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Dettaglio seduta n.155 del 21/09/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Questioni internazionali

Esame mozioni e ordini del giorno sulla situazione internazionale (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Riprendiamo il punto decimo all'ordine del giorno: "Esame mozioni ed ordini del giorno sulla situazione internazionale".
Chiede di parlare il Consigliere Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Il Gruppo della Democrazia Cristiana, avvicinandosi il 31 agosto anniversario dei fatti di Danzica, aveva sollecitato la Presidenza del Consiglio ad una serie di iniziative, anche in considerazione delle annunciate manifestazioni che Solidarnosc, nella clandestinità, stava attivando.
La proposta formale che la D.C. ha avanzato è quella del conferimento del premio Nobel per la pace a Walesa.
Altri organismi e lo stesso sindacato hanno contemporaneamente avviato analoghe proposte. Riteniamo che soprattutto in Polonia debbano essere riaffermati i principi del rispetto del valore dell'uomo, della libertà di associazione, della libertà di parola e di stampa e quei principi democratici ripetutamente calpestati.
Nei confronti della Polonia occorrono soprattutto aiuti politici, aiuti morali ed aiuti materiali.
Gli aiuti politici la Regione può darli attraverso pressioni che dobbiamo esercitare come popolo libero su Mosca. Riteniamo che solo il Governo sovietico possa indurre la giunta militare a riprendere il dialogo con il Paese. Accanto agli aiuti politici occorrono aiuti morali perch l'ideologia di Solidarnosc abbia una sempre maggiore diffusione, ma occorrono anche gli aiuti materiali.
Se questo è il quadro delle necessità, la mozione presentata dal Gruppo D.C. con il conferimento del premio Nobel per la pace, propone alcune meditazioni.
Dalle interpretazioni recitate dal regime militare di Varsavia del pericolo della controrivoluzione, dai presunti avversari del socialismo coloro che vorrebbero riportare indietro la Polonia, rileviamo falsità che tentano di confondere la spietata reazione del governo militare. Riteniamo falsi gli attacchi di Mosca alla politica del Vaticano, accusato di appoggiare le organizzazioni religiose, definite antisocialiste; falsi sono gli attacchi di Mosca sulla scia di quanto successo nel mese di luglio allorché le autorità sovietiche denunciarono Papa Giovanni Paolo II quale ispiratore del sindacato libero polacco.
Di fronte a questi fatti parlano i tanti lager presenti in Polonia parlano i maltrattamenti realizzati alla scadenza del 31 agosto, parlano i morti, parlano le centinaia di feriti, i condannati; reazioni cruente di fronte alla sfida pacifica della resistenza polacca al militar-comunismo.
Di fronte a questi avvenimenti, registriamo in Polonia una grave vittoria, la vittoria dello spirito, della fede, del coraggio, la vittoria della speranza, ma, soprattutto, la vittoria del popolo.
Nata dalle manifestazioni pacifiche degli operai, l'estate di Danzica segna un punto di non ritorno che coinvolge sin dalle sue fondamenta le strutture portanti di un regime comunista che in Polonia più che in Ungheria, più che in Cecoslovacchia, mostra i segni inconfondibili del suo fallimento storico. Di qui la vitalità, la profondità delle radici storico culturali dalle quali è nato due anni fa il sindacato libero, il quale continua a riconoscersi, nonostante le minacce e le dure persecuzioni del regime comunista, nella stragrande maggioranza dei polacchi.
Dalla Polonia è tornata a risuonare assillante la richiesta quotidiana di libertà per Walesa, che rimane il simbolo, nonostante l'accanimento dei mass-media del regime per distruggere l'immagine di leader dell'esaltante svolta di Danzica.
La libertà per quel popolo che ha ormai dimostrato in modo incontrovertibile la sua refrattarietà al totalitarismo marxista; libertà per una nazione di fronte all'invasione imperiale dell'Unione Sovietica.
Centinaia di pubblicazioni clandestine, nonostante la ferrea censura polacca, testimoniano come il popolo sia in grado di ribaltare le accuse di cospirazione, di complotto, di controrivoluzione, escogitate per portare alle sue estreme conseguenze la logica dello stato di guerra in cui si è arroccato il regime comunista. Il dialogo, come ha rivelato il primate Glemp, è l'unica via da percorrere, ma per realizzarlo si deve por fine allo stato di guerra, occorre eliminare l'internamento, ci vuole l'amnistia e la prescrizione per coloro che sono stati giudicati in base ai decreti dello stato di guerra, occorre la riassunzione al lavoro dei licenziati per motivi politici, occorre l'adozione della legge sindacale, la riattivazione, in base a questa legge, dei sindacalisti sospesi.
Queste sono alcune fondamentali condizioni per una reale ripresa del dialogo, queste sono le condizioni per la ripresa dell'economia polacca. E' per questi traguardi che Solidarnosc pacificamente si batte, opera con tolleranza. Per questi motivi la proposta della Democrazia Cristiana di far partire dalla Regione Piemonte un formale invito per il premio Nobel per la pace 1982, assume per noi e per l'istituzione della Regione Piemonte un particolare significato, un particolare valore. Siamo convinti che su questa proposta, che è simbolica, ma significativa, possa venire l'adesione unanime del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il dramma della Polonia lo abbiamo dibattuto in tempi recenti e in tempi meno recenti e sempre più si rafforza il nostro convincimento di una vecchia opzione liberale e cioè che in nessun Paese sono scindibili le libertà.
Quando la primavera polacca cominciava ad essere considerata soltanto una richiesta di libertà sindacale, di migliori condizioni di vita, i movimenti di opinione liberale in tutta Europa intuirono come si sarebbe passati, passo per passo, alla libertà di espressione nella fabbrica quindi alla libertà di stampa e di voto nella società civile. L'ottimismo che è nei liberali non ha trovato alcuna concretizzazione nelle realtà storiche della Polonia e questi mesi che hanno visto il colpo di Stato militare, hanno confermato che una società sostanzialmente liberticida come quella polacca non è in grado di dare alcuna risposta a nessuna delle istanze di libertà, siano di tipo sindacale, siano di tipo economico, siano di tipo civile.
Siccome siamo in tempi di ricorrenze, sembra che da parte della società piemontese, caratterizzata dal movimento operaio più avanzato in Italia e protagonista delle libertà sociali, politiche ed anche sindacali, si debba chiedere al Paese che assuma iniziative di tipo politico e non soltanto di tipo solidaristico.
In questi giorni si ripropongono i problemi dei rapporti dell'Europa occidentale e del mondo libero nei confronti delle economie dell'est soprattutto in riferimento alle conseguenze che queste hanno sulla difesa dei diritti civili e sul dissenso e questo problema diventa più puntuale e più delicato nel momento in cui si avvia al tramonto la classe politica socialdemocratica tedesca.
La logica di Willy Brandt prima e dei suoi successori poi, era che in un regime di maggiore comunicazione tra il sistema libero ed il sistema socialista ci fossero le condizioni e lo spazio di libertà per il dissenso dei Paesi dell'est.
Probabilmente la vicenda polacca ha messo in discussione la credibilità della politica di Willy Brandt ed ha allontanato, al di là di ogni ragionevole ipotesi, la ragione vera della politica di Brandt, che non era solo sollecitudine al dissenso dell'est, ma era il non sopito desiderio di riaprire, in tempi non troppo lontani, il problema della riunificazione della Germania.
Ciò che, evidentemente, secondo la visione di Brandt, passa attraverso il ripudio dell'esperienza nazista, che è rappresentato dalla foto storica di Brandt inginocchiato davanti al monumento a Berlino Est.
Tutto questo appartiene ormai al passato.
Probabilmente ci troviamo di fronte ad una svolta storica della politica estera tedesca, anche se ci auguriamo che la conduzione liberale della politica estera tedesca da parte del Ministro Genscher porti ad un'interpretazione estremamente illuminata e duttile di questa scelta di fondo (per altro dei liberali e dei socialdemocratici).
La funzione dell'Europa in ordine al problema dei diritti civili e del dissenso nei Paesi dell'est torna in discussione. Il 30 settembre è la scadenza alla quale faceva riferimento il Consigliere Cerchio, ma è anche soprattutto la scadenza con la quale coincide la fine del periodo di riflessione sul gasdotto russo.
Una volta che si sia stabilito che è iniquo agevolare un tipo di regime liberticida, qualora questa iniquità costi un prezzo politico ed umano, si tratta di capire a chi si vuol fare pagare il prezzo, se il prezzo lo si deve o non lo si deve far pagare; in altri termini, se la difficoltà di rispettare i contratti internazionali per qualche nostra azienda faccia cadere le ragioni ideali che ci hanno portato a ritenere che misure di ritorsione economica nei confronti del Paesi dell'est vanno pur date.
D'altra parte, finita l'epoca delle cannoniere, finita l'epoca dei volontari, finita l'epoca di Krusciov, qualcosa bisognerà fare per portare avanti atti di solidarietà politica che non siano solo occasioni di cerimonia e di ricordo.
Nel nostro documento non richiamiamo il delicato problema del gasdotto russo e della politica nei confronti dei Paesi dell'est perché non ci pare questa la sede in cui le forze politiche debbano ribadire i loro comportamenti, ma ci sembra che si debba cessare di pensare che i Paesi dell'est, che vivono degli sprechi e delle diseconomie, pagate soprattutto dalle grandi masse lavoratrici, debbano continuare ad essere considerati rispetto ai problemi del commercio estero, come Paesi in via di sviluppo e da aiutare.
Sono Paesi che si sviluppano anche troppo, ma verso una direzione che noi non condividiamo: basterebbe dirigere le risorse verso le esigenze della popolazione e non ad ambizioni di potenza ed imperialistiche dell'Unione Sovietica perché non siano più Paesi in via di sviluppo che necessitano del nostro intervento.
Sarebbero probabilmente - e lo diciamo come difensori del libero mercato - Paesi che difficilmente reggerebbero il confronto sul piano della produttività.
Il nostro ordine del giorno chiede al Governo nazionale che cessino le politiche di crediti agevolati nei confronti dell'Unione Sovietica, perch questo, a nostro modo di vedere, sembra un premio del tutto fuori luogo del tutto immeritato ed ingiusto nei confronti dei Paesi in via di sviluppo (e meritevoli di questa particolare condizione), ma soprattutto stonano con le continue dichiarazioni che si fanno in questa sede ed in altre tribune di solidarietà nei confronti dei popoli che consideriamo oppressi dai sistemi liberticidi, quando alla prova dei fatti noi ci limitiamo a comportamenti che finiscono per essere rafforzanti di questi sistemi nei confronti di altri sistemi che sono meno chiusi e meno privanti delle libertà individuali.
Le argomentazioni portate dalla Democrazia Cristiana a sostegno della candidatura di Walesa al premio Nobel ci trovano del tutto consenzienti.
Confido altresì che ci sia una sollecitazione al Governo nazionale affinché sia attento a cessare nei confronti della Polonia e dell'Unione Sovietica quei comportamenti sul piano finanziario internazionale che suonano iniquità e soprattutto non sufficiente attenzione nei confronti dei problemi che abbiamo illustrato.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, avevo proposto una discussione unica che puntualizzasse la diversità dei problemi e incentrasse l'attenzione dei Consiglieri su fatti di portata drammatica che sono accaduti negli ultimi giorni.
Ciò non è stato possibile poiché una decina di interventi questa mattina e una decina oggi pomeriggio finiscono per non giovare alla causa che ci apprestiamo a difendere.
Quello della pace non è un argomento consueto e rituale. A volte sentiamo chiederci perché andiamo a discutere i problemi di altri Paesi: ma, "quando suona la campana non chiedere per chi suona - diceva Hemingway perché suona anche per te".
Il problema della pace non può essere scisso; stamane abbiamo puntualizzato il massacro nel campo palestinese, oggi ci apprestiamo ad esaminare la situazione della Polonia; questi fatti costituiscono un pericolo effettivo per la pace del mondo.
La pace è un bene comune dell'umanità. Noi riteniamo che la solidarietà dei popoli liberi e democratici possa contribuire alla liberazione dei popoli oppressi schiacciati e, come nel caso palestinese, massacrati.
Nel nostro ordine del giorno diciamo che il regime militare polacco protetto dall'Unione Sovietica uccide inermi cittadini, soffoca ogni libertà, impedisce ogni libera espressione od associazione.
Abbiamo anche voluto rilevare come anche Israele, forte della sua tecnologia, della sua macchina bellica, della capacità complessiva superiore di certo agli altri Stati medio-orientali, voglia il dominio di interi territori, soffocare ogni aspirazione di altri popoli, conquistare territori.
Per avere un contributo per la pace abbiamo anche detto che non sono sufficienti le parole e le condanne. Occorre procedere coerentemente.
Non è sufficiente ritenere nel caso polacco che si tratti soltanto di un incidente di percorso e che con alcuni ritocchi, non si sa poi di quale natura possano essere, tutto possa sistemarsi.
Noi non siamo di questo parere e alle parole debbono seguire i fatti.
Ma i fatti ci rimandano alla concezione di una società così formata, ai metodi che sono alla base di siffatte situazioni che pertanto vanno rifiutati.
Non vi è il caso polacco a se stante, distaccato da altri. Sia il caso della Polonia che il caso di Israele si inquadrano nella logica della potenza, dell'imperialismo.
Non vedo differenze fra quanto l'Unione Sovietica fa nei regimi dell'est e quanto gli Stati Uniti fanno a Israele ed in altri Paesi del mondo. Quella metodologia e quella concezione crea situazioni potenziali di guerra nel mondo e minaccia la pace.
Il Partito Socialista si è sempre mosso in questa direzione, non ha mai approvato i Paesi che si sono mossi in queste logiche, così come non ha mai accettato l'imperialismo rappresentato con logiche tremende.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, già altri prima di me hanno ricordato, illustrando i documenti presentati queste settimane, la questione della Polonia, trattata con solidarietà e considerazione verso il popolo polacco e l'organizzazione di Solidarnosc.
Di fronte alla proclamata normalizzazione, dopo il colpo di Stato di Jaruzelski, alla quale il Gruppo ed il Partito Comunista non ha mai creduto, dobbiamo constatare che per mesi il regime ha tentato di dimostrare che il Paese era in via di rapido assestamento; invece dobbiamo prendere atto che, dopo mesi e mesi di dittatura militare di Jaruzelski, la situazione torna ad apparire in tutta la sua gravità.
La situazione è grave sotto tre aspetti e sono stati toccati da chi mi ha preceduto.
Il primo è a livello sociale. Non è possibile un'intesa nel momento in cui si continuava a compiere una serie di atti da parte del potere, del Governo e del partito che hanno disciolto le organizzazioni che liberamente ed autonomamente si erano date i sindacati, i giovani, le organizzazioni religiose.
Secondo aspetto. Dopo che Solidarnosc ha affrontato un processo autocritico nel capire perché i fatti erano così precipitati, e non volendo soltanto attribuire alla brutalità dell'avversario la colpa della loro disfatta, notiamo che l'intesa è sempre più difficile, le difficoltà crescono nella misura in cui la mancata comprensione da parte del Governo e del sistema di logica di blocco dell'est della situazione polacca impediscono di fatto che vi sia comprensione all'interno di quelle società.
L'altra questione concerne ciò che Marchini ha qui ricordato quando parlava della questione del gasdotto e della proposta fatta dal suo e da altri partiti, circa l'aiuto concreto che può essere dato a quei Paesi.
La questione del gasdotto è strettamente inerente alla grave crisi economica in cui si dibatte quel Paese e alla logica di blocco che porta ad aggravarsi la crisi economica.
Ventisei Paesi sono sull'orlo dello sfascio. Non parlo della riunione del Fondo monetario tenuta recentemente in Canada per quanto riguarda il debito estero ufficiale dei Paesi. Mi riferisco ai ventisei Paesi che sono insolvibili sul piano dei rapporti che hanno intrattenuto con il sistema bancario mondiale: Messico, Argentina, Cile, Ecuador, Venezuela, Zaire Egitto, Filippine, Perù, Columbia, Israele, Corea del Sud, Sudan, Grecia Brasile, Portogallo, Camerum, Marocco, Tailandia, Polonia, Ungheria Spagna, Jugoslavia, Finlandia, Africa del Sud.
Sono Paesi allo sfascio, così come la Danimarca.
In situazione meno grave si trova l'Australia e l'Irlanda. In situazione altrettanto grave si trova oggi la stessa Svizzera.
Facciamo un esame più approfondito ed attento della situazione economica mondiale e cerchiamo di capire che la crisi più che economica è una crisi politica di relazione tra gli Stati.
E' questo uno dei capisaldi della nostra analisi della crisi polacca e della logica ferrea dei blocchi che presiede agli eventi. Non potremmo ricordare le situazioni dell'Afghanistan, dell'America Latina e le gravi preoccupazioni che ci vengono dal sud-est asiatico, se non avessero un'attinenza diretta ed immediata con le vicende economiche del nostro Paese, dell'Europa e quindi anche del Piemonte.
Allora bisogna allargare l'orizzonte, non per sfuggire ai problemi, ma per capire che in mancanza di una politica che apra la strada o continui la strada della distensione, la crisi economica è destinata a precipitare ancora di più.
Io non so se il metodo sia di non fare più prestiti a quei Paesi e di non fare il gasdotto. E' chiaro che le relazioni politiche tra gli Stati si fondano al di là delle logiche imperiali di potenza, in gran parte sulle relazioni economiche.
Condivido pienamente l'intervista a De Benedetti su "Repubblica" che dice che ci sono banche italiane che hanno finanziato Messico, Argentina Ecuador, soltanto perché hanno il petrolio e non hanno finanziato imprese e industrie del nostro Paese e dell'Europa credendo che non fossero solvibili. Oggi si ritrovano con una quantità di crediti che sono ormai dei debiti. E' successo da noi per i crediti degli ospedali nei confronti delle mutue.
Questo discorso non è avulso dalle preoccupazioni per la pace. La pace non si ristabilisce se non si esce con nuove relazioni internazionali o se non riprende a brevissimo termine la politica di distensione. Ultima considerazione. Quando esprimiamo solidarietà ai polacchi e quando affermiamo i valori morali, dobbiamo anche pensare che deve venire una risposta complessiva dell'Europa, che abbandoni la gestione delle ideologie e cominci seriamente a gestire una politica unitaria del Continente.
E' un rischio che corrono la Democrazia Cristiana, la sinistra e tutte le forze democratiche del nostro Continente.
Nella proposta di ordine del giorno esprimevamo solidarietà ed appoggio in occasione della scadenza del 31 agosto al popolo polacco, al movimento di Solidarnosc, ma chiedevamo che la rimessa in libertà di Lech Walesa e di tutti i prigionieri politici ed il ripristino delle condizioni previste dagli accordi di Danzica possano essere un aggancio concreto per dare forza al Governo perché faccia sentire la voce che sale dalla comunità periferica attraverso un processo di partecipazione che si esprime attraverso le istituzioni democratiche locali.
Chiediamo al Governo italiano che, d'intesa con gli organismi internazionali, promuova quella spinta, quella tensione ideale che deve animare un Paese come il nostro per sostenere non solo una politica che faciliti il ristabilimento delle libertà in Polonia, il riconoscimento di Solidarnosc e che faciliti la distensione, la presa di coscienza da parte dei Paesi dell'est sui loro errori.
Non crediamo che possa venire dal di fuori la possibilità di rigenerarsi per quei Paesi.
Come parliamo dell'altro Israele, spesso guardiamo all'altra Polonia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Anche in altre occasioni abbiamo condannato la repressione in Polonia.
Oggi confermiamo questa condanna.
E' positivo il fatto che il movimento operaio polacco non sia normalizzato. Questo testimonia la vitalità del movimento stesso.
A nostro avviso è la condizione per pensare in una trasformazione realmente socialista di quei Paesi.
I fatti di Polonia ci fanno ricordare le elaborazioni e le riflessioni che la nuova sinistra, fin dal "Manifesto", ha fatto sulla natura delle società dell'est e in particolare sul rapporto tra Democrazia e Socialismo.
Non si può esercitare il potere in nome di un popolo che non pu partecipare alle scelte.
I fatti polacchi sono gravi perché il gruppo dirigente polacco non ha saputo né ha voluto cogliere l'occasione per affrontare i nodi che travagliano le società dell'est, in particolare il nodo tra Democrazia e Socialismo. Non hanno saputo raccogliere ciò che di positivo e di nuovo esprime il movimento operaio polacco perché quelle società facciano un salto di qualità.
Riaffermiamo la necessità di liberare tutti gli arrestati e che il sindacato Solidarnosc venga posto nella condizione di poter operare democraticamente.
Ma oltre queste espressioni di volontà dobbiamo fare di tutto dal nostro Paese per favorire la soluzione positiva della vicenda polacca.
Quali sono le condizioni internazionali? Credo che il peso che esercita l'Unione Sovietica sulla Polonia è frutto della divisione del mondo in blocchi.
Più si consolidano questi blocchi più aumenta il dominio delle due super-potenze sui Paesi satelliti e più aumenta la possibilità per le due super-potenze di imporre determinate scelte e determinate soluzioni.
Dobbiamo rimuovere queste condizioni di fondo per permettere un'evoluzione positiva alla vicenda polacca. Noi riteniamo che sia necessario lavorare per la rottura dei blocchi. L'Europa può avere un grande ruolo, forse un ruolo storico. Occorre fare dell'Europa una potenza economica autonoma e punto di riferimento per i Paesi che si vogliono sottrarre all'egemonia dei blocchi.
Nelle manifestazioni dei mesi scorsi sui problemi della pace e contro l'installazione dei missili in Europa, noi abbiamo lanciato una parola d'ordine che ha il significato di un'Europa autonoma e indipendente al fine di sgretolare i blocchi, cioè un'Europa smilitarizzata, dalla Polonia al Portogallo. Questo è il ruolo storico che compete all'Europa. Non mi sembra che i problemi si possano risolvere con l'assegnazione dei premi Nobel senza togliere l'importanza ed il merito di questo riconoscimento internazionale.
Perché non si fa una simile proposta al Sindaco di Gaza come ha proposto il Comune di Torino? Ripeto, è fondamentale vedere in che modo nel nostro Paese e nell'Europa svolgiamo un ruolo fondamentale per la disgregazione e la frantumazione dell'attuale assetto del mondo in blocchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Anche in questo caso, come per l'ordine del giorno sul Libano, conviene tentare un confronto tra le forze politiche per trovare una posizione unitaria.
Propongo che si dia corso agli incontri per verificare questa possibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo disponibili al confronto ai fini di un documento unitario sia sul Libano che sulla Polonia. Si tenga però presente che il nostro documento sulla Polonia ha un taglio diverso perché contiene una proposta specifica.



