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Dettaglio seduta n.140 del 17/06/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 3, 8 e 10 giugno 1982 si intendono approvati.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Reburdo, Montefalchesi e Alasia inerente la situazione delle carceri


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze" ed esaminiamo per prima l'interrogazione presentata dai Consiglieri Reburdo, Montefalchesi e Alasia inerente la situazione delle carceri.
Risponde il Presidente della Giunta Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, premesso che la realtà carceraria e i problemi attinenti al funzionamento della giustizia attraversano momenti di particolare difficoltà e tensione, per i motivi noti a tutti, occorre tener conto che, seppur siano da deplorare eccessi, che talora si verificano nei sistemi di custodia interni agli Istituti penitenziari, tali comportamenti sono determinati spesso dall'accumulo di tensioni dovute alle condizioni di lavoro e di vita all'interno degli Istituti stessi.
Tengo a precisare che, come certamente voi sapete, l'Amministrazione regionale e gli Enti locali non hanno né poteri né competenze, per quanto concerne la gestione della pena, essendo quest'ultima di pertinenza dello Stato.
Purtuttavia, questa Giunta regionale ha assunto, attraverso graduali e sempre più frequenti ed approfonditi scambi con l'Amministrazione penitenziaria e con l'Amministrazione della Giustizia, anche con l'elaborazione del progetto su disadattamento, devianza e criminalità impegni costanti e sta individuando spazi e modalità di collaborazione finalizzati alla risoluzione, in comune, delle più urgenti difficoltà nei settori in questione.
In tale ottica stanno lavorando una Commissione regionale appositamente istituita (e che opera in stretto collegamento con la Commissione Nazionale esistente presso il Ministero di Grazia e Giustizia e della quale fanno parte tutte le Regioni) ed un gruppo di lavoro composto da tecnici della materia.
Posso quindi affermare che la problematica, pur nella limitatezza delle competenze regionali, è seguita dalla Regione stessa con particolare attenzione nella convinzione che solo con la collaborazione di tutte le forze democratiche, delle istituzioni sarà ipotizzabile dare soluzione al delicato problema delle carceri nel nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo preso spunto da uno dei numerosi episodi che avvengono all'interno delle carceri, alcuni conosciuti ma altri purtroppo sconosciuti o non portati all'attenzione dell'opinione pubblica.
Abbiamo voluto richiamare l'attenzione su questi problemi assai gravi che toccano migliaia di persone, sia quelle direttamente interessate e sottoposte a pena, sia quelle che costituiscono la struttura di servizio intorno alle carceri. Siamo però coscienti che gli Enti locali non hanno competenze nel merito della gestione degli Istituti carcerari.
Però, è chiaro che gli Enti locali debbono assumere una presenza più attiva attorno ai problemi della "marginalità" attraverso interventi complementari che sono di loro competenza.
Voglio soffermarmi brevemente sul primo aspetto.
Esistono carenze gravissime dal punto di vista delle strutture, a cominciare dal servizio interno e dal personale di custodia, due problemi che investono direttamente la responsabilità del Governo e per i quali un'attenzione più adeguata da parte di tutti gli Enti locali può costituire un interessante stimolo alla loro soluzione, visto che a Torino esiste il nuovo edificio carcerario delle Vallette, il quale sembra non corrispondere nelle dimensioni e nei servizi interni alle esigenze della legge di riforma carceraria del 1975.
Il secondo aspetto riguarda la pressione che gli Enti locali possono fare sul Governo in merito ad alcune iniziative riguardanti gli organici del personale, gli agenti di custodia e la loro funzione professionale.
La gravissima carenza in cui si dibatte questa categoria di persone sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, costituisce una delle motivazioni che rendono difficile il funzionamento interno delle carceri.
Infine, gli Enti locali potrebbero farsi portatori di alcune iniziative necessarie ed indispensabili per la soluzione della questione inerente la formazione professionale degli agenti di custodia. A questo proposito anche la Regione Piemonte ha assunto un ruolo attivo con la deliberazione citata dal Presidente.
Alcune esperienze in questo settore sono in atto ma esse devono essere affiancate da corsi preparatori per far fronte alla situazione attuale che è piuttosto incerta.
Vi è poi il problema dell'assistenza sanitaria che è assai carente ed insufficiente all'interno degli Istituti di pena.
Inoltre, non vi è sufficiente attenzione ai problemi della cultura, del tempo libero, dell'animazione, problemi che gli Enti locali, in particolare il Comune ed i quartieri, potrebbero risolvere con successo.
Alcuni Consiglieri, che hanno visitato alcune carceri del Piemonte stanno approntando un documento nel quale emerge la necessità di definire alcune proposte relative alle possibilità operative degli Enti locali. Tale documento sarà sottoposto, nel più breve tempo possibile, all'attenzione della Giunta e del Consiglio.
E' giunto il momento di condannale episodi gravi che avvengono all'interno delle carceri, provocati dalla carenza strutturale, dalla crisi della giustizia, dalla situazione causata dai processi di primo grado che durano cinque o sei anni, dal problema della carcerazione preventiva che si trasforma spesso in una pena, dall'inadeguatezza dei provvedimenti presi dal Governo nazionale, ma è giunto anche il momento di richiedere degli interventi da parte di tutti gli enti, sia a livello nazionale che a livello locale, per poter affrontare con più serenità le questioni cruciali dei detenuti, degli agenti di custodia, degli operatori della giustizia e per poter rendere questi Istituti luoghi umani e personalizzati.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi, Martini ed interrogazione dei Consiglieri Ferro e Revelli inerenti la realizzazione di discariche per lo smaltimento dei rifiuti solidi nella Comunità montana Alta Valle Tanaro


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Lombardi, Martini l'interrogazione dei Consiglieri Ferro e Revelli inerenti la realizzazione di discariche per lo smaltimento dei rifiuti solidi nella Comunità montana Alta Valle Tanaro.
Risponde ad entrambe l'Assessore Salerno.



