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Dettaglio seduta n.166 del 11/11/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che i processi verbali delle precedenti adunanze consiliari verranno distribuiti nella prossima seduta.


Argomento: Parchi e riserve - Caccia

Interrogazione del Consigliere Mignone inerente la liberalizzazione dell'esercizio venatorio nell'area del Bosco della Partecipanza di Trino Vercellese


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il punto secondo all'ordine del giorno che reca: "Interrogazioni ed interpellanze".
Discutiamo per prima l'interrogazione presentata dal Consigliere Mignone inerente la liberalizzazione dell'esercizio venatorio nell'area del Bosco della Partecipanza di Trino Vercellese.
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Il Consigliere Mignone, con l'interrogazione in oggetto, chiede di conoscere l'attuale stato giuridico e di fatto del Bosco della Partecipanza e quali iniziative si intendono assumere per tutelare un bene ambientale di notevole pregio e per garantire gli abitanti di Trino Vercellese sui loro diritti, in relazione al fatto che ormai sono decaduti i vincoli previsti dalla legge regionale sui parchi n. 43/1975 e pertanto si sono manifestate preoccupazioni conseguenti derivanti dalla possibilità di esercitare liberamente in tale area l'attività venatoria.
Al fine di chiarire quale sia oggi lo stato giuridico e di fatto del Bosco della Partecipanza in relazione alla legge regionale sui parchi n.
43/1975, è opportuno ricordare che l'area in argomento è stata inclusa nel piano regionale dei parchi approvato dal Consiglio regionale il 27/1/1977: in base alle previsioni normative dell'art. 3 della citata legge n. 43 (quella generale sui parchi), i vincoli stabiliti dalle leggi hanno una durata limitata ad un massimo di cinque anni. Pertanto i vincoli stessi sono decaduti, per quelle aree che nel frattempo non siano state istituite in parco naturale, riserva naturale o area attrezzata, il 27/1/1982. Tra i vincoli imposti dalle leggi ed entrati in vigore al momento dell'approvazione del piano regionale dei parchi da parte del Consiglio regionale, vi è anche quello relativo al divieto di esercizio venatorio: l'applicazione della norma ha dunque fatto decadere, nel 1977, la concessione di riserva di caccia che insisteva sul Bosco della Partecipanza. Al fine degli ulteriori provvedimenti a salvaguardia del Bosco, l'Assessorato ai parchi naturali provvedeva quindi a comunicare, con lettera n. 1924, del 2 1 / 7 /1 9 8 2, alla Provincia di Vercelli la situazione venutasi a determinare invitando la Provincia stessa, divenuta automaticamente responsabile della situazione venatoria, ad assumere gli eventuali provvedimenti che si fossero ritenuti opportuni.
Dal punto di vista delle iniziative assunte dalla Regione, oltre all'invito rivolto con la lettera succitata, si precisa quanto avvenuto successivamente nel mese di settembre: in data 17 settembre, a due giorni dall'apertura della caccia, la Provincia di Vercelli ha richiesto, con telegramma inviato all'Assessorato alla caccia della Regione di intervenire al fine di sospendere l'attività venatoria; nella stessa data l'Assessorato alla caccia, con fonogramma, a firma dell'Assessore Simonelli, invitava la Provincia di Vercelli ad applicare l'art. 71 della legge regionale sulla caccia 17/10/1979, n. 60, istituendo un'oasi di protezione fino alla destinazione definitiva prevista dal piano regionale. Il giorno successivo (18 settembre) l'Amministrazione provinciale di Vercelli ha provveduto alla tabellazione dell'area che pertanto è sottoposta al divieto di esercizio venatorio; divieto che pare opportuno mantenere anche per il futuro in considerazione delle caratteristiche naturali ed ambientali del Bosco della Partecipanza.
L'istituzione del parco aveva sollevato molte ed insospettate controversie nell'area di Trino in quanto, quale proprietà collettiva sembrava logico destinarla anche ad uso pubblico. Molti contrasti erano inoltre sollevati dai cacciatori i quali temevano che l'istituzione del parco avrebbe ostacolato l'attività venatoria, cosa che sta appunto accadendo. Sembra giusto svolgere un'azione di tutela a quanto è venuto a mancare e tuttora manca (un intervento, anche a livello regionale, che aiuti e collabori, insieme alla Partecipanza, nella gestione di questo bosco), ma senza incidere sui diritti della Partecipanza stessa.
Incomprensioni e contrasti permangono.
Mi sembra importante che, intorno alla Partecipanza, collegando questo bosco all'Abbazia di Luceglio e alla Madonna delle Vigne, si esprima un'azione di tutela; l'intervento della Regione, con l'istituzione del parco, potrebbe essere lo strumento più adatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Mi dichiaro soddisfatto della risposta fornita dall'Assessore Rivalta.
L'interrogazione, anche se al presente ha perso un po' del suo significato, era originata dall'imminenza dell'apertura della stagione venatoria, con forti preoccupazioni, in quella zona, da parte dei cacciatori locali i quali, venuti a scadere i vincoli previsti dal piano sui parchi, ora potevano temere per una contrastante indebita pressione venatoria nei giorni di apertura della caccia. Sono al corrente che già a marzo i cacciatori locali avevano interpellato l'Assessorato alla caccia il quale, in questa vicenda, sembrava più direttamente interessato sollecitando un intervento della Regione. Probabilmente i cacciatori auspicavano un certo tipo di intervento che, credo, non fosse possibile ripristinare; e, in via subordinata, la tutela della zona, per evitare un'indiscriminata pressione venatoria.
Mi sembra di avere colto, nell'ultima parte della risposta dell'Assessore Rivalta, anche l'intenzione di proseguire in qualche modo la collaborazione fra Regione ed Enti per meglio servire l'obiettivo fondamentale, vale a dire la tutela di una zona che ha pregevoli caratteristiche ambientali.
Sarò grato all'Assessore se potrà farmi avere copia della sua risposta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Alasia e Avondo, interpellanza dei Consiglieri Alasia e Avondo ed interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerenti la I.S.M.L. di Novara


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione dei Consiglieri Alasia e Avondo, l'interpellanza dei Consiglieri Alasia e Avondo e l'interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerenti la I.S.M.L. di Novara.
La parola al Consigliere Alasia per l'illustrazione dell'interpellanza.



ALASIA Giovanni

Non voglio entrare, per una ragione formale, in questioni che si sono aggiunte dopo la formulazione della nostra iniziale interrogazione. Come i Consiglieri ricorderanno, al convegno che si tenne in questa sala il 2 marzo, sulle partecipazioni statali, il Ministro De Michelis, dopo un'esplicita richiesta dell'Assessore Sanlorenzo e una altrettanto esplicita richiesta che avevamo formulato come Gruppo comunista, diede assicurazioni abbastanza impegnative sul mantenimento in attività dell'Istituto Sperimentale Metalli Leggeri di Novara. E noi abbiamo dichiarato subito, nel convegno stesso, che accoglievamo con soddisfazione quelle dichiarazioni. E poiché abbiamo imparato (l'abbiamo imparato anche nell'area di Novara con la questione della SMIEL) che, ad affermazioni generiche si tratta pur sempre di dar seguito ad atti concreti che le rendano operative, noi ci siamo fatti premura, con il collega Avondo, di presentare, il 29 marzo, un'interrogazione che poi, a settembre, abbiamo trasformato in interpellanza.
Perché nel frattempo il Gruppo comunista e gli amministratori comunisti di Novara e le organizzazioni sindacali si erano impegnati di accertare tutti i termini della questione, informando di volta in volta la Giunta di come si erano svolte le iniziative intraprese dal Gruppo.
In particolare, noi abbiamo avuto un incontro con la direzione dell'Istituto e, successivamente, il 13 luglio, con i professori Burdese (ordinario di siderurgia) e Appendino (ordinario di metallurgia fisica del Politecnico di Torino) ed abbiamo visitato l'Istituto accertandone le condizioni tecnologiche.
Sul merito, la questione che noi poniamo è chiarissima. Abbiamo accertato un interesse preciso del Politecnico di Torino all'attività dell'I.S.M.L. Io non cito la lettera che abbiamo ricevuto (quali Consiglieri che si erano interessati della questione) dai due docenti universitari. Non la cito testualmente perché si tratta di una lettera non ufficiale che, peraltro, ci siamo fatti premura di far pervenire alla Giunta. Ne ricordo semplicemente il senso, che è questo: in Italia, a differenza di quanto avviene nella quasi totalità dei Paesi tecnologicamente avanzati, l'insegnamento della disciplina a carattere metallurgico non dà luogo ad uno specifico corso di laurea (così dicevano Appendino e Burdese a noi due); mentre in Germania si creano ogni anno centinaia di ingegneri metallurgisti; in Italia, se non vado errato, i posti sono sette.
Ora, il decreto 162 del Presidente della Repubblica, del 10 marzo di quest'anno, afferma che presso le Università possono essere costituite scuole dirette a fini speciali. L'attivazione di tali scuole consentirebbe di adeguare il nostro ordinamento scolastico alle direttive CEE. Ebbene, è opinione del Politecnico di Torino e dei docenti citati prima che all'I.S.M.L. di Novara è possibile reperire risorse umane ed attrezzature in misura sufficiente da integrare a quelle del Politecnico.
Noto per inciso la stretta colleganza dell'attività di questo Istituto con la famosa questione del creare in modo diverso un'automobile. Ci confermavano come l'inserimento di un chilogrammo di alluminio, in qualunque parte dell'automobile, significa Kg 2,7 di risparmio di acciaio e significa il risparmio, se bene ricordo, di sette litri di benzina su ogni chilogrammo, per tutta la durata della macchina. Debbo aggiungere che i docenti con i quali abbiamo parlato ritengono che un'analoga operazione potrebbe interessare il Politecnico di Milano. Pensate voi a dove è situata geograficamente Novara e traetene qualche conseguenza! E infatti, di recente, i colleghi Montefalchesi, Reburdo ed io abbiamo incontrato una delegazione del Centro di ricerche di Castellanza, accompagnata da esponenti del Politecnico di Milano i quali ci hanno confermato questo interesse.
Un'ultima, rapidissima osservazione. Noi siamo al corrente che è stato presentato in questi mesi il piano EFIM: se non vado errato è stato presentato a luglio; e sappiamo che le Regioni, in una qualche misura, ne sono state interessate. Vi è la seria preoccupazione che dal piano EFIM venga cancellato l'Istituto di Novara e che, anzi, la ricerca venga data all'estero, alla ALUSUISSE.
Ciò che noi chiediamo quindi alla Giunta è chiarissimo: prendere subito i contatti con tutte le parti in causa (intendo il Ministero che aveva assunto l'impegno del quale ho detto, la Direzione dell'Istituto, le organizzazioni sindacali, l'Amministrazione di Novara e il Politecnico) per recepire, questa volta in modo ufficiale, l'interesse che ci è stato manifestato circa la disponibilità che potrebbe avere il Politecnico di offrire, per esempio all'Istituto, un consistente contributo; accertare con il Governo quali sono i reali intendimenti per il piano alluminio, per l'alluminio nel piano EFIM, prospettando in pari tempo questa fattibilità che potrebbe passare sotto forma di convenzione, del rapporto con il Politecnico.
Inutile aggiungere che riteniamo urgenti questi contatti; infatti il Politecnico ha già approntato i suoi progetti per l'autunno e credo che la questione EFIM (ce lo dirà Sanlorenzo) è anche abbastanza avanti, dal momento che il piano era stato presentato a luglio.
Queste, le ragioni della nostra interpellanza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Come è noto L'I.S.M.L. con sede in Novara fa parte del gruppo EFIM per il quale il Ministero delle Partecipazioni Statali ha elaborato recentemente un piano di ristrutturazione.
L'I.S.M.L. occupa attualmente 90 lavoratori (operai e ricercatori) e 4 dirigenti, i quali svolgono la loro attività nei settori della ricerca di base e della ricerca applicata, con specifico riferimento allo sviluppo dell'impiego e dell'applicazione dell'alluminio e delle leghe leggere.
La risposta che viene data al Consiglio è frutto di informazione diretta dall'Assessorato al lavoro ed industria e di consultazioni avviate con la Direzione dell'Istituto, la FLM ed il Politecnico di Torino.
Nonostante gli impegni assunti dal Ministro Gianni De Michelis durante i lavori che si sono svolti a Torino nel marzo scorso nell'ambito della conferenza sulle partecipazioni statali in Piemonte, le parti interessate nutrono forti e fondati dubbi sulla permanenza dell'I.S.M.L. a Novara, in quanto il Centro di ricerca non viene preso in considerazione nel piano alluminio consegnato alle Regioni nell'ottobre scorso.
La Giunta regionale, a partire dalla conferenza sopracitata, ha esercitato continue pressioni sul Ministero delle Partecipazioni Statali sia singolarmente, sia d'intesa con le altre Regioni nell'ambito degli incontri e delle consultazioni avvenuti sul piano alluminio.
La ragione di questi timori era fra l'altro dovuta alla notizia insistente sulla creazione di un nuovo Centro di ricerca a Cagliari, il quale sembrava apparire sostitutivo delle attività svolte finora a Novara.
Questi timori e queste incertezze permangono e sono dovute da una parte alla declaratoria contenuta nel piano alluminio, il quale prevede la localizzazione dei Centri di ricerca all'interno delle aree territoriali di produzione e dall'altra alla ritardata definizione degli aspetti finanziari e strutturali, conseguenti al nuovo assetto societario, caratterizzato dalla determinante presenza della ALUSUISSE.
Un primo effetto di questa operazione lo si registra proprio nel settore della ricerca, infatti, in carenza della definizione dei rapporti tra i due principali azionisti (Alluminio Italia S.p.A. e ALUSUISSE), si corre il rischio che l'ALUSUISSE operi un potenziamento dei propri Centri di ricerca, senza alcun interesse di quelli italiani che potrebbero diventare destinatari di semplici trasferimenti tecnologici.
La Giunta regionale ritiene che L'I.S.M.L. e più in generale i Centri di ricerca operanti nel settore dell'alluminio debbano svolgere la loro attività in stretto rapporto con la committenza, in quanto devono essere studiati con gli utilizzatori le nuove tecnologie e i nuovi impieghi dell'alluminio.
Per le ragioni suesposte la Giunta regionale d'intesa con le altre Regioni interessate, in data 14/10/1982, ha presentato un documento al Ministero delle Partecipazioni Statali, con il quale si esprimono tutte le perplessità e le riserve sul piano dell'alluminio e si chiede un incontro urgente per esaminare le problematiche del piano, soprattutto quelle riguardanti la ricerca in Italia e per quanto concerne il Piemonte, il futuro dell'I.S.M.L. di Novara.
Per quanto concerne invece le iniziative da avviare con il Politecnico di Torino e sempre in relazione all'I.S.M.L. di Novara si precisa quanto segue.
Da informazioni assunte risulta che il Politecnico ultimerà entro metà dicembre lo studio per l'attivazione di eventuali corsi speciali. Tra di essi, e all'interno del Dipartimento di Scienza dei Metalli, sarà definito probabilmente un corso per tecnici metallurgisti. Tale proposta che pertanto ci risulta, non sarebbe assolutamente collegata alla questione del secondo centro universitario in Piemonte, dovrà essere sottoposta all'approvazione del competente Ministero e qualora venisse approvata non potrà concretizzarsi prima di un anno.
La Giunta regionale ritiene positiva questa iniziativa perché risponde ad un'esigenza reale dell'industria siderurgica piemontese e qualora fosse localizzata a Novara potrebbe interessare i ricercatori e i lavoratori dell'I.S.M.L.
Tuttavia ritiene altresì che la stessa non è in grado di offrire un contributo sufficiente per risolvere i problemi sopra elencati e per garantire continuità e sviluppo all'I.S.M.L. di Novara, la cui sorte invece è strettamente collegata al futuro del piano alluminio.
Si ravvisa quindi l'opportunità di riconvocare rapidamente tutte le parti, sia per una presa di posizione definitiva su quanto, peraltro, ci sono sembrati ben disposti, sia per controllare i tempi di effettuazione di questa possibile intesa, sia ancora per scongiurare che un sospetto (forse già più che un sospetto) non diventi invece un'iniziativa la quale comunque, procede: specialmente in questi tempi di prossima carenza di autorità politica, quando di solito finiscono per andare avanti le scelte che prescindono dai quadri governativi. Questo ci preoccupa alquanto. Ad ogni modo, assumeremo tutte le iniziative che potremo affinché questa questione venga definita e definita bene al più presto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio l'Assessore per la risposta e mi dichiaro soddisfatto.
Senza riprendere le considerazioni espresse da Alasia, la nostra interrogazione verteva a sollevare un problema urgente, che è quello del piano per l'alluminio, piano che presenta notevoli controversie da risolvere e problemi di rapporto tra i vari soggetti interessati, per cui viene costantemente rimesso in discussione.
Sembra anche a me molto preoccupante il fatto che, come ha illustrato l'Assessore, all'interno del piano non trovi un suo ruolo l'Istituto Sperimentale Metalli Leggeri. Questo fa balenare non soltanto sospetti, ma il rischio che i sospetti diventino certezza su un destino non certo positivo dell'Istituto; un destino che contraddice quanto il Ministro delle Partecipazioni Statali aveva assicurato in quest'aula.
Ebbene, a questo punto, credo sia necessario agire immediatamente facendo fronte comune con tutte le parti sociali interessate: con l'Azienda, con le organizzazioni sindacali, con il Governo e con il Ministro delle Partecipazioni Statali, affinché il piano venga modificato e si preveda un ruolo per l'Istituto Sperimentale Metalli Leggeri: che se ne salvaguardi l'esistenza e la funzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Ringrazio l'Assessore e la Giunta per l'impegno profuso su questa questione.
Prendiamo atto con soddisfazione dell'impegno del Politecnico e dell'ulteriore possibilità che ci consente per un intervento. Invitiamo la Giunta a voler seguire la questione - come ha fatto fino a questo momento tenuto conto che dagli incontri che abbiamo avuto, cui si richiamava prima il collega Alasia, abbiamo anche appreso un'ipotesi di un eventuale trasferimento dell'Istituto in altre parti d'Italia; e questo significherebbe la perdita irrecuperabile di uomini e di intelligenze che in tutti questi anni hanno operato nell'Istituto novarese.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interpellanza del Consigliere Mignone inerente la sofisticazione del vino


PRESIDENTE

L'Assessore Ferraris risponde all'interpellanza presentata dal Consigliere Mignone inerente la sofisticazione del vino.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Se ho capito bene, il collega Mignone rinuncia all'illustrazione dell'interpellanza. Allora inizierò dicendo che la Giunta ed il sottoscritto in particolare condividono pienamente le premesse che il collega Mignone ha posto a base dell'interpellanza stessa.
Nel corso dell'estate di quest'anno, ci siamo trovati di fronte ad una frode colossale, scoperta e stroncata, dopo serie indagini, dalla Guardia di Finanza e dalla Procura di Casale, ai quali abbiamo già espresso il nostro più vivo apprezzamento.
Non si trattava di casi sporadici di sofisticazione del vino, come per i casi Carbonelli e Santamaria sfociati in recenti processi (e ricordo che per quanto riguarda proprio questi due ultimi casi di sofisticazione, la Giunta si è presentata parte civile a mezzo degli avvocati Gallo dell'Ufficio legale della Regione e Aldo Murate).
Di ben altro si trattava! Nel volgere di due o tre anni, un gruppo casalese ha sottratto ai normali canali di commercio qualcosa come 25 milioni di chilogrammi di zucchero, attraverso fatturazioni fasulle intestazioni a ditte inesistenti ed altre forme di falso.
Il collega Mignone, nella premessa alla sua interpellanza, fa giustamente notare l'enorme risonanza che una tale truffa ha avuto nel Casalese, nell'Alessandrino, in Piemonte nel suo complesso; ma soprattutto lamenti (anche se non detto esplicitamente nell'ultima parte della premessa) come sia necessario, di fronte a tali fatti, non soltanto procedere a regolari denunce, ma far pubblicamente conoscere i nomi dei colpevoli.
In tal senso, sia al Comandante della Guardia di Finanza di Torino, sia al Procuratore Parola, noi abbiamo sollecitato perché venissero immediatamente fatti conoscere i nomi dei responsabili: si era parlato di 76 persone; so che in questi giorni sono partite comunicazioni giudiziarie per 22 persone.
E' necessario che si dia una precisa identità a costoro i quali sottratta questa montagna di zucchero, l'hanno poi utilizzata per sofisticare il vino con varie manipolazioni.
Per la Guardia di Finanza è certo che i 25 milioni di chilogrammi di zucchero sono finiti in vino; sarebbero finiti in vino un po' in tutte le parti d'Italia: dall'Emilia alla Puglia, alla Lombardia.
In tutti i rapporti poi, si pone in evidenza come, forse per misura cautelativa, questo gruppo, che è di fatto accusato di violazione dell'art.
76 sulla legge delle sostanze alimentari, avrebbe costituito lontano dal Piemonte i laboratori di sofisticazione. Permangono ancora lati oscuri sulla faccenda (non sappiamo, ad esempio, se lo zucchero sia diventato Barbera o Grignolino o altri tipi di vino); ad ogni modo, abbiamo chiesto tutta la documentazione necessaria per poter intervenire anche in questo prossimo processo, un po' più complicato e diverso dagli altri. Stiamo studiando se vi sono gli estremi per poterci costituire parte civile credo di sì -, cosicché anche in questo processo la Regione possa essere presente.
L'interrogazione chiede poi di sapere quali sono stati i rapporti. Mi sembra di avere già implicitamente risposto: abbiamo avuto rapporti sia con la Guardia di Finanza, sia con la Procura di Casale.
In riferimento all'incidenza della legge 39, riterrei utile un prossimo dibattito sui risultati di questa legge, approvata alla fine della seconda legislatura; ma intanto ritengo che qualche risultato cominci a vedersi sotto forma di denunce, con l'anagrafe che si sta ormai completando, con l'azione di controllo che viene ormai esercitata direttamente dai produttori a livello locale. Molte Commissioni lavorano bene e naturalmente come in tutte le altre cose, altre meno; ci sono esigenze di rinnovarne e in questo senso abbiamo chiesto alle organizzazioni di seguirle per la parte che loro compete.
Con quest'anno, già nelle tre Province più interessate (ma so che le altre vi perverranno al prossimo esercizio), è entrata in funzione la seconda parte della legge che prevede l'istituzione di servizi gestiti dalle Province e servizi di vigilanza e di controllo, così da costituire validi strumenti sia per le Commissioni comunali di aiuto nella costruzione dell'anagrafe nel controllo dei dati, sia come strumenti più capillari di collegamento con i normali servizi di repressione frodi, con le quali si mantiene un costante contatto.
Quali altre iniziative si intende assumere per stroncare questo fenomeno? Le iniziative sono varie e diverse. Proprio questa mattina avrei dovuto essere a Roma per accompagnare la delegazione della Provincia di Asti e le rappresentanze delle varie organizzazioni professionali, le quali avevano finalmente ottenuto un appuntamento con il Presidente della Commissione Agricoltura alla Camera, Ortolani, e con il Ministro dell'Agricoltura, per verificare quali siano le difficoltà in Parlamento (da almeno dieci anni se ne discute) per la riforma della legge relativa alla frode delle sofisticazioni, sia per adeguarla alla realtà, sia per quanto riguarda la ristrutturazione ed il rafforzamento dei servizi.
Da oltre sei mesi in Commissione Agricoltura si è raggiunto pieno accordo delle varie forze parlamentari; è stato redatto un testo definito "testo unitario" che, pronto da oltre sei mesi, non viene approvato perch mancherebbero i famosi 5 miliardi previsti. Cinque miliardi previsti affinché il complesso dell'articolazione della legge 39 venga esteso a tutte le altre Regioni.
L'ostacolo sembra puerile (se è quello) perché, nonostante le difficoltà del Tesoro, credo che 5 miliardi si possano reperire.
La riunione che doveva avere luogo a Roma questa mattina, che avrebbe dovuto consentire un chiarimento, non è avvenuta per l'aria di crisi governativa, cosicché il Ministro Bartolomei, ieri, ha disdetto l'incontro.
Questa, comunque, rimane un'iniziativa assunta dalla Regione, intesa a definire questa legge a livello nazionale.
Altre iniziative abbiamo portato avanti, in questi anni: interventi per la chiusura di stabilimenti, il coordinamento dei servizi e, più recentemente, la costituzione della Regione in parte civile in vari procedimenti giudiziari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Cercherò, nella brevità della mia risposta, di recuperare tempo.
Ringrazio l'Assessore Ferraris per la sua articolata risposta che ha toccato i punti posti in luce nella mia interpellanza.
Sostanzialmente, l'interpellanza era originata da una preoccupazione che in quei giorni (quando fu annunciata l'operazione brillante di un Comandante della Guardia di Finanza) si andava diffondendo in tutto il Piemonte: il pericolo che venissero indirettamente vanificati gli sforzi che la Regione, gli Enti locali, le associazioni agricole stanno portando avanti per qualificare sempre meglio il prodotto dei nostri vigneti; la preoccupazione, cioè, del fare di tutt'erba un fascio.
La preoccupazione che, non conoscendo i nomi dei sofisticatori venissero coinvolti in questo scandalo anche i vignaioli onesti, che sono la quasi totalità in Piemonte. Giusto che l'autorità giudiziaria si trincerasse dietro il fatto che il segreto istruttorio non consentiva di pubblicizzare i nomi - cosa peraltro vera -; resta il fatto che in Italia una persona, come riceve un mandato, si trova subito sui giornali con nome e cognome ed albero genealogico; e, in altri casi, questo non si può fare! Mi pare peraltro che a pochi mesi di distanza dalla scoperta della frode si cominci anche qui a portare alla luce del sole le identità dei sofisticatori.
Benissimo per quanto riguarda le leggi regionali. E un invito alla Regione nel proseguire su questa strada con l'anagrafe che credo si stia completando.
Certamente occorre che, anche a livello locale, vi sia una maggiore sensibilizzazione per attivare queste famose Commissioni, con la speranza che queste Commissioni lavorino con scrupolo.
Più genericamente, credo si possa eliminare progressivamente questa piaga; per esempio, privilegiando maggiormente le Cantine sociali che danno garanzia di serietà al riguardo, studiare sistemi di vendita più diretti fra la produzione ed il consumo nelle grandi città. Questo è un tema sul quale si potrà certamente soffermare il Consiglio, come auspicava l'Assessore, in un dibattito specifico.
Ringrazio ancora l'Assessore per le risposte.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza del Consigliere Viglione inerente la mancata nomina del signor Francesco Signone nella Commissione assegnazione alloggi per la Provincia di Cuneo


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interpellanza presentata dal Consigliere Viglione inerente la mancata nomina del signor Francesco Signone nella Commissione assegnazione alloggi per la Provincia di Cuneo.
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia

In data 24/10/1980 gli uffici competenti dell'Assessorato, constatato che il termine di legge per la decadenza dei componenti le Commissioni assegnazione alloggi era scaduto e che le stesse funzionavano in regime di prorogatio, hanno provveduto ad invitare gli enti e le organizzazioni interessate a far pervenire entro breve tempo le indicazioni circa i nominativi da nominare nelle Commissioni assegnazione alloggi operanti a livello provinciale.
Solo a distanza di quasi due anni, nonostante i ripetuti solleciti sia verbali che scritti, sono pervenuti tutti i nominativi necessari per iniziare le procedure di nomina delle predette Commissioni.
In data 17/6/1982 questi uffici, in attuazione del secondo comma lettera g), dell'art. 6 del D.P.R. 30/12/1972, n. 1035, il quale dispone che il rappresentante delle organizzazioni dei lavoratori autonomi venga scelto, per ogni Commissione, fra i nominativi proposti dalle organizzazioni più rappresentative a livello regionale, hanno provveduto tramite l'Ufficio di Presidenza, ad interessare del problema la Commissione consiliare nomine, trasmettendo l'elenco nominativo dei rappresentanti proposti.
Non essendo ancora a tutt'oggi pervenuti i nominativi dei rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori autonomi scelti fra quelli proposti dalle organizzazioni stesse, gli uffici competenti non sono in grado di procedere alla nomina, necessariamente collegiale, di tutti i componenti le Commissioni assegnazioni alloggi e fra i quali il signor Francesco Signone designato tempestivamente per la Provincia di Cuneo dalla UIL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Mancata risposta ad interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Poiché vi sono centinaia di interrogazioni rimaste senza risposta gradirei conoscere come la Presidenza intenda procedere visto che vengono inserite nel dibattito delle interrogazioni recenti.
Mi fa piacere che si sia discussa l'interrogazione del Consigliere Viglione, ma vorrei che lo stesso canale preferenziale - come lo avrebbe definito Spadolini in Parlamento - venisse anche seguito per altre numerose interpellanze ed interrogazioni presentate dal Gruppo della Democrazia Cristiana.



