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Dettaglio seduta n.164 del 04/11/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 137: "Istituzione della riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera"


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO

esame progetto di legge n. 140: "Istituzione dell'area attrezzata Le Vallere"



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i lavori con i punti quinto e sesto all'ordine del giorno che recano rispettivamente: Esame progetto di legge n. 137: "Istituzione della riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera" ed esame progetto di legge n. 140: "Istituzione dell'area attrezzata Le Vallere".
La parola al relatore, Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, credo sia opportuno svolgere un'unica relazione per i due disegni di legge. Infatti, nonostante la sostanziale diversità che caratterizza le due aree (l'una destinata a riserva naturale integrale per la presenza di specie vegetali molto rare l'altra intesa come area attrezzata nella diversificazione degli ambienti in cui si articola: una zona marginale, con aree, con aree di sosta analoghe a quelle che individuano i parchi urbani; una parte, la maggiore risistemata a spazio libero con aree forestali, per rendere più fruibili le sponde fluviali e con tracciato di percorso pedonale e ciclabile; una grande cascina in corso di ristrutturazione, per un futuro uso didattico e culturale) sono entrambe inserite in un disegno generale di ricucitura degli spazi verdi, lasciati liberi dall'urbanizzazione indiscriminata degli anni '60, particolarmente grave nell'area torinese.
E' un disegno generale che viene portato avanti con costanza ed intelligenza tra difficoltà notevoli. Per essere facilitato e reso più omogeneo, è stata voluta l'azienda regionale dei parchi suburbani.
I due parchi, istituiti con leggi specifiche, come stabilito dalla legge quadro n. 43, sono affidati all'azienda regionale e costituiscono i primi tasselli che si aggiungono all'area della Mandria.
Si sta realizzando la politica del verde che era stata delineata ed impostata fin dal 1975 e che rispondeva e risponde alle esigenze e ai bisogni reali della gente.
La II Commissione ha approvato a maggioranza i presenti disegni di legge.



PRESIDENTE

Poiché non ci sono richieste di intervento, passiamo alla votazione dell'articolato del progetto di legge n. 137: "Istituzione della riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera".
Art. 1 (Istituzione della riserva naturale integrale) "Ai sensi della legge regionale 4/6/1975, n. 43, è istituita, con la presente legge, la riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 21 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Confini) "I confini della riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera, incidente sui Comuni di Givoletto e Varisella, sono individuati nell'allegata planimetria, in scala 1:10000, facente parte integrante della presente legge.
L'area di cui al comma precedente è preordinata all'espropriazione, ai sensi del terzo comma dell'art. 6 della legge regionale 4/6/1975, n. 43, o all'acquisizione od all'affitto.
I confini della riserva sono delimitati da tabelle da collocarsi lungo il perimetro dell'area in modo che siano visibili da ogni punto di accesso e che da ogni tabella siano visibili le due contigue e portanti la scritta 'Regione Piemonte - Riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 21 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Finalità) "Nell'ambito e a completamento dei principi generali indicati nell'art. 1 della legge 4/6/1975, n. 43, le finalità dell'istituzione della riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera sono specificate secondo quanto segue: 1) tutelare le caratteristiche naturali dell'area, al fine di conservare e perpetuare nel tempo la specie Euphorbia gibelliana ivi presente nell'unica stazione conosciuta al mondo 2) conservare l'insieme flogistico caratterizzante l'area 3) favorire la conoscenza dell'Euphorbia gibelliana e gli studi scientifici della stessa.
Le modalità di conservazione e di tutela sono stabilite in apposito piano naturalistico, ai sensi della legge regionale 4/9/1979, n. 57" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 21 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Durata della destinazione) "La destinazione a riserva naturale integrale, attribuita con la presente legge al territorio individuato dal precedente art. 2, ha la durata di anni 99, prorogabile alla scadenza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 21 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Gestione) "Le funzioni di gestione, direttive, di amministrazione, di promozione culturale e scientifica e di vigilanza, per il conseguimento delle finalità di cui al precedente art. 3, sono esercitate dall'azienda regionale dei parchi suburbani".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 21 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Norme vincolistiche) "Sull'intero territorio della riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera, oltre al rispetto delle leggi statali e regionali in materia di tutela dell'ambiente, della flora e della fauna, è fatto divieto di: a)aprire e coltivare cave di qualsiasi natura b)esercitare l'attività venatoria c)accedere, se non per motivi tecnici o scientifici e previa autorizzazione del Consiglio di amministrazione dell'azienda regionale dei parchi suburbani. Sono esonerati da tale divieto e dalla conseguente autorizzazione i proprietari e gli aventi titolo d)raccogliere qualsiasi specie floristica, se non per motivazioni di carattere scientifico e comunque in numero non superiore ai due esemplari per specie e)costruire qualsiasi opera sia pubblica, sia privata".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 21 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Sanzioni) "Le violazioni al divieto di cui alla lettera a) dell'art. 6 della presente legge comportano la sanzione amministrativa da un minimo di L. 3.000.000 ad un massimo di L. 5.000.000 per ogni 10 mc di materiale rimosso.
Le violazioni ai divieti di cui alle lettere c) e d) del precedente art. 6 comportano la sanzione amministrativa da un minimo di L. 50.000 ad un massimo di L. 1.000.000, in relazione alla gravità del fatto commesso.
Le violazioni al divieto di cui alla lettera e) del precedente art. 6 comportano la sanzione amministrativa da un minimo di L. 10.000.000 ad un massimo di L. 30.000.000, oltre all'obbligo del ripristino da realizzarsi in conformità alle disposizioni del Presidente della Giunta regionale.
Le violazioni ai divieti richiamati ai commi primo e terzo del presente articolo comportano, oltre alle sanzioni amministrative previste, l'obbligo del ripristino che dovrà essere realizzato in conformità alle disposizioni che verranno formulate in apposito decreto del Presidente della Giunta regionale.
Delle violazioni viene redatto, dal personale di vigilanza, un verbale che dovrà essere trasmesso entro 15 giorni al Presidente della Giunta regionale, il quale, con proprio provvedimento da notificare al trasgressore, contesta l'infrazione e determina l'entità della sanzione.
Contro tale provvedimento l'interessato può produrre, entro 30 giorni dalla data della notifica, ricorso alla Giunta regionale, la quale si pronunzierà entro 90 giorni.
Per le violazioni al divieto di cui alla lettera b) del precedente art. 6 si applicano le sanzioni previste dalle vigenti leggi dello Stato e della Regione.
Le somme riscosse ai sensi del presente articolo e quelle riscosse ai sensi delle norme contenute nel piano naturalistico di cui al secondo comma dell'art. 3 della presente legge saranno introitate nel bilancio della Regione".
Il Consigliere Majorino ha presentato il seguente emendamento: sostituire come segue il secondo comma: "Le violazioni ai divieti di cui alle lettere c) e d) dell'art. 6 comportano la sanzione amministrativa dal minimo di L. 100.000 al massimo di L. 1.000.000".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

La vigente legge statale del novembre 1981 (che disciplina la materia delle sanzioni, sia delle sanzioni di emanazione statale sia di emanazione regionale) prevede la regola in forza della quale fra il minimo ed il massimo non si può superare il decuplo.
Il testo originario parla di una sanzione da L. 50.000 ad 1 milione.
L'emendamento che propongo è puramente tecnico e vuole inquadrarsi nella regola sancita dalla legge statale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti in aula.
Il Consigliere Majorino presenta ancora il seguente emendamento: sostituire come segue il quinto comma: "Per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme ed i principi di cui al capo I della legge 24/11/1981, n. 689".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

L'intera materia della contestazione e della procedura per l'applicazione delle sanzioni è ora disciplinata dalla legge 24/11/1981 quindi, il richiamo ad una precedente legge regionale è anomalo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti in aula.
Vi è un ultimo emendamento presentato dal Consigliere Majorino che recita: sostituire come segue il sesto comma: "Le violazioni al divieto di cui alla lettera b) dell'art. 6 comportano la sanzione amministrativa dal minimo di L. 200.000 al massimo di L.
2.000,000".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

L'art. 6 prevede, fra gli altri divieti, quello di aprire e coltivare cave, di esercitare attività venatoria, di introdursi con mezzi meccanizzati e simili nel parco. E per quanto riguarda le sanzioni nei confronti di chi apre cave, torbiere o entra con mezzi meccanici nel parco o raccoglie specie floristiche, ci sono le sanzioni determinate dall'art.
7.
Viceversa, per la sanzione dell'esercizio dell'attività venatoria, ci si richiama puramente e semplicemente alla legge che disciplina la caccia (legge 60 del 1979) la quale prevede sanzioni da L. 50.000 a L. 500.000.
In conclusione, di fronte all'anacronistica sanzione prevista dalla legge sulla caccia, si arriverebbe sostanzialmente all'assurdo: di punire con una sanzione più grave, nel minimo e nel massimo, colui che apre una cava o una torbiera, o colui che si introduce con mezzi meccanici nel parco o costruisce opere pubbliche, o coglie specie floristiche, rispetto a chi esercita l'attività venatoria.
Quindi lo scopo puro e semplice dell'emendamento è quello di fissare una più congrua sanzione amministrativa sia nel minimo che nel massimo.



PRESIDENTE

. Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti in aula.
Pongo ora in votazione l'art. 7 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Vigilanza) "La vigilanza della riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera è affidata: a) al personale di vigilanza dell'azienda regionale dei parchi suburbani b) al personale degli enti indicati all'ultimo comma dell'art. 3 della legge regionale 4/6/1975, n. 43 e successiva modificazione ed integrazione previa convenzione con gli enti di appartenenza c) a guardie giurate volontarie, nominate in conformità dell'art. 138 del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza, approvato con R.D.
18/6/1931, n. 773 e che abbiano prestato giuramento davanti al Pretore".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Finanziamenti per gli oneri relativi alle opere di tabellazione) "Agli oneri relativi alle opere di tabellazione, di cui al precedente art.
2, previsti in L. 1.000.000, provvede direttamente l'azienda regionale dei parchi suburbani, mediante lo stanziamento ad essa attribuito sul capitolo di bilancio 7970 per l'anno finanziario 1981 e sui corrispondenti capitoli di cui ai bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Finanziamenti per la gestione) "Agli oneri per la gestione della riserva naturale integrale della Madonna della Neve sul Monte Lera provvede direttamente l'azienda regionale dei parchi suburbani, mediante lo stanziamento ad essa attribuito sul capitolo di bilancio 7970 per l'anno finanziario 1981 e sui corrispondenti capitoli di cui ai bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art.11 (Disposizioni finanziarie relative alla redazione del piano naturalistico) "All'onere, previsto in L. 1.000.000, relativo alla redazione del piano naturalistico, di cui al secondo comma dell'art. 3 della presente legge, si provvede mediante lo stanziamento di cui al capitolo 7930 del bilancio per l'anno finanziario 1981 e sui corrispondenti capitoli di cui ai bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Entrate) "I proventi derivanti dalle sanzioni di cui al precedente art. 7 saranno iscritti al capitolo 2230 dello stato di previsione delle entrate del bilancio per l'anno finanziario 1981 ed ai corrispondenti capitoli dei bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art.12 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
Passiamo ora alla votazione dell'articolato del progetto di legge n. 140: "Istituzione dell'area attrezzata Le Valere".
Art. 1 (Istituzione dell'area attrezzata) "Ai sensi della legge regionale 4/6/1975, n. 43, è istituita, con la presente legge, l'area attrezzata Le Vallere".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Confini) "I confini dell'area attrezzata Le Vallere, incidente sul Comune di Moncalieri, sono individuati nell'allegata planimetria, in scala 1:10000 facente parte integrante della presente legge.
I confini dell'area attrezzata sono delimitati da tabelle da collocarsi lungo il perimetro dell'area in modo che siano visibili da ogni punto di accesso e che da ogni tabella siano visibili le due contigue e portanti la scritta 'Regione Piemonte - Area attrezzata Le Vallere'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Finalità) "Nell'ambito e a completamento dei principi generali indicati nell'art. 1 della legge 4/6/1975, n. 43, le finalità dell'istituzione dell'area attrezzata Le Vallere sono specificate secondo quanto segue: a) conservare le caratteristiche morfologiche dell'area tutelando l'aspetto paesaggistico dell'ambiente fluviale b) favorire la fruizione a scopi sociali e didattici utilizzando a questi fini l'immobile ivi presente".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Durata della destinazione) "La destinazione ad area attrezzata, attribuita con la presente legge al territorio individuato dal precedente art. 2, ha la durata di anni 99 prorogabile alla scadenza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Gestione) "Le funzioni di gestione direttiva, di amministrazione e di vigilanza, per il conseguimento delle finalità di cui al precedente art. 3, sono esercitate dall'azienda regionale dei parchi suburbani".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Norme vincolistiche) "Sull'intero territorio dell'area attrezzata Le Vallere oltre al rispetto delle leggi statali e regionali in materia di tutela dell'ambiente, della flora e della fauna, è fatto divieto di: a) esercitare l'attività venatoria b) introdurre specie animali non autoctone c) danneggiare e distruggere i vegetali di ogni specie e tipo fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole d) esercitare attività ricreative e sportive con mezzi meccanici fuori strada.
Con apposito regolamento, approvato dal Consiglio regionale e proposto dal Consiglio di amministrazione dell'azienda regionale dei parchi suburbani sono fissate le norme specifiche relative alle modalità di fruizione dell'area attrezzata e dell'immobile ivi presente, nonché le sanzioni per i trasgressori".
Il Consigliere Majorino ha presentato il seguente emendamento: sopprimere le seguenti parole dell'ultima parte del secondo comma: "nonché le sanzioni per i trasgressori".
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Sta bene che con apposito futuro regolamento, da approvarsi dal Consiglio regionale, si fissino le norme specifiche relative alle modalità di fruizione dell'area. Però non è corretto e non valido l'aggiungere "nonché le sanzioni per i trasgressori" in quanto, in materia di previsione di sanzioni amministrative, è solo la legge formale regionale che pu provvedere e non il regolamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti in aula.
Pongo in votazione l'art. 6 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Sanzioni) "Le violazioni ai divieti di cui alle lettere b), c) e d) del precedente art. 6 comportano le sanzioni amministrative da un minimo di L. 50.000 ad un massimo di L. 1.000.000, in relazione alla gravità del fatto commesso.
Delle violazioni viene redatto, dal personale di vigilanza, un verbale che dovrà essere trasmesso entro 15 giorni al Presidente della Giunta regionale, il quale, con proprio provvedimento da notificare al trasgressore, contesta l'infrazione e determina l'entità della sanzione.
Contro tale provvedimento l'interessato può produrre, entro 30 giorni dalla data della notifica, ricorso alla Giunta regionale, la quale si pronunzierà entro 90 giorni.
Per le violazioni al divieto di cui alla lettera a) del precedente art. 6 si applicano le sanzioni previste dalle vigenti leggi dello Stato e della Regione.
Le somme riscosse ai sensi del presente articolo e quelle riscosse ai sensi delle norme contenute nel Regolamento di cui all'ultimo comma del precedente art. 6 saranno introitate nel bilancio della Regione".
Il Consigliere Majorino ha presentato i seguenti emendamenti: 1) sostituire come segue il primo comma: "Le violazioni ai divieti di cui alle lettere b), c) e d) dell'art. 6 comportano la sanzione amministrativa dal minimo di L. 100.000 al massimo di L. 1.000.000".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti in aula.
2) Sostituire come segue il secondo comma: "Per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme ed i principi di cui al capo I della legge 24/11/1981, n. 689".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti in aula.
3) Sostituire come segue il terzo comma: "Le violazioni al divieto di cui alla lettera a) dell'art. 6 comportano la sanzione amministrativa dal minimo di L. 200.000 al massimo di L.
2.000.000".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti in aula.
Pongo in votazione l'art. 7 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Vigilanza) "La vigilanza dell'area attrezzata Le Vallere è affidata: a) al personale di vigilanza dell'azienda regionale dei parchi suburbani b) al personale degli enti indicati all'ultimo comma dell'art. 3 della legge regionale 4/6/1975, n. 43 e successiva modificazione ed integrazione previa convenzione con gli enti di appartenenza c) a guardie giurate volontarie, nominate in conformità dell'art. 138 del Testo Unico delle leggi di Pubblica Sicurezza, approvato con R.D.
18/6/1931, n. 773, che abbiano prestato giuramento davanti al Pretore".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Finanziamenti per gli oneri relativi alle opere di tabellazione) "Agli oneri relativi alle opere di tabellazione, di cui al precedente art.
2, previsti in L. 1.000.000, provvede direttamente l'azienda regionale dei parchi suburbani, mediante lo stanziamento ad essa attribuito sul capitolo di bilancio 7970 per l'anno finanziario 1981 e sui corrispondenti capitoli di cui ai bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Finanziamenti per la gestione) "Agli oneri per la gestione dell'area attrezzata Le Vallere provvede direttamente l'azienda regionale dei parchi suburbani, mediante lo stanziamento ad essa attribuito sul capitolo di bilancio 7970 per l'anno finanziario 1981 e sui corrispondenti capitoli di cui ai bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Entrate) "I proventi derivanti dalle sanzioni di cui al precedente art. 7 saranno iscritti al capitolo 2230 dello stato di previsione delle entrate del bilancio per l'anno finanziario 1981 ed ai corrispondenti capitoli dei bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

