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Dettaglio seduta n.130 del 30/04/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 176: "Bilancio di previsione per l'anno 1982" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosegue l'esame del progetto di legge n. 176: "Bilancio di previsione per l'anno 1982", di cui al punto quinto all'ordine del giorno.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il tema del bilancio regionale non può essere disgiunto o comunque prescindere dall'andamento della situazione economica del Paese che non soltanto ne costituisce il quadro più generale di riferimento ma anche almeno per alcuni non secondari aspetti, un condizionamento preciso.
Il periodo di instabilità aperto dalla crisi energetica, dall'ascesa dei prezzi delle materie prime e dalla rottura dell'equilibrio monetario e che ha reso precarie tutte le ipotesi sulla stabilità sociale, è ben lungi da esser concluso.
Frenare l'erosione monetaria ed avviare una nuova fase di sviluppo economico è obiettivo comune dei Paesi industrializzati ed è per l'Italia la più grave delle emergenze.
La lotta all'inflazione è stata nell'ultimo anno il tema dominante della politica del Paese e taluni risultati sono stati certamente raggiunti.
Si è rientrati, seppure con fatica, entro i limiti dell'incremento massimo fissato nel 16 % ed anche i primi dati consuntivi del mese di aprile sembrano confermare, restando al di sotto dell'1%, il contenimento del fenomeno.
Tuttavia, malgrado la pesantezza di talune misure adottate, gli alti tassi ed il contenimento quantitativo del credito, molte ombre stentano a diradarsi e pesano sul presente e sulle prospettive a venire.
Nessun accordo iniziale è stato raggiunto intorno al costo del lavoro.
L'accordo Lama-Agnelli del 1975 sulla contingenza continua ad esplicare i suoi effetti distorcenti perché né le iniziative sindacali, né le minacce di disdetta della Confindustria hanno sortito effetti ed anzi l'iniziativa referendaria sulle liquidazioni rischia di aggravare pesantemente la spirale costi-prezzi.
Anche se il referendum sarà evitato la mediazione parlamentare non potrà avvenire che a livelli elevati difficilmente compatibili con gli obiettivi prefissati.
La competitività del prodotto italiano non supportata dalla necessaria ripresa di efficienza stenta a riprendere quota e la bilancia commerciale presenta nei primi mesi dell'anno un deficit aggravato mentre la continua "escalation" del dollaro con la contestuale caduta dell'oro indebolisce la consistenza delle nostre riserve.
Il nuovo recente aumento del tasso dei BOT a tre mesi, resosi necessario per la loro collocazione all'asta e le nuove disposizioni valutarie tese a contenere l'import senza ricorrere ad una nuova edizione del deposito previo, confermano la sensazione che siamo ancora al centro della tempesta monetaria.
Una solida riduzione del tasso non potrà che essere graduale come l'altrettanto necessario ampliamento del volume di credito se si punta ad un reale consolidamento economico. Infatti, il differenziale di inflazione se appare in regresso verso la Francia ed i Paesi Bassi, è addirittura cresciuto nei riguardi dei Paesi economicamente più forti.
La produzione ha segnato nel 1981 una grave fase di arresto concretando quella crescita zero che proprio in occasione del dibattito sul bilancio regionale avevamo indicato, fra tanti scetticismi, come prevedibile.
Della gravità della crisi in Piemonte, regione tipicamente industriale abbiamo più volte in quest'aula trattato e discusso. La situazione permane difficile e non possiamo che augurarci fondate le indicazioni della Federpiemonte che segnalano primi elementi di svolta congiunturale e senza prospettare una ripresa imminente, tuttavia sostengono che il fondo della crisi è stato superato e che un miglioramento più netto potrà essere avvertito nel secondo semestre 1982.
L'auspicata ripresa congiunturale potrà rendere meno pesante la crisi industriale e rilanciare gli investimenti, ma intanto il mercato del lavoro appare preoccupantemente debole, il ricorso alla cassa integrazione ancora massiccio, i punti di crisi diffusi e l'esperimento di mobilità non decolla: é, anzi, in difficoltà.
Il documento che ci è stato consegnato in questi giorni dagli Uffici Regionali del Lavoro rappresenta una conferma drammatica della non funzionalità del procedimento e quindi della difficile percorribilità di questa strada.
Di fronte ad una domanda di lavoro fiacca, l'esperimento è in difficoltà, perché esiste una propensione dei lavoratori a rimanere in questa fase nell'area più protetta della grande impresa piuttosto che uscire verso posizioni più incerte e delle quali dobbiamo prendere atto.
Gli operai preferiscono rimanere in questo periodo sotto l'ombrello della cassa integrazione.
Il contenimento del disavanzo pubblico, malgrado il rigore della tanto discussa legge finanziaria, non pare aver raggiunto i volumi prefissati.
Diventa sempre più evidente che il tetto dei 50 mila miliardi non potrà essere rispettato e che il suo superamento non sarà marginale.
Gli effetti di questo superamento saranno pesanti.
La Finanza Regionale E' in questo contesto che vanno inserite le vicende della finanza regionale.
La riduzione per decreto dell'incremento delle entrate regionali limitato al 26%, già nel corso del 1981, ha attribuito comunque alle Regioni un tasso di sviluppo ben superiore a quello previsto per gli Enti locali.
Le entrate di cui ai fondi ex artt. 8 e 9 della legge 356 sono risultate nel 1980 superiori del 34,4 % alle entrate del 1979 e nello stesso 1981 l'incremento sul 1980 è stato del 24,7%.
Al dl là della scadenza della legge 356 che regolava i rapporti fra Stato e Regione ed agganciava le entrate al gettito tributario non era ragionevolmente ipotizzabile il proseguimento in un trend di sviluppo delle risorse regionali così superiore all'incremento delle risorse dell'andamento del prodotto lordo.
Soprattutto si doveva attendere questa riduzione.
Le stesse Regioni, infatti, nel documento "Linee per la riforma della finanza regionale" sostengono che le risorse trasferite dallo Stato alle Regioni a Statuto ordinario hanno presentato tassi annui di crescita superiori ai tassi delle entrate proprie.
Una nuova legge di riforma della finanza regionale si impone ed è senza dubbio condivisibile un'impostazione che pur confermando che il finanziamento delle attività delle Regioni dovrà basarsi in misura prevalente su meccanismi di finanza derivata, cioè su trasferimenti dal bilancio statale, punti al recupero di spazi di autonomia impositiva per attribuire alle Regioni che intendono predispone progetti di intervento aggiuntivi rispetto a quelli consentiti dai soli trasferimenti statali, la capacità operativa di attuarli facendone gravare il carico sui propri contribuenti.
E' tempo che anche le Regioni siano maggiormente responsabilizzate sul fronte dell'entrata per stimolarle ad una politica della spesa più attenta e più rigorosa.
Il bilancio 1982 della Regione Piemonte Limiti del documento Il non completato iter della legge finanziaria e la mancata approvazione di una nuova legge di finanza regionale non possono in ogni caso esser addotti come motivi a giustificazione del grave ritardo con il quale il bilancio della nostra Regione è stato predisposto.
L'Assessore Testa che ha posto mano con notevole approfondimento e con un certo rigore alla situazione finanziaria regionale ed al quale diamo volentieri atto di una notevole attenzione ai lavori della Commissione, sa che i motivi sono ben altri: la mancanza di una tempestiva presa d'atto, da parte di tutti nell'ambito esecutivo, dell'assoluta necessità di un approvvio diverso di fronte alle più contenute risorse; la mancanza di una precisa strategia operativa conseguente a non effettuate scelte di programmazione che avrebbero reso possibili le necessarie indicazioni di priorità.
Altre Regioni hanno predisposto il bilancio ben prima senza ricorrere ad un rinnovo dell'esercizio provvisorio ed hanno approvato tale documento con la limitazione di spesa in dodicesimi. Ci troviamo così ad approvare un bilancio che non risente solo della rigidità conseguente, come vedremo alle gestioni passate, ma anche agli impegni già assunti in questo scorcio di esercizio molto spesso oltre i limiti temporali dell'esercizio provvisorio.
Le consultazioni sono quindi avvenute in un clima di frettolosità forzata, con scarsa documentazione, senza alcuna conoscenza del bilancio pluriennale fornito oltre ogni tempo utile.
Anche gran parte dei Consiglieri non hanno potuto effettuare il necessario approfondito esame del bilancio che nella documentazione analitica dei vari capitoli si è limitato alla nota di variazione senza fornire i dati definitivi e richiedendo così l'esame combinato dell'esercizio provvisorio e della nota stessa.
Una leggibilità quindi ancora difficile solo in parte attenuata dalla predisposizione, secondo la forma e lo spirito della nuova legge sulla contabilità di tabelle sintetiche accurate e puntuali anche se con termini di raffronto talora opinabili.
A proposito di leggibilità e di presentazione abbiamo avuto il colpo di teatro della seconda variazione del bilancio che, anche se non ha sostanziali modifiche, trasforma il disavanzo di 41 miliardi in un avanzo di 34 miliardi; il documento con un movimento di residui passivi che vengono scaricati per essere riportati tra i fondi reimpostati, è stato consegnato ai Consiglieri nella seduta di mercoledì.
La Commissione del mercoledì precedente non si è tenuta per l'inaugurazione del Salone dell'Auto, peraltro, se il documento era pronto a livello di Commissione, l'Assessore Testa o il Presidente della Commissione Valeri hanno la responsabilità della mancata consegna ai Gruppi del documento stesso.
Una disfunzione ha fatto sì che ci fosse consegnato mercoledì mattina nella seduta di Commissione, nella quale l'Assessore Testa, peraltro, non era presente.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Perché non c'é stata la Commissione?



BRIZIO Gian Paolo

Perché il nostro Gruppo ne ha chiesto il rinvio.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Ci sono due questioni diverse e distinte.
I Consiglieri che sono convocati ad una riunione debbono parteciparvi in caso contrario, danno spiegazioni dell'assenza. Se il ritardo è del Presidente della Commissione, si indirizza il ritardo allo stesso.
Se la Commissione è andata deserta prima della preparazione del dibattito sul bilancio, qualcuno deve spiegarmi perché è andata deserta.



BRIZIO Gian Paolo

E' andata deserta perché mancavano i Commissari.
Quella mattina contemporaneamente si inaugurava il Salone dell'Auto e siccome sono stati invitati a parteciparvi i Capigruppo, è stata chiesta una proroga della riunione. Ne sono stati chiesti altri di rinvii.
Nessuno vietava al Presidente, che aveva preso in mano il documento di variazione, l'aveva letto, e vedeva che si passava da un disavanzo di 41 miliardi ad un avanzo di 34, poteva convocare prima la Commissione.
Su questo c'è una mancanza. In ogni caso il documento doveva essere consegnato a domicilio ai Gruppi e ai Consiglieri. Non accettiamo questo discorso.
La prima richiesta di rinvio è stata fatta da un Capogruppo di maggioranza.
Nella relazione di maggioranza del collega Biazzi rileviamo un attacco alla legge finanziaria e al comportamento del Ministero del Tesoro e del Governo nei confronti della Regione.
Scendendo in merito del documento è indubbia la riduzione delle risorse disponibili anche se va sottolineato che tale riduzione è conseguenza certo delle minori attribuzioni statali, ma anche della rigidità di bilancio conseguente agli impegni ed ai condizionamenti di scelte passate.
Per quel che riguarda le minori entrate l'indicazione di una riduzione di 120 miliardi fornita nella relazione dell'Assessore ha valore solo come stima di larga massima certamente discutibile.
Intanto la riduzione dell'incremento delle entrate dal 46% al 26 riguardante il 1981 deve considerarsi come un dato già acquisito ed anche se ciò comporta che l'incremento del 16 % parte da una base minore, la riduzione rispetto ai dati del 1981 assestati che poi si confrontano con i dati del 1982 ai fini della determinazione delle risorse libere è ben minore di quella indicata e lo stesso dicasi per la relativa mancata capacità di contrazione mutui.
Per quel che concerne poi le entrate proprie regionali il confronto con il trend del tutto ipotetico dei precedenti bilanci pluriennali non appare come si dice: "un elemento preciso" bensì la verifica di un'ipotesi e per quel che attiene al minor introito un'aspettativa previsionale non attuata.
Tanto più che per quel che riguarda le entrate tributarie al bilancio è stata applicata una previsione di entrata del 22,7%.
Non meno gravi della ridotta attribuzione di risorse sono i condizionamenti e gli errori delle gestioni passate.
Le risorse libere si riducono soprattutto per questa seconda ragione.
In un primo luogo il confronto fra le risorse libere 1981-1982 esposto nella tabella 3) della relazione che presenta per il 1981 i dati assestati e non quelli iniziali dà per scontata la stipula dei mutui e comunque la loro contabilizzazione in entrata in sede di consuntivo per 161.196 milioni.
I mutui contratti o contabilizzati ammontano invece a soli 28.200 milioni ed a ciò si deve il modesto incremento delle annualità fra l'81 e l'80 del solo 6,72% e la flessione nel rapporto annualità-entrate.
Gli slittamenti ne sono la conseguenza e falsano il confronto fra i due esercizi.
Se computiamo nella tabella 1) in luogo dei mutui previsti per il 1981 (161.196 milioni) i mutui effettivi (28.200 milioni) ne abbiamo un totale di 494.376 milioni inferiore ai 518.442 milioni previsti per il 1982 con un saldo positivo di 24.066 milioni anziché un saldo negativo di 108.930 milioni; un incremento percentuale del 4,87% anziché un decremento del 17,37%.
In secondo luogo, se si considera che fra le risorse libere per il 1981 si indica l'avanzo 1980 per 112.383 milioni, peraltro totalmente impegnato si deve convenire che il confronto ha scarso significato.
Il discorso si può capovolgere. Si possono inserire i mutui che non sono stati contratti, ma allora si devono detrarre i mutui del 1982. Noi contestiamo che la tabella indichi 161.196 milioni di mutui nel 1981 e 188.000 nel 1982, per un totale di 350 miliardi nei due anni che vanno al di sopra delle capacità di indebitamento.
Il confronto doveva essere fatto o depurando i mutui non contratti nel 1981, oppure depurandoli per la parte che riguarda l'effettivo deficit nel 1982.
Se le risorse per nuovi interventi, come indicato dalla tabella 6) ammontano a soli 66 miliardi le cause sono altre.
Si denuncia un disavanzo 1981 di 41 miliardi che dovrà essere coperto con l'accensione di un mutuo di tale importo per cui dei 188 miliardi di mutui previsti nel bilancio 1982, 147 miliardi dovrebbero finanziare nuove opere.
Senonché di questi, 29 miliardi finanziano fondi statali reimpostati cioè spese che, con un discutibile artificio, si sono fatte slittare al 1982 utilizzando i relativi mezzi finanziari per dare corso nel 1981 a spese libere.
Altri 72 miliardi coprono risorse già impegnate da slittamenti o prenotazioni e quindi non più utilizzabili per nuovi interventi.
Se si deducono i 7 miliardi che sono indirizzati verso gli oneri non ripartibili residuano come disponibilità fresca 39 miliardi.
Se ne devono dedurre due osservazioni inconfutabili: 1) senza gli artifici degli slittamenti, reimpostazioni e prenotazioni il disavanzo del 1981 sarebbe di 142 miliardi 2) dei 182 miliardi di mutui da accendere 142 riguardano spese già impegnate e solo 39 sono disponibili per nuovi interventi.
La scarsità delle risorse libere per nuovi interventi che assommano a 66 miliardi e la sostanziale rigidità del bilancio si possono quindi attribuire, come la relazione sostiene, alla spesa in conto interessi per le opere pubbliche, al dilatarsi quasi incontrollato delle spese di strutture sia nell'area di attività o di funzionamento come nelle altre aree di intervento, ma anche i meccanismi della nuova legge di contabilità come noi avevamo avvertito, tendono ad impegnare senza limite il futuro e a vanificare gli sforzi per rendere più flessibile il bilancio regionale.
Quando diciamo che le prenotazioni di impegno sono un rischio, lo diciamo non come concetto antiprogrammatorio. Le prenotazioni di impegno che seguono ad un piano di sviluppo, ad un'indicazione, ad un programma preciso che impegna nel tempo, hanno un significato di razionalità e vanno quindi abbinate con l'esistenza di un bilancio pluriennale, che però deve essere di altro tipo rispetto a quello che abbiamo. Se invece le prenotazioni di impegno vanno in libera uscita, finiscono per bloccare il futuro e di porci nella condizione di poter operare in futuro soltanto su bilanci che sono portati al limite di tre anni successivi, quindi senza alcuna elasticità operativa negli anni precedenti per interventi di carattere urgente e i necessari aggiustamenti di tiro.
Se le risorse disponibili sono certamente modeste, dunque un loro utilizzo razionale e positivo deve essere conseguenza di scelte rigorose e precise.
E' dal piano di sviluppo, dalla scelta strategica di fondo, che la Regione è chiamata ad operare anche per rispondere reattivamente alla grave crisi economica che attraversa, che dovrebbero derivare coerentemente le indicazioni di priorità.
Ma il piano di sviluppo della Regione Piemonte non esiste, e se esiste non è stato ancora approvato.
Sembra impossibile dopo tante categoriche affermazioni, ma è così! Anche il secondo bilancio della terza legislatura viene presentato senza il supporto, l'indispensabile premessa di questo fondamentale documento programmatico.
Per il 1981 si è ipotizzato un "anno di transizione" con una scelta attendista e rinunciataria che è stata fonte di rilevanti incertezze operative, per il 1982 si richiamano ancora, a giustificazione del ritardo le difficoltà previsionali e quelle della fase economica e sociale.
Possiamo convenire con l'Assessore Testa che la redazione del secondo piano di sviluppo non poteva avvenire in un momento meno adatto.
Ma la scelta di questo momento, supposto che sia stata effettivamente operata, non è nostra, è di questa maggioranza, delle sue contraddizioni della sua lentezza, della sua sfiducia, mai dichiarata, ma di fatto dimostrata, nel metodo programmatorio.
Non riteniamo accettabile l'alibi delle difficoltà economiche e congiunturali. Se è certamente più facile programmare in una fase espansiva quando è sufficiente indirizzare ed orientare risorse ampiamente disponibili è più necessario ancorché certamente più arduo programmare in una fase stagnante quando le scarse risorse devono essere indirizzate ad originare o alimentare una ripresa non effimera degli investimenti e dell'attività economica.
Il secondo piano di sviluppo è ora arrivato all'esame della Giunta.
Ne è stata approvata una prima parte, ma anche a questo proposito si sono sentite versioni diverse e contraddittorie: mentre il Vicepresidente della Giunta Sanlorenzo annunciava sull' "Unità" l'approvazione del documento da parte dell'organo esecutivo regionale, nella competente sede della I Commissione questa affermazione veniva contraddetta dagli stessi rappresentanti della maggioranza i quali sostenevano esser ancora all'esame della Giunta e dei partiti di governo per i necessari approfondimenti.
Sappiamo ora che la conclusione della verifica, se ci sarà, fra le forze di maggioranza porterà il documento alla luce del sole ed all'esame del Consiglio, ma sappiamo, altresì, che il bilancio 1982 è predisposto in assenza del piano e con criteri di priorità che non possono fare ad esso riferimento.
Tali criteri che sono, indicati nella relazione con questo ordine: spese di funzionamento ed impegni precedentemente assunti investimenti che possono provocare effetti occupazionali immediati spese di sostegno ai ceti più disagiati attività di studio e ricerche opere pubbliche ed attività culturali non discendono quindi da una scelta di fondo e sono quanto meno discutibili.
Il finanziamento delle spese di funzionamento e la copertura degli impegni precedentemente assunti costituiscono più un vincolo che non una scelta e se sono una scelta allora ciò significa che si è rinunciato ad una loro severa verifica.
La priorità a studi e ricerche ha un senso se esse sono finalizzate a precisi obiettivi e le attività culturali possono essere veramente una priorità in una fase di crisi economica quale quella che vive il Piemonte? Ma che i criteri indicati siano più un'enunciazione teorica che una scelta operativa è dimostrato da talune macroscopiche "non corrispondenze" o incoerenze con gli effettivi stanziamenti di bilancio.
La relazione stessa dell'Assessore fa cenno, sia pure per giustificarle, a talune di queste incoerenze rilevate ampiamente in sede di consultazione soprattutto dalle rappresentanze degli operatori economici.
Per quel che attiene alla seconda priorità riguardante gli investimenti forieri di occupazione immediata si fa particolare riferimento alle aree attrezzate ed all'attivazione degli strumenti urbanistici.
Ma lo stanziamento per le aree attrezzate è modesto (inferiore ai 4 miliardi) ed anche se copre tutte le richieste dell'Assessorato non tiene conto che mancando ancora il piano territoriale del Comprensorio torinese resta escluso uno dei punti centrali di crisi del Piemonte che è oggi con l'Alto Novarese e l'Alessandrino.
La carenza di programmazione a livello di Comprensorio di Torino è un'altra responsabilità di questa maggioranza che pesa gravemente sul terreno operativo anti-crisi.
Gli stanziamenti per l'attivazione degli strumenti urbanistici sono addirittura ridotti rispetto al precedente esercizio e nell'altra iniziativa si delinea per l'edilizia residenziale.
La Regione Lombardia ha, con coraggio e con realismo, avviato la privatizzazione dei patrimoni edilizi degli IACP e degli stessi Enti locali scaricando tali Enti da ingenti spese correnti di manutenzione e dotandoli di consistenti risorse per alimentare nel settore nuovi investimenti.
Nessun intervento attuativo o integrativo è previsto per la legge 240 sui Consorzi per artigiani e piccoli industriali, che pure prevede l'iniziativa regionale.
Trascurata anche l'agricoltura con soli 10 miliardi di risorse disponibili per nuovi interventi ed il commercio con la riduzione degli stanziamenti riguardanti il programma per la distribuzione.
D'altro conto un coro di giudizi largamente critici è stato formulato dalle rappresentanze degli operatori economici in sede di consultazione indipendentemente dal loro riferimento politico.
Giudizio critico che traspare dalle relazioni presentate e che non riguarda soltanto la quantità delle risorse, ma anche la qualità delle proposte e va quindi a colpire in profondità il complesso degli interventi nei settori economici indicati come particolarmente prioritari.
In quanto poi al terzo elemento di priorità indicato nel sostegno all'attività dell'assistenza non se ne vede concretamente in bilancio l'estrinsecazione. Come si concilia con questo proclamato indirizzo il mancato aumento del trasferimento dei fondi per l'assistenza scolastica ai Comuni pur in presenza di un maggior trasferimento, a tal titolo effettuato dallo Stato alle Regioni? La quarta priorità, attività per studi e ricerche, gode di uno stanziamento di 6 miliardi.
Non ci stupisce la consistenza di questo stanziamento che tante e giustificate perplessità ha causato fra gli enti consultati, perch sappiamo che esso è costituito in buona parte dell'emergere di una serie di spese per consulenze precedentemente diffuse in varie voci di bilancio ed ora accorpate in conseguenza all'approvazione di una proposta di legge avanzata dal nostro Gruppo.
In questo settore si è speso e si spende troppo e male! Una rilevante parte dell'importo inoltre risulta già impegnata se è vero che l'area di attività ha assegnati, come disponibili per nuovi interventi, poco più di 4 miliardi in totale.
Se quella della Giunta è veramente una precisa scelta e non una facile consuetudine dalla quale è difficile uscire, non la condividiamo.
Interventi di questo genere hanno significato, come abbiamo già detto solo se chiaramente e concretamente finalizzati, attentamente ed accuratamente vagliati. Saremo rigorosi, come forza di opposizione nell'esplicare in proposito il nostro compito di controllo.
L'ultimo ordine di priorità affianca in un singolare connubio opere pubbliche ed attività culturali. Non ci pare che queste ultime possano in una fase di accertata scarsità di fondi, costituire una priorità precisa mentre certamente importante e significativo potrebbe essere un rilancio delle opere pubbliche.
E' vero che il conto interessi è oggi superato e non soltanto perché la concessione dei mutui da parte della Cassa Depositi e Prestiti ai Comuni non copre la domanda a causa dei vincoli territoriali e di quelli discutibili, di riparto proporzionale alla popolazione, quanto perché la copertura da parte dello Stato delle quote di ammortamento in eccedenza ai trasferimenti normali e quindi praticamente a piè di lista, trasforma di fatto il contributo in un ritorno allo Stato senza beneficio diretto per l'Ente locale.
Questo almeno fintanto che gli interessi saranno liquidati a pié di lista e quindi al di fuori del tasso del 16%. Se in futuro la situazione cambierà, probabilmente il discorso si modificherà.
Il conto interessi si giustifica oggi solo per quei Comuni che abbiano già raggiunto o siano al limite dell'impegno della capacità di indebitamento. Si tratta di casi del tutto eccezionali.
Occorre oggi puntare sui contributi in conto capitale reperendo risorse ed innovando i meccanismi legislativi.
Non a caso noi abbiamo chiesto da tempo una revisione della legge 28 per adeguarla alle nuove esigenze ed abbiamo insistito per l'inserimento del nostro progetto all'ordine del giorno del Consiglio nel quale oggi figura.
La nostra proposta è certamente perfettibile, ma affronta un problema che va risolto ed intorno al quale non sono ammissibili ulteriori ritardi o rinvii.
Il fondo per nuove leggi è ridotto a poche decine di milioni dopo l'utilizzo della prima nota di variazione; non si prevedono quindi margini per iniziative legislative di qualche respiro.
L'accantonamento per il fondo di sviluppo è di 4 miliardi: di misura conforme ad un normale fondo di riserva: è la prova che non si crede nel nuovo piano e nelle sue operatività.
Nessun cenno concreto, fra le priorità, agli 84 progetti: trova conferma il nostro giudizio sulla loro sostanziale evanescenza, sul ruolo di diversivo che la loro presentazione ha avuto.
Nessuna traccia esplicita degli oneri e degli impegni derivanti dalle convenzioni deliberate dalla Giunta con enti ed imprese attraverso atti amministrativi discutibili nel merito e come scelta politico - operativa siglati senza alcun consenso del Consiglio regionale secondo una prassi di dubbia legittimità.
Se le risorse libere da vincoli sono limitate e, al netto degli impegni, residuano solo 66 miliardi, il complesso delle risorse vincolate o, meglio, dei fondi statali a destinazione prefissata è di notevole consistenza e superiore di 190 miliardi a quello del bilancio 1981.
I fondi statali, specialmente quelli destinati agli investimenti possono giocare un ruolo non indifferente nella programmazione regionale.
Se è vero che essi sono vincolati nella destinazione settoriale, è altrettanto vero che la fase della loro assegnazione da parte della Regione può consentire scelte di riequilibrio territoriale e di limitata priorità.
Considerare queste risorse come se si trattasse, per tutte, di semplice trapasso non è corretto ed è rinunciatario.
Si può e si deve individuare una politica operativa per inserirle in un disegno di programmazione.
Si deve inoltre operare per far accedere in concreto la nostra Regione per la quota massima possibile e con progetti significativi, al fondo per gli investimenti e l'occupazione di 6 mila miliardi previsto nel bilancio dello Stato. La disponibilità del Governo in proposito è stata giudicata da tutti un fatto importante e significativo, un atto di fiducia e di disponibilità verso le Regioni, che per il Piemonte in crisi assume un particolare significato.
Sulla spesa totale di 2.855 miliardi la copertura del disavanzo rappresenta l'1,44 le spese correnti sono l' 84,02 i rimborsi mutui lo 0,48 le contabilità speciali lo 0,28 gli investimenti il 13,78%.
Il rapporto investimenti spese correnti tuttavia muta se si stralciano correttamente dai primi gli importi già impegnati per i noti slittamenti prenotazioni di impegno e reimpostazioni.
Le spese correnti diventano l'87% e gli investimenti si riducono al solo 10,6% dei quali il 67% con vincolo statale.
Se uno sforzo nel contenimento della spesa corrente è stato veramente esplicato i risultati sono dunque inesistenti o modesti: sul totale delle spese per ulteriori programmi di sviluppo la parte corrente rappresenta circa il 9% mentre sul totale delle spese per le funzioni normali gli investimenti sono solo l'1,5% .
Gli enti strumentali possono certo, come asserisce l'Assessore costituire, se opportunamente utilizzati, un prezioso sussidio all'attività della Regione.
Anzi, se correttamente indirizzati e ben gestiti, possono richiamare risorse di enti ed operatori privati e allargare il campo di azione della Regione sopperendo così alle carenze di interventi diretti.
Ma c'é una strategia per gli enti strumentali? Dalle consultazioni si è avuta clamorosa conferma dell'incertezza in cui tali enti operano, del sostanziale distacco fra gli stessi e la Regione.
Quando si deve dichiaratamente scegliere la via di "tagliare i viveri" di ridurre le erogazioni per ottenere la predisposizione di piani di risanamento come avviene per l'Esap, si dà prova di grave incomunicabilità.
Se gli impegni tendono a dilatarsi oltre ogni logica e piani di risanamento credibili non sono possibili, occorre avere il coraggio di privatizzare anticipatamente anche a non favorevoli condizioni. L'accumulare perdite è in sostanza un bruciare risorse ed è tutto fuorché elemento di sviluppo.
Il rappresentante dell'IPLA non ha soltanto denunciato vigorosamente la mancanza di indirizzi da parte dell'Assessorato, ma lamentando la sottoutilizzazione delle potenzialità sociali ha citato il caso paradossale della convenzione fra la Regione ed un ente esterno il quale poi si è rivolto all'IPLA per poter fornire alla Regione le prestazioni previste dalla convenzione stessa.
La Promark svolge un'attività promozionale chiaramente orientata verso manifestazioni e mostre che determina oneri non indifferenti per la Regione senza che si abbia conferma di effettivi concreti risultati.
Anzi, per quel che riguarda le mostre mercato, l'Ascom ha espresso un giudizio nettamente contrario a queste manifestazioni che molto spesso e soprattutto in certi periodi dell'anno si vengono a contrapporre, anche sul piano psicologico, al commercio in generale e a quello specializzato in particolare, ingenerando una concorrenza non produttiva. L'Ires è sottovalutato e sottoutilizzato.
I dissensi nella maggioranza circa il futuro di questo Istituto ne paralizzano la riforma strutturale da tempo sul tappeto. Il Csi non decolla. Tanto il Consiglio di amministrazione come il Comitato Scientifico devono ancora essere rinnovati dopo il giugno 1980 e la monocromia della struttura suscita perplessità e diffidenze che non ne facilitano l'auspicabile diffusione sul territorio.
La Finpiemonte dopo un avvio positivo attraversa anch'essa un momento di incertezza.
La carenza di programma da parte di una Giunta limita l'iniziativa della finanziaria le cui risorse sono in gran parte liquide ed inutilizzate come il bilancio chiaramente mostra.
In sede di consultazione il rappresentante della Società, Trovati Segretario regionale del PSI, ha avuto parole di fuoco nei confronti dell'inazione della Giunta regionale: un giudizio politico significativo e senza riserve.
Ne esce un quadro desolante.
Senza una strategia gli enti strumentali sono più fonte dispersiva di risorse che fonte di sviluppo.
Anche il rapporto con i Comuni e gli Enti locali in genere non segna significativi passi avanti.
L'Assessore Testa ha avviato, con un'iniziativa felice, la pre consultazione sul bilancio con i Comprensori. Ma a che serve delineare il ruolo progettuale di questi, esaltarlo, se manca il ruolo progettuale della Regione? Occorre avviare la saldatura fra il piano di sviluppo, quando ci sarà e la fase di passaggio dagli schemi ai piani socio-economici territoriali di Comprensorio.
Occorre affrontare finalmente il problema delle deleghe in modo non episodico, ma organico ed approfondito.
La "comprensorializzazione della spesa" poteva essere tentata almeno per la parte dei fondi statali onde fare di queste non indifferenti risorse un primo elemento di programmazione e di riequilibrio.
Dobbiamo invece riscontrare di fatto nel bilancio regionale alcune gravi penalizzazioni degli Enti locali.
Grave è la riduzione dello stanziamento per il contributo e la partecipazione alla spesa degli strumenti urbanistici, ma gravissimo, a nostro avviso, il mancato adeguamento dei trasferimenti ex 616 per l'assistenza scolastica tanto più che il trasferimento da Stato a Regione è stato congruamente aumentato.
Si tratta di una scelta discutibile sotto il profilo giuridico, ma ancor più errata sotto il profilo politico che, in molti casi, originerà riduzioni effettive nella prestazione dei servizi assistenziali non essendo possibile ai Comuni provvedere con l'adeguamento degli oneri tariffari poiché la riduzione incide sulla capacità complessiva della spesa.
Promuovere di fatto un ridimensionamento qualitativo e quantitativo dei servizi senza garantirne la continuità e la difesa dei livelli realizzati è errore grave, è atteggiamento contraddittorio con le generiche affermazioni di priorità.
La mancata riforma della legge 28 cui abbiamo già fatto cenno e gli errori di decretazione (senza l'assunzione nel tempo dell'onere del contributo annuale nei confronti della Cassa Depositi e Prestiti) non facilitano la politica delle opere pubbliche affidata alla quota, per fortuna rilevante, dei mutui ex legge 153 per i Comuni a quota capitarla contenuta.
Non stupisce che in questo clima le Province siano ignorate e si pensi di poter espropriare con legge regionale i Comuni di diritti dei quali essi sono titolari come sta avvenendo con la legge 54 sui servizi sociali.
Per quel che attiene al bilancio pluriennale noi abbiamo apprezzato la suddivisione del bilancio oltreché per capitoli in due tempi di classificazione, l'uno in funzione della natura della spesa iscritta per ogni programma e progetto con l'individuazione della spesa corrente e di quella per investimenti, quest'ultima suddivisa in conto interessi ed in conto capitale, l'altro in funzione dello strumento legislativo per ogni programma e progetto con evidenziazione delle leggi di riferimento distinte fra vigenti e in itinere, regionali o statali.
Ma è l'approccio complessivo che ci lascia notevolmente perplessi.
Limitare il bilancio alle sole cifre certe indicando addirittura solo per memoria le leggi statali in attesa di semplice rifinanziamento rinunciare ad ogni ipotesi nel tempo in ordine alle risorse disponibili conduce fatalmente ad un documento incompleto, monco, poco significativo un bilancio "sui generis" del tutto particolare che non consente confronti ipotizzando addirittura minori trasferimenti (in valore assoluto!) per la sanità ed i fondi statali vincolati.
Far confluire le risorse libere disponibili in due fondi, uno a disposizione per il sostegno degli interventi previsti dalla legislazione regionale ed il secondo a disposizione per l'attuazione di progetti previsti dal secondo piano di sviluppo, significa evitare scelte precise e rinviarle a piano di sviluppo approvato.
Nessuna più autorevole conferma dei nostri ripetuti rilievi critici circa la necessità e l'urgenza della predisposizione ed approvazione del piano di sviluppo.
Senza un programma di riferimento non è possibile stendere un vero bilancio pluriennale, operare scelte e quantificarle.
Se il bilancio pluriennale così redatto non appare strumento utilizzabile ha almeno il merito di confermare in modo inequivocabile che si sta andando progressivamente verso la saturazione delle risorse, verso la semplice routine, verso la paralisi operativa.
A soli dodici anni dal suo avvio l'istituto regionale è in crisi.
Le Regioni devono, la nostra Regione deve ripensare criticamente il cammino percorso, la via intrapresa e probabilmente ritornare seriamente allo spirito originario: fare meno gestione e più programmazione, svolgere compiti di effettivo governo.
Ma quel che è avvenuto non si cancella con un voltar di pagina e con un tratto di penna: esso condiziona il futuro e richiede molta decisione molto coraggio.
Siamo paradossalmente come un'azienda che si è appesantita, che non è più in grado di produrre in modo adeguato e quindi non è più capace di autofinanziarsi; per salvarsi, per vivere non le servono né l'attesa delle mitiche vacche grasse, né il piccolo cabotaggio, ma il bisturi della ristrutturazione.
E' un compito difficile, arduo, ma non evitabile.
Occorre ripartire da zero, incidere nella struttura, sburocratizzare alleggerire, ritagliare spazi nuovi per una nuova vitale presenza.
Siamo ad un bivio: possiamo contribuire con l'inazione ad affossare rapidamente la riforma regionale; possiamo invece con un riesame rigoroso con un'azione coerente ed in profondità, far sì che la riforma regionale viva, rafforzi la vita democratica del Paese e contribuisca, lentamente, ma solidamente, alla ripresa del nostro Piemonte.
Dalle considerazioni che abbiamo fin qui espresse emerge, penso, con sufficiente chiarezza la posizione del nostro Gruppo sul bilancio 1982; un giudizio nettamente negativo.
Al di là degli indubbi miglioramenti tecnici dei quali abbiamo dato atto volentieri all'Assessore Testa o per il pluriennale a Simonelli, il bilancio regionale è specchio purtroppo fedele della Giunta e della maggioranza che la sostiene.
Vi sono in esso tutte le incertezze e tutte le contraddizioni che caratterizzano la stanca azione dell'esecutivo.
Anche le modalità della verifica che si è tentato affrettatamente di concludere prima del dibattito odierno, confermano che i problemi di efficienza e di omogeneità restano, a nostro avviso, aperti.
Non meno dei documenti ci preoccupa la gestione del bilancio: la spesa è ferma in settori importanti riguardanti le attività economiche e corre veloce nella parte corrente con la facilità di sempre.
Si stipulano convenzioni che impegnano rilevanti importi senza riferimento ai documenti contabili, si continua a stampare carta senza parsimonia, la sponsorizzazione prosegue con ritmo immutato, si impegna il presente e si prenota il futuro con la spensieratezza delle cicale.
Ci è pervenuta, infine, in questi giorni la prima parte del progetto di secondo piano di sviluppo. Ci auguriamo che segua il documento completo e che il bilancio del 1983 ne possa tener conto! Se è vero che fra le condizioni necessarie perché il Piemonte si avvii ad uscire dalla crisi va annoverata la presenza di un governo regionale che creda nello sviluppo e lo persegua, è allora nostra opinione che un siffatto governo oggi manchi; che sul terreno politico altre vie debbano essere esplorate, altre soluzioni ricercate ed adottate.
E il momento mi pare assolutamente puntuale.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Segretario regionale del PCI di Sicilia, onorevole Pio La Torre