PRESIDENTE

Lo stesso stupore ho provato io questa mattina; non credo ci sia nessun canale preferenziale, credo si tratti proprio di una delle più antiche interrogazioni che erano rimaste in sospeso.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, ho chiesto la parola per accennare ad un argomento che, credo, meriti un attimo di riflessione.
Fra i Capigruppo si era convenuto che, in genere, alle interrogazioni si fornissero risposte scritte; se poi le risposte scritte non fossero state di soddisfazione dell'interpellante o dell'interrogante, il problema sarebbe stato dibattuto in aula. Un tale impegno rifletteva l'opportunità di sgombrare l'aula da vecchie interrogazioni o interpellanze che, di tanto in tanto, mi ritrovo davanti, come è il caso, tanto per fare un esempio della mia interrogazione sulla ferrovia di Varallo Pombia. A quel tempo Cerutti non era Assessore, come lo è ora, e quell'interrogazione l'aveva sottoscritta con me. Tanto varrebbe che l'Assessore Cerutti scrivesse adesso al Comune di Varallo Pombia; ma con l'acqua che da allora è passata sotto i ponti neppure sapremmo dire se la ferrovia è stata raddoppiata o elettrificata! Per cui quell'interrogazione si sottintende rinviata.
Da questo spunto, vorrei insistere sull'opportunità, signor Presidente di dare tempestivamente risposte scritte a certe interrogazioni ed interpellanze; fatta naturalmente eccezione per quelle che presentano caratteristiche di ordine generale o coinvolgono problemi di discussione e non d'informazione; come è il caso trattato pochi minuti fa, di una nomina che bisognava decidere qui, collegialmente, se deve farsi o meno.
Questa normativa non può identificarsi come un canale preferenziale, n io la desidererei come tale. La questione era proprio in un indirizzo scelto dai Capigruppo. E mi parrebbe logico chiedere ad un rappresentante del Governo, o meglio ai Ministri competenti, che delle 40, 50 o 60 interpellanze da noi inoltrate a Roma, fatta eccezione per quelle di carattere generale, ci fornissero le risposte scritte. Se poi l'interpellante non sarà soddisfatto, si farà conoscere all'Assessore che la discussione può avvenire in aula.
Delle interpellanze o interrogazioni che personalmente ho presentato ad esempio, il 95% potrebbero essere risolte con una semplice risposta scritta.
Ritengo si debba procedere secondo quanto i Capigruppo avevano stabilito; se poi i Capigruppo intendono modificare questo orientamento allora io sarò disponibile ad accettare di discutere tutto in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

In ordine al problema sollevato dal collega Viglione, mi fa piacere che i Capigruppo possano avere trovato tecniche di accelerazione per le risposte alle interrogazioni; ma dissento da questo metodo. Non pu evidentemente esistere un accordo che possa affermarsi sulla legittima volontà di un interrogante di pretendere risposta scritta o verbale o telegrafica, a sua assoluta discrezione. Questa, una prima considerazione.
Peraltro, vorrei riproporre, visto che può diventare di attualità, la necessità di sapere quale fine abbiano fatto alcune interrogazioni inevase datate non da semestri ma da anni; tanto da far pensare che siano state perse dai rispettivi Assessorati, o dall'esecutivo, o dall'Ufficio di Presidenza. Io ricordo a mente una vecchia interrogazione, che avrà almeno due anni, presentata dal sottoscritto in ordine agli atteggiamenti assunti dagli uffici della Regione e da funzionari della Regione in ordine all'ultima campagna elettorale, per l'ultimo referendum che si è fatto.
Se Spadolini avvierà certe iniziative nei prossimi giorni, se le crisi di Governo continueranno ad alternarsi, se consultazioni elettorali conseguenti non saranno imminenti, allora riproporrei - anche se ormai il referendum ultimo è di due anni fa - l'attualità di un'interrogazione rivolta anni addietro; se non altro chiederei di ripresentare, aggiornata quella mia stessa interrogazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Scusi, signor Presidente, se intervengo anch'io sull'argomento. Lei sa che io non presento interrogazioni ed interpellanze per puro piacere. Tutte le interrogazioni e le interpellanze sono rispettabilissime; ma ritengo che tra esse, con un minimo di criterio, si possa giudicare quelle che hanno un peso specifico superiore; neanche tanto per importanza ma, soprattutto talvolta, per esigenze di tempestività della risposta. Ne rivolsi una, un mese fa, al signor Presidente della Giunta, spiegandogli di persona di cosa si trattava; e ne parlai anche all'amico Assessore all'agricoltura.
Ora, vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio e della Giunta e, in particolare, dell'Assessore alla sanità. Questa interpellanza sollecita il Presidente della Giunta di adempiere il suo dovere di formare le Commissioni specifiche che devono essere create in applicazione della legge sui patti agrari del 3/5/1982, n. 203, la quale legge recita che "entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge devono essere fatte le Commissioni". Questo sarebbe uno di quei provvedimenti che non costano n soldi né fatica!



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

E' pronto!



BORANDO Carlo

Se è pronto, lo si dica! Doveva essere pronto sei mesi prima dell'inizio dell'annata agraria e l'annata agraria incomincia L'11 novembre. Evidentemente non si poteva farlo sei mesi prima perché la legge è apparsa a maggio. Ma tre mesi dopo, almeno, bisognava farlo. Tu conosci benissimo, Ferraris, il motivo di questo ritardo. La vostra è una colpa indiretta: le organizzazioni sindacali di categoria litigano. Ad ogni modo il Presidente della Giunta deve intervenire perché la legge dice addirittura che, in carenza del Presidente della Giunta regionale interviene il Ministro dell'Agricoltura.
Infine, spiegherò anche a te, caro Assessore alla sanità, il motivo di questo mio dire. Concludo ripetendo che vorrei vedere applicata la sostanza della mia interpellanza. Punto e basta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, sulle argomentazioni fin qui espresse, in merito alle risposte ad interrogazioni o interpellanze, sono totalmente d'accordo sia con i Consiglieri di maggioranza sia con quelli di opposizione.
Logica l'osservazione del Capogruppo Paganelli sulla questione secondo la quale ciascuno di noi ha piacere di ricevere pronta risposta ad un'interrogazione a ad un'interpellanza e che, dove ne sia il caso un'interpellanza venga discussa. Perché, in genere, interpellanze ed interrogazioni sono conseguenti a fatti immediati, specifici; riflettono una necessità di esauriente informazione alla quale ci richiama l'elettorato.
Detto questo, è altrettanto vero trattarsi di una questione di non facile soluzione, non solo da parte della Regione, ma anche di altri Enti locali o dello stesso Parlamento; ce ne rendiamo conto noi comunisti per primi, che abbiamo per tanti anni insistito su questo tasto e in modo più veemente di quanto non faccia oggi la Democrazia Cristiana.
Della difficoltà a risolvere la questione, occorre prenderne atto con senso di responsabilità oggettiva, a parte le difficoltà che possono essere date da inadempienze ed incompetenze, incapacità e ritardi di un qualunque esecutivo.
Ma il vero problema, visto che ci troviamo di fronte a centinaia e centinaia di interpellanze, prima ancora dell'accordo dei Capigruppo di cui parlava il collega Viglione, è questo: un'interrogazione vuole un'informazione immediata, su ciò siamo tutti d'accordo; ma precisare, come avviene in ogni Parlamento delle grandi democrazia occidentali, se si desidera una risposta scritta, immediata, o un dibattito in aula data la rilevanza dell'interrogazione stessa la quale, ad esempio, si ritiene possa trovare eco immediata sulla stampa.
Peraltro, le interpellanze sono molte e di vario tipo ed è certo che possono essere modificate, aggiornate ed anche trasformate in mozioni.
Mi sembra intanto d'obbligo una risposta scritta ad ogni interrogazione; e si tratterà di stabilire criteri e limiti che costituiscano dei precisi punti di riferimento per i Consiglieri, in un modo più specifico anche agli uffici, al di là di quanto si esprime nell'art. 12 del nostro Statuto.
Infine, vorrei chiedere al Presidente del Consiglio di farci conoscere il costo complessivo di questa informazione o risposta; quanto costa l'iter di un'interpellanza o di un'interrogazione e quanto costa, in costi non economici ma sociali, politici e di diritti di libertà, il non avere le risposte.
Questo è problema fondamentale e va affrontato dal Consiglio in modo estremamente corretto ricorrendo anche, se si ravvisasse la necessità, ad innovazioni di Statuto e di Regolamento.



PRESIDENTE

Vorrei ricordare al Consigliere Paganelli che in sede di conferenza di Capigruppo si stabilì, da oggi in avanti, di dare risposta alle interrogazioni in ordine cronologico e allo stesso tempo di rispondere alle interrogazioni urgenti le cui risposte hanno un valore se date immediatamente.
Purtroppo non abbiamo adeguata collaborazione da parte degli Assessorati. Sollecito quindi gli Assessori presenti ed informerò per lettera gli assenti, a fornire una risposta scritta, subito, almeno a coloro i quali accettano anche una sola risposta scritta.
Su questo argomento scriverò una lettera al Presidente della Giunta ribadendo i concetti già espressi quindici giorni fa proprio in merito alle interrogazioni inevase da mesi o da anni.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Ariotti, Bastianini, Beltrami, Cerutti, Enrietti, Moretti Simonelli e Testa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 266: "Istituzione della riserva naturale della Palude di Casalbeltrame", presentato dalla Giunta regionale in data 4 novembre 1982 N. 267: "Interventi a favore di cooperative e forme associative costituite da giovani e da lavoratori dipendenti da aziende in crisi" presentato dalla Giunta regionale in data 4 novembre 1982 N. 268: "Provvedimenti per la tutela e difesa del consumatore e lo sviluppo di associazioni di rappresentanza", presentato dai Consiglieri Paganelli, Brizio, Cerchio e Martini in data 4 novembre 1982 N. 269: "Progetto di legge alle Camere per l'istituzione della Provincia di Biella", di iniziativa della Regione Piemonte e sottoscritto dai Consiglieri Petrini, Paganelli, Brizio, Picco, Viglione, Testa Salvetti, Benzi, Cerutti, Bastianini e Marchini, presentato in data 5 novembre 1982.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 7 ottobre 1982: "Integrazione alla legge regionale 2/611982, n. 12 (bilancio di previsione ESAP)".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 2/11/1982 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.
Le comunicazioni sono così terminate. Sospendo brevemente la seduta e convoco i Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 10.50 riprende alle ore 11.00)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Colleghi, nella riunione dei Capigruppo appena conclusa abbiamo vagliato la proposta del Gruppo comunista di invertire l'ordine dei lavori.
Si è convenuto di protrarre la seduta fino al pomeriggio.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame deliberazione Giunta regionale n. 346-18423: "Legge regionale 28/8/1978, n. 58, art. 2. Approvazione del Regolamento della Consulta regionale per i beni e le attività culturali"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il punto quarto all'ordine del giorno che reca: Esame deliberazione Giunta regionale n. 346-18423: "Legge regionale 28/8/1978, n. 58, art. 2. Approvazione del Regolamento della Consulta regionale per i beni e le attività culturali".
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 28/8/1978, n. 58, che prevede l'istituzione della Consulta regionale per i beni e le attività culturali visto in particolare l'art. 2, settimo comma, della legge regionale citata che prevede che per l'esercizio della propria attività la Consulta elabori un proprio Regolamento da approvarsi dal Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale visti il decreto del Presidente della Giunta regionale 11/5/1982, n.
4035, che istituisce la Consulta regionale per i beni e le attività culturali e lo schema di Regolamento approvato all'unanimità dalla Consulta stessa nella seduta del 20/7/1982, allegato alla presente deliberazione sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera di approvare lo schema di Regolamento della Consulta regionale per i beni e le attività culturali, allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 242: "Istituzione, compiti e modalità di funzionamento e responsabilità del Collegio dei Revisori dei Conti, ai sensi dell'art. 13 della legge 181/1982"


PRESIDENTE

Passiamo al punto nono all'ordine del giorno che reca: Esame progetto di legge n. 242: "Istituzione, compiti e modalità di funzionamento e responsabilità del Collegio dei Revisori dei Conti, ai sensi dell'art. 13 della legge 181/1982".
Relatore è il Consigliere Valeri che dà per letta la relazione.
Chiede di parlare sull'argomento il Consigliere Majorino.
Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo disegno di legge - la cui relazione è stata data per letta - costituisce un atto dovuto ed una normativa di attuazione di una legge statale, della legge 26/4/1982, con la quale è stato istituito il Collegio dei Revisori dei Conti dell'Unità Sanitaria Locale e si sono inoltre previste due funzioni necessarie demandate al Collegio dei Revisori dei Conti: sottoscrizione dei rendiconti di cui all'art. 50 della legge 833; redazione di una relazione trimestrale da trasmettersi alla Regione e ai Ministeri, oltreché altri compiti innominati nella legge e da indicarsi dalla legge regionale cui sono demandati l'enunciazione dei compiti del Collegio dei Revisori e alla quale compete la modalità del funzionamento.
Quale è stata la ratio legis di questa normativa statale, istitutiva del Collegio dei Revisori dei Conti? La ratio legis è stata quella (già prospettata in numerose occasioni dalla nostra parte politica ed espressa dagli organi professionali dei medici e dei paramedici) e ripresa con espressioni indubbiamente pesanti, ma tipiche dei "pentiti", cioè di coloro i quali, dopo avere sposato una determinata tesi, esercitano lo jus penitendi. Intendo alludere, in particolare, all'opinione di cui si era fatto portabandiera l'ex Ministro Reviglio; nel corso di un'intervista rilasciata a "24 Ore" in data 28/11/1981, il Ministro aveva testualmente affermato che la riforma sanitaria era un disastro nazionale e che questo disastro nazionale era stato causato soprattutto dalle Unità Sanitarie Locali, le quali, nel 1982, "entreranno in attività con una spesa sommersa in quanto prive di un efficiente sistema di programmazione, di bilancio e di controlli".
Sulla scorta della pesante osservazione del Ministro e di altre critiche, si è poi addivenuti alla legge istitutiva dei Revisori dei Conti.
Il disegno di legge regionale non recepisce però, a mio avviso, lo spirito della legge; e questo lo affermo con riferimento, in particolare, a due disposizioni contenute nell'art. 2 che sono da considerarsi la struttura portante del disegno di legge medesimo.
In questo articolo, prima di tutto, si prevede da chi debba essere designato il terzo membro del Collegio dei Revisori: per il primo e secondo membro non c'é problema perché è la legge statale a prevedere che un membro del Collegio dei Revisori debba essere designato dal Ministero del Tesoro ed un altro dalla Regione; per il terzo membro componente del Collegio si prevede nel menzionato art. 2 che venga designato dall'assemblea generale dell'Unità Sanitaria Locale, su una terna proposta dal Comitato di gestione.
E qui si incorre in una rilevante, e facilmente percepibile, anomalia: in quanto si prevede che l'ente controllato - cioè l'Unità Sanitaria Locale si scelga il controllore. Se questa fosse una norma che prevede un "arbitrato" per dirimere controversie fra la Giunta e l'Unità Sanitaria Locale potrebbe anche andare bene perché la regola della nomina degli arbitri è che ce ne sia uno neutrale: e, in questa ipotesi, potrebbe essere considerato neutrale quello nominato dal Ministero del Tesoro; poi uno nominato dal Consiglio regionale e il terzo dall'USL interessata; ma questo è un Collegio di Revisori dei Conti. Quindi, mi sembra che si vada proprio contro la regola generale in forza della quale il controllato non può n designarsi, né scegliersi il controllore.
Seconda osservazione di fondo su questa normativa - direi la più rilevante - è quella che riguarda la scelta e la designazione dei Revisori dei Conti. In sede di prima stesura si era circoscritta la categoria delle persone, nell'ambito delle quali si potevano scegliere i Revisori dei Conti, ai dottori commercialisti, ai ragionieri iscritti nell'Albo e a tutti coloro che sono iscritti nel ruolo dei Revisori Ufficiali dei Conti di cui alla legge del 1936. E questo andava benissimo e si inquadrava anche con quanto si legge in un passo della relazione, là dove si dice: "La legge regionale prevede il reclutamento dei Revisori dei Conti di propria designazione, sulla scorta della professionalità".
Non c'è infatti dubbio che dottori commercialisti, ragionieri e Revisori Ufficiali dei Conti siano esperti della materia, siano soprattutto degli esperti "capaci" di legge i bilanci e la documentazione contabile.
In sede di ulteriore revisione della legge, in Commissione, è stato inserito un emendamento in forza del quale possono essere scelti, sia nella sede transitoria di prima nomina, sia a regime (quando verrà istituito l'Albo regionale dei Revisori dei Conti), anche altre categorie di persone e, precisamente, gli ex parlamentari, gli ex Consiglieri regionali provinciali e comunali che abbiano svolto il rispettivo mandato per almeno cinque anni.
Ma come si può presumere che l'esperienza quinquennale di questa categoria di pubblici amministratori, dal parlamentare al Consigliere comunale (addirittura di un Comune inferiore ai 5.000 abitanti posto che per il regime normale dell'iscrizione all'Albo non sono previsti limiti di popolazione), possa saper "leggere" i bilanci e i documenti contabili? Sì li saprà leggere, dopo cinque anni di esperienza, ma in senso politico e in chiave politica; ma una cosa è saper "leggere" un bilancio in senso politico, e altra cosa è saper fare il controllore e il Revisore dei Conti di bilanci tecnici.
E di questa osservazione, che svolgo per la prima volta in aula, si è fatto carico il relatore Valeri il quale (in un certo passo della relazione) dice testualmente "essere cosa opportuna" che, in sede di esame delle domande d'iscrizione all'Albo dei Revisori dei Conti delle Unità Sanitarie Locali e nella scelta delle domande relative agli elementi di estrazione non professionali (cioè di estrazione politica), si accompagni la piena applicazione del criterio relativo alla reale e specifica conoscenza dei principi generali della contabilità pubblica e della concreta capacità di lettura dei documenti contabili e di bilanci. E' esattissimo e condivisibile quanto scritto nella relazione di Valeri, ma è anche pia illusione che, in sede di esame delle domande di iscrizione all'Albo dei Revisori dei Conti delle Unità Sanitarie Locali, la Giunta che è l'organo competente alla nomina, possa, caso per caso, accertare se l'ex pubblico amministratore (che abbia svolto il mandato per cinque anni) conosca i principi generali della contabilità pubblica e della concreta capacità di lettura dei documenti.
Non potrà certo esser fatto - in quella sede - un esame dei loro titoli, né un colloquio. E ciò anche per un'altra ragione: quando la legge stabilisce e prevede che, per essere iscritti all'Albo dei Revisori dei Conti delle Unità Sanitarie Locali, istituito dalla Regione, è sufficiente essere commercialisti, ragionieri o ex pubblici amministratori con cinque anni di mandato, non c'è bisogno di altri requisiti. E se, poi, si vuole prevedere - nello stesso disegno di legge - che, contro il diniego di iscrizione si possa adire la Magistratura amministrativa (il che è giustissimo) appare chiaro che qualunque ex pubblico amministratore che abbia esercitato il mandato per cinque anni ha il pieno diritto ed il pieno titolo per essere iscritto nell'Albo, anche senza averne la specifica competenza.
Ora, questa argomentazione, mi pare assuma un particolare rilievo proprio oggi, in questo contesto di tempo nel quale rileviamo ed apprendiamo che il Ministro della Sanità ha la ferma intenzione di proporre al Parlamento, in sede di discussione della legge sul piano sanitario nazionale, delle incisive modifiche alla legge 833: modifiche che hanno ispirato il titolo giornalistico: "Anche i tecnici gestiranno le Unità Sanitarie Locali"! In altri termini, proprio in un momento in cui siamo in versione di tendenza rispetto all'avvenuta politicizzazione degli organi che gestiscono le Unità Sanitarie Locali, nel nostro disegno di legge (ben lungi dal seguirsi questa corretta inversione di tendenza) si ritorna al principio della "politicizzazione", soprattutto su una tematica dove la competenza tecnica deve essere sovrana.
Queste, le due principali osservazioni di fondo che ci suggeriranno, in sede di comportamento e di votazione dei vari articoli, l'astensione.
Nell'ambito, peraltro, di ogni singoli articolo, svilupperemo evidenziandoli sotto forma di emendamento, tutte le altre anomalie tecnico politiche che è dato riscontrare nell'intero articolato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le osservazioni del collega Majorino erano ben presenti quando si trattò di introdurre modifiche al testo di legge; in particolare, le osservazioni riguardanti l'inserimento di amministratori all'interno del Collegio dei Revisori dei Conti delle Unità Sanitarie Locali.
I motivi di queste modifiche sono stati diversi; una, di ordine pratico, riguarda la difficoltà di trovare validi professionisti che potessero dare corpo ai Collegi dei Revisori dei Conti. Per cui, volendo semplificare le procedure, dato il numero di professionisti necessari per lo svolgimento di queste particolari mansioni, si ritenne opportuno ampliare il campo di ricerca, pur con criteri e con limitazioni riferiti all'esperienza amministrativa degli interessati. In questa estensione del campo rientrano l'esperienza professionale quinquennale ricordata da Majorino, dei Consiglieri regionali ed anche dei Sindaci, qualsiasi fosse l'entità del Comune, in quanto si è partiti dal seguente presupposto: quando un Sindaco, per cinque anni, ha firmato atti di notevole rilevanza si presume abbia acquisito una conoscenza adeguata anche delle norme che regolano la contabilità e la finanza del Comune.
Vi è un'imperfezione, mi sembra, nel testo trasmesso dalla Commissione al Consiglio: in sede di prima applicazione si introduceva la norma per cui possono far parte del Collegio dei Revisori anche i Consiglieri dei Comuni superiori ai 20.000 abitanti; era in discussione se limitare la nomina ai Comuni di 20.000 abitanti, oppure estenderla a quelli nei quali si vota con la proporzionale. E si è ritenuto di decidere che, quando l'Albo sarà stato istituito, per cui ognuno, responsabilmente, potrà presentare domanda per essere inserito in questo Albo, allora si potrà allargare la possibilità di nomina anche ai Consiglieri di qualsiasi Comune, anche sotto i 20.000 abitanti.
Legata a questa vi è un'altra modifica che mi sembra fondamentale: si prevede, cioè, proprio per l'atipicità dell'istituto che vogliamo regolamentare, che non si dia l'avvio all'Albo dei Revisori prima di due anni. In questo margine di tempo, infatti, ci sarà la possibilità di esaminare, in base all'esperienza, quali saranno le modifiche eventuali da apportare al fine di regolamentare l'istituto nel miglior modo possibile.
A me sembra che i risultati dei lavori della Commissione si possano giudicare buoni. Vi è stato l'apporto di tutte le forze politiche presenti nella Commissione; ci siamo sforzati tutti per migliorare al massimo questa normativa. Vi è però un dato di fatto evidente: se abbiamo presente l'insieme dei controlli che esistono sulla spesa sanitaria, a me sembra che questo ulteriore controllo, forse, non è così necessario. E', sì, un atto dovuto in base ad un articolo della legge finanziaria del 1982, ma, tutto sommato, non è che fosse indispensabile arrivare a tale controllo.
Ricordiamo che in materia esiste un Comitato regionale unico specializzato esperto in materia di sanità, nominato dalla Regione; integrato inoltre da un rappresentante del Ministero del Tesoro; ricordiamo come gli atti delle USL non siano mai immediatamente esecutivi e quindi sono nulli se mancano della copertura finanziaria. Esiste già una rendicontazione trimestrale che prevede un servizio ispettivo sanitario e finanziario. C'è, inoltre, un regolamento molto dettagliato (forse verrà portato tra poco all'approvazione del Consiglio) su come arrivare al controllo di merito continuo e costante da parte dei funzionari regionali. Esistono, infine poteri sostitutivi nel caso in cui le Unità Sanitarie Locali, le Comunità montane ed i Comuni non ottemperino alla copertura dell'eventuale disavanzo nella gestione delle Unità Sanitarie Locali. Da tutto questo emerge come questo Collegio dei Revisori non abbia poi grandi margini per svolgere la sua funzione tecnica, pur necessaria, perché ci sono altri istituti a monte che, tutto sommato, esercitano già ampiamente questa medesima funzione.
A me sembra che il merito delle norme introdotte dalla Regione Piemonte stia nell'inquadrare il Collegio dei Revisori dei Conti in un processo di verifica della spesa, che non sia meramente burocratico, ma si collochi in una visione più dinamica di come si possa affrontare il problema della spesa sanitaria. Se pensiamo inoltre che, tutto sommato, la spesa sanitaria negli ultimi due anni, in particolare, è stata contenuta nei limiti dei tassi di inflazione suggeriti dal Governo, noi vediamo che certi irrigidimenti non sempre sono necessari.
Tutto sommato, i pericoli di questi controlli rigidi sono forse maggiori di quelli che possano essere i vantaggi di un controllo molto più elastico anche se attento, in accordo con l'intero sistema delle autonomie delle nostre zone. A questo proposito mi sembra che bisogna dare atto alla Regione di essersi mossa nella direzione giusta. La strada maestra da perseguire mi pare proprio quella della collaborazione tra tutti gli Enti a tutti i livelli, interessati al contenimento della spesa. Esiste un patrimonio di esperienza e capacità dei nostri amministratori che va valorizzato in pieno.
E' utilizzando questo patrimonio che la nostra Regione ha potuto conseguire i risultati positivi nella gestione della spesa sanitaria che abbiamo rilevato dai conti consuntivi tempestivamente presentati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente colleghi Consiglieri, intervengo molto brevemente per dire, a nome del Gruppo della Democrazia Cristiana, che riconfermiamo ovviamente il voto favorevole già espresso in I Commissione.
Ricollegandomi a quanto precisato dal collega Biazzi, vorrei anch'io ricordare che in I Commissione erano presenti alcune delle perplessità ricordate dal collega Majorino. Nel corso dei lavori, queste perplessità sono state superate in aderenza alle osservazioni e alle precisazioni che il collega Biazzi ha fornito.
Vorrei aggiungere, per quanto riguarda la nomina del terzo componente dei Revisori dei Conti, che questa è di competenza dell'assemblea, quindi dei Comuni, secondo l'art. 2 della legge, anche se questo avviene su una terna proposta dal Comitato di gestione; in questo fatto non abbiamo ravvisato né ravvisiamo motivi d'illegittimità.
Per quanto riguarda la prima formazione dell'Albo e l'individuazione dei soggetti che possono far parte dei Collegi dei Revisori dei Conti delle USL nel periodo transitorio, vi erano pure forti perplessità, ma è opportuno ricordare che la soluzione raggiunta nell'ambito della Commissione ha carattere sperimentale, mentre diversa è la soluzione scelta per la formazione dell'Albo nella situazione a regime.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Non ritengo sia questa la sede per avviare una discussione sulle dichiarazioni di un ex Ministro. Voglio solo rassicurare il collega Majorino: quelle dichiarazioni avvennero in un convegno organizzato dalle Regioni sul problema della spesa sanitaria; ma se è corretto ricordare le opinioni di chi considerava il servizio sanitario una situazione disastrosa, dovremo pure ricordare le opinioni di quanti sono in grado di dimostrare che le cose non stanno esattamente così.
Vorrei solo affermare che l'Italia delle ventuno Regioni può permettere a noi di giudicare le leggi piemontesi in relazione alla nostra locale situazione. Noi non facciamo una legge per l'Italia, ma per il nostro Piemonte. E, quindi, ritengo abbia avuto ragione il collega Biazzi ricordandoci che non ci troviamo in una situazione disastrosa sul piano finanziario. Non abbiamo sfondato i tetti di spesa; e riguardo alle Unità Sanitarie Locali abbiamo facoltà di esprimerci con autonomia di giudizio nessuna assoluzione e nessuna condanna, in linea di principio, ma una discussione puntuale.
Non me la sentirei assolutamente, intanto, di tirare fuori dall'esperienza piemontese un'opinione secondo la quale devono intervenire i tecnici per insegnare ai politici come fare i bilanci. E poi esiste una legge nazionale che ci consente di agire in certi modi; detto tra parentesi, è la prima legge in discussione in una Regione italiana. Non possiamo nemmeno avvalerci di un'esperienza altrui: ci siamo avviati su una strada, faremo magari degli errori, ma, intanto, quale primo risultato, è che possiamo ritenere che, dal gennaio del 1983, noi avremo i Revisori. Si inizia un meccanismo che certamente è per due terzi totalmente estraneo all'Unità Sanitaria Locale: perché i Revisori nominati dal Ministero faranno il loro mestiere come altrettanto lo faranno i nostri nominati dal Consiglio: mi parrebbe eccessivo privare le Unità Sanitarie Locali di una proposta a livello di Comitato di gestione e privare l'assemblea di scegliere un Revisore, sia pure conoscendone vita e miracoli e con tutte le garanzie che dovremo richiedere. Però, privare anche le Unità Sanitarie Locali della proprietà di eleggersi un loro proprio rappresentante, senza nostra interferenza, in un Collegio di tre persone, mi parrebbe altrettanto eccessivo. E la lacuna della legge nel non precisare meglio questo punto è proprio nel lasciare che ognuno si prenda la decisione più confacente al bisogno.
Nella nostra concreta situazione nei confronti dell'Unità Sanitaria Locale mi sembra che abbiamo scelto la procedura di proporre una terna di persone del Comitato di gestione, tra cui sceglierne una, con voto dell'assemblea. Si dà quindi avvio ad un meccanismo; si stringe un rapporto dialettico fra tutte le forze del Consiglio.
Io mi inchino alle decisioni assunte dalla I Commissione. La proposta della Giunta era di un certo tipo. In una delle passate sedute, questo Consiglio aveva preso sommariamente in esame la tematica sottoposta da alcuni Consiglieri in relazione all'esigenza di garantire che gli organi si dovevamo fare in quanto il meccanismo poteva essere tale da non permetterne la composizione. Si potrebbe discutere molto tempo su questo argomento: non condivido affatto però che, tra coloro che sono iscritti all'Albo, solo i tecnici abbiano i requisiti per giudicare i bilanci. Si è scelta la strada di livelli qualificati; di gente che ha svolto determinate funzioni.
D'accordo: la discussione su un bilancio è cosa diversa da un controllo del bilancio. Però non credo che il discorso debba essere portato ad un limite tale per cui si ritengono non idonee persone che hanno svolto funzioni di grande responsabilità a livello legislativo o amministrativo in importanti sedi. Credo piuttosto che i politici debbano diventare più tecnici, come sono convinto che i tecnici non possono solo appigliarsi alle interpretazioni strette della legge quando fanno altre attività.
Certi giudizi su un'attività così delicata come quella sanitaria rischiano di essere punitivi e, in ogni caso, non li condivido: se continuiamo a fare di tutt'erba un fascio, non approderemo mai a qualcosa di concreto.
C'è poi un emendamento che non è stato illustrato: quello della specificazione nella relazione dei Revisori. E mi sembra inutile ed ovvio illustrarlo: perché nell'organizzazione del bilancio dell'Unità Sanitaria Locale queste voci sono chiaramente comprese.
Il bilancio delle Unità Sanitarie Locali, infine, specifica gli emolumenti, i gettoni di presenza e tutto il resto. Su questo punto ho un'opinione molto personale: per un'attività che gestisce complessivamente una massa di risorse che è doppia di quella di tutti gli Enti locali del Piemonte noi avremmo bisogno di gente retribuita a tempo pieno! Non riesco assolutamente a capire come ci si possa perdere in discussioni su una tale esigenza! Diversamente, dovremmo ammettere che gli amministratori delle Unità Sanitarie Locali siano persone che entrano in sede solo per mettere un timbro alle decisioni altrui! Sulla presenza degli operatori tecnici deciderà il Ministro o il Parlamento. Qui c'é molta fantasia! Il Ministro mi ha detto cose profondamente diverse da quelle citate dal giornale e riprese dal collega Majorino. Quel Ministro si era fatta una buona tradizione nel dire cose diverse in sedi diverse! Qui non si tratta di dare un contentino all'assemblea dei dirigenti dell'Unità Sanitaria Locale, un altro contentino alla riunione dei primari degli ospedali ed un altro alla riunione di CGIL. CISL e UIL; ma si tratta di prendere una decisione ragionata; e io sono profondamente convinto che il Parlamento, quando queste questioni saranno poste alla sua attenzione, saprà prendere decisioni sagge. Però io credo anche che almeno queste questioni dei tecnici nell'organizzazione del bilancio delle Unità Sanitarie Locali siano chiaramente enucleate, precisate e non c'è motivo che non siano rese note.
La relazione dei Revisori dei Conti si accompagna ad un documento di bilancio che ha dei chiari capitoli che enucleano già le questioni medesime. Precisare in una legge regionale questi punti può lasciare intendere alla collettività che nei bilanci delle Unità Sanitarie Locali ci siano cose mascherate. E invece non è così. Questi punti sono chiaramente individuati, per cui sembra doveroso affermare che su tutti i capitoli del bilancio i Revisori devono esprimere un loro giudizio. Sulla base delle loro scelte e dei difetti che individueranno, tutti questi emolumenti appariranno chiaramente regolati da leggi regionali e statali.
Resterebbe il problema delle trasferte, ma intuisco che il discorso ci porterebbe molto lontano. Ad ogni modo, i colleghi sanno che io non sono dalla parte di quanti guardano a queste questioni con atteggiamento di larghezza. Tutta quanta l'attività dell'Assessorato tende sempre sistematicamente ad un controllo puntuale della spesa e a richieste dei conti, sia pure nel rispetto dei ruoli diversi, in quanto noi non siamo assolutamente i controllori delle Unità Sanitarie Locali.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Istituzione del Collegio dei Revisori dei Conti) "In attuazione dell'art. 13 della legge 26/4/1982, n. 181 e ad integrazione del Titolo II della legge regionale 21/1/1980, n. 3, presso ogni USL è costituito il Collegio dei Revisori dei Conti, organo dell'Unità Sanitaria Locale medesima".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.