SALERNO Gabriele, Assessore alla tutela ambientale

La Comunità montana Alta Valle Tanaro in data 23/6/1980 era stata regolarmente autorizzata a presentare il progetto di massima per la realizzazione di una discarica controllata sul sito dichiarato idoneo dalla competente Commissione tecnica.
Successivamente, nel corso di un incontro organizzato dal Comprensorio di Mondovì, il 3/4/1981, per l'individuazione di aree idonee allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, veniva consigliato alla predetta Comunità montana, che fino ad allora non aveva ancora iniziato la redazione del progetto di massima, di collaborare con il Comprensorio che aveva in quella sede manifestato l'idea di realizzare in tempi brevi un unico grande Consorzio su tutto il territorio comprensoriale con la conseguente individuazione di una o due aree da adibirsi a discarica.
Sembrò in quella sede l'idea più rapida ed economica, anche perché il Comprensorio aveva dichiarato di voler arrivare ad una conclusione in breve tempo. Infatti, appena il Comprensorio indicò all'Assessorato l'area di "Ponte Pesio" i tecnici, il 27 novembre, effettuarono un sopralluogo durante il quale venne espresso un parere di massima favorevole, fatti salvi gli opportuni accertamenti geologici ed idraulici.
La Comunità montana aveva, nel frattempo, fatto la richiesta di beneficiare per il 1981 dei contributi previsti dalla legge regionale n.
28/79 per quanto concerne l'art. 2, comma b), e cioè l'integrazione dei costi annui di gestione per il trasporto dei rifiuti. Tale domanda venne rinnovata anche per il 1982.
Le richieste non furono accettate, in quanto i rifiuti non venivano smaltiti in un impianto o in una discarica consortile, come previsto dalla citata legge.
Diverso è il problema della Comunità montana Alta Langa, la quale aveva presentato il 3/4/1981 un progetto di massima per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nel proprio territorio.
Tale progetto non veniva approvato dalla Commissione tecnica nella seduta del 20/5/1981.
Successivamente, la Comunità montana contattava l'Assessorato per studiare la possibilità di realizzazione del suo progetto, pur essendo a conoscenza delle iniziative del Comprensorio; manifestava, invece, la volontà di agire indipendentemente, giustificando il fatto che ben 23 Comuni su 43 non fanno parte del Comprensorio di Mondovì e che le particolari condizioni orografiche e morfologiche della zona rendono difficoltoso ed oneroso, per la maggior parte dei Comuni, il conferimento ad un'eventuale discarica individuata nei pressi di Mondovì.
Si precisa, comunque, che l'Assessorato non ha approvato o in corso di approvazione a tutt'oggi nessun progetto Ai detta Comunità montana, ma sono state semplicemente discusse delle ipotesi di soluzione del problema.
Per chiarire questo complesso di problemi il Comprensorio aveva richiesto un incontro con il sottoscritto; tale incontro è avvenuto il 25 maggio scorso ed erano presenti, oltre al Presidente del Comprensorio, i Capigruppo ed i rappresentanti della Comunità montana Alta Valle Tanaro.
Per sanare il problema relativo al Contributo sulle spese di trasporto l'Assessorato predisporrà un disegno di legge che prevederà la deroga alle disposizioni dell'art. 2, comma b), della legge regionale n. 28/79, per gli anni 1981 e 1982.
Precedentemente detti contributi erano stati concessi grazie ad una diversa interpretazione della legge.
Per quanto mi riguarda l'adesione della Comunità montana Alta Langa all'idea del Comprensorio, l'Assessorato al di là di invitare, come ha sempre fatto, la succitata Comunità montana ad aderire all'iniziativa, di più non può fare, anche perché in base alla legge 46/75 le Comunità montane possono esplicare le medesime funzioni dei Consorzi.
Nella riunione stessa il Comprensorio si è fatto carico di continuare l'opera di coordinamento fra i vari enti per la costituzione, in tempi brevi, di un Consorzio per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Ringrazio l'Assessore per la risposta circostanziata, per l'impegno che si è assunto entrando in contatto con il Comprensorio e le Comunità montane interessate.
Per quanto riguarda la Comunità montana dell'Alta Valle Tanaro, va sottolineato come in passato sia stata data un'interpretazione diversa dalla legge, in base alla quale sono stati assegnati dei contributi per il trasporto dei rifiuti, in attesa della discarica controllata.
Da ciò è nata una legittima aspettativa della Comunità stessa.
Riteniamo utile la soluzione suggerita dall'Assessore di una legge di modifica.
Condivido le osservazioni della Comunità dell'Alta Langa. Si tratta di una zona collinare ampia, compresa in due Comprensori per cui l'indicazione del Comprensorio circa un Consorzio unico deve essere verificata. La Comunità montana ha allo studio un progetto di fattibilità delle discariche, quindi può risolvere questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Sono d'accordo con le proposte fatte e ringrazio.


Argomento: Università

Interrogazione del Consigliere Vetrino inerente le sedi universitarie del Piemonte


PRESIDENTE

Infine, l'Assessore Ferrero risponde all'interrogazione presentata dal Consigliere Vetrino inerente le sedi universitarie del Piemonte.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

L'interrogazione permette per ora una risposta parziale perché solo in seguito potrà dare una risposta di merito.
La Giunta è a conoscenza delle disposizioni che vengono discusse ed approvate dal Senato della Repubblica, a parte il fatto che non consente su quelle proposte per considerazioni convergenti con quelle esposte dal Consigliere interrogante e ha da tempo avviato un'iniziativa per realizzare un incontro con gli organi dello stato, in particolare con il Ministro della Pubblica Istruzione e con il Presidente della Commissione parlamentare; l'invito è esteso ai parlamentari piemontesi e al Consiglio regionale perché una materia come questa non è certo appannaggio esclusivo dell'esecutivo.
Infatti, la proposta che abbiamo già in diverse forme avanzato è che nella sede della Commissione consiliare, con la presenza della Giunta e di queste rappresentanze parlamentari e governative, si addivenisse ad una discussione che costituisse una svolta dell'attuale situazione.
Colgo l'occasione per formulare un auspicio e cioè, posto che è avviata la discussione a livello nazionale, sarebbe importante che la Regione Piemonte, a cominciare dalle sue assemblee elettive più rappresentative avesse la capacità, a differenza anche di altre pressioni premiate in sede nazionale, di rappresentare un'ipotesi culturale e collocare, quindi, il decentramento dell'Università in termini di potenziamento delle strutture culturali della Regione, individuando tematiche attorno cui accorpare le nostre richieste, in modo da aprire la discussione.
E' stato positivo il dibattito sul tema degli insediamenti universitari nella nostra Regione. Certamente se la discussione fin dagli inizi viene caratterizzata come divergenza tra le diverse possibili localizzazioni e non come intento unanime ed unitario di avere insediamenti universitari e di determinare poi la localizzazione più idonea, offre in sede nazionale la possibilità di risposte meno puntuali e la nostra iniziativa risulta meno efficace.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Ringrazio l'Assessore della risposta.
Il senso della mia interrogazione non era tanto di conoscere se la Giunta era a conoscenza o meno di quello che stava avvenendo in sede nazionale, ma di definire come si colloca la Regione rispetto ad un progetto che sta andando avanti non tenendo conto del Piemonte.
Questo provvedimento non è soltanto una sanatoria dei problemi del passato, ma prevede la costituzione di nuove Università, senza alcun criterio di programmazione. Se si fossero tenuti in conto tali criteri, il Piemonte sarebbe entrato a far parte di quel progetto.
Il consenso che prevede l'Assessore, anche in risposta ad una lettera del Consigliere Mignone, dovrebbe realizzarsi molto velocemente, proprio perché in questo momento nella sede competente della Camera si sta riportando questo argomento e sono presenti nuovi disegni di legge del PRI e di altri Gruppi.
Sono d'accordo che in questa fase vada tenuto da parte il criterio della territorialità e che, viceversa, vada messa in evidenza la necessità del Piemonte, come fatto culturale.
In questo modo diamo anche un aiuto ai parlamentari del Piemonte che essendo eletti in un collegio piuttosto che in un altro, sono costretti a portare avanti le richieste che rispondono alle istanze dei loro elettori mentre noi vediamo il problema in senso lato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni e Devecchi.


Argomento:

b) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 2, 3 e 10 giugno 1982 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso l'Ufficio Aula.
Le comunicazioni sono così terminate.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale in Piemonte


PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Vicepresidente della Giunta regionale che deve informare sulla situazione occupazionale di alcune industrie dell'area torinese, comunico che i Capigruppo, dopo tali comunicazioni, riceveranno due delegazioni di lavoratori di aziende in crisi.
La parola ora al Vicepresidente della Giunta regionale Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei qui citare le ultime cifre che abbiamo rilevato circa la situazione della crisi di ristrutturazione industriale che si sta verificando da tempo nella nostra Regione.
I dati che vorrei sottoporre alla vostra attenzione sono i seguenti: al 3 giugno 1982 il numero delle aziende dichiaratamente in crisi è salito a 420 cui corrispondono 58.238 lavoratori a cassa integrazione. Nel mese di aprile 1982 (sono gli ultimi dati in nostro possesso) i disoccupati iscritti nelle liste di collocamento della Regione erano 138.448 di cui 63.570 giovani (nel solo Comune di Torino gli iscritti alle liste di collocamento ammontano, sempre ad aprile di quest'anno, a 36.935).
Per apprezzare il significato di queste cifre occorrerà soltanto che io aggiunga i confronti con le situazioni precedenti.
Per quanto riguarda le aziende in crisi l'andamento è il seguente: nel maggio 1981 erano 167, successivamente a luglio erano 201, a settembre 245 a novembre 318 e nel mese di febbraio 1982 erano 387. Si è quindi saliti da 167 aziende in crisi a maggio '81, a 420 al 3 giugno 1982.
Per quanto riguarda gli iscritti alle liste di collocamento il confronto fra i dati di aprile di quest'anno e i dati dello stesso periodo dell'81 dicono che c'é stato un incremento di iscritti alle liste di collocamento di 21.293 unità (da 117.155 a 138.448) e per quanto riguarda i giovani in cerca di prima occupazione la situazione era di 53.463 unità (aprile '81).
Poiché la mia informazione vuole essere, appunto, solo un'informazione e non introdurre un dibattito che, comunque, si potrà fare in un altro momento, voglio però segnalare l'aggravamento complessivo della situazione e la centralità che il problema dell'occupazione, connesso alla crisi industriale e alla sua necessaria soluzione, da questo si ricava.
Rispetto a questi problemi voglio qui, davanti al Consiglio regionale assumere l'impegno a presentare entro il 10 luglio un progetto di "agenzia del lavoro" che sia rispondente al documento di verifica della Giunta regionale che dice testualmente: "La Regione deve essere posta in condizione di dotarsi, in via sperimentale, di una struttura tecnica (Agenzia regionale del lavoro) che, avvalendosi dell'opera dell'Osservatorio regionale del mercato del lavoro, risponda alle seguenti funzioni manageriali: promozione, progettazione e coordinamento di particolari programmi finalizzati (tutela dell'ambiente e difesa del suolo servizi di sostegno a settori produttivi, servizi sociali); promozione di iniziative riguardanti la cooperazione e il lavoro autogestito; promozione ed organizzazione di piani di formazione professionale per riqualificare i lavoratori in mobilità e per avviare i giovani in cerca di prima occupazione nei contratti di formazione-lavoro".
Quanto alla situazione occupazionale di aziende in crisi vorrei incominciare con la ditta Nebiolo.
L'azienda leader nel settore sta per entrare in una fase di smantellamento graduale.
I dipendenti sono circa 860.
L'azionista Fiat intende sostanzialmente liquidare questa unità produttiva che non risulta più competitiva sul mercato internazionale.
L'ipotesi che l'azienda ritiene di portare avanti consiste in uno scorporo che crei due aziende: la Nebiolo Macchine, con finalità produttive e con caratteristiche di vendibilità. Pare, tra l'altro, che esistano già delle proposte di acquisto. Questa ipotesi interessa circa 300 dipendenti. Aggiungo, al massimo 300 dipendenti, perché le opinioni su questa cifra sono diverse.
Una seconda Società alla quale verranno conferiti unicamente quella parte di lavoratori che risultano essere sostanzialmente esuberanti e come tale non avrà alcuna finalità produttiva, ma risulterà società di parcheggio.
Nel frattempo sarà attuata la messa in CIG di 120 lavoratori.
Questa situazione è venuta a determinarsi contro l'accordo che era stato firmato, dopo ore di trattative, fra la Regione Piemonte, il sindacato e la ditta Nebiolo. Quell'accordo prevedeva investimenti e ricerche di vario genere.
Quindi la situazione è peggiorata; si è determinata una situazione nuova con la rottura di quegli accordi.
La Regione deve opporsi a qualsiasi operazione di speculazione sulle aree. Tutti siamo al corrente dell'entità e della vastità delle aree che occupa l'azienda Nebiolo e dobbiamo sperimentare tutte le vie per individuare l'attuabilità del progetto che la Giunta regionale ha suggerito al Ministro La Malia e al Governo, allo scopo di consentire una "mini politica" di settore.
E' vero che alcune aziende sono in una situazione migliore della Nebiolo, ma è anche vero che in Italia il settore non dà segni di totale fioritura, mentre la Germania e la Francia riescono a vendere e ad incrementare. O abbandoniamo questo settore e lasciamo via libera a quelli che sono più forti di noi, oppure facciamo una politica in questo campo, ma questo bisogna volerlo fare. E' un problema che ha dimensioni che vanno al di là della dimensione regionale. E' una questione di politica industriale.
Sottoporremo la questione ai parlamentari lunedì.
Per quanto riguarda l'azienda CEAT, la situazione finanziaria è ulteriormente peggiorata.
La riunione promessa dal Ministro Marcora alla Giunta regionale e alle organizzazioni sindacali in occasione dell'inaugurazione del Salone dell'automobile non è ancora stata fissata.
Chiediamo che essa sia fissata. A questo punto occorre fissare un incontro per coordinare le proposte avanzate dalle organizzazioni sindacali e dall'azienda. Questo confronto va fatto con i proprietari dell'impresa con le organizzazioni sindacali e con le tre Regioni che la Regione Piemonte ha incontrato in più occasioni e che hanno una posizione comune.
La lotta contro il tempo è fondamentale perché i fondi ormai sono ridotti.
Ogni mese si liquida un miliardo e mezzo di lire nella gestione della CEAT.
La questione riguarda 5.400 lavoratori. Occorre fissare urgentemente una riunione a livello nazionale. Le proposte sono già state avanzate e discusse anche in sede di Capigruppo e si è già tradotto tutto questo in un manifesto affisso nelle vie della città.
Per quanto riguarda l'azienda Teksid, dopo la firma degli accordi che in attuazione del piano Finsider, prevedano la costituzione delle società per difficoltà di ordine burocratico, politico e finanziario non si è passato alla costituzione delle medesime con le quote azionarie Teksid e Finsider previste.
Le società sono state egualmente costituite unilateralmente dalla Teksid con un capitale azionale di 200 milioni cadauna; ciò, ovviamente, in forma transitoria in attesa della firma degli accordi finanziari.
Provvisoriamente, quindi, la situazione concreta può configurarsi come puro smembramento della Teksid nelle società previste.
La FLM è in proposito fortemente preoccupata e sta esercitando una pluralità di pressioni anche sulle istituzioni, in quanto è opinione diffusa che prima che il problema possa trovare definizione, possano passare anche 5 o 6 mesi, con le ovvie conseguenze, avendo la Teksid esaurito gli ordini, di estensione della cassa integrazione.
La situazione in azienda è pesante in quanto questo problema nodale non permette di raggiungere un nuovo assetto direzionale e si stanno creando problemi crescenti anche in ordine agli approvvigionamenti.
