essere presi e portati innanzi magari in modi che non hanno nulla a che vedere con un fatto che può essere di costume, ma riduttivo nella sua importanza e nella sua portata.
L'Assessore, il giorno 10, spiegherà le ragioni del suo comportamento.
Auspichiamo che la Magistratura quanto prima voglia decidere in proposito.
Il giudizio politico su questo atto il Gruppo socialista lo darà nella seduta del 10 dicembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo sulla comunicazione del Presidente della Giunta regionale relativa alla comunicazione giudiziaria all'Assessore Cernetti.
Il Gruppo D.C. non si erige in questo momento né ad accusatore né a giudice.
In data 9 novembre avevamo rivolto un'interpellanza per conoscere innanzitutto per poi poterci determinare nei nostri atteggiamenti e nelle conseguenze.
Altri, operando dopo di noi, il Gruppo liberale innanzitutto conoscendo di più di quanto noi conoscevamo nel momento della nostra interpellanza, hanno chiesto le dimissioni dell'Assessore Cernetti.
Ci troviamo dinnanzi ad un'iniziativa della Procura della Repubblica.
Rispettosi da sempre per formazione e per professione dell'operato della Magistratura, attendiamo il giudizio che la stessa darà sotto l'aspetto amministrativo e penale.
Resta il giudizio politico sul fatto e sulla considerazione che un Assessore regionale abbia scritto che una legge della Regione è una legge socialista.
Questo giudizio politico non può essere rinviato e noi lo esprimiamo nell'imminente dibattito. La considerazione che facciamo a caldo è che questo è un giorno amaro, di tristezza per la Regione nel suo complesso.
Gli ammonimenti che in questi anni abbiamo continuamente rivolto al governo regionale sulla questione morale e sul senso delle istituzioni e l'aiuto che abbiamo cercato di dare al governo regionale con le nostre continue interpellanze e con le nostre sollecitazioni non sono servite a nulla ed oggi siamo a questo punto.
Il caso Cernetti non può essere considerato un episodio a se stante.
E' giunto veramente il momento di meditare, di discutere a fondo sui metodi di governo di questa Regione, su che cosa la maggioranza intende per cultura di governo.
E' giunto il momento di meditare a fondo sulla vita di questo Consiglio che dovrebbe essere il centro motore della Regione e sul suo modo di operare.
Le occasioni a partire dalla prossima settimana non mancheranno. Ci apprestiamo a questi appuntamenti senza lasciarci trascinare, collega Viglione, dalle facili considerazioni che in questo momento si potrebbero fare, ma sapendo di dovere responsabilmente raccogliere l'istanza di chiarezza e di mutamento che si eleva da larga parte della comunità regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, interveniamo anche noi in ordine alla prima comunicazione fatta dal Presidente della Giunta per dire serenamente e pacatamente, senza indulgere a toni accesi o a denunce precise, il nostro punto di vista.
Prendiamo atto dell'apertura di un'indagine autonoma interna all'ambito della Giunta, disposta nei giorni passati dal Presidente. Ne prendiamo atto con soddisfazione anche se non possiamo tacere che questa iniziativa è stata assunta pur con qualche ritardo rispetto alla denunzia inizialmente sorta da una pubblicazione della Regione, ci riferiamo al cosiddetto "Fogliaccio" della CGIL che risale ad oltre un mese fa.
Possiamo in questa fase dare subito un'anticipazione del giudizio politico che non mancheremo di esprimere allorquando verranno discusse le interpellanze e gli ordini del giorno presentati. Il giudizio politico si può dare anche immediatamente, ed in questo concordiamo con la tesi sostenuta dal Capogruppo socialista di non fare delle strumentalizzazioni ad arte su un episodio che in realtà più che indignarci riesce a deprimerci perché è veramente squalificante.
Non abbiamo timore di dire che, più che uno scandalo politico, lo riteniamo come la dimostrazione di un comportamento politico infantile, che denota da parte di chi lo ha compiuto soprattutto - ci si passi il termine mancanza di buon gusto e di intelligenza.
Detto questo, per anticipare brevemente il giudizio politico, dobbiamo rilevare che siamo in presenza da ieri di un fatto nuovo e cioè di una comunicazione giudiziaria giunta all'Assessore.
Verissimo quanto diceva Viglione che l'istituto della comunicazione giudiziaria è preso a tutela dell'interessato, tuttavia non possiamo fare a meno di dire che, pur rispettosi del giudizio che la Magistratura andrà a dare su questa vicenda, ci sarebbe sembrato molto più corretto nella fattispecie che l'Assessore rassegnasse le proprie dimissioni per presentarsi non investito da cariche ufficiali di Giunta in questo lasso di tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Sarò breve perché sono convinto - e la precisazione del Presidente Enrietti ce lo conferma - che il dibattito su questa vicenda si terrà in quest'aula la prossima settimana.
Desidero solo intervenire brevemente per richiamare la particolarità dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo liberale e le nostre serene valutazioni anche in relazione ai fatti nuovi intervenuti nelle ultime ore.
Il Gruppo liberale, nell'ordine del giorno, ha tenuto a distinguere i due fatti: il fatto che attiene alla responsabilità amministrativa ed il fatto che attiene alla responsabilità politica. Quello che attiene alla responsabilità amministrativa non spetta al Consiglio accertarlo, ma agli organi che lo Stato a queste funzioni destina. Sulla responsabilità politica si discuterà in quest'aula.
Riguardo alla responsabilità amministrativa desideriamo, con la stessa fermezza con la quale abbiamo sottolineato la gravità politica, fare una precisazione di doppio grado: che una comunicazione giudiziaria non per questo implica una certezza di colpa e che sul merito di quanto avvenuto il giudizio evidentemente può restare aperto.
Ecco la serenità e la fermezza che accompagneranno la posizione dei liberali in questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Prendiamo atto con favore che sulla vicenda dell'Assessore Cernetti ci sarà un dibattito il 9 o il 10 dicembre e prendiamo atto con favore della comunicazione del Presidente circa l'avvio di un'indagine interna. Ne prendiamo atto con favore perché per altri fatti ben più gravi che investivano le istituzioni anche al di sopra della Regione, altrettanto non si è fatto.
L'interpellanza che abbiamo presentato con il collega Reburdo vuole chiarire l'episodio specifico delle lettere inviate ed alcune affermazioni che nelle stesse sono contenute e che contrastano con la legge n. 20. Non entriamo nel merito dando dei giudizi sulla validità o meno delle accuse mosse all'Assessore.
Credo che in questa fase dobbiamo essere grati alla Magistratura per la solerzia dimostrata che è finalizzata in primo luogo a salvaguardare la dignità delle istituzioni.
C'è un problema di costume politico e del modo di intendere l'esercizio del mandato di amministratore pubblico. E' un atteggiamento grave e non il solo, ci spiace di dover leggere dei manifesti in cui si dice: "Ancora 300 milioni per la Casa di Riposo.., dall'Assessore all'assistenza Elettra Cernetti. Grazie Assessore".
Questo costume politico che è in attesa dei risultati e degli accertamenti della Procura non permette a nostro avviso il permanere dell'Assessore Cernetti al suo posto. Ci riserviamo di entrare nel merito in sede di dibattito che si terrà la prossima settimana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo socialdemocratico è d'accordo perché la discussione sulla prima comunicazione del Presidente avvenga ampia e profonda nella prossima seduta del Consiglio.
Ci pare in questa fase di dover rilevare come la Giunta si sia mossa celermente e in modo opportuno ed adeguato al caso. Rileviamo essenzialmente due aspetti: l'aspetto giuridico ora affidato alla Magistratura ed attendiamo i risultati dell'indagine e l'aspetto morale.
Dichiariamo fin d'ora che non siamo d'accordo con il contenuto della lettera con le sue implicazioni di ordine morale e politico anche se forse sono ascrivibili ai ragionamenti che faceva molto garbatamente il collega Carazzoni. Però da questa vicenda occorre uscire senza generalizzare n strumentalizzare il caso.
E' invece una vicenda riconducibile ad un singolo episodio di una singola persona.
Se poi si dovrà procedere ci sarà davvero da fare chiarezza su molte circostanze e su molte vicende.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per quanto riguarda la prima comunicazione fatta dal Presidente della Giunta non posso parlare a nome del Gruppo perché per l'improvviso congedo del Capogruppo non posso conoscere l'opinione del Gruppo in questa materia.
Personalmente penso che, essendo la Magistratura interessata al caso non è lecito presentare né prima né dopo le decisioni della stessa valutazioni personali o anche di partito.
Posso solo dire che la decisione dell'Assessore di essere disposta a rimettere il mandato fino alle conclusioni della Magistratura, la decisione del Presidente della Giunta di portare in discussione in Consiglio il fatto non possono che essere ben giudicate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come immaginavo, questa mattina si è svolta una prima metà del dibattito, a questo punto avremmo potuto scegliere di farlo tutto. E' pur vero che possono essere conferiti elementi ulteriori sul piano dell'accertamento ma è anche vero che quello che ci compete è un giudizio sugli aspetti di carattere politico.
Parleremo diffusamente di questa questione nella prossima seduta del Consiglio. Noi comunisti vorremmo cogliere quell'occasione per fare un ragionamento completo e reale su questo episodio e sulle questioni che più o meno direttamente e più o meno esplicitamente attorno ad esso vengono richiamate, sussurrate e suggerite.
Riteniamo di avere molte cose da dire sulla questione morale e che è ripresa da altre forze.
Ci auguriamo che un atto politicamente non condivisibile come quello che è stato compiuto dall'Assessore non concreti elementi di reato.
Non sono assolutamente d'accordo sulle affermazioni fatte dal Consigliere Paganelli. Mi domando se la vita pubblica piemontese e torinese non sia stata, in coincidenza con il ruolo di governo dei comunisti largamente ripulita facendo grandi passi avanti sul piano dell'inquinamento della vita pubblica e se non sia in corrispondenza con la difficoltà a livello nazionale del nostro partito che riemergano certi elementi.
In altre parole, la tesi che sosteniamo è che questi sono fatti di una cultura di potere vecchia, che abbiamo combattuto e condannato in maggioranza o all'opposizione la forza e la novità che costituisce il PCI è anche garanzia per mettersi su una strada nuova, sapendo di trovare alleanze, di trovare forze, persone rappresentanti di altri partiti disponibili a percorrerla.
Ma rivendichiamo con forza rispetto al tentativo di liquidare semplicisticamente attraverso episodi che non appartengono alla correttezza del costume amministrativo né alla correttezza del costume politica con un'operazione disinvolta e sbagliata il segno invece di un'operazione politica, di una fatica politica, di un lavoro politico che trova nel Partito Comunista, nelle Giunte di sinistra in cui il PCI è centrale l'elemento di novità, di speranza anche di fronte ai tentativi di ritorno indietro.



PRESIDENTE

Concluso il dibattito sulle comunicazioni che ha fatto il Presidente della Giunta vorrei fare una breve considerazione. Tutti i Gruppi hanno espresso le loro opinioni con molta correttezza.
Si tratta di uno spiacevole incidente, fatto in buona fede.
Conosco personalmente l'Assessore e il mio giudizio è al di fuori del partito. Nella seduta del 10 discuteremo ampiamente.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame progetto di legge n. 237: "Istituzione dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno che reca: Esame progetto di legge n. 237: "Istituzione dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro".
La parola al relatore, Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, la presente relazione è stata approvata a maggioranza dopo la discussione in IV Commissione.
L'opportunità e la necessità di istituire oggi un servizio regionale per l'osservazione del mercato del lavoro anche a livello decentrato sono giustificate da una somma di ragioni: 1) la rilevanza crescente del mercato del lavoro quale fattore che influenza le scelte di politica economica e gli indirizzi di politica sociale. L'entità e le caratteristiche dell'occupazione non sono più, come negli anni '60, esclusivamente delle variabili dipendenti in un sistema dominato in modo diretto dalle condizioni della domanda.
Si sono inseriti, dal lato dell'offerta, elementi di rigidità ed articolazioni dei comportamenti, a loro volta in grado di condizionare, se non sul piano quantitativo su quello qualitativo, gli andamenti dell'occupazione. Questi fattori sommandosi agli effetti di contrazione della domanda provocati dalla crisi dell'economia e dai salti di qualità tecnologici che stanno avvenendo nei settori produttivi, hanno portato al centro dell'attenzione, anche per le dimensioni e le caratteristiche assunte, il problema dell'occupazione e del governo del mercato del lavoro.
Ciò accade in tutta l'Europa e nei Paesi a capitalismo avanzato; l'Italia è tra i Paesi a più elevato tasso di disoccupazione, il Piemonte è, tra le aree industrializzate d'Europa, una delle più colpite dagli effetti negativi della crisi sul mercato del lavoro.
2) In Italia in particolare la capacità di analizzare i fenomeni sociali è sempre stata limitata ad un sistema di informazione statistica non sempre adeguato al bisogno di conoscenza sia degli studiosi che degli operatori economici e politici. Al di là della polverizzazione delle fonti e della loro scarsa affidabilità e scarsissima accessibilità, i problemi maggiori, per l'analisi dei bacini di manodopera, è proprio costituita dalla mancanza di dati disaggregati territorialmente. Tale carenza viene colmata in modo soddisfacente solo dai censimenti ISTAT, ma ogni dieci anni e tuttora con grandi difficoltà anche per gli enti pubblici, e limiti all'utilizzazione.
Come è ben dimostrato da molteplici studi regionali ed in particolare da quelli svolti per conto della Regione Lombardia e che hanno costituito il punto di partenza per l'istituzione, in quella Regione, di un Osservatorio regionale con diramazioni comprensoriali, questa situazione di buio conoscitivo deve essere superata, particolarmente in riferimento al mercato del lavoro. Ciò per le ragioni illustrate al punto 1) ed anche per il crescente coinvolgimento degli Enti locali della Regione nei problemi di governo indiretto e diretto, di quest'area socio-economica.
3) Di tale coinvolgimento testimoniano, da un lato, la sempre maggiore richiesta di partecipazione della Regione alla formazione degli indirizzi di politica economica dal Governo e, dall'altro, l'aprirsi di alcuni spazi concreti di intervento.
Il quadro legislativo infatti è ormai denso di riferimenti in questo senso, in particolare per quanto attiene agli strumenti di gestione locale della politica per l'impiego. Ci riferiamo alla legge 845/1978 che delega alla Regione la gestione della formazione professionale che è, per eccellenza, uno strumento attivo di intervento sul mercato del lavoro.
In quella legge è espressamente previsto, tra i compiti della Regione quello di "assicurare la coerenza delle iniziative di formazione professionale con la prospettiva dell'impiego, nel quadro degli obiettivi della programmazione economica nazionale, regionale e comprensoriale, in relazione a sistematiche rilevazioni dell'evoluzione dell'occupazione e delle esigenze formative, da effettuarsi in collaborazione con le Amministrazioni dello Stato e con il concorso delle forze sociali" (art. 3 punto b). La stessa legge regionale che discende dalla legge quadro necessita, per la sua coerente applicazione, di un quadro conoscitivo analitico del mercato del lavoro, anche nelle sue suddivisioni per bacini e Comprensori. Lo strumento per dare attuazione a questo compito è stato individuato dalle Regioni e dal Ministero del Lavoro e Previdenza Sociale nell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro. Molte Regioni si sono già dotate per legge di questo o di analoghi strumenti (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Liguria, Sardegna, Toscana, Marche). Nel corso degli ultimi quattro anni, inoltre, durante il lungo e faticoso iter del disegno di legge che prevede la riforma parziale del sistema di governo del mercato del lavoro (d.d.l. 1602) si è andato precisando anche il ruolo che verrà ad assumere la Direzione generale dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro presso il Ministero del Lavoro ed il rapporto che verrà istituito tra questo e gli Osservatori regionali, appositamente richiamati nella formulazione approvata dal Parlamento.
Nella sua ultima stesura, approvata dalla Commissione Lavoro del Senato, il d.d.l. 1602 recita all'art. 6 che "per l'adempimento delle loro funzioni le strutture statali, centrali e regionali, dell'Osservatorio sul mercato del lavoro si avvalgono (....) anche delle Amministrazioni ed Enti pubblici specializzati e delle strutture di osservazione e rilevazione del mercato del lavoro, istituite dalle Regioni in funzione degli adempimenti di cui all'art. 3 della legge 21/12/1978, n. 845".
Ecco dunque - e mi scuso con i colleghi di Commissione per questa unica aggiunta che faccio al testo scritto - avendo potuto leggere, dopo questa stesura, l'articolo del collega Brizio su "Lettere piemontesi", che come lo stesso Consigliere richiede, non prescindiamo affatto, con questo provvedimento, dalla normativa in itinere della legge 1602, anzi, ne teniamo conto.
L'Osservatorio dovrà dunque trovare sia un suo momento di coordinamento politico, sia la capacità, derivante dall'operare della Giunta, d'essere una struttura interassessorile coinvolgendo quegli Assessorati la cui attività ha incidenza diretta con il mercato del lavoro.
4) Con la legge che presentiamo di seguito si dà forma, e se ne specificano i contenuti, ad un'attività che la Regione aveva avviato già a partire dal primo piano regionale di sviluppo. Nel gennaio '78, con deliberazione n. 84-12175, era stato attivato un gruppo di lavoro che aveva l'incarico di progettare l'Osservatorio sul mercato del lavoro, sulla scorta di una metodologia di ricerca da verificare e sulla base di indagini specifiche sui principali aspetti del mercato del lavoro. Nel luglio 1981 (delibera n. 70-9367), definito ormai il progetto, la sua realizzazione veniva affidata ad un'unità flessibile interassessorile, ai sensi degli artt. 19 e 20 della legge regionale n. 6/1979.
L'analisi del mercato del lavoro ha come oggetto un fenomeno in continua evoluzione e ricerca, pertanto, per la sua realizzazione, uno strumento sistematico e continuo ed una struttura adeguata sul piano tecnico come su quello organizzativo. Già si possono ricordare in sede di consuntivo alcune significative attività dell'Osservatorio, quali la ricerca sulla disoccupazione giovanile, l'indagine sulla domanda per profili professionali, gli elementi di valutazione offerti alla Commissione Impiego.
5) Un'ultima questione concerne la questione del decentramento. E' del tutto evidente per quanto detto finora che il quadro informativo necessario per una gestione efficace dei problemi del lavoro deve essere articolato al livello dei reali bacini di manodopera. La definizione di questa unità territoriale non è davvero semplice.
Lo stesso Ministero del Lavoro sta lavorando da diversi anni per giungere ad un'ipotesi soddisfacente in questo senso.
Per quanto riguarda la nostra Regione, si è ritenuto che la dimensione comprensoriale fosse quella necessaria, rispetto alle esigenze locali di conoscenza dei problemi e dei dati, e sufficiente rispetto alle dimensioni minime di riferimento opportune per esercitare una concreta politica regionale dell'impiego, anche considerando che tale è la dimensione assunta per le varie ipotesi e/o esperienze contrattuali di mobilità.
L'ipotesi "Comprensorio" fa quindi riferimento all'individuazione di bacini di manodopera territorialmente significativi. I Comprensori inoltre, quali attuali organismi regionali di programmazione, paiono essere le sedi più adatte per il decentramento di una funzione regionale di questo tipo.
La linea che comunque la Regione seguirà e che è ribadita in questa stessa istitutiva, è quella della collaborazione attiva con gli Enti locali e con le Amministrazioni provinciali al fine di creare un coordinamento tra diverse attività con analogo oggetto ed un loro sostanziale potenziamento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