PRESIDENTE

Suggerirei ai Capigruppo di vedere separatamente le due proposte mentre il Consiglio può proseguire nello svolgimento dell'ordine del giorno.


Argomento: Nomine - Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Ratifica deliberazione Giunta regionale n. 1-18077: "Designazione dei rappresentanti della Regione Piemonte nel Consiglio di amministrazione del CESMEO - Centro Piemontese di Studi sul Medio ed Estremo Oriente"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il punto quarto all'ordine del giorno che reca: Ratifica deliberazione Giunta regionale n. 1-18077: "Designazione dei rappresentanti della Regione Piemonte nel Consiglio di amministrazione del



CESMEO - Centro Piemontese di Studi sul Medio ed Estremo Oriente".

L'Assessore Ferrero illustra il provvedimento assunto dalla Giunta.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

La Giunta regionale, alla fine del mese di luglio, sentite le forze politiche in via telefonica, dato il periodo, ha dovuto assumersi l'onere di nominare i due rappresentanti della Regione Piemonte in seno al CESMEO che è formato dalla Regione Piemonte, dalla Provincia e dal Comune di Torino e dall'Università degli Studi.
La norma statutaria di questo Istituto prevede che ogni Ente nomini due rappresentanti.
Nel caso della Regione uno è di maggioranza e l'altro dell'opposizione.
La Giunta ha approvato la nomina del prof. Franco Ricca. La funzionaria dott.ssa Ricchiuto, dell'Assessorato, seguirà adempimenti connessi ai corsi, nella prima seduta possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Proponiamo il seguente emendamento sostitutivo: "In luogo della dr.ssa Maria Antonietta Ricciuto si propone il prof.
Stefano Jacomuzzi".



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.
Pongo ora in votazione la deliberazione. Ve ne do lettura: "La Giunta regionale vista la deliberazione n. 223 - C.R. 8038 assunta dal Consiglio regionale in adunanza 7/10/1981, recante 'Approvazione, istituzione e Statuto del Centro Piemontese di Studi sul Medio ed Estremo Oriente' che tra l'altro, prevede la costituzione di un Consiglio di amministrazione del CESMEO, di cui fanno parte due rappresentanti della Regione Piemonte designati dal Consiglio Regionale visto l'atto costitutivo del CESMEO del 28/5/1982, registrato a Torino il 2/6/1982 n. 927 serie IB 'Atti pubblici amministrativi' considerato che per far fronte ad indilazionabili incombenti amministrativi, attinenti al funzionamento del suddetto Consiglio di amministrazione, si rende necessario provvedere immediatamente alla nomina dei due rappresentanti della Regione Piemonte ritenuto, pertanto, di provvedere alla nomina in oggetto, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto regionale, in considerazione dell'urgenza del presente provvedimento ritenuto di designare i rappresentanti di cui sopra nelle persone di: prof Franco Ricca prof Stefano Jacomuzzi.
La Giunta regionale, unanime, assunti ai sensi dell'art. 40 dello Statuto regionale i poteri del Consiglio delibera di nominare, quali rappresentanti della Regione Piemonte nel Consiglio di amministrazione del CESMEO i signori prof. Franco Ricca, nato a Torino il 5/9/1928 e residente a Torino in Via Madama Cristina n. 49, e prof.
Stefano Jacomuzzi, nato a Novi Ligure il 13/10/1924 e residente a Torino in Via Caboto n. 24.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Formazione professionale

Esame deliberazione Giunta regionale n. 173-16947: "Legge regionale 8/1980. Schema di convenzione tipo Regione-Enti"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto all'ordine del giorno: Esame deliberazione Giunta regionale n. 173-16947: "Legge regionale 8/1980. Schema di convenzione tipo Regione-Enti".
La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla formazione professionale