PRESIDENTE

Abbiamo ricevuto ora la notizia dell'assassinio, avvenuto a Palermo dell'onorevole Pio la Torre e dell'autista che lo accompagnava.
L'agguato è avvenuto poco dopo le 10 nei pressi della sede del Comitato regionale siciliano del PCI. L'onorevole Pio la Torre aveva 51 anni, era membro della Direzione nazionale del PCI, Segretario regionale del PCI in Sicilia ed aveva organizzato e presieduto mesi orsono il grande convegno di lotta contro la mafia in Sicilia.
Questo tema di discussione era risultato essere il nodo centrale del dibattito al congresso regionale del suo partito.
Protagonista per anni delle lotte per la trasformazione dell'agricoltura in Italia, è stato assassinato proprio nel momento in cui dopo 35 anni, è stata approvata dal Parlamento la riforma dei Patti Agrari.
L'assemblea regionale piemontese esprime il suo profondo cordoglio per questa nuova vittima della ferocia politica.
Il profondo dolore si accomuna a quello che il Paese ha provato per i delitti che sono stati compiuti in Sicilia, da Mattarella, Presidente della Regione Sicilia, a quello dell'onorevole Terranova, implacabile accusatore della mafia siciliana e proprio per questo assassinato, a quello del Commissario Boris Giuliano e di tanti che hanno pagato con la vita il loro impegno civile per liberare il Paese dalla mafia.
Il ricordo di Pio La Torre è vivo in molti colleghi dell'assemblea che hanno lavorato con lui anche in occasione dei soccorsi prestati alle popolazioni terremotate.
Esprimiamo il nostro profondo cordoglio al Partito Comunista Italiano e ai famigliari della vittima per la perdita di un combattente della causa dei lavoratori, dei braccianti, della giustizia e della libertà del nostro Paese.
Colleghi Consiglieri, un minuto di silenzio in memoria dell'onorevole Pio La Torre e del suo autista.



(L'assemblea e i presenti, in piedi osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Esercizi provvisori

