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Dettaglio seduta n.156 del 07/10/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali delle adunanze consiliari 21 settembre 1982 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna.
Se non vi sono osservazioni i verbali si intendono approvati.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente l'affitto locali di proprietà del Centro Immobiliare Torinese in Piazza Castello n. 71


PRESIDENTE

Punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze" si discute l'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente l'affitto locali di proprietà del Centro Immobiliare Torinese in Piazza Castello n.
71.
Risponde il Presidente Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Egregio Consigliere, l'ampliamento delle competenze e dei servizi regionali ha da tempo messo in rilievo la necessità di acquisire altri locali idonei al proseguimento dei fini di interesse pubblico e sociale propri della Regione, in quanto gli immobili, attualmente disponibili in Torino sono diventati insufficienti ed inadeguati alle nuove esigenze della Regione.
Al fine di dare giusta risoluzione a tali esigenze, e dopo un'accurata ricerca, sono stati affittati i locali siti in Piazza Castello n. 71 di proprietà della Società "Centro Immobiliare Torino" s.r.l., con sede in Corso Vinzaglio 16.
I locali, che verranno destinati ad uso uffici regionali, hanno una superficie complessiva di mq. 1.780 circa, così ripartiti: mq. 1.500 per uffici ma. 280 per archivio.
Al fine di verificare l'equità dell'ammontare del canone richiesto, la Giunta regionale ha incaricato il geom. Arturo Bellintani, Via Sacchi, 40 Torino.
Il professionista, con lettera del 16 aprile 1982, trasmetteva alla Regione Piemonte la perizia relativa alla valutazione del canone di affitto inerente gli immobili di proprietà della s.r.l. "Centro Immobili Torino" siti in Piazza Castello 71.
Il Geom. Bellintani concludeva la perizia così testualmente: "Lo scrivente dichiara, pertanto, che sulla scorta degli elementi derivanti dalla indagine espletata per assolvere il mandato conferitogli, il valore locativo al 16.4.1982 del complesso dei locali sopra descritti è di L.
289.880.000 (duecentoottantanovemilioniottocentoottantamila) annui arrotondabili a L. 290.000.000 (duecentonovantamilioni) pari ad un canone mensile di L. 24.000.000 (ventiquattromilioni).
Si fa presente che nel rispetto dei principi più prudenziali detto canone mensile è da considerarsi più in difetto che in eccesso".
In fase di chiusura e di sottoscrizione del contratto tale canone è stato ulteriormente abbassato a L 261.000.000 annui.
Tale contratto stipulato il 1/7/1982 andrà a scadere il 30 giugno 1991.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Il Presidente mi permetterà dì esprimere una breve dichiarazione personale, ma che coinvolge tutto il Gruppo, sull'insoddisfazione per la risposta data all'interrogazione.
Il nostro Gruppo non intende chiudere con questa risposta della Giunta l'argomento. Quanto ci è stato comunicato sintetizza le motivazioni nella deliberazione del 2 giugno, il problema, però, investe in termini generali tutta l'impostazione avviata dall'amministrazione regionale in ordine alle acquisizioni e alle locazioni di locali.
Le cifre sono decisamente esagerate, tant'è vero che verrebbe da chiedersi se non era il caso di acquistare quei locali piuttosto di spendere centinaia di milioni in locazione.
Peraltro la deliberazione ci pare piuttosto generica in quanto non specifica la destinazione dei locali e motiva semplicemente l'ampliamento delle competenze e dei servizi della Regione.
Le "s.r.l." non ci piacciono molto. Comunque il problema non deve chiudersi con questa semplice risposta.
Il nostro Gruppo intende avviare una indagine sulla problematica. Per il momento ci dichiariamo profondamente insoddisfatti.


Argomento: Informazione

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la mancata ricezione del 2 canale televisivo RAI nella zona di Cavagnolo


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente la mancata ricezione del secondo canale televisivo RAI nella zona di Cavagnolo.
Risponde il Presidente Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Gli abitanti della zona di Cavagnolo, a causa della mancata ricezione del secondo canale, ci fanno presente che da tempo il problema è all'attenzione dei servizi tecnici della RAI di Torino.
Sulle colline di Chivasso vi è un ripetitore RAI in grado di servire ottimamente la zona di Cavagnolo e in un primo tempo il responsabile aveva concordato l'attivazione di alcuni accorgimenti tecnici con un'emittente privata le cui trasmissioni interferivano con quelle del secondo canale RAI.
Nelle scorse settimane il disservizio si è ripetuto. A detta della stessa RAI, informata da questa Presidenza, si tratta di interferenza dovuta all'attivazione di ripetitori che irradiano segnali di una emittente privata con sede in Valle d'Aosta.
La sede RAI di Torino ha preso contatto con il responsabile dell'emittente e con il circolo delle costruzioni radiotelegrafiche affinché l'inconveniente sia eliminato a cura dell'emittente stessa risultando sufficiente e di piena affidabilità l'impianto RAI di Chivasso.
Va infine sottolineato che i disturbi del tipo segnalato potranno essere del tutto eliminati solo nel momento in cui una precisa legge nazionale di regolamentazione darà all'emittente privata la garanzia di utilizzo di ben determinate frequenze, accanto a quelle già garantite per il corretto funzionamento dei servizi RAI.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio il Presidente per la risposta, lo prego di farmi avere il testo scritto.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente il rinnovo incarichi degli operatori socio-assistenziali precari dell'U.S.L. n. 30


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente il rinnovo incarichi degli operatori socio-assistenziali precari dell'USL n. 30.
Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Si trasmette in allegato l'elenco degli operatori precari del settore socio-assistenziale dell'USL n. 30 di Chieri, con a fianco di ciascuno indicata la data di scadenza dell'incarico di consulenza professionale.
L'USL n. 30 di Chieri ha comunicato che sono stati raggiunti accordi con i Comuni costituenti l'Associazione, al fine di prorogare detti incarichi fino al 31/12/1982 e quindi da tale data per tutto l'arco dell'anno 1983, in attesa che si chiarisca la situazione del settore socio assistenziale.
Bartoccini Laura - assistente domiciliare - Santena - 31.12.1982 Rubatto Paola - assistente domiciliare - Riva - 31.12.1982 Cortese Silvana - assistente domiciliare - Castelnuovo - 31.12.1982 Dalla Mariga Maria - assistente domiciliare - Andezeno 31.12.1982 Mussato Amalia - add. segretariato - Chieri 30.9.1982 Molino Maria Luisa - add. segretariato - Santena - 31.12.1982 Tachis Laura - add. segretariato - Poirino - 31.12.1982 Tosatto Teresa - animatrice Centro di incontro anziani - Chieri 30.9.1982 Tribolo Rosalia - ass. sociale - Pecetto - 31.12.1982 Susigan Tiziana - ass. sociale - Chieri - 30.9.1982 Barison Luisella ass. sociale - Chieri 30.9.1982 Fonzi Daniela - ass. sociale - Chieri - 30. 9.1982 Serravalle Cecilia ass. sociale - Pino Torinese - 31.12.1982 Di Narda Norma - ass. sociale - Poirino - 31.12.1982 Gallina Romana - ass. sociale - Chieri - 30.9.1982 Prato Annalisa - psicologo - Chieri - 30.9.1982 Musso Lorenza - psicologo - Chieti - 30.9.1982 Barcucci Paolo - psicologo - Pino Torinese - 31.12.1982 Lucchetti Maurizia - psicologo - Chieri - 30.9.1982 Malvicino Giovanna - psicologo - Chieri 30.9.1982 Femerzi Franco - centralinista - Chieri - 30.9.1982 Novara Patrizia - dattilografa - Chieti - 30.9.1982 Guercini Raffaella - responsabile servizi socio-assistenziali - Chieri 30.9.1982 Antonello Ornella - educatore serv. handicappati - Chieri - 30.9.1982 Cafasso Wanda - educatore serv. handicappati - Chieri - 30.9.1982 Cono Laura - educatore serv. handicappati - Chieri - 30.9.1982 Mussi Piero - educatore serv. handicappati - Chieti - 30.9.1982 Spagnolini Rosa - educatore serv. handicappati - Chieri - 30.9.1982 Sartore A.Maria - educatore serv. handicappati - Chieri - 30.9.1982 Gili Tiziana - educatore serv. handicappati - Chieti - 30.9.1982 Gianotti Aldo - educatore serv. handicappati - Chieri - 30.9.1982 Bracco Daniela - educatore serv. handicappati Chieri - 30.9.1982 Macaluso Angelo - educatore serv. handicappati - Chieri - 30.9.1982 Brizzi Carmelo - educatore serv. handicappati - Pino Torinese 28.2.1983 Cozzolino Elisabetta - trasporto sogg. handicappati e pulizie - Chieri 30.9.1982 Franceschetto Silvana - addetta pulizie handicappati - Chieri 30.9.198,2 Musso Renata - addetta pulizie handicappati e trasporto - Chieri 30.9.1982.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Esprimo soddisfazione per la risposta dell'Assessore. Rinnovo il senso della nostra interrogazione che probabilmente vale anche per date successive a quella indicata dall'Assessore in ordine alla necessità che l'Amministrazione regionale operi affinché rispetto al personale non di ruolo tenda ad ottenere un rapporto continuo al fine di ottenere la massima professionalità.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interpellanza dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la scala priorità del piano regionale dei trasporti


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente la scala di priorità del Piano regionale dei trasporti.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Circa l'interpellanza in oggetto è necessario puntualizzare quanto segue: 1) Il piano regionale del trasporti prevede interventi di adeguamento al traffico sia sulla SS. 23 che sulla SS. 589 ma a scala diversa.
Difatti la SS. 589 ricade nel tracciato dell'Asse Pedemontano per cui appartiene a quel gruppo di arterie di interesse regionale che entrano a far parte del sistema viario di primo livello, per contro la SS. 23 rivestendo ruoli di collegamento intercomprensoriale, appartiene al gruppo di quelle arterie che sono state classificate di secondo livello con funzioni di servizio alla mobilità comprensoriale.
Questa divisione, utile ad una classificazione dell'importanza delle arterie a livello regionale e nazionale, non implica necessariamente una stretta consequenzialità circa la necessità e l'urgenza dei singoli interventi da apportare sulle singole arterie per renderle rispondenti alla loro funzione, laddove esse manifestino carenze.
2) Circa il più facile allargamento della SS. 23 si fa rilevare che percentualmente essa è interessata da una ristrutturazione più massiccia ed integrale della SS. 589, dovendosi rivedere tutte le attuali circonvallazioni oggi urbanizzate dei paesi attraversati e quindi non più rispondenti al loro scopo iniziale ed un allargamento generalizzato dell'intero tracciato fino alle soglie del parco regionale di Stupinigi oltre allo studio di una soluzione adeguata per l'attraversamento del parco e l'aggiramento della Palazzina in sintonia con le esigenze di carattere ambientale e normativo poste dall'istituzione del parco stesso.
Per contro gli interventi previsti sulla SS. 589 si riferiscono ai soli tronchi di detta strada individuati come ricadenti sul tracciato dell'asse pedemontano, all'allargamento della S.P. Piscina-Cumiana nel tratto tra la SP. 589 e Piscina, allo stato attuale liberi da urbanizzazioni ed al recupero di sedimi stradali della ex autostrada Torino-Pinerolo di proprietà Ativa.
E' quindi opinione dell'Assessorato alla viabilità e trasporti per i problemi posti dall'adeguamento della SS. 23, così come quelli posti dalla SS. 589 non debbano essere messi in contraddizione l'uno con l'altro poich si tratta di problemi ugualmente importanti ma su piani differenti.
Pertanto essi dovranno trovare soluzioni compatibili con la disponibilità finanziaria globale, in programmi d'intervento di livello differente per il diverso ruolo anche se ugualmente importante che le arterie 'svolgono.
3) Circa le necessità di ulteriori approfondimenti, si ricorda che il problema in oggetto è stato ampiamente dibattuto dalle Commissioni miste Provincia, Comprensori, Regione, per la revisione del piano regionale dei trasporti alla luce degli indirizzi del secondo Piano di sviluppo regionale.
Le conclusioni del dibattito non sono ancora state interamente tratte ma allo stato delle cose pare emergere un orientamento favorevole agli interventi urgenti limitati per ora all'allacciamento dello svincolo del Drosso, sulla tangenziale di Torino, con la circonvallazione di Orbassano Piossasco ed uno studio per verificare possibili varianti alle circonvallazioni di Airasca e None sulla SS. 23.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