PRESIDENTE

Art. 2 (Composizione e nomina del Collegio)



PRESIDENTE

"Il Collegio dei Revisori dei Conti dell'USL è composto da tre membri dei quali uno designato dal Ministero del Tesoro, uno designato dal Consiglio regionale ed uno dall'assemblea generale dell'USL. su terna proposta dal Comitato di gestione dell'USL medesima.
La nomina dei membri del Collegio dei Revisori dei Conti è di competenza dell'assemblea generale dell'USL e deve avvenire entro 30 giorni dall'insediamento dell'assemblea. L'assemblea nomina altresì il Presidente del Collegio stesso, scegliendolo fra i componenti di sua nomina.
In sede di prima applicazione, possono essere designati dal Consiglio regionale o dal Comitato di gestione ed eletti dall'assemblea generale dell'USL a membri del Collegio dei Revisori dei Conti, dottori commercialisti o ragionieri iscritti nei rispettivi Albi professionali o nel Ruolo dei Revisori Ufficiali dei Conti; ed inoltre coloro che hanno svolto, per almeno cinque anni, il mandato di parlamentare, di Consigliere regionale, di Consigliere provinciale, di Sindaco, di Consigliere comunale in Comuni con popolazione superiore a 20.000 abitanti".



PRESIDENTE

Il Consigliere Majorino presenta i seguenti emendamenti: 1) sostituire il primo comma con il seguente: "Il Collegio dei Revisori dei Conti dell'USL è composto da tre membri dei quali uno designato dal Ministero del Tesoro e due designati dal Consiglio regionale: da scegliersi fra coloro che siano iscritti nell'Albo dei Revisori istituito dalla presente legge, ai sensi del successivo art.
6".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
2) Sostituire il terzo comma con il seguente: "In sede di prima applicazione, possono essere designati dal Consiglio regionale a membri del Collegio dei Revisori dei Conti dottori commercialisti o ragionieri iscritti nei rispettivi Albi, oppure persone che siano iscritte nel Ruolo dei Revisori Ufficiali dei Conti ai sensi dell'art. 12 del R.D.L. 24/7/1936, n. 1548".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione l'art. 2 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Validità delle riunioni) "Per la validità delle riunioni del Collegio sarà necessaria la presenza della maggioranza assoluta dei suoi componenti; le deliberazioni dovranno riportare la maggioranza assoluta dei componenti".
Si passi alla votazione.



((Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Funzioni del Collegio) "Le funzioni dei Revisori sono svolte, di norma, collegialmente, su iniziativa del Presidente del Collegio, al quale compete la convocazione.
I Revisori possono tuttavia, in qualsiasi momento, procedere, anche individualmente, ad atti di ispezione e di controllo, con l'obbligo di informare immediatamente il Presidente del Collegio.
Ispezioni, verifiche, controlli e riscontri devono essere comunque eseguiti presso la sede dell'USL o nei presidi dell'USL. alla presenza del funzionario responsabile.
Le risultanze di tali atti ispettivi e di riscontro debbono essere portati a conoscenza degli altri membri, comunque non oltre la prima seduta collegiale.
Il Collegio dei Revisori si riunisce almeno una volta ogni due mesi.
Copia dei verbali delle sedute del Collegio dei Revisori debbono essere trasmessi, non oltre il quindicesimo giorno dalla seduta stessa, al Presidente del Comitato di gestione ed all'Assessorato regionale alla sanità".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Compiti del Collegio) "Il Collegio dei Revisori dei Conti deve vigilare sulla regolarità delle scritture e delle rilevazioni contabili e redige, in merito relazioni periodiche su richiesta della Giunta regionale e/o del Comitato di gestione dell'USL.
Il Collegio dovrà attestare la corrispondenza del rendiconto alle risultanze delle scritture contabili, redigendo apposita relazione da allegare al prospetto di rendiconto già approvato dal Comitato di gestione.
Qualora alcuni controlli su specifici atti contabili abbiano evidenziato anomalie nelle scritture contabili, il Collegio ha la facoltà di avvalersi di esperti del settore o di certificatori o di società di certificazione, scelti dal Comitato di gestione dell'USL. per sottoporre a revisione la contabilità dell'USL stessa, previa autorizzazione della Giunta regionale.
I membri del Collegio dei Revisori possono, qualora invitati partecipare alle riunioni del Comitato di gestione dell'USL".
Il Consigliere Majorino presenta i seguenti emendamenti: 1) dopo il secondo comma aggiungere: "Il Collegio dei Revisori, nel sottoscrivere i rendiconti e nel redigere la relazione previsti dall'ultimo comma della legge 26/4/1982, n.
181, dettaglia in apposito documento le spese derivanti dal funzionamento del Comitato di gestione, inserendovi i dati relativi alle indennità, ai compensi e alle note spese dei componenti il Comitato e del Presidente oltreché i dati sul costo del personale alle loro dipendenze e del personale che comunque collabora con il Comitato stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
2) Al terzo comma sopprimere l'inciso: "scelti dal Comitato di gestione dell'USL".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione l'art. 5 nel testo originario.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Istituzione dell'Albo dei Revisori dei Conti delle USL) "E' istituito l'Albo dei Revisori dei Conti delle USL della Regione Piemonte.
Entro due anni dalla data di promulgazione della presente legge il Consiglio regionale, con propria deliberazione, procede alla costituzione dell'Albo dei Revisori dei Conti delle USL. tenuto conto dell'esperienza nel frattempo maturata.
La tenuta di tale Albo compete alla Giunta regionale, tramite il competente Assessorato alla sanità.
Possono essere iscritti all'Albo dei Revisori dei Conti delle USL dottori in economia e commercio o ragionieri iscritti nei relativi Albi professionali, o coloro che siano iscritti nel Ruolo dei Revisori Ufficiali dei Conti, nonché coloro che hanno svolto, per almeno cinque anni, il mandato di parlamentare, di Consigliere regionale, di Consigliere provinciale, di Consigliere comunale.
L'esame delle domande di iscrizione all'Albo dei Revisori dei Conti delle USL della Regione Piemonte è devoluto ad una Commissione presieduta dall'Assessore regionale alla sanità o da un suo delegato, dal Presidente dell'Ordine Provinciale dei Dottori Commercialisti di Torino o da un suo delegato, dal Responsabile del Servizio Gestione Spesa Sanitaria dell'Assessorato regionale alla sanità, dal Responsabile del Servizio Spesa dell'Assessorato regionale alle finanze. La decisione di iscrizione all'Albo è di competenza della Giunta regionale.
Avverso i provvedimenti di reiezione delle domande di iscrizione all'Albo dei Revisori dei Conti delle USL è ammesso ricorso alla giurisdizione amministrativa.
La radiazione o cancellazione dall'Albo dei dottori commercialisti o dal Collegio dei ragionieri o dal Ruolo dei Revisori Ufficiali dei Conti comportano automatica ed immediata radiazione dall'Albo dei Revisori dei Conti delle USL".
Il Consigliere Majorino presenta i seguenti emendamenti: 1) al primo comma sopprimere l'inciso: "nonché coloro che hanno svolto per almeno cinque anni il mandato di parlamentare, di Consigliere regionale, di consigliere provinciale, di Consigliere comunale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
2) Sostituire il sesto comma come segue: "Avverso i provvedimenti di reiezione delle domande di iscrizione all'Albo dei Revisori dei Conti dell'USL. gli interessati possono proporre ricorso in opposizione alla Giunta regionale, entro trenta giorni da quando abbiano avuto piena conoscenza del provvedimento di reiezione: la decisione della Giunta sul ricorso in opposizione costituisce provvedimento definitivo".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Desidero innanzitutto precisare che questo emendamento ha un puro e semplice carattere tecnico. Nel disegno di legge si dice espressamente che avverso i provvedimenti di reiezione delle domande di iscrizione all'Albo dei Revisori, è ammesso ricorso alla giurisdizione amministrativa, si fa cioè immediatamente carico, a colui il quale sia stato escluso, di dover ricorrere al Tribunale Amministrativo; mi parrebbe invece opportuno non imporre all'escluso questo oneroso ricorso (oneroso anche sotto il profilo dei tempi tecnici correnti) e dargli così la possibilità di uno snello reclamo amministrativo. Se poi il provvedimento verrà confermato, con la precisazione "costituisce provvedimento definitivo", vale la regola generale del ricorso alla giurisdizione amministrativa.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi è ancora un ultimo emendamento presentato dal Consigliere Majorino: sostituire il settimo comma con il seguente: "Con regolamento della Giunta regionale, da sottoporsi ad approvazione del Consiglio regionale, verranno disciplinati i casi di decadenza da componente del Collegio, oltreché di radiazione, cancellazione e sospensione dall'Albo dei Revisori dei Conti delle Unità Sanitarie Locali: applicandosi il criterio dell'analogia con quanto previsto, in materia, dal R.D. 24/7/1936, n. 1548 e R.D. 10/2/1937, n. 228, disciplinanti il Ruolo dei Revisori Ufficiali dei Conti".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Anche questo emendamento ha un carattere tecnico: parte dall'osservazione che, nella prima parte dell'articolato, si prevedono i requisiti per essere iscritti all'Albo. Poi, in questo ultimo comma, si prevede giustamente la possibilità di esserne radiati o cancellati. Qui va fatta una considerazione di fondo sull'articolato: si prevede che la radiazione o la cancellazione dall'Albo dei dottori commercialisti o dei ragionieri implica la radiazione dall'Albo dei Revisori Ufficiali dei Conti.
Ora, anche se l'articolato rimane, dovrebbe essere emendato almeno in questa parte perché la parola "radiazione" suscita sempre un'impressione di punizione, di chi abbia commesso illeciti; invece di usare il verbo radiare si potrebbe usare il termine "cancellato" (ci si può cancellare anche su domanda propria o per altri motivi), in modo da non avere significato di radiazione. Ma questo riguarda l'articolato preso nel suo insieme.
L'osservazione di fondo è questa: visto che si è nell'ordine di idee che anche i politici possono essere iscritti all'Albo dei Revisori dei Conti, l'ultimo comma prende in considerazione solo la radiazione o la cancellazione della categoria dei tecnici. Di conseguenza, la domanda: per quei politici i quali, iscritti all'Albo dei Revisori, dovessero poi trovarsi in una situazione tale da dover essere radiati, cancellati o sospesi, per le ragioni più varie, che cosa succede? Se nulla dice la legge, continueranno ad essere iscritti nell'Albo dei Revisori dei Conti.
Non si tratta di voler mettere ad ogni costo i politici nel mirino; ma è chiaro che questa è una legge che riguarda l'avvenire e, se si prevede per tutti coloro i quali vengono iscritti all'Albo la possibilità di essere radiati, cancellati o sospesi, la si deve prevedere per tutti, non solo per una parte degli iscritti. E allora, senza entrare in dettagli della normativa e considerare tutta la casistica per cui, quando si è iscritti ad un Albo, si può dall'Albo stesso venire cancellati, sospesi o radiati sarebbe opportuno delegare la Giunta regionale per un dettagliato regolamento, che precisi un criterio generale. Il regolamento dovrà poi sottoporsi all'approvazione del Consiglio. Un criterio potrebbe essere quello dell'analogia con i casi di sospensione, cancellazione e radiazione dal Ruolo dei Revisori Ufficiali dei Conti che risalgono a vecchie leggi le quali disciplinano in modo preciso, meticoloso e dettagliato l'intera materia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Mi sembra che lo spirito di quanto detto sia da accogliere. Come sempre, quando un emendamento ha contenuti e riferimenti tecnici di legge trova l'Assessore sprovveduto della possibilità di valutarlo nella sua pienezza.
Le soluzioni possono essere due: o i colleghi avvocati presenti mi danno un minimo di supporto dicendo che le proposte avanzate si attagliano dal punto di vista tecnico, oppure non ho nessun imbarazzo a prendere l'impegno di presentare la regolamentazione di questa materia in Consiglio.
Possiamo anche omettere il comma integralmente con un riferimento purché ci sia la garanzia che non ci venga sollevata l'osservazione di superficialità giuridica. La seconda soluzione sarebbe di lasciare solo la prima parte del comma con quella correzione che il Consigliere Majorino ha proposto.
Si potrebbe anche non precisare e in questo caso mi impegnerei ad avviare la regolamentazione di questa parte.



MAJORINO Gaetano

L'unica osservazione è che con regolamento non si possono precisare i casi di sospensione di radiazione, di cancellazione se manca la norma di principio nella legge che stabilisce il criterio del regolamento ed anche il criterio di massima.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Cancelliamo l'ultima parte, approviamo fino a: "USL", quindi lo approviamo nel senso generale, restando intesi che dal punto di vista letterale verrà coordinato con la parte precedente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento con la modifica proposta dall'Assessore Bajardi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione l'art. 6 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 42 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Durata della carica) "La durata in carica del Collegio dei Revisori dei Conti dell'USL è pari alla durata dell'assemblea generale dell'USL che procede alla nomina.
In sede di prima applicazione, la scadenza del Collegio dei Revisori dei Conti è la stessa prevista per le assemblee generali delle USL che procedono alla loro nomina.
In caso di cessazione anticipata dalla carica, per qualsiasi motivo, il componente viene sostituito entro trenta giorni dall'organo che l'ha espresso.
L'Ufficio di direzione dell'USL. Tramite l'area Affari Generali Segreteria degli Organi Collegiali, fornisce adeguati supporti operativi al Collegio dei Revisori dei Conti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 42 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Responsabilità) "In analogia a quanto disposto dall'art. 2407 del Codice Civile, i Revisori debbono conservare il segreto sui fatti e sui documenti dei quali vengono a conoscenza per ragioni del loro ufficio - salvo la dovuta informativa nei confronti della Regione e dell'USL - e sono responsabili della veridicità delle loro affermazioni".
Il Consigliere Majorino presenta il seguente emendamento: aggiungere all'articolo: "Qualora i Revisori dei Conti dell'USL nell'esercizio delle loro funzioni - vengano a conoscenza di fatti suscettibili di costituire reato hanno l'obbligo di farne rapporto all'autorità giudiziaria".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Lo scopo dell'emendamento è di rimanere in armonia con il sistema delle leggi vigenti nella Regione. Nella legge istitutiva del Difensore Civico all'art. 6, abbiamo sancito espressamente che se il Difensore Civico nell'esercizio delle sue funzioni - viene a conoscenza di fatti costituenti reato, ha l'obbligo di fare rapporto all'autorità giudiziaria. Mi pare che lo stesso principio possa essere sancito in questa legge, dato che è un organo di controllo e dato che una norma del testo legislativo prevede e parla espressamente di possibili anomalie nelle scritture contabili, per le quali i Revisori dei Conti hanno facoltà di avvalersi di particolari esperti. Quindi, anche di fronte a questa norma e di fronte al principio sancito per il Difensore Civico, potrebbe essere inserito questo emendamento aggiuntivo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Mi pare siano due cose profondamente diverse. Con la legge regionale noi abbiamo istituito il Difensore Civico e dovevamo delimitare le sue competenze; le competenze dei Revisori dei Conti sono regolate da leggi generali.
Il comportamento del Revisore dei Conti delle USL è omogeneo a quello di tutti i Revisori dei Conti. Noi non dobbiamo riprodurre nelle nostre leggi quanto è già regolamentato dal Codice Civile o da altre leggi particolari a livello statale.
Nel nostro caso è notorio che qualsiasi persona che scopra un reato e non lo denuncia è passibile di condanna per omissione di atti d'ufficio.
Quanto invece è evidenziato nell'art. 8 è abbastanza diverso, perché si sottolinea una procedura tale per cui di un reato si informano la Regione e le Unità Sanitarie Locali. Se no si rischia di avviare un meccanismo per cui i Revisori, incaricati di una certa funzione, si rivolgono all'autorità giudiziaria senza dialogare, nel rispetto della loro autonomia, con gli organi che sono preposti ad assumere i provvedimenti: nel nostro caso, con l'Unità Sanitaria Locale, per quanto concerne gli adempimenti di tipo amministrativo.
Non mettiamo in evidenza certe questioni! E' una ragione essenzialmente politica, non di sostanza o di opportunità, che induce il sottoscritto a non accogliere l'emendamento.



MAJORINO Gaetano

Per le considerazioni esposte dall'Assessore, ritiro l'emendamento anche se ero stato sospinto a proporlo in considerazione del fatto che per il Difensore Civico ci eravamo comportati in questa maniera. Comunque, le ragioni dell'Assessore sono condivise.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'art. 8 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Indennità) "Ai membri del Collegio dei Revisori si applicano le indennità di funzioni previste per i membri del Comitato di gestione, nella misura del 60% al Presidente e del 50% ai componenti e le indennità di trasferta previste dalla legge 26/7/1958, n. 417, nella misura spettante alle qualifiche indicate al punto 2 della tabella A allegata alla legge 13/12/1973, n. 386, nonché il rimborso delle spese di viaggio previste dalla suddetta normativa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 9 è approvato.



PRESIDENTE

Art. 10 (Ineleggibilità e incompatibilità)



PRESIDENTE

"Non possono essere nominati Revisori dei Conti e, se nominati decadono dall'Ufficio: coloro che si trovano in uno dei casi di ineleggibilità o incompatibilità a componente del Comitato di gestione dell'Unità Sanitaria Locale coloro che hanno ascendenti o discendenti ovvero parenti o affini fino al secondo grado che coprano nell'amministrazione dell'Unità Sanitaria Locale l'ufficio di presidente o di componente del Comitato di gestione, di membro dell'ufficio di direzione, oppure coprano posti nell'istituto di credito che svolge funzioni di tesoriere dell'Unità Sanitaria Locale i membri del Comitato di gestione dell'Unità Sanitaria Locale i dipendenti dell'Unità Sanitaria Locale i fornitori dell'Unità Sanitaria Locale gli amministratori, i dipendenti e, in generale, chi - a qualsiasi titolo - svolge in modo continuativo attività retribuita presso istituzioni sanitarie di carattere privato ubicate nell'ambito dell'Unità Sanitaria Locale coloro che abbiano lite pendente per questioni attinenti l'attività dell'Unità Sanitaria Locale, ovvero, avendo un debito liquido ed esigibile verso di essa, siano stati regolarmente costituiti in mora, ai sensi dell'art. 1219 del Codice Civile, oppure si trovino nelle condizioni di cui al secondo comma dello stesso articolo.
L'Ufficio di Revisore non può essere ricoperto in più di una Unità Sanitaria Locale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Norma transitoria) "In sede di prima applicazione le assemblee generali delle USL procedono alla nomina del Collegio dei Revisori dei Conti dell'USL entro e non oltre il quarantacinquesimo giorno dalla data di entrata in vigore della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Dichiarazione d'urgenza) "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 127 della Costituzione e dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione del Vicepresidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

Il Vicepresidente della Giunta regionale Sanlorenzo chiede di parlare per dare una breve comunicazione urgente. Ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Questa mattina, tre furgoni che trasportavano agenti di Pubblica Sicurezza si sono presentati, al comando del Vice Questore, di fronte alla fabbrica Ghisfond, la quale era presidiata dai lavoratori i quali, come sapete, sono stati tutti licenziati. Si tratta di 385 licenziamenti. Gli agenti avevano il mandato, affidato loro dall'autorità giudiziaria, di prelevare gli stampi, di proprietà della ditta SAME, la quale ne aveva urgente bisogno per continuare la lavorazione nell'azienda, situata altrove e che occupa 3.000 dipendenti.
Vi era il pericolo di uno scontro fisico: da una parte i lavoratori non erano intenzionati a consegnare gli stampi e dall'altra la SAME aveva necessità assoluta degli stampi medesimi. L'autorità di Pubblica Sicurezza aveva il dovere di eseguire l'ordinanza. Ci siamo messi subito in contatto con il Sottosegretario all'Industria, Fontana, il Sottosegretario stesso che segue la questione della Pianelli e Traversa nel suo complesso; abbiamo avuto la fortuna di trovarlo subito, questa mattina; anche attraverso la sua sensibilità abbiamo ottenuto la sua convocazione per domani mattina alle ore 10, a Roma, di tutto il complesso Pianelli e Traversa e dei dirigenti della Ghisfond e dei Commissari straordinari che seguono le varie questioni: il Commissario fallimentare e i Commissari straordinari. Domani quindi, si potrebbe esaminare il complesso della situazione.
Mi sono recato in fabbrica a portare la notizia e la questione si è un po' decantata, nel senso che tutti hanno soprasseduto per 24 ore per far valere i loro reciproci diritti. Devo però precisare che la situazione è aggiornata per 24 ore, non oltre. Speriamo che, nella riunione di domani al Governo, si possa pervenire ad una condizione ottimale che consenta di sbloccare da una parte la consegna degli stampi e dall'altra di avere una speranza ad una qualche risposta per questi altri lavoratori senza impiego.
Non potranno neppure essere cassaintegrati.
In questa circostanza, il comportamento delle forze di Pubblica Sicurezza è stato estremamente responsabile: devo darne atto: il Vice Questore ha collocato i furgoni ad una certa distanza dalla fabbrica, con atteggiamento prudente ed intelligente. Devo dare anche atto che i dirigenti della SAME hanno capito la situazione e non hanno forzato la richiesta che avevano avanzato. E devo dare atto al Sottosegretario Fontana di aver capito la situazione e di aver tentato di tutto. Chiederei ai Gruppi, poiché anche il Sottosegretario è d'accordo di avere la presenza dei parlamentari, di attivare una rappresentanza parlamentare, uno per Gruppo, domani mattina alle 10 al Ministero dell'Industria, in modo da fare scaturire dalla riunione un qualche spiraglio di positività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Come il Vicepresidente sa, avevamo già attivato, quale Gruppo D.C., dei contatti con il Sottosegretario Fontana a motivo di altri episodi sempre concernenti la Ghisfond; avevamo già avuto modo di apprezzarne la disponibilità e ci fa piacere che anche in questa occasione il comportamento del Sottosegretario sia stato all'altezza della situazione.
Peraltro, consci della gravità della situazione attuale, già oggi nel pomeriggio insisteremo affinché nella riunione romana intervenga anche un parlamentare.


Argomento: Parchi e riserve

Esame deliberazione Giunta regionale n. 315.19159: "Approvazione del piano naturalistico dell'area denominata Parco di Stupinigi"


PRESIDENTE

Possiamo passare al punto successivo all'ordine del giorno. Mi pare che il punto decimo non possa essere discusso oggi perché c'è un documento - mi avverte il Vicepresidente della II Commissione - che deve essere ancora esaminato. Quindi, se il Consiglio è d'accordo, il punto decimo potrebbe essere rinviato.



VETRINO Bianca

Non so se siamo d'accordo. Il documento, per la verità, me lo sono trovato questa mattina sulla scrivania e, personalmente, non l'ho potuto esaminare; pongo la questione. Sentirei la Giunta cosa ne pensa.



BONTEMPI Rinaldo

Mi rendo conto della cautela della II Commissione o, meglio, della Presidenza: l'apprezzo, comunque. Teniamo solo presente che questo deve essere frutto di una valutazione politica. Noi abbiamo già avuto, in altri casi, circostanze per cui, durante la discussione di una legge, venivano presentati documenti che finivano per mettere in forse l'approvazione della legge stessa. Ma, in quei casi, la decisione politica è pur stata presa, in un senso o nell'altro.
Noi siamo ovviamente, per ragioni vecchie, convinti che occorra approvare questo piano naturalistico.
Il documento nuovo, devo dire piuttosto corposo, ho potuto leggerlo superficialmente: vi si esprime una serie di obiezioni che però si riferiscono al piano naturalistico già presentato. Sono perplesso su cosa sia meglio fare.



VIGLIONE Aldo

L'argomento ha già avuto un rinvio proprio perché si ritenne dovesse essere approfondito. Io non ritengo, a nome del mio Gruppo, di andare oltre questo rinvio che dura già da tempo e, quindi, chiedo che si proceda secondo l'ordine del giorno che i Capigruppo hanno fissato.



