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Dettaglio seduta n.135 del 03/06/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto primo all'ordine del giorno "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 20 maggio 1982 si intendono approvati.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente l'Istituto Professionale Agrario "Libertini" di Caluso


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno che reca: "Interrogazioni ed interpellanze".
Iniziamo con l'interrogazione presentata dal Consigliere Cerchio inerente l'Istituto Professionale Agrario "Ubertini" di Caluso.
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Concordo con il Consigliere Cerchio di portare avanti le iniziative sulle quali ci siamo impegnati.
La questione coinvolgeva alcune competenze all'interno della Giunta.
Abbiamo avuto un incontro con il Sindaco, non solo su questo tema, ma anche su altre questioni attinenti agli aspetti formativi e scolastici della zona.
Ringrazio della sollecitazione. Procederemo in merito.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Questo problema riguarda un presidio scolastico importante per la zona di Caluso.
La mia interrogazione si rifaceva ad una precedente, presentata da alcuni colleghi democristiani alla quale non è stata data risposta.
Prendiamo atto del fatto che il discorso è globale, mentre la mia interrogazione riguardava opere di pronto intervento al tetto in quanto c'era il pericolo che quella scuola non fosse più agibile.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interrogazione dei Consiglieri Avondo, Montefalchesi e Mignone inerente il trasferimento di beni ex ENAL alla Regione


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Avondo Montefalchesi e Mignone inerente il trasferimento di beni ex ENAL alla Regione.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al patrimonio regionale

In riferimento all'interrogazione presentata dai Consiglieri Avondo Montefalchesi e Mignone, in cui si chiede quali iniziative la Giunta regionale intenda assumere per evitare che il fabbricato sede del "Circolo Agricolo" di Novara (ex ENAL) diventi irrecuperabile, e quali atti intenda promuovere al fine di garantirne l'utilizzo sociale, si ritiene di poter assumere quanto segue.
Limitatamente al primo punto si precisa che si è già provveduto a richiedere preventivo di spesa per l'esecuzione delle opere che paiono più urgenti (riparazione tetto e camino interno e ritinteggiatura facciata) la cui realizzazione verrà prossimamente autorizzata con una deliberazione di Giunta.
Per quanto riguarda invece il secondo punto dell'interrogazione si comunica che è in via di predisposizione un disegno di legge che, in ossequio a quanto disposto dall'art. 1 - sexies della legge 641/78 e 25 del D.P.R. 616/77, trasferisce la proprietà dei beni mobili ed immobili, già appartenenti all'Ente Nazionale Assistenza Lavoratori, al Comune nel cui territorio sono ubicati.
Il problema di questo stabile, come di altri analoghi, è più complesso di quello che risulta dalla risposta. Questi stabili, che sono parecchi purtroppo sono stati trascurati dai vecchi proprietari per tanti anni.
Le risorse regionali sono insufficienti anche rispetto al piano per la sistemazione dei nostri uffici e d'altra parte le Amministrazioni comunali non si dimostrano troppo disponibili né entusiaste. Non c'è dubbio che nelle dichiarazioni ufficiali fatte ai giornali tutti dichiarano che l'Assessorato non provvede. Ciò premesso, nel caso specifico ci auguriamo che il Comune di Novara accolga di buon grado questa nostra disponibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Nel ringraziare l'Assessore per gli impegni che si è assunto, vorremmo sottolineare un aspetto che ci pare importante.
Molti circoli, ex ENAL. hanno una storia che va tenuta in debito conto da parte della Regione e da parte dei Comuni. Sono circoli che i lavoratori e i cittadini hanno costruito con i loro sacrifici di lavoro e di denaro e che, durante il periodo fascista, sono stati tolti dal regime ai legittimi proprietari.
Condividiamo le preoccupazioni dei soci e dei Consigli direttivi dei circoli che non vogliono vedere vanificati i loro patrimoni storici e che si preoccupano di non avere più la possibilità ad utilizzarli.
La Regione dovrebbe portare avanti una politica che consenta di passare ai Comuni quelle proprietà e la loro gestione. Non escludo la possibilità di intervento da parte dei Consigli di amministrazione dei circoli per il recupero dei patrimoni.
Ci auguriamo che il disegno di legge venga presto alla luce e consenta di dare tranquillità ai soci di quelle strutture.


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione del Consigliere Chiabrando inerente corsi di formazione professionale per il personale di Pra-Catinat


PRESIDENTE

L'Assessore Ferrero risponde all'interrogazione presentata dal Consigliere Chiabrando inerente corsi di formazione professionale per il personale di Pra-Catinat.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

L'iscrizione di questa interrogazione all'ordine del giorno di oggi è impropria perché la richiesta era di una risposta scritta.
Si potrebbe adottare la tecnica di anticipare una prima informazione con l'impegno di dare risposta scritta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Abbiamo concordato di avere risposta scritta con riserva, se il Consigliere si dichiara insoddisfatto di avere una risposta orale.


Argomento: Commercio

Interpellanza dei Consiglieri Revelli e Ferro ed interpellanza del Consigliere Viglione inerenti al mercato alla produzione di Peveragno


PRESIDENTE

Esaminiamo, infine, congiuntamente l'interpellanza dei Consiglieri Revelli e Ferro e l'interpellanza del Consigliere Viglione inerenti al mercato alla produzione di Peveragno.
La parola al Consigliere Viglione per l'illustrazione della sua interpellanza.



VIGLIONE Aldo

Non vorrei fare una polemica sulla vicenda del mercato di Peveragno, ma mi pare opportuno ricordare ai colleghi che erano presenti in Consiglio regionale nel periodo dal 1975 al 1980 che vi fu un lungo ed acceso dibattito sugli insediamenti industriali della Pennitalia nella zona di Peveragno e vi fu anche una sorta di scontro abbastanza grave sulla destinazione nell'area. La Pennitalia doveva trasferirsi a Salerno e si ribadì che quella zona, a vocazione agricola specializzata, che si apre a ventaglio attorno al Comune di Peveragno, avrebbe avuto in sostituzione il mercato dei piccoli frutti.
Sono trascorsi tre anni e non solo Peveragno non ha ancora il mercato dei piccoli frutti, ma a tutt'oggi vi è estrema incertezza relativamente alla sua realizzazione.
Se la risposta dell'Assessore non sarà nella direzione del mantenimento dell'impegno assunto trasformerò l'interpellanza in una mozione.
A tre anni di distanza non soltanto il mercato non si è aperto, ma non si è aperto neanche il primo cantiere per realizzare quelle strutture di conservazione, di trasformazione e di commercializzazione dei prodotti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Condivido le osservazioni fatte dal Consigliere Viglione e ritengo che sulla vicenda di Peveragno sia opportuno giungere ad una conclusione. A suo tempo i Comuni di Peveragno avevano assunto l'impegno di definire l'ubicazione del mercato in una zona baricentrica rispetto agli stessi Comuni, quindi ora occorre concludere.
Probabilmente è anche opportuno rivedere la questione del mercato dei piccoli frutti. Poiché quel mercato ha una dimensione notevole, credo si ponga la necessità di estenderlo ad altri settori merceologici, ovviamente sempre nell'ambito ortofrutticolo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Non sono in grado di rispondere all'interpellanza del Consigliere Viglione in quanto non mi è pervenuta.
Risponderò invece all'interpellanza dei Consiglieri Revelli e Ferro.
Devo peraltro invitare il Presidente del Consiglio a trasmettere le interpellanze agli Assessori competenti prima di porle in discussione.



