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Dettaglio seduta n.167 del 24/11/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 4, 5 e 11 novembre 1982 si intendono approvati.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interpellanza dei Consiglieri Petrini, Carletto, Genovese, Lombardi Martini e Martinetti, interpellanza dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo, interrogazione dei Consiglieri Valeri e Astengo e interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerenti la deliberazione della Giunta regionale n. 205.16263 del 27/5/1982 di affidamento alla Dagh Watson di Milano di uno studio sugli acquedotti piemontesi


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Iniziamo con l'interpellanza dei Consiglieri Petrini, Carletto Genovese, Lombardi, Martini e Martinetti, l'interpellanza dei Consiglieri Montefalchesi e Reburdo, l'interrogazione dei Consiglieri Valeri e Astengo e l'interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerenti la deliberazione della Giunta regionale n. 205-16263 del 27/5/1982 di affidamento alla Dagh-Watson di Milano di uno studio sugli acquedotti piemontesi.
Risponde l'Assessore Salerno.



SALERNO Gabriele, Assessore alla tutela ambientale

La Regione Piemonte sin dal suo nascere ha posto fra gli obiettivi politici di primo piano la soluzione dei problemi relativi all'uso della risorsa idrica, sviluppando l'attività in modo da affrontare e risolvere quei problemi che via via si presentavano più urgenti.
E' stato così infatti che si è risolto in linea programmatica il problema del recupero dell'ambiente idrico, già compromesso in molte aree del Piemonte, mediante lo studio, l'approvazione e l'attuazione in corso del piano regionale di risanamento delle acque che tutti conoscono.
Il passo successivo, come dimostra la situazione attuale, ormai generalizzata a quasi tutto il territorio piemontese, non poteva che essere la soluzione globale del grave problema dei rifornimenti idropotabili per la maggior parte dei Comuni piemontesi.
La situazione idropotabile in Piemonte infatti si presenta con forti squilibri locali nel senso che mentre abbondano aree con notevoli e spesso esuberanti risorse idriche, vi sono per contro molti Comuni con carenze anche notevolmente sensibili.
Le numerose segnalazioni e richieste di interventi sia per la carenza quantitativa di acqua potabile sia per la degradazione qualitativa di molte delle fonti di approvvigionamento, hanno indotto l'Assessorato per l'ambiente e l'energia a proporre lo studio di un piano idropotabile del Piemonte che ha come obiettivo la fornitura di acqua potabile in misura adeguata a tutte le comunità piemontesi.
In base alla legge 319/1976, infatti, successivamente modificata ed integrata dalla legge 650, i compiti delle Regioni in campo acquedottistico vengono ad essere definiti da quanto specificato in ordine al piano di risanamento, cioè: a) "Rilevazione dello stato di fatto delle opere attinenti ai servizi pubblici di acquedotto...." b) "Individuazione del fabbisogno di opere pubbliche attinenti ai servizi di cui alla lettera a)..." c) "Indicazione degli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei servizi di cui alla lettera a), ed organizzazione delle relative strutture tecnico-amministrative....".
Inoltre, ai sensi della stessa legge 319 alle Regioni compete l'emanazione della normativa integrativa e di attuazione dei "...criteri generali per un corretto e razionale uso dell'acqua. .." e per "...la regolamentazione dell'installazione e dell'esercizio degli impianti di acquedotto...".
In linea generale, pertanto, si può affermare che l'attività della Regione sia da articolare secondo tre linee fondamentali: individuazione e programmazione delle opere acquedottistiche pubbliche da ristrutturare o realizzare per soddisfare la domanda idropotabile coordinamento dell'attività degli Enti locali, definizione delle priorità realizzatine, piano finanziario pluriennale individuazione delle aree territoriali nelle quali creare strutture consortili per la gestione e la tariffazione del servizio e delle relative strutture tecnico-organizzative (pianta organica tipo, dotazione strumenti mansioni, ecc.) emanazione della normativa regionale per il corretto uso dell'acqua e per la progettazione e l'esercizio degli impianti di approvvigionamento.
E' da sottolineare che l'attività programmatoria della Regione in materia di acquedotti non può prescindere dall'esame e dalla revisione del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti (P.R.G.A.) predisposto dal Ministero dei Lavori Pubblici in base alla legge 4/2/1963, n. 129 ed approvato il 3/8/1968.
In particolare, si ritiene che la necessità della revisione si origini non solo dall'evidente, divario fra la dinamica attuale di sviluppo e le previsioni contenute nello stesso (e, d'altronde, le ipotesi di base del P.R.G.A. risalgono a quindici anni fa) ma, anche dalla più volte constata incongruenza fra i criteri generali di impostazione del Piano (predisposti convenzionalmente per l'intero territorio nazionale) e le specifiche realtà e necessità locali.
Occorre inoltre sottolineare che la revisione del P.R.G.A. si configura come specifica competenza regionale sia ai sensi della legge 22/7/1975, n.
382, in materia di programmazione territoriale, sia si sensi di quanto disposto dalla già citata legge 10/5/1976, n. 319 e successive modifiche ed integrazioni.
Le competenze della Regione in materia vengono inoltre ribadite dal D.P.R.
24/7/1977, n. 616 "Attuazione della delega di cui all'art. 1 della legge 22/7/1975, n. 382" che all'art. 90 recita: "Art. 90 - Acque.
Tutte le funzioni relative alla tutela, disciplina e utilizzazione delle risorse idriche, con esclusione delle funzioni riservate allo Stato dal successivo articolo, sono delegate alle Regioni che le eserciteranno nell'ambito della programmazione nazionale della destinazione delle risorse idriche e in conformità delle direttive statali sia di settore per la disciplina dell'economia idrica.
In particolare sono delegate le funzioni concernenti: a) gli aggiornamenti e le modifiche del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti concernenti le risorse idriche destinate dal piano a soddisfare esigenze e bisogni dei rispettivi territori regionali, nonch l'utilizzazione delle risorse stesse b) gli interventi per la costruzione e la gestione degli impianti e dei servizi di acquedotto non compresi tra quelli trasferiti ai sensi dell'art.
2, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 15/1/1972, n. 8 c) l'impostazione e la determinazione delle tariffe di vendita delle acque derivate o estratte, nell'ambito delle direttive statali sulla determinazione dei prezzi alla produzione o al consumo d) la ricerca, l'estrazione e l'utilizzazione delle acque sotterranee, ivi comprese le funzioni concernenti la tutela del sistema idrico del sottosuolo e) la polizia delle acque.
Nelle materie precedenti le Regioni possono emanare, a far tempo dal 1 gennaio 1979, ai sensi dell'art. 117, ultimo comma, della Costituzione norme per stabilire particolari condizioni e modifiche nell'esercizio delle concessioni di derivazioni di acque pubbliche, che consentano la realizzazione di usi multipli delle acque per l'attuazione dei programmi o per il raggiungimento di speciali obiettivi fissati nell'esercizio di funzioni trasferite o delegate, che siano compatibili con la destinazione della concessione della produzione di energia elettrica".
Lo studio oggetto della deliberazione in argomento, ovvero il piano regionale di approvvigionamento idropotabile, è inoltre inserito nel secondo piano di sviluppo regionale, progetto 4 (Po) sottoprogetto 4-5 con una previsione di spesa di L. 2.500 milioni.
La delibera regionale, con la quale la Giunta ha inteso affidare alla Società Dagh Watson S.p.A. l'incarico in materia acquedottistica ha lo scopo di dotare la Regione di uno strumento programmatorio con contenuti progettuali ed economici attualmente non esistenti e peraltro richiesto dalle leggi vigenti.
Per poter conseguire tali obiettivi è necessario ed indispensabile conoscere per ogni Comune: a) la quantificazione dei fabbisogni idrici in funzione degli obiettivi di standards idrici che si prefigge la Regione in funzione del modello di sviluppo b) il confronto dei fabbisogni con le dotazioni attuali erogate dalle strutture esistenti c) la quantificazione dei deficit presenti e previsti in relazione alla potenzialità attuale delle strutture d) la raccolta, la catalogazione e l'esame delle proposte di soddisfacimento del deficit attuale e futuro e) l'individuazione di fasce di grado di soddisfacimento: zone di sufficienza, zone di conflittualità in termini di approvvigionamento, zone di carenza, ecc.
f) la definizione, ove necessario, dell'esecuzione di indagini idrogeologiche ed idrologiche sui corpi idrici superficiali e sotterranei per definire la quantità e la qualità dell'acqua prelevabile g) la formulazione per le zone di conflittualità e di carenza di proposte di soluzioni idonee da confrontare con gli Enti locali h) la redazione di un elenco degli interventi locali e/o consortili quantificandoli in termini economici (investimento e gestione) e individuando la possibilità tecnica di stralci funzionali redatti a fronte dell'attuazione dei piani di sviluppo residenziali e industriali i) la fornitura alla Regione di strumenti necessari per definire le priorità tecniche di intervento che la Regione stessa collocherà nel tempo in funzione delle disponibilità economiche l) la proposta di riorganizzazione delle strutture amministrative preposte alla gestione.
La proposta consente quindi alla Regione di superare la fase dell'individuazione dello stato di fatto rispondendo a quanto richiesto dalle leggi vigenti e di dotarsi di uno strumento operativo di dettaglio.
Quanto evidenziato richiede comunque lo svolgimento di indagini capillari complementari a quelle già svolte, sul territorio e presso gli enti condotte da personale specializzato (non si tratta infatti di censire semplicemente delle opere, ma di acquisire quelle sensibilità del territorio che consentono di individuare soluzioni pertinenti).
Il "Rapporto sulla pianificazione e gestione urbanistica negli anni 1975 1980 ha limitato l'indagine allo stato delle infrastrutture sotterranee".
Tale lavoro si proponeva: a) di fornire un primo quadro organico dello stato di fatto e dei fabbisogni, utile al fine di programmare gli interventi b) di predisporre i dati raccolti come quadro di partenza di un sistema informativo suscettibile di aggiornamento.
Per raggiungere queste finalità esso ha: a) redatto una cartografia al 25.000 estesa a tutto il Piemonte delle reti principali degli acquedotti e delle fognature esistenti b) evidenziato i dati caratteristici essenziali di ogni impianto c) evidenziato i fabbisogni soddisfatti e pregressi rispetto agli abitanti insediati sino a livello dei singoli centri abitati d) catalogato i contributi erogati dalla Regione per acquedotti e fognature e) rilevato la necessità che si proceda alla revisione del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti spingendosi ad un livello di approfondimento ben maggiore rispetto a quello fornito dallo stesso P.R.G.A.
L'approccio metodologico seguito da tale rapporto si limita ad individuare le dotazioni idriche non già i fabbisogni in funzione degli standards minimi di consumo attuali e futuri.
Da esso, quindi, non può risultare una quantificazione delle ulteriori risorse da prelevare, addurre e distribuire per soddisfare la carenza attuale o comunque da prelevare per le esigenze future. Ne deriva che lo stato attuale delle conoscenze non consente di dare inizio alla fase progettuale ma richiede complesse indagini complementari, che saranno strumentali alla fase propositiva.
Esse saranno condotte per singole strutture acquedottistiche (anche all'interno dello stesso Comune) dall'opera di presa, alle adduttrici, ai serbatoi, agli impianti di potabilizzazione, di sollevamento e alla rete di distribuzione, alle residue potenzialità utilizzabili dai corpi idrici superficiali e sotterranei captati, al controllo incrociato fra i dati di erogazione e allo stato di effettivo approvvigionamento dei Comuni disaggregati tra capoluogo e frazioni, evidenziando comunque carenze idriche.
E' quindi necessario un programma di indagini in loco complementari a quelle eseguite, sulle opere stesse e sui luoghi ove sono previsti gli interventi a livello comunale e consortile al fine di costruire il quadro ingegneristico propositivo che consente una quantificazione economica degli interventi.
Analoghe osservazioni vanno fatte per ciò che riguarda i contenuti del piano regionale di risanamento delle acque. Per tale opera infatti i dati e le informazioni sono stati raccolti ed elaborati in funzione delle finalità del piano stesso che erano la definizione progettuale delle reti consortili di canalizzazioni per il coinvolgimento dei liquami ai relativi impianti di depurazione.
Per tale scopo non si richiedeva un'indagine di dettaglio quale quella necessaria per gli acquedotti. In ogni caso anche di questo lavoro sarà utilizzato tutto quanto è possibile.
La proiezione all'anno 2015 non dipende da previsioni insediative ma dalla necessità dei tecnici di disporre di dati di progetto attendibili per progettare opere ingegneristiche, quali sono appunto gli acquedotti, che dovranno avere una durata certamente superiore al trentennio. E' assurdo fare delle previsioni più ravvicinate, ad esempio nel quinquennio, e pensare di ricostruire, come purtroppo qualche volta avviene, la rete acquedottistica ogni cinque-sei anni perché diventa presto insufficiente.
Riguardo il suggerimento di verificare la disponibilità dell'Università e del Politecnico si precisa che questi Enti sono già stati interessati attraverso gli Istituti di idraulica agraria e di geologia dell'Università e degli Istituti di idraulica e di chimica industriale del Politecnico, per mettere a punto la metodologia di indagine e di ricerca per la valutazione delle risorse idriche piemontesi e la loro utilizzazione per ogni uso.