La dichiarazione di voto su questo disegno di legge avrei dovuto farla sull'altro disegno di legge e sarebbe servito anche per questo.
La nostra posizione di astensione è motivata non già da un dissenso sugli obiettivi che intende perseguire il disegno di legge a salvaguardia e a tutela del patrimonio naturale delle aree, quanto, piuttosto, sul tipo di gestione che si prevede di configurare per aree di questo tipo, aree limitate come estensione, aree per le quali a noi sembra che la delega agli Enti locali, limitrofi o presenti sulla realtà territoriale da gestire con l'area attrezzata, sia la soluzione più opportuna.
Sarà inutile ricordare che un disegno di legge, già votato dal Consiglio, è stato respinto dal Commissario del Governo per motivazioni che attengono ai criteri di gestione di queste aree e già abbiamo sottolineato e lo ripetiamo, che la Regione, anziché imboccare una strada di stretto rigore economico ed operativo per quanto attiene alla ricerca di una soluzione di gestione, effettivamente pertinente rispetto alle aree da gestire, ancora una volta opera una scelta che noi riteniamo dispersiva e di costi eccessivi, senza nessuna garanzia sui risultati finali e sulla gestione. La prova del nove sulla bontà della nostra posizione l'abbiamo appunto in occasione del riscontro rispetto all'area delle Vallere. Si tratta di un'area di quattro ettari e, praticamente, è nel Comune di Torino. Per cui non vediamo come non vi possa essere la possibilità di affidarne la gestione al Comune di Torino con la sua possente struttura che credo non abbia pari nella realtà regionale, né vediamo l'esigenza di costituire le premesse di una possibilità di ingigantimento o, comunque, di sovrapposizioni artificiose, su problemi che possono essere gestiti normalmente con ricorso e con riferimento a strutture già esistenti.
Desidero richiamare l'attenzione del Consiglio e della Giunta su un aspetto specifico che riguarda l'area delle Vallere: mi riferisco al cosiddetto restauro del nulla che sta avvenendo su una cascina esistente nell'area stessa. Tutti voi, uscendo o entrando in Torino, avrete notato come su questo fantasma di rudere agricolo si stiano spendendo centinaia di milioni, rifacendo strutture e parti anche di murature, destinandovi risorse su una struttura rispetto alla quale il confronto con gli eccellenti capolavori di architettura settecentesca, barocca o romanica del Piemonte, è assolutamente sproporzionato.
Quando sono state presentate le intenzioni dell'Amministrazione regionale sulla recuperabilità dell'area e della sua attrezzatura, ritengo che avrebbe dovuto prevalere il buon senso comune che vuole parsimonia nella destinazione del denaro pubblico e determina la capacità di selezione tra ciò che può essere necessario ed utile per valorizzare un'area, la quale, peraltro, ancora priva di qualsiasi coltura arborea (piantagioni ne sono state fatte recentemente) e la fruizione che può essere inventata per un'attrezzatura di questo tipo. Sulle decisioni prese per quest'area, forse ha giocato la vicina presenza delle attrezzature del complesso di Italia '61, per cui l'area in questione non è certo un deserto nel contesto delle attrezzature metropolitane.
La polemica non è tanto sulle decine di milioni in più che si spendono quanto sulla mancanza di obiettivi e di finalizzazioni rispetto ai finanziamenti. A questo punto, facciamo un richiamo alla Giunta perch riferisca al Consiglio su che cosa si sta facendo e su cosa si vuole fare di quell'area, per mettere in condizione il Consiglio stesso e la comunità di capire perché si è voluta intraprendere questa strada, con quali scopi quali obiettivi e se, comunque, i risultati potranno essere effettivamente a vantaggio reale della comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