PRESIDENTE

Da parte dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio si è fatto tutto quanto si doveva fare.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Mi riservo di rispondere all'interpellanza del Consigliere Viglione quando l'Ufficio di Presidenza la trasmetterà.
Il Comune di Peveragno si è fatto promotore, come è noto dell'edificazione di un Centro mercatale per i piccoli frutti che si pone l'obiettivo di rafforzare il ruolo dei produttori nella commercializzazione dei loro prodotti dotandoli di un centro di contrattazione fornito di attrezzature e servizi adeguati.
I parametri essenziali dell'iniziativa sono: costo: L. 1.200.000.000 superficie interessata: mq 50.000 strutture: sala d'asta con orologio, nucleo di celle frigorifere, centro direzionale.
Il progetto è stato ammesso ai benefici previsti dal Regolamento CEE 355/77 concernenti le strutture di commercializzazione e di trasformazione dei prodotti agricoli, fissando un contributo in capitale per un massimo di L.257.500.000.
L'opera, inoltre, è stata anche presentata per un contributo sulla base della legge regionale 28/75 sulle opere pubbliche e ad autorizzazione ai sensi dell'art. 6 della legge regionale 62/79 sulla disciplina dei mercati all'ingrosso.
Da un punto di vista istruttorio la pratica in questione deve completarsi con la costituzione dell'organismo di gestione, che ai sensi dell'art. 5 della citata legge 62/79 occorre sia composto o dai produttori, o da questi unitamente ad uno o più Comuni, o da Consorzi di Comuni (è questo un aspetto che fa ormai parte integrante dell'iter istruttorio); l'impianto prospettato rientra, infatti, nei programmi di rinnovamento della rete mercatale che la Giunta ha espresso nella sua proposta di piano di settore.
In relazione all'avvicinarsi del termine utile per l'inizio dei lavori stabilito dal Regolamento CEE succitato (fine del corrente anno) e viste le difficoltà - non poi così insormontabili - che si frappongono alla costituzione del Consorzio ex legge 62/79, abbiamo indetto il 5 maggio scorso una riunione in Assessorato con i rappresentanti di alcuni Comuni della zona (Beinette, Boves, Chiusa Pesio, Peveragno, Pianfei, Roccaforte Mondovì) che avevano avuto contatti, in materia, con l'amministrazione interessata, per verificare la disponibilità reciproca alla formazione del Consorzio di gestione.
I Sindaci e gli altri intervenuti alla riunione hanno avuto modo di definire le rispettive posizioni che potremo brevemente riassumere nei seguenti termini: 1) polivalenza del mercato (su di esso devono convergere le produzioni di tutti i Comuni interessati, non solo quindi fragole, lamponi, mirtilli come la dizione "Centro mercatale piccoli frutti" potrebbe far erroneamente ritenere) 2) necessità di chiarimenti sul costo (di gestione e di impianto). La cifra indicata, riferita al 1980, è sicuramente destinata ad aumentare per effetto dell'inflazione e quindi crea problemi in ordine all'individuazione dell'onere che ciascun Comune dovrebbe effettivamente sostenere 3) qualche dubbio è stato espresso sulla localizzazione della struttura. Ci si è chiesto se sia veramente indicata in zona baricentrica come peraltro prevista dal piano 4) prospettive di funzionamento. Si è fatto rilevare che su 60 mila quintali prodotti, solo un quinto converge sul mercato 5) impegno del Sindaco o del Comune di Peveragno a fornire ai colleghi tutti i chiarimenti ai dubbi e alle difficoltà avanzate nel corso della riunione. Nell'arco di 30/40 giorni ritiene di poter organizzare un nuovo incontro che serva a verificare definitivamente la fattibilità della costruzione dell'organismo consortile, ovvero la necessità di trovare altre soluzioni.
E' evidente, a questo punto, che la realizzazione del centro mercatale in Peveragno è più che mai nelle mani dei Comuni della zona, i quali sono chiamati a dare prova della loro sensibilità verso il problema della produzione ortofrutticola.
Noi, da parte nostra, abbiamo operato ed opereremo con la massima disponibilità che il caso in questione comporta.



PRESIDENTE

Comunico che la richiesta del Consigliere Viglione è arrivata fin dal giugno presso gli Uffici dell'Assessorato.



VIGLIONE Aldo

Sono completamente insoddisfatto della risposta.
Ricordo la scelta di Peveragno e quel dibattito ebbe un riflesso su "La Stampa" e Garbarino disse che Viglione aveva difeso questa scelta al limite dell'infarto. A fronte di quella scelta però avevamo detto che l'area di Peveragno sarebbe stata dotata di una struttura di mercato per i piccoli frutti agricoli.
Dopo quattro anni, ci troviamo con le popolazioni interessate se non in rivolta, perlomeno profondamente amareggiate perché allora si disse che avendo vocazione agricola tutta la zona di Peveragno non andava ulteriormente appesantita da investimenti industriali.
Oggi non abbiamo né questo né quello ed allora dobbiamo chiederci se qualcuno qui ci ha ingannati.



ALASIA Giovanni

Voglio solo ricordare che quell'operazione industriale fu giusta.



VIGLIONE Aldo

Se io l'avevo difesa, come ha detto Garbarino, al limite dell'infarto è perché avevo sposato quella scelta. Ma a fronte di quella scelta si era anche evidenziata la vocazione agricola di Peveragno e si erano assunti impegni per il mercato dei piccoli e grandi frutti. A tutt'oggi non c'è nulla di tutto questo.
Per quanto riguarda l'adesione dei Comuni al Consorzio, nel caso in cui qualche Comune non avesse dato l'adesione, si poteva ovviare ricorrendo alla Comunità montana oppure alla formazione di cooperative. Non si pu venire dopo quattro anni a dire queste cose.
Il finanziamento è decaduto dell'80%, bisognerà reintegrarlo con un altro finanziamento. E' il solito metodo all'italiana che spesso si critica al governo nazionale ma che si ripete puntualmente anche in questo governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Dalla risposta dell'Assessore traggo l'auspicio che il Comune di Peveragno tra 30/40 giorni torni in Assessorato per dare le risposte ai cinque nodi da affrontare, ricordati dall'Assessore e si giunga finalmente ad una conclusione di questa vicenda tenendo peraltro conto che qualora non fosse possibile giungere ad una conclusione su cui per lungo tempo si è puntato, cioè se non sarà possibile concludere con la costituzione di un consorzio di gestione, si ricorra quanto meno alla convenzione con cooperative sulla base della legge regionale 62.
Questa vicenda però non può ricadere esclusivamente sull'Assessorato competente.
Credo sia giusto sottolineare che il piano di riordino dei mercati, sul quale congiuntamente la III e la IV Commissione per diverso tempo hanno lavorato, è fermo da quattro mesi, perché in sede di Commissione sono mancati i pronunciamenti da parte di alcune forze politiche. Voglio anche ricordare che se in quella sede fosse stato presente il componente socialista forse si sarebbe potuta raggiungere una conclusione positiva della vicenda.



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così discusse.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Biazzi, Carazzoni, Martinetti, Revelli, Rivalta e Sanlorenzo.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 218: "Disciplina delle attività di organizzazione e intermediazione di viaggi e turismo", presentato dalla Giunta regionale in data 19 maggio 1982 N. 219: "Rettifiche alla legge regionale 19 maggio 1982, n. 11, concernente inquadramento nel ruolo regionale del personale proveniente dallo Stato dagli Enti ospedalieri e dagli Enti disciolti di cui al D.P.R. 24/7/1977 n. 616 ed alle leggi 15/8/1974, n. 386, 29/6/1977, n. 349 e 23/12/1978, n.
833", presentato dalla Giunta regionale in data 19 maggio 1982 e già approvato dal Consiglio regionale in data 20 maggio 1982 N. 220: "Costituzione dell'Istituto regionale per la tecnologia e l'energia I.R.T.E. S.p.A.", presentato dalla Giunta regionale in data 19 maggio 1982 N. 221: "Rifinanziamento e modifiche della legge regionale 1/3/1979, n. 10 'Norme per la programmazione sportiva in Piemonte' ", presentato dalla Giunta regionale in data 19 maggio 1982 N. 222: "Riforma dell'organizzazione turistica locale", presentato dalla Giunta regionale in data 19 maggio 1982 N. 223: "Consorzi dei produttori agricoli costituiti per la difesa delle produzioni agricole - Attuazione della legge 25/5/1970, n. 364 e della legge di modificazione ed integrazione 15/10/1981, n. 590", presentato dalla Giunta regionale in data 19 maggio 1982 N. 224: "Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione della S.p.A. IGNITOR", presentato dalla Giunta regionale in data 20 maggio 1982 N. 225: "Promozione ed incentivazione delle attività agri-turistiche" presentato dal Consigliere Mignone in data 21 maggio 1982.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 18 e 27 maggio 1982 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.
Le comunicazioni sono così terminate.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Relazione del Presidente della Giunta regionale sull'aggiornamento del programma a metà legislatura, a conclusione della verifica (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'ordine del giorno: "Relazione del Presidente della Giunta regionale sull'aggiornamento del programma a metà legislatura, a conclusione della verifica".
La parola al Presidente della Giunta Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo brevemente la parola per riconfermare le mie precedenti dichiarazioni sulla verifica aperta circa due mesi or sono e per annunciarne, come d'altronde vi è già noto da notizie di stampa, la sua positiva conclusione.
E' stata una verifica laboriosa, ma ricca di contenuti e spunti positivi.
I partiti hanno svolto la loro funzione mai sostituendosi alle componenti istituzionali dei vari organi regionali. Era necessario procedere, a metà legislatura, alla puntualizzazione ed all'aggiornamento del programma. La verifica si è conclusa con la constatazione del buon lavoro svolto sin qua e con la riconferma della formula politica e della delegazione di Giunta.
La Giunta regionale, da parte sua, ha elaborato il documento conclusivo che consegno oggi al Presidente del Consiglio in modo da permettere il più ampio dibattito a tutte le forze politiche presenti in Consiglio regionale.
E' un atto doveroso al quale non posso sottrarmi e del quale mi ero preso impegno solenne in quest'aula.
Non posso fare a meno di ringraziare i partiti e i Gruppi della maggioranza, in particolare i Capigruppo Viglione, Mignone e Bontempi per il loro appassionato apporto politico, tecnico e - consentitemi - anche personale che hanno dato in questi due mesi di verifiche.
Il lavoro che è stato fatto credo sia altamente positivo per l'intera comunità piemontese. A questo lavoro hanno partecipato, seppure in ruoli diversi, i partiti di opposizione ai quali voglio che giunga la testimonianza più sincera e ferma dell'importante ruolo svolto nell'approfondimento del programma e in difesa delle istituzioni.
Devo dare atto al capo dell'opposizione, Consigliere Paganelli, pure in presenza degli inevitabili giudizi severi e taglienti, dell'equilibrio politico e dell'onestà morale che lo distingue.
Un particolare ringraziamento ai partiti laici, ai Capigruppo Bastianini e Vetrino che in tutta questa operazione di aggiornamento di programma hanno dato un contributo determinante per la risoluzione dei gravi problemi che investono il Piemonte.
Un grazie al Consigliere Montefalchesi che con il suo stimolo costante diventa sempre più una voce attenta e puntuale in questo Consiglio.
Concludo rimandando l'approfondimento politico e programmatico alla mia relazione del prossimo Consiglio e al dibattito che ne seguirà, sicuro che tutti insieme nei vari ruoli e con pari dignità sapremo fare gli interessi del Piemonte, della sua gente, della sua cultura e sapremo essere all'altezza delle sue tradizioni.