Esame progetto di legge n. 176: "Bilancio di previsione per l'anno 1982" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 176 Bilancio di previsione per ranno 1982".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con questo intervento, che per l'economia dei nostri lavori sarà contenuto in termini rigorosi, il nostro Gruppo intende prendere posizione su alcuni temi specifici.
Il collega Capogruppo Bastianini svolgerà le argomentazioni di ordine politico che si impongono su un documento che se anche è attaccato nella sua antica sacralità dal sistema invalso di procedere per note di variazione, rimane pur sempre il momento centrale dell'attività della Regione e deve avere il confronto approfondito delle diverse forze politiche, ma soprattutto del dialogo tipico delle democrazie parlamentari europee tra maggioranza ed opposizione.
Il terziario, colleghi Consiglieri, non sembra avere nelle cifre e nelle risorse quella concreta attenzione che pure tutte le forze politiche nelle loro espressioni in questo Consiglio vanno ad indicare. Per cui dobbiamo consentire sulle perplessità e sulle preoccupazioni che vengono dalle organizzazioni rappresentative del commercio e del turismo che lamentano la pesante caduta della previsione di spesa da poco meno di 5 miliardi a poco più di 2 miliardi, penalizzando da un lato il credito che è strumento, se opportunamente utilizzato, di selezione e quindi di programmazione reale e dall'altro il settore formativo che è il momento cardine di una politica che tende alla qualificazione e alla diversificazione. Ma di questo dirò più compiutamente in seguito.
Il terziario, la diversificazione produttiva, sono obiettivi che dovrebbero vedere nell'artigianato un settore nuovo, stimolante, aperto a grandi prospettive e, quindi, meritevole non solo di grande attenzione e capacità progettuale da parte nostra e dei rettori interessati, ma anche di risorse adeguate ed opportunamente finalizzate.
Così non sembra essere nel bilancio che ci viene sottoposto. Per la legge 47, infatti, non sembrano disponibili risorse ulteriori che non siano quelle strettamente collegate ad impegni di spesa già assunti.
L'argomento che certamente la Giunta porterà a sostegno di questa sua posizione e cioè all'opportunità di riformare la stessa legge 47 e, quindi di imputare questo motivo alla ridotta previsione in termini di risorse sembra al nostro Gruppo, al contrario, un argomento a supporto dell'esigenza di predisporre risorse per una coraggiosa iniziativa con grande respiro strategico.
Lo stanziamento a favore del settore, limitato al solo 1,17% dei fondi liberi, fa emergere come l'area interessata sia tra le maggiormente penalizzate e la dice lunga, al di là delle parole, sulla reale volontà politica di questa Giunta e di questa maggioranza di sostenere il settore.
L'assenza di risorse destinate alle operazioni di leasing mette in crisi tutto un canale di finanziamento tra i più moderni, efficienti e tempestivi; così come le previsioni per le aree attrezzate non sembrano coerenti con gli obiettivi politici e con le esigenze che emergono da questo vivo, importante e portante settore della nostra economia.
Interventi nel campo ambientale ed energetico Premesso il nostro consenso con quanti insistono nella necessità di portare ad unità programmatoria e gestionale, settori oggi separati, ma sempre relativi all'ambiente, per evitare che diversa sia la programmazione e la gestione, ad esempio, delle fognature da un lato da quella dei depuratori dall'altro, rileviamo come le risorse destinate al settore sono del tutto inadeguate e, comunque, quelle destinate non sono opportunamente finalizzate a progetti specifici.
Questo bilancio appare come una pausa di riflessione, se non un ripiegamento nella politica di sistemazione idrogeologica e di tutela ambientale. Non a caso, solo in "limine litis" e per l'impegno fermo di alcuni colleghi ai quali va il nostro apprezzamento, si è provveduto a reperire risorse sufficienti per un programma di forestazione che è attività prioritaria rispetto a tutta la politica di tutela ambientale e di prevenzione idrogeologica e di pronto intervento, nonché un'attività economica significativa, non estranea a delicati fenomeni di ordine economico e sociologico.
Formazione Professionale Si dice che la verifica in corso tra i partiti di maggioranza individui il partito della politica dello sviluppo. Questo partito non è uscito vincente nella politica di spesa nel settore della formazione professionale.
Le risorse messe a disposizione, ben lungi da sostenere la politica della formazione professionale come strumento di governo del mercato del lavoro e, quindi, bisognevoli di programmi di ampio respiro e di obiettivi mirati e selezionati, non sembrano in grado di sostenere la stessa inadeguata ed insufficiente attività di formazione professionale in essere.
Il nostro Gruppo, nell'evidenziare i limiti delle risorse disponibili richiama ed invita l'Assessore ad assumere grande rigore e grande fermezza.
Le risorse ridotte ed insufficienti vengano utilizzate per progetti specifici e finalizzati, veramente capaci di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro ed alle esigenze di sviluppo. Deve essere riaffermata una scelta politica precisa ed irrinunciabile, la formazione professionale è settore di investimento e non di assistenzialismo mascherato. Una formazione professionale inadeguata ed insufficiente è insieme un uso dissennato delle risorse, è una grave responsabilità verso i giovani che vengono avviati ai Gulag della disoccupazione e della sottoccupazione, una latitanza verso il sistema che chiede strumenti di sviluppo e di trasformazione.
Enti Strumentali Vorrei fare una considerazione non di carattere personale, ma di carattere localistico sulla relazione Finpiemonte, in ordine all'area attrezzata per il trattamento merci di Susa nel sistema integrato Orbassano Susa.
La nostra parte politica, che è stata protagonista della legge 11/80 constata con soddisfazione il realizzarsi di un disegno che non è solo importante dal punto di vista della programmazione e razionalizzazione del sistema dei traffici in Piemonte, ma anche come esempio significativo di un modo nuovo e stimolante di impostare il rapporto pubblico-privato sul piano della progettazione, della realizzazione e del conferimento delle risorse.
In questo senso è comprensibile ed accettabile l'ipotesi ventilata dalla Finpiemonte della necessità di ulteriori interventi finanziari a carico della Regione Piemonte.
Tuttavia, mi sia consentito di rilevare come la collettività locale sia impegnata a verificare la misura nella quale l'iniziativa sia in grado di rispondere alle esigenze locali di riconversione produttiva e di rilancio occupazionale.
Ogni ulteriore risorsa regionale non potrà non passare attraverso questa verifica, anche attraverso la verifica di altri requisiti insiti nello spirito della legge e presenti presso le collettività locali.
Queste ultime ed io personalmente hanno grande stima ed apprezzamento nei confronti dell'Assessore Cerutti. La verifica in corso a livello locale sulle reali prospettive indotte dall'intervento vedranno presente, attento e vigile anche l'Assessore competente.
Il collega Bastianini illustrerà la posizione del Gruppo rispetto al documento, le ragioni di interesse di attenzione e di contrasto; intanto io non posso non riconoscere nel documento la presenza di una mano ferma e capace che certamente incomincia a contare su un menage regionale preparato e di alta professionalità.
Esprimo, in chiusura, il mio profondo disappunto, sorpresa e dissenso dal tono complessivo e dalle specifiche argomentazioni della relazione.
Non si crea lo stato delle autonomie con il miope e manicheo ed insieme scoperto e desueto escamotage di scaricare solo e sempre su altri le responsabilità che in un sistema complesso ed integrato sono di tutti i soggetti del sistema.
Certo, non nascondiamo la nostra preoccupazione per la caduta non solo delle risorse destinate alle Regioni, ma della stessa tensione ideale e politica che le hanno generate.
Noi riteniamo che ogni ragione di controversia con lo Stato ci deve vedere protagonisti di una capacità di proposta inventiva e politica, reale rispetto ai problemi ed insieme consapevoli di metodi politici e culturali e dei ritardi accumulati dalle Regioni.
Nostro dissenso, quindi, e nostra sorpresa della relazione non di una parte politica, ma della maggioranza.
Noi guardiamo con attenzione ed interesse al disegno e alla capacità del PSI di porsi come partner di governo di pari dignità, rispetto alle altre componenti politiche della maggioranza che regge la nostra Regione.
E' necessario che questo disegno emerga nei comportamenti politici e soprattutto, nelle relazioni e nei documenti, così importanti come è questa relazione che appare invece più che una relazione di una maggioranza di forze di pari dignità, l'occasione di una forza politica di coinvolgere in un suo ruolo di opposizione al governo centrale tutta la maggioranza che regge e governa questa Regione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi, il 22 ottobre dello scorso anno intervenendo nel dibattito sulla presentazione del documento di assestamento del 1981 avevo modo di affermare che i repubblicani si sarebbero rifiutati di esaminare le cifre del bilancio del 1982 se non si fossero prima individuate le linee di indirizzo del secondo piano di sviluppo e se queste non fossero state accompagnate da un quadro di riferimento delle risorse disponibili nel periodo di piano. Devo subito dire che, pur registrando un notevole ritardo rispetto alle scadenze più volte rinviate, il piano di sviluppo non solo è stato presentato, ma ci auguriamo che stia per iniziare la sua discussione tra le forze politiche del Consiglio, volendo in questo senso interpretare la frase di disponibilità al confronto su un documento aperto, così come si deduce dalla lettera di accompagnamento del piano a firma del Presidente della Giunta Enrietti.
La quasi contestualità della scadenza dei termini della presentazione del bilancio annuale non ha consentito che né il bilancio annuale, n quello pluriennale potessero tenere conto del neonato documento di piano e sarà, quindi, compito dell'assestamento 1982 adeguarsi alle scelte del piano stesso, sempreché all'epoca il piano di sviluppo sia stato approvato.
Ciò ha implicitamente autorizzato i nostri Assessori finanziari, titolari del bilancio annuale e pluriennale, a sfuggire ancora una volta all'individuazione di alcuni indirizzi essenziali ai quali ricondurre le scelte prioritarie, così come ha implicitamente autorizzato i nostri Assessorati di spesa a definire la gestione operativa dei loro interventi senza un quadro di riferimento di indicazioni programmatiche.
A queste conclusioni, che contrastano peraltro con le affermazioni contenute nella relazione dell'Assessore Testa, laddove dice che con il bilancio 1982 la Regione ha tentato, sia pur rendendosi conto dei limiti di tale impostazione, di dare una risposta ai problemi regionali attraverso alcune precise scelte, noi siamo pervenuti leggendo il bilancio e le sue cifre. Leggendo, per la verità, una girandola di cifre, perché dalla vigilia di Natale ad oggi, dal momento cioè della presentazione del bilancio provvisorio, le stesure non si contano più e questi rimaneggiamenti hanno anche, crediamo, un costo non indifferente.
Rilevo dal bilancio che proprio la meccanizzazione dello stesso costa alla Regione circa 400 milioni e credo che questo sia il settimo anno di funzionamento del Centro di Calcolo. Noi pensiamo che una gestione automatica del bilancio, che non deve solo servire per fare dei mandati di pagamento, ma deve dimostrare la sua validità attraverso l'elaborazione delle previsioni, dovrebbe essere posta in condizioni di non fare "figuracce", come quella di passare repentinamente da un disavanzo ad un avanzo come se i miliardi fossero ciliegine. Anche perché, in ogni caso questo bilancio é, ancora una volta, in pareggio solo formale.
Intanto, perché nella parte Entrate si sono, a nostro avviso sovrastimate alcune voci di entrata.
Farò alcuni esempi: il gettito ILOR è almeno esorbitante per mezzo miliardo, impropriamente chiamato gettito, in quanto é, in realtà, una quota fissa, non una partecipazione al gettito: nel pluriennale è correttamente inserita la cifra di 6 miliardi e mezzo, nel 1982 di 7 miliardi. Così come sovrastimata ci appare la tassa di circolazione che il bilancio stima in 31 miliardi, ma che più realisticamente potrebbe essere iscritta in 27 miliardi. Poiché questa cifra è annualmente determinata con un incremento del 10% sull'andamento medio della spesa storica, non c'è nessun motivo per sovrastimare il gettito, a meno che, ma questo ci sembrerebbe un ottimismo eccessivo, non si pensi ad un incremento di immatricolazioni, cosa assai improbabile, anche se augurabile, stando la crisi proprio nella domanda di auto.
A maggior suffragio della nostra valutazione di sovrastima valga la considerazione che nel bilancio pluriennale queste entrare o sono inferiori o aumentano senza accelerazione. Si osservano, inoltre, degli incrementi sulle entrate che attenevano a funzioni comunali e che la Regione ha ritenuto di non decentrare e di assumere per sé.
Altra cifra che induce alla riflessione è quella del capitolo 2400 "Recupero di spese e di oneri a carico di altre istituzioni" per il non indifferente ammontare di 7 miliardi, entrata che non ci sembra così facilmente sostenibile, non essendo documentata e, quindi, provabile.
Qualche perplessità nutriamo, altresì, sul capitolo 2110 con la previsione di entrata di 10 miliardi di interessi attivi, poiché, se valgono sempre le misure Andreatta dello scorso anno, le ipotesi di entrata ci sembrano eccessive.
Ma non sarebbero soltanto queste sovrastime che ho brevemente esemplificato a determinare il disavanzo, anche se queste pur brevi note finirebbero per interessare il nostro bilancio già per 15-20 miliardi.
Per completare e per convincerci del disavanzo reale devo riprendere il discorso dei mutui e dei conseguenti oneri.
L'entrata prevede l'accensione di mutui per 188 miliardi, mentre l'uscita evidenzia 7 miliardi di quote di ammortamento. Una gestione corretta di questa partita imporrebbe o di diminuire l'entrata o di alzare l'uscita, in quanto con 7 miliardi di ammortamento si accendono annualmente mediamente 35 miliardi di mutui, mentre per 188 miliardi occorrerebbero 37 miliardi di ammortamento. In questo modo, e cioè incoerentemente collocando le cifre nelle entrare e nelle uscite, si copre il disavanzo, di un fatto reale e si determina un pareggio fittizio.
Quanto al passaggio repentino del bilancio dal disavanzo all'avanzo noi attribuiamo questa operazione soprattutto ad un disordine gestionale determinato da politiche di bilancio, scelte o costrette, per cui ai fini del pareggio di bilancio negli anni passati si sono utilizzati finanziamenti statali per dare copertura agli interventi ordinari della Regione e viceversa. Pratica non conveniente, affermata tuttavia anche in questo anno che sembrava essere l'esordio di una nuova era contabile finanziaria, ma che così non si sta rivelando nei fatti.
Passando ai calcoli della spesa accentuerò la mia attenzione su alcuni argomenti che per ragioni di tempo tratterò a flash.
Parliamo delle uscite per la casa.
La reimpostazione di alcuni fondi dello Stato di anni precedenti consente di poter affermare che qualche cosa, non molto, per la casa si muoverà in questo 1982. Anche la legge dell'82 n. 6, sullo snellimento delle procedure per l'acquisizione delle aree per l'edilizia residenziale ha ottenuto un miliardo e mezzo di finanziamento, anche se, per ritornare indietro al problema delle entrate, non avrei previsto in entrate su questa legge un miliardo e mezzo, in quanto se sarà già difficile spendere l'uscita prevista, determinando quelle anticipazioni previste dalla legge ancor più difficile sarà recuperare il miliardo e mezzo previsto e cioè i rimborsi che, se verranno, verranno certamente dal 1983.
Vorrei altresì soffermarmi sul capitolo 1000, riguardante il patrimonio regionale, il riordino, la sistemazione e il ripristino degli immobili.
Riteniamo i 14 miliardi stanziati una cifra eccessiva: lo scorso anno ne prevedemmo 8 e ne spendemmo poco più di 4.
A determinare i residui sono le pastoie burocratiche che solitamente si accompagnano a questo tipo di spesa: si pensi ai lavori della Colonia Medail di Bardonecchia, la cui ristrutturazione è iniziata nel 1978, ma che a tutt'oggi non è stata ancora terminata. Ho citato Bardonecchia perché è il primo esempio che mi è venuto in mente, ma se ne potrebbero fare molti altri.
L'esame del capitolo delle spese per trasporti, sui quali mi soffermerò, mi consente di esprimere una valutazione su una questione di principio che mi sembra importante.
Questo è un settore nel quale la dipendenza dallo Stato è forte ed è una dipendenza di una certa sostanza: si pensi, ad esempio, ai 166 miliardi del capitolo 5856 riguardante l'erogazione dei fondi assegnati per il ripiano dei disavanzi di esercizio delle aziende di trasporto. Noi riteniamo che, quando esiste già un massiccio intervento dello Stato e in una situazione nella quale le risorse libere sono sempre meno, non sia una buona politica indirizzare queste risorse in questo stesso campo, come peraltro fa invece l'Assessorato di competenza, quando va ad incrementare di 6 miliardi rispetto al 1981 i contributi nelle spese di esercizio di autoservizi di linea secondo la legge n. 1 del 1980, legge peraltro che il disegno di legge 89 presentato dalla Giunta e denominato "Interventi finanziari della Regione nel settore del trasporto pubblico di personale" all'art. 18 ha abrogato. Mentre sono attribuiti alla legge del 1980 46 miliardi, contestualmente si sta esaminando una legge che verrà presto in Consiglio che all'art. 18 prevede l'abrogazione della legge stessa.
Per contro, si va molto a rilento con l'interporto di Orbassano di cui tutti conosciamo l'importanza che riveste nella nostra economia; il Consiglio approvò la legge relativa perché convinto della necessità che si determinasse con urgenza la sua operatività. Mentre ci sembrano molte le previsioni per il pronto intervento: 15 miliardi e mezzo, di cui 14 in conto capitale e 1 e mezzo in conto interessi. Assumiamo questa cifra quasi per scaramanzia e speriamo di non doverla impegnare.
Qualche breve accenno vorrei fare ad una serie di spese che la relazione Testa ha indicato fra le priorità e cioè l'attività di studio e di ricerca.
L'Assessore anticipa lo stupore che forse coglierà il Consiglio nel considerare una cifra rilevante per le attività di studio e ricerca, con una giustificazione che sarebbe anche accettabile se questo Consiglio non avesse ben scolpito nella sua mente quante sono già state le decine di miliardi spese negli anni trascorsi per questi stessi identici scopi: penso, ad esempio, ai 17 miliardi per un programma di ricerche in attuazione del piano e per la formazione dei piani socio-economici e territoriali dei Comprensori. Di esempi se ne potrebbero fare molti altri.
Per la verità ci sono in questo bilancio alcuni presupposti di novità che si potevano già intravvedere dalla relazione di accompagnamento al bilancio; per esempio, c'è un ripensamento attorno alla politica di finanziamento degli Enti locali e, comunque, del finanziamento in genere cioè si pone il problema se continuare a privilegiare il conto interessi come è stato fatto finora, o se non si debba ragionare attorno ad altri modi di finanziamento e di intervento.
Questa constatazione ci consente di portare alcune osservazioni al campo dell'agricoltura, campo al quale il bilancio, detraendo la cifra totale da quelle relative alla sanità e alle spese correnti, dedica oltre il 20% del suo valore. Nonostante la riduzione delle assegnazioni statali la cifra a disposizione dell'agricoltura passa da 76 nell'81 a 97 miliardi nell'81, con un aumento del 21,6%. E se noi consideriamo questa cifra nel suo contenuto, disaggregando i valori di intervento che risultano dalle tabelle fornite dall'Assessore all'agricoltura, notiamo che i 3/4 della spesa libera regionale sono destinati alle strutture e 1/4 (4,5 miliardi su 17) alle iniziative più squisitamente assistenziali (da notare che tale 1/4 potrebbe essere ulteriormente ridotto, perché prevede interventi, quali i prestiti di conduzione e gli aiuti alla tenuta della contabilità aziendale che hanno più aspetto di sostegno all'imprenditorialità che di pura assistenza).
Queste cifre ci dicono che la discussione che si sta sviluppando in più sedi sul tipo di rapporto finanziario che l'ente pubblico deve avere con il settore agricolo, se cioè tale rapporto debba continuare ad essere, come negli anni passati, di tipo assistenziale o non piuttosto di favorire negli addetti all'agricoltura la presa di coscienza imprenditoriale, si va facendo strada anche alla Regione Piemonte.
E i repubblicani sono per una trasformazione del rapporto ente pubblico agricoltura che superi definitivamente il momento assistenziale ed esalti quello imprenditoriale, anche perché un rapporto di accoglimento di istanze assistenziali non sarà più sopportabile perché le scarse risorse non consentiranno più questi interventi negli anni a venire. E questo noi riteniamo lo si ottenga continuando a perseguire una diversa politica agricola di finanziamento, in grado di far superare la piaga dei residui passivi che si stanno accumulando anche nel bilancio dell'Area 1. Anche se questi residui non sono tutti imputabili alla Regione perché dipendenti in parte dai tempi lunghi che le realizzazioni delle opere richiedono e in parte dalle difficoltà e dalle lentezze degli enti esercenti il credito agricolo nella concessione del credito agevolato, tuttavia la Regione ha uno strumento per snellire la burocrazia delle pratiche in agricoltura che è la legge 35 del 3/9/1981, di cui il collega Gastaldi fu relatore ed è in forza di quella legge che noi chiediamo alla Regione di creare le condizioni per rendere operativa la legge stessa.
Altri presupposti di novità che io voglio ancora mettere in evidenza in questo bilancio sono: un tentativo di contenimento della spesa corrente nelle varie aree di attività la promessa di un rigoroso programma di revisione della funzionalità dei compiti e, quindi, della spesa degli enti strumentali che, ancora una volta, vengono finanziati, seppur ridottamente, senza conoscere i loro programmi di attività, a parte le consultazioni fatte e i documenti a nostra disposizione una maggiore fluidificazione della spesa la preconsultazione comprensoriale che, se da un lato può avere perseguito una partecipazione progettuale dei Comprensori all'attività regionale, dall'altro, ha preluso a quel bilancio consolidato che deve essere l'obiettivo finale di un'azione programmatoria che deve vedere da un lato le Giunte regionali operare le loro scelte in armonia con quelle nazionali e dall'altro gli Enti locali decidere in armonia con le scelte regionali. Questo lo si otterrà soltanto attraverso una volontà politica molto chiara di un coordinamento più incisivo ad ogni livello e, quindi più necessario nel momento in cui le risorse scarseggiano.
Malgrado questi presupposti di novità, più intenzionali che reali questo bilancio si svolge ancora una volta nelle contraddizioni della gestione quotidiana e non lascia spazio ad una sintesi politica che non traspare, proprio perché risente di una programmazione per comparti, ancora una volta all'insegna dell'improvvisazione, inseguendo caso per caso, anzi Assessorato per Assessorato. Ecco quello che caratterizza segnatamente e in negativo, in questo momento, questa maggioranza e, quindi, il documento di programmazione finanziaria ed amministrativa presentato al Consiglio: l'assenza di una collegialità d'indirizzo e di governo.
Aver consapevolezza del proprio ruolo istituzionale oggi è più importante di ieri, perché la situazione è precaria e perché la crisi dell'istituto regionale è un dato di fatto.
Occorre una maggiore sensibilità alla corresponsabilità: un Assessore regionale non può più permettersi di ragionare in termini settoriali e soprattutto non deve farlo. Noi dobbiamo pensare che quando un Assessore si esprime rifletta non il suo pensiero, ma il pensiero, la linea politica della Giunta che rappresenta e, soprattutto, chi sta all'opposizione deve avere la certezza di questa corresponsabilità e di questa collegialità della Giunta. Questa maggioranza si è compattata per garantire la governabilità in questa Regione: questo presupposto sembra scricchiolare ormai da molto tempo, per ammissione degli stessi componenti la maggioranza.
Per quanto ci riguarda in questo primo scorcio di legislatura noi non abbiamo mai giocato in tutti i tavoli con politiche polivalenti in tutte le stagioni, ma, soprattutto, non ci siamo mai proposti di alzare il tasso di conflittualità all'interno della maggioranza, anche quando sarebbe stato facilissimo approfittare delle difficoltà e delle incertezze dei rapporti all' interno della coalizione, soprattutto tra PCI e PSI, ma anche con il PSDI.
Pur dal nostro ruolo di opposizione abbiamo cercato di contribuire alla crescita della comunità piemontese, non limitandoci a combattere tutte le forze che stanno al potere opponendoci a tutto e a tutti; abbiamo cercato in ogni caso di difendere l'istituzione regionale e, soprattutto, in questa ottica va vista la presa di posizione di qualche tempo fa, quando richiamammo, unitamente ai colleghi della minoranza, democristiani e liberali, tutte le forze politiche del Consiglio sui punti cruciali di funzionamento dell'istituto regionale nei suoi rapporti interni e nei rapporti Giunta-Consiglio, punti peraltro attuali nella loro gravità.
Soprattutto, per quanto ci riguarda, ci siamo in questi due anni, così come in passato, impegnati a richiamare la maggioranza ad una politica più corretta e coerente della spesa e a perseguire finalmente una politica di programmazione, così come stiamo facendo in questo momento di fronte al documento di bilancio e di previsione del 1982. Per il futuro, e tutti sappiamo che sarà un futuro difficile, occorrerà operare un cambiamento, un rinnovamento determinato da conseguenze profonde tra le forze che si riconoscono nelle grandi battaglie di trasformazione e di ammodernamento della nostra Regione.
In questo primo scorcio di legislatura si è sovente parlato di un'adesione del PRI all'attuale maggioranza regionale. Nell'80, noi avevamo condizionato il nostro giudizio alla presentazione del programma regionale quello del secondo piano di sviluppo, piano che oggi abbiamo di fronte e che esamineremo senza pregiudiziale alcuna, andando a ricercare quei caratteri di trasformazione e di ammodernamento della Regione di cui abbiamo detto.
Questo nostro atteggiamento risale alla nostra linea politica rispetto alla Giunta, la cosiddetta linea delle Giunte di programma. In ogni caso il nostro sforzo sarà quello di far crescere un clima culturale ed un metodo politico che convinca che le possibili alleanze vanno ricercate non tanto in forza della tradizione, dell'ideologia o degli accordi di spartizioni di potere, ma in nome di precise scelte di campo e di una spassionata adesione e condivisione di opzioni programmatiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'interessante e pregevole relazione del collega Biazzi, proprio perché prevalentemente mette a fuoco i nodi del rapporto tra finanza regionale e spesa pubblica e riconduce il bilancio ad una visione unitaria regionale, non poteva certamente inoltrarsi in valutazioni più specifiche, settore per settore, area per area dei volumi di spesa previsti e della loro finalità.
Senza voler togliere nulla al pregio di questa relazione, con il mio intervento vorrei molto brevemente entrare nel merito di uno dei capitoli del bilancio: quello che riguarda l'agricoltura. Questo non tanto per evidenziare dati e cifre, che peraltro devono pur sempre essere sottolineate, quanto piuttosto, perché questo capitolo quest'anno, come negli anni precedenti, è oggetto di una particolare attenzione da parte di organizzazioni professionali e di forze politiche che traggono spunto dal bilancio regionale per sviluppare riflessioni più generali sull'operato della Giunta regionale verso il settore dell'agricoltura.
Riflessioni che ricalcano grosso modo o non si discostano granché dalle posizioni assunte un anno fa in occasione del bilancio del 1981.
Secondo queste posizioni ci troveremmo di fronte, per taluni, ad una riduzione del 60% degli stanziamenti per l'agricoltura (ma si fa riferimento a dei dati superati con la prima e la seconda nota di variazione), per altri ci troveremmo di fronte ad un quadro ampiamente negativo che dimostrerebbe l'inesistenza della centralità dell'agricoltura e la continuità dell'emarginazione di questo settore.
Questo tipo di argomentazioni, peraltro affiorate anche in III Commissione recentemente in occasione della discussione sui dati relativi all'agricoltura, non è nuovo, riprende in sostanza delle argomentazioni e considerazioni di preciso segno politico, già portate avanti lo scorso anno in occasione della discussione sul bilancio di previsione dell'anno 1981.
Anche allora si diceva che si era di fronte ad una caduta e ad una contrazione delle risorse regionali destinate all'agricoltura e al venire meno di una centralità del settore.
Ora questa polemica, imbastita da altre forze politiche in questi anni e che viene puntualmente ripresa con questo bilancio, mi pare non solo ingiusta, ma per molti aspetti non corretta. Sono sufficienti a dimostrarlo alcuni dati in possesso del Ministero dell'Agricoltura e Foreste.
Nel triennio 1978-1981 la Regione Piemonte ha assunto un impegno finanziario per quanto riguarda l'agricoltura del 136% rispetto alle assegnazioni dello Stato. E' solo preceduta dalla Regione Lazio i cui impegni sono stati del 146%.
Ciò dimostra che la presentazione dei piani di sviluppo ha "spinto" per ottenere quote regionali di finanziamento aggiuntive a quelle nazionali e su basi certamente di programmazione. Infatti, rispetto agli stanziamenti in Piemonte gli impegni di spesa sono stati mediamente del 95%, contro il 93% dell'Emilia Romagna, il 91% della Lombardia, contro una media nazionale, comunque, che si aggira intorno al 58%. Solo la Valle d'Aosta raggiunge il 100%. Il Piemonte viene al secondo posto.
Ma al di là di questi dati, che credo facciano giustizia di molte polemiche, noi continuiamo ad essere convinti che i problemi dell'agricoltura non possono essere affrontati accentuandone gli elementi di settorializzazione.
Non esiste, a nostro giudizio, una indifferenziata questione agraria intesa nella sua globalità, avulsa e staccata da un contesto economico generale, tanto che crediamo discutibile, in linea di fatto, che si possa parlare di una centralità dell'agricoltura.
Questo abbiamo più volte detto, che non vogliamo riprendere per ragioni di tempo, anzi, la nostra richiesta a suo tempo formulata relativa ad un'iniziativa regionale sui processi economici, che abbia un riferimento preciso alla questione agraria in Piemonte, parte proprio da questo presupposto e da questa visione.
Ma se per comodità di esposizione dovessimo seguire il ragionamento che da altri viene fatto, per cui esiste o esisterebbe una centralità dell'agricoltura, nella misura in cui esiste una mole di stanziamenti che lo dimostri, allora i ragionamenti dovrebbero essere fatti non solo sui bilanci di previsione, ma anche sui consuntivi finali, giacché correzioni non indifferenti di rotta, maturano con le variazioni, nel momento in cui per esempio, dati che parevano certi del fondo statale vengono meno.
Queste considerazioni non sono astratte e prive di un loro senso concreto e palpabile.
Chi non ricorda le polemiche dell'anno scorso in questi giorni? Allora si diceva che le risorse regionali destinate all'agricoltura erano troppo poche, che la Regione doveva mettere più fondi per garantire una continuità di spesa pari a quella degli anni precedenti. Da talune parti il giudizio negativo sul bilancio partiva proprio da questi dati, cioè dal fatto che i fondi regionali destinati all'agricoltura subivano una contrazione.
Se andiamo a vedere i consuntivi fornitici dall'Assessorato, le cose non stanno così. Lo scorso anno sono stati stanziati 73 miliardi ricavati dai fondi regionali ed è la punta più alta raggiunta nell'intero decennio quando si pensa che essa supera largamente di 20-30 miliardi gli stanziamenti con fondi regionali fatti dal 1974 in avanti.
Certo, c'é uno scarto notevole nei fondi stanziati nell'81 tra preventivo e consuntivo finale; ma questo scarto ha una sua motivazione politica.
Di fronte ai tagli avviati sin dallo scorso anno dal Governo, alle drastiche riduzioni degli stanziamenti pubblici già decisi specie sulla Quadrifoglio, la Regione si è trovata da un lato di fronte al venir meno di risorse finalizzate dallo Stato, su cui peraltro aveva contato, e dall'altro di fronte alla necessità di mantenere fede agli impegni di previsione per evitare lo svilupparsi di nuove tensioni che avrebbero aggravato quelle esistenti nelle campagne, per l'aumento dei prezzi e dei costi in modo divaricato che si registra a danno dell'azienda contadina.
Quei 73 miliardi derivano in parte da reimpostazioni e dimostrano che lo scorso anno "si è raschiato in fondo al barile", ma in pari tempo dimostrano anche come la finanza regionale, proprio perché è più vicina ai problemi ed alle esigenze che si aprono e si sviluppano nella comunità regionale, specie in anni in cui l'uso della spesa pubblica da parte dello Stato risente di impronte rigide e dirigistiche, avverte il bisogno di una maggiore elasticità per fronteggiare quanto meno gli elementi di maggiore emergenza.
Certo, quando si guarda a queste cose ci si rende conto di quanto si sia lontani dagli obiettivi di un rilancio dell'agricoltura e del comparto agro-alimentare, obiettivi che questo governo si è dato ma su cui concretamente poi non ha operato tanto che dopo i primi risultati conseguiti nel 1979, si è verificata una caduta che avvertiamo anche in Piemonte e che rischia di vanificare le realizzazioni in termini di produzione e di occupazione nel settore agricolo.
Non si può fare solo un discorso sulle cifre stanziate. Che cosa significano i 130 miliardi di fondi statali finalizzati e previsti per quest'anno? Sono più dei 94 miliardi dello scorso anno, sono meno di quelli previsti nel 1979 e nel 1980. Tra l'altro, sempre a proposito della centralità, vogliamo ricordare che il volume di spesa previsto nel settore è di 10 miliardi in più rispetto allo scorso anno e l'area dell'agricoltura è seconda per ordine di grandezza nel bilancio (la prima comprende le competenze di ben tre Assessorati).
Ma, al di là della comparazione dei dati, tra quest'anno e gli anni passati, c'è un mutamento di segno della spesa prevista dello Stato nel senso che si riducono le quote del Quadrifoglio su cui più ampie erano le possibilità di portare avanti da parte della Regione una politica di programmazione, mentre si dilatano gli interventi su cui c'è maggiore rigidità, come con le leggi 403 e 423 che accentuano quelle linee di tendenza che configurano le Regioni come agenzie di spesa dello Stato.
Quando pensiamo che i 35 miliardi in più dei fondi statali vincolati che si registrano quest'anno rispetto allo scorso anno sono nella maggior parte da ricondurre agli stanziamenti previsti dalle leggi 403 e 423, credo si possa dire che buona parte delle possibilità per la Regione di portare avanti una politica di programmazione nelle campagne, definendo ed utilizzando delle priorità all'interno della legge 63, non possa ricondursi agli interventi in conto capitale dove la maggior parte della spesa è già di fatto vincolata, ma sia da ricondurre ai limiti di impegno da iscriversi nella legge finanziaria del 1982, recepita dal bilancio pluriennale che, se passa secondo l'interpretazione data dalle Regioni con un limite di 5.830 milioni, dovrebbe dare un investimento agevolato di 64 miliardi che potrebbero essere attivati subito (come ricordava il relatore Biazzi) senza con questo determinare onerosità sul bilancio del 1982, ma facendole scivolare sull'83-84.
Questa convinzione peraltro è confortata dagli stessi dati quando si vogliono dividere i fondi operativi in conto capitale tra quelli di intervento sulle strutture e quelli di interventi di sostegno.
Non a caso nel nostro bilancio di previsione dei 72 miliardi circa di fondi statali vincolati (parlo sempre di fondi operativi in conto capitale), 38,5 miliardi sono di sostegno e 33 per le strutture. C'è quindi, una prevalenza di fondi per il sostegno dei fondi finalizzati dello Stato. Il rapporto si inverte nei fondi regionali dove un limite di impegno capace di produrre investimenti per 64 miliardi porterebbe i fondi sulle strutture a 70 miliardi contro gli 11 e mezzo di sostegno con un dato finale (sommando fondi statali e quelli regionali) tali da spendere 2/3 dei 160 miliardi previsti nelle strutture e 1/3 a sostegno.
Può essere questo un dato che fa giustizia delle affermazioni che talvolta si sono qua e là sentite su una spesa in agricoltura troppo assistenziale e troppo distributiva? Il Consigliere Vetrino dava in proposito una risposta positiva.
Noi crediamo siano dati estremamente indicativi che comunque devono far riflettere sul fatto che, comunque, rimane in tutta la propria validità una volontà politica della Giunta rivolta ad operare in termini tali da assicurare maggiore efficienza e remuneratività all'impresa contadina.
Questo di fronte all'aggravarsi delle condizioni di precarietà dell'impresa contadina nelle zone che registra l'azienda di pianura, il governo sembra scegliere una spesa prevalentemente finalizzata in direzione dell'assistenzialismo.
E' difficile, in assenza di una politica agraria nazionale, assumere le campagne con il loro potenziale produttivo come una delle principali emergenze del Paese cui dedicare risorse ed attenzioni.
I dati su cui mi sono soffermato mi pare dimostrino con i 5.800 miliardi dei limiti d'impegno che dipendono dalla legge finanziaria che non esistono sottovalutazioni del ruolo che può avere l'agricoltura nella lotta contro l'inflazione e perché il settore primario abbia in Piemonte il peso che deve avere.
Certo, l'assenza di una politica agraria nazionale costringe la Regione ad operare su un crinale molto stretto se i problemi dell'agricoltura vengono visti non solo in termini di finanziamento, di sostegno finanziario, ma in modo più corretto come problemi da affrontare con scelte precise di programmazione, capaci di contribuire all'impresa economica e a stimolare l'occupazione diretta e collaterale.
Questo crinale è reso ancora più difficoltoso dal momento che la Regione è costretta, in assenza di un quadro di riferimento di programmazione nazionale e di fronte alla politica della spesa pubblica del Governo, a coprire il fronte dalla prima emergenza davanti al problema dell'indebitamento delle imprese, alle difficoltà che la crisi apre all'impresa singola ed associata, alla riduzione ed alla stagnazione delle produzioni, alle difficoltà che presentano i programmi di sviluppo agricolo e di ammodernamento tecnologico nelle campagne.
E' un fronte difficile da tenere. Lo avvertiamo nelle linee di tendenza che vengono avanti. L'assenza di un quadro di riferimento nazionale rende difficile gli investimenti privati, di fatto accentua ulteriormente le colture estensive, come i cereali e le foraggere, rischia di determinare una diminuzione del valore aggiunto nelle campagne e rallenta lo sforzo di ristrutturazione e di ammodernamento tecnologico delle cooperative, con conseguenti scricchiolii dell'ordinamento associativo.
Guardando ai dati del bilancio, disaggregati intervento per intervento ci pare di scorgere una tenuta di questo fronte puntando su una finalizzazione delle risorse rivolte al riequilibrio.
E' chiaro però che uscire dalla prima emergenza, da questo fronte per avviare una politica più complessiva di sviluppo, implica non solo dei riferimenti più certi a livello nazionale, ma anche la necessità di liberare la politica agraria da un'eccessiva settorializzazione.
Si pongono, in sostanza, i problemi, per esempio, dei progetti integrati per la montagna, quelli dell'uso plurimo delle acque, le questioni nodali per il Piemonte su cui un confronto più ravvicinato lo avremo con la discussione sul nuovo piano di sviluppo.
Quello che mi premeva sottolineare sono alcuni dati essenziali che dimostrano, pur nelle difficoltà in cui si dibatte la finanza regionale gli elementi di una continuità politica di impostazione che la Giunta si è data.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Signor Presidente, colleghi, tre erano gli obiettivi del piano di sviluppo '77/'80 nel settore agricolo: conseguimento di redditi comparabili con il lavoro dipendente dei settori extra-agricoli realizzazione del più alto livello possibile di occupazione nel settore agricolo sensibile incremento in termini di quantità e qualità della produzione agricola regionale.
In attesa di conoscere il secondo piano di sviluppo e di approfondire quindi, anche il confronto con il primo, si può affermare che nonostante alcune condizioni favorevoli verificatesi nel settore degli obiettivi è stato pienamente raggiunto e si deve sottolineare che quanto è avvenuto nel settore agricolo nel 1981 ed in questi mesi del 1982 allontana ulteriormente gli obiettivi previsti.
E' pur vero che la politica agricola regionale è largamente condizionata dal livello nazionale ed ancor più da quello comunitario, non può però ridursi a momento conflittuale con l'uno o l'altro livello e deve diventare il più possibile autonoma ed equilibratrice, usando correttamente delle sue competenze ed investendo con oculatezza i fondi disponibili.
Questa esigenza diventa ancora più sentita nel momento in cui la politica agricola comunitaria sta vivendo una delle fasi di maggior crisi dalla sua nascita e la situazione economica generale del nostro Paese ha richiesto tagli anche per il settore agricolo da parte del Governo nazionale. L'esigenza di una revisione globale della politica agricola comunitaria rimane in tutta la sua gravità e le difficoltà che si sono evidenziate nella trattativa per concordare i prezzi agricoli dell'annata in corso la rafforzano ulteriormente.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario però che vengano superati egoismi nazionali di cui l'agricoltura italiana è stata sinora vittima e di cui la cosiddetta "guerra del vino" è un classico esempio. La "guerra del vino" che, al di là che interessi o meno la viticoltura piemontese, ha visto il Governo francese assente nella difesa del prodotto italiano importato e ricercare cavilli per distorcere lo spirito e la lettera dei trattati, mentre amministratori locali, non certamente democristiani marciavano alla testa dei vignerons.
Bene ha fatto il Governo italiano a non lasciarsi trascinare sulla via delle ritorsioni, ma i produttori italiani che devono subire la concorrenza di importazioni agricole francesi di maggior consistenza, non possono tollerare altre situazioni del genere.
L'ingresso della Grecia, alla quale dovrebbero aggiungersi, se vengono superate le opposizioni esistenti, la Spagna e il Portogallo, potrebbe facilitare questa revisione che, comunque, per diventare veramente equilibratrice a favore del nostro Paese, deve basarsi su una riduzione del tasso di inflazione interno al nostro Paese, tale da riportarlo a livelli medi europei; senza tale condizione l'economia agricola italiana continuerà a pagare per un male che, oltretutto, non contribuisce a creare e che deve completamente subire.
Tratteggiato molto sinteticamente il quadro delle difficoltà in cui si sviluppa la politica agricola regionale e venendo alle nostre competenze è necessario fare una prima considerazione. Ai problemi agricoli in questi due anni della terza legislatura abbiamo dedicato in Consiglio poco tempo ed attenzione (mi dispiace confutare quanto asserito dal Consigliere Ferro in merito al bilancio 1981: in quella occasione noi non intervenimmo).
I vari documenti presentati dalla Giunta, oltreché dedicare poco spazio all'agricoltura, non contenevano indirizzi nuovi o, comunque, tali da suscitare l'interesse del nostro Gruppo. Parlare di agricoltura comportava la ripetizione di tesi ormai ampiamente dibattute e che avevano visto le forze politiche presenti in Consiglio ferme sulle loro posizioni.
Si era, quindi, creata, almeno nel nostro Gruppo, la convinzione che dibattiti, prese di posizione, proposte non avrebbero modificato la linea portata avanti dalla maggioranza, per molti aspetti, a nostro giudizio, non adeguata alle esigenze della realtà agricola piemontese. Le posizioni erano note all'interno del Consiglio e all'esterno tra le forze sociali.
Oggi riprendiamo il discorso perché riteniamo che qualcosa si sia modificato, anche se, purtroppo, non in modo positivo. L'impegno per la soluzione dei problemi in agricoltura e per il suo rilancio, già per noi insufficiente nella seconda legislatura, è gradatamente calato nel corso di questa e sempre meno la Regione fa fronte ad una delle sue competenze primarie: quella agricola.
Ci rendiamo conto delle difficoltà generali, soprattutto di quelle finanziarie, ma riteniamo di dover sottolineare l'esigenza che l'agricoltura non venga dimenticata, solo perché altri più importanti settori vivono momenti di crisi. Proprio in questi momenti, che sono anche momenti di riflessione, l'agricoltura può e deve diventare settore importante per il superamento della crisi generale; può ritornare a svolgere un ruolo non marginale nell'economia piemontese e può contribuire alla modifica di un modello di sviluppo che l'ha vista subalterna, sia sul piano economico che su quello culturale.
Le potenzialità produttive dell'agricoltura piemontese possono e devono essere meglio utilizzate, soprattutto attraverso una programmazione degli interventi regionali che vada a risolvere i nodi fondamentali della struttura produttiva. I piani agricoli zonali, che secondo il primo piano di sviluppo dovevano coprire entro la fine del 1980 l'intero territorio regionale, stentano ad andare avanti e là ove hanno camminato rischiano di diventare fonti di delusione, se le proposte contenute nei piani non trovano maggiore riscontro nell'azione regionale.
Le Comunità montane da tempo si sono dotate dei piani di sviluppo, con ampio spazio ed approfondimento alle soluzioni dei problemi agricoli; ci nonostante non sono state messe nella condizione di realizzare alcunché di significativo e l'agricoltura montana nonostante l'indennità compensativa sta lentamente e gradatamente declinando, con grave danno, non solo per le produzioni agricole, ma anche per l'equilibrio ecologico, di cui i produttori agricoli delle zone montane sono i principali artefici.
I piani agricoli zonali, i piani di sviluppo delle Comunità montane costituiscono un punto di riferimento concreto per una politica agricola programmata e partecipata. Perché questo si realizzi è però necessario un cambiamento radicale nella legislazione e soprattutto nella gestione della politica agricola regionale, iniziando con il destinare pia risorse al settore.
Come in ogni occasione di bilancio, sulle cifre non c'è mai completo accordo e chiarezza. Noi riteniamo di dover porre all'attenzione dei Consiglieri una nostra valutazione che sostanzialmente si basa su uno stanziamento complessivo per il settore agricolo ammontante a 190 miliardi di cui 97.732.000.000 per annualità già impegnate, reimpostazioni slittamenti per enti; 14 miliardi e 900 milioni per spese non certamente produttive (sistema informativo) e quindi rimangono, detraendo i fondi già impegnati che ammontano a 24 miliardi, 58 miliardi circa. Di questi 97 miliardi e 732 milioni, 72 miliardi provengono dai fondi vincolati da parte dello Stato: in sostanza, la Regione aveva destinato di risorse proprie al settore agricolo 33 miliardi, nel 1981, che si riducono a 17 miliardi nel 1982.
Questi dati dimostrano che l'impegno della Regione per il bilancio 1982 nel settore agricolo si è esattamente ridotto quasi del 50%, mentre in contrapposizione, dobbiamo tenere presente l'aumento dell'impegno dello Stato che nel 1981 fu di 38 miliardi e che per il 1982, già oggi in bilancio preventivo, sale a 72 miliardi. Quindi, in contrasto con una programmazione di spesa da parte della Regione ridotta del 50%, prendiamo atto che le risorse statali si raddoppiano quasi del 50%.
Il dato relativo alle risorse già impegnate, rispetto a quelle ancora disponibili, evidenzia la rigidità attuale dell'intervento regionale e ci richiama all'esigenza di rendere più flessibile la politica agricola regionale. Obiettivo che deve essere perseguito in tempi brevi, visto che anno dopo anno i margini per nuove iniziative e per interventi diversificati si riducono gradualmente e sensibilmente. Si tratta, quindi di verificare la validità delle iniziative in atto e che ci impegnano anche per i prossimi anni, anche se ci rendiamo conto che eventuali modificazioni vanno a toccare realtà ormai consolidate e rischiano, quindi, di sollevare scontenti e critiche. Non si può non rilevare che questa situazione è frutto di decisioni che non hanno considerato questo pericolo, pur essendo state assunte sotto il segno della programmazione. Programmazione che non può ridursi al solo aspetto produttivo, ma deve coinvolgere un insieme di attività e problemi collegati all'agricoltura.
La politica di difesa ed uso del suolo, la politica dei mercati, del turismo, specie per l'aspetto agro-turistico, l'istruzione professionale la politica sociale, devono essere collegate al momento produttivo. Ci sembra, invece, che ogni aspetto venga gestito a compartimenti stagni e manchino, quindi, le correlazioni indispensabili per un sostegno globale al mondo agricolo. Le responsabilità non devono essere scaricate su un Assessorato o su un altro, esse sono complessive della Giunta; non si possono risolvere i problemi sul tappeto della realtà piemontese giocando a scaricabarile.
Oggi il Consiglio approva il bilancio preventivo 1982 che a fronte di 642 miliardi e 708 milioni di richieste di finanziamento, derivanti da 23.840 domande, prevede una possibilità di intervento per poco più di 100 miliardi, quindi poco più del 10%. Le domande giacenti, ed il dato si riferisce al 30/9/1981 e quindi da aggiornare in aumento, sono domande in larga parte presentate due o tre anni fa. Con questo ritmo molte verranno soddisfatte fra sette, otto anni.
E' accettabile una simile situazione? E' corretta? Noi riteniamo di no e ribadiamo quanto già sostenuto in occasione della discussione dei precedenti bilanci.
Per la credibilità stessa dell'istituzione è necessario dare certezza di erogazione dei finanziamenti in tempi accettabili e, comunque, non controproducenti per gli stessi richiedenti. Potrei qui portare una lunga serie di dati concreti di aziende agricole che presentarono domande di finanziamenti alcuni anni orsono. Un'azienda agricola presentò domanda nel 1978 per opere di elettrificazione; il preventivo presentatole dall'ENEL ammontava a 3.934.000, nel 1982 questo preventivo è diventato di L.
9.835.000 e non si ha né la speranza né la possibilità di conoscere quando la Regione possa intervenire.
In questo caso, non solo noi non aiutiamo l'agricoltura, ma la danneggiamo. Le aziende hanno bisogno di opere di elettrificazione. Queste iniziative, queste domande, devono avere una priorità e questi problemi devono essere risolti. Noi potremo sostenere che altre Regioni quest'anno hanno impegnato percentuali ben maggiori nel loro bilancio e con dati alla mano dire che in altre Regioni lo sviluppo in percentuali dell'occupazione e della produzione e del reddito è stata superiore che nella nostra Regione. Noi riteniamo che questa situazione non sia corretta, bisogna, per la credibilità stessa dell'istituzione, avere il coraggio di dire dei sì e dei no.
La Regione, almeno per i produttori agricoli, non è la Befana, come ha affermato l'Assessore Simonelli parecchio tempo fa, ma ha il dovere di non lasciare nell'incertezza decine di migliaia di aziende agricole per anni ed ha soprattutto il dovere di far fronte agli impegni già assunti. E anche qui potrei portare un lungo elenco di decreti, di concessioni, di nulla osta che non sono stati onorati.
E' come se un privato cittadino firmasse delle cambiali e non le onorasse. Vi sono decreti di concessione del 1980 e ad oggi le aziende non hanno ancora incassato i finanziamenti.
Certo, se i finanziamenti destinati al settore agricolo fossero adeguati alla domanda, e qui vorrei fare una riflessione: le richieste di 640 miliardi riguardano stalle, opere di irrigazione, elettrificazione strutture e infrastrutture che determinano un grosso investimento da parte di altri settori produttivi: l'edilizia, l'artigianato, ecc. I finanziamenti, quindi, devono essere adeguati alla domanda, sottraendoli a spese improduttive, e anche all'interno della stessa spesa per agricoltura bisogna privilegiare gli investimenti produttivi.
La relazione dell'Assessore Testa pone chiaramente e coraggiosamente la questione degli enti strumentali, con uno specifico riferimento all'Esap.
Quanto sostiene ci trova consenzienti, anche se la mancanza del bilancio preventivo dell'ente, che dovrebbe essere oggi presente all'attenzione del Consiglio come stabilito dalla legge istitutiva dell'ente stesso, non ci permette maggiori approfondimenti.
Ci sembra però ovvio far rilevare che se oggi si ritiene di dover cambiare rotta è perché quella scelta nel passato non era del tutto valida sottolineando che quando certe iniziative sono intraprese diventa poi difficile interromperle senza creare scompensi.
E' necessario un maggior coordinamento da parte dell'Assessorato all'agricoltura con gli enti che svolgono attività nel settore agricolo.
Lo stesso IPLA, che conosciamo troppo poco perché poco informati, sta iniziando alcune attività nel settore della forestazione, che vanno portate almeno all'attenzione della Commissione, per non trovarci di fronte ad altre sorprese in un settore che ha visto negli anni trascorsi un grosso impegno regionale: impegno che rischia di andare sprecato se molti problemi, quali quello del finanziamento costante, rapporti e competenze tra Corpo Forestale dello Stato ed Assessorato; i programmi IPLA devono essere urgentemente risolti, perché altrimenti l'azione portata avanti in questo settore rischia di avere una brusca caduta con grosso danno soprattutto dell'economia delle zone montane.
Gli enti strumentali devono diventare punti di riferimento per le aziende agricole piemontesi, divulgando i risultati delle loro iniziative.
Fanno prove e sperimentazioni che poi rimangono lettera morta, tant'è vero che per conoscere i conti di alcune produzioni il Consiglio deve ricorrere ad una ricerca esterna, affidata all'Università.
Si ha l'impressione che gli allevamenti gestiti dagli enti strumentali le stesse contabilità aziendali finanziate dall'Assessorato, viaggino per loro conto senza risultati efficaci per la conoscenza e la soluzione dei problemi agricoli.
La politica agricola regionale ha bisogno, per diventare veramente protagonista, di notevoli cambiamenti.
E' giacente in Commissione, oltreché un nostro progetto di legge presentato all'inizio della legislatura, anche un progetto presentato dal PSI e dal PSDI.
Entrambi, alla luce della realtà odierna, possono richiedere modifiche ed aggiornamenti: l'importante è prendere coscienza che c'è molto da modificare nella legislazione e nella gestione in atto.
Da parte nostra andiamo a questa verifica sulla politica agricola senza prevenzioni, pronti a recepire ogni nuovo indirizzo che possa restituire alla Regione il ruolo che in questi ultimi tempi è andata gradatamente perdendo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