PRESIDENTE

Sono d'accordo. Se non è per diversa decisione in sede di Commissione o in quella dei Capigruppo, il punto decimo: Esame deliberazione Giunta regionale n. 315-19159: "Approvazione del piano naturalistico dell'area denominata Parco di Stupinigi" deve essere certamente discusso. E' una deliberazione per cui vi è parere favorevole nella sede della II Commissione.
La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Forse stiamo toccando contemporaneamente estremi opposti: da una parte si vorrebbe rinviare, dall'altra neanche discutere. Mi sembra ci possa essere una via di mezzo: quella di parlarne, almeno.



PRESIDENTE

Infatti io aspettavo che qualcuno chiedesse di parlare, non pensavo assolutamente di non discuterlo.
La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Vorremmo approfittare di questa occasione per fare una valutazione un po' più ampia al di là dei confini di questo documento. E, sempre che gli Assessori e la Presidenza siano disposti a sentire, fare un po' il punto su tutta la problematica della politica dei parchi. Politica che è nata - ci teniamo a sottolinearlo - nella legislatura antecedente al '75 per iniziativa dell'allora Giunta che ha approvato la legge istitutiva del piano dei parchi.
Quindi credo che questo sia un settore in cui tutte le forze politiche di maggioranza, di allora e di oggi, hanno operato e contribuito per la sua attuazione. Tanto che il piano dei parchi è proceduto positivamente. E' vero che la politica di disponibilità usata dall'Assessore Rivalta ci ha portato a rinunciare, speriamo temporaneamente, a qualche parco o a qualche area; però ha portato anche a consolidare e a realizzare in modo positivo molti parchi, a superare molte difficoltà, a creare anche credibilità e a fugare diffidenze e preoccupazioni che pur sussistevano.
Le leggi che abbiamo creato o abbiamo contribuito ad approvare hanno tutelato sufficientemente tutte le parti in causa, salvaguardando l'agricoltura, gli interessi privati anche per i boschi e quanto vi era in queste aree verdi. Spero che Rivalta riconosca l'apporto costruttivo che abbiamo dato in questa materia.
Ora, però, riteniamo che ci troviamo in una fase di passaggio tra l'azione transitoria - chiamiamola così - di approvazione di leggi e documenti con norme di salvaguardia provvisorie e l'azione definitiva nella quale vengono ad essere sanciti vincoli e norme destinati a permanere nel tempo e che magari creeranno nuovi problemi fino ad oggi impensati. Proprio perché queste norme vincolistiche e definitive hanno un impatto nella realtà, nella gente, negli interessati che vivono in quelle zone e vi operano traendone anche un reddito. Problemi nuovi, certo, sorgono.
Cogliamo questa occasione per chiedere all'Assessore, alla Giunta, alle forze politiche, di meditare sui nuovi problemi che vengono posti in prima luce attraverso i nuovi documenti. I documenti sono poi piani naturalistici, sono i piani territoriali, sono i piani di assestamento forestale, sono tutti gli strumenti urbanistici e di difesa del suolo ecc., che si identificano con gli strumenti attuativi dei parchi. Quindi il nostro invito, meditando su questi nuovi problemi, è di avviare un dibattito su tutta la problematica nuova, che dia modo di dare uno sguardo a quanto già si è fatto in questa materia ma anche tener conto per il futuro dei problemi nuovi che ne conseguono.
Per salvaguardare e per realizzare l'interesse pubblico di difesa dell'ambiente, dei boschi, del suolo in generale, dobbiamo ad esempio porre dei vincoli verso i privati che, nei parchi, hanno delle proprietà.
Vincoli, sono l'obbligo di praticare una coltura piuttosto che un'altra qualche vincolo all'agricoltura, per forza, sarà necessario: divieto di tagliare piante; divieto di tagliare i cedui: cedui che in passato, in molte aree dei parchi, hanno fornito da sempre la materia prima per il riscaldamento e il legname per intere famiglie ed interi paesi.
E viene fuori il problema delle strade; ci sono strade comprese nell'acquisto delle aree verdi o dei parchi: e in questo caso non ci sono problemi. Ma per altre strade si dovrà versare un affitto o il pagamento di un canone da trattare con i proprietari.
I diritti dei privati sono riconosciuti non solo dalle nostre leggi regionali, credo, ma dalla stessa costituzione.
Il problema è: quali vincoli debbano essere indennizzati, quali altri non debbano essere indennizzati e a quanto debba essere valutato l'indennizzo.
Questo il problema da affrontare globalmente per affermare una linea di condotta che valga per tutti e non sia da rivedere caso per caso.
Non sarà un vincolo il mantenimento di un bosco che già esiste; per quando dichiariamo ad un privato che un terreno coltivato dovrà diventare bosco, credo che questo possa ledere i suoi interessi, in quanto toglie un reddito ed apporta degli oneri. Quando riteniamo di trasformare un ceduo in alti fusti, cosa che rientra nella politica dei parchi, anche in questo caso si toccano interessi privati; così se ci proponessimo di conservare un bosco di alto fusto, per motivi ambientali di pregio, ci troveremmo di fronte ad eventuali obblighi di indennizzo o comunque di chiarimento.
Questi, Assessore Rivalta, i problemi nuovi che ci troveremo ad affrontare e che, quindi, richiedono un immediato studio.
E questo non solo per tutelare i privati compresi in questi parchi, ma anche per far sì che il piano dei parchi prosegua su una corretta strada.
Questa, la preoccupazione politica di carattere generale che noi solleviamo. Non mi soffermo nel parco A o nel parco B o nei parchi singoli propongo una problematica generale.
Ritengo che uno scambio di idee su questi problemi possa essere utile positivo e costruttivo per tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Ritengo che l'approvazione naturalistica dell'area denominata "Parco di Stupinigi" debba trovare oggi la sua conclusione. In una tale ipotesi non vedo come possano interferire i pericoli espressi nel chiaro intervento del collega Chiabrando. L'approvazione di un piano naturalistico, infatti comporta conseguenze che possono essere esaminate a posteriori, toccando diritti che si riferiscono a leggi già esistenti.
Giusto come quando si concede una riserva di caccia, detta oggi azienda faunistica; prima si concede la licenza e, a posteriori, si studiano i vincoli per cui i danni procurati agli agricoltori, secondo la legge, vanno pagati al Mauriziano.
Non vorremmo avere altri ritardi; e vorremmo invece identificare quei settori che, in nome di un partito politico o comunque abusando, da un eventuale rinvio trarrebbero dei vantaggi.
Tutto questo deve finire. Ci piace .che questo Governo si sia posto finalmente sulla via di una ricomposizione del Consiglio di amministrazione; già la Regione ha indicato i suoi rappresentanti; il quale Consiglio è chiamato ad imporre una chiara e corretta politica al Mauriziano che oggi, per nostra convinzione, è nelle mani di ristretti gruppi i quali, millantando nomi di partiti politici, traggono vantaggio proprio in danno di quei partiti medesimi.
Tanto per essere chiari.
L'Ordine Mauriziano, creato da Amedeo VIII e ripreso sostanzialmente un secolo dopo da Emanuele Filiberto, aveva fondato il suo potere su un patrimonio donatogli dai Savoia, patrimonio via via accresciuto da altre donazioni nobiliari, sempre nel solco della Casa Savoia.
E rientrano in questa proiezione non solo Stupinigi ma Staffarda Sant'Antonio di Ranverso, Valenza, con tutto un complesso di questioni importanti, tali che credo non siano sfuggite ai Consiglieri regionali.
L'importanza che ha oggi l'Ordine Mauriziano con le sue quasi 20 mila giornate di terreno e con tutte le imponenti costruzioni architettoniche realizzate nel periodo storico che va dall'anno 1000, è evidente.
Gli stessi re di Casa Savoia, per lungo tempo, furono anche sostanzialmente presidenti dell'Ordine Mauriziano, immedesimando così, in tanta parte, la storia del nostro Piemonte con la storia dell'Ordine Mauriziano.
Ma, purtroppo, in questi ultimi dieci anni, movimenti perversi si innestarono all'interno del Mauriziano; e la Regione fece fronte ad ogni suo dovere nei confronti dell'Ordine, a seguito delle leggi di trasformazione delle competenze sanitarie da parte dello Stato alle Regioni.
Il Mauriziano non ha un solo contenzioso aperto con la Regione, per nessun motivo. Li abbiamo chiusi tutti.
Il Mauriziano, d'altro canto, ha respinto la Regione con calci nei denti in ogni occasione in cui la Regione stessa aveva avanzato qualche richiesta non nell'interesse regionale, ma in nome della collettività regionale.
Questo occorre anche sottolineare per chiarezza, considerato che stamane ci è pervenuto un documento nel quale si parla di questa richiesta e della Regione quasi con termini di irriconoscenza.
Noi non vogliamo porci in una linea di scontro , ma desideriamo che questo patrimonio dell'Ordine non sia più di dominio di alcuni che tentano di darsi forza con il nome di qualche partito politico.
Questo non corrisponde a realtà: non ho mai sentito di un partito che abbia avallato decisioni prese in sede di gruppi di potere. Perci insistiamo sul fatto che il Mauriziano deve essere messo a disposizione della collettività.
E perciò oggi dobbiamo non soltanto parlare del piano naturalistico, ma desideriamo l'approvazione del piano naturalistico.
Non ritengo che il piano naturalistico possa superare i vincoli della legge rispetto ai danni che possono derivarne; anzi, alla proposta che noi avevamo formulato al Mauriziano e cioè che la Regione si sarebbe attivata per rimettere tutto il bosco, dai cinque ai sei milioni di metri quadrati alle spalle della palazzina di Stupinigi; avrebbe attivato il bosco nobile avrebbe riattivati tutti quelli che erano i fossi abbandonati, lo spurgo delle acque, il piantamento nobile, il diserbo generale di tutto il cespuglio che ormai si era esteso.
E, quindi, sostanzialmente, ad una politica di nobilitazione dell'intero bosco per un'area elevata, lasciando poi il taglio all'Ordine Mauriziano, a maturazione avvenuta e corrispondendo ogni anno un affitto.
E trovatelo un fittavolo disponibile ad una condizione di questo genere, disposto a dare al padrone il piantamento, a spurgargli il bosco nobilitarglielo, farglielo tagliare quando è maturo e pagargli anche un affitto! A questa onestissima proposta, i rappresentanti dell'Ordine hanno detto che queste non erano proposte convenienti per il Mauriziano. Un tale sproposito non l'ha espresso il Ministero, lo ha espresso il ristretto gruppo che, all'interno dell'Ordine Mauriziano, da dieci anni alimenta una politica di scontro con la Regione Piemonte.
E sono lieto di poter aggiungere che la Regione non ha mai accettato questo scontro e ha risolto correttamente tutte le questioni con l'Ordine Mauriziano; non ne è rimasta una sola aperta.
Mi fa piacere che sia passata la proposta della nomina del Consiglio di amministrazione il quale, con gli uomini che lo compongono e che meritano la nostra fiducia, saprà operare in questa direzione, non violerà il diritto di nessuno e farà in modo che l'intero patrimonio del Mauriziano oggi valutabile a centinaia e centinaia di miliardi, venga posto a disposizione della comunità regionale piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Mi scuso con lei, Presidente, e con i colleghi per l'intempestività del mio intervento che probabilmente si sarebbe dovuto collocare in un momento diverso. Il fatto è che sono stato anch'io colto di sorpresa dal succedersi dei fatti.
Non entrerò nel merito della deliberazione proposta dalla Giunta, ma mi limiterò a riprendere un'affermazione del collega Viglione, secondo la quale ci troviamo di fronte un problema eccezionalmente importante. Proprio questa mattina, come ricordava la collega Vetrino, è giunta ai Capigruppo e forse neanche ai componenti della II Commissione, una corposa memoria dell'Ordine Mauriziano; memoria che contiene una serie di considerazioni valutazioni tecniche e giuridiche che, francamente, non ho avuto il tempo di valutare e di esaminare e che riterrei opportuno invece farne oggetto di una seppur breve meditazione.
Il collega Bontempi ha ragione quando afferma che bisogna essere prudenti nel creare un precedente interrompendo l'esame di una deliberazione per sopraggiunte nuove documentazioni.
Tuttavia, in questo caso, mi sembra inopportuno, pur conoscendo l'importanza della questione, accelerare i tempi del dibattito senza dare modo ai componenti della II Commissione, ai Consiglieri regionali, di valutare le ragioni esposte nella memoria pervenuta soltanto poche ore fa.
Prego di prendere in considerazione la proposta, già anticipata dalla collega Vetrino, di concedere eccezionalmente una pausa di riflessione su questo argomento e formalizzo la richiesta di non passare a votazione questo problema. Formulo la proposta nella certezza che il Consigliere Viglione non vorrà pensare che io mi presti a manovre oscure o a coprire interessi del Mauriziano, pensiero assolutamente estraneo alle mie intenzioni. Mi sembra semplicemente una questione di buon senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

In appoggio alla richiesta del Consigliere Carazzoni, vi è anche un'altra argomentazione: se è vero, come è vero, che nella memoria pervenuta in mattinata ai Capigruppo si accenna alla circostanza secondo la quale all'Ordine Mauriziano non venne data alcuna comunicazione di questo piano e che, solo nei giorni scorsi, l'Ordine Mauriziano lo ha conosciuto incidentalmente ma in un testo diverso da quello che il Consiglio si accinge a votare, si viola allora vistosamente il principio dell'obbligo della consultazione sancito dallo Statuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non mi dilungherò molto perch già il collega Chiabrando è intervenuto in questa discussione, affrontando anche questioni a carattere più generale. Non credo, come ha paventato il collega Viglione - Capogruppo del Partito Socialista Italiano - che Chiabrando volesse esprimere timori in ordine all'attuazione della politica dei parchi e della tutela ambientale. La verità è che noi siamo veramente ad una svolta nella politica regionale di settore. Per un verso stiamo passando dalla fase della definizione del "piano dei parchi" e dell'approvazione delle istitutive dei parchi e delle aree trattate ad una fase attuativa, che presuppone la stesura di piani di gerarchia e di natura diversa che sono previsti dalle leggi istitutive, oltreché dalla legge e n.
57 del 1959: i piani di "assestamento forestale", i piani "naturalistici" e i piani di "area", di gerarchia e di natura diversa, che definiscono in concreto la politica attiva da realizzare all'interno delle aree da tutelare e da valorizzare.
Ma, per altro verso, siamo anche di fronte, oggi, ad una realtà che richiede - e qui ha ragione Chiabrando - un momento di riflessione. Quando abbiamo avviato questa politica regionale, nelle precedenti legislature eravamo in presenza della previsione, pur con tempi diversi, di definizione dei "piani territoriali e socio-economici di Comprensorio"; quindi, tutta una serie di problemi di tutela, di vincolo e di valorizzazione territoriale ed ambientale che non potevano trovare traduzione specifica in una legislazione di settore, si pensava che avrebbero trovato un altro momento, più generale, di considerazione e di disciplina. I ritardi nella definizione generale della politica territoriale nella nostra Regione pongono ora problemi nuovi; cioè, al di là della politica dei parchi e all'attenzione richiamata da Chiabrando nel passaggio alla sua fase attuativa, si pone anche una necessaria e doverosa riflessione a problemi più vasti e generali di tutela.
Ho fatto presente all'Assessore Rivalta, ed anche altri Consiglieri regionali lo hanno evidenziato in questi ultimi tempi, che abbiamo, per esempio, problemi drammatici di tutela del Po, che non hanno potuto trovare finora considerazione all'interno della politica dei parchi per vari motivi, non ultimo quello di una scarsa disponibilità di risorse della Regione che ormai richiede - se questa scarsità di risorse permane - altre forme di intervento, di vincolo, di controllo e di indirizzo, a fronte della realtà di distruzione del fiume e di degradazione dell'ambiente in generale.
Per questi problemi, caro Viglione, si giustifica la richiesta che avanziamo, implicita nell'intervento del collega Chiabrando, di una rinnovata considerazione che crediamo, peraltro, ben presente anche all'attenzione dell'Assessore Rivalta.
Noi abbiamo ascoltato con molta attenzione l'intervento del collega Viglione, come tutti gli altri interventi; vorrei dire a Viglione chiedendo al Consiglio la stessa attenzione, che, mentre parlava, erano presenti quindici Consiglieri democristiani ad ascoltare con attenzione le valutazioni del Gruppo socialista in ordine all'oggetto in discussione.
Non desideriamo entrare in polemica né sappiamo se l'Ordine Mauriziano come ha affermato Viglione - svolge la propria politica dietro un "millantato credito di protezione o di colleganza con parti politiche". E' certo invece che il Gruppo consiliare della Democrazia Cristiana richiede non da oggi - in questo associandosi al collega Viglione - che si abbia finalmente un Consiglio di amministrazione funzionante, che situazioni di conflittualità o di incomprensione abbiano a cessare e che si realizzino nella chiarezza rapporti di collaborazione tra la Regione e l'Ordine Mauriziano, tali da consentire di affrontare i problemi che sono stati richiamati e che non hanno trovato soluzione nel corso delle precedenti e di questa legislatura.
Il provvedimento che stiamo discutendo ha come base e come presupposto giuridico non già l'applicazione della legge n. 43 sui parchi e sulle are attrezzate regionali, bensì la legge n. 57 del 1979 che disciplina la formazione dei piani di assestamento forestale e dei piani naturalistici di aree di particolare interesse, anche se escluse dal piano dei parchi o per le quali non sia stato istituito per legge il parco o l'area attrezzata.
Questo lo richiamo perché evidentemente noi non possiamo, nel confronto e nelle valutazioni, fare riferimento improprio ad un'altra legge di settore ma dobbiamo avere presente che la discussione dell'atto amministrativo e la valutazione all'interno della II Commissione sulla proposta della Giunta è avvenuta avendo a riferimento la normativa dell'art. 57.
E, sotto questo profilo, al di là di quello che può essere contenuto nella memoria dell'Ordine Mauriziano, che abbiamo avuto solamente modo di scorrere questa mattina, a noi pare che i disposti della legge 57 siano stati rispettati; nel senso che la proposta all'esame è quella di un "piano naturalistico" e che, nel rispetto dell'art. 7 della legge n. 57, l'insieme degli interventi configurati, con la descrizione della situazione attuale dell'area di Stupinigi e la normativa prevista, definiscono di fatto anche il "piano di assestamento forestale", che deve essere parte integrante del piano naturalistico. Infatti, c'è la descrizione dello stato attuale, la definizione degli interventi proposti e la normativa specifica che nell'insieme, offrono le linee direttrici per procedere alle azioni di assestamento forestale.
Dobbiamo anche aggiungere, per un corretto esame dei problemi inerenti l'area interessata, che sono già presenti su larga parte della stessa vincoli di tutela che derivano dalla legge 1497 del 1939 e che pertanto l'area, nel suo insieme, si presenta come area da tutelare oltreché per il suo valore, anche per i vincoli che già su di essa insistono; vi sono cioè le condizioni per dire che non si propone, in base alla legge 57, di imporre una serie di vincoli e di destinazioni, attraverso il piano naturalistico, su di una qualunque area privata della nostra Regione, bensì su di un'area di alto interesse naturalistico di proprietà di un Ente pubblico, in aderenza alle motivazioni prioritarie indicate ed elencate dalla legge 57. Ci pare, quindi, che queste condizioni giustificano l'intervento della Regione sull'area interessata.
Ora, vorremmo pure fare alcune osservazioni che derivano proprio dalla normativa che stiamo per applicare. Pare logico ed è implicito nella normativa, anche se non è richiamato in modo esplicito nella deliberazione che, a prescindere dall'approvazione del piano naturalistico, nel passaggio alla politica conseguente di attuazione sarà necessario, anche perch richiesto dalla legge, addivenire ad una convenzione con l'Ordine Mauriziano. Perché altrimenti sarebbe difficile, se non impossibile realizzare quegli interventi di trasformazione progressiva e graduale dell'attuale situazione nelle zone ad attitudine forestale, se non si attiva un meccanismo convenzionale con la proprietà che consenta l'attuazione dell'art. 9 della legge 57, cioè la previsione di un intervento finanziario diretto della Regione a copertura delle spese che devono essere affrontate. Quindi, noi crediamo - e ne chiediamo conferma all'Assessore - che, essendo implicito nel richiamo alla normativa vigente nel passaggio all'attuazione del piano naturalistico si procederà alla stipula di una convenzione, dato che per questa area non è stata ancora approvata la legge istitutiva del "parco regionale".
Ancora una cosa vorrei aggiungere. Per coerenza con la normativa che costituisce il presupposto dell'intervento proposto, non mi sembra corretta e propria la definizione che è contenuta a pagina 94, al punto 1.1, della normativa, laddove viene richiamata la legge regionale 43 relativa ai parchi regionali; nel senso che, lo ripeto, il presupposto giuridico su cui questo atto amministrativo si fonda è quello della normativa contenuta nella legge regionale n. 57 del 1979. Quindi il primo capoverso, punto 1.1 della normativa andrebbe corretto: o si precisa che l'area avrà la destinazione, con specifico e diverso atto legislativo, a "riserva naturale integrata" ai sensi dell'art. 4, dato che nella presente situazione non possiamo fissare la destinazione di zona ai sensi della legge 43; oppure in alternativa, si potrebbe dire, nel corpo della deliberazione, che contestualmente modifichiamo la delibera istitutiva del "piano dei parchi" e che quest'area, così circoscritta, diventa "riserva naturale integrata" modificandone l'originaria classificazione ad "area attrezzata" contenuta nel piano regionale dei parchi. L'ultima osservazione, ma è banale, è che ho riscontrato un errore materiale di riferimento ad un articolo della normativa: cioè, al punto 11 della normativa si richiama l'art. 9 mentre invece dovrebbe essere citato l'art. 10 della normativa stessa.
Non ho altro da dire e a conclusione confermo il voto favorevole che il Gruppo consiliare della D.C. ha espresso in II Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Bisogna riconoscere che, in determinate occasioni, magari involontariamente ci si aiuta: gli argomenti esposti dal Consigliere Genovese sul merito della questione sono infatti condivisibili, sia per la parte generica, come per quanto si riferisce all'apertura della successiva politica di definizione dei parchi e del piano naturalistico dell'area in oggetto. Il nostro sarà un voto favorevole e vorrei rafforzarlo con una considerazione che, se mi permettete, a livello personale come lo era da parte del collega Viglione, è di tipo politico.
Registriamo con favore l'atteggiamento della Democrazia Cristiana, in quanto la scelta tendente a varare questo provvedimento di grande importanza è in armonia con i problemi oppostici per troppo tempo da parte di un Ordine separato che, non a caso, noi non volevamo da noi disgiunto tant'è vero che lo abbiamo sempre ascoltato.
Di qui la proposta di un Consiglio di amministrazione che agisse nell'interno del sistema di garanzie proposto dalle assemblee elettive. In questo senso, credo che anche le posizioni assunte attualmente dal Mauriziano non debbano essere scollegate ad una storia che, nella vicenda si è verificata: una storia, intanto, che ha visto le resistenze eccessive da parte di chi dirige l'Ordine. Non è detto che chi dirige l'Ordine impersoni una parte politica - può impersonare altri tipi di interessi come mi pare si stia verificando - ma, tutto sommato, si è trattato di comportamenti che hanno indotto la Regione, fin dall'inizio, a reagire con azione corretta e preveggente, sfociante in un nostro inserimento nel parco.
Quindi, nelle posizioni assunte dalla Democrazia Cristiana, credo si possa anche identificare un perfezionamento di interesse tra di noi.
Con questa valenza politica noi siamo ancora più convinti dell'opportunità dell'atto di approvazione odierna, perché di fronte ad una scelta meditata, confermata anche dal testo stesso del provvedimento, le obiezioni ultime dell'Ordine, eccessivamente interessato, potranno sì venire esaminate, ma non possono costituire un ostacolo ad una decisione politica definitiva, che deve manifestarsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Quale membro della II Commissione, per quanto riguarda il Partito Repubblicano, noi avevamo espresso in Commissione, riguardo a questo provvedimento, un parere favorevole che riconfermiamo oggi.
Per rispondere ad osservazioni espresse oggi vorrei precisare che, dal momento in cui alla Commissione venne presentato questo provvedimento (non ho sottomano il deliberato e il verbale della riunione, ma ricordo perfettamente come si svolse) lo stesso venne illustrato con dovizia di particolari e con molta competenza; tanto che poi la Commissione all'unanimità, votò la deliberazione affinché anche il Consiglio esprimesse in quest'aula il suo pensiero.
Per quanto riguarda le consultazioni, devo dire che la Commissione ritenne che l'esame fatto in sede della II Commissione fosse sufficiente e che il provvedimento, dopo il voto, potesse essere pronto per il dibattito in aula.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Vorrei ricondurre la discussione di oggi, come hanno già sollecitato alcuni intervenuti, al tema specifico dell'oggetto della deliberazione: quello, cioé, del piano naturalistico dell'area di Stupinigi all'area inerente al Castello di Stupinigi. E non darei più spazio alla discussione sull'Ordine Mauriziano e sulle sue competenze, dal momento che non se ne prevedeva un particolare dibattito.
L'Ordine del Mauriziano oggi è oggetto di discussione solo perché ci stiamo interessando ad uno dei tanti patrimoni di cui dispone: quel patrimonio fatto di terra, di boschi e di aree agricole, localizzati intorno alla Palazzina di Caccia di Stupinigi, con la quale forma un tutt'uno.
C'è, quindi, nella palazzina e nel suo interno, un valore storico monumentale ed architettonico, ambientale, di rilevanza assoluta certamente, uno dei patrimoni culturali ed ambientali di maggior pregio sia nel nostro Paese come nella cultura europea.
Oggi siamo chiamati a discutere come possiamo fare per meglio salvaguardare questi valori, questo complesso di elementi storico-culturali ed ambientali.
E il piano naturalistico si colloca, a questo fine, come uno strumento ed un impegno inderogabile per lo svolgimento di un'operazione di enorme importanza civile e culturale.
Per salvaguardare questo valore e questo ambiente, per opporci ad un suo completo degrado, avevamo tentato la strada di una partecipazione della Regione, attraverso l'istituzione del parco, che ci avrebbe consentito, in quanto parco ad istituzione regionale, di poter impegnare anche risorse finanziarie, oltre ad un impegno politico e culturale.
Un impegno tempestivo, in quanto il degrado è in corso da decenni ed è continuato anche in questi ultimi anni. Avevo sperato, poiché il Governo ci aveva bocciato la legge istitutiva del Parco di Stupinigi, che gli organi governativi si sentissero impegnati in un intervento di manutenzione ordinaria, oltre, evidentemente, a quella straordinaria sulle strutture architettoniche.
Cosa che non è stata fatta: si è quindi impedito alla Regione di intervenire e, al tempo stesso, vi è stata una disattenzione totale a livello governativo Avevo sperato che il Ministero dell'Agricoltura, che si occupa della tutela ambientale del parco ed ha un dirigente di settore molto attivo, ma (consentitemi) con uno spirito sovente non certo in armonia con quello della Regione, ponesse attenzione sulla parte forestata agricola. Ed è stata anche questa vana speranza! Contemporaneamente, da Roma ci hanno anche bocciato quella convenzione (della quale Viglione era stato non solo il propositore ma, in qualche misura, l'estensore), che il Consiglio regionale aveva approvato e per la quale, quale indennizzo, si sarebbero attribuiti all'Ordine Mauriziano tutti i prodotti della gestione del bosco.
Parte di questa zona comprendeva l'area che avevamo individuato quale da tutelare attraverso l'istituzione di un parco; una tutela prevista anche dalla legge del 1939, sulla tutela ambientale. Tutela ambientale che, in questi ultimi anni, dopo il decreto 616, esercitava la Regione. Ora, in questi mesi è posto in discussione anche questo esercizio della tutela ambientale, in quanto una circolare di Spadolini, del giugno scorso precisa che quando si tratta di aree ed immobili di proprietà pubblica la Regione può esercitare le deleghe e dare le autorizzazioni solamente quando si sia espressa favorevolmente la Sovraintendenza; credo che una tale gestione a due sia davvero inconcepibile; la gestisca un Istituto o l'altro! Comunque, neanche sul piano della tutela ambientale è stato rispettato un rapporto di legittimità: ancora ultimamente - come ho già segnalato mesi fa - da parte del Mauriziano sono stati tagliati boschi di particolare pregio forestale e naturalistico, ed uno di questi non solo è dentro l'area indicata come parco, ma dentro l'area sottoposta alla tutela della legge del 1939. E tutto questo è avvenuto senza una richiesta di autorizzazione.
Insomma, da un lato vi è disattenzione a livello centrale della tutela della salvaguardia di questo complesso ambientale e monumentale e dall'altro, c'é una gestione del Mauriziano che, preoccupata dai suoi altri compiti istituzionali - tra altri, oltre il compito di salvaguardare il patrimonio che gli è attribuito, anche quelli di tipo sanitario ospedaliero non presta attenzione alla salvaguardia del suo patrimonio storico-culturale; anzi, in qualche misura, lo deforma orientandolo ad essere strumento di acquisizione economica per sostenere le altre sue finalità. Ed ecco che taglia un bosco di particolare pregio; fa una politica forestale da anni puramente produttiva come si potrebbe fare nelle are alluvionali lungo i fiumi, pianta i pioppi a rapida crescita; non tiene assolutamente conto che ci sono delle situazioni territoriali ambientali anche di interesse economico - produttivo. Siamo in questa situazione. E permane la preoccupazione vostra e mia di impedire che, proprio nell'area torinese, qui a Torino, presenti noi in Consiglio regionale, si debba assistere ad una degradazione irreversibile della Palazzina di Caccia di Stupinigi e del territorio circostante, sulla connessione ambientale studiata, addirittura costruita ambientalmente sotto il profilo vegetativo in relazione allo stesso progetto della Palazzina di Caccia. Una grave preoccupazione.
Tanto più per me, convinto come sono che, anche approvando oggi la delibera, noi ci troveremo ancora di fronte ad una serie di difficoltà del tipo già manifestatesi in passato; di persone che sono ricorse per vie indirette a Roma.
Ma a me sembra anche importante che, politicamente e culturalmente, il Consiglio regionale dia il segno che non si abbandona quell'impegno che secondo me, è di grande portata civile e culturale. Questa è la ragione dell'insistenza ad andare avanti; il che non vuol certo dire abbandonare gli altri discorsi; mi riferisco anche al compiacimento espresso da Genovese per un'attenzione del Gruppo democristiano a questo problema.
Il piano naturalista che si approva contiene indicazioni molto precise approfondite, con elementi già in fase di un processo di definizione.
Bisogna anche considerare che, in materia, non abbiamo molte esperienze a cui rifarci; stiamo addirittura percorrendo strade del tutto nuove. Per quanto io non sia un tecnico del settore, tuttavia, leggendo e conoscendo il piano, ne ho un'impressione di fondatezza scientifica. Vi è anche quell'indicazione d'intervento forestale necessario per poter gestire il bosco.
Vi è un'indicazione per una gestione di assestamento della foresta ed è importante il discorso sulla politica naturalistica per ricostruire le condizioni per uno sviluppo del bosco, che non sia fondata solamente sul pioppo produttivo, ma che recuperi i latifogli; in particolare la farnia la quercia farnia, l'albero caratteristico, direi storico, di quell'ambiente.
Approviamolo questo piano! Credo sia un atto importante dal quale prendere le premesse per realizzare quanto Chiabrando, Genovese e Viglione con molta passione, ci hanno prospettato.
Concludo, con un accenno alla questione sollevata dal collega Majorino.
Anch'io questa mattina ho ricevuto e ho letto la lettera del Mauriziano.
Sottolineo che già una volta abbiamo sospeso una discussione in Consiglio per dare tempo all'Ordine di esprimersi.
Ora, il documento ci viene fatto pervenire proprio questa mattina. E ho letto con rinnovata sorpresa alcune dichiarazioni contenute in questo documento.
Per esempio, si dice che copia della nostra lettera è stata inviata solo di recente. Io ho la lettera di trasmissione di questo documento e porta la data del 16 settembre; e il 16 settembre sono due mesi fa! Certo è una data recente rispetto agli anni nel corso dei quali siamo stati costretti a segnare il passo in questa vicenda, ma non è ieri e non è nemmeno la settimana scorsa. Il 16 settembre abbiamo dunque inviato il documento elaborato che era contemporaneamente in discussione alla Commissione. Ciò che mi sorprende ancora di più è dove si parla del ringraziamento rivolto all'Ordine dagli estensori del piano; non risulta infatti, che gli incaricati dell'indagine abbiano mai richiesto ed ottenuto dagli uffici dell'Ordine un documento o che siano stati autorizzati di accedere all'archivio dell'Amministrazione del Mauriziano. La cosa mi sorprende davvero perché i responsabili dei vari servizi dell'Ordine del Mauriziano hanno dato, sì, una collaborazione a persone richiedenti di accedere all'archivio, nel mettere a loro disposizione il materiale d'archivio, nell'accompagnarle a fare perlustrazioni (in alcuni casi addirittura con i mezzi del Mauriziano e con le guardie forestali del Mauriziano), ma per fare tutto questo gli incaricati e i tecnici che hanno eseguito i sopralluoghi hanno dovuto presentare una formale richiesta all'Istituto. Per cui mi suona sorpresa; direi che il fatto di cui si parla non sia avvenuto oppure, se è avvenuto, non ne siamo stati avvertiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni. Si tratta di una dichiarazione di voto?