Ho chiesto la parola pur sapendo che, a norma di Regolamento, non si ha diritto d'intervenire in sede di dichiarazioni di voto.
Chiedo di parlare perché l'intervento del Consigliere Picco non si è limitato ad una dichiarazione di voto sul testo di legge in esame, ma è debordato su fatti specifici che riguardano la realtà delle Vallere. In questo senso, mi sembra doveroso immediatamente replicare e dare qualche informazione. Intanto, sottolineo che gli argomenti espressi dal Consigliere Picco sul parco delle Vallere sono le stesse che avevo letto sulla rivista "Nuova Società" in un servizio firmato da Franco Rosso argomenti, quindi, non nuovi, anche se espressi sinteticamente rispetto al testo di "Nuova Società".
Mi spiace che Picco abbia ripreso quel testo senza aggiungervi sue dirette informazioni e valutazioni sul parco delle Vallere. E ritengo si debba prendere atto di alcune considerazioni. Intanto, il parco delle Vallere è stato acquisito dalla Regione soltanto nel giugno 1978; la Giunta regionale, nell'agosto 1978, a due mesi di distanza dalle delibere di acquisizione, ha affidato all'IPLA l'incarico di predisporre un programma di massima, per la sistemazione del parco per una spesa di 2 milioni; alla stessa data, fu deliberato l'incarico professionale agli architetti Gambino e Volpiano per il progetto di recupero della cascina Vallera: spesa 20 milioni. Cito le spese perché, giusto nell'articolo non richiamato da Picco, si fa anche un rilievo in merito alle spese sostenute per queste opere. Dico subito che l'ipotesi di recuperare (non voglio entrare nel merito filologico dei termini "restaurare", "recuperare", "ristrutturare" attenendomi a questa dizione un po' più generica) la cascina delle Vallere venne decisa nel momento stesso in cui se ne delineò l'acquisizione.
L'acquisto delle Vallere, infatti, aveva il presupposto di mantenere a verde un'area di tipo fluviale, alluvionale, pur rispettando l'ambiente come si era venuto naturalmente conformando e con la salvaguardia (tra il Po e Moncalieri) di visuali che io, in contrasto all'articolo di "Nuova Società", ritengo importanti. Credo che percorrendo il Corso Polonia ci si possa rendere conto del valore ambientale e paesaggistico che ha l'abitato di Moncalieri con il suo Castello e la prospettiva delle sue case, sulla propaggine del rilievo collinare.
In questo ambiente esiste una cascina in cattivo stato che ha bisogno di essere ristrutturata: un'area a parco come quella delle Vallere necessita di una struttura edilizia che possa essere sede di una serie di attività connesse al parco; a cominciare da un guardiano che dovrà viverci servire quale deposito di attrezzi; essere sede di iniziative di carattere culturale e sociali richieste dal Comune di Moncalieri e dal Comitato di quartiere della zona. E' parso meglio, anche economicamente, ristrutturare quell'edificio piuttosto che ricostruirne un altro nuovo.
Non sono poi d'accordo sul giudizio del tutto liquidatori sul carattere architettonico di questa cascina, giudizio che mi pare davvero superficiale. Inviterei i Consiglieri ad andare a vedere questa cascina per constatare come vi siano parti tuttora valide ed utilizzabili, con bellissime volte ed una serie di archetti nella parte abitata e nella parte a fienile. Tutte parti utilizzabili e degne di restauro.
Oltretutto, questa cascina presenta la tipologia caratteristica di quelle che esistevano nelle campagne attorno a Torino e quindi era anche importante, nell'azione di realizzazione del parco, conservarla, con adeguati restauri, quasi come genuina testimonianza.
E non ritengo neppure di porre in alternativa il recupero che si sta attuando di questa cascina con interventi in altri edifici di carattere storico, magari di edifici barocchi: si tratta di due operazioni ben distinte anche se vanno entrambi perquisiti (vanno perquisiti, però, avendo coscienza delle competenze della Regione). La Regione è comunque diventata proprietaria di quella cascina: può intervenire; lo fa per utilizzare l'edificio in funzione del parco, come era anche richiesto dalle varie associazioni naturalistiche degli "Amici del Po".
L'articolo ricordato di Franco Rosso termina facendo un riferimento del tipo di quello che esprimeva il Consigliere Picco: se la Regione si è impegnata nel recupero di questa cascina, perché non recupera una chiesetta barocca che esisterebbe dalle parti del Gerbido? Io credo di sapere di quale cappella barocca si fa riferimento; credo di saperlo molto bene, in quanto si tratta di una cappella che io ho rilevato per certi esami nei lontani anni '50, precisamente per esami di restauro per la Facoltà di Architettura (dove credo siano ancora depositati all'Istituto di restauro dove lavora Franco Rosso), ma anche alla Sovrintendenza, dove non si aveva neppure conoscenza dell'edificio.
Devo aggiungere che, da quegli anni, ho fatto di tutto, senza riuscirvi, per fare intervenire qualcuno per il recupero della cappella.
Allora si potevano ancora ammirare le tinteggiature settecentesche dell'interno. Proprio per il fatto che la cappella è privata, né la Sovrintendenza ha mai ritenuto di potere intervenire, né ha potuto intervenire, per restauri, il Comune di Grugliasco da me sollecitato negli anni '60. Né, infine, siamo riusciti ad intervenire come Regione, per vari motivi.
Se mi parve non degno di risposta l'articolo di "Nuova Società", ho voluto invece interloquire con Picco per la sollecitazione che me ne è venuta; ritengo sia importante interloquire fra di noi, all'interno del Consiglio regionale. Sull'onda di questa sollecitazione, mi sembra opportuno insistere sui tentativi di recuperare quella cappella barocca e dare esempio che la Regione potrebbe farlo, sempre che si giunga ad un passaggio di proprietà alla Regione.
A parte questo argomento, voglio far notare che il parco, oggi, non si presenta bene in quanto si trova in fase di allestimento: le piantine interrate l'anno scorso, sono piccole; diverse sono morte, in normale percentuale, ma l'impresa interessata è impegnata per contratto a sostituirle.
Nell'articolo al quale Picco si riferiva, si afferma poi che il parco sarebbe solcato da strade asfaltate o autostrade. Preciso: il parco è di proprietà regionale e si estende per 260 metri quadrati. Di questa area una parte, verso il Corso Polonia, è attrezzata a giochi per ragazzi. E' questa attrezzatura che è visibile dalla strada e può erroneamente far ritenere che il parco sia tutto in quello spazio di poche migliaia di metri quadrati.
La medesima area attrezzata ha sentieri pavimentati perché, se in giornate un po' umide qualcuno vuole andarci, non abbia ad infangarsi. Ma tutta l'altra area a parco della Regione, ben oltre i 200 mila metri quadrati (non ho la cifra esatta ma credo di non essere lontano dalla realtà), non è affatto solcata da strade asfaltate. Anzi, i terreni sono tenuti a prato, in quanto il principio originario era quello di preservare il parco come territorio fluviale; quindi come una specie di parco naturale. Un'impressione negativa, non si può negare, la si può avere nell'osservare, in prossimità di Corso Polonia, coltivazioni di granoturco ed anche erbacce. Ma quell'area fa parte di quei 90 mila metri quadrati che, nel contratto perfezionato nel 1978, sono stati dati in uso a Bosso ex proprietario, per 29 anni (attualmente saranno soltanto 25 anni).
Quest'area non è certamente tenuta a livello di buona conduzione agricola e neppure a quel livello di manutenzione che si richiederebbe per un parco pubblico e quindi potrebbe suscitare l'impressione, in chi transiti sul Corso Polonia, che gli interi 260 mila metri quadrati siano tutti in quelle condizioni.
Aggiungo che nell'acquisizione delle Vallere (Viglione lo ricorderà) abbiamo dovuto accettare la condizione imposta da Bosso il quale, di quella parte di terreno che si è tenuta, intendeva fare attività vivaistica.
Malgrado questa condizione, ho tentato in questi anni di entrarne in possesso ed attualmente le trattative sono in corso. Ci erano state chieste cifre molto esose per la cessione di questa parte (più di 300 milioni adesso Bosso ne chiede ancora 200); noi abbiamo fatto delle valutazioni con i tecnici agrari e possiamo valutare che questi 90 mila metri quadrati possono valere, capitalizzati ad oggi, non più di 150 milioni, cifra che abbiamo proposto a Bosso.
Se la S.p.A. Vallere, che ha il possesso di questa area, si dichiarerà d'accordo su questa valutazione e stima, proporrò la questione solo forse in Commissione, in quanto trattandosi del recupero di un possesso, non credo si renda necessaria una delibera; in modo di liberare subito da ogni condizionamento questi 90 mila metri quadrati ed incorporarli all'intera area destinata a parco.
Mi sembra quindi che la Regione, in questi quattro anni, si sia mossa con tempestività sia nell'organizzare il parco, come nel salvaguardarne per oltre 250 metri quadrati, le sue caratteristiche di parco fluviale e infine, nel portare avanti una politica di riaccorpamento che spero possa avere buon fine nelle prossime settimane. Non mi sembra quindi che, nei confronti del parco delle Vallere, si possa tacciare di disattenzione la Giunta regionale, non dico la Regione e neppure l'Assessorato.
Ritengo che ci siamo comportati correttamente. Se vi è stata un'insufficienza, la si potrebbe scoprire nell'individuazione immediata di un organismo che gestisca Le Vallere (ma abbiamo avuto due leggi bocciate dal Governo).
Ho poi ritenuto anch'io giusto che non si proliferassero le strutture di gestione, ma due volte il Governo ci ha bocciato la legge di attribuire alla Mandria la gestione di queste aree che altri Comuni non vogliono gestirsi in proprio. Peraltro, aggiungo, quello delle Vallere è tassello di un discorso più generale, da applicarsi sulle sponde del Po e che dovrà poi riguardare anche le aree a monte di Moncalieri e quelle dell'ATIV, dove sono stati fatti intensi interventi di escavazione e dovrà inoltre riguardare aree a valle di Torino, lungo il Po. Stiamo facendo esaminare da tecnici che operano nella Facoltà di Agraria, le varie situazioni, al fine di vedere quali tasselli potrebbero recuperarsi ad una catena di attrezzature di parco lungo il fiume. Tutto questo ci induce a pensare che veramente dovevamo agire senza appoggiarci a Comuni che non vogliono assumersi responsabilità.
La legge intesa ad attribuire la responsabilità della gestione La Mandria , per molte vicende, è stata in lunga discussione, per i difficili rapporti con le organizzazioni sindacali, circa la sistemazione dei dipendenti.
La Giunta regionale, che attribuisce alla Mandria il compito di gestire queste aree, aveva presentato la legge fin dal 1981. Certo, questi ritardi si fanno sentire; la legge è passata solo un mese fa e la Mandria incomincerà ad operare dal 1 gennaio 1983 nella gestione di queste aree. I risultati di questa gestione si faranno sentire! Certo, però, che oggi si avverte la carenza di gestione.
Ecco, mi è parso importante, stimolato dall'intervento di Picco, dare tutte queste informazioni: dimostrare come non vi sia stata disattenzione al problema delle Vallere; sottolineare non errato il recupero della vecchia cascina; sottolineare la funzione che uno spezzone di parco fluviale delle Vallere sul Po, qui vicino a Torino, potrà avere in futuro: quella sede, ad esempio, potrà essere quotidianamente visitata dalle scuole, come avviene per la Mandria, e le scuole potranno trovare, a poco a poco, secondo un processo crescente, documentazione riguardante il più grande fiume italiano, fiume che caratterizza la vita anche della nostra Regione ed è una risorsa importante nella nostra economia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Il nostro Gruppo voterà a favore del disegno di legge sull'istituzione dell'area attrezzata delle Vallere.
Non parlerò delle Valere perché ne ha già riferito l'Assessore Rivalta.
Tutto sommato, Rivalta, sei abbastanza solo in questa lotta disperata al fine di migliorare e portare avanti la questione dei parchi. Si intuisce, nel tuo intervento, una specie di disperata solitudine nella lotta da te condotta coerentemente per tanti anni. Questo tuo impegno, da qualche settore, ha ricevuto dei consensi, ma più spesso ha avuto per ragioni varie, contrasti che hanno impedito l'ultimazione dei parchi regionali, secondo un disegno che avevamo impostato fin dal 1970. La Mandria, infatti, appare ancora monca: tutti sanno che i quasi-5 mila metri quadrati appartenenti alla famiglia Bonomi-Bolchini, nonostante la disponibilità consenziente dei proprietari non è stata ancora compravenduta e così la Mandria, praticamente, non è completata a parco regionale.
Si tratta di 13 milioni di metri quadrati che appartengono parte alla famiglia Bonomi-Bolchini e parte, circa 3 milioni di metri quadrati destinati alla pista della Fiat. Non si ricostituisce l'interezza del parco reale di Vittorio Emanuele II, che era 27 milioni di metri quadrati, perch una parte è già compromessa dall'esistenza di ville nell'area ultima del parco. Però, nel suo complesso, 20 milioni di metri quadrati sono pur sempre un'estensione ragguardevole, quale parco urbano. Si può addirittura parlare della Mandria come parco urbano tra i più importanti d'Europa.
Lo stesso parco di Parigi, che sembrerebbe forse più maestoso, ha solo un'estensione di 7.800.000 metri, con l'ippodromo. Non ho presente, in Europa, altri parchi che abbiano questa dimensione. Si pensi che quest'area doveva essere completata da Stupinigi che sembrava destinata a diventare la Versailles di Torino.
Tu, Rivalta, hai condotto una battaglia difficile, spesso contrastata e non capisco perché vi siano forze che si scaglino contro il restauro di un edificio e di un territorio intorno all'edificio; il barocco è forse l'espressione artistica più importante che noi si possa mettere in vetrina a livello europeo e il parco costituisce certamente una delle cose più belle che possono esistere in Europa. Eppure questo parco è attualmente in una condizione orribile; senza certe attrezzature, non una pianta di qualità.
Qui non si tratta della Regione, ma della Regione rossa; la Regione rossa non toccherà mai il parco di Stupinigi. Ci sono state queste forze contrastanti. Ne parlavo anche questa mattina con Picco; ne ha parlato anche, in una dichiarazione che avevo letto sulla Stampa, il giornalista che è sempre qui attento, riferendosi ad una mano assassina su questo parco.
E, sostanzialmente, anche oggi non si farà la legge o l'iniziativa che riguarda il parco di Stupinigi perché ne è stato richiesto il rinvio.
Giusto come era stata respinta violentemente - lo voglio ricordare l'iniziativa della nomina dei membri del Consiglio di amministrazione che la Regione doveva fare e che finalmente, dopo l'incontro con Spadolini, è sfociata nella nomina dell'interezza dello stesso Consiglio.
Io mi auguro che tutto questo appartenga ad un passato irripetibile perché le Vallere si collocano in questo quadro: si parte dal parco urbano della Mandria, si prosegue con il parco urbano di Stupinigi e con quello delle Vallere e si realizza il parco fluviale che si collegherà attraverso il Po e gli altri fiumi che vi si immettono - nella parte bassa di Torino. Un disegno generale di enorme importanza. Noi ci chiediamo ancora adesso perché vi siano state tante opposizioni a questo nuovo ed ideale modello di una città finalmente verde.
Pensate che nei confronti di Roma, che ha un metro o un metro e mezzo di verde per abitante, a Milano, che ne ha forse tre, con i parchi della città di Torino e quelli della cintura, noi riusciamo a dare 25 o 30 metri di verde per abitante, percentuale superiore a quasi tutte le città d'Europa, escluse forse Stoccolma o qualche altra città del Nord.
Io spero nella collaborazione di molti che vorranno unirsi a noi nel creare questo modello di parco che, nella sua complessità, dalla Mandria si snoderebbe su Stupinigi e alle Vallere, realizzando un parco fluviale che potrebbe incorporare anche zone della collina comunale.
Riterrei follia l'intenzione di adibire tutta la collina torinese a parco; bisogna farlo a zone, là dove sia possibile. Non ha senso tutta la collina a parco; la collina è abitata e dire ai suoi abitanti che verranno inseriti in un grande parco di 20 chilometri, proprio non ha senso. Ma i parchi di cui si parlava prima, da unirli anche a quelli fluviali, come Rivalta ha detto, che partono dalle Vallere e si snodano lungo il Po quella è opera sensata.
Ma io ho il timore, caro Rivalta, che la tua volontà tesa a quella direzione venga ad essere un po' frustrata dalle scelte che vengono fatte.
Perché se è vero che all'interno di quella vasta area abbiamo i 90 mila metri appartenenti ancora alla famiglia Bosso (la quale è disposta però a cederli e non appartengono in proprietà ma soltanto in usufrutto, ormai per 24 anni, disposta anche a cancellare l'usufrutto attraverso una somma che si può discutere), a quell'area tuttavia si possono aggiungere i 90 mila metri del Comune di Moncalieri che, in fondo, possono considerarsi lungo l'asta del Po, per cui è valutabile a circa 400 mila metri quadrati il complesso che appartiene alla Regione a al Comune di Torino. E 400 mila metri quadrati non sono una cifra di poco conto.
Ma, ecco, ho l'impressione - ripeto - che all'interno della maggioranza di Governo questa tua volontà, caro Rivalta, non sia accompagnata da adeguate scelte e da quelle risorse che ti consentirebbero di risolvere la situazione in breve tempo.
Sì, vi è l'impegno per la cascina che io stesso ho osservato; c'è qualche gruppo; c'è un architetto che forse ha già fatto i suoi disegni e gli elaborati; c'è una serie di piante collocate; ci sono modesti oggetti da parco per bambini. Ma con tutto questo non si vede però sorgere l'interezza di un parco di 400 mila metri, anch'esso alle porte di Torino che meriterebbe un'attenzione che fino adesso non ha avuto e che la tua volontà, né la mia, è riuscita a vincere.
Ti do atto per il nobile spirito che hai dimostrato in questi momenti.
Li abbiamo vissuti insieme questi anni: e sono stati 45 parchi, spesso realizzati fra urla, contestazioni, scontri; però oggi sono una realtà e questa realtà deve andare avanti. Dobbiamo vincere ancora le ultime resistenze. Dobbiamo dire a coloro che vogliono ancora fare opposizione che vogliono ancora fare le retroguardie rispetto al tuo progetto, che il futuro non sarà certamente loro. Il futuro è invece tra quanti vorranno procedere nella direzione che abbiamo indicato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo ha ritenuto di dovere esprimere un giudizio positivo anche quando le situazioni numeriche in aula avrebbero potuto autorizzare un tipo di comportamento più strumentale e forse anche di maggiore attenzione da parte dei collaboratori della stampa e dei Consiglieri Abbiamo ritenuto, comunque, di prendere una determinazione in linea quasi storica rispetto ai comportamenti dei rappresentanti del nostro partito, che su questo tema non rivendicano primogeniture ma, certamente non soffrono neanche di un complesso di subordinazione e di inferiorità rispetto ad altre pretese di primogenitura che ancora qui sono state vantate.
Siamo ben certi che la nostra forza politica sia sempre stata in prima linea sulla politica dei parchi e quindi, in questa linea, coerentemente vota a favore.
Ovviamente, non può non riaffermare la sua espressione di volontà politica e non può, evidentemente, non rilevare ritardi e manchevolezze da imputarsi, lo ha detto ora il Capogruppo socialista alla sua Giunta, a certe resistenze (ci piacerebbe capirne di più, sapere cosa sono queste resistenze all'interno della maggioranza) che impediscono il decollo della politica dei parchi nella sua realizzazione anziché nel contenuto.
Per quanto attiene al dettaglio specifico del parco delle Vallere ricordo al collega Rivalta che il sottoscritto (che a quel tempo era anche una forza politica, ora sono soltanto un Consigliere) ebbe una parte sua anche sul piano personale, se non di primo piano, abbastanza di raccordo tra la sensibilità dell'allora compianto Senatore Bosso e la Regione, per superare alcune difficoltà che attualmente, sembra, siano superate nel loro complesso definitivo.
Certamente, però, nel prendere atto di un disegno al quale la nostra forza politica ha concorso nelle due legislature precedenti, cioè quello della politica dei parchi, dal nostro punto di vista si deve sottolineare una carenza, non soltanto di carattere operativo.
Probabilmente, esistono anche problemi di disponibilità finanziaria.
Oltre a questo, se si pone mente al parco delle Vallere si individuano alcuni ritardi ed inadempienze. A me pare che nella politica dei parchi in generale, oltre le inadempienze e i ritardi, non si riesca a capire bene cosa sia il secondo momento della politica dei parchi. Perché, se è vero che abbiamo molti parchi urbani, sembrerebbe però che non abbiamo verde intorno al parco. Cioè, nelle città sedi delle grandi democrazie occidentali il parco è un fatto centrale nella vita della collettività e per noi, è un fatto marginale da un punto di vista geografico. E aggiungerei che è anche un fatto marginale dal punto di vista culturale. In altri termini, probabilmente, si deve riuscire a realizzare (questo forse sarà più difficile) una cultura del parco. Cioè, che la gente impari a considerare il parco come una componente della propria collettività.
Altrimenti, caro Viglione, avere 16 metri di verde o averne uno, potrà essere rilevante agli effetti del tasso di carbonio o di ossigeno nell'aria, ma agli effetti della qualità della vita e dei comportamenti, mi pare che non ci sarà molta differenza. Quindi sarà in questa cultura del parco (che non è tanto un problema della Regione ma dei Comuni) che si individuerà una seconda fase della politica dei parchi; una fase che richiederà grandi capacità di inventive e richiederà uno sforzo culturale da parte di tutti. Su questa politica ci auguriamo che l'Assessore voglia procedere.
Se questo vale per i parchi urbani, direi che altrettanto valga per i parchi tradizionali, senza il termine di urbani perché parchi regionali.
Laddove, in effetti, per i luoghi che io posso frequentare e conoscere, non mi sembra neppure di capire in cosa consista la regionalità del parco. Se non vado errato, la regionalità del parco deve essere intesa ad incrementare le attività umane, le specificità immesse in quell'area specifica; perché al di là della realtà di un parco regionale, deve esserci una funzione di recupero e di rilancio di attività umane sul territorio funzione che si rapporti sia alla tutela di un quadro ambientale e soprattutto, ad un livello di cultura locale insediato in un ambiente naturale. Tutto questo, mi sembra, se non una pausa, ha subito un ritardo.
Quindi, mentre auspichiamo che la politica del parco prosegua nelle linee seguite dall'attuale legislatura, ci sembra che si debba fare uno sforzo da parte di tutti (evidentemente questa è anche una critica alla nostra fantasia e capacità di proposta politica) affinché, realizzata che sia questa cintura di parchi esterni, questa sede di parchi urbani, come li chiama Viglione, si possa creare nella nostra Regione una cultura del parco, sia urbano che regionale, in senso ristretto; noi la facciamo un'autocritica sulla nostra incapacità di fantasia e di proposta politica però (preghiamo la Giunta di accettare questa osservazione critica con senso sportivo e con la cortesia che contraddistingue il comportamento dell'Assessore) la facciano anche altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non pensavo di chiedere la parola, ma mi sembra di poter rilevare un dato sul quale dovremmo ragionare e anche convenire, che è evidenziato dal fatto che quando in questa terza legislatura siamo pervenuti a votare nuove leggi sui parchi, si è sempre sviluppato (ricordo quando votammo la legge sull'azienda, segnatamente da parte di alcuni Gruppi, a parte alcuni Consiglieri) un ragionamento generale sulla politica dei parchi interpretativo di uno spirito diffuso all'interno del Consiglio.
Questo lo ritengo elemento molto positivo. Ritengo anche di dover valutare come, nella maggior parte di questo Consiglio (aveva ragione Marchini) ci sia in realtà una coscienza avanzata della politica dei parchi, del verde, della qualità dello sviluppo, che dovrà anche farci riflettere sulle conseguenze che una simile coscienza deve avere in un concreto agire. Dichiaro che sono totalmente d'accordo con quanto ha detto Viglione e con il significato e la passione che ha posto nel suo intervento, perché ritengo di dover cogliere il profondo significato del suo invito finale. Che, mi pare, sia questo: non può, una politica di questo tipo, giudicata giusta, essere lasciata a qualche coraggioso promotore; non può neanche essere lasciata a chi vi è addetto istituzionalmente; è invece una politica che deve caratterizzare complessivamente, un'istituzione ed anche caratterizzarne la sua immagine.
Sono profondamente convinto di questo e ne sono confortato dagli appelli che, di quando in quando, i Consiglieri ricevono. Notate bene: proprio i Consiglieri di questo Consiglio ai quali si devono (sto facendo un discorso, in questo senso, al di sopra dei partiti) purtroppo episodi di difese acritiche ed anche miopi in situazioni come quella del Mauriziano ma ai quali si devono attribuire altri episodi, nei quali i Consiglieri anche di altre legislature, pur non essendo in maggioranza e che operavano all'opposizione, si sono battuti coerentemente per realizzare con molta fatica (ricordo per tutti Genovese) situazioni difficili, di estremo impegno attraverso decine di riunioni, per realizzare, anche con l'Assessore, conquiste di civiltà e scelta di altrettanta civiltà.
Abbiamo portato avanti una politica di questo genere; oggi siamo tempestati, molto spesso, da lettere delle associazioni, da chi ha creduto in noi, da chi è venuto dietro noi. E in queste lettere ci si chiede di non andare indietro, di non fermarci.
Credo abbia ragione Marchini nell'opportunità di introdurre ulteriori annotazioni culturali nella politica dei parchi. Questo però ci fa dichiarare che se quella dei parchi è politica avanzata, che segna una conquista ed una scelta di civiltà, questo non debba distoglierci dalle emergenze della crisi, delle componenti drammatiche che abbiamo avuto stamane e nei giorni passati. Credo che questa attenzione non azzeri assolutamente la crucialità e la giustezza di quella scelta dei parchi.
Anzi, io sono per sostenerla; credo debba essere combattuta una battaglia democratica di discussione, di apertura, per affermare che queste non sono scelte superflue. Attengono ad un uso corretto delle risorse. Se quell'annotazione culturale di cui parlava Marchini viene sviluppata, sarà davvero un elemento di sviluppo, non un elemento di contenimento o di vincolo. Vorrei ricordare la funzione cruciale del verde urbano (l'additava già Viglione), ma vorrei ricordare anche ciò che il parco può rappresentare nelle aree esterne, dove sia possibile dare fondate ipotesi di riaggregazione di forze e di lavoro, di fruizione sociale, di agriturismo ecc. Credo di aver reso compiutamente l'opinione del Gruppo comunista che è per un rilancio di questa politica dei parchi. Per un'azione decisa a fare passi in avanti, operativi, sia nei parchi già esistenti come nell'istituzione dei nuovi, là dove siano necessari. Se questo spirito c' e se c'è questa unità di fondo, almeno in coloro che l'hanno dichiarata, io mi associo a quanto diceva Viglione, di non lasciare solo chi ha questa competenza istituzionale. E il nostro appoggio si riferisce anche al bilancio del 1983: nei limiti e con il rigoroso rispetto delle compatibilità che ci sono date, un finanziamento per questa politica noi lo dobbiamo dare. E questa, Rivalta, in aggiunta alle cose che sono state dette, è la richiesta ed anche il sostegno ad una politica che noi intendiamo appoggiare operativamente: a cominciare dal preventivo 1983.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Il taglio del quale ho detto nella mia dichiarazione di voto probabilmente è stato frainteso, nel senso che non mi sono sufficientemente intrattenuto su argomenti che poi, negli interventi successivi, sono stati ripresi enfaticamente, quasi a voler sottolineare riduttivamente la posizione nostra, rispetto a questa tematica.
Ho detto chiaramente che la nostra posizione di astensione dava per scontato un atteggiamento positivo sulla politica dei parchi, sugli obiettivi che si intendevano perseguire e sull'individuazione di queste aree attrezzate.
Precisato questo, voglio solo ricordare, come ha già detto giustamente il Consigliere Marchini, che la rivendicazione di primogeniture va completata con una serie di considerazioni che attengono anche alla legislatura 1970-1975. Quindi, posso portare la testimonianza di essere stato, martedì scorso a Roma, per dibattere in sede pubblica di partito, la nuova legge quadro sui parchi nazionali e di avere portato la testimonianza di una Regione, come la Regione Piemonte, che ha potuto fare quel che ha potuto fare perché si è trovata, già nella seconda legislatura, a fronte di un quadro normativo e legislativo che nessun'altra Regione d'Italia aveva: rispetto al quale quadro si è potuto portare avanti una serie di realizzazioni sulle quali abbiamo dato la nostra adesione. Non solo, ma anche per quanto attiene gli aspetti operativi, voglio ricordare che l'impegno personale di Assessori delle Giunte negli anni 1970-1975 ha, di fatto, permesso poi ad alcuni esimi personaggi ancora presenti oggi, in questo Consiglio, di avere il coronamento del successo dal punto di vista di formalizzazione degli aspetti patrimoniali ed operativi; ma, occorre dire, con una premessa e con una base di trattativa sia normativa che legislativa che era stata, di fatto, predisposta. Ricordando queste cose desidero sottolineare che l'intenzione di collocare riduttivamente la posizione di una forza politica rispetto all'altra, su una tematica di questo tipo, è fuori luogo. Quindi, tutti siamo allineati sugli obiettivi se abbiamo critiche da fare le facciamo anche con sottolineature di differenziazioni, sui voti, ed è per questo che ci asteniamo per quanto attiene agli aspetti operativi e gestionali.
Per quanto riguarda il Parco delle Valere non ho sentito, Assessore Rivalta, quanto ci costa il restauro di questa cascina. Spero che me lo vorrà dire una volta o l'altra. Comunque, ritengo anch'io trattarsi di un argomento di grande interesse per la comunità piemontese. Io ho proprio dimenticato di citare Franco Rosso, ma dal momento che ho citato il titolo dell'articolo, credo di poter essere scagionato di essermi appropriato di una serie di argomentazioni che meritano attenzione e rispetto alle quali una risposta debba essere data pubblicamente. Non intendevo appropriarmi di considerazioni che in parte sono da sottoscrivere e in parte no; quella, ad esempio, relativa alla pochezza delle attrezzature per giochi o per la scarsa efficacia della crescita degli alberi. Vi è una serie di finalizzazioni sugli obiettivi degli investimenti che si fanno e che, credo comunque, meritano la nostra attenzione. Su questo tema noi aspettiamo ci sia possibilità di dibattito e di avere anche delle risposte per quanto attiene gli aspetti relativi alla spesa.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione dell'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 19 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame modifiche allo Statuto delle Comunità montane Valle Sessera, Cusio Mottarone, Valle Maira, Valsesia