La Giunta e l'Assessore Testa dimostrano continuità e memoria nell'affrontare il bilancio 1982 per la Regione Piemonte. Continuità e memoria che si richiamano al programma avviato, agli obiettivi generali nella manovra delle cifre disponibili, agli obiettivi particolari nella presentazione tecnica dei documenti, alle linee di indirizzo che si ritiene di dover seguire, anche in relazione al modificarsi delle condizioni esterne e delle disponibilità complessive.
Ma anche i Gruppi ed i Consiglieri hanno una loro continuità e memoria.
Per questo ho voluto, con puntiglio, andare a ricercare quanto il Gruppo liberale aveva affermato nella discussione sugli antenati di questo bilancio. E precisamente nel dibattito del marzo 1981 sul bilancio della Regione per l'esercizio 1981, nel dibattito del 22/10/1981 sull'assestamento di bilancio, nel dibattito del 23/12/1981, che apriva l'esercizio provvisorio per il 1982.
Vi è in questo ripasso retrospettivo una civetteria.
La voglia di scoprire quanto delle difficoltà di oggi fosse stato anticipato dalle nostre analisi, allora contestate non tanto dal prudente Assessore al bilancio, ma dal comportamento nei fatti della Giunta nel suo complesso.
Ma vi è anche un'orgogliosa ambizione. La certezza di verificare che nella continuità e nella memoria delle posizioni espresse sulle cifre del bilancio, emergeva un disegno di governo diverso per la Regione, diverso nelle linee di programma, diverso nell'impiego delle risorse disponibili diverso nella capacità di gestione.
E questo disegno di governo, la cui esistenza può essere negata solo nelle opportunità politiche o nella difficoltà dei numeri del Consiglio, ma non nella sua progressiva maturazione politica e culturale, trova oggi strada e spazio all'interno della stessa maggioranza. Questa si presenta al dibattito sul bilancio divisa da una verifica tuttora aperta, di cui giungono anche alle forze di opposizione gli echi delle profonde diversità di posizioni e da cui emerge una crescente convinzione sulla necessità di cambiare rotta, di modificare in profondità, di fronte ai nuovi problemi ed alle modificate risorse, il comportamento ed il ruolo della Regione.
Il bilancio "intelligente" Apprezziamo certo alcune cose del bilancio presentato. E, come nostra abitudine, riconosciamo con franchezza questi elementi, attribuendone i meriti alla Giunta, senza indulgere alla tentazione di attribuire alla specifica professionalità dell'Assessore la razionalità di impostazione ed alla sua origine valsesiana l'impegno ed i successi nell'iniziare a contenere l'area dello spreco.
Né, per il bilancio pluriennale che l'accompagna, intendiamo strumentalmente dividere i meriti ed i demeriti.
I meriti di un Assessore che ci propone uno schema di lavoro che apprezziamo, che giudichiamo interessante e capace di avviare in tempi stretti una politica di bilancio annuale, collegata a prenotazioni di spesa su base pluriennale, rigidamente dipendenti dai programmi di intervento capace da un lato di assicurare l'efficienza e la tempestività della spese e, dall'altro, di saldare il momento politico della programmazione al momento tecnico della stesura del documento contabile.
I demeriti di una Giunta che, non avendo ancora definito un disegno strategico di lungo periodo, non ha potuto riempire lo schema proposto di cifre e di indicazioni su cui confrontarci e discutere.
Del bilancio annuale apprezziamo in primo luogo la struttura tecnica che ha, però, a nostro avviso, anche sostanza politica. Vi sono due elementi che ci confermano in questo parere. Il bilancio inizia ad essere un documento "intelligente"; in altri termini un documento non costruito per assolvere un obbligo formale, ma per far emergere dalle cifre l'entità delle risorse manovrabili dalla Regione e, da queste, la ragione delle scelte politiche che portano ad individuare priorità ed entità degli investimenti nei diversi settori.
Il bilancio é, inoltre, un documento vero, che nulla nasconde della situazione grave delle finanze regionali, legate al contenimento delle risorse trasferite dello Stato, ai vincoli per la loro destinazione ed al progressivo accumularsi degli effetti perversi delle passate scelte regionali, che hanno accresciuto le spese correnti e gli impegni in annualità, togliendo spazio alle possibilità di investimento.
Vi sono alcune cifre su cui vale la pena riflettere. Stabilizzare in valore assoluto le spese di funzionamento nell'area di attività richiamando esplicitamente la responsabilità dei singoli Assessorati nel conseguimento di un obiettivo che è centrale per il risanamento del bilancio, è obiettivo condiviso dai liberali. Questa azione deve per accompagnarsi al controllo che, nelle voci imputate alle singole aree di intervento, non venga, in modo improprio, recuperato alle spese di attività quanto con fatica tolto, anno per anno, nella voce generale del settore.
Il controllo tra preventivo 1981 ed assestamento per l'anno 1981 fa ancora emergere luci ed ombre sui risultati della manovra di contenimento tentata.
Nel 1981 i liberali, nell'intervento sul bilancio, dichiararono che intendevano tenere sotto controllo alcune "aree di spreco", quali, in particolare, l'organizzazione e la partecipazione a convegni, le collaborazioni con la stampa, le spese per pubblicazioni. L'assestamento 1981 conferma che, per alcune voci, gli obiettivi posti dal bilancio preventivo sono stati conseguiti, ma che per altre (quali la collaborazione con la stampa) si è ancora forata la previsione, con scostamenti superiori al 25%. Per il 1982 l'Assessore propone, negli stessi capitoli di spesa circa il dimezzamento in valore assoluto (e quindi una ancora più incisiva manovra in valore reale) delle somme spendibili, con un'azione di potatura di spese superflue i cui obiettivi sono condivisi dai liberali e per il cui conseguimento i liberali sono impegnati a vigilare.
L'Assessore Testa ci presenta un bilancio che abbiamo definito "intelligente". Noi lo vorremmo ancora più "intelligente". Un bilancio che separasse dalle cifre complessive gli stanziamenti, che non transitano neppure più dalla Regione, per la sanità; che più ancora separasse all'interno dei finanziamenti a destinazione vincolata, quelli che per la Regione costituiscono puri e semplici trasferimenti e quelli per i quali la Regione ha compiti e ruoli centrali nella programmazione della spesa.
Ma lo consideriamo già un buon punto di partenza, su cui abbiamo lavorato, non per la pretesa di essere più "intelligenti" di Testa, cosa che, anche dato il nome, è altamente improbabile, ma perché a noi è consentito poter far emergere cose che il pudico Assessore deve nascondere.
Sfogliare il bilancio come un "carciofo" Abbiamo trattato questo bilancio come un carciofo, sfogliando miliardo dopo miliardo i circa 3.000 miliardi delle cifre complessive, per arrivare al cuore che, come sappiamo, è la parte migliore.
Ne vengono fuori, al netto della spesa sanitaria, 87 miliardi di fondi per spese di funzionamento, 20 miliardi di annualità statali, 78 miliardi di annualità regionali, 160 miliardi di somme reimpostate, 11 miliardi di residui perenti, 31 miliardi di ammortamenti, mutui e garanzie, 350 miliardi di assegnazioni statali vincolate e 240 miliardi circa di risorse amministrabili autonomamente.
La copertura in entrata è assicurata dalla scrittura a bilancio della totalità degli importi dei mutui attivabili, cui non corrisponde, manovra solita e già criticata, l'intera iscrizione in uscita dei ratei corrispondenti. E questo impegno è da valutare attentamente, per il timore che si debba, nel corso dell'anno, fare conto proprio sui mutui per fare fronte alle difficoltà di cassa connesse al controllo statale sulle giacenze di Regione e di Enti locali.
Ma dei 240 miliardi di risorse amministrabili autonomamente, una parte (circa 60-80 miliardi) sono di fatto rigide e non modificabili e quindi il confronto, sull'impegno delle risorse, si limita a discutere di 160-180 miliardi. Su questi riteniamo si debba ragionare e su questo i liberali ritengono vi sia capacità di manovra tecnica e di decisione politica.
Questa lettura "intelligente" del bilancio fa impietosamente emergere il dato di fondo della situazione delle finanze regionali. I 240 miliardi di risorse autonomamente amministrabili (ridotte a 160-180 miliardi se depurate dagli impegni rigidi), spogliati dai diversi capitoli di spesa attribuiti alle singole aree di attività, lasciano poco più di 25 miliardi in qualche modo attribuibili agli investimenti ed alla scommessa sul futuro che questa Regione deve compiere.
Si tratta di 15 miliardi circa destinati agli investimenti patrimoniali, ma nella totalità impegnati a completare faticosamente il piano di lavori già avviato. Si tratta di 6 miliardi, bloccati nell'area di attività per studi e ricerche, ma in misura significativa vincolati per garantire commesse ad alcuni enti strumentali il cui bilancio altrimenti non potrà essere chiuso. Si tratta, infine, di 5 miseri miliardi, sparuta testimonianza dell'attenzione regionale al finanziamento delle nuove leggi (già emanate) ed al decollo del piano di sviluppo.
La costituzione a bilancio di una voce che concentri le risorse disponibili per studi e ricerche, ne consente quindi una più coordinata programmazione ed una più collegiale gestione è valutata positivamente dai liberali, che chiedono però due assicurazioni.
La prima è la finalizzazione progettuale degli impegni di spesa, intesi come sforzo regionale per anticipare lo studio e la concreta proposta di soluzioni ai problemi del Piemonte e per rendere quindi concretamente attivabili, in tempi stretti, i finanziamenti pubblici che, nei diversi settori, si renderanno disponibili. Questo sforzo è utile anche per avviare, con qualche possibilità di successo, le pratiche per reperire risorse dagli strumenti finanziari delle Comunità europee e per stimolare anche l'impegno delle capacità private di investimento.
La seconda assicurazione riguarda, invece, la necessità di ricondurre a quel capitolo di spesa tutte le disponibilità in materia dei singoli Assessorati, per battere la dispersione dell'attuale impostazione e per garantire davvero un uso programmato e coordinato delle risorse che la Regione, giustamente, deve investire per conoscere il proprio futuro, per verificare gli effetti delle politiche avviabili, per progettare il proprio cambiamento.
Quattro indirizzi per trovare 20 miliardi da investire Ma il vero problema del bilancio, il vero interrogativo che con forza i liberali pongono alla Giunta è un altro. Possiamo essere rassegnati ad un bilancio che, in pratica, non ha proprie risorse per investire? Possiamo essere rassegnati ad un bilancio al cui interno non vi è speranza neppure per dare concreto seguito ad alcune politiche già avviate o già decise? Possiamo soprattutto credere che un bilancio che umilia la capacità di spesa della Regione possa permettere alla Regione stessa, indipendentemente da chi governa e da chi si oppone, indipendentemente dalle politiche e dalle priorità che possono essere scelte, di svolgere davvero quel ruolo di coordinamento, di finalizzazione, di stimolo degli investimenti pubblici e privati sugli obiettivi strategici del cambiamento regionale? I liberali non credono questo e non sono quindi rassegnati a questo bilancio.
La Regione, senza una propria autonoma capacità di investimento, è un grillo parlante afflitto da impotenza. Senza capacità di investimento regionale non si cambia la qualità della spesa pubblica, non si creano occasioni per la moltiplicazione delle risorse investite, non si convincono Enti locali ed Amministrazioni pubbliche a comportamenti coordinati, non si modificano le ragioni degli investimenti privati.
Non essere rassegnati significa essere convinti che vi sono motivi di opportunità strategica che rendono opportuno un bilancio diverso e che vi sono anche spazi di manovra per poterlo formare.
Il bilancio presentato risponde, nella sostanza, ad una logica di attesa, che nulla nasconde ma poco cambia. In un anno di basse risorse si azzera con franchezza la situazione, si operano alcune incisive potature ma, nella sostanza, si lascia inalterata la struttura della spesa che si è venuta progressivamente costruendo.
I liberali propongono invece che, da subito, si operino modifiche anche nella struttura della spesa. L'obiettivo è duplice. Creare una maggiore disponibilità di risorse fresche per il 1982 e, contemporaneamente togliere ogni illusione che, ove negli anni prossimi si riformi una maggiore capacità di spesa, questa possa servire ad alimentare nuovamente il sistema delle uscite costruito negli anni passati ed a cui dobbiamo molti degli attuali guasti.
Vi sono, per ottenere questo risultato di cambiamento, quattro indirizzi liberali per un bilancio diverso ed alcune esemplificazioni concrete. I quattro indirizzi sono l'indicizzazione del credito regionale agevolato, la pulizia degli impegni di spesa, la verifica delle capacità di intervento per settore, la potatura delle spese disperse.
Legare all'inflazione i tassi del credito agevolato Il bilancio assicura ancora finanziamenti alle leggi di settore che concedono contributi in annualità a carico della Regione; i tassi agevolati costanti costituiscono, per chi ne beneficia, un vantaggio progressivamente crescente in periodo di forte inflazione. Associare alla discussione sul bilancio un impegno a predisporre a tempi stretti una legge che, in attesa della revisione dei singoli provvedimenti di settore, riduca negli anni il contributo regionale in modo rapportato all'inflazione, riduce nel tempo la rigidità del bilancio della Regione.
Ripulire gli impegni di spesa La pulizia degli impegni di spesa, pur avviata, può portare ancora a risultati. Si apprezza lo sforzo di fare chiarezza, denunciando, senza tentazioni di manovre, ciò che è residuo passivo e ciò che deve essere reimpostato, ma è il meccanismo proprio ai bilanci passati ed alle modalità di formazione degli impegni di spesa che rende probabile che un impegno analitico di pulizia permetta di ricostruire non irrilevanti disponibilità.
La mancata sanzione dell'incapacità di spesa, l'assente collegamento tra prenotazioni di spesa e bilancio pluriennale, l'egoismo comprensibile dei singoli Assessorati per impegnare comunque le somme stanziate hanno portato ad impegni di spesa, il cui effettivo interesse e la cui reale attuazione sono spesso incerti. Fare pulizia di queste partite, porre termini precisi per l'impiego degli stanziamenti, revocare con incisività quanto da troppo tempo è fermo, consente di recuperare risorse e stimola ad un impegno di maggiore fattibilità per le iniziative future. A questi fini i liberali hanno chiesto in Commissione, ottenendo dall'Assessore Simonelli, a nome della Giunta, un'assicurazione di piena disponibilità, che siamo sicuri sarà confermata in aula, che si formi un gruppo di lavoro che analizzi capitolo per capitolo di spesa, lo stato reale degli impegni, per permettere alla Giunta di riferire, a tempi brevi, in modo documentato quali risultati possano, in questo indirizzo, essere conseguiti.
Ma se queste sono linee per un futuro possibile, alcune altre cose possono già essere fatte per questo bilancio.
Contenere i residui passivi L'obiettivo liberale è trovare risorse per accrescere i 5 miliardi, che abbiamo definito miseri, destinati alle nuove leggi ed al piano di sviluppo.
La verifica delle capacità di intervento per settore e il collegamento al bilancio pluriennale è la prima manovra praticabile.
Vi sono alcuni settori che, negli anni, hanno stabilizzato le capacità reali di spesa su percentuali basse (20-30%) rispetto alle somme stanziate.
Per il bilancio 1982 può essere calibrata una previsione più vicina alla reale capacità di spesa, rendendo disponibili risorse per gli investimenti del piano di sviluppo, salvo prevedere recuperi negli stanziamenti degli anni successivi attraverso indicazioni di bilancio pluriennale. Alcuni capitoli, ma sono indicati a solo titolo di esempio, possono consentire questa manovra. Il 3480 sulle bonifiche e le irrigazioni, il 3650 sul riordino fondiario, il 5300 per il commercio, l'8610 per il turismo l'8900, l'8960, il 9010 sulle sistemazioni idrologiche, la depurazione delle acque e le discariche controllate, il 9300 sul pronto intervento hanno, sui dati degli ultimi tre anni, una capacità di spesa che oscilla tra il 10 ed il 30%. Operare nel senso indicato, ridimensionando con tagli contenuti per l'82 le risorse a bilancio e caricando il bilancio pluriennale, può portare a recuperare 9-10 miliardi.
Potare le spese disperse La seconda manovra praticabile è la potatura delle spese disperse. Il bilancio della Regione, nella sua attuale struttura, è costituito da un numero incontrollato di canali di spesa, che duplicano con fondi regionali interventi per finalità già perseguite con leggi dello Stato o che disperdono le risorse su molti obiettivi, spesso da condividere, ma che sono, nella sostanza, non perseguibili con disponibilità ridotte.
Potare in queste direzioni chiede impegno alle forze politiche e obbliga ad una responsabile scelta anche chi opera sui banchi dell'opposizione, perché si tratta di colpire spesso piccoli benefici irrilevanti ad un disegno strategico di governo, ma su cui si costruisce il consenso.
Nella sola agricoltura, l'integrazione di fondi regionali a fondi statali (facendo salva l'area di forestazione, che riguarda uno degli obiettivi generali dell'azione regionale) riguarda oltre 3 miliardi e pu consentire, senza traumi, un recupero di almeno 2 miliardi.
La potatura ed il recupero degli investimenti dispersi, socialmente ininfluenti o comunque non prioritari, può portare, su alcuni capitoli di spesa (ad esempio, 8680, 8690, 9170, 11695, 8230, 8260, 8270, 8530, 8680) a rendere disponibili circa 2 miliardi.
La stessa azione sugli investimenti socialmente rilevanti, ma in qualche modo rinunciabili, può portare al recupero di 6-8 miliardi.
Il complesso delle due manovre (verifica della capacità di intervento per settori e potatura delle spese disperse) permette di operare un recupero di circa 20 miliardi, che potrebbero (o, meglio, avrebbero potuto) dare un maggiore respiro alle disponibilità per il piano di sviluppo e un primo avvertibile segno di cambiamento nella struttura del bilancio.
Una maggioranza per cambiare I liberali propongono una linea di manovra tecnica che è però specchio e conseguenza della concezione liberale per una Regione diversa.
I liberali pensano ad una Regione che si concentri nei compiti di coordinamento e di programmazione, che ridimensioni le politiche di intervento settoriale, che operi con una struttura burocratica leggera e con ampie deleghe agli Enti locali, che concentri le risorse per il decollo degli interventi strategici al disegno di riequilibrio e di cambiamento.
Questa è la nuova Regione che dobbiamo insieme ricercare, senza chiusure di maggioranza e senza irresponsabilità di opposizione. E' legittimo che il Presidente della Giunta difenda il lavoro svolto e si impegni a rivendicare una continuità. Apprezziamo, da oppositori, il suo lineare comportamento, più di quanto apprezziamo la ricorrente tentazione di giocare con i fatti della politica per problemi personali od interni ai partiti. Ma è legittimo che noi si confermi che non crediamo questa maggioranza capace di questo sforzo.
Abbiamo atteso un piano di sviluppo e, dopo due anni, ne abbiamo solo le linee informative, su cui vi è ancora dissenso tra i partiti di maggioranza. Abbiamo atteso un organico impegno di revisione del quadro legislativo e, fatte salve alcune iniziative dei Gruppi, manca la disponibilità dell'esecutivo ad operare incisivamente.
Abbiamo atteso un serrato sforzo di delega agli Enti locali ed assistiamo al degradare della stessa esperienza comprensoriale. Abbiamo atteso una piena operatività degli enti strumentali e verifichiamo la loro tendenza a comportarsi come corpi separati, a volte divergendo dalle finalità istituzionali, a volte presentando bilanci pesanti per le finanze regionali.
La necessità di riprendere con originalità il bandolo di questi problemi è oggi avvertita da tutti. I liberali sono convinti che oggi, in questa fase della politica italiana, questo bandolo sia nelle mani delle forze laiche, di cultura socialista e liberale e che malgrado le difficoltà, che non sottovalutiamo, a queste forze tocchi ora il compito di assumere iniziative. Vi è certo un intreccio di posizioni, di spinte culturali, di indirizzi di azione amministrativa che attraversano i partiti e che, problema per problema, creano convergenze che superano gli schematismi ideologici.
I liberali sono coscienti di questo e non se ne spaventano. Il richiamo ad una forte iniziativa di proposta delle forze laiche non deve essere inteso contro qualcuno o per qualcuno, ma è la convinzione che, in questa fase, siano socialisti, socialdemocratici, repubblicani e liberali i portatori delle maggiori affinità e di una capacità più agile di proposta di cambiamento.
Con questa volontà di collegamento ci apprestiamo a lavorare sul piano di sviluppo, che proprio per l'indeterminatezza delle linee proposte, è occasione di collaudo di una capacità di impegno comune.
Il disegno di crescita delle forze laiche e la ricerca di un loro maggiore ruolo deve fare i conti con la debolezza dei numeri.
Questo deve rafforzare l'impegno al collegamento, nel rispetto delle posizioni di maggioranza e di opposizione che, volta per volta, possono essere ritenute più opportune dalle singole forze politiche. Questo raccordo, e non il cambio di maggioranza a tutti i costi, è l'obiettivo che, come liberali, ci poniamo in questa fase politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, ho ritenuto di dover intervenire nel dibattito generale perché mi pare giusto dare un contributo di carattere complessivo da parte del Gruppo comunista alla discussione sul bilancio, che segna quest'anno, per varie ragioni, rilevanti elementi di novità.
Il bilancio è sempre il momento dei giudizi e lo è per lo stesso significato che lo definiscono "bilancio e preventivo", quindi, è giusto che in questa occasione le forze politiche facciano un esame a chi lo ha prodotto, sul modo in cui è stato definito e prospettino preventivamente le intenzioni per il futuro.
Farò una premessa. Purtroppo il gravissimo avvenimento di stamattina mi ha impedito di definire dei dettagli il mio intervento. Spero di essere perdonato se non quella chiarezza di impostazione che il nostro Gruppo sente di dover dare al bilancio in un momento così cruciale.
Questo è il primo bilancio che segna una nuova fase nella vita della Regione. Il taglio ai fondi regionali, combinato con l'accresciuto sistema di vincoli alla finanza regionale, mette in forse l'esistenza, in futuro dell'istituzione regionale. Non si può quindi parlare di ruolo, di futuro se su queste cose il fronte regionale non è riformatore, non si ricrea e non dà le battaglie giuste per conquistare le cose giuste. L'Assessore Testa ha avuto la magna pars in questa operazione.
Il taglio è stato di oltre 115 miliardi con un'azione di recupero di quei fondi che erano in sofferenza per gli impegni delle precedenti legislature. E' un bilancio che può essere definito di emergenza sapendo che le prospettive che ci attendono non sono rosee; se non vengono risolti i due nodi di fondo, maggior quantità e soprattutto maggior qualità del rapporto finanziario tra Stato e Regione.
E' proprio alla luce di questa situazione che l'operazione compiuta dalla Giunta va compresa nel suo valore. Non tutto va bene in questo bilancio e noi faremo delle osservazioni riguardo agli impegni su determinati settori cruciali. Ciò non toglie il fatto che la Giunta si è trovata per la prima volta di fronte a risorse che per scala, dimensione e quantità sono un'altra cosa. Credo sia anche da valorizzare il lungo lavoro compiuto dalla Giunta, che forse è quello che ha dato origine ai documenti che si sono succeduti; ma, al di là della facile strumentalizzazione vorrei dire che l'aver prodotto in successione questi documenti è stato frutto di un lavoro reale, di scelte difficili compiute.
E' stato corretto da parte della Giunta fare l'operazione verità non calando gli effetti negativi di questa drastica riduzione in un solo anno.
Consento sulle proposto del Consigliere Bastianini che sono portate ad affinare le manovre che devono fare il conto se non con l'eliminazione delle aree non prioritarie o comunque con una sottostima rispetto ad altre e, dall'altra parte, un'azione strutturale nel campo degli interessi.
Avrei preferito sentire dire che si tratta di una nuova fase. E' stato opportuno, nell'altra legislatura, operare in quella prospettiva, che era la prospettiva per il ruolo della Regione, per il suo peso, per la sua qualità e quantità di risorse, ambizione legittima e giusta di rilancio dello sviluppo piemontese. Guai se questo venisse letto come nuova fase causata dalla precedente, come purtroppo ho letto in molti interventi.
Si tratta di una nuova fase causata anche da eventi certamente oggettivi di carattere nazionale, come l'inflazione, da una politica determinata dal Governo, una fase che deve farci cambiare, ma che non pu farci dimenticare che se la Regione negli anni '75/'80 si è conquistata un ruolo, una sua dignità, una sua presenza nella comunità è stato perché, al di là degli errori, ha accreditato l'idea non di un ente che aspettava i soggetti per rispondere alle loro esigenze, ma interveniva attivamente per determinare flussi e comportamenti dell'economia, della società e dei servizi.
L'Assessore Testa ha compiuto con serietà e puntualità l'azione di riordinamento della spesa che gli competeva.
Il clima, il lavoro e i rapporti all'interno della Giunta hanno reso possibile questa azione e tutto ciò viene a sfatare alcune possibili falsificazioni che qui ho udito. Il lavoro collegiale che è stato compiuto dalla Giunta è stato utile e prezioso. Questo lavoro di riordinamento non può che essere graduale e la funzione dei Gruppi deve essere di stimolo, di una segnalazione di valutazioni di priorità e sulla base di queste arrivare, anche nei documenti successivi, ad una risposta ancor più di programmazione, collegiale, a quelle che sono le necessità poste da un lato dai problemi e dall'altro dalla mancanza di risorse.
L'azione di conoscenza dei dati e delle informazioni, gli elementi di certezza derivanti dalle decisioni nazionali, ci mettono nelle condizioni di poter predisporre un bilancio pluriennale agganciato al piano e comunque, qualora i tempi di approvazione del piano fossero più lunghi agganciato all'assestamento.
Esistono, a nostro parere, degli interventi che non hanno trovato finanziamento, come, ad esempio, il Consorzio industriale che è un settore chiave, visto che è in crisi l'apparato produttivo; si tratta di avere l'iscrizione nel capitolo dei fondi statali, ma credo anche che possa essere considerato un impegno della Regione o della Finpiemonte, perché è un settore di intervento attivo di promozione per la riconversione nell'apparato produttivo piemontese.
La proposta di legge del Governo sui progetti socialmente utili ha ratificato e recepito un'iniziativa che ha visto presente anche il Piemonte. Questo è uno dei settori su cui noi comunisti siamo molto convinti per ragioni di carattere generale che attengono proprio a quell'indistruttibile patrimonio dato dalla gente, dalle persone, dai loro cervelli, dalle loro volontà, tessuto che se finisse distrutto non darebbe neanche più le possibilità per i discorsi sulle strutture, sulle economie e sulle politiche.
Sulla formazione professionale convengo con chi e intervenuto a questo proposito, senonché occorre chiarire che è tale e tanta la scala del divario esistente tra necessità di una formazione a servizio della riconversione produttiva e risorse della Regione che sarebbe illusorio fare il ragionamento della mancanza dei fondi nel bilancio per la formazione professionale; in realtà il dato è strumentalmente drammatico, perché il divario tra mezzi finanziari che ci provengono dallo Stato, che abbiamo noi e che ci provengono dalla CEE rispetto all'urgenza è enorme. Non è possibile, per esempio, partire da questa denuncia per fare un'azione sia nei confronti dello Stato che nei confronti degli imprenditori. Credo che anche agli imprenditori vada richiamata la necessità di un impegno massiccio in questo settore che non sia però quello di pensare che l'ente pubblico sia un qualcosa da succhiare, ovvero quello che mette a disposizione i mezzi finanziari, mentre la libertà completa di direzione di governo resta delle imprese. Se si conviene su una programmazione concertata sulla messa in opera di progetti decisivi occorre da un lato intervenire sul Governo, ma dall'altro attraverso le convenzioni intervenire non solo dopo che tutto l'impegno finanziario è stato messo dalla Regione, ma cooperando, collaborando in questo rapporto nuovo ravvicinato, cruciale tra pubblico e privato.
Da ciò che ho detto emerge una valutazione del lavoro fatto, il segno che questa nuova fase, che subiamo come atto di profonda contro-riforma nei confronti della Regione, è stata affrontata con un grande sforzo con risultativi positivi (vorrei ricordare la spesa sanitaria, il Piemonte è l'unica Regione in cui essa è in pareggio, proprio nel momento in cui proprio questa è una delle voragini maggiori a livello nazionale).
Credo che le cose che bisogna fare si ricollegano alla politica e quindi, alle scelte che, anche attraverso atti importanti come il bilancio caratterizzano, distinguono e permettono di giudicare il passato e di impegnarci per il futuro.
Il dato che emerge dagli interventi fatti dai Gruppi dell'opposizione è che esistono sì dei problemi, ma il più importante è che bisogna cambiare la maggioranza e in realtà basta togliere il PCI, il che permetterebbe, mi pare di capire, di affrontare meglio, con più incisività, con più capacità di governo, la crisi e i compiti nuovi e inediti che abbiamo di fronte.
Molto spesso, poi, questo ragionamento è collegato ad un sostantivo sviluppo sul quale sarebbe bene ci soffermassimo. Occorre che quando ogni partito parla di sviluppo, parli delle sue interpretazioni, visioni e delle sue proposte. Io ne dirò alcune perché mi paiono abbastanza essenziali anche perché in una maggioranza credo che si abbia il dovere di dare con chiarezza le motivazioni del proprio ruolo, degli scopi che si vogliono raggiungere e insieme ai partiti con cui si lavora raggiungere le soluzioni migliori per la comunità piemontese.
Questo discorso del cambiamento della maggioranza a me pare strumentale, perché non è cambiando la maggioranza e togliendo in particolare il PCI che si elimina il nocciolo duro dei problemi, anzi, la qualità e la gravità di questi problemi ha fatto non scegliere uno stato di necessità, ma la necessità di una Giunta, di una maggioranza che ha in s le caratteristiche di prospettiva anche più lunghe che la semplice legislatura, per ragioni di ordine nazionale ed anche internazionale.
Incomincio a credere che la politica sia un acquario dove si naviga come pesci, la cui bocca si muove, ma dalla quale non escono parole. Il lavoro fatto dal '75 all'80 che deve essere proseguito ha una delle sue basi strumentali di fondo nella capacità di unità della sinistra e nel suo allargamento.
E' sbagliato mettere da parte il PCI per risolvere la crisi. Noi non nascondiamo di vivere in questo problema un momento di difficoltà, proprio perché ci rendiamo conto che l'affrontare il nuovo vuol dire fare molte cose, bisogna intervenire su un campo molto mobile, data la dislocazione nuova dei ceti, della società e delle classi.
Quando dico che è sbagliato non lo dico per difendere certo una presenza a tutti i costi, ma per far emergere la verità che in questi due ultimi anni abbiamo affrontato una situazione radicalmente nuova. E' una crisi inedita, misurabile giorno per giorno, nelle fabbriche in difficoltà in situazioni come quelle dell'area metropolitana e dell'area Ovest. Nel '75/'80 nasce un grande progetto istituzionale: ci fece governo complessivamente, non solo la Giunta, ma anche il Consiglio, e rilanciò le Regioni, ma questo progetto istituzionale, che Bastianini rimprovera un po' semplicisticamente alla Giunta di non avere definito, è in forse perché c'è un'incertezza a livello nazionale enorme (una legge che ha già ucciso quello che restava prima, non ha fatto ancora vivere quello che avrebbe dovuto succedere).
L'ispirazione di fondo che è quella di rilanciare la sfida dello sviluppo non è stata né ridotta, né offuscata. Il piano di sviluppo ha avuto dei ritardi, ma se consideriamo la situazione, forse è già tanto averlo fatto o comunque avere proposto questa prima parte importante del piano, perché in una situazione in cui tutti i dati tendono a mutare non è facile pensare di sedersi a tavolino e di fare l'opera di programmazione.
Ho paura della semplificazione che si sta ormai operando nella politica torinese, un'equazione: sviluppo = contenitori vecchi e contenitori nuovi nella città.
E' importante trasformare la città, intervenire, individuare i nuovi livelli di rapporto tra regolamento, mercato, perché secondo me ci fa intravedere la necessità di rapporti nuovi con il privato, con l'economia e il capitale. E' una via da sperimentare tra regolamenti, programmazione e mercato, tra regolamenti, programmazione e rendita urbana. Mi spaventa che lo sviluppo possa essere affidato a ricette vecchie. La via della sperimentazione complessiva si era già aperta nell'altra legislatura con la convenzione quadro. Essa è da rivedere, ma era un esperimento in questa direzione.
Noi comunisti non accettiamo il ritorno al vecchio, perché l'uso, la destinazione, lo sviluppo e il riequilibrio delle risorse sono subordinati ad interessi più miopi, più corti, non in grado di fare uscire questa Regione dalla crisi. Allora, gli elementi di trasformazione che affidiamo agli altri non con alterigia, né con particolare orgoglio sono elementi coerenti, portatori di trasformazioni radicali tra le classi e tra dirigenti e diretti. Questa è la nostra ispirazione di fondo, attualizzata europea, nel senso di disponibilità ampie a misurarsi con i compiti nuovi che si impongono, ma certo rifiutando attorno allo sviluppo delle visioni che a noi sembrano davvero quelle di chi sapendo che c'é la crisi pensa che basti riattivare qualcosa di vecchio.
Siamo in tempo di verifiche, ci siamo confrontati con l'opposizione dalla quale sono provenute alcune sollecitazioni, sui contenuti, senza remore ed anche perdendo, al limite, del tempo, ma avviati ad un confronto serio, però, mettendo questo come componente di aggiunta, modificazione integrazione di un progetto politico con elementi di governabilità, di certezza, di prospettive, di riconoscibilità che sono le condizioni perch un Governo possa operare ed essere autorevole. Non vogliamo essere egemoni perché crediamo nella pari dignità ed abbiamo in questi mesi imparato sempre e continuamente delle cose dagli altri. Il frutto legittimo naturale, giusto della verifica deve essere un patto che rilanci la Regione, ma questo presuppone una società pluralistica aperta alla conflittualità come elemento vivo e reale della democrazia. Questa, per non deve essere intesa come conflittualità di vertici.
Oggi, noi abbiamo tutte le condizioni per verificare anche le possibilità di ripresa, in un clima che ha caratterizzato le passate legislature, un clima importante in cui c'era la distinzione dei ruoli, ma in cui il lavoro era consapevole della necessità che questi 60 Consiglieri questo corpo eletto direttamente dal popolo, avesse dentro di sé delle novità e che fosse in qualche misura necessario un forte accordo sui comportamenti, sui rapporti per poter scegliere con chiarezza e in conflittualità. In questi mesi noi abbiamo fatto il nostro lavoro, non sempre siamo stati migliori, non sempre abbiamo avuto ragione e continueremo anche in futuro a non essere sempre quelli che hanno ragione o sempre i migliori. E' stato un lavoro coerente, non solo al servizio di questa maggioranza, ma un servizio, attraverso questa maggioranza in cui crediamo, in favore della comunità piemontese.
Non sono un triste per natura, ma la preoccupazione e la tristezza mi vengono dal fatto che spesso mi sento inadeguato alle risposte giuste da dare ai grandi problemi del Piemonte a cui, ripeto, non possiamo e non vogliamo essere sordi.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 176: "Bilancio di previsione per l'anno 1982" (seguito)

