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Dettaglio seduta n.15 del 30/10/80 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute". I processi verbali dell'adunanza consiliare del 16 ottobre 1980 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento: Organizzazione turistica

Interrogazione del Consigliere Brizio inerente all'applicazione della legge 114


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze". Discutiamo per prima l'interrogazione del Consigliere Brizio inerente all'applicazione della legge 114.
Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo e al tempo libero

Il Consigliere Brizio ha rivolto un'interrogazione circa la legge n.
114; devo ricordare che a suo tempo la Commissione accettò questa legge perché eravamo già in procinto di predisporne un'altra. Credo che l'Assessorato al turismo sia stato quello che ha presentato più leggi nella scorsa legislatura; non avendo presentato altre leggi regionali per quanto riguarda l'attività del turismo sociale, si è fatto riferimento alla legge dello Stato che prevede l'erogazione di contributi ai circoli che svolgono attività ricreativa e sportiva. Per eccesso di zelo l'Assessorato richiede a coloro che presentano domanda anche la dichiarazione del Sindaco del Comune. Approvammo così, con una deliberazione che lei cita nell'interrogazione, dei contributi a favore di diverse Associazioni e Comuni. L'erogazione avviene tramite un decreto; prima però l'erogatore provvede a compiere accertamenti e a procurare documentazione sull'esistenza effettiva dei circoli. Questo è il motivo per cui la concessione dei contributi non è ancora avvenuta. Speriamo con la prossima legge di risolvere anche questo delicato problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio, per una breve replica.



BRIZIO Gian Paolo

Nel ringraziare l'Assessore della risposta, vorrei osservare che "l'eccesso di zelo posto dovrebbe esserci fino alla fase dell'erogazione".
Non avrei presentato l'interrogazione, che è molto generica e cauta, se non avessi avuto conoscenza precisa che uno degli Enti citato nella deliberazione, di fatto, è inesistente.
Proprio per il rispetto al denaro pubblico cui l'Assessore ha fatto cenno nella risposta, lo invito ad accertare che le erogazioni avvengano almeno dietro dichiarazione del Sindaco che attesti l'attività svolta. Se ci sarà l'assicurazione che il pagamento avverrà soltanto dopo tali attestazioni, mi dichiarerò soddisfatto.



MORETTI Michele, Assessore al turismo e al tempo libero

Darò risposta secondo la richiesta fatta dal Consigliere.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Chiabrando relativa alla discarica abusiva nel Comune di Piossasco


PRESIDENTE

La seconda interrogazione riguarda la discarica abusiva di Piossasco ed è presentata dal Consigliere Chiabrando.
Risponde l'Assessore Salerno.



SALERNO Gabriele, Assessore alla tutela dell'ambiente

Ho già risposto per iscritto al Consigliere Chiabrando; leggo ora la lettera che ho predisposto: "Richiamata la nota di questo Assessorato n. 4611, del 24 aprile 1980 con la quale si fornivano chiarimenti in merito all'interrogazione 927 del 25 marzo 1980, del Consigliere Chiabrando, si informa che i funzionari del servizio smaltimento rifiuti hanno effettuato un nuovo sopralluogo in data 3 ottobre 1980, nel corso del quale hanno riscontrato una gestione della discarica analoga a quella già rilevata nel precedente sopralluogo.
In occasione del successivo incontro con l'Assessore all'ecologia del Comune di Piossasco, i funzionari dell'Assessorato, dopo aver sottolineato la mancata attuazione delle soluzioni precedentemente individuate dall'Amministrazione comunale, sono stati informati dei recenti contatti che l'Amministrazione stessa ha avuto con l'Assessorato all'ecologia della Provincia di Torino, che è competente in materia di controllo sulle discariche dei rifiuti, ai sensi dell'articolo 104 del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616, per il conseguimento dei risultati prospettati in occasione della precedente risposta al Consigliere Chiabrando, che è stata fornita nella passata legislatura. Assicuro, inoltre, che provvederemo per interessamenti solleciti presso l'organismo competente in merito, che è la Provincia, affinché venga risolto questo problema, come già dal mio predecessore era stato impostato".



PRESIDENTE

Replica il Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Ringrazio l'Assessore che mi ha inviato tempestivamente la risposta scritta. Vorrei che questo esempio Fosse seguito da altri suoi colleghi di Giunta. Da una verifica che ho effettuato in loco risulta che la situazione è addirittura peggiorata. Si continua a depositare carcasse, a bruciare materiale, rendendo impossibile la vita agricola della zona. Confermo quanto avevo detto e invito l'Assessore ad intervenire perché la situazione si sta perpetuando da anni.
Con l'occasione vorrei anche osservare che spesso le leggi della Regione vengono disattese come, per esempio, la legge n. 68 sulla tutela dell'ambiente. E' di un anno fa una mia interrogazione sui mucchi di immondizie nelle piazzuole delle strade.
Prego l'Assessore di mettere mano a questa materia, invitando i Comuni ad osservare la legge 68 che contiene un articolo specifico.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Comunita' montane

Interrogazione dei Consiglieri Sartoris e Cerchio relativa all'applicazione dell'art. 3 della legge 17/1973


PRESIDENTE

L'Assessore Ferrero risponde all'interrogazione dei Consiglieri Sartoris e Cerchio relativa all'applicazione dell'art. 3 della legge 17/1973.



FERRERO Giovanni, Assessore enti locali e decentramento

Premetto che ho avuto qualche difficoltà iniziale ad interpretare i significati dell'interrogazione; peraltro, la complessità della materia si è rivelata non inferiore alla complessità della questione così come è stata posta. A me pare che ci sia una risposta di tipo politico, che la Giunta deve fare, ed una di natura più giuridica.
La risposta di natura politica nasce anche da una valutazione unanimemente concorde dei servizi regionali che hanno funzioni in materia di controlli e dal parere di tutti i servizi che in Regione hanno competenza in materia giuridica ed amministrativa, cioè, essendo maggioranze e minoranze definite in base all'esito delle elezioni ed esistendo una ricca e complessa diffusione di giurisprudenza nazionale in materia elettorale, non è possibile - e sarebbe anche politicamente scorretto - intervenire con atti della Regione o, peggio, con circolari interpretative delle questioni, la cui interpretazione deve essere lasciata all'autonomia di giudizio sui singoli atti delle Sezioni decentrate del Comitato di controllo, alla luce della piena applicazione delle norme nazionali. So anche che esiste una proposta di legge nazionale che, in accordo con l'UNCEM, tende a risolvere le questioni a cui si fa cenno: auspico che in sede nazionale sia chiarita la legge per quanto riguarda le Comunità montane, affinchè i problemi che nascono nell'applicazione vengano fugati definitivamente. Questa ritengo sia la valutazione che deve essere fatta sull'opportunità o meno che la Regione, o per essa un organo esecutivo come la Giunta, intervenga, con tutti i rischi di lesione di autonomia, ma anche di invasione in un campo che è riservato assolutamente alla definizione dello Stato.
Esiste una sentenza, che forse gli interroganti già conoscono, del Consiglio di Stato - Sez. V - su questo argomento, di cui leggo solo la massima: "Comunità montane - Consigli di Comunità - Rappresentanti di minoranza - Elezioni - Voto determinante del gruppo di maggioranza Illegittimità". La definizione che viene data è sostanzialmente questa: deve essere espresso dalla minoranza il Consigliere ed al Gruppo di minoranza deve appartenere. Va però detto che la salvaguardia della minoranza viene garantita con il meccanismo del voto limitato e da qui nasce - qualora vi sia nella minoranza una difformità di vedute - il rischio che questo principio generale venga ad essere caducato, in quanto se vi sono all'interno della maggioranza delle opzioni nel Gruppo di minoranza per la distribuzione numerica dei votati (12 e 3 nei Comuni che hanno la maggioritaria, se non vi è da parte della minoranza una compattezza sul proprio candidato, che porti, per esempio, alla dimissione del membro di minoranza impropriamente eletto, o eletto con contributo determinante della maggioranza, vi possono essere situazioni in cui l'opinione del Gruppo di minoranza viene ad essere colpita. Va detto, per che le situazioni che sono state verificate, descritte ed ipotizzate, sono molteplici e non si prestano, pertanto, ad una codificazione semplice.
Quindi, chiarito il punto che esiste una giurisprudenza nazionale espressa nella materia, chiarito che questa presenza di giurisprudenza e le competenze della Regione escludono che con atti amministrativi si possa intervenire indebitamente, rimane una duplice questione di natura politica: da una parte la Giunta regionale ha richiamato nei confronti dei servizi decentrati - in via amministrativa, si intende, ferma restando l'autonomia sugli atti - il pieno rispetto della legge e, in particolare, il principio della tutela delle minoranze e credo richiami, da questa sede, tutte le forze politiche e, in generale, le diverse espressioni della comunità locale al principio politico fondamentale che devono essere sempre rispettati gli esiti delle elezioni popolari e che eventuali operazioni surrettizie, che possono inserirsi in interpretazioni capziose della legge devono essere comunque, dal punto di vista politico, considerate in modo grave e, quindi, devono essere con l'impegno di tutti respinte e, comunque rese inoperanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris, che può replicare.



SARTORIS Riccardo

L'interrogazione è nata in seguito ad alcune vicende che si stanno verificando in non poche Comunità montane del Piemonte. Nel momento in cui i Comuni, particolarmente quelli piccoli, designano il rappresentante di minoranza, con il sistema maggioritario, questo rappresentante non viene delegato dal Comune in quanto la maggioranza non tiene conto della sua designazione.
Non avevamo chiesto la modifica della legge e neanche la definizione a livello nazionale di questo principio, ma avevamo richiamato la Giunta sull'opportunità di una circolare alle Comunità montane e ai Comuni per esortarli a tenere conto della designazione del rappresentante di minoranza, proprio per dare la possibilità ai Gruppi di minoranza consiliare di essere rappresentati nelle Comunità montane.
La risposta dell'Assessore Ferrero è certamente documentata, tra l'altro richiama una sentenza del Consiglio di Stato in materia, e ricorda che il fatto può essere ovviato con il sistema del voto limitato. Non esiste il voto limitato nei Consigli comunali per designare i rappresentanti della maggioranza e il rappresentante della minoranza, per cui la sentenza non calza esattamente al caso che abbiamo richiamato attraverso all'interrogazione. Devo insistere sulla necessità di tutelare il principio di rappresentanza delle minoranze e richiamo la Giunta sulla necessità, non già di interferire nelle volontà dei Consigli comunali, ma di richiamare i singoli Consigli comunali sull'opportunità che venga subito accettata la designazione da parte dei Gruppi di minoranza nel momento in cui si va a votare il rappresentante nella Comunità montana.
Questo per evitare i ritardi. In Piemonte su 44 Comunità montane, solo 3 o 4 hanno rinnovato i loro argani e i ritardi sono determinati dal fatto che quando il Consiglio comunale designa un rappresentante della minoranza che non è gradito al Gruppo di minoranza stesso, questo rappresentante rassegna le dimissioni e, come minimo, occorre attendere il Consiglio comunale successivo per designare un altro rappresentante di minoranza.



PRESIDENTE

La parola nuovamente all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore enti locali e decentramento

Proprio per raggiungere l'obiettivo che il Consigliere Sartoris si pone, e che noi condividiamo, non sarebbe più opportuno, tra oggi e domani definire un ordine del giorno, un brevissimo documento del Consiglio regionale, per evitare che l'intervento di una Giunta - che è comunque espressione di maggioranza possa rischiare di venire interpretato come ingerenza impropria, mentre un atto del Consiglio, il quale rappresenta tutte le forze politiche, richiama correttamente quella centralità di rappresentanza del voto popolare?



PRESIDENTE

L'interrogazione è così discussa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Viabilità

Interpellanza presentata dal Consigliere Carazzoni riguardante la rete viaria in provincia di Novara


PRESIDENTE

L'Assessore Rivalta risponde all'interpellanza presentata dal Consigliere Carazzoni riguardante la rete viaria in provincia di Novara.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti e viabilità

Il piano regionale dei trasporti inserisce, nel gruppo 2 degli interventi urgenti, la SS 34 da Fondo Toce ad Intra, con queste indicazioni: "gli interventi consistano nell'allargamento della sede stradale in modo da conferirle le caratteristiche di una strada tipo E1, nonché di un tratto di nuovo tracciato di 7 km con 2 gallerie per totali 3,1 km; il costo è di 37 miliardi".
Il tratto in questione è sicuramente il più penalizzato dell'intera SS 34 a causa degli attraversamenti urbani nel Comune di Verbania; tale intervento è stato concordato con il Comprensorio di Verbania e con la Provincia di Novara e che tali Enti hanno espresso parere favorevole in fase di consultazione dell'intero piano viario regionale.
E' opportuno altresì ricordare che i flussi di traffico che stanno alla base delle scelte di intervento e delle sue caratteristiche tipologiche sono stati analizzati e determinati, con proiezioni fino al l'86, tenendo conto del traforo del Gottardo e delle indicazioni della Svizzera che prevede la costruzione di un'arteria autostradale fino ai confini con la Lombardia che, in parte, orienterà il traffico, soprattutto pesante, su itinerari diversi da quello della SS 34. In ogni caso, si ribadisce l'importanza della SS 34 che deriva dal suo carattere di collegamento internazionale e di asse fondamentale per l'economia dell'intero Comprensorio di Verbania; pertanto la Giunta regionale ribadisce l'indicazione e l'urgenza dell'attuazione del piano regionale e l'auspicio che l'Anas ed il Governo risolvano celermente ed in accordo con le istituzioni locali tale problema viario.
Infine, nell'incontro avvenuto a Cannobio fra parlamentari amministratori locali e popolazioni, la Regione si è impegnata ad esaminare con i tecnici locali e le Amministrazioni, proposte e progetti di miglioramento della SS 34 che l'Anas stessa si è da parte sua impegnata ad avviare rapidamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni per la replica.