La risposta dell'Assessore conferma l'opportunità del nostro documento che solleva un problema da tempo dibattuto e in cui si confrontano due esigenze entrambe legittime: la prima di ordine più generale, approfittare degli investimenti per le comunicazioni con il Pinerolese per attivare un primo tratto dell'anello pedemontano, che è da considerare una delle opere di Prioritario interesse per la viabilità della Regione; la seconda quella della comunità del Pinerolese che costituisce uno dei naturali ed inevitabili poli di riequilibrio del sistema torinese avendo con Torino un rapporto diretto e funzionale che risolva le necessità di integrazione tra le due economie.
Per quanto ci riguarda continueremo a seguire con attenzione questo problema per far sì che alle indicazioni che sono emerse dalla risposta dell'Assessore possano seguire a tempi stretti fatti e scelte operative.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio e interrogazione dei Consiglieri Picco e Bergoglio, inerenti i lavori di restauro dì Palazzo Carignano


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente il restauro di Palazzo Carignano e interrogazione dei Consiglieri Picco e Bergolio inerenti i permessi e i nulla osta per il restauro del Palazzo Carignano.
Risponde il Presidente della Giunta regionale.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Il progetto per il recupero del Palazzo è stato predisposto dagli Architetti incaricati Bruno, Pratesi, Volpiano e Magnaghi nel luglio 1979.
Su tale progetto il Comune di Torino ha rilasciato la concessione edilizia n. 1684 in data 10.12.1979 e la Soprintendenza ai beni architettonici ed ambientali del Piemonte ha concesso il nullaosta in data 24.9.1979. A tal proposito si precisa, inoltre, che richiedere o meno il nullaosta al Consiglio nazionale dei beni culturali circa l'approvazione di un progetto è a cura e discrezione della Soprintendenza stessa.
Sulla base di tale progettazione e di tali concessioni i citati professionisti hanno predisposto due progetti-stralcio, di cui uno relativo al rifacimento delle coperture della parte seicentesca del Palazzo Carignano e l'altro relativo al restauro delle facciate dalla stessa parte seicentesca.
Dei suddetti progetti il primo è stato messo a disposizione del Provveditore opere pubbliche di Torino perché ne curasse la realizzazione con fondi statali.
Il secondo è stato approvato con delibera di Giunta regionale n. 304 del 23.3.1981.
Con lo stesso atto è stato anche disposto che il finanziamento delle relative opere veniva posto a carico dell'Amministrazione regionale demandando al Provveditorato regionale opere pubbliche lo svolgimento di tutti gli adempimenti necessari per l'esecuzione dei due progetti.
Nel corso dei lavori si è resa necessaria una perizia dì variante sulla quale la Soprintendenza ha espresso, in data 11.6.1982, un parere di massima favorevole condizionato e subordinato alla definizione di alcuni particolari.
Per la puntualizzazione degli stessi sono in corso contatti tra i progettisti menzionati e la Soprintendenza. Non appena la Soprintendenza avrà concesso il suo nullaosta definitivo sarà chiesta la concessione edilizia al Comune di Torino per le varianti progettate.
Con l'interrogazione suddetta è stato anche chiesto se si è provveduto all'ottenimento del parere della Commissione comprensoriale di cui all'art.
91 bis della legge regionale 56/77.
A tale proposito si precisa che quando fu chiesta e rilasciata la concessione edilizia - settembre 1979 - la Commissione di cui sopra non esisteva, in quanto la sua istituzione è prevista dalla legge regionale n.
50 del 20.5.1980.
Voglio infine sottolineare come la Giunta regionale sia pienamente aperta alla discussione ed al confronto sulle scelte operate in merito a Palazzo Carignano, perfettamente conscia dell'importanza che l'edificio possiede non solo sotto il profilo architettonico, bensì ancora nell'ambito della storia del nostro Paese.
Il progetto di restauro, al pari delle intenzioni di questa amministrazione, è stato pubblicamente illustrato alla stampa ed attraverso questa alla pubblica opinione.
Per quanto infine concerne la petizione dei 52 storici recentemente presentata (e richiamo qui l'interrogazione dei Consiglieri Bastianini Marchini e Turbiglio) vi informo che il 22 luglio u.s. presso la Presidenza della Regione è avvenuto un incontro tra i firmatari della lettera, i progettisti incaricati, la Giunta regionale rappresentata dall'Assessore Rivalta oltre che dal sottoscritto.
Nel corso dell'incontro, sono state illustrate le finalità dell'intervento di restauro e quindi puntualizzate le metodologie del recupero del monumento.
Il dibattito che ne è seguito, è stato vivace e stimolante e si è pertanto ritenuto all'unanimità, che non dovesse esaurirsi in quella sede.
La Regione si è pertanto assunta l'impegno di organizzare un successivo pubblico dibattito, allargato non solo ai firmatari della lettera, ma a tutte le forze interessate alle complesse problematiche del restauro e del riuso degli edifici monumentali.
Al fine di concretizzare il suddetto impegno sono attualmente in corso incontri preparatori con la Soprintendenza ai beni ambientali ed architettonici del Piemonte.
L'obiettivo è quello di organizzare entro l'anno, in collaborazione con la stessa Soprintendenza, un convegno di livello internazionale avente appunto come tema il restauro ed il riuso degli edifici barocchi, con particolare riferimento a Palazzo Carignano ed agli altri edifici della stessa epoca nel recupero dei quali la Regione è attualmente impegnata.
Sarà mia cura fornire al Consiglio ragguagli più puntuali sulla data e sui contenuti del Convegno non appena questi saranno definiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Apprezziamo che a rispondere all'interrogazione sia stato il Presidente della Giunta: questo dimostra l'importanza del restauro del più simbolico monumento barocco della città anche per la carica di ricordi storici che in esso si sono nei secoli accumulati.
La nostra interrogazione è nata dal documento firmato da 52 personalità della cultura torinese provenienti da più aree culturali, nel documento ci sono i più bei nomi che la città può esprimere i quali hanno espresso nel documento e in incontri le preoccupazioni per modi ed obiettivi che i progetti per il recupero del palazzo fanno temere.
Accogliamo con favore la notizia dataci dal Presidente della Giunta sull'incontro, avvenuto tempestivamente, tra l'amministrazione regionale gli organi dello Stato preposti, i professionisti incaricati ed i rappresentanti delle 52 personalità.
Permangono tuttavia dubbi ed incertezze sulla vicenda e non credo che saranno i convegni sul tema generale del recupero dei monumenti barocchi a farceli svanire.
Non conosciamo nel dettaglio i documenti ed abbiamo anche timore della funzione emotiva degli organi di stampa su questo tema anche in ordine alle politiche più generali delle priorità della Regione. Mi riferisco per similitudine al caso recente del forte di Exilles. Ci preoccupa che un semplice titolo di giornale possa modificare in profondità, al di là delle opere di pronta emergenza, le politiche generali in materia tanto delicata.
Nell'incontro con queste persone ci sono state fatte delle osservazioni molto particolari su "stranezze" che vengono introdotte nel recupero di un così importante monumento, come certi percorsi didattici che verrebbero individuati all'interno dei sottotetti per illustrare tetti che vengono rifatti in modo non conforme all'impianto originario.
Non vorremmo che in materia tanto delicata si prestasse più attenzione alla creazione di un monumento del restauratore che non al ripristino del monumento stesso.
La Regione finora su queste materie si è mossa con grande attenzione e con grande cautela, cito il caso del Castello di Rivoli, dove pure sono stati introdotti elementi nuovi sempre però nel rispetto della qualità e della funzione originaria. Vorremmo essere certi che questa linea venga seguita anche in questo caso.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale

L'unico modo è di esaminare i progetti.



BASTIANINI Attilio

Non aspettiamo altro. E' una proposta che accogliamo ben volentieri infatti nella nostra interrogazione non ci sono giudizi, ma ci sono perplessità che si manifestano attraverso l'istituto legittimo dei Consiglieri che desiderano venire a conoscenza nel dettaglio dei problemi.
Al di là del fatto specifico - il confronto sui progetti ci tranquillizzerà - vogliamo fare un altro richiamo su questo tema. Non vorremmo che nel restauro di Palazzo Carignano, al di là dei problemi progettuali si ricominciasse con il sistema degli stralci, che non sono funzionali, e delle varianti in corso d'opera perché non crediamo che questo sia il modo migliore per ristrutturare questo importante monumento.
Si definiscano gli obiettivi che si vogliono conseguire ed i lavori che si debbono fare, quindi si proceda per lotti organici che garantiscano la funzionalità delle opere che vengono realizzate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Nella nostra interrogazione abbiamo evidenziato come la D.C. ben due volte abbia sollevato questo problema, la prima volta con la Giunta Viglione nel 1979, la seconda con questa Giunta il 5 febbraio 1981 con una interpellanza.
Alla risposta ci eravamo dichiarati fin d'allora insoddisfatti soprattutto per una serie di impegni che non sono stati rispettati, infatti come ha già ricordato il Consigliere Bastianini, si era promesso di portare alla conoscenza dei Consiglieri i progetti relativi, dando un quadro di indirizzi non solo sul merito dei criteri storico-filologici che soprassedevano al progetto di restauro, ma soprattutto sulle finalizzazioni di tipo patrimoniale e sull'utilizzazione del palazzo.
Perché questa polemica è emersa sui quotidiani, prima portata avanti dalla rivista "Nuova Società" e poi dal quotidiano cittadino? Perché si vede chiaramente come questa prospettiva di lavori avviati facesse parte di quel disegno velleitario che il Presidente Viglione aveva nella risposta alla mia interrogazione definito come tassello del grande scenario regionale nel quale i restauri e le utilizzazioni dei beni culturali dovevano avere una funzione preminente rispetto alla dimensione politico culturale dell'attività della Giunta e della Regione.
A questa definizione per non dire enfatizzante, di fatto non è corrisposta nessuna definizione precisa sull'utilità nell'affrontare questo problema se non quella che il Consigliere Bastianini ha definito la sollecitazione e ricorso del consenso da parte dei quotidiani.
La realtà è che ci si è mossi su Palazzo Carignano perché a suo tempo qualcuno disse che cadevano i pezzi e che la Regione non mancò di lasciar passare questa occasione per dimostrare la propria ineluttabile esigenza di presenza su una vicenda complessa, che io conosco personalmente anche per i suoi risvolti patrimoniali, difficili da affrontare.
Noi avevamo appunto richiesto che la prima condizione per porre le basi di una utilità effettiva ai lavori di restauro era quella della definizione del quadro patrimoniale di utilizzazione, diversamente tutto si sarebbe risolto in una serie di rivendicazioni, di offese (gli studenti che perdono il posto, l'acqua che piove dai tetti, il custode che non fa il suo dovere i drogati sugli scalini), tutte cose gravissime, certamente, rispetto alle quali però le risposte complessive ai problemi che sottendono all'utilizzazione di questo grande monumento cittadino, non sono venute minimamente.
Palazzo Carignano continua ad essere la terra di nessuno, dove tutti entrano ed escono, dove non si sa chi è padrone, dove la Città di Torino ha una parte di utilizzazione, dove la Regione si è appropriata della possibilità di reinventare l'utilizzo del sottotetto, quasi che questo fosse il problema principale del salvataggio del palazzo, dove esistono Istituti universitari, dove c'é il museo del Risorgimento, dove il P.C.I.
ha un certo interesse sull'appalto dei sotterranei per quanto riguarda l'unione culturale e tutta una serie di relazioni assurde dal punto di vista dell'utilizzazione e della conservazione di questo monumento che avrebbe richiesto chiarezza.
Su queste cose il Presidente Enrietti ha preferito ancora una volta tacere, quindi noi ci pronunciamo negativamente su questo metodo di impostazione.
L'informazione al Consiglio, che in fondo è l'informazione della comunità piemontese, passa sì attraverso alle questioni inerenti i mattoni se debbano essere sabbiati o lavati, aspetto importantissimo al quale sono personalmente interessato, ma passa anche attraverso al modo in cui i denari pubblici investiti per l'operazione palazzo Carignano vengono utilizzati e ai tempi relativi.
Non dimentichiamo che i tempi si stanno prolungando indefinitamente con una serie di disagi ed anche con costi che non è dato ancora di conoscere.
Chiediamo che venga dato al Consiglio ed alla Commissione apposita un'informazione di dettaglio che non può passare solo attraverso le poche sia pure importanti informazioni che il Presidente Enrietti ha dato in questa sede.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Non entro nel merito degli spunti che sono venuti dagli interroganti e non ho nessuna difficoltà a dare ulteriori più complete ed esaurienti informazioni sulla problematica di palazzo Carignano, sia in sede di Commissione, sia in sede di Consiglio.
Senza dubbio la Regione ha fatto un atto di coraggio nell'assumere nel 1982 l'iniziativa di prendere il Palazzo Carignano in comodato e di iniziare i lavori per portarli - mi auguro - a termine.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Albi professionali

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente i gravissimi danni causati dalla siccità