In Commissione in un primo tempo la nostra posizione era pregiudizialmente orientata a non ritenere la legge utile in questa fase comunque ci siamo impegnati a presentare degli emendamenti e continueremo ad impegnarci per migliorare il provvedimento secondo una consuetudine che ci vede orientati ad operare costruttivamente sul piano legislativo.
Rimangono le nostre perplessità sull'utilità di una legge sull'Osservatorio del lavoro pendente la revisione normativa della legge 1602.
Non vorremmo che l'approvazione di questa legge rispondesse più ad esigenze politiche come reazione alla crisi. Riteniamo invece molto importante promuovere iniziative che possano avere una validità e soprattutto riteniamo che debbano essere portate avanti con molta cautela.
Abbiamo presentato un'interpellanza perché il numero speciale di "Informazioni per chi lavora" trasformato in "Informazioni per chi non lavora" mostra più intenti propagandistici che non intenti di corretta informazione. Si finirà di creare delle attese alle quali sarà difficile corrispondere in un quadro legislativo come quello vigente.
Far credere che i posti di lavoro si inventano con facilità è un grande errore quando sappiamo tutti che i problemi purtroppo stanno a monte e che la ripresa economica della Regione si ottiene soprattutto creando le condizioni economiche perché la ripresa possa esserci.
L'istituzione di una legge sull'Osservatorio sul mercato del lavoro non rappresenta un travalicamento delle competenze dell'Amministrazione regionale. Tuttavia il campo di intervento e l'orientamento da seguire nell'istituzione vanno chiariti.
Da una parte il disegno di legge 1602, nel testo approvato dalla Commissione Lavoro del Senato, fa esplicito riferimento agli Osservatori regionali sul mercato del lavoro in funzione degli adempimenti di cui all'art. 3 della legge 845/1978, la legge quadro per la formazione professionale.
D'altra parte la legislazione di altre Regioni, alla quale faceva riferimento il Consigliere Alasia, include l'Osservatorio nell'ambito della normativa disciplinante la formazione professionale; ad esempio, la legge della Lombardia. Altre Regioni abbinano la funzione di orientamento alla formazione professionale con la necessità di conoscenze di base per la programmazione economica. Per esempio, la legge della Regione Friuli Venezia Giulia fissa le procedure della programmazione e gli strumenti atti a concretizzarla.
Da questo punto di vista non c'è nulla da eccepire nel confronto del disegno di legge n. 237 che, agli artt. 1 e 2, definisce le funzioni ed i compiti dell'Osservatorio.
Non è la finalità del disegno di legge n. 237 che intendiamo contestare, ma sono gli aspetti di merito che rendono discutibile l'approvazione.
Di questi aspetti di merito farò una breve elencazione.
1) Mentre è in atto l'esame da parte del Parlamento del disegno di legge 1602 che dedica attenzione specifica all'istituzione dell'Osservatorio del mercato del lavoro sembra a noi inopportuna un'iniziativa legislativa che istituisca una nuova struttura regionale mentre sarebbe utile proseguire nell'esperienza fin qui portata avanti magari adeguandone i raccordi tra gli organi regionali e con il territorio anche attraverso un opportuno regolamento consiliare.
2) Senza neanche voler entrare nel merito della polemica o della discussione che c'è stata in Commissione sul Comprensorio e sulla Provincia per l'ambito territoriale di competenza, va detto che l'istituzione degli uffici denominati "Osservatori comprensoriali sul mercato del lavoro" acquista un sapore nominalistico a fronte di una non chiara definizione dei bacini di manodopera.
3) I contenuti dell'art. 4 non ci sembrano chiari. Intanto per l'eventuale coordinamento Provincia ed uffici comprensoriali non è individuabile quale sia il tipo di intervento sottoposto a coordinamento visto che scontata l'eventualità della delega alle Province, resta ferma la piena autonomia di queste ultime sul tipo di rilevamento e sulle finalità che si intendono perseguire.
4) L'introduzione di un coordinamento interassessorile nella gestione dell'Osservatorio sembra voler supplire alla mancata definizione dei dipartimenti pure previsti dalla legge regionale n. 6/1979, art. 22. In realtà, la norma prevista all'art. 5 del disegno di legge n. 237 ingenera confusioni.
6) L'avvalersi del servizio osservatorio come strumento tecnico di supporto per la Commissione regionale per l'impiego se può denotare buona volontà e disponibilità alla partecipazione, crea problemi di riferimento alle diverse componenti sociali presenti nella stessa e ai rappresentanti delle forze politiche che comunque non sembra possano trovare un momento di raccordo istituzionale, con tale servizio. Perciò abbiamo proposto all'art.
6 un emendamento specifico in cui questo compito di supporto viene limitato ai rappresentanti regionali nella Commissione regionale per l'impiego.
7) Non ci sembra sufficiente che il piano sia provato dal coordinamento interassessorile e che dello stesso se ne renda conto a posteriori con relazione semestrale al Consiglio, Occorre invece che il piano, che deve necessariamente avere un'impostazione pluriennale se destinato a programmare la migliore allocazione delle risorse umane, deve essere preventivamente vagliato nella sede delle Commissioni consiliari competenti.
Un piano annuale, proprio per il suo corto respiro, tenderebbe a prefigurare un'attività di mero adempimento statistico che contraddice nei fatti la finalità della legge e rende a maggior ragione più scettici sull'utilità dell'istituzione immediata di tale servizio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i fini del disegno di legge sono senz'altro condivisibili perché si tratta di fare luce, attraverso la raccolta e l'elaborazione di dati principalmente sul problema domanda ed offerte di lavoro nell'ambito della Regione Piemonte.
Però, fatta questa affermazione e fatta questa premessa, mi pare che sia incontestabile che ci si muove in un quadro legislativo incerto, perch (come già accennato dal collega Brizio) c'é il disegno di legge statale 1602 - già approvato dalla Camera ed in corso di esame da parte del Senato una cui parte tratta e disciplina, in via concorrenziale con l'attuale disegno di legge n. 237, la materia dell'Osservatorio del lavoro, della raccolta e dell'elaborazione dati.
Trattasi di un problema di fondo che, in generale, è stato dibattuto nel corso del seminario che si è tenuto a Roma il 16, 17 e 18 novembre: problema, cioè, dell'assurda concorrenza fra Stato e Regione nel disciplinare la medesima materia, con l'aggravante che il Parlamento allorquando si accinge ad esaminare e ad emanare leggi quadro, entra iniquamente in dettagli in maniera tale da sottrarre alle Regioni la possibilità normativa di disciplinare la materia.
A parte questa considerazione di fondo, mi pare incontestabile l'opportunità che venga disciplinata la materia in questione.
Al riguardo c'è un rilievo che è stato esteriorizzato, attraverso una notizia comparsa sul quotidiano "La Stampa" del 18 novembre 1982, laddove si mette in evidenza che presso l'Ufficio di Collocamento di Torino funzionerà un "cervello" che dirigerà tutte le domande ed offerte di lavoro. Nel dettaglio, la notizia giornalistica si riferisce a domande di lavoro che, proposte ed esteriorizzate nell'interno della Regione dovrebbero essere esaminate e considerate alla luce di offerte di lavoro che possano venire anche da altre Regioni d'Italia e da Paesi della CEE. Le mansioni che verranno svolte da questo cervello, tramite un Istituto apposito (SEDOC), sono funzioni che si riscontrano (altra concorrenza fra disegno di legge regionale e questa iniziativa) nel punto e) dell'art. 2 del disegno di legge laddove si parla di raccolta di dati, di promozione di collaborazioni con organizzazioni imprenditoriali, Enti locali, Regioni italiane ed organismi comunitari; quindi siamo di fronte a un doppione fra un'iniziativa già in atto ed iniziativa di legge; né è previsto un coordinamento fra le due iniziative.
Il disegno di legge n. 237 privilegia poi i Comprensori i quali peraltro non hanno specifica competenza in materia: anzi, sono Enti locali morituri il cui sigillo in tal senso è fissato nel progetto di legge Rognoni dell'8/7/1982 in materia di riforma sulle autonomie locali, laddove una norma transitoria prevede che entro sei mesi dall'entrata in vigore della i Comprensori dovranno scomparire.
Mi si potrà obiettare che, visti i tempi tecnici che normalmente occorrono per portare a buon fine progetti di legge di un certo livello per intanto ben può entrare in vigore questa perché i Comprensori tuttora esistono. Sta di fatto che c'è uno scoordinamento fra questo intento legislativo e l'attuale disegno di legge statale.
Sarebbe stato quindi opportuno privilegiare le Province, ai fini del servizio sull'Osservatorio regionale del lavoro, in forza della regola generale secondo la quale la Regione attua normalmente le proprie leggi attraverso lo strumento della delega; oppure sarebbe stato necessario spiegare, in sede di presentazione del disegno di legge, perché non si ritenga di usare la delega per questa specifica materia, con riferimento alle Province.
C'è un'altra considerazione che avrebbe dovuto suggerire la delega alle Province (oppure l'istituzione di uffici nell'ambito e nell'interno delle Province): visto che si tiene conto del disegno di legge 1602, si potrebbe anche tener conto del progetto di legge sulla riforma delle autonomie locali perché, proprio una norma che riguarda le Province, attribuisce alle nuove Province (quali delineate dal disegno di legge) la funzione di fungere da raccolta ed elaborazione del mercato del lavoro.
Concludendo, per queste considerazioni di fondo che consistono in un sostanziale o quanto meno parziale scoordinamento fra il disegno di legge n. 237 e il disegno di legge statale nelle parti già approvate dal Senato e che consistono nell'eccessivo privilegio per i Comprensori in contrapposto alle Province, il nostro atteggiamento sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la validità di questa legge risiede innanzitutto nella crisi che stiamo attraversando, crisi che induce processi di innovazione tecnologica nelle aziende, una ristrutturazione complessa che pone problemi drammatici sul versante dell'occupazione e del mercato del lavoro, crisi che determina anche processi di trasformazione e di innovazione dei prodotti.
Si pone in rapporto a questi processi la necessità di elementi di conoscenza che sono essenziali per la Regione, al fine di indirizzare la politica del lavoro, per guidare e indirizzare i processi che stanno avvenendo in rapporto agli obiettivi di programmazione che la Regione si dà o si dovrà dare con il piano di sviluppo.
Per avere gli elementi di conoscenza e per intervenire su questi processi non possiamo aspettare i tempi della legge 1602. Intanto non è scontato che questa legge vada avanti celermente al Parlamento l'esperienza dell'iter di questa legge alla Camera dei Deputati è emblematica.
Nel disegno di legge si individua la necessità del servizio dell'Osservatorio con un nucleo centrale e con un'articolazione a livello territoriale in collaborazione con gli Enti locali e con una collaborazione tra gli Enti locali stessi. Necessitano dati ed analisi disaggregati per aree e sub-aree omogenee in quanto vi sono problemi che travalicano l'ambito territoriale degli Enti locali i quali però hanno caratteristiche di sviluppo omogeneo.
L'Osservatorio è uno strumento in grado di offrire i dati sulla situazione occupazionale, sulla struttura socio-economica e di ricollegare questi dati e queste conoscenze alle politiche di avvio al lavoro, agli interventi formativi.
Certo, questa legge si scontra con gli interessi della Federpiemonte la quale vuole un mercato del lavoro libero da vincoli e da condizionamenti e, come la Confindustria, tende ad operare al di fuori della programmazione degli Enti locali e dello Stato; in un'ottica di assoluta libertà d'impresa in cui l'Ente locale diventa strumento di servizio. Ma non bastano strumenti moderni di gestione del mercato del lavoro per affrontare la crisi dell'economia.
Questi strumenti essenziali devono essere accompagnati da una politica attiva che responsabilizzi le imprese e le coinvolga per creare nuovi posti di lavoro.
Questo è l'altro aspetto di fondo che deve accompagnare questa legge.
Se contemporaneamente non andrà avanti anche questo aspetto rischiamo di approvare una bella legge, ma che non orienta nulla in quanto non ci sono posti di lavoro reali.
Per questo la Regione deve continuare nei suoi sforzi con il piano di sviluppo per la creazione di posti di lavoro andando a responsabilizzare e coinvolgere le imprese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, uno dei difetti fondamentali del sistema di intervento pubblico sul mercato del lavoro è costituito dalla mancanza di una rete di osservatori efficienti capaci di fornire i dati necessari per la programmazione delle attività di formazione professionale, per l'orientamento dei soggetti privati operanti sul mercato, per una maggiore conoscenza e in tempi più rapidi delle dinamiche occupazioni o produttive per cercare, in sostanza, acquisita ormai la nozione di mobilità del mercato e del lavoro, mobilità a nostro avviso da sostenere e non da comprimere, di avere strumenti conoscitivi in grado di delineare politiche economiche più coerenti.
Questi strumenti conoscitivi sono strumenti che servono a tutti quindi, non sarei d'accordo con Montefalchesi nel senso che questo strumento sarebbe da mettere tra quelli in contrasto con gli interessi imprenditoriali.
Se facciamo riferimento al quadro normativo il provvedimento regionale trova la sua fonte nelle leggi di formazione professionale (e forse non è stato sufficientemente colto questo nesso), ma anche in previsioni legislative in itinere. Infatti, l'art. 6 del disegno di legge ex 760, nel testo approvato alla Camera, prevede l'istituzione dell'Osservatorio del mercato del lavoro, di cui vengono indicati, seppur sinteticamente, i compiti di rilevazione ed elaborazione delle informazioni necessarie per la programmazione e l'attuazione degli interventi pubblici sul mercato del lavoro.
La norma, salvaguardando l'esistenza e l'autonomo funzionamento delle strutture di osservazione del mercato del lavoro attivate dalla Regione prevede la collaborazione ed il coordinamento tra tali strutture e quelle del costituendo Osservatorio statale.
Quindi le Regioni hanno già predisposto Osservatori regionali avvalendosi delle norme previste dalle leggi di formazione professionale la legge quadro statale 845, e dato il via a proprie strutture specializzate. Semmai è da lamentare come l'attività di rilevamento da parte degli Osservatori regionali avvenga secondo metodi diversi, anzi diverso è talora da Regione a Regione persino l'oggetto della ricerca.
Mentre le strutture già operanti nella nostra Regione rilevano ed analizzano prevalentemente i dati concernenti la domanda di manodopera, ad esempio l'Osservatorio veneto è specializzato nell'analisi dell'offerta. E' quindi evidente l'esigenza semmai di omogeneizzare i metodi e gli oggetti di ricerca. In attesa di istituire un Osservatorio centrale del mercato del lavoro che coordini l'attività di quelli regionali già esistenti, questa potrebbe essere una delle questioni da porre all'attenzione della Conferenza dei Presidenti delle Regioni in collegamento con l'ISFOL.
Ci pare che il provvedimento che discutiamo sia da vedersi positivamente nella misura in cui è elemento di stimolo nei confronti del legislatore nazionale.
Da un lato, quindi, le Regioni si stanno dando questi strumenti dall'altro non possiamo che augurarci che l'approvazione del disegno di legge da parte del Parlamento avvenga sollecitamente. E' un provvedimento molto atteso forse più per altri aspetti che non per l'Osservatorio, ma deve dare delle risposte complessivamente poiché il sistema del collocamento in Italia è inadeguato se non addirittura fuori dal sistema complessivo attraverso il quale avviene il reclutamento della manodopera.
Ci pare di rilevare come il testo parlamentare non faccia grande proposizione di decentramento e speriamo che per la parte che ancora rimane da discutere si addivenga ad una correzione di tiro al riguardo. In questo quadro complessivo si colloca la proposta oggi in esame che trova il consenso del Gruppo socialdemocratico pur consapevole che questo strumento da solo non potrà dare le risposte concrete ai problemi occupazionali tuttavia consentirà quegli interventi che saremo in grado di predisporre su una base conoscitiva più sistematica, più articolata e più aggiornata.
Sarebbe importante assicurare la disponibilità dei dati consuntivi e previsionali relativi ai flussi di manodopera che interessano le singole aziende.
Mi rendo conto di aprire una questione assai delicata che meriterebbe ben altro spazio di discussione in ordine alla facoltà od obbligo per le imprese di comunicare tutti i dati consuntivi e previsionali circa la manodopera occupata, il suo tourn-over, il prevedibile fabbisogno di manodopera qualificata.
Attorno a queste questioni che intanto si pongono occorrerà ragionare.