CARAZZONI Nino

Ringrazio l'Assessore per la deposta, della quale debbo dichiararmi peraltro, totalmente insoddisfatto. Mi si consenta un'osservazione preliminare: non posso fare a meno di rilevare, nella circostanza l'ampiezza, la diversità di attenzione, l'abbondanza di argomentazioni che qui sono state sviluppate in precedenti occasioni, allorquando si è parlato, per esempio, del traforo del Frejus. In questo caso mi pare che la questione - come dimostrerò - ugualmente e forse ancora più importante, del traforo del S. Gottardo e delle vie di accesso in Italia, venga esposta direi, con particolare insufficienza. Insufficienza, d'altra parte dimostrata anche proprio nell'atteggiamento che la Regione ha tenuto in occasione del ricordato convegno del 19 settembre a Cannobio, al quale fu assente il Presidente della Regione, benché invitato, ed anche l'Assessore regionale, benché invitato, e la voce delle istituzioni regionali potè esprimersi solo attraverso un funzionario, peraltro competente. Eppure, a noi pare importante questo problema, perché il 5 settembre si è verificato un evento che ha una sua straordinaria incidenza sul complesso del traffico, non solo nel Comprensorio di Verbania, non solo nella provincia di Novera, ma nell'intera Alta Italia: si è aperto il traforo del S.
Gottardo, la galleria più lunga del mondo (oltre 16 mila metri), e ha dato come risultato della prima settimana il passaggio di mille vetture (parliamo di autovetture, perché il transito dei Tir è tuttora impedito).
Questa è una situazione già eccezionale, che comunque è destinata ad aggravarsi. Se per un momento noi potessimo dimenticare i problemi della viabilità nella Val Susa, i problemi del traforo del Frejus, altrettanto importanti, ed occuparci un po' anche di questa trascurata e dimenticata zona dell'Alto Novarese, vedremmo che l'apertura del traforo del Gottardo è destinata, nel medio termine, a creare conseguenze insostenibili per la stessa viabilità della zona. Anzitutto, un particolare importante è questo: il traforo del S. Gottardo è gratuito, questo significa che il traffico sentirà la convenienza di indirizzarsi in quella direzione; inoltre rappresenta la via più breve per raggiungere il centro ed il nord Europa.
Tutto questo porterà ad un flusso esagerato di traffico, incalcolabile per ora, in quella direttrice. Ora, quelle mille autovetture che sono venute in Italia nella prima settimana di apertura del traforo, hanno trovato in Lombardia un triangolo intasatissimo di traffico a Corno, Varese, Milano quello lungo il quale l'Assessore pensa che in futuro debba essere indirizzato il traffico pesante; in Piemonte hanno incontrato un sentiero rappresentato appunto dalla Statale 34.
Qui vi sono delle insufficienze, degli errori, delle non considerazioni da parte dell'Anas ed anche da parte della Regione, la quale dice di aver previsto, nel proprio piano di interventi, provvedimenti a medio termine ma ciò che noi chiediamo, ciò che chiedono le popolazioni dell'Alto Verbano e dell'intera provincia di Novara, sono interventi urgenti che si riferiscono alla bretella Vergiate-Feriolo, all'asse Voltri-Sempione.
Sarebbe stato opportuno prendete accordi con la Regione limitrofa della Lombardia; invece, questa mancanza di programmazione interregionale comporta che noi abbiamo sentito dire, in un altro convegno (convegno di Chiasso) che la Lombardia non è in grado di sopportare l'enorme massa di traffico e che vedrebbe bene una deviazione sulla sponda piemontese del lago ed attraverso la provincia di Novara, Bisogna però creare le condizioni perché questa viabilità possa veramente essere scorrevole e veloce.
Come considerazione conclusiva, denuncio il disinteresse o lo scarso interesse o, quanto meno, limitato interesse, della Regione per l'Alto Novarese e per il Verbano - Cusio - Ossola in genere.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Chiabrando relativa alla Statale 23


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Chiabrando relativa alla Statale 23.
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti e viabilità

Anche a questa interrogazione risponderò in modo sintetico accogliendo l'invito più volte rivolto dal Presidente, ma invitando i Consiglieri a tener conto del carattere delle risposte: altra cosa sarebbe aprire il dibattito generale sulle questioni inerenti ai problemi posti dalle interrogazioni. Sono comunque disponibile a discutere di tutti i problemi qualora siano all'ordine del giorno.
La Regione ha approvato il 19 dicembre 1979 il piano regionale dei trasporti: questo richiamo non è formale, ma è sostanziale nel senso che in quella occasione si sono date delle linee generali di intervento per risolvere i problemi dei trasporti sapendo che sul problema della viabilità in Piemonte, come in altre parti d'Italia, i nodi da risolvere sono molteplici. Si tratta di tornare a riconsiderare - e lo vedo con preoccupazione - quanto delle risorse nazionali può essere destinato alla sistemazione della viabilità. Le cifre necessarie per ciascun intervento sono dell'ordine di alcune decine di miliardi : assommate portano ad una cifra difficilmente sostenibile. Ecco perché richiamo il piano dei trasporti: in quella sede si era tentato di individuare gli interventi secondo criteri di priorità che tenevano conto della scarsa disponibilità di risorse.
Nel piano dei trasporti viene individuata la Statale 23, oggetto dell'interrogazione, come asse di interesse regionale per i collegamenti intercomprensoriali e comprensoriali fra Torino e Pinerolo. L'attuazione dell'indicazione del piano è in fase di elaborazione da parte degli uffici tecnici della Regione e della Provincia di Torino. Dopo l'elaborazione, si passerà a tempi brevi alla consultazione sui progetti con il Comprensorio e con l'Anas.
La linea è quella di individuare una serie di interventi coerenti con il piano regionale e con i piani comprensoriali, sui quali far convergere le disponibilità finanziarie degli enti interessati, Regione, Provincia e Anas, per un arco pluriennale di bilancio.
Quindici giorni fa ho tenuto una riunione con le Amministrazioni provinciali, con i Comprensori e con l'Anas per avviare un lavoro di integrazione dei finanziamenti in modo da poter intervenire in modo coordinato a partire dai punti di maggiore urgenza.
La soluzione del caso in questione, che presenta un rilevante grado di pericolosità, può essere vista a nostro giudizio nei programmi di cui sopra, anche in considerazione del fatto che soluzioni parziali, come gli impianti semaforici, che sono sollecitati nell'interrogazione del Consigliere Chiabrando, stante le attuali condizioni della sezione stradale, possono determinare più gravi pericoli. E' quanto ha rilevato l'Anas, interessata da noi su questo argomento.
Quindi la soluzione del problema posto dal Consigliere Chiabrando è da riportare agli interventi più generali della viabilità. Da parte nostra è stata interessata anche la Provincia perché nel programma in corso si tenga correttamente in conto di quanto segnalato dal Consigliere Chiabrando, sia per interventi a tempi brevi che per interventi di medio periodo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando che può replicare.



CHIABRANDO Mauro

Accetto l'osservazione iniziale dell'Assessore, quando si chiede se è il caso di rispondere sempre su problemi più svariati. Io mi sono posto questo problema quando ho scritto l'interrogazione: chi deve stabilire quando le interrogazioni sono pertinenti e di competenza della Regione oppure no? lo non escluderei che l'Ufficio di Presidenza dichiarasse quando alcune interrogazioni non sono recepibili. Il problema che abbiamo posto ora è molto piccolo: l'Assessore parte da lontano, qui si tratta di installare o meno un semaforo che costerà due o tre milioni, quindi mi pare sproporzionato il richiamo al piano dei trasporti per questo.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

L'Anas dice che è pericoloso in questa situazione installare il semaforo.



CHIABRANDO Mauro

Non so se ci sia un conflitto di competenze tra la Provincia, che ha una strada che incrocia la Statale e l'Anas. Il fatto è che non si risolve il problema ed io credevo che la Regione potesse intervenire come mediatore fra i due Enti e favorire una soluzione.
Comunque, accetto la risposta finale, che, cioè, l'Assessore ha interessato la Provincia, la quale, speriamo, metta un semaforo o comunque, affronti il problema in qualche modo.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Interventi fondiari

Interpellanza dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente allo stato di evasione delle domande di miglioramento fondiario


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente allo stato di evasione delle domande di miglioramento fondiario.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Una succinta informazione ho già dato equivocando sulla relazione che l'Assessore Rivalta aveva dato sullo stato di attuazione della legge 25.
L'assegnazione alla Regione Piemonte è di 2 miliardi e 128 milioni per la concessione di mutui quindicennali, riguardante 1.280 alloggi, in base alla valutazione di allora. Confermo i dati di allori. Tale somma è stata pressoché interamente impegnata e sono stati rilasciati i nulla osta per n.
1.210 alloggi per un importo di 2 miliardi e 33 milioni 728 mila lire. La differenza di 94 milioni viene trattenuta a disposizione per le variazioni che nel frattempo sono già intervenute. Fornirò, se sarà richiesta, la situazione delle province dalla quale risulta che alla data del 22 settembre non soltanto tutti i nulla osta erano stati emessi ma erano già stati stipulati 235 mutui; quindi le iniziative in base alla 457 sono tutte in corso e i mutui sono già stipulati.
La seconda parte dell'interrogazione si riferisce a "circolari" che avrebbero causato delle difficoltà. Preciso che si trattava di una lettera di poche righe inviata agli Istituti bancari che avevano chiesto una serie di informazioni. Non era comunque un atto che avesse rilevanza esterna.



PRESIDENTE

Replica il Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Insoddisfatto della risposta, perché l'Assessore ha risposto solo parzialmente, con dati che ci aveva già fornito in precedenza e sui quali non abbiamo nulla da dire Invece, abbiamo molto da dire sulla parte che lui dichiara di non aver capito e dice che si tratta di una letterina interna di quattro righe, senza rilevanza esterna; per noi è invece un fatto eccezionale, rivoluzionario, rispetto al modo di condurre, di gestire queste leggi da sempre. Già in Commissione noi avevamo segnalato l'incompletezza delle istruzioni che venivano emanate; già allora avevo detto che sarebbero emersi dei problemi che in base a questa istruttoria non sarebbero stati risolti: puntualmente, questi problemi si sono verificati, cioè il fatto di aver voluto accelerare i tempi, non fare istruttorie, ha buttato allo sbaraglio una serie di agricoltori che oggi credono di aver ottenuto delle agevolazioni che, in realtà, non hanno ottenuto. E' detto in questa lettera che il nulla osta non ha valore se non un valore statistico e nei nulla osta che in seguito a questa lettera sono stati emessi si dice testualmente: "Il presente nullaosta non comporta impegno nella concessione del concorso regionale che avrà luogo..., ecc.".
E' come firmare una cambiale che poi può anche non essere pagata: la Regione si riserva comunque di verificare successivamente se i requisiti ci sono o no. Questo è un fatto molto grave, perché gli agricoltori richiedenti hanno un pezzo di carta in mano che è fasullo in quanto non sono garantiti di avere il finanziamento. Le banche, di conseguenza dovendo procedere a concedere il prestito, non essendo garantite da garanzie che la Regione paghi poi gli interessi, hanno scaricato sugli agricoltori ogni responsabilità. Da cosa discende questa situazione? E' un rimedio che la Regione ha dovuto trovare per l'incapacità precedente di far fare un'istruttoria e dare un parere concreto e definitivo sull'esistenza dei requisiti o meno. Questo è stato fatto a fin di bene, per accelerare i tempi, però io avevo dichiarato in Commissione che avremmo affrontato in seguito molti guai. Era meglio fare prima un'istruttoria precisa, scartare a priori le domande non ammissibili, dopodiché coloro che avevano il parere favorevole andavano avanti con la sicurezza di avere il finanziamento.
Quindi, sottolineo, è un fatto molto grave e chiedo che le cose siano fatte seriamente, come è statti fatto dal 1928, da quando sono state fatte le prime leggi sul credito agrario, fino ad oggi. Inoltre, devo aggiungere che questa modifica sostanziale è stata fatta senza informare la Commissione.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Rivoluzionaria non è la lettera, ma è la delibera che abbiamo assunto a suo tempo; rivoluzionario il metodo: non capita niente se (come Chiabrando ha sempre sostenuto che bisogna dare fiducia) chi ha presentato i documenti non ha fatto carte false, ma è stato in buona fede, non ci sarà un nulla osta ritirato. Se i professionisti ed i beneficiari hanno fatto carte false noi lo riscontreremo, come è successo recentemente in un caso in cui abbiamo dovuto revocare il nulla osta e mandare in tribunale perché c'era stata la carta falsa di un professionista che aveva richiesto una licenza edilizia....