PRESIDENTE

Il punto settimo all'ordine del giorno reca: "Esame modifiche allo Statuto delle Comunità montane Valle Sessera, Cusio - Mottarone, Valle Maira, Valsesia".
Passiamo alla votazione delle relative deliberazioni: a) Modifica allo Statuto della Comunità montana Valle Sessera.
"Il Consiglio regionale visto l'art. 10 della legge regionale 11/8/1973, n. 1 7, relativo alle modifiche ed alle integrazioni degli Statuti delle Comunità montane viste le deliberazioni n. 81 in data 18/6/1982 e n. 95 in data 19/611982 adottate dal Consiglio della Comunità montana Valle Sessera visto l'art. 28 dello Statuto della Comunità montana Valle Sessera relativo alle modifiche ed integrazioni dello Statuto stesso visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare la richiesta della Comunità montana Valle Sessera riguardante le modifiche al proprio Statuto, secondo quanto di seguito riportato.
Al primo comma dell'art. 1 sono cancellate le parole 'Soprana e Trivero' e vengono aggiunte, successivamente alla parola 'Pray' le parole 'e Sostegno'.
La frase finale dell'art. 1, primo comma, che recita '.Ente di diritto pubblico con sede in Coggiola' è sostituita da '.Ente di diritto pubblico con sede in Pray'.
All'art. 1 viene aggiunto il terzo comma seguente: 'La Comunità montana Valle Sessera, con propria deliberazione consiliare provvederà a dotarsi dello stemma ufficiale'.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.
b) Modifica allo Statuto della Comunità montana Cusio - Mottarone.
"Il Consiglio regionale visto l'art. 10 della legge regionale 11/8/1973, n. 17, relativo alle modifiche ed alle integrazioni degli Statuti delle Comunità montane visto l'art. 2 della legge regionale 15/1/1982, n. 1, integrativo dell'art.
6 della legge regionale 11/8/1973,n. 17 vista la deliberazione n. 4 in data 29/4/1982 adottata dal Consiglio della Comunità montane Cusio - Mottarone visto l'art. 28 dello Statuto della Comunità montana Cusio - Mottarone relativo alle modifiche ed integrazioni dello Statuto stesso; visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare la richiesta della Comunità montane Cusio - Mottarone riguardante le modifiche al proprio Statuto, secondo quanto di seguito riportato.
L'ultimo comma dell'art. 16 è sostituito dal seguente: Vicepresidente coadiuva il Presidente e lo sostituisce in caso di assenza o di impedimento ed inoltre può essere titolare di deleghe amministrative'.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.
c) Modifica allo Statuto della Comunità montana Valle Maira.
"Il Consiglio regionale visto l'art. 10 della legge regionale 11/8/1973, n. 17, relativo alle modifiche ed alle integrazioni degli Statuti delle Comunità montane visto l'art. 2 della legge regionale 15/1/1982, n. 1, integrativo dell'art.
6 della legge regionale 11/8/1973,n. 17 vista la deliberazione n. 35 in data 25/6/1982 adottata dal Consiglio della Comunità montana Valle Maira visto l'art. 32 dello Statuto della Comunità montana Valle Maira relativo alle modifiche ed integrazioni dello Statuto stesso visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare la richiesta della Comunità montana Valle Maira riguardante le modifiche al proprio Statuto, secondo quanto di seguito riportato.
L'ultimo comma dell'art. 20 è sostituito dal seguente: Vicepresidente coadiuva il Presidente e lo sostituisce in caso di assenza o di impedimento ed inoltre può essere titolare di deleghe amministrative'.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.
d) Modifica allo Statuto della Comunità montana Valsesia.
"Il Consiglio regionale visto l'art. 10 della legge regionale 11/8/1973, n. 17, relativo alle modifiche ed alle integrazioni degli Statuti delle Comunità montane vista la legge regionale 15/1/1982, n. 1, modificativa della legge regionale 11/8/1973, n. 17 vista la deliberazione n. 1041 in data 51611982 adottata dal Consiglio della Comunità montana Valsesia visto l'art. 27 dello Statuto della Comunità montana Valsesia relativo alle modifiche ed integrazioni dello Statuto stesso visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare la richiesta della Comunità montana Valsesia riguardante le modifiche al proprio Statuto, secondo quanto di seguito riportato.
L'art. 12 è sostituito dal seguente: 'La Giunta della Comunità è costituita: dal Presidente della Comunità, dal Vicepresidente e da sette membri eletti dal Consiglio nel proprio seno, ai sensi degli artt. 4 e 5 della legge n. 1102 del 3/12/1971'.
L'ultimo comma dell'art. 16 è sostituito dal seguente: Vicepresidente coadiuva il Presidente e lo sostituisce in caso di assenza o impedimento ed inoltre può essere titolare di deleghe amministrative'.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Boschi e foreste