La Regione Piemonte sta attualmente predisponendo le forme di pressione necessarie per essere parte attiva nello sblocco della situazione che richiede, comunque, la pressione delle forze politiche e dei parlamentari torinesi sul Governo affinché vengano rimosse difficoltà e riserva e si giunga rapidamente alle firme degli accordi finanziari necessari ad una corretta definizione degli assetti societari secondo le intese previste.
Per quanto riguarda la Montefibre di Pallanza qualcuno avrà letto sui quotidiani un comunicato che riporta la notizia della rottura delle trattative da lunghi mesi in corso e che aveva lasciato aperti alcuni spiragli positivi.
E' in corso questa mattina una trattativa molto delicata per giungere ad un accordo definitivo.
I punti su cui le parti concordano: a) avvio di un programma di investimenti e ristrutturazione. Mef è nelle condizioni di farvi fronte con risorse proprie, senza ricorrere ad agevolazioni creditizie (garanzie fidejussorie bancarie) in un primo tempo richieste b) mantenimento delle attività del Centro Ricerche di Pallanza, con un'articolazione del Centro stesso sia verso le attività produttive (filo continuo, fibre) sia verso il territorio.
Il punto di dissenso è nell'individuazione degli esuberi. Mef ne individua 430.
Le organizzazioni sindacali dopo un confronto tecnico in fabbrica ne individuano 150 e questo dato che è di per sé rilevante, lo diventa ancora di più per la zona del Novarese nella quale viene ad inserirsi.
Per quanto concerne l'Ist, le situazioni sono diverse, ma hanno alcuni comuni denominatori. Sono situazioni alle quali non si può dare una risposta, se non vi è un'iniziativa politica.
I lavoratori dell'Ist sono da sei mesi senza salario e la mancata erogazione del salario mensile di L. 600.000 origina un importo complessivo di L. 3.600.000. Qualcuno si sbaglia, se pensa che nelle famiglie degli operai esiste la possibilità di reperire la somma di L. 3.600.000 in attesa di ricevere successivamente qualche cosa.
E migliaia di lavoratori in Piemonte in questo momento che si trovano nelle stesse condizioni avendo ottenuto la cassa integrazione, ma poiché il periodo intercorrente tra la data di ottenimento della stessa e quella della riscossione varia di sei mesi circa.
Ma non è questo il fatto che mi preme sottolineare. Desidero fermare l'attenzione del Consiglio sul fatto che i lavoratori che sono vittime di processi di ristrutturazione sono in condizioni giuridicamente diverse. Per esempio, se un lavoratore è dipendente di una società in liquidazione non ha diritto di usufruire della cassa integrazione, essendo concessa solo alle aziende in fase di ristrutturazione.
Se un lavoratore è invece dipendente di una società in fallimento ha il diritto di usufruire di due anni di cassa integrazione. Il lavoratore dell'azienda Nebiolo può raggiungere un accordo dove si conviene che ha diritto per tre anni di cassa integrazione. Altri lavoratori, purtroppo non hanno niente. Nella lista di altre aziende in crisi che affronteremo fra poco ci sono lavoratori che vengono indicati come non più idonei a recepire la cassa integrazione perché fanno parte di aziende che da 4 o 5 anni sono in cassa integrazione.
Questo è inaccettabile e deve essere risolto, questa è la questione che ci porranno i lavoratori dell'Ist, ma è anche la questione diversa che hanno già posto al collega Brizio e al sottoscritto a Ciriè l'altro giorno.
La situazione dei lavoratori delle aziende Remmert e Sei-Geri è diversa.
In realtà questi lavoratori hanno ricevuto le lettere di licenziamento.
Trovarsi in cassa integrazione è tragico, ma essere licenziati è qualitativamente diverso. In attesa della riforma generale del mercato del lavoro, queste situazioni abnormi devono essere gestite con misure legislative che mettano i lavoratori nelle stesse condizioni di fronte alla legge e di fronte alla Costituzione.
Il lavoratore ha il diritto di essere trattato come il lavoratore dell'Inghilterra, degli Stati Uniti, della Germania. Egli ha il diritto di porre questa domanda e ha il diritto di ricevere una risposta.
Le informazioni sulla Dea e la Ceretti sono contenute nella relazione che consegno ai Capigruppo.
Per non appesantire ulteriormente i lavori del Consiglio regionale, mi dichiaro disponibile a dare tutte le informazioni e le illustrazioni necessarie e ad approfondire questi problemi e le iniziative conseguenti le quali esulano però dal carattere dell'informazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nome del Gruppo socialista chiederemmo che nei prossimi giorni sia aperto un dibattito sulle aziende in crisi, o in fallimento o con ipotesi giudiziali.
Apprezziamo gli sforzi della Regione diretti al mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi, ma occorre rendere chiarezza sui limiti e sui compiti che la Regione Piemonte ha in questa materia.
Da lunghi anni la Regione, nonostante le sia stato sempre negato un intervento nella politica industriale ed occupazionale, si è assunta l'onere di gestire molte situazioni aziendali difficili. Gli sforzi che sono compiuti in sede locale possono essere importanti, ma è anche importante il cambiamento della linea del Governo nazionale nella politica industriale e finanziaria.
Non ci nascondiamo lo scontro in atto all'interno del Governo tra chi persegue una posizione meramente deflattiva e antinflazionistica attraverso la chiusura quasi totale del flusso finanziario e chi, come noi, vorrebbe invece aperto il credito selettivo verso quelle attività produttive che sono in grado di dare occupazione e, quindi, di espandere l'attività produttiva.
In questo la Regione Piemonte soffre più della Regione Lombardia, la quale possiede invece un impianto più di carattere finanziario e terziario.
Nella Regione Piemonte è necessario operare dei finanziamenti di carattere selettivo poiché non consentendo l'espansione produttiva, si riduce l'area della ricchezza e si depaupera il patrimonio del Paese. Si traduce così l'aumento dell'area assistenziale. La cassa integrazione non produce ricchezza e mette il lavoratore nella condizione di insicurezza sulla sua riassunzione e sulla sopravvivenza dell'azienda, provocando una grave depressione che può durare degli anni con il rischio di degrado e di dequalificare la sua professione.
L'ipotesi del deficit di 50.000 miliardi rischia di saltare e già si indica nel tetto di 65.000 miliardi che non consentono più investimenti.
Apprezziamo vivamente l'azione che il governo regionale sta conducendo e lo invitiamo a proporre al governo di aprire selettivamente alle industrie che sono in grado di dare occupazione e ricchezza.
Solo così potremo uscire definitivamente dalla crisi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ancora una volta ci troviamo a discutere della situazione occupazionale, del numero delle aziende in crisi che aumentano, del numero dei lavoratori in cassa integrazione a zero ore.
A me sembra che evidenziare la realtà non vuol dire fare del catastrofismo; mentre affermare che questi problemi sono marginali rispetto a quelli che si pretenderebbe più importanti della libertà delle imprese di fare scelte unicamente in funzione del profitto, non è corretto, n accettabile.
Una politica neoliberista che punti unicamente al primato dell'impresa ed accetti come unico parametro il profitto non ci va bene, in quanto si deve tener conto del parametro essenziale dell'occupazione e dei volumi produttivi che le aziende riescono a garantire, spesso usufruendo di finanziamenti pubblici.
Colpe gravi vanno attribuite al sistema delle imprese ma anche a chi governa il Paese. Tre mesi fa è stata approvata una legge al Parlamento e dai partiti che governano con la quale si danno 3 mila miliardi per l'innovazione e per la ricerca alle aziende senza porre alcun vincolo rispetto alla quantità dei volumi produttivi e all'occupazione.