PRESIDENTE

La relazione del Presidente della Giunta verrà distribuita a tutti i Consiglieri.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Chiedo un chiarimento al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta.
Abbiamo letto su "La Stampa" del 26 maggio la notizia di un incontro tra il Presidente della Giunta e l'Amministratore delegato della Fiat Romiti, incontro nel quale si sarebbe discusso dei problemi produttivi ed occupazionali dell'azienda. Non ritiene il Presidente della Giunta opportuno informare il Consiglio sulle ampie convergenze che si sono manifestate stante l'attuale situazione produttiva ed occupazionale della Fiat?



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Farò oggetto di precisa comunicazione in Consiglio.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Opere pubbliche

Esame progetto di legge n. 108: "Provvidenze regionali per agevolare la costituzione dei demani comunali di aree in attuazione dei piani regolatori generali"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 108 che reca: "Provvidenze regionali per agevolare la costituzione dei demani comunali di aree in attuazione dei piani regolatori generali" di cui al punto quinto all'ordine del giorno.
Relatore è il Consigliere Astengo che però oggi è in congedo.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Sono uno dei presentatori di questa legge.
Poiché è una legge importante chiedo che si dia corso all'approvazione anche in assenza del Consigliere Astengo dando per letta la relazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Noi sapevamo dell'assenza del relatore Astengo e non avevamo posto obiezione a dare corso all'ordine del giorno e all'esame di questo disegno di legge. La mancanza dell'Assessore però ci pone nell'impossibilità di stabilire quel dialogo con l'esecutivo che è necessario, soprattutto in presenza di un disegno di legge che non è stato approvato all'unanimità in Commissione.
Avremmo diversi emendamenti da proporre, anzi, una pregiudiziale stante il fatto che non più di un mese fa abbiamo approvato un disegno di legge che impinge sulla stessa materia; successivamente è intervenuta la legge 54 a seguito del Decreto di legge Nicolazzi che riguarda le stesse materie. E' opportuno un coordinamento tra la legge regionale e la legge nazionale.
Nel merito di queste valutazioni potremmo entrare solo nella misura in cui vi sia il responsabile dell'Assessorato competente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al coordinamento gestione opere pubbliche

Il disegno di legge può essere discusso anche perché è relativo all'acquisizione di aree per varie finalità, è una materia che non è riconducibile soltanto ai problemi dell'edilizia residenziale pubblica, ma coinvolge in realtà la politica dei demani comunali a fini produttivi e di servizio. Pertanto, credo che la Giunta, nella sua collegialità, possa reggere il confronto in aula anche se non è presente l'Assessore competente in materia di edilizia pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Mi associo alla richiesta del Consigliere Picco e invito la Giunta a riflettere sull'opportunità di discutere oggi questa proposta di legge. Non vi è il Consigliere proponente, non c'è l'Assessore competente; c'è un problema di raccordo al contenuto del documento preannunciato dal Presidente Enrietti che sarà occasione di dibattito giovedì. Oltretutto si tratta di una legge priva di finanziamento per la quale non scattano degli obblighi operativi.



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Effettivamente, questa legge è stata posta per diverse volte all'ordine del giorno ed è stata più attualizzata dopo la votazione del bilancio di previsione. L'art. 10 era stato predisposto in previsione di un bilancio ancora da approvare. Oggi ci troviamo di fronte ad un bilancio approvato.
Questa legge deve ritornare in Commissione, quindi la richiesta di rinvio è più che plausibile.



PRESIDENTE

Convoco i Capigruppo per alcuni minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 10,40 riprende alle ore 11)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto quinto all'ordine del giorno, poiché il relatore è assente, la relazione si dà per letta.



PAGANELLI Ettore

La relazione va letta.



PRESIDENTE

Il Consigliere Viglione vuole leggere la relazione?



PAGANELLI Ettore

Se il relatore della legge non è presente, si deve riunire la Commissione perché deleghi un altro Consigliere a relazionare.
La legge deve avere un relatore ufficiale. O si procede con la relazione del relatore, altrimenti il mio Gruppo sarà costretto ad abbandonare l'aula.



PRESIDENTE

La parola con Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Faccio mie le considerazioni della D.C.
Per evitare in futuro che si ripetano situazioni di questo genere sarebbe opportuno provvedere alla riforma del Regolamento. La relazione dovrebbe essere approvata in Commissione e trasferita dalla Commissione in Consiglio. Allo stato attuale del Regolamento la relazione essendo una "interna corporis" del Presidente non può essere fatta propria da un altro Consigliere nella misura in cui la Commissione non la faccia propria.
Una modifica di Regolamento che preveda che la relazione è approvata dalla Commissione potrebbe renderne possibile il semplice trasferimento in aula. Nell'attuale situazione del Regolamento l'osservazione della D.C. è pertinente e fondata.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per riunire la V Commissione.



(La seduta, sospesa alle ore 11,05 riprende alle ore 11,10)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

La Commissione, riunitasi straordinariamente, ha deciso di sostituire il Consigliere Astengo, assente per malattia, con il Consigliere Ferrari.



PRESIDENTE

La parola allora al Consigliere Ferrari per la relazione sul progetto di legge n. 108.