Ciò è stato fatto nell'ambito del progetto di pianificazione globale delle risorse idriche piemontesi, che risulta essere la base scientifico-tecnica per qualunque seria ricerca che si voglia effettuare per l'uso razionale delle risorse idriche del Piemonte. La validità di tale studio d'altra parte è dimostrata dal fatto che il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ha deciso di adottarne la metodologia per la stesura del piano nazionale delle risorse idriche.
Il lavoro proposto nella deliberazione in oggetto risulta essere la fase operativa delle indicazioni già in possesso della Regione con il progetto di cui sopra.
Non si è ritenuto opportuno infine seguire la procedura di cui all'art. 4 della legge regionale 6/11/1979, n. 65, in quanto l'affidamento di cui sopra non è configurabile fra quelli previsti dallo stesso art. 4, ma fra quelli di cui all'art. 3 della medesima legge n. 65/1979. La deliberazione d'altra parte è stata restituita dalla Commissione di Controllo per chiarimenti. Ho sospeso l'invio dei chiarimenti in attesa del dibattito in Consiglio regionale, disponibile anche ad ulteriori approfondimenti in sede di Commissione consiliare, prima di procedere oltre.
In risposta all'interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio infine si precisa che con l'incarico di cui sopra non si intende solo conseguire ulteriori elementi conoscitivi ma si vuole ristrutturare il Piano Regolatore Regionale degli Acquedotti le cui finalità sono state espresse sopra.
Lo stato conoscitivo della materia può essere dedotto dalle seguenti opere: Progetto per la pianificazione delle risorse idriche del territorio piemontese.
Lo stato delle infrastrutture sotterranee in Piemonte.
Piano regionale per la qualità delle acque.
Copia degli elaborati di tali opere sono stati consegnati a tutti i Consiglieri.
Riguardo infine all'anagrafe della Dagh Watson S.p.A. si fa presente che i tecnici responsabili che la compongono sono: l'ing. Gian Paolo Garrione nato a Trino Vercellese e iscritto all'Albo degli Ingegneri della Provincia di Vercelli l'ing. Piergiorgio Cominetta nato a Varallo Sesia e anch'egli iscritto all'Ordine degli Ingegneri di Vercelli l'ing. Giancarlo Olivetti di Torino.
Tutti poi hanno conseguito la laurea presso il Politecnico di Torino.
L'esperienza della Dagh Watson in materia di risorse idriche si rileva dall'elenco dei lavori similari eseguiti recentemente sia in Italia che tramite la propria consociata inglese, all'estero: 1) Piano di risanamento idrico della Regione Liguria 2) Piano di risanamento idrico della Regione Calabria 3) Potenziamento e reperimento delle risorse idriche in Sardegna 4) Acquedotti della Calabria 5) Schemi idrici intersettoriali della Sicilia 6) Piano acque del Parco Lombardo della Valle del Ticino 7) Schema per l'approvvigionamento idrici della città di Augusta e del Polo Industriale di Priolo 8) Supervisione dell'attività teorico sperimentale svolte nel quadro del programma Ricerca Eutrofizzazione Mare Adriatico della Regione Emilia Romagna 9) Assistenza metodologica allo studio del Ministero Agricoltura e Foreste C.E.R. "Studi e ricerche per la razionale utilizzazione a scopo agricolo delle risorse idriche del bacino del Po" 10) Approvvigionamento d'acqua della Città Santa della Mecca 11) Indagine geofisica e relazione sulle risorse d'acqua - Mecca 12) Schema d'approvvigionamento d'acqua per Townships a Johor Tenggara Malesia 13) Approvvigionamento d'acqua per New-Town - Thailand 14) Schema d'approvvigionamento d'acqua per Maran - Malesia 15) Approvvigionamento d'acqua a Damak - Malesia 16) Possibilità di ricarica delle falde acquifere - Bahrain 17) Studi sulle fonti d'acqua e sull'approvvigionamento - Isola di Cabmen Malesia 18) City of Moscow: Proposal for the construction of the first stages of two surface water treatment plants.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Se apprezziamo che l'Assessore Salerno non proceda all'inoltro delle osservazioni al Commissario di Governo e quindi di fatto blocchi la delibera per rimetterla in discussione nella Commissione competente, dico subito che il Gruppo D.C. non condivideva le argomentazioni che portarono l'Assessore a proporre con delibera, il 27 maggio scorso, l'incarico alla Dagh Watson S.p.A. di Milano e non condivide del tutto quindi oggi le motivazioni nel merito fatte dall'Assessore competente, che mi sembra abbia toccato i seguenti punti, sui quali darà subito una succinta valutazione spiegando poi i motivi che ci portano all'odierna posizione critica sul problema in questione: 1) é stato detto che devono, in tale settore, essere emanate norme da parte della Regione: sta bene, iniziamo pure l'iter previsto, ma preliminarmente avremmo dovuto avere una panoramica più precisa del materiale già a nostra disposizione 2) si aggiunge che non esiste al riguardo uno studio programmatorio: per si poteva affidare un incarico interno partendo dai dati in possesso o rilevabili capillarmente in vari modi (tra l'altro con la previsione di spesa indicata pare si possa far fronte a tali approfondite indagini anche con personale specializzato) 3) si segnala la necessità di indagini complementari: ribadiamo il concetto che tali studi, di qualsiasi genere, possono essere svolti senza affidamenti esterni nella prima fase; nella seconda, semmai, cioè quella di coordinamento del tutto in vista di proposte per risoluzioni globali o indicazioni di priorità, ci si potrà avvalere di esperti di alto livello però piemontesi 4) si afferma implicitamente a tal proposito che tra gli enti strumentali della Regione non c'è uno studio sufficientemente attrezzato per tale compito: ci sembra un'affermazione perentoria e non suffragata da un esame realistico della situazione e comunque pensiamo si possa ovviare con precisi collegamenti tra gli enti stessi 5) si fa, infine, un'anagrafe completa della ditta incaricata: non discutiamo, ovviamente, il curriculum della Società, ma ciò non è carta di presentazione escludente altre possibilità come quelle già segnalate o che si possono concordare; il fatto poi che i tecnici responsabili siano piemontesi non rappresenta titolo sufficiente per sovrapporsi né alla struttura della Regione né a preziose e valide collaborazioni tra quelle cui ho accennato.
Riprendo, a questo punto, sviluppando come ho detto in premessa, il discorso sulle motivazioni che ci hanno portato a questa posizione critica: 1) l'incarico affidato alla Dagh Watson di Milano non so se ha rispettato o meno le procedure e le norme delle leggi regionali per il conferimento di incarichi come affermano altri interpellanti. So però, come richiamato in un recentissimo dibattito del Gruppo D.C., che il problema dell'affidamento di consulenze, ricerche, collaborazioni ha costituito negli ultimi anni fonte di notevoli polemiche e che, nonostante i richiami di questi anni, la Giunta regionale ha continuato nell'indiscriminato affidamento di tali incarichi, raggiungendo punte clamorose denunciate ormai da molte forze politiche e dagli stessi organi di stampa.
2) Le ricerche che si prevede di affidare a questa Società privata e cioè lo stato di fatto delle opere acquedottistiche, l'individuazione del relativo fabbisogno, la programmazione degli interventi in materia ivi compresa la revisione del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti, sono in gran parte già state svolte da uffici e da Assessorati regionali con gravosi oneri a carico della Regione. In particolare, per quanto si pu ricordare, l'Assessorato ai lavori pubblici fece a suo tempo alcune indagini; comunque, avendo al suo interno gli uffici del Genio Civile questi dispongono tutti in ogni Provincia di una Sezione per le Acque che al di là dello strumento del Piano Regolatore delle Acque, ha a disposizione innumerevoli dati divisi per ogni Comune sull'approvvigionamento di acqua per uso potabile; l'Assessorato all'urbanistica, in due occasioni, nel '76/'77, con studi di docenti universitari, nell'80/'81 con lo studio Idrodata, disporrebbe già di parte del materiale oggetto del nuovo incarico. Lo stesso progetto per la pianificazione delle risorse idriche del territorio piemontese, redatto a cura dell'Assessorato alla tutela dell'ambiente, nella relazione generale e in particolare nel capitolo delle utilizzazioni delle acque, dà la situazione idropotabile in Piemonte con dati sulla popolazione, sulle fonti di approvvigionamento ricavati dal Piano Regolatore Generale degli Acquedotti e si riferisce anche ad un questionario compilato (più o meno integralmente) da 500 Comuni sui 1.209 piemontesi, cioè il 41 % del totale.
Il che farebbe pensare ad una sua incompletezza se questi Comuni però non rappresentassero in popolazione la percentuale dell'80 % del Piemonte.
Quindi indagine decisamente attendibile.
3) Supposto che la consulenza fosse necessaria e che gli uffici tecnici regionali, provinciali e comunali piemontesi non fossero in grado di svolgere l'indagine, non si comprende come non si sia affidata una ricerca del genere ad enti strumentali della Regione o a strutture tecniche e scientifiche universitarie piemontesi anziché ad una Società privata lombarda. Comunque, sul piano di collaborazione con le Province e con gli Enti locali in generale, perché non si è pensato di utilizzare gli Uffici Tecnici delle Province, sottoutilizzati in questa fase dall'ormai raggiunto completamento della rete stradale provinciale, i quali avrebbero certamente e gratuitamente collaborato a questa ricerca? Per l'ennesima volta, quindi, cifre consistenti della Regione Piemonte anziché essere impiegate nella nostra Regione, vanno così a beneficiare aziende di altre parti d'Italia al di là dei tecnici di origine piemontese.
4) La durata della fase di indagini, prima di mesi dodici, poi di mesi sei richiesta dalla Società lombarda e la proiezione all'anno 2015 delle previsioni insediative e di intervento di cui al programma presentato dalla Dagh Watson, appare problematica in quanto supera ogni ragionevole ipotesi di lavoro. Infatti siamo nel 1982 e nel campo delle opere acquedottistiche e dell'individuazione del fabbisogno in una fase di diminuzione della popolazione (come ci ha rivelato l'ultimo censimento generale) e in mancanza di immigrazione, pensare di proiettare l'indagine per 33 anni credo veramente superi ogni ragionevole ipotesi conoscitiva.
5) Infine e sostanzialmente, l'ingente spesa prevista di 949 milioni 750 mila va a nostro avviso evidentemente nella direzione di uno spreco delle limitate risorse regionali, tenuto presente altresì che dalla convenzione sono escluse le spese (da corrispondere a professionisti locali) per le indagini da effettuarsi nei Comuni inferiori ai 20.000 abitanti e cioè in oltre 1.000 Comuni piemontesi. Ne deriverebbe un ulteriore ingente aggravio per le finanze regionali e mi sembra che il costo dell'intera operazione non sia assolutamente giustificato, specialmente se rapportato alla possibilità di utilizzo del materiale già in possesso degli uffici regionali e in grado di essere rielaborato e completato a livello piemontese con l'eventuale richiesta di collaborazioni molto meno onerose.
Bene ha fatto quindi l'autorità tutoria a non approvare il provvedimento e a chiedere chiarimenti nell'argomento praticamente avallando i dubbi delle opposizioni e di molti Consiglieri regionali.
Noi ci auguriamo, ribadendo la nostra insoddisfazione, che la Giunta revochi il provvedimento e che soprattutto si dibatta l'argomento nell'ambito delle Commissioni competenti come è stato d'altro canto auspicato dallo stesso Assessore Salerno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi sembra che la materia necessiti di un ulteriore esame della Commissione competente; e ho piacere di constatare come l'Assessore condivida il mio pensiero. Non mi sembra infatti condivisibile questa delibera con la necessità di procedere ad un ulteriore approfondimento rispetto al rapporto sulla pianificazione redatto dalla Regione, apportando una serie di dati tecnici che dovranno essere ulteriormente esaminati in sede di Commissione, anche con il supporto di esperti.
In ordine a questo ulteriore approfondimento, ritengo non si possa non tenere in debito conto due aspetti della questione: 1) l'opportuno utilizzo delle competenze che hanno contribuito a redigere il rapporto sulla pianificazione (competenze in gran parte regionali) rispettando lo spirito delle leggi sulle consulenze 2) sollecitare la collaborazione dell'Università e del Politecnico, per un più esauriente studio di quanto contenuto nel rapporto sulla pianificazione.
Nella nostra interpellanza avevamo chiesto di revocare questa deliberazione, non soltanto perché ritenevamo che il rapporto sulla pianificazione esprimesse già ampi elementi, ma perché avevamo coscienza di come oggi sia necessario spendere con molta cautela le risorse - e qui si tratta di un miliardo! - data la ristrettezza di disponibilità finanziaria della Regione e, quindi, la necessità di ottimizzare al massimo le risorse disponibili, selezionando l'utilizzo di queste risorse in funzione di quello che a noi sembra un obiettivo prioritario, cioè quello del piano regionale di sviluppo.
Ecco allora che noi insistiamo sulla necessità di decidere con molta cautela se questo studio debba essere fatto e su chi dovrà farlo utilizzando eventualmente le risorse che sono all'interno della Regione ed anche richiedendo il concorso dell'Università e del Politecnico, tendiamo ad un principio di economia senza precluderci la possibilità di operare delle scelte.
E una scelta almeno bisogna farla; utilizzare il miliardo per questo studio al fine di finanziare provvedimenti, del piano regionale di sviluppo, in funzione di risposta alla situazione di crisi.
Per questo motivo riconfermo la necessità di un ulteriore approfondimento in Commissione, per poter disporre di tutti gli elementi anche tecnici, per decidere con la migliore cognizione di causa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