La convenzione quadro tra la Regione e gli Enti di formazione professionale costituisce, insieme al Regolamento di accesso al fondo sociale, un complesso di adempimenti della legge n. 8 del 1980.
La convenzione è stata licenziata dalla Commissione e prevede un complesso di rapporti e di discipline che regolamentano le modalità di finanziamento, gli aspetti normativi, le procedure che sono da pattuire tra la Giunta regionale e i singoli enti di formazione.
E' un atto a carattere generale sulla cui falsariga verranno adottate le deliberazioni dell'Amministrazione regionale.
Il Consiglio, essendo sovrano, e i diversi soggetti proponenti potranno, quando lo ritengono opportuno, introdurre quelle modificazioni parziali o totali che l'esigenza ed il cambiamento della situazione richiederanno.
Il provvedimento non ha scadenze, date o decorrenze. La convenzione contiene al suo interno dei cambiamenti positivi rispetto alla situazione in atto.
A seguito di una discussione con gli enti di formazione e con la Commissione si è data un'impostazione innovativa nella valutazione delle persone che superano positivamente i corsi.
Nella maggioranza dei casi si tratterà di persone che otterranno l'attestato di qualifica, in altri casi certificazioni sul positivo superamento dei corsi.
La valutazione del numero delle persone determina delle conseguenze sul piano di attività degli anni successivi ed introduce un elemento dinamico che, a nostro avviso, non va a discapito degli enti, perché offre le possibilità di individuare e circoscrivere, in alcune aree limitate e definite, le necessità di riconversione, di riproposizione di nuovi corsi di aggiornamento degli insegnanti, di investimenti in strutture; offre quindi, non già un meccanismo per ridurre il volume complessivo di formazione, ma uno strumento per trasformare il settore della formazione sulla base dei programmi che verranno di volta in volta discussi e concordati.
Questo elemento, nel testo originario, veniva tradotto in una differente procedura amministrativa che non presupponeva il pagamento sulla base di un preventivo, ma presupponeva un sistema di anticipazioni e di conguaglio sulla base del numero dei qualificati.
La procedura proposta persegue ed ottiene lo stesso risultato offrendo un vantaggio anche di carattere "psicologico" per i soggetti impegnati nella convenzione, perché si può ragionare a preventivo.
La convenzione ottiene altresì una parte tabellare e normativa che fissa i requisiti tecnici ed organizzativi per poter accedere ai finanziamenti regionali.
Esistono delle questioni che non hanno, a mio avviso, rilevanza interna o immediata applicazione nella procedura amministrativa, ma che possono costituire precedenti e presupposti per un'evoluzione futura della situazione nel campo della formazione professionale.
Su alcuni di questi elementi esistono ancora possibilità di valutazioni difformi.
Credo sia giusto che io anticipi, prima di passare all'esame dell'articolato e dei singoli emendamenti, la ratio che ha mosso la Giunta nel mantenere ferme alcune posizioni o nel proporre emendamenti non sempre o non completamente coincidenti con quelli che sono stati presentati da altre forze politiche.
Dobbiamo ammettere con onestà che nel campo del reale le scelte possibili sono sempre in qualche modo determinate o da scelte di altri soggetti o da fatti obiettivi, che per la loro imponenza, per la loro gravità non possono essere nell'occasione di una discussione e di un'approvazione di un documento così importante, elusi.
Il primo di questi fatti è quello legato alla tensione particolare soprattutto su alcune fasce di professionalità, oggi presente sul mercato del lavoro.
Per quanto attiene i livelli di professionalità che determinano la chiamata numerica - e molti dei corsi non offrono sulla base della contrattualistica vigente la possibilità di una chiamata nominativa - la chiamata nominativa si può fare dopo i corsi di secondo livello o nei casi di specializzazione post-diploma.
La paralisi e la stasi dei meccanismi di collocamento è assai grande.
Accanto a questa paralisi pesa un numero rilevante di persone in cassa integrazione; all'interno delle quali una parte di lavoratori pu proficuamente frequentare corsi di formazione professionale ottenendo qualifiche che possono determinare uno sbocco nelle imprese o in aree di occupazione indipendente.
Sulla base della normativa che il Parlamento va approvando con una certa larghezza, il riconoscimento che esistono nel nostro Paese alcuni mercati del lavoro che devono essere tra di loro armonizzati, ma che non sono a priori intercomunicanti è un dato di fatto.
Molte leggi contengono il termine "cassaintegrati". La Commissione regionale per l'impiego, presieduta dal Governo nella persona del Sottosegretario, ha definito modalità di coordinamento e di integrazione tra le diverse componenti il mercato del lavoro: le liste di mobilità, la cassa integrazione, i giovani in cerca di prima occupazione, ecc.
Non credo, quindi, che in una situazione che è stabilizzata dalla stessa legislazione vigente - non voglio parlare dell'esito possibile dell'ex legge 760 - sia possibile immaginare la formazione professionale strumento attivo per la politica del lavoro, indifferente o estranea a questi fatti e a queste sanzioni giuridiche.
Si tratta di trovare all'interno del documento un'equilibrata formulazione che senza violare le libertà dei singoli allievi di scegliere i corsi che ritengono più idonei e degli enti di organizzare l'attività formativa nella maniera coerente con le proprie volontà, metta l'Ente Regione nelle condizioni di avere con le parti sociali un ulteriore dibattito ed approfondimento che risolva, al di fuori della convenzione, le questioni di principio sulla base di una ragionevole ed equilibrata pratica.
Devo ricordare che gli enti di formazione hanno messo in opera con successo negli anni passati attività di formazione esplicitamente rivolte a persone in cassa integrazione o tratte dalle liste di mobilità.
Non credo che si possa ritenere che i comparti della formazione professionale sono rigidamente fissati.
Questo, tra l'altro, porterebbe alla conseguenza che, in Piemonte farebbe torto all'attività di formazione, cioè porterebbe a dire che i corsi per i giovani sono meri corsi di parcheggio o sono corsi di formazione ricorrente, come a dire che non si aggiunge niente di nuovo e che le uniche iniziative di un certo interesse sarebbero quelle legate alla riconversione.
Credo che sia i corsi indirizzati ai giovani, sia i corsi di secondo livello, sia quelli connessi ai lavoratori in mobilità o in cassa integrazione costituiscano lo strumento "formazione professionale".
La Giunta regionale propone un emendamento che tende a riconoscere due fatti: per quanto attiene gli elementi di formazione legati alle liste di mobilità e di cassa integrazione valgono le normative del collocamento e quindi le procedure di pre-collocamento e l'individuazione delle persone non avviene attraverso l'iscrizione in ordine temporale e fissa nei principi di armonizzare dei rapporti all'interno del mercato del lavoro tra i giovani, gli adulti ed altre categorie sulla base del piano annuale delle politiche finanziarie e dei contributi che verranno da altri soggetti.
Si tratta di considerare finanziabili i finalizzati all'impiego soltanto quei corsi che hanno un particolare tipo di certificazione aziendale e di riaprire in via di principio un ragionamento di fondo per cui se un corso non permette di ottenere un livello di qualificazione o se un corso non permette l'inserimento sul mercato di lavoro, deve essere comunque eliminato, a prescindere dal fatto che sia o no certificato, che abbia o no finanziamenti della Comunità Economica Europea; mentre i corsi che sono in grado di dimostrare un effetto positivo e benefico nello sbloccare la paralisi all'interno del mercato del lavoro non possono essere etichettati secondo normative preesistenti, la programmazione regionale.
L'altra questione riguarda i rapporti di natura contrattuale che intercorrono tra le organizzazioni sindacali, gli enti di formazione e la parte pubblica.
Attraverso le politiche del personale e la contrattazione nazionale si può modificare la natura di principio e giuridica delle strutture. Quindi la formazione professionale gestita direttamente dalla Regione è un sistema di formazione professionale indiretta, gestita all'interno di un programma regionale da enti autonomi e che hanno una natura giuridica non assimilabile a quella pubblica, presuppone un'autonomia di questi enti, nel determinare l'organizzazione e le valutazioni in merito al personale. La contrattazione nazionale presente richiede una controriforma delle Regioni per assicurazione di copertura finanziaria a quello che è formalmente e giuridicamente il contratto di natura privata tra gli enti di formazione e le organizzazioni sindacali.
E' evidente che le Regioni non possono considerarsi, senza una firma diretta, immediatamente titolari delle conseguenze finanziarie degli accordi da altri stabiliti, se si vuole arrivare alla pubblicizzazione della formazione professionale utilizzando i contratti di lavoro, scavare di contratto in contratto un pezzo dell'autonomia degli enti.
Ma questa è una decisione di altra natura. Ogni qualvolta si cerca nella maniera più leggera e sfumata possibile di affrontare le materie legate alla contrattualistica e ai rapporti tra la Regione e le organizzazioni sindacali, si deve dipanare questa delicata matassa riconfermando l'autonomia degli enti, i poteri della Regione, sanciti dalla legge 845 e ribaditi dal contratto vigente e i diritti non peregrini dei lavoratori che sono quelli di avere un uniforme inquadramento ed aspetti normativi equipollenti all'interno del sistema nazionale e quanto meno regionale.
Invito le forze politiche ad una riflessione attenta sulle diverse conseguenze che in prospettiva scaturiscono da formulazioni che sembrino dare all'immediato una maggiore e più definita autonomia agli enti autonomia che non può essere né data, né negata nella sede di una convenzione.
L'affermazione che, in un regime liberistico serio, si dovrebbe fare in questo caso è molto semplice: che le parti contrattuali sono ovviamente una sola per parte, perché è difficile trattare in molti.
In generale un accordo viene firmato da una parte e da una controparte.
Quindi se la Regione invade l'autonomia degli enti, diventando controparte delle organizzazioni sindacali le stesse organizzazioni sindacali debbono essere ritrovate all'interno degli enti stessi.
Questa affermazione, che sembra così ragionevole e piena di buon senso e che nasce da sani principi dell'ordinamento, avrebbe una conseguenza scardinante all'interno della struttura della formazione professionale perché si troverebbe controparte del sindacato un interlocutore non abilitato a reperire risorse aggiuntive e, quindi, sostanzialmente indebolito e non rafforzato dalla dialettica sindacale, che può essere invece un elemento di stimolo e di rinnovamento dello stesso settore. Ecco quindi, che alcune formulazioni ed alcuni emendamenti vanno valutati con molta attenzione, alla luce dei meccanismi contrattuali concreti che i diversi emendamenti ingenerano e, secondo me, non devono essere valutati soltanto sulla base dell'affermazione di principio.
Per questo le formulazioni qui contenute paiono essere quelle che raccolgono la situazione di fatto e la proiettano ragionevolmente nel futuro. Anche per queste ragioni, la Giunta mantiene alcuni elementi così come vengono presentati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Prima di entrare nell'esame dell'articolato accennerò ad alcune osservazioni che ritengo utili, forse indispensabili, stante l'importanza della questione.
L'esame della deliberazione che la Giunta regionale ci presenta, ai sensi degli artt. 5 e 14 della legge quadro nazionale n. 8 non può essere soggetto ad una frettolosa ed impaziente procedura d'ufficio.
Lo schema di convenzione tipo tra Regione ed enti è uno dei pilastri che devono sostenere il ponte tra le leggi, ferme nella codificazione e l'operare serio, intelligente e libero dell'uomo che nella società costituisce la sua società.
Rifluisce infatti nell'articolato da una parte il lavoro di scavo, di ricerca, di comparazione e di raccolta dati: purtroppo anche di rigide composizioni concettuali ed ideologiche, nelle quali si sono immersi l'Assessore e i suoi funzionari, forse anche con la buona intenzione e la buona fede di sortirne delle positive direttrici per la formazione professionale ed anche con il giusto obiettivo di sceverare il grano dal loglio. Dall'altra parte, peraltro, converge, per convenirne fin dove è possibile, e per quante possibilità di responsabile iniziativa vengono concesse, l'impegno degli enti, che sono da considerarsi con rispetto nella classificazione di pubblici e privati, soprattutto quelli che nel volgere ormai di decenni e decenni mantengono ancora verde una proposta di formazione, acquisita da idealità mai spente.
Di passato e di futuro è permeata questa delibera che, vista burocraticamente, può sentire il grigiore della pratica d'ufficio, ma si ribellerebbero, se così fosse vista, i principali destinatari, i veri soggetti del processo formativo, e cioè i giovani, che operano una loro scelta propedeutica alla vita; i lavoratori che nel travaglio dell'incertezza dei giorni, scrutano un modo serio di dare un'altra o una maggiore qualifica alla loro fatica; gli handicappati, che intravedono strade e modi per trovarsi con gli altri, più vicini agli altri. E' questa una delibera che gioca i destini umani: non è certo per retorica che ci impone attenzione e severità di giudizio.
Da ultimo, l'importanza dell'oggetto "formazione" sottolinea il peso che l'approvazione dello schema in esame fa gravare sugli obiettivi che ci si è dati e questi sono, o dovrebbero essere, legati ed interagenti con lo sviluppo economico e sociale, quale nella nostra Regione potrà essere delineato nel non mai abbastanza sollecitato secondo piano regionale.
A questo punto non può essere da noi sottaciuto un affastellarsi di carenze, che furono espresse con forza, se pur con urbanità, nel dibattito sulla formazione professionale del 20 maggio. Allora tutti i gruppi concordarono nel considerare la formazione professionale come principale strumento della politica attiva del lavoro. Ma, rileggendo i verbali, sono stato preso dal forte dubbio che, trovato il bel fonema, ci si accontentasse del gradevole suono delle parole e si negligesse il loro aspro e sofferto significato e che tutto si chiudesse nella pesantissima strozzatura dell'Assessore.
Vi leggo le sue parole: "E' ovvio, per ragioni di dignità di questo Consiglio, che non ho nessuna intenzione di parlare adesso né di rinviare la conclusione alla prossima settimana sulle osservazioni che mi sono state mosse, saranno i fatti, le discussioni in Consiglio o le prese di posizione a rispondere".
Comprendo lo stato d'animo dell'Assessore in quel momento, ma creda signor Assessore, che non era certo minore, e certo con maggior ragione l'amarezza nostra per un'occasione sprecata, lo scoramento per un discorso che, iniziato con ritardo notevole, rinviava ad altri ritardi, interrotti soltanto dagli scossoni di prese di posizione alle quali l'opposizione non ha diritto di accesso.
Oggi mi auguro con oculatezza riempiamo una lacuna, ma, a due anni e mezzo, è solo la seconda e tanti altri adempimenti rimangono fermi agli articoli della legge e non ritengo sia un alibi plausibile e sufficiente il richiamare inadempienze altrui pur vere.
Mi si conceda un altro grave appunto negativo. L'art. 9 della legge regionale istituisce la Commissione per la formazione professionale, alla quale sono attribuiti compiti di consulenza e proposta. Do volentieri atto all'Assessore di aver contattato gli enti interessati, ma non è accettabile che si sia trascurata una consulenza regolarmente nominata dal Consiglio e voluta dalla legge. E non voglio dilettarmi di una troppo facile ironia trattando di consulenze nella nostra Regione: difatti per questa, se non erro, la legge n. 8 non prevede compensi. Perché non ci si avvale di strumenti pronti e competenti? Non farlo si presta ad interpretazioni poco benevoli, quasi si temesse un'intrusione nel sacro recinto assolutamente vietato ai non addetti ai lavori. Ma i Commissari eletti, inutilmente per ora, dal Consiglio, sono addetti ai lavori per legge.
Prima di passare agli articoli desidero ancora chiedere una risposta chiara e definitiva dall'Assessore circa la limitazione, a mio avviso, del campo attinente alla convenzione e parlo degli enti pubblici. Non dimentico quanto ci ha riferito in VI Commissione, né dimentico il tenore dell'art. 5 della legge quadro. Se è esatto, infatti, che solo alla lettera b) si parla di "mediante convenzione", non è men vero che non è di perspicua interpretazione il "direttamente" della lettera a). Credo quindi indispensabile che si precisi in Consiglio come ci si intende comportare con le strutture pubbliche che fanno formazione professionale perché è evidente l'esigenza di un'omogeneità di trattamento che non crei disparità (non oso accennare a privilegi).
Credo che, accolto questo principio, fissato dalla lettera a) del secondo comma dell'art. 14 della nostra legge regionale (almeno indirettamente ma certo logicamente, il principio si attaglia a tutte le strutture, pubbliche comprese) diventi più agevole far risaltare la limpidezza dell'aspetto finanziario che sarà tanto più meritoria quanto più il Consiglio, gli utenti e la popolazione piemontese ne saranno informati.
Ho voluto premettere queste rapide osservazioni perché penso sia nostro compito, dall'opposizione, far rilevare le carenze, i ritardi, le inosservanze degli atti dovuti per legge, non per mera, sterile polemica ma per verificare insieme se non è proprio possibile far meglio e se tutte le componenti della maggioranza, comunisti, socialisti, socialdemocratici concordano veramente su questo terreno, ancora campo di Agramante nella seduta di maggio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Voglio anch'io sottolineare come questo provvedimento viene esaminato non con la dovuta attenzione da parte del Consiglio regionale, soprattutto tenendo conto dell'importanza che esso assume in un settore in cui la Regione ha competenza decisiva.
Questo provvedimento, dal punto di vista finanziario, attiva circa 50 miliardi di risorse ed è un investimento fondamentale nel campo della formazione umana.
Il provvedimento rientra all'interno del dibattito sulla formazione professionale che a più riprese si è sviluppato in Consiglio regionale ed in seno alla Commissione competente.
La Giunta, in base alle risultanze del dibattito, si è mossa per cercare di dare ad esso attuazioni concrete; ossia una convenzione quadro che in modo omogeneo disciplinasse i rapporti tra i singoli enti e la Regione Piemonte.
Altri provvedimenti previsti dalla legge regionale e dalla legge quadro statale debbono ancora essere assunti.
Certo, l'altro passo fondamentale è legato all'attuazione della delega e - come abbiamo già avuto modo di sottolinearlo - ad un discorso complessivo di riordino dei poteri delle autonomie. Il discorso delle deleghe agli enti in tema di formazione professionale è l'altro grande corno del dilemma.
Questo provvedimento era atteso dagli enti nella loro varietà di estrazione. Gli enti gestori hanno avuto anche la possibilità di intervenire in sede di predisposizione tant'é vero che esso, per larga parte, tiene conto delle richieste da loro formulate.
In sede di VI Commissione abbiamo avuto modo di fare una consultazione approfondita ed anche attraverso successivi contatti da parte dell'Assessorato e dei membri della Commissione stessa.
Vi sono ancora dei nodi aperti, per alcuni dei quali sono stati proposti dalla Giunta emendamenti modificativi ed aggiuntivi.
Il provvedimento oggi all'esame del Consiglio è largamente soddisfacente anche rispetto alle esigenze espresse dagli enti gestori.
Quindi, il Gruppo socialdemocratico esprime su di esso parere favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

Il dibattito sulla formazione professionale, avvenuto pochi mesi fa, ha già chiarito a sufficienza le posizioni di ciascun Gruppo.
La consapevolezza della complessità e dell'importanza del problema acuito dal perdurare della crisi economica, avevano sollecitato la messa a punto degli strumenti attuativi della legge, tra cui fondamentale è la convenzione tipo tra Regione ed enti.
La convenzione che oggi è sottoposta all'esame del Consiglio regionale e già discussa in Commissione, oggetto di ampia consultazione da parte dei sindacati, centri formativi ed Enti locali, sembra poter accogliere la volontà espressa da tutte le parti politiche e sociali interessate alla razionalizzazione dell'intero settore.
La gestione generale del settore che la convenzione permette è, credo la scelta più corretta per garantire da una parte parità di trattamento del personale degli enti e certezza di comportamenti, come è stato sottolineato più volte nell'ambito della consultazione da parte di tutti, accentuando la loro responsabilizzazione nella pluralità delle singole capacità progettuali e programmatorie, dall'altra la possibilità di un controllo doveroso e di un corretto uso del denaro pubblico.
La proposta di deliberazione, anche con l'accoglimento degli emendamenti già avvenuto o preannunciato, ha cercato di contemperare a sufficienza queste due esigenze senza, mi permetta il collega Villa rigidità e schematismi, ma tenendo presente proprio la complessa realtà su cui la convenzione deve incidere.
Per questi motivi il Gruppo comunista darà parere positivo alla convenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Vorrei fare un brevissimo intervento relativamente ad una parte del discorso che ci ha fatto l'Assessore Ferrero oggi. Intanto osservo anch'io che su una materia di questo genere, tra l'altro di fronte ad una relazione sempre così puntuale dell'Assessore Ferrero, sarebbe stato meglio che avessimo registrato un uditorio più attento e responsabile.
Questa non è una semplice delibera di ratifica ma è un provvedimento importante sul quale mi auguro che la Commissione, della quale non faccio parte, abbia discusso.
Come già ha ricordato Mignone è una delibera che ha un risvolto non indifferente nell'economia della nostra comunità (50 miliardi di investimento in un settore estremamente importante).
La relazione di Ferrero ha toccato un punto che, tra l'altro, si concretizza in un emendamento della Giunta all'art. 1 e che, secondo me forse merita ancora un momento di riflessione e di approfondimento.
Non credo che la Regione possa tout court accettare di demandare i criteri con i quali ammette i giovani o comunque le persone interessate alla formazione professionale, a criteri che sono stati formulati per un'altra cosa.
E' vero che la formazione professionale è sicuramente uno strumento per avviare una politica attiva del lavoro, ma vorrei anche dire che è per una serie di lavori definiti, molto chiari, che non possono essere ricondotti ad un discorso generale.
Credo che i criteri che la Regione deve avere per l'ammissione siano quelli che derivano dalle previsioni dei piani pluriennali di cui all'art.
7 della legge n. 8 e dei suoi aggiornamenti e discendono dal piano regionale di sviluppo.
Anche a livello nazionale c'é la tendenza ad agire in un contesto che deve essere modernizzato, che deve essere aggiornato alle nuove esigenze.
Può darsi che quest'anno la Regione abbia la necessità di creare le condizioni per inserire i cassintegrati, può anche darsi che un altr'anno non sia più così. Forse è assurdo definire dei criteri di ammissione facendoli riferire a quelle che sono le normative attualmente in vigore per il collocamento.
Non si può mandare all'aria il principio che è stato alla base della formazione professionale, per cui ci siamo battuti in tanti anni.
Definiremo il nostro atteggiamento dopo l'esame degli emendamenti.
Approviamo la convenzione nelle sue linee generali, la riteniamo uno strumento di cui avevamo bisogno.
Ci auguriamo che essa possa dare dei frutti nel campo della formazione professionale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame del citato schema di convenzione tipo.
Art. 1 (Oggetto) "La presente convenzione definisce i rapporti tra la Regione e l'Ente indicato in premessa per quanto attiene alle attività ricorrenti di formazione professionale, in conformità alle tipologie previste dall'art.
11 della legge regionale 25/2/1980, n. 8.
Altre attività formative non ricorrenti previste dai piani regionali ed affidate all'Ente saranno oggetto di specifiche convenzioni per le quali saranno applicate le condizioni di cui alla presente convenzione in quanto compatibili.
La Regione, ai sensi e per gli effetti dell'art. 5, secondo comma lettera b), della legge 21/12/1978, n. 845 e dell'art. 14, primo comma della legge regionale 25/2/1980, n. 8, affida all'Ente (in seguito denominato Ente gestore), che accetta alle condizioni di seguito enunciate la gestione dei corsi di cui all'allegato n. 1, parte integrante della presente convenzione, garantendo l'identità propria dell'Ente ed il rispetto della proposta formativa conforme ai principi educativi e pedagogici dell'Ente stesso. Eventuali variazioni dei corsi indicati all'allegato 1, che si rendessero necessarie durante il termine di validità della convenzione, saranno disposte dalla Giunta regionale, sentito l'Ente senza ulteriori convenzioni che modifichino o integrino la presente, purch la spesa prevista per tali variazioni non superi il 10% della spesa complessiva determinata per ciascun centro di formazione professionale all'inizio dell'anno formativo.
Per le attività ricorrenti la Regione e l'Ente concordano sulla necessità che i criteri di ammissione degli allievi ai corsi assumeranno come riferimento la normativa attualmente in vigore in materia di avviamento al lavoro e previo accertamento dell'effettiva idoneità degli iscritti ai corsi".
La Giunta regionale presenta il seguente emendamento: sostituire l'ultimo comma dell'art. 1 con: "Per le attività dirette alla qualificazione dei lavoratori, anche connesse a situazioni di cassa integrazione e di mobilità, i criteri di ammissione degli allievi ai corsi assumeranno come riferimento la normativa in vigore in materia di avviamento al lavoro, nonché le connesse procedure di armonizzazione".
Vi è ancora un emendamento presentato dal Gruppo D.C.: al quarto comma dell'art. 1, dopo le parole "iscritti ai corsi" aggiungere: "Resta ferma la possibilità, garantita agli allievi, della libera scelta dell'Ente presso il quale compiere la propria formazione".
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Sono stati fatti dei passi notevoli per avvicinare posizioni lontane.
L'Assessore ha spiegato gli intendimenti che sottostanno all'emendamento presentato dalla Giunta.
Sono acquisizioni che vanno nella direzione da noi proposta, anche se in termini limitati. Ritiriamo il nostro emendamento e ci asteniamo sull'emendamento proposto dalla Giunta.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento proposto dalla Giunta regionale. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 23 voti favorevoli, 1 contrario e 16 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 1 nel testo modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 1 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 40 favorevoli 23 Consiglieri astenuti 17 Consiglieri Art. 2 (Validità della convenzione) "La durata dell'esercizio formativo è stabilita in 12 mesi, ha inizio il 1 settembre e termina il 31 agosto.
Esclusivamente per quanto attiene alle attività formative in agricoltura i corsi iniziati entro il 30 giugno potranno essere conclusi entro il 31 dicembre dello stesso anno.
I termini di validità della presente convenzione coincidono con la durata dell'esercizio formativo".
il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento: sostituire il terzo comma con: "La presente convenzione ha la durata di tre anni con rinnovo o revisione di un anno in anno della spesa evidenziata o meglio specificata negli allegati. Resta inteso che l'adeguamento dei parametri di spesa non comporti la risoluzione della presente convenzione".
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Riteniamo che non sia opportuno limitare la durata della convenzione ad un anno e che sia opportuno dare una garanzia più forte al personale e un certo respiro alla programmazione. Per questo abbiamo presentato l'emendamento in discussione.



