Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.153 del 16/09/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione

Comunicazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il dibattito è aperto sul punto quarto all'ordine del giorno: "Comunicazioni della Giunta regionale".
La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Le comunicazioni del Presidente obbligherebbero a considerazioni che andrebbero oltre il tempo riservato alle repliche.
Gli auguro che la sua attività di Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni italiane porti un contributo nei rapporti tra le Regioni e lo Stato, una specie di raccordo non strumentale ad una conflittualità permanente come qualche volta si è ravvisata, ma che sia in linea con gli obiettivi del decentramento e che favorisca la programmazione nazionale, che è fondamentale solo nella misura in cui le Regioni sappiano adeguarsi al discorso nazionale e che lo Stato sappia tener conto delle realtà regionali.
Il Presidente della Giunta ci ha parlato del piano regionale di sviluppo che finalmente è stato presentato dopo due anni di attesa e che la Giunta passasse dall'enunciazione di principi alla fase di realizzazione concreta.
Le condizioni generali delle società economiche sono profondamente mutate. Sarebbe stato più producente presentare il piano di sviluppo nel momento dell'insediamento della Giunta. Oggi abbiamo l'alibi di dire che un piano di sviluppo non è facile né da presentare né da attuare. Le risorse già limitate scarseggiano per una serie di autolimitazioni che la Giunta si è imposta negli anni passati con provvedimenti non discendenti da un disegno programmatorio, ma che si andavano piuttosto a collocare nell'ambito delle esigenze che via via si presentavano.
In questo momento di riavvio dell'attività, compito della maggioranza è di pensare alle sue competenze dirette e non quello, caro a certi amministratori, di andare a rivendicare un ruolo nuovo della Regione.
E' giusto che si solleciti costantemente il Governo perché intervenga per gli aspetti che gli competono, ma bisogna anche ricordare che ci sono iniziative che il Presidente del Consiglio Spadolini non può assumersi, per esempio, portare ordine nella nostra spesa regionale perché tocca a noi qualificarla attraverso atti concreti, attraverso revisioni; siamo noi che avendo un bilancio per i due terzi riguardante la sanità, dobbiamo fare in modo che quei due terzi siano spesi correttamente e vengano dati alla comunità in termini di servizi efficienti.
Dobbiamo cercare di cogliere tutte le risorse che ancora ci sono e quelle che ci sono state date recentemente.
Il piano della viabilità si è smosso grazie alle nostre sollecitazioni.
L'art. 56 della legge finanziaria probabilmente consente alla Regione di attivare una serie di risorse che la Regione non aveva. Quando approvammo il bilancio pluriennale la Regione votò un impegno di 126 miliardi per i prossimi tre anni, il che è pochissimo. Se poi teniamo conto delle dichiarazioni che ha fatto il Presidente della Giunta alla stampa in questo scorcio di fine estate che la Regione ha già impegnato 100 miliardi per l'interporto di Orbassano, dobbiamo dire che i fondi a disposizione della Regione sono soltanto più 26 miliardi. Anche i pochi miliardi che potrebbero venire alla Regione Piemonte dai provvedimenti urgenti per l'economia vanno considerati con molta attenzione.
Noi siamo stati critici nella fase di presentazione dei progetti da parte dell'Assessorato alla programmazione perché la Giunta non ha agito con quel metodo con il quale avrebbe dovuto agire di fronte ad un provvedimento che rispecchiava nelle sue linee caratteristiche un modo nuovo di affrontare il problema dei finanziamenti agli Enti locali. Avevamo detto che a metodo serio occorreva una risposta altrettanto seria.
L'iniziativa della Giunta di mandare in blocco i progetti e di non voler ancora una volta esprimere la sua capacità progettuale, nel momento in cui una legge lo chiedeva esplicitamente, ci è parso un modo per rimandare ad altri le decisioni che, viceversa, competono a questa Regione.
Nella sede della riunione dei Capigruppo abbiamo concordato una serie di dibattiti importanti. La legge n. 526 merita un approfondimento all'interno del Consiglio regionale. Non possiamo, dopo aver costantemente rivendicato un nuovo protagonismo del Consiglio regionale, automaticamente abbandonare questo ruolo verso un provvedimento che è destinato a mutare profondamente il nostro bilancio regionale. Attraverso questo atto se i progetti saranno valutati validi, vi è l'opportunità per il Piemonte di aumentare già quest'anno il bilancio regionale di qualche miliardo.
Chiediamo che nella programmazione dei lavori si metta in calendario anche questa riunione nella certezza che da essa potranno scaturire idee importanti che avranno la possibilità di far scendere finalmente la Regione nei campi nei quali intende muoversi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo atto della comunicazione del Vicepresidente Sanlorenzo in ordine alla riunione del 7 ottobre, sulla quale non ho nulla da dire.
Qualche osservazione invece devo fare sulle comunicazioni del Presidente della Giunta.
Desidererei che fosse affermato che i Gruppi sono stati informati che vi erano dei progetti in partenza per Roma e che, allo stato attuale poiché le schede non le abbiamo ancora, noi siamo informati del titolo dei progetti e dell'ammontare di ogni progetto. I miliardi a disposizione delle Regioni dovrebbero essere 870, di cui il 40% è destinato alle Regioni meridionali. Le altre Regioni hanno a disposizione circa 500 miliardi quindi, anziché inviare al Governo una serie di richieste, occorre fare delle scelte prioritarie se vogliamo favorire quel processo programmatorio che con le parole diciamo di voler proseguire.
Dei tre volumi che abbiamo avuto sul piano di sviluppo la novità dovrebbe essere il documento che contiene gli undici progetti.
Non credo che gli undici progetti possano essere intesi come piano di sviluppo perché non contengono le indicazioni di priorità e di fattibilità.
Con questo documento non rientriamo nell'art. 4 della legge sulle procedure della programmazione. Allora - e se sbaglio mi si corregga - dobbiamo dire che stiamo andando verso il piano di sviluppo e che è stato fornito un nuovo documento che però non è ancora il piano di sviluppo.
Le dichiarazioni dell'Assessore Testa fatte in coda della seduta di questa mattina per recuperare un difficile dibattito confermano la gravità e l'urgenza del problema del personale e la necessità che esso vada esaminato dal Consiglio regionale nell'interesse del personale serio che lavora e che si sacrifica. Dobbiamo vedere chiaro nella sede centrale ed in quelle periferiche senza andare alla caccia alle streghe come l'Assessore questa mattina temeva. D'altra parte dobbiamo effettuare queste verifiche perché le responsabilità non sono oggettive ma soggettive.
Allora, analizziamo e penetriamo nei problemi.
Secondo quanto prevede l'art. 12, perché non ci siano equivoci effettueremo le visite. Chiediamo sin d'ora un dibattito consiliare da svolgersi in seduta segreta per quanto si riferisce ai nominativi e alle dichiarazioni finali dell'Assessore Testa e in seduta pubblica per le conclusioni che si dovranno trarre sul piano generale.
Confesso che queste mie considerazioni sono amare sul piano generale e per le difficoltà palesi della Giunta, ma sono anche amare per i difficili rapporti esistenti tra le forze politiche del Consiglio. Siamo alla ripresa dell'anno scolastico e siamo anche alla ripresa del nostro anno che non è scolastico, ma che è di impegno politico ed amministrativo. Questa prima giornata non lascia il dolce in bocca e non è positiva.
Oggi pomeriggio ho dato una scorsa ai quotidiani ed ho apprezzato una dichiarazione sulla "Gazzetta del Popolo" che mi ha dato sollievo nell'amarezza delle mie meditazioni. La collega Vetrino ha detto: "Più coerenza e più modestia per salvare il Piemonte".
Forse, con la coerenza e la modestia, potremo fare qualche cosa di meglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, farò alcune considerazioni sulle comunicazioni del Presidente in ordine agli undici progetti.
Abbiamo già detto, nella riunione dei Capigruppo, che siamo disponibili ad esaminare i progetti in tempi utili per poter influire sulle decisioni relative. Non mi associo alle riserve metodologiche che sono state espresse dalle opposizioni, m'interessa piuttosto verificare il merito dei progetti per poter dare, come Gruppo, un parere, convinti come siamo che la predisposizione dei progetti immediatamente fattibili, sia la strada giusta e corretta da intraprendere.
Siamo pertanto disponibili a che si calendarizzi questo dibattito.
Se la Giunta avesse dovuto predisporre un piano di sviluppo nel 1980 lo avrebbe reso radicalmente diverso e forse avrebbe dato degli indirizzi erronei rispetto alla situazione che è venuta evolvendosi.
La legge n. 43 del 1977 sulle procedure della programmazione prevede determinati documenti ed un piano pluriennale di spesa.