A me sembra che, riguardo all'argomento oggetto delle interrogazioni dei vari Gruppi politici, si debbano fare tre ordini di considerazioni: 1) opportunità del lavoro che si intende svolgere 2) il soggetto a cui debba affidarsi questo lavoro 3) la misura del compenso che dovrà essere riconosciuto al soggetto.
Sull'opportunità del lavoro cercheremo di essere chiari e franchi.
L'impegno della Regione di chiarire al massimo i problemi dell'approvvigionamento idrico è assolutamente necessario. In questi giorni, come Gruppo, stiamo visitando vari Comprensori e incontrando nostri amministratori: abbiamo effettuato visite a Vercelli, Borgosesia, Biella Novara e in Valle dell'Ossola; e ci siamo spinti ad Asti, Alessandria e Casale. Completeremo le nostre ispezioni e i nostri incontri nelle prossime settimane: un programma faticoso quanto interessante! Ebbene, in queste riunioni, durante le quali chiediamo ai nostri amministratori, ai nostri responsabili locali, di fornirci dei contenuti per il piano di sviluppo sempre più frequentemente emerge anche il problema dell'approvvigionamento idrico. E' chiaro, non emerge nei termini drammatici con cui si manifesta in altre Regioni d'Italia, ma anche in Piemonte, pur così ricco di acque ci sono costantemente problemi di scarsità, di continuità, d'inquinamento di difficoltà degli Enti locali di coordinare le loro scelte riguardo a questa materia con altri Enti o con i Consorzi. Quindi, riteniamo che la Regione svolga un compito che le compete; anzi, uno dei compiti centrali: di effettuare cioè una programmazione organica e sistematica di questa esigenza.
Riteniamo che, proprio operando in tal modo, si possa poi spendere bene e con efficienza, utilizzando al meglio le risorse che la collettività locale e nazionale pongono a disposizione del settore; mentre oggi constatiamo che i denari sono spesi per opere di scarso effetto pratico. Da parte del Gruppo liberale vi è quindi piena intesa sull'opportunità di questo lavoro.
Ma dobbiamo entrare nel merito della seconda considerazione: individuare il soggetto al quale affidare il lavoro.
Intanto, vorremmo essere ben certi che, nelle strutture dell'organico regionale, o di altri Enti locali (ad esempio, le strutture tecniche della Provincia), non ci siano effettivamente le competenze, le capacità e le potenzialità adatte a svolgere un tale lavoro. Perché è evidente che, in un momento in cui maggioranza ed opposizione operano in accordo per cercare di qualificare la presenza delle strutture pubbliche, si debba approfittare di tutte le occasioni per utilizzarle queste competenze, valorizzarle convertirle alla professionalità.
Noi non abbiamo interesse ad abbandonare gli Uffici Tecnici delle Province i quali, in alcuni settori, hanno operato molto bene; e abbiamo interesse, invece, a far crescere, negli ambiti universitari e professionali piemontesi, una professionalità qualificata. Non è proprio nostro interesse dequalificare le nostre potenzialità su questo tema.
Tuttavia, non me la sentirei di dare per certo che nella realtà piemontese queste potenzialità e professionalità vi siano, rispetto alla complessità dei problemi che sono oggetto dell'affidamento di incarichi dei quali si discute. Probabilmente vi sono le potenzialità, ma meno probabilmente si troverebbero le professionalità. E una tale constatazione ci porterebbe ad un diverso rapporto e a una diversa integrazione nell'organizzazione del lavoro.
Quando, peraltro, fossimo convinti che la realtà piemontese non è in grado di soddisfare, né come potenzialità né come capacità, un'esigenza adeguata alla complessità dei problemi da affrontare, credo che poco si possa dire sui titoli della Società Dagh Watson su questa materia. Si tratta di una delle Società principali operanti in Italia, con collegamenti internazionali, in materia di trattamento delle acque: dagli acquedotti alle depurazioni. Certo, come tutti i colossi che escono dalla professione tradizionale, è una Società che vive prevalentemente di commesse pubbliche e, infatti, è noto come in Italia il suo principale committente sia la Cassa del Mezzogiorno. Ritengo persino eccessivo che, per qualificare la Dagh Watson (chiunque operi nel settore la conosce! ), si siano volute aggiungere anche le referenze delle consociate estere; credo che l'Assessore non avesse neppure la necessità di citare che le collegate estere stanno attualmente realizzando dai dieci ai quindici acquedotti in ogni parte del mondo.
La Dagh Watson ha titoli vistosi e riconosciuti e, d'altra parte, è già radicata nella realtà piemontese: l'ing. Garrione è, credo, direttore amministratore delegato o responsabile tecnico dei lavori per i grandi impianti di depurazione torinesi; quindi, come Società, non è che la si scopra oggi! A collegare poi questa Società al Piemonte sono alcune commesse di lavoro e l'anagrafe di alcuni suoi tecnici: da Cominetta a Garrione e a Olivetti, che io conosco bene in quanto furono miei compagni di corso.
Con questi riferimenti non è che io abbia l'intenzione di configurare la Dagh Watson in una professionalità propria del Piemonte; anzi, si tratta semmai di una professionalità milanese, abile, capace, collegata internazionalmente, con qualificazione assoluta. Proprio per queste doti della Società non avrei riserve, ove si riscontrasse una carenza di potenzialità e capacità adeguate nella realtà piemontese, a farvi riferimento per questo tipo di lavoro.
Né ritengo che su questa materia si possa procedere con forme di appalto o di appalto-concorso, alle quali forme dovrebbe piuttosto consigliarsi un rapporto fiduciario. Un'Amministrazione ha il diritto di scegliersi l'interlocutore più opportuno per lo svolgimento di un determinato lavoro.
E veniamo ad argomentare sulla congruità del compenso.
Chiaro che, quando si tratti di una commessa professionale della durata di diciotto mesi, con un impegno mensile di un miliardo, e quindi di una commessa professionale di circa sessanta milioni-mese, qualche riflessione debba essere fatta anche sulla congruità del compenso, Tanto più che si tratta di uno studio che, per sue caratteristiche e originalità, non trova alcun riscontro di tariffazione suffragato da leggi abnormi; si tratta quindi di uno di quei compensi da stabilire caso per caso.
In questa materia non è che debba spaventarci in assoluto l'entità della spesa. Piuttosto dobbiamo entrare nel merito delle cose da realizzarsi. Quindi richiamo la vostra attenzione all'osservazione peraltro già espressa da Petrini, che dalla commessa alla Dagh Watson siano scorporate tutte le indagini relative ai Comuni con meno di 20.000 abitanti, che in Piemonte sono molti. Se io considero che, per ognuno di questi Comuni, il costo di un qualsiasi professionista che pure lavori a basso valore, per effettuare queste indagini aggiuntive, fornire le schede fare un inventario dei progetti (considerato anche il maggiore impegno di lavori più grandi), deb1033 be da preventivarsi.
Concludo: per quanto io sia personalmente più favorevole che contrario alla delibera e ad una positiva decisione, desidero capire bene i termini della questione ed avere sottomano tutti gli elementi di giudizio.
Soprattutto per doveroso riguardo ai miei elettori i quali non debbano poi rinfacciarmi di essermi opposto per partito preso o di aver votato a favore alla leggera! Normalmente, nelle convenzioni in cui si procede ad affidare lavori di questo genere (e la Dagh Watson lo sa benissimo), si pone il piano di massima dei tempi-uomo e delle qualifiche-uomo impegnati in questa iessere degnamente retribuito, ritengo che, mediamente, noi ci troveremo di fronte ad un costo non inferiore ai 2 milioni per Comune. E questo significa che noi, tra le righe di questa delibera, dobbiamo includere un ulteriore impegno di spesa per circa un miliardo e mezzo o due miliardi di lire.
Questo, ripeto, non deve spaventarci in quanto la spesa di tre miliardi, per avere un piano degli acquedotti che ci consentirà di spendere razionalmente e sollecitamente le risorse disponibili, è opportuno. Ma intanto dobbiamo pur saperlo! Dobbiamo sapere che in questa delibera vi è la punta di un iceberg con la spesa di un miliardo; ma, sotto, vi è una massa di spesa valutabile dai due ai tre miliardi, per il completamento di questo tipo di lavoro.
Nella delibera si fa poi riferimento al fatto che questo Gruppo lavorerà in collegamento con le strutture regionali. Questo lo riteniamo opportuno anche noi; ma vorremmo capire quale quota di collaborazione la Regione è in grado di mettere a disposizione, perché non vorremmo che, tra ricerche ed indagini sui Comuni minori affidati direttamente con ulteriori incarichi professionali, collaborazione degli organici regionali, di fatto la funzione della Dagh Watson si riducesse ad un compito di guida, di coordinamento, di scelta di proposte e di progettazione; tutti impegni importanti ma non forse tali da giustificare la spesa che sarebmpresa e lo si rapporta alla congruità dell'impegno di spesa.
Nei limiti di questo dibattito, almeno da parte nostra, sono altre le cose che ci fanno irritare: le campagne pubblicitarie di dubbia utilità, ad esempio, ed alcuni elementi di spreco che permangono. Non è un investimento in un settore importante come questo che ci spaventi, se ci convinciamo che non si poteva fare diversamente e che il compenso riconosciuto è congruo.
Peraltro, riconosciamo che questo stesso dibattito sia stato alleggerito dalla dichiarata disponibilità dell'Assessore il quale, inoltre, non avendo inviato la risposta al Comitato di Controllo, in attesa della conclusione del dibattito medesimo in aula, ha dimostrato un riguardo per il Consiglio che noi apprezziamo.
Per finire, una breve morale: questa vicenda, vissuta dalle forze politiche senza faziosità di parte, conferma una cosa: indagini e precisazioni di tutti questi atti, sarebbe stato interesse dell'Amministrazione, della maggioranza, della stessa Giunta, portarli in aula non dopo un coinvolgimento nel merito da parte delle altre forze politiche, ma in anticipo. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringrazio l'Assessore per la risposta ampia ed organica che ha inteso dare alle diverse interrogazioni presentate sull'argomento. Credo non richiedano ulteriore commento le sottolineature circa l'indubitabile rilevanza della materia, nonché del fatto che l'esigenza primaria cui rapportarci è di conoscere le condizioni reali, attuali e prevedibili sulle quali occorre operare, al fine di ricavare gli elementi per ristrutturare il piano acquedottistico.
Ritengo anche di dover condividere pienamente gli obiettivi indicati nella risposta dell'Assessore Salerno e di rilevare, non formalmente l'impegno e la sollecitudine con cui l'Assessorato si è mosso su questa importante materia.
Ritengo però di prospettare alcune riflessioni sulle scelte di carattere operativo inerenti il conseguimento degli obiettivi indicati.
L'Assessore ha detto di voler utilizzare tutto il materiale già esistente; e questo era uno degli elementi contenuti nell'interrogazione: ritengo se ne debba prendere atto. Ora, rimarcando anch'io l'esigenza già rilevata da altri, di avere un preciso censimento del materiale esistente vorrei soprattutto proporre una riflessione più generale: è indubbio che gli obiettivi indicati, che condivido integralmente, scaturiscano da competenze giustamente attribuite alla Regione (la risposta dell'Assessore infatti, richiama in maniera nutrita e corposa le leggi e gli articoli che individuano nella Regione la sede istituzionale competente). Siamo, dunque di fronte non a competenze facoltative o straordinarie, ma a competenze ordinarie della Regione; semmai la straordinarietà sta soltanto nel dover impostare in termini di programmazione l'approccio con una materia che finora non ha avuto un tale approccio. Però questa impostazione di programmazione rientra anch'essa nelle competenze ordinarie della Regione se è vero che la programmazione, come dice lo Statuto, rappresenta il modo d'essere della Regione. Ne deriva che, al di là della loro rilevanza, ci troviamo di fronte a compiti ordinari che la struttura regionale deve mettersi nelle condizioni di governare e gestire non una tantum, oggi, ma negli anni e nei decenni a venire. E, per logica conseguenza, la riflessione verte sul come la Regione si attrezza a farvi fronte in permanenza. Perché, anche quando avessimo uno studio perfetto, prodottoci da privati, questo non ci metterà al riparo dall'esigenza di una lettura di un'applicazione e di un costante aggiornamento dello stesso negli anni a venire, sulla base di competenze tecniche interne alla struttura regionale.
A meno che si decida (ma credo che Salerno non sia assolutamente di questa idea) di dover delegare in permanenza questi compiti di governo all'esterno della Regione.
Se si assume un tale ordine di progetto, mi pare che gli apporti specialistici esterni, i quali saranno pure necessari in questa fase debbano avere rilevanza limitata; mentre si pone in evidenza tutta una serie di adempimenti: di indagine, di impostazione e di conduzione organizzativa dell'indagine stessa, di prima valutazione e di prima elaborazione (parlo di prime valutazioni e di prime elaborazioni dei dati) tutte cose che devono essere verificate, ma che potrebbero essere forse assolte dalle strutture interne della Regione, magari appoggiandosi e coinvolgendo i Comuni maggiori e le quindici o venti municipalizzate dell'acqua che operano nella nostra Regione.
Si tratterebbe, in questo caso, di utilizzare e di far crescere risorse tecniche ed umane all'interno degli apparati regionali (che non sono certamente indifferenti), realizzando anche, sul piano dell'utilizzazione di queste risorse, forse, un raccordo operativo interassessorile (mi domando, ad esempio, nel momento in cui abbiamo sempre meno soldi da gestire sulla legge 28 per interventi sugli acquedotti, in che modo possano essere reimpiegate le strutture interne dell'Assessorato per l'urbanistica impiegate finora in tale direzione). In sostanza occorre verificare, su questa base, le possibilità esistenti in ordine all'imperativo che la Regione ha, di sviluppare i propri apparati interni, in termini non soltanto di pura gestione amministrativa ma di governo e di programmazione.
Occorre perseguire questo obiettivo con coerenza e con impegno, anche sulla base dei pronunciamenti che tutti i Gruppi hanno espresso nell'ultimo dibattito sulle consulenze.
Mi sembra che gli enti strumentali (anche qui da un punto di vista organizzativo e di prima elaborazione) quali il CSI e l'IRES potrebbero fornire contributi non indifferenti, mentre, all'interno del sistema delle autonomie, forse anche le Province e i Comprensori potrebbero validamente contribuire. In questa prospettiva, per quanto riguarda le Province, si favorirebbe anche una riqualificazione professionale di quella parte di personale che non può più essere utilizzata per compiti istituzionali venuti ormai meno o depotenziati dalla riduzione delle risorse a disposizione.
Ho cercato di proporre questi elementi alla vostra attenzione, anche perché è indubitabile che gran parte della spesa prevista per l'indagine è destinata ad essere assorbita dalle rilevazioni sui vari territori. Si tratta di impegno umano e materiale, di lavoro concreto sul territorio, di rapporti con i Comuni e con funzionari locali. Valgono le considerazioni che Bastianini faceva ultimamente sul fatto che i 900 milioni per andare materialmente a fare le rilevazioni e gli studi nei 1.209 Comuni non sono sufficienti.
Mi sembra però che, per i caratteri di queste trasferte, non occorrano specialisti ad altissimo livello. Questo genere di esperti non ritengo che non si possano reperire all'interno delle strutture della Regione e del sistema delle autonomie. Con questo non voglio negare la necessità di apporti più specialistici, soprattutto nella fase di impostazione e di individuazione delle metodologie e, soprattutto, nella fase dell'elaborazione conclusiva delle proposte di programmazione. Ma anche sotto questo profilo, l'Assessore Salerno ha detto che da parte dell'Università e del Politecnico è già stata espressa una buona disponibilità, per cui ritengo ancora verificare i margini di impegno materiale e concreto possibile dell'Università, del Politecnico e degli enti strumentali, in rapporto alla fase iniziale propositiva e poi nella fase conclusiva dell'elaborazione e della proposizione degli obiettivi. In secondo luogo occorre verificare le possibilità esistenti all'interno delle nostre strutture regionali, delle Province e dei Comprensori, delle Municipalizzate, censendo il materiale già disponibile di cui si è detto prima. Infine, mi pare necessario verificare quanto di ciò che rimane scoperto non possa essere reperibile all'interno dell'Università e del Politecnico e limitare a questi l'incarico che si intende attribuire.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Salerno.