FERRARI Maria Sofia, relatore

Il presente progetto di legge ha lo scopo di consentire ai Comuni una più efficace attività di gestione delle trasformazioni del territorio mediante la formazione di un demanio di aree, su cui realizzare le previsioni relative agli interventi pubblici contenute negli strumenti urbanistici generali.
La possibilità di acquisire, in tempi immediatamente successivi all'approvazione del PRG, non soltanto il complesso delle aree già individuate per la realizzazione di servizi (le opere di urbanizzazione secondaria ed indotta di cui agli artt. 21 e 51 della legge 56), ma altresì, aree da destinare alla residenza ed all'impianto di attività produttive (industriali, artigianali e terziarie), costituisce indubbiamente, per i Comuni, la condizione più favorevole per realizzare in modo razionale e programmato, gli obiettivi che essi si erano posti redigendo ed approvando gli strumenti urbanistici generali.
Si passerebbe così dall'attuale sistema di acquisizione di aree attraverso l'esproprio, operato di volta in volta per ogni singola area relativa ad ogni singola opera, effettuato per di più solo quando è stato garantito il finanziamento di quella specifica opera, ad un programma generale di acquisizione del complesso delle aree che il piano urbanistico individua per le necessità dell'Ente locale. Verrebbero così accresciute le possibilità di programmazione, di manovra e di operatività dei Comuni con risparmi di tempo considerevoli nella realizzazione delle opere. E' ciò che era previsto dall'art. 18 della legge urbanistica n. 1150 del 1042, la cui attuazione è stata per decenni disattesa per mancanza di fondi.
La messa in moto di questo programma richiede, infatti, nella fase di avvio, l'utilizzo di fondi consistenti e risulta perciò indispensabile l'intervento diretto della Regione che agevoli e sostenga, anche finanziariamente, le iniziative dei Comuni.
E' peraltro da rilevare che una quota consistente delle somme impegnate nelle operazioni di acquisizione potrà essere reimpiegata, attraverso la cessione in diritto di superficie o di proprietà di parte delle aree acquisite, consentendo in tal modo l'ulteriore realizzazione di interventi pubblici (secondo le finalità di cui all'art. 12 della legge n. 10). Si verrebbe così a determinare, per mezzo del finanziamento regionale, un volano sufficiente per operare con continuità in futuro, a mezzo di assestamenti ed aggiornamenti, anche annuali, del programma generale delle acquisizioni.
Il fondo speciale regionale per la concessione di contributi ai Comuni (art. l progetto di legge) non potrà tuttavia coprire interamente le spese necessarie, ma ad esse concorrerà in misura non superiore al 100% della spesa cui il Comune di impegnerà direttamente (art. 1 e 6 progetto di legge); il contributo della Regione sarà così graduato principalmente sulla base dell'impegno che il Comune, autonomamente intenderà accollarsi per realizzare il programma di acquisizione di aree: esso dovrà essere erogato nei tempi e con le modalità di cui all'art. 9.
Quanto alla quota di spettanza del Comune essa potrà essere coperta (artt. 2 e 5 progetto di legge) o con propri fondi di bilancio oppure utilizzando i proventi di cui agli artt. 15 e 18 della legge n. 10/77.
I tempi e i modi di presentazione del programma di cui all'art. 3 del progetto di legge assicurano il suo collegamento sia ai piani pluriennali di attuazione, sia al piano regionale di sviluppo ed al programma pluriennale di attività e di spesa, consentendo che questo nuovo strumento operativo si colleghi alla complessiva azione programmatoria della Regione.
L'attuazione del programma di acquisizione delle aree è realizzata dai Comuni, oltreché attraverso l'esproprio delle aree, anche mediante l'acquisizione bonaria delle stesse (prevedendosi, in tal caso, un sensibile incremento dell'indennità da corrispondere al proprietario) ed ancora, attraverso le permute con altre aree di proprietà comunale; un insieme di mezzi, quindi, in grado di consentire ai Comuni di operare in modo rapido e snello.
E' ancora da rilevare che con le procedure e nei modi fissati dall'art.
5 del progetto di legge i Comuni potranno, sulla base della deliberazione approvativi del programma (eventualmente modificata per adeguarla alla delibera regionale di concessione del contributo, di cui all'art. 9 del progetto di legge) direttamente procedere alla concreta acquisizione dell'area entro i termini massimi di cui all'art. 6 del progetto di legge anche da questo punto di vista direttamente operativo si potranno perci realizzare notevoli snellimenti procedurali.
L'avvio e la realizzazione del complesso di iniziative, scopo del presente progetto di legge, richiederà, certamente, un sostanzioso sforzo finanziario della Regione, almeno per il prossimo quinquennio, ma esso è pienamente legittimato dai risultati che, in tal modo, potranno essere raggiunti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Questa proposta di legge è tra le più importanti che il Consiglio regionale ha approvato negli ultimi anni per il semplice fatto che da decenni continuiamo a sostenere che i Comuni debbano essere dotati di patrimoni e di aree per investimenti di carattere generale per fatti economici o sociali. Tuttavia, mai si è potuto realizzare un disegno siffatto. Anzi, i Ministri che si sono occupati di questo problema di eccezionale importanza, in genere non hanno avuto lunga vita: ricordiamo Sullo, Pieraccini e altri che si sono addentrati nel variegato mondo del dominio del territorio pubblico, dominio che si scontra con una vastità di interessi inimmaginabile.
Le aree vengono ad essere investite da un processo costruttivo o di ampliamento dei perimetri delle antiche città e vengono ad acquisire delle rendite parassitarie perché non sono frutto di lavoro, ma sono frutto di produzione, non sono frutto di intelligenza, di creatività.
Noi riteniamo di sottoporre all'attenzione del Consiglio questo provvedimento con forza perché quando si va a chiedere all'Istituto Case Popolari di costruire una casa, manca il terreno adatto, quando si va a formare una cooperativa per dare una casa a prezzi accessibili ai lavoratori, non esistono le condizioni per poterla costruire, quando si chiede un asilo nido, una scuola materna, un campo sportivo, un'area pubblica, non esistono mai le condizioni perché il Comune possa operare talché somme non indifferenti del bilancio statale, regionale e comunale destinate in quella direzione vengono congelato, quindi perdute, perch mancano questi riferimenti.
Questa legge, oltre che essere legata alla programmazione, ai piani territoriali e ai piani regolatori generali, pone alcune condizioni operative. L'attuazione del programma di acquisizione delle aree è realizzato dai Comuni oltreché attraverso l'esproprio delle aree, anche mediante l'acquisizione bonaria delle stesse, prevedendosi in tal caso un sensibile incremento dell'indennità da corrispondere al proprietario (su questo bisognerà tornare perché non vorrei che si manifestassero speculazioni di altro tipo), anche attraverso le permute con altre aree di proprietà comunale.
E', quindi, un insieme di mezzi in grado di consentire ai Comuni di operare in modo rapido e snello.
E' decisivo il fatto che la legge comprenda anche i finanziamenti, ma è molto più importante il fatto che la Regione, in futuro, opererà in un contesto di certezza perché la legge è ancorata a momenti molto importanti l'esproprio, la cessione bonaria, la permuta di territori, momenti che possono consentire ai Comuni, attraverso la programmazione, di superare l'annualità entro la quale sono soliti operare.
Con questa legge consegniamo ai Comuni uno strumento valido per poter operare nei prossimi decenni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Per mia natura ho una radicata diffidenza per tutti i provvedimenti che vengono presentati come risolutori di problemi da secoli irrisolti e come anticipatori di politiche.
Credo che le leggi debbano essere fatte per risolvere i problemi che la società pone in termini concreti e con riferimento alle azioni concretamente sviluppabili.
Ed è per questo che intervengo per anticipare il giudizio fermo e negativo del nostro Gruppo, giudizio che si costruisce su tre ordini di considerazioni: sul dettaglio di alcune impostazioni tecnico-legislative che già il Consigliere Turbiglio, membro di Commissione, ha ripetutamente sollevato nel corso della discussione del provvedimento stesso nell'inopportunità di un provvedimento di questo genere nell'attuale situazione delle finanze regionali sugli stessi obiettivi che questo disegno si propone nell'attuale stato della legislazione italiana sulla materia.
Vogliamo sgombrare subito il campo da un equivoco in cui potrebbero essere indotte le valutazioni nel dibattito? E' un equivoco che era stato strumentalmente evocato in quest'aula con accenti che non mi sembra che trovino più luogo nei rapporti tra le forze politiche degli ultimi decenni, cioè, chi si permette di dire qualche cosa contro disegni di legge di questo genere sia dalla parte della speculazione della rendita. Noi diciamo piuttosto il contrario e cioè proprio la superficialità di provvedimenti di questo genere concorre ad aumentare il rischio di speculazione di rendita.
Desidero chiarire la posizione del Gruppo liberale e toccare due aspetti: quello relativo alla sproporzione tra le ambizioni di questa legge e le risorse di cui la Regione dispone e quello più generale relativo alla collocazione di questo provvedimento nel più generale panorama dell'ordinamento italiano sulla materia.
La relazione che c'è stata distribuita è formata di due pagine: alla pagina siglata con il numero due al primo, secondo, terzo e quarto capoverso, seconda riga, reca: "La messa in moto di questo programma richiede infatti nella fase di avvio l'utilizzo di fondi consistenti e risulta perciò indispensabile l'intervento diretto della Regione che agevoli e sostenga anche finanziariamente le iniziative dei Comuni".
La pagina tre di questa relazione contiene al primo, secondo, terzo quarto ed ultimo capoverso, seconda riga: "L'avvio e la realizzazione del complesso di iniziative, scopo del presente progetto di legge, richiederà certamente un sostanzioso sforzo finanziario della Regione".
Dobbiamo fare due considerazioni: chi ha scritto la relazione e chi l'ha letta ha dato questo parere per un capriccio personale o perché la sostanza stessa del provvedimento impone questo orientamento? Lo stato delle finanze regionali, prevedibili per i prossimi anni consente di conseguire almeno parzialmente gli obiettivi che dalla legge stessa nella relazione sono individuati? Credo fosse corretta l'impostazione della relazione. Una legge di questo genere ha senso se, e solo se, la Regione ha la capacità di mettere sul tappeto una massa di finanziamenti rapportata all'importanza dei problemi che devono essere affrontati.
Perché questo? Perché la politica di acquisizione di un demanio di aree il vecchio chiodo fisso delle posizioni liberali sulla materia - richiede ai Comuni difficoltà e sforzi che possono essere affrontati e superati solo se questo indirizzo diventa un elemento strategico della politica regionale.
Se la Regione crede che questo sia un obiettivo prioritario deve avere la capacità di mettere sul tappeto ogni anno cifre dell'ordine di qualche miliardo anche perché vi è una complessa gamma di interventi da affrontare: quello per le aree industriali, quello per gli insediamenti residenziali per i quali esistono dei provvedimenti legislativi ad hoc della Regione, e quello più generale delle previsioni dei servizi e degli strumenti urbanistici.