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente i gravissimi danni causati dalla siccità.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Devo anzitutto tranquillizzare gli interroganti relativamente ai danni provocati dalla siccità in Piemonte, in quanto nel corso dei mesi di giugno e di luglio l'agricoltura piemontese ha subito danni gravissimi per ripetute grandinate, nubifragi e tornadi (danni che dopo le ultime avversità avvenute successivamente alla mia risposta data al Consiglio sono ulteriormente saliti attorno ai 125-130 miliardi). Le colture piemontesi non hanno accusato danni di rilievo per siccità tant'è che i servizi regionali decentrati ripetutamente sollecitati dall'Assessorato a rilevare ed a segnalare i danni sia ai fini della conoscenza costante della situazione di quel periodo particolarmente cruciale sia ai fini della delimitazione delle zone al fine di invocare l'intervento del Maf, per ottenere le previdenze previste dalla legge 590/1981.
Vennero segnalati danni reali sparsi, ma contenuti in ogni caso, di entità inferiore al 35 % della produzione lorda vendibile, per cui non si sono riscontrati i presupposti della legge.
Quanto alla situazione degli studi e delle indagini sulle iniziative attuate dalla Regione in materia di irrigazione, informo che intanto sono state avviate nel corso degli anni 1980/81/82 sui fondi della legge 63/78 opere (in gran parte realizzate o in corso di ultimazione) per 16.794.413.000 lire sulla base del programma irriguo a suo tempo approvato oltre alle spesa di 1 miliardo per la gestione e la manutenzione degli ex canali Cavour e impianti di Mazzé, ecc.
Non considero tutti gli interventi effettuati direttamente dal Maf sulla base del programma nazionale irriguo a suo tempo presentato al Consiglio.
Sono opere prevalentemente allocate nel Vercellese e nel Novarese e che sono in fase di attuazione.
Sulla legge 63 sono pendenti ben 105 domande di finanziamento per varie opere irrigue di carattere collettivo, ma di piccola o media dimensione per l'importo complessivo di 18 miliardi. Di queste, le più importanti, che sono 53, sono state istruite e sono munite della documentazione tecnico amministrativa con progetto esecutivo, quindi sono pronte per essere finanziate non appena vi saranno i fondi (6 miliardi e 103 milioni).
Inoltre l'Assessorato ha provveduto ad istruire altre 17 domande per grossi progetti irrigui e in parte per opere idrauliche connesse all'irrigazione: la diga sul torrente Chidone, per invaso del Salmour in provincia di Cuneo, del consorzio irriguo sinistra Stura, provincia di Cuneo, per opere varie, del Consorzio irriguo Moirano Lemina per opere varie, in provincia di Torino, del Consorzio irriguo di Buricasco, Macello e Vigone per opere varie, del Cavo Cid per estendimento dell'irrigazione Novara della Roggia Busca, della Roggia Biraga, del diramatore Sella che aumenta la portata in sostituzione della Roggia di Novara per l'importo complessivo di 41 miliardi 586 milioni circa.
Del resto, questi progetti figurano fra le opere e le proposte trasmesse dalla Regione al Ministero del bilancio e della programmazione e sono munite delle speciali schede che la Regione è tenuta a fornire e che ha predisposto nel corso di una settimana, ai sensi della legge finanziaria 78/82 n. 526.
Vi sono poi altri 10 progetti per opere idrauliche connesse all'agricoltura (10 miliardi) anch'essi muniti della documentazione tecnica ed amministrativa, pure trasmesse al Ministero dell'agricoltura in base alla legge n. 53 del 26/2/82 che prevede stanziamenti anche a favore delle opere idrauliche.
In totale sono 77 progetti esecutivi per l'irrigazione per un importo di 58 miliardi. Devo ricordare che negli ultimi tempi, con l'avallo della Commissione istituita per il Moiola, è stato dato l'avvio al progetto sul torrente Maira, in provincia di Cuneo, per una capienza di 10 milioni di metri cubi a cui dovrebbe provvedere lo Stato. I fondi a suo tempo ottenuti per il Novarese e per il Vercellese oltre ai 21 miliardi che la Regione aveva ottenuto per un'azione di riequilibrio sono ormai impegnati.
Sono i progetti che stanno andando avanti in sostituzione in attesa di riprendere il discorso del Grande Moiola di cui tutti conosciamo le difficoltà di carattere sociale e finanziario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

La nostra interrogazione risale al 13 luglio. Siamo alle solite discutiamo dei problemi quando sono superati. E' chiaro che la siccità è stata contenuta e non ha portato i danni al 35 % dei bilanci aziendali come la legge prevede, per l'applicazione delle provvidenze.
L'interrogazione non era centrata sul tema della siccità, ma sull'irrigazione che tanto allarma la gente. La zona sud di Torino e zone delle province di Cuneo ed Asti hanno sollevato questo problema, problema che dibattiamo da anni ma che non trova una soluzione.
I piccoli progetti che l'Assessore ha elencato, sui quali concordiamo permetteranno una migliore distribuzione dell'acqua. La gente però si riferisce ai grossi invasi e alle grosse opere, come quelle del Moiola, del Tanaro e del Salmour.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Cerchio e Sartoris inerente i provvedimenti che si ritiene intraprendere per il nubifragio e la tromba d'aria del 2/8/1982 nel Canavese e interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Cerchio e Sartoris inerente i provvedimenti da intraprendere per il nubifragio e la tromba d'aria nel centro abitato di Sparone del 31/7/1982


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Cerchio e Santoris inerente i provvedimenti che si ritiene di intraprendere per il nubifragio e la tromba d'aria del 2 agosto 1982 del Canavese e interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Cerchio e Sartoris inerente il nubifragio e la tromba d'aria nel centro abitato di Sparone del 31.7.1982.
Risponde ad entrambe l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Una risposta parziale è già stata data nella seduta scorsa dal collega Cerutti. Preciso che per quanto si riferisce ai danni nel Comune di Sparone l'intero territorio comunale è stato compreso nella zona delimitata, ai sensi dell'art. 70 e del DPR 616, ai fini dell'applicazione delle provvidenze previste dall'art. 1, lettera d) della legge n. 590 del 1981 (danni alle strutture - deliberazione della Giunta n. 68 in data 1.9.1982).
Per lo stesso fine sono stati inclusi anche i territori dei Comuni di Chiaverano, Locana e Ivrea.
La zona del Canavese danneggiata dal nubifragio del 2 agosto è stata delimitata, con deliberazione della Giunta n. 192 dell'1/9/1982.
Gli interventi previsti però sono quelli dell'art. 1, lettere b) e c) della legge 590 del 1981 (danni alle coltivazioni).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Va riconosciuta la tempestività con la quale è stata delimitata la zona dei danni e noi l'abbiamo appreso dopo aver presentato l'interrogazione.
Tuttavia, un conto è delimitare la zona e riconoscere i danni, altro conto è concedere le contribuzioni previste dalla legge.
Le promesse fatte dall'Assessore quest'estate secondo cui sarebbero stati pagati i danni del 1981 entro settembre ed ottobre, non si sono avverate, quindi prego l'Assessore di verificare perché probabilmente qualche meccanismo non funziona dato che i fondi ci sono.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Insisto nel dire che i danni alle strutture del 1981 sono già stati pagati in tutte le altre province, per quanto si riferisce ai danni alle coltivazioni, per il riso bisognerà aspettare il raccolto per vedere se la dichiarazione è uguale a quella fatta dall'Ente Risi, per le uve ormai c'è l'anagrafe.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Parchi e riserve

Interpellanza dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi inerente la concessione alla Fiat Auto S.p.A. per l'allargamento della pista prova per autoveicoli presso il parco regionale La Mandria


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Reburdo e Montefalchesi, inerente la concessione alla Fiat Auto S.p.A. per l'allargamento della pista prova per autoveicoli presso il parco regionale "La Mandria".
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi

La mia risposta sarà breve anche perché non potrà tardare una discussione in Consiglio regionale su questi temi. In quell'occasione si discuterà sullo stralcio del piano territoriale della Mandria, che il CUR dovrebbe prendere in esame.
Va innanzitutto rilevato che la Giunta regionale mantiene l'obiettivo che si è fissata con la legge istitutiva del parco della Mandria di conservare l'ambiente naturale, di impedire ulteriori compromissioni e di ricostituire l'unità ambientale e storica della Mandria.
Il problema sollevato nell'interpellanza del Consigliere Reburdo e Montefalchesi deve però essere approfondito al fine di cogliere il significato reale dell'intervento relativo alla pista di velocità della Fiat. Da tempo infatti la Fiat ha posto la questione alla quale si deve dare una risposta del trasferimento dell'attività di prova svolta lungo il tratto autostradale Torino-Marene.
La Giunta si è pertanto fatta carico del problema strettamente connesso alle esigenze produttivo-occupazionali del settore automobilistico ponendosi anche l'obiettivo di trasferire sia la pista di velocità posta sulla Torino-Savona, sia quella già esistente da parecchi anni nel parco della Mandria.
Si sono peraltro incontrate molte difficoltà di reperimento di altre localizzazioni. Si è incontrato anche il rifiuto delle varie comunità a recepire una nuova pista.
In questa situazione la Fiat, che aveva già da tempo chiesto di adattare l'attuale pista della Mandria, di fronte all'impossibilità di trovare una soluzione, ha riproposto l'adattamento di questa pista alle nuove esigenze.
Di fronte a questa richiesta la Giunta ha esaminato il progetto e con la deliberazione, oggetto dell'interpellanza, ha per ora preso atto che l'intervento richiesto alla Mandria non interessa altre aree né altri terreni oltre quelli già attualmente occupati dalla pista esistente, n promuove sostanziali e ulteriori modifiche ambientali.
La Giunta ha però proposto alla Fiat, nel caso il progetto dovesse essere attuato di passare, fin da subito alla proprietà regionale i terreni della mandria, garantendo l'abbandono dell'intera attività di prova ivi compresa quella che già oggi si esercita alla Mandria, dopo un periodo di tempo da convenire (ma dell'ordine di 20/25 anni, il tempo di ammortizzare questi impianti).
La contraddizione che può sembrare emergere nei confronti del parco viene ad essere così capovolta, e consentirebbe di attuare, anche se non a breve scadenza, la finalità di ricomposizione unitaria della Mandria.
Va ancora rilevato che non consentire alla Fiat l'intervento potrebbe significare oltre al protrarsi del problema relativo alla autostrada Torino Savona, che dell'attuale attività di prova della Mandria non venga più abbandonata e pertanto si ottenga l'effetto contrario agli obiettivi che ci si era posti.
Infatti, bisognerebbe procedere ad un esproprio che sarebbe molto oneroso. Si deve poi sottolineare che l'impegno della Mandria è di costituire la sua integrità, è testimoniato dall'azione che ha consentito di impedire attività incompatibili con il fine naturalistico e culturale del parco, rifiutando per esempio, l'inserimento di attività anche agricolo zootecniche, di tipo intensivo, che avrebbero snaturato il rapporto della presenza agricola su quel territorio, orientando altrove la costruzione dell'Istituto zooprofilattico, impedendo l'espandersi delle attività estrattive e soprattutto dall'azione svolta nei confronti dello sviluppo insediativo residenziale sia nell'area del preparco, dove troviamo purtroppo l'avvio di un insediamento abusivo di circa 60 unità sia nell'area del parco dove la lottizzazione Saima, approvata dalla Regione nel 1974, ha realizzato, prima dell'istituzione del parco, circa 70 unità residenziali, ma che avrebbe continuato a realizzare l'intero programma che prevedeva nelle parti già frazionate 340 mila metri cubi, per circa 3.000 e più abitanti.
In questi anni abbiamo svolto una azione di contenimento che non è stata facile proprio perché gli interessi in gioco sono di grande valore.
Se il Consiglio regionale non si farà carico politicamente delle sorti della Mandria assumendo atteggiamenti realistici e non massimalisti rischia di essere soffocato da questi interessi e di perdere l'obiettivo di ricomposizione unitaria della Mandria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Proprio gli aspetti che l'Assessore ha toccato nella conclusione della risposta ci hanno spinti a presentare questa interpellanza.
Le Giunte di sinistra, dal 1975, tra gli altri obiettivi, si sono poste quello della politica dei parchi.
Assistiamo ad una serie di episodi che mettono in discussione questa politica. Non per nulla alcune organizzazioni naturalistiche di rilievo hanno assunto l'iniziativa di difendere il patrimonio della Mandria.
Apprezziamo la risposta dell'Assessore, ma non nascondiamo la nostra preoccupazione. E' in gioco il destino del parco "La Mandria" in quanto vi è la necessità di acquisire la parte mancante per completarlo e mi pare che venga utilizzato come grimaldello la pista Fiat per riprendere le lottizzazioni che hanno caratterizzato gli anni ante 1975.
Da un lato c'è l'esigenza di rispondere alle necessità produttive della Fiat e dall'altro c'è la questione della Torino-Savona.
Il problema della pista può essere risolto al di fuori dell'attuale pista esistente, per esempio, all'interno del poligono militare di Lombardore chiamando alla responsabilità diretta anche il Governo e il Ministero della difesa.
La discussione che si terrà in Consiglio sul parco della Mandria costituirà un richiamo alle responsabilità di tutte le forze politiche.
Ringraziamo l'Assessore per quanto ha riferito e per quanto implicitamente ha fatto capire.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazioni del Consigliere Montefalchesi e dei Consiglieri Bastianini Marchini e Turbiglio relative all'impianto estrattivo di proprietà della società mineraria Ticino - Nuova Sab - Ghia s.r.l. nel parco naturale della Valle del Ticino


