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Dettaglio seduta n.163 del 04/11/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 14, 15 e 21 ottobre 1982 si intendono approvati.


Argomento: Province

Interpellanza dei Consiglieri Petrini, Picco, Paganelli, Brizio e Cerchio inerente il riconoscimento della Provincia di Biella


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze" ed esaminiamo per prima l'interpellanza presentata dai Consiglieri Petrini, Picco, Paganelli, Brizio e Cerchio inerente il riconoscimento della Provincia di Biella.
Risponde il Presidente della Giunta regionale Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Egregi Consiglieri, l'interpellanza proposta dal Gruppo della Democrazia Cristiana solleva una questione che ben si inserisce nel dibattito attualmente aperto, anche a livello nazionale, e che vede impegnate direttamente tutte le forze politiche: quello della riforma delle autonomie.
Obiettivo prioritario che deve spingere tale riforma è la necessità di dare alla società istituzioni corrispondenti ai cambiamenti che in essa sono intervenuti dalla nascita della stessa Carta Costituzionale cambiamenti che impongono e richiedono una nuova concezione delle autonomie collocate in un ambito di complessiva, maggiore stabilità.
In quest'ottica e con questi presupposti, in linea anche con la necessità di individuare il ruolo del cosiddetto ente intermedio, la Giunta regionale ha inteso approfondire le richieste che pervenivano da più parti circa l'individuazione di nuove realtà istituzionali.
A questo fine, all'inizio dell'anno, si svolse l'incontro con una delegazione di amministratori del Biellese, per meglio chiarire aspettative e prospettive emergenti a livello locale.
In quella sede la Giunta regionale si impegnò ad appoggiare le istanze degli amministratori biellesi al fine di giungere a tempi brevi ad un'organica presentazione della richieste stessa.
La decisione di offrire la massima collaborazione a tale proposta è suffragata anche dal fatto che tutte le deliberazioni inviate, allegate alla richiesta, furono assunte dagli organismi consiliari dei vari Enti locali, a maggioranza assoluta dei loro componenti.
Con queste premesse, ho ritenuto opportuno interessare direttamente della problematica lo stesso Parlamento, inviando tutte le delibere dei Comuni ai Presidenti del Senato e della Camera, naturale sede di discussione della riforma istituzionale, tema che sarà ometto di approfondimento da parte della stessa Conferenza dei Presidenti delle Regioni.
Mi riservo, pertanto, anche nella mia qualità di Presidente di turno di tale Conferenza, di sensibilizzare i competenti organismi e di riferire ai colleghi del Consiglio sugli sviluppi della questione.
Inoltre, come deciso dalla conferenza dei Capigruppo, è da programmare un ampio dibattito in seno al Consiglio della Regione, onde approfondire gli argomenti nel quadro più generale delle varie istanze autonomistiche regionali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini



PETRINI Luigi

Al di là di nuove speranze aperte dal Presidente Enrietti, per garantire la massima disponibilità della Regione a farsi carico del problema, anche attraverso la Conferenza dei Presidenti delle Regioni sensibilizzando opportunamente il Governo nazionale sul problema, non sono soddisfatto della risposta data, risposta che rinvia ad un successivo dibattito sull'auspicata riforma delle autonomie locali il problema di Biella provincia.
Attendere la conclusione dell'esame del disegno di legge sulle autonomie, significa attendere, probabilmente, ancora anni, malgrado le molte affinità e convergenze tra le diverse proposte avanzate dalle diverse forze politiche nazionali.
Personalmente, poi, non riesco a capire perché si debba inserire la nascita della provincia di Biella con la riforma degli Enti locali; anche se sono convinto che bisogna portare a compimento, nel più breve tempo possibile, questa riforma di grande valore politico, istituzionale amministrativo e giuridico.
E' ormai dal lontano 1945 che tutto il Biellese richiede, senza esito l'istituzione della provincia di Biella. E sia la comunità ed il consorzio degli 83 Comuni, e poi il Circondario - prima legge regionale in assoluto del 7/1/1972 - hanno prefigurato questa realtà. Così come tutti gli Enti provinciali, con loro proiezione e mediante appositi uffici distaccati, ne hanno sancito e sentito la necessità, anche se il decentramento di funzioni non è espressione di autonomia politico - amministrativa. La stessa Amministrazione provinciale, lo stesso Comprensorio, hanno ribadito che il territorio biellese dispone dei requisiti storico - amministrativi e culturali (non dimentichiamo che Biella fu capoluogo di provincia per 227 anni) e di una sua omogeneità territoriale e socio-economica, per divenire sede di provincia.
Per Biella, quindi, la nascita della provincia, non significa un blasone o una discussione di campanile; è un problema reale, il quale determinerebbe un'azione positiva, sia per quanto riguarda la programmazione che il suo sviluppo. Il Biellese costituisce, infatti un'aggregazione che ha carattere di perfetta omogeneità e rappresenta una realtà distintiva nella preminenza della lavorazione della lana, in proiezione nazionale ed internazionale.
Per queste ragioni, il Biellese deve vedersi riconosciuto a livello istituzionale il rango che gli compete.
Vorrei ancora ricordare al signor Presidente che il 10 febbraio - otto mesi fa - sono state presentate le 83 delibere dei Comuni mediante le quali, in base all'art. 133 della Costituzione italiana, si richiede il riconoscimento della provincia Biellese. L'art. 133 recita testualmente: "Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e l'istituzione di nuove province nell'ambito di una regione, sono stabiliti con leggi della Repubblica su iniziativa dei Comuni, sentita la stessa Regione".
L'iniziativa dei Comuni si è manifestata; si tratta ora di prenderne atto.
Mi sembra che la Regione, oltre a trasmettere queste delibere - votate all'unanimità e frutto di centinaia di ore di discussione degli 83 Consigli comunali al Parlamento nazionale - debba sottolineare che esistono situazioni di fatto in cui la spiccata omogeneità delle caratteristiche socio-economiche rende particolarmente urgenti le esigenze di autonomia funzionale sul piano amministrativo. E poiché mi sembra che la situazione Biellese si ponga in termini del tutto specifici, questa realtà dovrebbe conferire alla questione la maggior urgenza, anche perché l'opportunità dell'istituzione di questa nuova provincia è ormai, e non da oggi unanimemente riconosciuta.
In Lombardia la scelta delle nuove province è stata fatta, con una proposta di legge dello stesso Consiglio regionale, per le città di Lodi e di Lecco. In Emilia si è agito analogamente per Rimini. E' importante che anche la nostra Regione segua questi esempi per non trovarsi impreparati o tentennanti, nel momento della messa a fuoco definitiva del problema della ridefinizione degli ambiti territoriali delle province. Credo anch'io che in Piemonte le istanze siano diverse; ma proprio per questo sarebbe sfuggire alla realtà e non essere all'altezza della tradizione, qualora questo Consiglio non intendesse fare scelte che si impongono. E sarebbe errore il tergiversare ad oltranza, in quanto si susciterebbero aspettative senza serio fondamento. Trascinare una pratica che ha seguito correttamente un iter costituzionale, ed è ormai in evidenza da 37 anni, non mi sembra giusto! Per questo, signor Presidente, il Circondario di Biella chiede soprattutto un atto di giustizia. La provincia, oggi, è una circoscrizione per il servizio dell'Amministrazione dello Stato e per il servizio dell'Amministrazione provinciale. E la comunità biellese auspica oggi il decentramento della macchina statale a livello locale, sì per servire, ma anche per essere meglio servita dallo Stato democratico italiano.
Non comprendo come, nel caso specifico, non si usi del potere d'iniziativa legislativa, pur riconosciuto alle Regioni dall'art. 121 della Costituzione, analogamente a quanto si è fatto da altre Regioni italiane.
Ad ogni modo, in assenza di iniziative dell'esecutivo, insieme ad altri colleghi mi farò promotore di una proposta di legge regionale, da presentare ad uno dei due rami del Parlamento, per la discussione dell'istituzione della provincia di Biella, argomento, quindi, che certamente si riaffaccerà in quest'aula. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Su questo problema il nostro Gruppo ha presentato, tempo fa, un ordine del giorno che non è stato mai discusso e che, per identità di problema credo possa consentirci di intervenire brevemente in questa sede.
Concordiamo sul fatto che sia urgente una riforma organica del sistema delle autonomie, specialmente del livello intermedio; ma nel nostro ordine del giorno e nella successiva presentazione di una proposta di legge nazionale d'iniziativa regionale, il nostro Gruppo ha voluto significare l'assoluta specificità della questione biellese. Vale a dire di una realtà socio-economica che da tempo, indipendentemente dalle dimensioni numeriche ha i carattere distintivi di un ente intermedio, il quale chiede l'istituzione di un livello di governo intermedio.
Ma pur prendendo atto dell'attenzione della Giunta - espressa anche dalla parola del Presidente - nella trasmissione al Parlamento delle unanimi richieste dei Comuni biellesi, sembra a noi che, di fronte alle caratteristiche e all'urgenza del problema, questa iniziativa non sia bastante. Di conseguenza, ci dichiariamo disponibili ad associarci ad iniziative di altri colleghi di altri partiti su questo indirizzo. E fin da ora avvertiamo che, come si pervenga alla scadenza dei termini regolamentari, noi chiederemo che - la nostra proposta di legge nazionale d'iniziativa regionale, sia portata in aula, in modo da eliminare ogni infingimento. Ci sarà chi voterà a favore e chi contro, ma non si potrà dire che si è a favore senza far nulla per dimostrarlo concretamente.



PRESIDENTE

Ho concesso la parola al Consigliere Bastianini su questo argomento in quanto presentatore, per il Gruppo liberale, di un ordine del giorno sullo stesso tema.
Accedo ugualmente a richieste di altri Gruppi, presentatori di proposte o di mozioni, in quanto ritengo che la rilevanza del problema sollevato con l'interpellanza del Gruppo D.C. legittime prese di posizione, sia pure in termini contenuti, in quanto un tale dibattito non era oggi previsto.
La parola ancora al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei fare presente l'irritualità di questa procedura: se siamo in corso di risposta ad un'interrogazione gli unici ad avere diritto di parola sono l'interrogante e la persona alla quale l'interrogazione si rivolge.
Dobbiamo essere attenti su questa procedura: potrebbero prodursi, per attrazione di materia, altri documenti in precedenza presentati, per cui si potrebbe originare un vero e proprio dibattito impegnato.
Noi non abbiamo un ordine del giorno specifico sulla questione di Biella; ma ne abbiamo uno di carattere molto più generico, nel quale la questione della provincia di Biella, o di altre province, è compreso presentato come fu fin dal mese di maggio o giugno. Mi chiedo allora perch i colleghi di altri Gruppi, già d'accordo nell'affrontare queste questioni in un dibattito ad hoc, si adeguino, ora, ad una tale procedura proposta dal Presidente.
Se così é, anch'io sono tentato di sviluppare un intervento, sia pur breve. Preferisco non farlo per rispetto agli altri colleghi.
Ma faccio però rilevare che noi, da maggio, abbiamo una mozione generale, nella quale chiediamo delle accelerazioni nelle procedure conoscitive ed informative con il Comitato permanente e la Commissione pre costituzionale del Senato.



PRESIDENTE

Accetto il rilievo che, dal punto di vista formale, è ineccepibile; dal punto di vista sostanziale, mi è parso che la questione, per rilevanza e telematica, giustificasse l'opportunità di prese di posizioni, le quali peraltro, non erano comunque programmate.



BONTEMPI Rinaldo

Ritengo di poter cogliere, dalle risposte del Presidente, un impegno della Presidenza del Consiglio: cioè, la calendarizzazione del dibattito sulla questione di un nuovo tipo di rapporto della Regione rispetto all'istituzione di nuove province. Credo, quindi, che il tema debba essere posto all'attenzione dei Capigruppo, nella prossima riunione, per l'opportuna programmazione.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Informazione

Interpellanza dei Consiglieri Paganelli, Brizio, Carletto, Cerchio e Picco inerente la protesta del delegato regionale della Federazione Italiana Stampa Cattolica per esclusione dei giornali cattolici dalla pubblicità degli Assessorati


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza presentata dai Consiglieri Paganelli Brizio, Carletto, Cerchio e Picco inerente la protesta del delegato regionale della Federazione Italiana Stampa Cattolica per esclusione dei giornali cattolici dalla pubblicità degli Assessorati.
Risponde il Presidente della Giunta regionale Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

In merito alla protesta del delegato regionale della Federazione Italiana Stampa Cattolica, per prima cosa intendo sottolineare che il telegramma di Don Faveri, delegato regionale della stampa cattolica spedito il 13 settembre, ha avuto diretta ed immediata risposta il giorno 15, data in cui è stato fissato l'incontro che ho avuto con lo stesso Don Faveri nel tardo pomeriggio dello stesso giorno.
Durante l'incontro, ho dato la mia disponibilità ad accogliere le richieste dello stesso Don Faveri.
La ricognizione effettuata presso gli stessi Assessorati all'ambiente all'agricoltura, turismo e sport, ha permesso di trarre le seguenti deduzioni.
Per quanto riguarda l'Assessorato all'ambiente, la risposta all'interrogante è semplice. L'Assessorato si è affidato alla concessionaria di pubblicità Manzoni, che pratica, per quanto riguarda le testate locali, la formula "Piemonte 12". Vale a dire che viene concessa la pubblicità alle dodici testate/aree leader; cioè, alle testate che nelle rispettive aree di diffusione hanno il maggior seguito di lettori e vendite.
Per quanto riguarda invece l'Assessorato al turismo e allo sport, le campagne pubblicitarie vengono pianificate con criteri stagionali e prevalentemente, sugli organi di stampa nazionali.
Per quanto riguarda le testate locali, che compaiono nello stesso elenco, la scelta è compiuta sulla base di precise proposte di inserti o servizi portati avanti dalle testate stesse. Per quanto riguarda l'agricoltura vale lo stesso discorso che è stato fatto per l'ecologia.
La formula pubblicitaria offerta dalla Manzoni è prevalente. Per la specificità poi del tema agricolo e dei suoi prodotti, figurano anche diverse altre testate; vuoi perché specializzate nel settore, vuoi perch hanno proposto inserti o argomenti specifici sul tema. La conclusione è che non c'é stato, evidentemente, alcun intento discriminatorio da parte della Regione, né nel suo complesso, nella concessione di pubblicità.
Le testate cattoliche nel loro complesso, non solo locale, ma anche nazionale, vedi, per esempio, L' "Osservatore Romano" per le campagne turistiche, non sono state discriminate.
Per quanto riguarda le testate cattoliche locali, circa una decina, che finora non hanno ricevuto pubblicità della Regione, verranno recuperate completamente attraverso un rapporto diretto con gli Assessorati competenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