CARAZZONI Nino

Sì, per una questione pregiudiziale. Io non entro nel merito delle dichiarazioni espresse dall'Assessore Rivalta, limitandomi ad aggiungere questo lo voglio fare per senso di responsabilità e per chiarezza di posizioni del tutto condivise da me personalmente e dal mio Gruppo - che avevo formulato una richiesta di sospensiva, domandando che si differisse il voto su questa delibera alla prossima seduta, in quanto c'era la materiale impossibilità di valutare con ponderazione la memoria presentata ai soli Capigruppo questa mattina stessa. Questa richiesta io la reitero mantenendola ferma. Si passi alla votazione: qualora fosse respinta (ma mi sembra che questa sarebbe un'ulteriore forzatura dopo quanto abbiamo qui sentito ancora adesso dall'Assessore, cioè che questa memoria presenta degli aspetti perlomeno strani, perlomeno discutibili, perché si affermano cose che sarebbero invece non vere o non avvenute; quindi, necessità di accertamento ulteriore) il voto del Gruppo sarà di astensione, unicamente per il motivo precisato: e cioè la mancata possibilità di valutare sino in fondo i termini esatti sollevati dall'ultima memoria presentata dall'Ordine Mauriziano.



PRESIDENTE

Sulla richiesta di sospensione o di rinvio alla prossima seduta del voto, la parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Di fronte alla reiterazione di questa proposta da parte del Gruppo del Movimento Sociale, non posso che dichiararmi contrario.
Le motivazioni penso già di averle esposte e penso peraltro che proprio le cose esposte dall'Assessore Rivalta dimostrino come un rinvio sarebbe un precedente pericoloso in linea generale; e sarebbe anche abbastanza lesivo per le decisioni assunte nelle sedi proprie e che si identificano in quelle della Commissione, decisioni che, peraltro, hanno trovato espressione di validità nel dibattito appena concluso.
Perché, in realtà, la possibilità di prendere ulteriormente in considerazione queste obiezioni gira sempre attorno ad un nodo di natura politica, come ho già detto. E sono obiezioni che contrastano la presa di posizione di altri Gruppi, compreso quello della Democrazia Cristiana.
Ragion per cui credo si debba andare avanti e che sia opportuno farlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Ancora una volta, colleghi Consiglieri, vorrei richiamarmi alla vostra attenzione ed anche all'attenzione del proponente la sospensiva, il collega Carazzoni.
Oggi, l'Ordine Mauriziano si trova in una situazione che definirei drammatica. Ci rendiamo conto che monumenti quali quelli di Sant'Antonio di Ranverso e di Staffarda, che hanno un valore storico ed artistico incomparabili, stanno andando in rovina e che boschi interni stanno diventando rovi e cespugli. E con una tale drammatica realtà, un documento dovrebbe oggi farci rinviare ulteriormente la votazione. Chiunque di noi ha assistito in questi ultimi tredici anni ad assemblee (pensate a quante assemblee sono state fatte a Stupinigi! ), agli incontri con i vari Commissari (li ricordo tutti; con i responsabili, con il Governo, con il Ministro delle Finanze, con quello dei Beni Culturali, con tutte le Sovraintendenze). Non c'é più nessuno, credo, in Italia o in Piemonte, che non sia a conoscenza della grave condizione dell'Ordine Mauriziano, che lascia decadere tutto.
Rinviare ancora un provvedimento, che significa un inizio, è un errore gravissimo! Vorrebbe dire una specie di non decisione che finirà con il ribaltarsi su di noi che non abbiamo saputo decidere. Io dico semplicemente: tutto ciò che era da farsi è stato fatto: la conoscenza l'informazione, il confronto; non credo che oggi noi possiamo compiere un ulteriore atto se non quello del voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Colleghi Consiglieri, credo che il Gruppo della Democrazia Cristiana su questa deliberazione anche se potevano esserci momenti di polemica abbia tenuto un atteggiamento molto responsabile.
E' pacifico che un rinvio per un esame di osservazioni pervenuteci questa mattina, a mio avviso non avrebbe sconvolto nulla. Ma, in questo momento, noi, nel nostro voto, nel voto sulla pregiudiziale e su quello favorevole del Gruppo, già annunciato dal collega Genovese, diamo la preminenza a quello che è stato il filone conduttore del dibattito ed agli interventi di Chiabrando e Genovese, che hanno trovato una favorevole risposta da parte dell'Assessore Rivalta. E cioé, nel momento in cui si vota una certa deliberazione, determinate osservazioni ed approfondimenti hanno precisato come, su questa materia, particolarmente per quanto riguarda il problema degli indennizzi - e mi sembra che 15 o 20 giorni fa lo stesso Assessore Rivalta avesse proposto un ripensamento per quanto riguardava il problema del personale -, sia necessario un approfondimento un percorso nuovo anche alla rovescia, anche sulle cose che sono state fatte: approfondimento che potrebbe avere luogo in apposito dibattito.
Credo che i problemi sollevati oggi, i problemi sul personale dei parchi che riguardò il dibattito di due o tre sedute fa, siano il punto centrale di questo discorso che dobbiamo approfondire. Conseguentemente poiché anche nel documento pervenuto questa mattina, che non ho avuto modo di esaminare, ci saranno osservazioni e punti da meditare, lo stesso futuro e prossimo dibattito potrebbe essere occasione propizia anche per questi approfondimenti.
Sotto questo profilo, con queste osservazioni, noi non è che non confermiamo il voto favorevole già espresso a nome del Gruppo dal collega Genovese, ma preciso che non votiamo a favore della pregiudiziale, votiamo contro questa pregiudiziale, anche perché riteniamo che eventuali argomentazioni ed osservazioni sul documento potranno essere riprese nel prossimo dibattito.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri interventi e se il Consigliere Carazzoni mantiene la pregiudiziale, occorrerà votare sulla stessa che consiste nella richiesta di sospensiva del voto su questa deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La questione pregiudiziale è respinta con 2 voti favorevoli e 43 contrari.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 4/9/1979, n. 57, così come modificata dalla legge regionale 10/12/1979, n. 68 ed in particolare gli artt. 7 e 8 della legge medesima viste le deliberazioni della Giunta regionale n. 53-24012 del 9/10/1979 e n. 19-1835 dell' 11/11/1980 con le quali si affidava all'IPLA S.p.A l'incarico di redigere il piano naturalistico dell'area del Parco di Stupinigi visto il piano naturalistico dell'area del Parco di Stupinigi redatto dall'IPLA S.p.A, secondo le indicazioni contenute nell'art. 7 della legge regionale 57/1979 vista la deliberazione della Giunta regionale n. 315-19159 del 20/9/1982 sentita la II Commissione consiliare delibera di approvare, ai sensi dell'art. 8 della legge regionale 4/9/1979, n.
57, il piano naturalistico dell'area del Parco di Stupinigi allegato alla presente deliberazione per farne parte integrante".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 43 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame deliberazione Giunta regionale n. 9-19222: "Fondo sociale di cui al titolo III della legge 27/7/1978, n. 392. Modalità di riparto e relativo piano della somma assegnata alla Regione per l'anno 1981. Spesa di L. 3.541.156.000 (cap. 10380/1982)"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la deliberazione della Giunta regionale n. 9-19222: "Fondo sociale di cui al titolo III della legge 27/7/1978, n. 392. Modalità di riparto e relativo piano della somma assegnata alla Regione per l'anno 1981. Spesa di L. 3.541.156.000 (cap. 10380/1982)", di cui al punto undicesimo all'ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 9-19222 del 28/9/1982 sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera 1) di ripartire tra i Comuni interessati la somma relativa al fondo sociale di cui al titolo III della legge 27/7/1978, n. 392, assegnata alla Regione Piemonte per l'anno 1981, in base alla popolazione residente nei Comuni stessi (dati ISTAT 1980), come risulta dal prospetto allegato che fa parte integrante della presente deliberazione 2) di erogare la somma così ripartita agli organi istituzionali delle Unità Sanitarie Locali, di cui alla legge regionale 21/1/1980, n. 3, con imputazione all'idoneo capitolo del bilancio per la gestione dei servizi socio-assistenziali.
Alla spesa di L. 3.541.156.000 si fa fronte con lo stanziamento di cui al capitolo 10380 del bilancio per l'anno 1982 che presenta la necessaria disponibilità.
L'obbligazione verrà in scadenza nell'anno 1982.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti in aula.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 229: "Provvidenze per la promozione e diffusione nelle scuole della lettura e dell'utilizzo didattico dei giornali"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto tredicesimo all'ordine del giorno che reca: Esame progetto di legge n. 229: "Provvidenze per la promozione e diffusione nelle scuole della lettura e dell'utilizzo didattico dei giornali".
La parola al relatore, Consigliere Marchiaro.



MARCHIARO Maria Laura, relatore

L'opportunità di riconfermare la sperimentazione avviata con la legge regionale 48/1979 è sollecitata sia dall'ampio interesse espresso nelle scuole piemontesi per l'utilizzo didattico dei giornali, sia dal risultato sostanzialmente positivo conseguito nei primi tre anni di attuazione della suddetta legge 48/1979, sia ancora dalla volontà di proseguire nella direzione del rinnovamento dell'attività scolastica.
Quanto sottolineato più volte in sede di Consiglio regionale va qui ribadito: lo stretto rapporto fra scuola e società, fra attività educative e problemi, situazioni sociali - economiche - culturali locali è un elemento decisivo per l'arricchimento dei contenuti della scuola, per un rinnovamento dei suoi metodi di lavoro ed un'occasione per i giovani per imparare a servirsi, in modo critico, dei mezzi di informazione.
A tal fine si intende promuovere sperimentalmente, anche per l'anno scolastico 1982/1983, la diffusione nelle scuole piemontesi di giornali quotidiani e periodici locali, ritenendoli strumento di informazione e formazione anche per la conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale della Regione e delle comunità locali.
La struttura del disegno di legge all'esame del Consiglio regionale è analoga a quella della legge regionale 48/1979. Variazioni sono introdotte rispetto all'assegnazione di abbonamenti alle scuole secondarie superiori ora riferita ai corsi operanti negli Istituti e non più alle singole classi.
Per quanto concerne i periodici locali si prevede che essi debbano essere scelti esclusivamente fra quelli dell'elenco già in vigore per l'anno scolastico 1981/1982, ciò al fine di sveltire i tempi di attuazione della legge.
Sono riproposte le iniziative culturali di appoggio tese a favorire l'utilizzo sperimentale dei giornali quale strumento didattico nell'attività scolastica, per non limitarne l'uso alla semplice lettura superficiale e alla consultazione.
Variazioni sono introdotte anche per quanto attiene agli oneri finanziari previsti in L. 300 milioni: essi sono infatti ridotti a meno della metà di quanto impegnato ed erogato lo scorso anno (L. 625 milioni).
Di per sé gli abbonamenti (15.166 a quotidiani e 9.950 s periodici, nel 1981) saranno dimezzati con possibili ulteriori riduzioni qualora il prezzo dei giornali aumentasse.
La scelta dell'abbonamento per corso consentirà di recuperare qualche abbonamento in più, ma per aumentarne il numero, a fronte della riduzione delle disponibilità, occorrerà ricorrere anche ad altri meccanismi, quali ad esempio, la limitazione della durata degli abbonamenti.
Tali aspetti si suggeriscono ai fini dell'attuazione della legge. In particolare, la VI Commissione raccomanda l'utilizzo prioritario dei giornali nelle scuole medie inferiori e conseguentemente la destinazione ad esse di una maggiore quota di finanziamenti (ad esempio 70%). Ciò per varie ragioni.
Risulta che in questi tre anni le esperienze didattiche più fruttuose si sono avute in questo livello di scuola, in cui il giornale è inserito nella programmazione delle attività didattiche. Secondo una stima elaborata dal CSI a fruire dell'iniziativa sono state al 58% le scuole medie inferiori (all'85% pubbliche), al 33% le scuole medie superiori (al 25 private) e al 9% i corsi di formazione professionale.
Le stesse scuole ci dicono che il lavoro preparatorio sui giornali svolto nella scuola media inferiore offre a coloro che non proseguiranno gli studi una certa dimestichezza nella lettura del giornale facilita e migliora l'utilizzo del giornale agli allievi della scuola secondaria superiore, consente agli allievi dei corsi delle 150 ore di fruire di un mezzo di formazione ritenuto di particolare importanza.
D'altro canto, per le scuole secondarie superiori è da ritenere che provveda lo Stato per effetto del D.M. 10/2/1982, attuativo dell'art. 15 della legge n. 416 sulle provvidenze per l'editoria.
Tale decreto, rivolto solo alle scuole secondarie superiori, prevede che le testate siano acquistate con i fondi dei singoli Istituti o eventualmente con fondi mezzi a disposizione dalle Regioni. Si auspica pertanto, che il Ministero provveda sollecitamente alla congrua assegnazione di fondi ai singoli Istituti.
La discussione che ha accompagnato l'iter della legge in VI Commissione e l'attenzione posta all'individuazione dei criteri per un produttivo utilizzo delle risorse hanno consentito di formulare e quindi di approvare all'unanimità il testo della legge all'esame, consapevoli che la materia peraltro, dovrà essere riconsiderata attentamente, nella prospettiva di provvedimenti e rapporti più organici con la scuola.
Si raccomanda, ora, al Consiglio regionale l'approvazione del presente provvedimento e la sua dichiarazione di urgenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Pochi minuti per fare alcune considerazioni su questa nuova legge perché non vorrei rendermi complice di una consuetudine che oggi viene un po' smentita, avendo finalmente dedicato tre ore di seguito a problemi di politica amministrativa.
Per entrare subito nel merito di questa legge nei giornali nelle scuole, dirò subito che il voto del Gruppo D.C. sarà favorevole.
E' un voto favorevole in quanto la legge che votiamo è diversa da quella giunta in Commissione e da quella formulata dalla Giunta nel suo testo originale. Diversa non tanto nel testo, perché gli emendamenti apportati sono effettivamente pochi, ma piuttosto per la chiarezza e per l'onestà concettuale che la sostiene; onestà concettuale che, peraltro, la collega Marchiaro ha voluto egregiamente trasferire nella relazione unitaria.
Noi siamo stati determinanti, come forza politica, riguardo all'emendamento aggiuntivo all'art. 2; l'emendamento precisa che i giornali vengono concessi non solo alle scuole medie di primo grado e ai centri di formazione professionale, come voleva la Giunta, ma anche alle scuole medie di secondo grado.
Non vorrei dare la sensazione che questa richiesta sia stata fatta per aumentare la spesa; quindi, mi spiegherò meglio sul significato politico di questa scelta.
Quali erano i motivi di esclusione delle scuole medie di secondo grado? Direi che vi era un motivo valido: il riferimento all'art. 15 della legge sull'editoria, che mette a carico dello Stato la spesa per i quotidiani che vengono introdotti nelle scuole superiori.
L'art. 15, infatti, dice che "sono posti a disposizione degli studenti quotidiani e periodici nonché un giornale locale per la loro lettura". E questo a carico dello Stato.
Senonché il decreto ministeriale di attuazione della legge richiama esplicitamente le Regioni approvando cioè quanto esse hanno fatto ante legem. Perché il fatto che il decreto ministeriale, a differenza della legge, dica chiaramente che i fondi possono essere reperiti nel bilancio d'istituto ed anche nei contributi che possono essere dati dalla Regione, a modo di vedere della nostra forza politica, è un riconoscimento autorevole dell'azione che è stata svolta dalle Regioni in questo settore e, direi, in modo particolare anche dalla Regione Piemonte, la quale è stata, se non erro, la prima ad introdurre il giornale nelle scuole, richiamando le istituzioni, con questa dizione del decreto, a continuare nella loro attività di collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione.
Ma il decreto - ed è qui che la dialettica politica è necessaria quanto meno che emerga in questa sede e non venga contenuta tutta in sede di Commissione - che disciplina il modo di utilizzo del giornale non è conforme alle vedute della maggioranza.
Preciserei, per chiarezza, una cosa che non abbiamo detto in Commissione: non è un'invenzione del Ministro il reperimento di locali idonei per la lettura dei giornali, ma è la legge, è il Parlamento che ha impegnato il Ministro a fornire i giornali e, allo stesso tempo, a indicare i locali idonei nei quali i giornali possono essere letti.
Ora, noi, questa motivazione l'abbiamo respinta perché come rivendichiamo il ruolo autonomo della Regione nel settore di nostra competenza istituzionale, così riteniamo si debba riconoscere la piena autonomia del Governo centrale nel settore di sua competenza. Può darsi che, nella disciplina del modo di utilizzo del giornale nella scuola, il Ministro abbia imboccato una strada forse sgradita anche alla maggioranza ma non possiamo contestare che, comunque, il Ministro è nel dovere di imboccare la strada che ritiene più opportuna nell'ambito della legge.
Riteniamo che, come Regione, dobbiamo magari metterci in posizione dialettica, ma non sicuramente in posizione contestativa. Perché non dobbiamo sostituire lo Stato, ma, eventualmente, integrare le direttive di apertura della scuola verso la società, i decreti delegati che hanno aperto la scuola alla famiglia, alle forze sociali che autonomamente ci hanno suggerito di fornire alla scuola anche quello specchio della società che sono appunto i giornali e le riviste.
Passato comunque questo emendamento delle scuole medie superiori, ci pare anche che l'art. 7, sugli oneri finanziari, acquisti un significato diverso da quello che aveva nella stesura originaria della legge.
Perché va tenuto conto che i fondi disponibili per il corrente anno scolastico saranno di 300 milioni, anziché i 620 milioni dell'anno scorso.
E questo mentre il giornale è aumentato del 20%, perché il giornale che allora costava 400 lire, oggi ne costa 500. Si tratta, evidentemente, di un taglio drastico, non solo perché si intende scaricare a norma di legge gran parte della spesa sul Governo centrale o sul finanziamento dello Stato, ma perché la riduzione è in linea con l'indirizzo di contenimento della spesa pubblica che impegna non solo il Governo centrale ma, evidentemente, anche la Regione.
Allora questo discorso della riduzione da 620 milioni a 300 milioni acquista un significato diverso sul quale noi siamo pienamente consenzienti in quanto come forza di opposizione abbiamo il dovere di controllo sulla spesa, così come ci viene indicato dalla Giunta regionale ed abbiamo anche un diritto di esprimere scelte preferenziali. E quando queste scelte preferenziali collimano con quelle che ci vengono proposte dalla Giunta ritengo che si raggiunga un'unanimità che non è prefabbricata, ma sulla quale possiamo tutti quanti convenire con una certa soddisfazione.
Un'ultima considerazione. La legge ha un appesantimento perché prevede due relazioni: una di indicazione sull'indirizzo didattico che si intende seguire per l'utilizzo dei giornali nelle scuole e viene richiesta immediatamente. L'altra relazione, a fine anno. Ecco, noi abbiamo sollevato questo problema, poi l'abbiamo lasciato cadere, ma è indubbio che basta guardare alle difficoltà che abbiamo noi ad ottemperare a certi obblighi di relazioni semestrali ed annuali - certe volte, addirittura, non vengono neanche più portate in sede di Consiglio - per avere quanto meno il buon gusto di non cercare di imporre troppe relazioni alla periferia perché, con ogni probabilità, non soltanto non ne arriveranno due, ma neanche quelle normalmente richieste.
Rimangono, in Commissione, alcune perplessità di fondo sull'uso corretto del giornale nelle scuole.
Ci sono dei dati forniti dal centro di informazione che sono anche citati nella relazione che, a mio modo di vedere, pur essendo in linea di massima attendibili, hanno bisogno di un ulteriore approfondimento.
E' difficile esprimere giudizi tanto più se si sentono le voci che ci giungono da tutti gli istituti scolastici. Io, personalmente, non ho sentito un solo capo-istituto o un insegnante dire che l'utilizzo del giornale venga fatto in modo razionale. Vi è invece la tendenza a riconoscere che vi è un uso distorto e in qualche caso addirittura un "non uso" di tutto il materiale da noi fornito. Questo, naturalmente, non attiene il disegno di legge, ma ritengo che se richiediamo due relazioni queste, nel corso dell'anno scolastico, dovranno essere esaminate con particolare attenzione per trarne utile indicazione per il futuro; ma da queste indicazioni per il futuro potrebbero uscire fuori sorprese che si potrebbero allacciare a certe esperienze di intervento nel settore scolastico. Ad esempio, noi abbiamo istituito a suo tempo un trasporto alunni completamente gratuito; su questo trasporto-alunni gratuito stanno facendo marcia indietro ormai quasi tutte le Amministrazioni comunali perché il peso è diventato insostenibile. Abbiamo fornito, con sagge disposizioni di carattere demoscopico e qualitario, libri di testo gratuiti a tutte le scuole elementari perché era necessario che si partisse da un identico punto di partenza quanto meno di carattere economico e finanziario; anche in questa iniziativa abbiamo dovuto fare passi indietro anche se, a mio modo di vedere, eccessivamente precipitosi: perché quando si creano delle abitudini è poi anche difficile disabituarsi. Ecco, io ritengo che anziché indicare che si forniscano due testate di giornali e due testate di quotidiani locali per ogni corso, obbligando praticamente i capi-istituto o i Consigli di istituto di fare delle scelte pluralistiche su un ventaglio di giornali, sarebbe forse meglio prendere in considerazione l'ipotesi, in avvenire, di garantire per ogni testata di giornale che viene introdotta nella scuola con l'abbonamento un contributo dell'Amministrazione regionale.
In questo caso, ritengo che stabiliremmo quell'autocontrollo che, a livello periferico, è molto più facile ottenere facendo sborsare alle casse dell'istituto una parte della spesa dell'abbonamento piuttosto che fornire noi abbonamenti gratuiti.
Un'ultima cosa riguardo la nostra scelta di fornire il giornale solo per un trimestre; non penso che riusciremo, con 300 milioni, ad andare oltre questa eventualità, ma può darsi invece che obblighi a scelte interne che sarebbero di reale capovolgimento del programma che ogni istituto si dà. Per cui la soluzione prospettata prima, anche da questo punto di vista potrebbe venire incontro ad esigenze di autonomia che, in linea di massima noi cerchiamo sempre di soddisfare. Queste, le considerazioni che ho voluto fare soprattutto per sottolineare il fatto che, una volta tanto l'unanimità non è sempre frutto di disinteresse, ma può essere la risultanza di un interesse complessivo che produce frutti positivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Apro una breve parentesi per darvi la notizia della caduta del Governo una notizia che ci fa piacere e crediamo farà piacere non soltanto alla nostra parte.
Su questo disegno di legge approvato all'unanimità dalla VI Commissione, dove peraltro il Gruppo del Movimento Sociale Italiano non è rappresentato, noi dobbiamo ripetere coerentemente alcune perplessità già espresse in anni precedenti.
Incominciamo con il dire, a differenza di quanto affermato nella relazione, che uno stretto rapporto fra scuola e società, fra attività educative e situazioni economiche, sociali e culturali, non è mai esistito e non esiste.
Ce lo confermano gli educatori stessi e non possiamo seriamente prendere in considerazione che il giornale possa essere un elemento utile per l'arricchimento dei contenuti della scuola. Al massimo, forse, il giornale nella scuola potrebbe considerarsi quale strumento utile a sviluppare il senso critico negli alunni. Esattamente, la relazione si riferisce proprio allo sviluppo del senso critico dei mezzi d'informazione.
Ma ci sia concesso subito un dubbio di fondo: il senso critico che la scuola dovrebbe formare non è certo favorito dalla crisi in cui la scuola si dibatte, percorsa com'è dall'evidente contraddizione di intenti che la vuole scuola che istruisce ma che non educa. Mentre, pur tenendo presente che istruzione ed educazione sono momenti distinti di un medesimo processo informativo, la scuola non può neanche efficacemente istruire se, nello stesso tempo, non forma l'intelligenza e non educa la volontà, almeno per quel tanto che è necessario all'impegno quotidiano per la vita. Ma, al di là delle nostre intenzioni, delle nostre speranze e delle nostre convinzioni, questa è la scuola di oggi. E' la scuola che deve dare solo istruzione - in realtà, poi, forse non dà neanche questa - e non è in grado di insegnare ai ragazzi il terreno sul quale fare crescere la pianta del senso critico. E non sarà la lettura del giornale - ammesso che si faccia ad aiutarne crescita e sviluppo.
Ma superiamo l'osservazione di fondo e chiediamoci quale senso pu avere il giornale nella scuola quando i programmi non prevedono - e la didattica non lo organizza - il momento per la lettura. Noi abbiamo avuto notizia - e sono stati citati anche in aula - degli elaborati che parlano di risultati positivi conseguiti negli anni precedenti. Ma pensiamo anche di non poter essere smentiti nei fatti se diciamo che il giornale, nella scuola, finisce sulle scrivanie delle segreterie, sui tavoli delle sale professori, nelle mani dei bidelli. Nobili cose anche queste, certo, ma che niente hanno a che fare con le finalità che, con la legge, si vorrebbero raggiungere.
Dobbiamo avere il coraggio di dirle queste verità, se non vogliamo prenderci in giro e fuorviare l'opinione pubblica con parole vane e con atti che altro non sono se non la testimonianza di un protagonismo fine a se stesso. Dobbiamo cioè essere coscienti che, approvando questo disegno legislativo, noi diamo all'utente un materiale e delle possibilità che poi non usa e non sfrutta. Anche se ce ne fosse l'intenzione, nei programmi scolastici non si ravvisa lo spazio da dedicare a questa iniziativa, che verrebbe ad occupare i tempi di altre materie.
Dobbiamo chiederci: è possibile dedicare meno di qualche ora alla settimana per la lettura e per un confronto tra le varie testate, senza sottrarre tempo alle altre materie o forse intendiamo leggere i giornali fuori orario scolastico? Sono interrogativi - quest'ultimo formulato in chiave di battuta - che mettono a nudo una situazione reale.
Ma procediamo. A tre anni dalla promulgazione della prima legge regionale su questo argomento, nella relazione che accompagna lo stesso disegno, nello stesso articolato, all'art. 1, si parla ancora di sperimentazioni.
E noi siamo qui a domandarci se tre anni scolastici non siano stati sufficienti per chiarire cosa si vuol fare e ottenere, almeno per porre fine alla fase sperimentale. La verità è che il giornale nella scuola è solo uno slogan d'effetto per fare sensazione. E noi dovremmo continuare a "sperimentare" anche se siamo tutti consapevoli dell'inutilità o della scarsa utilità dell'iniziativa? Rimaniamo come sempre alla politica dell'apparire ma non del costruire.
Perché se così non fosse, se la Giunta considerasse importante questa iniziativa, ci si dovrebbe anche spiegare perché mai non si sia trovato il tempo di aggiornare l'elenco dei giornali, rimasto fermo all'anno scolastico 1979/1980.
Un'ultima considerazione. Noi crediamo all'opportunità di valorizzare la stampa locale, anche se non come strumento di informazione e formazione per la conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale della Regione e delle comunità locali.
Siamo pertanto favorevoli al principio di affiancare alla stampa nazionale quella provinciale e regionale. Non riusciamo invece a capire in cosa consistano le iniziative culturali da affiancare alla lettura del giornale.
Ne abbiamo anche chiesto privatamente ed informalmente, alla relatrice ma abbiamo avuto risposte vaghe. Di iniziative culturali si parla all'art.
5, senza che lo stesso articolo ci sia d'aiuto nel definirle più esattamente.
Abbiamo sinteticamente espresso alcuni dubbi che probabilmente sono condivisi da altri, dal momento che nella relazione della collega Marchiaro, svolta a nome della VI Commissione, troviamo scritto che la materia dovrà essere riconsiderata attentamente nella prospettiva di provvedimenti per apporti più organici con la scuola. Ecco "riconsiderazione più attenta della materia"; richiesta di "rapporti più organici" con la scuola che, evidentemente, non si è riusciti ad ottenere in tutti questi anni e che la scuola, così com'è organizzata oggi, non pu dare. Colleghi, a noi sembra che anche su questo problema, forse non importantissimo ma che potrebbe avere una sua particolare rilevanza ed un suo particolare e specifico interesse, noi dobbiamo essere chiari, perch qui si vanno comunque ad impegnare soldi del contribuente, sia pure, come ricordava la relatrice, in misura molto ridotta rispetto ai precedenti esercizi. Ma si tratta pur sempre di 300 milioni, il che ci fa dire che per come è formulata la legge, ci sia da parte della Regione del dilettantismo, non si vada oltre gli esperimenti, le prove, il buttare fumo negli occhi nostri e dei concittadini.
Perfino i giovani l'hanno capito. E abbiamo perso nei loro confronti ancora un po' di credibilità: provate ad interrogarli, questi giovani, non a mezzo di questionari e di formulari precostituiti, ma liberamente: siamo certi che ciascuno potrà rendersi conto dell'esattezza di queste nostre considerazioni, in forza delle quali la nostra razionalità ci spingerebbe a votare anche contro il disegno di legge. Tuttavia, nei suoi principi informatori, l'iniziativa non ci dispiace, soprattutto - lo confessiamo per la passione che portiamo per la carta stampata. Però questo nostro sentimento così esplicitato non potrà portarci oltre il limite di un voto di astensione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Questo provvedimento risponde ad un'aspettativa e ad un'attesa che la situazione degli anni precedenti ha determinato all'interno della nostra scuola, nella Regione. Aspettativa che mi sembra positiva. Perché per quanto grandi possano essere i limiti nel rapporto tra scuola e società, va pur sempre rilevata una presenza crescente e comunque attiva ed interessante di molti insegnanti i quali, guardando oltre l'ordinamento e la sua impostazione quando siano interpretati letteralmente, mediante questo ed altri strumenti che comportano per loro impegno e fatica aggiuntivi, si sforzano di superare ed attenuare questa frattura.
Un'aspettativa che - per quanto l'intervento finanziario sia ridotto rispetto a quello dell'anno precedente - mi sembra dovrebbe essere soddisfatta in termini qualitativamente migliori, perché effettivamente la discussione in Commissione ha permesso, per l'apporto delle forze politiche presenti, di introdurvi quelle riflessioni di ordine pratico nate dalle esperienze degli anni passati; nate da una più attenta valutazione del problema, la qual cosa permetterà di utilizzare meglio lo strumento posto a disposizione rispetto a quanto non era la strutturazione della legge precedente.
E' quindi con soddisfazione che, da parte della Giunta, si vede ribadito in Consiglio il voto sostanzialmente unanime già nato in Commissione.
Mi pare però che, sia pure nella brevità di questa puntualizzazione della Giunta, non possa essere taciuto il fatto che al di là delle questioni di merito che Martini illustrava e alle quali mi associo, la Giunta non fosse sensibile sul dato politico ribadito da Martini. In questo senso, la discussione, in Consiglio regionale, di temi legati alla politica amministrativa, come veniva detto, è stato sicuramente fattore importante per valorizzare il significato positivo dell'esistenza delle forze politiche. E aggiungerò che mi ha fatto particolarmente piacere vedere ribadita la funzione insostituibile della discussione del confronto di merito che avviene all'interno delle Commissioni; discussione che pu produrre consensi e dissensi ma, dall'aula e nell'aula, non può essere ignorata e taciuta, costituendo una parte così importante della Regione come istituzione, capace di produrre leggi non rigide ed immutabili, come in parte la legislazione nazionale è, ma neppure affrettate e ridotte al mero rango di deliberazione o di provvedimento amministrativo. E' sicuramente nel confronto in Commissione e nella disponibilità a modificare e a rivedere anche le posizioni iniziali che matura una possibilità di rappresentanza reale delle istanze della società.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "La Regione Piemonte promuove sperimentalmente, anche per l'anno scolastico 1982/1983, la diffusione nelle scuole piemontesi di giornali quotidiani e periodici locali, ritenendoli strumento di informazione e formazione anche per la conoscenza e valorizzazione del patrimonio di cultura della regione e delle comunità locali, così come previsto dagli artt. 5 e 7 del proprio Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.