Solo nel momento in cui questi elementi vengono forniti potrà iniziare l'iter formale del piano di sviluppo. Però, già oggi, si conoscono la parte generale e la parte progettuale delle scelte che verranno compiute nel piano di sviluppo.
E' opportuno integrare rapidamente questi documenti dopo una discussione che auspico ampia.
Per quanto riguarda le questioni inerenti il personale, l'Assessore Testa ci ha confermato che la Giunta ha già operato per verificare i casi irregolari, che fortunatamente sono pochi. Credo, peraltro, che sia dannoso lasciare nell'incertezza una questione così delicata e così cruciale per il funzionamento dell'istituzione regionale anche nei confronti di quei lavoratori che il dovere lo fanno tutti i giorni.
Questo dibattito va fatto in seduta segreta ponendo con chiarezza le questioni, gli indirizzi, i rapporti con le organizzazioni sindacali per poter dare corpo nell'ultima parte della legislatura ad un lavoro proficuo e per scartare la strada pericolosa dei polveroni e della caccia alle streghe.
Nella pubblica amministrazione c'è molto da risanare.
Il risanamento deriva dalla nostra capacità di darci strumenti, leggi ed indirizzi nuovi. Non vorremmo che alla Regione, che con tanta difficoltà affronta la crisi e i problemi del Piemonte, si accreditasse un'immagine di lotte tra fazioni. L'amarezza che diceva il Consigliere Paganelli l'abbiamo anche noi, intendiamo però rispettare le regole del gioco e non farle estranee secondo la convenienza politica. Non accettiamo il gioco che porti alla distruzione ed al logoramento dei rapporti.
Abbiamo le nostre idee, con obiettivi e limiti, ma con una direttrice di marcia che è garanzia di tenuta delle istituzioni e di correttezza.
Riteniamo di avere, anche nei confronti della gente, una credibilità alla quale non intendiamo rinunciare visto che ci viene riconosciuta. All'Ente Regione continuiamo a credere, pur nei momenti di difficoltà economica e sociale come gli attuali.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendiamo atto con favore delle dichiarazioni della Giunta sugli undici progetti e rimaniamo in attesa della documentazione integrativa per poter avviare un dibattito in Consiglio sugli indirizzi e sulla filosofia del piano.
In merito al dibattito sui problemi dell'occupazione fissato per il 7 ottobre, immagino che ci verrà data un'ulteriore documentazione perché non credo che quella di oggi sia sufficiente.
Relativamente alle comunicazioni dell'Assessore Testa è chiaro che la caccia alle streghe è un metodo sbagliato. E' diffuso tra i dipendenti un malessere dovuto a certi privilegi che vanno eliminati. Dobbiamo affrontare questi problemi in Consiglio regionale non discutendo sulle persone, ma sui fatti e sulle condizioni in cui si trova il personale regionale a lavorare.
Per quanto riguarda le comunicazioni del Presidente della Giunta vorrei sapere se l'applicazione dell'art. 56 della legge finanziaria ha carattere eccezionale per quest'anno, oppure se sarà una norma valida anche per i prossimi anni.
Vorrei inoltre avere un'informazione più dettagliata relativamente alla modifica che la Giunta regionale ha sollecitato al Governo sui sondaggi per la costituzione della centrale nucleare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La brevità delle comunicazioni del Presidente della Giunta e le intese intervenute in sede di conferenza dei Capigruppo mi esentano da un'illustrazione approfondita delle valutazioni del mio Gruppo.
Governare significa selezionare ed indicare priorità. Questo non è stato fatto perché si sono di nuovi elencati progetti per un'entità di risorse di gran lunga superiori a quelle disponibili, non si sono approfonditi i progetti in termini di opportunità, di priorità e di fattibilità, quindi l'attività della Giunta si è di fatto concretata nell'adesione alla scelta coordinata con le altre Regioni, non ci saranno risorse residue rispetto alla prima ripartizione, quindi sarà facile per la maggioranza accusare il Governo centrale di non operare sui progetti per mancanza di risorse.
Questo metodo di fare politica è poco corretto e poco rispondente all'ordinamento nazionale che prevede che la nostra è una Repubblica che si divide in Regioni e non che si ripartisce.
Fatta questa considerazione sulla comunicazione del Presidente della Giunta e rilevata l'insufficiente informazione ai Consiglieri interverr brevemente sull'altra comunicazione e sull'intervento del Capogruppo comunista.
La comunicazione dell'Assessore Testa deve essere considerata semplicemente un'integrazione all'intervento fatto in sede di risposta alle interpellanze ed alle interrogazioni.
L'Assessore Testa in chiusura ha indicato le linee sulle quali intende muoversi la Giunta. Mi sembrano linee di equilibrio: nessuna caccia alle streghe ed estremo rigore.
Da parte di qualche collega si è sottolineata l'opportunità di discutere in sedi diverse e di fare ulteriori dibattiti. L'Assessore Testa ha depositato su questi banchi uno studio sul problema del personale. Su di esso abbiamo dibattuto e ci siamo ampiamente espressi.
La Giunta assuma le proprie responsabilità, faccia quello che deve fare, trasmetta gli atti alla Procura della Repubblica, prenda i provvedimenti che deve prendere, dopodiché verrà giudicata politicamente in questa sede sui comportamenti che tiene. Io non mi metterò a fare il censore né dei comportamenti del personale ne dei comportamenti dell'Assessore, ma farò il censore, se sarà il caso, dei comportamenti della Giunta.
Devo però osservare che il problema del personale non si deve ridurre all'assenteismo o a qualche trasferta più o meno legittimata, ma deve comprendere i problemi della burocrazia regionale che è soggetta ad un condizionamento di tipo economico perché vincoli esterni rispetto alla volontà regionale facendo sì che la burocrazia regionale abbia redditi non comparabili a parità di prestazione, di intelligenza e di efficienza rispetto all'attività privata.
Il problema politico è di sapere come la Regione può dotarsi di una burocrazia efficiente, in grado di essere di supporto all'attività dei politici. La nostra responsabilità sta nel cercare di garantire alla burocrazia una condizione di vita diversa, che non si misura né con il cronometro dell'entrata e né dell'uscita né con lo statino finale delle trasferte, ma si misura nella capacità di coinvolgere il personale in modo che non subisca delle frustrazioni rispetto ai consulenti che, per esempio percepiscono 850 milioni per ispezionare trenta acquedotti.
Lo scenario sul quale prospettiamo il futuro della burocrazia regionale è uno scenario nel quale possiamo chiedere il massimo di mobilitazione, il massimo di impegno e di puntualità da parte dei nostri collaboratori? Contesto alla classe politica che qui siede, i Gruppi consiliari, la maggioranza e la minoranza, la Giunta e la sua Presidenza che non sono stati in grado di produrre uno scenario nel quale la burocrazia si possa riconoscere in termini di remunerazione, al di là del fattore economico che è oggettivamente limitato dall'esterno.
Perché non si riconosce? Perché - e qui vengo all'intervento del Consigliere Bontempi - il complesso del Partito Comunista di essere il primo della classe, va sottoposto ad una valutazione psicologica. Non è più consentito in questa Regione al PCI di essere il primo difensore delle regole del gioco perché lo stesso PCI tollera che continuino situazioni certamente non premianti per le istituzioni.
E' inutile che Bontempi dica che il PCI non tollererà che vadano avanti alcuni sistemi ed alcuni comportamenti che sconvolgono il gioco maggioranza opposizione, Consiglio - Giunta. Avete tollerato questa mattina che da parte della maggioranza si sia fatto un attacco di una pesantezza inaudita nei confronti di un Assessore comunista.
Se siete una forza che per rimanere al potere accetta queste cose, non siete più una forza che su queste cose ha una primogenitura. Siete una forza politica che accetta il compromesso della vita politica che qualche volta significa anche accettare da una componente della maggioranza un attacco inaudito nei confronti di un Assessore. Io non sono riuscito a portare a termine una critica nei confronti dell'Assessore e ho dovuto, mio malgrado, venir meno al dovere politico di rappresentare critica in quest'aula per riportare un minimo di equilibrio tra noi stessi, tra gli individui.
Il PCI non può rivendicare una genuinità di comportamenti ed una verginità intellettuale. E' nell'ambito della maggioranza e della Giunta che si modificano i provvedimenti dell'esecutivo.
Il potere significa mandare un telegramma in cui si dice: "Dietro mio interessamento il Sottosegretario habet stanziato...". Il potere dell'opposizione è mandare un telegramma: "Grazie mia polemica Giunta habet cambiato opinione".
Ma non è consentito che voi vogliate contemporaneamente mandare due telegrammi: "Mio intervento Giunta habet stanziato" e "Mio intervento Giunta habet cambiato opinione".
Questo non è rispettare le regole del gioco.