PRESIDENTE

Interrogazioni del Consigliere Montefalchesi e dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio relative all'impianto estrattivo di proprietà della società mineraria Ticino - Nuova Sab - Ghia s.r.l. nel parco naturale della Valle del Ticino.
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai piani territoriali

Con le interrogazioni in oggetto i Consiglieri Montefalchesi e Bastianini, Marchini e Turbiglio richiedono, il primo, di conoscere quali provvedimenti intenda assumere la Giunta regionale nei confronti della società mineraria Ticino - Nuova Sab-Ghia, esercente attività estrattiva nel parco naturale della Valle del Ticino, che procede abusivamente alla coltivazione della cava e, gli altri, al fine di ottenere chiarimenti in merito.
Nell'interrogazione presentata dai Consiglieri del P.L.I. è inoltre richiamato un presunto atteggiamento di ostilità nei confronti della Nuova Sab-Ghia da parte dell'amministrazione del parco, in contrasto con tutte le altre autorità tenute ad esprimere un parere, che avrebbero dichiarato il loro assenso, nonché discriminazioni di trattamento in confronto con le altre Società estrattive all'interno del parco e l'incompatibilità del Vice Presidente del parco con le sue funzioni di consulente di altre società estrattive.
Al fine di poter chiarire l'intera vicenda e di dare quindi risposta agli interroganti è peraltro necessario ricostruire l'esatto succedersi degli avvenimenti: 1) La legge regionale 21 agosto 178, n. 53, istituiva il Parco naturale della Valle del Ticino, ai sensi della legge regionale 4 giugno 1975 n. 43: tra le finalità dell'istituzione del parco (la cui legge, ricordiamo, fu approvata sulla base di una proposta presentata dalla Provincia di Novara e dai Comuni interessati) vi erano: a) la tutela delle caratteristiche naturali, ambientali e paesistiche della Valle del Ticino b) la ricostituzione dell'unità ambientale e paesistica, coordinando gli interventi sul territorio piemontese con quelli sul territorio di pertinenza lombarda istituito in parco con legge della Regione Lombardia del 9 gennaio 1974, n. 2.
E' evidente il contrasto delle attività estrattive con le finalità di cui sopra.
Il compito di coordinare gli interventi sul territorio è demandato dalla legge istitutiva ad un piano, avente gli effetti di piano territoriale, riguardante il territorio del Parco.
2) La Giunta regionale, con deliberazione n. 79-23421, dell'11 settembre 1979, autorizzava la società mineraria Ticino - nuova Sab-Ghia, a proseguire la coltivazione della cava sino al 15 ottobre 1980.
3) La Giunta regionale, a norma di legge, ha predisposto il piano del parco del Ticino e lo ha adottato con deliberazione n. 47-29779, del 20 maggio 1980: tale piano prevede un apposito capitolo dedicato alle attività estrattive stabilendo, in conformità con le finalità del parco, la chiusura delle 7 cave presenti secondo tempi variabili tra i 6 mesi ed i 5 anni a seconda della collocazione delle cave stesse (sul terrazzo o nelle alluvioni recenti) "in ottemperanza non solo alla legge istitutiva del parco, ma anche a criteri obiettivi di corretto utilizzo del patrimonio naturale".
Pertanto la graduale chiusura delle cave risponde a criteri tecnici e non a discriminazioni di alcun genere. Delle 7 cave esaminate una risulta oggi chiusa, un'altra non svolge più attività estrattiva in loco, ma tratta materiale proveniente da altre località, una terza, la Sab-Ghia, dovrebbe aver cessato ogni attività fin dal 15 ottobre 1980 e pertanto è totalmente abusiva. Le altre quattro cave dovranno cessare la loro attività entro il 1984.
4) In data 13 ottobre 1980 la società nuova Sab-Ghia presentava istanza tendente ad ottenere l'autorizzazione alla prosecuzione dell'attività estrattiva: tale istanza non era accolta dalla Commissione tecnico consultiva per le cave di cui alla legge regionale 69/78 in quanto, pur sussistendo il parere favorevole del Sindaco di Oleggio, del Genio Civile di Novara e del Magistrato del Po, la prosecuzione sarebbe stata in contrasto con il piano del parco adottato dalla Giunta regionale: va rilevato che il parco del Ticino esprimeva parere sfavorevole ritenendo l'intervento in contrasto con l'articolo 12, sub a), della legge istitutiva del parco: l'Assessorato alle cave provvedeva, con nota n. 354, del 19 febbraio 1981, a comunicare alla Società il divieto di procedere ad ogni ulteriore lavori di escavazione.
5) La Società nuova Sab-Ghia procedeva ugualmente nei lavori di escavazione, come risulta dai vari verbali di accertamento redatti dalla Regione e dal parco del Ticino e, in data 22 aprile 1981, veniva diffidata dal Presidente della Giunta regionale a proseguire nei lavori: va anche ricordato che, in contrasto con l'autorizzazione concessa alla società l'11 settembre 1979, la società stessa non aveva proceduto al recupero ambientale previsto dall'autorizzazione e pertanto veniva versata la somma di L. 15.000.000 a garanzia dei lavori a favore della Regione.
6) In data 20 luglio 1981 veniva inviato esposto al Pretore di Novara che non riteneva dover procedere penalmente.
7) Proseguendo i lavori di coltivazione, nonostante le intimazioni, la Giunta regionale, con deliberazione n. 70-10630, del 13 ottobre 1981 confermava l'illegittimità della coltivazione e con deliberazione n. 89 11006, del 27 ottobre 1981, comminava la sanzione pecuniaria di lire 50.000.000 ai sensi della legge regionale 69/78: in data 30 novembre 1981 il Presidente della Giunta regionale, con proprio decreto n. 9044 decretava la cessazione di ogni attività estrattiva.
8) In data 3 febbraio 1982 si provvedeva a trasmettere un nuovo esposto al Pretore di Novara.
9) Nel frattempo si provvedeva ad attivare la procedura di sanzione amministrativa prevista dalla legge regionale 53/78, istitutiva del parco che prevede una sanzione da un minimo di lire 3.000.000 ad un massimo di lire 5.000.000 per ogni 10 mc. di materiale rimosso: la procedura di sanzione risulta essere ancora in corso.
Il complesso iter descritto dalla vicenda dovrebbe rispondere alle richieste di chiarì- menti dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio. Pertanto, per dare risposta anche al Consigliere Montefalchesi si fa presente che la Giunta regionale ha assunto una deliberazione (n. 1 16963, del 30 giugno 1982) con la quale invita il Sindaco di Oleggio ad esercitare il potere di cui all'articolo 61 e seguenti della legge regionale 56/77 emettendo ordinanza con ingiunzione per l'immediata apposizione di sigilli agli accessi ai luoghi di svolgimento delle attività abusive, al macchinario impiegato o alle cose ed ai luoghi indispensabili per lo svolgimento dei lavori in caso di inottemperanza all'ordinanza stessa: con la stessa deliberazione la Giunta delega due funzionari regionali ad assistere il Sindaco di Oleggio in tali procedure.
Infine, per quanto concerne l'incompatibilità del Vice Presidente del parco con le sue funzioni di consulente di alcuni operatori esercenti attività di escavazione, richiamato nell'interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio, si precisa che il parco del Ticino è gestito da un Consorzio di 11 Comuni con la Provincia di Novara e pertanto la questione dell'incompatibilità deve essere affrontata dal Consorzio stesso ovvero deve essere riportata al T.A.R.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Anche questo è un caso che testimonia la tendenza a rimettere in discussione la politica che le Giunte di sinistra hanno avviato dal 1975 in poi in ordine alla tutela dei parchi e dell'ambiente naturale.
La risposta dell'Assessore è documentata e soddisfacente. Contrastando l'attività della cava con l'istituzione del Parco si pone il problema di adottare misure per far sì che questa incompatibilità cessi.
Le forze di sinistra devono continuare la battaglia politica in ordine alle politica dei parchi e della tutela dell'ambiente naturale al fine di bloccare le iniziative e le tendenze in atto di aggressione al territorio ed all'ambiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La mia considerazione non è polemica ma è di testimonianza: dire che il problema dell'ambiente sia una prerogativa e una preoccupazione esclusiva delle sinistre mi sembra quanto meno nella nostra Regione del tutto antistorico. Noi non andiamo a rivendicare primogeniture, ricordo però che nella prima legislatura un lavoro serio e proficuo in questo senso sia stato fatto e le leggi fondamentali in questa materia avevano tra i primi firmatari il nostro attuale Segretario generale Valerio Zanone.
Quindi nessuna priorità nella proposta e nessuna esclusione di altre parti nella elaborazione di queste istituzioni perché la seconda legislatura ha visto sempre il consenso dei Consiglieri di tutte le forze politiche.
Ho l'impressione Consigliere Montefalchesi, che non sia un problema di scelte politiche, ma sia problema di approccio culturale ai temi.
Il Gruppo liberale ha ritenuto di farsi portatore in questa sede di una situazione di malessere affinché risultasse in modo esplicito e palese che né da parte degli interroganti, né da parte di altre forze politiche ci fosse su questa questione ripensamenti o tentativi di forzare le situazioni né in termini frenanti né in termini di prevaricazione verso l'uno o l'altro degli interessati a questa vicenda.
Apprezziamo che si sia spiegato alla collettività piemontese che la chiusura delle cave ha una sua logica di tipo sistematico e ambientale per intervenire immediatamente laddove i guasti in pendenza sono più giustificativi per azzerare tutto a cinque anni data.
Questa procedura ci soddisfa. Probabilmente con i titolari delle cave si è fatto un problema di carta bollata che non una questione di crescita della consapevolezza un fenomeno che la Regione e l'Ente parco stanno gestendo.
Esprimiamo soddisfazione per la risposta dell'Assessore che ci ha dato il modo di considerare come la nostra preoccupazione non fosse infondata.
La discussione servirà a sottolineare l'aspetto politico. Le vicende di "carta bollata" e di compatibilità o meno di un personaggio con la sua carica sono oggetto di discussione in altre sedi alle quali rimandiamo nella loro autonomia.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Penasso e Chiabrando inerente ai danni da ungulati nelle zone limitrofe al parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Penasso e Chiabrando inerente ai danni da ungulati nelle zone limitrofe ai Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand.
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai parchi naturali

Con riferimento all'interrogazione in oggetto, con la quale i Consiglieri Penasso e Chiabrando chiedono quali provvedimenti previsti dalle vigenti leggi (piano di abbattimento, etc.) si intendono assumere per eliminare l'inconveniente dei danni arrecati al patrimonio boschivo, alla flora ed agli orti familiari, da cinghiali, cervi, caprioli che popolano il parco di Salbertrand in numero certamente eccedente per l'equilibrio naturale, si precisa quanto segue: la Giunta regionale, da anni, sta provvedendo ad effettuare, in concomitanza con la stagione autunnale ed invernale, prelievi di ungulati nel Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand, al fine di ridurre drasticamente il numero di animali (cervi e caprioli in particolare) immessi dalla Provincia di Torino nel 1959 ed esplosi demograficamente intorno agli anni 1975/76 perché non controllati nella loro espansione numerica: nel corso dell'inverno 1981/82 è stato attuato un piano di abbattimento selettivo di 40 cervi tramite l'Amministrazione provinciale di Torino nonostante i continui prelievi che sono stati effettuati negli ultimi 4 anni gli animali presenti nell'area del Parco hanno continuato a mantenersi ad un livello numerico elevato: peraltro, nel corso del 1982, si sta continuando nell'intervento di prelievo attraverso la cattura stabilita con deliberazione della Giunta regionale n. 158-17290, del 6 luglio 1982, nel limite di 50 cervi e di 50 caprioli gli interventi posti in atto, o in essere, da parte della Giunta regionale avranno comunque un seguito nel corso del 1982: infatti è entrato in funzione l'Ente di gestione del parco naturale che, a norma della legge regionale 20 ottobre 1977, n. 50, ha il compito di predisporre il piano di abbattimento relativo all'area del Parco: in tal senso l'Ente parco ha già assunto una deliberazione che dovrà essere sottoposta al parere dell'Istituto nazionale di biologia della selvaggina di Bologna gli interventi sopra descritti fanno riferimento esclusivamente all'area del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand: peraltro il problema dei danni alle colture agricole ed ai boschi riguarda oggi in particolare le zone esterne del Parco, zone sulle quali non possono essere applicati i piani di abbattimento previsti dalla legge regionale 50/77; in tali zone l'intervento che si sta provvedendo ad attuare è quello di un apposito piano di tiro, predisposto e gestito dalla Provincia di Torino in collaborazione con l'Assessorato regionale alla caccia.
Gli interroganti richiedono inoltre che venga sollecitato l'accertamento dei danni, alla valutazione dei quali dovrebbero essere chiamati esperti come i funzionari del C.F.S.: si fa presente che, per quanto concerne i danni all'interno del parco, l'Assessorato ai parchi ha già comunicato all'Ente parco, con lettera del 29 giugno u.s., di provvedere alle necessarie procedure, ivi compresa la liquidazione dei danni stessi, previo accertamento da parte degli Uffici provinciali e dell'I.P.A. (Ispettorato Provinciale Agrario).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