La nostra interrogazione atteneva non tanto al telegramma, di cui eravamo a conoscenza, ma ad un principio generale.
Ci fa piacere che il Presidente Enrietti abbia incontrato l'estensore del telegramma e che abbia conseguentemente chiarito alcuni principi. Per quanto ci riguarda, si tratta di principio unico e fondamentale: è il principio dell'equilibrio e dell'imparzialità anche in quel campo pubblicitario dove, in sostanza, si concedono finanziamenti ai giornali.
Sostenere che gli inserti pubblicitari non siano dati ai giornali cattolici, perché ci sono accordi con agenzie pubblicitarie come l'agenzia Manzoni, che si rivolge ai giornali di più larga diffusione e, quindi attraverso questo concetto, quasi legittimare l'esclusione dei giornali cattolici, non è riferimento esatto, stante la ben nota diffusione di questi settimanali.
Comunque, è un settore al quale presteremo la nostra attenzione.
Abbiamo presentato un apposito disegno di legge, da almeno un paio di anni, il quale, se fosse discusso, potrebbe forse ovviare agli inconvenienti lamentati. Si tratterà soprattutto di appurare se, nel campo dell'aiuto alla stampa attraverso la pubblicità, qualche parzialità vi è stata.
Prendiamo atto, intanto, delle intenzioni del Presidente della Giunta e della Giunta, dei vari Assessorati, con il proposito di seguire più attentamente il settore.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerente i progetti per iniziative di carattere cooperativo attivate dai lavoratori in cassa integrazione


PRESIDENTE

L'Assessore Sanlorenzo risponde all'interpellanza presentata dal Consigliere Montefalchesi inerente i progetti per iniziative di carattere cooperativo attivate dai lavoratori in cassa integrazione.



SANLORENZO Dino, Assessore ai problemi del lavoro

In merito all'interpellanza presentata dal Consigliere Montefalchesi per conoscere gli strumenti che la Giunta regionale intende attivare a sostegno di iniziative di tipo cooperativo, realizzate da lavoratori in cassa integrazione e da disoccupati, è possibile fornire le seguenti informazioni.
La Giunta regionale ha assunto nel verbale d'intesa, firmato il 23/9/1982 con le Confederazioni Regionali CGIL - CISL - UIL, l'impegno ad attivare "una serie di provvedimenti che consentano di mettere in atto una politica organica di sostegno e consolidamento delle iniziative cooperative di produzione e lavoro".
Per concretizzare tale impegno, la Giunta regionale ha approvato, il 27/10/1982, una proposta di legge che prevede interventi a favore di cooperative e forme associative costituite da giovani e da lavoratori dipendenti da aziende in crisi. La proposta di legge riprende i punti principali del progetto "Cooperazione", cui si fa riferimento nell'interpellanza e definisce i meccanismi di sostegno finanziario, gli strumenti per l'assistenza tecnica (dalla progettazione alla formazione professionale), precisando le modalità di accesso ai finanziamenti ed ai servizi.
Nel contempo, l'Assessorato al lavoro ha seguito la formazione di alcune cooperative composte da lavoratori in cassa integrazione e da disoccupati, fornendo un supporto tecnico ed organizzativo (anche attraverso la formazione professionale), al fine di favorire la creazione di alternative reali di lavoro e di sostenere la mobilità spontanea dei lavoratori.
Per quanto riguarda i problemi di carattere normativo, la situazione non sembra destinata ad un'evoluzione rapida e lineare. I lavoratori in cassa integrazione possono, al momento attuale, diventare soci di una cooperativa versando la quota sociale, ma perdono il diritto all'integrazione salariale non appena entrano nella condizione di socio lavoratore.
Solo un intervento legislativo a livello nazionale può rimuovere questo vincolo, che permane anche nei disegni di legge dell'on.le Marcora e dell'on.le Di Giesi, in materia di cooperative formate da lavoratori dipendenti da aziende in crisi, recentemente approvati dal Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio per la risposta; la nostra interpellanza aveva lo scopo di sollecitare l'adozione di quegli strumenti che si rendono opportuni per dare attuazione ad uno di quei progetti che erano stati presentati dalla Giunta fin da febbraio, sul quale noi concordavamo.
Devo precisare come di fronte alla gravità della situazione occupazionale, che pone ciascuno di fronte alle proprie responsabilità, il sottoscritto ed il collega Reburdo ci siamo fatti promotori, sulla questione, di una proposta di legge. E prendiamo atto, con favore e soddisfazione, che la Giunta regionale, probabilmente sulla scia di questa nostra proposta di legge, ha presentato una proposta analoga. Riteniamo quindi coerente la risposta al progetto sulla cooperazione, quale era stato presentato a febbraio; e siamo fiduciosi che attraverso l'esame di queste leggi, si possa rapidamente individuare uno strumento di supporto, sia finanziario che tecnico, per iniziative che hanno necessità di supporti sia finanziari che tecnici. Sono dell'opinione che un problema normativo vada affrontato a livello di Governo nel tentativo di risolverlo al più presto.
Specie, trattandosi di un ostacolo alla possibilità dei lavoratori di poter accedere a forme cooperative.
Siamo soddisfatti della risposta dell'Assessore e lo ringraziamo.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Lombardi inerente le iniziative da intraprendere per cessione del sedime dell'ex ferrovia Bricherasio Barge per recuperarlo ad uso stradale


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione presentata dai Consiglieri Chiabrando e Lombardi inerente le iniziative da intraprendere per cessione del sedime dell'ex ferrovia Bricherasio - Barge per recuperano ad uso stradale.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

I colleghi rivolgono un'interrogazione per conoscere, in sostanza, cosa fare di un tratto ferroviario (già considerato ramo secco ed ormai completamente abbandonato), di un tratto fra Bricherasio e Barge.
Il recupero del sedime ferroviario in oggetto può indubbiamente costituire, anche se l'ipotesi è da verificare attentamente sul luogo, un presupposto utile per l'impostazione di un nuovo tracciato stradale tra Bricherasio e Barge.
Tuttavia, occorre subito osservare ed evidenziare due grossi problemi: uno tecnico e l'altro economico.
Il primo è dovuto alla limitata larghezza del sedime disponibile (la linea era a semplice binario). Pertanto, se in campagna è facile prevedere degli allargamenti, nei centri abitati esiste il problema di omogeneizzare la sezione stradale con quella dell'intero percorso, in presenza di preesistenze edilizie.
Il secondo, di natura economica, è ancora più gravoso in quanto, se è vero che è disponibile il sedime, è altrettanto innegabile che, trattandosi di una ferrovia nata il secolo scorso, occorre prevedere un notevole dispendio di risorse per consolidare ed adeguare non solo le opere in terra, ma anche le opere d'arte (sulla ferrovia transitavano solo automotrici leggere).
Rimane ancora da verificare la disponibilità dell'Azienda FF.SS. alla cessione del sedime stesso.
Su tutta la problematica l'Assessorato si impegna a promuovere gli opportuni approfondimenti tecnici e fornire una risposta entro la fine dell'anno e anticipo che, da parte mia, vi è piena disponibilità per soddisfare le sollecitazioni espresse con l'interrogazione alla quale ho risposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Trattandosi di una risposta interlocutoria, prendiamo atto e ci dichiariamo soddisfatti; sottolineo però un metodo che mi sembra nuovo: dare una risposta abbastanza celere rinviando a tempi successivi risposte più concrete.


Argomento: Viabilità

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la viabilità nell'Alto Canavese, in particolare nel tratto Cuorgné - Pont Canavese


PRESIDENTE

L'Assessore Cerutti risponde all'interrogazione presentata dai Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la viabilità nell'Alto Canavese, in particolare nel tratto Cuorgné - Pont Canavese.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

I colleghi interrogano il Presidente e l'Assessore in merito al ripristino del tratto ferroviario Cuorgné - Pont Canavese e, data la pericolosità stradale, l'opportunità di limitare la velocità a 30 chilometri orari.
Circa il primo punto si precisa che L'ANAS non dispone di mezzi sufficienti per assicurare la manutenzione ordinaria, risultando su quel capitolo somme inferiori a quelle già scarse degli anni precedenti; e ci con evidente rischio, di natura anche penale, da parte dei funzionari responsabili. Pertanto, qualora non siano possibili interventi, l'ente è costretto a tutelare le responsabilità più dirette.
Sul secondo punto si comunica che sono in corso gli appalti per la circonvallazione in oggetto. Inoltre, per quanto attiene il terzo punto, i progetti di intervento dell'ANAS sulla S.S. 460 oltre Pont Canavese prevedono al momento, date le ristrettezze di bilancio, solo opere di difesa delle sedi stradali dalla caduta di slavine, valanghe o massi, per un importo presunto di 6 miliardi. La Regione ha segnalato l'urgenza di tali opere, da attuarsi anche con concorso regionale, secondo quanto previsto dall'art. 5 della legge 12/8/1982, n. 531: "Piano decennale per la viabilità di grande comunicazione e misure di riassetto del settore autostradale".
Devo aggiungere al collega Bastianini una realtà di questi giorni. Le continue sollecitazioni regionali, che segnalano tratti precari di viabilità a causa di dissesti o altro, hanno sollecitato il Ministro competente a formulare possibilità di intervento; se il Parlamento le accetterà, come mi auguro, per la manutenzione ordinaria si potrà utilizzare una quota dei fondi che vengono incassati dal costo della benzina; con ogni probabilità, quindi, tutta una serie di problemi legati alla semplice manutenzione stradale, penso possano essere risolti con maggior facilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la concessione di contributi in base alla legge regionale 4/6/1975, n. 47 alla Ditta F.M.C. del geom. Bottazzi e Vercelli di Pozzolo Formigaro (Al)


PRESIDENTE

L'Assessore Marchesotti risponde all'interrogazione presentata dai Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la concessione di contributi in base alla legge regionale 4/6/1975, n. 47, alla Ditta F.M.C.
del geom. Bottazzi e Vercelli di Pozzolo Formigaro (Al).



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

A seguito dell'interrogazione presentata in data 12/7/1982, relativa al mancato pagamento della seconda annualità con pregiudizio per il pagamento della quinta ed ultima annualità a saldo alla Ditta F.M.C. del geom.
Bottazzi e Vercelli di Pozzolo Formigaro (Al), si fa presente quanto segue.
Il Servizio Commercio competente in materia aveva predisposto una bozza di delibera sui residui perenti per liquidare la seconda annualità, oggetto di contestazione, il cui pagamento era già stato predisposto con D.P.G.R.
n. 1493 del 6/5/1981 ma non liquidato dalla Ragioneria per i motivi di seguito riportati in modo integrale: "Data l'opportunità di ritrovare sui capitoli dell'area 2 tutti i contributi e le annualità concesse, è bene non impegnare sui perenti degli oneri rip. Sistemare con la prossima nota di variazione al bilancio la prima delle quote annuali, dato che le successive hanno capitoli pertinenti. Fare istituire capitolo per le prime quote annuali scadute".
Il Servizio, valutato che il capitolo sulle annualità pregresse era utilizzabile solo per il conto-interessi, considerato che questo contributo è inseribile invece nel conto-capitale, ha redatto una nuova delibera in data 7/10/1982 per il pagamento della seconda annualità, caricandola sui residui perenti del capitolo 12760 per un importo di L. 7.957.600.
La Ragioneria ha accettato ed avviato le procedure di liquidazione: sarà cura - dell'Assessorato verificarne l'esito positivo.
Si provvederà, inoltre, con decreto, a liquidare l'ultima annualità come conguaglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Il 22 luglio 1981 l'Assessore Marchesotti, rispondendo ad un'interrogazione dei Consiglieri Devecchi, Genovese e Martini, concernente il contributo da erogarsi alla Ditta F.M.C. del geom. Bottazzi Luigi e Vercelli di Pozzolo Formigaro, diceva: "Ancora in sospeso il 221711981 risulta la seconda annualità per la liquidazione della quale è necessaria la predisposizione, da parte dell'Assessorato competente, di una deliberazione, peraltro di imminente presentazione". Io non vorrei che le promesse fatte in questa sede dall'Assessore Marchesotti facessero la stessa fine. Vigileremo affinché questo non accada, anche perché siamo convinti che questo ritardo nel pagamento della seconda annualità non sia casuale.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Martini, Lombardi e Paganelli inerente la situazione di carenza di presidi sanitari nell'USL n. 59 (Dronero)


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Martinetti Martini, Lombardi e Paganelli inerente la situazione di carenza di presidi sanitari nell'USL n. 59 (Dronero).
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

L'Assessorato, già nel decorso esercizio, pose in particolare evidenza la situazione dell'USL n. 59 per farne oggetto di interventi finanziari a carico del Programma di Investimenti 1982. Infatti, nonostante la scarsità di risorse che contraddistingue, anche quest'anno, il settore degli investimenti, il Programma stralcio 1982 sottoposto all'esame della Giunta regionale in data 20 ottobre u.s. ed attualmente all'esame della V Commissione, prevede a favore della suddetta Unità Sanitaria Locale, per l'attivazione dei poliambulatori, due interventi: il primo, per opere edilizie afferenti le sedi di Caraglio e Busca per L. 100.000.000 ed il secondo, anch'esso di L. 100.000.00 per l'acquisizione di arredi ed attrezzature da destinare ai tre poliambulatori programmati.
E' appena il caso di ricordare, in quanto esistono numerose conferme ufficiali, che le zone carenti di presidi ospedalieri saranno considerate prioritariamente nella determinazione degli interventi volti alla realizzazione dei poliambulatori. Con il prossimo programma riguardante gli anni 1983/1984 si prevederanno pertanto, compatibilmente con l'entità delle assegnazioni in conto capitale da parte del CIPE, gli ulteriori finanziamenti per la ristrutturazione dei locali destinati a sede del poliambulatorio di Dronero, nonché dell'USL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Ringrazio l'Assessore Bajardi per la puntualità della sua risposta.
Già avevamo visto, dal testo della deliberazione di Giunta sulle proposte di ripartizione del fondo sanitario per gli investimenti, che all'USL di Dronero erano stati assegnati quei contributi dei quali l'Assessore ci ha dato ora notizia. Contributi che, se non accolgono al cento per cento la richiesta dell'USL. sono già sostanzialmente importanti per l'avvio delle necessarie costruzioni ed attrezzature dei poliambulatori. Sono lieto che l'Assessore abbia confermato la volontà dell'Assessorato di dare valore prioritario alle esigenze delle zone sanitarie, particolarmente prive di strutture e che si trovano, come quella di Dronero, in condizioni particolarmente disagiate.
Ringrazio e mi dichiaro soddisfatto.