Riprendo da ultimo la questione del collegamento di questo servizio con la formazione professionale e ribadisco che questa è stata forse un'occasione mancata. La VI Commissione chiese di essere coinvolta nel processo dell'iter legislativo, pur consapevole che il problema dell'esame congiunto è stato sollevato da più parti e che per certi versi finisce per ritardare l'esame delle varie proposte di legge. Riteniamo che non si debba fare di ogni erba un fascio, ma occorra distinguere da caso a caso e questo forse sarebbe stato un caso da esame congiunto.
Si poteva, partendo da diverse esperienze, trovare un momento di congiunzione fra attività formative e conoscenza delle dinamiche economico occupazionali che avrebbe consentito di recuperare alcune previsioni in tema di orientamento scolastico che non dovrebbe essere estraneo all'attività di uno strumento come l'Osservatorio, orientamento che è in questione nei confronti dei soggetti operanti sul mercato. In questo quadro, l'orientamento non può essere disgiunto dai servizi regionali del lavoro in collegamento organico con l'Osservatorio del mercato e i servizi di collegamento della formazione professionale.
E' tempo di rivedere e di modificare profondamente l'approccio tradizionale ai problemi del governo del mercato del lavoro, fondato sull'esclusiva considerazione di grandi aggregati indistinti, offerta di manodopera giovanile, disoccupazione, domanda di lavoro manuale. Domanda ed offerta sono categorie sempre meno utili per la comprensione dei problemi del mercato del lavoro se non vengono disaggregati ed analizzati nelle loro più minime componenti. Ci auguriamo che questa struttura che approviamo con i collegamenti richiamati, riesca a mettere in comunicazione reciproca i "piccoli" problemi peculiari che si pongono ai lavoratori lungo l'arco della vita lavorativa con le grandi misure di intervento pubblico sul mercato.
Ci pare corretto il riferimento al Comprensorio, nel quale operano giovani assunti con la legge 285 che frequentarono corsi specifici in tema di programmazione e che possono dare un supporto tecnico importante; in secondo luogo, perché il Comprensorio è il luogo di programmazione socio economica, quindi le problematiche della rilevazione dei dati in ordine all'evoluzione del mercato del lavoro siano una componente importante nella programmazione socio-economica; infine perché ci pare che l'area di intervento sia un'area più omogenea per i problemi che andiamo ad affrontare.
Sarà opportuna un'azione di coordinamento tra gli Enti locali, i Comprensori e le Province.
Le Province dispongono di strutture di conoscenza importante che possono essere opportunamente collegate a questo processo.
Con queste indicazioni e con queste prospettive diamo il nostro consenso al disegno di legge in discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Il nostro Gruppo, dopo aver sentito la relazione ufficiale della legge e la discussione generale in aula, pur non avendo avuto occasione di seguirla in Commissione, soprattutto per quanto riguarda le particolari questioni elencate dai Consiglieri Brizio e Majorino, Comprensorio coordinamento tra Province e Comuni, coordinamento interassessorile ed approvazione del piano annuale, duplicatura dell'ufficio del collocamento regionale, giudica la legge utile soprattutto in questo periodo di crisi occupazionale. L'ufficio che essa crea potrà tener conto di tutto quanto avviene sul territorio regionale, sintetizzando le ricerche che vengono fatte con analoghe iniziative a livello sia provinciale che comunale.
Solo la conoscenza dei fenomeni porta a conclusioni utili e logiche. Il problema dell'occupazione potrà avere un riscontro ed un rimedio utile dalle conclusioni che l'ufficio che la legge attuale crea saprà trarre.
L'obiezione che un analogo provvedimento in sede nazionale sia in corso (ed il. Consigliere Alasia ha detto che la legge ha tenuto conto dei disposti di quella legge) non mi pare costituisca un impedimento.
I tempi per promulgare leggi necessarie ed urgenti sono certamente più brevi per la Regione che non per la sede nazionale. La stessa cosa avevamo già detto quando avevamo discusso il piano socio-sanitario regionale e la legge sull'assistenza.
Il nostro Gruppo, quindi, è favorevole alla legge in esame.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Dirò poche cose perché la relazione del Consigliere Alasia e gli interventi dei Consiglieri Montefalchesi, Mignone e Gastaldi danno già delle risposte ad una serie di problemi che sono stati posti dalla discussione.
Perché mettiamo in piedi un Osservatorio regionale del lavoro che abbia una struttura coordinata con i centri esistenti? Perché uno dei problemi più difficili da risolvere è quello di conoscere i dati di mutamento della situazione economica in tempo utile.
La situazione occupazionale piemontese si modifica nel giro di ore ma prima che i dati siano recepiti dall'Ufficio Regionale del Lavoro catalogati e sistemati passa un mese o un mese e mezzo, nel frattempo la Regione opera con modesti e limitati mezzi per cercare di governare un processo che ha aspetti tumultuosi e l'esperienza della Regione ci dice come l'Osservatorio del lavoro potrà funzionare.
Le legge è ispirata al principio del decentramento. L'occhio regionale è indispensabile per qualsiasi programmazione, soprattutto per la programmazione della formazione professionale.
Questo non è risolutivo, ma è utile per un nuovo sviluppo, quindi c' un'utilità di carattere generale e un'utilità istituzionale, infatti è la fonte giuridica cui la fonte dell'Osservatorio regionale del Piemonte e quello istituito in altre Regioni fanno riferimento.
Qualcuno ha obiettato che è in atto un processo di riforma. Nessuno sa però quando quella legge andrà in porto. Sappiamo che il nuovo Ministro del Lavoro à pari a quello che l'ha preceduto, speriamo operi in maniera che la legge passi. Se la legge sarà approvata uno degli elementi rivendicativi della Regione è di avere la Presidenza delle Commissioni regionali per l'impiego o la Vicepresidenza. Quindi l'Osservatorio regionale del lavoro non solo non si contrappone agli istituti previsti dalla riforma, ma è già in funzione di ciò che si risolve o con la Presidenza delle Regioni della Commissione regionale per l'impiego o con la Vicepresidenza.
Le perplessità che aveva il Consigliere Brizio non mi paiono giustificate. Noi pensiamo che questa sia una misura che, inserita in un pacchetto più generale, fa parte delle cose che la Regione può fare.
Potrà sanare la frattura esistente tra l'andamento spontaneo del mercato e gli strumenti istituzionali statali che dovrebbero governarlo democraticamente. La Regione intende intervenire nella situazione occupazionale con questa legge e con la legge sulle cooperative giovanili oltreché con le leggi che trasformano i fondi del bilancio per favorire i consorzi industriali, l'innovazione tecnologica, ecc.
Il servizio volontario-civile ha un riflesso positivo anche se temporaneo per i cassaintegrati e i disoccupati. La diffusione dell'informazione su questa iniziativa è fatta con i nostri modestissimi mezzi perché non c'è stata una campagna di stampa autonoma e spontanea. E' un'occasione che si presenta per impiegare temporaneamente una parte del tempo libero per chi è senza lavoro o per chi è in cassa integrazione.
Se il sistema funzionerà potrà creare posti di lavoro in futuro, ad esempio per sistemare i fiumi, per la tutela del suolo.
Naturalmente questo rapporto causa-effetto non è così diretto per la creazione di posti di lavoro.
Inoltre, quanto costa? Noi speriamo che costi quasi niente. Per quanto riguarda il decentramento dell'Osservatorio del lavoro cercheremo di utilizzare le energie esistenti presso i Comuni e le Province e le energie giovani che vengono dai corsi di perfezionamento e di studio che si sono compiuti in Regione.
E' una riforma modesta, quasi indolore. Quei pochi soldi messi in bilancio servono allo studio minimo necessario per dotare l'Osservatorio degli strumenti indispensabili per poter operare. Il servizio, istituito dalla Regione, sarà al servizio dei sindacati, degli imprenditori e dei cittadini.
I Presidenti delle Giunte regionali dovrebbero far sì che gli Osservatori del lavoro esistenti in Italia siano fra di loro coordinati anche se la situazione economica del Paese, così come si sta evolvendo giustifichi caratteri sperimentali differenti. La sperimentazione differente da Regione a Regione deve però postulare un indirizzo coerente da parte del legislatore nazionale al fine di trasferire alle Regioni più poteri di quanti oggi ne abbiano. I Presidenti delle Giunte regionali non si dimenticheranno di far rilevare che la tendenza attuale è anti regionalista, quindi ricorderanno al Presidente del Consiglio incaricato l'utilità di dare una svolta in questa direzione e se questa svolta cominciasse con la legislazione sul lavoro e sull'industria coinciderebbe con una necessità assai viva in tutte le Regioni italiane di affrontare con metodi e strumenti diversi la crisi.
Al Consigliere Majorino rispondo che non siamo di fronte a strumenti morituri.
I Comprensori sono stati eletti, sono fisicamente vivi ed istituiti con legge regionale. Ci vorrebbe una legge per scioglierli, ma la Giunta non la presenta e se qualcuno vuol presentarla, si accomodi. Poiché esistono è saggio farli funzionare, in attesa della riforma delle autonomie locali che tutte le forze politiche auspicano.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa.
Passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "La Regione, per realizzare gli obiettivi di politica sociale derivanti dalle attribuzioni di cui all'art. 4 dello Statuto regionale e agli artt. 1 e 2 della legge regionale 19/8/1977, n. 43, promuove un'attività permanente di analisi del mercato del lavoro e le iniziative a questa conseguenti volte a favorire l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro. A tal fine ai sensi dell'art. 3 legge 21/12/1978, n. 845, nonché dell'art. 7 della legge regionale 25/2/1980, n. 8, la Giunta regionale provvede all'acquisizione di tutti gli elementi informativi necessari all'attuazione degli interventi e delle attività relative alla programmazione socio economica territoriale, all'orientamento ed alla formazione professionale alla soluzione dei problemi del lavoro e dell'occupazione, negli ambiti definiti dalle competenze regionali ed attraverso il confronto costante con le parti sociali e la collaborazione con gli Enti locali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 20 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Per la realizzazione delle attività di cui al precedente art. 1 è istituito, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 4 della legge regionale 17/12/1979, n. 73, il Servizio 'Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro'.
Al Servizio Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro sono attribuiti i seguenti compiti da svolgere d'intesa con i competenti servizi regionali: a) analisi sistematica del mercato del lavoro attraverso l'acquisizione e l'elaborazione di dati b) predisposizione e gestione di progetti di ricerca finalizzata su specifici aspetti del mercato del lavoro, da effettuarsi direttamente o con la collaborazione di Istituti ed Enti specializzati c) diffusione periodica e pubblicizzazione dei dati raccolti d) raccolta, ai fini dell'analisi dei processi che si svolgono sul mercato del lavoro, delle informazioni sulle iniziative ad essi relative poste in essere dai vari Assessorati regionali e) promozione della collaborazione attiva e dello scambio delle informazioni in materia di mercato del lavoro, della struttura produttiva e dell'istruzione, con gli enti previdenziali ed assicurativi, con i loro uffici periferici e le strutture apposite da essi costituiti, con le organizzazioni imprenditoriali, sindacali e professionali, con gli Enti locali e le Regioni italiane, con le Camere di Commercio, industria artigianato ed agricoltura, con l'ISTAT, con il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, con l'ISFOL, con gli organismi comunitari preposti ad analoghi compiti di analisi ed intervento sul mercato del lavoro f) coordinamento delle attività di ricerca su base territoriale e delle iniziative da queste derivanti, realizzate dal sistema decentrato di osservatori territoriali".
La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: al termine del primo comma: aggiungere: ", che opererà in raccordo con il Servizio Lavoro".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 26 voti favorevoli e 20 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 2 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 20 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Il Servizio Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro, al fine di garantire un quadro articolato sul territorio delle informazioni di base inerenti il mercato del lavoro, si avvale, a livello comprensoriale, di uffici denominati 'Osservatori comprensoriali sul Mercato del Lavoro'. Tali uffici provvederanno alla: a) attuazione del piano di lavoro del servizio approvato dalla Giunta b) individuazione delle esigenze e delle richieste emergenti a livello locali (Comprensorio, Comuni, forze politiche e sociali, ecc.), al fine di recepirle all'interno della formulazione del piano di lavoro dell'Osservatorio c) raccordo con le iniziative promosse da altre strutture territoriali ed in particolare dagli Enti locali piemontesi (Province, Comuni, Comunità montane, ecc.), secondo le modalità indicate al seguente art. 4.
Il Consiglio regionale, entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, provvederà all'istituzione degli uffici di cui al secondo comma, ai sensi della legge regionale n. 6/1979.
Agli Osservatori comprensoriali sarà assegnato personale già in servizio presso i Comitati comprensoriali, o personale che a norma del successivo art. 4 potrà essere comandato dalle Amministrazioni provinciali restando i relativi oneri a carico di dette Amministrazioni. Tale personale dovrà avere specifica attitudine professionale rispetto alle normative inerenti la politica dell'impiego ed alle metodologie di analisi socio economica".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 20 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "La Regione promuove con le Amministrazioni provinciali piemontesi la stipula di convenzioni per il coordinamento tra analoghe attività esercitate da dette Amministrazioni a livello provinciale e quella esercitata attraverso i propri uffici comprensoriali dal Servizio Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro.
A tal fine verranno individuati programmi di lavoro comuni, metodologie di coordinamento e le strutture operative da organizzare ed utilizzare allo scopo.
Nell'ambito di tali convenzioni potrà essere previsto, per meglio garantire il funzionamento degli uffici decentrati del Servizio Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro ed il loro coordinamento con le strutture provinciali, il comando presso detti uffici di personale delle Amministrazioni provinciali".
La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: al termine del primo comma aggiungere: "Allo stessa scopo potranno venire stipulate convenzioni con alcune Amministrazioni comunali interessate alla collaborazione con la Regione sul terreno che è oggetto dell'attività dell'Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 26 voti favorevoli e 20 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 4 nel testo emendato.
Assessori aventi competenze di intervento diretto o indiretto sul mercato del lavoro e gli Istituti regionali di ricerca e di elaborazione dati, per sottoporre loro il programma di attività a breve dell'Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro.
Su proposta di questo coordinamento possono essere istituite unità flessibili per l'elaborazione, l'esame e la realizzazione di progetti specifici a carattere interassessorile".
La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: sostituire il primo comma con il seguente: "L'Assessore cui fa capo il Servizio Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro, al fine di garantire la coerenza tra gli elementi di analisi ed informazione sul mercato del lavoro e l'attività di programmazione socio economica attuata dalla Giunta regionale attraverso i competenti Assessorati, promuove periodiche riunioni di coordinamento esclusivamente degli Assessori aventi competenza di intervento influenti sul mercato del lavoro e degli Istituti regionali di ricerca e Art. 6 "La Regione si avvale del Servizio Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro anche come strumento tecnico di supporto all'attività della Commissione Regionale per l'Impiego con funzioni di carattere informativo e metodologico, finalizzate in particolare alla predisposizione degli interventi diretti ad assicurare e a facilitare la migliore collocazione della manodopera".
Il Gruppo D.C. ha presentato il seguente emendamento: dopo "supporto dell'attività" sostituire da "della Commissione Regionale" fino al termine con "dei propri rappresentanti nella Commissione Regionale dell'Impiego".
La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: dopo "supporto" sostituire le parole "all'attività della Commissione Regionale per l'Impiego con" con le seguenti: ", messo a disposizione della Commissione Regionale per l'Impiego per lo svolgimento della propria attività. L'Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro svolgerà, in questo caso,".
La parola al Consigliere Brizio in merito al primo emendamento.