La risposta è soddisfacente. Lo scopo dell'interrogazione era quello di insistere perché l'azione di abbattimento continui.
Per colpa dell'eccessivo numero di animali vien messo in discussione lo stesso Parco. Se riusciamo a mantenere l'equilibrio salvaguardiamo il Parco.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Norme generali sui trasporti

Comunicazioni della Giunta


PRESIDENTE

Punto terzo all'ordine del giorno. Comunicazioni della Giunta.
La parola all'Assessore Cerutti sulla situazione dei finanziamenti per i trasporti in Piemonte.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

La Giunta, mio tramite, ha inteso relazionare al Consiglio sulla problematica dei trasporti che è all'attenzione dell'opinione pubblica anche perché desta serie preoccupazioni agli amministratori regionali, alle forze politiche, sociali e produttive del paese.
Con questa mia relazione intendo anche rispondere all'interpellanza presentata dai Consiglieri Guasso, Revelli Bontempi, Ferrari, Ariotti e Biazzi, sul problema degli investimenti del piano integrativo delle FF.SS.
e all'interrogazione presentata dai Consiglieri Ferro, Revelli e Ferrari per quanto riguarda le imprese private che gestiscono il trasporto extra urbano.
Mi scuso se inizio la relazione citando alcuni aspetti della legge nazionale 151 che istituiva il fondo nazionale dei trasporti in quanto è importante tracciare il quadro generale che ha cambiato radicalmente il concetto della gestione dei trasporti, gli stessi obiettivi della legge e pertanto, la situazione che ha determinato per quanto riguarda la Regione Piemonte.
Gli obiettivi della legge 151, che il Parlamento ha approvato il 10 aprile 1981, aveva come finalità la realizzazione di una diretta correlazione tra lo sviluppo economico, l'assetto territoriale e organizzativo dei trasporti, in modo di realizzare l'integrazione e il coordinamento dei servizi ferroviari per evitare aspetti concorrenziali con gli stessi. Obiettivi di organizzazione e razionalizzazione oltre che di tipo economico venivano posti, con l'art. 6, per stabilire obiettivi di riequilibrio nei bilanci dei servizi del trasporto e pertanto usare meccanismi nuovi per contenere il disavanzo pubblico che il settore dei trasporti aveva rappresentato negli anni precedenti.
Si è costituito il fondo nazionale dei trasporti, fondo che, come recita l'art. 9., "viene dotato per l'anno 1982 di un importo pari a quello corrisposto, a qualsiasi titolo, nell'anno 1981 dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni direttamente o indirettamente in favore delle aziende di cui al primo comma, e per le finalità ivi considerate".
Si è costituito tale fondo trattenendo dai diversi bilanci, regionali provinciali e comunali, la cifra che questi enti avevano impiegato nel 1981, che pertanto veniva tolta dai relativi bilanci per realizzare l'ammontare comune che è il fondo nazionale trasporti.
Lo Stato ha aggiunto, per il 1982, su una previsione teorica di 2.500 miliardi (spesa presunta nel testo di legge) 400 milioni, pari al 16 % che era considerato il tetto invalicabile dell'inflazione e pertanto degli aumenti di costo che i trasporti potevano subire. Questo ammontare era teorico perché partiva dal concetto di una spesa non consolidata, perlomeno non accertata, che erano i 2.500 miliardi iniziali.
Su questa cifra si è fatto il censimento delle spese. Dai primi dati rilevati dalle comunicazioni obbligatorie che Regioni, Province e Comuni hanno fornito al Ministro competente, l'ammontare della cifra teorica è salita a circa 2.700 miliardi.
A questo punto ci si è chiesti: lo Stato è in grado di aggiornare il 16 sulla spesa accertata? In caso contrario il calcolo sui 2.500 miliardi rispetto ai 2.700 miliardi riduceva quel 16 % di possibilità di indebitamento ad una quota attorno al 12 %.
La legge 151 prevedeva anche la possibilità di aumentare questa cifra per il 1983 del 13 % (aliquota di previsione del tasso di inflazione), e per il 1984 del 10 %.
Queste erano le prospettive che la legge 151 forniva al momento della sua approvazione obbligando le Regioni nella previsione gestionale dell'anno sperimentale 1982. E' ovvio che il fondo nazionale non copriva l'intera spesa necessaria per i trasporti.
Con decreto del Ministero dei trasporti veniva fissata l'aliquota che ciascuna Regione doveva applicare nel rapporto costi-ricavi, in modo da assicurare, come la legge prevede, il ripiano finanziario delle aziende che esercitano il trasporto se il loro costo di gestione fosse contenuto nel limite del costo standard. Questa è una grande innovazione contenuta nella legge 151.
Il costo standard significa attenta e rigorosa valutazione del costo effettivo delle aziende calcolando le effettive spese per chilometro.
Per quanto riguarda la Regione Piemonte l'analisi fatta dagli uffici regionali ha dato un costo chilometrico di gestione di 1.475 lire per il trasporto extra urbano.
Tutte le aziende, pubbliche e private, ad eccezione dell'azienda "Trasporti Torinesi", contengono i loro costi effettivi di gestione al di sotto del costo standard; pertanto, tecnicamente parlando, tutti i bilanci sono potenzialmente, al termine dell'anno, equilibrati fra il gettito delle tariffe ed il fondo disponibile attraverso la legge 151.
Il rapporto stabilito dal Ministero dei trasporti per la Regione Piemonte è stato del 30 % (sul costo standard il 30 % deve essere il ricavato dei biglietti e degli abbonamenti, il 70 % il ripiano finanziario).
Su queste motivazioni tecniche si inserisce il discorso che riguarda il Piemonte.
Dal censimento fatto della spesa storica che il Piemonte ha avuto nel 1981 per i trasporti sono stati evidenziate le seguenti cifre: per le province ed i comuni 143 miliardi di spesa storica per la regione 45 miliardi per un totale di 188 miliardi e rotti spesa storica nel contesto nazionale del fondo.
Con l'aggiunta del 16 % e del meccanismo perequativo che è stato deliberato concordemente dallo Stato attraverso la Commissione interregionale degli Assessorati dei trasporti veniva previsto per la Regione Piemonte una spesa di 218 miliardi per il riequilibrio finanziario delle aziende dei trasporti.
E' di questi giorni la notizia dell'intenzione del Ministro del tesoro Andreatta di non considerare più la spesa effettiva storica che le Regioni e gli enti locali avevano assunto sui loro bilanci nel 1981 e che sono stati trattenuti nel 1982 dai bilanci stessi, per basare esclusivamente il riparto del fondo dei trasporti sulla spesa teorica dei 2.500 miliardi con l'aggiunta dei 400 miliardi, utilizzando circa 200 miliardi di spesa storica a finanziamento del 16 %, che era la quota invece aggiuntiva di indebitamento concessa alle aziende di trasporto.
Tutto questo, se verrà portato avanti, porterà la Regione Piemonte ad una diminuzione della disponibilità finanziaria dai 218 miliardi ai 205 miliardi con un taglio di spesa di 13 miliardi.
Come recuperare questi 13 miliardi che rappresenterebbero comunque il "buco" nella gestione dei trasporti in Piemonte? E' una cifra non indifferente che non può che gravare sul bilancio regionale, pertanto vi è la necessità di recuperare una cifra del genere stante la disponibilità della legge 151 che consente alle aziende che esercitano i trasporti il ripiano dei loro bilanci in funzione del rispetto del costo standard.
E' un problema che ci auguriamo di non dover affrontare perché speriamo che ci si renda conto del grosso danno che viene alla gestione dei trasporti, soprattutto in considerazione del fatto che la politica monetaria del biglietto non è più attuabile, alla fine dell'anno di gestione, e che il discorso della gestione e del pareggio finanziario era stato impostato sulle direttive della legge 151.
Questa legge avrebbe già penalizzato la realtà del Piemonte. Il costo di gestione dell'Azienda trasporti torinesi è superiore al costo standard del 25 %, perciò la cifra superiore al costo standard, secondo ì deliberati della legge, deve essere assunta dal Comune proprietario dell'azienda e pertanto questo disavanzo finanziario andrebbe a carico del Comune di Torino. Questo rappresenterebbe per i trasporti torinesi una cifra attorno ai 15 miliardi, tenendo presente che quest'anno, per alcuni risparmi e l'aumento tariffario, l'Azienda trasporti torinesi ha ridotto di quasi dieci miliardi il suo potenziale disavanzo finanziario sulla gestione dei trasporti.
Tutto questo crea problemi di riequilibrio per tutte le aziende dei trasporti in senso generale.
I colleghi Consiglieri sanno quanto è avvenuto nelle aziende del Cuneese.
Devo dire con estrema lealtà che la situazione che le aziende cuneesi vivono è pari a quella di tutte le aziende del trasporto; non esistono situazioni di disparità fra il Cuneese, l'Alessandrino o altre zone.
I ritardi dei finanziamenti - e ne farò oggetto nella mia relazione hanno portato le aziende a non percepire nei tempi tecnici la contribuzione di ripiano. Le aziende hanno subito degli scoperti bancari in quanto ad ogni fine mese hanno pagato gli stipendi.
La documentazione fornita alla stampa contiene alcune inesattezze, Il costo generale delle aziende del Cuneese si aggira dalle 1.100 alle 1.400 lire al chilometro. Si dice che la Regione è debitrice di 5 miliardi nei confronti delle aziende e, dal momento che lo Stato ha versato sinora 165 miliardi e ne ha erogati solo 109, non si spiega come non sono stati spesi 56 miliardi.
E' bene che i colleghi sappiano come lo Stato ha rimborsato le spese del fondo nazionale trasporti.
A tutt'oggi sono stati emanati quattro decreti dal Ministero dei trasporti: il decreto n. 301 del 19.1.1982 di 42 miliardi 368 milioni; il decreto n. 1596 del 3.5.1982 di 60 miliardi e 163 milioni; il decreto n.
2898 del 17.6.1982 di 38 miliardi 929 milioni; il quarto decreto del 27.7.1982 di 23 miliardi 645 milioni.
La realtà invece è la seguente. A tutt'oggi la Regione Piemonte ha avuto una disponibilità reale di spesa di soli 106 miliardi circa. Gli ultimi due decreti del Ministro dei trasporti, quello in data 17.6.1982 e quello in data 27 luglio 1982, non sono ancora stati tradotti in disponibilità finanziaria. Questo significa che la Regione è creditrice nei confronti dello Stato, per cifre non ancora deliberate, per 54 miliardi.
Per evitare equivoci ho comunque portato in sede di Giunta, martedì scorso, il riparto finanziario sui 54 miliardi e 409 milioni che spettano alla Regione Piemonte evidenziando ancora una volta che non appena la Regione disporrà della cifra sarà in grado di elargire il contributo regionale.
Con i 165 miliardi assicuriamo alle aziende del trasporto una quota pari a 810 lire a chilometro che, aggiunta alle 400 lire circa per l'incasso dei biglietti e degli abbonamenti, assicura circa 11.200 lire come costo effettivo chilometrico.
Queste realtà non possono essere sottaciute. Se carenza vi è nella distribuzione dei fondi va addebitata allo Stato che è inadempiente nel fornire, così come la legge ha previsto, con anticipazione di tre mesi in tre mesi, i fondi necessari per assicurare la gestione corretta dei trasporti.
La nuova SATIP ha, in un certo senso, ricattato la Regione non pagando i dipendenti e creando una situazione di tensione con scioperi articolari nel Cuneese. Il fatto è stato evidenziato negli incontri con la Società e con le organizzazioni sindacali dei lavoratori.
La sostanza del problema sta nella disponibilità di cassa che la Regione non ha perché Io Stato, pur trattenendo i fondi dal bilancio, non ha ancora previsto la disponibilità di cassa per quanto riguarda il fondo nazionale trasporti.
Devo anche dire - anche se questo è oggetto di altre valutazioni - che lo sciopero degli autonomi rischia di paralizzare il trasporto urbano della Città di Roma. Il problema è sostanzialmente di carattere aziendale e sindacale. Gli autonomi del trasporto romano chiedono un'integrazione rispetto al contratto già sottoscritto in sede nazionale dei trasporti, di circa 210.000 lire mensili, che farebbero scattare tutte le possibilità di equilibrio dei trasporti stessi.
Questa richiesta viene avanzata dal sindacato autonomo romano in dipendenza del fatto che l'azienda dei trasporti di Napoli ha concesso, in un modo inspiegabile, la stessa cifra ai dipendenti ignorando qualsiasi contratto o tetto di indebitamento. E' un esempio anacronistico avvenuto a Napoli che detiene il non invidiabile primato della disoccupazione.
Condivido la durezza dell'atteggiamento tenuto dagli amministratori locali che intendono arrivare anche alla precettazione dei lavoratori.
C'è un altro dato che va meditato: i tagli previsti nel bilancio 1983.
Nella presentazione della legge finanziaria, oltre alle difficoltà già esistenti per i trasporti nella gestione 1982, vi è la proposta di un taglio del 10 % sulla cifra storica ipotetica dei 2.900 miliardi, portando il fondo nazionale trasporti per l'anno prossimo a 2.610 miliardi circa liberalizzando le tariffe del trasporto pubblico.
Se sommiamo il taglio del 10 % su una cifra che è già carente dell'8 rispetto alla cifra effettiva di quest'anno, il taglio del 10 % per il prossimo anno, l'indebitamento che avranno le aziende l'anno prossimo l'aumento delle tariffe sarà del 35 % circa. Il termini concreti il biglietto che oggi a Torino costa 300 lire, verrebbe elevato a 500 lire salvo ulteriori conguagli.
Ritengo personalmente che sia pia illusione ricercare la quadratura finanziaria dei trasporti attraverso l'aumento delle tariffe, perch aumentando le tariffe ci sarà un punto di rottura sul numero delle persone trasportate.
Questo aspetto è stato trattato nell'ultima riunione degli Assessori regionali ai trasporti a Roma, il 29 settembre ultimo scorso, i quali hanno discusso dei tagli ai trasporti su gomma oltre che delle previsioni dei tagli sugli investimenti delle FF.SS.
Vi leggo questo documento che costituisce anche una risposta all'interrogazione dei Consiglieri comunisti per quanto riguarda, appunto il taglio alle spese di investimento delle FF.SS.: "Gli Assessori regionali ai trasporti si sono riuniti mercoledì 29 settembre a Roma per esaminare i problemi connessi alla determinazione ed alla ripartizione del fondo nazionale dei trasporti, alla luce del disegno di legge 3629, 'Legge finanziaria 1983' e quelli connessi al piano integrativo delle FF.SS. e delle ferrovie in concessione.
"Le Regioni hanno convenuto unitariamente che le risorse previste per il 1983 sulla legge finanziaria, pari a 2.610 miliardi, sono insufficienti in quanto riducono addirittura sensibilmente le spettanze definite per il 1982.
"Le Regioni ritengono che in ogni caso deve essere garantita l'entità stabilita per il 1982 (circa 3.000 miliardi). Ciò lascia aperta l'esigenza di reperire 700 miliardi per il 1983.
"Le Regioni non ritengono che si possano solamente inasprire le tariffe per coprire detto importo, ma che occorra anche dare piena applicazione della legge di riforma dei trasporti pubblici locali (legge 151 del 1981) attraverso i recuperi di produttività, la politica degli investimenti, le politiche sul traffico e i provvedimenti di riorganizzazione aziendale.
"Le Regioni ritengono che i bilanci aziendali delle aziende nel settore debbano essere adeguatamente pubblicati, resi trasparenti e confrontabili.
"Le Regioni, consce dei gravi problemi finanziari del Paese, ritengono che le iniziative surrogatorie e coercitive disposte dalla legge finanziaria 1983 producono effetti destabilizzanti sull'assetto sociale e nel quadro istituzionale delle competenze in materia dei trasporti.
"In particolare tali provvedimenti risultano di problematica applicazione in rapporto alla variegata situazione in atto, vanificando il processo che le Regioni stesse stanno effettuando con profondo senso di responsabilità, anche ove vi sono maggiori difficoltà, al fine di omogenizzare i livelli di efficienza, produttività e redditività dei servizi e, in ultima analisi, di contenimento della spesa pubblica.
"Le Regioni in merito ai problemi economico-finanziari dei trasporti pubblici locali preannunciano un'iniziativa unitaria al fine di verificare con il Governo, l'ANCI e le rappresentanze datoriali e sindacali, Cgil Cisl, Uil confederali un programma di intesa unitario per dare coerenza e tranquillità in un arco pluriennale alla programmazione e al governo dei trasporti.
"Per il settore ferroviario è stato deciso di richiedere l'integrale applicazione della legge 17 del 1981 in armonia con la politica integrata di investimenti dei trasporti. A tal fine, le Regioni chiedono un urgente incontro plurilaterale con la X Commissione parlamentare della Camera e con l'intervento dei Ministri del tesoro, dei trasporti e delle Regioni.
"Infine le Regioni preannunciano un convegno nazionale a breve termine per l'esame globale del trasporto ferroviario, sia statale che concesso con riferimento al piano delle FF.SS., piano integrativo e pluriennale e il piano di risanamento tecnico ed economico delle ferrovie in concessione".
Questo è un altro aspetto della problematica degli investimenti che la legge 151 prevede. Infatti, ben poche regioni fino a quest'anno disponevano dei fondi per il rinnovo del parco mezzi delle aziende pubbliche e private.
Con l'entrata in vigore della legge 151 si è potuto programmare, o si pu programmare, una disponibilità di investimenti che riguardano il settore della produzione degli autobus e che ritengo, in forma diretta, possa essere considerato un grosso contributo per l'occupazione nel settore.
Le nostre aziende sono in grado di produrre nazionalmente 7.500 mezzi (autobus e pullmann di qualsiasi categoria); con il fondo di investimenti previsto dalla legge 151 riusciamo ad assorbire di tale produzione circa 4.700 mezzi, lasciando una piccola fetta al mercato libero che le aziende utilizzano per integrare il parco per pullmann di gran turismo o per altre necessità non collegate con i finanziamenti delle Regioni.
Devo purtroppo comunicare al Consiglio che solo le Regioni del nord hanno predisposto la serie degli investimenti. Le Regioni Lazio, Campania Sicilia non hanno speso neppure una lira per il rinnovo del parco auto penalizzando ulteriormente la situazione occupazionale del Mezzogiorno.
Neanche la disponibilità finanziaria, perciò l'investimento diretto, viene utilizzata per assicurare l'occupazione, il che non è indifferente visto che lo stabilimento Fiat è stato creato nel Mezzogiorno per la produzione degli automezzi.
Per concludere mi riferisco anche all'altra notizia che riguarda il piano integrativo delle FF.SS. che, secondo le indicazioni del Ministro Andreatta, dovrebbe essere soggetto ai tagli sugli investimenti assegnati con la legge 17 alle FF.SS. e ripartito fra le Regioni.
La legge prevedeva un investimento di 12.500 miliardi circa, riferito a un programma per tutte le Regioni italiane, e precisamente: per infrastrutture 5.205 miliardi; per alloggi per il personale 250 miliardi per il quadruplicamento della Roma-Firenze 315 miliardi; per aliquote destinate a diversi interventi 1000 miliardi; riserve 10 miliardi; navi traghetto 150 miliardi; parco rotabile e situazioni varie 5.500 miliardi.
La Regione Piemonte nel riparto di questo programma integrativo è interessata per 370 miliardi per l'ammodernamento della linea Genova-Ovada Alessandria, linea Chiasso-Casale-Valenza, elettrificazioni varie, linea Modane-Torino, raddoppio della Novi-Tortona, la linea Torino-Genova, il quadruplicamento della Torino-Lingotto-Trofarello, la linea Torino-Milano il triplicamento del tratto Chivasso-Bovio-Castelrosso, il potenziamento del nodo di Torino, il completamento del nuovo scalo di smistamento di Torino-Orbassano, gli impianti nelle stazioni di Novara, Acqui e Domo-2, la sistemazione di una serie di impianti centralizzati ad alta tecnologia sulle linee di maggior traffico.
A questa cifra va aggiunta l'aliquota che spetta alla Regione Piemonte o di cui indirettamente beneficia la Regione Piemonte, per il parco rotabile.
Tutto questo, tradotto in termini di investimenti, significa quattro milioni di ore lavorative per le industrie direttamente legate al trasporto ferroviario, oltre alla Fiat, Ansaldo, ecc.
Mi auguro che l'intendimento del Ministro di effettuare il taglio su uno dei capitoli più importanti, quello degli investimenti, non si realizzi sia per i riflessi che avrebbe sull'occupazione sia in relazione al fatto che gli investimenti previsti per il completamento della Torino-Modane, per il completamento della Torino-Trofarello, per il nodo di Torino, per lo scalo Domo-2 e quello di Orbassano, che è legato all'interporto, non subiscano rallentamenti.
Le FF.SS. mi comunicano che i lavori non ancora appaltati debbono attendere le soluzioni che lo Stato intende dare sulla richiesta che il Ministro del Tesoro ha avanzato in Parlamento.
I Presidenti delle Regioni si faranno portatori presso il Governo di queste grosse preoccupazioni. Tutto questo andrebbe a mortificare una delle poche leggi in materia di trasporto che, a differenza del passato, non ha l'assistenza come spirito fondamentale, ma le premesse per raggiungere quel riequilibrio che la legge prevede di realizzare in cinque anni e per contenere i costi anche attraverso l'aggiornamento tecnologico che per anni è stato disatteso, in particolare nella nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Ci riserviamo di leggere la resocontazione stenografica perché è un documento di grandissima importanza.
Chiedo di avere la restituzione stenografica in tempi stretti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Anche il mio Gruppo chiede la restituzione stenografica delle dichiarazioni dell'Assessore perché, dopo la rilettura, intende intervenire.