BONTEMPI Rinaldo

A chi ti stai rivolgendo?



MARCHINI Sergio

Mi sto rivolgendo a te che hai detto che non consentirai che in questa sede si tengano dei comportamenti stravolgenti nei rapporti tra la maggioranza e la minoranza e tra istituzione e Gruppi politici.
A me pare invece che voi questo gioco lo accettiate, quindi, in questa misura, ne siete complici e corresponsabili.
In questa misura non è consentito al PCI sollevare verginità o priorità: non potete tollerare questi comportamenti e contemporaneamente dire che non li accettate.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ho posto alla Giunta dei chiarimenti sulle sue dichiarazioni. Chiedo quando sarà in grado di rispondere.



PRESIDENTE

Devo fare un chiarimento procedurale. Nella conferenza dei Capigruppo si era concordato che queste dichiarazioni non avrebbero dato luogo ad un dibattito, ma semplicemente a brevi interventi. Per quanto riguardava il dibattito sull'occupazione si è detto che si terrà una seduta apposita il 7 ottobre.



MONTEFALCHESI Corrado

Ho chiesto alla Giunta chiarimenti sull'art. 56 della legge finanziaria.



ALASIA Giovanni

Anch'io ho bisogno di un chiarimento.
Dalla relazione scritta che ci ha presentato l'Assessore risulta che sono stati offerti dieci posti concreti a fronte di tutto il fumo e del pochissimo arrosto che si è fatto sul problema della mobilità.
Desidero sapere se la discussione del 7 ottobre sarà comprensiva di un'informazione sulla politica economica industriale in quanto da questa nota essa non figura.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Il Consigliere Montefalchesi avrà tutti i chiarimenti nel dibattito del 7 ottobre.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Questa mattina non ho voluto svolgere né un'informazione né una relazione perché nella conferenza dei Capigruppo e nelle ultime sedute del Consiglio regionale l'intesa era che ormai è tempo di affrontare il complesso dei problemi che emergono dalla gravità della crisi con una discussione di carattere generale per la quale occorre fornire il massimo degli elementi al Consiglio, così pare stiamo operando.
I documenti già esistenti sono quelli che ha annunciato il Presidente della Giunta e che già sono nelle mani dei Consiglieri, la filosofia del piano, gli undici progetti del piano, i progetti di cui è stata sollecitata la consegna delle schede, l'informazione sulla situazione occupazionale data questa mattina ed un'informazione sull'esperimento della mobilità con tutti i dati.
Prima del 7 ottobre consegnerò il questionario che abbiamo rivolto a Marcora con le risposte inerenti ai problemi di politica industriale della Fiat e delle piccole e medie imprese. Attorno al 7 ottobre dovrebbe tenersi la riunione, presente il Ministro Di Giesi della Commissione regionale per l'impiego nella quale si affrontano i problemi inerenti il mercato del lavoro. Tutto ciò non esaurisce la richiesta del Consigliere Vetrino di un dibattito sui progetti dell'art. 56 della legge finanziaria che è opportuno avvenga nel mese di ottobre, stante il fatto che il CIPE decide nel periodo che va dall'11 settembre all'11 ottobre. Gli altri documenti derivano dall'incontro che si terrà domani sulla Fiat. Ci presenteremo con una relazione e la discussione sarà arricchita dal contributo delle altre Regioni.
Mi pare che i documenti saranno sufficienti per un esame complessivo.
Per questo, molte informazioni della Giunta questa mattina sono state volutamente ridotte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ho anche chiesto al Presidente della Giunta qual è la legge che si chiede al Governo di modificare.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Risponderò il 7 ottobre o prima di quella data. La Giunta ha interesse a rispondere comprendendo anche quell'argomento. In quell'occasione potremo rispondere puntualmente anche alle richieste di chiarimento.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno presentato dal Gruppo PLI sulla Tavola Valdese