BRIZIO Gian Paolo

Riteniamo che anche sotto il profilo della legittimità, un supporto tecnico ad un organismo come la Commissione Regionale per l'Impiego, che non dipende da noi, possa creare dei problemi nell'approvazione dell'articolo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

La Giunta, per accogliere l'emendamento del Gruppo D.C., ha presentato un emendamento analogo con una formulazione diversa. Ho illustrato poco fa l'ambizione sicura delle Regioni ad avere la Presidenza o la Vicepresidenza.
Non sono d'accordo che l'Osservatorio debba servire ai propri rappresentanti. Serve a tutti. La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Gruppo D.C.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dalla Giunta regionale. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 20 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 6 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 20 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 "Per lo svolgimento dei compiti di cui al precedente art. 2 il servizio si avvale, per ricerche ed analisi specifiche, della collaborazione del CSI Piemonte, istituito con legge regionale 4/9/1975, n. 48, dell'Università e del Politecnico di Torino, dell'IRES regionale, di altri qualificati Istituti o Enti scientifici di natura pubblica regionali e nazionali, di organismi o di esperti di elevata e specifica capacità professionale, in coerenza con quanto stabilito dalla legge regionale 6/11/1978, n. 65".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 20 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 "Al fine di realizzare i compiti previsti ai precedenti articoli in modo coerente rispetto alle finalità della programmazione regionale, il Servizio Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro è tenuto a predisporre entro il 31 ottobre di ogni anno un piano di lavoro da svolgersi nell'anno successivo, corredato da un apposito preventivo finanziario. Entrambi i documenti debbono essere vagliati dal coordinamento interassessorile ed approvati dalla Giunta regionale con apposita delibera.
Circa l'attività dell'Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro, la Giunta regionale presenta una relazione, almeno semestrale, al Consiglio regionale".
Il Gruppo D.C. ha presentato il seguente emendamento: al primo comma, dopo "programmazione regionale" sostituire "il Servizio Osservatorio Regionale" fino alla fine del primo comma con: "gli Assessori aventi competenza di intervento funzionale sul mercato del lavoro dispongono entro il 31 ottobre di ogni anno un piano di lavoro da svolgersi nell'anno successivo".
La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

La Giunta non lo accoglie. Non sono gli Assessori che presentano il programma. Il programma lo presenta l'Osservatorio e la Giunta lo approva.
La dizione deve garantire la funzione propositiva dell'Osservatorio che ha competenza per avanzare tale proposizione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli, 26 contrari e 2 astensioni.
Il Gruppo D.C. presenta ancora il seguente emendamento: dopo il primo comma aggiungere il seguente: "Tale piano è esaminato dalla Commissione consiliare competente entro 30 giorni dalla sua presentazione".
La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

La Giunta lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 44 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 8 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 20 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 "Per lo svolgimento dei compiti, previsti dalla presente legge dell'Osservatorio regionale sul mercato del Lavoro e delle sue strutture decentrate, è autorizzato, per l'esercizio finanziario 1983, la spesa di L.
300.000.000.
All'onere di cui alla presente legge si provvede con le somme che sono iscritte nell'ambito delle disponibilità esistenti per l'anno 1983, alla voce 'Oneri non ripartibili' del bilancio pluriennale 1982-1984.
Con la legge di approvazione del bilancio per l'anno 1983 sarà istituito, anche in deroga alla normativa di cui alla legge regionale 29/12/1981, n. 54, per quanto attiene a indagini, studi e ricerche apposito capitolo con la denominazione 'Spese relative all'Osservatorio Regionale sul Mercato del Lavoro' e con lo stanziamento di L. 300.000.000 in termini di competenza e di cassa.
Gli oneri relativi a ciascuno degli esercizi finanziari, successivi al 1983, saranno determinati con la legge di approvazione dei relativi bilanci".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 20 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 20 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno sull'esperimento di mobilità verso gli uffici fiscali della città di Torino


PRESIDENTE

Il punto quinto all'ordine del giorno prevede l'esame dell'ordine del giorno sull'esperimento di mobilità verso gli uffici fiscali della città di Torino.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La presentazione di questo ordine del giorno fa seguito ad altre iniziative svolte in materia da parte del sottoscritto e del collega Reburdo. Nel febbraio scorso abbiamo presentato un'interpellanza, che attende ancora risposta, e nel mese di aprile abbiamo presentato al Presidente della Giunta una nota sulla situazione di alcuni uffici delle amministrazioni finanziarie torinesi.
Gli uffici finanziari pongono due problemi rilevanti che si intrecciano fra di loro: la carenza degli organici e la fatiscenza delle strutture che determinano inefficienza e l'evasione fiscale.
La situazione di Torino credo sia la spia della situazione generale della nostra Regione.
Il I Ufficio Imposte Dirette che esegue l'accertamento dei redditi dichiarati dalle persone fisiche e da alcune società ha un organico di 230 persone ed un carico annuale di circa 250.000 dichiarazioni di redditi; nel 1965 una stima valutava in 400 persone la pianta organica; da quell'anno il lavoro è aumentato di dieci volte.
L'Ispettorato Compartimentale delle Imposte Dirette, organo supervisore degli uffici ha stabilito che la potenzialità accertatrice di quell'ufficio non arriva al 2 %, malgrado i dirigenti lamentino sistematicamente presso la Direzione Generale ed il Ministero delle Finanze la scarsità di personale.
A Torino c'é un solo usciere; a Napoli ce ne sono 72, ma questo aspetto è marginale, mancano soprattutto lavoratori specializzati da adibire all'attività accertatrice. Il livello di aggiornamento poi è notevolmente scarso.
La stessa situazione si registra nel II Ufficio Imposte Dirette che accerta le posizioni fiscali delle società di capitale.
Vi sono addette 90 persone di cui solo 1/3 appartiene alla carriera direttiva. L'organico dovrebbe essere triplicato.
Vi è poi il grosso problema dei locali. L'Ufficio è situato in locali fatiscenti ed inadeguati. L'Ufficio Provinciale IVA: vi mancano dalle 100 alle 200 unità lavorative, tutte da adibire alla verifica dei volumi di affari.
L'ultimo gioiello dell'amministrazione finanziaria sono le Commissioni tributarie, organi che debbono giudicare sul contenzioso tra l'amministrazione e i contribuenti, compito fondamentale, importantissimo.
Qui sono affossati gli accertamenti eseguiti negli ultimi anni e tutte le pratiche di contenzioso.
Sono montagne di pratiche giacenti. Anche per questi uffici vi è la situazione dei locali che sono fatiscenti al punto da non permettere il regolare svolgimento delle sedute.
Tralascio gli uffici delle dogane, gli uffici tecnici erariali e catastali, rispetto ai quali la questione del personale è analoga a quelli che ho sopra esposto.
E' materia che compete al Governo, tuttavia riteniamo che la Regione possa svolgere un ruolo di sollecitazione nei confronti dello stesso.
Dai dati che ho esposto, riportandoci anche soltanto alle stime del 1965, debbono essere occupati 500 posti di lavoro nel settore dell'evasione fiscale.
Con l'ordine del giorno chiediamo di dare attuazione alla volontà politica che la Giunta ha espresso nel documento di verifica del giugno scorso, laddove dice che la Regione deve poter sperimentare norme riformatrici in materia di assunzione nella pubblica amministrazione.
La copertura degli organici contribuisce, a dare una risposta a due problemi drammatici sia nella nostra Regione che a livello nazionale, il primo è il problema dell'occupazione.
Alcune centinaia di assunzioni possono depotenziare una situazione sociale esplosiva che ha indotto il Comune e la Provincia di Torino ad assumere direttamente dal Collocamento. L'assunzione di personale per questi uffici contribuirebbe notevolmente nella lotta all'evasione fiscale e nel recupero di risorse.
Ieri la I Commissione permanente ha approvato l'aumento della tassa di circolazione auto proprio per riuscire a far quadrare il bilancio regionale del 1983.
Chiediamo alla Giunta di fare una battaglia politica contro questa situazione, intanto rilevando una mappa della carenza di organico negli uffici finanziari e fiscali della Regione e poi elaborando un progetto per la copertura completa degli organici negli uffici finanziari e fiscali sperimentando l'assunzione dal Collocamento e sperimentando la mobilità.
Chiediamo inoltre che la Regione, in collaborazione con il Governo predisponga adeguati corsi di riqualificazione professionale per i lavoratori in servizio e si attivi nel reperimento di locali adeguati.
Questo era lo scopo sia della nostra interpellanza del febbraio scorso sia della nota informativa al Presidente della Giunta dell'aprile scorso sia dell'ordine del giorno oggi in discussione.