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Colleghi, con l'intervento del collega Bontempi, termina la discussione sul bilancio di previsione per l'anno 1982.
Nella riunione dei Capigruppo si è convenuto di prolungare la seduta fino ad esaurimento dell'ordine del giorno.
Propongo di sottoporre alla vostra attenzione il punto all'ordine del giorno che riguarda le nomine. Dopo di che gli Assessori replicheranno.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, esprimo il mio pieno apprezzamento per la manifestazione che è indetta per stasera per ricordare l'Assessore democristiano di Napoli e il Segretario regionale del Partito Comunista caduti in questi giorni, vittime dei terroristi.
Il Gruppo socialista ha sollecitato questa manifestazione, perch ritiene che soltanto attraverso una risposta corale e complessiva il terrorismo e le sue varie implicazioni camorristiche, mafiose ed eversive che si sono saldate da tempo, possa essere vinto.
Propongo pertanto una breve interruzione dei lavori, la ripresa alle ore 14 con le repliche degli Assessori.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori

Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Prima di sospendere la seduta esaminiamo il punto all'ordine del giorno che riguarda le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

a) Ricostituzione Consiglio di amministrazione del Politecnico: nomina di un rappresentante


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: Benadi Alberto n. 28 schede bianche n. 2 schede nulle n. 5 Proclamo eletto il signor Alberto Benadi.


Argomento: Nomine

b) Ricostituzione Consiglio di amministrazione dell'Università: nomina di un rappresentante


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: Marchiaro Maria Laura n. 24 schede bianche n. 10 scheda nulla n. 1 Proclamo eletta la signora Maria Laura Marchiaro.


Argomento: Nomine

c) Assemblea del Consorzio del Centro di Calcolo (art. 5 dello Statuto relativo): 5 membri


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno riportato voti: Monticelli Antonio n. 25 Piperno Stefano n. 24 Biffi Gentili Nanni n. 27 Gatti Gianfranco n. 29 Lepora Paolo n. 35 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

d) Commissione consultiva per l'utilizzazione del fiume Po in agricoltura: 2 rappresentanti


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno riportato voti: Ferro Primo n. 23 Borando carlo n. 12 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

e) Convenzione quadro - Regione - Università: 3 rappresentanti


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno riportato voti: Coluccia salvatore n. 23 Terrore elda n. 23 Villa antonino n. 12 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

f) Comitato del Teatro Stabile di Torino: un rappresentante


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: Bocca Dalmastro Anna n. 25 schede bianche n. 8 scheda nulla n. 1 Proclamo eletta la signora Anna Bocca Dalmastro.


Argomento: Nomine

g) Commissione regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi: sostituzione membro dimissionario Favrin Giuseppe


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: Capitolo giovanni n. 24 schede bianche n. 8 schede nulle n. 2 Proclamo eletto il signor Giovanni Capitolo.


Argomento: Nomine

h) Commissione tecnico consultiva per l'incentivazione turistico-ricettiva: sostituzione membro dimissionario Francone Silvio


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: Fornello Luciano n. 25 schede bianche n. 8 schede nulle n. 2 Proclamo eletto il signor Luciano Fornello.


Argomento: Nomine

i) Commissione regionale per la sistemazione idraulica e forestale: sostituzione membro dimissionario Cottini Mario


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: Roero Vittorio n. 25 schede bianche n. 7 schede nulle n. 3 Proclamo eletto il signor Vittorio Roero.


Argomento: Nomine

l) Consiglio di amministrazione della Sito spa: sostituzione membro dimissionario Gianluigi Bolenti


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: Lerro Ricciotti n. 27 schede bianche n. 5 schede nulle n. 3 Proclamo eletto il signor Lerro Ricciotti.


Argomento: Nomine

m) Commissioni provinciali tecniche e di vigilanza: sostituzione per la Provincia di Alessandria del dr. Severino Micheloni


PRESIDENTE

per la Provincia di Novara del signor Domenico Scorza per la Provincia di Vercelli del signor Giorgio Guala



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno riportato voti: Per la provincia di Alessandria Iori Anna Maria n. 25 Per la provincia di Novara Bruzzi Francesco n. 25 Per la provincia di Vercelli Soave francesco n. 25 schede bianche n. 10 Li proclamo eletti.


Argomento: Nomine

n) Commissione provinciale per le indennità di espropriazione e occupazione di Alessandria: sostituzione membro dimissionario Luigi Ferrari


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 ha riportato voti: Brovia Enzo n. 25 schede bianche n. 10 Proclamo eletto il signor Enzo Brovia.


Argomento: Nomine

o) Consiglio di amministrazione dell'Istituto Cartografico Regionale: 15 rappresentanti di cui 5 della minoranza


PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35 hanno riportato voti: Stragiotti Lelio n. 21 Piperno Stefano n. 21 Pacelli Alberto n. 21 Mercandino Gianni n. 21 Calsolaro Corrado n. 21 Peisino Carlo n. 21 Rolfo Franco n. 21 Stellato Carlo n. 19 Gatti Gianfranco n. 19 Francone Silvio n. 19 Picco Giovanni n. 14 Ratti Aldo n. 14 Carletto Mario n. 14 Mellano Franco n. 13 Cappelli Loredana n. 13 Li proclamo eletti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,50 riprende alle ore 14,30)


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 176: "Bilancio di previsione per l'anno 1982" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito sul bilancio di previsione per l'anno 1982 con la replica degli Assessori.
La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio pluriennale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito sul bilancio è l'occasione annuale di un confronto che tocca tutti gli aspetti della vita politico - amministrativa della Regione. Gli interventi di questa mattina hanno toccato anche temi squisitamente politici connessi ai rapporti tra le forze politiche, ai problemi di maggioranza e di governo della Regione.
Se parlassi dai banchi del Consiglio troverei divertente parlare di questi problemi, ma parlando dai banchi della Giunta, compito nostro è di rimanere nell'ambito degli affari di natura finanziaria ed economica ed evidenziare le condizioni di gravità della finanza regionale che non sono frutto né di un improvviso deterioramento della situazione, né di un particolare irrigidimento del bilancio dovuto sostanzialmente ad una politica di larghe ed incontrollate spese tenute in passato.
In verità, esauriti gli effetti della legge 356 un anno prima a causa dei tagli introdotti a metà esercizio, si è creata una situazione di completo ribaltamento del quadro finanziario delle Regioni.
La legge 356 aveva consentito alle finanze regionali un incremento superiore al tasso di inflazione, oggi però siamo precipitati nella situazione opposta.
Se prendiamo come punto di riferimento l'anno 1981 le risorse disponibili apparirebbero essere nell'ordine del 5-6-7% (contando l'aumento del 16% sul solo fondo comune - ex art. 8 - un incremento zero di tutte le altre voci di entrata, una riduzione in alcune altre poste come gli interessi attivi sulle giacenze di cassa), ma se ci riferiamo all'inizio dell'esercizio 1981 cioè agli stanziamenti per le Regioni disposti nel bilancio dello Stato approvato dal Parlamento, prima dei tagli, vedremmo che l'incremento complessivo delle entrate delle Regioni si aggira attorno allo 0,8%.
E' chiaro che in anni di questo tipo un incremento nominale dello 0,8 si traduce in un pesante decremento reale di risorse.
Questa situazione non è evidentemente tale da poter essere sopportata oltre l'emergenza del 1982. Ecco perché il discorso torna alla legge di finanza regionale e alla necessità di recuperare comunque risorse per invertire questa tendenza che, se dovesse rimanere, penalizzerebbe le Regioni in modo da condannarle ad una riduzione crescente dei loro programmi.
Da questo punto di vista, occorre dire che contrariamente a quello che è accaduto sinora, nel corso dell'anno 1982, le Regioni sono state più penalizzate degli Enti locali. Noi siamo soliti concepire la Regione come un ente dalle infinite possibilità erogatorie a fronte dei Comuni strangolati da leggi e decreti che restringono le loro risorse ma, in verità, quest'anno la situazione è diversa poiché i Comuni hanno avuto, bon grè mal grè, l'incremento del 16% oltre al contributo della Cassa Depositi e Prestiti che dovrebbe concedere 15.000 miliardi in tre anni.
E' giusto, quindi, rivedere la legge 28 e i provvedimenti in materia di finanziamenti di opere pubbliche (la Giunta è quasi pronta a presentare il progetto), ma si tenga presente che il ritardo nel discutere la legge 28 non ha compromesso la politica di spesa della Regione, proprio perché nel bilancio 1982 non sono previsti contributi sulla legge 28, tranne le annualità corrispondenti ai contributi dati in passato.
Questo discorso apre il raccordo tra il bilancio preventivo ed il bilancio pluriennale, rispetto al quale abbiamo fatto la scelta di fare un bilancio pluriennale minimale nel quale dare conto solo di quelle risorse di cui è certo l'ammontare, in base alle leggi vigenti.
Tutto questo significa una netta contrazione delle previsioni di entrata, ma significa anche una contrazione notevole delle spese che abbiamo previsto soltanto nel bilancio pluriennale, solo per quelle poste che sono per legge iscrivibili, le spese di funzionamento e quelle collegate a leggi vigenti (D.P.R. 616).
Abbiamo deciso di accantonare le risorse disponibili, 70 miliardi durante il 1983 e 98,5 miliardi nel 1984, in fondi globali che contengono le risorse su cui si potrà operare, senza aver fatto prima alcuna scelta prioritaria.
Ciò non ci deve essere rimproverato, é invece una prova di attenzione e di serietà. Le richieste delle Regioni per il finanziamento sul fondo nazionale riguardavano la forestale, le opere pubbliche, gli impianti di risanamento delle acque che rappresentano tre settori prioritari. Ove ci fosse questo finanziamento, non dobbiamo utilizzare risorse regionali, ma possiamo ricorrere al fondo statale e, quindi, modificare il nostro bilancio pluriennale inserendovi queste entrate e le spese corrispondenti.
Gli appuntamenti sull'utilizzo del bilancio pluriennale sono già affidati all'assestamento di metà anno, prima ancora che alla definizione del piano regionale di sviluppo e, quindi, alla scelta del finanziamento dei progetti.
Il piano è stato da un lato criticato per il ritardo con cui è stato presentato e dall'altro apprezzato perché i documenti ci sono.
Il Consigliere Brizio lamentava che non si tratta di documenti operativi. Infatti, non è e né vuole esserlo un documento operativo.
Ma un documento operativo non si potrà pervenire a ragion veduta, se non avendo letto, discusso e meditato quanto in esso è contenuto. Sarà tutto opinabile, comunque segna il percorso che la Regione intende seguire per affrontare i problemi del Piemonte.
Se siamo in una fase di profonda trasformazione del nostro sistema economico, se siamo, come dice il collega Bastianini, in una situazione non di crisi secca, ma di trasformazione e di rafforzamento di talune strutture produttive, certamente la crisi attuale ha dimensioni di tale grandezza da mettere la Regione nella necessità di affrontarla con impegno recuperando tutti gli elementi a sua disposizione per far sì che l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, l'individuazione degli strumenti di intervento tutto venga fatto funzionare per consentire lo sbocco meno doloroso possibile per la popolazione intera del Piemonte, in particolare per quel ceto sociale che viene penalizzato da questo radicale mutamento.
Questo è il senso che ispira quel documento di piano e credo che il Consiglio regionale potrà apprezzare il filone che lega questo percorso e come da certe linee strategiche di intervento che contengono già delle scelte di politica, per esempio, nel settore della politica economica e della politica industriale.
Senza dubbio siamo in una fase di transizione in cui le apparenti esigenze di governo dell'economia e di razionalità economica che presiedono alle scelte fatte a livello nazionale sembrano ridurre gli spazi delle autonomie come momenti decisionali dotati di poteri reali che le remore e i limiti alla realizzazione di uno Stato delle autonomie dovessero essere rimossi.
Occorre trovare canali di rapporti tra le Regioni, il sistema delle autonomie, il Governo e il Parlamento che siano adeguati per fronteggiare anche una fase in cui le scelte economiche sono determinanti e in cui i rapporti si stanno spostando rispetto a quelli che il costituente aveva previsto.
Rispetto alla situazione dell'immediato dopoguerra sono emerse altre necessità di rapporti tra il sistema periferico delle autonomie, il Parlamento ed il Governo.
Nell'esperienza di questi anni si è visto che i rapporti Stato Regioni si stanno intrecciando in forme che non hanno la natura del provvedimento formale. Sono provvedimenti complessi a presenza multipla con ruolo delle Regioni non definito con legge, ma nato da un provvedimento CIPE o da una lettera ministeriale o dalla prassi, quindi i rapporti Stato Regioni si stanno spostando dal campo eminentemente giuridico in un intreccio continuo nell'ambito di provvedimenti complessi ai quali sono chiamati a partecipare sia lo Stato che le Regioni.
La proliferazione dei Comitati interministeriali, il differente ruolo che i rappresentanti regionali rivestono nei Comitati, il venir meno del ruolo centrale della Commissione interregionale della programmazione come sede unica di confronto Regioni - Governo, la proposta di istituire la conferenza permanente dei Presidenti per avere un rapporto organico con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sono tutti elementi che concorrono a definire un rapporto tra Regioni e Governo diverso da quello tradizionale.
E' necessario passare dal controllo di legalità sul funzionamento delle istituzioni alla microsettorialità degli interessi da comporre nei rapporti tra i singoli Ministri e i singoli Assessori.
Bisogna recuperare non un'astratta autonomia di tipo ottocentesco garantista degli ambiti in cui ci si trova ad operare e rivolta a difendere in modo notarile e magari litigioso le competenze regionali dagli sconfinamenti dello Stato, ma si tratta di recuperare, in una realtà che prevede sempre più intrecci tra il momento centrale e quello locale, un ruolo delle Regioni che le veda portatrici di interessi generali insieme agli interessi generali di cui è portatore lo Stato.
Non vorrei andare oltre e credo che il collega Testa affronterà nel merito una serie di questioni collegate al bilancio.
Si dice con un sillogismo stretto e schematico, che se è vero che in momenti di crisi economica la manovra deve essere fortemente centralizzata e la guida dell'economia in tutte le sue variabili contenuta in poche mani per le autonomie locali non hanno lo spazio per essere centri decisionali reali, ma hanno solo lo spazio per divenire canali di transito e di distribuzione di risorse di servizi predeterminati. Chiunque frequenti gli ambienti politici a Roma sa che questa tesi è largamente diffusa nell'ambito di tutti i partiti.
La conseguenza a cui giunge questa tesi è un'alterazione del sistema costituzionale in cui viviamo che prevede le autonomie con un determinato ruolo costituzionalmente garantito.
Il disegno di razionalità economico sotteso a questa scelta porta ad un disegno di modifica del quadro costituzionale a cui neanche il Partito Socialista al quale appartengo non ha mai pensato, anzi, abbiamo sempre pensato che sul terreno delle autonomie locali la Costituzione andasse attuata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al bilancio annuale