PRESIDENTE

Passiamo al punto ottavo all'ordine del giorno che prevede l'esame dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo PLI sulla Tavola Valdese.
Chiede di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Chiedo alla cortesia della Presidenza di voler distribuire ai colleghi una proposta di ordine del giorno, sulla quale sul piano personale hanno dichiarato la loro disponibilità alcuni esponenti della D.C.
L'ordine del giorno esigerebbe un'illustrazione ben più approfondita.
La preoccupazione del nostro partito, ma non soltanto del nostro partito, è che si risolva un problema che ha le sue radici giuridiche e costituzionali nelle leggi del 1929 che non hanno trovato riparazione nella Carta Costituzionale.
Chiediamo che l'esame della materia, già oggetto della Commissione Gonella che doveva rimediare alle norme contemplate nella legge del 1929 trovi il suo sbocco e la sua soluzione in tempi diversi e precedenti alla revisione del concordato.
E' un fenomeno di cultura autoctona del Piemonte.
La Chiesa Valdese trova i suoi precedenti intorno al 1200 e ha aderito in seguito, al sistema protestante internazionale. A mio avviso, deve trovare nel Consiglio regionale una sede di tutela istituzionale propria.
Altre ragioni giustificano l'attenzione che il Consiglio regionale deve dare alla Chiesa Valdese, se non altro i comportamenti illiberali e persecutori che queste confessioni hanno dovuto subire da parte dello Stato Sabaudo.
Il Piemonte e, in particolare, la Valle di Susa nel tardo '700 hanno visto delle vicende curiose e significative. Ci sono state persecuzioni in uscita e persecuzioni resistenziali di ritorno. Gli appartenenti alla Chiesa Valdese hanno subito una prima persecuzione che le ha fatte riparare in Svizzera. Ma i fatti storicamente più toccanti sono quelli che attengono al loro rientro nel tardo 1600, allorquando hanno sfidato le truppe francesi e le truppe dei Savoia per ritornare alle loro case con una marcia passata attraverso le nostre Alpi. Qualcuno l'avrà vista tratteggiata su stampe realizzate da un certo Barret, inglese, nel 1848, di grande diffusione soprattutto nel Cuneese.
Tali stampe sono le uniche esistenti nelle nostre Alpi e disegnano questa guerriglia di conquiste nelle vallate segusine, nella Val Chisone e nella Val Germanasca.
Sarebbe il caso di illustrare più ampiamente questi fatti storici, ma non c'è né lo spazio sufficiente, né il clima adatto.
Le ragioni storiche impongono al Consiglio regionale di riparare, per quanto possibile, alle vicende avvenute centinaia di anni fa. Soprattutto il Consiglio deve dare una testimonianza di volontà politica verso una tradizione religiosa tipica della nostra Regione.
Il documento è stato ridotto in qualche espressione perché non accettabile dagli amici della D.C. Devo dire che l'immediata adesione della D.C. ad un testo rivisto in alcune espressioni di non grande rilievo politico, trova da parte del PLI la massima soddisfazione.
Ringrazio per la disponibilità ad affrontare questo problema a livello locale, visto che a livello nazionale le forze politiche non hanno ancora deciso di affrontarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Devo dire che abbiamo preso visione del primo ordine del giorno e che non conosciamo ancora il secondo. Riteniamo opportuna l'iniziativa assunta dal Gruppo PLI che fa seguito a quella assunta nel 1980 dal nostro Gruppo che poi sfociò in una pronuncia unanime del Consiglio regionale.
Il Consigliere Marchini parla, a torto, di insensibilità delle forze politiche nazionali. Avrebbe ragione se conoscesse con chiarezza l'iter in virtù del quale si è inceppato il meccanismo di approvazione da parte del Parlamento.
Il primo governo Spadolini assunse un'iniziativa scrivendo una lettera al Sinodo Valdese in cui personalmente e come Capo del Governo assumeva l'impegno a terminare l'iter del documento già convenuto con l'organismo che presiede alla Chiesa Valdese respingendo la richiesta più volte avanzata da parte della D.C. di subordinare le intese alla revisione del concordato.
Il secondo governo Spadolini non ne ha più fatto menzione e l'iter è fermo non per l'insensibilità delle forze politiche, ma per l'inerzia del Governo.
Sarà bene ricordare che un mese fa c'è stato un incontro del rappresentante della Tavola Valdese con il Segretario nazionale del nostro partito, l'on.le Berlinguer, il quale ha assunto l'impegno di chiedere all'Istituto Gramsci di indire un convegno sul tema delle intese tra le Chiese non cattoliche, in particolare Valdese Metodista, e il regime concordatario e della sua revisione, il testo dell'intesa è già stato approvato dal Sinodo. Occorre un impulso deciso per addivenire ad un atto formale del Parlamento.
Questo è il senso dell'ordine del giorno che noi approviamo proprio perché l'insieme dell'ordinamento statale acquisti credibilità nei confronti di quella minoranza religiosa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Anch'io dispongo soltanto della proposta di ordine del giorno del 15 luglio. Il presentatore dell'ordine del giorno parla però di semplici correzioni formali, quindi penso di potermi riferire, appoggiando la proposta, al testo presentato.
Siamo solidali con la proposta del Consigliere Marchini. Abbiamo apprezzato la brillante illustrazione storica che egli ha voluto farci.
Siamo consapevoli dell'importanza dell'argomento, quindi il nostro voto sarà favorevole.
Dal 15 luglio ad oggi ci sono state delle novità da parte del Governo a questo riguardo. Non è affatto vero che il secondo Governo Spadolini abbia ignorato questo argomento. Nel discorso della Camera del 2 settembre il Presidente del Consiglio, nella lettura di un documento, nel quale si spaziava dal retroterra politico della crisi alle tensioni internazionali all'emergenza economica, ai nodi istituzionali, ha fatto alcuni riferimento e ha ricordato che sull'argomento la delegazione governativa e quella della Tavola Valdese hanno concordato un secondo testo e ha detto: "Dopo aver apportato alla bozza precedente alcune necessarie modifiche richieste dagli stessi Valdesi, posso assicurare che il problema è agli studi degli uffici della Presidenza del Consiglio, che hanno sollecitamente acquisito sul testo i pareri delle Amministrazioni interessate. E' in corso l'istruttoria necessaria per risolvere alcuni problemi di ordine interpretativo e redazionale sorti a seguito delle osservazioni formulate dai Ministeri.
Sarà cura del Governo procedere al più presto alla definizione dello strumento legislativo che, ai sensi dell'art. 8 della Costituzione, dovrà dare applicazione all'intesa raggiunta".
Sono delle promesse, tuttavia l'averne fatto cenno nel momento in cui il nuovo Governo prendeva lo slancio, è un fatto significativo e d'importanza politica che va rilevato. Quanto meno va fatta giustizia nei confronti del Presidente del Consiglio.
Siamo consapevoli dell'importanza del provvedimento che peraltro non fa che attuare l'art. 8 della Costituzione e siamo consapevoli che esso sia una precisa condizione perché il Paese assuma sul piano dei rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose i connotati di una democrazia moderna.
Oggi nella comunità vi è la maturità per arrivare a questo provvedimento, infatti anche quelle forze politiche che in passato avevano posto dei grossi bastoni fra le ruote che volevano andare avanti, si stanno ricredendo.