FERRERO Giovanni, Assessore alla formazione professionale

Ho già precisato che il testo che oggi approviamo ha una durata la cui scadenza viene fissata dalla volontà del Consiglio regionale, quindi dai mutamenti e dagli adeguamenti che si introdurranno al testo, anche per evitare fasi di interregno. Non vedo come sia possibile evitare ogni anno un atto dell'esecutivo che, insieme all'approvazione del piano dei corsi la predisposizione degli strumenti finanziari che devono tradursi in deliberazioni di spesa della Giunta regionale e quindi di un'intesa con gli enti di formazione professionale.
Quindi come è possibile rendere triennale una deliberazione di Giunta che convenziona gli enti e annualmente rimodificare i parametri, il numero e il tipo dei corsi, l'ammontare della spesa.
L'esecutivo deve tendere alla riduzione degli atti.
Quanto alle garanzie ai lavoratori impiegati nel settore, dipendono sotto l'aspetto statutario dal Consiglio regionale dal dialogo che si stabilisce tra maggioranza ed opposizione nella predisposizione dei documenti finanziari.
Ho l'impressione che al di là della volontà degli Assessori questo emendamento non sia di sostanziale utilità.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 24 contrari.
Pongo in votazione l'art. 2 nel testo originario.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 2 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 40 favorevoli 24 Consiglieri contrari 16 Consiglieri Art. 3 (Sedi operative e loro funzioni) "Per la realizzazione delle attività di formazione professionale l'Ente dovrà disporre di idonee sedi operative (Centri di formazione professionale) in regola con le vigenti norme sulla sicurezza e prevenzione degli infortuni.
I Centri di formazione professionale dovranno disporre di locali ed attrezzature conformi agli ordinamenti didattici di cui all'art. 10 della legge 25/2/1980, n. 8, da emanarsi in conseguenza dell'attuazione dell'art.
18, lettera a), della legge 21/12/1978, n. 845, ovvero, in carenza di questi, alle normative tecniche di cui agli allegati A e B della presente convenzione.
Rientrano tra i compiti dei Centri di formazione professionale, oltre alla normale attività didattica, quelli di seguito indicati: l'aggiornamento tecnico e metodologico dei programmi formativi la collaborazione con gli Enti pubblici preposti nella verifica della situazione del mercato del lavoro locale, in particolare per quanto attiene ai profili professionali emergenti la predisposizione, su indicazione della Regione, degli interventi di formazione per lavoratori adulti anche non previsti dal piano di attività di cui all'allegato n. 1 e riferiti alle specifiche convenzioni di cui al secondo comma del precedente art. 1 ogni altra funzione, tra quelle previste dal piano pluriennale di cui all'art. 7 della legge regionale 25/2/1980, n. 8, di volta in volta ad essi affidata dalla Regione".
Pongo in votazione l'art. 3.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 3 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 40 favorevoli 40 Consiglieri Art. 4 (Requisiti di idoneità delle sedi operative, verifiche e documentazioni) "L'Ente gestore presenterà, ai fini della stipula della convenzione, la documentazione comprovante l'idoneità delle sedi operative secondo quanto previsto dalla normativa vigente e in conformità con quanto di seguito indicato: a) i locali utilizzati devono rispondere alla normativa prevista per l'agibilità degli edifici scolastici e l'igiene del lavoro di cui al D.P.R.
19/3/1956, n. 303 e successive modificazioni ed integrazioni, in quanto applicabili. La documentazione comprovante la regolarità di cui sopra deve essere prodotta in copia autenticata con allegata una piantina in scala 1:100 dei locali utilizzati.
b) Le attrezzature didattiche devono essere idonee all'attuazione delle attività formative. La relativa documentazione, prodotta su modelli forniti dalla Regione, deve riportare il tipo ed il numero di macchine ed attrezzature impiegate, nonché il numero e la descrizione dei posti allievo.
c) In materia di igiene ed antinfortunistica si rimanda, in quanto applicabile, alla normativa sottoelencata: D.P.R. 19/3/1956, n. 303 e successive modificazioni ed integrazioni: 'Norme generali per l'igiene del lavoro': R.D.L. 9/7/1926, n. 131 e successive modificazioni ed integrazioni: 'Impianti, apparecchi e recipienti soggetti a pressione' D.P.R. 27/4/1955, n. 547 e successive modificazioni ed integrazioni: 'Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro' D.P.R. 26/5/1959, n. 689 e successive modificazioni ed integrazioni: 'Determinazione delle aziende e lavorazioni soggette, ai fini della prevenzione degli incendi, al controllo dei Vigili del Fuoco'.
Gli Enti gestori sono tenuti a produrre: certificazione di 'agibilità' dei locali utilizzati per la conduzione dei corsi, indicante altresì la ricettività degli stessi rilasciata dall'Ufficiale Sanitario competente certificazione della 'denuncia di primo impianto' o di 'verifica' relativa all'installazione della 'messa a terra di protezione' per impianti elettrici rilasciata dalla competente autorità (ex ENPI) certificazione di 'prevenzione incendi' rilasciata dal competente Comando dei Vigili del Fuoco ogni altra certificazione di verifica o collaudo relativa ad impianti od apparecchi assoggettati, a tenore di leggi particolari, al controllo dei competenti organi vigilanti.
Le certificazioni di cui al presente articolo, in originale o copia autenticata, devono essere inviate all'Assessorato regionale alla cultura istruzione e formazione professionale, Via Magenta n. 12 - Torino.
La documentazione di cui al presente articolo è ritenuta valida anche ai fini della stipula di successive convenzioni purché non intervengano rilevanti modificazioni nella struttura dei Centri di formazione professionale".
Pongo in votazione l'art. 4. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 4 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 40 favorevoli 40 Consiglieri Art. 5 (Personale delle sedi operative) "Per la realizzazione delle attività di formazione professionale la sede operativa deve disporre di un organico tale da assicurare le seguenti funzioni: direzione servizi amministrativi ed ausiliari programmazione e progettazione didattica.
Il numero del personale docente è determinato dal rapporto tra il monte ore dei corsi, incrementato del 20 % per le attività di programmazione progettazione e coordinamento e l'orario di insegnamento contrattuale.
Al personale di cui al comma precedente si aggiunge, limitatamente ai corsi di indirizzo industriale, il secondo istruttore di laboratorio per i corsi di primo anno con almeno 20 allievi e per i corsi con almeno 15 allievi di anni successivi al primo o di specializzazione.
I costi del personale di direzione, amministrativo ed ausiliario non dovranno superare il 40% dei costi del personale docente, tali costi saranno calcolati al lordo comprendendone gli oneri sociali ed ogni altra voce ad esclusione delle missioni.
Lo svolgimento dell'attività didattica sarà assicurato da personale docente, anche incaricato con contratto di consulenza, in possesso di adeguata professionalità, nel numero determinato annualmente dalle esigenze dei singoli corsi.
L'Ente gestore garantisce l'applicazione a tutto il personale dipendente del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria e dei protocolli di accordo stipulati direttamente dalla Regione o dall'Ente d'intesa con la Regione e con le organizzazioni sindacali a livello regionale. In particolare, l'Ente provvede ad accantonare l'indennità di anzianità per il personale che ne ha diritto secondo la vigente legislazione.
L'Ente gestore, inoltre, assicura il rispetto delle disposizioni per il reclutamento e l'inquadramento del personale di volta in volta emanate dalla Regione".
La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: al sesto comma sopprimere le parole: "direttamente dalla Regione o dall'Ente d'intesa con la Regione".
Tale emendamento viene ritirato dall'Assessore Ferrero.
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento: sostituire il sesto comma con: "L'Ente gestore garantisce l'applicazione a tutto il personale dipendente dal vigente CCNL per il personale dipendente dagli Enti convenzionati operanti nella formazione professionale di cui all'art. 5 della legge 21/12/1978, n. 845, nonché le norme ulteriori fissate con accordi regionali di cui l'Ente sia parte negoziale".
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Quando, per esempio, si tratta di assunzione del personale e si fa riferimento all'ultimo comma dell'art. 9 della legge 845 e ad altre norme emanate dalla Giunta (senza aver sentito la Commissione) gli Enti devono poter essere presenti in modo sicuro ed attivo, specie con riferimento ai contratti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 24 contrari.
Il Consigliere Revelli presenta il seguente emendamento in subordine al precedente presentato dal Gruppo D.C.: sostituire il sesto comma con: "L'Ente gestore garantisce l'applicazione a tutto il personale dipendente dal vigente CCNL di categoria e dei protocolli di accordo stipulati dalla Regione con le organizzazioni sindacali a livello regionale, sentiti gli Enti convenzionali".
La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Sentite le considerazioni del Consigliere Villa, penso che occorrerà salvaguardare un principio fondamentale.
"Sentire gli Enti" non vuol dire "d'intesa con gli Enti". Un elemento di partecipazione e di raccordo ci sarà pur sempre. Questa è la strada per la pubblicizzazione.
C'è una parte del sindacato indubbiamente che chiede questo ed una garanzia di pluralismo da parte nostra va conservata, non soltanto per l'attitudine generale, ma anche perché prima o poi la verifica di ciò che accade nei processi formativi accadrà anche nel mercato, non soltanto nelle verifiche strettamente burocratiche.
Quindi va salvaguardata la presenza degli Enti discutendo con loro però spetta alla Regione fare applicare un criterio che diventa generalizzato dopo averlo discusso con gli Enti e con le organizzazioni.



VILLA Antonino

L'aggiunta "in ordine alle proposte informative" voleva sottolineare i motivi sui quali gli Enti volevano essere sentiti.
E' chiaro che quando c'è una consacrazione ufficiale credo sia una sottolineatura maggiore.



REVELLI Francesco

Non è solo implicito, è dovuto, nel senso che se lasciamo "sentiti gli Enti" questi non si faranno sentire su questioni che non gli interessano.



FERRERO Giovanni, Assessore alla formazione professionale

La Giunta si rimette al Consiglio.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Revelli.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Il Gruppo D.C. presenta un altro emendamento: al settimo comma sostituire la parola "inquadramento" con "i gradi di professionalità".
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Riteniamo che la dizione "gradi di professionalità" sia più vicina alla legge nazionale che non la parola "inquadramento".



FERRERO Giovanni, Assessore alla formazione professionale

La procedura con cui viene assegnata una collocazione, quindi la conseguente retribuzione, si chiama procedura di inquadramento.
I gradi di professionalità fanno riferimento alle capacità soggettive dell'individuo.
Il riconoscimento avviene attraverso l'inquadramento e le conseguenze che questo atto giuridico comporta. Non sono contrario allo spirito che muove il Consigliere Villa.
Si tratterà di definire con legge regionale di inquadramento il modo per differenziare i livelli di inquadramento o per offrire possibilità che favoriscano il riconoscimento dei livelli di professionalità.
In questo contesto preferirei parlare di inquadramento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 24 contrari.
Infine, vi è un ultimo emendamento presentato dal Gruppo D.C.: al settimo comma dopo le parole "emanate dalla Regione" aggiungere: "ferma restando l'autonomia dell'Ente, ai sensi delle leggi vigenti nella scelta del personale, in funzione delle proprie responsabilità gestionali e formative".
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Con questo emendamento intendiamo difendere il principio dell'autonomia usufruendo delle leggi esistenti: è un ritorno necessario su questo concetto perché così si prospetta l'inizio di un cammino più diretto alla pubblicizzazione che all'autonomia degli Enti e al pluralismo, che a parole continuiamo a consacrare e che è stato sottolineato anche nella legge n. 8 della Regione.