Esame deliberazione Giunta regionale n. 336-19180: "Approvazione del progetto ai sensi e per gli effetti della legge 3/1/1978, n. 1, dei lavori di ampliamento del vivaio forestale Gambarello in Comune di Chiusa Pesio. Spesa di L. 417.440.500"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la deliberazione della Giunta regionale n. 336-19180: "Approvazione del progetto , ai sensi e per gli effetti della legge 3/1/1978, n. 1, dei lavori di ampliamento dei vivaio forestale Gambarello in Comune di Chiusa Pesio. Spesa di L. 417.440.500", di cui al punto ottavo all'ordine del giorno.
La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Signor Presidente, prima di addentrarmi nell'oggetto delle due delibere dovrei premettere che il nostro Gruppo è d'accordo con la politica portata avanti in questi anni nel settore dei vivai forestali, alle dirette dipendenze della nostra Amministrazione regionale. E' una politica che però, deve essere portata avanti in stretta connessione e in stretto collegamento con la politica della forestazione.
Considerati i tempi e considerato il fatto che anche nel dibattito sui parchi e, direi, anche in momenti precedenti, sul problema forestazione a livello regionale si sono evidenziate difficoltà, riteniamo più che mai importante che ci sia questo disegno complessivo. I vivai producono piante perché poi vengano messe a dimora sia dai privati, sia dagli Enti pubblici.
Noi, oggi, ci accingiamo ad approvare queste due delibere; ma non ci sono chiari i termini di questo collegamento; non sappiamo quante piante sono a dimora, quante vengono utilizzate, come vengono utilizzate. E chiediamo questo, anche perché le spese che stiamo sostenendo nel settore sono notevoli.
Noi, oggi, approviamo due delibere che comportano una spesa complessiva di 630 milioni e riteniamo che cifre di questa entità debbano poi avere dei riscontri positivi in quella che è la situazione, sia per quel che riguarda le iniziative pubbliche, sia per quel che riguarda i privati. Non sappiamo se le piante, oggi a dimora, siano richieste, se vengono realmente inserite in quella che è la realtà della forestazione a tutti i livelli nella nostra Regione, per cui chiederemmo agli Assessori competenti che questa documentazione e questi dati ci vengano forniti. Entrando poi nel merito delle due deliberazioni dobbiamo notare che sono iniziative assunte dalla Giunta già negli anni 1978 e 1979, quindi iniziative che oggi trovano conferma a due-tre anni di distanza, attraverso progetti che certamente non sono stati puntuali e non hanno affrontato dei problemi che le decisioni, a monte, davano indicazione di volere affrontare.
Quindi, c'è un ritardo nell'applicazione di queste deliberazioni della Giunta nell'attuazione di quello che la Giunta aveva intenzione di fare ma soprattutto, ci sono grossi ritardi per quel che riguarda i provvedimenti che la Giunta deve prendere nei confronti dei proprietari dei terreni. Sono cose gravi che, purtroppo, non sono a conoscenza di molti Consiglieri ma che sostanzialmente, sulla base delle decisioni della Giunta, ci portano a denunciare che si è entrati nei terreni, si sono distrutti fragoleti, le piante da frutto, mentre a tutt'oggi, verso i danneggiati, non si è riconosciuto niente.
Sostanzialmente, sono stati distrutti i raccolti dei proprietari dei fondi che a tutt'oggi, in contrasto con le disposizioni di legge nazionali non sono ancora stati indennizzati. Perché è difficile per un proprietario o, comunque, un affittuario conduttore di un fondo, abbandonare a metà stagione i propri terreni, vedendosi distrutte le coltivazioni in atto. Ma è ancora più grave vedere che, dopo la distruzione, un Ente pubblico non fa niente, non costruisce nulla. Rovinate le produzioni, le cose sono rimaste come erano. Quindi, chiedendo questo collegamento fra quella che è la politica dei vivai e la politica della forestazione, avendo la possibilità di un giudizio complessivo della situazione, chiediamo agli Assessori responsabili di far fronte a questa grave situazione che certamente non fa onore all'Amministrazione regionale e ha messo in difficoltà dei piccoli proprietari, dei lavoratori che, in questo caso, sono rimasti senza posto di lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Debbo dare atto al collega Lombardi che in lunghi anni egli ha sempre appoggiato la politica della forestazione e, in particolare, dei vivai forestali.
Credo che tutti siano a conoscenza della situazione dei vivai forestali regionali: abbiamo 14 vivai forestali ed altri quattro o cinque (secondo come si può intendere dall'ampiezza) appartengono all'Istituto Piante da Legno. Ne sono 19 o forse 20 e tra questi ve ne sono dei piccoli che non hanno grande rilevanza. Quello di Chiusa Pesio, cosiddetto di "Gambarello" è certamente il vivaio più importante che noi abbiamo in Piemonte e forse tra i più importanti che oggi abbia il nostro Paese; quando sarà completato sarà probabilmente il più grande d'Europa.
Nei nostri vivai forestali vi sono oggi complessivamente, tra semenzali e piantine, oltre 6 milioni di piante. Se calcoliamo anche i piccoli semenzai arriviamo anche ai 10 milioni.
Lo sforzo che è stato fatto negli anni che sono a cavallo fra il 1972 1973 quando furono trasferiti alla Regione dalla Forestale (allora appartenevano al Ministero dell'Agricoltura), è stato quello di diversificare la natura delle piante nei singoli vivai, passando dalla cosiddetta pianta ad ago (cioé il larice, l'abete, il pino) alle latifoglie e a tutto ciò che si intende per latifoglie, vale a dire da certe culture del castagno e del noce, ad altre piante della natura di latifoglie: e quindi, cambiando sostanzialmente l'indirizzo della forestazione, un tempo con il solo riferimento al pino, si è passati ad una forestazione complessiva del territorio che si articola su quattro o cinque punti della produzione legnosa. Come primo fatto, con la varietà degli alberi si è cambiata sostanzialmente la qualità del legname.
Il secondo punto riguarda la sistemazione idrogeologica e forestale perché il suolo sia assestato.
Terzo punto, quello dell'ossigenazione dell'ambiente. Si dice addirittura, che in Amazzonia il disboscamento sia di tale entità da influire sulla riserva d'ossigeno a carattere mondiale. Se si pensa che disboscamenti così lontani possano influire sulle riserve d'ossigeno di tutto il mondo, si capisce come sia enorme la necessità, da parte nostra di adottare una politica autentica della forestazione che nasce nei vivai forestali perché nasce attraverso la selezione delle specie, in quanto senza selezione delle specie non vi può essere una forestazione corretta.
E vi è un ultimo punto, che è quello dell'ambiente e del paesaggio.
La pianta ha anche la funzione di ornare e completare il paesaggio e costituisce un bene inestimabile per la vita dell'uomo, di cui non tutti sono a conoscenza o sono capaci di valutare. Quando si dice che senza forestazione non si vive, a qualcuno può sembrare esagerato. Il fatto per rimane: senza forestazione non si vive, nel deserto non c'è forestazione e non c'é vita, ci potrà essere solo la tribù nomade che si sposta da un punto all'altro. Quindi, nella forestazione si individua il bene fondamentale dell'attività umana, della vita umana, dell'insediamento umano. Senza una forestazione corretta, evidentemente non vi può essere sviluppo. Questo si accompagna alla vocazione dei terreni.
L'Istituto Piante da Legno ha già dato inizio alla carta della fertilità dei suoli, che non è ancora la carta della vocazione dei terreni: è la carta dove si individuano le singole vocazioni dei terreni posti nella Regione Piemonte ed è già di altissimo valore scientifico.
Ricordo che recentemente questo argomento è stato in discussione in un'altra Regione e la carta della fertilità dei suoli veniva citata come modello avanzato di ricerca su quel territorio. L'Istituto Piante da Legno ha già, per molte zone, anche la carta della vocazione dei terreni, là dove gli alberi non sono piantati a capriccio, ma hanno una loro vocazione e quindi trovano il maggiore sviluppo.
Senza vivai forestali adeguati, evidentemente non vi è possibilità di tutto questo. Ma allora bisogna che facciamo un paio di considerazioni che qui vorrei esporre all'Assessore.
Prima osservazione: la forestazione complessiva, quindi non solo più di carattere alpino, presuppone il coinvolgimento generale dell'intera società. Perché tutti sono disposti a piantare una pianta e dare un contributo in quella direzione. Si tratta però di sapere come e quando cittadini o enti pianteranno una, due, dieci piante e dare così un contributo per i quattro o cinque punti che abbiamo elencato: ossia utilizzeranno le piante per paesaggio, per il giardino, per l'orto, per la singola proprietà e per altre ragioni ancora. E anche sotto questo aspetto debbo dire che abbiamo fatto un passo indietro.
Era stato costituito un ente importantissimo che si chiamava "Viva il Verde".
Durante la sua vita, dal 1975 all'80-81, aveva promosso il piantamento in Regione Piemonte, tra diretto e indiretto, di 5 milioni di piante.
Questo ufficio, per ragioni varie, che non conosco, è andato distrutto completamente. Si è tornati ad affidarci alla forestazione di carattere alpino, dando di nuovo alle Comunità montane sì qualche fondo speso poi in tempi lunghissimi, mentre alcune, a distanza di tempo, non hanno ancora iniziato i lavori, anche se delle somme alle Comunità montane erano state assegnate per determinati scopi. Sono state perdute delle squadre di operai che, per esempio nella provincia di Cuneo, erano eccezionalmente valorose: parlo di Large, di Chiusa Pesio e di altre, disperse per mancanza di un lavoro che avesse almeno carattere di continuità per sette od otto mesi durante il corso dell'anno. Ed è inutile riferire che qualche fondo è stato dato in quella direzione.
Vorrei proporre all'Assessore, se vogliamo toccare con mano, di andare nelle valli dove i fondi sono stati dati; per constatare come la forestazione langue e senza gli spazi che dovrebbe avere, senza più la tipica caratteristica generale della forestazione quale era nell'intero ambiente della Regione Piemonte, non soltanto come caratteristica alpina aspetto ormai superato dalla distinzione che aveva inizialmente.
Nelle città, poi, non si è più esercitata quell'azione di propulsione che si era fatta su Asti, su Torino, sulla cintura e in tante altre zone.
Si è ritornati, per esempio nella città di Torino, al cosiddetto piantamento selettivo, vale a dire si ritiene meglio piantare 3 mila piante adulte e mature piuttosto che piantare 3 mila alberelli che forse avranno dubbia riuscita.
Ma 3 o 4 mila piante adulte non sostituiscono quelle che vengono a morire per le cause più varie per cui la forestazione decade invece di progredire. Quindi, sono i vivai forestali che devono provvedere ad una ripresa ed alla selezione e la forestazione dovrà poi avere la caratteristica di massa, cioè in una gestione di cinque anni, ottenere che 5 milioni di alberi vengano correttamente piantati nel territorio piemontese, attraverso un'attenta ricerca, ad indicazioni degli agricoltori, agli amanti della natura, ai Comuni, cioè al complesso della forestazione nell'ambito di tutto il territorio regionale.
Sono amareggiato per la presente situazione e così mi sono già espresso più volte all'Assessore. Non siamo riusciti finora a modificare nulla in questa direzione; anzi, devo dire che di giorno in giorno mi sembra di veder decadere quella grande sollecitazione popolare che aveva fatto dire al Sindaco di Torino: "Un pino su tutti i balconi di Torino".
Era una frase ad effetto, ma rifletteva la caratteristica autentica di un ambiente che veniva ad essere richiamato nell'ambito di un sistema di forestazione.
A me sembra che questo spirito sia morto. Abbiamo cercato di affidarlo a qualche ufficio di Comunità montana, sperando che qualcuno, con qualche modesta trivella, piantasse qualche abete o larice; ma, in effetti, tutto è fermo. So bene come la volontà dell'Assessore sia tutt'altro che rassegnata: egli sollecita ad operare, ma devo dire che i risultati, in questi ultimi tempi, sono assai deludenti. A questo punto, occorre riprendere le briglie in mano. Occorre ritornare ad avere un ufficio che dia necessarie indicazioni; sostanzialmente, che mobiliti l'intera comunità regionale.
Quando si fece il questionario, a Torino, prima delle elezioni, su quale punto i cittadini concordavano di più? Dal 96% delle famiglie si rispose: la forestazione.
Ma di questa percentuale non se ne è tenuto alcun conto. Chiedo scusa nell'esprimervi la mia amarezza, ma proprio non vorrei che i 6 o 8 milioni di semenzai di piante, nei vivai forestali, diventino foreste, per cui ci troveremmo ad avere 14 piccole foreste e più nessun vivaio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Molte delle considerazioni che sono state fatte sono da noi condivise.
Vale ricordare che nel documento della verifica regionale questo problema è stato posto con particolare evidenza.
Ritengo importante che si approvino questi due provvedimenti raccomanderei all'Assessore di tenere in conto le osservazioni fatte in modo specifico da Lombardi sulla vicenda dell'esproprio dei terreni e del loro utilizzo.
Ma voglio sottolineare due altre cose, in positivo: intanto, pur tra mille difficoltà, questo è discorso che deve andare avanti, si deve tener conto che ci sono già i progetti per Cuneo ed Alessandria; il regolamento 269 della CEE, ed è probabilmente da rivedere, come ci ricordava Viglione il ruolo delle Comunità montane.
Perché si è andata formando questa specie di decadimento su questi terreni? Essenzialmente perché nella crisi in una prospettiva di sviluppo le Comunità montane pensano giustamente più al turismo ed al terziario che non a questo problema. E non si rendono conto che pensare al turismo ed al terziario in funzione di quello sviluppo implica che vi sia una salvaguardia importante della natura, non solo a fini ecologici ma a fini produttivi.
Bisogna sottolineare che i vivai di cui stiamo parlando si rivestono di vitale salvaguardia rispetto alla forestazione produttiva per il risanamento di boschi pubblici e privati e per nuovi investimenti in questo campo. Io sono meno pessimista di Viglione e ritengo che si possano ripristinare in termini nuovi il Telefono Verde e l'Ufficio del Verde quali elementi di coordinamento tra le Comunità montane, al fine di ottenere una puntuale verifica del lavoro che viene svolto dalle stesse e dei fondi che vengono trasferiti, attraverso i progetti speciali, a Cuneo e ad Alessandria e soprattutto, in generale, con la delega loro affidata. Su questo punto, approvando pienamente l'operato dell'Assessore, vorrei sottolineare anch'io la fermezza unitaria dimostrata su questa questione non solo dall'Assessore Ferraris, ma da tutta la Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Ringrazio tutti i colleghi che hanno preso la parola su questa questione.
In genere, queste pratiche di esproprio ampliamento vivai passavano sempre senza discussione e credo che i colleghi abbiano fatto bene a ricordare, con i loro interventi, l'importanza di questo settore.
Al collega Lombardi, in modo particolare, circa i tempi, vorrei pregarlo di tenere conto che le pratiche sono svolte in parte dall'Assessorato all'agricoltura e in parte, poi, dal Patrimonio che ha sue proprie procedure; e che ci furono, sempre in riferimento a quei ritardi vari ricorsi e contestazioni risolte via via giuridicamente dagli uffici.
So che, in un certo momento, intervenni con un certo risultato, nel 1980 1981, già dopo due anni che le pratiche erano partite, per risolvere alcuni problemi con coloro che proponevano di far mutare particolarità comprese nel disegno di ampliamento di esproprio, con altre.
La cosa più facile è dire: meglio espropriare la terra di Tizio, Caio e Sempronio che non la mia. Si verificò appunto una vicenda di questo tipo; e la vicenda venne poi portata avanti dai servizi del patrimonio che a me non risultano; con questo non nego che i fatti denunciati da Lombardi si siano verificati. Ad ogni modo, a me non è stata sollevata alcuna protesta di quel tipo, salvo quella relativa agli anni 1980-1981, quando in discussione vi era la questione del "non prendere il mio, ma prendi il pezzo di un altro". Ma al presente la pratica sta andando in porto.
Circa invece il rapporto fra l'ampliamento dei vivai e la loro utilizzazione, questo è un problema certamente politico e programmatico di grande importanza e dirò subito che, completati questi progetti di ampliamento, si tratterà di passare ad una ristrutturazione dei nostri vivai.
Naturalmente, non sarà compito semplice né facile, ma mentre a Chiusa Pesio ci troveremo con un vivaio dalle dimensioni riferite dal collega Viglione, avremo inoltre tanti piccoli vivai in affitto, di un ettaro, di un ettaro e mezzo, in situazioni precarie e in zone dove è scarsa la produttività e, soprattutto, dove non è possibile pensare di produrre in un rapporto ottimale, nelle grandi direzioni sulle quali deve avviarsi la forestazione, sempre che voglia soddisfarle: e cioè quella della forestazione protettiva e produttiva e la forestazione ambientale o cosiddetta urbana.
E' inutile mettere a dimora dei larici dove si vuole produrre legname in quanto i giovani larici produrranno tra cento anni; così come occorre una riconversione nel produrre latifoglie perché la pianura, la collina e la mezza collina chiedono latifoglie mentre invece i nostri vivai forestali, così come erano stati impostati, producono conifere e fondamentalmente larici. Grazie ad alcuni grandi vivai a dimensione ottimale ci saranno consentite queste riconversioni e quindi soddisfarne le finalità.
Per quanto riguarda il discorso della montagna, noi stiamo applicando dei regolamenti comunitari. E si tratta di decidere se vogliamo avere il 50 della CEE o se non lo vogliamo avere. La CEE, attualmente, consente la possibilità di avere questi fondi, non unicamente nei territori montani, ma limitatamente nelle province di Cuneo e di Alessandria, perché fanno parte del pacchetto delle regioni mediterranee.
Questi progetti che hanno portato un investimento, ormai quasi completato, per circa 17-18 miliardi, hanno assorbito la quasi totalità delle risorse disponibili. Perché su questo campo noi siamo passati da quasi 10 miliardi previsti nel 1980 dal Quadrifoglio e da fondi statali e nazionali, a qualcosa come 2 o 3 miliardi nel 1981, quando l'investimento fu molto più ampio mediante risorse inadeguate ricavate dai fondi liberi della Regione. E' stato così possibile, per il Piemonte, utilizzare tutti i fondi previsti dalla CEE ed ottenere l'aumento del 25 % per quelle Regioni che, nei tempi previsti dal Regolamento, avevano utilizzato le disponibilità finanziarie messe a disposizione. Questo ha consentito almeno in quelle due province, di mantenere l'occupazione e di recuperare le superfici a bosco.
I programmi di forestazione sono andati avanti ugualmente, nelle altre province, unicamente con risorse del bilancio regionale; intanto, è stato avviato il piano della forestazione piemontese, il cui studio è stato affidato all'IPLA, dal quale già emergono alcune indicazioni fondamentali che implicano come il problema fondamentale sia quello della gestione e del recupero delle nostre risorse forestali.
Gestione e recupero e, soprattutto, produzione di latifoglie in modo da soddisfare le esigenze produttive.
Non ci può essere, da parte mia, che piena adesione ed entusiasmo a proseguire e a rilanciare tutto il discorso relativo alla forestazione ambientale o urbana, ma è chiaro che, in una situazione in cui le risorse hanno dovuto essere poste al servizio di quei regolamenti comunitari (altrimenti si perdevano quelle disponibilità) e che quindi con una certa somma a disposizione si poteva fare il doppio di lavoro (perché il 50 % è a carico della CEE ed altrettanto è a carico dell'ente intermedio, che per la CEE è considerata la Regione), avere utilizzato saggiamente quelle risorse ha significato anche impoverire la possibilità di sviluppare o mantenere il livello della forestazione in altri settori.
Con il 1 gennaio del prossimo anno, come i colleghi sanno, entrerà in funzione la nuova organizzazione; al Corpo Forestale dello Stato abbiamo affidato in esclusiva i compiti di vigilanza e la difesa degli incendi inoltre, tutta la gestione della politica forestale verrà affidata ai servizi autonomi della Regione, che comprendono anche il Telefono Verde per di più si opera sulla base delle ulteriori indicazioni che ci sono state fornite dall'IPLA, la quale sta procedendo ad ultimare il piano affidatogli dalla Regione.
Sottolineo ancora l'importanza degli interventi dei colleghi e mi auguro che, nell'impostazione del prossimo bilancio, se ne tenga conto, per continuare ad utilizzare quel 25 % del quale ho accennato, che ci è stato assegnato in aggiunta al finanziamento della Comunità Europea, così da rilanciare la forestazione in zone di collina, senza sottrazione alcuna rispetto ad altre colture più redditizie e vantaggiose e soprattutto per andare avanti da un lato nella trasformazione dei nostri cedui in fustaie (come emerge da indicazione preminente del piano forestale che sta elaborando l'IPLA) e dall'altro rilanciare, con i limiti che ci consentirà il bilancio, la forestazione urbana, come l'abbiamo a suo tempo definita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Mi permane il timore che la comprensione del problema non venga recepita esattamente. Vorrei, da esempio, sapere quanti, tra i Consiglieri presenti, sanno che il Corpo Forestale dello Stato, creato tanti decenni addietro per disposizione interna, poteva donare le piante dei vivai a qualsiasi cittadino (fosse agricoltore o meno) lasciandolo libero di trapiantarle nella sua proprietà, piccola o grande che fosse. Vorrei sapere, all'interno di questo Consiglio regionale, se i Consiglieri o gli operatori regionali sono al corrente di questa norma che sussiste: basta fare una semplice domanda ad un vivaio forestale, andare a prendere le piante che servono, portarsele a casa e piantarle: dando solo l'indicazione dove si pianteranno. Neppure i torinesi o i piemontesi sono al corrente di questa possibilità.
Quattro quinti dei piemontesi, a dispetto degli sforzi che abbiamo fatto con manifesti, radio, televisione, non lo sanno. Il che vuol dire che i 14 vivai più i 4 dell'IPLA e fanno 18, che producono 6-7-8 milioni di piante, possono stare lì ad aspettare inutilmente il cliente, al quale non si richiede niente da pagare.
Un qualunque cittadino, in determinati lunghi periodi dell'anno (è ora questo periodo e finirà a marzo) può andare al vivaio Gambarello, di Fenestrelle, di Salbertrand, di Verolengo; fa una semplice domanda precisando nome e cognome e se ne riparte con le piante di sua scelta.
Attualmente, però (e di questo credo l'Assessore ne sia al corrente) contro questa generosa politica si manifestano delle resistenze, nei vivai, in alcuni settori (non specifichiamo perché poi dovremmo dare nomi e cognomi).
Chi ha fatto la sua brava domanda ha la possibilità di andarsi a prendere le piante: questa la norma, però, in pratica, quando uno si trova nel vivaio, comincia a trovare resistenza: "questa pianta non te la posso dare", "questo alberello è troppo giovane", ecc., fino a quando il cittadino si scoraggia e se ne va. Quindi era molto meglio quando c'era la Forestale il quale ente, pur rigido, sotto questo aspetto si comportava meglio! I Comuni, gli Enti pubblici, devono sapere che c'é una circolare secondo la quale non hanno neppure bisogno di andarsi a prendere le piante: gliele portano a casa! La Regione non li 'pianta, gli alberi, ma li porta a domicilio! Vogliamo fare un'inchiesta ad hoc su questo? Scopriremmo che l'1% sa e il 99% non sa. E allora non c'è logica! La CEE mette a disposizione 17 miliardi, e sta bene; ma la forestazione non è un complesso di soldi, anche se 17 miliardi non si buttano via, ma è un complesso che ha un valore di centinaia di miliardi; e non sul bilancio della Regione, ma sulla capacità che i cittadini hanno .di contribuire, sia perché qualcuno ha necessità di legname (sarà il noce, il tiglio, tutto quello che si vuole), sia perch vuole fare uso di piante e piantine quale ornamento alla casa o al giardino. Eppure ci sono 18 vivai nei quali si può accedere gratuitamente e quasi nessuno lo sa! La Forestale, allora, con queste aperture, aveva ottenuto dei risultati; ma poi le cose sono cambiate e sono cambiati tempi e modelli. Ma è necessario dare un'informazione molto più diffusa sul piano di questa realtà.
Inoltre, vorrei segnalarvi una specie di fatica di Sisifo che si va facendo. A Castelmagno, come ho visto, o in Val di Susa, si fa qualche piantamento; bene, anche se il problema della montagna non è più quello dei piantamenti ma quello di pulire i boschi, che è altra cosa; e poi, proprio in montagna, dove gli alberi bisognerebbe conservarli, non lasciarli tagliare, li si lascia spezzare dalle ruspe per fare delle piste di sci per cui ti chiedono di sacrificare mille alberi e poi ne tagliano diecimila. Vi è senso di proporzione? Vi è senso logico? Questo è il nodo centrale della questione.
Allora, bisogna pensare e fare una meditazione su questo. E dire: sta bene i vivai, sta bene tutto, ma se non c'è un'informazione diffusa tramite specialmente la televisione o i giornali, non si otterranno assolutamente risultati positivi.
Diamo comunque il nostro voto favorevole, apprezzando l'Assessore per gli sforzi che compie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo darà voto favorevole. Alcune considerazioni del Consigliere Viglione dovranno essere confortate da alcune argomentazioni ma, soprattutto, da esperienza personale. Ho interessato il tipo di intervento al quale si riferiva il Consigliere Viglione (il servizio relativo) in ordine a due esperienze che potevano essere interessanti: un'area contigua ed una struttura ospedaliera e ad un parco, sia pure privato, estremamente degradato, nel Comune di Castiglione. Devo dire che né nell'uno né nell'altro dei due casi i risultati sono stati quali erano nelle mie speranze e forse quali sarebbero stati nella speranza di chi questo tipo di servizio, aveva promosso. Perché quando questi servizi si mettono in grado di intervenire e , ripeto, in una situazione disastrata di 100.000 mq della collina torinese, nell'area di Castiglione, prospiciente la pianura di Chivasso, quindi bene in vista di ogni passante, bisogna convenire che probabilmente il tipo di impegno doveva essere diverso. Debbo anche dire quanto siano giustificate le considerazioni di Viglione sulle opere di occupazione da cui ne deriva un fatto istituzionale.
Non voglio, con questo, polemizzare o sollevare eccezioni. Ma questa delibera non è arrivata in VII Commissione, è andata in III Commissione.
Questo sta ad indicare proprio quello che paventava Viglione, che il problema della forestazione venga considerato un elemento di carattere produttivo e non di carattere generale, in cui la forestazione è un momento non solo dell'elemento produttivo del recupero agricolo-forestale, ma soprattutto un momento legato al recupero e alla difesa dell'ambiente nel suo complesso. In cui, tutto sommato, la forestazione di tipo produttivo e di tipo forestale è un elemento nella politica generale del recupero dell'ambiente anche attraverso la valorizzazione di questa attività.
Il fatto che non sia arrivato in VII Commissione dimostra che nel nostro complesso (non polemizzo con l'Ufficio di Presidenza, non voglio assolutamente fare questo rilievo, altrimenti l'avrei fatto prima), vi è un momento di stanca. Ma più che un momento di stanca c'è un momento di specificazione rispetto ad un quadro più generale e complessivo che si cercava di ridisegnare.
Esprimo queste mie considerazioni con l'intenzione di sollecitare attenzione a questa problematica generale così che (lo dicevo prima all'Assessore) al di fuori dei limiti finanziari rigorosi in cui ci siamo trovati, al di fuori delle specifiche esigenze delle delibere che stiamo per approvare, ci sia una maggiore preoccupazione di recuperare l'elemento della forestazione come un fattore di recupero d'ambiente nel suo complesso, attivando tutti quei canali positivi che ci sono ma soprattutto, seguendo con attenzione quelle resistenze che ci sono all'interno, che il collega Viglione ha denunciato e che io, personalmente ho sperimentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Sulle riserve che ho espresso sulla vicenda vivai di Chiusa Pesio, mi stupisce la risposta dell'Assessore secondo la quale non sarebbe a conoscenza dei fatti, perché io ho copie di lettere inviate all'Assessorato. Evidentemente qualcosa non funziona bene. Sono proprio gli interessati che hanno fatto presente questo loro diritto a vedersi riconosciute le indennità di esproprio.
Tenuto presente che sui fondi si è entrati nel 1980, le colture sono state distrutte nel 1980. A tutt'oggi questa gente non ha ancora avuto niente. Ma pur facendo rilevare queste carenze nella gestione, siccome crediamo nella politica dei vivai e nella conseguente politica di forestazione, il nostro voto è favorevole.