Argomento: Viabilità

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente il pagamento pedaggio nella tangenziale che collega Torino alle Valli del Canavese ed interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente i caselli posti all'altezza di Corso Orbassano e Corso Regina Margherita della tangenziale di Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente l'interrogazione dei Consiglieri Bastianini Marchini e Turbiglio inerente il pagamento pedaggio nella tangenziale che collega Torino alle Valli del Canavese e l'interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente i caselli posti all'altezza di Corso Orbassano e Corso Regina Margherita della tangenziale di Torino.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti e viabilità

Chiedo scusa ai colleghi se, nel rispondere a queste interrogazioni sarò costretto ad esordire con premesse e valutazioni di carattere generale.
Il sistema tangenziale di Torino è stato progettato, per quanto riguarda la scelta del tracciato e per collocazione ed impostazione dell'esercizio delle barriere per l'esazione del pedaggio, quale collegamento veloce fra le autostrade convergenti sulla città e quale raccordo più breve fra l'area metropolitana compresa all'interno dell'anello ed il sistema autostradale.
In sintesi un'autostrada per collegare la "grande Torino" alle altre autostrade.
La diffusione sul territorio metropolitano delle attività e delle residenze verificatesi sia come momento del processo di espansione del sistema urbano, sia come momento del decentramento cittadino, pongono in modo sempre più pressante l'esigenza di andare a costituire un asse attrezzato per la distribuzione dell'accessibilità nell'area metropolitana per rispondere alle relazioni che hanno origine con destinazione interna ed esterna al tracciato, con funzione di arresto e deviazione della mobilità al fine della riduzione dei fenomeni di congestione urbana del traffico.
Se ne deduce che il sistema tangenziale da asse autostradale con portate, livelli di servizio e velocità di percorrenza elevati, deve assumere il carattere di via di corsa ad alta capacità e portata a medio livello di servizio. Ciò è ottenibile, da un lato sviluppando al massimo la potenzialità di accesso mediante il maggior numero possibile di svincoli sugli assi penetranti ed il loro completamento e dall'altro con il contenimento, per quanto compatibile con i vincoli di esercizio, dei costi generalizzati del trasporto (riforma tariffaria, scelte appropriate dell'ubicazione delle barriere, ecc.).
L'uso più intenso del sistema autostradale, ottenuto con lo sviluppo delle percorrenze, corrisponde anche all'obiettivo più generale di aumentare la redditività sociale dell'investimento infrastrutturale, in particolare quando esso è concomitante o alternativo rispetto ad altri investimenti. E' il caso della zona sud di Torino, che comprende i Comuni di Santena, Cambiano, Trofarello, Moncalieri, Nichelino.
E' il caso altresì delle penetrazioni dalla S.S. 25 per Rivoli, della S.S. 460 e dalla provinciale per Cirié dal Canavese, dalla S.S. 11 da Settimo Torinese.
Il sistema di esazione del pedaggio è elemento della concessione autostradale all'ATIVA da parte dell'ANAS ed è imprescindibile condizione per l'equilibrio del piano finanziario trentennale approvato.
Ciò non significa che non possono essere ricercate soluzioni alternative, significa tuttavia che la società concessionaria, L'ATIVA essendo società per azioni, non può rinunciare ad ottenere il pareggio del bilancio e quindi a prevedere entrate finanziarie sufficienti.
Il progetto prevedeva dunque cinque barriere di esazione per equilibrare, sulle diverse penetrazioni, l'importo da applicare all'utenza e pertanto erano state edificate le barriere in questione.
Una concezione più moderna del ruolo del sistema è tuttavia venuta maturando, subito nei primi anni di esercizio, secondo la quale il sistema tangenziale deve favorire non solo lo scorrimento esterno dei veicoli ma altresì di sostenere i movimenti interni alla conurbazione. Ciò comporta un progressivo abbandono del pedaggio, in quanto disincentivo all'utenza nei tronchi di collegamento fra settori della conurbazione, pur restando la necessità di concentrare l'esazione in alcuni punti e con tariffe che garantiscano l'equilibrio del piano finanziario.
E' evidente che tale sistema, quello in atto, che pure presenta alcuni aspetti positivi circa la funzionalità generale sopra descritta, comporta altresì alcune incongruenze derivate dalle applicazioni non più eque dei pedaggi ad utenze percorrenti particolari direttrici.
Questo Assessorato, più volte ed anche recentemente, è stato chiamato a rispondere alla richiesta di utenti di queste direttrici cui spetta il doloroso compito di riportare in equilibrio il bilancio dell'ATIVA e, per contro, di utenze che chiedono, anche con ragione, di eliminare la pericolosità delle barriere non inutilizzate.
Sono stati fatti conteggi per l'uno e l'altro caso e sono in corso di formulazione proposte, vecchie e nuove, che trovano legati i due problemi.
La questione di fondo e quindi, in vincolo più rigido, del rapporto concessionario, e il piano finanziario pluriennale sul quale, in sede di affidamento, è stata calcolata la quota tariffaria unitaria, definendo altresì i luoghi del suo prelevamento o barriere, con il fine di rendere a pareggio il bilancio di esercizio e gli ammortamenti relativi all'investimento nel tempo previsto della concessione.
In generale, pertanto, ogni revisione dell'entità delle tariffe, nonch del numero e della posizione delle barriere, deve essere riapprovata dall'ANAS alla condizione che ad essa corrisponda un aumento delle entrate a parità di servizio svolto all'utenza, o una diminuzione dei costi o un pareggio delle entrate e delle uscite con il miglioramento del servizio offerto.
In particolare, la concessione ANAS - ATIVA per l'esercizio della tangenziale, fissa all'art. 12 le tariffe nonché i tratti ad uso libero da pedaggio.
E' evidente pertanto che quanto sopra detto è stabilito dalla legge 24/7/1961, n. 729, art. 6 e costituisce un vincolo riportato in ogni convenzione.
La ristrutturazione tariffaria si pone quindi sul piano di una ricerca di garanzie tecniche tali da non pregiudicare la stabilità dell'esercizio della concessione e dunque la stabilità della concessione.
L'introduzione dell'uso dei sistemi autostradali in funzione urbana pone il problema finanziario secondo due possibili ipotesi: osservanza dei vincoli convenzionali e mutamento dei vincoli convenzionali.
Si tratta di ipotesi che, comunque, dovranno operare per l'agevolazione e l'incentivazione dell'uso del tronco viario, secondo il progetto che costituisce un'alternativa concreta a vie di circonvallazione ottenibile con la viabilità ordinaria. Ciò significa che l'alternativa deve diventare appetibile o perché offre minori costi di viaggio o perché fa realizzare minori tempi di viaggio o perché si verificano entrambe le situazioni essendo in genere inevitabile un allungamento anche marginale, delle distanze da percorrere a causa dei tracciati che corrono esterni agli abitati.
Nella prima ipotesi formulata - osservanza dei vincoli convenzionali posto che i tempi di viaggio rimangono costanti, potrà essere offerta all'utenza una diminuzione dei costi unitari (costi per veicoli per chilometro), cui dovrà corrispondere una non diminuzione dell'introito complessivo previsto dalla convenzione.
Le soluzioni potranno quindi essere ricercate: a) in un ricalcolo tariffario correlato al prevedibile aumento del traffico attratto dai benefici ricavabili dalla diminuzione della tariffa unitaria b) nell'assunzione dell'onere finanziario relativo o di parte di esso da parte dell'Ente locale - Comune, Provincia o Comprensorio - interessato alla deviazione del traffico dal centro abitato e quindi all'incentivazione dell'uso alternativo dell'autostrada. Va tuttavia significato che, in termini di produttività più generale della spesa pubblica, dovrebbe essere compreso fra gli enti che realizzano il beneficio di cui si tratta, l'ANAS stessa e con maggior ragione che, nella maggioranza dei casi, sopporta il peso tecnico ed economico del rinnovamento e del potenziamento della rete viaria c) nella ristrutturazione delle tariffe con rilocalizzazione dei luoghi di pedaggio.
Tale ostacolo, che impedisce di considerare la rete autostradale come parte integrante, anche sotto il profilo gestionale e patrimoniale, della rete viaria è tuttavia presente e rende difficile l'introduzione di criteri di valutazione complessiva che pure sembrano evidenti.
La prima soluzione sembra percorribile, in un primo caso, con l'effettuazione di appropriati studi previsionali benefici-costi, dai quali sarà possibile ed opportuno avviare fasi di sperimentazione ed a queste dopo aver verificato con cura e ragionevole certezza i costi che l'operazione comporta, desumere valutazioni definitive sui benefici conseguibili. Entro tale soluzione è comprensibile, come secondo caso, la rilocalizzazione dei luoghi di prelevamento del pedaggio agli estremi dei tronchi soggetti ad eventuale liberalizzazione con il relativo ricalcolo delle tariffe in adeguamento alle maggiori distanze percorse.
Si tratta cioè di applicare la tariffa relativa all'uso del tratto liberalizzato a monte dell'ingresso del tratto stesso e quindi all'uscita del tratto a pagamento che lo precede.
Si giunge così all'applicazione del pedaggio solo alle categorie di utenza che provengono dalle medie e lunghe distanze e che comunque hanno origine e/o destinazione dei viaggi esterne al tronco ad uso gratuito. Si viene cioè a creare una vera e propria autostrada aperta al territorio.
La seconda soluzione pone invece problemi di varia e contraddittoria natura, e cioè: di carattere istituzionale, essendo necessario valutare l'utilità pubblica dell'operazione; di livello istituzionale, essendo necessario distinguere il rango (Regione, Provincia, Comprensorio, Comune Consorzio di Comuni) al quale è attribuibile ed in quale misura, il beneficio ottenibile; di destinazione sociale ed economica, essendo necessario stabilire se l'utilità pubblica è derivabile e in quale misura dalla deviazione sul tronco interessato di tutte, o di particolari categorie di utenza e di trasporto; di valenza tecnica e gestionale essendo necessario introdurre modi opportuni per l'esazione del pedaggio adeguati alla categoria cui sono rivolti e comunque tali da garantire una gestione semplice fattibile ed esente da rischi di contraffazione.
Un esempio di applicazione della prima soluzione, primo caso, pu trovarsi nel sistema adottato sulla tangenziale est di Milano, dove vengono applicati abbonamenti a riduzione con tariffa semplificata all'utenza.
Un esempio di applicazione della prima soluzione, secondo caso, è adottata dalla Società ATIVA nella gestione della barriera unificata di Carmagnola e verificato da tempo nell'esercizio della tangenziale e dell'autostrada Torino-Savona, oltreché nella gestione del casello di Settimo Torinese all'uscita dell'autostrada Torino-Aosta. Nei due casi, con unica o duplice bigliettazione, è stato attuato un unico momento di esazione del pedaggio sia per l'uscita dal tronco autostradale di arrivo sia per l'ingresso nel tronco della tangenziale a pagamento.
E' invece in fase di studio fra Regione, ATIVA ed ANAS, che concorda sull'iniziativa sperimentale, la fattibilità tecnica ed operativa della seconda soluzione per la gestione del casello a Trofarello sulla tangenziale.
Infine la legge 12/8/1982, n. 531, fra l'altro, all'art. 14 dice: "L'ANAS dovrà promuovere entro il 1983 le iniziative atte a conseguire al più presto l'unificazione degli attuali sistemi di esazione dei pedaggi, da parte delle Società concessionarie interessate allo scopo di assicurare nel quadro di un'organica e funzionale gestione dell'intera rete autostradale, l'interconnessione diretta tra le diverse autostrade e tratti autostradali, con la conseguente eliminazione di barriere intermedie, per un costante adeguato miglioramento del servizio reso all'utenza".
Si apre dunque finalmente una concreta possibilità di azione per la quale la Regione sta avviando una proposta di intesa, in un primo tempo, e di Consorzio in un secondo tempo, fra le Società autostradali interessanti il territorio metropolitano, per la gestione integrata delle tangenziali con finalità di interesse pubblico e di riorganizzazione del territorio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Siamo totalmente soddisfatti della tempestività e dell'attenzione con la quale l'Assessore Cerutti ha risposto alla nostra interrogazione; ed anche soddisfatti del tono della risposta, che dimostra come la Regione segua questo problema con attenzione. Mi sembra non ci sia nulla da aggiungere alle considerazioni dell'Assessore. Sono le stesse che ci hanno indotto a fare questa interrogazione e nascono principalmente dalla valutazione delle diseguaglianze che si vengono a creare nell'uso prevalentemente per motivi di lavoro, di uno stesso sistema di viabilità secondo le direttrici da cui si accede allo stesso.
Se dovessimo fare una riserva, ecco, ci sembra sia giunto il tempo di scegliere un'iniziativa e perseguirla senza incertezze, per arrivare ad una soluzione in tempi relativamente brevi.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione del Consigliere Montefalchesi inerente la sospensione dei congedi straordinari per le cure termali