SALERNO Gabriele, Assessore alla tutela ambientale

Ringrazio i Consiglieri per il senso di responsabilità dimostrata rispetto ad un problema così importante quale quello della redazione del Piano Regolatore degli Acquedotti.
Non rispondo al Commissario di Governo in attesa di approfondire il tema in sede di Commissione.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la richiesta di modifica orari avanzata dagli utenti della linea ferroviaria Airasca-Cuneo ed interrogazione del Consigliere Cerchio inerente i pesanti ritardi dei treni della linea ferroviaria Torino - Torre Pellice


PRESIDENTE

Discutiamo ora congiuntamente l'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la richiesta di modifica orari avanzata dagli utenti della linea ferroviaria Airasca-Cuneo e l'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente i pesanti ritardi dei treni della linea ferroviaria Torino - Torre Pellice.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

Il collega Cerchio chiede, nella sua prima interrogazione, di sapere per quanto riguarda gli studenti dei Comuni di Villafranca, Moretta, Vigone e Cercenasco i quali, con gli attuali orari dei treni debbono sostenere gravi disagi per la frequenza loro alla scuola di Saluzzo, se non sia possibile modificare questo orario.
A tale scopo comunico al collega di avere inviato un'apposita lettera alla Direzione compartimentale delle Ferrovie dello Stato, della quale posso anche fornirgli copia, in modo che si provveda ad un attento esame della richiesta, dichiarandomi fin da ora disponibile a partecipare ad un eventuale incontro che possa contribuire alla soluzione del problema.
Assicuro altresì il collega che mi riservo di comunicare tutti gli sviluppi che la pratica subirà con la disponibilità, mi auguro, delle Ferrovie dello Stato, a fornirci questo incontro e, di conseguenza risolvere il problema di questi studenti.
Nella seconda interrogazione, il collega Cerchio si lamenta per certi ritardi dei treni sulla linea ferroviaria Torino - Torre Pellice, con particolare riferimento al treno 7172. L'arrivo a Porta Nuova, egli dice, è sistematicamente fuori orario con ritardi anche di 30-35 minuti. E' un inconveniente che capita in tanti treni: hai ragione! Da informazioni assunte presso la Direzione compartimentale F.S. di Torino è emerso che i ritardi registrati dai treni della linea ferroviaria Torino - Torre Pellice sono da imputarsi, in un paio di occasioni, alla caduta della linea aerea di alimentazione, con conseguente perditempo per l'attesa di un locomotore Diesel e, per il resto, a ritardi.di treni di altre linee che si sono ripercossi sulla marcia dei treni della linea summenzionata.
Ciò in conseguenza anche dei rallentamenti imposti dai lavori in atto sulle linee che introducono a Torino.
Inoltre, l'incrocio di treni alle stazioni comporta la trasmissione di un eventuale ritardo da un treno all'altro.
Risulta comunque che i ritardi ultimamente registratisi non sono sistematici bensì occasionali e dell'ordine di 4-5 minuti rispetto all'orario d'arrivo stabilito.
Inoltre, il materiale rotabile utilizzato viene definito sufficiente e tale da garantire i posti necessari all'utenza, salvo che in alcuni casi per un numero esiguo di viaggiatori e per un breve tratto della linea, da Candiolo a Nichelino.
E' comunque emersa la disponibilità ad ovviare ad eventuali disagi che dovessero verificarsi adottando provvedimenti opportuni, quale quello adottato, ad esempio, per il treno 12240 a cui, accertata la necessità di un miglioramento del servizio offerto, è stata aggiunta un'automotrice alle quattro originarie.
Questo Assessorato è intenzionato ad intervenire presso l'Azienda Autonoma F.S. qualora i ritardi di cui all'interrogazione continuino a verificarsi in modo non saltuario e non giustificato.
Si intende adottare analoga iniziativa nel caso in cui il servizio svolto non risulti confacente alle esigenze dei viaggiatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per la sua duplice risposta; lo ringrazio anche perché l'interrogazione sollecitava una competenza non tanto della Regione e, quindi, dell'Assessorato, ma di un intervento sotto forma di sollecitazione e di mediazione nei confronti delle Ferrovie dello Stato.
In ordine alla prima interrogazione, vale a dire al disagio sopportato da studenti di una parte del Pinerolese per raggiungere Saluzzo, lo ringrazio per il suo intervento presso la Direzione compartimentale delle Ferrovie dello Stato e per la disponibilità ad un successivo incontro da programmare; e gli sarei grato se potesse poi darmi comunicazione di questi eventuali incontri, in modo da potervi far partecipare sia la delegazione degli studenti che hanno sollecitato di eliminare il loro disagio, sia le Amministrazioni comunali di Villafranca, Moretta, Vigone e Cercenasco che hanno appoggiato la richiesta degli studenti.
In ordine alla seconda interrogazione, le Ferrovie dello Stato hanno evidentemente problemi non trascurabili, soprattutto di penetrazione a Torino; e si parla, tra l'altro, di ritardi dei treni, di cadute di linee elettriche; ma vi sono anche lavori in corsi e noi auspichiamo che presto siano compiuti. Certo è che proprio stamane il treno di cui si parla nell'interrogazione è giunto a Torino Porta Nuova alle ore 9 passate, con oltre mezz'ora di ritardo, causando disagio anche ad utenti impiegati alla Regione.
Anche in questo caso ci auguriamo che la sollecitazione dimostrata dall'Assessorato ai trasporti valga a rimediare in breve tempo questa forma di disservizio.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione dei Consiglieri Brizio e Sartoris inerente gli abbonamenti mensili applicati sulla ferrovia Ciriè-Torino


PRESIDENTE

Infine, l'Assessore Cerutti risponde ancora all'interrogazione presentata dai Consiglieri Brizio e Sartoris inerente gli abbonamenti mensili applicati sulla ferrovia Cirié-Torino.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

Il collega Martinetti mi ha presentato un'interrogazione analoga che lamenta i ritardi di un altro treno che fa coincidenza a Torino proprio con il treno proveniente da Torre Pellice.
Anche al collega Martinetti comunico che avrò presto un incontro con i dirigenti delle Ferrovie dello Stato per studiare di risolvere l'inconveniente del ritardo causato proprio dalla coincidenza con il treno proveniente da Torre Pellice.
Inoltre, i colleghi. Brizio e Sartoris mi chiedevano risposta ad un'interrogazione che è stata anche sottoscritta da parecchi utenti, ma che non ho modo di soddisfare se non sulla base di affrettati appunti.
Posso anticipare che il problema della Cirié-Torino presenta un duplice aspetto: l'aumento delle tariffe operate dai Trasporti Torinesi sui pullman, con servizio aggiuntivo alle Ferrovie.
Da accertamenti avuti da funzionari risulta che in un primo tempo vigeva un abbonamento ordinario per studenti e lavoratori; con l'applicazione della legge 151 non si può differenziare tra gli utenti, è opportuno usufruire di altre forme di abbonamento, che settimanali o mensili comportano comunque grossi risparmi.
Per quanto riguarda le tariffe applicate dalle Ferrovie posso dire che esse corrispondono a quelle fissate dalla legge 151 e deliberate a suo tempo dalla Giunta.
Il sensibile aumento stabilito, che comporta un onere del 60 % per gli operai e del 55 % per gli studenti, è dovuto al fatto che questi abbonamenti non erano mai stati aggiornati da molti anni; fino al punto da fare slittare il deficit dei Trasporti Torinesi, come già esposi al Consiglio, di circa 30 miliardi per l'anno in corso, proprio perché, oltre a non rispettare un rapporto tariffario, non venne rispettato neanche il costo.
Per quanto riguarda invece il servizio pullman, l'aumento è stato fatto del 25 % oltre Le tariffe imposte dalla Regione. Su questa linea, noi inviteremo l'Azienda dei trasporti a ritornare sulla quota reale dell'abbonamento, facendo presente però al collega Brizio che ci si riferisce a linee anomale, non in concessione essendo state gestite in questo periodo dal Commissario; sono quindi linee che sfuggono ad un ristretto ambito regionale, perché non hanno mai avuto il ripiano finanziario previsto dalla legge (prima, la nostra legge n. 1, oggi la 151). Scriveremo quindi oggi stesso all'Azienda Trasporti Torinesi di volersi attenere al meccanismo delle concessioni: ridurre del 25% il costo tariffario che avevano imposto e, ovviamente, mettere in condizione gli utenti di utilizzare la Ciriè-Torino nel modo più opportuno, ovviamente non potendo imporre ai dirigenti di questa ferrovia di ridurre un prezzo tariffario imposto per legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ringrazio l'Assessore per la risposta, anche perché ha accolto l'invito di rispondermi immediatamente. Rimango naturalmente in attesa di avere la risposta scritta al più presto possibile.
Se vi è soddisfazione per quanto riguarda la situazione dei pullman rimane la perplessità per l'aumento ferroviario veramente pesante, tanto da determinare da parte della popolazione un sollecito a riesaminare la questione.
Nella risposta scritta gradirei che l'Assessore fosse così cortese (mi rendo conto che oggi non ha potuto farlo!) di segnalarmi anche i provvedimenti per migliorare il servizio; molte lamentele sono causate dai treni del mattino che sono sempre sovraffollati e sui quali molti utenti non trovano posto a sedere.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Alasia, Bajardi, Cernetti Bertozzi, Fassio Ottaviano, Gastaldi Guasso, Penasso, Sanlorenzo, Sartoris e Simonelli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 270: "Disciplina delle nomine di competenza regionale" presentato dai Consiglieri Bontempi, Avondo, Biazzi, Ferro, Guasso, Marchiaro, Revelli e Valeri in data 12 novembre 1982 N. 271: "Disciplina delle funzioni regionali inerenti l'impianto di opere elettriche aventi tensione fino a 150.000 volt", presentato dalla Giunta regionale in data 17 novembre 1982 N. 272: "Istituzione della riserva naturale speciale della Bessa" presentato dalla Giunta regionale in data 17 novembre 1982 N. 273: "Abrogazione dell'art. 28 della legge regionale 25/2/1980, n. 8" presentato dalla Giunta regionale in data 17 novembre 1982.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 14 ottobre 1982: "Deroga dell'art. 2, secondo comma, lettera b), della legge regionale 5/6/1979, n. 28" alla legge regionale del 21 ottobre 1982: "Modificazioni alla legge regionale 20/6/1979, n. 30 'Tutela del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte' ".