Senza soffermarmi sulle singole situazioni illustrate, voglio sottolineare le responsabilità immediate del Governo.
Per la CEAT, il Governo e il Ministro Marcora si erano impegnati a fissare un incontro a Roma per verificare l'entità dell'erogazione dei finanziamenti da parte dell'ENEL e della SIP e per studiare ipotesi di partners nuovi. A tutt'oggi non è ancora stato fissato l'incontro. Queste sono responsabilità gravissime del Governo.
Teksid e Finsider. Il Ministro De Michelis era venuto qui ad illustrare l'accordo sulla siderurgia ma a tutt'oggi l'accordo non è operante. Grave è pure la responsabilità del Governo che non riesce ad imporre alla Montefibre il rispetto degli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali.
L'Assessore Sanlorenzo ci ha illustrato la situazione delle aziende Ist, Remmert, Sei-Geri e Venchi Unica rispetto alle quali è necessario un intervento immediato; in questo senso io credo che i parlamentari si devono impegnare in ordine alla modifica della legge 301 per permettere ai lavoratori di usufruire dei pre-pensionamenti e della disoccupazione speciale.
Ancora una volta il problema di fondo è quello della mobilità. Non credo si possa affermare che la mobilità non funziona per colpa dei lavoratori, perché sono le imprese che hanno delle precise responsabilità rispetto alla situazione di blocco di un istituto rispetto al quale le imprese si sono tanto battute.
La Federpiemonte, dopo che si è battuta per ottenere la mobilità, deve dirci quali sono i suoi programmi, mentre dobbiamo dire con chiarezza di essere contrari ad un'agenzia del lavoro che si proponga un ruolo di puro assistenzialismo, cosa che inevitabilmente avverrebbe nel caso venga reciso il rapporto di lavoro tra il lavoratore e l'azienda.
La situazione Nebiolo merita alcune considerazioni in quanto è un'azienda inserita in un settore non in crisi, ma che manifesta segni di ripresa.
A questo punto si pongono due problemi: quello della meccanica strumentale (che deve essere individuato come settore prioritario nel quale intervenire per salvaguardare l'occupazione e lo sviluppo occupazionale) e quello relativo alla particolare situazione della Nebiolo.
Non si può non denunciare il fatto che per la seconda volta il Comau Fiat non ha rispettato gli accordi firmati; questo non è assolutamente accettabile in quanto se si lascia prevalere la politica del più forte verranno minate le fondamenta della democrazia. Bisogna allora denunciare con forza questa tendenza che va avanti all'interno della Nebiolo, della Fiat e di altre aziende.
La condizione perché il Paese non sia costretto ad importare macchine in un settore in cui noi siamo presenti con la Nebiolo è la salvaguardia e l'integrità produttiva della Nebiolo stessa.
Mentre la soluzione dello scorporo va sulla linea della liquidazione della Nebiolo, con il mantenimento di meno di 300 lavoratori e con lo scopo di mantenere in vita il solo marchio.
Bisogna impegnare il Governo sull'obiettivo della costituzione del consorzio delle macchine grafiche che altre aziende estere hanno già realizzato con profitto, come condizione per rimanere competitivi nel settore.
E' urgente che la Regione fissi gli incontri con tutte le parti interessate per evitare che ognuno si ritagli la propria fetta di interessi: la Fiat con la speculazione sulle aree, i partners che si prendano il marchio, mentre alla Regione rimangono 600 assistiti a cui bisogna erogare la cassa integrazione.
La Regione deve anche intraprendere un'azione nei confronti del Governo perché la soluzione del consorzio all'interno del settore macchine grafiche vada avanti anche in riferimento ai possibili interventi finanziari che il Governo sembra voler assumere nel settore della meccanica strumentale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore Sanlorenzo il quale ancora una volta puntualmente ci porta il quadro della situazione delle aziende in crisi.
Mi permetta, signor Presidente, di rivolgermi a lei per porre una questione di carattere procedurale che dovrebbe essere risolta definitivamente in questo Consiglio.
La questione è stata sollevata dall'Assessore Sanlorenzo quando ci ha ricordato che si tratta di un'informazione ed è stata sollevata dal collega Viglione che ha svolto anche delle considerazioni di merito di carattere generale che la nostra parte politica condivide pienamente. Il collega Montefalchesi ha svolto poi delle considerazioni più specifiche pure condivise da noi comunisti.
Proprio perché voglio attenermi al Regolamento, non rincorrerò le affermazioni dei colleghi Viglione e Montefalchesi, non perché non le condivida, ma perché credo che vadano discusse nella riunione che è stata sollecitata. Farò, invece, alcune domande. Ricordo che sulle informazioni della Giunta si possono soltanto chiedere dei chiarimenti.
Il fatto ci è stato ricordato in una seduta del Consiglio regionale del 29 ottobre 1981. Già allora dissi che è difficile non svolgere considerazioni di merito su una materia come questa, non fosse altro per porre delle domande.
Il Gruppo comunista non vorrebbe che ad impegni generici del Governo si rispondesse da parte nostra con perentori quesiti: questi metodi non servono più, di fronte alla complessità delle situazioni. Quindi, se porr delle domande, non le porrò in termini perentori.
Di fronte al trascinarsi di situazioni di crisi per mesi, per anni non valgono discorsi generici, i "vedremo", i "sentiremo".
Vi sono state istruttorie e proposte precise, che si possono condividere o meno, ma sulle quali è doverosa una risposta.
Abbiamo incontrato, nel dicembre scorso, l'onorevole Giorgio La Malfa per discutere della vertenza Nebiolo. Devo dargli atto che fra i "pro consoli" venuti in Piemonte è stato il più solerte e il più attento. E' un anno ormai che la Commissione interministeriale dell'Ossola ha concluso i suoi lavori ed allora si deve dare una risposta.
Vengo alle domande. Il Ministro Marcora aveva assicurato che entro il 10 maggio ci sarebbe stato l'incontro per la CEAT. Non lo dico per fare dell'ironia! Noi l'avevamo richiesto fin dal 27 novembre al Convegno di Frosinone, non solo come Gruppo comunista, ma le Regioni Lazio, Marche, i sindacati.
Nel Convegno promosso dalla Regione Marche, il maggio scorso, ho avuto l'onore di essere relatore invitato dal Presidente democristiano di quella Regione.
Il 9 luglio p.v. avrà luogo una nuova assemblea dei creditori. Mi guardo bene dal mettere le pulci nelle orecchie di qualcuno, ma si deve pure sapere che un'amministrazione controllata in perdita non può durare all'infinito, ma può andare incontro al fallimento. A quel punto saremo tutti disposti a correre dietro a soluzioni puramente assistenziali.
Tutte le questioni poste, l'ipotesi GEPI per il Sud, l'ipotesi di nuovo partner per il Nord, le questioni dei crediti dell'ENEL che si aspettano ormai da molti anni, le questioni dei programmi energetici dell'attivazione delle commesse per cavi, questioni sulle quali solo il Governo deve rispondere.
Nebiolo. Esiste una nuova proposta di ordine del giorno unitario. Non spendo altre parole. Voglio solo ricordare che visto che l'azienda ha comunicato il definitivo sganciamento Fiat, visto che la Fiat si è già impadronita delle aree, considerato che la società alessandrina avrebbe una limitata capacità occupazionale, chiedo alla Giunta regionale se non ritenga di dover convocare tutte le parti, Nebiolo, Fiat, Gruppo alessandrino, altri partners che hanno manifestato interesse alla proposta di consorzio per fare il punto sull'insieme dell'operazione; voi capite che, se non si procede così, ognuno si farà il pezzo di operazione che più interessa e al Governo, alla Regione e al sindacato resterà il torsolo dei fittizi cassintegrati; dico fittizi perché quando si costituisce una società e la si autodefinisce una società "per gestire le passività" bisogna sapere intanto che è parassitaria e poi che è l'anticamera del licenziamento.