PRESIDENTE

Esaminiamo, infine, l'interrogazione presentata dal Consigliere Montefalchesi inerente la sospensione dei congedi straordinari per le cure termali.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

La legge 25/3/1982, n. 98, con la quale è stato convertito in legge con modificazioni il decreto 25/1/1982, n. 16, recante misure urgenti in materia di prestazioni integrative erogate dal Servizio Sanitario Nazionale, riporta che per le cure idrotermali, elioterapiche e climatiche non è consentita la concessione di congedi straordinari e, di conseguenza gli Uffici dei Medici provinciali hanno sospeso il rilascio delle certificazioni di congedo straordinario finalizzato all'espletamento delle suriportate terapie anche agli invalidi civili di cui alla legge n.
118/1971.
La legge 7/8/1982, n. 526 "Provvedimenti urgenti per lo sviluppo dell'economia" all'art. 4 sostituisce quanto riportato dalla legge n.
98/1982 in materia di congedi straordinari e fornisce indicazioni procedurali per la concessione dell'aspettativa per malattia che richiede cure idrotermali da fruirsi fuori del congedo ordinario.
Il Ministero della Sanità nel fornire agli Assessorati regionali ulteriori chiarimenti sugli adempimenti che la nuova disposizione comporta ha comunicato di aver rappresentato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per l'emanazione di direttive generali, il problema dei riflessi delle disposizioni di cui all'art. 4 della legge n. 526/1982 sulla preesistente e vigente disciplina dei congedi straordinari con particolare riferimento a dei congedi straordinari per cure alle categorie protette.
Nelle more dell'emanazione di tali disposizioni, che a tutt'oggi non sono pervenute, i Medici provinciali si astengono dal rilasciare la certificazione finalizzata all'espletamento delle cure climatiche ed elioterapiche ai cittadini con declaratoria di invalidità, atteso che l'esplicitazione che il congedo straordinario per cure di cui all'art. 20 della legge n. 118/1971 può comprendere anche la climatoterapia è riportato nella circolare 17/1/1972, n. 7, del Ministero della Sanità e non nel disposto legislativo.
E' stato, comunque, posto il quesito all'Ufficio Studi e Legislativo della Regione perché fornisca un'interpretazione legislativa ed un suggerimento operativo.
L'opinione dell'Assessore è che la fase "decretizia" che ha caratterizzato gli anni 1981/1982 ha prodotto più danni all'utenza che non gli auspicati risparmi per il risanamento dell'economia, annullando diritti acquisiti per particolari categorie, con procedure almeno discutibili.
Porre rimedio a tali situazioni vuol dire compiere atti giuridici: in tal caso, un decreto del Governo sarebbe dirimente, sarebbe tra l'altro giustificato ed accettabile anche dal Parlamento ed eviterebbe l'assunzione di serie responsabilità a livello periferico, sia politiche che amministrative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio l'Assessore per la precisione con la quale ha risposto all'interrogazione. Ne siamo soddisfatti e condividiamo anche i giudizi sulle norme emanate in questi ultimi anni e la confusione di queste norme emanate dal Governo.
Si tratta, in questo caso, di problemi che riguardano l'accesso alle cure, di categorie protette di lavoratori invalidi, handicappati, che non possono fare a meno di queste cure.
Soddisfatto della risposta, prego l'Assessore di seguire l'iter di questo decreto (che dovrebbe dirimere la questione) e, in alternativa, la possibilità di emanare, con il supporto degli uffici legislativi, delle normative a livello regionale, le quali consentano la fruizione per le categorie protette dei congedi per le cure.
Grazie.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Astengo, Ferrari, Genovese, Mignone e Salerno.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 261: "Costruzione e gestione degli asili nido comunali, di cui alla legge regionale 15/1/1973, n. 3 e successive modificazioni ed integrazioni alla legge 23/12/1975, n. 98 e alla legge 1/8/1977, n. 563. Contributi di finanziamento ed interventi di esecuzione diretta e regionale. Adeguamento strutturale e sistemazione dei locali degli asili nido ex ONMI. Istituzione di un fondo unico regionale per gli asili nido", presentato dalla Giunta regionale in data 21 ottobre 1982 N. 262: "Legge quadro in materia di opere pubbliche", presentato dalla Giunta regionale in data 21 ottobre 1982 N. 263: "Trasferimento ai Comuni dei beni immobili e mobili già di proprietà del soppresso Ente Nazionale Assistenza Lavoratori", presentato dalla Giunta regionale in data 21 ottobre 1982 N. 264: "Progetto poliambulatori ed ospedali di Torino, in attuazione del disposto dei paragrafi 20 e 36 dell'allegato n. 1 della legge regionale 10/3/1982, n. 7 e provvedimenti conseguenti", presentato dalla Giunta regionale in data 21 ottobre 1982 N. 265: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte - Interpretazione autentica dell'art. 2 della legge 27/7/1979, n.
301", presentato dai Consiglieri Alasia, Brizio, Bontempi, Mignone Montefalchesi, Turbiglio, Viglione, Vetrino, Majorino e Gastaldi in data 21 ottobre 1982.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 21 settembre 1982: "Riordino delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica, di vigilanza sulle farmacie polizia e servizi veterinari" alla legge regionale del 21 settembre 1 9 8 2: "Disciplina degli organi collegiali sanitari" alla legge regionale del 7 ottobre 1982: "Norme per la conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 20 e 26 ottobre 1982 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso l'Ufficio Aula.
Colleghi, sospenderei la seduta per una riunione dei Capigruppo rendendosi opportuna qualche variante all'ordine del giorno.