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto alla legge regionale del 7 ottobre 1982: "Normative inerenti alla ricerca e raccolta di minerali e rocce a scopo collezionistico, didattico e scientifico".


Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 9 e 16 novembre 1982 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno sulla situazione polacca


PRESIDENTE

Il punto quarto all'ordine del giorno reca: "Esame ordini del giorno sulla situazione polacca".
Fra i colleghi Capigruppo vi è stata un'intesa di ritirare gli ordini del giorno già presentati e di sostituirli con un ordine del giorno unitario.
In questo ordine del giorno non appare la firma del collega Montefalchesi e viene di approvarlo senza discussione.
Chiede di parlare il Consigliere Montefalchesi. Ne ha facoltà.



MONTEFALCHESI Corrado

Il nostro Gruppo non ha firmato l'ordine del giorno in quanto lo riteniamo limitato rispetto alla realtà della situazione che i fatti di Polonia mettono in evidenza: e cioè l'opportunità che la battaglia per la liberazione di tutti i detenuti politici e per il ripristino del sindacato Solidarnosc sia intassellata nella vasta azione che l'Europa, a nostro avviso, deve attuare per il superamento dei blocchi: riteniamo infatti che la grave situazione polacca sia frutto di una spartizione del mondo in blocchi; frutto di una situazione per cui gli Stati godono di limitata sovranità, condizionati dall'influenza delle due superpotenze mondiali.
Una battaglia dell'Europa affinché in Polonia siano ripristinate tutte le libertà e i diritti democratici non può essere avulsa da una battaglia più complessa per il superamento dei blocchi. Come il ripristino delle libertà dovrebbe rappresentare per la Polonia un avvio ad affrancarsi dalla morsa del blocco orientale, così i Paesi legati al blocco occidentale, con la forza di una medesima azione, dovrebbero pervenire ad un'autonomia dell'Europa rispetto agli Stati Uniti.
Nell'ordine del giorno che il sottoscritto e il compagno Reburdo abbiamo presentato questi concetti sono espressi e li confermiamo oggi. E purtroppo, da questo nostro punto di vista, l'ordine del giorno che oggi viene proposto è decisamente limitato. Rinunciamo quindi a mettere in votazione il nostro ordine del giorno e rinunciamo a proporre degli emendamenti all'ordine del giorno presentato dagli altri Gruppi. Questa, la nostra posizione.
Ringrazio il Presidente per lo spazio concessomi e chiedo che il nostro ordine del giorno rimanga agli atti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Non comprendo la posizione del collega del PDUP. Sulle sue valutazioni avremmo potuto trovarci sostanzialmente d'accordo qualora le reali motivazioni per cui il PDUP ed il Consigliere Reburdo ritengono di non votare l'ordine del giorno concordato fra le forze politiche, siano effettivamente quelle di un mancato riferimento della politica dei blocchi: sarebbe stato sufficiente che Reburdo o il PDUP avessero partecipato alla riunione congiunta dei Capigruppo ed avessero giustamente sostenuto la loro tesi. Invece il rappresentante del PDUP, senza sapere cosa avremmo scritto (e nella riunione abbiamo scritto quanto è emerso fra tutte le forze politiche), non era presente, per cui la sua non partecipazione sembra ora strumentale. E, tenuto conto delle considerazioni del collega Montefalchesi, e della volontà del PDUP di non sottoscrivere l'ordine del giorno, sembrerebbe quasi che noi siamo per una politica di divisione dei blocchi, mentre non è affatto vero! Non entro nel merito di questo ordine del giorno, anche perché ci siamo dati una metodologia di celerità e perché rischieremmo, ampliando il discorso, a non farlo pervenire neppure a votazione (che ci auguriamo più ampia possibile); e questo dopo i vari dibattiti che si sono avuti nei mesi scorsi sulla drammatica situazione di conflittualità in Polonia.
Vorrei semplicemente sottolineare come questo ordine del giorno tiene conto di una serie di esigenze espresse dalle varie forze politiche, salvo rimanere ciascuna forza politica legittimamente distinta in alcuni giudizi giudizi peraltro inespressi proprio perché l'ordine del giorno non può che esprimere una sintesi o un minimo comun denominatore di valori comuni.
Il fatto che in questi giorni, con la liberazione di Walesa, vi sia in Polonia un certo respiro di distensione, non ci esime dall'esprimere dei giudizi negativi che non abbiamo ritenuto di far riecheggiare nell'ordine del giorno, proprio per concordare un'armonica sintesi comune. Giudizi pesantemente negativi per quanto in questi anni è avvenuto in Polonia, sia con lo scioglimento della forza sindacale, sia per lo stato marziale che dimostra soltanto l'incapacità di Jaruzelski di affrontare la realtà della società polacca. E questo, a nostro modo di vedere, è la riprova di quanto lo dicevamo nel nostro ordine del giorno - il comunismo reale possa essere, con i suoi condizionamenti, contrario alle libere scelte dell'uomo.
Al di là di questo ordine del giorno, comunque, noi dovremo continuare ad aderire all'azione internazionale intesa a ripristinare in Polonia la difesa dei diritti dell'uomo e delle libertà civili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Il contenuto dell'ordine del giorno riflette esattamente l'opinione che i socialisti hanno sempre espresso sulla situazione polacca; vi si coglie la fase, di movimento evolutivo di quel Paese; l'accordo che la Chiesa tende a ricucire tra le parti sociali in contrasto. Siamo purtroppo lontani dal vedere risolta la situazione polacca, ma ci confortano le iniziative che il Consiglio regionale del Piemonte, in più occasioni, ha assunto, per contribuire, sia pure modestamente, alla soluzione del problema polacco.
Noi speriamo che quando il Papa effettuerà il viaggio nella sua terra nel giugno del 1983, tutti i prigionieri politici siano stati liberati (non posso immaginare il viaggio del Papa con uomini politici ancora detenuti) che il sindacato abbia potuto riprendere la sua libertà d'iniziativa, che un minimo di gestione democratica si vada profilando.
Il contenuto dell'ordine del giorno è tutto questo. E a coloro i quali riprendono il tema del superamento dei blocchi, sia per ora sufficiente prendere atto di certi segni distensivi nel rapporto USA ed URSS: lo sblocco del gasdotto, il ritiro delle sanzioni. Questo può significare che le iniziative mondiali delle istituzioni e dei Governi giovano a far superare situazioni che sembrerebbero quasi insormontabili; può voler dire che si procede anche verso un accordo sui temi della pace.
L'ordine del giorno, a nostro giudizio, riflette esattamente queste nuove situazioni, specie per quanto riguarda la Polonia e quindi, noi socialisti, lo votiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non intendo alterare gli accordi stabiliti fra i Capigruppo. Faccio peraltro notare che il collega socialista ha espresso un tema politico che a mio avviso, non deve passare sotto silenzio: mi riferisco al suo giudizio ottimista su quanto sta avvenendo attualmente in Polonia. Non sono altrettanto ottimista; e neppure convinto che la liberazione di Walesa e l'eventuale scarcerazione dei detenuti politici sia bastante a modificare il nostro giudizio sulla vicenda polacca.
Quella della Polonia è una vicenda di portata storica, nella quale si misura la capacità di un Paese a socialismo reale, di convivere con le democrazie, le libertà sindacali, di opinione, di voto in un pluralismo democratico. E non vorrei che la liberazione di Walesa e degli altri detenuti politici, fatti confortanti su un piano umano, non siano fatti politici; se questi fatti non significhino, ad esempio, la normalizzazione di questo tipo di realtà. Perché, in tal caso, questi fatti avrebbero carattere decisamente negativo, rappresentando la resa all'opzione di libertà e di pluralismo che era stata la base della proposta di Solidarnosc!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Presidente, anche al nostro esame questo ordine del giorno non sembra essere gran cosa, in quanto lo troviamo particolarmente riduttivo in alcuni punti. Tuttavia, pur cogliendo le preoccupazioni espresse poc'anzi dal Consigliere liberale, e cioè che la liberazione di Walesa non vada intesa come una normalizzazione della situazione polacca, proprio per spirito di solidarietà umana noi riteniamo di dover votare l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Noi abbiamo ritenuto di collaborare nella riunione dei Capigruppo alla redazione di un ordine del giorno il quale rappresentasse un'attuale valutazione dell'evolversi dei fatti polacchi, cogliendo degli elementi nuovi che in qualche misura sono positivi, anche se non giustificano un particolare ottimismo e premendo nella linea di una riapertura del dialogo e della politica, di un nuovo spazio alla politica in una questione, come quella polacca, di grande peso, di grande rilevanza. Non deve sfuggire a nessuno quale è stata l'autonomia, la fermezza ed anche la decisione della posizione del nostro partito che, sin dall'inizio di questa vicenda, credo con molto coraggio e con molta attenzione, respingendo ogni strumentalizzazione, ha inteso ribadire alcune questioni di fondo. Una di queste è certamente il superamento dei blocchi, per cui non posso che essere d'accordo con Cerchio (se avessimo collaborato insieme alla stesura dell'ordine del giorno la sua puntualizzazione vi sarebbe stata introdotta perché anche noi la condividiamo).
Quello che a noi comunisti sembra comunque oggi corretto fare, è di dare, con questo ordine del giorno, un chiaro segno che il nostro impegno al di là delle schermaglie e delle strumentalizzazioni che in questi casi sovente avvengono, si inserisce in una pressione internazionale convergente, affinché in Polonia si apra una strada alle trattative. Questo ordine del giorno ha un po' i colori di quella bandiera che noi comunisti abbiamo sempre innalzato, dovunque la pace e la libertà fossero minacciate.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale ordine del giorno nel testo concordato fra i Capigruppo.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte all'evolversi della situazione in Polonia che, pur nella permanente gravità, registra segni di attenuazione delle tensioni tra Governo e forze sociali mentre ribadisce la condanna per lo scioglimento del sindacato Solidarnosc ed auspica la rapida abolizione dello stato marziale e mentre riconferma solidarietà ed appoggio al popolo polacco ed al sindacato Solidarnosc sottolinea come la pressione internazionale ed il vasto movimento di solidarietà sviluppatosi nel nostro Paese, che ha trovato espressione in ogni sede politica e nel nostro Consiglio, abbiano positivamente influenzato l'evolversi della situazione polacca sottolinea la grande rilevanza dell'avviato dialogo fra Chiesa e Governo in Polonia ed il segno positivo che proviene dalla liberazione di Lech Walesa auspica che tale gesto sia premessa per la liberazione di tutti i prigionieri politici e per il superamento della crisi con una politica di rinnovamento democratico e di profonde riforme".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 31 voti favorevoli ed 1 astensione.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno sui desaparecidos in Argentina