Vorrei ringraziare in apertura i Consiglieri delle osservazioni positive e negative che hanno fatto al bilancio 1982 e i funzionari dell'Assessorato al bilancio che sono spesso dimenticati perché non protagonisti in quest'aula.
Alcune cose che sono state dette circa il bilancio devono essere puntualizzate: 1) siamo stati accusati di essere arrivati all'approvazione di questo bilancio in ritardo rispetto alle altre Regioni; questa accusa però non è fondata perché dai dati in mio possesso risulta che la Lombardia sta attualmente discutendo il bilancio in Consiglio, l'Emilia lo ha approvato il 23/4/1982, la Toscana il 26, la Liguria il 15, la Campania il 27 e la Puglia 29. Il bilancio dello Stato è stato approvato ieri e teoricamente noi dovremmo attendere questo e poi iniziare l'iter del bilancio regionale.
Credo che questa osservazione, quindi, vada ridimensionata, nel senso che non deve essere vista non tanto come un'accusa fatta alla Regione Piemonte ma quanto invece una constatazione dello stato di difficoltà che tutte le Regioni hanno in questo momento sui problemi economici 2) è stato dato atto in questa sede che la leggibilità del bilancio è migliorata rispetto allo scorso anno e d'altronde avendo la Commissione varato, con il contributo apprezzato e pregevole dei colleghi Commissari la nuova legge di contabilità ed essendo stata applicata integralmente abbiamo raggiunto quel massimo di leggibilità che la legge ci consentiva.
Credo che non si possa giungere ad un livello di leggibilità maggiore con l'attuale tipo di strutture 3) una garbata polemica è uscita stamane sulla seconda nota di variazione che costituisce effettivamente un giallo all'interno del bilancio poiché la stessa seconda nota di variazione fu portata il mercoledì 21 a mano della dottoressa Casiraghi alla Commissione dove per pare sia sparita. Su questo fatto vi è però un problema di costume e cioè che la Commissione aveva determinato dei tempi che, secondo una scala logica, avrebbero consentito di esaminare il bilancio in Commissione una settimana prima che questo giungesse in aula. I Commissari però non erano presenti in Commissione essendosi inaugurato il Salone dell'Auto. Di questo non si può far carico all'Assessorato che invece era presente in quell'occasione. Credo che questo incidente vada chiuso con un'obiettiva valutazione dei fatti.
Per entrare in temi contabili più precisi, credo vada sostenuto che la tabella che dimostrava la differenza di 100 miliardi tra i fondi 1982 e i fondi esistenti nel 1981 è confermata. Il collega Brizio osservava che abbiamo confrontato il massimo dei mutui nell'81 e nell'82. Noi, per potremmo anche considerare le differenze di mutuo praticabile sia nell'81 come nell'82 e non cambia nulla.
Ognuno parte da dati diversi. A me pare però che le conclusioni dei colleghi che sono intervenuti siano univoche, perché da tutti è stato riconosciuto che il dato fondamentale di questo bilancio è che vi sono 100 miliardi in meno di risorse rispetto all'anno precedente.
La collega Vetrino ha affermato che il passaggio da disavanzo ad avanzo è dimostrazione di disordine gestionale. Non condivido questa sua affermazione un po' drastica. Forse non ha tenuto conto di una serie di elementi che la sua esperienza amministrativa le consentirà di afferrare ora che vado ad enunciarli.
Quando è stato determinato il primo disavanzo nell'esercizio provvisorio, votato in questo Consilio il 23 dicembre, era stato fatto un primo preconsuntivo stimato delle situazioni del 1981. Poiché questo bilancio è giunto alla fine di aprile, è chiaro che l'Assessorato si è fatto carico di fare quelle verifiche e quelle modifiche che normalmente non vengono fatte in sede di bilancio, ma in sede di consuntivo. Da questa verifica dei dati stimati, che poi troverà conferma ufficiale nel consuntivo del 1981, sono emerse alcune variazioni in termini di residui di competenze, di reimpostazione che hanno portato a questa differenza contabile tra disavanzo ed avanzo che è puramente contabile. La sostanza della quadratura del 1981 è rimasta invariata, solo che alcuni fondi statali che erano stati tradotti a residui sono stati reimpostati a competenze e, quindi, hanno liberato delle risorse in un anno e le hanno assorbite nell'altro. Ciò a dimostrazione che non si tratta di disordine gestionale, ma di senso di responsabilità dell'Assessorato che ha fatto un atto non dovuto: quello di correggere le proprie stime essendo andato avanti il tempo di approvazione del bilancio, quando teoricamente avrebbe potuto anche attestarsi sulle stime precedenti. Questo avrebbe solo comportato delle difficoltà di pagamento di somme mantenute a residuo di cui si è vista, invece, ad un'analisi più accurata, la necessità di reimpostare.
Per quanto riguarda le prenotazioni di impegno, che costituiscono sempre oggetto di lunghe discussioni, credo che nel momento in cui attiveremo il secondo piano di sviluppo e, quindi, il bilancio pluriennale che oggi è stato fatto in una formula cautelativa, con gli impegni per quelle sole voci che sono in ogni caso indiscutibili e lasciando invece a due grossi fondi il resto delle risorse il meccanismo delle prenotazioni di impegno avrà una sua solidità maggiore ed una sua logica maggiore. Nè d'altronde si può, in sede di Consiglio, rimproverare, come ad esempio è stato fatto dal collega Bastianini, che alcuni capitoli vengono spesi durante l'anno a percentuali basse e contemporaneamente fare la critica (da parte del collega Brizio) sul discorso delle prenotazioni di impegno.
Queste due critiche, sebbene provengano da due partiti diversi, si eludono fra di loro.
In una delle quattro proposte dei liberali si dice che, attraverso una manovra di slittamento da un anno all'altro di risorse che non possono essere spese, si liberano delle risorse nuove.
In termini giuridici ed in termini correttivi questo è il discorso di utilizzo della tecnica di prenotazione.
Il problema vero è che noi non siamo abbastanza avanti nel discorso delle prenotazioni di impegno e non siamo di pari passo con la nostra volontà e gli strumenti odierni non sono così perfezionati come noi vorremmo.
L'opposizione ha giustamente fatto una serie di osservazioni circa le consultazioni. Occorre però dire che le consultazioni non sono state un coro di lamenti, vanno fatte due distinzioni relativamente ai dati emersi dalle stesse.
La prima è di metodo sul bilancio. Le consultazioni relativamente al metodo che è stato seguito sul bilancio '82 e sugli elementi innovativi che sono stati introdotti sono state in genere più positive che negative perché, anche da fonti insospettabili di avere una particolare simpatia per questa Giunta, sono emerse valutazioni positive.
La seconda riguarda il contenuto. Su una serie di problemi di contenuto è un'associazione che smentisce e contraddice l'altra e tutte le categorie consultate chiedono di più di quanto è stato dato. Questo difetto di "chiedere di più" perché Consiglieri di opposizione chiedono che alcune voci vengano incrementate e che alcune spese vengano sostenute maggiormente, ma nessuno ha sentito il dovere di indicare dove le spese vanno tagliate. In una situazione in cui tutti riconosciamo la rigidità del bilancio, nel momento in cui si propongono delle nuove spese, è necessario proporre non delle nuove entrate, che non saremmo in grado di procurarci ma le voci specifiche su cui l'operazione va fatta.
Nè d'altronde si può usare il ritornello: "compriamo la spesa corrente", perché la compressione violenta della spesa corrente fatta nell'81 e nell'82 non ha più margini di compressione, se non attraverso la revisione di dati strutturali, cosa assai difficile in un ente pubblico.
Quando Bastianini, riecheggiando una strategia da impresa dice di ristrutturare la Regione, penso che voglia riferirsi alle scelte politiche non certo alla struttura regionale che opera su dati di rigidità: non pu usufruire della cassa integrazione, né può diminuire gli organici o fare quelle manovre che normalmente fanno le imprese per la diminuzione della spesa corrente.
Per quanto riguarda la qualità della spesa, non v'é dubbio che nel momento in cui vengono apportati dei tagli non programmati ad un bilancio peggiora la qualità della spesa. E' un dato matematico.
Gli effetti dell'ultimo decreto Andreatta sono avvenuti nel novembre '81, quando la spesa era già stata fatta. E' corretto, quindi, dal punto di vista politico, considerare che gli effetti del primo decreto Andreatta non sono sul bilancio '81, ma sono nel bilancio del 1982.
La diminuzione della spesa corrente richiede una serie di sforzi finalizzati, perché la spesa corrente aumenta e non diminuisce, mentre la diminuzione della spesa di investimento è la valvola immediata che pu essere attivata per far fronte alla riduzione delle disponibilità. Se dobbiamo ridimensionare la finanza regionale, dobbiamo farlo attraverso un processo programmatorio. Le preoccupazioni che esprime il Consigliere Brizio relativamente alla gestione del bilancio non mi trovano d'accordo nel senso che dai dati che già sono stati forniti in occasione dell'approvazione della proroga dell'esercizio provvisorio, si è dimostrata una gestione di bilancio 1982 attenta ed oculata.
Faccio solo un discorso di quantità.
Credo che la gestione della spesa nel 1982 sia stata sinora, dal punto di vista quantitativo, regolare e condizionata dagli elementi di rigidità che conosciamo.
Mi pare, invece, che non sia stato sottolineato un elemento che ha una rilevanza notevole in termini di politica economica non solo per la nostra Regione, ma per tutti gli Enti locali, che è il drastico taglio di cassa avvenuto con il decreto Andreatta. Ogni mese viene data dallo Stato per i pagamenti del 1982 una somma che è inferiore del 70% alla somma che abbiamo pagato mediamente nel 1981. Questo va detto perché quando si terrà la discussione sul consuntivo 1982 i Consiglieri si accorgeranno che la spesa è rallentata e faranno accuse alla Giunta di non saper spendere e di non saper mobilitare le risorse. Metto le mani avanti perché si tenga conto del dato strutturale entro cui si spendono le somme iscritte a bilancio.
L'anno scorso, in sede previsionale, il capitolo 1000 era finanziato per 20 miliardi; poi ha avuto uno slittamento di 13 miliardi in sede di assestamento per reperire risorse per altri tipi di investimento.
L'investimento fatto quest'anno completa, in sostanza, i fondi del 1981: non ritengo che questo possa essere considerato un investimento eccessivo.
Per quanto riguarda le osservazioni fatte dal Consigliere Bastianini circa l'intelligenza del bilancio, credo che questo discorso sia contraddittorio relativamente a quanto ha detto l'Assessore Simonelli a proposito del "grillo parlante". Quando si dice "grillo parlante afflitto da impotenza" si tende ad enfatizzare dell'attività regionale più l'aspetto "potenza della spesa" che l'aspetto "programmazione e coordinamento politico". Il che mi sembra in singolare contraddizione rispetto a quello che anche Bastianini sostiene in altri momenti. In realtà, il vero problema del bilancio è quello della mobilitazione delle altre risorse esterne.
Sono giuste le indicazioni date da Bastianini e cioè che il tasso fisso in periodo di inflazione favorisce il beneficiario. Ma è giusta anche l'osservazione opposta.
A livello delle leggi di spesa è necessario fare una revisione perch le nostre leggi di spesa rischiano di essere solamente delle leggi programmatiche senza contenuti.
Circa il discorso della pulizia degli impegni di spesa, fatto sempre dal collega Bastianini, devo dire che già lo scorso anno sono stati recuperati quasi 60 miliardi da questa operazione, che sicuramente sarà ripetuta anche quest'anno. Il gruppo di lavoro interassessorile auspicato in realtà è già costituito. Credo che siamo ormai giunti al punto in cui la pulizia deve essere fatta capitolo per capitolo, perché la grossa pulizia ormai è stata già fatta.
Si tratta, dunque, di analizzare capitolo per capitolo per vedere che cosa corrisponde a quegli impegni di spesa. E' un compito improbo di non facile attuazione dal punto di vista temporale, in quanto gli impegni a cui corrispondono quelle somme non sempre sono impegni regionali, ma sono spesso impegni di terzi (ad esempio, i residui passivi sulle leggi di trasferimento ai Comuni o alle Province).
Sono state messe in luce in questo dibattito alcune richieste di modifiche o di aggiunte al bilancio. Ritengo che per ragioni tecniche sia impossibile apportare tali modifiche. Non vi è però nessuna difficoltà da parte della Giunta ad esaminare le verifiche che sono state suggerite e entro un mese dall'approvazione definitiva del bilancio, portare una nota di variazione che terrà conto anche di una serie di osservazioni che possono giungere dagli Assessorati relativamente ad imperfezioni che indubbiamente sono contenute nel bilancio stesso.
Lo stesso discorso vale per la spesa sanitaria e gli accenni che sono stati fatti in questa sede troveranno in altre occasioni il momento di risposta.
Con questo la Giunta ha risposto alle osservazioni generali e specifiche sul bilancio '82, senza l'illusione che esso sia un capolavoro.
Sappiamo che opera in ambiti e in limiti ben ristretti, che esistono dei condizionamenti, che le risorse a disposizione sono molto inferiori a quelle che la nostra volontà vorrebbe attivare per rispondere ai problemi che la comunità piemontese pone. Ciononostante vi è la coscienza da parte della Giunta di aver fatto in questa situazione quanto era possibile nei limiti consentiti dai dati obiettivi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