(La seduta, sospesa alle ore 10,50 riprende alle ore 11,25)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Colleghi, nella riunione dei Capigruppo abbiamo apportato qualche variante all'ordine del giorno precedente.
Comunico che abbiamo anche ricevuto una delegazione dei lavoratori Venchi Unica che sollecitano un intervento nei loro confronti.
Al punto ventiduesimo dell'ordine del giorno è iscritto l'esame del progetto di legge n. 265: "Proposta al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte - Interpretazione autentica dell'art. 2 della legge 27/7/1979 n. 301".
Data l'importanza dell'argomento, come i colleghi hanno riconosciuto dopo le dichiarazioni che farà il Presidente della Giunta, passeremo subito all'esame di questa proposta di legge.
Domattina proseguirà l'esame dei punti iscritti all'ordine del giorno.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Enrietti per alcune comunicazioni.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, signori Assessori e Consiglieri, ritengo doveroso comunicare al Consiglio l'esito degli incontri avuti con il Governo nella giornata del 27 ottobre, in sede di incontri con la Conferenza dei Presidenti, sui temi della finanziaria, della politica industriale, della sanità, dei trasporti, dell'energia e per le questioni concernenti il Piemonte.
Per quanto riguarda l'incontro con il Presidente del Consiglio, al quale hanno partecipato, oltre al Presidente del Consiglio, i Ministri Aniasi, La Malfa, Marcora, per una parte Andreatta, Di Giesi e Formica, sui temi dell'industria, del lavoro, dell'energia, del fondo investimento occupazione alcune risposte valide sono pervenute; mentre estremamente deludente è stata la posizione del Ministro Andreatta sulla finanziaria sulla problematica del fondo sanitario, sui trasporti e sui flussi di cassa alla Regione; anche se sul fondo sanitario - lo apprendo oggi dai giornali e dai comunicati stampa - alcune proposte sono state formulate, ma sulle quali non sono ancora in grado di esprimere un giudizio definitivo. Tanto più che il Ministro del Tesoro, per ciò che dirò, ha convocato per questa sera alle 19 una riunione (presenti i Ministri Altissimo ed Aniasi) con una delegazione ristretta dei Presidenti delle Regioni, alla quale dovr partecipare.
Le risposte del Ministro Andreatta contraddicevano gli impegni assunti dallo stesso Ministro e dal Presidente del Consiglio, in un incontro tenutosi prima delle ferie, con i Presidenti delle Regioni sia per quanto attiene l'incremento del 13 del fondo comune, sia per quanto attiene l'ammontare del fondo sanitario concordato in L. 26.500 miliardi per il 1982, sia per la garanzia di flussi di cassa alle Regioni. Per questa ragione il Presidente Spadolini ha ritenuto di aggiornare l'incontro sui temi della finanziaria e della sanità chiedendo al Ministro Aniasi di concordare una riunione con i Ministri Andreatta ed Altissimo ed una rappresentanza di Presidenti; incontro che, ripeto, è fissato per questa sera alle 19 al Ministero del Tesoro.
E' chiaro come, in questa sede, le Regioni, le quali hanno dimostrato con i fatti volontà di collaborazione mediante il contenimento della spesa pubblica, ma che ritengono inaccettabile una linea di sostanziale disinteresse per le analisi e le valutazioni concordemente effettuate sui gravi problemi che vengono ignorati, daranno battaglia per il rispetto degli impegni che lo stesso Presidente del Consiglio Spadolini non ha avuto esitazione a riconfermare.
Oltre il supporto di tutte le Regioni (che ho dovuto faticare non poco per riportare ad una posizione di dialogo nei confronti del Governo, quale che fosse il colore politico dei Presidenti), spero di andare al confronto oggi, con l'appoggio del Consiglio regionale del Piemonte.
Sugli altri temi, il Ministro La Malfa ha illustrato i criteri che hanno ispirato la proposta di riparto del fondo investimento ed occupazione. E ha accettato volentieri che alcune proposte avanzate dai Presidenti delle Regioni, relative al riparto del FIO, fossero incluse.
In maniera particolare, tre criteri. Il criterio per cui tutte le Regioni debbano ricevere, comunque, una minima quota di riparto del Fondo Investimento Occupazione; il criterio secondo il quale i progetti approvati non potranno essere in contrasto con i piani di sviluppo regionali e quindi (seppure selezionati lodevolmente, con una scelta analitica e di grande efficienza di spese e di incentivazione dell'occupazione) non potranno essere in contrasto con il piano di sviluppo delle Regioni; terzo criterio: che il FIO non fosse un fatto episodico del 1982, ma avesse una dimensione pluriennale tale che eventuali divergenze sugli importi da affidare alle singole Regioni, questo non fosse recuperato negli anni successivi.
A latere di questo, ho avuto la proposta di riparto che il Ministro La Malfa ha fatto e, per quanto riguarda il Piemonte, vi è una proposta di riparto che tiene conto di un progetto per il Po-Sangone per 54 miliardi e 11 miliardi per la Valle Scrivia.
La problematica, come è noto, è ancora molto aperta ed è soggetta a valutazioni delle Regioni e dei Ministri e comunque il CIPE dovrà portarla con urgenza a definizione.
Per quanto mi riguarda ho sostenuto la tesi, approvata anche dagli altri Presidenti delle Regioni, che comunque occorre decidere con la massima urgenza sulla divisione del Fondo. Perché, malgrado una situazione di economia nazionale, quale è a tutti evidente, anche questa piccola goccia di investimenti può risultare positiva nel risolvere i problemi economici del Paese. Quindi la necessità che comunque il CIPE decida urgentemente.
Sul problema dell'energia, il Ministro Marcora ha sottolineato che l'attuazione del programma previsto per il PEN sta dando, sostanzialmente risultati positivi: sta provvedendo al pagamento dei debiti accumulati e provvederà, nel corso del 1983, a rilevanti investimenti.
Sul problema della localizzazione delle tre centrali nucleari da 2.000 megawatt, già approvate dal Parlamento, il Ministro ha confermato l'intenzione del Governo di arrivare con urgenza alla definitiva individuazione dei siti.
Con questo obiettivo è stato presentato un emendamento al disegno di legge 2383, in esame alla Commissione Industria della Camera. Se l'approvazione del disegno di legge dovesse ritardare, il Governo demanderà al CIPE l'individuazione dei siti adottando un apposito decreto legge.
Sugli investimenti del settore industriale, il Ministro Marcora ha comunicato che dei 5.890 miliardi di credito agevolato ed industriale già concessi (i relativi decreti sono perfezionati e firmati) risultano erogati soltanto 400 miliardi. La causa è la non remuneratività del tasso di riferimento verificatasi a seguito dell'evoluzione del mercato finanziario che ha portato gli Istituti di credito a bloccare praticamente il credito agevolato. E' necessario che il Parlamento assuma urgenti determinazioni che consentano di rimuovere tali difficoltà e si dia il via a consistenti investimenti già approvati. In materia, il Governo ha presentato, sin dal gennaio 1982, un apposito disegno di legge.
Sulla cooperazione il Consiglio dei Ministri ha approvato recentemente i due disegni di legge predisposti dai Ministri Marcora e Di Giesi per il sostegno della cooperazione e, in particolare, per le iniziative intraprese dai lavoratori in cassa integrazione aventi lo scopo specifico di salvaguardare i livelli di occupazione. Il Ministro Marcora ha altresì dichiarato la propria disponibilità di incontrarsi con le Regioni per un approfondimento di problemi industriali, anticipando che è sua intenzione portare avanti la ricapitalizzazione della GEPI e la riforma della legge Prodi sul commissariamento delle grandi imprese in crisi.
Nel settore del lavoro il Ministro Di Giesi ha comunicato che la Commissione Lavoro del Senato ha praticamente concluso l'esame del disegno di legge 1602, in materia di collocamento, mobilità, integrazione salariale e sperimentazione in materia di avviamento al lavoro.
Rimane sta stabilire, ai fini della copertura finanziaria, l'art. 55 che determina gli oneri anche per il rafforzamento e la razionalizzazione delle strutture del collocamento. Il disegno di legge sarà portato pertanto, al voto dell'assemblea quanto prima.
Per quanto attiene l'utilizzazione dei lavoratori in cassa integrazione, il disegno di legge 1602 prevede, al proprio interno l'utilizzazione temporanea dei lavoratori in cassa integrazione, in attività non incompatibili per opere e servizi di pubblica utilità. Non a caso, ci sono due leggi proposte dal Parlamento proprio oggi in discussione al Consiglio, le quali hanno grande rilevanza in relazione a questi provvedimenti che il Governo si appresta a prendere. Mi auguro, quindi, che il Consiglio esprima la sua approvazione nella giornata stessa di oggi.
Per quanto riguarda l'impiego dei tassi integrati e di iscritti al collocamento nei servizi di protezione civile, il Ministro Di Giesi ha comunicato che sono state superate le difficoltà di finanziamento dell'apposito disegno di legge predisposto nel concerto di tutti i Ministri interessati e che, quindi, tale disegno di legge sarà quanto prima sottoposto all'approvazione del Consiglio dei Ministri.
Mi auguro che in settimana il Consiglio dei Ministri possa approvare questo disegno di legge che ha grande rilevanza, anche perché è un esperimento - pilota nella Regione Piemonte, non soltanto d'ordine occupazionale, ma soprattutto d'ordine sociale. Per quanto attiene alla riunione per le questioni sollevate, nella memoria che ho avuto modo di consegnare, alla presenza dei Capigruppo, al Presidente del Consiglio in occasione della sua visita a Torino, sono stato ricevuto dallo stesso Presidente con i Ministri Marcora e La Malfa.
Per alcuni dei temi già sollevati nei documenti, il disegno di legge sul collocamento, sui cassaintegrati, sulla cooperazione, sui problemi dell'energia e sui problemi dell'industria, ho già avuto modo di rispondere e di avere le risposte (come ho comunicato al Consiglio) durante la più vasta riunione nella Conferenza dei Presidenti.
Il nostro documento comprendeva anche problemi di impostazione di carattere generale, ma di più vasto raggio. Collocando il problema Piemonte in un discorso ben più generale, non soltanto di tipo autarchico e di tipo assistenziale che ci riguardasse esclusivamente, ma su un piano di economia nazionale. Le risposte, ripeto, sono state ribadite e, per la ripartizione dei fondi sulle varie leggi, è stato riaffermato l'impegno a procedere velocemente.
Per la questione relativa alla verifica dell'accordo Fiat organizzazioni sindacali, c'é l'impegno del Governo a seguire la vicenda con tutta attenzione e di facilitare al massimo l'intesa fra le parti.
E' stato esaminato, in particolare, il problema del rientro nella Fiat di un'aliquota di lavoratori in cassa integrazione, in attuazione di relativi accordi sindacali. Il Presidente del Consiglio ha assicurato il suo impegno per una positiva soluzione della questione e, in particolare il Ministro del Lavoro si è impegnato a convocare le parti e la Regione per la definizione della vertenza.
Molte cose sono rimaste in ombra, come mio giudizio finale e complessivo, nei rapporti tra Piemonte e Governo.
Entro quindici giorni il Governo, dopo un'istruttoria, si è impegnato a dare delle risposte puntuali, anche scritte.
In maniera particolare, per quanto riguarda il Piemonte, ci preoccupa il problema dei finanziamenti per la grande viabilità. Perché, se non vi è una soluzione anche del Ministro del Tesoro, che permetta di accedere all'estero come previsto dalla legge della grande Comunità, potrebbero esserci dei ritardi.
Come ci preoccupa molto anche il problema dei finanziamenti e dei lavori riguardo le Ferrovie dello Stato. Su questi argomenti, vi è l'impegno di risposte puntuali e precise.
Ma, ripeto, nel rapporto nostro con il Governo permangono ombre che si accentuano forse in modo più rilevante di quanto non fan- no le luci.
In maniera particolare, ombre e luci nei rapporti con i Ministri Marcora, Di Giesi, La Malfa, Nicolazzi, dove si sono intraviste delle posizioni di apertura; ma impressione estremamente negativa, estesa al pensiero non solo del Piemonte ma di tutte le Regioni, nei confronti del Ministro Andreatta. Anche perché non si riesce a comprendere ancora se il Governo, su questa materia, ha un indirizzo unico, oppure se vi sono posizioni completamente differenziate, come è emerso in maniera ufficiale nella riunione fra i Presidenti delle Regioni ed il Governo.
Mi auguro che nella giornata odierna l'incontro di questa sera, la mia negativa impressione possa trasformarsi in giudizio positivo.
Mi auguro un giudizio positivo almeno su tre argomenti che hanno uno strascico in un quarto. Primo: sia delucidata la proposta emersa ieri nell'incontro con Andreatta ed il Ministro Altissimo, del ripianamento del Fondo Sanitario per quanto riguarda il 1982. Devo ricordare a questo proposito che l'accordo sostanziale era di questo tipo: si sarebbero accettati sacrifici per quanto riguarda il Fondo Sanitario 1983, quindi relegato ai 28.500 miliardi anche se la necessità prevista era di 30.000 miliardi, ma cercando di recuperare quei 1.500 miliardi con modificazione del sistema sanitario. Le Regioni si erano impegnate anche di accettare il Fondo del 1983, purché fosse deciso con l'impegno già nel 1982, della copertura del disavanzo del 1982.
L'autorizzazione alle Regioni di effettuare prestiti presso gli Istituti bancari per coprire le deficienze del 1982, ci lascia un po' perplessi. Non esprimo giudizi su questo fatto, perché voglio conoscere fino in fondo la proposta che, sicuramente, questa sera ci verrà illustrata.
Non è pensabile inoltre che, avendo preso l'impegno di portare i trasferimenti correnti del Fondo comune delle Regioni al 13, come ci era stato sottoscritto ufficialmente dal Presidente del Consiglio nel giugno scorso, oggi, con un calcolo assai ambiguo, il trasferimento alle Regioni sia del 10,60.
Per ultimo, l'argomento dei flussi di cassa, i quali, se non verranno regolati in modo diverso da come lo sono oggi, noi, come già abbiamo riferito in Consiglio, dovremo ricorrere ad anticipazioni di cassa pagando dal fondo degli interessi.
E' un quadro negativo che spero si arricchisca in serata di qualche dato positivo. Ed è proprio in un tale quadro che la mia comunicazione assume grande importanza. Il giudizio, i suggerimenti e le osservazioni che i Consiglieri vorranno esprimermi potranno dare una maggior forza ed una maggiore rispondenza alle esigenze del Piemonte nei confronti del Governo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Grazie. Informo i colleghi che è arrivata una delegazione di 400 cassaintegrati di fabbriche metalmeccaniche che oggi sono in sciopero.
Desidererebbero essere ricevuti dall'Ufficio di Presidenza, dalla Giunta e dalle forze politiche. Credo si potrebbe, se siete d'accordo, discutere brevemente la comunicazione del Presidente, varare la legge, relativamente alla Venchi Unica e poi, a conclusione della mattinata, ricevere una Delegazione, ovviamente ristretta, dei lavoratori presenti in Via Alfieri e che stanno entrando, in piccola parte, in questa sala.
Intanto, sulla comunicazione del Presidente Enrietti è aperta la discussione che, a norma di regolamento, dovrebbe essere abbastanza contenuta.
La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Ringrazio il Presidente della Giunta per le informazioni espresse in Consiglio sui rapporti molto intensi tra la nostra Regione ed il Governo intensità che va a merito di entrambe le parti. Vi è sicuramente una sollecitazione costante da parte della Regione Piemonte, non solo per l'opportunità di avere quale Presidente della Conferenza delle Regioni il Presidente della Giunta piemontese, ma anche per la disponibilità che, come mi sembra, il Governo sta dimostrando, in questi ultimi tempi, ai problemi del Piemonte.
Desidero intervenire, in particolare, su tre argomenti che sono stati esposti. Intanto, l'affermazione che gli incontri con il Ministro Andreatta siano stati generalmente deludenti. Interpreto una tale espressione come uno sfogo corretto di chi, quotidianamente, deve affrontare problemi ai quali altri pongono scarsa attenzione, rispetto alle proprie aspettative.
Su un piano di maggiore obiettività ritengo però che il campo sul quale agisce il Ministro Andreatta ed altri Ministri, sia di tale importanza da renderci prudenti nell'assumerci, da parte nostra, responsabilità conseguenti. Ritengo che gli sforzi che stanno compiendo il Governo e quindi, il Ministro Andreatta, per il risanamento reale della finanza pubblica (come l'impegno del nostro Assessore Testa per il risanamento del bilancio regionale) vadano incoraggiati.
Al Presidente della Giunta, nel momento in cui ricopre la carica di Presidente della Conferenza e si accinge ad incontri importantissimi con il Governo, vorrei sottolineare quanto sia importante l'esigenza di definire una proposta concordata per la finanza, per la riforma della finanza locale, la quale sostituisca ai provvedimenti legislativi (che ormai siamo abituati a vedere relegati sull'ultimo binario del 31 dicembre), con una disciplina finalmente pluriennale.
Per quanto riguarda il fondo previsto dalla legge del 6 agosto (la famosa legge 526), il Presidente della Giunta ci ha comunicato che degli 870 miliardi previsti da quel fondo, 64 miliardi, se bene ricordo, sono stati riservati al Piemonte: vi è la disponibilità di un progetto Po Sangone, di 54 miliardi, e quello della Valle Scrivia, di 12 miliardi.