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la propria deliberazione n. 621-3573 del 22/4/1980 con la quale è stato approvato il piano di esproprio dei terreni occorrenti per l'ampliamento del vivaio Gambarello sito in Comune di Chiusa Pesio opportunamente predisposto dai competenti uffici regionali e comprendente gli atti e i documenti previsti dall'art. 10 della legge 22/10/1971, n.
865, allo scopo di incrementare la produzione di piante da destinare alla difesa del suolo nei terreni montani e alla diffusione del verde pubblico visto il progetto redatto dal Servizio Forestazione ed Economia Montana di Cuneo e relativo alle opere necessarie per trasformare in vivaio le superfici espropriande, consistenti in lavori di scasso, diciocattura e spietramento, nel taglio di piante ed arbusti insistenti su parte dell'area oggetto dell'ampliamento, nella costruzione di canale irriguo, nella realizzazione della recinzione e di un impianto di irrigazione a pioggia per un importo di L. 417.440.500 oneri fiscali compresi atteso che alla spesa, per L. 59.640.500 si è fatto fronte con gli stanziamenti dei cap. 3300 e 3290 del bilancio per l'anno 1981 e per L. 25 7.800.000 sarà finanziata mediante prenotazione di impegno sul cap. 3300 del bilancio pluriennale 1982-1984 anno 1983; rilevato che al finanziamento degli oneri conseguenti al procedimento espropriativo, ammontanti presuntivamente a L. 100.000.000 si provvederà con lo stanziamento del cap.
3220 del bilancio 1982; ritenuto di fissare in sei mesi dalla presente deliberazione la data di inizio e in tre anni il termine di compimento delle espropriazioni e dei lavori, ai sensi dell'art. 13 della legge 25/6/1865, n. 2539 vista la deliberazione di Giunta, di proposta al Consiglio, n. 337-19181 del 20/9/1982 il Consiglio regionale delibera di approvare, ai sensi e per gli effetti dell'art. 1 della legge 3/1/1978 n. 1, il progetto redatto dal Servizio Forestazione ed Economia Montana di cuneo e relativo alle opere necessarie per trasformare in vivaio i terreni siti in chiusa Pesio, oggetto del piano di esproprio per l'ulteriore ampliamento del vivaio forestale Gambarello, approvato con deliberazione n.
621-3573 del 22/4/1980 di prendere atto che al finanziamento della spesa complessiva di L.
417.440.500 oneri fiscali compresi, per L. 59.640.500 si è provveduto con gli stanziamenti dei cap. 3300 e 3290 del bilancio 1981, per L. 25 7.800.000 si provvederà mediante prenotazione di impegno sul cap. 3300 del bilancio pluriennale 1982-1984, anno 1983 e per L. 100.000.000 con lo stanziamento del cap. 3220 del bilancio 1982 di stabilire in sei mesi dalla presente deliberazione la data di inizio e in tre anni il termine di compimento delle espropriazioni e dei lavori, ai sensi dell'art. 13 della legge 25/6/1865,n. 2359.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Boschi e foreste

Esame deliberazione Giunta regionale n. 337-19181: "Approvazione del progetto ai sensi e per gli effetti della legge 3/1/1978, n. 1, dei lavori di ampliamento del vivaio forestale Gambarello in Comune di Chiusa Pesio. Spesa di L. 213.000.000"


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la seconda deliberazione della Giunta regionale n. 337-19181: "Approvazione del progetto ai sensi e per gli effetti della legge 3/1/1978, n. 1, dei lavori di ampliamento del vivaio forestale Gambarello in Comune di Chiusa Pesio. Spesa di L. 213.000.000", di cui al punto nono all'ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la propria deliberazione n. 195-5070 del 16/6/1977, con la quale è stato approvato il piano di esproprio dei terreni occorrenti per l'ampliamento del vivaio Gambarello sito in comune di chiusa Pesio opportunamente predisposto dai competenti uffici regionali e comprendente gli atti e i documenti previsti dall'art. 10 della legge 22/10/1971, n.
865, allo scopo di incrementare la produzione di piante da destinare alla difesa del suolo nei terreni montani e alla diffusione del verde pubblico visto il progetto redatto dal Servizio Forestazione ed Economia Montana di Cuneo e relativo alle opere necessarie per trasformare in vivaio le superfici espropriande consistenti nel taglio e nella spalcatura delle piante insistenti su parte dell'area oggetto dell'ampliamento nella costruzione di canale irriguo, in opere di aratura e fresatura, nella realizzazione della recinzione e nella costruzione dell'impianto di irrigazione a pioggia, per un importo complessivo di L. 157.670.000, oneri fiscali compresi atteso che alla spesa per L. 77.670.000 si è provveduto con gli stanziamenti del cap. 3300 del bilancio 1979 e del cap. 3300 del bilancio 1980 e per L. 80.000.000 sarà finanziata mediante prenotazione di impegno sui cap. 3300 del bilancio pluriennale 1982-1984, anno 1983 rilevato che al finanziamento degli oneri conseguenti al procedimento espropriativo, ammontanti presuntivamente a L. 55.300.000, si provvederà con lo stanziamento del cap. 3220 del bilancio 1982 ritenuto di fissare in sei mesi dalla presente deliberazione la data di inizio e in tre anni il termine di compimento delle espropriazioni e dei lavori ai sensi dell'art. 13 della legge 25/6/1865,n. 2359 vista la deliberazione di Giunta, di proposta al Consiglio, n. 336-19180 del 20/9/1982 il Consiglio regionale delibera di approvare, ai sensi e per gli effetti dell'art. 1 della legge 3/1/1978 n. 1, il progetto redatto dal Servizio Forestazione ed Economia Montana di Cuneo e relativo alle opere necessarie per trasformare in vivaio i terreni siti in Chiusa Pesio, oggetto del piano di esproprio per l'ampliamento del vivaio forestale Gambarello approvato con deliberazione n. 195-5070 del 16/6/1977 di prendere atto che al finanziamento della spesa complessiva di L.
213.00.000 oneri fiscali compresi, per L. 77.670.000 si è provveduto con gli stanziamenti del cap. 3300 del bilancio 1979 e del cap. 3300 del bilancio 1980, per L. 80.0 00.000 si provvederà mediante prenotazione di impegno sul cap. 3300 del bilancio pluriennale 1982-1984, anno 1983 e per L. 55.330.000 con lo stanziamento del cap. 3220 del bilancio 1982 di stabilire in sei mesi dalla presente deliberazione la data di inizio e in tre anni il termine di compimento delle espropriazioni e dei lavori, ai sensi dell'art. 13 della legge 25/6/1865, n. 2359.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento - Problemi del lavoro e della occupazione - Protezione civile

Esame progetto di legge n. 235: "Proposta al Parlamento - Norme per l'impiego dei lavoratori in cassa integrazione guadagni e dei lavoratori iscritti nelle liste di collocamento in servizi di protezione civile"


PRESIDENTE

Chiede di parlare Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo, se sono d'accordo gli altri Gruppi, di passare all'esame del progetto di legge n. 235.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale richiesta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.
Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 235: "Proposta al Parlamento - Norme per l'impiego dei lavoratori in cassa integrazione guadagni e dei lavoratori iscritti nelle liste di collocamento in servizi di protezione civile", di cui al punto ventunesimo all'ordine del giorno.
La parola al relatore, Consigliere Salvetti.