Se questa è politica, la politica si fa con i mezzi, la politica non si fa affermando i principi. Se questa politica richiede mezzi, abbiamo discusso un mese fa un bilancio che indicava come disponibili per il 1982 2 o 3 miliardi (che abbiamo chiamato "miseri") per la totalità delle leggi per il finanziamento del piano di sviluppo. Abbiamo la certezza che né per quest'anno né per il prossimo anno non ci sarà una lira da gettare su questa legge. Tant'è vero che questa valutazione pragmatica trova riscontro nel fatto (uno scandalo del bilancio che abbiamo denunciato) che la legge 6, ben più importante rispetto all'operatività dei finanziamenti, trova nel bilancio della Regione indicazioni in entrate ed in uscita, come se nel 1982 fosse possibile anticipare denari ai Comuni ed averne contemporaneamente i rientri legati all'utilizzazione edilizia dei suoli cosa che è palesemente assurda conoscendo i tempi. Eppure siamo così mal ridotti che per iscrivere a bilancio il capitolo che quella legge prevedeva abbiamo dovuto ricorrere a questo artificio.
In questa situazione noi variamo un'altra legge, ben più ambiziosa, con obiettivi strategici ben più generali, la quale dovrà fare i conti con queste cose.
Quando ci lamentiamo che la Regione non funziona, quando tocchiamo con mano il malessere dei rapporti tra Regione ed Enti locali, la difficoltà che hanno gli Enti locali di riconoscere nella Regione un centro di programmazione, non dobbiamo pensare che siano proprio questi errori di prospettiva, questa mancanza di pragmatismo che portano a sbagliare i segni dei Comuni che li disorientiamo? Incombono i finanziamenti della legge 94, i Comprensori stanno facendo uno sforzo difficile di programmazione e di localizzazione degli interventi e la Regione non ha i mezzi per dare ai Comprensori e ai Comuni la certezza per poter operare per l'acquisizione di quelle aree, ma, nel medesimo tempo, questa stessa Regione illude i Comuni di poter avviare delle grandi politiche, dei grandi principi, grandi parole per realizzare fatti per i quali, noi, come Regione, non abbiamo capacità di intervento. Giudichiamo questo un atto grave, un atto contraddittorio con lo spirito di questa verifica che ci ha visti impegnati anche in funzione di protagonisti.
Non credano i socialisti - lo diciamo con franchezza - che il miraggio politico ci renda ciechi e ottusi rispetto ai problemi del governo di questo momento della Regione Piemonte. Oggi commettiamo un errore in questa direzione sbagliando segnale, creando una legge che creerà illusioni nelle Amministrazioni locali che, di fatto, aumenterà ancora la confusione su questa materia.
Ma vi sono delle altre considerazioni - ed è la seconda parte dell'intervento - sulle quali si costruisce questa forte opposizione liberale. Vi è una sentenza della Corte Costituzionale, una legge non definita in materia di espropri. Ma noi liberali in genere ascoltiamo senza sorridere, anche quando ce ne sarebbe molto bisogno; abbiamo le carte in regola anche in questa materia perché c'è un nostro disegno di legge per la modifica delle norme sulle espropriazioni. Ma c'è di peggio. La sentenza n.
92 del maggio di quest'anno ripristina la validità delle leggi tampone del 1968 e delle successive integrazioni, cioè riconferma che i vincoli che hanno una durata quinquennale aprendo quindi un pericolosissimo contenzioso su tutta questa serie amplissima di vincoli di fatto scaduti ai sensi di quella sentenza n. 92 della Corte, recentemente espressa e quindi ovviamente sconosciuta a gran parte delle forze politiche. Noi facciamo una legge nella quale sanciamo ancora di più che i vincoli imposti debbano essere pagati, indennizzati entro cinque anni. Figuriamoci se i liberali non sono d'accordo su questa linea. Non è un caso che la nostra proposta riprendendo dai disegni di legge sulla materia di altri Paesi, dica che dopo cinque anni il proprietario ha diritto di essere espropriato.
Ma oggi nella realtà italiana i Comuni hanno i mezzi per affrontare questo problema? Noi crediamo con un colpo di bacchetta magica che questo problema possa essere risolto? E a Comuni stremati sul piano finanziario perché lo Stato è stremato sul piano finanziario, noi creiamo con questa legge l'illusione, anzi, l'obbligo, in cinque anni di procedere agli espropri; agli stessi Comuni a cui poi non sappiamo dire di rinunciare all'assistenza scolastica, alle assistenze varie, alle promozioni culturali, alle tante attività che affliggono e penalizzano i bilanci comunali.
Questa assemblea una volta tanto riesce a sollevarsi dal dibattito e dal confronto specifico, meschino, su fatti e problemi generali, per capire il proprio ruolo di governo della comunità piemontese? Non si rende conto che votare in questo momento questa legge è uno sbaglio politico grave, che non avverte il segno della difficile situazione economica che la Regione attraversa, che non avverte il segno delle contraddizioni che l'attuale legislazione si porta dietro che non possono essere sanate con provvedimenti di questo genere, al cui interno, poi, vi sono delle perle pericolosissime, quale, ad esempio, la facoltà per i Comuni fuori dalle norme di esproprio di raddoppiare l'indennità di esproprio pendente una definizione delle norme per cui oggi si opera soltanto in regime di acconto.
Ma allora, ci domandiamo, governare la Regione vuol dire davvero essere responsabili degli atti di programmazione che questa Regione compie? Non è più responsabile sospendere questa discussione, non lasciare cadere il problema che condividiamo ma riaffrontarlo non appena chiarito il quadro legislativo nazionale o, almeno, non appena chiarita una maggiore capacità e disponibilità finanziaria su questo tema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo la pregiudiziale che ha sollevato il collega Picco e dopo l'intervento del Capogruppo del Partito Liberale credo di non dover aggiungere molto, perché il Gruppo consiliare D.C. condivide le motivazioni di Bastianini, accompagnate da una richiesta di sospensione dell'esame del provvedimento, che il Gruppo D.C. aveva già formulato.
In Commissione abbiamo esaminato diverse proposte per la costituzione di demani di aree pubbliche che avrebbero dovuto costituire l'occasione per un esame generale ed una revisione delle procedure delle leggi vigenti oltre che delle specifiche proposte di legge presentate. Ancor prima che venisse licenziato dalla Commissione ed approvato dall'aula, il disegno di legge di iniziativa della Giunta regionale relativo alla formazione di un demanio di aree per l'accelerazione delle procedure per la formazione dei piani di zona della legge 167, abbiamo sostenuto che le proposte presentate dal PSI, e precisamente dai Consiglieri Viglione e Astengo, e dal PLI avrebbero dovuto costituire l'occasione per un esame ed un coordinamento indilazionabile della normativa e delle procedure all'interno di un disegno complessivo di programmazione e di pianificazione territoriale e di una semplificazione procedurale di cui le autonomie locali hanno oggi bisogno.
Non c'era nella nostra richiesta di sospensione nessuna intenzione di sottovalutare l'importanza dei provvedimenti tendenti a favorire, in modo organizzato, chiaro e definito, la formazione di demani di aree pubbliche da parte delle Amministrazioni comunali. E questa rimane la nostra posizione; però ci sembra che sia poco saggio e poco opportuno voler procedere ad ogni costo all'esame e all'approvazione di questo disegno di legge e a non voler prendere in considerazione le motivazioni che in quest'aula vengono addotte e motivate da parte delle forze di minoranza e che hanno come unico scopo quello di arrivare ad una chiarificazione e ad un coordinamento della legislazione regionale e della stessa con le norme di livello statale.
Questo perché, in particolare, la discussione delle modifiche alla legge 56, in sede di II Commissione a seguito dell'entrata in vigore della legge Nicolazzi (legge 94), pone dei problemi di coordinamento che non erano presenti nel momento in cui la maggioranza licenziò questo provvedimento in II Commissione.
La modifica dell'art. 37 e l'introduzione dell'art. 37 bis alla legge 56 ci dicono come non sia più dilazionabile la necessità di coordinare tutti i documenti programmatici di diversa natura che in larga misura si sovrappongono e creano uno stato di confusione e di incertezza; confusione ed incertezza che si assomma all'inutilità dei provvedimenti, quando si abbia attenzione al fatto che non c'é nessuna previsione realistica di spesa e che, quindi, si va a creare una grande illusione per le autonomie locali.
L'Assessore all'urbanistica dovrebbe considerare come non sia opportuno proporre nella relavisione alla legge 56 un documento programmatico, di invenzione regionale, senza coordinarlo né con i programmi previsti dalla legge che abbiamo approvato pochi mesi fa, relativa alla formazione del demanio delle aree per la formazione dei piani di zona ex legge 167, né con i programmi che vengono proposti all'interno di questo disegno di legge infatti, si vanno a costituire delle condizioni di sovrapposizione, di scoordinamento antiprogrammatorio che a tutto può portare meno che a quel processo di revisione legislativa delle norme regionali finalizzate ad un contesto programmatorio chiaro di riferimento, tale da fornire certezza all'iniziativa ed alle previsioni dei Comuni.
Siccome mi rendo conto che è assolutamente inutile parlare in quest'aula, mi riserverò di far pervenire le mie osservazioni agli Assessori, che altre cose forse hanno da fare invece che seguire le nostre argomentazioni che esprimono preoccupazione in ordine all'immagine ed alla realtà della Regione che, provvedimento dopo provvedimento, accavalla norme su norme senza un'attenta considerazione dei problemi di coordinamento.
Come coordiniamo tutto ciò con il documento programmatico previsto con la revisione della legge 56? Come coordiniamo questi programmi con quelli previsti per l'acquisizione e l'urbanizzazione delle aree dei piani di zona per l'edilizia economica popolare? Come coordineremo queste norme con le modifiche non più dilazionabili della legge 28 e della legge 54 su cui l'Assessorato sta lavorando da mesi? Ma, soprattutto, quale prospettiva realistica di intervento diamo alle Amministrazioni comunali quando manca ogni previsione di finanziamento per questa come per altre leggi? Che cosa diremo ai Comuni che obblighiamo a previsioni quinquennali? E' forse questa la capacità di governo che la Regione Piemonte intende esprimere nei confronti delle autonomie locali della nostra Regione? Su questi aspetti chiedevamo e chiediamo una riflessione affinch prevalga il buon senso e si proceda alla semplificazione delle procedure al coordinamento delle norme e alla revisione delle leggi di spesa. Questo non lo chiediamo con intenti ostruzionistici, ma sapendo di fare il nostro dovere istituzionale di forza di opposizione.
Il Gruppo consiliare D.C. invita quindi la Giunta e l'Assessore all'urbanistica a voler sospendere l'esame di questa legge, garantendo che qualora da parte della maggioranza, a verifica ultimata, si manifesti una capacità di gestione e di conduzione delle Commissioni diversa da quella che abbiamo visto in passato, non mancherà la proposta e la disponibilità della D.C.