Faccio rilevare che vi è un certo ritardo rispetto a questo adempimento: il disegno di legge è dell'agosto del 1982 ed ora siamo a novembre. E ci rendiamo conto come, trattandosi di lavoro, la svalutazione e l'aumento dei prezzi riducono le possibilità operative di questi finanziamenti. Si tratta di un ritardo che va attribuito al CIPE e che esige una valutazione politica da parte delle forze politiche. Perché si ritarda? Si ritarda perché si desidera passare da un metodo nel quale i finanziamenti avvenivano sotto un sistema clientelare e lottizzato, ad altro sistema che pone, come premessa indispensabile, quella della valutazione dei costi e benefici e, quindi, delle destinazioni e delle possibilità reali di fare un investimento. Un fatto che deve essere rilevato. Ci auguriamo trattarsi di un metodo costante che venga d'ora in avanti seguito: sarebbe una garanzia per dei rapporti più chiari tra Governo e Regioni.
Vi è poi un altro argomento sul fronte del lavoro e dei vari provvedimenti connessi; mi pare che il Presidente della Giunta abbia fatto riferimento a tutta una serie di problemi felicemente avviati, nel senso che sono già stati approvati o hanno scadenze brevi. A noi sembra, per che sul fronte del lavoro e sull'occupazione generale, non sia ancora stato fatto abbastanza. Le proposte della Giunta, che il Vicepresidente Sanlorenzo ci ha illustrato, in occasione del dibattito dell'occupazione sono certamente proposte importanti, hanno l'ambizione di portare dei correttivi in un campo dove, lo sappiamo, tanti giovani, donne, operai soffrono per carenza di lavoro. E secondo me questo non è ancora abbastanza. Noi l'abbiamo sollecitata questa questione; l'abbiamo sollecitata anche in un ordine del giorno che speriamo si discuta in giornata e possa avere il consenso ed il varo di tutte le forze politiche riteniamo che quello dell'occupazione giovanile sia un problema da affrontare con maggiore incisività: da parte dei Comuni, delle Regioni e del Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Comprendo la delusione del Presidente Enrietti di constatare e toccare con mano i guasti della politica economica del Governo e la politica portata avanti dal Ministro Andreatta. Credo che la delusione si debba trasformare in azione concreta per battere questo tipo di politica che ci sta portando al disastro e minaccia un attacco, per noi assolutamente inaccettabile, al reddito dei lavoratori mentre, ancora una volta, pone sul tappeto la questione di "chi paga e di chi non paga".
Ho sotto gli occhi le richieste che il Presidente della Giunta ha fatto in occasione della visita del Presidente del Consiglio Spadolini a Torino e che, gentilmente, ci ha trasmesso. Ma dalle risposte che il Presidente della Giunta è stato in grado, oggi, di darci, non riesco ad intravedere una certa positività o un avvio a soluzione di alcuni problemi che la collega Vetrino ha posto in evidenza. La ripartizione dei fondi sulla legge 308, ad esempio, che può permettere l'avvio di una serie di lavori rispetto al settore dell'energia; mi sembra che su questo argomento non ci siano risposte. Peraltro, sul problema energetico, alla volontà espressa democraticamente dai Comuni e dalle comunità locali avversa all'installazione della centrale nucleare, si pone l'attuale volontà del Governo il quale, non riuscendo a convincere le popolazioni, compie un atto di autorità attraverso una legge che demanda al CIPE l'individuazione dei siti dove far sorgere la centrale. Credo si debba dire alla comunità piemontese che la posizione del Governo è anche quella della Giunta regionale: perché quella legge, mi sembra, è stata sollecitata dalla Giunta regionale. Le comunità locali, io credo, saranno felici di sapere quanto viene tenuta in considerazione la loro volontà e cosa significhi invitare le popolazioni ad esprimersi democraticamente! E vi è la questione della ripartizione del fondo sull'innovazione tecnologica; anche qui, mi sembra, non ci sono risposte. Come mi sembra non vi sia decisione alcuna riguardo la ripartizione del fondo per investimenti ed occupazione del FIO. Neppure l'assegnazione dei fondi sulla 457 non ha risposta; nemmeno l'appalto ai fondi per l'avvio dei programmi ANAS e gli investimenti nel campo delle Ferrovie. Il discorso del credito (e qui credo, vada fatto un approfondimento, magari nelle sedi competenti delle Commissioni) che ha determinato il blocco della concessione dei finanziamenti al settore industriale, fermo a 400 miliardi, rispecchia un problema grave che non ha avuto risposta.
Sul problema Fiat abbiamo detto tutti che l'aspetto dell'accordo Fiat per il rientro dei 300 è prioritario per depotenziare una situazione che rischia di farsi drammatica; e mi sembra che l'impegno del Governo di seguire la situazione non basti. Voglio fare riferimento all'ordine del giorno votato la scorsa seduta dal Consiglio regionale, là dove si parla esplicitamente di un collegamento tra erogazione dei fondi dei finanziamenti alla Fiat per l'innovazione tecnologica ed il rispetto degli accordi. Vorrei sapere e chiedere al Governo se intende convocare la Fiat e quando, tenendo anche conto che l'accordo doveva entrare in vigore a settembre e invece non è avvenuto. Anche in questo caso i tempi sono importanti! E vorrei proprio sapere se il Governo intenda tener conto, nei confronti della Fiat, del fatto che la stessa ha già percepito molti miliardi in termini di erogazione della cassa integrazione, miliardi poi ridistribuiti, come utili, agli azionisti; e che la Fiat ha in corso procedure per l'erogazione dei finanziamenti sull'innovazione tecnologica ed altro.
L'approvazione del disegno di legge per le cooperative e l'aver reperito i fondi per l'impiego dei lavoratori nel servizio di protezione civile; queste mi sembrano due risposte positive; finalmente anche il Parlamento è arrivato, non solo il Governo, in dirittura d'arrivo! Vorrei chiedere al Presidente un chiarimento: dai documenti che ho avuto, riguardo la formazione professionale, mi risulta che l'Assessorato alla formazione professionale abbia avviato dei corsi per 1.500 lavoratori in cassa integrazione e che questi fondi vengono giustamente richiesti al Governo; gradirei sapere se questi fondi il Governo li dà o meno. E se non c'è stata ancora una risposta, vorrei sapere se questo problema viene sollecitato al Governo.
Vorrei anche sapere se il Presidente intende porre al Governo un'altra questione che rischia di far precipitare una situazione già di per s drammatica: la modifica dell'art. 11 della legge finanziaria che dà mandato al Governo di emanare provvedimenti per porre termine alla cassa integrazione; io credo che il problema non può essere posto nel modo come lo pone il Governo, infatti se da una parte è giusto che un lavoratore non stia dieci anni in cassa integrazione, la condizione perché ciò non si verifichi è che si trovi un posto di lavoro per tali lavoratori.
E quindi non si può pensare di tagliare l'erogazione della cassa integrazione senza avere risolto il problema del trovare i posti di lavoro perché questo creerebbe condizioni drammatiche. Ecco una questione che va posta al Governo in termini di chiarezza. Mi domando soprattutto quale credibilità possa ormai avere un rapporto con il Governo, a più di un anno dal suo avvio: rapporto che non ha dato sostanzialmente nessun frutto ed alcuna risposta. Bisogna smetterla di alimentare un equivoco: l'equivoco che questo Governo sia un interlocutore in grado di dare risposte. Si proseguano gli incontri con il Governo, sì, ma cambiando metodo individuando il Governo come controparte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, non appartengo alla schiera di coloro che vorrebbero rompere le relazioni diplomatiche tra la Regione Piemonte ed il Governo.
Non mi avvierò su quella strada ed invece invito il Presidente Enrietti che bene ha fatto a mantenere i rapporti con il Governo, di volerli proseguire. Né tantomeno appartengo alla schiera di coloro i quali ritenevano si potesse avere un'immediata risposta, da parte del Governo, ad una serie di progetti per lavori necessari in Piemonte e che comportano una spesa di 5.000 miliardi circa (anche se io stesso fui critico, ad un certo momento, su questa questione).
Ritengo che bene abbia fatto il governo regionale, in quella circostanza, a raccordare una serie di opere che in Piemonte erano e sono fondamentali e alle quali opere il Governo, pur nella ristrettezza dei fondi, abbia dato sostanzialmente una risposta positiva (pare che adesso i fondi complessivi per il Paese siano di circa 6/700 miliardi, da porre come momento di investimento; di cui al Piemonte, come ha detto il Presidente Enrietti, spettano due opere nell'area di Torino e in quella dell'Alessandrino; opere fondamentali per la vita di almeno 2 milioni di abitanti le aree urbane e che impegnano il Governo, sia pure a livello che può ritenersi limitato).
Debbo rilevare, a questo riguardo, che da parte del Governo specialmente per quanto riguarda alcune opere ritenute indispensabili, come il raddoppio autostradale della Torino-Savona (ultima legge Nicolazzi) il problema sia stato affrontato; e così per il collegamento del Frejus attraverso autostrada, alle grandi autostrade già in servizio, lavori che inizieranno tra poco e saranno destinati a collegare mezza Europa con il Piemonte e i porti liguri; un'opera che darà lavoro a migliaia e migliaia di operai ed impiegati.
Non è vero neanche che dal punto di vista delle Ferrovie, il Governo in Piemonte, non abbia iniziato lavori che si vanno proseguendo: il quadruplicamento della Trofarello-Torino è in corso; l'eliminazione della quadriglia Zappata che darà luogo alla percorrenza dei treni non più di testa a Porta Nuova è in corso. Proprio ieri il Consiglio comunale (il suo Sindaco oggi o domani sarà a Roma per stipulare la convenzione con le Ferrovie per l'arretramento di Porta Nuova, comportante una spesa, da parte delle Ferrovie, di 800 miliardi) ha votato l'arretramento di Porta Nuova verso il Lingotto, per consentire a tutti i lavoratori, a tutti coloro che hanno necessità di viaggiare, urla più comoda sistemazione complessiva.
E' di questi giorni l'assicurazione che anche sulla metropolitana vi sarà l'inizio dei lavori prima della fine dell'anno, con una spesa complessiva di circa 3.000 miliardi; La Fiat Savigliano sta consegnando le prime carrozze e, quindi, anche sotto questo aspetto, qualche cosa si muove.
La crisi che investe il nostro Paese, come tutti i Paesi del mondo, non è di facile e pronta soluzione.
Noi riteniamo che il Governo l'abbia sostanzialmente data una risposta attraverso una manovra monetaria; ma aggiungiamo che questa risposta non è sufficiente. La manovra monetaria (togliendo cioè i soldi dalla circolazione, non erogandoli, come ha detto il Presidente della Regione facendoli soffrire attraverso l'esposizione di un credito bancario, quando invece alle Regioni o agli Enti locali e ai Comuni spetterebbero per legge), da parte del Tesoro, è manovra monetaria diretta a riassorbire moneta e non a metterla in circolazione. Ma non è manovra che possa produrre lavoro e creare investimenti produttivi per far rientrare al lavoro tutti i 40 o 50.000 cassaintegrati.
Desidero dare al Presidente della Giunta, sotto questo aspetto, da parte del Gruppo socialista, piena adesione e conforto all'opera che egli conduce nei confronti del Governo e quindi al dialogo che deve proseguire e deve essere continuo. Pur partecipando al Governo nazionale, noi dobbiamo avere una propria autonomia piemontese, proprio per essere di stimolo al Governo e promuovere iniziative che ne correggano la rotta. Così, se alcune opere sono state iniziate, altre devono avviarsi, affinché si dia luogo al processo di reintegrazione dei cassintegrati. Se alla Fiat vengono concessi crediti agevolati per la ricerca, la ristrutturazione, i nuovi modelli devono accompagnarsi ad un dialogo di rientro da parte di chi oggi si trova ad essere cassaintegrato. In ogni caso deve proseguire il dialogo con il Governo.
In ultimo, è vero che siamo in una situazione grave e difficile, ma non siamo i soli. Il Governo francese, composto da forze socialiste e comuniste, ha dovuto prendere alcuni provvedimenti impopolari, rispetto all'economia; eppure, li ha varati dialogando con tutta la società (certo che occorre un dialogo generale di tutta la società); e comunque si sta avviando sulla strada di un risanamento generale. Altri Paesi stanno prendendo simili iniziative. Allora, noi diciamo che il Presidente, dal momento che guida la Conferenza dei Presidenti delle Regioni, deve farsi parte attiva; senza essere condizionato dal fatto che il nostro è partito di Governo e lealmente sostiene il Governo; e deve farsi promotore di iniziative atte a correggere un'economia che non può essere soltanto portata all'assorbimento della moneta e, quindi, alla sua non espansione come momento di riduzione del tasso d'inflazione; ma, invece, deve andare a selezioni di investimento che sono poi quelle che producono lavoro. Su questa strada egli ha l'appoggio di tutto il Gruppo socialista, il quale chiede che questi incontri siano sempre più frequenti in modo da far sentire la voce della base regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Neppure il nostro Gruppo è fra coloro che intenderebbero interrompere le relazioni diplomatiche con il Governo, come ha detto Viglione. Anzi, noi chiederemmo che i rapporti con il Governo, Presidente Enrietti, fossero rapporti complessivi, senza scendere cioè nei giudizi del particolare o sull'atteggiamento di questo o di quel ministro. Perché in un Governo, come nella Giunta regionale - come ha ben detto la collega Vetrino - ci sono ruoli e funzioni diverse. Nel documento fornitoci dall'Assessore Testa per la variazione del bilancio che dovremmo votare domani sono indicate chiaramente le richieste degli Assessori e i tagli da lui effettuati. Ci dimostra così di svolgere il suo ruolo.
Analogamente ci sono al Governo persone che svolgono ruoli diversi. Chi svolge il compito di Ministro del Tesoro ha anche una preoccupazione più ampia, quella dell'assetto del Paese nell'economia mondiale, di valutare come l'Italia può resistere di fronte alla crisi internazionale, quale competitività "l'azienda Italia" può avere con le altre "aziende-nazioni".
Spetterà poi al Presidente del Consiglio sintetizzare, amalgamare; ed ecco che il Presidente del Consiglio ha espresso assicurazioni di disponibilità.
Noi non siamo quindi su questa posizione dialettica. Cosa ha detto Spadolini nell'incontro informale con noi, domenica? "Non accetto che il Governo sia imputato". E noi abbiamo ribattuto: "Noi siamo ben d'accordo sono altri a fare del Governo un imputato".
Il rapporto deve essere dialettico, certo, ma non conflittuale. Questo è l'indirizzo che noi diamo qui dall'opposizione e a Roma al Governo.
Rapporto dialettico perché i ruoli governativi sono diversi; ma non un rapporto conflittuale né un rapporto che tenda a personalizzare atteggiamenti di partito che invece, purtroppo, sono di responsabilità di fronte ad una situazione molto grave.
Per quanto si riferisce al fondo investimenti sull'occupazione, la disponibilità del Governo è stata manifestata con gli 870 miliardi e la richiesta del Piemonte è parsa eccessiva perché superiore all'intera disponibilità. Possiamo concordare con le indicazioni fornite per l'accoglimento della proposta del Governo. Che questa attribuzione sia poi conforme al piano di sviluppo è difficile sostenerlo perché il piano di sviluppo non l'abbiamo.
Ci sta bene il discorso sulla cooperazione; avevamo sostenuto che il Governo avrebbe approvato il disegno di legge, infatti le forze di maggioranza lo hanno approvato. Sono 100 miliardi disponibili per la relativa spesa; occorrerà ora proporre, a livello regionale, disegni di legge che ci consentano di utilizzare questi fondi e che non siano velleitari e sganciati da ogni copertura.
Questo discorso vale anche per la protezione civile. Sono questioni connesse alla legge 1602, sul cui iter il Parlamento sta procedendo.
Dobbiamo muoverci nel quadro legislativo nazionale: se vogliamo intervenire in modo producente nei confronti dello Stato e del Governo dobbiamo assumere un atteggiamento dialettico, ma non conflittuale: in tal modo avremo risultati positivi.
Sulla questione Fiat la nostra posizione è quella indicata nell'ordine del giorno che abbiamo contribuito a stilare, siglato e firmato. Il Presidente del Consiglio, nel recente incontro informale, ci ha fornito assicurazioni in merito ad un'iniziativa del Governo per un incontro delle parti.
E' un incontro che deve avvenire a livello nazionale perché vertenze così complesse di politica industriale non possono trovare soluzione che a quel livello.
L'Italia non potrà uscire dalle difficoltà economiche se non ci sarà la ripresa degli investimenti. Ma ci sono due modi di riprendere gli investimenti: alimentando il deficit e ponendoci fuori completamente dal sistema competitivo europeo, quindi senza risultati apprezzabili come è avvenuto in Francia nella fase iniziale con Mitterrand prima di avviare la politica dura, a cui faceva riferimento Viglione o reperendo fondi per gli investimenti con risorse reali, avendo quindi il coraggio di tagliare (e da qualche parte occorre tagliare)! Solo così il Paese ritroverà una via di uscita. E' una ricetta amara ma senza ricette amare non si guarisce!