PRESIDENTE

Vi sono interventi su questo ordine del giorno? La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Siamo all'epilogo di quel fenomeno che corre sotto il nome di condono fiscale che in questi giorni ha consentito ad una schiera infinita di contribuenti di regolarizzare la loro posizione con il fisco spaventati dalle conseguenze che potrebbero derivare per la situazione esistente.
Nel campo fiscale vengono consumate molte ingiustizie relativamente alle denunce dei redditi degli anni dal 1976 al 1981: chi aveva denunciato poco ha aggiunto la percentuale al poco, chi aveva denunciato molto ha aggiunto la percentuale al molto. Lo Stato ha bisogno di tanti soldi e nello stesso tempo ha bisogno di sanare una situazione di contenzioso che si riassume in quella massa di pratiche giacenti presso gli uffici tributari cui accennava il Consigliere Montefalchesi.
Il problema sollevato con la presentazione dell'ordine del giorno dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo è reale e noi non possiamo non tenerne conto.
A mio giudizio, però, ancora una volta può essere avviata un'iniziativa di sensibilizzazione e di sollecitazione nei confronti dello Stato perch la Regione non ha competenze in questa materia.
Qualche mese fa ho accennato alla situazione esistente in alcuni uffici del Catasto dove vi sono situazioni antiche ed antichissime che vengono ancora oggi usate come metro nel rivalutare i cespiti catastali moltiplicando per due, per tre, per quattro e lasciando le categorie dei terreni e degli immobili nella situazione in cui si trovavano tempo fa.
Da qui la necessità di intervento. Però, stiamo attenti! Non credo che si possa assumere il personale per chiamata diretta presso gli uffici di collocamento per quelle funzioni. La materia fiscale richiede preparazione discrezione, serietà, condizioni indispensabili che devono essere legate all'elemento uomo.
Per cui ritengo che debbano prima svolgersi i corsi professionali e in seguito la chiamata per l'assunzione.
Il Governo avrà le sue colpe ma la responsabilità ce l'ha anche il sindacato. Allorché si dovesse procedere a tale qualificazione per la successiva assunzione non si dovrebbe procedere su scala nazionale, ma a livello regionale, se non addirittura provinciale.
Ieri un Direttore mi riferiva che dopo aver richiesto per anni del personale ne ha ottenuto una parte, ma quasi tutto chiede ed ottiene il trasferimento per ritornare al luogo di origine.
Presso gli Uffici del Genio Civile di Novara ci sono 29 dipendenti presso il Genio Civile di Rimini, che non è neanche capoluogo di provincia ma è considerata località balneare, ci sono 90 dipendenti.
Sono queste le situazioni che bisogna impedire con un'adeguata legislazione. Non sono contrario ai principi illustrati nell'ordine del giorno, ma non mi sento di approvarlo per i suoi contenuti narrativi.
Dichiaro di astenermi augurandomi che la Giunta promuova uno studio di questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Il mio voto sull'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Montefalchesi e Reburdo sarà positivo, per motivi detti dal Consigliere Montefalchesi, ma soprattutto per il motivo che si riferisce alle evasioni fiscali. Una delle osservazioni che sono state fatte al primo programma Fanfani per il nuovo Governo è stata che stranamente mancava dal programma stesso l'argomento sul controllo fiscale.
E' vero che il tema è stato poi recuperato con discutibili aggiustamenti avvenuti dopo, però in modo non molto convinto.
Se mancherà il Governo quindi sia almeno data la possibilità agli uffici decentrati di curare tale materia e ovviare alle evasioni che sono sempre innumerevoli e numerose.
Il voto sarà quindi favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il Consigliere Borando ha anticipato la posizione del nostro Gruppo.
Questa proposta di ordine del giorno tocca un tema sul quale la Giunta ripetutamente si è impegnata a provvedere. Questo progetto rientra fra i progetti di azione contro la crisi e questo tema è stato toccato anche nel verbale di accordo con i sindacati. La Giunta porti avanti delle proposte sul merito delle quali noi ci esprimeremo.
Abbiamo le perplessità che Borando ha indicato sulla difficoltà di orientare personale verso il settore degli uffici fiscali.
Sull'ordine del giorno ci asteniamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rilevo che la Giunta prima di porsi il problema di merito avrebbe dovuto rispondere ad un problema che noi avvocati chiamiamo di legittimazione passiva, ossia se si riteneva destinataria possibile di un ordine del giorno di questo tipo.
Dopodiché esiste un problema di opportunità e di merito che il Consiglio può affrontare, secondo me, con più leggerezza e con meno carico di responsabilità di quanto non abbia la Giunta nel citare questo discorso.
Un Consigliere rappresenta se stesso e la sua forza politica, ma il governo della Regione quando risponde e quando delibera, rappresenta la Regione.
E' diversa la posizione dei Gruppi rispetto alla posizione della Giunta. Quindi su questo bisognerebbe riflettere e su questo mi aspettavo una risposta preliminare della Giunta.
Le ragioni di merito sono state ben descritte dal collega Montefalchesi e soprattutto ben interpretate dal collega Borando il quale ci ha ricordato che i dipendenti del Ministero delle Finanze vengono assunti per concorso ma che poi si fanno trasferire dove il riscaldamento costa meno.
E questo è un problema di carattere nazionale che non risolveremo se non riusciremo a garantire un radicamento locale dei funzionari. A questo proposito sarebbe opportuno per esempio sapere a che punto sono le altre proposte fatte sui magistrati piemontesi che se non riusciamo in primo luogo a radicare ai luoghi d'origine mancherà quel legame di tipo culturale e sociale che la Magistratura deve avere.
Condividiamo le perplessità della D.C. su questo argomento, pur condividendo l'opportunità che la Giunta determini le ragioni di massima funzionalità del sistema.
Forse sarebbe più opportuno un intervento della Giunta sulle strutture che non sul personale. Quindi mi pare che sul piano istituzionale giuridico, ipotizzare un movimento di mobilità dal settore privato al settore pubblico, specifico finanziario, troverà qualche limite di carattere legislativo e giuridico difficilmente sormontabile.
Probabilmente molto di più si può fare sul piano delle strutture al fine di mettere gli uffici in condizioni strutturali migliori.
Il collega Borando ha spiegato quali sono le iniquità che si stanno compiendo in questi giorni. In primo luogo, come tutte le amnistie, è un atto di resa dello Stato rispetto alle inadempienze ed è un atto di ingiustizia e addirittura diventa un fatto minatorio nei confronti di coloro che ritengono di aver fatto il loro dovere.
Auspichiamo tutti che il sistema finanziario funzioni al massimo, non siamo però così favorevoli ad infarcire gli uffici finanziari con la mobilità. Il sistema finanziario ha bisogno di funzionari di concetto in grado di esaminare una pratica, di istruirla, di giudicarla, ma non sono certo le miriadi di commessi o di personale addetto alla "non pulizia delle scale" che possono risolvere il problema fiscale.
Probabilmente è opportuno promuovere iniziative per far muovere, anche a livello nazionale, una serie di quei meccanismi che portino alla copertura degli organici delle strutture finanziarie, soprattutto con la garanzia che, una volta coperti, i funzionari operino laddove si sono constatate le carenze.
Ogni iniziativa che la Giunta prenderà in questo senso vedrà il nostro consenso. Mi pare che una valutazione di tipo giuridico da parte della Giunta fosse preliminare per innestare questo nostro dibattito, seppure ridotto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Non capisco l'osservazione iniziale del Consigliere Marchini. Il Consiglio regionale non discute soltanto questioni attinenti alle competenze giuridiche della Regione ma affronta problemi vari.
Se un Gruppo consiliare intraprende un'iniziativa mi pare corretto interloquire tutti i Gruppi consiliari e che l'iniziativa non venga frenata dall'atteggiamento della Giunta. E' per questo che mi sono permesso di intervenire alla fine del dibattito.
Avanzerò una proposta che tiene conto delle osservazioni venute qui e cioè che la Giunta, dopo aver consultato le autonomie locali, Comuni e Province del Piemonte, riferisca in Consiglio regionale circa la possibilità concreta di presentare un progetto che affronti i problemi complessi che sono stati sottolineati.
Penso di consultare anche l'ANCI, l'UPI, il sistema fiscale piemontese nelle sue varie ramificazioni.
Un fatto è certo: le strutture finanziarie e tributarie di tutte le Regioni italiane sono al di sotto dei limiti consentiti per un'efficace ed efficiente politica fiscale.
Quindi, raccogliendo la spinta che è venuta dai Gruppi, proporrei ai Consiglieri Montefalchesi e Reburdo di non votare l'ordine del giorno e di impegnare la Giunta a presentare entro il 15 febbraio un progetto con le risultanze che verranno dalla consultazione con tutte le parti finanziarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ci consideriamo soddisfatti per gli impegni che la Giunta si assume entro il 15 febbraio. E' importante mantenere fermo questo termine perch già impegni precedenti come quello sulla fame nel mondo purtroppo non hanno trovato coerenza conseguente da parte del Presidente della Giunta.
E' determinante il coinvolgimento delle strutture finanziarie e tributarie per ciò che rappresentano dal punto di vista istituzionale e per la potenzialità che esprimono.
Sottolineo in particolare la possibilità di verificare le assunzioni presso l'Ufficio di collocamento e la formazione professionale concordando con quanto diceva il Consigliere Borando.
Con questo impegno da parte della Giunta accettiamo di non mettere in votazione il nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

E' acquisito agli atti del Consiglio l'impegno della Giunta.


Argomento: Ristrutturazione industriale

Programma di ristrutturazione della Pininfarina


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto all'ordine del giorno che reca: "Programma di ristrutturazione della Pininfarina".
La deliberazione è stata approvata a maggioranza dalla I Commissione.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

L'argomento lo conosciamo molto bene tutti.
Credo, tuttavia, che il Presidente della I Commissione intenda illustrare la deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con il 1 ottobre 1981 è iniziata l'operazione di ristrutturazione dello stabilimento di Grugliasco della S.p.A. Industrie Pininfarina, che deve essere portata a compimento entro il 1983.
Tale operazione si è resa necessaria con il verificarsi, a partire dal 1980, di vuoti di produzione che hanno costretto l'azienda a fare massicciamente ricorso alla C.I.G. e, conseguentemente, ad utilizzare in misura sempre più ridotta la potenzialità produttiva dello stabilimento che è di 36.000 autovetture/anno, utilizzata su due turni. Questo vuoto produttivo è stato in gran parte determinato da una sospensione degli ordini Fiat relativi all'autovettura 2000 spider, e solo in parte colmato con l'acquisizione, dalla Fiat, di lavorazioni di assemblaggio completo dell'autovettura Campagnola e, a far data dal 1982, con la produzione di carrozzerie del cabriolet Talbot modello Samba.
La diminuzione del livello produttivo ha influito negativamente sul livello occupazionale, in relazione al quale l'organico aziendale ha subito una sensibile diminuzione negli ultimi esercizi, passando dalle 2.283 unità occupate nel 1979 a 1.971 unità occupate nel 1982; questo calo è stato affiancato anche da un notevole ricorso alla C.I.G.
Ad oggi gli addetti in organico sono rimasti 1.765 di cui 556 operai e 12 impiegati in cassa integrazione.
Questi dati della cassa integrazione sono comprensivi anche dei 120 operai posti in mobilità.
A causa dei mutati orientamenti della Fiat, con la chiusura dello stabilimento Lingotto, la S.p.A. Industrie Pininfarina, che produceva carrozzerie di prestigio su commessa, dal 1 ottobre 1981 ha dovuto assumere in proprio la completa produzione (assemblaggio, verniciatura, montaggio della meccanica ed abbigliamento) del già citato modello di autovettura 2000 spider, trasformandosi così da produttore di carrozzerie a produttore di autovetture, avendo altresì in programma, con la ristrutturazione dello stabilimento, la produzione di nuovi modelli a più elevato contenuto tecnologico.
Ne consegue che la trasformazione in programma del processo produttivo e le innovazioni del prodotto finito indurranno presumibilmente effetti positivi anche sul piano della commercializzazione del prodotto stesso.
L'immissione di prodotto con il marchio Industrie Pininfarina S.p.A.
determinerà una maggiore autonomia della Ditta dalle grandi case costruttrici, attualmente committenti della quasi totalità della produzione, con una più ampia possibilità di manovra sul mercato.
Un'altra caratteristica positiva della produzione Pininfarina è quella di essere prevalentemente destinata all'esportazione, in relazione alla quale, per quanto concerne le prospettive di mercato, non sembrano sussistere indizi di brusche contrazioni della domanda di vetture speciali che, secondo alcune stime, potrebbe, sia pure di poco, incrementarsi.
Il piano di ristrutturazione prevede investimenti, da attuare nel biennio 1982-1983, per 24 miliardi da destinare per intero all'apparato produttivo e così suddivisi: linee di meccanizzazione 2.500 milioni linee di verniciatura 17.000 milioni linee di finizione e collaudo 4.500 milioni Totale 24.000 milioni cui si deve aggiungere un incremento di scorte di magazzino di 6.000 milioni. Complessivamente, dunque, l'operazione di ristrutturazione richiede l'impiego di 30 miliardi, in relazione ai quali la Ditta ha chiesto la concessione, ai sensi della legge 675/1977, di agevolazioni finanziarie consistenti in un mutuo diretto dello Stato di 5 miliardi ed un finanziamento con contributo negli interessi di 10 miliardi, per un finanziamento complessivo di 15 miliardi.
Detti investimenti non comportano un aumento di potenzialità in termini di occupazione, in quanto è previsto solo un riassorbimento parziale dei dipendenti in C.I.G. nelle seguenti misure: anno 1982 - 150 operai e 13 impiegati anno 1983 - 150 operai anno 1984 - 100 operai e 18 impiegati anno 1985 - 50 operai Il riferimento di "parziale" va in parte specificato nel senso che rispetto agli organici attuali di 1.765, questa parzialità ridurrebbe a queste 65 unità eccedenti.
In relazione al suindicato aspetto, le organizzazioni sindacali, che sono state consultate dalla I Commissione in merito al piano di ristrutturazione della S.p.A. Industrie Pininfarina, ribadendo gli accordi stipulati con la Direzione dell'Azienda, ed in particolare quello del novembre 1980, che prevede da parte della Società il richiamo dalla cassa integrazione, per il loro reinserimento nell'attività lavorativa, di quei lavoratori che a maggio 1983 si trovino in integrazione salariale, hanno condizionato la loro adesione al piano di ristrutturazione al rispetto di detta normativa da parte della Società stessa.
A sua volta la Società, anch'essa consultata dalla I Commissione, pur non impegnandosi formalmente al riassorbimento di detto personale in C.I.G.
per la data prevista dall'accordo, ha dichiarato la propria disponibilità a mantenere fede agli impegni assunti compatibilmente con l'evolversi dei programmi produttivi.
Secondo il piano e le assicurazioni fornite dalla Pininfarina, le dimissioni agevolate tuttora in corso sono rivolte solamente agli operai posti in mobilità e non influiranno sull'organico finale al 1985 previsto in 1.700 unità.
Di fatto, quindi, dovrebbero ulteriormente rivolgersi ai 65 eccedenti sia le dimissioni agevolate che gli eventuali pensionamenti.
Nel 1982 le previsioni del piano di ristrutturazione in materia di occupazione erano state in buona parte rispettate con il rientro di 120 dipendenti dalla C.I.G., ma l'annullamento dell'ordinativo Fiat relativo al modello spider ha determinato il loro rientro in C.I.G. nell'ottobre dello stesso anno.
Come si vede, il livello occupazionale nell'azienda risente delle variazioni degli ordinativi: dalle case costruttrici committenti ai soggetti che possono subire variazioni frequenti, oltreché sensibili, ove si tenga presente che l'Azienda lavora su programmi previsionali delle case costruttrici, a loro volta soggetti alle variazioni dell'andamento del mercato del settore automobilistico.
La soluzione di questa situazione di dipendenza si riallaccia al discorso fatto in precedenza dell'importanza della produzione di autovetture complete ed, in particolare, di nuovi modelli e della loro commercializzazione sotto il marchio della S.p.A. Industrie Pininfarina.
In ogni caso, l'Azienda ha già preannunciato per il mese di febbraio 1983 il riassorbimento di 120 dipendenti in C.I.G., in conseguenza della ripresa della fase di produzione Fiat con la commessa di 12 autovetture al giorno modello spider Europa ed il collegamento di ulteriori rientri dalla C.I.G. ad eventuali incrementi di commesse da parte di altre case costruttrici.
Con il piano di ristrutturazione non è previsto un incremento di potenzialità produttiva, che continua a rimanere di 36.000 macchine/anno con la differenza però che una parte della produzione sarà di vetture complete e non più di carrozzerie.
E' rilevante un progressivo incremento delle previsioni della produzione, che passa dalle 12.183 unità, tra carrozzerie ed autovetture nell'anno 1981, alle 24.354 unità nel 1985 ed una modifica della caratteristica della produzione che mentre nei primi anni inverte il rapporto tra la produzione di carrozzerie e quella di autovetture relative ai modelli già in lavorazione, successivamente, ad un numero costante di carrozzerie prodotte, relative a vecchi e nuovi modelli, cresce sensibilmente il numero delle autovetture relative ai nuovi modelli, a scapito di quelli di vecchia produzione.
Non si può tuttavia dimenticare che nella realizzazione degli obiettivi del piano di ristrutturazione pesano previsioni negative di restrizione a livello europeo ed inoltre che i finanziamenti della legge n. 675/1977 non sono garantiti né in relazione alla loro disponibilità né al loro fabbisogno, per cui si rende necessaria un'azione politica da parte della Regione verso il Governo diretta al rifinanziamento della legge, ad un'efficiente gestione della stessa, nonché ad operare per impedire il prevalere a livello nazionale ed europeo di indirizzi economici restrittivi.
La ristrutturazione comporta infine un incremento delle scorte di magazzino, che trova giustificazione sia nella ripresa dell'attività produttiva, che nella parziale trasformazione dell'attività dell'Azienda da carrozzeria a produttore di autovetture complete.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non mi pare di dover aggiungere ulteriori dati per poter esprimere un giudizio su un'operazione che, se pure di portata limitata, può concorrere a rendere meno precaria la situazione del settore auto in Piemonte.
Credo sussistano gli elementi fondamentali per una valutazione di conformità del progetto al piano finalizzato del settore auto. Essi sono: la razionalizzazione ed automazione dell'impiantistica, nell'ambito dell'occupazione e della potenzialità produttiva anteriore al piano; la destinazione all'esportazione di gran parte delle autovetture prodotte e l'acquisizione di lavorazioni che altrimenti non sarebbero effettuate in ambito nazionale, la collaborazione con la Fiat Auto per produzioni marginali, rivelatesi poco economiche per aziende di grandi dimensioni.
Non possono trascurarsi, infine, gli elementi di innovazione del prodotto contenuti nel programma dell'Azienda.
E' la valutazione di questi elementi oggettivi che ha indotto la maggioranza dei membri della I Commissione ad esprimere parere favorevole (il PDUP si è riservato di esprimere parere in aula) e ad invitare questo Consiglio regionale a farlo proprio con la sottolineatura della necessità per quanto riguarda gli aspetti occupazionali, non soddisfacentemente chiariti, di ribadire la volontà di questo Consiglio che sia assicurato il pieno rispetto degli accordi sindacali del novembre 1980 e del novembre 1981.
Sotto questo profilo, da un punto di vista formale, si fa presente la necessità di aggiungere alla quarta riga nella parte dispositiva della deliberazione proposta, dopo la parola "accordi", la parola "sindacali".
Infine, una breve nota di carattere procedurale.
La Commissione che si è trovata ad operare su questa materia in un tempo ristretto (5 giorni) effettuando due consultazioni con l'impresa e con i sindacati, ritiene di avere assolto comunque interamente alla parte istruttoria.
In Commissione sono però sorti una serie di interrogativi, in modo particolare per il necessario collegamento tra i programmi che vengono presentati e la gestione della politica industriale, che non può avvenire a livello di Commissione essendo essa di competenza dell'Assessorato.
In proposito la Commissione propone che si mantenga la deliberazione a livello consiliare, ma che l'istruttoria della stessa venga svolta a livello di Assessorato come avviene per altre procedure, mantenendo l'adozione della deliberazione da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Credo che la serietà dell'atto che stiamo compiendo meriterebbe molto più spazio di quello che possiamo dare.
Voglio affrontare gli aspetti di metodo e di merito.
Quanto al metodo è opportuno stabilire a quale organo compete di esprimere pareri in merito ai piani di ristrutturazione. Mi riferisco ai piani presentati ai sensi delle leggi 675 e 902 e ai pareri da esprimere sulle richieste di C.I.G.
Questo problema è sorto nel luglio scorso quando si dovevano esprimere pareri in merito al piano Fiat. Tale richiesta l'abbiamo rivolta formalmente al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta.
Il Gruppo del PDUP ritiene che i pareri li debba esprimere la Giunta e questa convinzione nasce da due considerazioni. La prima attiene al fatto che l'attuazione dei piani di ristrutturazione pone problemi che investono le competenze dirette gestionali della Regione, quali la formazione professionale, la gestione del mercato del lavoro, le prospettive dell'azienda, rapporto tra i piani delle aziende e la programmazione regionale, rispetto alle quali necessita un rapporto con l'azienda non consultivo, ma gestionale e di governo. In quanto pongono problemi di disponibilità di risorse, scelte prioritarie, di coordinamento dei piani dell'azienda in rapporto con quelli di altre aziende.
La seconda considerazione nasce dalla constatazione che la Regione, non avendo competenze in materia di politica industriale in questi anni si è inventata delle competenze e si è conquistata degli spazi per operare e svolgere un suo ruolo di mediazione e di contrattazione, ruolo d'altra parte che deve essere svolto da chi è in grado di decidere e di gestire decisioni ed impegni, cioè la Giunta.
Io credo che se togliamo anche questo spazio all'esecutivo non facciamo un buon servizio alla Regione in rapporto all'obiettivo di acquisire maggiori poteri e competenze in materia di politica industriale.
Per questo ritengo che il parere debba essere espresso dalla Giunta mentre il Consiglio dovrà essere sentito, attraverso le Commissioni permanenti, prima che la Giunta esprima il parere.
Il piano della Pininfarina pone un interrogativo circa il rapporto tra i volumi produttivi che l'azienda prevede di raggiungere nel 1985 e gli organici. Nel 1980 l'azienda produceva 23.277 modelli carrozzerie con 2.300 lavoratori di organico. Per il 1985 l'azienda prevede di produrre 24.354 modelli di cui 8.310 carrozzerie e 15.444 autovetture complete (che secondo l'azienda richiedono un valore aggiunto di manodopera del 10-12 %) con 1.700 lavoratori, cioè con una diminuzione di organico di 600 persone senza che vengano apportate nel ciclo produttivo delle innovazioni tecnologiche tali da giustificare una riduzione di organico.
Secondo l'azienda in sede di consultazione non sarebbe corretto fare tale confronto in quanto nel 1980 si producevano tipi di carrozzerie con cicli molto lunghi. In verità, non mi sembra stiano così le cose perch sempre dai dati ricavabili dal piano, i possibili modelli nuovi che l'azienda metterà in produzione nei prossimi anni, saranno di grande dimensione, tanto è vero che le cilindrate andranno da un minimo di 1.500 centimetri cubi a 2.500 centimetri cubi ed addirittura si ipotizzano due modelli con 5.000 cm cubi, con un'ammiraglia dell'azienda.
In verità, a me sembra che l'azienda stia perseguendo l'obiettivo di ridurre l'organico e di sfruttare i lavoratori con i metodi che sappiamo e che riteniamo inaccettabili.
L'azienda prevede il parziale rientro dei lavoratori in cassa integrazione entro il 1985, quindi è evidente che non intende rispettare l'accordo che l'azienda ha stipulato con le organizzazioni sindacali che prevede il rientro dei lavoratori in C.I.G. al giugno 1983. Non c'è garanzia che le ipotesi del piano vengano attuate, in quanto si afferma che tali rientri sono legati all'andamento del mercato.
Noi daremo voto contrario alla deliberazione poiché un voto favorevole significherebbe l'accettazione della dichiarazione del non rispetto degli accordi. In Commissione tutte le forze politiche, tranne la nostra, hanno votato positivamente.
Non ci stupiscono gli atteggiamenti di quelle forze politiche, come la D.C., che anche nella recente vicenda del Governo hanno dimostrato di essere più legate alla Confindustria che ai lavoratori.
Né ci stupisce l'atteggiamento del PSI che a livello nazionale ha deciso di bere l'amaro calice proposto da Fanfani.
Quello che ci stupisce è la posizione espressa dal PCI, il cui atteggiamento in quest'aula è esattamente opposto alle posizioni che esso ha sulla Fiat.
In un recente dibattito, in cui ho rammentato che ero stato l'unico ad oppormi al piano Fiat, Guasso mi interruppe affermando che di errori se ne commette uno solo. Non vorrei che il Gruppo comunista perseverasse nell'errore, magari riconoscendolo a posteriori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni

Ringrazio il Presidente Valeri e i membri della I Commissione per il loro lavoro e per la lodevole istruttoria che hanno svolto malgrado il poco tempo a disposizione e gli scarsi strumenti a disposizione.
Questo, tuttavia, non mi esime dal porre alcune questioni di metodo nei rapporti fra Giunta e Consiglio. La portata della richiesta della Pininfarina richiede una riflessione di carattere generale e chiedo scusa in anticipo se ruberò un po' di tempo ma non è fiato sprecato rispolverare la memoria su questioni importanti. Intanto, dobbiamo prendere atto che si tratta di un'innovazione di procedura rispetto a recentissimi comportamenti in ordine alla vicenda Fiat.
La vita è fatta di innovazioni ma si tratta di sapere se queste innovazioni hanno un senso, una legittimità, un'utilità. E, posto che si risponda positivamente, qual è la procedura più seria per non appagarci di atti affrettati? Nessun Consigliere può ignorare che questa nuova procedura viene assunta dopo le polemiche sulla Fiat dei mesi scorsi.
Relativamente alla critica che venne mossa alla Giunta di non aver sottoposto al Consiglio la delibera per i finanziamenti Fiat voglio ricordare alcune cose.
Il nostro Gruppo difende totalmente l'operato della Giunta, che non ha requisito ai vertici nessuna decisione che non le competeva. Ristabiliamo dunque la verità su questa asserita differenza di comportamento su questo problema fra l'attuale Giunta e la Giunta del '75-'80.
Quest'ultima portò i propri pareri in Consiglio relativamente ai piani di settore della legge 675. Preciso che si trattava di pareri generali sui piani di settore e li doveva sottoporre alle altre Regioni per deliberare il parere della Commissione interregionale come la legge impone. Eravamo alla fine del luglio 1978. Il Governo stava inviando a varie tappe i piani di settore (il piano che discutiamo oggi allora non era previsto); l'iter previsto dal Governo ci impegnava per la consultazione sino alla seconda decade di agosto.
Dichiarammo subito la nostra disponibilità al Sottosegretario, sen.
Abis, impegnandoci a rispettare i tempi fissati e rilevandone l'anomalia perché si veniva a cadere in pieno Ferragosto. Il sen. Abis ci rispose che certamente il calendario sarebbe slittato in quanto in Italia slitta tutto ed era prevedibile che altri pareri previsti non sarebbero pervenuti in tempo.
Il 27 luglio 1978 il sottoscritto andò in I e in IV Commissione a sottoporre i pareri sui progetti generali che erano pervenuti. Il 2 agosto informammo l'allora Presidente del Consiglio Sanlorenzo della strana procedura fissata dal Governo e la Giunta dichiarò la sua piena disponibilità a riferire in Consiglio anche durante il mese di agosto.
Lascio immaginare con quale favore fu accolta quella nostra posizione sta di fatto che l'11 settembre le Regioni si incontrarono ad Alghero per formulare i pareri e a quella riunione partecipammo Simonelli ed io.
Il 19 settembre informai il Consiglio sulle risultanze di Alghero e in quel dibattito intervennero Bianchi, Oberto, Petrini per la D.C., Bontempi per il PCI, Benzi per il PSDI, Marchini per il PLI. Finalmente il 17 ottobre ci incontrammo con i Ministri Morlino e Donat-Cattin. Signori, vi lascio immaginare la concreta incidenza di siffatta procedura che peraltro noi rispettammo coscienziosamente così come i limiti imposti nazionalmente consentivano. Credo anche che lavorammo con scrupolo, ma detto tutto questo, non facciamo confusioni, perché tutto questo era relativo a giudizi e pareri generali sulla legge 675 e più precisamente sui settori.
Non ricordo di aver portato in Consiglio in cinque-sei anni una sola delibera relativa alle richieste singole sulla 675, come non ricordo, anzi posso smentire categoricamente, che precedentemente, quando vi furono altri Assessori all'industria, siano state portate in Consiglio delibere sul precedente strumento della legge 464, le cui richieste a volte conoscevamo al tavolo del Ministro.
Una sola volta quando la cosa ci fu richiesta esplicitamente, portammo in Consiglio la questione della Pennitalia, perché necessitava di chiarimenti sul parere e non sulla legittimità. Detto questo, credo sia corretto che l'istruttoria sui programmi aziendali (che non può prescindere da quelle componenti che Montefalchesi ricordava) sia fatta dalla Giunta investendo, se se ne conviene, fissando termini, modalità, livelli di importi in Consiglio. Ho finito le mie considerazioni che solo incidentalmente riguardano la Pininfarina, mentre riguardano la questione generale di metodo.
Il Presidente Valeri ha fatto una relazione seria, accurata, ma la questione della Pininfarina che non intenderebbe per dichiarazione esplicita rispettato l'accordo sui rientri, mi rende ancora più accorto e mi induce a ricordare che poche settimane fa abbiamo votato unanimemente la richiesta di rispettare gli accordi sindacali per i rientri alla Fiat vincolandoli all'erogazione della legge 675.
Non si possono usare due pesi e due misure. E' questione di serietà e di coscienza. Certo, si può cambiare atteggiamento ma bisogna darne spiegazione.
Dichiaro che voto questa delibera perché ribadisce la necessità che siano rispettati gli accordi.
E' una questione essenziale nell'azione e nella contrattazione che la Giunta dovrà avviare. Chiedo che la questione generale metodologica venga vista nelle sedi appropriate se non vogliamo impantanarci in procedure lunghe e defatiganti che non saranno utili neanche ai fini di un parere serio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

L'argomento non può essere sottaciuto. In realtà ci sono due questioni una di metodo ed una di merito.
La questione di metodo è stata sollevata dai Consiglieri Montefalchesi ed Alasia. Noi siamo dell'opinione che interventi così importanti non possono venire all'esame del Consiglio: lo abbiamo detto in occasione del caso Fiat, il Gruppo socialista si è espresso in questo senso, come il Presidente della I Commissione Valeri.
I piani di ristrutturazione della legge 675 che superano i 10 miliardi sono, sotto il profilo tecnico, e sotto il profilo politico, di competenza del Consiglio.
Il che non significa che non si debba affrontare il nodo procedurale.
Il discorso che l'istruttoria venga svolta dalla Giunta e che la stessa proponga l'atto deliberativo al Consiglio può essere una via accettabile come d'altra parte avviene per tante altre questioni.
Proprio perché rivendichiamo le competenze di politica industriale riteniamo che il Consiglio debba esprimersi su questioni di così grande rilevanza come quelle che sono oggi all'esame dell'assemblea.
La legge 675 è stata proposta quando era Ministro dell'Industria Donat Cattin e i piani di settore hanno avuto le vicissitudini che hanno avuto noi riteniamo che interventi di questa importanza non possano essere sottratti alla responsabilità del Consiglio regionale. Il momento istruttorio è un fatto che può essere organizzato in modo diverso. Se si arriverà ad organizzarlo nel senso indicato dalla relazione del Consigliere Valeri, sia da quanto ho detto precedentemente, molta confusione verrà evitata, nello stesso tempo rimarrà l'espressione del Consiglio che ci pare doverosa e giusta.
Nel merito ho poco da aggiungere. Abbiamo dibattuto il tema in Commissione, abbiamo partecipato alle consultazioni con la massima attenzione e riteniamo che ci si debba esprimere favorevolmente in merito alla deliberazione predisposta.
Non mi pare che si siano usati due pesi e due misure perché questo è il testo di deliberazione che è stato votato dalla Giunta per il piano della Fiat.
Viene ribadita la necessità del rispetto degli accordi.
Non si pongono perentorie condizioni, perché in questa fase sarebbero illegittime, ma anche perché l'incompatibilità tra gli accordi sindacali ed il piano non è esplicita.
Alle scadenze degli accordi sindacali verificheremo il comportamento dell'azienda. A quel momento, se sarà il caso, il Gruppo D.C. non assumerà nessun atteggiamento diverso da quelli che ha assunto in altre occasioni.
I patti vanno rispettati o rinegoziati qualora si modifichino le condizioni.
Le posizioni unilaterali da parte dell'azienda non hanno la nostra aprioristica copertura. Quindi il nostro atteggiamento sarà sereno se e quando emergeranno contrasti; oggi siamo d'accordo di votare la deliberazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Nel precedente dibattito, al quale non era presente Alasia, fornii la mia opinione sulla base dei dati che avevo a disposizione di dodici anni di attività regionale e di applicazione di queste norme nelle Regioni.
Fui però interrotto per dirmi che non era vero quello che dicevo. Mi ero impegnato a portare in Consiglio la documentazione su quello che affermavo.
Il giornalista che riportò in modo non corretto quel dibattito non è presente. L'importante è che sia riconosciuto qui chi aveva torto e chi aveva ragione, chi diceva il vero e chi diceva il falso. Quello che ha detto l'Assessore Alasia è la verità perché non è stato possibile dimostrare il contrario e quello che dice il Consigliere Montefalchesi è opportuno perché mi pare che sia giusto, mentre questo può essere opinabile da chi pensa che non sia giusto.
I dati che portai l'altra volta elencavano le deliberazioni emerse dalla Giunta, sulle quali il Consiglio regionale fino al momento della presentazione della deliberazione Fiat non ebbe mai nulla da osservare. E' stato detto che così non doveva essere perché così non era stato.
No, così era stato, così era. Si può discutere che non sia più così, ma è un'altra questione che attiene al merito di queste proposte.
Avendo quindi ottemperato ad, un impegno che mi ero assunto di fronte al Consiglio regionale, passiamo ad esaminare la questione di merito e di forma.
Per quanto riguarda la questione di forma, quando la maggior parte del Consiglio regionale sollevò interrogativi circa l'opportunità di procedere in modo difforme rispetto alla prassi invalsa nelle precedenti legislature avanzai nel mese di agosto alla Presidenza del Consiglio l'opportunità di istruire tutte le pratiche delle ditte che avevano presentato richieste di finanziamento. Mi fu detto che era opportuno continuare nella vecchia prassi, perché in fondo se si era sopportata per due anni un'interpretazione non giusta dello Statuto e delle leggi si poteva sopportare ancora per il mese di agosto e che si sarebbe provveduto attraverso la Commissione Regolamento a dettare alla Giunta ed agli organi della Regione nuovi indirizzi.
E' un vero peccato che gli organismi previsti dallo Statuto e dal Regolamento per determinare gli indirizzi per la Giunta e per i Consiglieri non si siano riuniti e il grande fervore di interpretare giustamente la legge e il Regolamento non si sia estrinsecato nella Commissione Regolamento.
E chi aveva sollevato il falso nei confronti del giusto non avrebbe sentito il dovere di sollecitare nei mesi di settembre e di ottobre una regolamentazione nuova per colmare l'illegittimità di dodici anni compiuta dalle Giunte regionali nell'interpretazione dello Statuto e del Regolamento. La Commissione Regolamento deve ancora essere convocata, le norme non sono state stabilite. Attendo ancora di sapere: per quale entità di finanziamenti è opportuno che il Consiglio discuta; se la Giunta deve istruire tutte le pratiche o solo qualcuna; se nella sua istruttoria deve consultare i sindacati, se nel caso dovesse consultarli, la pratica passa in Commissione o se la Commissione consulta un'altra volta i sindacati e gli imprenditori; se l'azienda è disponibile a mandare alla Giunta i suoi documenti perché siano divulgate più copie perché la comunità piemontese conosca i suoi problemi, i suoi programmi o quale regolamentazione difforme da questa bisogna dare per essere coerenti con la legge e con il Codice Civile e Penale. Entro quali tempi la Giunta o la Regione deve esprimere il parere, se occorre trasferire alcuni funzionari dagli Assessorati alle Commissioni competenti per le attribuzioni tecniche.
Avute queste risposte la Giunta non avrà alcuna difficoltà ad innovare quelle norme che tutti riterranno opportune.
La Giunta dichiara di voler coinvolgere in ogni suo atto di politica industriale e del lavoro tutte le forze esistenti senza discriminazione alcuna.
Sono ben lieto che questa deliberazione sia assunta nella sede del Consiglio regionale dove tutte le forze politiche sono impegnate e si assumono una responsabilità politica ben precisa e ben determinata.
La Giunta, non essendo chiariti tutti gli altri aspetti, non fa che adeguarsi alla decisione del Consiglio.
Chiedo che siano convocati tutti gli istituti regolamentari che devono definire queste norme, nel frattempo chiedo l'autorizzazione a continuare ad esprimere pareri nei confronti di decine di aziende che come settimanalmente dobbiamo esprimere se non vogliamo impedire quel poco di ripresa industriale che c'è e per far sì che la crisi non si aggravi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la relativa deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il piano di ristrutturazione elaborato dalla S.p.A. Industrie Pininfarina, ai sensi della legge 12/8/1977, n. 675 preso atto che tale piano comporta investimenti per 30 miliardi, per i quali l'Azienda ha richiesto 10 miliardi di finanziamento agevolato all'Istituto Mobiliare Italiano e 5 miliardi di mutuo agevolato al Ministero dell'Industria rilevato che il piano prevede i seguenti investimenti: per l'inserimento di linee, di meccanizzazione, finalizzate alla produzione completa di autovetture; per la ristrutturazione dell'impianto di verniciatura e l'innovazione degli impianti relativi alle fasi principali della medesima; per il potenziamento delle linee di finizione e collaudo rilevato che presso la S.p.A. Pininfarina è in atto la parziale trasformazione della produzione di carrozzerie alla produzione completa (assemblaggio, verniciatura, montaggio della meccanica ed abbigliamento) di autovetture, nonché la previsione, per la fine del 1984 della produzione di nuovi modelli preso atto che a ristrutturazione completata, la potenzialità produttiva annua risulterà inalterata rispetto all'attuale, che è di 36.000 unità producibili, con la differenza però che una parte della produzione sarà costituita da vetture finite anziché da carrozzerie rilevato che la previsione dettagliata delle produzioni per l'esercizio 1985, ossia a ristrutturazione ultimata, comporta la fabbricazione di 3.960 carrozzerie e di 3.168 autovetture complete, relativamente ai modelli attualmente già prodotti, e la fabbricazione di 4.950 carrozzerie e di 12.276 autovetture relativamente ai nuovi modelli che saranno creati a partire dal 1984, per un totale di 24.354 unità rilevato che la ristrutturazione dello stabilimento di Grugliasco non comporterà un aumento di potenzialità in termini di occupazione, ma che, in conseguenza di essa, è previsto il riassorbimento parziale e scaglionato dei dipendenti in C.I.G. fino al raggiungimento di 1.700 unità lavorative nel 1985 sentite le organizzazioni sindacali le quali hanno condizionato il loro parere favorevole al rispetto puntuale degli accordi sottoscritti con la Direzione aziendale rispettivamente nel novembre del 1980 e nel novembre del 1981; vista la legge 12/8/1977, n. 675 e rilevato che, ai sensi dell'art. 6, terzo comma, della legge stessa, l'Amministrazione regionale può esprimere al C.I.P.I. il proprio parere, con riferimento all'assetto territoriale ed alla programmazione regionale visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione consiliare delibera di esprimere al C.I.P.I. parere favorevole al piano di ristrutturazione presentato dalla S.p.A. Industrie Pininfarina, ribadendo comunque la necessità che siano rispettati gli accordi sindacali sottoscritti nel novembre del 1980 e nel novembre del 1981.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 39 voti favorevoli ed 1 contrario.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 278: "Determinazione dell'ammontare della tassa regionale di circolazione"