CHIABRANDO Mauro

Non mi riferisco alle carte false. Ci sono, come in tutti i campi, casi limite che sono a cavallo tra il sì ed il no; ci vuole qualcuno, in questo caso la Regione, che decida su questo.



PRESIDENTE

L'interpellanza è esaurita.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti e Lombardi relativa all'autostrada Torino-Savona


PRESIDENTE

L'Assessore Rivalta risponde all'interrogazione dei Consiglieri Martinetti e Lombardi relativa all'autostrada Torino-Savona.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti

La Regione è stata promotrice, con gli organismi locali e statali della Commissione per formulare proposte di intervento sulla Torino-Savona in attesa, a tempi non brevi, di soluzioni strutturali e sostanziali di quella arteria. Come risulta dai vari documenti, le proposte che sono state formulate sono relative all'intero percorso dell'autostrada Torino-Savona con particolare attenzione al tratto appenninico; resta tuttavia all'Anas che esercita la sorveglianza sulla società autostradale, la definizione degli interventi necessari ad assicurare standards di sicurezza accettabili.
Ribadisco l'attribuzione delle responsabilità civili e penali connesse con l'atto giuridico della concessione, il quale le individua inequivocabilmente nella società e nell'Anas; di qui l'autonomia dei due Enti nella progettazione degli interventi. Aggiungo tuttavia che la Commissione citata aveva suggerito di non applicare le normative di viabilità in modo rigido sull'intero tracciato, in modo tale da poter mettere in atto, in tempi differenziati e successivi, accorgimenti per evitare situazioni di maggiore difficoltà che avrebbero potuto insorgere con l'introduzione di norme viarie generalizzate. E' ormai comune la consapevolezza che l'argomento sicurezza, pur con i gravi aspetti umani che presenta, è stato più volte usato con spregiudicatezza al fine di forzare l'esito delle decisioni che trovano ancora scarso riscontro nei dati.
Non apro il discorso sulla Torino-Savona perché già in una precedente occasione ne abbiamo discusso. E' un discorso che potremo comunque fare in sede di discussione dei problemi generali della viabilità regionale.
Ricordo che la Regione sta seguendo il problema delle comunicazioni tentando di migliorare gli accessi in Liguria dell'intero sistema a pettine che confluisce sull'arteria a mare.
La nostra intenzione, per quanto di competenza, è di riprendere il discorso sul piano dell'iniziativa politica aperta con quella Commissione.
In ciò possiamo pensare di trovare appoggio nel fatto che del nuovo Governo fa parte il Ministro Nicolazzi con il quale avevamo avuto contatti nel mese di agosto 1979, prima della formazione della Commissione stessa.
Tuttavia, negli interventi predisposti dal Ministero e dall'Anas dobbiamo cogliere un dato di rigidezza che soprattutto si è manifestato nei primi giorni di riapertura del traffico alpino; oggi è un pochino moderato dall'abitudine e dalla selezione che questo intervento ha generato orientando una parte di esso sugli altri tratti di viabilità.
Va però detto che l'intervento di chiusura del traffico del mese estivo e questo attuale di limitazione del traffico e di divieto di sorpasso nel lungo tratto hanno ridotto alquanto gli incidenti e hanno eliminato la frequenza degli incidenti gravi: almeno sotto questo profilo dobbiamo considerarli interventi che hanno avuto un significato positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Già nella risposta alla precedente interrogazione l'Assessore Rivalta aveva manifestato questo consenso a posteriori al provvedimento di chiusura al traffico di una delle due direzioni di marcia.
Non sono assolutamente d'accordo con la valutazione dell'Assessore. E' evidente che il provvedimento ha evitato gli incidenti gravi, ma è anche chiaro che se si fossero chiuse tutte e due le direzioni di marcia non si sarebbero avuti neanche gli incidenti lievi. Non è sotto questo punto di vista che si deve giudicare la validità di un provvedimento. L'Assessore sembra essere d'accordo con noi nel valutare negativamente la rigidità dei provvedimenti presi che, per quanto si riferisce al tratto tra Priero ed Altare, paiono definitivi.
La Commissione citata dall'Assessore, dopo lungo esame, sopralluoghi e studi di vario genere, ha fatto la proposta di inserire il provvedimento di divieto assoluto di sorpasso per tratti brevi e definiti, di studiare immediatamente i provvedimenti per evitare anche in quei brevi tratti la doppia corsia e di creare la terza corsia nei tratti di salita più rilevanti per evitare incolonnamenti insostenibili dietro mezzi pesanti i quali provocano frequenti violazioni della segnaletica da parte degli autisti più frettolosi o anche da parte dei guidatori di mezzi più pesanti.
Temo, invece, che la soluzione rigida adottata possa provocare difficoltà gravi nella prossima stagione invernale, in presenza del maggior traffico turistico.
Il problema non è assolutamente risolto.
Prendo atto della volontà manifestata dalla Giunta, ma sollecito nuovi interventi affinché quell'autostrada sia ultimata e possa dare i risultati che auspicavamo.
Dai giornali di oggi si ha notizia che il Ministro dei lavori pubblici appena nominato, si è occupato della questione partecipando ad un convegno dell'Associazione delle società concessionarie delle autostrade. In quell'occasione ha parlato della priorità di sei tratti autostradali, nei quali però non figura quello della Torino-Savona.
Sarebbe opportuno che la Regione si preoccupasse perché il raddoppio nel tratto montano dell'autostrada Torino-Savona venga inserito nei nuovi investimenti per opere autostradali previsti a livello governativo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Caccia

Richiesta di sollecita risposta all'interrogazione sulla caccia, dei Consiglieri Cerchio e Lombardi


PRESIDENTE

Con l'intervento del Consigliere Martinetti si esauriscono le interrogazioni ed interpellanze di questa mattina. Poiché domattina avremo Consiglio, proseguiremo le interrogazioni che sono rimaste da esaminare.
Prima di darvi le "Comunicazioni" all'ordine del giorno, la parola al Consigliere Cerchio, che ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Siccome in data 12 settembre il sottoscritto, insieme ad altri colleghi della Democrazia Cristiana, ha presentato un'interrogazione in ordine ai problemi della caccia, e stante il fatto che da alcune settimane questa interrogazione è calendariata all'ordine del giorno e stante l'ulteriore verifica oggi dell'impossibilità di risposta a questa interrogazione per l'assenza dell'Assessore; stante il fatto che dieci, quindici giorni dopo la nostra interrogazione l'Assessorato competente ha presentato minime modifiche alla legge sulla caccia - non certo nell'intento di sminuire il significato di alcune interrogazioni,-ma forse la lontananza della residenza dell'Assessore gli impedisce la puntuale presenza alle sedute del Consiglio. Pregherei che venisse registrato che per impossibilità dell'Assessore non si risponde ed accolgo l'invito ad essere presente di nuovo qui domattina alle 9,30 per poter dibattere e così dar corso a questa vecchia interrogazione.



PRESIDENTE

Prego il Consigliere Cerchio di scusare l'assenza dell'Assessore Simonelli, in quanto stamattina ha avuto un incidente di macchina e pertanto, non so a che ora potrà arrivare.
La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Vorrei anch'io far rilevare che già questa mattina l'ora tarda in cui è arrivato l'Assessore che doveva dare risposta ad alcune interrogazioni ha fatto si che queste interrogazioni non fossero discusse. Ora, io pongo un problema di carattere generale: il Consigliere deve essere presente alle 9,30, perché se non c'è l'interrogante della prima interrogazione si passa alla successiva e l'interrogazione viene dichiarata decaduta. Il criterio di priorità con cui viene predisposto l'ordine delle interrogazioni e delle interpellanze, pertanto, deve essere tenuto in seria considerazione nel momento della discussione. Domattina, come d'altra parte sempre, i Consiglieri che vengono da lontano saranno qui presenti alle 9,30 e molti Assessori saranno qui alle 10.
Parei la proposta che gli Assessori diano una risposta scritta, in modo che se la risposta è soddisfacente il problema risulta affrontato e l'interrogazione decade per accordo reciproco; se la risposta non sarà soddisfacente si chiederà la discussione in aula.



PRESIDENTE

Grazie del suggerimento. La Giunta è presente ed ha sentito. Per vorrei far notare che questa mattina abbiamo esaminato tutte le interrogazioni. Sono d'accordo anch'io che è bene che la Giunta sia presente per rispondere, come lo sono tutti i Consiglieri. Signor Presidente della Giunta, è bene che gli Assessori siano più puntuali.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

a) Consiglieri in congedo Hanno chiesto congedo i Consiglieri Astengo, Majorino e Petrini.



PRESIDENTE

b) Presentazione progetti di legge



PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 17: "Istituzione del Servizio per il coordinamento delle funzioni di competenza regionale in materia di attuazione dei Regolamenti e delle Direttive C.E.E.", presentato dalla Giunta regionale in data 16 ottobre 1980 ed assegnato alla I Commissione in data 17 ottobre 1980 n. 18: "Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali 21 gennaio 1980 n. 3 e 4 giugno 1975 n. 41", presentato dai Consiglieri Valeri e Martinetti in data 16 ottobre 1980 e già approvato dal Consiglio nella seduta del 16 ottobre 1980 n. 19: "Integrazione della legge regionale 12 agosto 1976, n. 42 concernente 'Norme per il funzionamento dell'Organo regionale di controllo' ", presentato dai Consiglieri Vetrino e Gastaldi in data 16 ottobre 1980 ed assegnato alla 1 Commissione in data 20 ottobre 1980 n. 20: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 4 settembre 1979, n. 57 'Norme relative alla gestione del patrimonio forestale' e successive modificazioni", presentato dai Consiglieri Chiabrando, Lombardi Penasso, Picco in data 21 ottobre 1980 ed assegnato alla 111 Commissione in data 27 ottobre 1980 n. 21: "Modifiche alle leggi regionali 13 ottobre 1972 n. 10, 10 novembre 1972 n. 12, 30 giugno 1977 n. 33, 12 giugno 1978 n. 32" presentato dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in data 21 ottobre 1980 ed assegnato alla I Commissione in data 22 ottobre 1980 n. 22: "Norme di salvaguardia per l'attuazione del primo piano socio sanitario regionale", presentato dalla Giunta regionale in data 22 ottobre 1980 ed assegnato alla V Commissione in data 27 ottobre 1980 n. 23: "Norme straordinarie per l'approvazione di pianta organica provvisoria da parte delle Unità Sanitarie Locali ed il conferimento di incarichi nelle more delle graduatorie regionali", presentato dalla Giunta regionale in data 22 ottobre 1980 ed assegnato alla V Commissione in data 27 ottobre 1980 n. 24: "Norme straordinarie per la soppressione degli Enti ospedalieri ed il trasferimento delle relative gestioni alle Unità Sanitarie Locali", presentato dalla Giunta regionale in data 22 ottobre 1.980 ed assegnato alla V Commissione in data 27 ottobre 1980 n. 25: "Approvazione rendiconto esercizio finanziario 1979" presentato dalla Giunta regionale in data 28 ottobre 1980 ed assegnato alla I Commissione in data 29 ottobre 1980 n. 26: "Assestamento del bilancio di previsione per l'anno 1980" presentato dalla Giunta regionale in data 28 ottobre 1980 ed assegnato alla I Commissione in data 30 ottobre 1980.



PRESIDENTE

c) Ratifica da parte del Commissario del Governo



PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha ratificato, ponendo il visto: la legge regionale del 12 settembre 1980: "Ulteriori modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17 maggio 1976 n. 28 modificata ed integrata con legge regionale 18 febbraio 1980, n. 7 e legge regionale 14 aprile 1980 n. 21" la legge regionale del 23 settembre 1980: "Modifica all'art. 8 della legge regionale 21 gennaio 1980, n. 3 'Disciplina degli organi istituzionali del Servizio Sanitario Regionale e relative norme transitorie".



PRESIDENTE

d) Delibere assunte dall'Ufficio di Presidenza e dalla Giunta regionale



PRESIDENTE

Rendo note le delibere assunte dall'ufficio di Presidenza del Consiglio regionale nelle sedute del 7 e 14 ottobre 1980 e dalla Giunta regionale nella seduta del 22 ottobre 1980 in attuazione della legge regionale 6 novembre 1978 n. 65.



PRESIDENTE

Delibere assunte dall'Ufficio di Presidenza in attuazione della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65.



PRESIDENTE

Seduta del 7 ottobre 1980 Affidamento al signor Franco Galasso, esperto grafico, dell'incarico per lo studio e la realizzazione della nuova veste grafica dei nn. 9, 10 11, 12/1980 della Rivista "Notizie della Regione Piemonte".
Spesa totale: L. 2.400.000.