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Il Presidente poco fa richiamava il Consiglio al buon senso e qualcuno questa mattina nella riunione dei Capigruppo faceva questa stessa osservazione. Può sembrare un luogo comune, ma, nella nostra società, la funzione fondamentale del buon senso è una funzione che deve essere recuperata.
Io che ho seguito dall'inizio l'iter lungo e trascinato di questa legge, vorrei ricordare che quando è nata questa legge aveva uno stanziamento di 10 miliardi, il che la rendeva credibile.
Dobbiamo ragionare attorno a quello che è successo dopo la presentazione di questo disegno di legge avvenuto nel mese di giugno 1981.
Non soltanto sono precipitate le condizioni delle risorse della finanza regionale, ma sono anche precipitate certe condizioni di legislazione urbanistica, intanto per la necessità di revisione della legge 56, poi per il decreto Nicolazzi. Non solo, siamo tuttora in assenza del secondo piano regionale di sviluppo e, in particolare, di quelle linee di assetto e di sviluppo territoriale nella quale questa legge va a collocarsi.
Nel momento in cui questo disegno di legge venne presentato al Consiglio, noi esprimemmo la disponibilità a discuterlo.
E' una legge di principi, diceva il Consigliere Viglione nella sua introduzione nella riunione dei Capigruppo. Siamo d'accordo su questi principi. Ricordo di aver detto che consideravamo così importante il disegno di legge Astengo e Viglione che sarebbe stato utile che venisse votato prima della legge 6, che andava ad individuare i finanziamenti per le aree.
Su una serie di articoli intendevamo intervenire per rendere più corretta, credibile ed attuabile questa legge. Oggi, però non esistono più le condizioni per un esame approfondito, perlomeno in questa sede, quindi si rileva indispensabile un rinvio alla Commissione competente. Dico questo a nome del PRI ma anche come membro della II Commissione e rivendico il diritto che si attualizzi il dibattito attorno a questa legge che deve avvenire prima in sede di II Commissione (che non ha ancora verificato che le condizioni sono cambiate) e poi in aula.
Invito la Giunta e le altre forze politiche ad esaminare questa nostra posizione e di tenerne conto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