PRESIDENTE

Anch'io intendevo intervenire su questo argomento a nome del mio Gruppo. Accetto la proposta di avere il testo delle comunicazioni perch gli spunti sono parecchi e gli argomenti da affrontare non possono essere riduttivamente trattati a freddo.
La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Non solo è interessante avere il testo stenografico, ma occorre un accordo perché l'argomento venga iscritto all'ordine del giorno di una delle prossime sedute del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Nella prossima riunione dei Capigruppo stabiliremo il giorno nel quale avverrà il dibattito sulle comunicazioni dell'Assessore Cerutti. Il punto delle comunicazioni della Giunta è terminato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" riferisco che è stato presentato il seguente progetto di legge: N. 250: "Norme per la lotta contro la droga e per la riabilitazione sociale e civile dei tossico-dipendenti", presentato dal Consigliere Carazzoni in data 1 ottobre 1982.


Argomento:

b) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 20 settembre scorso - in attuazione dell'art. 7, primo comma della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso l'Ufficio Aula.
Comunico inoltre che è stata distribuita una copia aggiornata del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Le comunicazioni sono così esaurite.


Argomento: Controllo sugli atti degli enti locali - Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 232 "Integrazione legge regionale 2.6.1982 n. 12. Bilancio di previsione dell'ESAP"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto dell'ordine del giorno: Esame disegno di legge n. 232 "Integrazione legge regionale 2.6.1982 n. 12. Bilancio di previsione dell'ESAP".
La relazione, data l'assenza del Consigliere Valeri, è data per letta.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Questa integrazione della legge regionale 2 giugno 1982 è un fatto un po' singolare perché approvando il bilancio avremmo dovuto approvare comunque il bilancio degli Enti strumentali. Il bilancio dell'ESAP allora non c'era ed era nata una discussione abbastanza marcata tra l'Assessorato e l'Ente. Si era arrivati allora impreparati, con un bilancio non steso in modo sufficiente, con molte incertezze sia sulla politica finanziaria dell'Esap, sia sulla gestione dell'Ente strumentale, per cui un'aggiustamento era necessario. I motivi del ritardo erano soprattutto legati alla necessità di predisporre piani di ristrutturazione delle aziende, vie di sviluppo, di dare cioè una strategia all'Ente per formare il bilancio.
L'Assessore aveva detto che in difetto di chiarezza occorreva tagliare energicamente. Su questa linea noi eravamo d'accordo. Oggi però siamo a fine esercizio senza che la chiarezza ci sia, quindi approviamo un bilancio di minima che poteva essere approvato entro il 30 giugno e tutto questo tempo poteva essere utilizzato per impostare discorsi di prospettiva.
Questa è la prima ragione del nostro voto contrario. Nella consultazione abbiamo rilevato che l'Esap sta svolgendo uno studio sulle aziende di gestione, che si cerca una via di sviluppo per l'Ente, che con la ricomposizione fondiaria la privatizzazione è parziale, che si cerca una sistemazione organica del settore caseario, cioè si va verso una politica di assestamento.
Tutto questo però a livello propositivo dell'Ente, su questa politica non c'è il pronunciamento dell'Assessorato, non c'è la posizione della Giunta, per cui siamo informati che ci si muove, ma non sappiamo verso quali prospettive.
Comunque anche quella consultazione ha confermato il malessere nei rapporti tra Giunta e gli Enti strumentali. La mancanza di indirizzo della Giunta viene lamentata da tutti gli enti ed in modo esplicito è stata lamentata dagli amministratori dell'Esap che pure possono avere le loro responsabilità per la preparazione tardiva dei piani di ristrutturazione dell'Ente.
Ci sono poi incertezze e valutazioni diverse.
V'è un'opinione sottesa che l'Assessorato voglia riprendere direttamente alcune parti della gestione.
Il discorso è sospeso. Oggi dobbiamo esprimersi sul bilancio e non possiamo che esprimerci con un voto contrario, come abbiamo fatto per il bilancio della Regione. Tutti i problemi dell'Ente restano aperti e vengono rinviati al bilancio 1983.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Il nostro Gruppo darà voto contrario. Il nostro Capogruppo che ha partecipato in sede di I Commissione all'esame di questa materia si è trovato imbarazzato a dare un giudizio e ha pensato che io come membro della III Commissione potessi dire qualcosa di più. Devo dire che in sede di III Commissione non passa nessun documento dell'Esap quindi, la situazione è anomala perché le leggi vengono approvate dal Consiglio vengono attuate e manovrate dalla Giunta, mentre manca un organo competente che attui il controllo sull'Esap o su altri enti strumentali.
L'attività dell'Esap si articola in diversi settori: garanzie fidejussorie che raggiungono anche 6-7 miliardi, attività promozionali per latte, carne, orto-frutta, vino, gestione metodologica di piani agricoli di zona, gestione di riordino irriguo piemontese, gestione di centro agro metereologico, poi iniziative di intervento fondiario, iniziative di partecipazioni azionarie.
Se la Commissione competente che deve interessarsi di queste questioni è tenuta completamente al di fuori di questi problemi, non sappiamo come possiamo esprimerci sul bilancio preventivo.
Devo anche ricordare che il bilancio preventivo dell'Esap era stato approvato in assemblea dell'Ente il 30 aprile scorso. Era attestato sui 9 miliardi e 571 milioni e 500 mila. Oggi ci ritorna con la cifra di 4 miliardi 999 milioni e 624 mila per cui si pensa che l'Esap potrà agire soltanto per coprire le spese correnti.
Poiché questo bilancio preventivo per l'82 viene esaminato all'inizio di ottobre c'è da ritenere che alcune cifre siano già state impegnate ed alcuni impegni già assunti dall'Ente. Noi però non ne sappiamo niente, non conosciamo niente. Quali sono le funzioni degli enti strumentali? Chi deve avere l'autorità in questi enti? Soprattutto chi deve contribuire nella gestione? Tra l'altro non abbiamo letto nemmeno il bilancio consuntivo del 1981.
Tuttavia, per poterci in qualche modo esprimere siamo andati a rivedere i bilanci preventivi degli anni passati e ci siamo trovati delle sorprese che non ci lasciano assolutamente tranquilli rispetto a quello di oggi.
Ci sono cifre che si riferiscono a materiale in magazzino che sono incomprensibili e ci lasciano il dubbio che siano state appositamente gonfiate per poter chiudere il bilancio.
Siamo anche preoccupati del fatto che nel bilancio 1980 c'erano in cassa 50 milioni a fronte di miliardi di debiti presso le banche! Abbiamo l'impressione che anche quei 50 milioni servivano a chiudere certe "addizioni" di bilancio.
Per esempio abbiamo scoperto che sulla produzione del formaggio grana il bilancio portava la cifra di 2 miliardi, ma da conteggi fatti abbiamo visto che la produzione annuale non poteva essere di 2 miliardi: l'Esap non aveva venduto neanche una forma di formaggio oppure ha valutato il materiale in magazzino due o tre volte il suo valore commerciale.
Altre osservazioni sarebbero da fare sulle aziende agricole, ma le vorremmo fare con la competenza che deriverebbe dalla dovuta informazione.
Pertanto il nostro voto sarà contrario. Chiediamo di poterci introdurre nell'Esap come negli altri enti strumentali per poter essere consci di quanto diciamo e di quanto decidiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi, credo che al di là degli adempimenti formali di rendere l'Esap con il voto lo strumento finanziario contabile di cui ha bisogno per poter quanto meno regolarizzare la sua attività che volge al termine dell'anno la discussione di questa legge dovrebbe costituire un' occasione per fare alcune considerazioni sull'Esap e più in particolare sull'intera politica agraria della Regione di cui l'Esap ha tanta parte.
Nella sede della I Commissione abbiamo avuto uno scambio di idee molto interessante con gli attuali dirigenti dell'Esap. L'Esap stesso ci ha fornito la documentazione attraverso la quale abbiamo potuto verificare l'attività dell'Ente di questi anni ed abbiamo incominciato a intravedere i risultati della politica agraria che la Regione ha avviato negli ultimi anni.
Le "enunciazioni" sulla politica agricola della Regione sono state come è riconosciuto da tutti - innovative rispetto al passato e anche largamente condivisibili. In particolare è stato com'è tuttora condivisibile la scelta che la Regione aveva fatto della filosofia enunciata dalla CEE attraverso le sue famose direttive del 1972, in particolare della prima direttiva che vede l'intervento a favore dell'azienda agricola in un'ottica che si pone come obiettivo un più elevato numero di addetti all'agricoltura, il conseguimento di un reddito comparabile con il reddito del lavoro dipendente ottenuto in settori extra agricoli, un'ottica che prende in considerazione, perché possa essere adeguatamente incentivato l'insieme degli interventi da effettuarsi nell'azienda agraria e non, come negli anni '60 e nei primi anni '70, tanti piccoli interventi isolati gli uni dagli altri e avulsi da qualsiasi programma. In una parola, si accetta la filosofia dell'intervento sulla base di un programma di sviluppo aziendale, coerente con le linee di sviluppo che dovrebbero essere individuate per una data zona, quello che viene definito piano agricolo zonale.
Sulla base di queste scelte di fondo la Regione Piemonte aveva emanato nel 1977 la legge 15 di recepimento delle direttive comunitarie, nel 1978 la legge 20 sui piani agricoli zonali ed aveva emanato nel 1978 la legge 63 che costituisce una specie di testo unico sugli interventi pubblici in agricoltura (se si escludono le due leggi ora enunciate, altre lei importanti ma settoriali promulgate successivamente in tema di recupero delle terre incolte di associazione di produttori, repressione delle frodi ecc...).
La Regione è poi intervenuta in tempi recenti nel settore agricolo dando vita a diversi organismi, i cosiddetti enti strumentali, che dovrebbero contribuire con i loro interventi a migliorare le sorti del settore. Tra questi vi è l'Esap, l'Ipla, l'Istituto zooprofilattico e, sia pure parzialmente interessati dal settore agricolo, l'Ires e la Finpiemonte.
Gli stanziamenti a favore del comparto primario sono stati in questi ultimi anni piuttosto consistenti anche se caratterizzati dai notevole ammontare dei residui passivi e dal fatto che buona parte dei finanziamenti sono dovuti a stanziamenti statali e non regionali.
In particolare, le somme stanziate per l'agricoltura e le foreste nell'81 sono stati pari a 168 miliardi di lire di cui 2/3 a carico di trasferimenti statali e poco più di 1/3 a carico del bilancio regionale.
La voce che più ha inciso sui 168 miliardi stanziati a favore del settore nel 1981 è stata per gli aiuti per l'assistenza tecnica, sostegno e sviluppo delle aziende e cooperative agricole, che ha inciso per il 29,9 seguito dagli aiuti per la zootecnia (il 19,8 %) dalla voce bonifica e irrigazione infrastrutture (8,5 %) dalla voce ammodernamento aziende agricole (7,6 %) dalla voce potenziamento culture pregiate (5,1 %) e dalla voce forestazione (4 %).
Da quanto abbiamo sin qui rapidamente esposto potrebbe a prima vista derivare un giudizio sostanzialmente positivo sull'attività della Regione nel settore agricolo e quindi la speranza che, proseguendo su questa linea il Piano di sviluppo che la nostra Regione si appresta a darsi per ì prossimi anni possa essere condivisibile. Invece molto sono le perplessità (e non solo perplessità) che si possono avere sulle realizzazioni che hanno caratterizzato il passato e che caratterizzano il presente.
Le osservazioni e le critiche, principali che possiamo fare alla gestione passata e presente sono in estrema sintesi le seguenti: la politica agricola della Regione deve secondo noi, dipendere dalla Giunta regionale ed in particolare dall'Assessorato all'agricoltura e non come spesso succede per l'Esap dagli Enti strumentali operanti nel settore.
A questo punto si potrebbe anche considerare quello che ci è stato detto dai dirigenti dell'Esap che non parlano di carenza di indirizzi rispetto all'intervento dell'Ente di sviluppo agricolo ma di contradditorietà di indirizzo da parte degli Assessorati.