PRESIDENTE

Seduta del 14 ottobre 1980 Conferimento alla signora Concetta Gullusci, esperta stenografa dell'incarico di collaboratrice esterna dell'Ufficio Resocontazione.
Durata massima dell'incarico: mesi 6 a decorrere dal 15 ottobre 1980.
Spese per il 1980: L. 4.000.000.



PRESIDENTE

Delibere assunte dalla Giunta Regionale nella seduta n. 11 del 22 ottobre 1980.



PRESIDENTE

9 - Formazione professionale - Conferimento incarichi al personale docente da utilizzare nei corsi di formazione professionale gestiti direttamente dalla Regione nell'anno formativo 1980/1981 - Spesa L.
209.000.000/1980 - L. 673.000.000/1981. Alasia.
33 - D.G.R. 1-19395 del 26 febbraio 1979. Formazione gruppo dei tecnici per la redazione dei primi schemi dei piani territoriali. Integrazione di spesa L. 17.763.997 oneri fiscali inclusi (Cap. 7050/80). Liquidazione fatture. Rivalta.
34 - D.G.R. 54-26866 del 12 febbraio 1980 - Progetto per la formazione dei beni comprensoriali e dei piani paesistici: formazione Atlante Beni Culturali. Liquidazione L. 3.000.000 (Capitolo 7050/80). Rivalta.
39 - D.G.R. 7-29116 del 23 marzo 1980 recante: "Leggi regionali 22 agosto 1977 n. 44 e 6 novembre 1978 n. 65 - Progetto di ricerca per le comunicazioni tra !Italia e l'estero attraverso il Piemonte e per l'intero arco alpino dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia. Affidamento incarico all'Ires ed alla E.L.C.. - Electroconsult di Milano. Spesa L. 228.978.000 Capitolo 5810/80". Rivalta..
115 - Modifica della convenzione con l'Istituto Elettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris di Torino per la prevenzione, il controllo e la repressione dell'inquinamento acustico, già approvata con deliberazione n.
24-26264 del 22 gennaio 1980. Salerno.
124 - Conferimento incarico al dr, arch. Cesare Volpiano per la progettazione dei favori di sistemazione e di protezione al piano terreno dell'immobile sito in Torino - Piazza Castello n. 165. Spesa presunta di L.
2.500.000 oneri fiscali compresi. Testa.



PRESIDENTE

e) Ordinanze di trasmissione alla Corte ostituzionale in relazione all'articolo 3, ultimo comma, della legge regionale 22 novembre 1978, n. 69 (cave e torbiere)



PRESIDENTE

Informo il Consiglio regionale che il Tribunale Amministrativo Regionale per il Piemonte, con ordinanze nn. 684, 685, 686/1980, trasmesse per conoscenza alla Presidenza, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell'articolo 3, ultimo comma, della legge regionale 22 novembre 1978 n. 69 (coltivazione di cave e torbiere) in relazione all'art.
128 della Costituzione in quanto lesivo delle autonomie locali. Copia delle predette ordinanze è disponibile presso la Segreteria del Consiglio per quei Consiglieri che volessero prenderne visione.
Le comunicazioni sono esaurite.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Informazione della Giunta regionale sulla raffineria MACH ed altri punti di crisi in Piemonte


PRESIDENTE

Per il punto quarto all'ordine del giorno, l'Assessore al lavoro darà una informazione riguardante la raffineria MACH ed altre situazioni di crisi nel territorio regionale.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