Signor Presidente, signori Consiglieri, il dibattito in Commissione è servito ad approfondire ampiamente la materia, sottoposta oggi a votazione sottolineando problemi che sono venuti alla luce anche in aula.
Tuttavia, il Gruppo comunista, tenuto conto che il presente disegno di legge va nella direzione di una più ampia ed incisiva programmazione del territorio, uno dei punti fondamentali dell'azione di governo della Regione, tenendo presenti le difficoltà dei Comuni in questo settore, mai risolte da un'azione governativa, anzi, sotto molti aspetti, aggravate, dà parere favorevole, nella prospettiva di abbreviare i tempi di realizzazione delle opere per gli interventi di edilizia residenziale e di attività produttive da parte dei Comuni.
E' certo un disegno ambizioso che richiede uno sforzo finanziario notevole, deve necessariamente accordarsi con le altre leggi regionali e costituisce un quadro di riferimento generale per interventi più specifici.
Temo che i tempi di realizzazione non siano immediati e in questo ha ragione Bastianini, ma è importante porlo come linea strategica generale come punto di riferimento fondamentale dell'azione programmatoria regionale.
Certo, bisogna fare delle scelte in ogni momento dell'azione di governo e questa è una delle scelte fondamentali. E' ovviamente necessaria la volontà politica per fare diventare operativo questo disegno di legge con interventi finanziari opportunamente graduati e dare, come diceva Genovese certezze ai Comuni, perché non si può illudere nessuno. Bisogna chiaramente dire che ci deve essere la copertura finanziaria e, quindi, la possibilità di intervenire successivamente; d'altra parte il Gruppo comunista ritiene che vi sia la necessità di indicare delle linee di prospettiva verso cui non si può non andare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Alcune considerazioni mi inducono ad esprimere l'opinione del nostro Gruppo che è doverosa nel momento in cui si pone la questione del rapporto tra Regione e Comuni.
Credo che le finalità, gli obiettivi e l'impianto di questa legge siano ampiamente condivisi.
Si dice, con toni particolarmente convinti ed accesi, che questo procedimento legislativo è un modo per non svolgere la nostra azione di programmazione.
Mi permetto di fare un'osservazione.
In una legge di questo tipo si mescolano, si sovrappongono e sono complementari due destinatari: l'organizzazione degli obiettivi dichiarati dai Comuni, la programmazione peculiare dell'istituzione regionale che mette in moto orientamenti e comportamenti dei Comuni. Che questo sia possibile ottenere è questione che attiene al ruolo della Regione, dei suoi rapporti con i Comuni. E' un terreno ancora da conquistare.
Si indica un obiettivo generale da tutti condiviso e su questo obiettivo generale si mobilitano i comportamenti concreti. La funzione di programmazione della Regione nei momenti di stretta finanziaria e di difficoltà è destinata a durare e va rimarcata.
Questo elemento dovrebbe far riconsiderare il discorso del Consigliere Bastianini e che altri hanno fatto circa le illusioni.
Daremmo grandi illusioni ai Comuni se dichiarassimo che questa legge è subito operativa quando invece non ci sono i fondi. Invece, avviamo un processo a cui chiamiamo il governo locale a misurarsi e indichiamo che nel 1983 ci sarà un finanziamento. Mi rendo conto che nel bilancio 1983 non sarà possibile fare dei miracoli per questa legge però, nel processo di qualificazione della spesa, questa legge può dare un contributo.
Non capisco questa posizione così recisa contro l'approvazione di questa legge quanto il suo nucleo portante e proprio questa azione di governo e di orientamento da parte delle Amministrazioni locali.
Rifiuterei qualsiasi atto che abbia questa finalità. Dirò qualche cosa sull'aspetto del coordinamento, sollevato dal Consigliere Genovese.
Il nostro pragmatismo ci deve far dire che certi processi li avviamo spendendo forse più convinzione in quell'azione di coordinamento con la legislazione in itinere come ricordava il Consigliere Genovese.
La revisione legislativa è procedurale, è un terreno di fondo se non si vuole creare delle illusioni e delle confusioni. E' un coordinamento che si può fare subito? Auspicherei che così fosse e vorrei avere qualche indicazione da chi conosce meglio la materia.
Nel settore della politica territoriale e dell'attivazione di interventi, che appartengono alla funzione programmatoria, dovremmo compiere un passo (l'occasione sarà data dalla revisione della legge 56) perché con l'andare del tempo e con l'esperienza abbiamo maturato delle convinzioni diverse dai punti di partenza, qualche ideologizzazione dello scontro tipica di un'altra fase, in questo momento da parte nostra viene un po' meno. Devono restare fermi alcuni capisaldi che però metterei nel ruolo delle istituzioni e nel ruolo di governo. Forse sulle modalità, sulle impostazioni culturali, sui tratti dobbiamo operare una riflessione.
Questa legge dà un contributo positivo in questa direzione a condizione che il coordinamento venga fatto.
D'altra parte l'appuntamento della legge 56 è fondamentale.
Il Consigliere Bastianini ha fatto riferimento alla verifica.
All'interno della maggioranza siamo riusciti a ragionare con grande senso della realtà sui problemi che ci ha posto la mutata realtà che è stata fronteggiata da una vecchia concezione legislativa tipica del nostro impianto politico, una concezione legislativa connaturata all'arretratezza del nostro impianto politico.
Perché non pensiamo, per esempio, di arricchire le Commissioni consiliari di una strumentazione reale, informativa, istruttoria e deliberativa che metta in condizione il rappresentante politico di entrare nel merito dei problemi cruciali del governo? Si governa se si hanno chiare le cose, si governa se si semplifica, si governa se si rende certo il comando legislativo. Questo non avviene allora è difficile misurarsi con la complessità dei problemi. La mia opinione è che si lavori concretamente su questo terreno, altrimenti la revisione legislativa non saremo capaci a farla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo quanto è stato detto, la questione pregiudiziale sollevata dal Gruppo D.C. e puntualizzata dalla collega Vetrino con una formale richiesta di rimessione e di ritorno in Commissione, merita seria ed attenta considerazione da parte della maggioranza e della Giunta.
Infatti, il ritorno in Commissione consentirà innanzitutto di verificare la questione della copertura finanziaria, la quale costituisce il presupposto affinché la legge possa realmente essere gestibile nel futuro e non solo un messaggio illusorio per i Comuni che ne sono i principali destinatari.
In secondo luogo il ritorno in Commissione consentirà di verificare la legittimità dell'intero disegno di legge del maggio 1982 alla luce di quella decisione della Corte Costituzionale a tutti noi sconosciuta, e che è stata richiamata dal Consigliere Bastianini.
Vi è poi un'ultima rilevante considerazione, intelligentemente e chiaramente messa in luce dal collega Genovese, della cui importanza si è fatto carico anche il collega Bontempi, e cioè il coordinamento legislativo.
Mi pare che ragioni di opportunità suggeriscano di non modificare e di non innovare la legge urbanistica 56 attraverso spezzoni di provvedimenti legislativi.
Come è noto, in sede di II Commissione, è pressoché ultimato l'esame di un disegno di legge di adeguamento della legge regionale n. 56 alla legge nazionale n. 96. In quella sede l'argomento, oggetto del disegno di legge odierno, è sfiorato ed è lambito sia dalla legge 96 e sia dal disegno di legge regionale. Quindi, vi è l'opportunità che questo disegno di legge venga riesaminato per eventualmente essere incorporato nel disegno di legge di adeguamento della legge 56 alla legge nazionale 96, oppure, se, con il rientro in Commissione, si riterrà di lasciare al disegno di legge una sua autonomia, l'opportunità comunque di incorporarlo nel migliore dei modi e con il migliore coordinamento possibile nell'impianto della legge 56.
Soprattutto questa ultima considerazione di considerare questo disegno di legge non vagante, parallelo e connesso all'intera legge 56, ma incorporarlo nella legge 56 così come si incorporerà nella 56 il disegno di legge di adeguamento alla legge nazionale 96, è un motivo di più che suggerisce la pausa di riflessione e la rimessione alla Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al coordinamento e gestione opere pubbliche

Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei Consiglieri e mi pare siano emerse considerazioni di grande utilità che meritano una risposta già in questa sede di inizio di discussione sulla legge.
Intanto è emerso, da parte di tutti gli interventi, il convincimento che ciò di cui questa legge si occupa è materia non irrilevante, anzi, è importante e strategica per le Amministrazioni comunali. In effetti, pur in pendenza di una situazione legislativa nazionale ancora incerta, come è dimostrato dalla proposta del Governo di una nuova normativa in tema di indennità e di procedure di esproprio, dopo la nota sentenza della Corte Costituzionale, non vi è dubbio che la problematica relativa ai demani di aree da parte dell'Amministrazione comunale e le procedure intese a favorire e snellire l'acquisizione di demani e di aree, siano importanti.
Il fatto che i Comuni non dispongano di demani e di aree su cui realizzare gli interventi, per esempio, è una delle cause che vengono lamentate e che hanno rallentato le localizzazioni industriali che non necessariamente sono soltanto le aree attrezzate e finanziate dalle Regioni.
La possibilità di gestire in tempi brevi e con decisioni rapide la localizzazione di servizi è legata alla disponibilità di aree, quindi, a processi di rinnovamento urbano, a processi di rapida realizzazione di interventi.
Mi pare che le necessità da cui questa legge prende le mosse siano documentate, appartengono alle richieste che ci sono sempre state fatte da tutti in occasione delle consultazioni, quindi la legge non può essere considerata quasi un parto stravagante dei proponenti. La Giunta ritiene che sia meritevole di approvazione alla luce delle considerazioni di merito.
E' stato sollevato il fatto che questa legge non sarebbe dotata di risorse finanziarie. L'obiezione è legittima. Bastianini ne ha fatto un problema di sostanza. In effetti, la legge richiede ingenti risorse finanziarie.
Però stiamo attenti. Riconosciuta la fondatezza del rilievo sulla necessità dell'intervento finanziario, restano delle cose da dire che non possono inficiare formalmente la legge. Ogni volta che discutiamo di questi problemi dobbiamo ricordare come sia stato innovato il meccanismo di finanziamento delle leggi, che non è più affidato all'articolo finanziario perché, con la riforma della legge di contabilità regionale, la legge di bilancio è diventata anche legge sostanziale e consente di finanziare direttamente sul bilancio senza bisogno che il capitolo sia stato predeterminato dalla legge di spesa.
Inoltre - considerazione non irrilevante ma decisiva, anche perché fu oggetto di un confronto in Commissione e portò ad una modifica sostanziale dell'articolo che prevedeva l'intervento - in un articolo si chiarisce che le risorse finanziarie che dovrebbero servire a finanziare gli interventi della legge non sono costituite soltanto dal contributo della Regione, ma sono costituite da un insieme di risorse che affluiscono ai Comuni e di cui il contributo regionale è solo una delle componenti.
In realtà è una legge di orientamenti e di programmazione. Non è quindi una legge di finanziamento puro e semplice. Quindi, il fatto che non siano individuate e qualificate in questa sede le risorse finanziarie, ma che si rinvii alla legge di bilancio per determinare il loro ammontare, da un lato è conforme alla normativa di contabilità vigente, dall'altro non blocca di per sé l'operatività della legge in quanto essa può partire con mezzi propri dei Comuni e possono quindi essere immediatamente operative le norme che prevedono la finalità dell'intervento comunale, cioè l'acquisizione di aree per soddisfare i fabbisogni nei diversi settori di attività.
Ricordo che la Commissione ha approvato il testo di legge il 24 marzo quindi, non è una legge per la quale si richieda inopinatamente la discussione in aula. Però non vi è dubbio che questa legge evidenzia dei problemi di coerenza con le disposizioni normative nel frattempo entrate in vigore o che si stanno predisponendo in attuazione della normativa statale quindi, esistono necessità di coordinamento delle norme.
Quali sono gli elementi che emergono? Il raccordo tra la deliberazione che i Comuni dovrebbero adottare, che si configura come una sorta di piano di acquisizione di aree e il documento programmatico contenente gli investimenti comunali previsto nel disegno di legge il cui iter è quasi terminato in sede di II Commissione.
Nel documento presentato dalla Giunta si teneva già conto della normativa vigente e in itinere, ivi compreso questo disegno di legge tant'è vero che laddove vengono previsti i programmi di investimento dei Comuni si fa riferimento non solo agli investimenti per opere pubbliche, ma agli investimenti per acquisizione di aree. Un primo grado di coerenza è stato in questo modo garantito.
Non è garantito l'altro livello di coerenza, quindi occorre rendere coerenti queste norme con quelle che la Commissione si appresta a varare.
Ciò richiede un coordinamento legislativo, ma non giustifica le obiezioni di carattere pregiudiziale che sono state sollevate, che non trovano riscontro nei confronti di un testo di legge che ha avuto un lungo iter di elaborazione in seno alla Commissione, che è stato lungamente discusso ed anche significativamente modificato.
Questa legge aveva delle motivazioni che la sorreggevano, ha avuto un ampio esame in sede di Commissione, è stata resa in qualche modo coerente con altre norme, è giusto quindi che sia portata all'esame ed all'approvazione del Consiglio.
Dobbiamo fare lo sforzo di rendere coerenti e compatibili i disegni di legge senza rimettere in discussione il fondamento della norma che è stato ampiamente documentato.
Nel merito non c'è motivo di contendere sulle procedure e sul coordinamento con le norme vigenti ed in itinere. Sono state avanzate delle perplessità e delle obiezioni che sono giuste e che meritano di essere esaminate ed analizzate con emendamenti o con le modifiche che sono indispensabili.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Sono stati presentati parecchi emendamenti da parte del Gruppo D.C. e dal Consigliere Viglione.
Chiede di parlare il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Abbiamo sentito la replica dell'Assessore al primo turno di obiezioni e di pregiudiziali e credo sia opportuno chiarire che si tratti di pregiudiziali intese a non voler discutere il provvedimento, tant'é vero che avremmo potuto obiettare che nella programmazione dei lavori di questo Consiglio non si parlasse di questo disegno di legge mancando il relatore.
Ma questa non era la nostra intenzione.
Il problema delle pregiudiziali riguarda i contenuti, ai quali l'Assessore ha risposto dando in larga misura attenzione e ragione alle obiezioni che avevamo formulato per quanto attiene al coordinamento, visto che, per quanto attiene al merito del finanziamento (sul quale si potrebbe dire molto), la Giunta intende portare avanti ugualmente il provvedimento cogliendo il significato promozionale e di indirizzo della legge stessa.
Mi chiedo come questa azione di coordinamento possa essere svolta in aula se non abbiamo certezza sia rispetto al testo con il quale ci vogliamo coordinare, che è quello del licenziando testo della modifica alla legge 56, sia rispetto alle posizioni che la Giunta ritiene di dover assumere in questo testo.
La discussione e gli interventi hanno chiarito nel merito. Se vogliamo entrare nel merito delle pregiudiziali, si potrà chiarire meglio.
Riterremo che questo testo fosse più opportunamente ricomponibile in sede di Commissione; lo stesso ci è sembrato di cogliere dall'intervento di Bontempi quando si dava ampio riconoscimento dell'esigenza di svolgere questo lavoro con grande attenzione ai contributi di tutte le forze politiche. Chiedo un chiarimento sul modo di procedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Che le leggi vadano fatte bene è implicito nell'azione di un Parlamento. Detto questo, ritengo che abbia ragione Simonelli quando dice che alcuni articoli di questa legge devono essere rivisti per essere raccordati ad eventuali iniziative future in ordine a termini o modelli di inserimento dell'azione dei Comuni. Quando abbiamo chiesto la discussione di questa legge già avevamo l'obiettivo del coordinamento, ma volevamo rendere chiaro il pensiero della maggioranza che questa legge doveva essere discussa così come devono essere discusse tutte le altre leggi.
Si dice anche che solo alcune leggi vengono portate avanti e non altre.
In sede di I Commissione, in più occasioni, ho fatto osservare che tutti i disegni di legge debbono essere esaminati. Ci sarà poi quello che sarà accolto o modificato o non discusso per vari motivi.
E' la terza volta che dico queste cose in Commissione ed è la terza volta che i proponenti non ne richiedono l'inserimento e la discussione.
Mercoledì prossimo chiederò che siano inseriti nel programma di lavoro tutti i disegni di legge sui quali la maggioranza dovrà pronunciarsi.
Questa proposta di legge deve avere il suo corso, magari non nella giornata di oggi, iniziando però la discussione sull'art. 1 per dare il significato che ne abbiamo iniziato il processo di approvazione e collegandolo con il disegno di legge che sta emergendo dalla Commissione per l'inserimento nella legislazione regionale del decreto Nicolazzi.
Chiedo si dia inizio alla votazione e che si rinvii il progetto di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Farò tre brevissime considerazioni in riferimento all'intervento del Consigliere Viglione.
E' certo che vi è un principio a cui tutti ci riferiamo, guai se da questo principio si derogasse ed è quello di fare delle leggi buone, di legiferare bene, principio che deve essere presente in tutti noi.
Accanto a questo principio deve valere anche la considerazione che quando una forza politica ritiene che sul terreno legislativo si stia procedendo non nel senso dei principi, a cui tutti astrattamente si aderisce, ha il dovere di richiamare l'attenzione perché non avvenga che il prodotto legislativo non rientri nella categoria astratta delle buone leggi.
Sulla questione dei disegni di legge e delle proposte di legge scorrendo la tabella che l'Ufficio di Presidenza ci trasmette, rileviamo che in questa legislatura la maggior parte delle proposte di legge che il Gruppo D.C. presenta non sono esaminate nei termini regolamentari.
Il Consigliere Viglione chiede che si proceda dando segno di volontà di discutere questa legge, su cui il Gruppo D.C., concordando con altri Gruppi dell'opposizione, ha avanzato delle riserve, esaminando l'art. 1.
Credo che la manifestazione di volontà sia stata chiaramente espressa nella discussione generale e credo, altresì, che se si procede alla votazione dell'art. 1 il Consiglio non possa sospendere l'esame degli articoli in questa seduta per riprenderlo nella seduta successiva, ma debba procedere fino alla fine.
Queste sono le brevissime considerazioni che volevo fare in questo dibattito che, per l'importanza e per il momento in cui avviene, ha assunto un valore che va al di là dello specifico della legge.



PRESIDENTE

Mi pare di aver colto due esigenze: l'una è quella che la legge abbia un suo momento in aula che affermi l'urgenza e l'importanza della norma l'altra è quella di coordinare queste norme con norme in itinere e quindi con un esame successivo in Commissione.
Data l'ora tarda e poiché all'art. 1 verranno presentati diversi emendamenti, sospendo la seduta di questa mattina e l'aggiorno alle ore 15 di oggi pomeriggio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,40)



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