SALVETTI Giorgio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la IV Commissione ha licenziato, con unanime parere favorevole, la proposta di legge al Parlamento relativa alle "Norme per l'impiego dei lavoratori in cassa integrazione guadagni e dei lavoratori iscritti nelle liste di collocamento in servizio di protezione civile" ed auspica che un voto analogo possa esprimersi in sede di Consiglio regionale.
Sul disegno di legge, la Commissione ha espletato consultazioni con le organizzazioni sindacali, con i Comitati comprensoriali, con le Province piemontesi i cui rappresentanti hanno, tutti, espresso il proprio consenso per l'iniziativa assunta dalla Regione. Nell'ambito delle consultazioni, la Commissione ha però dovuto anche registrare la non presenza dei movimenti giovanili di partito e non, che pure dovrebbero rappresentare una fascia non indifferente di soggetti interessati alla proposta di legge. Il progetto di legge che oggi è presentato al voto del Consiglio regionale riproduce, nella sostanza, il testo già elaborato dal Ministro per la Protezione Civile e avrebbe dovuto avviare un esperimento pilota nella nostra Regione.
Purtroppo, sino a questo momento, l'auspicata presentazione del disegno di legge da parte del Governo non ha avuto luogo nonostante sia stata confermata la bontà del provvedimento e, anzi, si intenda dargli, già in avvio, una dimensione nazionale.
Per tale mancata presentazione, la Giunta regionale ha ritenuto utile disporre una proposta di legge da inviare al Parlamento affinché si determinino le condizioni che consentano l'utilizzo dei lavoratori in cassa integrazione guadagni e l'avvio del volontariato per interventi di protezione civile.
E' bene precisare a questo punto, anche perché la preoccupazione è emersa nel corso delle consultazioni, che il progetto di legge non intende impedire le forme di volontariato comunque operanti per la protezione civile, ma intende semplicemente normare l'utilizzo dei lavoratori in cassa integrazione guadagni o disoccupati.
Come ho già avuto modo di accennare, la proposta di legge riproduce il progetto già disposto dal Ministero per la Protezione Civile d'intesa con la nostra Regione.
Voglio ricordare che già dal novembre 1981, e se ne era discusso in sede congiunta delle Commissioni Lavoro del Comune e della Provincia di Torino e del Consiglio regionale, é in atto l'iniziativa regionale che ha portato alla concretizzazione di questa proposta di legge. Alla sua base due principali considerazioni: da un lato, l'opportunità di non lasciare inutilizzate risorse umane disponibili, retribuite a carico della collettività, con esperienza professionale alle spalle; dall'altro l'opportunità di avviare con urgenza un sistema articolato di volontariato di protezione civile di cui le ripetute esperienze in occasioni di calamità naturali hanno evidenziato l'utilità.
Prima di essere esaminata in Commissione e tradotta in formale disegno di legge, l'iniziativa è stata presentata e discussa con gli Enti locali le forze politiche e sociali, gli operatori del settore, il 5 giugno scorso durante un incontro che ha visto la presenza dello stesso Ministro Zamberletti e nel corso del quale si è registrato un generale ed ampio consenso sulla proposta.
Il progetto di legge dispone norme atte a dare soluzione ai problemi giuridici e finanziari concernenti l'utilizzo dei lavoratori in cassa integrazione guadagni e dei disoccupati. In particolare, l'art. 1 prevede per i primi un'elevazione del trattamento di cassa integrazione e per i secondi un contributo, pari a L. 300.000, a titolo di incentivo e di rimborso spese per la partecipazione ai corsi di formazione.
Va aggiunto che la proposta di legge esplicita che ai lavoratori disoccupati sono consentiti i diritti derivanti dall'iscrizione alle liste di collocamento.
Gli altri articoli che ripetono il testo già predisposto dal Ministro Zamberletti, disciplinano le modalità per la definizione e lo svolgimento dei piani di addestramento e dell'impiego dei volontari ed individuano anticipando alcune linee della più generale riforma del sistema della protezione civile, le sedi e gli organi a livello nazionale e regionale che dovranno gestire il volontariato della protezione civile.
Nel rassegnare al voto dell'aula il disegno di legge n. 235 che ripeto, ha ricevuto unanime consenso in IV Commissione, sottolineo ancora che oggi questa proposta, nata come intervento specifico per il "Caso Piemonte", ha ormai acquistato una portata più generale, di carattere nazionale, in quanto la sua approvazione da parte del Parlamento consentirebbe la predisposizione e l'avvio di iniziative analoghe anche in altre Regioni, perseguendo due obiettivi di grande rilevanza sociale: il temporaneo utilizzo dei lavoratori in cassa integrazione guadagni e dei disoccupati ed il concreto sviluppo in modo organizzato del volontariato di protezione civile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi voteremo a favore di questa proposta di legge al Governo sulla protezione civile. Il tema è stato ampiamente dibattuto in Commissione. Si tratta di un provvedimento che può effettivamente servire a mettere in moto qualche cosa per quello che riguarda i disoccupati e cassaintegrati, sia pure in un quadro ancora un po' incerto.
Il Governo, a quanto risulta e da quanto abbiamo sentito stamane sembra aver superato tutte le difficoltà concernenti soprattutto gli aspetti giuridici e, quindi, essere in grado di formulare quel disegno di legge di carattere nazionale, al quale la nostra proposta in qualche modo si aggancia. Perché, in definitiva, la nostra è una proposta di legge al Parlamento e quindi sostanzialmente si va ad affiancare ad altre iniziative parlamentari ed anche alla disponibilità, ampiamente più volte espressa del Ministro Zamberletti. L'unica preoccupazione che abbiamo è che non si suscitino attese eccessive. Mi riferisco ad un incontro che c'è stato delle tre Commissioni Lavoro (regionale, provinciale e comunale) nel corso del quale l'Assessore Dolino si è rifiutato di parlare sul numero di posti e di ipotetiche assunzioni in presenza degli operatori televisivi.
A nostro avviso, se si continua ad enfatizzare troppo la possibilità di rispondere ai problemi che esistono, con buone iniziative, per creare degli immediati posti di lavoro, forse, e senza forse, si alimentano illusioni.
Il nostro invito è a percorrere una fase preliminare di verifica e quindi, di inventario delle disponibilità, con assoluta cautela, perch potrebbero poi esserci molte disponibilità e poche possibilità di assunzione a livello della legge nazionale.
Potrebbe esserci invece poca disponibilità a lavorare, di fronte ad una possibilità di recepimento notevole. Si tratta, comunque, di integrazione per quello che riguarda i cassaintegrati; mentre si tratta di dare un compenso limitato a coloro che sono disoccupati e sono disponibili a questa attività. Il nostro giudizio è, con queste riserve, favorevole alla proposta.
Siamo lieti che, anche a livello di Governo, siano state superate le difficoltà e che, come si prevedeva, questa proposta proceda parallelamente a quella governativa. Naturalmente, invitiamo alla cautela anche la Giunta per quanto riguarda la fase che dovrà intercorrere fra oggi e la possibilità concreta, cioè la presenza di una legge nazionale che consenta di poter operare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Anche il nostro voto sarà favorevole a questa proposta di legge il cui articolato, peraltro, diverge rispetto a quello originariamente formulato dal Governo sul punto dell'obbligo, per i lavoratori in cassa integrazione (possibili destinatari della proposta di legge), di partecipare ai corsi di protezione civile.
E' un'osservazione che avevo avuto occasione di fare in Commissione e alla quale mi ha replicato l'Assessore mettendo in evidenza la questione del bilancio. Perché è prevista (ed effettivamente va riconosciuto) una spesa di 5 miliardi; inserendo - come peraltro sarebbe opportuno sotto un profilo di carattere generale - l'obbligo della frequentazione dei corsi si arriverebbe non solo ad una spesa notevole ma, forse, anche ad una difficoltà di gestire i corsi stessi. Però, ho voluto mettere in evidenza quello che sarebbe stato l'optimum nell'ambito di questa legge, soprattutto per una ragione morale perché, se è vero, com'è vero, che, in definitiva la collettività collabora a retribuire, per un motivo di solidarietà sociale, i cassaintegrati, peraltro sarebbe doverosa, sul piano morale, una contropartita, cioè, l'obbligo di non rimanere inerti e fatalmente tentati (perché questa è un'inclinazione naturale) al lavoro nero. Ad ogni modo ci rendiamo conto che c'é questa obiettiva impossibilità di sancire l'obbligo in questione e, quindi, sotto questo profilo, prendendo atto di questo "stato di necessità", esprimo voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Non abbiamo partecipato ai lavori nella sede competente della IV Commissione quando si è pervenuti alla formulazione definitiva di questo disegno di legge. Siamo consapevoli però che esso è un segno di attenzione di presa di coscienza e di responsabilità su problemi che costantemente sono all'attenzione del Consiglio regionale e, in particolare, della IV Commissione che si occupa dei problemi del lavoro.
Ciò che vogliamo però dire è che l'intento politico di questo disegno di legge può essere certamente condiviso. Siamo però anche molto perplessi sulle possibilità concrete e diffuse della possibilità di applicazione di questo disegno di legge anche perché, praticamente, attraverso questo provvedimento, invitiamo lo Stato a determinare una cifra di 5 miliardi che probabilmente potrà sembrare minima rispetto al grande bilancio dello Stato, tanto più che questi 5 miliardi devono essere diffusi su tutto il territorio nazionale perché questo disegno di legge dovrebbe avere valenza per tutta l'Italia.
Tuttavia, pur con queste riserve, non sottovalutiamo l'importanza e l'aspetto di volontà politica di questo disegno di legge; ed è soprattutto con questa convinzione che diamo il nostro voto favorevole. Se poi si creeranno le condizioni (e noi auspichiamo che si verifichino, affinch questo disegno di legge possa avere la massima attuazione, soprattutto sul nostro territorio nazionale) da parte nostra non verrà certamente meno ogni impegno per favorirlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Già il relatore Salvetti ha ricordato il parere unanime della IV Commissione. Credo che dobbiamo sottolineare anche un altro aspetto e cioè che questo disegno di legge, presentato dalla Giunta nel mese di luglio, ha avuto un iter abbastanza rapido, aspetto da non dimenticare in quanto, in tempi estremamente rapidi, si sono alternate le consultazioni e gli incontri necessari per giungere a questo sbocco unitario, fatto positivo per il nostro Consiglio.
Mi auguro anch'io, al pari di altri Consiglieri che mi hanno preceduto che il Consiglio dei Ministri proceda rapidamente a votare quella proposta di legge che era stata presentata con firma di Spadolini e Zamberletti il 5 febbraio 1982. Perché siamo ormai a diversi mesi di distanza da questa presentazione e a tutt'oggi non c'è ancora l'atto formale. Spero che gli impegni assunti vengano mantenuti e, conseguentemente, avremo poi la possibilità di realizzare tutte quelle iniziative alle quali questa mattina il Vicepresidente Sanlorenzo fece riferimento in quell'appendice di Consiglio poi risolto con l'incontro con i cassaintegrati che si erano qui riuniti.
Vorrei semplicemente sottolineare che siamo di fronte a un disegno di legge che presentiamo, come Regione, al Parlamento, che non vuole assolutamente creare nessuna illusione ad alcuno, in quanto non si tratta di prendere impegni di assunzione di lavoro continuativo nei confronti dei cassaintegrati, nei confronti degli iscritti alle liste normali del collocamento; si tratta, invece, di un'iniziativa di grande significato sociale perché tende ad impegnare questa massa enorme di cittadini costretti a questa condizione perché sono posti in cassa integrazione o perché sono iscritti alle liste di collocamento ordinario. E tenta inoltre a farne dei protagonisti, in una battaglia che vuol dare conoscenza qualificazione, capacità di intervento. Una nuova forza sociale, insomma necessaria per prevenire o per rimediare ad eventuali disastri e calamità che, lo sappiamo, accadono abbastanza frequentemente nel nostro territorio.
In questo senso, noi abbiamo trovato una rispondenza generale molto positiva da parte delle associazioni dei volontari, quelle che già esistevano, di altre associazioni di categoria, dei Comuni e dei vari enti territoriali interessati. Basterebbe ricordare il convegno al quale ha partecipato il Ministro Zamberletti, pochi mesi fa, proprio in questa sede.
Un'ultima considerazione da farsi: abbiamo forse la possibilità di dare avvio ad un'esperienza (e siamo la Regione che per prima può muovere i primi passi in questo senso) che ha un grande significato sociale, ma che incontra già oggi dei fatti in corso di particolare significato: vi sono state Comunità montane e Comuni che hanno già utilizzato in parte dei lavoratori in cassa integrazione: abbiamo già avuto, quindi, impegni di lavoro, socialmente utili, da parte di cassaintegrati e da parte di non cassaintegrati.
Credo che questa nostra proposta al Parlamento, se contribuirà ad accelerare particolarmente l'iter parlamentare del disegno di legge presentato dal Ministro Zamberletti, che ci auguriamo venga fatto proprio dal Consiglio dei Ministri in tempi rapidi, creerà le condizioni per una vasta azione che ci permetterà di costruire, anche in tempi non lunghi, una struttura che potrà essere estremamente utile alla comunità piemontese e non solo piemontese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore ai problemi del lavoro