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto quinto all'ordine del giorno che prevede l'esame dell'ordine del giorno sui desaparecidos in Argentina.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Desidero soltanto, signor Presidente, sottolineare come questo dibattito non sia conseguente ad un singolo presentatore di un ordine del giorno, ma abbia carattere generale; e non vi è un'illustrazione dei vari ordini del giorno in quanto, nella riunione dei Capigruppo, si era deciso di sintetizzare i vari documenti in un ordine del giorno comune, anche per facilitare l'economia del dibattito stesso.
Nella conferenza dei Presidenti dei Gruppi questo tema ebbe grande rilevanza, in quanto si era stabilito che il dibattito coinvolgesse i fatti della Polonia, dell'Afghanistan e degli scomparsi in Argentina.
Di questa ed altre tragedie che avvengono nel mondo io vorrei trattare una parte sola perché penso che altri colleghi Consiglieri affronteranno gli altri temi.
Soprattutto mi domando, riguardo ai desaparecidos in Argentina, se il nostro Governo e, in particolare, il Ministro degli Esteri e le rappresentanze esterne, rispetto a questo gravissimo problema, hanno compiuto il loro dovere.
In questi giorni, sia pure da notizie contrastanti, voi siete venuti a conoscenza come la tragedia di questi scomparsi fosse già da tempo ben nota sia al Governo come al Ministro degli Esteri e alle rappresentanze esterne da tempo, cioè, il Governo e i suoi rappresentanti erano al corrente che non solo persone di nazionalità argentina, ma anche cittadini italiani erano scomparsi e crudelmente eliminati, senza lasciare traccia, secondo il modello nazista.
Di conseguenza, ci sembra legittima la domanda se le nostre rappresentanze, con la conoscenza che avevano di questa immane tragedia hanno compiuto veramente il proprio dovere.
Intorno a questo dubbio si sono avviluppate molte polemiche e si sono espresse varie opinioni, tra le quali l'indicazione secondo cui il Governo pure a conoscenza di tutto questo (e quindi in dovere di tutelare i carcerati ed appoggiare l'azione delle famiglie che li ricercavano), non avesse ritenuto di dover prendere immediatamente posizione in quanto gli interessi fra Italia ed Argentina erano di tale livello che una seria indagine ed una denuncia avrebbero forse incrinato una certa situazione di favore fra i due Paesi.
Di queste persone così tragicamente scomparse in Argentina ne abbiamo un triste esempio in provincia di Cuneo, giusto nel mio paese d'origine: si tratta di un giovane emigrato in Argentina e del quale, dal 1977, non si hanno più notizie. E mi domando come possa essere possibile che il Governo specie il Ministero degli Esteri, conoscendo questa immensa tragedia, non abbiano assunto una posizione chiara ed aperta, per non compromettere o turbare idilliache relazioni economiche esistenti fra Italia e quel Paese.
Io non credo che questa possa essere la realtà; e tuttavia ci troviamo di fronte a testimonianze precise di quanti si sono interessati a questa assurda tragedia, di rappresentanti di associazioni che da anni si battono contro il sistema politico di quel Paese; abbiamo anche, colleghi Consiglieri, la testimonianza di un sacerdote della nostra provincia che fu per cinque anni incarcerato; e in questi cinque anni egli ha visto e ha saputo; e quando è giunto nel nostro Paese, negli anni '78/'79, dopo una lunga battaglia, condotta con noi dal compianto avv. Oberto, il quale si era interessato per lunghi anni al fine di fargli ottenere la scarcerazione, questo sacerdote ha parlato, in televisione e tramite i giornali, su come stavano le cose e di come si spariva, all'interno delle carceri, senza che più si avesse notizia di uomini, donne, ragazzi. Quindi è impossibile affermare che una tale tragedia fosse solo epidermicamente conosciuta.
Di conseguenza, occorre sollecitare il Governo e specialmente il Ministro degli Esteri, di dare contezza della situazione; spiegare i motivi del suo silenzio e della sua inattività, mentre sembrerebbe umanamente logica un'azione di denuncia magari all'organizzazione delle Nazioni Unite trattandosi di fatti non singoli o episodici, ma di massa, di annientamento di decine di migliaia di persone.
Almeno per quanto riguarda Governo e Ministero degli Esteri, questo silenzio e questa inattività costituiscono la parte più oscura di tutto il discorso. Per contrastante associazione di idee, ricordo che padre Testa che aveva operato a lungo in Argentina e per il quale avevamo lottato per ottenere la sua scarcerazione, appena rientrato in Italia aveva narrato chiaramente ed apertamente, con precisione di date e di nomi, gli infami episodi dei quali era stato testimone.
Allora noi sosteniamo che occorre reagire a questo fatto con estrema decisione; e che le proposte formulate dai rappresentanti delle associazioni che si battono da mesi e da anni debbono essere sostanzialmente fatte proprie dal Consiglio regionale. A questo proposito vi è anche un documento, ma non lo illustrerò.
Noi chiediamo che il Presidente del Consiglio regionale, espressione di tutti noi, che ha dimostrato in tutti i momenti delle lotte democratiche del nostro Paese o di altri Paesi di essere sempre presente, prenda l'iniziativa di far ben presente al Ministro degli Esteri che non si pu tacere oltre su questa tragedia.
I piemontesi, gli italiani vogliono conoscere la verità. Non la verità di una tragedia che è ormai risaputa, ma la verità di un comportamento ministeriale che è pieno di ombre e che a molti sembra colpevole.
Ringrazio quanti hanno sollecitato questa discussione, ritenendo di importanza eccezionale il fatto che il Consiglio regionale l'assuma e il fatto, poi, che il Consiglio regionale la porti innanzi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Alcune considerazioni su questo documento ci trova consenzienti.
Peraltro, se la politica, soprattutto quando si esprime nelle pubbliche assemblee, è anche tentativo di fare smuovere le nostre conoscenze sensibilità e volontà di un millimetro rispetto alla situazione precedente mi pare che si debba fare, sulla traccia di quanto ha detto il collega Viglione, una serie di considerazioni, in cui si riporti il problema delle responsabilità non tanto a livello di comportamenti da Codice Penale, ma a livello di testimonianze della qualità di certi valori della nostra epoca storica.
Viglione rimprovera al Governo di non avere agito e di aver taciuto; e non saremo certamente noi ad assolvere il Governo dalle sue responsabilità del passato. Sarei però curioso di sapere se, per esempio, il Gruppo socialista, la Camera dei Deputati, il Senato della Repubblica hanno presentato un'interrogazione sulla vicenda argentina; e dove fosse il Partito Socialista in quel periodo: non era forse al Governo, come i liberali, i repubblicani e i socialdemocratici? E vorrei sapere quali iniziative parlamentari hanno preso su quella realtà.
Ho l'impressione che su questo problema ci sia di nuovo la necessità di constatare un fatto che in certa misura si ripropone ogni volta facciamo un dibattito analogo. Ho l'impressione che, nel secolo XX, la libertà soprattutto per l'Europa occidentale e l'emisfero americano, venga considerata non tanto come diritto individuale umano ma come una specie di privilegio, nel senso tradizionale del termine: una specie di corrispettivo che viene concesso a questi Paesi perché questi Paesi fanno cose meglio degli altri. Non più un valore al quale tendere, ma un bene da difendere.
Dico questo, perché? Perché l'assoluta incoerenza dei nostri comportamenti su queste questioni è macroscopica.
E' giusto scandalizzarci improvvisamente per una vicenda che tutti noi le forze politiche, i Ministri conoscevano e che nessuno ha ritenuto di dover affrontare per la motivazione espressa da Viglione, che è quella mercantilistica, cioè per non disturbare certi tipi di scambi commerciali.
Io mi auguro e faccio voto, come forza politica, che la prudenza dell'autorità diplomatica, nel caso argentino, sia stata dettata dalla volontà di limitare i danni di quella vicenda e non per perseguire qualche commessa commerciale più o meno consistente. Ma che noi tutti si ragioni in termini mercantilistici (quindi non dovremmo scandalizzarci del nostro Ministro degli Esteri) ne abbiamo dato la prova durante la crisi Argentina Falkland. Ricordiamoci che il nostro Paese è stato molto attento a preoccuparsi affinché le sanzioni economiche in Argentina non mettessero in discussione i legami economici tra noi e quello sciagurato Paese, governato da un altrettanto sciagurato regime.
Nessuno di noi si è preoccupato di approfondire se fosse logico che un Paese di massacratori andasse ad invadere una piccola isola, espressione australe delle libertà del mondo occidentale. Eravamo invece tutti disponibilissimi che gli isolani venissero spazzati via, massacrati, purch le commesse andassero avanti. Quindi, mi pare ipocrita, nel caso presente soprattutto da parte di una forza politica che ha avuto voce, prima, per accusare il nostro Ministero degli Esteri di essersi atteggiato in un certo modo per motivi mercantilistici, proprio quando questa stessa forza politica, a livello internazionale e nazionale, sostenne che la vicenda delle Falkland andava giocata in termini non morali o politici o di libertà, ma in termini mercantilistici.
E poi a tutte le forze politiche dell'arco di Governo vorrei anche domandare dov'è la loro coerenza sui diritti civili, quando apprendiamo che la battaglia liberale sul gasdotto russo, per esempio, è battaglia condotta, come solito, in splendida solitudine: eppure tutti sanno che ci sono i lager lungo la linea di quel gasdotto; malgrado questo, non troviamo eco quando predichiamo che non dobbiamo concorrere a che i lager (lager vuol dire: campo di concentramento, lavori forzati per detenuti politici) vengano finanziati e permessi, con i loro fili spinati e mitragliatrici e cani addestrati, dai contribuenti italiani.
Si è restii nel condurre queste battaglie anche a costo di pagare uno scotto: salvo poi sentirci tutti eroi per la capacità che abbiamo di piangere su quelle tragedie.
In termini politici, sembriamo i diseducati della domenica: ci definiamo sportivi perché andiamo, seduti sugli spalti dello stadio, a vedere gli altri fare lo sport; e al lunedì ci sentiamo tutti perfetti terzini, mediani ed allenatori. Sarebbe il caso che le nostre forze politiche, e soprattutto il nostro Paese in genere, riscoprisse il gusto di giocare in campo, non di guardare soltanto dagli spalti ed avere la saggezza del lunedì.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Il tono di questo dibattito, in parte sereno ma non disgiunto da graffianti precisazioni, quali quelle del collega Marchini, comporta la necessità di esprimere un giudizio e, possibilmente, delle risposte che siano basate sulla verità e sulla giustizia; può andar bene esprimersi con prudenza su queste vicende, però anche, per alcuni, essere giustificata la prudenza del Ministro degli Esteri italiano; ma è indubbio che le forze politiche, sia pure con prudenza, esprimano chiare prese di posizione e non solo riguardo agli italo-argentini, ma anche agli italo-uruguayani, perch il problema, secondo notizie emerse, è sostanzialmente identico e trova altri confronti tra le popolazioni dell'America Latina, dove una serie di regimi militari, in questi anni, hanno usato ed abusato oltre misura.
E' una presa di posizione che dobbiamo prendere per l'affermazione di un recupero dei valori democratici in America Latina che proprio in questi giorni, pur tra espressioni negative e considerazioni poco lodevoli, sta dando, anche per la pressione internazionale e la partecipazione interna alcuni minimi sintomi o risultati positivi, non fosse altro derivanti dai risultati dei giorni scorsi nelle elezioni in Brasile. Certo, la cattura di ostaggi, le torture, i rapimenti, la soppressione della stampa di opposizione in molti Paesi dell'America Latina sono fatti già constatati in questi anni, e li abbiamo discussi come forze politiche e come Consiglio regionale, esprimendo prese di posizione e giudizi i quali, assommati ad altre iniziative europee e dell'ONU, sono suscettibili di strappare qualche risultato positivo.
Certo che, dopo sei anni di potere militare in Argentina, dopo una sanguinosa repressione dell'opposizione, dopo una rovinosa guerra perduta noi ne registriamo le conseguenze ovvie ed evidenti che si concretizzano in un'economia in collasso e in deficit spaventoso della bilancia commerciale.
Sappiamo come il regime militare argentino tenti di trasferire tutto questo bagaglio passivo al Governo civile, non solo per scaricare le proprie responsabilità, ma anche, io credo, per condizionarlo.
Ma intanto, non solo formalmente, ma come forza politica, ritengo di far proprie, e di unirmi, alle richieste che i familiari dei desaparecidos hanno rivolto alle autorità italiane, per un intervento più puntuale immediato e preciso nei confronti del Governo argentino.
E una sollecitazione dovrà essere rivolta non solo al Governo italiano ma anche nei confronti del Parlamento europeo e dell'ONU i quali, peraltro hanno avviato nelle settimane scorse alcune iniziative: tra altre, il passo formale del Parlamento europeo nei confronti del Governo di Buenos Aires per un'informazione precisa e dettagliata sugli scomparsi e sui nomi dei detenuti politici; e la richiesta dell'ONU per un'inchiesta internazionale e per l'invio in Argentina di una delegazione, richieste peraltro non accettate da parte di quel Governo.
L'orrore per le sparizioni, per i massacri e per la sistematica violazione dei diritti dell'uomo in quel Paese, come in altri Paesi dell'America Latina, ha avuto una sua accentuazione quando, settimane or sono, fu scoperto un primo cimitero o fossa comune, alla quale scoperta ne seguirono parecchie altre; fosse comuni e tombe senza alcun riferimento nominativo e quindi anche con la difficoltà di ricostruire l'identità delle vittime.
Che il problema sia delicato lo dimostra anche il fatto che oggi noi affrontiamo in prima battuta questo problema. Esiste un'iniziale proposta di ordine del giorno, firmata da alcuni Gruppi consiliari, forse è un ordine del giorno datato, per cui varrà la pena aggiornarlo alla luce delle ultime considerazioni emerse.
Non dimentichiamo, peraltro, che in merito alla discussa prudenza e inazione del nostro Governo e del Ministero degli Esteri, si innesta la componente di familiari delle vittime le quali, ad evitare forse più gravi danni o ritorsioni, hanno chiesto una certa prudenza ed un certo silenzio sulla vicenda.
Il nostro è quindi un discorso che deve essere espresso da parte di tutte le forze politiche e certamente anche della mia, con fermezza non disgiunta da prudente attenzione, per giungere, nei limiti del possibile alla stesura di un ordine del giorno comune.
E il nostro discorso non potrà non tenere conto della situazione che oltre che in Argentina, si va determinando in genere nell'America Latina.
Giusto il 28 novembre, in Uruguay, c'è una competizione elettorale dalla quale sono esclusi, in sostanza, i partiti politici non graditi all'attuale regime di Governo. Qui, come in Argentina, si ripropone un problema, analogo di repressione, con un eguale fenomeno di scomparsa di numerose persone, con l'arresto di numerosi militanti politici; con l'arresto, soprattutto (lo diciamo per patriottismo di partito), di militanti della Democrazia Cristiana, con la chiusura del settimanale del Partito della Democrazia Cristiana.
Su questi fatti occorre richiedere fermezza e rigore massimi non solo al Governo italiano, ma anche al Parlamento europeo e all'ONU.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchiaro.