FERRERO Giovanni, Assessore alla formazione professionale

Che significato ha in una convenzione sancire questo quando le procedure di assunzione sono state sottoposte ad una battaglia sindacale durissima? Mi pare che procedere con un'espansione della discrezionalità sia un modo per andare a sollevare una questione di principio che, mossa dalle migliori buone intenzioni, assume poi alle orecchie dell'ascoltatore connotati assai diversi a seconda del suo stato d'animo e della sua propensione.
Si tratta anche di valutare quali saranno i comportamenti delle parti di fronte ad affermazioni che, dal punto di vista della prassi del comportamento amministrativo dell'Ente e dell'esecutivo, non condizionano e che sono poi questioni di lana caprina, perché quando si deve poi concretizzarle in norme concrete sono aperte a tutte le interpretazioni possibili.
Di fronte a questi emendamenti ho perplessità personale perché, al di là delle procedure formali, è la Giunta regionale come Ente che deve sostenere le pressioni.
Mi chiedo in quale misura queste affermazioni cambiano, a favore del sistema formativo o contro il sistema formativo, i comportamenti delle parti, parti che non sono tutte soggette alla volontà della Giunta o del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 23 contrari e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione l'art. 5 nel testo emendato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 5 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 23 Consiglieri contrari 16 Consiglieri astenuti 2 Consiglieri.
Art. 6 (Finanziamento delle spese correnti) "La Regione, sulla base di un bilancio preventivo, presentato dall'Ente in conformità con le disposizioni emanate di volta in volta dalla Regione stessa, a titolo di corrispettivo per le spese correnti sostenute dall'Ente per ciascun corso, corrisponderà all'Ente gestore l'importo risultante dalla somma della quota relativa agli oneri del personale, alle spese di organizzazione ed a quelle relative al materiale di consumo.
Dette quote sono determinate sulla base rispettivamente del contratto nazionale di lavoro e degli accordi regionali applicativi e delle allegate tabelle che fanno parte integrante della presente convenzione. La rivalutazione delle quote di cui al precedente comma avverrà anno per anno con provvedimento della Giunta regionale, sentita la Commissione di cui all'art. 9 della legge regionale 25/2/1980, n. 8, in relazione ai costi accertati e comunque in misura non superiore agli incrementi previsti per i fondi di cui all'art. 8 della legge 16/5/1970, n. 281.
Il numero minimo di allievi ammessi a frequentare i corsi previsti nell'ambito delle attività ricorrenti è stabilito di norma in 18 per i corsi di 1 anno (1 e 2 ciclo) o annuali di primo livello e in 12 per i corsi di qualifica (3 e 4 ciclo) di seconda qualificazione o di secondo livello.
Per i corsi agricoli il numero minimo degli allievi è 15, riducibile a 10 per le zone montane o comunque particolarmente svantaggiate".
Pongo in votazione l'art. 6.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 6 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 7 (Modalità di erogazione dei finanziamenti) "La somma risultante dal conteggio di cui all'art. 6 sarà erogata secondo le seguenti modalità: 50 % della spesa prevista a seguito di comunicazione della data di inizio corsi da inviarsi alla Regione con un anticipo non superiore ai 30 giorni dalla data stessa 30% della spesa prevista entro il mese di febbraio saldo entro il mese di giugno".
Pongo in votazione l'art. 7.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 7 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 8 (Finanziamento delle attività formative in agricoltura) "La Regione, a titolo di corrispettivo per le spese correnti sostenute dall'Ente per ciascun corso, corrisponderà all'Ente gestore la somma risultante dal prodotto tra il numero di allievi giudicati idonei alla prova finale di esame, il numero delle ore di corso effettivamente svolte e il parametro ora/allievo determinato per l'esercizio formativo di cui alla presente convenzione in L. 2.500, rivalutato anno per anno secondo le modalità previste dal precedente art. 6.
La somma risultante dal conteggio di cui al comma precedente per ciascun corso sarà erogata secondo le seguenti modalità: 80% del costo ammesso a piano viene svincolato a comunicazione d'inizio del corso, dopo la verifica della documentazione richiesta il saldo avverrà a fine corso, dopo le verifiche sull'apprendimento dei contenuti impartiti nelle lezioni e l'accertamento delle frequenze desunte dal registro di presenza allievi".
Pongo in votazione l'art. 8. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 8 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 9 (Disavanzi di gestione e ulteriori finanziamenti) "Eventuali disavanzi di gestione saranno presi in considerazione soltanto per quanto attiene la voce 'personale' e potranno essere rimborsati mediante atto deliberativo della Giunta regionale.
La Regione si impegna a riconoscere ed a rimborsare gli interessi bancari passivi, derivanti dal ritardato versamento agli Enti delle somme di cui al precedente art. 6 eventualmente non compensati dagli interessi attivi maturati sulle quote versate.
Ulteriori finanziamenti, inoltre, potranno essere deliberati dalla Giunta regionale in relazione all'inserimento di soggetti portatori di handicap nelle attività formative dei Centri di formazione professionale e per i corsi speciali rivolti ai soggetti medesimi, in applicazione dell'apposita normativa".
Pongo in votazione l'art. 9.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 9 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 10 (Finanziamento delle sedi di coordinamento degli Enti) "La Regione, oltre a quanto previsto per il finanziamento dei corsi contribuisce al finanziamento delle sedi di coordinamento degli Enti secondo quanto di seguito indicato: una quota pari al 2,5 % del finanziamento di cui ai precedenti artt.
6 e 7 è destinata a tutti gli Enti per le funzioni tecniche, didattiche ed amministrative connesse al funzionamento dei corsi una quota, per un ammontare massimo del 2% del finanziamento di cui ai precedenti artt. 6 e 7, è stabilita con deliberazione della Giunta regionale in relazione a progetti, presentati dagli Enti, finalizzati ad obiettivi di ricerca, innovazione metodologica, aggiornamento del personale, miglioramenti della qualità del servizio nonché per attività connesse con lo sviluppo della proposta formativa dell'Ente stesso".
Pongo in votazione l'art. 10.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 10 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 11 (Avanzi di gestione) "Le somme erogate ai sensi dell'art. 6, che risultassero eccedenti rispetto alle spese effettivamente sostenute e riconosciute, verranno reiscritte nelle entrate dell'esercizio successivo detraendo il pari importo dal finanziamento per il nuovo anno formativo".
Pongo in votazione l'art. 11.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 11 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 12 (Finanziamento per l'acquisto di attrezzature didattiche) "Una quota percentuale determinata nella misura del 5 % dei finanziamenti per le voci consumi ed organizzazione di cui al precedente art. 6 secondo quanto indicato nell'allegato C è destinata all'acquisto delle attrezzature didattiche.
Tali somme saranno versate sull'apposito conto corrente di cui al successivo art. 14 e spese anche in esercizi finanziari successivi a quello cui si riferisce l'erogazione, con il limite massimo di anni tre.
L'Ente è tenuto a presentare entro il 30 settembre di ogni anno un piano di utilizzo dei fondi di cui al presente articolo. La Regione provvederà ad emanare, per ciascun tipo di attrezzature, i requisiti tecnici minimi che le attrezzature stesse dovranno possedere per poter essere acquistate.
La Regione, sulla base di tali piani di investimento, potrà erogare ulteriori fondi destinati all'acquisto di attrezzature al fine di concorrere all'adeguamento funzionale di centri agli standards previsti e per favorire l'introduzione di nuove tecnologie nei centri stessi.
Tutte le attrezzature acquistate con i fondi di cui al presente articolo o con altri fondi pubblici nazionali o comunitari sono di proprietà della Regione e come tali saranno inventariati dall'Ente.
L'Ente annualmente renderà conto alla Regione della gestione dei beni di proprietà regionale e dell'impiego dei fondi di cui al presente articolo".
Pongo in votazione l'art. 12.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 12 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 13 (Dati statistici, informazioni) "L'Ente provvederà a fornire tutte le informazioni circa la gestione dell'attività e della spesa che la Regione riterrà di richiedere in adempimento ai propri compiti istituzionali.
Tali informazioni, ivi comprese quelle di carattere statistico, saranno presentate dall'Ente nei tempi e nelle forme di volta in volta indicati dalla Regione, assicurando la completezza e l'attendibilità dei dati e delle notizie.
Appositi modelli saranno predisposti dagli uffici competenti al fine di rendere razionale ed omogenea la raccolta e l'interpretazione delle informazioni fornite dagli Enti".
Pongo in votazione l'art. 13. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 13 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 14 (Conti correnti) "I finanziamenti della Regione saranno accreditati su tre distinti conti correnti bancari: il conto delle spese correnti in riferimento ai precedenti artt. 6 e 7 il conto delle spese per l'acquisto delle attrezzature didattiche di cui all'art. 12 il conto delle spese per il finanziamento delle sedi di coordinamento di cui all'art. 10.
Il conto delle spese correnti è riferito alle competenze di ciascun anno formativo.
Alla fine di ciascun anno formativo le operazioni sul conto corrente di quell'anno saranno esclusivamente quelle relative alla gestione dei residui attivi e passivi.
Entro il 31 dicembre la gestione del conto deve essere comunque conclusa.
All'inizio di ciascun anno formativo l'Ente provvederà all'avvio di una nuova gestione finanziaria delle spese correnti o mediante l'apertura di nuovo conto corrente o evidenziando nel conto corrente la nuova gestione finanziaria.
La quota percentuale di cui al primo comma del precedente art. 12 sarà accreditata, con testualmente all'erogazione dei ratei di finanziamento secondo quanto previsto all'art. 7, nello specifico conto corrente destinato all'acquisto delle attrezzature didattiche.
Gli estratti-conto dei conti correnti bancari saranno allegati al rendiconto".
La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: dopo il quarto comma aggiungere: "Per i corsi agricoli la gestione dei conti dovrà essere conclusa entro il 30 aprile".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti in aula.
Pongo in votazione l'art. 14 nel testo modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 14 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 15 (Registri) "L'Ente gestore provvederà alla tenuta ed all'aggiornamento dei seguenti libri e registri: registro allievi su modello fornito dalla Regione registro di presenza del personale libro matricolate del personale libro paga registro di cassa nel quale sono annotate in ordine cronologico tutte le operazioni di entrata e di uscita inventario dei beni mobili distinto per titoli di proprietà registro di carico e scarico di magazzino registro delle fatture.
Tale documentazione sarà posta a disposizione per i controlli disposti dalla Regione".
Pongo in votazione l'art. 15.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 15 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 16 (Rendiconti) "Entro 120 giorni dal termine dell'esercizio formativo l'Ente gestore presenta il rendiconto delle spese sostenute nell'esercizio stesso compilato sugli appositi modelli e secondo le modalità di compilazione disposti annualmente dall'Assessorato competente conformemente alle vigenti disposizioni comunitarie e ministeriali.
II rendiconto è corredato di tutta la documentazione giustificativa statistica e contabile riferita alla gestione del centro.
Tale documentazione dovrà essere tenuta separata da eventuali contabilità relative ad altre attività e dovrà essere costituita da titoli originali quietanzati e regolari ai sensi della vigente normativa fiscale oppure da copie conformi dei titoli stessi.
La giustificazione delle spese relative alle provvidenze a favore degli allievi dovrà essere sottoscritta dai beneficiari.
I registri didattici dei corsi delle presenze dei partecipanti, il libro cassa e i verbali dei colloqui o prove finali di accertamento faranno parte integrante del rendiconto".
Pongo in votazione l'art. 6. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 16 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 17 (Prove finali, attestati di qualifica e di frequenza) "Le prove finali volte al conseguimento della qualifica si svolgeranno sulla base delle normative tecniche e degli indirizzi definiti dalla Regione secondo la vigente normativa regionale, nazionale e comunitaria.
Il superamento delle prove finali comporta il conseguimento dell'attestato di cui al secondo comma dell'art. 14 della legge 21/12/1978 n. 845.
A coloro che frequentano corsi non finalizzati alla qualifica viene rilasciato un attestato di frequenza e profitto su modello predisposto dall'Amministrazione regionale al termine di un colloquio finale da svolgersi secondo le modalità previste da apposite disposizioni emanate dalla Regione".
Pongo in votazione l'art. 17.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 17 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 18 (Valutazione dei risultati conseguiti al fine dei finanziamenti successivi) "Il finanziamento dei corsi ricorrenti è subordinato alla valutazione dell'effettiva consistenza formativa dell'attività svolta, valutata in base ai risultati conseguiti negli esercizi precedenti.
I criteri per la valutazione di tali risultati dovranno tenere conto del costo pro-capite di ogni allievo qualificato e del rapporto tra qualificati ed iscritti all'inizio del corso calcolato su media desunta da una serie storica triennale.
La Regione garantisce, al personale coinvolto da eventuali riduzioni di attività conseguenti al mancato finanziamento dei corsi, il mantenimento delle condizioni economiche e normative in vista di una ristrutturazione o conversione delle attività formative che non risultino soddisfacenti rispetto ai criteri di cui al precedente secondo comma del presente articolo nei limiti indicati nell'ultimo comma dell'art. 12 del contratto collettivo nazionale di lavoro".
Pongo in votazione l'art. 18.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 18 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 19 (Corsi presso sedi diverse dai Centri di formazione professionale) "Ai corsi che si svolgono presso sedi occasionali o decentrate e non assimilabili ai Centri di formazione professionale di cui ai precedenti artt. 3, 4 e 5 le disposizioni della presente convenzione si applicano in quanto compatibili".
Pongo in votazione l'art. 19.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 19 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri Art. 20 (Norme transitorie) "Per l'esercizio 1982/83 la documentazione di cui al precedente art. 4 sarà presentata dall'Ente alla Regione entro il 31 dicembre 1982.
Qualora anche per quella data risultasse impossibile all'Ente disporre delle certificazioni relative all'igiene e all'infortunistica, entro la stessa data l'Ente presenterà una relazione corredata di documenti comprovanti che le richieste di certificazione sono state avanzate ai competenti organismi entro 10 giorni dalla stipula della convenzione.
L'Ente assicura che la formazione degli allievi iscritti per l'anno 1982/83 sia comunque completata. La Giunta regionale potrà, a tal fine adottare provvedimenti di carattere straordinario anche non previsti dalla presente convenzione.
Per il solo esercizio 1982/83 la Giunta regionale potrà adottare appositi provvedimenti, purché coerenti con i piani annuali e pluriennali della formazione professionale e nell'ambito delle norme di cui alla presente convenzione, ai fini della salvaguardia delle situazioni esistenti in atto e precedentemente riconosciute dalla Regione con l'impegno di stabilire tra le parti tempi e metodi per la concreta realizzazione di omogeneità di trattamento e parità di condizioni per tutti gli Enti sia pure nel rispetto della pluralità di proposte formative".
Pongo in votazione l'art. 20.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'art. 20 è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 41 Consiglieri In merito agli allegati della presente convenzione tipo, già a mani dei signori Consiglieri, il Gruppo D.C. ha presentato il seguente emendamento: agli allegati Bl, B2, B3, B4, B5 "Settore meccanico", aggiungere: "Specializzazione - Laboratori specializzati - n. ore 500".
La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Proponiamo di aggiungere agli allegati Bl, B2, B3, B4 e B5 "Settore meccanico": "Specializzazione - Laboratori specializzati - n. ore 55".



FERRERO Giovanni, Assessore alla formazione professionale

E' vero che ci sono molti inadempimenti della Regione, ma è anche vero che il Governo dovrebbe approvare un decreto sulle fasce di professionalità, e noi non saremmo qui a tribolare.
Nel settore meccanico applichiamo le fasce e non riesco a capire come all'interno del meccanismo concordato, possiamo reintrodurre una dizione che non rientra all'interno delle fasce.
Nel campo elettromeccanico il meccanismo di fasce non esisteva ed abbiamo mantenuto la situazione delle 500 ore dei corsi di specializzazione; se introducessimo questo nel settore meccanico vorrebbe dire che nemmeno noi crediamo a tutte le cose che abbiamo fatto fino adesso.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 23 contrari e 3 astensioni.
Pongo ora in votazione la relativa deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto l'art. 5, secondo comma, lettera b), della legge 21/12/1978, n.
845, che prevede che l'attuazione dei programmi pluriennali e dei piani annuali di formazione professionale sia realizzata mediante convenzione nelle strutture di Enti che siano emanazione o delle organizzazioni democratiche e nazionali dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori autonomi, degli imprenditori o di associazioni con finalità formative e sociali, o di imprese e loro consorzi o del movimento cooperativo visto l'art. 14 della legge regionale 25/2/1980, n. 8, che prevede la stipula di convenzioni, di cui alla sopraccitata legge n. 845/1978, a seguito di approvazione di uno schema di convenzione tipo sentito il parere espresso dalla Commissione consiliare competente delibera di approvare lo schema di 'Convenzione tipo' che si allega alla presente deliberazione per farne parte integrante.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli, 16 contrari e 3 astensioni.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Disciplina degli organi collegiali sanitari"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6-a) all'ordine del giorno che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Disciplina degli organi collegiali sanitari".
La parola al relatore, Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio, relatore

La maggioranza della Commissione ha ritenuto di raccogliere pienamente l'osservazione formulata dal Commissario di Governo, quindi il testo che i Consiglieri hanno nelle loro mani riflette il comportamento della Commissione.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione degli articoli modificati.
Art. 4 (Collegio medico per l'accertamento della compatibilità dello stato psico-fisico dell'invalido rispetto alle mansioni lavorative affidate o da affidare) "Alla composizione del Collegio medico previsto vengono apportate le seguenti variazioni: a) il Medico provinciale è sostituito da un responsabile del servizio di medicina legale dell'Unità Sanitaria Locale, sentito il Comitato di gestione dell'Unità Sanitaria Locale di appartenenza b) l'Ispettore medico del lavoro è sostituito da un medico specialista in medicina del lavoro, ovvero da un medico specialista in medicina legale dei ruoli nominativi regionali del Servizio Sanitario Nazionale, sentito il Comitato di gestione dell'Unità Sanitaria Locale di appartenenza.
Le funzioni di Segretario del Collegio di cui al presente articolo sono espletate da un funzionario dell'Unità Sanitaria Locale scelto nell'ambito degli addetti al Servizio medico-legale.
Il Collegio è nominato dal Presidente della Giunta regionale e si riunisce, di norma, nel Comune capoluogo di provincia".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 11 (Compensi) "Per i compensi eventualmente da corrispondere ai componenti delle Commissioni previste dalla presente legge, che non siano dipendenti regionali o del Servizio Sanitario Nazionale, si fa riferimento alla legge regionale 2/7/1976, n. 33".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Decorrenza variazioni) "Alle variazioni dei membri delle Commissioni, Comitati e Collegi di cui ai precedenti articoli di competenza dei Comitati di gestione si provvede entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
Trascorso tale periodo, provvederà, ai sensi dell'art. 21 della legge regionale 12/8/1976, n. 42, l'Organo Regionale di Controllo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
La parola al Consigliere Beltrami per dichiarazione di voto.



BELTRAMI Vittorio

Il voto del Gruppo D.C. sull'intero disegno di legge è favorevole.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame legge rinviata dal Governo: "Riordino delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica, di vigilanza sulle farmacie, polizia e servizi veterinari"


PRESIDENTE

Il punto 6-b) all'ordine del giorno prevede l'esame della legge rinviata dal Governo: "Riordino delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica, di vigilanza sulle farmacie, polizia e servizi veterinari".
Le modifiche che sono state suggerite dal Commissario di Governo sono state approvate a maggioranza dalle cinque Commissioni.
La parola al relatore, Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Valgono anche per questo disegno di legge le stesse considerazioni che ho fatto prima, nel senso che sono state accolte anche in questa legge tutte le osservazioni fatte dal Commissario di Governo. Mi limito soltanto ad un'annotazione che ha carattere tecnico e che ritengo che il Consiglio possa tranquillamente recepire.
All'art. 12 c'è una non sintonia tra il titolo dell'articolo e la modifica che abbiamo accolto circa la dizione di assistenza animale presente nel testo precedente, che è diventata assistenza zooiatrica.
E' opportuno che l'art. 12 reciti, al posto di "assistenza animale" "assistenza zooiatrica".



PRESIDENTE

Passiamo pertanto alla votazione degli articoli modificati.
Art. 1 (Esercizio delle funzioni) "Le funzioni amministrative in materia di: igiene e sanità pubblica, ivi compresi i controlli e la vigilanza sull'inquinamento dell'acqua, dell'aria e del suolo vigilanza sulle farmacie e sulle professioni sanitarie igiene e polizia veterinaria, non espressamente attribuite allo Stato ed alla Regione, sono esercitate dai Comuni mediante le Unità Sanitarie Locali.
Rientrano nelle funzioni di cui al precedente comma anche quelle delegate alle Regioni ai sensi dell'art. 7 della legge 23/12/1978, n. 833 e quelle già esercitate dai Medici e Veterinari provinciali, dalle Province dagli Ufficiali sanitari e dai Veterinari comunali o consortili.
I provvedimenti derivanti da poteri autorizzativi prescrittivi e di concessione nella materia sono di competenza del Sindaco, il quale, per l'attività istruttoria, si avvale dei servizi delle Unità Sanitarie Locali.
Per le ordinanze di carattere contingibile ed urgente, il Sindaco si avvale direttamente dei presidi delle Unità Sanitarie Locali, dandone avvisa al Presidente del Comitato di gestione.
Il responsabile del Servizio di igiene pubblica ed il responsabile del Servizio veterinario dell'Unità Sanitaria Locale, nell'ambito delle rispettive competenze, oltre a promuovere, ricorrendone i presupposti l'adozione da parte del Sindaco dell'ordinanza di carattere contingibile ed urgente, provvedono nel contempo all'adozione degli interventi e delle necessarie misure di salvaguardia, dandone comunicazione al Presidente del Comitato di gestione dell'Unità Sanitaria Locale.
I responsabili del Servizio di igiene pubblica e di quello veterinario delle Unità Sanitarie Locali mantengono gli opportuni raccordi con gli Uffici sanitari di confine, ai sensi di quanto previsto nel D.P.R.
31/7/1980, n. 614".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Funzioni della Regione) "Sono di competenza della Regione: a) l'emanazione di direttive regionali di indirizzo e coordinamento in materia b) l'individuazione delle zone, anche ai sensi dell'art. 2 della legge 5/3/1982, n. 62, per il trattamento dei rifiuti solidi urbani e industriali e dei fanghi civili ed industriali c) le funzioni esercitate dalla Commissione tecnica regionale di cui alle leggi regionali 8/11/1974, n. 32 e 22/6/1979, n. 31 e successive modificazioni ed integrazioni d) la nomina del C.R.I.A.P., ai sensi dell'art. 5 della legge 13/7/1966, n. 615 e l'assegnazione dei Comuni alle zone di controllo, ai sensi dell'art. 2 della stessa legge e) l'omologazione dei regolamenti comunali in materia di igiene e sanità f) l'adozione, fatto salvo quanto disposto nell'art. 35 del D.P.R.
20/12/1979, n. 761, del tariffario per i servizi resi ai privati nell'ambito delle competenze igienistiche, veterinarie e medico-legali g) la disciplina dell'autorizzazione e della vigilanza sulle istituzioni sanitarie a carattere privato.
Al Presidente della Giunta regionale spetta, nelle materie di cui al primo e secondo comma dell'art. 1 della presente legge, l'emanazione di ordinanze contingibili ed urgenti con efficacia estesa alla regione o a parte del suo territorio comprendente più Comuni. L'esecuzione delle stesse è demandata ai Sindaci; in caso di inadempienza, nei termini previsti dalle ordinanze stesse, il Presidente della Giunta regionale provvede alla nomina di un Commissario per gli adempimenti prescritti.
L'attività istruttoria, tecnica ed amministrativa relativa allo svolgimento delle funzioni demandate per legge alla Regione e non trasferite o subdelegate alle Unità Sanitarie Locali, è espletata dagli uffici e servizi della Giunta regionale che si avvale anche dei servizi e presidi delle Unità Sanitarie Locali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 5 (Organi collegiali) "Sono soppresse le seguenti Commissioni: la Commissione di vigilanza sui brefotrofi, sulle case di ricezione e sugli analoghi istituti che provvedono all'assistenza degli illegittimi di cui all'art. 17 del R.D.L. 8/5/1927, n. 798; le funzioni relative sono svolte dai competenti servizi dell'Unità Sanitaria Locale competente per territorio la Commissione provinciale di vigilanza sui manicomi pubblici e privati e sugli alienati curati in case private, di cui all'art. 3 del D.P.R. 11/2/1961, n. 249 la Commissione di cui all'art. 8 della legge 2/4/1968, n. 475; le funzioni relative sono svolte dal Comitato di gestione dell'Unità Sanitaria Locale la Commissione provinciale per il risanamento del bestiame di cui all'art. 3 della legge 23/1/1968, n. 33; la Regione adotta i provvedimenti nelle materie già oggetto di esame da parte di detta Commissione, ai sensi della legge 9/6/1964, n. 615, su proposta delle Unità Sanitarie Locali, che devono preventivamente consultare le organizzazioni degli allevatori ed i rappresentanti delle Camere di Commercio.
Nei Comitati, Commissioni e Collegi previsti dalla vigente legislazione i funzionari appartenenti ad Enti le cui funzioni sono state trasferite al Servizio Sanitario Nazionale sono sostituiti con corrispondente personale delle Unità Sanitarie Locali.
La designazione del personale delle Unità Sanitarie Locali negli organi collegiali di cui al comma precedente viene effettuata dal Comitato di gestione dell'Unità Sanitaria Locale, nel rispetto delle norme di cui al D.P.R. 20/12/1979, n. 761 e secondo criteri di professionalità e competenza di cui alle indicazioni della legge regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 10 (Servizi veterinari) "L'esercizio delle funzioni di cui all'articolo precedente avviene tramite il Servizio veterinario, come individuato nella legge regionale 22/5/1980, n. 60, istituito presso ciascuna Unità Sanitaria Locale. Secondo le indicazioni della suddetta legge, il Servizio veterinario dell'Unità Sanitaria Locale potrà articolarsi all'interno dell'organizzazione distrettuale dell'Unità Sanitaria Locale.
Il Servizio veterinario e il Servizio di igiene pubblica operano in stretto collegamento.
Il Servizio veterinario opera in aree omogenee di attività individuando, ai sensi del D.P.R. 20/12/1979, n. 761, due aree funzionali così definite: a) sanità animale, igiene dell'allevamento e delle produzioni animali b) igiene della produzione e della commercializzazione degli alimenti di origine animale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 12 (Assistenza zooiatrica) "I dipendenti del Servizio veterinario, in assenza di liberi professionisti nel territorio dell'Unità Sanitaria Locale, debbono garantire le prestazioni di urgenza richieste nell'interesse di terzi.
Il Comitato di gestione disciplina, secondo le indicazioni regionali, i rapporti con le attività di assistenza zooiatrica".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Regolamento del Servizio veterinario) "Entro 60 giorni dall'emanazione della presente legge, il Consiglio regionale emana un apposito regolamento per il funzionamento del Servizio veterinario".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 23 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Enti strumentali