Ha detto qualcosa il Governo relativamente alle sue intenzioni di intervenire per la meccanica strumentale? Ha detto qualcosa circa l'ipotesi consortile? Ha detto qualcosa la Fiat-Comau circa la possibilità di non limitarsi ad un'operazione parcheggio - binario morto per i cassintegrati visto che si tratta di una maestranza altamente qualificata? Chiediamo, inoltre, alla Giunta regionale e al Comune di Settimo che sulla questione delle aree promuovano subito una verifica con la Fiat; la vicenda Teksid non è la sola azienda in crisi nel nostro assetto. Avrete ricevuto come me un telegramma del Sindaco di Omegna che ci convoca là per la Pietra. Che cosa andiamo a dire ad Omegna? Che la questione ha un quadro di riferimento imposto dalla C.E.E.
sicché la sistemazione di ogni pezzo ne condiziona un altro.
Vorrei sapere, per l'area del Verbano-Cusio-Ossola, se si prepara qualcosa, che cosa si prepara. Ieri si è svolto un incontro tra i rappresentanti dell'Alto Novarese ed il Ministro del Bilancio. Vorrei sapere se il Governo ha detto qualcosa circa l'utilizzo che intende fare delle risultanze della Commissione che ha chiuso i lavori un anno fa.
Per la Pietro Maria Ceretti c'é stata l'altro ieri una riunione al Ministero del Bilancio: chiedo se il Governo ha detto qualcosa circa il proprio impegno, tenuto conto che l'ipotesi di Lucchini è parziale ed è tutta da contrattare e darebbe 170 posti in laminazione, 80 posti con l'apertura di un forno e 26 posti con l'apertura di un secondo forno contro i 660 occupati.
Si parla anche in questo caso di mobilità e con quali impegni? Vorrei sapere dall'Assessore Sanlorenzo se sono vere le notizie circa un rapporto che l'azienda sta avviando con la Finsider.
Inoltre ha detto qualcosa il Governo circa la Sisma? Ci sono ancora 1.470 occupati e un parcheggio che dura da 4 anni. Voglio sapere se il Governo ha detto qualche cosa circa la proposta fatta dalla Regione quando fu interpellata per il piano siderurgico circa le proposte di assetto della Sisma.
Domando alla Giunta se andando a questo incontro e andando a quello del 22 prossimo in Prefettura andrà per sostenere la sistemazione della Pietra di Omegna all'interno del progetto siderurgico o se andrà per sostenere l'ipotesi sulle aree o se andrà per sostenere tutte e due le ipotesi.
Montefibre. L'Assessore Sanlorenzo ci ha presentato un quadro chiaro su tutta la vicenda. In un primo tempo avevano chiesto di essere appoggiati dalla legge 765. Ora ci troviamo davanti alla rottura delle trattative e alla ripresa con un esubero di oltre 430 persone.
Intanto si dice però che la produzione di tecnopolimeri sarebbe fatta a Ceriano Laghetto.
Domanda: senza fare la concorrenza a Ceriano Laghetto, è stato precisato al Governo che Ceriano ha il 55% degli occupati nell'industria e che la situazione di Pallanza degrada da cinque, sei anni? Al di là di questa considerazione, che pure deve essere sottoposta al Governo, resta il fatto che ci vorrà almeno un anno e mezzo prima che Cenano Laghetto sia in funzione ottimale e un anno e mezzo possono consentire molte verifiche, compresa quella del mercato dei tecnopolimeri e compresa quella dell'esubero. E' possibile allora riprendere la trattativa e porla sulle basi del differimento? Dea. Le proposte che la Dea ci ha confermato per iscritto non sono perentorie. Fa la proposta che il meccanismo duri almeno cinque anni e dice di rimettersi alle valutazioni che farà l'I.M.I. Allora, affrettiamo i tempi per salvare questo patrimonio al nostro Paese.
Ist. Non aggiungo altre considerazioni perché là dove si propongono questioni di modifiche di meccanismi, anche legislativi, conviene farle con un incontro tete -à-tete con i lavoratori interessati nella riunione che si terrà dopo questo dibattito.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Certamente l'intervento dell'Assessore Sanlorenzo, per la vastità dei temi toccati, non è solo una semplice comunicazione: era, quindi, facile prevedere che le norme regolamentari sarebbero saltate.
Siamo disponibili per un dibattito che dovrebbe avvenire prima in Commissione e poi in Consiglio onde poter approfondire i singoli casi delle aziende in crisi.
Non entrerò nel merito delle singole situazioni, toccherò però alcuni temi che la relazione di Sanlorenzo ha posto. Non abbiamo mai sottovalutato la crisi e le difficoltà industriali, abbiamo semmai detto che ci si è accorti tardi della crisi. Appunti di tal genere vanno indirizzati ad altri Gruppi e probabilmente alle stesse forze della maggioranza che hanno spesso minimizzato la crisi.
Sono poi stati toccati due temi importanti: quello dell'agenzia del lavoro e quello della legge 760.
Io sono d'accordo con Sanlorenzo quando dice di avviare la mobilità, di non fare dell'assistenzialismo, ma allora bisogna sapere di quali ammortizzatori sociali beneficiare in modo equo.
Il discorso della legge 760 deve andare avanti e il nostro Gruppo, fin dall'ottobre 1981, lo sostenne. La legge 760 va approvata, non ci si deve fermare di fronte alle diatribe tra sindacato e Governo. Il ruolo di governo va svolto.
Per quanto riguarda l'agenzia del lavoro rinvio alla lettura del nostro documento "Piemonte '80" presentato in ottobre, nel quale si dice: "La specialità del Piemonte esige che si affronti l'esperimento dell'agenzia del lavoro".
Il nostro partito ha chiuso il congresso provinciale con un ordine del giorno che invita il Governo a portare avanti una conferenza sui problemi dell'economia piemontese e delle Regioni particolarmente colpite nel settore industriale.
Relativamente all'intervento di Viglione, sono d'accordo che si deve portare avanti la fase della ripresa economica, però al tempo giusto.
Perché di errori per la fretta ne abbiamo pagati tanti e mi riferisco alla fretta del '75, quando De Martino chiese l'abbassamento dei tassi del 4% e oggi ne paghiamo le conseguenze; mi riferisco al caso francese, dove Mitterrand, dopo l'aumento salariale a tutti, attua il blocco per non aver verificato le condizioni della prima manovra.
Va ricercata a livello di governo una sintesi che ci faccia uscire da queste difficoltà, né si può semplicisticamente dire che è sufficiente riaprire il credito senza mandare avanti la legge sui fondi degli investimenti e la legge Visentini. Bisogna creare le condizioni per una solida ripresa dell'economia e del lavoro ed è semplicistico affermare che ci troviamo di fronte a due politiche: l'una a favore dei lavoratori che sarebbe portata avanti da qualcuno, l'altra contro i lavoratori che sarebbe portata avanti da altri. Sui singoli casi in crisi, ha ragione Alasia quando dice che non si possono dare soluzioni nette. Circa l'Indesit abbiamo infatti fatto qui il discorso del consorzio ed abbiamo sostenuto: "non portiamoci sulla soluzione netta del consorzio, non siamo tecnici che dobbiamo trovare le soluzioni". Per questo abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno della Nebiolo, in quanto postula la soluzione dei problemi senza scendere in particolari che non sono di nostra competenza e che non siamo in grado di giudicare in tutti gli aspetti.
Si dice che si fanno le speculazioni edilizie, allora noi chiediamo: "Chi governa Torino? Chi governa il Piemonte?". Chi delle aree di Torino fa oggetto di contrattazione?