In una delle sedute delle scorse settimane, il Presidente nel fornire al Consiglio alcune informazioni, aveva preannunciato al Consiglio stesso una comunicazione della Giunta sulla situazione della raffineria MACH di Volpiano. Do oggi questa informazione ricordando che ragioni di calendario l'hanno protratta di quattro sedute.
La Giunta segue ormai da due anni la vicenda della raffineria di Volpiano. Per ragioni di brevità non ripercorrerò tutte le tappe di questa situazione sulla quale, del resto, puntualmente nel corso dei due anni ho fornito i dati in relazione all'evolversi o all'involversi dei fatti.
Nell'autunno scorso, quando già perdurava da sei mesi la chiusura della raffineria, nell'incontro che abbiamo sollecitato in Prefettura con il prof. Amassari, in sostituzione del Ministro Bisaglia, con l'allora Presidente Vigilane e l'Assessore Marchesotti, richiamavamo l'attenzione del Ministero su alcune questioni: necessità di riattivare la raffineria necessità di consumo nell'area piemontese costi finanziari e deperimento di impianti conseguente alla chiusura dell'attività.
Infatti non ci preoccupa tanto il problema occupazionale, che pure esiste alla Fergal (Azienda di montaggi impianti industriali) addetta alla manutenzione della raffineria, quanto il problema produttivo. E' per questo che la Regione con tanta insistenza e con poca fortuna, solleva, ormai da un anno e mezzo, la questione che si ripresenta ora nella fase di avanzata trattativa con l'ENI. nell'ambito della gestione commissariale.
Il problema di carattere produttivo è rilevante per il Piemonte tanto che nelle scorse settimane da più parti è stato anche posto all'attenzione del Presidente Benzi, che ha creduto di compiere un passo congiunto con la Giunta regionale sul Ministero e sull'ENI.
La raffineria, ormai inattiva da anni, è ora in regime di gestione commissariale e sta per passare all'ENI. Per valutare correttamente l'utilizzo da parte dell' ENI conviene fare alcune considerazioni: i centri di rifornimento del mercato petrolifero piemontesi sono la raffineria di Novara, la raffineria di S. Nazzaro dei Borgundi di Pavia, la raffineria di Arquata di Alessandria e quella di Volpiano. Se si considera questa distribuzione geografica dei centri di rifornimento c'è da ritenere che Volpiano, per ragioni di distanza, può coprire più favorevolmente i Comprensori di Torino, Ivrea, Pinerolo, Biella, Cuneo, Saluzzo, Savigliano Alba-Bra, Mondovì. Questi Comprensori sul complesso dei consumi del Piemonte consumano mediamente il 75% per consumi civili, il 69% per consumi industriali.
In un anno verrebbero all'incirca consumate nei Comprensori attribuibili alla potenzialità di Volpiano 6.152.000 tonnellate di prodotti petroliferi. Una quota, valutabile sui 4 milioni di tonnellate annue potrebbe essere coperta utilizzando la raffineria di Volpiano. Altra ipotesi: non riattivando Volpiano e considerando che il costo medio aggiuntivo per un percorso di 100 km può ammontare a circa 7.000 lire per tonnellata, avremmo solo un maggior costo di 28-30 miliardi all'anno.
Qualcuno fa delle stime anche superiori. Su questo punto abbiamo creduto di insistere particolarmente.
C'è anche l'ipotesi di fare di Volpiano una sorta di deposito strategico, ma questa ipotesi non sembra convincente se si considerano le distanze da Volpiano alle ipotizzabili sedi di utilizzo.
Queste considerazioni ci hanno indotti a compiere assieme alla Presidenza del Consiglio il passo che già il Presidente Benzi aveva ricordato per chiedere all'ENI (che pare orientata alla chiusura di ogni attività di raffinazione per utilizzare Volpiano come deposito) di chiarire la sua posizione e i suoi programmi complessivi per il Piemonte.
Nell'incontro di lunedì 6 ottobre a Roma non si è chiarito nulla, forse in relazione alla crisi governativa.
L'ENI probabilmente ha un suo piano ma, data l'incertezza politica fino al momento della formazione del Governo, non sono venute proposte. Crediamo perciò sia nostro dovere insistere per avere un chiarimento. Dopo che il Presidente del Consiglio regionale, il Presidente della passata Giunta Vigilane, il Sindaco di Torino, l'Assessore chiedono da un anno ormai di discutere, credo sia doveroso da par te del Ministro e dell'ENI fissare l'incontro richiesto a fronte di una vicenda che rischia di costare una girandola impressionante di miliardi.
Mentre ho la parola darò alcune informazioni rapide su altre situazioni di crisi.
E' praticamente risolta la vertenza del gruppo Comital facente parte del fallimento Imeco-Bugnone.
L'8 ottobre, Regione, sindacati e Comuni interessati, hanno avuto un incontro con l'ing. Grosso per trattare sull'ingresso dell'Efim nel gruppo Alluminio costituito da tre società di produzione, la Comital, la Metelrex l'Arflex e due società di commercializzazione, la Novicom e la Comitex.
L'acquisizione dell'Efim era caldeggiata dalla Regione e dai Comuni (devo un vivo ringraziamento al collega Carletto che, prima come Sindaco poi come Consigliere regionale, ha dato un contributo alla soluzione di questa vicenda) e dalle organizzazioni sindacali.
Il privilegio che davamo a questa soluzione era dettato soprattutto da ragioni produttive ed economiche, intanto perché il gruppo Alluminio non solo era sano, ma aveva serie prospettive produttive (fatturato del 1978: 50 miliardi, fatturato del '79: 60 miliardi). Le aziende Efim si mettono così in grado di adeguare e di completare il loro ciclo produttivo; questa stessa operazione consentirà la ripresa produttiva della Consol in Sardegna. Nell'asta del 13 ottobre l'Efim si è aggiudicata la Comital e la Pechimey che aveva un diritto di opzione, ha rinunciato.
Il 6 ottobre è stato stipulato un accordo di graduale ripresa per l'Indesit. La Regione si è adoperata molto per ottenere questa parziale ripresa che, se in questo momento prevede rientri occupazionali nell'attività produttiva assai modesti (400 lavoratori al nord e 600 al sud nel Casertano), apre però un processo che dovrebbe portare verso gennaio febbraio al reingresso di circa la metà della maestranza.
Devo anche ricordare che la Direzione dell'azienda, in ripetuti colloqui con la Regione e con le organizzazioni sindacali, ha assicurato che l'attività elettronica non verrà chiusa, ma subirà una sospensione; nel frattempo l'azienda sta predisponendo i progetti di ripresa per l'elettronica che assieme dovremo esaminare, dal momento in cui continua a sussistere e a permanere la richiesta di poterla inserire nelle previdenze previste dalla legge 675. Per la grave situazione dell'indotto Indesit, che è molto diffuso, abbiamo incontrato l'azienda, l'API. e il Commissario il 2 ottobre e abbiamo avuto l'assicurazione che per le forniture che saranno garantite in questo periodo che ci separa dalla formale approvazione dell'Amministrazione controllata, che dovrebbe avvenire alla fine di novembre, non ci sarà, anche nel caso non auspicabile di non approvazione dell'Amministrazione controllata, alcuna deduzione; quindi anche qui c'è una ripresa lenta, faticosa, ma significativa e da assecondare.
Il 21 ottobre ci siamo incontrati presso il Ministero del lavoro con le organizzazioni sindacali per affrontare la delicata situazione delle Aziende Appaltatrici Mense dei complessi industriali in crisi (Indesit Olivetti, Fiat, Cromodora, Stars). Richiamo l'attenzione del Consiglio sia sul carattere di novità e di eccezionalità della situazione che si è venuta a determinare, perché queste lavoratrici, in quanto inquadrate nel settore commercio, non fruiscono e non fruiranno delle erogazioni della cassa integrazione. Richiamo la vostra attenzione sull'estensione di queste sospensioni e anche dei licenziamenti. C'è il rischio che le sospensioni legate come sono alla riduzione di attività produttive e quindi di organico, si traducano poi in licenziamenti. Le aziende appaltatrici sono importanti e sono numerose: la Cipas, l'Eurest, la Merlo e Benvenuti, la Socama, la Barberis, l'Italmense, ecc.
Siamo di fronte a fenomeni di crisi a cascata che ci hanno già visti impegnati in passato.
Non intendo richiamare il carattere generale del problema così come non mi soffermo su analoghe vicende che vedono implicate aziende di pulizia di cui dovremo pure occuparci. Mi preme invece richiamare la specificità della situazione trattandosi di lavoratrici non coperte dalla cassa integrazione.
Questo è un punto delicato che determina delle profonde ingiustizie e disparità di trattamento assumendo una connotazione del tutto particolare.
Anche in seguito a queste situazioni abbiamo promosso un incontro con i parlamentari; vi hanno partecipato gli on.li Rosolen e Fiandrotti; gli on.li Donat Cattin e Furnari hanno chiesto la documentazione relativa. La presenza parlamentare è importante soprattutto perché si tratterà di modifiche legislative da introdurre. Nell'incontro del 21 ottobre abbiamo concordato con il funzionario del Ministero del lavoro, dott. Cossiga, un articolo di legge per l'estensione della cassa integrazione; questa ipotesi dovrà essere verificata a livello interministeriale, quindi per ora manteniamo un doveroso riserbo. Mi risulta che in sede ministeriale sono state fatte proposte modificative della natura del provvedimento ipotizzato che comporterebbero una dilazione nei tempi. Il 27 ottobre abbiamo compiuto un altro passo presso il Ministero per chiedere una pronta verifica di tutto questo.
Sarà qui, fra poco,una rappresentanza delle lavoratrici di queste aziende. Prego il Presidente di invitare i rappresentanti di tutti i Gruppi a partecipare all'incontro.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Mi pare di cogliere coralmente l'aspettativa della popolazione del Piemonte circa l'esigenza che la "Gazzetta del Popolo" continui le proprie pubblicazioni. In questo senso, nelle riunioni che si sono fatte con gli Enti locali, con le forze sociali, con le forze sindacali, si è unanimemente convenuti. La crisi della "Gazzetta" è dovuta principalmente difficoltà di carattere finanziario. Sia l'editore che i giornalisti, che i poligrafici, hanno chiesto un'iniziativa da parte degli Enti locali nei confronti del Governo e, in maniera particolare, della Presidenza del Consiglio, perché riunisse le parti e in quella sede si potessero risolvere i problemi, uno di carattere temporaneo e l'altro di carattere definitivo.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri, nella persona del Sottosegretario Bressani, ha ricevuto i responsabili degli Enti locali ed una delegazione di parlamentari piemontesi l'altro ieri pomeriggio ed ha preso l'impegno di convocare le parti oggi pomeriggio.
Credo che non vi possa essere altra posizione del Consiglio regionale che dare la propria solidarietà a qualsiasi iniziativa che punti sulla continuità delle pubblicazioni della "Gazzetta". Vi è un problema sul quale ho insistito parecchio, quello, cioè, che comunque ci sia lo spostamento della data - proposta dall'editore - della chiusura delle pubblicazioni che dovrebbe scattare sabato. Quindi, il Consiglio regionale, con la propria solidarietà, può in questo momento dare spazio a questa iniziativa, per la quale ci sono limitate speranze.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Credo di dover intervenire, sia pur brevemente, nel merito dell'intervento dell'Assessore Alasia per quanto attiene i due problemi che incidono sul territorio di Volpiano dove, fino a pochi mesi fa, si è vista una presenza dell'ente locale abbastanza marcata per collaborare con le forze politiche e sociali, con i lavoratori, perché quelle situazioni di precarietà venissero rapidamente superate e si tornasse ad una normalità produttiva. Ero a conoscenza della soluzione alla quale si è pervenuti ne i giorni scorsi; ringrazio l'Assessore della comunicazione. Sono quindi lieto che il problema del settore dell'alluminio, del gruppo Bugnone, sia stato risolto, anche nel senso dell'indirizzo che i lavoratori avevano espresso nel corso di un recente incontro al Comune di Volpiano con il Sindaco, cioè che sarà l'Efim ad assorbire il gruppo. Il gruppo rappresenta un settore sano nel campo dell'alluminio, trainante, e presenta ruoli importanti ancora da giocare in prospettiva.
C'è ancora molta preoccupazione nel settore meccanico, per quanto attiene alla Tecmo: è indispensabile mettere in moto tutte le nostre energie perché anche questa parte del gruppo Bugnone venga affrontata ed i suoi problemi risolti in tempi stretti; questo è un settore che occupa molti lavoratori e, se razionalizzato e ristrutturato, può ancora offrire prospettive produttive serie.
Detto questo vorrei entrare nel merito della relazione che l'Assessore ci ha fatto sul problema della MACH. Questo è un altro importante problema non solo per l'aspetto occupazionale, ma perché la MACH è una struttura produttiva significativa della nostra realtà, è una struttura ad alta tecnologia con un basso potere inquinante: non ha mai dato problemi né al Comune di Volpiano, né alla Regione. Questo è quanto è emerso nel corso di uno dei tanti incontri che abbiamo avuto, quello del 5 ottobre 1979. Ci sono notizie che circolano rispetto a delle soluzioni che l'ENI starebbe prendendo e che prevedono per l'impianto un declassamento da raffinazione ad impianto di stoccaggio. Pertanto, occorre avere a disposizione la bozza di piano energetico nazionale che il Ministro Bisaglia ha preparato e che la Regione Piemonte deve conoscere per poter capire quali sono le linee generali sulle quali intende muoversi e, soprattutto, per poter predisporre un piano energetico regionale, che sia in grado di fare un censimento dei bisogni, di razionalizzare gli interventi senza mitizzare il petrolio.
Quindi, come questo discorso è stato fatto in Lombardia, secondo me bisogna che la Regione rapidamente lo faccia. Rilevo dalla "Rassegna petrolifera" del 3 ottobre che c'è in atto una ristrutturazione dell'impianto di raffinazione Amoco di Cremona, che è in corso di diversificazione, nel senso che alcuni impianti vengono modificati e resi più attuali rispetto al tipo di barile che oggi l'Europa importa. Questo investimento dell'Amoco sulla raffineria di Cremona è un investimento, dice l'articolo, che va nel senso del piano energetico regionale della Lombardia.
Occorre, ripeto, intervenire subito con un piano energetico regionale tenendo conto della realtà della zona nord-occidentale del Piemonte la quale, secondo il piano energetico nazionale, ha una capacità di raffinazione superiore del 25% rispetto ai bisogni. Ho sentito dire che ci sono alcuni degli impianti ai quali ha fatto riferimento l'Assessore che in prospettiva non si sa se tornino ad avere l'autorizzazione perché sono impianti vecchi, fatiscenti ed inquinanti. Sono voci che circolano vorremmo saperne di più, anche sul fatto che il piano energetico nazionale sembra prevedere per Volpiano un impianto di stoccaggio per cui due milioni di tonnellate di prodotti finiti servirebbero per essere distribuiti sull'area torinese, mentre mezzo milione di tonnellate costituirebbe lo stoccaggio fisso cosiddetto "strategico".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Non sto a ripetere la posizione della D.C. e del Gruppo sul problema della "Gazzetta del Popolo". Il Presidente della Giunta ha dato una comunicazione pienamente condivisibile. Se si vuole combattere fino in fondo la battaglia della sopravvivenza della testata "Gazzetta del Popolo" bisogna per intanto attestarsi sulla linea che il giornale non deve cessare le sue pubblicazioni.
Porto l'adesione del mio Gruppo alla linea che il Presidente della Giunta ha espresso e che - penso - renderà nota al Sottosegretario Bressan i nella riunione che si terrà sull'argomento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, chiedo la parola per intervenire sul problema della MACH di Volpiano e su quello della "Gazzetta del Popolo".
L'impianto di Volpiano non viene rifornito dalle tradizionali autobotti, ma attraverso una condotta che parte dai porti costieri. Durante la crisi petrolifera, a differenza di altre Regioni che possono accedere più facilmente ai depositi, il Piemonte venne penalizzato proprio perché la struttura di Volpiano non poteva funzionare. Il rifornimento petrolifero è già gravato da tanti oneri, tasse, spese di raffinazione, trasporto dagli Stati produttori; anche per questi costi il petrolio viene chiamato l'oro nero. Si pensi quale costo può avere un'autobotte che trasporta 400 quintali di prodotto e che parte da un deposito costiero dell'Adriatico per arrivare a Bardonecchia. L'oleodotto invece che parte dai depositi costieri per rifornire il centro del Piemonte può ridurre della metà tali costi.
Quindi ringraziamo l'Assessore che è costantemente attento a questi problemi.
Ringraziamo la Giunta anche per le iniziative che ha assunto per la "Gazzetta del Popolo". Siamo consapevoli della gravità della situazione in cui si trova oggi quella testata, che è la più antica di Torino, e siamo anche consapevoli che debba essere garantita la sua sopravvivenza.
Conosciamo i costi di un giornale quotidiano, la spesa che comporta il mantenimento dei suoi livelli occupazionali, non dobbiamo però dimenticare che il patrimonio culturale e tecnico della "Gazzetta" non può essere disperso e abbandonato, anzi, occorre fare un discorso sulla linea che la "Gazzetta" dovrebbe tenere perchè, non è sufficiente porsi il problema del suo salvataggio se non si definisce la "fetta di informazione" che quel giornale deve occupare. Sappiamo che mentre la "Gazzetta" affondava nei debiti, altri quotidiani "La Repubblica" e "Il Giornale" acquistavano questa fetta di mercato: se queste perdite si sono registrate, bisognerà fare qualche osservazione e qualche meditazione per stabilire una nuova linea.
Il Gruppo socialista assicura il suo impegno in questa direzione e ringrazia la Giunta per quanto ha fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Per quanto ci riguarda, rispetto alla raffineria MACH di Volpiano non vorremmo ripetere le argomentazioni che ha già portato l'Assessore Alasia per dire che è necessario che questa raffineria riprenda l'attività. Il problema è certo di riuscire a fare in modo che si possa avere l'incontro con il Ministro: il problema è di vedere di investire il Governo nel suo insieme, perché non è ammissibile che ci siano Ministri che si comportino in questo modo.
Per quanto riguarda il problema della "Gazzetta del Popolo" voglio confermare qui il nostro impegno. C'è anche un comunicato del nostro partito che esprime la necessità di salvaguardare questo giornale e credo che oltre agli attestati di solidarietà si debbano fare delle proposte forse è il caso di cominciare a ragionare su centri di stampa pubblici a livello regionale che permettano di salvaguardare iniziative di stampa oltre alla "Gazzetta", anche minori.
Credo che questa sia un'ipotesi da considerare, anche perch altrimenti, rischiamo con una concessione unicamente privatistica di far morire quelle iniziative editoriali più deboli e fare in modo che la libertà di stampa significhi chiudere l'informazione all'interno di quei giornali che hanno alle spalle gruppi finanziari più forti.
Credo che il Consiglio regionale debba prendere posizione oggi sia rispetto al problema delle mense che rispetto al problema delle imprese di pulizia. Il problema delle mense è necessario che venga risolto e si dia subito corso a quell'iniziativa legislativa che è stata concordata in sede di Ministero nella riunione del 21, la quale estende la cassa integrazione alle mense. Auspico che in questo senso vi sia un impegno della Presidenza del Consiglio, perché tanti di questi lavoratori rischiano il licenziamento; inoltre, se si pensa di emanare delle iniziative generalizzate per quanto riguarda l'estensione della cassa integrazione a tutto il terziario, questa iniziativa deve essere presa e discussa nell'ambito della legge 760.
Ritengo si possa fare subito, nel corso della riunione dei Capigruppo un comunicato che affermi che questa iniziativa, concordata in sede di Ministero, deve andare avanti subito.
Per quanto riguarda le imprese di pulizia, questi lavoratori hanno la cassa integrazione rispetto a quelli delle mense; però, per riuscire a mandare avanti la contrattazione e salvaguardare i livelli di occupazione è necessario che nel decreto che il Governo farà sulla crisi della Fiat ci siano comprese anche le imprese appaltatrici, e quindi questo problema vada discusso e si possa evitare il licenziamento di questi lavoratori.
Ritengo ci sia la necessità di una presa di posizione dei Capigruppo rispetto al Ministero su questi due argomenti, anche perché dobbiamo fare una valutazione sul tipo di manodopera: nelle mense c'è un tipo di manodopera esclusivamente femminile, che con grosse difficoltà troverebbe collocazione; nelle imprese di pulizia, invece, c'è un tipo di manodopera mista che comprende invalidi, anziani e lavoratori che sono stati già espulsi dal ciclo produttivo della grande azienda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Tenendomi nei limiti consentiti e sulla scorta di quanto affermato dall'Assessore e dai Consiglieri che mi hanno preceduto ritengo di ribadire una valutazione sull'importanza degli aspetti occupazionali, produttivi e di approvvigionamento della struttura MACH. Le iniziative proposte dall'Assessore sono da approvare e, data la lunghezza della vicenda che purtroppo viene ad accumularsi ad altre vicende altrettanto lunghe, credo che il Consiglio regionale possa tentare la carta dell'indicazione e della sollecitazione del problema, non avendo altre armi da usare. E' difficile dare una spiegazione all'abbandono di quella struttura la cui validità è confermata dalle situazioni che abbiamo vissuto anche a fine settembre in ordine agli approvvigionamenti.
Per quanto riguarda la "Gazzetta del Popolo", do atto alla Giunta, al Presidente Enrietti e al Sindaco della città di Torino di essersi mossi con particolare efficacia. Le valutazioni dei giornalisti, dei sindacalisti e delle forze politiche, all'indomani dell'annuncio delle intenzioni di Bevilacqua, hanno palesato una grande unità sulla necessità di mantenere in Piemonte una voce giornalistica che ha una sua storia e che garantisce il pluralismo dell'informazione. Nella riunione di lunedì si sono concordate le proposte e le sollecitazioni da presentare alla Presidenza del Consiglio. L'interruzione dell'attività è facile per l'imprenditore diventa molto difficile però la ripresa. Proprio perché ci si sta muovendo per soluzioni ponte, e con interventi in favore dell'editoria sia con il decretone, sia con legge, è necessaria la garanzia della continuazione dell'uscita del giornale.
In questo senso confermo le valutazioni e le prese di posizione già espresse in altre sedi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerutti.