PRESIDENTE

Art. 2



PRESIDENTE

"Per i fini di cui all'art. 1 la Giunta regionale assegna, ai Consigli di Istituto o ai legali rappresentanti delle scuole medie di primo e di secondo grado e dei Centri di formazione professionale, nel corso dell'anno scolastico, abbonamenti a giornali nel numero massimo corrispondente a due quotidiani e due periodici locali per ciascun corso operante nei singoli Istituti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "I periodici locali di cui ai precedenti articoli dovranno essere scelti esclusivamente fra quelli dell'elenco già in vigore per l'anno 1981/1982, allegato alla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "I soggetti di cui all'art. 2, che intendano fruire dell'assegnazione di abbonamenti, dovranno farne pervenire richiesta scritta alla Giunta regionale entro venti giorni dall'entrata in vigore della presente legge allegando indicazioni sull'utilizzo didattico dei giornali, nell'ambito delle iniziative di programmazione educativa. Entro i venti giorni successivi la Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente, provvede all'assegnazione degli abbonamenti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "Per i fini di cui all'art. 1 la Giunta regionale, su richiesta e in accordo con gli organismi scolastici, promuove iniziative culturali d'appoggio per favorire l'utilizzo sperimentale dei giornali nell'attività didattica".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "I beneficiari delle provvidenze di cui agli artt. 2 e 5, entro un mese dal termine dell'anno scolastico, inviano alla Giunta regionale una relazione sullo stato di attuazione delle iniziative di cui alla presente legge. La Giunta regionale redige, entro il successivo 15 settembre, un rapporto e lo invia al Consiglio regionale ed agli organismi scolastici".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 "Agli oneri derivanti dall'applicazione della presente legge, valutati per l'esercizio 1983 in 300 milioni in termini di competenza e di cassa, di cui 270 milioni per le assegnazioni di cui all'art. 2 e 30 milioni per le iniziative di cui all'art. 5, si provvederà in sede di predisposizione del bilancio preventivo 1983 con l'istituzione di un capitolo avente per denominazione: 'Spese per la diffusione nelle scuole piemontesi di giornali quotidiani e periodici locali', e lo stanziamento di 270 milioni in termini di competenza e di cassa, e di un capitolo con la denominazione: 'Spese per promuovere iniziative culturali d'appoggio onde favorire l'utilizzo sperimentale dei giornali nell'attività didattica' e lo stanziamento di 30 milioni in termini di competenza e di cassa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Formazione professionale

Esame deliberazione: "Approvazione programma annuale di formazione professionale - corsi normali e speciali e per invalidi civili - anno formativo 1982/1983 - legge regionale 25/2/1980, n. 8"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quattordicesimo all'ordine del giorno che prevede l'esame della deliberazione relativa a: "Approvazione programma annuale di formazione professionale - corsi normali e speciali e per invalidi civili anno formativo 1982/1983 - legge regionale 25/2/1980, n. 8".
In merito a questo argomento ho una lettera del collega Mignone che precisa come la VI Commissione, in data 29 ottobre, ha espresso parere favorevole al programma annuale dei corsi normali e speciali per invalidi civili. Se ne chiede pertanto l'iscrizione.
La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Intervengo per una richiesta di chiarimenti. Scorrendo il programma ho notato, anche in zone che conosco bene, corsi di formazione professionale faccio il caso del corso delle confezioniste, a Vercelli - che non hanno riscontro nell'apparato produttivo a cui quei corsi dovrebbero rivolgersi.
Non so se analoghe situazioni si verificano in altre zone del Piemonte ma dato che le finanze regionali sono ormai stremate ed uno degli impegni più urgenti a cui ci si troverà di fronte nel predisporre il bilancio sarà quello di una qualificazione della spesa per una sua migliore finalizzazione, il dubbio che esprimo, Assessore Ferrero, è se, sotto il profilo della formazione professionale, non si presenti il caso di corsi non giustificati da esigenze dell'apparato produttivo ed unicamente finalizzati, più che alla formazione di personale, al sostentamento dei centri che provvedono all'organizzazione di tali corsi; per cui i beneficiari, invece che la collettività, diventano gli organizzatori e i Consigli di amministrazione dei centri stessi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Desidero richiamare l'attenzione del Consiglio regionale e, in particolare, dell'Assessore all'istruzione, a quello del bilancio e al Presidente della Giunta regionale.
Non sarà forse il caso, per il futuro, di organizzare corsi di formazione professionale per geometri e periti agrari, corsi che potrebbero durare sei mesi o un anno, in modo da rendere idonei gli studenti geometri o periti a diventare degli operatori catastali, avendo gli uffici catastali del nostro Paese una necessità infinita di questi operatori? Ripeto necessità infinita per un obiettivo: l'aggiornamento degli estimi catastali di tutti i terreni che ci sono in Italia e, per quanto ci riguarda, nel Piemonte.
Per aumentare le imposte o per altre faccende, il buon Ministro Formica ha dato disposizioni che si aggiornassero gli estimi catastali facendo una semplice operazione di moltiplicazione: reddito catastale censito moltiplicato per un determinato coefficiente; giusto come sembra farsi anche per la denuncia annuale dei redditi. Ma, in realtà, gli estimi catastali non sono aggiornati per quanto concerne la natura dei terreni, la loro vocazione produttiva e la trasformazione che questi terreni hanno avuto da circa un secolo a questa parte. Ci sono, nei catasti, terreni classificati gerbidi, improduttivi, incolti e quindi con redditi dominiali ed agrari molto bassi, mentre invece la situazione è ben diversa; cosi come ci sono terreni già classificati a vigneto e quindi con redditi catastali molto alti, che ora vigneti non sono più; quindi, invece di andare alla ricerca vaga di tasse patrimoniali, sembrerebbe più logico incominciare a prendere queste iniziative. E credo che lo Stato, da solo, non ce la faccia.
Visto che si spendono soldi per istruire la gente a fare bene un certo mestiere, credo che questo tipo di istruzione renderebbe un grande servizio alla comunità, alla società e ai cittadini in genere e potrebbe procurare qualche anno di lavoro a tanti diplomati in cerca di occupazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Il progetto, ancorché presentato, come prevede la legge, sotto forma di deliberazione, sia pure di Consiglio, è uno di quei provvedimenti che determina, per il bilancio 1982, e spiega, per le variazioni di bilancio 1982, le operazioni che il Consiglio ha già votato e che, giova ricordarlo ai Consiglieri, anticipa e prevede, già sul bilancio 1983, delle cifre fissate in qualche modo automaticamente, sulla base di formulette applicate a quegli elenchi e a quelle tabelle, per un ammontare complessivo che non è molto lontano dai 50 miliardi di lire. Costituisce, peraltro, uno degli interventi fondamentali diretti, per competenza regionale, nel settore dell'economia, quindi mi sembra che le preoccupazioni avanzate da Borando e da Valeri siano ben motivate e giustificate. Perché un intervento di questa mole, in termini di risorse, di uomini, di lavoro della Regione e di tutte le strutture, è giustificato proprio dalla possibilità di agire, sia pure non direttamente attraverso la politica economica e industriale, ma indirettamente, nel settore dell'economia, in una situazione di crisi e di difficoltà. Questo deve essere uno degli strumenti che, all'interno del Consiglio, dovrebbe essere considerato per calibrare e strumentare delle politiche anche di natura generale.
Concordo anche con il Consigliere Valeri, che per quanto grande possa essere l'intervento e l'importanza di un settore all'interno della società criteri di rigore debbano essere contenuti e posti a premessa di qualunque decisione.
Non è con questo che io intenda tranquillizzare Valeri; se mai preoccuparlo forse un poco. Perché non bisogna credere, stante le disposizioni contrattuali e legislative oggi vigenti, che una modificazione nel piano dei corsi determini ipso facto un mutamento significativo della spesa; una spesa, infatti, che nasce da tre componenti; spese di personale spese per gli oneri derivanti dai consumi e quante altre debbano essere necessariamente ricondotte per la gestione dei centri.
Come ovvio, la prima partita di spesa è di gran lunga la più rilevante detta spesa è legata al numero di operatori che non può essere ridotto con un atto unilaterale della Regione conseguente alla stessa soppressione dei corsi. Esiste, in sostanza, la possibilità della Regione di chiedere l'istituzione, o istituire direttamente, dei corsi e di negare l'approvazione a corsi di cui sia stata fatta richiesta dagli enti; in ogni caso, qualora la Regione determini con le sue scelte un'eccedenza dei docenti rispetto alle ore di cattedra, la Regione stessa è impegnata a mantenere il rapporto di lavoro ed il corrispettivo finanziario relativo.
Questo elemento, certo, non impedisce il rigore, ma richiede che lo stesso venga attuato non attraverso una politica di tagli, ma mediante il contenimento di cose aggiuntive o la limitazione di cose passate, non accettabili; attraverso la riconversione delle strutture edilizie, di impianti; ma soprattutto delle risorse umane, verso quei settori che siano più confacenti alle esigenze di sviluppo della nostra società.
Operazione, questa, che motiva anche la necessità di ragionare sempre su tempi relativamente lunghi all'interno di una certa pluriennalità di spesa e quindi di fasi che si concatenano e partono dall'aggiornamento del personale e via via possono poi giungere all'apertura di nuovi corsi.
Credo che questo punto non sia secondario - visto che l'osservazione viene dal Presidente della I Commissione - perché richiede una certa attenzione, da parte del Consiglio, sui provvedimenti legislativi che dovremmo adottare proprio in merito agli inquadramenti del personale e a quant'altro necessario per strutturare un certo settore, eliminando aree non soddisfacenti anche all'interno delle competenze del personale.
Il piano di cui si tratta, in termini di ore-costo, è costante rispetto all'anno e all'esercizio precedente; questa è stata un'indicazione che la Giunta regionale aveva dettato con circolare del Presidente e che, dagli uffici e poi in sede di Commissione, è stata ricondotta attraverso la non accettazione da parte di corsi che non figurano in quell'elenco, ma che pur sono stati richiesti dagli enti.
Questione, questa, che può determinare problemi di natura opposta a quelli che Valeri ha sollevato, cioè l'improvvisa eliminazione di alcuni corsi e che potrà essere risolta con provvedimenti amministrativi trattandosi di questioni di dettaglio ed essendo coperta dalle possibilità della convenzione-quadro che abbiamo approvato.
Ora, in questo quadro - e qui devo tagliare radicalmente: credo si possa fornire tutto il materiale occorrente ai Consiglieri che ne faranno richiesta -, noi abbiamo applicato criteri, in questa circolare, che riguardavano corsi nuovi e corsi che non avessero una connotazione contraria ad alcune esplicite indicazioni menzionate. Quindi è chiaro che qualora si tratti - adesso non ho nemmeno a portata di mano il provvedimento, me ne scuso - di secondi anni, questi nascono automaticamente dall'esistenza, nell'anno precedente, dei primi. Qualora si tratti di primi anni, sicuramente questo viene determinato dalla preesistenza di strutture idonee a fare quei corsi ed assolutamente inidonee a fare altri tipi di corsi. Perché anche questo è un problema che deve essere considerato, per evitare che la politica di taglio si traduca nell'immobilizzo assolutamente passivo di una spesa, cioè a fronte di un beneficio ritenuto trascurabile, si produca un beneficio nullo, con spese costanti e nessun effetto normativo.
Per quanto concerne i corsi in generale, valgono questi criteri. Noi abbiamo sollecitato dai Comitati comprensoriali dei pareri del tipo di quelli ricordati da Valeri, poco fa, ed abbiamo ottenuto, soltanto da una parte dei Comitati comprensoriali, indicazioni specifiche ed incisive del tipo di quelle che lui sollecitava. Qualora il corso non contrastasse con i criteri della circolare, non esulasse dal monte-ore e non vi fossero segnalazioni puntuali dei Comitati comprensoriali, noi non abbiamo ritenuto, nella fase attuale, dover procedere ad una unilaterale non accettazione del corso. Anche perché è in atto un adempimento, previsto dalla convenzione-quadro, che riguarda la dotazione di strutture; e quindi nasceranno nei prossimi mesi problemi di cui il Consiglio, nella sua interezza, sarà puntualmente informato: mi riferisco ad eventuali ulteriori aumenti o riduzioni dei corsi, derivanti dall'inidoneità ai sensi dell'antinfortunistica, delle norme di sicurezza, dei centri stessi, per effettuare i corsi.
Quindi, il discorso si farebbe lungo. In particolare, poi, voglio ricordare che, per determinati lavori, tipo lavori d'ufficio, addetti a mansioni d'ordine, ecc., noi ci troviamo in una forma di carenza di situazioni che ci impedisce per legge di adottare delle uniformità nei settori della formazione professionale. Abbiamo operato unilateralmente come Regione Piemonte, forse l'unica, finora, nel nostro Paese, nei settori che comportano scelte più gravose (metalmeccaniche, elettromeccaniche ecc.) per autoadottarsi a delle fasce di professionalità. Certamente non le possiamo chiamare così perché manca il decreto del Ministero; ma stiamo portando avanti (ed è a buon punto) un lavoro preparatorio, insieme all'ISCOL. sui temi del settore terziario e di altre professioni, proprio per uscire, in via generale, dalle perplessità che Valeri esprimeva.
Credo di poter fornire ulteriore documentazione a coloro che ci hanno espresso delle domande e ad altri i quali avevano personali opinioni e non le hanno formulate. Per quanto riguarda il suggerimento avanzato dal Consigliere Borando, credo ci sia una tendenza, che verrà poi esplicitata ed ufficializzata - finora è stata esplicitata all'interno del dibattito in Consiglio regionale -, verso una riconformazione dei corsi di formazione professionale, per tener conto delle dinamiche reali del mercato del lavoro. Voglio qui riassumerle molto brevemente: un ampliamento verso gli apprendisti per quanto attiene la formazione dei giovani in condizioni di primo impiego, al fine di favorire un rapporto ed un interscambio con le aziende e con le imprese; quindi per non duplicare, all'interno della formazione professionale, una struttura produttiva che già esiste per garantire un aggancio con i mutamenti che, soprattutto nel settore artigiano, stanno diventando dirompenti e rapidissimi, proprio nel campo delle tecnologie; e, come seconda grande direttrice - io qui semplifico un'espansione dei corsi rivolti non solo a giovani di primo impiego, ma all'aggiornamento di persone in condizioni lavorative e di giovani che escono dalla scuola media superiore e, in certi casi, addirittura dall'Università.
Questo, per la ragione, che condivido pienamente, espressa da Borando con l'esempio del catasto, che abbiamo interesse a smuovere, per un maggiore risultato economico possibile; e quindi formare specialisti che con la loro attività, possano produrre un miglioramento delle condizioni economiche, un aumento dell'occupazione, un'innovazione nel campo delle tecnologie.
E' evidente che mentre ogni cameriere viene formato si determina una potenziale assunzione di quel giovane; ma l'assunzione di una persona ed ogni attività formativa rivolta, ad esempio, ai gestori degli esercizi turistici possono sfociare in una maggiore professionalità manageriale e quindi, ad un incremento dell'intero settore.
Il caso citato, mi sembra da Borando, è tra quelli che hanno maggiore spicco, perché i disservizi che nascono dal fatto che ci siano terreni classificati vigneti e che sono in realtà dei gerbidi, è cosa scandalosa e molto negativa e non soltanto per i settori agricoli. Ho l'impressione che al di là della doverosa pressione che farò anche agli uffici per tentare di dipanare e predisporre un'istruttoria del problema, ci sia qui un nodo che debba essere risolto. Gli specialisti di cui si parla sono operatori che nella loro condizione operativa, dovrebbero essere dipendenti dello Stato e, quindi, essere sottoposti nelle forme di assunzione, alle restrizioni proprio delle normative statali, una delle quali è il non riconoscimento degli attestati di qualifica o dei certificati che la Regione Piemonte rilascia, a meno che non ci sia un'espressa dichiarazione di volontà da parte dell'Amministrazione dello Stato. Non solo, ma vi è una dubbia interpretazione se la formazione degli impiegati civili dello Stato, nella loro più larga accezione, possa o no essere compresa all'interno dei corsi che la formazione professionale regionale può sviluppare.
Ora, io credo che, da questo spunto ed attraverso una discussione nelle sedi competenti, si possa avviare contestualmente un'operazione di messa a punto dei corsi di formazione professionale per geometri e per periti agrari, insieme ad un'iniziativa e ad una pressione politica, affinché lo Stato decida di avviare quell'aggiornamento dei catasti che è da tutti auspicato.
Forse, in questo quadro, studiando anche delle qualificazioni che non lascino questi giovani in ipotesi negative ma diano loro una professionalità richiesta, la questione potrebbe essere valutata.
Mi scuso di non aver presentato il piano, ma soltanto di aver risposto alle due domande che mi sembravano però molto meritevoli di risposta, in quanto rappresentano uno spaccato abbastanza rilevante del provvedimento che approviamo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Non nego che le esitazioni fatte presenti dal Consigliere Valeri possano essere ampliate ed approfondite; sono esitazioni attraverso le quali siamo passati, con un lungo lavoro, in Commissione e che è sfociato nella presentazione dei corsi, i quali sono determinati nella delibera che stiamo approvando e io credo accettabile. Evidentemente, il lavoro d'ufficio è stato fatto, è stato selezionato, visto e rivisto a livello di Commissione e ritengo che le risposte date dall'Assessore Ferrero siano abbastanza soddisfacenti anche in funzione di dipanare alcune esitazioni.
Sarebbe non veritiero dire che tutti i dubbi che vi erano siano stati risolti e le risposte siano state sicure. D'altra parte è logico che ci sia sempre la possibilità di fare meglio.
E' stato un lavoro che la Commissione ha portato alla ribalta in modo serio ed anche abbastanza proficuo. Dal momento che ci sono stati dei compromessi e degli accostamenti tra enti, organismi, centri, ecc.
evidentemente non si è potuto far di meglio. Non approfondirò certe titubanze che sono venute alla luce, in quanto elementi trascurabili in una proposta di approvazione dei corsi che ci ha profondamente impegnati in Commissione e che mi farà piacere vedere approvato.
Al tempo stesso richiedo una sempre maggiore presenza ed approfondimento di questi temi, pure a livello di Commissione, soprattutto in questi momenti; in questi momenti in cui si sta creando una linea non idilliaca in questo campo, sia nei riflessi dei corsi e degli enti chiamiamoli autonomi, sia dei corsi che dipendono da Amministrazioni pubbliche (e cito le Amministrazioni provinciali e comunali); in questi momenti in cui c'é una prospettiva di lavoro per l'inquadramento del personale che costituisce un fondo sul quale occorrerà camminare con molta avvedutezza, affinché questa formazione professionale si identifichi, come tutti auspichiamo, in un'iniziativa che possa avviarsi su una strada con un acciottolato ben fermo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 25/2/1980, n. 8 e in particolare l'art. 6 della legge regionale citata che, nell'ambito delle procedure della programmazione, prevede l'approvazione del programma annuale della formazione professionale mediante deliberazione consiliare viste le proposte formative formulate dagli enti gestori dei corsi ed i pareri espressi dagli organismi comprensoriali considerato che il costo complessivo presunto del programma è determinato in L. 39.400.000.000 e che in base alla convenzione tipo Regione - Enti la spesa presunta afferente al bilancio 1982 è di L.
19.700.000.000, restando a carico del bilancio 1983 la somma di L.
19.700.000.000 sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera di approvare il programma annuale della formazione professionale corsi normali e speciali e per invalidi civili - anno formativo 1982/1983 allegato alla presente deliberazione e qui di seguito riportato per farne parte integrante di demandare alla Giunta regionale l'adozione degli appositi provvedimenti amministrativi per il finanziamento dei corsi di formazione professionale.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame progetto di legge n. 243: "Assegnazione di borse di studio per la frequenza al Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico di Duino, Aurisina Trieste"


PRESIDENTE

Il punto quindicesimo all'ordine del giorno reca: Esame progetto di legge n. 243: "Assegnazione di borse di studio per la frequenza al Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico di Duino-Aurisina, Trieste".
La parola al relatore, Consigliere Salvetti.



SALVETTI Giorgio, relatore

Se non vi sono elementi ostativi di valutazioni diverse da parte dei colleghi, per non ricorrere o far incorrere in tautologie fonetiche inutili, propongo che la relazione al progetto di legge sia data per letta.



PRESIDENTE

Procediamo con la votazione del relativo articolato.
Art. 1 "In applicazione dell'art. 4 dello Statuto, dell'art. 42 del D.P.R.
24/7/1977, n. 616, sono istituite annualmente - nel limite dello stanziamento all'uopo previsto in apposito capitolo del bilancio regionale due borse di studio per la frequenza dei corsi biennali funzionanti presso il Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico, istituito dalla Regione Friuli Venezia-Giulia in attuazione dell'art. 46 del D.P.R. 6/3/1978, n.
102.
L'ammontare di ciascuna borsa di studio sarà determinato, annualmente con deliberazione della Giunta regionale, sulla base delle indicazioni di costo fornite dal Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico.
Per l'anno 1982 sono istituite due borse di studio biennali dell'importo di L. 20.000.000 ciascuna".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Le borse di studio biennali sono assegnate annualmente su indicazione della Commissione italiana per i Collegi del Mondo Unito, in base ai criteri in atto presso tale organizzazione, a studenti di ambo i sessi residenti in Piemonte e selezionati tra coloro che abbiano presentato regolare domanda".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 2 è approvato.