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Le comunicazioni del Presidente Enrietti ci sono parse di grande interesse in quanto costituiscono un aggiornamento puntuale di una serie di iniziative che formano la sostanza del dialogo tra Regione Piemonte e Governo centrale. E che, in questo dialogo, ci siano motivi di consenso e di contrasto, rispetto alle pur legittime indicazioni del Piemonte, credo non possa stupire; si tratta di due organi di Governo i quali, in una società pluralista quale è ancora fortunatamente quella in cui viviamo, si confrontano per individuare i punti d'intesa e di dissenso.
E noi siamo impegnati a cercare soluzioni a problemi difficili, dove non servono le schematizzazioni né le radicalizzazioni, ma dove occorre lavorare con concretezza su concrete questioni. Quindi, non mi soffermer a differenza di Montefalchesi, sull'analisi puntuale di quel che vi è e di ciò che non vi è, nelle risposte a tutt'oggi maturate. Ma mi soffermerei piuttosto su alcuni fatti di carattere generico ricordati dal Presidente Enrietti, perché egli possa continuare la sua azione confortato (per alcune parti sì e per altre no) anche dal consenso del Gruppo liberale. Ci sono tre punti sui quali concordiamo in assoluto con l'azione del Presidente Enrietti.
In primo luogo, la necessità assoluta che vengano coperte le spese sanitarie per il 1982. Perché, se una manovra di rientro di diminuzione di spesa, in un settore socialmente delicato ed in una fase di transizione può anche essere ritenuta giusta, questo non può avvenire dall'oggi al domani, ma in tempi programmati. Nulla sarebbe più controproducente, per una razionalizzazione della spesa pubblica, che lasciare consolidare nel settore sanitario un deficit sommerso che poi, di fatto, si scaricherebbe come un boomerang sulle manovre successive. Se la comunità nazionale ritiene che le risorse destinabili al settore della sanità siano inferiori a quanto aveva pensato, avrà possibilità e modo di rientrare; cosa che non può farsi mentre il treno corre, ma in tempi successivi. In questo, da parte nostra, vi è totale adesione.
Il secondo punto è la garanzia dei flussi di cassa. Di nuovo, per lo stesso motivo; è perversa la spirale che, nell'illusione di costringere a fare economie, provoca indebitamento e, di conseguenza, l'accumularsi dei residui passivi che hanno strangolato la finanza pubblica.
Terzo punto, il problema del fondo comune, cioè delle risorse destinate alle Regioni. Qui noi siamo stati prodighi di critiche a questa Giunta sul modo con il quale queste risorse regionali sono impiegate; ma, con altrettanta franchezza, abbiamo sempre detto: ad uno Stato diverso serve la Regione; mentre oggi la Regione rischia di essere un vaso di coccio tra vasi d'acciaio. Nel momento in cui vi è una stretta dei finanziamenti per il sistema pubblico nel suo complesso, le capacità di difesa che hanno i Comuni - particolarmente i grandi Comuni - e la capacità di difesa che ha lo Stato nei suoi diversi apparati, per non parlare del capitale di spesa che hanno i sistemi economici affiancanti lo Stato, schiaccia la Regione.
La Regione è l'unico vero Ente al quale sono stati imposti, a martellate tagli radicali nella logica delle modalità di spesa.
Non c'è dubbio che sono state le Regioni le prime a dover fare questi sacrifici. Di conseguenza, su questa conclusione, vi è da parte nostra adesione alla richiesta, sia pure minimale; cioè, venga pur dato riferimento a quell'incremento fisiologico dei finanziamenti alle Regioni ma, giusto per spirito di responsabilità, vorremmo che la Regione Piemonte e le Regioni facessero presente non soltanto una rivendicazione a proprio favore, ma anche un'indicazione di coerenza e di politica complessiva. Noi siamo convinti, ad esempio, che il sistema delle autonomie comunali sia ancora troppo protetto; che nel sistema delle autonomie comunali vi siano oggi spazi di taglio ben più rilevanti di quelli che riguardano l'apparato regionale, i compiti di programmazione e di coordinamento generale.
Se noi osserviamo oggi la struttura dei bilanci dei grandi Comuni ci accorgiamo che hanno una capacità di spesa di investimento a volte bene utilizzata e a volte male utilizzata e che, di fatto, non ha subito limitazioni dalla stretta delle leggi finanziarie; mentre invece le Regioni ne sono uscite con le ossa rotte! E così le Regioni si trovano a dovere reinventare se stesse, nelle loro funzioni e nei loro ruoli.
Questi i punti sui quali diamo il nostro consenso all'azione del Presidente della Giunta.
Ma dove si riscontra una differenza di valutazione? La si riscontra nel taglio. Credo che noi non potremo mai iniziare un intervento riguardante la situazione economica del Paese senza premettere alcune considerazioni. Il deficit pubblico allargato (ormai lo si misura in oltre 80.000 miliardi) è il permanente differenziale di inflazione fra il nostro Paese e i Paesi concorrenti.
Nel dare giudizi o nel cercare di risolvere i nostri problemi non possiamo prescindere da questo elemento di fondo. E Andreatta sarà un personaggio strano e scomodo, discutibile per molti aspetti, ma per altri no; possiamo anche giudicare balzano il suo modo di intervenire su questa problematica, ma dobbiamo riconoscergli che se non ci fosse un Ministro il quale dimostra quasi il piacere dell'impopolarità, o si dà veste di lupo cattivo, oggi la situazione del paese sarebbe molto più dissestata. Quindi noi non lo seguiremo quando finge di non sapere che la spesa sanitaria per l'82 deve essere coperta, ma quando invita, obbliga, costringe ed impone anche quelle cattive, una riflessione costante su dati economici così disastrosi, con i quali tutti noi dobbiamo fare i conti, allora gli offriamo la nostra comprensione.
Se quest'aula è oggi gremita di lavoratori disoccupati, ciò lo si deve anche all'eccessiva leggerezza con la quale, in passato, si sono affrontati questi problemi. E quindi non siamo propensi a legare una forma di perversità con il Ministro sulla base dei problemi quali ci sono posti.
Su altri punti, il nostro Gruppo si riserva di esprimere il proprio giudizio e tra questi il bilancio delle richieste analitiche a cui faceva cenno Montefalchesi, il problema anche dei cassaintegrati Fiat; un giudizio, cioè, sulla posizione che la Regione deve prendere in questa materia. La sede più opportuna per questo tipo di lavoro ritengo siano le Commissioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, credo sia errato iniziare qualsiasi ragionamento sulla situazione economica e sui rapporti Governo-Regione collocandoci secondo la posizione dei nostri partiti, a livello nazionale, nei termini che sono stati definiti dialettici, conflittuali o via dicendo.
Credo si farebbe torto allo sforzo che si è fatto qui, soprattutto della Giunta ed anche della componente del Gruppo, come quello comunista che è all'opposizione a livello nazionale, collocandoci su un terreno il più oggettivo e dialettico possibile. Noi come partito, in Piemonte abbiamo sempre sostenuto le battaglie contro quelle decisioni governative che ci risultassero sbagliate ed ingiuste, soprattutto sul terreno della politica economica; ed abbiamo sempre ritenuto giusto che il rapporto istituzionale dovesse ancorarsi alla concretezza dei fatti, delle proposte e delle risposte.
Da questa premessa, mi sembra che la comunicazione odierna del Presidente si collochi come elemento di grande chiarezza riguardo ad una valutazione generica della situazione. E credo che la sua azione debba essere valorizzata per l'intenzione (e non tutti foste così d'accordo nell'avvio di questo astringente rapporto con il Governo) manifesta di tramutarsi in baluardo alla tremenda crisi che sta colpendo la nostra economia nel nostro apparato produttivo.
Il rapporto tra Governo e Regione, al di là degli alti e bassi, o delle azioni positive o negative, non può non essere incluso in un giudizio di fondo. Un giudizio che desideriamo esprimere anche ritenendo trattarsi di rapporto che deve continuare ad ancorarsi alla concretezza dei fatti e a esprimere concrete risposte. E' giusto per il motivo che certe concrete risposte non sono venute (e noi temiamo abbiano grande difficoltà a venire) che io mi vedo confermato quel giudizio che noi diamo su una politica economica la quale ci appare un po' grezza e semplificatoria; quella politica economica che tende ad uscire da una crisi tremenda con un'azione moderata, colpendo soprattutto le possibilità di lavoro e di occupazione e di ripresa dell'apparato produttivo.
Al di fuori delle discussioni sul monetarismo o meno, noi non siamo quindi assolutamente d'accordo nel definire balzano il Ministro Andreatta Andreatta non è balzano; è persona di grande dignità e di intelligenza, il quale persegue una politica alla quale siamo estremamente contrari; questa è la verità. Una politica che tenta, in un momento di gravissima stretta economica, di disequilibrare anche decisioni già prese; tutto sommato, una politica contraria a qualsiasi riavvio dello sviluppo.
I soldi che non ci sono, i finanziamenti che mancano, sono certamente problemi con cui tutti dobbiamo fare i conti! Ma in un momento nel quale si chiede alla comunità nazionale - soprattutto a parti della comunità nazionale: le più deboli, le classi lavoratrici, chi non ha lavoro - di fare grandi sforzi per fronteggiare la situazione ci saremmo aspettati che il maggiore sacrificio si indirizzasse verso una reale speranza, verso una possibilità di uscita e non che ricadesse proprio sui ceti meno abbienti.
Peraltro il famoso tetto del 16% è stato ampiamente scavalcato: oggi si è oltre il 17% questo fatto è forse addebitabile al sistema delle autonomie delle Regioni? Direi proprio di no, visto che l'anno scorso ci sono stati fatti tagli profondissimi; visto quanto è addebitabile al problema del costo del lavoro; visto che sul piano della condizione economica non sono stati fatti i contratti; visto che c'è stato un grande aumento della produttività delle fabbriche. E dunque non si può parlare di una dinamica inflattiva che ha avuto spinta dalle autonomie o dal costo del lavoro.
Crediamo quindi nella necessità di dare risposte ai progetti in positivo che erano stati presentati e diano un grande valore agli atti politici che devono essere compiuti. Sono risposte o necessità alle quali il Governo non può sottrarsi. Per cui noi, anche come Gruppo, in questa sede e all'interno della Giunta non riteniamo di dover giudicare il Governo solo in astratto e ci riconosciamo il diritto ed il dovere di trarre conclusioni, ragionamenti di giudizio e di definizione sulla politica attuale che mi sembra contraria agli interessi complessivi del Paese.
Intanto, il problema di oggi, che non si pone sul tappeto con la dovuta incisività, riguarda chi deve pagare in questa situazione di crisi, visto che colossali trasferimenti di ricchezza sono sottaciuti, mentre è proprio il mondo del lavoro e della produzione quello più duramente penalizzato.
A questo punto voglio riprendere due argomenti già esposti da altri e che mi sembrano di decisiva importanza; proprio per dare un contributo all'azione che la Giunta ha svolto, deve svolgere oggi e dovrà continuare a svolgere (perché noi ci dichiariamo disposti a continuarlo questo rapporto con il Governo), ma chiediamo al tempo stesso un aggiornamento costante e continuo perché la valutazione che può emergere, (bile cose fatte e dalle molte cose non fatte, ci possa meglio indirizzare su come compiere anche salti di qualità nell'azione interlocutoria con il Governo.
La prima grossa questione è quella del rispetto dell'accordo Fiat. Io credo che su questo non possiamo avere dubbi, non possiamo accontentarci di un'assicurazione d'interessamento; qui sono in gioco condizioni di vita e di lavoro di tanti operai della Fiat; ma è anche in gioco una certa credibilità. Perché quando accordi di questo tipo vengono stipulati e quando poi, dall'altra parte, l'azienda Fiat, in ragione dei suoi indirizzi è destinata ad attingere, cospicuamente, ai fondi dello Stato, credo sia dovere di chi governa, se vuol governare, di fare davvero la parte che gli compete: quella del garante di un accordo stipulato e che, se rispettato può ridare a tutti i comportamenti dei ceti sociali, compresi anche quelli più deboli dei lavoratori, altri indirizzi.
Ma l'elemento della sfiducia, l'elemento incredibile, rischia di essere quello (e lo si vede anche in questi giorni) delle discussioni sul costo del lavoro, elemento che mina alle radici qualsiasi possibilità di risanamento. E' questo che deve capire il Governo ed è questo che deve capire anche un Ministro non balzano ed intelligente ma che, secondo me, fa una politica sbagliata.
Altro elemento, gli interventi governativi compiuti con drastiche decisioni su leggi già approvate. La settimana scorsa, come Gruppo, avevamo indirizzato una lunga lettera, che abbiamo reso nota, sulla questione del taglio sul fondo integrativo delle Ferrovie e, più in generale, sui trasporti.
Mi devo soffermare un attimo su questo aspetto perché noi sappiamo perfettamente che i condizionamenti finanziari sono forti, ma sappiamo anche che una delle poche possibilità di riuscire a riavviare un meccanismo che rimetta in campo più investimenti, più produzione, è anche quello di riuscire a tener dietro ai grandi programmi infrastrutturali.
Questo non appartiene alla cultura marxista ma a qualsiasi cultura dello sviluppo; e credo che le decisioni del Parlamento, le leggi votate in Parlamento soprattutto sul piano degli investimenti nel settore ferroviario, per le adduzioni che quelle incidenze hanno sulla produzione delle aziende produttrici di questo materiale e di quelle ad esse collegate, oltre che dagli effetti sociali ed economici più generali, sono elementi su cui non si possono accettare tagli.
Il piano integrativo delle Ferrovie ammontava a 12.500 miliardi; una copertura intera del piano, con i crediti esteri, a tutt'oggi dovrebbe essere, vista l'indicizzazione, di circa 18.450 miliardi, ma il Governo ha smentito la legge, con la drastica decisione del Ministro del Tesoro che ha scavalcato il Parlamento e ha apportato già una riduzione di un terzo delle opere previste, solo togliendo l'indicizzazione; in cinque anni quei miliardi si ridurranno assai meno della metà. E' un taglio di grande pesantezza e che, di fatto, blocca il piano integrativo; un piano integrativo che condurrebbe, senza calcolare l'indicizzazione, ad una spesa di oltre 7.000 miliardi nel settore delle costruzioni civili, di 1.500 miliardi nel settore meccanico ed elettronico, di 3.500 miliardi nel settore meccanico ed elettromeccanico e di 150 miliardi nel settore navale.
Gli effetti di questo taglio sul piano dell'occupazione sono intuibili nella nostra Regione il piano prevede un investimento di circa 1.000 miliardi e 370 sono gli originari per gli impianti fissi con i 500 con la rivalutazione, 300 circa per intervento e protezione per la rete e 400 che potrebbero diventare almeno 410 con indicizzazione. Altre quote ancora per la meccanizzazione delle stazioni, l'eliminazione di passaggi a livello ecc. Si tratta, cioè, di quelle grandi opere che, nei momenti in cui si comprime fortemente la spesa, e certi settori vengono compressi, sarebbe bene avviare e compiere. Ma allora quale cosa positiva ci rimane? Dell'accordo Fiat nessuna garanzia che venga rispettata: c'è solo una politica industriale, molto confusa e controversa; un'attenzione esasperata e politicamente centrata solo sul costo del lavoro. E questi progetti queste opere, quando si avvieranno? Forse grazie all'atteggiamento (si tratta dei Gruppi liberale e democristiano) di certe forze che, nel Consiglio comunale di Torino, tentano di bloccare l'accordo tra Regione Comune di Torino e Ferrovie per la realizzazione del piano delle reali mozioni con la pretesa di aggiungere altre opere che renderebbero praticamente impossibile l'effettuazione del piano stesso, con una spesa aggiuntiva di 400 miliardi. Non ho fatto altro che citare un esempio, ma un esempio che mi pare significativo, per dimostrare come sul rapporto Regione Governo noi dobbiamo battere la strada percorsa finora: sollecitare proporre, scegliere, anche per quelle opere di grande induzione di occupazione, di investimento, di moltiplicazione, le sole che possano apportarci una parola di speranza da cui dipende il comportamento di parecchi soggetti.
Perché a questi altri soggetti, già molto protetti e che (per note inadempienze del nostro sistema) riescono oggi ad effettuare più consumi che non nel passato, non dobbiamo avere particolare riguardo.
Un'uscita dalla crisi lascerebbe intatti quei privilegi, ma aggraverebbe drammaticamente le questioni aperte della produzione dell'occupazione, di chi non ha lavoro e di tutti coloro che sullo sviluppo ritengono di potere ancora contare.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Due parole per quanto riguarda i rapporti fra la Regione e la Fiat e tra la Fiat ed il Governo.
Come hanno già ricordato diversi Consiglieri, noi abbiamo preso atto con soddisfazione dell'interessamento del Presidente del Consiglio sull'accordo Fiat e siamo tutti a conoscenza delle posizioni assunte dai vari Gruppi politici sugli aspetti dell'accordo. Su queste due questioni in concreto, quali conclusioni possiamo trarre dopo la giornata di oggi? La mia opinione è che si debba rapidamente giungere alla convocazione da parte del Governo, delle parti in causa in tempi brevi, malgrado che le due parti, in questo momento, non si parlino! Questo è il punto.
Dopo la giornata di sciopero di oggi sarebbe proprio opportuno che la convocazione avvenisse addirittura nella prossima settimana. Questo sarebbe un interessamento che si traduce in un fatto che è ormai maturo da tutti i punti di vista. La Giunta dovrà sollecitare oggi stesso il Governo affinch decida la convocazione delle parti precisandone giorno ed ora.
Nel rapporto fra Regione e Fiat noi abbiamo vari elementi di confronto con la Fiat, maturi da tempo.
Rispetto all'argomento di cui stiamo discutendo vi è un'altra questione già dibattuta in Consiglio regionale: ed è il particolare impegno che la Fiat si è assunta con la Regione Piemonte in riferimento all'adesione che la stessa ha dato ad una parte dei finanziamenti richiesti per il piano auto, in modo particolare per l'attuazione del progetto "Uno".
Questo aspetto della questione è ben distinto dal confronto su scala nazionale fra Governo e Fiat ed attiene ad un rapporto specifico che la Fiat ha stabilito con la Regione. Peraltro è impegno della Giunta di provocare questo incontro con la Fiat in tempi brevi di modo che le due questioni possano andare avanti parallelamente, magari trovando un punto d'incontro nella richiesta che abbiamo avanzato al Governo e che all'incontro delle parti ci siano anche le Regioni, dato che le conseguenze sociali tendono a rovesciarsi sulle autonomie locali, in modo particolare su certe Regioni d'Italia dove la Fiat ha gli stabilimenti.
Per un ulteriore perfezionamento della complessa vicenda siamo in contatto con il Ministro del Lavoro Di Giesi che ha annunciato la sua visita a Torino nei giorni 8 e 9 prossimi. Noi auspichiamo che questa visita si effettui veramente i prossimi giorni di lunedì e martedì poiché è proprio il Ministro del Lavoro che dovrà convocare le parti.
Per conto proprio, la Regione farà il suo dovere convocando la Fiat per esaminare insieme il complesso dei problemi ancora aperti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Alcune brevissime risposte per tirare le fila ad una serie di interventi che hanno avuto un nesso comune. Ritengo che il problema che stiamo dibattendo e sul quale si potrà attestare in maniera unanime la linea emersa da questo confronto in Consiglio regionale, abbia aspetto bifronte: da un lato occorre fare chiarezza sull'impostazione che la Regione dà riguardo alla politica economica. Qui non si tratta di rifiutare una politica di rigore e di severità: non viviamo in un periodo di vacche grasse, ma in tempi di vacche magre. E non possiamo accettare una politica economica che punti soltanto a combattere l'inflazione lasciandosi dietro milioni di disoccupati. Sta bene combattere l'inflazione (questo è un dato sostanziale sul quale ci siamo confrontati sui famosi 84 progetti ed abbiamo presentato il piano di sviluppo), ma al tempo stesso occorre sostenere l'occupazione.
Questa è la discriminante e non è, a mio avviso, questione di differenziazione di poco conto.
Dall'altro lato vi è l'attestazione sulla quale il Consiglio regionale si è confrontato più volte. Cioè quella di mantenere un rapporto istituzionale corretto nei confronti del Governo sul piano dialettico.
E quando, sul piano dei contenuti, constatiamo che alcune cose contrastano nei confronti delle Regioni - raccolgo l'osservazione di Bastianini - alla radice troviamo sovente, purtroppo, il partito dei Comuni e il partito delle Regioni. Il partito dei Comuni è molto forte e le Regioni, nella divisione dei quattrini, sono la Cenerentola. E questa è un'altra realtà di cui il Consiglio regionale deve purtroppo tenere conto.
In questa logica ho parlato con il Presidente dell'ANCI esprimendogli l'opportunità di non fare più una trattativa divisa (l'ANCIcon il Governo e le Regioni, i Comuni con il Governo), ma si affermi il sistema delle autonomie locali nei confronti del Governo. E in questo senso la Conferenza si sta muovendo.
Giudizio ultimo finale: in molte sue osservazioni Montefalchesi ha ragione. Non gli si può dare torto che, rispetto al calendario che il Piemonte ha presentato, alcune risposte, al presente, sono negative o addirittura non ci sono pervenute. Ma io ho già premesso che vi è un impegno governativo secondo il quale, entro quindici giorni, noi dovremo avere risposte specifiche, precise e puntuali su tutte le questioni. E quindi rimanderei il giudizio finale di questa trattativa.
Va sottolineato come questo dibattito serva nei confronti del Governo e nell'incontro che le Regioni avranno oggi, per dibattere non soltanto problemi di carattere generale, ma anche altri specifici del Piemonte: e serva a far prevalere, nei confronti del Tesoro e del Governo, la condotta più idonea a combattere l'inflazione e soprattutto a sostenere l'occupazione.
Per quanto riguarda l'accordo Fiat, perché esso debba essere rispettato come Sanlorenzo ha detto - vi è effettivamente l'impegno di convocare le parti, impegno che ho avuto dal Ministro Di Giesi, alla presenza del Presidente del Consiglio. Ora sarà solo importante stabilire una data. E su questo oggi stesso mi farò promotore di sollecitarne la definizione.