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'ordine del giorno l'esame del progetto di legge n. 278: "Determinazione dell'ammontare della tassa regionale di circolazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti in aula.
Il suddetto progetto di legge è stato esaminato ed approvato dalla Commissione competente.
La parola al relatore, Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido, relatore

Con questo progetto di legge la Regione Piemonte applica per la prima volta la facoltà prevista dalla legge n. 281 del 1970 che stabilisce limiti e modalità di applicazione della tassa di circolazione.
Il secondo comma dell'art. 4 della legge 281 stabilisce che l'ammontare dell'allora istituendo tributo poteva a regime essere determinato in misura non superiore al 110 % e non inferiore al 90 % della corrispondente tassa erariale, la quale a regime veniva ridotta al 50 % rispetto all'importo in essere prima dell'istituzione della corrispondente tassa regionale.
A suo tempo le Regioni scelsero di applicare la tassa al 50 % cioè nella misura del 100 %di quella erariale.
Ora si propone di elevare del 10 % quella regionale portandola al 55 di quella complessiva.
E' previsto un ulteriore aumento per automezzi di particolare pregio e per quelli di speciale attività.
Questo provvedimento, per la sua caratteristica, è stato concertato con altre Regioni o perlomeno con gran parte di esse.
Va ricordato che lo Stato ha aumentato la tassa di circolazione del 50 nel 1981 e dell'80% nel 1982 e quegli aumenti non hanno avuto influenza sulla tassa di concessione regionale perché lo Stato ha incassato l'intero aumento.
L'applicazione dell'aumento del 10 % per le Regioni può avere il significato di rivendicare la loro autonomia impositiva in contrapposizione al disinteresse dello Stato che ha aumentato pesantemente la sua quota senza tener conto dell'autonomia delle Regioni.
Quanto incide questo provvedimento nei confronti dei singoli contribuenti? L'aumento va da circa 400 lire per le autovetture sino a 7 cv fiscali a 3.200 lire per le autovetture di 20 cv fiscali. Vi sono poi scaglioni superiori: di 5.000 lire per 25 cv e 15.000 lire per le Roll Roice.
Gli aumenti in effetti sono piuttosto contenuti.
Ma, al di là della scarsa incidenza è fuori dubbio che l'applicazione dell'addizionale viene a gravare, anche se in misura limitata, in un periodo di crisi generale e crisi dell'auto in una Regione in cui l'automobile è una delle produzioni fondamentali.
Sarebbe opportuno finalizzare l'introito derivante dall'aumento della tassa, che è valutabile in circa 3 miliardi, ad interventi specifici che vanno dall'occupazione ai problemi della protezione civile e dell'utilizzazione dei lavoratori in cassa integrazione, in modo che da una parte la Regione rivendica il suo diritto all'autonomia finanziaria e dall'altra si colloca nel solco predisposto, anche se non seminato, dal sistema delle autonomie secondo cui gli introiti decisi in modo autonomo dagli Enti locali vengono finalizzati al finanziamento di speciali servizi o collocati nella politica di programmazione regionale e non vanno a coprire il mancato incasso delle somme dovute dallo Stato alle Regioni.
Questa legge dovrebbe entrare in vigore dal 1983 per cui il maggiore incasso derivante dalla tassa entrerà nelle casse regionali sin dai primi giorni dell'anno.
La Commissione ha licenziato all'unanimità il provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Questo progetto di legge è arrivato ieri con urgenza all'esame della I Commissione e con altrettanta urgenza è stata richiesta l'iscrizione all'ordine del giorno del Consiglio; tutto questo perché entro il 6 dicembre la Regione deve avere il parere necessario del Governo.
Per queste ragioni non ci siamo opposti alla discussione in Commissione ed abbiamo affrontato questo tema onde consentire, sotto il profilo tecnico, che l'argomento giungesse in Consiglio con la riserva però di esprimere in questa sede più attente valutazioni.
Non sappiamo però come queste risorse saranno utilizzate. Una Regione in cui ha sede un'importante industria come la Fiat e che ha una forte presenza di cassintegrati, non può gravare ulteriormente sui cittadini per coprire le spese correnti o per affilare consulenze facili o per altre spese come quelle che abbiamo visto fiorire in questa ultima fase regionale.
Il nostro atteggiamento su questa tassa non è di preclusione, vogliamo però impegnare la Giunta ad utilizzare queste risorse in investimenti.
Abbiamo presentato a questo proposito un emendamento aggiuntivo all'art. 4. Se la nostra richiesta sarà accettata daremo un giudizio positivo, se invece sarà respinta lasceremo la totale responsabilità di questa operazione alla maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Questo è un provvedimento impopolare come impopolari sono i provvedimenti che da molti anni vengono assunti relativamente alle auto.
Chiediamo che la Giunta dichiari esplicitamente alla comunità regionale la finalizzazione di questa tassa.
In Commissione è stato accennato che i 3 miliardi che derivano dall'aumento della tassa di circolazione potrebbero essere messi a bilancio nel capitolo della formazione professionale. Se questa dichiarazione è vera lo si dichiari chiaramente in modo che la comunità regionale sappia che questa imposizione, anche impopolare, sarà impiegata in modo corretto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio pluriennale

L'ora tarda non ci consente di dire tutto ciò che questo particolare problema solleva. Basti pensare che nella conferenza dei Presidenti che si è svolta a Siena la settimana scorsa e nella riunione preparatoria degli Assessori regionali alle finanze nel documento rivolto al Governo si è richiesto di consentire una più ampia manovra su questo tributo.
Nel precedente Governo il Ministro del Tesoro propose alle Regioni un aumento del 100 % della quota regionale.
Questo perché la crisi della finanza pubblica esige la ricerca di nuove fonti di finanziamento.
Sta finendo il criterio dei trasferimenti indicizzati, quindi le Regioni devono trovarli utilizzando i margini sui tributi.
Due diverse strade sono aperte, una è la possibilità di utilizzare questi proventi per interventi aggiuntivi e nuovi. Alla comunità si dirà che volendo realizzare delle cose nuove ed avendo un plafond di risorse a disposizione che non consente di realizzare, la Regione chiede un sacrificio fiscale aggiuntivo L'altra strada è più realistica e cioè che questi proventi coprano il vuoto delle finanze regionali per il venir meno dei normali trasferimenti di risorse.
La tesi del Governo è di trasferire minori fondi sul Fondo Comune e non garantisce il trasferimento di risorse che è pari al tasso programmato di inflazione del 13% e in più dà la possibilità di applicare determinati tributi.
L'incremento di questo tributo serve a coprire un buco nelle normali entrate della Regione.
Non è quella manovra supplementare qualificata, dichiarata, trasparente che le Regioni avevano chiesto e a cui faceva riferimento il Consigliere Brizio.
Comunque, qualunque sia la sorte del provvedimento nazionale, adesso discutiamo di un provvedimento molto modesto.
Non è accoglibile l'emendamento che pone un vincolo di destinazione dell'entrata. La Giunta si può impegnare ad utilizzare questi fondi nel settore degli investimenti e della spesa sociale qualificata (non certo per la spesa corrente).
Se questa è l'indicazione del Consiglio, la Giunta l'accoglie?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Siamo un Gruppo di opposizione che nei momenti cruciali non si sottrae ai suoi compiti ed alle sue responsabilità. Sarebbe facile non far passare questo provvedimento astenendoci, assentandoci e così via.
Non lo facciamo perché riteniamo che anche le opposizioni siano forze di governo e che, nel momento in cui è consentito attraverso l'applicazione di una legge di approvare un provvedimento che porti qualche provento alle esauste casse regionali si debbano assumere la loro responsabilità.
L'Assessore Simonelli, replicando alla richiesta del collega Brizio, ha detto che questo provvedimento è parziale, deve colmare il vuoto delle finanze regionali e non è un provvedimento che debba consentire una manovra supplementare.
Ha fatto riferimento alla pochezza di questo provvedimento che porterà alle casse regionali circa 3 miliardi.
Abbiamo una particolare concezione delle finanze per cui riteniamo che anche 3 miliardi siano una somma da rispettare e nel momento in cui ci accingiamo a dare il voto favorevole vogliamo avere la certezza che questi 3 miliardi vanno a coprire dei vuoti nel settore dell'investimento, nei settori della spesa qualificata, nei settori produttivi.
Se questi 3 miliardi servissero per la spesa corrente che costantemente critichiamo, noi saremmo in contraddizione con noi stessi e non potremmo votare questo provvedimento. Capisco che sotto un profilo tecnico l'emendamento che abbiamo presentato possa essere di difficile collocazione in una legge.
Potremmo richiedere un ordine del giorno.
Non lo facciamo, abbiamo il solenne impegno dell'Assessore Simonelli perché questi miliardi, pochi o tanti che siano, vadano nella giusta direzione.
Consideriamo questo un impegno solenne e faremo attenzione a che sia onorato fino in fondo.



PAGANELLI Ettore

RESIDENTE



PAGANELLI Ettore

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

La mia più che una dichiarazione di voto è una semplice osservazione.
Hanno perfettamente ragione i Consiglieri Paganelli e Brizio a richiedere che questi fondi siano finalizzati.
Ci ha dimostrato l'Assessore Simonelli che tra il dire e il fare c'é di mezzo il mare.
Il PCI non condivide in nessun modo e in nessun punto la manovra né del Governo passato né di quello presente. Condivide invece una questione di fondamentale importanza che per sanare il deficit pubblico si deve rispondere non solo alle elementari questioni di giustizia che sono state sollevate ampiamente dalle lotte sociali e politiche, ma si deve ricorrere ad una profonda revisione del sistema fiscale che non si preannuncia in questo Governo, il quale, peraltro, deve tagliare il deficit pubblico secondo una sua logica che noi condividiamo perché porta il Paese fuori dal risanamento della finanza pubblica e dalla politica degli investimenti posto che sulla politica degli investimenti andrebbero chiarite molte questioni.
Si dovrebbe anche avvicinare di più il cittadino contribuente al risultato della spesa.
Noi rivendichiamo di avere un'autonomia impositiva per poter rispondere al cittadino delle tasse, che gli sono attribuite dalla Costituzione.
Questo vale per le Regioni, per i Comuni, per gli Enti locali. Ogni Amministrazione locale, nell'ambito di ciò che promuove, deve essere in grado di rispondere ai cittadini di ciò che preleva. Oggi noi assumiamo delle decisioni sulla base di un bilancio, anche questo è venuto meno finalizzato attraverso i trasferimenti, nei casi migliori indicizzati, come ci ha ricordato Simonelli.
E' impopolare mettere una tassa? Noi siamo per i sacrifici estremamente rigorosi e siamo i portatori della politica di austerità.
Voglio aggiungere un'ultima considerazione.
Prego l'Assessore Simonelli di aprire un dibattito con una relazione della Giunta sui temi: spesa corrente e spesa di investimenti.
A me devono sempre chiarire...



BRIZIO Gian Paolo

Bisogna scardinare lo Stato.



REVELLI Francesco

No, bisogna scardinare questo modo di spesa pubblica allargata di cui tu non sei responsabile, ma di cui sono responsabili le formazioni governative, magari anche con responsabilità dell'opposizione.
In buona metà dell'Italia la spesa pubblica è finalizzata come tutti sappiamo.



BRIZIO Gian Paolo

Queste cose vai a dirle ai socialisti.



REVELLI Francesco

Lo dico a voi perché siete detentori essenziali.



BRIZIO Gian Paolo

Non avete neanche un minimo di buon senso. Se avete la maggioranza votate la legge.