Esame deliberazione Giunta regionale n. 152-17284: "I.P.L.A. S.p.A. Approvazione di modifiche dello Statuto sociale"


PRESIDENTE

Il punto settimo all'ordine del giorno reca: Esame deliberazione Giunta regionale n. 152-17284: "I.P.L.A. S.p.A. Approvazione di modifiche dello Statuto sociale".
La I Commissione, nella seduta del 15 settembre, ha dato parere favorevole alle modifiche dello Statuto dell'I.P.L.A. collegandolo all'accoglimento dell'impegno politico assunto dalla Giunta regionale di trasmettere ai rappresentanti della Regione, in seno al Consiglio di amministrazione, direttive atte a far sì che dalle proposte di partecipazione dell'I.P.L.A. in nuove società venga data preventiva informazione alla Giunta affinché essa possa esprimersi in merito.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi abbiamo chiesto che la costituzione di società e la partecipazione vengano deliberate dall'assemblea della Società per Azioni.
Questo va detto nello Statuto come avviene per tutti gli Enti a partecipazione statale, in modo che sia garantito che la Regione, come azionista, può e deve intervenire con una propria decisione specifica.
Il Codice Civile stabilisce i poteri minimi dell'assemblea approvazione del bilancio e nomina degli amministratori.
Data la caratteristica dell'Ente riteniamo che debba essere aggiunta questa definizione all'art. 4 e cioè la costituzione di nuove società rientri nei poteri dell'assemblea.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore agli Enti strumentali

In sede di Commissione a maggioranza si era deciso di non introdurre una norma statutaria sulla partecipazione dell'I.P.L.A. a nuove società e di lasciare al Consiglio di amministrazione l'autonomia di decisione con l'impegno di dare la direttiva ai rappresentanti nel Consiglio di amministrazione, di avvisare la Regione preventivamente e di accogliere il parere della Regione, attuando attraverso questa procedura una sorta di patto al di fuori dello Statuto, per esercitare il controllo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

L'impegno assunto dalla Giunta ha un valore più pregnante della modifica proposta dalla Democrazia Cristiana, per il fatto che la decisione in sede di assemblea non comporta obbligatoriamente che i rappresentanti della Regione deliberino avendo preventivamente sentito la Regione.
Da un lato ciò rispetta l'autonomia del Consiglio di amministrazione dall'altro garantisce il collegamento con la Regione e la possibilità ad essa di intervenire preventivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il nostro Gruppo si era riservato di predisporre un emendamento perch riteniamo che la via maestra che garantisce il coinvolgimento della Regione anche se il discorso delle competenze tra Giunta e Consiglio dovremmo definirlo dopo le contestazioni che sono emerse dal dibattito del luglio scorso - è la decisione dell'Ente.
La partecipazione ad un'assemblea comporta comunque una decisione specifica sull'atto specifico.
Molte leggi regionali impongono la comunicazione al Consiglio, ma queste comunicazioni non avvengono. Quindi non possiamo fidarci di un indirizzo generico che potrà essere applicato o non essere applicato.
Invece di fronte all'impegno dell'approvazione da parte dell'assemblea delle costituzioni delle società, le Commissioni dovranno essere interessate.
Il problema non è di poco conto. Proprio gli amministratori dell'I.P.L.A. ci hanno dichiarato che la Regione ha richiesto consulenze ad Enti che si sono rivolti all'I.P.L.A. per svolgere le consulenze stesse.
Non ci opponiamo alla norma statutaria, ma chiediamo che le determinazioni avvengano in assemblea e che comportino una presa di posizione della Regione come azionista.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore agli Enti strumentali

Lo strano giro per cui è giunta all'I.P.L.A. la richiesta di collaborazione che a sua volta era stata richiesta dalla Giunta regionale ad un altro Ente (mi pare si riferisca all'ENEA) non è dovuto ad un difetto dell' I.P.L.A.
Questo è un caso di scollamento fra la politica della Giunta riguardante un certo settore e la politica degli Enti strumentali.
Sarebbe stato più opportuno rivolgersi direttamente all'I.P.L.A. E' anche vero però che la Regione ha firmato con l'ENEA una convenzione per ricerche nel settore energetico e credo debba essere considerato un titolo di merito e non una ragione di demerito e quindi di sfiducia nei confronti dell'I.P.L.A.
Voglio inoltre sottolineare che nell'I.P.L.A. sono aperte trattative per l'immissione di altri Enti nella società per azioni, la Valle d'Aosta e il Comune di Torino, ma l' I.P.L.A. è aperta anche alle partecipazioni di privati.
Credo si diminuisca il significato della società per azioni e del rapporto tra un azionista con una clausola per cui uno degli azionisti, la Regione, ha un diritto di veto formale su qualsiasi iniziativa della società per azioni stessa.
Sono d'accordo di dare un indirizzo preciso che parta dal voto sullo Statuto da parte del Consiglio regionale per cui i rappresentanti regionali nel Consiglio di amministrazione dell'I.P.L.A. sono tenuti a recepire il parere della Regione circa la partecipazione azionaria in altre società o costituzione di altre società, ma non sono d'accordo di introdurre una norma statutaria di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Le posizioni sono diverse. Proprio le ragioni che Rivalta ha portato sono per la soluzione opposta, perché allargandosi la base societaria conseguentemente avendo il Consiglio una rappresentanza che non sempre pu contare in modo equilibrato, il ricorso all'assemblea, quindi il ricorso agli Enti partecipanti per decisioni così importanti è la garanzia migliore in una società complessa come questa, mentre l'indirizzo che la Regione dovrebbe dare con il parere informale che gli amministratori sono chiamati a richiedere è un diritto di veto, estraneo però al dibattito che pu avvenire in sede di assemblea degli azionisti.
Riteniamo sia una linea garantista da percorrere.



PRESIDENTE

La delibera comprende le variazioni allo Statuto che ha approvato l'I.P.L.A. Noi ci dobbiamo collocare in questa logica.
La deliberazione riporta, tra l'altro, le variazioni al quarto comma dell'art. 4. La Democrazia Cristiana propone il seguente emendamento aggiuntivo: al quarto comma dell'art. 4, dopo "propria attività" aggiungere: "La costituzione di società o la partecipazione ad altre società avverrà su conforme delibera dell'assemblea degli azionisti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Pongo ora in votazione la deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione della Giunta regionale n. 152-17284 in data 6/7/1982 concernente la proposta di modifica degli artt. 4, 5 e 18 dello Statuto sociale dell'I.P.L.A. S.p.A.
vista la legge regionale 8/3/1979, n. 12, recante: 'Istituzione dell'Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente della Regione Piemonte' e in particolare l'ultimo comma dell'art. 1: 'Lo Statuto dell'Istituto per le Piante da Legno e l'Ambiente deve essere sottoposto all'approvazione del Consiglio regionale' visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale delibera di approvare, ai sensi dell'art. 1 della legge regionale 8/3/1979, n.
12, le modifiche degli artt. 4, 5 e 18 dello Statuto sociale S.p.A. secondo quanto di seguito riportato: il quarto comma dell'art. 4 è integrato come segue: 'Provvede, anche attraverso la costituzione e la partecipazione ad altre società, alla produzione ed alla commercializzazione di beni e di servizi connessi alla propria attività' l'art. 5 è sostituito dal seguente: 'Il capitale sociale è di L. 1.790.000.000 suddiviso in numero 1.790.000 azioni da nominali L. 1.000 ciascuna' all'art. 18 è aggiunto il comma seguente: 'Spetta agli altri soci pubblici, sempre ai sensi dell'art. 2458 del C.C. la nomina dei restanti membri'.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli ed 11 astensioni.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame deliberazione di modifica allo Statuto della Comunità montana Alta Valle Susa


PRESIDENTE

Il punto ottavo all'ordine del giorno prevede l'esame della deliberazione di modifica allo Statuto della Comunità montana Alta Valle Susa.
La II Commissione il 15 settembre ha espresso parere favorevole a questa proposta di modificazione.
Pongo pertanto in votazione la suddetta deliberazione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto l'art. 10 della legge regionale 11/8/1973, n. 17, relativo alle modifiche ed alle integrazioni degli Statuti delle Comunità montane viste le deliberazioni n. 5 del 17/4/1981, n. 40 del 3/7/1981 e n. 41 del 30/10/1981 adottate dal Consiglio della Comunità montana Alta Valle Susa visto l'art. 25 dello Statuto della Comunità montana Alta Valle Susa relativo alte modifiche ed integrazioni dello Statuto stesso; visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione permanente del Consiglio regionale in merito alla richiesta di modifica degli artt. 6, 8, 10, 11 13, 15 e 17 dello Statuto della Comunità montana Alta Valle Susa delibera di approvare la richiesta della Comunità montana Alta Valle Susa riguardante la modifica degli artt. 6, 8, 10, 11, 13, 15 e 17 del proprio Statuto, secondo quanto di seguito riportato.
Il sesto comma dell'art. 6 è sostituito dal seguente: 'Le convocazioni del Consiglio sono fatte dal Presidente su delibera di Giunta mediante avviso raccomandato da spedirsi almeno otto giorni prima di quello fissato per la riunione, avviso da inviarsi ai Comuni facenti parte della C.M.A.V.S. per la notifica; in caso di sessioni straordinarie, le convocazioni sono fatte dal Presidente, su delibera di Giunta, mediante avviso telegrafico, da spedirsi almeno tre giorni prima di quello fissato per la riunione, direttamente al domicilio del Consigliere di C.M.A.V.S.
Tuttavia, nei casi d'urgenza, è sufficiente che l'avviso sia inviato, per telegramma, sempre al domicilio del Consigliere di C.M.A.V.S. almeno 24 ore prima della riunione: ma, in tale caso, qualora la maggioranza dei Consiglieri presenti lo richieda, ogni delibera potrà essere differita al giorno seguente. Altrettanto resta stabilito per gli elenchi degli oggetti da trattarsi in aggiunta ad altri già iscritti all'ordine del giorno, di una determinata seduta'.
All'art. 8 è inserito il punto r/1 seguente: 'Il Consiglio può delegare alla Giunta esecutiva di deliberare intorno agli oggetti di cui ai punti h/1 - n - q - r del presente art. 8 nel caso in cui, eccedendo il valore indicato nel punto G/1 dell'art. 11, tali oggetti rientrerebbero nella competenza del Consiglio; il Consiglio pu altresì delegare la Giunta esecutiva di deliberare intorno a tutti gli oggetti che da disposizioni speciali di legge, non siano riservati all'esclusiva competenza del Consiglio.
Le delegazioni devono essere sempre speciali. Alle deliberazioni adottate dalla Giunta esecutiva per delegazione del Consiglio, si applica la disposizione dell'art. 128 della legge comunale e provinciale e di esse è fatta comunicazione al Consiglio, nella prima adunanza'.
Il primo comma dell'art. 10 è sostituito dal seguente: 'La Giunta si riunisce su convocazione del Presidente o in sua assenza o impedimento o in base ad espressa delega, su convocazione del Vicepresidente'.
Il sesto comma dell'art. 10 è sostituito dal seguente: 'Le riunioni della Giunta non sono aperte al pubblico. Le convocazioni devono essere partecipate anche ai Sindaci dei Comuni membri della Comunità, unitamente all'indicazione sommaria del relativo ordine del giorno della seduta'.
Il punto g/1 dell'art. 11 è sostituito dal seguente: 'Approva i progetti di lavori, i contratti e le spese di importo corrispondente alla competenza di legge di una Giunta municipale di un Comune di pari popolazione'.
All'art. 13, dopo il primo comma, è inserito il comma seguente: 'Sottoscrive i verbali di Consiglio e di Giunta. In sua assenza i verbali sono sottoscritti dal Consigliere anziano, fra i presenti relativamente a quelli di Consiglio e dall'Assessore anziano, fra i presenti, relativamente a quelli di Giunta'.
Il primo comma dell'art. 15 è sostituito dal seguente: 'Il Segretario della Comunità sovrintende al personale ed è responsabile del funzionamento degli uffici. Assiste alle riunioni della Giunta e del Consiglio redigendone i verbali e firmandoli insieme al Presidente ed al Vicepresidente, o al Consigliere ed Assessore anziano, fra i presenti'.
Il secondo comma dell'art. 17 è sostituito dal seguente: 'Il pagamento delle spese dovrà essere fatto esclusivamente dal Tesoriere in base a regolari mandati, con l'osservanza delle norme stabilite in proposito dal vigente T.U.L.C.P, e relativo Regolamento'.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame deliberazione Giunta regionale n. 140-16750: "Rideterminazione annuale dell'indennità di trasferta ai dipendenti regionali"


PRESIDENTE

Passiamo al punto nono all'ordine del giorno: Esame deliberazione Giunta regionale n. 140-16750: "Rideterminazione annuale dell'indennità di trasferta ai dipendenti regionali".
Pongo in votazione la suddetta deliberazione che è stata approvata all'unanimità dalla I Commissione. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale visto il decreto ministeriale 6/2/1982 che fissa nel limite del 10 l'aumento della misura dell'indennità di trasferta e delle altre indennità ad essa connesse in particolare ai punti: a) eleva da L. 25.700 a L. 28.300 l'indennità di trasferta per le qualifiche a cui sono equiparabili i livelli regionali VIII - VII - VI - V da L. 18.700 a L. 20.600 l'indennità di trasferta per le qualifiche a cui sono equiparabili i livelli regionali IV - III - II b) eleva da L. 81 a L. 90 l'indennità per il trasporto di mobili e masserizie su percorsi serviti da ferrovia (art. 8, comma terzo, legge 26/7/1978, n. 417) c) eleva da L. 134 a L. 148 l'indennità per percorsi o frazioni di percorso non serviti da servizi di linea (art. 8, comma quinto, legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5, quarto comma, D.P.R. 16/1/1978,n. 513) d) eleva da L. 201 a L. 222 l'indennità per percorsi effettuati a piedi (art. 8, quinto comma, legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5, quarto comma D.P.R. 16/1/1978, n. 513) e) eleva da L. 201 a L. 222 l'indennità per il trasporto di mobili e masserizie su percorsi non serviti da ferrovia (art. 8, sesto comma, legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5, quinto comma, D.P.R. 16/1/1978, n. 513) ritenuto di adeguare con decorrenza 1/1/1982 l'indennità di trasferta e delle altre indennità ad essa connesse nella misura stabilita dal Decreto ministeriale citato visto il parere favorevole espresso dalla I Commissione consiliare delibera 1) di elevare così come previsto dalla legge regionale 5/12/1978, n.
75, con decorrenza 1/1/1982 l'indennità di trasferta per i livelli VIII VII- VI- V da L. 25.700 a L. 28.300 e per i livelli IV - III - II da L.
18.700 a L. 20.600 in base all'indice fissato dal Decreto ministeriale 6/2/1982 2) per quanto attiene alle altre indennità connesse allo svolgimento della trasferta o di trasferimento, di elevare: l'indennità per il trasporto di mobili o di masserizie su percorsi serviti da ferrovia (art. 8, terzo comma, legge 26/7/1978, n. 417) da L. 81 a L. 90 l'indennità per percorsi o frazioni di percorso non serviti da servizi di linea (art. 8, quinto comma, legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5 quarto comma, D.P.R. 16/1/1978, n. 513) da L. 134 a L. 148 l'indennità per percorsi effettuati a piedi (art. 8, quinto comma legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5, quarto comma, D.P.R. 16/1/1978,n. 513) da L. 201 a L. 222 l'indennità per il trasporto di mobili e masserizie su percorsi non serviti da ferrovia (art. 8, sesto comma, legge 26/7/1978, n. 417 e art. 5 quinto comma, D.P.R. 16/1/1978, n. 513) da L. 201 a L. 222 così come stabilito dal Decreto ministeriale 6/2/1982.
La Giunta regionale è delegata a provvedere con proprio atto alla determinazione dei maggiori costi derivanti, relativamente all'anno 1982 dall'applicazione della presente deliberazione, imputando la spesa conseguente al capitolo 300 del bilancio 1982.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Nomine - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame deliberazione: "Parere del Consiglio regionale in ordine al D.P.G.R. per l'approvazione del regolamento dell'elezione per il rinnovo parziale dell'assemblea generale dell'U.S.L. n. 50, con sede a Gattinara"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'ordine del giorno l'esame della seguente deliberazione: "Parere del Consiglio regionale in ordine al D.P.G.R. per l'approvazione del regolamento dell'elezione per il rinnovo parziale dell'assemblea generale dell'U.S.L. n. 50, con sede a Gattinara".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.
La parola al Presidente della I Commissione, Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Nell'esprimere voto favorevole, la I e la V Commissione raccomandano alla Giunta di valutare l'opportunità di modificare i criteri contenuti nella legge 3 a proposito dei tempi fissati per la presentazione delle liste e lo svolgimento delle elezioni, che paiono eccessivamente lunghi.