Mi auguro che il nuovo Governo possa assumere il provvedimento e che le aspettative di questa comunità, così importante nella nostra Regione, con origini diffuse e secolari, abbiano finalmente ragione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Le modifiche che ho richiesto a nome del Gruppo D.C. sono molto modeste. Si limitano ad evidenziare il rischio che l'intesa non venga approvata per attendere l'approvazione delle modifiche al concordato e nello stesso tempo, non danno come fatti ufficialmente approvati certe affermazioni che rientrano nella sfera dei timori, magari legittimi.
A nome del Gruppo D.C. esprimo il voto favorevole su questo ordine del giorno.
Seppure è gradito l'apprezzamento dei presentatori per la nostra adesione, questa non deve stupire, dal momento che noi avevamo già votato nella seduta del febbraio 1981, l'ordine del giorno precedente su questo stesso argomento, con le stesse richieste.
Siamo convinti che risponde ad una reale esigenza di democrazia e di giustizia la sollecita rimozione di quei residui di legislazione fascista i quali conservano, sul piano del diritto, determinate discriminazioni nei confronti di cittadini italiani che praticano una confessione religiosa diversa da quella maggioritaria.
Discriminazioni che peraltro, almeno sul piano pratico, sono andate lentamente attenuandosi durante questo periodo di vita repubblicana, come questo Consiglio regionale aveva già riconosciuto con l'ordine del giorno che ora ho citato, approvato sulla stessa materia il 5 febbraio 1981.
Concordiamo quindi nell'auspicare vivamente che il Governo e il Parlamento procedano senza altri indugi all'approvazione delle intese già concordate.
Siamo anche d'accordo sulle espressioni di stima e di apprezzamento per questa realtà culturale e religiosa che esiste nel nostro Paese e particolarmente nella nostra Regione.
Riteniamo che quanto l'ordine del giorno richiede risponda ad un preciso dovere dello Stato repubblicano nei confronti di una comunità religiosa, come quella Valdese, che in Piemonte ha storicamente una posizione di grande rilievo ed ha conservato, in mezzo a traversie e persecuzioni secolari, la propria individualità religiosa e culturale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Anche il Gruppo socialista si associa alla proposta di ordine del giorno che è stata formulata dal Gruppo liberale.
Carlo Alberto il 17 febbraio 1831 diede il via all'eliminazione di alcune condizioni e norme persecutorie nei confronti di quanti si riconoscevano nella confessione Valdese e Metodista.
In più occasioni abbiamo ricordato questo fatto ed abbiamo voluto dare un significato a questo ricevendo i rappresentanti della Tavola Valdese per significare che le patenti di Carlo Alberto non erano soltanto degli atti liberatori per una confessione che attraverso i secoli aveva dato alla società contributo di cultura fattivo ed operoso, ma per significare che alcune norme erano state dettate nel periodo fascista, che riconosceva ad una sola confessione la tutela giuridica e la negava alle altre.
Ci riconosciamo in questo ordine del giorno in quanto riteniamo che non voglia dare un significato maggiore alle popolazioni di confessione cattolica.
L'ordine del giorno si ripropone invece la parità di professione religiosa che fino ad oggi non era riconosciuta.
Il Gruppo socialista lo sottoscrive con voto favorevole.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno.
Ve ne do lettura: "Considerato la presenza, diffusa e secolare, nell'ambito della comunità piemontese, della confessione valdese e metodista considerato che l'art. 8 della Costituzione assicura uguale libertà davanti alla legge a tutte le confessioni religiose, riconoscendo loro il diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, con l'unico limite che essi non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano e stabilendo che i loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge, sulla base di intese con le relative rappresentanze preso atto della necessità di superare l'attuale normativa disciplinante i rapporti tra lo Stato e le religioni diverse da quella cattolica, risalente al 1929 e discriminatoria già nel titolo stesso, ove si fa riferimento ai 'culti ammesse' preso atto della necessità di superare l'attuale disciplina penale del Titolo IV, Libro II del C.P., in base alla quale i delitti contro il sentimento religioso commessi in offesa ai culti diversi da quello cattolico vengono puniti con pene inferiori a quelle previste per i reati (Offese alla religione mediante vilipendio alle persone, Offese alla religione mediante vilipendio alle cose, Turbamento di funzioni religiose) commessi contro il culto cattolico premesso che, in seguito a successivi incontri, sollecitati dalla comunità valdese, tra la delegazione della Tavola Valdese e la delegazione del Governo italiano, si giunse a concordare e a sottoscrivere, il 4 febbraio 1978, una bozza di intesa intitolata 'Testo dell'intesa per la regolamentazione dei rapporti tra la Repubblica Italiana e le Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese' considerato che, dopo circa quattro anni, non si è ancora provveduto all'approvazione definitiva dell'intesa in sede legislativa; considerato che sarebbe del tutto ingiustificato condizionare la soluzione dei problemi inerenti ai rapporti tra Stato italiano e Chiesa Valdo-Metodista alla soluzione di quelli relativi ai rapporti tra Stato italiano e Chiesa Cattolica, subordinando la firma dell'intesa con i valdo-metodisti alla revisione del Concordato che, peraltro, tra continui rinvii e riformulazioni, non sembra poter giungere entro breve termine a conclusione si impegna il Consiglio regionale del Piemonte a sollecitare Governo e Parlamento a procedere senza indugio all'esame ed all'approvazione della regolamentazione legislativa dei rapporti tra la Repubblica Italiana e le Chiese rappresentate dalla Tavola Valdese, per conferire alla problematica che vi è sottesa termini di certezza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Nomine - Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Ratifica deliberazione Giunta regionale n. 1-18077: "Designazione dei rappresentanti della Regione Piemonte nel Consiglio di amministrazione del CESMEO - Centro Piemontese di Studi sul Medio Oriente" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto quinto all'ordine del giorno: ratifica deliberazione Giunta regionale n. 1-18077: "Designazione dei rappresentanti della Regione Piemonte nel Consiglio di amministrazione del CESMEO - Centro Piemontese di Studi sul Medio Oriente" chiede di parlare l'Assessore Ferrero. Ne ha facoltà.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

La Giunta, per permettere l'avvio di questo organismo, aveva proceduto alla nomina di un funzionario per quanto riguardava il posto che spetta all'opposizione.
Chiedo di mantenere questo nominativo e di rinviare l'argomento alla prossima seduta.
Questo permetterà alle forze politiche lo spazio necessario per valutare la migliore designazione possibile.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali

Esame deliberazione Giunta Regionale 173-16947: "Legge regionale 8/1980. Schema di convenzione tipo Regione-Enti" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto all'ordine del giorno che prevede l'esame delle deliberazioni della Giunta regionale n. 173-16947: "Legge regionale 8/1980.
Schema, di convenzione tipo Regione-Enti".
La parola al Presidente della VI Commissione, Mignone.