CERUTTI Giuseppe

Signor Presidente, anche noi vogliamo, come Gruppo socialdemocratico portare il nostro atto di solidarietà sul problema della "Gazzetta del Popolo" e ringraziare il Presidente della Giunta per l'interessamento e per l'impegno che ha profuso in tutti questi giorni a livello nazionale per la difesa di questa libera voce che abbiamo in Piemonte e che costituisce una delle testate più vecchie di informazione. Ci rendiamo conto che, come primo atto dobbiamo evitarne la chiusura, per poter avere il tempo di affrontare seriamente il problema della "Gazzetta", così come Viglione aveva anticipato, sia dal punto di vista finanziario, sia da quello dello spazio che il giornale stesso dovrà poi darsi per mantenere una situazione di informazione effettiva. Vogliamo anche ringraziare l'Assessore Alasia per la sua relazione. Non torniamo su argomentazioni che hanno già portato altri colleghi sul problema della raffineria MACH: riteniamo che strutture del genere hanno ragione di essere proprio in un contesto sociale come il nostro, dove il problema del petrolio e delle fonti energetiche sono quanto mai di attualità e vanno inserite ed utilizzate nel modo più opportuno onde evitare costi e sprechi che vanno a danno dell'intera economia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo esprime un apprezzamento per quanto è stato fatto e quanto è in via di attuazione da parte della Presidenza della Giunta e dei Gruppi politici sulla vicenda della "Gazzetta". Le motivazioni sono già state espresse nelle sedi proprie e quindi non è il caso di andare oltre.
Farò invece una brevissima annotazione sul problema della MACH. Sembra essenziale difendere quella struttura non solo perché è un punto produttivo importante per la fornitura di energia, ma perché significa una testa di ponte precisa che, a tempi non remoti, sarà interessata in ordine alla programmazione energetica del Piemonte. Sono maturati i tempi (anche se aspettiamo ancorale dichiarazioni programmatiche) per sapere che cosa la Giunta intende fare sui problemi dell'energia dopo l'abbandono in modo ignominoso di tutta la procedura sulla localizzazione della centrale nucleare.
Anche rimanendo nel campo dell'energetico tradizionale (il fluido), è essenziale che una Regione industriale si dia una strategia e si doti di un'agenzia dell'energia.
E' chiaro che il nostro sforzo di legislatori e di politici sarebbe frustrato se venissero meno quelle poche centrali operative e quei pochi poli sui quali potremmo incentrare la nostra azione.
Ritengo che l'iniziativa e i suggerimenti dell'Assessore meritino un giudizio ampiamente favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Poiché l'informazione del Presidente della Giunta ha dato occasione ai vari Gruppi di pronunciarsi sulla vicenda relativa alla "Gazzetta del Popolo", noi non ci sottraiamo alla necessità di chiarire quale sia anche la nostra posizione, tanto più che i silenzi potrebbero prestarsi ad equivoci. Avvertiamo in tutta la sua gravità il problema che questo giornale abbia a cessare la sua pubblicazione, perché ciò farebbe venire meno il pluralismo informativo, anzi, determinerebbe il passaggio ad un monopolio ancora più grave.
Detto questo, al di là della comprensione umana che possiamo avvertire per i lavoratori e per le maestranze dei poligrafici, che in questo momento sono minacciati dalla perdita del posto di lavoro o, per lo meno, del salario noi neghiamo la nostra solidarietà a questo quotidiano che è sempre stato ispirato nei con fronti della nostra parte politica ad una linea di menzogne, di falsità, di discriminazione e di diffamazione. Quindi, il Movimento Sociale Italiano non dà alcuna solidarietà alla "Gazzetta del Popolo".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca

E' perfettamente inutile ormai aggiungere espressioni di solidarietà alla tanta solidarietà che è venuta in questi giorni a livello verbale alla "Gazzetta del Popolo". Ma la "Gazzetta del Popolo" ha bisogno di ben altro che di solidarietà. Tuttavia non faremmo appieno il nostro compito di amministratori e di rappresentanti della comunità politica piemontese se in questa occasione non sollecitassimo nel modo più assoluto e nel modo più urgente la riforma dell'editoria che è la sola in grado di sanare la situazione della "Gazzetta del Popolo" e di tante altre testate italiane.
E' un problema che per una serie di motivi i vari Governi hanno purtroppo rimandato. Oggi la "Gazzetta del Popolo" si trova in queste condizioni anche per la mancata considerazione che il Governo Cossiga 2 doveva dare.
C'erano le condizioni per farlo. Purtroppo la sua caduta lo ha impedito.
C'è un altro aspetto che i repubblicani intendono affrontare: la gestione di nove mesi di vita della"Gazzetta del Popolo" che comporta un passivo di 450 milioni: di questo nessuno parla, ma io credo che per onestà e per coerenza verso la "Gazzetta del Popolo" e verso la comunità piemontese noi dobbiamo parlare anche di questa situazione. Quindi invitiamo la Giunta ad andare alle trattative nell'ottica di una ristrutturazione che consenta di non aumentare ulteriormente il già pesante indebitamento della "Gazzetta del Popolo".



PRESIDENTE

Il dibattito si può così considerare concluso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Dibattito sui problemi socio-sanitari