(Interruzioni dal pubblico)



PRESIDENTE

Stiamo parlando di questioni che riguardano la città, che riguardano voi e noi. La democrazia vuole dire però possibilità di parlare, anche se non sempre si ha il consenso di tutti.
Prego il pubblico di non intervenire.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

I problemi del Lingotto, della Nebiolo, del Campo Volo, del Centro Direzionale, sono oggetto di assetto urbanistico della zona torinese e oggetto di contrattazione. Il discorso delle aree deve essere chiarito.
Non vogliamo provocare né accettiamo il gioco dello scarica barile e che si dica che prima del '75 la Regione poteva fare tutto, dopo il '75 non può fare niente e la colpa è sempre degli altri.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, voglio ringraziare anch'io l' Assessore Sanlorenzo per le informazioni molto precise e molto dettagliate che ha voluto darci questa mattina. Sarebbe stato opportuno che nella sede competente dei Capigruppo si fosse chiarita la situazione che coinvolge grandi temi, avremmo così potuto strutturare un altro tipo di intervento non contravvenendo al Regolamento come stiamo facendo.
Il Consiglio regionale si trova in questo momento in forte ritardo rispetto ai suoi lavori nella tabella, avendo da esaminare due importanti leggi che hanno scadenze precise.
Non avrei voluto intervenire nel merito delle informazioni ma gli interventi che si sono susseguiti hanno toccato temi che non attengono alla comunicazione fatta dalla Giunta.
Proprio perché sono rispettosa del Regolamento mi limito a porre delle domande come ha fatto il collega Alasia.
Il documento della Giunta, recentemente discusso in quest'aula accennava in termini generici all'agenzia del lavoro, tema che dovrà essere occasione di un dibattito serio perché automaticamente tocca tutti i temi che riguardano il mondo del lavoro.
Credo che la data del 10 luglio ricordata dall'Assessore sia possibilmente da anticipare perché costituisce occasione per dibattere i temi sul tappeto e per chiarirci le idee attorno alle posizioni assunte dai vari Gruppi politici in materia di politica industriale e dei limiti delle competenze regionali.
Se pensiamo che la Regione non debba avere la delega nella politica industriale deve comunque essere maggiormente protagonista nei confronti del Governo rispetto agli indirizzi di politica industriale che riguardano la comunità nazionale e più specificamente quella regionale.
In questi ultimi tempi c'è stato un maggiore raccordo tra la politica regionale e quella nazionale anche in tema di politica economica, non fosse altro per l'attenzione che il Governo ha voluto riservare alla nostra Regione. Non parlo solo dei pro-consoli, ma di tutti i Ministri che per un verso o per l'altro hanno voluto dimostrare una maggiore attenzione ai nostri problemi.
Il Piemonte è una Regione leader, se la sua economia è sana e prospera anche quella nazionale presenta caratteri positivi.
Il Governo discute sulla politica industriale, ma questa Regione a due anni dal suo insediamento non ha ancora il piano di sviluppo e, fatto più grave, nemmeno lo discute.
Allora, prima di dare patenti di inadempienza politica al Governo bisogna che ognuno si faccia un proprio esame di coscienza e vada a vedere se non sia il caso di svolgere bene e presto le proprie competenze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Concordo anch'io sulla considerazione fatta da molti colleghi che la "comunicazione" della Giunta non sia lo strumento più idoneo a permettere un sereno confronto tra le forze politiche.
Convengo peraltro che la comunicazione ha quelle caratteristiche di immediatezza che sembrano essere più producenti in situazioni di questo genere.
Ringrazio l'Assessore per la documentazione prodotta e per la relazione svolta; suggerisco anch'io che questo dibattito trovi sbocco nella sede più appropriata della Commissione.
Preciso, però, che fintantoché non sarà modificato lo Statuto, non sono favorevole che le Commissioni diventino gli ammortizzatori dell'assemblea.
Non vorrei che quest'aula, così poco colorita, anche se molto colorata fosse meno colorita perché si tende ad utilizzare la Commissione come momento di stemperamento delle tensioni. La politica è tensione, è scontro ma sereno, franco. La Commissione deve essere la sede in cui si approfondiscono i tempi politici e mettere i Consiglieri in condizione di svolgere le loro argomentazioni senza ridurne la carica polemica e a volte provocatoria. Mi sembra giusto che una società, quando affronta i suoi problemi, esprima anche con animosità, il suo scontento.
Abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno perché lo riteniamo sufficientemente attento alla problematica. Si sono fatte alcune considerazioni sulla politica nazionale e sull'ipotetico scontro tra il partito del sociale e il partito del produttivo. Ho l'impressione che si stia portando avanti un'ennesima mistificazione.
Riteniamo che la sinistra, quando gestisce in periodi di crisi un paese ad economia capitalistica e di mercato abbia difficoltà a conciliare la sua tradizione, la sua vocazione, i suoi obiettivi con i problemi insiti in un sistema che nella sua cultura e letteratura da decenni combatte e mette in discussione.
E' evidente che da quel sistema che ha determinate regole molto rigorose, la sinistra storica cerchi di uscire con una contraddizione ipotetica e con dei comportamenti da nuovo Keinesismo.
Sappiamo che il Partito Socialista su questa vicenda ha una grossa giustificazione. Siamo tra i partiti che hanno chiesto ad un illustre Presidente del Consiglio (che però incomincia a confondere il senso dello Stato con il trionfalismo) di analizzare questi conti.
Scopriremo lo scarto esistente tra una previsione che vuole reintrodurre sul piano dello sviluppo le risorse attraverso una rigorosa manovra fiscale ed un altro tipo di politica che ritiene che il rilancio si possa ottenere attraverso una politica di credito.
Ha detto bene Viglione che la politica del credito deve essere selettiva, mi si consenta però di dire che la selezione indica e prevede a monte un fatto programmatoria di grande capacità di governo.
Noi abbiamo qualche dubbio che in questo momento il nostro Paese sia in grado di fare oculate scelte selettive sul piano della programmazione e dei grandi obiettivi di rilancio, che siano segati da un altro laccio della nostra società, l'assistenza, che ha viziato da sempre l'economia del nostro Paese.
Lo scontro è più teorico che pratico, perché l'uno e l'altro dei contendenti (se ci sono) dimenticano alcune loro riserve mentali, da una parte l'atteggiamento socialista che non è solo di tipo tecnico ma è anche di tipo politico, perché vuole riuscire ad ottenere in una società capitalistica in crisi un risultato che probabilmente pensava di perseguire in un contesto economico diverso, dall'altra l'atteggiamento della Democrazia Cristiana che non può farci credere che attraverso l'improvvisa difesa ad oltranza del sistema monetario, che riporterebbe in primo piano il nostro Einaudi, in qualche misura cerca di ritardare alcune riforme fondamentali che devono bucare il pallone dell'aspetto assistenziale.
E' stata fatta qualche considerazione sulla politica regionale. La storia ragiona con tempi lunghi e la realtà con tempi stretti.
Non siamo così poco attenti alle cose politiche per dimenticare l'immagine che la sinistra e il PCI in particolare aveva del Piemonte quattro o cinque anni fa, le prospettive sulle quali lavorava, le cose che non voleva, non voleva il rilancio del Piemonte e questo l'ha scritto in tutti i documenti. La politica delle grandi vie di comunicazione che dovevano rilanciare il Piemonte come area forte, era rifiutata dalla sinistra.
Il piano di sviluppo tenuto ormai nella camera ardente ipotizzava un riequilibrio della città di Torino rispetto alla Regione e della Regione rispetto al resto del Paese.
Quindi, non accusiamoci l'un l'altro di interpretazioni più o meno intelligenti ed acute sullo stato di crisi della nostra Regione.
C'è un'interpretazione di tipo culturale della crisi che ha diviso non soltanto questo consiglio, ma anche la maggioranza.
Si tratta di capire se la crisi intesa come riassetto del sistema industriale indichi uno stato patologico o un fatto fisiologico caratteristico di questa realtà.
Mi sembra abbastanza curioso che in questa sede si dichiari che la crisi è patologica, mentre i documenti della verifica vengono strombazzati da tutti e, in particolare, dal PSI come documenti nei quali la maggioranza cambia valutazione e riconosce che la crisi è di tipo fisiologico.
Sono convinto che la verifica che si è compiuta la settimana scorsa non avesse come oggetto la politica industriale del Piemonte e che all'ultimo momento si fosse cercato di mettere una vernice culturale e politica.
La realtà però è più forte della politica e dei pateracchi. Tra l'altro, il Presidente è stato imprudente ad accettare che all'ordine del giorno venisse iscritta la verifica, considerando che, a metà legislatura è previsto il rinnovo delle Commissioni e dell'Ufficio di Presidenza.
Sembrerebbe, con questo, che la Giunta non ha rispettato nessun appuntamento di tipo istituzionale, invece, ha solo risolto alcuni dei suoi problemi. Il dibattito che è stato richiesto da molti colleghi, e mi pare che su questo consenta il Vicepresidente, responsabile di questa materia probabilmente chiarirà a questo Consiglio se la verifica che si è chiusa ha comportato un modo diverso di atteggiarsi rispetto alla crisi industriale del Piemonte o se sia stata uno dei tanti argomenti semplicemente enunciati ma non approfonditi.
Allora, il tempo che è stato consumato andrà al di là della possibilità di risolvere questo problema, ma ci permetterà di fare il nostro dovere politico nel dare una risposta chiara e non equivoca alle aspettative della collettività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi atterrò solamente al regolamento, come peraltro hanno fatto alcuni Consiglieri che mi hanno preceduto, limitandomi a qualche breve osservazione sulle comunicazioni del Vicepresidente della Giunta regionale. Al riguardo, ritengo opportuno e necessario ricordare che gli incontri del novembre scorso della Giunta e delle forze politiche con il Presidente Spadolini e successivamente con i Ministri pro-consoli, hanno avuto per oggetto principalmente le emergenze del Piemonte, con particolare riguardo alla grave emergenza delle aziende in crisi. Erano state progettate soluzioni peraltro diversificate tra di loro e da parte del Presidente del Consiglio e dei Ministri suoi delegati erano state fatte delle formali promesse, anche scadenzate ed il termine stabilito era quello del 31 dicembre scorso, entro il quale, sotto il profilo della politica industriale e sotto il profilo tecnico-giuridico ai fini di ovviare alla disparità di trattamento fra le aziende in crisi avrebbero dovuto essere emanati dei provvedimenti concreti da parte del Governo.
La situazione che oggi ci ha diffusamente enunciato ed illustrato l'Assessore Sanlorenzo che conoscevamo nelle grandi linee e che oggi abbiamo conosciuto nei dettagli, sta a significare che la situazione è peggiorata e che il Governo, l'unico soggetto che aveva le competenze operative in materia, non ha emanato alcun idoneo provvedimento per uscire da quell'emergenza denunciata nel novembre 1981.
In questa situazione, per rimanere sempre sul piano realistico concreto ed operativo, è necessario fare al più presto quel dibattito sulle problematiche dell'occupazione, esposte oggi dall'Assessore Sanlorenzo peraltro richiesto dai colleghi che mi hanno preceduto, con particolare riguardo a quella che è la chiave di volta del problema, cioè all'argomento dell'agenzia del lavoro. Penso che solo attraverso la possibilità di additare in questo ambito soluzioni concrete ed operative, sia possibile cominciare ad operare per uscire dal tunnel della crisi, con particolare riguardo alla crisi delle aziende in dissesto.
Tutto questo nell'auspicio che il dibattito sarà operativo e che abbia un interlocutore che recepisca le proposte del Consiglio regionale. Questo interlocutore, che nel novembre scorso ci ha ascoltato in maniera apparentemente seria, ma non ha però provveduto in maniera operativa provveda immediatamente prima che sia troppo tardi.