PRESIDENTE

Art. 3



PRESIDENTE

"Le borse di studio di cui ai precedenti articoli sono erogate, con deliberazione della Giunta regionale, in due rate di pari entità all'inizio di ciascun anno scolastico, direttamente al Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico, il quale provvede a documentare l'avvenuta assegnazione delle borse stesse con i criteri di cui all'art. 2, nonché la regolare frequenza da parte degli assegnatari".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Per le finalità di cui alla presente legge è istituito nel bilancio di previsione della spesa i capitolo con la denominazione 'Assegnazione di borse di studio per la frequenza del Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico di Duino-Aurisina, Trieste', con una stanziamento per il 1982 di L. 20.000.000 in termini di competenza e di cassa.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione di pari ammontare in termini di competenza e di cassa, del fondo di cui al capitolo 11.900 dello stato di previsione della spesa.
Le spese per gli anni finanziari 1983 e successivi saranno determinate con le leggi di approvazione dei relativi bilanci.
Il Presidente della Giunta regionale ì autorizzato ad approvare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilanci".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Esame legge rinviata dal Governo: "Approvazione dell'accordo concernente la costituzione, gestione ed organizzazione del Consorzio Interregionale per la formazione dei divulgatori agricoli 'C.I.F.D.A.' in applicazione del regolamento C.E.E, n. 270/1979"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la legge rinviata dal Governo relativa a: "Approvazione dell'accordo concernente la costituzione, gestione ed organizzazione del Consorzio Interregionale per la formazione dei divulgatori agricoli 'C.I.F.D.A.' in applicazione del regolamento C.E.E, n. 270/1979", di cui al punto sedicesimo all'ordine del giorno.
Sull'argomento ho una lettera del Consigliere Chiabrando in cui si dice: "Vi prego comunicare che nella seduta del 29 ottobre la III Commissione ha riesaminato la legge regionale del 3/6/1982 relativa all'approvazione dell'accordo concernente la costituzione, gestione ed organizzazione del Consorzio Interregionale per la formazione dei divulgatori agricoli 'C.I.F.D.A.' in applicazione del regolamento C.E.E, n. 27011979".
Il testo in esame è stato modificato sulla scorta delle osservazioni formulate dal Commissario di Governo ed è stato licenziato all'unanimità.
Il relatore, Consigliere Acotto dà per letta la sua relazione.
Procediamo con la votazione degli articoli modificati.
Art. 13 (Indennità, compensi e rimborsi agli organi istituzionali) "Ai componenti del Consiglio Generale, del Comitato direttivo e del Collegio dei Revisori dei Conti spetta un'indennità per ogni giornata di effettiva partecipazione alle sedute del Consiglio e del Comitato o alle riunioni del Collegio dei Revisori dei Conti, nella misura stabilita dall'art. 1 della legge della Regione Lombardia 30/4/1982, n. 23, per i componenti dell'organo regionale di controllo.
Ai Presidenti del Consiglio Generale e del Collegio dei Revisori dei Conti l'indennità è aumentata nella stessa misura prevista dal secondo comma dell'art. 1 della legge della Regione Lombardia 30/4/1982, n. 23, per i componenti dell'organo regionale di controllo.
A tutti i componenti degli organi sociali del Consorzio spetta altresì il rimborso delle spese di viaggio e l'indennità di missione nella misura ed alle condizioni previste dall'art. 7 della legge 26/4/1974, n. 169 e successive modificazioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Art. 16 (Recessione dal Consorzio) "La recessione dal Consorzio ha effetto per l'Ente receduto con la chiusura dell'esercizio in corso se la relativa comunicazione è notificata al Consorzio almeno quattro mesi prima di detto termine.
All'Ente receduto non spetta chiedere la divisione del fondo comune n la quota di competenza sullo stesso.
Al termine della prevista durata o in caso di scioglimento anticipato il Consiglio Generale provvede alla nomina di un liquidatore del Consorzio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Esame deliberazione Giunta regionale n. 20-19785: "Programma di investimenti in opere edilizie ed attrezzature sanitarie per l'anno 1982, a stralcio del triennio 1982/1984. Fondo Sanitario Nazionale conto capitale"


PRESIDENTE

Il punto diciottesimo all'ordine del giorno prevede l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 20-19785: "Programma di investimenti in opere edilizie ed attrezzature sanitarie per l'anno 1982, a stralcio del triennio 1982/1984. Fondo Sanitario Nazionale conto capitale".
La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

L'importanza della deliberazione merita qualche sottolineatura: si tratta infatti di una delibera che impegna 34 miliardi per investimenti nel settore sanitario.
Le cose da sottolineare, a nostro avviso, sono le seguenti. Ben 15 miliardi su 34 sono destinati a quella che la delibera di Giunta definisce situazione debitoria pregressa; cioè, a finanziamenti di opere per cui esistono impegni precedenti, impegni addirittura risalenti alla precedente amministrazione regionale (e dichiaro per questa parte che la nostra approvazione viene data con tutte le riserve che si potrebbero fare sull'insieme del problema), cioè una serie di iniziative che non sempre rientrano in un quadro programmatorio molto chiaro, comunque prese in passato e che adesso devono essere ultimate. La parte di finanziamento da ripartire quest'anno è modesta e ciò ha reso necessaria la riduzione al minimo della risposta alle esigenze che sono emerse ed emergono nel territorio. Questo si rende possibile ed anche conveniente perché la distribuzione viene fatta a novembre per i fondi del 1982, ovviamente non per deficienze dell'Amministrazione regionale, ma perché i fondi sono stati resi disponibili solo adesso e quindi non si può fare una vera obiezione sulla tardiva ripartizione, ma si può auspicare che per il futuro le cose si mettano in modo che le USL siano in condizione, all'inizio dell'anno, di sapere cosa fare. Questo è l'impegno, la garanzia che l'Assessore ha dato in Commissione, ovviamente basandosi su promesse e su impegni del Ministero che noi auspichiamo vivamente si traducano in realtà e in una ripartizione dei prossimi finanziamenti da effettuarsi se non in questo mese, almeno entro l'anno.
Nella buona sostanza, l'Assessore ha dichiarato in Commissione che le assegnazioni sono fatte a seguito di seri concordamenti e confronti con le Unità Sanitarie Locali. Noi prendiamo atto dello sforzo per mantenere queste decisioni a livello del confronto diretto con gli operatori della periferia e del territorio. Abbiamo appreso anche dell'impegno dell'Assessore di portare avanti quella politica della realizzazione dei "sei più uno", i sette ospedali che in questo triennio sono compresi tra le opere assolutamente prioritarie e, tra queste, in modo speciale, gli ospedali di Ceva e di Mondovì i quali, per motivi diversi, presentano condizioni del tutto particolari.
Confermiamo, quindi, come abbiamo già fatto in Commissione, il nostro voto favorevole alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Anche il Gruppo socialista rileva che la destinazione delle risorse è stata corretta che l'impegno dell'Assessore nelle opere edilizie sanitarie ospedaliere deve essere quello di completare le strutture attualmente incomplete, prima di iniziare nuove costruzioni che non troverebbero poi finanziamento; quindi di assolvere l'impegno nei confronti di due ospedali che si trovano nella zona più depressa e degradata, da un punto di vista socio-economico, della nostra Regione, che è il Monregalese; alludo all'ospedale di Mondovì e alla ristrutturazione ed ultimazione dell'ospedale di Ceva che rimane ospedale senza altre destinazioni, secondo la dichiarazione stessa dell'Assessore a nome del governo regionale.
Quindi, a nome del governo regionale, abbiamo appreso, e ne siamo lieti, di questo impegno secondo il quale, per la fine del 1984 o ai primi del 1985, tutte le opere già iniziate troveranno conclusione, in particolare, con diritto di priorità, qualora sussistessero condizioni di finanziamento in questo momento molto difficili, verso i due ospedali citati.
Quindi, ringraziamo l'Assessore dando il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

L'opportunità di questa delibera mi permette di porre all'attenzione del Consiglio anche un minimo di programma di lavoro, oltre rispondere ad alcuni quesiti che ci vengono rivolti.
Nel corso della riunione di lavoro della Commissione, mi ero reso conto della necessità di fornire altri chiarimenti, ma non ho avuto la possibilità di riferire su dati concreti. Per i due ospedali del Monregalese - e mi pare sia giusto dire che le scelte di ordine programmatorio per il Comprensorio di Mondovì debbono riflettersi anche nei comportamenti dei vari Assessorati e non solo come discorso di ordine generico - ci permettono di precisare alcuni dati.
Per il 1982, l'ospedale di Ceva ha avuto 600 milioni; avendone già ottenuti, con una precedente delibera, sempre in conto 1982, altri 300, si tratta quindi di 900 milioni. Le previsioni concordate con i tecnici dell'Assessorato - non posso far altro che registrarle - sono di compiere sia la ristrutturazione per l'uno sia il completamento dell'edificio nuovo per l'altro, con richieste di 3,6 miliardi per Ceva, nel 1983, e di 4,9 per l'84, per un totale di circa 10 miliardi ad operazione complessiva.
L'ospedale di Mondovì vede stanziati quest'anno 600 milioni; la previsione dell'83 è di 1.500 milioni; per l'84, di 1.950 milioni con una spesa complessiva di 4 miliardi e 50 milioni. L'USL di Mondovì aveva già steso apposite delibere che mi sono state trasmesse e confermano le cifre appena esposte.
Non posso che compiacermi delle decisioni delle forze politiche che si sono espresse e per il voto unanime della Commissione; ma voglio ribadire al Consiglio la necessità di una puntuale risposta agli appuntamenti che sono calendarizzati in modo abbastanza preciso. Nel corso della prossima settimana ci sarà l'ultima delibera, un po' frutto della fantasia italiana che ci consentirà di andare alla ripartizione della spesa corrente, con destinazione vincolata, con un recupero di impostazione così che, se non nel prossimo Consiglio, in quello successivo, ritengo si potrà completare l'utilizzo delle risorse dell'82. Però è iniziato già il discorso delle risorse dell'83 con tutto quanto di precario può derivare dalla situazione politica generale. Ma gli impegni assunti dal Ministro in precedenza erano tali per cui noi dovremmo, entro novembre, in ogni caso non prima di dieci giorni dalla decisione del Consiglio Sanitario Nazionale, permettere alle Unità Sanitarie Locali di avere immediatamente le indicazioni di bilancio ed avviare tutto il lavoro per cui i volenterosi potranno, nel corso di dicembre, stendere i loro bilanci e portare tutto il capitolo della spesa corrente all'USL entro il mese di gennaio.
Sarebbe una fase di estremo interesse perché finalmente potremmo passare ad una politica di bilanci preventivi che è poi quella che abbiamo sempre auspicato. In ogni caso, in quelle condizioni, il confronto sarà totalmente diverso rispetto alle discussioni a consuntivo. Le cose potrebbero essere più interessanti se il discorso avviato a livello nazionale, del riequilibrio della spesa nazionale tra le Regioni, ci rimettesse quella somma (dovrebbe trattarsi di non meno di 70 o 80 miliardi in più rispetto alla proiezione della spesa ordinaria e potrebbe anche esserlo in ragione maggiore se il riequilibrio fosse contenuto in un periodo inferiore ai cinque anni), che potrebbe permetterci quel processo ragionevole di riequilibrio regionale, senza mettere in crisi quelle USL per le quali la spesa storica è realmente un vincolo da modificare, ma che non può che essere modificato anch'esso con un processo che dura da un certo periodo.
Abbiamo avuto anche i criteri nazionali per la spesa corrente con destinazione finalizzata che dovrebbe essere poco oltre 50 miliardi, con quote del 40% alla formazione professionale; del 20% ai progetti obiettivi nazionali; del 20% ai progetti obiettivi regionali; del 10% all'educazione sanitaria; del 10% alla ricerca finalizzata; sono quindi 20, 10, 10, 5,5 sulla base delle quali gli uffici regionali stanno elaborando le proposte che la Giunta intende presentare al Consiglio entro la fine dell'anno.
Terza scadenza: entro fine gennaio ci si propone di ripresentare le proposte di investimenti per il 1983 atteso che le previsioni di disponibilità alla nostra Regione oscillino, come ci è stato detto, attorno ad una cifra di 40 miliardi per investimenti in edilizia e di 20 miliardi per le attrezzature che, nell'ambito di un'operazione leasing fatta dal Ministero, ci dovrebbe mettere in condizioni di avere 80 miliardi per tutti i tipi delle attrezzature, così da permetterci di configurare un'ipotesi di lavoro qualitativamente e quantitativamente diversa da quella che è stata oggetto, per quanto riguarda il 1982, e dovrebbe permettere alle USL di avere, entro il mese di febbraio, contezza della massa delle risorse a loro disposizione.
Questa impostazione certamente richiederà tempi di un certo tipo a livello sia della Commissione e sia a livello del Consiglio; in quelle sedi faremo le verifiche puntuali che corrisponderanno alla necessità di tenere anche conto che l'elaborazione dei singoli programmi non possono che essere messi a livello dell'Assessorato, uno in coda all'altro, perché altrimenti la massa di lavoro ci porterebbe a proposte troppo approssimative.
Un rapporto integrato tra Regione ed Unità Sanitarie Locali ci potrà dare il massimo di corrispondenza dell'uso di queste risorse, con le prospettive più generali che ogni Unità Sanitaria Locale intende dare alla propria attività sul proprio territorio.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione tale deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 20-19785 del 20/10/1982 sentito il parere espresso dalla V Commissione permanente delibera di approvare il programma di investimenti in opere edilizie ed attrezzature sanitarie per l'anno 1982 a stralcio del triennio 1982/1984 come indicato in premessa di assegnare, di conseguenza, per il 1982, alle USL della Regione le somme per le opere edilizie e le attrezzature sanitarie descritte negli allegati A, B, C, che formano parte integrante della presente deliberazione.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Considerato che la giornata è stata abbastanza intensa e proficua farei la proposta che gli altri punti all'ordine del giorno venissero portati alla prossima seduta. Però chiederei che venisse votata oggi la delibera di un altro ordine del giorno del quale si era parlato e di cui la Presidenza dovrebbe avere il testo; delibera firmata da tutti i componenti della Commissione, che mi riserverei di illustrare se si accoglie la richiesta.



PRESIDENTE

Allora, due cose. I vari Gruppi sono d'accordo nel rinviare l'esame degli ordini del giorno? In merito alla seconda richiesta, la parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non ho particolari obiezioni perché vengano rinviati gli ordini del giorno. Faccio soltanto rilevare che non abbiamo Consiglio il prossimo giovedì e ho l'impressione che uno degli ordini del giorno, quello attinente al problema Savoia, non possa essere differito per un'iniziativa legislativa in corso. Quindi, se non richiede troppo tempo, sarebbe bene che venisse in discussione ed approvato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Credo che quanto detto da Marchini debba essere tenuto in considerazione, ma relativamente, in quanto ci sono degli ordini del giorno che riguardano, per esempio, la nostra situazione economica occupazionale e che sono in sospeso e, quindi, a questo punto, rimandiamo tutto o si vada avanti. In caso diverso, ritengo che l'argomento davvero urgente sia l'iscrizione chiesta da Bontempi su questo ordine del giorno che riguarda l'informazione e che ha veramente un tempo di scadenza che minaccia di pregiudicare tutto un programma che la Commissione Informazione ha fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Ritengo che, in merito agli ordini del giorno, il più importante sia per quanto si riferisce alla nostra vita regionale - l'ordine del giorno che era stato presentato dal Gruppo repubblicano, successivamente sottoscritto anche da noi e che riguardava l'occupazione. L'ordine del giorno dava alcune indicazioni a seguito di un dibattito molto importante.
Una era quella del piano di sviluppo; l'altra quella dei movimenti emergenti dei giovani. Io ritengo che, forse, meriterebbe che noi ci soffermassimo oggi su questi due ordini del giorno Uno è quello dell'informazione; e sono altresì dell'opinione che non si possa uscire da quest'aula senza avere almeno affrontato il problema dell'ordine del giorno relativo al dibattito sull'occupazione e sulla produzione in Piemonte.
Abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno repubblicano, che era poi stato modificato ed arricchito di alcuni elementi che ritroviamo nel dibattito per cui gradiremmo giungere ad una decisione.
Per quanto riguarda ovviamente gli altri ordini del giorno, possiamo evidentemente affrontarli compiutamente nella seduta del 25.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Ringrazio il Consigliere Viglione per l'attenzione che ha riservato a questo argomento che, ripeto, è anche alla nostra attenzione e nella massima attenzione di tutti i Gruppi. Ricordo che nelle intenzioni del Gruppo repubblicano che l'aveva proposto, vi era quella di fare in modo che questo ordine del giorno rappresentasse veramente la sintesi del nostro dibattito e, soprattutto, rappresentasse un impegno del Consiglio rispetto al dibattito molto intenso che, continuo a ripetere, aveva impegnato ben tredici ore in quest'aula e non poteva concludersi se non con una serie di impegni importanti che, secondo noi, visto che il dibattito aveva appunto rilevato una serie di consensi non soltanto sul generale ma anche sul particolare, rispetto a certi temi, era nostra intenzione che questo ordine del giorno venisse sottoscritto dal massimo numero dei Gruppi che fanno parte del Consiglio; perché in esso si raffigurasse davvero la presa di coscienza di responsabilità del Consiglio nei riguardi di una situazione che va affrontata in termini molto incisivi; in questo ordine del giorno vi erano proposte che noi giudicavamo interessanti. Devo dire che sostanzialmente, c'era stata un'adesione di massima sull'ordine del giorno e sui temi fondamentali; anche se sussistevano difficoltà per quanto riguarda proprio la stesura definitiva dell'ordine del giorno e la conseguente firma.
Proprio questa mattina ho rifatto, in nuova edizione riveduta, un nuovo ordine del giorno che ho inviato - forse non è ancora giunto - al Presidente del Consiglio e a tutti i Gruppi consiliari, augurandomi, in una lettera d'accompagnamento, che questo ordine del giorno potesse incontrare come era nelle nostre previsioni - l'approvazione di tutti.
A questo punto, avrei qualche difficoltà nel senso che ci sarebbe questa nuova edizione che non è ancora all'attenzione; quindi, come prevedeva lo stesso Capogruppo del Partito Socialista, Viglione, credo sarebbe più opportuno che questo ordine del giorno venisse messo come argomento prioritario alla prossima riunione del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo anche noi d'accordo a trattare esclusivamente l'ordine del giorno sull'informazione per il quale c'era stato un impegno preciso; sugli altri ordini del giorno credo convenga rinviarli, per le ragioni addotte dalla collega Vetrino.
Credo si possano votare tutti gli ordini del giorno nella prossima seduta, se si compirà un lavoro preparatorio che, senza dare responsabilità a nessuno, potrebbe essere più accurato, soprattutto per quanto riguarda i fatti di politica estera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Sono giunte le 15,30 e potremmo dedicare ancora qualche po' di attenzione all'ordine del giorno del Gruppo repubblicano sulla situazione occupazionale. Io non abbandonerei l'ipotesi di giungere, in un momento di crisi del Paese e con le dimissioni del Governo, ad un'attenzione particolare del nuovo Governo per un'approvazione che rifletta l'opinione del Piemonte.
Io non sono per la politica del rinvio. L'ordine del giorno può essere distribuito.
Potevamo anche discuterlo, magari attorno ad un tavolo; il problema dell'occupazione merita mezz'ora o un'ora di dibattito. Io non sono per rinviare quando si tratta di fatti attribuiti a noi.
La politica del rinvio, la politica dei ritardi, noi la condanniamo ogni giorno nei nostri comizi e nei nostri convegni e poi ecco che puntualmente l'applichiamo.
Noi diciamo che combattiamo perché la disoccupazione sia eliminata perché la produzione riprenda, perché l'economia non sia più in crisi; e poi non siamo in grado di dedicare un'ora o mezz'ora ad un ordine del giorno? Propongo che almeno per mezz'ora ci dedichiamo a questo; i Capigruppo vedano gli emendamenti da fare, se ci sono degli apporti da fare, se invece la questione è politica, se non si può votare un ordine del giorno comune perché diventa un elemento discriminante per la maggioranza o la minoranza lo si dica subito!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Sul dibattito dell'occupazione ci sono state larghe convergenze ma ci sono state anche delle valutazioni difformi. Ora, è chiaro che la collega Vetrino ha cercato di cogliere, nella predisposizione di un documento soprattutto gli elementi di convergenza. Però bisogna esaminarlo con una certa attenzione. Non ci sentiamo, adesso, in un'ora, di esaminare un documento nuovo che viene predisposto e, quindi, di trarre delle conclusioni affrettate. Non è solo un fatto politico; c'é anche un senso politico; noi, tuttavia, non siamo pregiudizialmente contrari a cogliere nel dibattito quegli aspetti di comune convergenza; però li dobbiamo valutare.
Ci pare che il fatto nuovo della crisi di Governo sia un elemento che da un lato può esigere un'iniziativa, ma dall'altro può anche esigere un'attenzione, tenuto conto che l'interlocutore manca, tenuto conto che l'ordine del giorno, se non vado errato, impegnava la Giunta a certe azioni nei confronti di un interlocutore che in questa fase manca, perché le dimissioni sono state formalizzate questa mattina. Ripeto, mancano le condizioni, secondo noi, per discutere, adesso, un documento che viene riproposto in una forma nuova.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ovviamente vorrei chiudere un dibattito che ci ha impegnati considerevolmente. E' un dibattito che ha avuto un particolare svolgimento l'origine fu l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Vetrino, sul quale ci furono scambi di opinioni. Tutti i Gruppi, noi tra gli altri hanno dato il loro apporto; ora dovremmo valutare un attimo il testo e, se ci sono le condizioni, potremmo arrivare a conclusione.
Occorre, intanto, che siano consegnati questi ordini del giorno per poterli esaminare rapidamente.



PRESIDENTE

Ho due ordini del giorno che sono stati presentati questa mattina: di uno ha parlato il collega Bontempi ed un altro riguarda la cassa integrazione con tutte le vicende che si riferiscono agli operai delle aziende torinesi. Io direi: votiamo questi due, li inseriamo all'ordine del giorno e poi, se i Gruppi sono d'accordo di esaminare a fondo per una mezz'ora l'ordine del giorno della collega Vetrino, io non ho niente in contrario a sospendere la seduta.
Ricordo che, fra gli ordini del giorno che riguardano l'occupazione e il dibattito, ce n'è anche uno presentato dai liberali, i quali hanno pure diritto all'eventuale discussione.
Chiedo pertanto di poter mettere all'ordine del giorno i due documenti sopra citati. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Ordine del giorno relativo alla Commissione Informazione


PRESIDENTE

In merito al primo ordine del giorno chiede di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Lo illustro rapidamente.
Intanto penso che il tempo possa essere proficuamente utilizzato per la presa in visione della proposta sui problemi occupazionali produttivi e per le verifiche per il voto all'ordine del giorno.
La Commissione Informazione, al termine di un lavoro che è durato non poco tempo, ha poi deliberato, in sedute passate, di dar vita ad una proposta per quanto riguarda un progetto informazione del Consiglio. E' stato poi dato mandato a me, che ho il compito di presiedere questa Commissione, di illustrare l'ordine del giorno che abbiamo firmato come membri della Commissione Informazione.
In poche parole si tratta di un'iniziativa specifica nel quadro di orientamenti già assunti, a partire dall'ordine del giorno approvato da questa assemblea L'11 giugno 1981. In quell'ordine del giorno davamo un giudizio sul sistema radiotelevisivo piemontese, approvando qualsiasi azione che fosse volta a fondare un equilibrato sistema misto, con un ruolo di centralità del servizio pubblico ma anche, insieme agli auspici di regolamentazione del servizio radiotelevisivo privato, una promozione di queste iniziative.
Credo che ci sia mossi con coerenza, perché nella Commissione Informazione abbiamo operato attivamente e mi risulta che si sia giunti ad un risultato, da parte della Giunta, per la stipula della convenzione della Regione con la Rai-Tv per produzione di servizi da utilizzare negli spazi regionali.
Per quanto riguarda invece le televisioni locali, in attesa dell'emanazione della legge, peraltro già proposta dalla Giunta e all'attenzione della Commissione, si è deciso di promuovere un'autonoma iniziativa informativa rivolta a tutto il sistema delle televisioni locali le quali sono state da noi riunite circa due mesi fa e che hanno aderito a questo progetto.
Questo progetto consiste essenzialmente nella messa in onda di spazi pubblicitari informativi di tipo istituzionale. Abbiamo cioè fatto un Ufficio Stampa ad uno spoot, che rappresenta grosso modo il concetto che per la partecipazione, è indispensabile l'informazione con una rappresentazione del Piemonte.
Questo spoot avrà una serie di passaggi, anche numerosi, nelle varie televisioni e sarà un po' il punto d'inizio di una campagna di presenza su queste televisioni, che si prefigge due scopi: uno, di informare i cittadini su cosa si fa in Regione, l'altro di sostenere e promuovere il sistema delle televisioni locali, soprattutto quelle che hanno due caratteristiche, cioè di essere fuori dalle reti ma, in particolare impegnate a diffondere notiziari o sistemi d'informazione sulla vita della comunità regionale, non solo dell'Ente Regione.
Quindi, noi acquisiamo questi spazi. Però l'accordo è quello di tenere e sono state d'accordo le televisioni - a titolo completamente gratuito altri spazi, per trasmissioni istituzionali su temi che verranno scelti. Ad esempio, è pronto e predisposto dall'Ufficio di Presidenza un documentario "La Regione di tutti" e questo verrà trasmesso. Ripeto, questi spazi verranno occupati a titolo gratuito per far conoscere quel documentario ed intendiamo anche farne altri. Accanto a questo, ci saranno anche spazi gratuiti a disposizione dei Gruppi consiliari per un'informazione che per la prima volta (essendo un esperimento va fatto con attenzione), con cautela ma che a me pare degno di interesse, verterà sulla vita regionale un'informazione data non solo "con la neutralità" che dovrebbero avere gli organi istituzionali, ma anche con la vivacità che il pluralismo dei Gruppi politici qui presenti può assicurare, avendo riguardo delle attività proposte e delle iniziative dei Gruppi stessi.
Ho cercato di rendere il senso di questa iniziativa, che dovrebbe avviarsi a giorni, non appena, dopo questo ordine del giorno, verranno formalizzati gli atti di decisione e di impegno finanziario.
Mi pare importante sottolineare che, con questo atto, si metta in moto un'attività informativa, sia pure con questi caratteri innovativi dall'altra parte che si opera in modo concreto a sostegno non solo delle televisioni, ma di un'attività più duratura di informazione sulla comunità regionale, che può iniziarsi dal sistema di emittenza locale.
Questo mi sembra un risultato non da misurarsi nel breve ma più nel lungo, con l'indirizzo che la Regione darà per attuare l'art. 8 dello Statuto che tutti ricordate e che con questo provvedimento parziale trova una sua prima attuazione.