MIGNONE Andrea

La deliberazione che viene sottoposta all'esame del Consiglio, era stata approvata dalla VI Commissione prima della pausa estiva con l'intesa che, qualora fossero pervenuti emendamenti, la Commissione avrebbe avuto l'opportunità di valutarli prima dell'esame in aula.
Poiché la Commissione non ha potuto esaminare gli emendamenti presentati dalla Giunta e dai Consiglieri, chiedo, dopo aver sentito i colleghi Commissari e l'Assessore, il rinvio di questo punto all'ordine del giorno alla prossima seduta.


Argomento: Statuto - Regolamento

Modifiche a norme del Regolamento del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Il punto settime all'ordine del giorno reca: "Modifiche a norme del Regolamento del Consiglio regionale".
La relazione è data per letta.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, faccio presente che il mio intervento è da considerarsi a titolo strettamente personale, non in quanto non sia concordato con i colleghi di Gruppo, ma perché attiene a preoccupazioni che hanno origine nell'impianto culturale del sottoscritto.
Scopo di questo mio intervento è di chiedere ai Consiglieri una riflessione; qualora questa riflessione non ci sia, siccome stiamo parlando di regole del gioco, converrò sulle regole del gioco che decideremo di darci e quindi, a nome del Gruppo, esprimerò voto favorevole al testo proposto.
La riflessione che chiedo ai colleghi è sulla proposta di modifica all'art. 35.
Siamo in un Consiglio regionale composto di 60 Consiglieri i quali, di norma, danno luogo all'indisponibilità per il lavoro di Commissione salvo le eccezioni previste dal Regolamento della Giunta, del proprio Presidente quanto meno del Presidente del Consiglio.
Il recupero del principio di rappresentanza pura in Commissione non si può rispettare. Il fatto stesso che si accetti che in Commissione si voti per quote, ognuno conta per il peso del proprio Gruppo e non per se stesso è una violazione del principio di rappresentanza pura.
Lo spirito del nostro Statuto, per quanto attiene alle Commissioni avendo rifiutato la funzione deliberante, è una funzione istruttoria, la quale si deve incanalare in un processo che deve tendere ad un risultato cioè l'approvazione della legge, quindi questo processo deve tendere ad eliminare le ragioni di polemica non funzionale al risultato legislativo e possibilmente portare in aula un testo che abbia già fatto giustizia delle questioni controverse e, qualora non ci sia unanimità della legge, abbia fatto maturare i veri argomenti di discussione politica e non le questioni marginali o strumentali.
Lo Statuto è stato concepito mettendo in primo luogo il concetto di maggioranza che governa che non è attaccabile da incidenti di partorito.
L'obbligo delle dimissioni della Giunta c'é soltanto quando questo avvenga su mozione motivata ad hoc. Non basta the la Giunta vada sotto perch questo comporti né sul piano morale, né su quello politico, né in quello giuridico, le dimissioni. Questo principio si scosta rispetto al comportamento ed alla prassi delle democrazie parlamentari, laddove, quando viene meno il rapporto di maggioranza e di fiducia fra l'assemblea che ha il controllo politico e l'esecutivo, questo Parlamento ritiene suo dovere che si dimetta.
In questa situazione di un Regolamento e di uno Statuto precedenti che tendevano a rafforzare le garanzie per la maggioranza, noi introduciamo un argomento che, guarda caso, rilancia il ruolo della rappresentanza pura nelle Commissioni e quindi riapre il gioco delle parti politiche.
Ritengo che questo sia estremamente pericoloso perché, a mio avviso tende a ridurre la funzione della Commissione, perché la Commissione quando si giovi di una maggioranza non qualificata porterà in aula un provvedimento come istruito, mentre istruito non é; evidentemente, se la minoranza riesce a far passare un testo diverso da quello che vorrebbe la maggioranza, in quest'aula non potremo avvalerci del lavoro fatto dalla Commissione, ma dovremmo rifiutare il lavoro della Commissione e rifarlo in aula.
La funzione ed il lavoro della Commissione saranno snaturati completamente, ma sarà servito soltanto in termini di controindicazione rispetto alla sua funzione e ad aumentare gli argomenti di dibattito e di contestazione tra i Gruppi consiliari.
Le ragioni che hanno indotto i Consiglieri colleghi della Commissione Regolamento a proporre questa modifica erano ragioni tendenti a sbloccare questioni attualmente giacenti in Commissione. Se una situazione oggettiva in passato portava al blocco della legge in Commissione, la stessa situazione in futuro porterà al passaggio di una legge in Commissione diversa da quella che avremo in aula.
Rispetto alla fase istruttoria ed al processo legislativo si fa un passo indietro in contrasto con il dibattito culturale e politico del nostro Paese che tende a razionalizzare il momento legislativo e a dare garanzie e certezze di comportamenti.
Non è prassi costante nelle Commissioni votare articolo per articolo e congelare l'approvato perché c'è la disponibilità a riprendere l'esame in aula. Se approviamo una norma che autorizza una minoranza, che occasionalmente è maggioranza, a far diventare testo definitivo per l'esame in aula una parte della legge, introduciamo degli elementi di rigidità.
Pensiamo ai dibattiti sulle leggi importanti, quali l'urbanistica, il piano socio-sanitario, immaginiamo quante volte siamo ritornati a rivedere cose che in Commissione avevamo esaminato sulle quali eravamo andati avanti. Diventa pericoloso dare la possibilità di sacramentare in via definitiva fino all'aula il lavoro della Commissione con un voto che i Commissari possono chiedere in ogni momento. In ogni momento potremmo assistere alla richiesta anche di un solo Commissario che si voti a che si dia forma definitiva ad una parte della legge inchiodando il processo della Commissione.
Richiamo il Consiglio su questo aspetto della questione. Si è avvertita la necessità di modificare il Regolamento perché c'è l'impossibilità di mettere insieme maggioranze per ragioni fisiche. Se l'impossibilità di procedere verso un risultato, comunque positivo, la trasformiamo nella possibilità di procedere, ma verso un risultato deviante rispetto alla funzione istruttoria della Commissione non facciamo un lavoro molto significativo. Non solo, e chiederei la solidarietà dei partiti di democrazia laico-liberale (non voglio dire minori perché ai socialisti questo termine non soddisfa).