PRESIDENTE

Grazie. Colleghi, vi ringrazio per i vostri interventi intesi a risolvere questioni sulle quali tutti i Capigruppo sono veramente preoccupati.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Esame progetto di legge n. 265: "Proposta al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte - Interpretazione autentica dell'art. 2 della legge 27/7/1979, n. 301"


PRESIDENTE

Passiamo ora, come d'accordo, al punto ventiduesimo all'ordine del giorno che reca: Esame progetto di legge n. 265: "Proposta al Parlamento del Consiglio regionale - Interpretazione autentica dell'art. 2 della legge 27/7/1979, n. 301".
La parola al relatore, Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni, relatore

La IV Commissione ha licenziato con voto unanime la proposta di legge in esame per un'interpretazione autentica dell'art. 2 della legge 27/7/1979, n. 301, che è stata presentata dai Consiglieri Alasia, Brizio Bontempi, Mignone, Montefalchesi, Turbiglio, Viglione, Vetrino e Majorino.
Si tratta di una proposta di legge al Parlamento, del Consiglio regionale del Piemonte, a norma dell'art. 17 dello Statuto.
La IV Commissione raccomanda al Consiglio l'approvazione tempestiva dell'articolo unico contenuto in tale proposta ed invita la Presidenza del Consiglio ad una rapida trasmissione al Governo del testo approvato, tenuto conto che si tratta di sanare, con questo provvedimento, una situazione di profonda ingiustizia di disparità che colpisce i lavoratori che usufruiscono della cassa integrazione guadagni, ai sensi della legge n.
301/1979 e, in particolare, le lavoratrici e i lavoratori della Venchi Unica da anni duramente provati dalla crisi.
Più precisamente si tratta di assicurare, con una norma più precisa della legge nazionale, ai lavoratori la possibilità di fruire del pensionamento anticipato di cui agli artt. 15, 16, 17 e 18 della legge 23/4/1981, n. 155 e art. 37 della legge 5/8/1981, n. 416 e il trattamento di disoccupazione successivo all'intervento straordinario della cassa integrazione guadagni.
E' necessario, inoltre, che la Regione metta in piedi un'iniziativa per la proroga di ulteriori sei mesi di cassa integrazione che il Ministero del Lavoro, nella riunione che abbiamo avuto a Roma, dava per certa, ma che certa non è. Per quel che riguarda il ramo del Parlamento al quale presentarla, noi raccomandiamo alla Presidenza, una volta approvata qui stamane, di presentare il progetto alla Camera dei Deputati, ove sono già in corso alcune iniziative dei vari Gruppi parlamentari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Questa proposta di legge al Parlamento ha avuto la nostra incondizionata adesione e questa incondizionata adesione viene espressa e ribadita in questo momento. Si tratta, effettivamente, come ha detto il collega Alasia, di attuare un motivo di giustizia: onde consentire (attraverso l'interpretazione autentica e corretta del combinato disposto di tre leggi macchinose che si sono susseguite nel tempo) di riaffermare il principio secondo il quale la legge è uguale per tutti; in sostanza, si tratta di consentire il pre-pensionamento a sfortunati lavoratori (come è il caso della Venchi Unica e di altre aziende in dissesto) e a coloro che si trovano in cassa integrazione per motivi di dissesto giudiziale delle aziende; così come già avviene, per chi si trova in cassa integrazione, nel sistema della cassa ordinaria o straordinaria.
Auspichiamo, anche da parte nostra, che la proposta di legge approdi il più rapidamente possibile al Parlamento e separatamente alla Camera dei Deputati: e che, in quella sede, venga attuata la procedura d'urgenza senza che si verifichino i poco confortanti precedenti dei mesi scorsi durante i quali, malgrado il parere favorevole della Commissione Lavoro (secondo quanto è stato riferito in quest'aula dall'Assessore Sanlorenzo e dalla rappresentanza dei sindacati), vi è stato il "blocco" di questa legge d'interpretazione autentica da parte della Commissione dei Nove; la quale peraltro, è composta dalle medesime forze politiche che avevano dato il parere favorevole.
Auspichiamo che questo messaggio formalizzato dalla Regione Piemonte sia utile a sbloccare la situazione; a mandare avanti questa interpretazione autentica e a far sì che anche i cassaintegrati (che tali sono per ragioni di fallimento e che, nell'ambito del sistema della cassa integrazione, hanno avuto risolto il rapporto di lavoro) si trovino in piena parità di diritti, ai fi ni del pensionamento, degli altri lavoratori collocati in cassa integrazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo alla votazione del relativo articolo unico.
Articolo unico "L'art. 2 della legge 27/7/1979, n. 301, va interpretato nel senso che la sospensione dell'efficacia dei licenziamenti non preclude il diritto all'eventuale pensionamento anticipato di cui agli artt. 16, 17 e 18 della legge 23/4/1981, n. 155 e 37 della legge 5/8/1981, n. 416 ed il trattamento speciale di disoccupazione successivo all'intervento straordinario della cassa integrazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'articolo unico è approvato.
Ricordo infine ai presenti che i lavori del Consiglio proseguiranno nel pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,05)



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