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la suddetta deliberazione. Ve le do lettura: "Il Consiglio regionale vista la propria deliberazione n. 324 - C.R. 6866 del 27/7/1982 vista la nuova bozza di D.P.G.R. per l'approvazione del regolamento dell'elezione per il rinnovo parziale dell'assemblea generale dell'U.S.L.
n. 50, che posticipa la data di svolgimento degli adempimenti elettorali per ovviare ai ritardi nell'iter procedurale di emissione del decreto sentito il parere espresso dalla I e dalla V Commissione consiliare permanente delibera di esprimere parere favorevole in ordine alla bozza di D.P.G.R. per l'approvazione del regolamento dell'elezione per il rinnovo parziale dell'assemblea generale dell'U.S.L. n. 50 con sede a Gattinara, quale risulta dall'allegato che forma parte integrante della presente deliberazione.
La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 45 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Questioni internazionali

Esame mozioni ed ordini del giorno sulla situazione internazionale (seguito)


PRESIDENTE

Riprendendo il punto decimo all'ordine del giorno: "Esame mozioni ed ordini del giorno sulla situazione internazionale" do la parola al Consigliere Bontempi che ha chiesto di parlare.



BONTEMPI Rinaldo

Il Gruppo PCI ha presentato un ordine del giorno al cui testo sono stati aggiunti, rispetto al testo precedente, alcuni punti che riteniamo particolarmente qualificanti e necessari, che sono stati anche approvati dal Consiglio comunale di Torino.
Il nostro partito ha già espresso in varie sedi, all'indomani degli avvenimenti di Beirut, le sue posizioni che sono così articolate: 1) il riconoscimento dell'OLP 2) una sollecitazione perché vengano assunte iniziative diplomatiche per porre fine ai massacri 3) una sollecitazione al Governo italiano perché favorisca forme di solidarietà al popolo palestinese.
A livello locale proponiamo che la Regione persegua la strada degli aiuti già avviata ed invitiamo ad aderire alla sottoscrizione. Il nostro partito chiede anche il ritiro dell'Ambasciatore italiano da Israele.
Abbiamo ritenuto di aderire ad una formulazione che riconoscesse l'OLP.
Sulla questione del ritiro dell'Ambasciatore altre forze politiche non sono d'accordo. C'era una proposta dei Gruppi PRI, PLI e DC in cui la richiesta del riconoscimento dell'OLP veniva sfumata.
All'ultimo momento è spuntata un'altra formulazione, che collega il riconoscimento ufficiale dell'OLP in rappresentanza del popolo palestinese al reciproco e simultaneo riconoscimento fra OLP ed Israele, cosa che noi auspichiamo, ma che sappiamo essere una questione difficile.
Questo è il punto che ha impedito un'intesa e riteniamo sia necessario arrivare all'unità per intervenire concretamente nei due sensi: in quello politico e in quello umanitario - solidaristico in questa tragica ed orribile vicenda.
Vorrei che le altre forze politiche tenessero conto della nostra posizione e dello sforzo da noi fatto per intervenire proficuamente in questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Sinceramente non riesco più a capire quale coerenza ci sia negli atti che le forze politiche e i Gruppi compiono in quest'aula in ordine alle questioni concrete del Libano.
Non capisco, per esempio, l'atteggiamento dei Gruppi socialista e socialdemocratico rispetto al riconoscimento dell'OLP.
Il 15 luglio 1982 è stato approvato un ordine del giorno dai Gruppi PDUP, PCI, PSI e PSDI con l'astensione della DC. del PRI, del PLI che tra l'altro affermava: "...richiede che si concretizzi da parte dei Governi mondiali e di quello italiano un atto di solidarietà nei confronti di un popolo che rischia lo sterminio, riconoscendo la rappresentatività legittima dell'OLP".
Avrei gradito la presenza del Capogruppo socialista Viglione perché ci spiegasse la coerenza con quell'ordine del giorno. Noi riteniamo che i recenti fatti del Libano dimostrino la volontà del Governo israeliano di volersi sottrarre a qualsiasi intesa diplomatica con l'arroganza di voler stracciare qualsiasi accordo, a partire dall'accordo Habib.
C'é la chiara convinzione che i governanti di Israele hanno perso credibilità sulla possibilità di arrivare ad una qualsiasi soluzione negoziale e diplomatica.
A nostro avviso occorre lavorare per una soluzione negoziata, che per non può prescindere da una sconfitta radicale della politica del Governo israeliano.
Dobbiamo lavorare perché si realizzino tre atti: 1) riconoscimento dell'OLP 2) rottura dei rapporti diplomatici con il ritiro dell'Ambasciatore italiano in Israele 3) comminare allo Stato di Israele sanzioni economiche e commerciali ed operare per l'embargo delle forniture militari al Governo israeliano.
E' bene sempre distinguere tra le posizioni del Governo Begin e il popolo israeliano, il popolo ebraico, e noi dobbiamo esprimere solidarietà alle posizioni di dissenso e di contrapposizione alla politica di Begin.
Questa posizione ha delle grosse assimilazioni con l'ordine del giorno iniziale del Partito Comunista e non con quello poc'anzi illustrato dal compagno Bontempi.
Se il Partito Comunista voterà l'ordine del giorno iniziale noi potremmo aderirvi, altrimenti manteniamo il nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

In primo luogo esprimo dispiacere perché non si riesce a concordare un ordine del giorno unitario, ma in quest'aula deve emergere al di là delle maggioranze e delle minoranze a chi va attribuita la responsabilità per il fatto che non si perviene ad un ordine del giorno unitario.
Ricordo che in diritto internazionale si discute su che cosa sia il riconoscimento. In primo luogo, il riconoscimento internazionale è un riconoscimento che attiene ad uno Stato.
Lo Stato significa un territorio sul quale si è collocato un popolo che si è dato un ordinamento. Il riconoscimento non è una convalida internazionale, è una presa d'atto di taluni elementi.
Il problema per le forze politiche che si riconoscono nella maggioranza governativa è tutto qui.
Siamo di fronte ad un fatto anomalo. Questo non è un riconoscimento di diritto internazionale tipico, ma è un riconoscimento di rappresentatività molto curioso, perché la rappresentatività, secondo la concezione democratica, avviene a seguito di un'investitura, non di una situazione di fatto.
Chiedo agli amici comunisti se non ritengono illiberale alle 7 di sera proporre un problema di questa delicatezza.
Le dichiarazioni della maggioranza parlamentare che dà luogo ad un Governo, che quindi ha la responsabilità primaria e che ha ritenuto che il riconoscimento dell'OLP, in una situazione del tutto anomala, abbia senso conché sia finalizzato al tendere al riconoscimento reciproco delle organizzazioni di cui parliamo.
Il riconoscimento unilaterale da parte dell'Italia che non comporti anche il riconoscimento da parte dell'OLP di Israele, non comporta la conseguenza che tutti si auspicano che costoro possano essere entrambi presenti nei consensi internazionali, dove ha senso e dove sbocca il riconoscimento politico dell'OLP.
Tra l'altro, mi pare concettualmente sbagliato pensare che le ragioni politiche che hanno fin qui ritardato il riconoscimento dell'OLP siano modificate dai morti di Beirut.
Per assurdo sono più d'accordo con il Consigliere Montefalchesi quando chiede la condanna di Israele e il ritiro degli Ambasciatori, perché in questo c'è un rapporto di causa e di effetto.
Il comportamento di Israele, ad avviso del Governo italiano, comporta una conseguenza su Israele, ma un comportamento di Israele non modifica di una virgola la soggettivazione internazionale dell'OLP di giovedì.
Non è cambiato assolutamente niente.
Se Israele, anziché dei palestinesi, avesse massacrato dei sauditi, il nostro giudizio in questa sede sarebbe stato lo stesso. La conseguenza sarebbe stata la richiesta del ritiro dell'Ambasciatore, non sarebbe stato il riconoscimento dell'Arabia Saudita. Le condizioni di legittimazione internazionale dell'OLP nascono da ragioni politiche ed internazionali che non sono modificate dalla vicenda di Beirut dal punto di vista giuridico internazionale.
Finché non ci sarà il riconoscimento reciproco, non ci sarà lo sbocco diplomatico.
La legittimazione internazionale avviene in conseguenza di fatti che attengono all'OLP e non attengono ad Israele. Sono d'accordo di chiedere al Governo di rimediare, ma non c'è rapporto di nesso e di causalità sulla legittimazione internazionale dell'OLP con i comportamenti di Israele, che solo occasionalmente sono contro l'OLP, ma probabilmente avrebbero potuto essere eguali o contrari nei confronti degli egiziani.
Un comportamento, che abbiamo detto essere dell'umanità e della civiltà, non può, secondo me, essere utilizzato dal Partito Comunista per ottenere un risultato al di là della disponibilità espressa dai partiti di introdurre il principio della richiesta del riconoscimento, ma nella prospettiva di un riconoscimento che alla fine non può che essere reciproco.
Che tipo di pressione possiamo fare noi sull'OLP affinché riconosca Israele, condizione essenziale perché l'OLP possa sedersi sul piano di parità ai tavoli internazionali delle trattative all'ONU? Dichiaro, da parte del Gruppo liberale, la disponibilità a votare il documento elaborato dal Consigliere Vetrino.
Qualora il Partito Comunista non accetti questa ulteriore nostra disponibilità, la responsabilità del documento comune non può essere attribuita ad una parte e non all'altra perché è responsabilità di tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Volevo rispondere alle esigenze che Bontempi aveva espresso di farsi carico della posizione del Gruppo comunista e di comprenderla. Noi abbiamo cercato di comprendere la posizione del Gruppo comunista. L'ordine del giorno da noi sottoscritto è stato presentato dopo che era stato presentato l'ordine del giorno del Partito Comunista e poteva servire come base unitaria e comunque non voleva discriminare nessuno. Questo documento per non è del Gruppo democristiano ma è un documento che è stato dibattuto e siglato ieri sera, dopo gli eventi, da tutte le forze politiche del Consiglio comunale di Torino, compreso il Partito Comunista.
Nel presentarlo ci siamo fatti carico di una posizione articolata che è un punto di incontro.
La sollecitazione al Governo di riconoscere l'OLP non ci può trovare consenzienti; noi siamo invece d'accordo sulla formulazione del Consigliere Vetrino che tiene conto dell'esigenza del Gruppo comunista di meglio puntualizzare il discorso sul riconoscimento, da un lato, indicandolo come prospettiva verso la quale operare, dall'altro indicando la contestualità del riconoscimento reciproco, dal quale non possiamo prescindere.
Questi sono i due elementi discriminanti. Accettiamo anche il riferimento richiesto dal Gruppo comunista alla sensibilizzazione della popolazione, all'aiuto alle popolazioni palestinesi.
Il riconoscimento dell'OLP in questa fase non ci pare accettabile perché porta la nostra forza politica oltre le posizioni che stanno maturando nel Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Io non ho nulla da obiettare ai discorsi che sono stati fatti, se non il ragionamento sillogistico e serratissimo di Marchini.
Ci sono delle forme di proposizione molto semplici; due falsi danno una verità, due verità danno una verità, un falso ed una verità danno sempre un falso e viceversa. Dire tutti gli elefanti sono delle farfalle è falso tutte le farfalle hanno le ali è vero.
Se la verità viene servendosi di due termini falsi, potrei dargli ragione, la questione è un'altra. Il problema non è sillogistico. Marchini sta dicendo delle cose che non hanno né capo né coda e lo dimostro.
Neanche il Governo Spadolini può chiedere che i suoi atti siano subordinati agli atti d'Israele o dell'OLP.
Quando poniamo il problema di riconoscere l'OLP, che è stato riconosciuto a livello dell'ONU ed è stato accolto dalla stragrande maggioranza delle assemblee, ci troviamo nella stessa situazione in cui si è trovato, non lo Stato ebraico costituito di fatto, ma lo Stato ebraico in nuce quando la Palestina era ancora inglese e quando due grandi potenze hanno imposto a tutti gli altri di riconoscerlo.
Quando chiediamo di riconoscere l'OLP, non diciamo che bisogna riconoscere Israele, ma diciamo che è una condizione politica essenziale perché l'Europa, e noi con l'Europa, facciamo sedere ad un tavolo di trattative l'OLP e Israele. L'organizzazione dell'OLP non ha più le remore che gli venivano imposte da alcune parti estremiste di fare la rivoluzione in tutti i Paesi arabi a nome di tutti quelli che invece rimanevano moderati, ma si è messa sul terreno nazionalista nel senso sano della parola, Arafat ne è protagonista e viene ricevuto nel nostro Paese perché a Fez obbliga e concorre con tutti gli altri a dare un primo riconoscimento di fatto all'Israele.
Il fatto politico è maturo. Noi ci collochiamo in rapporto a questa forza non con un ragionamento sillogistico, ma come hanno fatto Mendes France all'epoca dell'Indocina e in mille altre occasioni della storia gli Stati europei.
Certo, la discussione sarà lunga e sanguinosa, perché nel momento in cui l'OLP riconosce la strada della pace e rifiuta quella della rivoluzione in tutti i Paesi arabi, scatta quel meccanismo che ho descritto tragicamente questa mattina. La mentalità di Israele e di questo Governo è quella di fare le guerre preventive per difendersi, è quella che non si riconverte, è la mentalità che c'é dal '48.
Questo è l'elemento che ha portato Begin in Libano e questo è l'elemento che non gli ha permesso di accettare neanche il nazionalismo moderato di Gemayel. Questa è la tragedia che stiamo vivendo.
Tu mi dici: comprensione per il Partito Comunista.
Ma io non voglio nessuna comprensione, né da te, né da altri, so bene cosa devo fare al mondo.
C'é un Governo pentapartito. Quante volte avete votato qui mozioni che noi ritenevamo che dovessero essere ben più dure, come quella sulla Polonia, ma non lo erano perché avevate delle esigenze diplomatiche nei confronti del Governo Spadolini I.
Non c'è stata la parte dell'America perché c'è un tacito accordo con l'Unione Sovietica di chiudere il sacco; non si parla dell'Afghanistan, non si parla delle relazioni diplomatiche con quel Paese.
Non potete aspettarvi che Reagan cambi politica, come ha fatto in campo economico, come sta facendo nei confronti di Israele, per poi dire "ci allineiamo", e meno che mai di condizionare l'azione di un Governo autonomo, a chissà che cosa debba succedere tra i due contendenti in campo che stanno vivendo la tragedia.
Marchini si è espresso con grande umanità questa mattina - l'ho apprezzato perché questo problema io lo vivo molto da vicino, perché è un problema familiare. Mia figlia mi chiedeva l'altra sera, riferendosi evidentemente a sua madre: "che cosa abbiamo fatto noi ebrei di così grave? " Quello che non apprezzo e non ho mai apprezzato da quando siedo in questo Consiglio sono le furberie; quello che in Piemonte si chiamano "le furbisie ad Garibuja". Il mettere insieme un ordine del giorno firmato dal pentapartito è una cosa giusta, fatevelo, e noi possiamo anche aderire dopodiché è chiuso l'incidente.
Vi muovete sempre così, da talpe e talpette, sulle basi anche delle mestruazioni del Capogruppo socialista.
Dopodiché non ho niente da aggiungere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Credo che l'excursus, pacato, come sa fare il collega Bontempi, ha avuto merito di porre ciascuna forza politica di fronte alle proprie responsabilità.
Nello sfumato intervento che ognuno di noi ha fatto questa mattina molte considerazioni sono andate allo sdegno, alla condanna degli atti di Beirut della notte scorsa, ma una definizione chiara delle posizioni di questo Consiglio, che tutti abbiamo auspicato unitarie, non è venuta.
Ci siamo basati sull'ordine del giorno votato dal Comune di Torino.
Bontempi è ritornato sugli ordini del giorno e ci ha richiamati. Vorrei spiegare il motivo per cui ho tentato, con la collaborazione dei liberali e della Democrazia Cristiana, di arrivare ad un testo unitario che modificasse una parte dell'ordine del giorno.
Noi crediamo che l'unica politica valida per la normalizzazione sia quella che poggia sì sulla via della trattativa, ma si proponga soprattutto come elemento di stabilizzazione dell'intera area mediterranea, una delle più calde tra l'altro dell'equilibrio mondiale e favorendo con pazienza la composizione delle principali vertenze.
Ci sembrava di non dover fare una richiesta imperiosa di riconoscimento dell'OLP, abbiamo perciò proposto una frase che tendesse a ricomporre l'intero quadro di prospettiva generalizzata internazionale della situazione e soprattutto che favorisse il riconoscimento reciproco tra l'OLP e lo Stato di Israele. Chiedo ai colleghi del Partito Comunista e ai Partiti della maggioranza di rivedere il testo, che mi sembra ancora suscettibile di approvazione, magari con qualche piccola modificazione.
Se così non fosse, nulla toglie che su questo aspetto particolare il Consiglio si divida.
A Roma siamo continuamente divisi, su questi aspetti in particolare.
Non vedo perché ci si debba, ad un certo punto, scandalizzare.
Abbiamo fatto tutto il possibile per arrivare ad un ordine unitario.
Non ci siamo riusciti, ognuno si pronunci per quello che pensa. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.