MARCHIARO Maria Laura

Le domande e gli interrogativi che rivolgiamo al Governo italiano di fronte ad una tragedia così grande sono davvero molti. Perché solo ora si è giunti formalmente alla pubblicazione dei dati relativi agli italiani scomparsi in Argentina? Perché si è dovuti arrivare alla scoperta delle fosse comuni, al ritrovamento dei resti di centinaia e centinaia di corpi massacrati per prestare attenzione agli appelli delle famiglie degli scomparsi, alle innumerevoli denunce delle organizzazioni democratiche e per i diritti civili, fatte in questi anni? Perché solo ora e perché in questo momento? In questa fase della storia Argentina? Come ha potuto, il Governo, per ben sei anni ritenere che il suo intervento discrezionale avrebbe avuto esito positivo di fronte ad un interlocutore che ha sempre negato che vi fossero scomparsi per ragioni politiche nel suo Paese? Perché non ha mai dato informazioni esaurienti perché non ha ritenuto di rafforzare la sua iniziativa, anche in sede europea? Perché ha scelto la strada del silenzio, della prudenza, di un'eccessiva prudenza e per lungo tempo è stato reticente di fronte alle molte e insistenti richieste fatte anche in sede parlamentare dal nostro Gruppo e dalla sinistra indipendente? Eppure la situazione era nota nelle sue grandi linee. Dal golpe di Videla del '76, per anni interi, sono stati decine, ogni notte, gli oppositori del regime a sparire nelle città e nelle campagne argentine. E non solo gli oppositori attivi: anche i familiari, i bambini, le donne, i malati, i giovani. Si tratta dello sterminio di una generazione, "del suicidio di una nazione", come ha scritto un giornale, che riporta dati anche impressionanti: l'81 % dei desaparecidos hanno fra i 20 e i 30 anni 40 % sono attivisti sindacali; 41 % studenti o neolaureati; 30 generali argentini dal '76 ad oggi hanno volutamente annullato fisicamente moralmente e anagraficamente l'intelligenza di una generazione.
Di fronte alle torture, ai campi di concentramento, ai processi sommari, alle sparizioni perpetrate di uno dei regimi più sanguinari di questo secolo il nostro Governo ha potuto procedere (sovrastante il fatto che il popolo argentino è per oltre il 50 % fatto di nostri discendenti e gli italiani residenti sono oltre 3 milioni) con cautela, disattenzione una timida ufficialità diplomatica che ha persino consentito all'Ambasciata e a taluni Consolati, che d'altra parte molto rispettosamente si intrattenevano con Giannettini, di mostrare aperta ostilità verso parenti di scomparsi e boicottare le loro proposte di iniziative. Ci sono peraltro denunce circostanziate, al vaglio della Magistratura.
Quali risposte vengono ora dal Ministro degli Esteri? Sui risultati: 300 liberati dal '76 ad oggi fra gli arrestati ufficiali. Sui metodi: potevamo parlare, ce lo imponevano le circostanze.
Ma come è possibile non misurare la sproporzione fra ciò che accadeva e il comportamento scelto? Come non pensare che la mancata tempestività l'inadeguatezza dell'iniziativa può essere stata fatale per la sorte di molti scomparsi ed ha perlomeno indirettamente favorito la rappresentazione? Non possiamo qui analizzare le ragioni strutturali che peraltro ci sono, e sono in certi casi più marcate della politica esterna italiana che collocano questa vicenda nel quadro di un'azione di sostanziale dipendenza di iniziativa spesso estemporanea ed incoerente, che ha fatto perdere, per esempio, in questo specifico caso, l'occasione della crisi delle Falkland.
Pensiamo, però, che nella mancanza di convenzione con cui è stata seguita la vicenda dei desaparecidos vi siano elementi, per così dire "contingenti", ma estremamente gravi, che non vanno taciuti. Che cosa sono stati, in quegli stessi anni, dal '76 in poi, personaggi come Gelli e Ortolani per gli interessi di un coacervo oscuro di potentati economici e politici, o semplicemente per l'esportazione illegale di una massa enorme di capitali? Non c'è bisogno di fare supposizioni sui rapporti fra il Governo italiano e il Consigliere dell'Ambasciatore argentino a Roma, nella fattispecie Licio Gelli: ci sono le dichiarazioni dell'ex Sottosegretario agli Esteri Foschi. E proprio nel 1979, nell'anno in cui il gen. Massara faceva in gran segreto un giro nelle fabbriche di armi del nostro Paese, il Ministro degli Esteri Forlani, rispondendo ad una lettera di Sanlorenzo Viglione, Salvetti, Novelli che chiedevano conto degli italiani compresi in una lista di 2.665 scomparsi, poteva parlare di "misure di clemenza senza precedenti" del governo argentino e di "una graduale evoluzione della situazione".
E' da valutazioni come queste, ingiustificatamente ottimistiche, ma non casuali, legate ad interessi economici, che discendono quei comportamenti che hanno portato l'azione del nostro Governo a risultati fallimentari.
Voglio ricordare, per esempio, che cosa ha fatto il Consiglio regionale del Piemonte per il ritorno della legalità nei Paesi dell'America Latina (Cile - Uruguay - Salvador), che cosa ha fatto in termini di aiuti ai Paesi come il Nicaragua, in termini di iniziative politiche e di mobilitazione di massa, ma anche nella specifica questione dei desaparecidos con la lettera di iniziativa del novembre 1980 e con la delegazione in Uruguay del gennaio 1981 a cui ha partecipato il Presidente del Consiglio.
In questi giorni abbiamo avuto incontri con rappresentanti di familiari di italiani detenuti e scomparsi in Argentina, abbiamo avuto contatti con gli esuli argentini.
Ora si tratta di capire che cosa fare.
Intervenire per i desaparecidos che sono ancora vivi, chiedere che vengano liberati, pretendere notizie ufficiali. Far sentire una forte pressione internazionale su un regime, che forse potrebbe evolversi anche in modo più repressivo. La situazione politica è delicata, c'é un'oggettiva gravissima debolezza dello schieramento democratico, dei partiti e del sindacato. Forse in Argentina possono aprirsi due strade: una verso una dittatura più sanguinaria, l'altra, forse, verso il peronismo cristiano che rischia di diventare denominatore comune in America Latina. Credo sia interesse di tutte le forze democratiche seguire con grande attenzione questi sviluppi e saperne cogliere per tempo i rischi.
Nell'ordine del giorno che oggi approveremo dovremo aggiungere alle richieste già espresse altri punti che sottolineino l'importanza politica e formale del viaggio del Comitato per l'emigrazione e chiedere al Ministro un appoggio esplicito affinché la missione possa svolgersi e possa raggiungere risultati positivi sulla questione degli scomparsi.
Ancora due osservazioni di fondo, di fronte ad un complesso così grave di violazioni dei diritti umani - che fra l'altro fa della questione degli scomparsi un fenomeno latino-americano storicamente senza precedenti -.
Basti pensare che in Cile sono denunciati 2.500 desaparecidos e che ci sono stati 23.991 arrestati soltanto da gennaio ad agosto 1982. In Uruguay vi sono oltre 3 mila scomparsi.
1) Tali fenomeni non sono superabili soltanto con una seppure netta violazione dei rapporti giuridici fra ordinamento internazionale, Stati legislazioni interne. Certo sono importanti le risoluzioni degli organismi internazionali, convenzioni tra gli Stati, un'ipotetica maggiore efficacia dell'ONU. Ma non bastano.
E non bastano le sole battaglie per i diritti umani e civili.
2) Condizioni essenziali per l'affermarsi dell'indipendenza e della democrazia, quali ampliamento del processo politico e della responsabilità collettiva (e avevamo già occasione di dirlo nel dibattito sulla fame nel mondo) sono la scelta autonoma del modo di produrre e di consumare la redistribuzione del reddito e delle ricchezze. Ciò dipende certamente da processi politici interni, ma anche dagli obiettivi e dalle forme degli aiuti e delle protezioni delle potenze straniere, quindi dal tipo di collaborazione economica.
E' su questa strada che devono spingersi le politiche estere europee.
Non sembrino cose che non ci riguardano, che non riguardano il livello istituzionale e politico in cui noi operiamo.
In dieci anni in America Latina 250 mila cittadini sono stati massacrati dal dominio dell'eguaglianza e della dipendenza.
Là si coglie la prova terrificante di dolore e di sangue che l'autonomia - e quindi un diverso ordine economico mondiale - è condizione essenziale dell'indipendenza della pace.
Le voci per la libertà che provengono dall'America Latina ci dicono queste cose.
A noi sembra che al loro messaggio debbano ispirarsi le forze democratiche che nel nostro Paese guardano con l'intelligenza del presente e del futuro alla battaglia per la seconda indipendenza dell'America Latina.
Se cogliamo in questa ottica i fatti di cui stiamo discutendo e diamo al nostro impegno questa prospettiva allora un atto dovuto come l'ordine del giorno che approveremo potrà essere significativamente qualcosa di più di un gesto di solidarietà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ritengo impossibile non ricollegare la situazione dell'Argentina esplosa in tutta la sua drammaticità, alla situazione complessiva dell'America Latina.
Come non chiedersi del perché cose analoghe a quanto accaduto in Argentina, accadano in Uruguay, in Paraguay e in Cile (dove sono accadute cose forse peggiori), cioè assistiamo al soffocamento violento di tutte le esperienze di trasformazione democratica avviate in vari Paesi dell'America Latina.
La ragione di tutto ciò va ancora ricercata nella logica spartitoria del mondo in zone di influenza.
Per quanto riguarda l'America Latina è noto che essa ricade in zona di influenza sotto il controllo degli Stati Uniti, i quali portano delle gravissime responsabilità nel soffocamento di tutte le esperienze di trasformazione che presuppongono un'autonomia rispetto alla leadership statunitense.