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione tale ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che l'art. 8 dello Statuto riconosce nell'informazione sull'attività della Regione un presupposto essenziale per favorire la partecipazione dei cittadini e che a tal fine la Regione 'stabilisce rapporti permanenti con gli organi di informazione, anche audiovisivi' considerato che in Piemonte - come nel resto del Paese - al settore pubblico si affianca un variegato panorama di emittenti private richiamate le considerazioni già espresse nel documento approvato dall'assemblea regionale l'11 giugno 1981, in merito alla costruzione di un equilibrato sistema radio televisivo misto, alla centralità del servizio pubblico ed alla regolamentazione del settore radiotelevisivo privato; in coerenza con l'impegno di assumere opportune iniziative per il sostegno e la promozione della produzione informativa locale; sottolineando che in tale direzione va la convenzione stipulata dalla Regione con la Rai-Tv per la produzione di servizi da utilizzare negli spazi regionali decide di promuovere altresì un'autonoma iniziativa informativa del Consiglio regionale rivolta a tutto il sistema delle Tv locali operanti in Piemonte attraverso la messa in onda di un spoot pubblicitario informativo di tipo istituzionale da diffondersi su ogni emittente che ha manifestato la sua adesione al progetto informazione del Consiglio stesso.
Tale progetto prevede, oltre all'acquisto di spazi per la messa in onda dello spoot pubblicitario - informativo, la possibilità di mandare in onda a titolo gratuito trasmissioni di informazione su argomenti di particolare interesse regionale secondo le indicazioni della Commissione Informazione nonché trasmissioni a cura dei Gruppi consiliari con l'obiettivo di informare la comunità regionale sulle proprie attività, proposte ed iniziative".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno relativo alla formulazione contenuta nell'art. 11 della legge finanziaria 1983


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione il secondo ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte manifesta la sua viva preoccupazione ed il suo dissenso circa la formulazione contenuta nell'art. 11 della legge finanziaria 1983 con la quale si delegherebbe il Governo a ridurre progressivamente il trattamento di cassa integrazione e a porre limiti temporali per la sua erogazione.
Il Consiglio regionale pur consapevole della necessità del contenimento della spesa pubblica rileva come il problema di un uso coretto della cassa integrazione non pu essere affrontato sotto questo aspetto e senza aver presenti sia le grosse questioni d'ordine sociale che oggi investono una crescente massa di lavoratori che fruisce della cassa integrazione, sia l'opportunità di altre misure a sostegno dei lavoratori colpiti dalla crisi.
Il Consiglio regionale pertanto fa voti perché la citata formulazione venga rivista dal Parlamento nazionale e il problema degli ammortizzatori sociali sia affrontato nella sua globalità".
Chi è favorevole è pregato di alzare al mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.
Ora, c'è una proposta espressa dai colleghi Viglione e Vetrino, di vedere la possibilità, in breve tempo, se possibile, di fare un testo unico sulla discussione che abbiamo fatto.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15,35 riprende alle ore 16,15)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno relativo alla situazione economica ed occupazionale in Piemonte


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Chiede di parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

La riunione fra i rappresentanti dei Gruppi per quanto attiene all'elaborazione del documento comune, da un lato ha dato alcuni risultati mentre dall'altro non ne ha dati.
Vi è insomma una certa concordanza su alcuni punti del documento e non ce n'è su altri punti, specie da parte della Democrazia Cristiana.
Voglio riaffermare in modo che rimanga verità storica ed oggettiva, una nostra opinione: in un momento in cui viene a mancare, con le dimissioni di Spadolini, una direzione del Paese, sarebbe stata opportuna, da parte del Consiglio regionale piemontese, una dimostrazione di intesa unanime di fronte al problema dell'occupazione e della produzione, sia pure con opportune distinzioni. Penso che anche la stampa, attenta a cogliere le singole realtà dei singoli Gruppi, domani avrebbe potuto evidenziare una tale compattezza. Invece, siamo qui a constatare le singole realtà dei Gruppi che non sono concordi tutti su quell'ordine del giorno. Ora, vorrei che le mie parole fossero intese nel loro giusto senso. Noi lavoriamo insieme affinché il Paese progredisca democraticamente, anche sul piano economico e sociale; e quindi non dovremmo su certe questioni trovarci di fronte a discordanze di opinioni, discordanze che appaiono addirittura non mediabili.
E sarà bene che nella discussione del documento, dell'iniziativa del Partito Repubblicano con tutta una serie di alimentazioni di altri Gruppi politici, queste discordanze vengano precisate e che la sintesi conclusiva del dibattito ponga ugualmente in luce, nel momento di carenza governativa una manifestazione di volontà di un Consiglio regionale importante quale quello del Piemonte. Perdere questa occasione, colleghi Consiglieri, a mio giudizio, sarebbe errato. Il Gruppo socialista non vuol perderla; chiede pertanto che si promuova, attraverso l'opinione degli altri Gruppi, la dichiarazione o meno di pervenire alla votazione, con tutti i diversi orientamenti dei Gruppi, dell'ordine del giorno proposto dal Partito Repubblicano e sottoscritto dagli altri Gruppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sollevo, in primo luogo, una questione di carattere metodologico procedurale. Rilevo che esiste alla Presidenza un ordine del giorno del Gruppo liberale sull'argomento: un ordine del giorno è sempre portatore di proposte, ma non sarò certo io a chiedere che si rinvii l'esame di documenti la cui urgenza è stata ampiamente sottolineata. Sono quindi d'accordo nel dare una risposta ed arrivare ad una conclusione del dibattito; ma poiché il nostro Gruppo non consente sulla totalità del documento presentato dal Partito Repubblicano, non rinuncia a ritirare il proprio documento che, se non vado errato, va posto in discussione per primo.



PRESIDENTE

No, collega, va posto in discussione per ordine di presentazione.



MARCHINI Sergio

Abbia pazienza: io sono abituato normalmente ad avere dei documenti con data e firme. Il nostro è completo di data e firme, ma il documento al quale il Presidente vorrebbe dare precedenza non ha la data, quindi, non polemizzo.



PRESIDENTE

Le posso precisare che la presentazione del documento è datata al 15 ottobre.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa. Vuol dire che il mio intervento rimane valido per la motivazione precedente; come portatore di una richiesta che il dibattito del Consiglio si chiuda con un pronunciamento.
Non mi scandalizzerò assolutamente se uscirà un documento votato a maggioranza, purché lo si integri con le obiezioni che verranno dall'opposizione. Sono convinto che quando si esaminano dei documenti, non si esaminano come se fossero delle pietre tombali che coprono tutto e tutti; ma vengono letti nell'ambito dell'articolazione e delle prese di posizione che sullo stesso argomento le forze politiche hanno preso.
Sarebbe offesa al Governo, qualunque esso sia, pensare che il documento ha più pregio se è votato da tutti. A me pare che il Governo sarà attento a capire le ragioni delle sollecitazioni e delle critiche al di là del voto di consenso. Per cui ritengo opportuno che un dibattito svoltosi a Metà ottobre possa trovare la sua conclusione formale a metà novembre. Anche perché se non facciamo questo finiremo per arrivare alla conclusione del dibattito di ottobre a fine novembre e si scoprirebbe l'incongruenza di una nostra critica verso il Parlamento per i suoi tempi lunghi, quando noi stessi, per chiudere un dibattito, impieghiamo un mese e mezzo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Non tocca certamente alla Giunta chiudere un dibattito del genere.
Avevo manifestato il mio totale assenso alle motivazioni esposte dal collega Viglione, per una ragione di carattere più ampio ancora di quella che pure è stata ricordata così efficacemente: oggi non è una giornata qualsiasi, è una giornata in cui il Consiglio regionale del Piemonte, per lo svolgimento dei suoi normali lavori, si trova in coincidenza con una grave crisi di Governo.
Ritengo che questa crisi segni uno dei momenti più seri e gravi del Paese, perché si fondano assieme due elementi che, negli ultimi dieci anni erano rimasti in parte separati; il momento in cui più acuta è la crisi economica e il momento in cui è più acuta la crisi politica. Un momento quindi, di estrema preoccupazione per il Paese. Ed è altamente significativo il fatto che un'assemblea elettiva di una Regione che rappresenta quattro milioni e mezzo di abitanti, venga a trovarsi in seduta normale ed abbia nelle mani un documento che promana dalla sua esperienza e dal suo dibattito e che attiene ad alcuni dei temi più fondamentali del nostro Paese, non solo della nostra Regione, e contenga alcune proposte di carattere regionale ed altre di carattere nazionale ed abbia trovato un largo consenso tra le sue forze politiche e la Giunta regionale, che pure avrebbe spinto il documento diversamente da come è stato presentato. Ma tuttavia, il fatto che l'assemblea regionale licenzia un documento, anche solo parzialmente unitario, se non può esserci l'unanimità di tutti i Gruppi, sembra voler significare che le Regioni indicano le necessità che la crisi nazionale si superi, che i problemi di fondo siano affrontati, che noi siamo presenti nel dare il nostro contributo.
Per cui, poiché la giornata è straordinaria, inviterei tutti i Gruppi a comportarsi di conseguenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Questo documento ci ha visti concordare su molti aspetti, ma anche dissentire su molti altri, soprattutto sugli aspetti più connessi alla politica complessiva della Giunta regionale in ordine ai problemi dell'occupazione, del lavoro e della crisi economica.
Così, alla fine del dibattito, se ben ricordiamo, non fu presentato un ordine del giorno di maggioranza; furono presentati soltanto l'ordine del giorno, come già si è accennato, del Gruppo liberale e quello del Consigliere Vetrino che, nella prima stesura, tendevano a cogliere soprattutto alcuni aspetti del dibattito sui quali sembrava essere emersa una convergenza. Infatti, l'ordine del giorno è stato rinviato all'esame delle successive sedute. Questa mattina ci è stato di nuovo presentato parlo sempre dell'ordine del giorno della collega Vetrino, in una nuova stesura a fine seduta. Questo, per l'esattezza.
Siamo peraltro di fronte al fatto nuovo della crisi di Governo; quindi direi proprio che l'interlocutore principale di questo ordine del giorno oggi non esiste.
Siamo ben consapevoli che vi è una grave crisi economica e che si richiede un'iniziativa maggiore a livello nazionale. Ma proprio per questi motivi, bisogna partire dai punti sui quali c'é una concordanza e proporci non tanto nei confronti di un Governo dimissionario, ma, come già avvenuto in passato, in confronto a quello che sarà il Presidente incaricato, con proposte che possono partire dal dibattito del 14 e del 15 e che possono trovarci unitari, ma necessitano di un momento di studio e di meditazione.
Questo, il problema di fondo: oggi manca l'interlocutore per questo documento; votare oggi, comunque, un ordine del giorno sarebbe qualcosa di affrettato, non di ritardato, rispetto a quella che è la situazione.
Ma poi, nell'ordine del giorno, si riflette anche un'azione svolta Ma Giunta sulla quale noi non concordiamo.
Concordiamo invece su tutta la prima parte dell'ordine del giorno quella della linea politico - economico - industriale che la Giunta insieme alle altre Regioni italiane, ha inviato al Governo il 22 settembre.
Quello potrebbe essere già un elemento di politica nazionale sul quale noi ci troviamo convergenti e potrebbe essere un elemento, anche alla luce della particolare situazione del Piemonte, da sottolineare a chi avrà il compito di predisporre il programma del nuovo Governo.
Dobbiamo essere realisti di fronte alla crisi governativa; inviare un messaggio che non ha destinatario non è un fatto che concluda degnamente un dibattito.
Questa è la nostra posizione che abbiamo chiarito nella riunione dei Capigruppo: disponibilità ad esprimerci sulle cose che ci trovano concordi ma esprimerci dopo averle attentamente esaminate; e non esprimerci, come già detto, con un interlocutore al quale il documento non può giungere che come messaggio superato non gestibile, non utilizzabile. Sarebbe un atto di velleitarismo, ma sarebbe un atto molto più serio cercare l'interlocutore che certamente presto avremo, e inviargli un messaggio sul quale possiamo trovarci uniti. La base per essere uniti non è tanto la politica regionale ma è la politica nazionale. E circa la politica nazionale noi ci troviamo consenzienti con il documento delle Regioni del 22 settembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Acconsento ovviamente con le dichiarazioni esposte da Viglione e ritengo anche serio e realistico l'appello d'intervento del Consigliere Sanlorenzo. Con questo spirito noi abbiamo dato un contributo ad un ordine del giorno su cui abbiamo voluto, proprio per scelta deliberata, non fischiare i falli alle particolarità che potevano sembrarci meno vicine alla nostra impostazione, né chiedere di introdurre i motivi più vicini alla nostra impostazione e che abbiamo espresso nel corso del dibattito abbiamo soprattutto inteso fare scaturire dal Consiglio regionale una posizione dinamica e di attività. In questo senso noi insistiamo per votare adesso, anche tenendo presenti le dichiarazioni della Democrazia Cristiana che non condividiamo in quanto ci mettono di fronte ad un'impasse che potrebbe essere superata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Devo ripetere cose già dette più volte. La sera del 15 ottobre, alla fine del dibattito, presentavo regolarmente un ordine del giorno al Presidente del Consiglio e finora non è ancora stato ritirato.
In quella stessa sede, da parte dei Capigruppo che erano presenti, da Paganelli a Bontempi a Viglione, veniva la richiesta di fare in modo che intorno a questo ordine del giorno, proprio per i temi che affrontava, ed essendo stato definito riduttivo il mio documento, rispetto all'ampiezza del dibattito, in quanto affrontavo soltanto due degli aspetti emersi (cioè quello del piano di sviluppo e quello del programma giovani), si manifest l'opportunità di giungere ad un'integrazione affinché il documento apparisse come la risultante della completezza del dibattito.
Devo dire che "La Stampa" di Torino, così attenta alla nostra azione pubblicò che il dibattito si era concluso con la presentazione del documento, il cui esame sarebbe stato rinviato ad una delle prossime riunioni.
E fece bene a precisare "una delle prossime riunioni", perché riunioni ve ne sono state molte da allora, senza che noi si trovasse tempo e modo di esaminarlo.
Tuttavia, il mio impegno, riferendomi alla conferenza dei Capigruppo (come sappiamo, la sede nella quale organizziamo tempi e modi del dibattito), era stato quello di tentare di perfezionare questo ordine del giorno con un ordine del giorno più completo.
Nel frattempo, il Partito Liberale, in data 4 novembre, proponeva un secondo ordine del giorno sullo stesso tema, ritenendo che l'originario non rispondesse ai suoi obiettivi politici rispetto all'esito del dibattito stesso.
Nell'ultima sede abbiamo ancora visto se era possibile pervenire ad un ulteriore documento che tenesse conto anche di quello che il Partito Liberale aveva espresso nel suo documento, e ne sono venute fuori le tre pagine che oggi sono ancora, in modo informale e non ufficiale all'attenzione dei Capigruppo consiliari.
A questo punto, concordo con quanto detto da Viglione e da Marchini rispetto all'impegno che noi tutti dobbiamo avere quali Consiglieri regionali, di dare concretezza agli atti che facciamo.
Non mi formalizzo sul fatto che in questo momento questo Governo non c'è; ci sia o non ci sia il Governo, questi problemi ci sono e vanno affrontati; oggi o domani, dal Presidente Spadolini o da un altro Presidente, non ha importanza.
A me sembra che il momento sia maturo per questo tema; certo dispiace che una forza politica quale la Democrazia Cristiana, che nel dibattito ha avuto così importanza, che nella Commissione Lavoro affronta quotidianamente questi aspetti ed è così presente e portatrice di idee e di iniziative, sia in disarmonia con la maggioranza; e quindi mi permetto di richiamarla, su questi temi, al senso della sua responsabilità.
La mia disponibilità, nei limiti del possibile, è di pervenire oggi alla votazione di questo ordine del giorno.
Come forza politica, riterrei che questo argomento potrà avere la sua maggiore validità se anche le altre forze politiche della Democrazia Cristiana e del Partito Liberale vorranno firmare e sottoscrivere il documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Credo che questa discussione abbia una grande validità. Se non altro per il fatto che il Consiglio regionale discute di problemi importanti e drammatici che toccano la cittadinanza piemontese, vale a dire centinaia e centinaia di migliaia di persone.
Peraltro, il dibattito del 14-15 ottobre avremmo dovuto concluderlo già da tempo; rinviare significherebbe ulteriormente prorogarne il ritardo concordo con le argomentazioni esposte dall'Assessore Sanlorenzo sulla validità attuale di esprimere una puntualizzazione politica. D'accordo con l'ordine del giorno proposto, proporrei una modifica alla pagina 2, ultimo comma: propongo di eliminare la frase che dice: "inoltre sottolinea l'assoluta urgenza di interventi che assicurino maggiore libertà al mondo del lavoro". Con questa modifica il Gruppo del PDUP dà il suo voto favorevole all'ordine del giorno, precisando che, essendo firmatario di un ordine del giorno presentato prima degli altri, dovrebbe avere avuto la precedenza su altri posti in votazione.
Il nostro ordine del giorno riguarda un aspetto specifico, quello cioè degli uffici finanziari e dell'organico in detti uffici; chiedo ci sia disponibilità a prendere in esame quell'ordine del giorno alla prossima seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Mi colloco nella posizione di chi ravvisa l'opportunità di rinviare la votazione sull'ordine del giorno; non solo perché manca l'interlocutore destinatario del messaggio, ma soprattutto per lo scarso numero di Consiglieri regionali presenti in aula: la qual cosa, a mio avviso toglierebbe prestigio ed importanza alla votazione, quale ne possa essere il contenuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

L'ordine del giorno può essere posto in votazione anche per parti separate. Diamone lettura e ciascuna forza rilevi distintamente su quanto è d'accordo e su quanto non lo é. Credo che una tale distinzione non solo possa essere messa a verbale, ma risulti evidente anche alla pubblica opinione, tramite la stampa.



PRESIDENTE

Intanto, avrei bisogno di avere il testo.



MONTEFALCHESI Corrado

Quell'ordine del giorno mi sembra non integrabile con questo e credo debba essere esaminato e debba costituire materia di risposta da parte della Giunta. Quindi ne propongo la discussione alla prossima seduta del Consiglio.



PRESIDENTE

Va bene: questo ordine del giorno verrà discusso alla prossima seduta.
Intanto il Consigliere Marchini chiede che venga votato l'ordine del giorno del Gruppo liberale.



MARCHINI Sergio

Che venga considerato!



PRESIDENTE

"Considerato", sta bene.
Do lettura del testo dell'ordine del giorno concordato e siamo d'accordo per andare al voto separato; mi diranno loro quali sono le parti che dobbiamo separare.
"Il Consiglio regionale al termine del dibattito svoltosi nelle sedute del 14-15 ottobre sulla base delle relazioni del Presidente e del Vicepresidente della Giunta e delle proposte in esse contenute sulla situazione occupazionale ed industriale sottolinea come il carattere e la natura della crisi, con le sue dimensioni mondiali e nazionali e con le peculiarità della situazione piemontese, postulano e postuleranno sempre più che i problemi aperti vengano affrontati con una politica di sviluppo ed espansione produttiva per la quale con ruoli diversi sono impegnate le forze sociali ed imprenditoriali, lo Stato e le istituzioni pubbliche.
Il Consiglio regionale sottolinea l'esigenza improrogabile di una politica volta ad innovare il nostro apparato produttivo, rinnovando ed adeguando anche le forme di intervento pubblico in particolare per la ricerca, la ristrutturazione e l'innovazione tecnologica e produttiva, salvaguardando l'occupazione anche attraverso la sua riqualificazione e mobilità.
In particolare il Consiglio impegna la Giunta, nell'ambito di una pronta definizione del secondo piano di sviluppo, a predisporre un progetto giovani capace di portare un contributo per un'occupazione stabile e qualificata anche attraverso programmi di formazione professionale orientati sul ventaglio delle qualificazioni prevedibili negli anni a venire.
Il Consiglio regionale dopo aver esaminato: le linee di politica economica ed industriale che la Giunta ha caldeggiato anche con la nota unitaria di tutte le Regioni italiane inviata al Governo il 22 settembre la serie di provvedimenti e misure che già hanno iniziato il necessario iter quali Osservatorio Regionale Lavoro, Agenzia, Lavori socialmente utili cassaintegrati, piano formazione professionale cassaintegrati auspica una loro pronta attivazione quale contributo al superamento dei gravi problemi occupazionali del Piemonte.
Il Consiglio regionale rinnova il proprio convincimento che obiettivi prioritari da conseguire, anche rispetto ai temi dibattuti nelle giornata del 14 e del 15 ottobre su economia ed occupazione, siano quelli derivanti dal contenimento e dalla qualificazione della spesa pubblica e la riduzione del divario d'inflazione rispetto ai Paesi concorrenti.
A questo scopo impegna la Giunta a sollecitare il Governo alla tempestiva attuazione di tutti i provvedimenti capaci di mobilitare la spesa pubblica nel settore degli investimenti.
inoltre sottolinea l'assoluta urgenza di interventi che assicurino maggiore libertà al mondo del lavoro, con strumenti di riforma della cassa integrazione guadagni, con iniziative che assicurino una reale mobilità nell'occupazione e con provvedimenti che innovando le norme per il collocamento favoriscano le condizioni di nuovo lavoro.
Il Consiglio regionale impegna infine la Giunta a: richiamare il Governo sulla necessità di operare perché possa diminuire il costo del credito all'industria, specie se finalizzato agli investimenti, all'innovazione e all'esportazione; predisporre ogni necessario progetto esecutivo per i programmi già individuati, al fine di poter concretamente operare, con elementi adeguatamente approfonditi, per la ricerca di finanziamenti in ambito nazionale e comunitario".
Chiede di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

A questo punto, chiedo la verifica del numero legale dei Consiglieri presenti in aula.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Ecco un bell'esempio di come si possa legalmente rispettare la democrazia e sostanzialmente dare un contributo ad affossarla; ognuno è coerente con le proprie origini e tradizioni.



MAJORINO Gaetano

Non è vero! Rispondo per fatto personale, se il Presidente me lo consente.
Mi ero collocato sulla medesima posizione di un'altra forza politica che, motivatamente, aveva richiesto di aggiornare la seduta, precisando che è in questo momento assente l'interlocutore, per le dimissioni del Governo.
Avevo ritenuto liberamente, esponendo le mie convinzioni, che questa motivazione fosse valida; l'avevo ulteriormente completata rilevando che lo scarso numero di Consiglieri regionali presenti toglieva importanza e prestigio al messaggio che si vuole inviare al Governo.
Quindi, mi pare che se ora do un supporto formale a richieste già espresse non soltanto da me, di un aggiornamento, non ritengo possano esprimersi le considerazioni che lei ha fatto, Assessore!



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Non le faccio, perché lei ha formalmente ed ineccepibilmente ragione! Ma siccome quella forza politica alla quale lei si è richiamato ha ritenuto, nella sua autonomia, di non chiedere la verifica del numero legale, e la richiede invece lei, questo significa porsi formalmente nel perfetto rispetto del regolamento dello Stato e, nella sostanza, impedire che l'assemblea regionale del Piemonte si esprima oggi su un quadro così importante e in un giorno così importante. Per questo affermo che ognuno è legato alle proprie origini; e lei è legato alle sue e gli altri sono un'altra cosa da lei.



MAJORINO Gaetano

Visto che alla mia richiesta si vuol dare un particolare significato ritiro la richiesta stessa di verifica del numero legale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Ringrazio il Consigliere Majorino per aver ritirato la richiesta. Lo avrei invitato io stesso a ritirarla in quanto il Gruppo della Democrazia Cristiana garantiva, con la presenza dei suoi Consiglieri, il numero legale come per tutta la giornata ha garantito il corretto funzionamento di questo Consiglio; con un tale impegno si può rilevare che senza la presenza del Gruppo della Democrazia Cristiana oggi, questo Consiglio, non avrebbe deliberato un bel nulla.
Le nostre opinioni al riguardo le ha espresse molto chiaramente Brizio.
Altri Gruppi ravvisano di poter arrivare oggi alla votazione di questo ordine del giorno e noi non ci sottraiamo da questa votazione.
Avrei voluto che il Consiglio non votasse anche perché non vorrei che domani si dicesse: l'ordine del giorno è passato con 18 voti favorevoli, 4 voti contrari o astenuti su questo o quel punto, cosicché la gente potesse poi chiedersi come mai, su 60 Consiglieri regionali, per un argomento di questa importanza, hanno votato 20 o 22 Consiglieri! Ritengo, peraltro, che il voto che si dà è un voto plurimo il quale esprime il pensiero delle forze politiche.
Noi diamo il nostro voto favorevole a tutto l'ordine del giorno, ad eccezione di un punto: quello che riguarda la serie di provvedimenti e di misure che già hanno iniziato il loro iter quali Osservatorio Regionale Lavoro, Agenzia lavori socialmente utili cassaintegrati, piano formazione professionale cassaintegrati.
Su questi argomenti, nelle Commissioni e nelle altre sedi competenti assumiamo una posizione articolata, per cui non possiamo aderire semplicemente alla formulazione dell'ordine del giorno.
Su questo punto dell'ordine del giorno noi ci asteniamo in quanto la nostra posizione la esprimiamo argomento per argomento. L'abbiamo già espressa e la esprimeremo ancora, nel momento in cui i vari argomenti saranno posti all'attenzione.
Votiamo l'altro punto dell'ordine del giorno perché in particolare ci asteniamo sul punto precedente che è quello delle linee di politica economica ed industriale che la Giunta ha caldeggiato anche con la nota unitaria di tutte le Regioni italiane inviata al Governo il 22 settembre.
Credo di essere stato chiaro per le altre forze politiche, per la stampa, per tutti. Questa è la posizione della Democrazia Cristiana: un voto acritico sul secondo punto non ci sentiamo di esprimerlo, anche se non votiamo contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Comincio forse a diventare uggioso con considerazioni sul Regolamento.
Sarà il caso di approfondire anche la possibilità di ritiro della richiesta di verifica del numero legale, perché mi pare che l'iniziativa di verifica del numero legale sia sostanzialmente la messa in essere di una condizione di procedibilità, da parte dell'Ufficio di Presidenza.
Quindi mi pare che una volta proposta - scusa Majorino, non faccio un problema comportamentale mio o tuo -, pongo veramente il problema se non sia ipotizzabile approfondire se la richiesta di numero legale debba avere attuazione oppure possa essere ritirata per considerazioni sopravvenute. Mi sembra un problema estremamente delicato.
Sul documento noi condividiamo la ripartizione suggerita dalla Democrazia Cristiana, mentre esprimiamo un giudizio estremamente positivo sul resto del documento nel suo complesso e per il suo significato.
A me pare che questo documento sia certamente, nell'ambito di una Regione governata dalla sinistra, un documento che indica quanta disponibilità e quanta apertura ci sia anche da parte di queste forze politiche a cogliere fenomeni nuovi, realtà nuove, culture nuove.
Se noi andiamo a leggere tra le righe dei nostri attuali dibattiti rispetto ad altri documenti consiliari non di anni or sono ma di pochi mesi fa, vediamo che sulla concezione della crisi, non come crisi congiunturale ma come crisi strutturale e sui problemi della mobilità del lavoro, abbiamo fatto molti passi in avanti. Questo è indubbio.
E' quindi un documento certamente positivo perché significa questo: la classe politica piemontese ha la capacità di rimeditare alle proprie insufficienze e di guardare avanti, senza attestarsi sempre nella difesa dei propri fantasmi.
Peraltro vi è una parte dell'ordine del giorno, quella già indicata dal collega democristiano che, non tanto per gli argomenti contenuti, ma per la modalità con cui è posto, sembra richieda un opportuno avallo o un giudizio di comportamento da parte della Giunta.
Per concludere, mentre questi sono problemi ai quali siamo molto attenti e al cui sviluppo siamo interessati, non riteniamo in questo momento di poter dare un giudizio del tutto positivo su come la Giunta attua questo tipo di interventi.
Quindi il nostro non è un voto negativo a che questi interventi trovino applicazione, ma su come questi interventi la Giunta ha operato. Voto positivo, favorevole sul complesso del documento; voto per astensione, non negativo, sul capoverso linea seconda, alla pagina 2.



PRESIDENTE

Sulla questione formale, però, Consigliere, ritengo sia sufficiente che il Consigliere che ha chiesto la verifica del numero legale abbia poi ritirato la richiesta.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Sono ovviamente d'accordo su tutto il documento, sull'importanza del farlo, sulla sua crucialità. Ho ascoltato, da parte del Gruppo D.C. e del Gruppo liberale, pronunciamenti di astensione su determinate parti del documento.
Devo dire francamente che anche il nostro Gruppo, per l'equivocità possibile della formulazione, non tanto per il possibile positivo risultato che la formulazione avrebbe, era intenzionato (parlo al plurale, ma non ho neanche consultato tutti i compagni) ad astenersi su una sola riga, dove dice: "urgenza di interventi che assicurino maggiore libertà al mondo del lavoro". Ma mi rendo conto che l'astensione del nostro Gruppo provocherebbe, su un argomento sul quale potremmo trovare altre intese, la caducazione di una parte del documento stesso.
Ma noi abbiamo l'abitudine, come comunisti, una volta che abbiamo imboccato con convinzione una strada, di essere sensibili all'opportunità di fare in modo che un'azione molto importante e significativa nel suo complesso, non venga vanificata da un particolare più o meno rilevato.
Quindi, pure avendo coscienza dell'equivocità di questa formulazione, siamo ben decisi di votare tutto l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Farò una telegrafica dichiarazione di voto.
Accolgo la proposta di votare per punti.
Il nostro Gruppo darà voto contrario sull'ultimo comma là dove si dice: "assicura maggiore libertà nel mondo del lavoro" perché ritiene che di libertà ve ne sia già molta, come abbiamo verificato anche nella vicenda della Ghisfond.
Condividiamo invece sulla parte restante dell'ordine del giorno per cui voteremo a favore.



PRESIDENTE

Pongo allora in votazione tale ordine del giorno per parti separate.
Chi è favorevole al primo, secondo, terzo, quarto e quinto comma è pregato di alzare la mano.
Sono approvati all'unanimità dei 27 Consiglieri presenti in aula.
Chi è favorevole al sesto comma è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 18 voti favorevoli e 9 astensioni.
Chi è favorevole al settimo, ottavo e nono comma è pregato di alzare la mano.
Sono approvati all'unanimità dei 27 Consiglieri presenti in aula.
Chi è favorevole al decimo comma è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli, 1 contrario ed 1 astensione.
Chi è favorevole all'undicesimo e dodicesimo comma è pregato di alzare la mano.
Sono approvati all'unanimità dei 27 Consiglieri presenti in aula.
Tale votazione è valida ai sensi dell'art. 50, quarto comma, del Regolamento del Consiglio, in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.
Comunico, infine, che il Consiglio è convocato per il giorno 25 novembre prossimo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.00)



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