Le repliche degli Assessori sono così concluse.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ho ritenuto di intervenire anche perché, essendovi un Assessore "plurilodato", non volevo con un intervento di modesta fattura porre un velo alle lodi che gli venivano tributate, in specie dai colleghi Bastianini e Bontempi.
Il dibattito è stato di alto livello e l'assemblea l'ha seguito con molto interesse ed attenzione.
Molte volte siamo critici nei confronti di questa assemblea, ma assistendo l'altra sera alla seduta del Consiglio comunale che discuteva la situazione dell'U.S.L. 23 che costituisce un quarto dell'intera spesa regionale (380 miliardi) ho registrato l'indifferenza generale che regnava tra le persone e, in quel momento, ho ricordato questo Consiglio ed ho espresso un gesto di gratitudine e di simpatia nei confronti dei comportamenti di questa assemblea.
Nel fare la mia brevissima dichiarazione di voto, non mi addentrer nell'argomento in quanto gli Assessori Simonelli e Testa, a nome della Giunta, hanno dato risposte convincenti e sufficienti.
Nel votare favorevolmente questo bilancio devo però osservare che Bastianini ha ridotto a quattro le osservazioni (mutuando da Teng Xiao Ping, non più da Mao) poiché l'anno scorso aveva formulato sette osservazioni in merito al bilancio e oggi ne ha citate soltanto più quattro dopo i successi raggiunti dalla Giunta.
Io invece formulerò soltanto tre osservazioni.
La prima è che non attribuisco particolare importanza alle risorse.
Normalmente chi come noi appartiene ad un partito che è al Governo ugualmente si lancia nel dire che quella cosa impersonale che è lo Stato non ci aiuta, perché ci diminuisce le risorse. Non sarei però così pessimista nel dare un giudizio negativo sul documento del bilancio, anzi voglio cogliere gli aspetti positivi evidenziando le compatibilità delle risorse rispetto agli indirizzi del piano di sviluppo.
Non c'è né Governo, né istituzione che abbia la piena disponibilità delle risorse per poter svolgere una politica programmata. Non ce l'ha nemmeno Reagan, eppure gli Stati Uniti sono una grande potenza ed una grande economia. Non puntualizzerei il discorso sul problema delle risorse perché piangiamo di fronte a cose conosciute, menzioniamo il Ministro del Tesoro Andreatta, proponiamo le Commissioni della scure, facciamo delle cose che vengono poi riportate nei testi classici di storia, dei quali poi più nessuno si ricorda.
Vorrei invece sapere se le risorse del nostro bilancio sono compatibili con le scelte del piano di sviluppo. Ed allora ritengo che questo fatto sia avvenuto in buona parte.
E' avvenuto nel periodo dal 1975 al 1980 nel corso del quale abbiamo investito 5.500 miliardi.
Il discorso che vorrei fare non è un discorso monetario e finanziario.
Nessuna istituzione, né nel nostro Paese, né nel mondo, vive solamente con il proprio bilancio.
E questo è il secondo argomento che voglio sviluppare: la Regione deve avere la capacità di non rinchiudersi in un ghetto pensando di controllare i fenomeni di sviluppo del territorio, ma deve sapersi muovere ed aggregare con le forze esterne, deve saper governare la cosa pubblica.
Si tratta di gestire le aspirazioni della comunità non soltanto attraverso le aride cifre di cui si è discusso, ma sapendo cogliere tutte le esigenze della collettività, aggregando le banche, l'economia, la cultura: questo è il vero nodo del bilancio; il resto sono delle dissertazioni.
La terza osservazione: vogliamo fare un discorso serio? Riguarda la Regione. Il Partito Comunista ha promosso un interessante dibattito intitolato: "Quale Regione per il Piemonte negli anni '80". La Regione degli anni '80 ha la delega complessiva come punto centrale, per settori.
Ha un gabinetto ristretto, sul modello anglosassone, formato di poche unità. E' un ente che si è liberato dei bracci esterni e li ha dati alla Provincia, come momento di coordinamento dei Comprensori.
E' la delega di tutte le funzioni amministrative e gestionali che la Regione oggi possiede.
Il Partito Socialista vorrebbe una Regione come ente di promozione legislativa e di programmazione. Quindi i 3 mila dipendenti potrebbero essere ridotti a 500, il gabinetto dovrebbe essere ridotto ad un massimo di 8 unità, i ministeri regionali non avranno più compiti gestionali perché li avranno trasferiti, attraverso una politica di decentramento e di organizzazione, alle unità esterne, in cui la Provincia si presenta come momento di raccordo comprensoriale e di contribuzione alla politica della Regione.
Tutto il resto sono questioni interessantissime da un punto di vista dello studio dei capitoli del bilancio, delle sue componenti in cui si sono misurati impegni altissimi, ma, dopo tutto, il bilancio è sempre lo stesso.
Le discussioni sono state di vera ed autentica accademia, ma la funzione della delega esterna in cui la Regione è momento di coordinamento e di programmazione viene a perdersi totalmente ed a ricondursi nella realtà di tutti i giorni.
Le Province hanno in genere un discreto numero di dipendenti, hanno impianti tecnici, hanno possibilità di operare, ma hanno delle scarse competenze, oltre al mantenimento delle strade.
Una politica seria e coraggiosa va in quella direzione ed il momento di discuterne è il momento del bilancio.
E' inutile fare lo "spacca cappello" sulle rasature che si possono fare con il rasoio elettrico (come nelle vignette di Forattini), questo è antico moralismo caratteriale di alcuni Gruppi politici, i quali non hanno mai dato nessun risultato nell'attuazione dei programmi.
Vogliamo andare in direzione della delega? Siamo consci di che cosa vuol dire questo? Vuol dire che la Regione diventa quell'istituzione che abbiamo ipotizzato e per la quale abbiamo lavorato. Vuol dire un effettivo rilancio, effettivo rinnovamento e questo è quanto chiediamo nella discussione del bilancio.
Il Partito Socialista sottopone questo disegno alla vostra attenzione dando il voto al bilancio con questo significato. Il nostro voto sui bilancio è largamente positivo. Il riconoscimento del lavoro fatto è pieno da parte del Gruppo socialista verso la Giunta e gli Assessori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il voto sul bilancio è un tipico voto di schieramenti. Proprio per la complessità di indicazioni e di scelte è difficile che possa coagulare unanimità di consensi a volte nella stessa maggioranza, figuriamoci nell'intero corpus dei votanti! E allora si determinano gli schieramenti: una maggioranza che sostiene anche se alcune scelte non sono condivise o frutto di mediazione un'opposizione che vota contro, anche se non tutto è da buttare.
Importante non è tanto la materializzazione di un voto, importante è che gli schieramenti non si radicalizzino, non determinino incomunicabilità. Questa parola l'ho scritta questa notte, prima della notizia di un nuovo luttuoso evento, è un concetto che sottolineo proprio in una giornata in cui un grande partito, il PCI, è colpito in uno degli uomini più rappresentativi, proprio in una settimana in cui un altro grande partito ha visto allungata la catena di vittime di cui è costellata la sua storia recente.
Non incomunicabilità, perché allora a soffrirne è l'istituzione, e nel nostro caso trattasi di istituzione giovanetta (ha solo 12 anni), gracile ed anemica.
Poiché la vogliamo rigogliosa e fiorente sarà bene che clinici, anche di scuole diverse, facciano un attento consulto per concordare sui "medicinali della ripresa".
I medicinali scelti dagli attuali medici curanti, a nostro avviso, sono inidonei e la giovanetta ha un pallore che ci preoccupa.
Non è mai stato difficile in questa Regione motivare un voto contrario al bilancio e meno che mai lo è in questa occasione.
Non ricorreremo al facile argomento della riduzione complessiva degli interventi. Ne hanno parlato i colleghi Brizio e Lombardi, ma non con riferimento alle indicazioni complessive, bensì alle scelte che nell'ambito delle disponibilità sono state fatte e che invece si potevano fare.
Del quadro complessivo noi ci facciamo pienamente carico: non dimentichiamo mai la collocazione globale del nostro partito. Sappiamo che le Regioni hanno dovuto pagare un pesante tributo alla situazione economico finanziaria nazionale ed in questa situazione non è stato certo facile predisporre il bilancio. Ma non è stato facile anche perché ci si è limitati a lavorare con strumenti di ingegneria finanziaria (all'Assessore questo termine può piacere di più di quello di disordino gestionale, sul quale ha replicato la collega Vetrino) e non con coraggiose scelte politiche che la situazione imponeva.
Di questa ingegneria finanziaria è riprova l'ultimissima edizione del bilancio, dove da un disavanzo di 41 miliardi, si passa ad un avanzo di 34 miliardi.
Se una casa concepita in un certo modo è traballante, non la si costruisce ugualmente, sapendo di doverla puntellare sin dall'inizio: si cerca di costruirla in altro modo.
Io richiamo tutte le ampie osservazioni che i miei colleghi hanno fatto e ricapitolando dico che le ragioni del nostro "no" al bilancio sono essenzialmente tre e ciascuna per sé sola sufficiente all'atteggiamento negativo.
La prima è di sostanza.
E' nota l'intrinseca correlazione tra bilancio annuale, bilancio pluriennale e piano di sviluppo. Ebbene, ad aprile del 1982, dopo quattro mesi di esercizio provvisorio, il bilancio di previsione 1982 viene approvato in presenza di una specie (peraltro ammessa obiettivamente dall'Assessore e richiamata da Bontempi nel suo intervento) di bilancio pluriennale e senza piano di sviluppo.
Su questo argomento è bene essere chiari e ricordare l'art. 5 della legge sulle procedure della programmazione: "Entro quattro mesi dalla data della propria elezione la Giunta predispone la proposta di piano regionale di sviluppo". Entro novembre 1980 la Giunta avrebbe dovuto provvedere.
Voglio richiamare ciò che è successo attorno al piano di sviluppo nell'aprile del 1982 (un anno e mezzo dopo il termine di legge). Noi Consiglieri regionali leggiamo sull' "Unità" del 13/4/1982 la notizia che la Giunta ha varato il piano di sviluppo. Apprendiamo sulla "Stampa Sera" del 19/4/1982 dalla voce del Segretario del PSI che "il piano di sviluppo era partito in un certo modo nel rapporto con i comunisti, ma che lo stiamo chiudendo con larghi consensi, però abbiamo chiesto alla Giunta di non presentare ancora il 'canovaccio' del piano di sviluppo".
Apprendiamo dai giornali del 25/4/1982 che il giorno prima era stata tenuta una conferenza-stampa e da un lato si riparla delle linee generali in un altro articolo si dice che il piano di sviluppo è stato consegnato in questi giorni ai Gruppi consiliari. Il 26 aprile il Capogruppo della DC riceveva una sola copia del piano di tre documenti: 1) documento integrativo 2) relazione stato di attuazione programma pluriennale 1980 3) linee generali.
Oggi l'Assessore alla programmazione Simonelli dirà alcune cose che caratterizzano il documento come documento di principio e non darà quelle esplicitazioni dei progetti che invece sono state date nella conferenza stampa riportata dai quotidiani di domenica.
E' segno, comunque, che dopo molto battere qualcosa si è mosso e vedremo gli sviluppi. Un dato, però, è fondamentale: questo bilancio non è legato al piano di sviluppo ed è il bilancio che ci porta a fine anno a metà legislatura.
La seconda ragione attiene a considerazioni di merito sul bilancio.
Il documento contabile sul quale è stato approvato l'esercizio provvisorio aveva un rigore nelle previsioni che questo bilancio non ha più. Si sa come vanno a finire queste cose: finché si è in esercizio provvisorio si tengono buoni gli Assessorati della spesa.
Vorrei chiarire che la nostra forza politica non fa delle distinzioni tra questo o quell'Assessore; da un lato vi sono gli Assessori della spesa dall'altro l'Assessore che cerca di difendere le striminzite finanze regionali.
Quando si passa dal provvisorio al definitivo e non si riesce a comprimere la spesa, allora si gonfiano le entrate. Non voglio ripetere le cose già dette dalla collega Vetrino, ma è evidente che vi sono molti capitoli "gonfiati" (la tassa di circolazione e gli interessi attivi, ad esempio).
Non si tratta di maggiori previsioni scoperte da dicembre ad oggi. Si tratta in gran parte (20 miliardi? ) di previsioni gonfiate per far fronte a quelle spese che non si è avuto il coraggio o non si sono potute ridurre o eliminare.
E' una manovra contabilmente necessitata che sfalsa il bilancio, che suscita perplessità, che determina un deciso atteggiamento negativo da parte nostra anche se si deve riconoscere che, stante le premesse, era l'unica possibile all'Assessore Testa, non avendo lo stesso, anche se è pur sempre attento e diligente, il potere di fare miracoli.
La terza ragione è diretta conseguenza delle consultazioni (pur frettolose e compresse come sempre).
Tenuto conto delle cose dette da autorevoli esponenti dei partiti di maggioranza che rappresentavano enti consultati, potremmo richiamare il detto latino: "dalle tue parole ti giudico". Si può ben dire che le consultazioni hanno come non mai in questa occasione rivelato lo "stato della Regione".
I Comprensori si interrogano sulla loro esistenza, sul loro ruolo, sul loro futuro. Le organizzazioni di categoria sono fortemente perplesse e preoccupate. Gli enti strumentali manifestano crepe e disfunzioni.
L'Assessore Testa, che ha diligentemente seguito le consultazioni, un giorno, dopo l'audizione di un paio di enti strumentali, con la finezza e lo humor che lo contraddistinguono, ci diceva: "Avete mezzo intervento fatto". Ed in effetti, come non si può rimanere sbigottiti, sottolineo sbigottiti, quando i rappresentanti Dell'Esap presentano un informale fogliettino per dire che nel 1982, per ripianare la situazione dell'ente occorrono ancora 6 miliardi e 649 milioni; oppure, quando i rappresentanti dell'Ipla narrano la vicenda della convenzione tra Giunta regionale - Cnen Enea (sottoscritta all'insaputa dell'Ipla) e del Cnen - Enea che poi cerca l'Ipla, ente strumentale della Regione, per affidarle quelle ricerche che la Giunta regionale ha commissionato al Cnen - Enea? La somma delle consultazioni dà purtroppo un giudizio negativo sul bilancio.
A questo punto, se noi concepissimo l'opposizione in un certo modo potrei fermarmi qui. Il voto contrario è abbondantemente motivato e noi potremmo anche aver assolto al nostro compito. Ma i colleghi sanno che non è così. Noi sappiamo perfettamente che un milione di elettori (poco più poco meno) sta dietro di noi, chiede a noi venti Consiglieri DC, insieme alla doverosa contestazione, una rappresentanza in positivo. Di questa rappresentanza, del nostro ruolo nella società noi siamo consapevoli. E qui apro una parentesi.
E' in corso in Italia ed anche qui in Piemonte un atteggiamento, una specie di giochetto, da parte di certe forze politiche: quello di fingere di non vedere e di non nominare.
Si vedono i partiti laici (non voglio essere frainteso, il rispetto è pieno per i partiti laici e per il discorso dell'orgoglio dei laici che Bastianini ha fatto): si esaltano se già puntellano, si blandiscono per eventuale futuro e si cerca di non nominare la DC, a meno che la stessa non sia destinataria di condoglianze perché, come è ancora avvenuto in questa settimana, i suoi uomini cadono davanti alle armi di chi attenta allo Stato.
Sono atteggiamento che vanno bene o, meglio, che possono tollerarsi nelle stanze dei partiti, dove magari si effettuano faticose e lunghe verifiche delle quali pure la comunità avrebbe già avuto diritto di essere informata e non soltanto fra una decina di giorni come ha promesso ieri sera il Presidente della Giunta in una dichiarazione fatta per non lasciare equivoci, ma rivelatrice del difficile momento della maggioranza. E che la maggioranza stia vivendo un momento difficile lo rivela anche l'intervento del Capogruppo comunista Bontempi, di stamane. Il suo intervento appassionato è stato però rivelatore delle difficoltà che ci sono; il suo discorso sullo sviluppo che apparentemente era rivolto alla collega repubblicana, in effetti, a mio avviso, aveva altri destinatari. Anche questo è un discorso di orgoglio del partito che Bontempi autorevolmente rappresenta, che posso non condividere, ma che va rispettato.
Sono atteggiamenti che non vanno bene all'aperto o nella viva realtà.
Consentitemi, dopo l'orgoglio laico e dopo l'orgoglio del Partito Comunista, di esprimere anche l'orgoglio DC. Perché nella realtà ci siamo eccome! Abbiamo girato molto in queste settimane: le stagioni congressuali servono anche a questo. E abbiamo trovato un elettorato scattante combattivo che ci ha esortati all'impegno, alla grinta e alla proposta.
Abbiamo trovato un mondo cattolico che rientra dalle illusioni settantacinquesche e che, dopo averci penalizzato, ci ritiene oggi, dopo il confronto, meritevoli di attenzione e di fiducia.
E allora, rispondendo a questa forza viva della società, che non si cancella con omissioni o silenzi, riprendiamo il discorso iniziale: schieramenti sì, ma non incomunicabilità. Ci rivolgiamo alla maggioranza e a tutte le altre forze politiche.
Chi pensa di aver risolto fra qualche ora, con un voto di maggioranza il bilancio 1982, è assai lontano dalla realtà.
Vi è una tabella, fra quelle allegate al bilancio, che è un grido di allarme: è quella delle risorse libere, poco più di 500 miliardi con 188 miliardi di mutui. Se si contraggono i mutui e ci si carica dei relativi oneri, già nel 1983 le risorse libere si aggireranno solo più su 300 miliardi: siamo, cioè, ai limiti della possibilità di predisporre un bilancio. Ed allora non possiamo pensare di risolvere il problema con la richiesta, che va fatta e che è speranza di maggiori fondi da parte dello Stato, che molto non potrà fare.
Occorre, certo, come suggerisce la Federpiemonte, aumentare la capacità progettuale per accedere a finanziamenti comunitari o al fondo di 6.000 miliardi dello Stato, ma occorre anche provvedere dall'interno "inventando" una politica di riduzione della spesa per quella capacità di interventi di cui ha parlato Bastianini.
A Bastianini, per correttezza e chiarezza di rapporti, d l'assicurazione che in questa politica di invenzione di riduzione della spesa anche i Gruppi di opposizione sono pronti a fare la loro parte.
Occorre ragionare sul personale, sul suo numero, sulla sua utilizzazione sulla professionalità, sulla produttività degli uffici centrali e periferici.
La spesa è ormai sui 55 miliardi. Occorre ragionare sulle famose consulenze, studi e ricerche: 6 miliardi! Anche se ben ammantati nella relazione della Giunta come necessari "per riattivare una serie di interventi nel momento in cui la ripresa economica renderà possibile questa svolta". Occorre esaminare ad uno ad uno i capitoli della gestione e della spesa.
Dobbiamo renderci conto che nel giro di tre-quattro anni si è passati da una gestione di società opulenta, sui pericoli della quale avevamo ammonito, ad una gestione nella quale con sacrifici occorre ricercare qualche miliardo (a tanto siamo ridotti) per poter fare qualcosa sulla linea del piano di sviluppo (quando ci sarà); oggi, il cap. 12602 porta 4 miliardi! E' un campo di lavoro che potrebbe occupare la I Commissione.
Occorre, inoltre, sciogliere il nodo dei Comprensori e delle deleghe: non possiamo trascinare all'infinito insoluti questi problemi. Viglione ha trattato ora questo argomento. Occorre, nelle Commissioni che si riterranno competenti, esaminare a fondo la situazione degli enti strumentali peraltro obiettivamente evidenziata nella relazione della Giunta, per modificare, correggere, raddrizzare. Così facendo, dovremmo ottenere due risultati: migliorare da un lato la gestione e la legislazione nel suo complesso e far funzionare con più incisività le Commissioni.
Le Commissioni devono diventare, prima ancora della riforma statutaria momento decisionale lasciando all'aula la rapida, pubblica conclusione di un processo che ha già avuto fecondi momenti operativi in altre sedi.
Sono mesi ormai che sui mali che affliggono la Regione, e per certi aspetti le Regioni, vi è larga concordanza di valutazioni. Dico larga e non unanime perché anche fra noi vi è chi, preso, avvinto dal potere e dalla sua esteriorità, non si accorge dei mali della Regione. Ma la diagnosi non basta. Sappiamo tutti quale sorte ha un malato per il quale individuata la malattia, non si predispone rapidamente la terapia e non la si attua.
In un momento difficile della vita nazionale e regionale, noi riaffermiamo, in una giornata particolarmente triste per una forza politica che noi bene comprendiamo per aver vissuto tanti di questi giorni, la fermezza della nostra posizione politica, della nostra collocazione attuale in questa assemblea regionale, della nostra legittima aspettativa di partito di maggioranza relativa.
E qui una risposta al discorso di Bontempi.
Guai se un partito della nostra forza in Piemonte non si ponesse come alternativa.
Gli elettori non danno i voti per l'emarginazione, ma per il Governo. E noi non rinunciamo a prospettive di diversa collocazione, anche quando da altre parti si invocano intese di legislatura. Ma nessuno può minimamente affermare che la nostra posizione in questa Regione non sia stata e non sia in ogni momento altamente responsabile: mai ci siamo posti in posizione puramente destabilizzante; il nostro ruolo di governo dall'opposizione felice intuizione di Adriano Bianchi, è stata sino ad ora la nostra stella polare in questi anni. Però, noi vogliamo contare nel posto che la vicenda politica ci ha assegnato o ci assegnerà per la forza che abbiamo. Per i nostri elettori noi vogliamo quel rispetto (é l'altra faccia della medaglia) che giustamente Bontempi chiedeva per l'esecutivo e che in questa Regione è ampiamente proclamato a parole, ma attuato con molta difficoltà.
In questo quadro noi non ci limitiamo a criticare o contestare, ma consideriamo il terreno ed i temi istituzionali il campo di impegno delle forze politiche e lo spiraglio di salvezza della pericolante Regione.
La mai dimenticata lezione autonomistica di Sturzo, la nostra tradizione regionalista, ci portano alla ricerca di validi tentativi perch la riforma regionale non fallisca. Ma se da un lato coltiviamo la speranza che pure è virtù cristiana, dall'altro in questa Regione siamo disincantati.
Come dimenticare che a dicembre 1981 abbiamo discusso in questo Consiglio del vasto problema del personale, senza che da allora nulla sia cambiato? Come dimenticare che ai primi di febbraio abbiamo discusso sui vitali problemi di funzionamento del Consiglio, senza che da allora nulla sia cambiato e senza che una qualche proposta sia stata fatta da chi pur doveva farla? Le nostre proposte sono state come gocce d'acqua che passano sul marmo senza lasciare traccia. E ciononostante oggi, discutendo del bilancio, siamo nuovamente a proporre.
Se però questi problemi (personale, funzionamento del Consiglio bilancio) che sono in sostanza tutti i problemi vitati ed esistenziali della Regione, non costituiranno rapidamente terreno di proposta e di confronto, nessuno si dolga, domani, un domani assai vicino, di durezze scontri o assenze che saranno inevitabili.
Il nostro è un voto contrario al bilancio, un voto facilmente motivabile, come ho detto e dimostrato.
Ma ora posso aggiungere una parola, ora che la stessa è conseguenza di concetti già espressi e non può creare equivoci: è un voto anche sofferto.
Votiamo contro con la sofferenza di chi vede sfiorire, di chi vede in difficoltà quell'istituzione in cui aveva creduto e crede ancora come momento di grande rinnovamento dello Stato e dei suoi cittadini.
Se la maggioranza, se le forze politiche di questo Consiglio sapranno penetrare in questa nostra sofferenza avranno una chiave, certa non l'unica, ma sicuramente importante, per la ripresa della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la nostra dichiarazione di voto sul bilancio è condizionata dalla situazione attuale che è caratterizzata da due dati gravi e contrastanti tra di loro.
Il primo dato si riferisce alla grave situazione di crisi che attraversa l'apparato produttivo della Regione.
Le aziende in crisi, il rilevante numero di lavoratori in cassa integrazione, il contraddittorio atteggiamento dei dirigenti della più grande industria torinese, rispetto al rientro dei lavoratori in cassa integrazione e rispetto al rapporto tra volumi produttivi e livelli occupazionali, con l'obiettivo di produrre un milione e mezzo di autovetture con gli stessi occupati attuali (come ha affermato Ghidella recentemente) sono la testimonianza di una crisi irreversibile dell'attuale modello di sviluppo.
Urgono, quindi, interventi strutturali in grado di avviare una seppure parziale modificazione e riconversione dell'apparato produttivo ed industriale come condizione per uscire dalla crisi. Interventi che certamente necessitano di grosse risorse e di grosse disponibilità finanziarie. Il secondo dato che emerge in questa situazione e che contrasta con la necessità di disponibilità delle risorse è la diminuzione dei fondi destinati dal Governo alle Regioni attraverso la legge finanziaria.
Questa situazione non è opera del fato o di una condizione oggettiva come tende a farci credere chi detiene i cordoni della borsa del nostro Paese, cioè il Ministro del Tesoro Andreatta, ma è piuttosto il frutto di determinate scelte politiche tendenti ad usare la crisi in atto per operare una redistribuzione del reddito verso l'alto. Il nostro partito ha già dato un giudizio chiaro sulla legge finanziaria dello Stato e sulla sua gestione. E' una scelta, quella del Governo, di operare una gestione meramente monetaristica della legge finanziaria e delle risorse statali slegata da scelte per qualificare la spesa, senza priorità, senza corrispondenza tra gestione monetaria e scelte di politica economica in grado di dare dei risultati sul versante dell'arresto del degrado dell'apparato produttivo ed occupazionale.
Con tali scelte a livello nazionale il confronto della Regione con il Governo non poteva che dare i risultati deludenti che ha dato.
Vorrei svolgere alcune brevi considerazioni a sostegno delle mie affermazioni.
La lotta all'inflazione è giusta, ma viene condotta partendo dal presupposto che la principale causa è la "scala mobile". Questo fatto impedisce in verità di agire sulle reali cause interne ed esterne del processo inflazionistico che provoca una redistribuzione del reddito verso l'alto, già ricordata prima.
In secondo luogo, una riduzione dell'inflazione operata con la diminuzione dei consumi interni e con la restrizione del credito ci sta facendo pagare prezzi altissimi sul versante dell'occupazione.
La seconda considerazione riguarda l'assoluta inconsistenza del fondo per gli investimenti e per l'occupazione, i fondi stanziati sono irrisori rispetto alle esigenze. E' positivo che le Regioni possano accedere a tale fondo, ma quando si restringe a tal punto la disponibilità di risorse anche l'accesso delle Regioni diventa marginale rispetto ai risultati che il fondo stesso può dare. In questa situazione è evidente la necessità di fare delle scelte di priorità. Ciò che è inaccettabile è la scelta di priorità che da parte del Governo è stata fatta a favore delle spese militari anziché per l'occupazione.
La terza considerazione riguarda i tagli delle spese sociali.
In questi giorni il Governo annuncia nuovi tagli e nuove tasse per un ammontare complessivo di 10.000 miliardi di lire, in quanto il tetto dei 50.000 miliardi è stato abbondantemente sfondato.
Mentre si annunciano nuove tasse e sacrifici, mentre le tasse sui redditi da lavoro dipendente sono aumentate del 42,4%, noi dobbiamo denunciare i crescenti livelli di evasione fiscale, di cui la situazione disastrosa in cui versano gli uffici del Ministero della Finanza a Torino e probabilmente in tutta la Regione ne sono un chiaro esempio.
Il sottoscritto, insieme al compagno Reburdo, ha consegnato nei giorni scorsi al Presidente della Giunta una nota nella quale si fa presente tale situazione.
La nota si può così brevemente riassumere: nell'Ufficio Imposte Dirette vi sono 230 dipendenti a fronte di una stima effettuata nel 1965 dell'esigenza di 400 persone. Da allora il carico di lavoro è aumentato perlomeno di dieci volte.
La situazione del II Ufficio Imposte Dirette non è migliore: le 90 persone di organico dovrebbero essere triplicate. Così come mancano almeno 100 unità all'Ufficio Provinciale I.V.A.
La potenzialità accertatrice di questi uffici è dell'ordine del 2 cioè quasi nulla di fronte alle dichiarazioni presentate.
L'ultimo aspetto è determinato dalla situazione delle Commissioni tributarie di primo grado dove ai problemi di organico si sommano le assolute inadeguatezze e la fatiscenza delle strutture dei locali.
Vi sono 25.000 pratiche da notificare e 90.000 ricorsi da esaminare a causa della scarsità di personale.
Credo che questa situazione sia da attribuire a chi ha governato, a chi governa e a precise responsabilità politiche, in particolare ai democristiani che hanno gestito questi organismi e questo Ministero per molto tempo.
Ci auguriamo che con il Ministro Formica tale situazione sia destinata a mutare anche se non ci facciamo soverchie illusioni.
In tale situazione si comprendono i motivi delle evasioni fiscali nel nostro Paese, dove per scelta politica non si mette mano a questa situazione. E' qui la contraddizione profonda tra i tagli che colpiscono gli strati sociali più poveri, l'emanare nuove tasse, come il Governo annuncia e il persistere di tale situazione.
Si capisce anche la sfiducia e il distacco dei cittadini verso le istituzioni. Bisogna agire per recuperare risorse. Su questo chiediamo l'impegno della Giunta regionale. So bene che questa materia è di competenza diretta del Governo, però questo problema deve costituire una battaglia politica come abbiamo fatto nel campo della giustizia.
E' necessario che la Regione formuli proposte al Governo nel momento in cui si appresta a votare un bilancio caratterizzato dalla scarsità di risorse.
Questo è il senso della nostra proposta compresa nella nota presentata al Presidente della Giunta: la predisposizione di una mappa delle carenze di organico nella Regione, l'emanazione di concorsi a livello regionale per la copertura di organici, la predisposizione di adeguati corsi professionali, la messa a disposizione di strutture e di locali per la Commissione tributaria di I grado.
Questo potrebbe permettere di chiedere una quota parte delle risorse e delle somme recuperate da destinare agli investimenti e al piano di sviluppo regionale.
Vengo alle cifre del bilancio e in particolare a quelle relative alla formazione professionale. Vi è una notevole riduzione di fondi più che in altri settori. Le mie perplessità derivano dal fatto che in una situazione di crisi, che mette in atto processi di trasformazione e di riconversione dell'apparato produttivo con migliaia di lavoratori nelle liste di mobilità, la formazione professionale diventa uno strumento decisivo anche per gestire i programmi che individueremo nel piano di sviluppo regionale.
Il divario tra le esigenze, le disponibilità finanziarie della Regione e le scelte del Governo in questo settore è grande.
Questo è il tema prioritario sul quale il Governo deve maggiormente impegnarsi.
Altra priorità è quella che concernono l'occupazione e i lavoratori in cassa integrazione per i quali il Governo deve sciogliere i nodi giuridici che ne permettono l'inserimento in lavori socialmente utili. Un'altra priorità riguarda l'artigianato che le forze politiche presenti in IV Commissione hanno già sollevato con una nota alla Giunta.
Colgo con favore la scelta fatta rispetto agli enti strumentali, ma, al di là dei rilievi di merito che si possono fare, mi sembra vi sia un dato centrale da rilevare, cioè la difficoltà da parte della Regione nel predisporre un bilancio in rapporto alla limitatezza delle risorse, in generale, e di quelle libere in particolare.
Questo è un dato che mette sempre più in discussione il ruolo delle Regioni come enti di programmazione.
Respingere questo attacco significa riconfermare e accentuare il ruolo di programmazione delle Regioni con l'emanazione del piano di sviluppo e finalizzando le risorse agli obiettivi del piano stesso.
Il bilancio non è un fatto tecnico ma è un'occasione per fare un bilancio politico dell'attività della Regione. Sarebbe auspicabile un maggiore intreccio tra le previsioni del bilancio e il piano di sviluppo.
Questa discussione sul bilancio si intreccia con una verifica politico programmatica.
Il nostro partito ha già affermato con un comunicato la sua disponibilità ed ha affermato che essa non può essere scissa dalla riconferma dell'attuale maggioranza e dell'esecutivo e da una rinnovata volontà nel riproporre questo schieramento per intervenire sui gravi problemi sociali ed economici del Piemonte.
E' urgente rendere operativo un organico progetto che sia legato alla discussione ed all'approvazione del piano di sviluppo regionale per affrontare il nodo della reindustrializzazione della Regione, della riqualificazione dell'intero apparato produttivo, assumendo come parametro di riferimento prioritario quello della qualità e dello sviluppo dell'occupazione e di un nuovo equilibrio tra produzione, ambiente e territorio.
Riconfermando questa nostra posizione rivendichiamo un corretto rapporto tra l'esecutivo e le forze della maggioranza. Esprimiamo la nostra preoccupazione circa il protrarsi nel tempo di tale verifica, ne sollecitiamo una rapida conclusione.
In quest'ottica votiamo favorevolmente il bilancio 1982.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quanto andrà ad esporre avrà un carattere misto di intervento sul bilancio preventivo 1982 e di contestuale dichiarazione di voto: e questo atteggiamento costituisce una necessaria conseguenza del fatto che, in questo periodo, il Gruppo del MSI DN si sostanzia e si concentra, per ragioni di forza maggiore esclusivamente nella mia persona. Né così comportandomi penso di usare violenza al Regolamento, sia perché c'era un precedente identico, di circa un anno fa, del Consigliere Bastianini e poc'anzi mi ha preceduto in questa strada il collega Montefalchesi.
Prendo ora le mosse dalle parole introduttive della relazione dell'Assessore Testa, laddove, con realismo, si afferma che "leggere un bilancio è, in genere, un'esercitazione difficile anche per gli esperti".
Nel condividere questa affermazione, devo aggiungere che la lettura di un bilancio diviene esercitazione ancora più difficile, allorquando debba effettuarsi all'insegna della fretta: il che si è puntualmente verificato per la lettura di questo bilancio 1982, in conseguenza dei tempi brevi che sono intercorsi fra la sua messa a disposizione dei Gruppi consiliari, le consultazioni a latere ed il suo ingresso in aula. Questi tempi brevi di previo esame (che non sono certo compatibili con un corretto modo di esercitare l'azione amministrativa di governo riferita all'importante documento del bilancio) hanno particolarmente inciso sui rapporti con i soggetti consultati, degradando le consultazioni - o, almeno, parte di esse a un mero rituale: tant'è che - pescando a caso dal "dossier" delle consultazioni - si possono leggere espressioni come le seguenti: "La Federazione piemontese regionale dell'Artigianato, formula ampie riserve sul deteriorarsi del metodo della consultazione delle forze sociali, allorché si chiede alle organizzazioni di esprimere valutazioni sul bilancio, offrendo un documento complesso alcuni giorni prima della data di consultazione" "Il Comprensorio di Vercelli, osserva che i documenti relativi al bilancio sono pervenuti poco prima della consultazione" "L'Unione regionale del Commercio e del Turismo del Piemonte, osserva che la brevità dei tempi avuti a disposizione ci impedisce considerazioni analitiche".
C'è solo da auspicare che questo inconveniente, originato da un non commendevole ritardo, non abbia a verificarsi in futuro, in particolare in occasione del prossimo dibattito sul secondo piano di sviluppo, che anch'esso darà luogo a consultazioni e a approfonditi esami in Commissione.
Passando ora alle linee fondamentali del bilancio - e senza, quindi avere la pretesa o la velleità di esaminarlo ab imis e in ogni dettaglio espongo le seguenti considerazioni: 1) questo bilancio pecca innanzitutto nella sua presentazione, in quanto (come già avvenuto per il 1981) la relazione Testa si caratterizza per la prevalenza del contenuto tecnico sul contenuto politico 2) intervenendo in sede di bilancio preventivo 1981 un autorevole Consigliere della maggioranza ebbe a definire il preventivo 1981 come "bilancio di transizione", in quanto privo del sostegno del secondo piano di sviluppo, il cui varo (un anno fa) era dato come pressoché imminente: è quindi, ampiamente legittimo affermare che anche questo bilancio preventivo 1982 nasce all'insegna della transitorietà e, quindi, della provvisorietà proprio perché manca del supporto del secondo piano di sviluppo che è ancora al di là da venire se è vero, come è vero, che è sinora stata predisposta soltanto la prima parte.
Questa carenza del secondo piano di sviluppo, mentre da un canto continua la spiegazione del perché la relazione dell'Assessore Testa è a contenuto prevalentemente tecnico, dall'altro consente di prevedere che ci troviamo di fronte ad un bilancio suscettibile di subire vistosi colpi di assestamento a seconda di quelli che saranno i contenuti ed i principi che quando diventerà documento operante - domineranno il secondo piano di sviluppo; sul cui ritardo ingiustificabile nella sua predisposizione e presentazione al Consiglio non possono sussistere dubbi se è vero, come è vero, che nell'ottobre-novembre 1981 il Vicepresidente della Giunta Sanlorenzo (nel corso del dibattito sui problemi occupazionali in Piemonte) non esitava - a precisa domanda del Consigliere Brizio - a dare formale e perentoria assicurazione che entro fine anno 1981 il secondo piano di sviluppo sarebbe stato ultimato.
Né mi si potrebbe fondatamente obiettare che si sono verificati fatti nuovi, imprevisti ed imprevedibili, che hanno ritardato giustificatamente la predisposizione. La bufera inflazionistica, economica ed occupazionale era infatti già in corso nell'ottobre-novembre 1981 ed è, quindi, lecita la presunzione da prospettarsi quale probabile o, meglio, certa congettura che il ritardo in questione sia stato provocato esclusivamente dalle divergenze che si agitano nell'interno della maggioranza e dai contrastanti punti di vista sul piano di sviluppo.
3) E' un dato obiettivo che la predisposizione di questo bilancio sia stata pesantemente influenzata dalla crisi economica nazionale, dai tagli negli stanziamenti Regioni disposti dal Governo e dalla destinazione vincolata di ingenti risorse, prime fra tutte quelle concernenti la sanità.
A proposito delle quali risorse va rilevato che se c'é una norma quanto mai opportuna e provvida contenuta nella recentissima legge finanziaria è quella che - per evitare, nei limiti del possibile, quelle "malae gestio" da parte delle USL - sottopone ad un più rigoroso controllo gli atti comportanti spese delle USL e testualmente prevede la nullità di diritto di quegli atti comportanti spesa che non trovino idonea copertura.
Ricordavo e dicevo che costituisce un dato obiettivo l'influenza su questo bilancio preventivo dei tagli negli stanziamenti statali alle Regioni: ed allora era un'occasione per la Giunta di mostrare la propria capacità di utile collocazione delle poche risorse disponibili. Ma tale scopo dell' "utile collocazione" non pare proprio sia stato raggiunto, in quanto la relativa strategia di predisposizione del bilancio 1982 è stata condizionata sia dalla già rilevata assenza del secondo piano di sviluppo e sia dalla forse inconscia tendenza della Giunta a concepire l'Ente Regione come organismo di gestione diretta caratterizzantesi per il "centralismo" anziché come Ente di programmazione e di guida degli Enti locali, come era negli intenti del costituente e come, a nostro avviso, dovrebbe essere ancora in questo momento.
Questo, in sintesi, è il nostro giudizio di insieme sulle linee portanti del bilancio preventivo 1982 che conduce necessariamente a preannunciare un voto negativo. Non senza esaminare le questioni particolari concernenti rispettivamente gli enti strumentali e le consulenze.