PRESIDENTE

Assessore Sanlorenzo, la prego di sintetizzare molto le conclusioni del dibattito.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non rispondo alle domande che mi sono state poste, perché sono anch'io rispettoso del Regolamento.
Desidero soltanto rivolgermi ai vari Gruppi per ricordare che lunedì prossimo, presso la Giunta regionale, si svolgerà un incontro con i parlamentari per affrontare alcuni dei problemi che questa mattina sono stati visti in termini informali per i quali noi sappiamo indicare delle soluzioni ma poiché devono essere risolti in tempi brevi la formula più opportuna non è quella del dibattito generale, bensì quella di un confronto di merito.
Per quanto riguarda l'agenzia del lavoro per il momento esiste solo l'esperienza della Regione Campania che stiamo studiando.
Stiamo raccogliendo i vari progetti elaborati da Gruppi diversi e cerchiamo di elaborare una proposta che tenga conto delle opinioni più diverse in modo da fornire al Consiglio regionale un ampio materiale di discussione.
Sono d'accordo sul fatto che le Commissioni non debbano esautorare il confronto del Consiglio, tuttavia possono prepararlo.
Siccome molte di queste questioni hanno svariate sfaccettature tecniche e di approfondimento metodologico, se i Presidenti delle Commissioni competenti ritengono di convocare l'Assessore perché possa riferire sulle questioni in materia, sono disponibile.



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso. La riunione dei Capigruppo stabilirà le modalità del successivo dibattito che è stato preannunciato.
E' stato presentato un ordine del giorno sulla questione della Nebiolo firmato dai Consiglieri Alasia, Viglione, Montefalchesi, Brizio, Mignone Vetrino e Turbiglio. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale esprime vivo rammarico e disapprovazione per il fatto che l'accordo sindacale stipulato alla Nebiolo nel febbraio '82, che prevedeva un parziale programma di ripresa produttiva e le modalità di rientro dei cassaintegrati, è praticamente caduto dopo le intenzioni manifestate dall'azienda.
Il Consiglio regionale del Piemonte che ha seguito attentamente lo svolgersi delle complesse vicende Nebiolo sottolinea come per la seconda volta accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali vengono di fatto disattesi.
La situazione è ora così caratterizzata: le aree Nebiolo sono già state acquisite dalla Fiat sono in corso operazioni di svendita di attrezzature mentre l'azienda ricorrerà nei prossimi giorni ad un ulteriore ricorso alla cassa integrazione speciale per altri 40 lavoratori si profilerebbe una possibilità di limitata ripresa con nuovi partners, con basso livello occupazionale e senza che sia stato prospettato un programma produttivo mentre sono state poco utilizzate occasioni essenziali come quella della fiera DRUPA di Dusseldorf si costituirebbe entro luglio una non meglio precisata società di parcheggio per i soli lavoratori che non rientrerebbero nell'ipotizzata nuova società con il solo scopo di interventi assistenziali il cui ruolo è eloquentemente chiarito dalle dichiarazioni della Nebiolo secondo le quali si tratterebbe di una società 'per gestire le passività' mentre il ricorso alla cassa integrazione dovrebbe prolungarsi oltre il 1985.
In questa situazione il Consiglio regionale ribadisce la più netta opposizione a qualsiasi ipotesi di speculazione sulle aree.
Il Consiglio regionale chiede alla Giunta di: a) realizzare rapidamente, secondo gli impegni già assunti, incontri con tutte le parti interessate e coinvolte nelle varie operazioni precisamente con la Nebiolo, con la Fiat, con i nuovi partners che hanno manifestato interesse alla costituzione della nuova società, affinché non siano consentite operazioni scorporate, solo legate a singoli interessi e logiche di gruppo senza proporsi di affrontare globalmente ed unitariamente i problemi di ordine produttivo e quelli di ordine occupazionale.
b) Venga verificata con i rappresentanti delle parti che hanno manifestato interessi per l'ipotesi di una nuova società la possibilità di dar luogo ad una forma consortile che per ampiezza di programmi produttivi e consistenza manageriale consenta di collocarsi efficacemente nel settore che oggi registra una possibile ripresa. Ciò secondo quanto era stato discusso dai rappresentanti del Consiglio regionale assieme ai sindacati e Consigli di fabbrica nel dicembre 1981 con il Ministro del Bilancio.
La stessa proposta di consorzio venga esaminata con il Governo in considerazione appunto delle valutazioni già fatte e delle iniziative che il Governo pare intenzionato ad avviare per la meccanica strumentale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti in aula.
Sospendo ora la seduta per consentire un incontro tra i Capigruppo ed i rappresentanti delle maestranze delle aziende in crisi.



(La seduta, sospesa alle ore 11,40 riprende alle ore 12,40)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Difensore civico

Elezione del Difensore Civico


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Esaminiamo il punto quarto all'ordine del giorno che reca: "Elezione del Difensore Civico", come previsto dalla legge regionale n. 50/1981.
Innanzitutto vi do lettura degli artt. 12, 13 e 14 della citata legge che prevedono, rispettivamente, i requisiti e le disposizioni per la nomina, le cause di impedimento alla nomina e le cause di incompatibilità.
Art. 12 (Requisiti e disposizioni per la nomina) "Per essere nominati all'ufficio del Difensore Civico sono richiesti i requisiti per l'elezione al Consiglio regionale, relativamente all'età ed all'iscrizione alle liste elettorali.
Il Difensore Civico è nominato con decreto del Presidente della Regione, su designazione del Consiglio regionale.
La designazione del Consiglio regionale è effettuata a maggioranza dei 2/3 dei Consiglieri assegnati alla Regione.
La votazione avviene a scrutinio segreto".
Art. 13 (Cause di impedimento alla nomina) "Non possono essere nominati all'ufficio di Difensore Civico: a) i membri del Parlamento, i Consiglieri regionali, provinciali comunali, i rappresentanti dei Comitati di quartiere ed i membri degli organi di gestione delle U.S.L.
b) i membri del Comitato Regionale di Controllo e delle sue sezioni decentrate, gli amministratori di enti, istituti ed aziende pubbliche c) gli amministratori di enti ed imprese a partecipazione pubblica nonché i titolari, amministratori e dirigenti di enti ed imprese vincolate con la Regione da contratti di opera o di somministrazione ovvero che ricevono a qualsiasi titolo sovvenzioni dalla Regione d) i dipendenti della Regione Piemonte, degli enti delegati della Regione e degli enti ed imprese che siano vincolati con la Regione dai rapporti contrattuali di cui alla lettera c)".
Art. 14 (Cause di incompatibilità) "L'ufficio di Difensore Civico è incompatibile con l'esercizio di qualsiasi pubblica funzione e con l'espletamento di qualunque attività professionale, imprenditoriale e commerciale e con l'esercizio di qualunque tipo di lavoro dipendente".
Chiede di parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Visto che si dà corso a questa procedura e che non sono stati proposti dalle parti i candidati, chiedo che il Gruppo socialista possa riunirsi per un'informazione generale.



PRESIDENTE

I Gruppi possono riunirsi. Sospendo la riunione e comunico che i lavori riprenderanno alle ore 15.



BONTEMPI Rinaldo

Sarà opportuno convocare i Capigruppo per stabilire la metodologia della nomina.



PRESIDENTE

I Capigruppo sono convocati per le ore 14,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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