Ricordo che in occasione del voto alla Giunta, in merito alla divisione delle competenze dell'Assessorato ci sembrava importante che gli Enti strumentali venissero raccolti in un'unica delega e su questa ci fosse la responsabilità di un Assessore specifico.
Dalle informazioni che ci danno i dirigenti dell'Esap pare che l'aver diviso le responsabilità abbia finito per non consentire di realizzare il coordinamento delle attività. E' stato corretto l'aver fatto risalire ad un unico Assessorato la responsabilità rispetto agli enti strumentali, ma era anche necessario che, nell'ambito dei diversi Assessorati di competenza, ci fosse un maggior coordinamento o comunque un maggior riferimento rispetto alla politica generale degli enti strumentali.
Non è forse più corretto che l'intera gestione di questi enti venga fatta risalire alla Presidenza della Giunta salvo essere la Giunta a garantire un maggior riferimento e un maggior coordinamento? Soprattutto deve essere chiaro che la politica dell'Esap dipende dalla Giunta regionale, e non come è avvenuto in questi ultimi anni, da altre cose operanti nel settore. Questi organismi per la loro stessa definizione dovrebbero essere strumenti tecnici per interventi di carattere più o meno straordinario, da effettuarsi con criteri di efficienza tecnico-economica nell'ambito di linee prescelte dalla Giunta, dall'Assessorato all'agricoltura o da altri Assessorati ovviamente approvati dal Consiglio regionale.
Troppo spesso si è permesso che l'Esap effettuasse scelte che coinvolgono in profondità le linee della politica agricola nazionale, senza che tra l'altro le stesse scelte fossero precedute da un'approfondita analisi tecnico-economica sulle conseguenze che avrebbero potuto comportare.
Con riferimento ad alcune importanti acquisizioni effettuate dall'Esap in passato nel settore della trasformazione lattiero-casearia e ad un'iniziativa che si vuole portare avanti in futuro nel settore vinicolo.
All'acquisizione dei caseifici si è giunti senza valutare approfonditamente né la collocazione che dette strutture avrebbero potuto avere nell'ambito della politica lattiero-casearia regionale, né la validità economica delle varie operazioni: di conseguenza l'Esap deve attualmente destinare una congrua fetta del proprio budget annuale (si tratta ormai di centinaia di milioni) al ripiano delle passività che le strutture di cui sopra accumulano.
Per quanto concerne l'intervento dell'ordine di mezzo miliardo di lire che l'esecutivo dell'Esap ha sancito, quale prestito senza interessi a favore della Cooperativa piemontesi, al fine di sperimentare l'utilizzazione degli impianti dell'industria Beccaro di Acqui, è chiaro che, una volta che detto intervento venisse messo in atto (speriamo che questa eventualità sia allontanata) rappresenterebbe il primo concreto passo all'acquisizione di uno stabilimento di grosse dimensioni che, oltre a costituire un notevole aggravio finanziario per la collettività, potrebbe costituire un vincolo nella rete delle strutture di trasformazione e commercializzazione che la Regione si volesse dare nel settore vinicolo. E ciò senza che una scelta del genere sia stata prevalentemente avvalorata da una approfondita analisi tecnico-economica né anticipata da una precisa definizione di politica del settore, che se sappiamo che recentemente la Finpiemonte ha ricevuto un incarico rispetto a talune di queste analisi.
Altro appunto fondamentale che ci sentiamo di poter muovere all'azione dell'Esap (mi riferisco a questo Ente, perché abbiamo di fronte il suo bilancio e perché è il più importante ente operante in agricoltura, mentre gli altri ci sembrano meno assoggettabili a critiche) riguarda i piani agricoli zonali. Di essi si discute ormai da più di 4 o 5 anni, checché se ne dica sono stati portati avanti pur riconoscendo le difficoltà oggettive di vario genere che si sono incontrate lungo il loro cammino, senza preoccuparsi in alcun modo di applicare una metodologia seria, tipo quella che è stata applicata nella Regione Emilia e che era stata a suo tempo approvata dal Consiglio di Amministrazione dell'Esap, ma che poi è stata messa in un cassetto sostituendola con uno schema di metodologia niente affatto vincolante che si preoccupa esclusivamente di quella che viene definita "la partecipazione degli agricoltori", senz'altro fondamentale e necessaria, ma che, a nostro parere, non è, da sola, sufficiente anche se ovviamente permette di evitare certe difficoltà di applicazione, certi aspetti tecnicistici che una metodologia più seria necessariamente comporta.
Queste premesse ci inducono a dichiarare che, dopo le buone enunciazioni che noi abbiamo condiviso quali abbiamo anche concorso, ci sembra di poter dire che non è successo nulla, perché non solo non si sono fatte le scelte sbagliate, ma si sono anche fatti grossi errori nelle questioni di scelta.
Al di là delle accuse che si possono fare alla Giunta, rispetto a questo problema, su questo argomento anche il Consiglio regionale ha delle grandi difficoltà perché non ha mai posto sufficiente attenzione ai bilanci e alle attività degli enti strumentali dipendenti. Ricordo che la legge regionale delle procedure prevede che, contestualmente al bilancio annuale della Regione, debbono essere presentati anche i bilanci degli enti strumentali.
Purtroppo, anche quando i bilanci sono stati presentati il più delle volte da parte dello stesso Consiglio ci si sofferma poco su di essi e si interviene piuttosto nel contesto generale. Bisognerebbe forse trovare occasioni di approfondimento come quella che noi abbiamo tentato di voler fare stamattina, attraverso il nostro intervento, considerando la legge dell'Esap non un fatto accidentale, ma legge sulla quale intendiamo intervenire per poter dare alla Giunta qualche suggerimento.
Che cosa occorre fare? In base a quanto ho detto e non potendo per i limiti di tempo toccare altri temi, le nostre proposte circa le grandi linee della politica agraria regionale, per l'Esap in particolare, per il prossimo futuro crediamo che si possano sintetizzare in questi punti: 1) la politica agraria regionale deve dipendere dalla Giunta, ed in particolare dall'Assessorato all'agricoltura 2) gli enti strumentali, a partire dall'Esap, non travalichino i loro compiti tecnici e strumentali 3) il Consiglio, in virtù del suo diritto di intervenire nel momento in cui si definiscono le politiche e nel momento di controllo rispetto alle decisioni che si prendono 4) si porti innanzi il processo di pianificazione zonale in agricoltura, senza cambiare i rapporti di forza della composizione delle commissioni di zona nel contempo applicando una metodologia meno elastica ed evasiva di quella finora applicata 5) sia fatta buona la filosofia innovativa introdotta con la direttiva CEE del 1972 fatta propria in buona parte dalle legge regionale n. 63 dovrà essere migliorata ma non stravolta.
Qualsiasi intervento di notevole peso, effettuato dall'ente pubblico che comporti un esborso immediato a carico della collettività o possibili conseguenze a livello gestionale per gli anni a venire, sia preceduto da una approfondita analisi di fattibilità tecnico-economica. Il tempo e il denaro impiegati per tali analisi saranno ben spesi e ciò soprattutto laddove i risultati dimostreranno la non convenienza a procedere nell'intervento ipotizzato. Si potranno così risparmiare cifre che con assoluta facilità raggiungono ormai i nove zeri.
Il vero limite che presentano queste analisi è dato dai vincoli che dai risultati delle stesse possono derivare a chi N in mano le leve del potere.
E chi ha in mano le leve del potere ha ritenuto di "bloccare" un bilancio che probabilmente non era stato compilato e condotto con quei criteri di economicità e di valutazione che abbiamo detto.
La debolezza di questa decisione è quella che a questa decisione la Giunta sia giunta non tanto per scelta politica precisa, ma obbligata da una situazione di bilancio che ci ha costretti a rivedere i conti ed a intervenire sui punti di crisi. E questo dell'Esap è un punto di crisi.
Se questo momento d'attesa significa che la Giunta ha compreso la necessità di fare una pausa e di riprendere il discorso rispetto a questi temi, noi abbiamo detto che vorremmo vederne impostata la politica e ci auguriamo che la maggioranza, che reclama occasioni di costruzione e di proposta, sappia tener conto di quello che in questa occasione abbiamo detto approfittando della messa in votazione dello strumento finanziario dell'Esap.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, questa discussione richiede una particolare attenzione da parte del Consiglio regionale perché si tratta delle prospettive dell'agricoltura nella Regione Piemonte.
Si tratta di decidere la sorte dell'Esap. Il bilancio originale dell'Esap si aggira intorno ai dieci miliardi,oggi è stato drasticamente ridotto a cinque miliardi. Le risorse finanziarie sono importanti, ma molto più importanti ancora sono le linee di indirizzo che l'Esap persegue.
Abbiamo chiesto che il Consiglio d'Amministrazione dell'Esap venisse a riferire alla Commissione. Questa richiesta per altro non fu condivisa da tutti.
Temevamo che l'Esap dal primitivo indirizzo nel campo della sperimentazione, della ricomposizione fondiaria e della programmazione sostegno volto a rendere l'agricoltura competitiva in campo internazionale specialmente nella Comunità Europea, fosse andato perente.
Il Presidente dell'Esap informando la Commissione sulle linee che si intendono perseguire ci ha confortato, ci ha indotti a ritenere giusta quella politica a quelle forze politiche che si sono battute nei momenti critici della crisi del latte e del vino e che hanno criticato gli interventi sulle aziende San Matteo, Crescentino, Latte Verbano, devo ricordare che quelli sono stati gli unici interventi che hanno impedito la caduta del prezzo del latte, la distribuzione delle stalle, la sfiducia nelle campagne.
Quindi non abbiamo alcun motivo oggi di non dare voto favorevole a questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, la discussione sul bilancio dell'Esap ci ha indotti ad entrare nelle questioni istituzionali che riguardano gli enti strumentali.
L'incontro con gli amministratori dell'Esap si è rivelato positivo. Se è vero che nella fase di programmazione questi enti possono rivestire sempre di più una funzione di cerniera tra Regione e società, la proposta del P.C.I. è di prevedere un calendario di incontri in I Commissione per discutere preventivamente con i Consigli di amministrazione e con gli Assessori competenti le politiche degli enti strumentali, una specie di discussione propedeutica ai dibattiti in Consiglio.
Il programma potrebbe svilupparsi attorno alle questioni che riguardano l'inquadramento degli enti strumentali nel quadro dell'impianto istituzionale, la verifica degli obiettivi e degli scopi, eventuali indirizzi da modificare. Dobbiamo peraltro discutere con serietà dei problemi dell'autonomia del controllo se vogliamo contribuire a determinare una politica attraverso gli enti strumentali. Riteniamo che questo bilancio possa essere tranquillamente votato perché è accompagnato dalle disposizioni che fecero gli Assessori Testa e Rivalta e dalle indicazioni concrete del modo in cui la Giunta si era determinata nei confronti dell'Esap prima ancora di questa riunione, quindi, prima dell'atto di bilancio, per avviare una verifica e un piano di risanamento per la limitatezza delle risorse mantenendo gli obiettivi fissati.
Questi obiettivi però vanno verificati all'insegna della massima economicità: questo traguardo che ci poniamo per qualsiasi intervento.
E' cruciale il rapporto tra i nominati ed il Consiglio perché permette di verificare la rispondenza del mandato che è stato dato ai nominati e le anomalie E' rilevante il fatto per esempio, che nell'Esap ci sia una forma mista in cui i rappresentanti dei produttori partecipano alla gestione dell'Ente.
Occorre però chiarezza sui ruoli che, comunque, devono essere subordinati agli indirizzi della Regione.
Sono sorpreso dalla dichiarazione del Consigliere Turbiglio sulla III Commissione, sono sorpreso perché è nel potere della III Commissione di prendere le iniziative di entrare nel merito della politica dell'Esap.
Non è detto che debba esserci sempre e solo l'iniziativa della Giunta perché anche le forze politiche sono legittimamente in grado di attivare iniziative in questo senso. L'approssimazione con cui spesso discutiamo di questi problemi non ci aiuta a determinare la bontà di una scelta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta per la conclusione.