Intendo ringraziare i membri della IV Commissione, il relatore Salvetti, i Consiglieri Paganelli e Brizio, per il contributo apportato al testo che era stato sottoposto alla Commissione, nel senso di perfezionare l'elemento regionalistico che, in uno degli articoli, era invece messo un po' in ombra e rilevare l'importanza della legge e, nello stesso tempo, i suoi limiti. Bisogna avere coscienza degli uni e degli altri.
L'importanza sta nel fatto che si è partiti da un'idea sperimentale di un progetto comune fra le zone del Piemonte e il Governo e ora quel progetto sta diventando una legge nazionale. Perché se il Consiglio dei Ministri l'approva è una legge che vale per tutto il territorio.
La sostanza di questa legge, l'abbiamo più volte qui ricordato, è di essere un contributo inteso ad alleviare la situazione dei cassaintegrati e dei disoccupati.
Ma la legge non è questa; la sostanza della legge è la creazione del servizio del volontariato della protezione civile in tutto il territorio nazionale. Questa è la questione! Che poi questo servizio nazionale per il volontariato civile, in questo particolare momento, venga ad affermarsi anche come elemento importante socialmente, figuriamoci un po' se non dobbiamo metterlo in evidenza. Ad una situazione di particolare asprezza della condizione di vita dei disoccupati e dei cassaintegrati, questo è un elemento peculiare. Questa, l'ispirazione al disegno di legge. Ma se la legge va in porto, e il disegno diventa nazionale, questo vuol dire che l'Italia avrà nella sua storia, per la prima volta, un servizio nazionale di volontariato civile organizzato su basi nuove (come ce ne sono in Germania, in Francia, in Jugoslavia) e come un ausilio fondamentale ed un elevamento generale della protezione civile in un Paese che ogni anno registra disastri e calamità di proporzioni immani, rispetto alle cifre che sono qui elencate chiaramente, a titolo indicativo; poiché le cifre del disegno di legge permettevano di attuare il disegno in Piemonte. Ma non bastano certamente 5 miliardi per realizzare questo su tutto il territorio nazionale! Negli ultimi sette anni, solo in Piemonte, noi abbiamo pagato 280 miliardi di danni per disastri naturali che si sono verificati sul nostro territorio.
Questo servizio di volontariato civile non è in grado di prevedere quanti eventi calamitosi potranno accadere, ma è in grado di diminuire i danni non solo materiali, ma a volte anche umani, come abbiamo visto nei terremoti in Irpinia, in Friuli, in Umbria e nei tragici fatti di Todi e in altre iatture che continuano ad accadere nel nostro Paese.
Un problema incalzante anno su anno: questa è la portata. Ed è anche espressione di sfida culturale. Si fa un gran discutere in questi periodi sulla necessità di uscire dalla crisi anche con una cultura nuova. Mi pare che sia una specie di sfida a quello che il Piemonte fa a se stesso, alla propria comunità, in un periodo di crisi economica, di difficoltà finanziaria per la vita, da parte di tanta gente che abbiamo ascoltato anche oggi: proporgli di impegnarsi in un sistema di volontariato assai poco remunerato. E' come dire avanzare una proposta che dovrebbe porsi nei tempi grassi, in condizioni ubertose della gente; e, invece, l'avanziamo in un periodo di estrema difficoltà. E' anche una prova per vedere se questa comunità è in grado di percorrere tutte le vie per uscire dalla crisi.
Quindi, da questo punto di vista, la legge ha un valore morale, culturale e civile, che va ben oltre la questione assistenziale e persino della protezione civile, in quanto tale.
Questi i valori della legge. I suoi limiti stanno nel fatto che non sappiamo come la comunità piemontese potrà rispondervi. Perché questo è un progetto che può interessare 30 - 300 - 3.000 - 30.000 - 300.000 persone in quanto si rivolge ai cittadini, ai disoccupati, ai cassaintegrati e ai giovani. A tutti, si rivolge. Perché un sistema di protezione civile, se si vuol fare come si attua in Germania con 900 mila persone, si deve rivolgere a decine di migliaia di persone.
Come risponderà la comunità? Ecco la prima questione che dobbiamo portare avanti subito. Chiarendo, con estrema precisione, che su questa iniziativa non sono in discussione posti di lavoro, ma ci sono tre o quattro mesi di corsi di formazione specifica (fatta seriamente) per creare un efficiente corpo di protezione civile. Non più il vecchio generoso o il giovane ardente che con il sacco e lo zaino o il secchiello partono quando c'é un incendio, ma una forza organizzata, a livello comunale, che sarà esercitata sia nell'opera di prevenzione come in quella di interventi quando sia necessario. Quindi, qui i posti di lavoro, in prospettiva possono essere semmai quelli per coprire gli organici dei Vigili del Fuoco o delle Guardie forestali, riservati a coloro che desiderino specializzarsi in questo campo; ma sempre una prospettiva che non può essere garantita dalla Regione né da alcuno.
Noi speriamo che la comunità risponda positivamente. La stessa consultazione che iniziamo a fare non impegna né la Regione né gli interessati che intendono aderire, ma serve a rilevare proprio la questione che poneva il Consigliere Majorino, il quale da un lato sottolineava l'opportunità di indicare un obbligo di partecipazione per i cassaintegrati, ma, dall'altro, come mi sono permesso di esporre in Commissione, permane la riflessione sul fatto che l'obbligo avrebbe portato 64 mila persone a dire di sì, con il risultato ovvio che non 5 miliardi, ma neanche 500 sarebbero sufficienti a realizzare in Piemonte il nostro progetto. Abbiamo preferito (il Governo ha accettato questo principio) aprire una consultazione per constatare quale potrà essere la risposta spontanea, davvero volontaria, della comunità regionale. Sulla base dell'esito di questa consultazione che speriamo sia ben accolta dalla comunità piemontese, dai cittadini, dai cassaintegrati e dai disoccupati si potrà fare un piano effettivo di corsi decentrando le sedi dove si svolgeranno le istruzioni, coinvolgendo tutti gli apparati dello Stato come previsto dal disegno di legge.
Naturalmente auspichiamo che il Governo faccia la sua parte presentando il suo disegno di legge che sappiamo simile al nostro; speriamo che sia identico, speriamo che sia anche migliore! Sarà poi compito delle forze politiche premere sul Parlamento affinché, presentato a tempi brevi il disegno di legge, lo stesso non tardi ad approvarlo, quali possano essere gli eventi della politica nazionale. E' un po' una sfida per tutti.
Noi faremo la nostra parte, ci auguriamo che tutti facciano la loro, per un progetto di rilevante importanza nazionale.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa e possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "Le Commissioni regionali per l'impiego possono disporre, su richiesta del Ministro per la Protezione Civile, l'utilizzazione temporanea di lavoratori che godono del trattamento straordinario della cassa integrazione guadagni, in attività non incompatibili con la loro professionalità, per compiti di protezione civile, secondo piani predisposti d'intesa fra le singole Regioni e l'Ufficio del Ministro per la Protezione Civile.
Il trattamento di integrazione salariale spettante ai lavoratori utilizzati nelle attività di cui al precedente comma è elevato al 90 e comunque ad un importo massimo non superiore al salario o stipendio mensile che sarebbe stato percepito in costanza del rapporto di lavoro del singolo lavoratore.
Nulla è innovato rispetto alla condizione giuridica del lavoratore in cassa integrazione guadagni.
La partecipazione all'attività formativa ed addestrativa per i compiti di protezione civile ha carattere volontario.
Ai corsi di formazione e di addestramento previsti nei piani di cui alla presente legge possono essere ammessi anche lavoratori iscritti nelle liste di collocamento che ne facciano richiesta alle competenti sezioni. I lavoratori predetti mantengono tutti i diritti di qualsiasi natura derivanti dall'iscrizione nelle liste di collocamento. Ad essi è corrisposto inoltre, per il periodo di svolgimento dei corsi, un contributo straordinario a titolo di rimborso spese nella misura massima di L. 300.000 mensili eventualmente ridotte in proporzione nel caso di minor durata, del corso.
Il trattamento previdenziale ed infortunistico previsto dal rapporto di lavoro è riconosciuto ai lavoratori in cassa integrazione guadagni che partecipano ai corsi ed ai piani di protezione civile anche nei casi di incidente o infortunio per cause inerenti alle attività di cui al presente articolo; la tutela infortunistica è garantita altresì ad ogni altro partecipante all'attività formativa ed addestrativa attraverso la stipulazione di idonee convenzioni da parte del Ministero per la Protezione Civile con gli enti competenti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "I piani di addestramento e di impiego sono predisposti dall'Ufficio regionale della protezione civile, di cui al successivo art. 6, d'intesa con i competenti organi dell'Amministrazione regionale, secondo le direttive impartite dal Ministro per la Protezione Civile.
I piani debbono comunque prevedere lo svolgimento di corsi di formazione di protezione civile, da svolgere in modo decentrato sul territorio regionale, in locali messi a disposizione dagli enti territoriali interessati.
Deve essere, altresì, previsto un periodo di addestramento pratico in compiti di protezione civile presso i Comuni, in settori specifici di intervento e secondo progetti finalizzati, coordinati con gli interventi previsti nel piano regionale di protezione civile.
Al termine dei corsi i lavoratori vengono iscritti, per gruppi specialistici, in appositi albi istituiti presso i Comuni di residenza.
All'organizzazione ed all'attuazione dei piani provvede il funzionario incaricato della direzione regionale della protezione civile di cui al successivo art. 6, d'intesa con i competenti organi della Regione e degli altri Enti locali interessati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Entro 30 giorni dalla comunicazione dell'approvazione della delibera della Commissione regionale per l'impiego, il Ministro per la Protezione civile approva il piano relativo all'addestramento ed all'impiego dei lavoratori di cui al precedente art. 1, adottato dal Comitato regionale di cui al successivo art. 4. Il piano approvato è vincolante per la Regione e gli altri enti territoriali interessati alla loro esecuzione.
In attesa della regolamentazione del volontariato civile prevista nella legge di riforma della protezione civile, il Ministro provvede, altresì sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale, ad impartire le necessarie direttive per l'organizzazione l'addestramento e l'impiego dei lavoratori come volontari della protezione civile, nonché per il coordinamento degli interventi suddetti secondo i piani nazionali e territoriali di protezione civile".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Per l'organizzazione e l'attuazione dei compiti di cui al precedente articolo il Ministro si avvale del Dipartimento per la protezione civile.
Sino all'approvazione della legge organica di riforma del settore, il Dipartimento è istituito presso l'Ufficio del Ministro per la Protezione Civile e i relativi servizi ed uffici sono coordinati dal Direttore generale della protezione civile e dei servizi anti-incendi del Ministero dell'Interno, il quale esercita i compiti affidati al Dipartimento secondo le direttive impartite dal Ministro per la Protezione Civile.
Il Dipartimento per la protezione civile si avvale di personale in servizio presso l'Ufficio del Ministro per la Protezione Civile.
Il personale di cui al precedente comma può essere scelto fra appartenenti al Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco, anche in quiescenza fra militari, anche in ausiliaria o in aspettativa per riduzione di quadri ovvero fra dipendenti da Amministrazioni civili dello Stato. Il personale statale in attività di servizio è collocato in posizione di fuori ruolo presso l'Amministrazione di appartenenza. Al personale in quiescenza del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco ed ai militari richiamati in servizio è corrisposta un'indennità di misura pari alla differenza fra il trattamento di quiescenza o di aspettativa ed il trattamento economici previsto per il personale in servizio di uguale livello".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "Fino all'istituzione dei Comitati regionali previsti dalla legge di riforma della protezione civile, i programmi di cui alla presente legge sono approvati dal Comitato per il volontariato civile, istituito con decreto del Ministro per la Protezione Civile, sentito il Presidente della Giunta regionale.
Il Comitato ha sede di regola presso la Presidenza della Giunta regionale che provvede ai mezzi per il suo finanziamento.
Il Comitato è composto: a) dal Presidente della Giunta regionale o da un suo delegato, che lo presiede b) dai Presidenti delle Amministrazioni provinciali della regione e) dai Sindaci dei Comuni capoluogo di provincia d) da tre rappresentanti delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello regionale.
Al Comitato intervengono il Direttore dell'Ufficio regionale della protezione civile, di cui al successivo art. 6, e l'Ispettore regionale del Corpo dei Vigili del Fuoco.
Il Comitato si riunisce su convocazione del Presidente con un preavviso di almeno 10 giorni, salvo che particolari ed urgenti motivi ne impongano l'immediata convocazione.
Il Comitato in sede di approvazione dei piani, cura e coordina le iniziative per la raccolta e lo studio dei dati utili per la formazione dei piani di cui alla presente legge; approva i programmi dei corsi di formazione e di addestramento dei lavoratori; individua i settori d'intervento nei quali utilizzare i Lavoratori nel periodo di addestramento pratico predisponendo, a tal fine, appositi progetti finalizzati; individua gli organismi regionali, gli Enti locali, le altre istituzioni ed associazioni, anche volontarie, necessari per l'organizzazione e l'attuazione dei piani; adotta ogni altra decisione necessaria per l'esecuzione dei piani.
I piani approvati dal Comitato sono trasmessi, a cura dell'Ufficio regionale della protezione civile, al Ministro per la Protezione Civile per il loro coordinamento con i piani nazionali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "Per l'organizzazione, l'attuazione ed il coordinamento, a livello regionale, dei piani di protezione civile di cui alla presente legge, è costituito l'Ufficio regionale della protezione civile.
Sino all'approvazione della legge organica di riforma del settore, la direzione dell'Ufficio è affidata per incarico a termine ad un funzionario nominato con decreto del Ministro per la Protezione Civile, sentiti il Presidente della Giunta regionale ed il Commissario di Governo presso la Regione, scelto fra i dirigenti in servizio presso gli uffici periferici delle Amministrazioni civili o militari dello Stato, o equiparati, in possesso di specifica competenza in materia di protezione civile.
Il Direttore incaricato esercita i compiti a lui assegnati in conformità agli indirizzi impartiti dal Ministro per la Protezione civile ed in esecuzione delle decisioni e dei piani adottati dal Comitato regionale di cui al precedente art. 5.
Per l'espletamento dei suoi compiti il funzionario incaricato della direzione dell'Ufficio regionale della protezione civile si avvale degli uffici e del personale del Commissario di Governo presso la Regione e di personale appartenente al Corpo dei Vigili del Fuoco anche in quiescenza.
L'Amministrazione regionale può, su richiesta del Direttore incaricato mettere a disposizione proprio personale.
Il Direttore regionale della protezione civile richiede agli uffici periferici dello Stato, alla Regione ed agli altri Enti locali interessati l'assunzione delle iniziative di rispettiva competenza previste nei piani approvati dal Ministro per la Protezione Civile. Provvede, sentito il Presidente della Giunta regionale o i Sindaci dei Comuni interessati, alla stipula di convenzioni o intese con gli Enti locali, le Università, gli istituti o centri di addestramento per l'utilizzazione delle strutture e del personale degli stessi. Emette i relativi ordinativi di pagamento avvalendosi dei competenti uffici provinciali del Tesoro. Adotta, altresì ogni altro provvedimento necessario per il regolare svolgimento dei corsi di formazione e di addestramento ed assicura che siano predisposti dagli enti interessati i mezzi e le strutture previste, promuovendo nel caso, le opportune iniziative di stimolo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 "In attesa dell'adozione dei provvedimenti necessari per il funzionamento del Dipartimento della protezione civile e degli Uffici regionali della protezione civile, nonché per la nomina dei relativi responsabili ed addetti, il Ministro per la Protezione Civile si avvale per l'espletamento dei compiti demandati dalla presente legge a tali organi, del personale attualmente addetto al proprio Ufficio e di personale del Corpo dei Vigili del Fuoco messo a disposizione a sua richiesta".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 "Per l'attuazione della presente legge è prevista per l'anno 1983 la somma di L. 5 miliardi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della Legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
A questo punto potremmo chiudere la seduta di oggi, secondo quanto ci eravamo impegnati di fare. L'ordine del giorno è ben lontano dall'essere completato e ben lontani sono i programmi che si erano fatti nella conferenza dei Capigruppo.
Credo che se domani mattina incominciamo puntualmente, alle ore 9,30 possiamo portare avanti l'ordine del giorno e andare anche oltre i programmi che ci eravamo dati e che erano quelli di discutere il punto quarto sulle consulenze e la variazione del bilancio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.00)



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