REVELLI Francesco

Questo è un atteggiamento molto poco corretto.
Se non ci sarà la maggioranza voteremo la legge in un'altra seduta, ma tutto questo non fa onore alla vostra opposizione che abbandonando l'aula è essenzialmente istituzionale e non è di merito. E' in questo modo che scardinate le istituzioni.



BRIZIO Gian Paolo

Volete solo vi si battano le mani.



REVELLI Francesco

Ma chi vuole che ci battano le mani! Posso avere il diritto di esprimere l'opinione del Gruppo? Questo riguarda anche i partiti che formano e che hanno formato i governi precedenti.
Non potete avere i vantaggi dell'opposizione ed essere maggioranza al Governo, imporre le maggioranze romane e qui tutto ciò che volete.
Si tratta di una normale dialettica che va accettata, anche perché le vostre lezioni di moralità bisognerebbe tenerle presenti in ogni momento delle sedute, non solo quando vi pare.
Vorrei che si spiegasse la differenza tra la spesa corrente e la spesa di investimenti.
Faccio un solo esempio. Il Comune di Torino ha discusso a lungo che erano spese di investimento acquistare gli autobus e spese correnti pagare gli autisti.
Mi pare che il concetto andrebbe mutato e sono d'accordo con l'Assessore Simonelli: è puramente demagogico rivendicare delle finalizzazioni quando queste non abbiano attinenza al programma generale della Giunta che è quello di favorire ai livelli attuali della finanza pubblica il massimo di investimenti sociali produttivi e qualificati.



BONTEMPI Rinaldo

Credo che quello che è successo stamattina è inedito e di una certa gravità.
Il Consigliere Revelli non ha espresso affermazioni offensive ed ingiuriose nei confronti di nessuno ma ha espresso delle valutazioni.
Ci troviamo nella condizione di non poter esprimere le opinioni sul Gooverno e sui partiti.
Chiedo che la Presidenza si faccia carico di queste situazioni. La Presidenza deve rendersi conto che le istituzioni e i Gruppi vanno garantiti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

Consigliere, gli atteggiamenti dei Gruppi, nella loro autonomia, sono decisi sia in funzione delle parole che si dicono sia in funzione dei comportamenti.
Ci sono state delle proposte da parte di un Gruppo che hanno determinato una correzione di rotta rispetto al voto. La discussione si andava svolgendo in termini sufficientemente corretti.
Se si introducono degli incidenti...



BONTEMPI Rinaldo

Lei, Presidente, non può chiamare incidente una valutazione politica.



PRESIDENTE

Non entro nel merito. Dico che si sono introdotte valutazioni che hanno contribuito a spostare l'atteggiamento del Gruppo. La Presidenza non pu essere arbitro di tutte le situazioni.



BONTEMPI Rinaldo

Non voglio iniziare un conflitto tra questo banco e la Presidenza. Qui non ci sono stati incidenti, c'é stato un discorso politico che poi questo qualcuno abbia voluto provocare un incidente è un'altra questione.



PRESIDENTE

Credo di dover puntualizzare questa richiesta che è conseguente ad un atteggiamento di un Gruppo, quella della verifica del numero legale.
Lascio la Presidenza, il Presidente del Consiglio deciderà se la discussione può proseguire o meno.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

L'unica cosa da fare è di verificare se vi è il numero legale.
Chiede di parlare il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Ci sembra emblematico che questa mattina vi erano all'ordine del giorno due argomenti legati tra di loro.
Il primo è questa legge che impone dei sacrifici sui quali noi siamo d'accordo, purché vi sia un'esplicitazione sulla finalizzazione.
Ci dichiariamo soddisfatti dei chiarimenti dati dall'Assessore in rapporto ai sacrifici che vengono imposti alla comunità, sacrifici piccoli che, tuttavia, sommati a quelli più grandi si fanno ugualmente sentire.
L'altro argomento emblematico all'ordine del giorno è quello sulla situazione degli uffici finanziari a cui è legato il problema di chi paga e di chi non paga.
La Regione ha dato un segnale importante da una parte con l'imposizione di un sacrificio e, dall'altra, la volontà di intervenire su aspetti che pur non essendo di competenza regionale, come l'organizzazione degli uffici fiscali, sono questioni decisive in relazione alla repressione dell'evasione fiscale e al reperimento delle risorse.
Sono esterrefatto dall'atteggiamento della D.C., perché sembra che un Gruppo non può più dare dei giudizi politici senza provocare reazioni scomposte da parte di altri Gruppi.
Quelli espressi dal collega Revelli erano giudizi politici. A questo punto non possiamo non prendere atto che l'atteggiamento di oggi non è altro che la testimonianza di un'arroganza di potere anche quando questo non lo si ha.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio pluriennale

Mi pare che il clima di questa discussione sia andato un po' oltre quelle che erano le intenzioni e le volontà dei Gruppi.
Il discorso si è allargato ad una valutazione sulle responsabilità della spesa pubblica che possono fare oggetto di un'amplissima discussione ma non oggi.
Io stesso non condivido le valutazioni che il Consigliere Revelli ha dato della spesa pubblica del Governo e sarei interessato a partecipare ad un confronto più ampio e a mettere in tavola una serie di argomenti nuovi e diversi.
Però tutto ciò non tocca la sostanza della decisione che il Consiglio era chiamato a prendere stamattina e che era quello di votare con le caratteristiche di urgenza un provvedimento legislativo che ha dei tempi molto precisi.
Propongo, a nome della Giunta e del Consiglio, di sospendere la seduta e di convocare i Capigruppo per tentare di chiarire la situazione.



BONTEMPI Rinaldo

Approvo la proposta di Simonelli.
Sulla valutazione dei fatti avvenuti in aula siamo però intransigenti.



MORETTI Michele

Su questa questione devo esprimere un giudizio anche di natura politica.
Ogni Consigliere, al di là della posizione politica, può esprimere dei giudizi politici.
Anche noi abbiamo espresso posizioni politiche diversificate rispetto agli indirizzi del nostro partito a livello di Governo.
Il Consiglio regionale, anche per la sua ragione politica, pu esprimere dei giudizi singolarmente.
Questo va tenuto in conto quando si fanno delle critiche autonomamente.
Pertanto non è giustificabile che il Gruppo D.C. abbandoni l'aula perch democraticamente viene espressa una posizione politica da parte di un Consigliere.
Questo è un fatto di democrazia del quale bisogna tener conto, anche nell'ambito dell'assemblea regionale.



MIGNONE Andrea

Accolgo la proposta della Giunta di riunire i Capigruppo per trovare una soluzione che consenta di addivenire all'orientamento comune emerso dall'assemblea e cioè alla votazione del provvedimento che, tra l'altro, va votato oggi, ultimo giorno utile per assumere il provvedimento.
Non condivido l'atteggiamento assunto dal Gruppo D.C. perché così facendo si introduce surrettiziamente un potere di veto ossia un Gruppo basandosi sul numero, può bloccare l'attività del Consiglio.
Questo strumento non potrebbe essere utilizzato dal mio Gruppo data l'esiguità dello stesso, quindi mi sentirei in condizione di inferiorità rispetto agli altri Gruppi. Nemmeno io condivido molte osservazioni fatte dal collega Revelli in ordine alle politiche fiscali, all'atteggiamento del Governo, ma un fatto è non condividere ed esprimere le valutazioni, altro è l'atteggiamento espresso dalla D.C.
Forse ci si è trovati in difficoltà in quanto il Capogruppo D.C. aveva già dichiarato il proprio assenso al provvedimento; al limite, poteva dichiarare che, a seguito delle dichiarazioni del Consigliere Revelli mutava il proprio atteggiamento.
La discussione politica si fa all'interno di quest'aula e non abbandonando l'aula.
Questo comportamento non rafforza le istituzioni, ma contribuisce all'erosione della loro credibilità.



GASTALDI Enrico

Desidero far notare l'incongruenza del comportamento della D.C. Quando in occasione della discussione sul piano socio-sanitario regionale erano state fatte dichiarazioni dal sottoscritto che non erano in linea con il pensiero della D.C., sono state mosse da quel Gruppo obiezioni pubbliche e valutazioni quasi offensive a mio carico.
Ora il fatto si capovolge con un comportamento completamente diverso.
Mi associo quindi alle conclusioni e alle richieste del collega Bontempi.



MAJORINO Gaetano

Anch'io come Consigliere di questa assemblea, non condivido in buona parte le affermazioni del Consigliere Revelli, il quale, peraltro, aveva la facoltà di farle.
Ritengo però che le dichiarazioni che ha fatto siano state drammatizzate dal Gruppo della D.C. Non c'erano gli estremi del cosiddetto "incidente" tale da dover abbandonare l'aula. Per quanto riguarda il disegno di legge, se si arriverà alla votazione, ritengo - poiché non c' la possibilità tecnica di inserire l'emendamento ai fini della finalizzazione della spesa - di dovermi astenere, anche se l'impegno dell'Assessore sicuramente sarà mantenuto dalla Giunta.
La mancata formalizzazione però mi suggerisce di astenermi, se pur si potrà votare.



PRESIDENTE

Sospendo quindi la seduta e convoco i Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 15,15 riprende alle ore 15,35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Devo dare atto a tutti i Gruppi, in particolare a quello della D.C.
della comprensione dimostrata.
Ritengo che possiamo iniziare la votazione del progetto di legge n.
278.
La parola al Consigliere Paganelli per chiarire l'atteggiamento della D.C.



PAGANELLI Ettore

Il Gruppo D.C. è rientrato in aula per garantire il numero legale e per consentire l'approvazione di questo provvedimento legislativo.
Debbo dire al collega Revelli che non vi è nessun motivo di carattere personale nell'atteggiamento che si è determinato poc'anzi.
Le sue erano valutazioni di carattere politico e non valutazioni che offendessero personalmente questo o quel Consigliere, questo o quel Gruppo.
Nelle valutazioni di voto del collega Revelli abbiamo riscontrato una situazione (dopo che avevamo annunciato il nostro voto favorevole) a cui non potevamo aderire.
Le valutazioni di voto che il collega Revelli motiva sono assai distanti dalle motivazioni che noi avevamo dato alla nostra dichiarazione con la quale, come forza di opposizione, ci eravamo assunti responsabilità di governo.
L'ora è tarda e il discorso introdotto dal collega Revelli, la nostra posizione e valutazioni di altri Consiglieri che abbiamo sentito attraverso la Tv richiederebbero tempi molto lunghi.
Dopo aver garantito con la nostra presenza il numero legale dichiariamo che non manteniamo il voto favorevole che avevamo annunciato in precedenza, ma ci asteniamo preannunciando che il discorso che si è aperto con valutazioni di carattere politico generale e con valutazioni di carattere economico verrà continuato nei momenti più opportuni in questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Prendo la parola solo per una puntualizzazione.
In questa sede non è stata detta, da parte nostra, nessuna parola di troppo; è stato detto quello che abbiamo ritenuto di dover dire assumendocene la responsabilità politica.
Abbiamo assistito in questi anni a vari episodi, abbiamo assistito anche alla grande confortante copertura dell'ipocrisia rispetto ad offese personali.
Abbiamo assistito al cosiddetto accordo per cui tutto doveva passare sotto silenzio.
Purtroppo, per realismo e per convenienza, abbiamo accondisceso a schiacciare il nostro intelletto e la nostra coscienza.
Noi comunisti sentiamo il peso di queste cose drammaticamente e con tormento sapendo che abbiamo fatto il nostro dovere e ci siamo assunti la responsabilità politica delle affermazioni che abbiamo fatto.
La seconda questione riguarda la D.C. Posso capire che si sia spostata la valutazione di voto.
Vorrei solo dire che le Regioni sono peculiari e compete ai Gruppi grandi del PCI e della D.C., che hanno più responsabilità, garantire in ogni momento che il dibattito politico sia chiaro, aperto, anche se aspro.
I Gruppi, attraverso la forza dei numeri, non devono impedire la libera discussione, né ritardare lo svolgimento dei lavori. In questo senso la collocazione che ha espresso il Consigliere Paganelli mi pare corretta.
Fatti del genere è meglio che non succedano altrimenti si rischia di deviare la vita della Regione che in questi anni è stata in piedi pur contando solo 60 Consiglieri. Non smarriamoci, soprattutto non attribuiamo rispetto ad atti o a fatti politici conseguenze che non debbono esserci.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare alla votazione dell'articolato del progetto di legge n. 278.
Art. 1 (Ammontare della tassa) "La tassa regionale di circolazione è de terminata nella misura del 110 della corrispondente tassa erariale ridotta a norma dell'art. 4, penultimo comma, della legge 16/5/1970, n. 281.
La tassa è ulteriormente aumentata del 5, a norma dell'art. 4, terzo comma, della citata legge n. 281/1970 per le seguenti categorie di veicoli: a) autobus ad uso privato b) autoscafi ad uso privato c) autoveicoli superiori a 25 cavalli fiscali d) autoveicoli ad uso noleggio di rimessa e) rimorchi ad uso abitazione f) autoveicoli attrezzati per campeggio g) motocicli oltre 6 cavalli fiscali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Decorrenza) "Gli effetti della presente legge decorrono dal 1 gennaio 1983".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Entrata in vigore) "La presente legge regionale è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: USSL: Piante organiche

Esame deliberazione Giunta regionale n. 11-20566: "U.S.S.L. n. 68 Asti. Ampliamento della pianta organica dei servizi psichiatrici"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'ordine del giorno l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 11-20566: "U.S.S.L. n. 68 Asti. Ampliamento della pianta organica dei servizi psichiatrici".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge 26/1/1982, n. 12 vista la legge regionale 10/3/1982, n. 7 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 11-20566 del 9/11/1982 sentito il parere espresso dalla V Commissione consiliare permanente delibera di approvare, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 1, quinto comma, del D.L. 26/11/1981, n. 678, convertito con modificazioni dalla legge 26/1/1982, n. 12, l'ampliamento della pianta organica provvisoria dell'U.S.S.L. n. 68 di Asti mediante l'istituzione di n. 4 posti di Assistente di psichiatria e di n. 7 posti di Infermiere professionale finalizzati all'attuazione della legge 13/5/1978, n. 180, e la copertura degli stessi, con contestuale soppressione di n. 2 posti di Psicologo e di n. 1 posto di Animatore, vacanti nella pianta organica di cui trattasi di non autorizzare l'U.S.S.L. n. 68 di Asti ad istituire n. 3 posti di Ausiliario socio-sanitario, in quanto in contrasto con gli indirizzi forniti dal piano socio-sanitario regionale per il triennio 1982-1984 di dare atto che l'onere conseguente all'istituzione dei nuovi posti dovrà fare carico alla quota di riparto del Fondo Sanitario Regionale attribuita all'U.S.S.L. n. 68 di Asti.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: USSL: Piante organiche

Esame deliberazione Giunta regionale n. 4-20232: "U.S.S.L. n. 63 Saluzzo. Ampliamento della pianta organica"


PRESIDENTE

Propongo infine di iscrivere all'ordine del giorno l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 4-20232: "U.S.S.L., n. 63 Saluzzo.
Ampliamento della pianta organica".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
Passiamo pertanto alla votazione della deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge 26/1/1982, n. 12 vista la legge regionale 10/3/1982, n. 7 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 4-20232 del 2/11/1982 sentito il parere espresso dalla V Commissione consiliare permanente delibera di approvare, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 1, quinto comma, del D.L. 26/11/1981, n. 678, convertito con modificazioni dalla legge 26/1/1982, n. 12, l'ampliamento della pianta organica provvisoria dell'U.S.S.L. n. 63 di Saluzzo, mediante l'istituzione di n. 8 posti di Ausiliario socio-sanitario e la loro contestuale copertura, dando atto che l'onere conseguente dovrà fare carico alla quota di riparto del Fondo Sanitario Regionale attribuita all'U.S.S.L.
n. 63 di Saluzzo.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.
Comunico, infine, che il Consiglio è convocato per i giorni 9 e 10 dicembre 1982.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15.50)



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