RIVALTA Luigi, Assessore agli Enti strumentali

La discussione di oggi nasce dalla decisione della Giunta di entrare nel merito del bilancio dell'Ente.
Se non avessimo fatto questo, il bilancio dell'Esap sarebbe stato approvato assieme al bilancio della Regione e con quelli degli altri enti strumentali, senza che probabilmente nessun Consigliere avesse sollevato qualsiasi questione. L'atteggiamento assunto dalla Giunta che ha fatto rinviare l'approvazione del bilancio deve essere considerato, almeno sotto questo profilo, come un atteggiamento positivo.
Abbiamo fatto rinviare la discussione sul bilancio dell'Esap ridiscutendo con l'Esap rivedendo all'interno della Giunta attraverso gli Assessorati competenti i problemi che venivano posti, anche perché la Giunta si è trovata in una situazione di emergenza dal punto di vista finanziario ma non solo perché se fosse stato quello il problema, forse non avremmo avuto la forza, la capacità ed il coraggio di fermare un bilancio e di entrare nel merito. E' nata questa decisione dal fatto che da tempo discutevamo sull'esigenza di introdurre un metodo nuovo.
Oggi proponiamo il bilancio alla discussione con una sorta di definizione tecnica e con l'impegno di rinviare la discussione sulle ulteriori sollecitazioni che il dibattito ha dato.
In questo bilancio vi sono le spese che consentono il funzionamento e l'adempimento dei compiti istituzionali dell'Esap. Sono state per esempio accantonate le spese e gli investimenti che l'Esap nella sua autonomia ci proponeva in merito al ripianamento dei debiti alla ristrutturazione delle aziende S. Matteo di Vigone, Papa Crescentino e all'acquisizione dell'azienda Beccaro dell'Acquese. Anzi, di fronte alle responsabilità di gestione di queste attività imprenditoriali gli amministratori sentono l'esigenza che il Consiglio regionale e la Giunta siano più partecipi e più responsabili e non siano dei semplici elargitori di finanziamenti.
Abbiamo avviato nel corso di quest'anno gli esami economici e finanziari delle attività di queste aziende non per bloccarne l'attività o per tentare di distogliere dall'intervento Esap le finalità che ci si era posti, ma per valutare in che modo l'attività dell'ente possa avere la capacità di uscire il più presto possibile da una situazione di assistenza finanziaria. Ove non fosse capace di re ere, ma riteniamo che ci siano ragioni di ordine 'economico più generale e di ordine sociale per intervenire comunque in quei settori, lo facciamo con coscienza, misurando quanto è l'economicità dell'azienda e quanto è l'apporto che per altri motivi di politica economica più generale e per ragioni sociali verso certe categorie e settori di produzione o di consumo, introduciamo l'intervento promotore della Regione.
Questi lavori saranno finiti entro la fine di ottobre, potremo cosi avviare la discussione in Commissione. Contemporaneamente avvieremo la discussione della situazione della Beccaro.
Questo bilancio contiene il trasferimento di 400 milioni dalle spese per il funzionamento e per la formazione dei piani zonali agricoli a spese di investimento per ripianare le perdite avute nell'81 dall'azienda S.
Matteo. La discussione di questa mattina, che non poteva non allargarsi alle regioni di merito, è stata da noi proposta nei termini dell'approvazione pressoché tecnica del bilancio nella coscienza di poter più fondatamente, sugli esami oggettivi della situazione, aprire la discussione in Commissione e poi in Consiglio regionale.
Credo sia stato giusto il metodo adottato dall'Esap della partecipazione alla definizione dei piani zonali agricoli. I ritardi sono dovuti a resistenze a questa partecipazione che si sarebbero manifestate anche ove i piani agricoli zonali non si fossero fatti attraverso un processo di partecipazione, ma come l'elaborazione tecnica a tavolino. La partecipazione ha coinvolto gli agricoltori nei limiti delle potenziali tecniche e culture economiche e sociali che la comunità agricola pu consentire.
Questo è un elemento di forza. Dobbiamo avere presente che in ogni settore, in ogni parte della vita comunitaria, le questioni sono da riportare tutte a uomini, che in qualche caso sono piccoli proprietari, che hanno la cultura del piccolo operatore proprietario. Senza acquisire a una causa come quella di una politica agraria pianificata questa cultura inserirla, farla diventare una cultura capace di essere promotrice propositiva, possibile, in nessun settore ed in particolare in quello agricolo che ha vecchie tradizioni di individualismo dì sperimentazioni in proprio, fare una politica di pianificazione agricola.



PRESIDENTE

La discussione è finita. Passiamo alla votazione del disegno di legge il cui testo recita: Articolo Unico "Alla legge regionale 2 giugno 1982, n. 12, è aggiunto il seguente articolo 81: Art. 81 (Bilancio di previsione dell'Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte) E' approvato il bilancio di previsione dell'Ente di Sviluppo agricolo del Piemonte, per l'anno finanziario 1982, allegato alla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'articolo unico è approvato.
La seduta è tolta.
I lavori proseguono oggi pomeriggio.



(La seduta ha termine alle ore 13,00)



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