VIGLIONE Aldo

Siamo i più grandi dei piccoli.



MARCHINI Sergio

I socialisti devono tener presente che sono con noi in una situazione illegittima, il principio del voto per quota privilegia i grossi partiti.
Ci sono sette Commissioni ed ognuno di noi può presenziare in quattro Commissioni; questo vuol dire che la D.C. può perennemente mandare in congedo sedici Consiglieri e non succede niente. I piccoli partiti invece non sono in grado di coprire le Commissioni. In qualsiasi coalizione i piccoli partiti rischiano di essere i responsabili di un testo di legge che viene presentato in aula diverso da quello che la maggioranza (della quale fanno parte i piccoli partiti) ha proposto.
Quindi, i piccoli partiti con la procedura che andiamo ad approvare mentre prima erano i responsabili qualora fossero stati in maggioranza e non fossero stati presenti per concretizzare la maggioranza prevista dal vecchio art. 35 e avevano responsabilità di ritardare i lavori del Consiglio, d'ora in avanti saranno responsabili di un fatto politico molto più significativo.
La norma, così come è stata posta, tenta di porre un rimedio ad una situazione della quale non siamo lieti ma della quale non possiamo fare responsabilità nessuno. E' un fatto fisiologico. La preoccupazione è che d'ora in avanti le procederanno con un testo che sarà diverso da quello che avrà l'approvazione in aula. Pertanto la Commissione, da quel momento in avanti, farà un lavoro del tutto inutile.
Ritengo sia più utile tenere una legge ferma che non mandare avanti una legge che poi non verrà approvata perché si porterà in Consiglio un testo di legge che non verrà approvato perché la minoranza l'avrà fatta passare violentando il diritto che ha la maggioranza di governare e di decidere.
Vi invito a riflettere sull'opportunità di far procedere apparentemente le leggi in Commissione, di fatto ritardando il lavoro legislativo del Consiglio soprattutto facendo sì che in aula anziché ridurre il dibattito politico ai grossi temi ed alle questioni fondamentali della legge, si torni a discutere su questioni marginali che in Commissione sono ricomposte ma che certamente difenderemo qualora abbiamo il diritto del voto. Se nella discussione del piano socio-sanitario avessimo utilizzato questa norma quel piano sarebbe arrivato in aula in un testo completamente diverso.
Con quali garanzie, con quale serenità di giudizio e di valutazione sarebbe uscito il piano socio-sanitario? Come avremmo potuto rimeditare e ridiscutere in aula il piano socio-sanitario se gli Assessori in questa sede non si possono valere degli esperti? Come potrebbe un Assessore modificare la legge approvata dalla Commissione? Faccio una richiesta di riflessione, non esprimo un parere sulla proposta che ci viene portata. Se il suggerimento alla riflessione troverà consenzienti le forze politiche avremo il tempo di rimeditare. In caso contrario il nostro Gruppo dichiarerà di accettare e voterà a favore della nuova regola del gioco che riteniamo di darci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo l'ampio intervento del Consigliere Marchini sulla problematica regolamentare, compete anche a noi spiegare le motivazioni dell'atteggiamento con cui affrontiamo la materia.
Se la Commissione Regolamento, per iniziativa della maggioranza della Commissione e della maggioranza conciliare, ha ritenuto di proporre queste modifiche è segno che si è preso atto che il disfunzionamento delle Commissioni era giunto ad una situazione insostenibile. Infatti, abbiamo più volte dovuto recriminare in questa sede la lentezza dei lavori delle Commissioni, l'incapacità decisionale delle stesse e soprattutto l'assoluta assenza di prospettive per le iniziative legislative di carattere conciliare. Siamo tutti protagonisti di proposte di legge su argomenti importanti, su tematiche riconosciute da tutti come urgenti e come bisognose di responsabilizzazione, proposte che poi sono finite nei cassetti degli uffici consiliari e delle Commissioni e non hanno avuto la possibilità di procedere.
Con le modifiche all'art. 32 diamo la sensazione, almeno sul piano formale, di voler porre un punto fermo su questa questione. Ci sarà un momento in cui le proposte di legge dei Consiglieri o della Giunta verranno in Consiglio, non sarà lasciata a nessuno la discrezionalità di prorogarne la discussione; ci sono delle clausole per cui il Consiglio può richiedere alla Commissione una pronuncia in termini abbreviati e c'è la possibilità per il Consiglio di prendere una posizione responsabile di fronte alla comunità regionale sulle proposte che sono state avanzate.
Ci rendiamo conto che esiste la problematica che il Consigliere Marchini ha illustrato. D'altra parte noi ci riferiamo all'esperienza di questi anni di vita delle Commissioni. Era valsa una prassi secondo cui della clausola regolamentare della maggioranza qualificata in sede di Commissione non si teneva assolutamente conto. Abbiamo rilevato che in moltissime occasioni la decisione non poteva essere presa perché mancava la maggioranza degli assegnati al Consiglio; comunque mancavano quei due o tre voti per fare la maggioranza richiesta dal Regolamento nella formulazione.
A noi va bene la formulazione precedente ma, nel momento in cui la maggioranza trovandosi di fronte a questa continua difficoltà ritiene opportuno presentare una modifica che, a suo avviso, dà maggiore funzionalità al lavoro della Commissione, noi accettiamo la proposta. Non è comunque sulla possibilità di formare una maggioranza diversa che puntiamo (questo potrebbe semmai dimostrare l'incapacità della maggioranza di governare il procedimento legislativo). Noi vogliamo dare alla maggioranza la possibilità di fare la sua parte. Riteniamo che la modifica dell'art. 35 sia una chiamata di responsabilità per la maggioranza.
A nostro avviso, da queste modifiche procedurali non si può sperare la risoluzione dei problemi. La disfunzione del Consiglio e delle Commissioni non dipende essenzialmente dai difetti del Regolamento. Ci sono motivazioni politiche. Le Commissioni e il Consiglio non funzionano se la maggioranza non funziona, se la maggioranza non ha una sua coerenza interna. Dalle difficoltà della maggioranza nascono le difficoltà delle Commissioni a raggiungere il numero legale. C'è il problema dei partiti piccoli di maggioranza i quali hanno da coprire un certo ventaglio di cariche. Non siamo noi, però, che abbiamo stabilito che il PSI debba stare tutto in Giunta e non siamo noi che abbiamo proposto di portare il numero delle Commissioni a sette. Riteniamo che i Gruppi di maggioranza non possano fare a meno di essere presenti per la loro competenza e responsabilità alle sedute delle Commissioni.
Le Commissioni non deliberano a causa dei contrasti tra i Gruppi e non a causa del Regolamento. Allora ci vuole un chiarimento nella maggioranza.
Accogliamo la proposta di modifica agli artt. 32 e 35, oltre la modifica relativa alla Presidenza delle Commissioni. Ci auguriamo che a questa modifica procedurale si accompagni la volontà di dare prestigio e peso all'attività delle Commissioni e dell'assemblea consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le osservazioni illustrate dal Consigliere Marchini sollecitano un'attenta riflessione da parte delle forze politiche del Consiglio.
Non condivido quelle osservazioni. Sono convinto però che sia importante avere piena consapevolezza delle scelte che si compiono. Sotto questo profilo l'intervento del collega Marchini è stato estremamente utile.
Il Consigliere Marchini si preoccupa delle disfunzioni ipotetiche mentre la Commissione, senza trascurare queste, si preoccupa maggiormente delle disfunzioni reali ed oggettive di oggi. L'obbligo della maggioranza qualificata in Commissione porta alla paralisi dell'iter in casi ricorrenti. Non solo, ma rispondendo all'esigenza di correggere questa disfunzione, si può pensare anche di rispondere in modo più corretto ai diritti di rappresentanza che il Consigliere Marchini richiamava.
Marchini dice che questo modo di intendere il diritto di rappresentanza rischia di contrastare con i meccanismi che finora hanno operato in termini di coincidenza meccanica tra la maggioranza dell'esecutivo, la maggioranza numerica del Consiglio e le maggioranze delle Commissioni. Nell'ipotesi del cambio della maggioranza con le regole attuali il blocco rischierebbe di essere generalizzato.
Vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio sul fatto che la proposta approvata all'unanimità dalla Commissione Regolamento, non si propone peraltro, in alcun modo, di eliminare la coincidenza tra maggioranze politico-numeriche in Consiglio e nelle Commissioni, dato che esse - e non potrebbe essere diversamente - sono tali tanto in Consiglio che nelle Commissioni. Muta invece sostanzialmente il modo d'essere della maggioranza che esprime l'esecutivo nel suo rapporto con le Commissioni del Consiglio nel senso che viene a cadere l'automatismo o il diritto di veto in base al quale, come finora è accaduto, in assenza di maggioranza non si pu procedere all'esame ed al voto dei provvedimenti. Al riguardo non si aprono problemi regolamentari o di democrazia del diritto, bensì una questione essenzialmente politica perché una maggioranza è tale se è in grado di esprimersi come tale, non trincerandosi dietro a marchingegni regolamentari o istituzionali che la garantiscano anche quando essa non è in grado politicamente, di presentarsi come maggioranza.
La modifica regolamentare che stiamo varando risponde all'esigenza richiamata da tutti e se solleva problemi essi sono del tutto ed unicamente politici, di responsabilità di tutti i Gruppi, sia di maggioranza, sia di minoranza, quali venivano richiamati nel suo intervento anche dal Consigliere Martinetti. In termini regolamentari le preoccupazioni che Marchini poneva sollecitano semmai l'esame di un'altra proposta avanzata e non ancora esaminata dalla Commissione Regolamento, quella di una riduzione del numero delle Commissioni, onde dare risposta all'esigenza di semplificare l'articolazione del Consiglio, così da rendere più agevole ed organica la partecipazione e l'impegno dei Gruppi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