(Voci dall'aula)



MONTEFALCHESI Corrado

Su questi temi noi siamo totalmente disponibili oggi, come lo saremo quando si vorrà avviare un dibattito sull'Afghanistan e non saremo certo teneri nel denunciare la situazione di quel Paese.
Cari colleghi, da queste interruzioni vorrei trarre una sola considerazione: quando prima affronteremo questi problemi internazionali non in termini di contrapposizione tra schieramenti in cui ognuno si colloca a difesa del blocco che ritiene più vicino alla propria matrice politica, tanto prima faremo un servizio reale alla causa della pace contro gli assassini e contro la distruzione della democrazia che avviene in ogni parte del mondo: all'ovest come all'est. Ne testimoniano le vicende dell'Afghanistan come quelle dell'America Latina.
Il mio intervento riflette questo spirito. Del resto, quando ho assunto quella posizione sull'ordine del giorno della Polonia, testimoniando la necessità di un superamento dei blocchi, credo che questo spirito, già in quell'occasione, lo abbia manifestato.
Ma ora parliamo pure dell'America Latina e di tutte le esperienze di trasformazione democratica che sono state tentate in questi Paesi. Credo che a tale situazione non possa essere disgiunta la responsabilità della superpotenza che ha, nell'America Latina, la sua zona d'influenza: gli Stati Uniti. Anche in questo caso, dunque, si manifesta in modo drammatico la necessità del superamento della spartizione del mondo, in zone d'influenza. E credo che testimonianze da portare a supporto di questa tesi ce ne siano molte altre.
Allora io mi domando: come non collegare la timidezza del Governo italiano ad una linea di subordinazioni nella politica estera e di dipendenze nei confronti degli Stati Uniti.
Anch'io sono convinto che la responsabilità dei Governi italiani passati, rispetto al caso specifico dell'Argentina, nel non aver denunciato e fatto tutto quanto era possibile per fermare quella situazione, siano gravi; e non si può rifuggire dalle proprie colpe dicendo che le responsabilità sono di tutti! Credo che le responsabilità siano anche di quelle forze politiche che non hanno ancora fatto abbastanza (probabilmente neanche noi abbiamo fatto abbastanza) per il superamento complessivo di un assetto del mondo che porta a queste tragiche conseguenze, ma anche qui vanno distinte responsabilità di chi su tali problemi ci crede e si batte come noi, da chi porta a pretesto le tragedie di una parte del mondo per giustificare ci che avviene in altre parti del mondo.
Però, credo anche che le responsabilità, intanto, rispetto al problema argentino, vanno ascritte a chi aveva le informazioni; e le informazioni le aveva il Governo attraverso l'Ambasciata ed erano informazioni alle quali le forze politiche di opposizione potevano accedere con maggiore difficoltà.
Ma intanto, oltre alle considerazioni e proponimenti, noi dobbiamo interrogarci su che cosa possiamo fare subito per essere di utilità a coloro che sono ancora nelle carceri e rischiano la vita in Argentina. Non tanto pensare come punire i responsabili di queste orrende stragi (cosa che pure dovrà essere fatta, ma sulla quale ben poco possiamo), essi sono i colonnelli, i generali e i governanti argentini, ma tentare di salvare quelle persone che oggi è ancora possibile salvare.
Da questo punto di vista vi è una considerazione importante: il movimento di opinione che si è determinato su questa questione nel nostro Paese e a livello internazionale, le reazioni che si sono manifestate hanno posto gravemente in difficoltà la dittatura argentina. Questo è un risultato positivo di tutti quanti noi ed è anche positivo che ciò abbia indotto il nostro Governo a tirare fuori dai cassetti le tragiche documentazioni dei fatti. E dunque dobbiamo continuare ad operare per incalzare ancora la dittatura argentina, fino a portarla alla sconfitta definitiva e porre le basi e le premesse per un ritorno della democrazia in quel Paese.
Per quanto ci riguarda, come Gruppo e come Partito, noi facciamo nostre le proposte che ci vengono dalle organizzazioni degli esuli e dalle associazioni dei familiari degli scomparsi; richieste che ci sono state ancora esposte in questi giorni in alcuni documenti; richieste d'iniziativa da parte del Governo italiano, da parte dell'Ambasciata italiana in Argentina; e di iniziativa verso il Parlamento europeo e all'ONU; e, allo stesso tempo, anche richieste di nostre iniziative. Oltre alle sollecitazioni al Governo, al Parlamento europeo e all'ONU che cosa dobbiamo fare concretamente in Piemonte? Vi è una lettera che tutti i Gruppi, credo, hanno ricevuto, delle associazioni degli esuli argentini in Piemonte, della sezione Amnesty International e della Federazione CGIL CISL e UIL nella quale si chiede al Consiglio regionale di varare ulteriori iniziative. Accogliendo questa sollecitazione, mi sembra sia subito da attuare un aggiornamento dell'ordine del giorno che tenga conto e recepisca le richieste presentateci nei dieci punti che vi sono noti e che noi condividiamo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Carazzoni, voglio leggere un telegramma che è pervenuto poco fa alla Presidenza: "Mi è gradito comunicare che abbiamo firmato decreto integrazione salariale straordinaria in favore lavoratori dipendenti Pianelli e Traversa in Cascine Vica Rivoli, Beinasco e Moncalieri. Stop. Cordialità. Ministro Michele Di Giesi".
Mi pare giusto rilevare che il Consiglio regionale ha dato un grosso contributo in questa vicenda ed è anche giusto che i primi a conoscere questa notizia siano proprio i colleghi Consiglieri.
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

L'ordine del giorno proposto non reca la nostra firma. Ma noi ci premuriamo di dichiarare subito che ciò è dipeso unicamente da una questione di fairplay poiché, in effetti, la sostanza del documento è da noi pienamente condivisa.
Abbiamo sentito parlare, nel corso del dibattito, di aggiornamenti e di integrazioni che si vorrebbero portare al documento stesso. Siamo disponibili ad esaminarle con la massima comprensione, augurandoci che il nostro giudizio positivo non venga alterato da fatti intervenuti successivamente.
E, questo, perché non è possibile, infatti, restare indifferenti alla dolorosa ed oscura vicenda dei desaparecidos italiani e di origine italiana, scomparsi nel cupo decennio della dittatura militare che ha trovato (questo, vogliamo ricordarlo, dirlo pacatamente e serenamente, ma ci sembra opportuno sottolinearlo, anche perché non l'abbiamo sentito annunciare negli interventi che ci hanno preceduto) l'ultima incarnazione del regime peronista. Capisca chi vuole capire. La collega Marchiaro citava prima dei dati statistici che noi non abbiamo alcun motivo di mettere in dubbio; parlava, ad esempio, di un'alta percentuale di scomparsi tra gli attivisti sindacali: osiamo pensare che siano soprattutto attivisti sindacali dello iusticialismo peronista, piuttosto che dei montoneros.
Voteremo dunque in favore di questo ordine del giorno, se non altro per attestare concreta solidarietà ai nostri connazionali coinvolti in questa drammatica pagina; e più ancora voteremo a favore per riproporre anche noi anche dal nostro punto di vista, le domande che in questi giorni ci assillano e che, vogliamo augurarci, possano trovare una risposta e non restare inevase come molti interrogativi al riguardo, di questa vicenda: se corrisponde al vero che, di queste agghiaccianti scomparse, il Governo italiano era informato sin dal 1978, ecco, noi chiediamo perché mai l'intervento del nostro Ministero degli Esteri si sia limitato a qualche nota verbale! Chiediamo perché il Governo non abbia mai informato l'opinione pubblica, le famiglie, e perché non abbia consultato, per un fatto di questa gravità, il Parlamento! Chiediamo perché non si sia mai esercitata una pressione internazionale con la stessa fermezza, con la stessa tempestività, che è stata dimostrata invece da altri Governi, il Governo francese e quello svedese, ad esempio! Chiediamo soprattutto perch non sia stata mobilitata l'opinione pubblica, così come si è pure fatto per il Cile, alla caduta di Allende o, più recentemente, per il Salvador prima, durante, dopo le elezioni politiche.
Sappiamo che di questa tragica vicenda - e lo ricordava l'intervento precedente - si sono ora occupati i giudici italiani; tuttavia noi riteniamo che, se anche si potessero accertare le responsabilità penali sarebbe indubbiamente azione troppo riduttiva se, a rispondere, fossero chiamati soltanto i funzionari delle Ambasciate. Quali siano infatti le informazioni che i diplomatici italiani avevano, sui fatti d'Argentina resta acclarato che queste informazioni, Roma, il Governo italiano, non le ha trasmesse per tempo all'opinione pubblica; e non può adesso venire a sostenere di avere appreso della presenza di desaparecidos italiani o di origine italiana leggendo il "Corriere della Sera" che ha dato, per primo notizia su questi fatti.
E tutto questo noi diciamo con tranquillità, pur partendo, ci sembra ovvio, da considerazioni diametralmente opposte a quelle svolte dal collega Montefalchesi; senza imputare, cioè di dipendenza e di sudditanza la politica estera italiana nei confronti del blocco occidentale.
Restano, dunque, più che mai in piedi gli interrogativi che avevamo posto: quali interessi ideologici, quali grandi trust tra Roma e Buenos Aires hanno paralizzato (il termine ci sembra esatto) il Governo italiano negli ultimi anni, inducendolo a considerare come un segreto di Stato, da tenere accuratamente nascosto, la tragedia degli scomparsi in Argentina.
Sono domande inquietanti, lasciate per ora senza risposta; che dubitiamo, anzi, possano trovare una risposta concreta nei fatti nell'immediato avvenire; ma domande che abbiamo il dovere di porre e che ci inducono a dare un voto favorevole al documento qui presentato. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Non è che non ritenga meritevoli di attenzione tutti questi argomenti ma considero inutile parlarne. Anche l'ordine del giorno che voteremo non servirà assolutamente a niente. Argomenti e ordini del giorno che lasciano il tempo che trovano, perché la Polonia continuerà ad andare avanti per conto suo e così la Russia, l'Argentina ed Israele.
Comunque, dal momento che bisogna parlarne e scrivere sui giornali che se ne parla, parliamone pure. Io darò voto favorevole all'ordine del giorno perché ho fiducia nelle persone che l'hanno redatto e perché chiedono cose sicuramente giuste. Ma, dovendo assimilarli, questi argomenti, mi si consenta di esprimere alcune considerazioni; anche perché gli interventi non sono sempre obiettivi e coerenti, nel senso che ho l'impressione che, a seconda di chi è in ballo, si sentano cantare canzoni diverse.
Ricordo che non molto tempo fa, qui abbiamo discusso il problema del Libano, di Israele, delle stragi e via dicendo. Qualcuno dichiarò che si sarebbe dovuto prendere l'iniziativa di rompere le relazioni diplomatiche con Israele, ritirando l'Ambasciata! Ora io domando: chiediamo la stessa cosa anche per l'Argentina oppure in questo caso l'Ambasciata dobbiamo lasciarla, perché deve trattare certe questioni? Quelle dei desaparecidos? Si dice che ora in Argentina vi è una parvenza di liberalizzazione. E' vero. Ma cosa ha portato a ciò? Quale influenza ha determinato, per esempio, il fatto accaduto cinque o sei mesi fa, vale a dire la guerra tra Inghilterra ed Argentina che ha fatto crollare una parte del regime militare? Però, mentre si combatteva quella guerra, chi si è schierato dalla parte della dittatura argentina e chi si è schierato dalla parte del Paese che andava a rivendicare dei diritti, giusti o sbagliati, ma che, comunque è una democrazia? Ricordo che, leggendo i giornali di quell'epoca, in genere erano pochissimi coloro che si dichiaravano dalla parte dell'Inghilterra democratica; quasi tutti, e soprattutto i giornali di sinistra, erano dalla parte dell'Argentina dittatoriale.
Quando ha chiesto di parlare il collega Montefalchesi, avevo qui accanto Beltrami; gli ho detto: "Vedrai che la colpa è degli Stati Uniti? ?" . E regolarmente è saltato fuori che la colpa era degli Stati Uniti! Gli Stati Uniti, in quel momento, e cioè mentre era in corso il conflitto, erano accusati di aiutare sotto sotto l'Inghilterra e di voler far fuori il regime dittatoriale instaurato in Argentina. Vedete dunque che qui non diciamo sempre le stesse cose? Lo stesso vale per questo regime militarista argentino che dovrebbe essere debellato, in quanto dittatoriale ed autore di tragiche nefandezze; e invece proprio in questi giorni viene aiutato da un Governo europeo che non è certamente democristiano, mi riferisco al Governo socialcomunista francese, che ha ratificato con l'Argentina un contratto per la vendita dei famosi missili Excotets già impiegati durante la guerra delle Malvinas. Quindi, se vogliamo essere coerenti ed obiettivi, facciamo una campagna completa, contro tutti e tutto, ma sempre con la stessa intensità e con gli stessi criteri di giudizio.
E questo possa servire almeno a dimostrare alla comunità piemontese che in questo Consiglio regionale c'è coerenza di comportamento! Sull'efficacia che possano avere queste nostre iniziative, io dubito assai; mi auguro che possano costituire un contributo per la costruzione di uno strumento tendente a smantellare le forze del male. Me lo auguro, ma ho poca fiducia!



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Consigliere Borando, forse un po' di fiducia varrebbe la pena averla perché alcune cose che sono state fatte proprio da questo Consiglio sono state registrate a livello internazionale come iniziative di grande livello. Vedi, per esempio, quanto fatto per la vicenda dell'Uruguay. Siamo d'accordo, la nostra azione sarà un piccolo tassello in un quadro complesso, però ritengo che si debba anche credere ad un'utilità delle nostre modeste iniziative! Mi pare che, dall'insieme degli interventi, venga indicata l'opportunità di recuperare in questo ordine del giorno alcune indicazioni che sono state presentate dall'Associazione delle famiglie degli scomparsi da Amnesty International, dagli esuli argentini in Piemonte, ecc.
E quindi io credo che sarebbe il caso di rivederlo e di votarlo nel pomeriggio, insieme con altri ordini del giorno che sono all'esame.
Quindi, forse, data l'ora tarda, potremmo chiudere la seduta ed aggiornarci ad oggi, alle ore 15 puntualmente, perch poi, vi ricordo che alle 18 abbiamo l'incontro con la delegazione catalana.
Faccio presente che è qui tra noi una rappresentanza di esuli argentini, per un incontro che dovrebbe anche un po' preludere alla messa a punto dell'ordine del giorno. Invece di farlo adesso lo facciamo nel pomeriggio, alle ore 15.
Possiamo quindi aggiornare la seduta.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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