PRESIDENTE

Punto quinto all'ordine del giorno: "Dibattito sui problemi socio sanitari". La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Signor Presidente, signori Consiglieri, il pensiero torna ormai alle molte volte nelle quali il Consiglio regionale si è ritrovato attorno a questi problemi della sanità e dell'assistenza, in dibattiti parecchio sentiti, approfonditi.
Mi ha particolarmente colpito, tanto che ricordo il passaggio l'attuale Assessore Ferrero quando, intervenendo, qualche anno fa, su questi argomenti, si richiamò ad un libro che lo aveva particolarmente impressionato: "Quando l'Angelo ruppe il quarto sigillo - dice il libro apparì un cavallo pallido, verdastro e chi gli stava sopra aveva nome Morte; gli era compagno l'inferno per inghiottire i cadaveri e gli fu dato il potere su un quarto della terra di menar strage con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra". Così era l'Apocalisse di S.
Giovanni (si dice che questo libro sia stato scritto da lui). E' stato un modo originale per proporre il tema della salute, nell'eterno conflitto ingaggiato dall'uomo per sopravvivere, tra la sua costruzione umana e la morte.
Dalla notte dei tempi, dalla mitologia greca con Esculapio, pass attraverso Ippocrate e le molte civiltà antiche che già da allora tentarono di dare veste di scienza, di programma, alla tutela della salute. Così i Maja, così gli Aztechi, nel Messico, dove ancor prima che a Padova sorgesse il primo giardino botanico d'Europa, crescevano numerose piante medicinali ad uso degli infermi, mentre 2000 anni prima di Cristo le comunità andine effettuavano la trapanazione del cranio con ardite tecniche chirurgiche. Da li il salto verso l'estremo oriente, verso l'Asia, la Cina e l'Indocina e ancora, dall'America Latina venivano lanciati non pochi messaggi alla cosiddetta Civiltà occidentale. La medicina prese corpo, forma, divenne scienza, bussò qualche tempo dopo anche alle porte del Piemonte, se è vero come è stato scritto, che Martin Lutero ritornò da un viaggio compiuto in questa terra carico di meraviglia per la perfezione, l'efficienza che aveva riscontrato nell'unica "fabbrica della salute" di allora efficiente ed operante (non era ancora intervenuto il collegamento con il territorio ed i Parlamenti non avevano ancora licenziato la 833 per costituire le U.S.L.).
Ribussò qualche tempo dopo alle porte del Piemonte con Armella, il quale venne chiamato ad operare al sorgere delle Regioni, avendo alle spalle leggi ospedaliere del 1968, gli studi del C.R.P.O., formò una zonizzazione più frutto di intuizione che altro, non riconducibile a un dettato legislativo che attenesse all'organizzazione ed al collegamento con il territorio. Però licenziò almeno quattro leggi fondamentali, in applicazione della 386, che aveva sanzionato il passaggio dell'assistenza ospedaliera alle Regioni. Fu uomo coraggioso, che gettò le basi sulle quali edificare la costruzione regionale dell'edificio della salute, con umiltà non disgiunta da audacia per i suoi perigliosi confronti con l'allora Capogruppo del P.C.I., l'attuale sen. Berti. E venne Enrietti, nella fase centrale della costruzione delle Regioni, con dei metodi nuovi. Di lui molto impressionò il riferimento al "concreto - astratto - concreto", una specie di teoria delle ombre ribaltata nel settore della sanità. Di lui molto si scrisse, talvolta impropriamente, talvolta tranne quel che sarebbe stato giusto scrivere, fatto è che sotto di lui il popolo traspirava salute da tutti i pori della pelle, prosperava e, con lui, crebbe anche la parte politica che lo esprimeva. A corte studiosi di chiara fama, una sorta di era medicea. Il culto della medicina inizia l'epoca delle trasformazioni la cosiddetta politica di anticipazioni sullo Stato; fu appetita la sua gestione, ricercata a molti e molte cose si scrissero, un giorno si e un giorno no sui grandi fogli di informazione. Ha operato anche, per la verità, bene, e (non lo dico per sminuire l'intelligenza della sua gestione) in un periodo che ha registrato il riversarsi dei molti provvedimenti legislativi che davano concretezze, linee di indirizzo contorni legislativi, offrivano parziale efficienza alla macchina regionale, perfezionando il cosiddetto "Stato delle autonomie". E così, la Regione licenziò la legge per la delimitazione degli ambiti territoriali delle U.S.L. e la 39 per i consorzi socio-sanitari successivamente, la legge n. 3, costitutiva delle U.S.L. e la legge 60 del maggio '80 che dava i contenuti alle stesse U.S.L., lo Stato da parte sua perfezionava gli interventi stabiliti con la 386, licenziava la 349, che portava alla convenzione unica e stabiliva indicazioni robuste attorno alla 382 e al .P.R. 616 in attuazione della stessa. Da ultimo interveniva offrendo la legge-quadro di riforma sanitaria, la 833 del dicembre '78, lasciando per un vuoto di grossa rilevanza per un altro settore strettamente legato alla sanità, quello dell'assistenza, ancora oggi privo della legge-quadro.
La salute ora è passata a Bajardi, a cui piace il lavoro, e non gliene mancherà di certo, in tempi costretti, con costringimenti di ogni tipo, con le volture da farsi per il passaggio dal vecchio al nuovo. Un'epoca veramente impegnativa, un ruolo certamente prestigioso, ma non invidiabile l'esposizione al rischio non indifferente, però costante. Una materia difficile che la legislazione tende a ricondurre a principi e a criteri di unitarietà ed una situazione da far "tremare le vene e i polsi", un impatto con realtà di enti in fase di liquidazione, di accorpamento, di trasferimento di ruoli, di beni, di funzioni, di personale, con categorie di diversa esposizione professionale, capacità operativa sino a ieri presiedute da ordinamenti l'uno diverso dall'altro e con una notevole carica di imprenditorialità e di autodifesa.
Siamo di fronte a due relazioni su due materie tra loro legate da un robusto filo conduttore, da un cordone ombelicale che nessun Assessore potrà rescindere.
I confini tra i due campi divengono sfumati ed offrono larghi spazi comuni. Diverso è stato il taglio in queste due relazioni: la sanità legata a scadenze immediate alle quali mi sono rifatto dianzi, legata alla legge quadro, seppur priva di un riferimento certo al piano sanitario nazionale che pur è stato presentato al Parlamento. Quindi, superata la fase della presa d'atto dell'esistente, delle animazioni culturali, si interviene per operare nel rispetto dei tempi, delle scadenze. Siamo nella fase vera di trasformazione a livello di provvedimenti legislativi e di intuizioni politiche, ma che attengono al momento operativo. Per l'assistenza una relazione più sfumata, oserei dire femminilmente più cauta, non aggressiva anche se pone a nudo con lealtà, realtà talvolta non piacevoli. Non ha alle spalle e non può rifarsi, contrariamente alla sanità, ad una legge-quadro.
Più che una relazione è quasi una dichiarazione di principi, una lettera di intenti da approfondire, da esplicitare, anche se lascia trasparire qua e là parecchie perplessità che molte volte si rifanno al divario - confronto tra le enunciazioni di principio, le intuizioni sul "sociale" di taluni operatori e studiosi del settore ed una realtà fatta di casi e di situazioni tanto diverse, complesse, difficili da risolvere in chiave realisticamente umana, per chi crede in quest'aula laica diciamo cristiana Deamicisiana per rifarmi ad un precedente intervento. Ha citato casi emblematici e rinvia ad altra relazione più approfondita. Anch'io cercher di entrare in questo spirito non dico del provvisorio, ma dell'approfondimento di questa prima fase, pur trattando ugualmente poche cose che investono spazi comuni alle due aree di intervento.
Vorrei rifarmi a qualche affermazione di principio. L'intervento della Regione nel settore della sanità, dell'assistenza, della sicurezza sociale deve tendere a manifestazioni promozionali dell'uomo, attore, protagonista ed anche fruitore di questi servizi, proponendo una logica di governo che in qualche modo non sia appiattita sul servizio dei bisogni primari, ma sia in grado di recuperare gli aspetti e le tendenze personalistiche, con riferimento agli stati di bisogno dei singoli cittadini, in particolare dell'uomo che, trovandosi in condizione di menomazione, non ha dalla sua parte la capacità contrattuale insita nelle altre categorie.
Quasi superata la fase della soddisfazione dei bisogni, sono stati costruiti molti asili, ripristinati e sistemati molti ospedali, dato vita ad un recupero di strutture assistenziali, fase sulla quale è stata costruita addirittura una cultura dei servizi. Altri problemi si presentano più complessi: la rieducazione del deviante minorile, il recupero degli handicappati o, addirittura, una migliore organizzazione della vita collettiva in chiave di somma delle singole presenze; è qui dove la cultura dei servizi generalizzata perde colpi, perché c'è l'esigenza di una risposta a bisogni individuali, né si può pensare che sia eternamente esaltabile un certo tipo di prodotto politico solo attraverso la quantificazione delle cifre di realizzazione. L'esempio più ricorrente è quello degli asili nido. Ci sono poche culle in Italia. Ieri l'altro è stata registrata la crescita zero nel territorio italiano. Il declino demografico è in atto, mentre si è fermato in Francia e in Germania. E' stato scritto che di questo passo, in 80 anni, la popolazione italiana calerà di dieci milioni di cittadini. Sono dati che indirettamente riemergono a pagina 5 della relazione assessorile. Il futuro, direi anche quello più immediato, è quindi per la terza e quarta fascia di età.
Dovremmo riparlarne di questo argomento in chiave realistica; dovremmo anche riparlarne di quello che l'Assessore definisce "l'industria del vecchietto" con un intuibile riferimento alle disfunzioni del sistema. Ma ho avuto occasione di dirlo altre volte, è un'industria nella quale stranamente sono riuscite a collegarsi, seppure con posizioni politiche tanto diverse, molte Regioni: il Piemonte si è associato con la Lombardia ed il bianco Veneto con la rossa Emilia Romagna. L'esperienza suggerisce comunque di andare estremamente cauti, ad evitare disastri, vuoti paurosi ad evitare, dal momento che si è parlato di industria, di mettere molti degli interessati e degli assistiti in "cassa integrazione", un istituto che se trova ampio uso nel Paese ancora non ha mai investito il settore dell'assistenza.
Ma, ritornando all'asilo nido ed alle precedenti affermazioni, ritengo di sottolineare che è un grosso errore di fondo menare vanto e rivendicare un raggiunto livello di assistenza sociale solo dal punto di vista della quantificazione del prodotto. Quando i dirigenti di un grosso partito fecero dire al loro capo, in televisione (eravamo in campagna elettorale ed erano permesse molte cose), che le Giunta rosse avevano costruito 800 asili nido, pensando che questa fosse la carta vincente, non si sono accorti del disinteresse della gente che da sempre vede il bisogno sì come un fatto collettivo, ma lo vede principalmente in chiave personale. Da qui l'esigenza di impostare una logica di gestione che in qualche modo non sia appiattita sul servizio, su bisogni primari, ma sia capace di recuperare gli aspetti e le tendenze personalistiche, come ho già detto. Io faccio delle riflessioni, ma al di là del taglio non intendo assolutamente buttare in polemica delle cose che sono estremamente serie. C'è stato veramente un momento nel quale in Italia si è vista una "ubriacatura" del cosiddetto "pubblico" del collettivo, della cultura dei servizi così generalizzati talché, rispetto all'individuo, dall'imprenditore al drogato, dal deviante al singolo, talvolta è venuta meno una logica di governo, anzi si è governato secondo uno schema che ha affermato la necessità di occuparsi direi quasi soltanto, di un certo tipo di servizi e della loro quantificazione, mentre ci si è abbandonati, per altri settori trascurandoli, allo spontaneismo, che pure è di rilievo ed interessante del "sociale", che pure è stato cavalcato con notevole carica di intelligenza e di generosità, senza una chiara impostazione generale di supporto. Se i bisogni salgono di livello e si pongono su altri piani (pensiamo al settore della droga) e se chi ha responsabilità di governo ad ogni livello non risponde e resta al piano inferiore delle povertà assolute, a quel punto la gente pensa che non già ci si trova davanti a un governo, ma pensa che il governo sia un comitato di affari per gestire determinate cose e, allora legittima e suggerisce, crea le condizioni perché il singolo possa riprendere proprie iniziative cavalcando la tigre dello spontaneismo. Di questo passo c'è la prospettiva di andare fuori tenta, ma mi è parso di avvertire anche questa preoccupazione, molto adombrata, molto cauta, dalla relazione Cornetti. Recupero, quindi, telegraficamente alcuni pensieri, con delle considerazioni ad alta voce magari tra loro slegate, cogliendo e registrando le buone intenzioni ed offrendo, laddove è possibile, qualche nota di suggerimento, in chiave di costruzione del rapporto tra l'assemblea e il Governo.
L'assemblea fa alcune considerazioni sanitarie sul Piemonte, partendo dal presupposto di una carenza di elementi conoscitivi, il che legittima qualche perplessa, fa sorgere qualche dubbio sulla fragilità non tanto degli elementi che hanno consentito di costruire il Piano Sanitario Nazionale, ma sugli stessi elementi carenti, è stato detto, che hanno dato vita alla costruzione di quello regionale. La relazione, però, ci dà dei dati certi, non lasciati all'intuizione: in Piemonte si muore di più che in ogni altra zona d'Italia, dalla mortalità infantile in su, il che dovrebbe far recuperare qualche precedente affermazione. E' impressionante il contenuto della tabella 1 a pagina 7 della relazione; inoltre, l'indicatore dello stato di malattia dato dai ricoveri ospedalieri dice che questi ultimi sono di circa 160 su 1.000, contro una media nazionale di 170 su 1.000, il che evidenzia che, nonostante abbiamo minori ricoveri sulla media nazionale, da noi si muore ugualmente di più. E, ancora, si è rilevato che mediamente ogni anno, ogni cittadino del Piemonte trascorre tre giorni in ospedale. E' stato detto che, paradossalmente, la prevenzione potrebbe svuotare gli ospedali. Ripeto, è a livello di paradosso, però dà l'occasione di riflettere sul come e sul quanto ci curiamo. Se si pensa che in Italia abbiamo una media di 14 prestazioni di medicina generica, contro 4 in Inghilterra; 20 prescrizioni farmaceutiche, contro 7 in Inghilterra e che, ancora, la durata media delle degenze ospedaliere va dai 14 ai 16 giorni in Italia, contro i 9,5 in Inghilterra, direi che dovremmo riflettere anche sugli altri dati che l'Assessore ci ha offerto; per non dire dei ricoveri costrettamente operati al fine, ad esempio, di realizzare entro l'ospedale delle analisi di laboratorio che diversamente potrebbero essere fatte fuori, aumentando in questo caso di venti volte il costo delle stesse analisi. Pertanto, il tema delle degenze inutili, che è stato sottolineato nella relazione assessorile, va tenuto particolarmente in evidenza. Talvolta è il sistema che costringe alle furberie: è dell'altro giorno la Segnalazione rivolta all'Assessorato circa una paziente costretta ad entrare in ospedale per fruire di talune medicine di alto costo che diversamente dovrebbe pagare in proprio, in quanto non previste dai prontuari in vigore. Domanda: quanto vengono a costare quelle medicine? La relazione segnala un atteggiamento interessante dell'Assessorato a riguardo del problema della conoscenza e dell'informazione attorno ai temi della salute e propone il S.I.S. (Servizio Informazione Sanitario). Chi ha memoria dei tempi di guerra ricorda sigle affini (il S.I.M.e il S.I.D.) ma anche questa è guerra e l'iniziativa, se raccordata al centro di informazione dell'Assessorato a favore delle U.S.L., raggiungerebbe elevato grado di utilità, ma solo se fatto con secchezza, prospettazione elementare dei problemi, rigorosità scientifica, soprattutto se non ricerca scopi reclamistici aggiungendo carta alla molta già circolante sul territorio. Le ipotizzate tessere sanitarie col vademecum ed il libretto sanitario individuale appartengono ad un'ordinata costruzione della riforma, pur affrontando spazi delicati che attengono alla discrezione, alla riservatezza, alla segretezza e nel licenziarli converrà tenere presente le esperienze acquisite in altri settori, non ultimo quello della medicina sui luoghi di lavoro.
Per quanto attiene alle scelte del piano, tre progetti-obiettivo: tutela materno-infantile tutela salute dei lavoratori tutela anziani.
Essi erano già previsti dalla programmazione regionale in ogni sua edizione; sono stati recuperati dalla legge regionale 22 maggio 1980 n. 60 e dovrebbero essere raggiunti attraverso l'articolazione costituita dalle sezioni previste organizzativamente entro la U.S.L. da tale legge. E' stato un provvedimento, la legge del maggio '80, approvato di corsa, alla vigilia delle elezioni. Proponemmo allora una serie di emendamenti certamente migliorativi, ma vennero tutti regolarmente respinti. Ci fu respinta anche l'introduzione di altri due progetti-obiettivo: la tutela della salute mentale e la tutela degli handicappati, pur avvertendo che quest'ultimo progetto poteva essere in parte assorbito da due dei tre progetti inseriti nel piano. Ciò nonostante, poiché la legge dava contenuti a quell'altra istitutiva delle U.S.L., e molti adempimenti bussavano alle porte, ci astenemmo, come atto di responsabilità non disgiunta da stimolazione nei confronti del governo regionale.