Ringrazio i colleghi della Commissione Regolamento che hanno condotto uno studio approfondito sugli artt. 32, 35 e 25 del Regolamento del Consiglio regionale.
Pongo ora in votazione i singoli articoli nei testi sostitutivi.
Art. 32 "E' sostituito dal seguente: 'Le relazioni delle Commissioni devono essere presentate al Consiglio nel termine massimo di 90 giorni dall'assegnazione, prorogabile dal Presidente del Consiglio sino a 120 giorni.
Il termine di 90 giorni è ridotto a 45 in caso d'urgenza, ai sensi dell'art. 74 del presente Regolamento.
Tali termini sono ridotti da 90 a 45 giorni e da 45 a 20 quando le Commissioni sono investite dell'esame di un progetto di legge in sede consultiva.
Scaduto il termine di cui alprimo comma, qualora il proponente ne faccia richiesta, l'argomento viene iscritto all'ordine del giorno della prima seduta del Consiglio, che deve discuterlo entro e non oltre 30 giorni.
Quando un argomento sia posto in discussione a norma del comma precedente il Consiglio, su richiesta motivata della Commissione o di almeno tre Consiglieri, può deliberare, con la maggioranza dei membri assegnati, di rinviare l'argomento stesso alla Commissione, perché concluda o effettui la dovuta istruttoria, fissando alla stessa un termine non superiore a 60 giorni per riferire in Consiglio.
Trascorso il termine stabilito, sia che la Commissione abbia licenziato la proposta corredandola della relazione di cui al precedente art. 26, sia che la Commissione non abbia provveduto in tal senso, l'argomento viene iscritto alla prima seduta del Consiglio, che dovrà discuterlo entro e non oltre 30 giorni.
Nel caso che un argomento, a norma dei commi precedenti, pervenga all'esame del Consiglio senza che la Commissione abbia provveduto a norma del precedente art. 26, l'argomento verrà preliminarmente illustrato dal proponente, dopo che il Presidente della Commissione avrà riferito sull'iter complessivo dello stesso.
Le relazioni delle Commissioni al Consiglio sono distribuite almeno 24 ore prima che si apra la discussione, tranne che il Consiglio non autorizzi ugualmente il suo esame'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il nuovo art. 32 è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti in aula.
Art. 35 "Il secondo comma è sostituito dal seguente: 'Le decisioni delle Commissioni sono valide quando sono prese a maggioranza dei voti rappresentati, ai sensi del comma precedente, dai Commissari presenti'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il nuovo art. 35 è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti in aula.
Art. 25 "Dopo il quarto comma è aggiunto il seguente: 'In caso di assenza o impedimento del Presidente o del Vicepresidente a partecipare alle sedute, queste sono presiedute dal membro più anziano d'età'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il nuovo art. 25 è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti in aula.
Il Consiglio sarà convocato il giorno 21 settembre prossimo.
All'ordine del giorno saranno iscritte leggi rinviate dal Commissario del Governo.
Chiede di parlare il Consigliere Bontempi; ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Nella riunione dei Capigruppo si era raggiunto l'accordo sull'iscrizione all'ordine del giorno dei dibattiti sulle situazioni in Libano e in Polonia.



PRESIDENTE

Per prudenza convoco il Consiglio per la seduta del mattino e per quella del pomeriggio.
Chiede di parlare l'Assessore Bajardi. Ne ha facoltà.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Il Presidente ha dato comunicazione della messa all'ordine del giorno di leggi rinviate dal Commissario del Governo inerenti la sanità. Comunico che martedì mattina sarò assente perché è stato convocato il Consiglio di amministrazione dell'Istituto Superiore della Prevenzione sul Lavoro di cui sono membro.



PRESIDENTE

D'accordo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.40)



< torna indietro