MORETTI Michele

Il Segretario del Partito Socialista domenica non solo ha condannato i fatti di Beirut e il Governo di Begin, ma ha parlato anche di riconoscimento dell'OLP.
Non è una novità.
Non concordo con coloro che parlano di allineamento al pentapartito.
Non sono tra quelli e penso che anche il mio partito non sia tra quelli che accettano supinamente tutte le indicazioni del Governo nell'ambito degli Enti locali.
Non è la prima volta che il nostro partito ha assunto una diversa posizione politica. Noi non siamo allineati perché non crediamo che la politica estera possa essere affrontata con una comune dichiarazione politica.
Il Partito Socialista non rinnega il documento approvato: approvo il documento letto dal Presidente del Consiglio regionale.
Ho letto attentamente il documento, ma non vedo una proposta da parte del Partito Comunista che con insistenza porta avanti determinate posizioni politiche.
Il Partito Comunista vuole mediare per arrivare ad un documento unitario nell'ambito del Consiglio regionale.
Arafat è stato ricevuto dal Papa e dal Presidente della Repubblica anche per arrivare ad un rapporto e ad un'intesa.
Naturalmente, per trattare, bisogna farlo sedere ad un tavolo e il fatto diventa politico.
Il PSI condivide quanto detto dal Capogruppo del PCI, pertanto appoggiamo il documento predisposto perché crediamo che il Consiglio si debba esprimere unanimemente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Dissensi e consensi devono basarsi sulla chiarezza delle posizioni. Noi auspichiamo per l'OLP ed Israele un reciproco riconoscimento. E' un ulteriore elemento della base politica di cui parlava Revelli.
I motivi per cui nelle assemblee elettive si fanno queste cose, molto spesso debordano gravemente perché appaiono degli elementi di strumentalità, connotati e collegati direttamente alla dislocazione concreta torinese, piemontese delle forze politiche.
Cerchiamo di intendere davvero qual è l'operazione che dobbiamo compiere in favore della popolazione palestinese, della popolazione di Beirut-ovest.
Se alla fine riusciamo ad arrivare a questo, allora diciamo chiaramente che, rispetto all'autonomia delle nostre posizioni, riteniamo che si faccia politica in maniera proficua dislocando al livello più avanzato possibile il maggior numero di forze tendenti ad incidere, nel momento in cui è necessario, sulla situazione. L'aver cercato il voto unitario ci impedisce di non essere chiari o di mettere delle clausole e delle formule che possono portare automatismi che non accettiamo; ma, rispetto ad una clausola disgiunta in cui si può auspicare questo simultaneo riconoscimento, personalmente, non ho assolutamente niente da dire, perch l'abbiamo già sostenuto in altre occasioni, se questo è chiaro, noi ci stiamo, altrimenti la nostra posizione è quella che abbiamo assunto domenica con la dichiarazione del nostro Segretario di Federazione, che faceva carico della richiesta del ritiro dell'Ambasciatore.
In quella sede abbiamo detto che ci interessava mettere assieme il maggior numero di forze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

L'ordine del giorno che ho votato assieme ad altri Capigruppo lo ritenevo condiviso da tutti in quanto era già stato approvato all'unanimità dal Consiglio comunale di Torino. Quindi non si fanno dei distinguo all'interno del Consiglio regionale. Posto che si potesse o si dovesse andare oltre l'ordine del giorno approvato dal Consiglio comunale di Torino, si è lavorato su un altro ordine del giorno che in larga parte pu trovare il nostro consenso.
Se la frase in discussione viene mantenuta scindendo in due aspetti la parte che dice: "ribadisce la necessità che il Governo assuma iniziative per il riconoscimento" e l'altra che dice: "auspica altresì il reciproco inequivoco e simultaneo riconoscimento fra OLP e Stato di Israele" si pu trovare convergenza unanime del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Sono state introdotte delle variazioni. L'ordine del giorno firmato dai Consiglieri Cerchio, Vetrino, Viglione, Mignone e Bastianini al primo periodo della seconda pagina recita: "ribadisce la necessità che il Governo assuma immediatamente ogni opportuna iniziativa diplomatica per il riconoscimento ufficiale dell'OLP, in rappresentanza del popolo palestinese; secondo il documento recentemente concordato in sede di Comunità Europea, auspica altresì il reciproco inequivoco e simultaneo riconoscimento fra OLP e Stato di Israele". Ci sono obiezioni su questa frase? Pongo in votazione la prima parte dell'ordine del giorno, poi voteremo questa frase, poi le altre frasi che seguono. Siamo d'accordo? La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Mi permetta, Presidente, una considerazione fuori tema. L'argomento che abbiamo discusso oggi è di grande importanza e credo che abbiamo fatto un buon lavoro per la comunità piemontese indipendentemente dal fatto che si raggiunga un accordo sul testo unitario o meno. D'altra parte può essere consentito che su un problema così difficile e così delicato vi siano posizioni non completamente unitarie tra le forze politiche. Non è questo che mi spaventa.
La considerazione fuori tema che pongo con forza riguarda il funzionamento del Consiglio.
Non è ammissibile votare un documento di questo genere nell'assoluta e sostanziale assenza della Giunta. E' anche una questione di rispetto nei nostri confronti. IL nostro Gruppo non è più disposto a far finta che ci sia un teatrino, che è il Consiglio regionale, mentre c'é una Giunta che fa quello che vuole e nega al Consiglio regionale anche il controllo degli atti di alta amministrazione.



PRESIDENTE

Non vi sono altre dichiarazioni di voto sull'ordine del giorno.
Possiamo procedere come abbiamo testè annunciato.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Accettiamo la votazione per parti, peraltro del tutto anomala, ma l'accettiamo appunto perché si è fatto un buon lavoro nel dibattito.
Dobbiamo però dire che oltre gli asettiche ha sottolineato il Consigliere Bastianini, ce ne sono altri che ci preoccupano.
Questo problema è emerso dopo la riunione di domenica, scorretta nei nostri confronti perché si sono assunte delle decisioni in assenza di un organismo formalmente convocato e legalmente valido. Non erano presenti tutte le forze qui rappresentate per poter organizzare una pubblica manifestazione.
Ciò nonostante c'è stato il dibattito di questa mattina molto sereno.
Di fronte alla gravità dei problemi vogliamo uscire con un documento che anche con le opportune differenziazioni, rappresenti la generale presa di posizione di fronte ai fatti di Beirut.
Dobbiamo però sottolineare le modalità con cui è avvenuto il dibattito.
Noi accettiamo, per esempio, che Revelli dica che noi abbiamo delle furbizie, quando vediamo cambiamenti di posizione dei Gruppi. Anche la dichiarazione di Moretti contrasta con quella del Capogruppo (che è assente) e denota l'incerto funzionamento del Consiglio che non è sereno e che dimostra che manca l'impegno necessario per affrontare questi temi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Chiedo che venga messo in votazione il nostro ordine del giorno che è stato presentato per primo.



PRESIDENTE

In data 21 settembre ne sono stati presentati altri sullo stesso argomento.



MONTEFALCHESI Corrado

L'ordine del giorno che viene votato per punti è stato testè modificato ed è evidente che è stato presentato successivamente.
Chiedo il rispetto del Regolamento. Se la Presidenza ritiene di rispettarlo, bene; altrimenti si assuma le responsabilità.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo ordine del giorno presentato che è quello del PDUP. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte all'orrendo massacro di centinaia di profughi palestinesi nei campi di Sabra e Chatilla, perpetrato dai mercenari fascisti di Saad Haddad con l'evidente complicità del Governo israeliano esprime lo sdegno e la più ferma condanna per una strage che trova riscontro solo nelle atrocità naziste; e che testimonia la volontà del Governo israeliano di sottrarsi ad ogni intesa diplomatica ad iniziare dal piano Habib recentemente sottoscritto la condanna della politica espansionistica del Governo Begin Sharon, che attraverso la cosiddetta operazione 'Pace in Galilea' tende allo sterminio del popolo palestinese e ad erigersi quale gendarme in quella parte del mondo chiede al Governo italiano: a) di adoperarsi per l'immediato ritiro delle truppe israeliane dal Libano e per l'intervento di una forza multinazionale che sotto l'egida dell'O.N.U. garantisca la pace e la sicurezza delle popolazioni civili b) il ritiro dell'Ambasciatore e la rottura delle relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele c) la messa in atto di un'iniziativa diplomatica a livello internazionale che porti all'embargo delle forniture militari e all'applicazione di sanzioni economiche e commerciali nei confronti di Israele.
Il Consiglio regionale del Piemonte ribadisce la richiesta al Governo italiano del riconoscimento dell'OLP quale legittimo rappresentante del popolo palestinese chiede, inoltre, che il Governo italiano si impegni per la costituzione di uno Stato palestinese indipendente ed autonomo, quale condizione indispensabile per addivenire ad una pace stabile e duratura in Medio Oriente esprime solidarietà al popolo palestinese e libanese ed apprezzamento per l'opera di pace che il Presidente dell'OLP Arafat sta svolgendo nel mondo con grande autorità morale e politica, così come riconosciuto anche nel corso dei lavori dell'assemblea interparlamentare di Roma accoglie con soddisfazione le prese di posizione delle comunità ebraiche internazionali e le manifestazioni del popolo israeliano contro l'operato e le responsabilità del Governo Begin si impegna, d'intesa con gli Enti locali, le forze sociali e politiche, a sviluppare le iniziative in corso per immediati soccorsi alla popolazione di Beirut".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con il seguente esito: presenti e votanti 35 favorevole 1 Consigliere contrari 15 Consiglieri astenuti 19 Consiglieri Procediamo alla votazione per frasi dell'ordine del giorno modificato.
Pongo in votazione i primi due commi.



REBURDO Giuseppe

Nell'ordine del giorno si parla di "una responsabilità dell'eccidio...". Suggerisco di scrivere: "la responsabilità dell'eccidio...".



PRESIDENTE

Propongo di correggere il testo che peraltro come lessico è piuttosto ambiguo, con le parole: "...ricadono responsabilità dell'eccidio".



MARCHINI Sergio

Che cosa si vuole ottenere? Il Partito Comunista vuole ottenere su ogni punto un'integrazione "ad adiuvandum" le sue tesi. Nel documento si parla di "una responsabilità" ed è evidente che si dà per scontato che vi sono più responsabilità. Evidentemente il Partito Comunista vuol dare un'interpretazione diversa da quella che è scritta qui. Allora è un fatto politico, non è un fatto di lessico.
Voto il testo che abbiamo per un dovere di correttezza nei confronti di tutti i Consiglieri compresi quelli comunisti.
Però il comportamento del Partito Comunista non è rispettoso della logica in cui si trattano queste cose.
Si vuole portare a casa un risultato politico più significativo di quello ottenuto dalla città di Torino.
Non mi stupirei che questo fosse la conseguenza della "corsa al migliore" che si è scatenato, finalmente, anche nel Partito Comunista.
Una volta erano tutti uguali, adesso ci sono "i migliori".



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Riprenderemo queste dichiarazioni in altra sede, vi saranno altri spazi.



BONTEMPI Rinaldo

Il senso di responsabilità che noi dimostriamo qui da sempre non deve essere l'alibi per nessuno.
Qui c'è l'acqua, tra noi e la gente, e questo lo dimostra. Su un fatto del genere nessuno può disconoscere e potremmo avere la prova dei 9.000 o dei 900.000 che ci siamo mossi, qui come in altre occasioni cercando non il nostro interesse ma quello che, rispetto alla nostra valutazione politica è l'interesse del problema.
Quindi non è possibile a nessuno di fare queste accuse. La "corsa al migliore" in questo partito non c'é per come la mette lui.



BASTIANINI Attilio

Capisco che un dibattito possa portare ad incidenti.
Questo però mi convince ancora di più che è opportuno che ognuno voti il suo documento. Per quanto riguarda il nostro partito, noi votiamo il documento nel testo sottoscritto all'inizio della seduta.



PRESIDENTE

A questo punto interrompiamo la votazione.
La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Una parte dell'ordine del giorno l'abbiamo già posta in votazione, mi chiedo come si possa risolvere dignitosamente questa situazione, tra l'altro in assenza di alcuni firmatari dell'ordine del giorno.
Propongo di rimandare la discussione unitamente agli altri ordini del giorno per un approfondimento in sede di conferenza dei Capigruppo, perch credo sia difficile per tutti pervenire ora ad una conclusione dignitosa.



PRESIDENTE

Debbo alcune giustificazioni per quanto attiene la conduzione dei lavori.
Si era rimasti intesi che si votava l'ordine del giorno firmato dai sottoscrittori. Se il Consigliere Bastianini ritira la proposta di recedere dalla votazione io proseguo.
E' chiaro che se vi sono delle obiezioni su questa procedura tutto si rimette in discussione. Certo non facciamo un buon servizio alla sostanza delle cose che stiamo votando.
Le differenze che ci dividono non sono tali da giustificare un'interruzione di questo tipo.
Avevo proposto di apportare la correzione della parola "ricade" con la parola "ricadono" in modo che non ci sia una definizione precisa dello spazio di responsabilità.
Prima di procedere vi do lettura dell'intero ordine del giorno: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprimendo lo sgomento e l'esecrazione per i massacri di popolazione inerme perpetrati nei campi dei profughi palestinesi di Beirut dopo che l'esercito israeliano ha assunto il controllo militare della città chiede che cessi immediatamente la strage dei palestinesi da decenni e da più parti perseguitati, affamati ed uccisi, ed esprimere la propria ferma condanna della politica espansionistica ed annessionistica dell'attuale Governo israeliano, sul quale ricadono responsabilità dell'eccidio; condanna che si esprime in sintonia con le richieste che si sono levate nell'opinione pubblica israeliana ribadisce la necessità che al popolo palestinese sia riconosciuto il diritto ad un territorio ed all'autodeterminazione politica, che nel Libano siano restaurati la sovranità, l'integrità territoriale; che venga pienamente riconosciuto lo Stato di Israele approva l'iniziativa della ricostruzione di una forza internazionale di pace che garantisca l'incolumità per i profughi palestinesi, il rispetto della tregua e concorra all'avvio del processo di pacificazione nel Libano e all'allontanamento di tutti gli eserciti stranieri; esprime preoccupazione per risorgenti manifestazioni antisemitiche invitando a ben distinguere le responsabilità del Governo Begin ed il popolo ebraico ribadisce la necessità che il Governo assuma immediatamente ogni opportuna iniziativa diplomatica per il riconoscimento ufficiale italiano dell'OLP in rappresentanza del popolo palestinese, secondo il documento recentemente concordato in sede di Comunità Europea auspica altresì il reciproco inequivoco e simultaneo riconoscimento fra OLP e Stato di Israele sollecita il Governo italiano a favorire tutte le forme di solidarietà che la società italiana può esprimere al popolo palestinese specie in campo sanitario impegna la Regione Piemonte a proseguire nell'iniziativa di aiuti alle popolazioni già avviata invita i cittadini piemontesi ad aderire e partecipare alla sottoscrizione promossa, auspice la Regione, per la raccolta di fondi a favore delle popolazioni colpite".
Pongo in votazione il primo ed il secondo comma. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati con 33 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo in votazione il terzo comma. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli ed 1 astensione.
Pongo in votazione il quarto ed il quinto comma. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati con 33 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo in votazione il sesto comma.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli e 15 astensioni.
Pongo in votazione il settimo, ottavo e nono comma.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati con 34 voti favorevoli ed 1 astensione.
Chiede ora di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Vorrei avere chiarimenti sull'ultima iniziativa.
Di chi è?



BENZI Germano

Quella frase non significa che la Regione indica direttamente la sottoscrizione, ma nel caso qualche ente o il sindacato prenda questa iniziativa, la Regione darà un contributo.
Questo è lo spirito con cui si è inserita l'ultima frase.



MARCHINI Sergio

E' scritto che la funzione del Comitato di solidarietà è di promuovere sottoscrizioni finalizzate a sostenere le esigenze di popolazioni che corrono rischi di incolumità fisica.
Se veniamo meno al nostro compito istituzionale, in questa sede dobbiamo dare una motivazione. Non possiamo genericamente dire: "se per caso qualcuno apre una sottoscrizione, piemontesi votate".
O l'apriamo o depenniamo questo argomento.
Ritenevo che questa fosse un'iniziativa che noi riteniamo di raccomandare al Comitato di solidarietà e che quindi pone in essere le procedure di legge.
Noi ci spogliamo della responsabilità di promuovere sottoscrizioni che ci siamo assunti con legge, poi decidiamo di non farlo e diciamo: "chiunque promuova questa iniziativa vada avanti".
Questa è la rinuncia ad assumere una nostra funzione.
L'interpretazione data dal Presidente che non sia opportuno in questa sede promuovere una sottoscrizione non mi sento di avallarla.



PRESIDENTE

Faccio presente che già una volta la legge sul Comitato di solidarietà è stata restituita con la raccomandazione che non vi fossero raccolte di fondi per aiuti internazionali. Quindi un riferimento di questo tipo sarebbe inopportuno e porrebbe lo stesso Comitato in difficoltà, qualora dovesse appoggiare iniziative di questo tipo.
Proporrei questa dizione: "invita i cittadini piemontesi ad aderire e a partecipazione alla sottoscrizione promossa, auspice la Regione, per la raccolta ecc... .".
Pongo pertanto in votazione il decimo comma dell'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli ed 1 astensione.
Propongo di rinviare l'ordine del giorno sulla Polonia alla prossima seduta.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Siamo d'accordo di trovare un punto di incontro e di votare l'ordine del giorno nella prima seduta.



PRESIDENTE

Il problema sarà posto all'ordine del giorno della conferenza dei Capigruppo.
I lavori sono terminati, il Consiglio verrà convocato a domicilio per il 7 ottobre.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,45)



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