E' posto i n discussione il ruolo dell'ospedale, la cui collocazione nella U.S.L. è definita tanto dalla 833 quanto dalla citata legge 60. Sono temi ed iniziative che vanno raccordati ad una constatazione attorno al parziale raggiungimento dei fini perseguiti dalla legge ospedaliera (la 132 del febbraio '68), al ruolo dell'ospedale che trova ampie sottolineature di indirizzi nella relazione resa al Consiglio, al superamento in atto del sistema mutualistico, allo spirito della riforma sanitaria, tendente a sanare la cosiddetta frattura storica tra le attività igienico profilattiche e quelle diagnostico - terapeutiche, verso una medicina del territorio che possa coordinare funzionalmente le varie strutture e servizi sanitari esistenti in unico disegno che non privilegi politiche di settore e che consenta di controllare il livello globale della spesa, riesca a spostare l'asse di tutta l'attività sanitaria verso l'intervento preventivo. Non si tratta di creare delle strutture preventive, dei reparti o degli ambulatori specializzati, o dei medici specializzati, ad esempio per le malattie del lavoro; bisogna fare in modo che tutti i medici, tutti i reparti, siano preparati alla necessità dell'uomo che lavora, siano disponibili per risolvere i problemi sanitari dell'uomo. La medicina oggi deve ricomporre la sua unità facendo perno su scelte non equivoche, sullo stesso medico personale, sul medico di base e strutturando il servizio sanitario in Un sistema unico e globale. E' inutile riprendere quanto ormai appartiene alla "coscienza sociale" di una comunità, alle spinte in avanti alle "frenate" che non sempre sanno di conservazione, ma talvolta di semplice cautela e, perché no, anche di paura del nuovo. Quindi, quando a pagina 16 della relazione viene scritto a proposito dell' "industria delle malattie non significa necessariamente mettere il piede sull'acceleratore ed attivare senza criteri una parallela e aggiuntiva industria della prevenzione e riabilitazione", mi trova in perfetto accordo perché è facile fare della demagogia e sarebbe non dico giustificabile, ma sopportabile, se non ci fosse di mezzo la pelle dell'ammalato, pelle che talvolta potrebbe essere anche la nostra, per non parlare del problema dei costi. Questo aspetto finanziario, purtroppo, non riuscirò a toccarlo per i limiti di tempo, pur avendo lo stesso corposità di presenza entro la relazione assessorile. Ma il problema dei costi resta quello del pericolo che è stato paventato da più parti, e cioè il non contenimento razionale della spesa una gestione non dico allegra, ma superficiale può dare luogo a scompensi che l'Inghilterra, nazione di alta tradizione democratica e in allora con solide basi economiche, registrò allorquando introdusse il sistema sanitario nazionale su quel territorio. Addirittura, recentemente, pur senza abbandonarci al pessimismo, abbiamo registrato la dichiarazione di un economista inglese, il quale afferma che abbiamo copiato dall'Inghilterra l'unica riforma fallita e ne elenca gli aspetti e le curve di difficoltà.
Ancora qualche riflessione ad alta voce, perché non è organicamente possibile fare di più.
a) Salvaguardia dei livelli raggiunti con le precedenti fonti di erogazione dell'assistenza: questo deve essere un impegno che il Consiglio regionale deve solennemente assumere.
b) Rapporto attività pubbliche e imprenditorialità privata nel settore sanitario e socio-assistenziale: discorso estremamente delicato e strettamente connesso al finanziamento pubblico e al prelievo fiscale che dovrebbero far spendere bene il denaro del cittadino - utente contribuente e comporta uno sforzo non solo del politico, ma anche dell'operatore sanitario ad ogni livello, una distribuzione dei servizi razionale ed equilibrata, vale a dire proporre una risposta ai bisogni equa e tempestiva; se no il cittadino tra l'aspettare 15-20 giorni l'esito di un'analisi (alle cui spalle ricorrono quasi sempre stati d'ansia e di preoccupazione) oppure farsi ricoverare 10-15 giorni in un ospedale pubblico per rompere la lista di attesa, o fare subito l'analisi presso un laboratorio o una casa di cura privata, sceglie decisamente il privato soprattutto perché il privato è quasi sempre convenzionato con l'Ente pubblico.
In Piemonte i posti-letto privati sono circa un ottavo di quelli pubblici: 60 i presidi privati contro 140 pubblici.
Leggevo sulla stampa recente: "Un passo in avanti nella tutela della salute: alle Molinette in funzione l'apparecchio per gli esami 'TAC' (tomografia assiale computerizzata); presentato ieri riguarda solo il cranio, ma tra qualche mese funziona anche per tutto il corpo". Da noi è in funzione da oltre due anni presso una clinica privata! Dobbiamo riflettere su questi aspetti. Allora, pensando alla rapidità con la quale l'area privata ti mette in piedi la costruzione fisica di una casa di cura, contro i 15-20 anni occorrenti per fari una struttura ospedaliera pubblica (c'è da ritenere che l'Assessore abbia parecchie preoccupazioni per l'edilizia ospedaliera, si parla del pacchetto La Malfa del '74 ancora non del tutto speso) verrebbe voglia di suggerire l'appalto al Privato di tutto il servizio (la si prenda come una battuta, come sfogo, come protesta contro la classe politica, quindi contro noi stessi, perché non è il mio modo di pensare in questo settore).
L'Assessore ci informerà (non lo chiedo in questa seduta) sullo stato dei lavori ancora pendenti per la costruzione degli ospedali e per la straordinaria manutenzione, o per l'adeguamento alle nuove norme della prevenzione, così com'è giusto che, allorquando affronteremo il progetto "laboratori di analisi" e la legge sulle case di cura, si provveda ad offrire al Consiglio un quadro compiuto dell'esistente alla nascita delle Regioni, del concesso nelle due legislature, del contenzioso presso il TAR o altro livello di giudizio, in dipendenza della non applicazione o di una non corretta interpretazione della legge regionale di salvaguardia e della vigente normativa statale, con riguardo anche alla distribuzione dei punti di prelievo per analisi sul territorio. Direi che questi elenchi sono necessari e indubbiamente utili per una visione dell'assieme e per confrontarsi in un discorso improntato a serietà e non a semplice enunciazione. Da ultimo dovremmo anche impegnarci - e c'è un accenno nella relazione assessorile - a non sottovalutare la funzione oggi esercitata nel settore della cosiddetta igiene pubblica dai Laboratori provinciali di igiene e profilassi, taluni dei quali di recente costruzione e gestiti con coraggiosi criteri di avanguardia, hanno titoli per essere accresciuti di disponibilità di servizio, dilatandone i campi operativi.
Proseguo ancora per brevi memorie, per flashes.
Ho letto l'impegno della Giunta ad effettuare un'indagine ragionata sul ricorso dei cittadini piemontesi a servirsi di consulenza presso altre Regioni e, soprattutto, all'estero. Manca il tempo per approfondire questo aspetto. Vorrei che almeno su di una cosa fossimo d'accordo: che è ammessa la libera circolazione dell'ammalato da una U.S.L. all'altra del territorio piemontese, e sul resto suggerirei di andare molto cauti (mi pare che questo sia anche il pensiero dell'Assessore).
Capisco le preoccupazioni anche per i costi, magari talvolta rivolte ad un riconoscimento della capacità professionale di casa nostra, talvolta alla superficiale esaltazione del prodotto straniero; ma il calvario dell'ammalato è già di per sé costellato di tante croci, di tante crudeltà che non è il caso di accrescerle. Pensavo, da ultimo, che Torino stessa è stata un tempo meta di molti pellegrinaggi di ammalati, per tentare di riscoprire spazi di salute; pensavo ai molti viaggi di speranza rivolti alla cardiochirurgia torinese.
C'è anche la politica delle piccole cose, quelle che sfuggono all'uomo di governo regionale il quale deve guardare ai grossi problemi, alle linee operative, ai piani: sono proprio le piccole cose che sono richieste da chi si trova a dover percorrere la strada della malattia e, forse; converrà valutare come sia possibile, assieme al sistema di informazione, realizzare una sistematica raccolta degli stati di malessere, non dico delle proteste ma delle piccole cadute dei livelli assistenziali che, magari, sino a ieri erano erogati dalle mutue, ad esempio i rimborsi parziali sulle autoambulanze; l'approfondimento circa i trasferimenti incrociati che avvengono per gli ammalati del settore delle dialisi e molte altre piccole cose che si intuiscono e che la cronaca quotidiana ci offre copiosamente.
Ieri la "Stampa" di Torino proponeva un quadro piuttosto inquietante attorno all'Ospedale San Luigi, magari con eccesso di informazione, ma penso che grattando sotto sotto qualcosa di vero poteva anche registrare.
Complesso è il tema del personale: penso che potrei omettere questa parte e darla per letta, rassegnandola all'assemblea per scritto. C'è un divario nelle presenze ai diversi livelli degli operatori del settore e ci propone interrogativi inquietanti. Negli altri paesi della C.E.E. c'è un medico ogni tre infermieri professionali, da noi è il contrario e si ha un infermiere professionale ogni tre medici. Dai dati assunti da una pubblicazione della Regione viene individuato il rapporto ottimale con un medico ogni 1.500/2.000 abitanti e un infermiere professionale ogni 500/600 abitanti. Da noi succede che vi è un medico ogni 700 abitanti e un infermiere ogni 1.500/2.000 abitanti.
Nella vicina Svizzera ci sono 12 infermiere generiche ogni 100 infermiere professionali; in Germania 25 generiche contro 100 professionali; in Inghilterra 50 contro 100; negli Stati Uniti 45 contro 100. Da noi si verifica il contrario: 200 infermiere generiche ogni 100 professionali.
Il discorso è già stato fatto quando abbiamo licenziato, l'altra settimana, la delibera sui corsi per infermieri professionali ed intendevo proporre un quadro che evidenziasse la situazione esistente in questo settore nel Piemonte; però vorrei quanto meno dire che, parlando di personale, non possa essere trascurato il semplice accenno ad un aspetto caratterizzato da molte animazioni spontanee che esistono sul territorio e che, nel passato, più o meno recente, sono riuscite a colmare i vuoti dell'intervento pubblico organizzato, talvolta per semplici carenze e talvolta, per la totale assenza dell'intervento pubblico. Mi riferisco al settore del volontariato, ai suoi valori intrinsechi, alla suggestione e al richiamo che riesce ad esercitare in specie sul mondo giovanile dischiudendo prospettive, speranze, offrendo sollecitazioni di vita in una società nella quale talvolta questi valori sono trascurati o periscono. Mi fa piacere che l'Assessore creda in questo spazio. Noi lo proponemmo come emendamento in sede di approvazione della legge regionale 3/80, emendamento prontamente accolto dall'allora Assessore Enrietti.
E' l'aspetto forse meno esaltante di questa presenza del volontariato ma bisognerà pur dire che anche il problema "costi" trova, attraverso questo tipo di presenza, una sua compensazione, una realizzazione di non poche economie nella spesa pubblica.
Ancora un breve pensiero sui progetti-obiettivo: avevamo proposto un loro ampliamento al settore degli handicappati e dell'assistenza psichiatrica; queste esigenze si illustrano da sole e addirittura mi è parso che, riguardo il primo, lo spazio riservato dall'Assessore Cernetti Bertozzi al problema è di per sé bastevole a giustificare la squisitezza della nostra proposta, anche se, per disciplina e tipologia di interventi si può pensare, alla fine, che con una certa forzatura parte del progetto potrebbe confluire ed essere recuperato in due dei tre previsti dal programma regionale. Sull'altro, quello che attiene alla materia psichiatrica, l'ho già detto, non possiamo nascondercelo, ha carattere di crudeltà, per certi aspetti. Se la legge 180 è stato un prodotto a dose d'urto per sfondare e far violenza su una situazione stagnante e pu comunque aver sortito un certo effetto, i suoi guasti costringono la società ad esercitare atti di crudeltà e, di converso, atti di ipocrisia per dire che tutto funziona e che la facciata della società è salva.
Aspetto certamente non trascurabile di questa ipocrisia è la trasformazione di fatto di molte piccole case di riposo in mini manicomi, entro i quali trasferire con diversa e meno qualificata assistenza le persone un tempo ospiti dei manicomi.
Rinvio a non pochi interventi che feci nel passato sull'argomento e che certamente avremo l'occasione di approfondire, allorquando ci verrà proposta la legge dell'assistenza psichiatrica che circolò nella seconda legislatura in ogni sito del Piemonte, tranne che nella sede giusta, cioè nel Consiglio regionale. Quindi, denuncio i guasti che sono causati dagli effetti di questa legge, legati ai principi che hanno ispirato la 180; da un lato la malattia mentale è definita disturbo sociale, degenerativo della società e quindi il risanamento deve intervenire eliminando le strutture degeneranti; dall'altro, e qui la grossa contraddizione, l'affermazione che i disturbi mentali sono una malattia come le altre, curabili quindi come una qualunque malattia organica o somatica.
Riprenderemo il discorso quando sarà il momento, ma certamente dovremo discutere sugli spazi che vi sono negli ospedali normali, preposti a questo tipo di assistenza, la quale deve avvenire in termini di velocità impensabile e non in uso per le altre malattie; quindi spazi, tempi, tipo di assistenza e quant'altro, lo sottolineo, costituisce crudeltà della società nei confronti di questi ammalati, per certi aspetti ammalati con una fragilità superiore a quella di un ammalato comune.
Talvolta il "sociale" si muove ricercando la "novità" su filoni di dottrina o su correnti di studio progredite. Ho accennato al progetto anziani; è una fascia che sta crescendo; abbiamo registrato nel Paese una crescita zero. Qui i confini tra sanità ed assistenza divengono sempre più sfumati. Esiste tutta una letteratura a proposito, dall'introduzione dell'assistenza domiciliare, ancora sotto la prima legislatura, in avanti.
Allora diventava quasi proibito parlare di case di riposo, si coniavano nuovi termini: case albergo, comunità alloggio, che nella sostanza potevano applicarsi alle vecchie case di riposo solché si fossero aperte un pochino verso l'esterno, incontrandosi con la popolazione o con la realtà all'esterno delle mura di quelle che vennero definite "prigioni dorate".
Così è accaduto che la nuova terminologia, non ancora acquisita a certi livelli, ha bloccato, ad esempio, da tempo, presso la Cassa Depositi e Prestiti, l'erogazione dei mutui a supporto della costruzione e del completamento delle cosiddette case albergo (e su questo caso c'è un autorevole intervento del Presidente del Gruppo socialista, il collega Viglione, ed una ponderosa memoria che è stata rassegnata alla V Commissione in questi giorni dall'Assessore Cornetti Bertozzi). Il torto di taluni operatori sociali è quello di essere dogmatici; poi la situazione è quella che è e fa suggerire all'Assessore Cernetti Bertozzi, con illuminato senso realistico, di esaminare la possibilità di usare addirittura taluni asili nido non sfruttati e trasformarli in case per anziani. E' un discorso coraggioso; è la prima volta che lo sentiamo in Consiglio regionale. Questo discorso, il campo sanitario, diviene più impegnativo e riconosco la coerenza di quanto nel piano viene detto a pagina 13 attorno al problema dei lungodegenti, della geriatria, dei cronici, e cioè che dobbiamo evitare che questi reparti si trasformino in fabbriche di alienazione, di cronicità totale, ma attenzione a demolire il vecchio senza avere creato le strutture del "nuovo".
Vorrei trascurare alcune parti e concludere.
Le Regioni sono nel pieno di un sommovimento di tendenze, di strutture di equilibri, nella curva più impegnativa di una riforma e che ci sia questa riforma è un aspetto positivo, anche se è stata oggetto di troppi rinvii. Ho accennato ai rischi, ai disastri di ogni tipo che potrebbero derivare da una cattiva o superficiale gestione di questa particolare riforma e al conseguente dannoso coinvolgimento dell'Uomo, dell'Uomo in difficoltà. Talvolta c'è veramente da aver paura! Guai se, pur nella distinzione dei ruoli che competono al Governo e all'assemblea, alla maggioranza e all'opposizione, ci lasciassimo cogliere da manifestazioni di infantilismo acuto o di arroganza di ogni tipo nel gestire la strategia dell'intervento. C'è una disponibilità nostra, anzi, c'è la volontà di partecipare attivamente alla realizzazione di una riforma che pur tra mille zone d'ombra ha visto la nostra forza politica attiva e attenta nella costruzione parlamentare del provvedimento.
Questo non vuol dire "l'embrassons nous" a tutti i costi, anzi, noi intendiamo verificare nel concreto gli spazi e la dimensione dell'altrui disponibilità, nel realismo che conduce a rivedere le proprie iniziative quando fossero riconosciute le carenze; nell'approfondimento, nel confronto, nel dialogo che costruisce, che affina le scelte; nel gestire le scelte stesse, resistendo ad ogni tentazione, in un campo nel quale le occasioni non mancheranno di certo. Questo non è solo un semplice stato d'animo, neppure vuol essere l'anticipazione di atteggiamenti di circostanza: è il consapevole calarsi di una forza responsabile entro gli spazi della , riforma. Da questa angolazione di responsabilità guardiamo con serenità al molto lavoro che attende la comunità piemontese.
Vista l'ora, propongo di continuare nel pomeriggio il dibattito.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,45)



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