ENTI STRUMENTALI

Al riguardo si impone, a nostro avviso, come urgente e preliminare, un riordino legislativo degli enti strumentali attraverso la predisposizione di una legge quadro che da un canto enunci con chiarezza i lineamenti giuridici dell'ente strumentale, come ente che si colloca nell'ordinamento istituzionale come un "alter ego" della Regione e che trova la sua legittimità ogni qualvolta, per raggiungere un determinato fine istituzionale di rilevanza regionale, non sia in concreto opportuna né la gestione nell'interno dell'Assessorato competente, né l'utilizzazione dell'istituto della delega.
E' poi necessario che - sempre in sede di istituenda legge quadro - si precisino e si enuncino i lineamenti di quelle che devono essere le funzioni di indirizzo, di coordinamento e di controllo, che stanno scritte nell'art. 72 dello Statuto, che spettano alla Regione nei confronti dell'ente strumentale.
In questa maniera si potrà affermare (riferendosi all'ente strumentale) che la legge sarà uguale per tutti gli enti strumentali uscendo dall'odierno anomalo quadro, nell'ambito del quale - mentre di fatto manca l'esercizio delle funzioni di indirizzo e di coordinamento della Giunta sull'ente strumentale, pur prescritte dallo Statuto - si assiste all'abnorme situazione di due enti strumentali (Stef e Promark) le cui leggi istitutive (in contrasto con quanto accade per gli altri enti strumentali e per le relative leggi istitutive) non prevedono né l'obbligo giuridico della presentazione annuale di bilanci e di documentate relazioni sull'attività svolta, né l'obbligo di predisporre relazioni previsionali e programmatiche della propria attività, né il diritto di informativa per i Consiglieri regionali.
Solo dopo una siffatta legge quadro, la Giunta - con le consuete verifiche e controlli delle proprie delibere - potrà predisporre della strategia riferita agli enti strumentali, con tutte le relative conseguenze in punto a stanziamenti in bilancio.
Tratto ancora rapidamente delle consulenze, riferendomi alle consulenze in senso stretto, per rilevare che sia ai fini di un indubbio salto di qualità sul contenuto delle consulenze e sia ai fini di un dimensionamento della relativa spesa in bilancio, la Giunta potrebbe e dovrebbe avvalersi sia per la predisposizione dei più importanti disegni di legge di propria iniziativa e sia per i suoi più importanti atti amministrativi e sia, più in generale, per affari di rilevanza regionale, della consulenza del Consiglio di Stato. Né deve spaventare la collocazione in Roma delle sezioni consultive del Consiglio di Stato. Con eloquenti dati di fatto alla mano, nel corso del convegno celebrativo del 150° anniversario della Fondazione tenutosi a Torino a Palazzo Lascaris, è stata infatti dimostrata l'efficienza e l'alta qualificazione di questo servizio statale che è in grado di prestare la propria consulenza a brevi tempi tecnici dalla richiesta su qualsiasi complessa o non complessa problematica legislativa od amministrativa della pubblica amministrazione.
Nel dichiarare il voto negativo al bilancio 1982 lo motivo sulle considerazioni di carattere generale innanzi svolte e che si sintetizzano nella precarietà conseguente alla mancata esistenza del secondo piano di sviluppo e nell'impostazione, a nostro avviso, non programmatoria delle risorse disponibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il bilancio di previsione del 1982 della Regione va inquadrato entro una cornice costituita per un verso dalla precarietà della normativa finanziaria regionale e dalle relative incertezze circa il complesso sicuro delle previsioni di entrata e di spesa e dall'altro dalla situazione economica della nostra Regione.
Sotto quest'ultimo aspetto, il panorama - pur presentando ancora pesanti cedenze e punti negativi, specie nei riflessi occupazionali - pare segnare qualche schiarita, auspicabile specie in riferimento ad una ripresa a livello internazionale, sul piano economico, per cui dovremmo tutti assieme più che segnalare il complesso delle difficoltà, sempre cosa giusta e doverosa, far leva ed evidenziare quelle positività che emergono al fine di ricreare per quanto possibile un clima di moderata fiducia, purch oggettivamente fondata.
Per ciò che attiene al complesso quadro normativo, è fuor di dubbio che le incertezze sono pesanti, anche se, e lo vogliamo precisare, noi non siamo del tutto in assonanza con i rilievi del relatore Biazzi, in merito all'attività svolta dal Governo, così come viene illustrata nelle prime cinque pagine della relazione.
Siamo anche noi pronti a denunciare i ritardi e le incertezze del Governo su alcuni provvedimenti che avrebbe pur dovuto attuare, ma crediamo che non sia neppure corretto fondare su questo aspetto un giudizio negativo sulla predisposizione dei bilanci degli enti pubblici.
Infatti, come emerge anche dalla relazione della Giunta, le incertezze sono dovute al nodo della legge 356 che regola i rapporti tra Stato e Regioni, che è scaduta il 31/12/1981 e non esiste finora uno strumento sostitutivo.
Il bilancio 1981 era stato previsto nella stessa entità del precedente più il 46% della stessa (pari all'incremento delle entrate fiscali dello Stato). Con varie decurtazioni il Governo aveva tolto un 20% dal 46 quindi tale taglio slitta sul bilancio 1982.
A tutto questo si sommano i tagli già previsti dal Governo per il 1982.
Quindi, da questi fattori nascono le difficoltà di gestione del bilancio stesso.
Ci pare che attorno a queste riflessioni di carattere generale, la Giunta abbia avuto opportunamente modo di avere una pre-consultazione positiva che credo vada recuperata per esperienze future perché potrebbe ridare funzionalità e capacità operative, quindi anche credibilità, al sistema delle autonomie e delle loro articolazioni.
Il totale delle entrate della Regione è di 3.000 miliardi ma tale cifra è viziata da vincoli e da altri condizionamenti: pertanto la cifra effettivamente a disposizione è molto minore.
Si sono innestate alcune scelte della Regione che mi sembra siano condivisibili, come appunto è quella che si può definire una pausa di riflessione attorno al sistema adottato dalla Regione per quanto riguarda la spesa in conto interessi. Questo meccanismo avrebbe consentito di innescare dei processi di intervento i cui oneri si sarebbero diluiti negli anni. Tale sistema poteva essere corretto da una crescita delle entrate nonché dalla diminuzione dei debiti in termini reali dovuti al tasso inflattivo, per cui ad una crescente quantità di somme impegnate all'inizio di ogni esercizio, avrebbero dovuto corrispondere bilanci sempre più ampi capaci di ritrovare ogni anno al proprio interno la necessaria capienza per i nuovi investimenti.
Questo meccanismo si è inceppato perché il tasso inflazionistico si è sviluppato contro ogni logica parallelamente alla contrazione delle entrate governative.
A fianco di questi aspetti di carattere generale, il Partito Socialdemocratico condivide una serie di pregi che voglio sottolineare all'interno del bilancio di previsione. Il primo è l'inserimento graduale dei Comprensori nella stesura del bilancio, pare poi di dover riconoscere un risparmio consistente per quanto concerne una serie di spese correnti.
Mi sembra che una certa "potatura" sia stata fatta nei limiti di ciò che è consentito. Siamo d'accordo sulle osservazioni fatte dall'Assessore Testa nella sua replica: la sottolineatura di aver attivato un rapporto con lo Stato per quanto riguarda l'accesso delle Regioni al fondo per gli investimenti e l'occupazione.
Mi pare si venga delineando, anche se faticosamente, l'identificazione di un ruolo e di una funzione diversa rispetto alla situazione precedente del ruolo e della funzione degli enti strumentali.
Si è discusso molto dei ritardi nella presentazione del bilancio.
E' vero, qualche ritardo può esserci stato, ma mi pare che le altre Regioni non siano tanto in anticipo rispetto a noi.
Se vi è stato un ritardo è stato per consentire la predisposizione di un bilancio che non fosse la sommatoria di una serie di esigenze singolarmente espresse dai vari settori di attività, ma fosse invece frutto di un confronto collegiale, capitolo per capitolo, tra la Giunta e le forze che la sostengono.
Vi sono anche alcuni aspetti limitativi in questo bilancio, alcuni legati al quadro generale, la carenza di una legge sostitutiva della legge 356; i rapporti tra Stato e Regioni, i tagli che le Regioni hanno dovuto subire, la riduzione di risorse libere da vincoli che consentissero alle Regioni di porre in essere con lo strumento finanziario gli obiettivi e le indicazioni programmatiche di questa Giunta e di questa maggioranza.
Vi possono anche essere alcune perplessità attorno alle priorità dei finanziamenti indicati, in particolare attorno alle priorità indicate a pag. 13 ai punti c), d), e).
Voglio richiamare le priorità relative alle attività di studio e di ricerca sulla quale si può a lungo discutere.
Il problema sta nell'uso corretto di queste risorse che sia compatibile con il bilancio regionale e con la volontà di addivenire a programmi ed obiettivi di scelta strategica.
Ma se diciamo queste cose, dobbiamo anche consentire alla Regione di avere gli strumenti finanziari per poter attuare questi indirizzi.
Purtroppo i bilanci regionali stanno subendo un processo che potremmo dire di crescente ossificazione e pietrificazione per i vincoli aggiuntivi che vengono a crearsi.
Le risorse complessive attivabili da parte dell'ente pubblico non sono più compatibili con l'insieme delle esigenze emergenti.
Forse come Stato del benessere, abbiamo sollecitato le spinte di gruppi e di articolazioni sociali a chiedere continuamente l'intervento dello Stato, quello che può definirsi il ritorno al neocorporativismo. Da un lato vi è stato l'ampliamento d'intervento della sfera statale a seguito delle pressioni emergenti dal sociale, il formarsi di nuovi apparati pubblici per far fronte a queste nuove esigenze, il declino delle capacità di trattare unitariamente obiettivi globali di lungo periodo, di programmare l'azione amministrativa da parte degli enti pubblici, come la Regione, con conseguente perdita di efficienza e talora anche caos funzionale della burocrazia. Per cui l'autorità si ridistribuisce tra apparati statali strutture miste, pubbliche o private e governi privati.
Abbiamo registrato la perdita di identità del sistema regionale con conseguenti problemi di controllo, di motivazione e di consenso.
L'autonomia del pubblico perde senso dal punto di vista funzionale e diviene una specie di "feudalizzazione" dell'amministrazione. Si media lo scambio di risorse economiche attraverso il consenso, cioè una contrattazione tra gruppi e potere con punti di equilibrio relativi di volta in volta.
Tutto ciò regge finché il saggio di crescita economica si mantiene positivo e segue l'evoluzione della domanda.
Se così non é, come non è purtroppo nei fatti, l'equilibrio non è più raggiungibile con l'estensione dei conflitti e la caduta dei consensi. In tali condizioni, sia la richiesta liberista di rimercatizzazione sia quella statalistica di burocratizzazione costituiscono risposte inconsistenti. Una risposta evolutiva dovrebbe rivolgersi nel senso contrario, quindi, da una parte, con un nuovo compromesso tra Stato e mercato, dall'altra, con un nuovo rapporto tra la società e lo Stato.
I punti cardinali potrebbero essere i seguenti: definizione di un quadro programmatico di controllo smantellamento dello Stato assistenziale e riduzione dei suoi compiti alla gestione dei servizi generali, alla protezione sociale attraverso il lavoro ed il reddito garantito, all'orientamento produttivo mediante la contrattazione e al controllo dei servizi sociali decentrati liberalizzazione del mercato da "vincoli" e da "sussidi" specifici fuori dalle norme generali di legge e dalle regole di concorrenza, dagli obblighi di contrattazione programmatica liberamente assunti.
La vera crisi del sistema regionale sta oggi non nell'eccessiva partecipazione, ma nell'intreccio tra governo politico e governo amministrativo, che risucchia la funzione di innovazione in quella di gestione, ma sta nell'inaridimento della capacità progettuale e nella sclerosi della partecipazione da quei due ingredienti: idee-forza, senso consenso che devono congiungersi per generare l'investimento politico.
Nello specifico dell'argomento di oggi occorre puntare sulla qualità della spesa che vanifichi le spinte dei governi parziali e delle sovranità intermedie di questa nebulosa che riesce sovente a rompere le maglie dei bilanci.
Ma, anche nella rigidità di bilancio, vi possono essere alcuni aspetti positivi. Ne voglio richiamare almeno due. E' un bilancio rigido, ma che non vuole pregiudicare le scelte che vorrà dare il Consiglio attraverso il piano di sviluppo e che cerca di recuperare con un atto di coraggio politico e amministrativo i disavanzi e gli slittamenti che variamente si sono accumulati con gli impegni degli anni precedenti e che sono andati crescendo.
E' stata più volte richiamata l'entità della spesa di pronto intervento. Credo che questa entità sia invece destinata a recuperare la situazione precedente e che da questo punto di vista non sia un intervento faraonico.
Quale griglia si è approntata con questo bilancio? E' tale da cogliere gli aspetti positivi, sani e vivi della società e quindi di sostenerli adeguatamente, lasciando fuori le cose inutili, i doppioni, le casualità e i localismi.
Un giudizio positivo o negativo dipende dalla risposta che si può dare a questo interrogativo: se cioè sappiamo diventare non erogatori di contributi, ma punto di riferimento e di incontro della comunità. La nostra valutazione è positiva anche se alcuni dubbi rimangono.
Se si valuta storicamente l'evoluzione dei bilanci regionali, questo bilancio di previsione per l'anno 1982 fa uno sforzo di realismo, di rifiuto delle facili illusioni generabili con audaci ingegnerie contabili.
Si fa carico di disegnare finanziariamente alcune priorità, anticipando il piano di sviluppo e il programma di questa maggioranza.
Per converso, alcune incertezze permangono per certi settori ai quali da parte nostra, ammettiamo rilevanza decisiva, ma non diciamo sì o no al bilancio, se questo o quel capitolo, se questo o quel settore otterrà una maggiore destinazione di risorse. Potremo sottoporre all'attenzione della Giunta alcune questioni quando si arriverà all'assestamento di bilancio.
Questo vale per le aree del settore artigiano, per gli enti strumentali, per la difesa idrogeologica, per l'energia, per la formazione professionale.
Riteniamo che le risorse destinate a questo ultimo settore non siano insufficienti. Occorre al riguardo fare due considerazioni: la prima concerne l'uso ed il tipo di formazione professionale. Alcuni corsi sono inutili o sono dei doppioni, ma occorre anche chiarezza di obiettivi da parte dei privati intorno ai contributi che vogliono dare per una formazione professionale come sutura tra il momento di apprendimento e il momento dell'inserimento al lavoro.
Vi è da parte delle forze di maggioranza la volontà di portare avanti questo bilancio e di governarlo? Noi diciamo di sì, precisando però che non si può governare con mutamenti di opinione ad ogni piè sospinto, con il dire oggi di andare avanti verso una direzione e domani mettere zeppe e lacciuoli: il risultato sarebbe un appannamento di immagine, un immobilismo decisionale, sul quale non siamo disponibili a continuare.
Chiarezza politica è quella che deve stare anche alla base del voto di oggi. Non accetteremo, neanche in nome di aree laiche e socialiste, giochi al massacro che non consentano di lavorare sul documento del bilancio e sulle sue linee.
La questione se si deve fare della Regione un punto di riferimento, di coordinamento e di propulsione per le iniziative da avviare, d'intesa con le forze economico-sociali presenti nel nostro territorio.
Può la nostra Regione assolvere ad un tale compito? A nostro avviso sì. Purché si ritrovi concretezza e rapidità operativa, immagine incisiva e qualificata ma soprattutto un clima politico meno asfittico e a compartimenti stagni. In questo quadro occorre recuperare anche un diverso rapporto con le opposizioni il cui ruolo, specie quello della Democrazia Cristiana entro uno schema di democrazia occidentale, va valorizzato e non mortificato con un rapporto preferenziale i partiti di area socialista e laica, al di là delle specifiche posizioni non cercando di reintrodurre disegni di compromesso storico. La verifica non deve chiudersi o continuare con ogni pretesto né essere mossa da contingenze personali, bensì deve essere fatta sui contenuti e sui programmi.
E' necessario riprendere un dialogo "mirato" tra il Piemonte e la Liguria, tra sistema dei porti liguri, aree attrezzate ed infrastrutture piemontesi. Favorire l'innovazione tecnologica e la diversificazione produttiva, il rilancio di un'agricoltura qualificata, fondare il turismo su punti e momenti grandi di aggregazione, ridare alla formazione professionale un ruolo fondamentale di cerniera tra apprendimento ed inserimento nel lavoro.
In sostanza, si deve recuperare un quadro di riferimento, un disegno strategico che ci faccia uscire dall'episodico, dal contingente, dal localistico in cui purtroppo talora si cade. Con queste convinzioni e con queste preoccupazioni esprimiamo il nostro voto favorevole sul documento del bilancio di previsione per l'anno 1982.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Con questa nota intendo motivare il nostro voto al bilancio di previsione 1982, anche in risposta alle repliche cortesi dei nostri Assessori finanziari.
Nel mio intervento di stamane ho parlato di presupposti di novità in positivo che il bilancio 1982 lasciava intravvedere, presupposti positivi che erano contenuti nella relazione dell'Assessore Testa, ma che attribuisco alla volontà della Giunta di introdurre delle novità che riguardano la volontà di una verifica delle politiche di finanziamento, la compressione della spesa corrente, la fluidificazione della spesa un'attenzione nuova alla gestione degli enti strumentali, anche se deve essere definito questo tipo di attenzione che la Giunta vuole loro riservare, la preconsultazione comprensoriale, che a me sembra un atto programmatorio importante, perché si svolge su quel rapporto Regione - Enti locali e Regione - Governo per cui la programmazione deve svolgersi verso il basso e verso l'alto.
Ci sono anche delle difficoltà direttive nelle quali questo bilancio regionale viene a collocarsi, che sono state determinate dalla crisi occupazionale, della quale con molta passione ci ha parlato stamane il collega Bontempi, dalla crisi finanziaria, che è stata illustrata e presentata con toni di alta responsabilità dal collega Paganelli, toni nei quali abbiamo sentito tutto il peso che la DC sente ed avverte per la rappresentanza politica e sociale che ha nella comunità regionale.
Ma, a parte questi presupposti che riconfermiamo e pur consapevoli delle difficoltà nelle quali la Regione si trova ad operare e a presentare il bilancio preventivo 1982, noi dobbiamo dire che nonostante ciò riteniamo che questo documento risenta ancora una volta di una programmazione per comparti, inseguendo Assessorato per Assessorato, il che determina un'assenza di collegialità di indirizzo e di governo che rimane l'accusa di fondo che noi intendiamo fare in questa occasione importante di dibattito politico.
Ho anche sottolineato nel mio intervento che la contestualità della presentazione del bilancio annuale con la presentazione del secondo piano di sviluppo non ha consentito che questo bilancio annuale e nemmeno quello pluriennale potessero tenere conto del neonato documento di piano. Questo è assai più grave nel bilancio annuale, meno grave in quello pluriennale che come ha detto Simonelli, ha teso a cumulare da parte queste risorse per avere la possibilità, proprio in sede di piano di sviluppo, di ridistribuirle, secondo quei criteri di programmazione cui dovremo arrivare se vogliamo che la Regione recuperi un ruolo nuovo, che non è tanto quello di richiedere al Governo, alla comunità, l'acquisizione di ulteriori competenze in settori più svariati (industria e credito, ad esempio), ma di esaminare con serenità alcuni aspetti degli interventi della Regione. Ci per vedere, da un lato, se gli indirizzi di governo fin qui assunti hanno trovato concreta attuazione nell'attività amministrativa e, dall'altro verso, se e in quale misura sia necessario rivedere e modificare quegli indirizzi, anche alla luce dell'attuale crisi.
Occorrerà, quindi, interrogarci sul significato del recupero e dello sviluppo. Tutto ciò, però, non può avvenire all'insegna ancora dell'improvvisazione, né tanto meno proponendo delle misure o degli interventi approssimativi o, comunque, irrealizzabili con i propri messi perché ciò comporterebbe soltanto la creazione nella società di aspettative che domani andrebbero immancabilmente deluse, ingenerando altra sfiducia nell'istituzione, mentre i problemi anche minimi finiscono per non trovare soluzione, come già a volte accade in questi giorni.
E' necessario, secondo noi, avere consapevolezza del proprio ruolo istituzionale, tenere conto del sistema dei vincoli di competenza e soprattutto finanziari, entro i quali possiamo agire e tentare di finalizzare tutto agli obiettivi pochi, ma chiari che si intendono perseguire. Non abbiamo colto tali obiettivi in questo documento di bilancio e ciò rimane il motivo di fondo per cui il Gruppo repubblicano esprime, rispetto al bilancio presentato, voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Vi sono dei momenti nella vita delle istituzioni in cui il dibattito lievita, cioè riesce a saldare contemporaneamente la concretezza dell'argomento oggetto di discussione e il disegno politico che ogni singola forza si propone per conseguire gli obiettivi che indica alla società, per cui anche il confronto sugli schieramenti e sulle formule cessa di essere un semplice gioco di aggregazione numerica per divenire invece la proiezione del dibattito tra le forze politiche.
Credo che oggi questo risultato sia stato raggiunto e nel ribadire i motivi del voto negativo dei liberali a questo bilancio ho opportunità di svolgere tre brevi considerazioni che mi sembra possano consentire meglio di capire qual è la nostra posizione: 1) in questo gioco di fioretto che ha contraddistinto gli interventi si è voluto ironizzare sul fatto che i liberali avessero fatto lo sconto, cioè che fossero passati dai sei motivi di opposizione del 1981 ai quattro motivi di opposizione del 1982. Ma, come ho avuto occasione di dire stamane, siccome per preparare questo intervento sono andato a rileggere ciò che avevo detto un anno fa, contesto questa affermazione perché nel 1981 avevamo usato sei filtri per leggere il bilancio che ci consentivano di mettere uno per volta in evidenza i punti su cui si poteva costruire un giudizio sul bilancio stesso, mentre oggi indichiamo quattro terapie per guarire il bilancio, quattro azioni specifiche che potevano consentire di intervenire all'interno degli elementi per impostare un bilancio, a nostro avviso, meno riflessivo e rinunciatario. Con questo ribadisco che la guardia non si è abbassata.
2) A mio avviso, più importante della precedente e intendo svilupparla a partire dall'intervento del Capogruppo socialista Viglione, il quale ci ha mandato dei messaggi che testimoniano della sua intelligenza politica.
Nel primo messaggio, tirando le orecchie ai noiosi (Brizio, Vetrino Bastianini, Lombardi), invitava a non parlare tanto delle cifre di bilancio, perché in fondo le grandi idee non hanno bisogno di soldi. Con ciò ci ha anche fatto capire che il primo ad essere convinto che l'entità di risorse, che aveva consentito un disegno di Regione che lo ha anche visto protagonista in prima persona, è ormai persa, cioè oggi dobbiamo fare i conti sopra una scarsità di risorse e, quindi, costruire una Regione a misura di risorse scarse. Io non sono particolarmente marxista, ma non è vero che la quantità non faccia qualità. Viglione ha anche detto che occorre un'opera di reinvenzione, un esecutivo ristretto, una Regione che decentri e concentri sforzi ed azioni in alcuni settori principali. In ognuna di queste indicazioni c'é un messaggio chiaro sul quale non è bene insistere. C'é consenso, però, tra le indicazioni di Viglione e le nostre su questa materia. Quando abbiamo motivato il voto negativo dei liberali a questo documento abbiamo detto che ci sembrava un documento a cui non corrispondeva un'azione di Giunta impegnata nel settore del piano di sviluppo, delle deleghe, degli enti strumentali e di una reale azione di semplificazione.
Si è anche ironizzato su di un'altra fase, secondo me, abbastanza felice, dell'intervento di stamane, cioè di "questa Regione senza risorse che è come un grillo parlante afflitto da impotenza". Noi siamo convinti di questo, perché se la Regione non ha delle masse manovrabili di denaro secondo noi, non è in grado di creare le condizioni per quell'azione di coordinamento e di trascinamento che è la base del disegno della Regione riformata.
Ecco che in questa prospettiva ha forza la nostra proposta di operare più incisivamente, di fare un passo più in là, di sciogliere le difficili condizioni che ancora ci potevano essere e di trovare fin da questo esercizio una quindicina di miliardi da utilizzarsi nel piano di sviluppo.
Ci ha fatto piacere che il Capogruppo DC abbia accolto questo invito ed abbia detto che la DC si riteneva impegnata su quella linea a non subire le pressioni dei settori, ma a rendersi disponibili ad un disegno serie di riorganizzazione, di riordino, di potatura della finanza regionale.
I motivi del nostro "no" al bilancio sono motivi di riserva, per anche per il lavoro che ha svolto non l'Assessore, ma la Giunta nel suo complesso, in cui vi è non solo il giudizio tecnico, ma anche una prospettiva politica sulla quale voglio ritornare e che non mi sembra sia stata capita bene dallo stesso Bontempi, perché conoscendo egli la cosa poteva recargli qualche dolore.
La prima affermazione che intendo fare e ribadire è che noi abbiamo rispetto per questa Giunta, per il suo Presidente, per le affermazioni da lui fatte in apertura di seduta, forse più che quei troppi giochi che spesso cercano di usarci come strumento di cambio che non corrispondono ad una reale modifica degli equilibri politici all'interno del Consiglio. Non si creda che il nostro atteggiamento del cambio sia solo in funzione del mutamento del quadro politico e non degli uomini.
La seconda affermazione riguarda l'orgoglio dei laici che non è, per né strumentale, né acefalo, che non tenga conto della complessità degli equilibri politici italiani, del ruolo della DC, del rapporto con i comunisti. Ho anche detto che ci rendevamo conto delle divisioni dei fatti che su molti problemi le forze politiche si intrecciano fra di loro nel dare delle indicazioni di giudizio e di valutazione e questo aspetto è stato ripreso davvero con spirito da Bontempi.
Sono fermamente convinto che in questa situazione i portatori di questa fantasia di cambiamento possono essere le forze laiche, anche perché si tratta di forze che in questo momento meno sentono il condizionamento delle difficoltà della crisi, meno legami hanno con fattori di trasformazione ed anche interessi che di fatto ne appesantiscono il comportamento e le intuizioni. Ciò non significa però necessariamente renderci disponibili alla costruzione di questo disegno di cambio solo a condizione di cambiare il nostro ruolo nel Consiglio; questo rapporto e questa indicazione ci saranno anche se le condizioni del Consiglio non cambiassero, anzi, noi diamo oggi per scontato che non cambino: noi crediamo alle cose quando si verificano e non quando vengono promesse o minacciate..
Infine, faccio un'ultima considerazione: ha fatto bene Paganelli a completare la giornata dell'orgoglio con quello democristiano, ma credo che questo orgoglio per convincere anche le altre forze politiche meglio disposte nei riguardi della DC debba anche sapersi accompagnare ad una coraggiosa proposta politica che dalla DC non è ancora venuta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Mi sembra che sia il caso di ribadire due elementi: il primo, non ho parlato della nuova fase della vita della Regione perché altri Gruppi ragionano nei termini di riforma del modo di essere della Regione e registro con piacere un grosso risultato nel dibattito.
Le intuizioni sul ruolo dell'esecutivo, sulla riforma della sua struttura, il rapporto con la comunità attraverso l'istituto delle deleghe una nuova teoria e nuovi indirizzi per gli enti strumentali sono elementi su cui il nostro Gruppo insiste da due anni.
Non mi interessa ribadire quanto da tempo pensiamo, ma interessa registrare una piattaforma di convergenze su un disegno che deve accompagnare strutturalmente la nuova fase della vita regionale, segnando l'essenzialità, l'indispensabilità, la crucialità del nostro contributo e della nostra elaborazione, oltreché della nostra capacità di lavoro e di confronto con la realtà e con i problemi.
Ma voglio fare un altro ragionamento che mi richiama alle conclusioni politiche che facevo questa mattina. Siamo convinti o no che per porre mano a questa nuova fase e a queste riforme strutturali devono verificarsi due condizioni? La prima riguarda un nuovo patto istituzionale sulle regole del gioco sulla chiarezza dei comportamenti, su terreni comuni di lavoro e la peculiarità delle Regioni. Così tradurrei la proposta di comunicabilità della Democrazia Cristiana, intendendola rivolta a tutte le forze politiche.
La seconda condizione è che dobbiamo fare un passo più in là per capire che queste riforme e questo cambiamento della Regione, lasciando ciarpame retaggi ed errori del passato, mettono in discussione il ruolo e il modo d'essere dei partiti.
Abbiamo parlato di enti strumentali nei confronti dei quali nelle consultazioni sono venute delle critiche.
E' riduttivo imputare le difficoltà in questo settore a carenze dell'esecutivo. Bisogna invece fare un discorso anche sulla storia.
C'é grande confusione tra una cultura del potere che resta vecchia e il nuovo tra bracci esecutivi della Regione e tra elementi di autonomia. Dato che questi due elementi vengono in gioco, ridisegnare il rapporto tra partiti ed istituzioni, con senso della realtà e con senso di prospettiva soprattutto prendendo come laboratorio il terreno dell'incontro del pubblico con il capitale privato, con l'economia, è un elemento di grande rilievo.
Si deve recuperare maggiore collegialità, ma nel pratico intervengono elementi di coordinamento resi possibili solo dall'integrazione orizzontale dei vari imputs di settore attorno a competenze funzionali più generali.
Ma vengono anche in gioco, signori Consiglieri, le responsabilità degli amministratori di queste società. Sono società autonome, spesso sono S.p.A.
Non accetto che in quest'aula si faccia di tutto capro espiatorio la Giunta. Si deve riconsiderare il grosso problema che attiene al rapporto tra partiti ed istituzioni e il modo in cui si fanno le nomine.
Che senso ha parlare di nomine del Consiglio, quando invece le nomine sono espressione delle Segreterie dei partiti. Quali criteri dobbiamo porre tra Stato, partiti ed enti esponenziali? Sono elementi di grande riflessione sui quali potremmo vivere una grande stagione di lavoro comune inserendo le componenti culturali diverse, ma anche l'avvertenza che è il frutto di un'esperienza che sta segnando il passo.
Quando parlo di un'altra cultura del potere, parlo di una traiettoria consapevole di trasformazione su questi nodi strutturali. Senza questa trasformazione i rischi che la fantasia del cambiamento di cui parla il collega Bastianini, si trasformi in fantastici ripescaggi del vecchio ci sono tutti.
Faccio una proposta. Perché sul funzionamento delle istituzioni non nominiamo una Commissione speciale, integrata da tecnici, uomini di scienza, esponenti del sapere, che esamini, con il supporto di un'analisi scientifica e culturale incaricata di riferire fra sei mesi al Consiglio regionale sulle conclusioni? I tempi non ci permettono di essere banali.
Bisogna pensare, studiare, capire prima di sbandierare facili verità.
Senza diritto di primogenitura noi comunisti continuiamo ad avere davanti il traguardo del cambiamento. Bisogna concretizzarlo, bisogna ancorarlo a progetti, a proposte, a idee, alla concezione dei valori.
Per noi l'idea del cambiamento è una specie di tarlo che ci rode ancora, è una nostra peculiarità.
C'é da parte nostra la volontà di rispondere ad una difficoltà in più che si è aggiunta al nostro compito: fare politica è diventato più difficile e più arduo, fare i conti con il nuovo è elemento di scomposizione.
E' un'idea che ha una lunga prospettiva. La condizione è di essere adeguati ai tempi. Bisogna non perdere la dimensione dei problemi, bisogna avere chiaro che il rispetto tra le varie forze politiche si esercita soprattutto se queste forze politiche riescono a coagulare nel concreto le azioni di governo rispondenti ai bisogni della gente.
Noi comunisti, riteniamo che se non avremo il pudore di dire le cose nel loro aspetto reale e di denunciare quelle che non vanno, daremo un contributo per evitare che la politica diventi un balletto sempre più triste. C'é qualcuno che ritiene che si possa fare ancora della politica l'architrave fondamentale di una democrazia, che ha bisogno di consolidarsi e di raggiungere grandi risultati per affermarsi compiutamente agli occhi della gente.



PRESIDENTE

Ringrazio i Consiglieri intervenuti nella discussione per l'altezza delle loro argomentazioni e per la serietà dimostrata. E' stata una discussione molto civile dove ognuno ha espresso le proprie opinioni senza mai offendere le idee degli altri.
E' un pregio che con piacere voglio sottolineare.
Passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 (Stato di previsione dell'entrata) "Il totale generale delle entrate della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1982 è approvato in L. 2.751.013.240.864 in termini di competenza e in L. 2.979.293.171.399 in termini di cassa.
Sono autorizzati, secondo le leggi in vigore, l'accertamento e la riscossione dei tributi istituiti dalla Regione ed il versamento nella cassa della Regione, delle somme e dei proventi dovuti nell'anno finanziario 1982".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Stato di previsione della spesa) "Il totale generale delle spese della Regione Piemonte, per l'esercizio finanziario 1982, è approvato in L. 2.751.013.240.864 in termini di competenza ed in L. 2.979.293.171.399 in termini di cassa.
E' autorizzata l'assunzione di impegni di spesa entro i limiti degli stanziamenti di competenza dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1982.
E' autorizzato il pagamento delle spese entro i limiti degli stanziamenti di cassa dello stato di previsione della spesa per l'anno 1982, in conformità delle disposizioni di cui alla legge regionale 29/12/1981, n.
55".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Quadro generale riassuntivo) "E' approvato il quadro generale riassuntivo del bilancio per l'anno finanziario 1982 con gli allegati prospetti di cui all'art. 33 della legge regionale 29/12/1981, n. 55".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Bilancio pluriennale) "E' approvato il bilancio pluriennale della Regione per il periodo 1982 1984, allegato alla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Riclassificazione della spesa) "Sono approvati, ai sensi dell'art. 32, penultimo ed ultimo comma della legge regionale 29/12/1981, n. 55, i quadri di riclassificazione e di riassunto delle spese, allegati allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Spese obbligatorie e d'ordine) "Sono considerate spese obbligatorie e d'ordine, ai sensi e per gli effetti dell'art. 38 della legge regionale 29/12/1981, n. 55, quelle descritte nell'elenco n. 1, allegato allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Variazioni di bilancio) "Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, ai sensi dell'art. 15, primo comma, della legge 19/5/1976; n. 335, e su conforme deliberazione della Giunta regionale, le variazioni al bilancio dell'esercizio in corso per l'istituzione di nuovi capitoli di entrata, per l'iscrizione di somme derivanti da assegnazione dello Stato destinate a scopi specifici e per l'iscrizione delle relative spese quando queste siano tassativamente regolate dalle leggi statali o regionali in vigore".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Garanzie prestate dalla Regione) "E' approvato ai sensi dell'art. 50 della legge regionale 29/12/1981, n.
55, il prospetto delle garanzie principali e sussidiarie prestate dalla Regione a favore di enti e di altri soggetti, di cui all'elenco n. 2 allegato allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Pagamenti mediante aperture di credito) "E' approvato, ai sensi dell'art. 63 della legge regionale 29/12/1981, n.
55, il prospetto dei capitoli delle spese alla cui gestione si pu provvedere mediante aperture di credito a favore di funzionari della Regione, di cui all'elenco n. 3 allegato allo stato di previsione della spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Fondi globali) "Ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 41 della lese regionale 29/12/1981, n. 55, è autorizzata l'iscrizione nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1982: a) del capitolo n. 12500 denominato: 'Fondo occorrente per far fronte ad oneri derivanti da provvedimenti legislativi che si perfezioneranno dopo l'approvazione del bilancio, recanti spese di parte corrente attinenti alle funzioni normali' 'elenco n. 4, allegato allo stato di previsione della spesa) b) del capitolo n. 12600 denominato: 'Fondo occorrente per far fronte ad oneri derivanti da provvedimenti legislativi che si perfezioneranno dopo l'approvazione del bilancio, recanti spese per investimenti attinenti ad ulteriori programmi di sviluppo' (elenco n. 5, allegato allo stato di previsione della spesa.
E' altresì autorizzata l'iscrizione nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1982 del capitolo n. 12602 denominato: 'Fondo destinato al finanziamento del secondo piano di sviluppo regionale' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Fondo di riserva di cassa) "Il fondo di riserva di cassa di cui all'art. 40 della legge regionale 29/12/1981, n. 55, destinato a far fronte al maggior fabbisogno di cassa che si manifesti nel corso dell'esercizio finanziario 1982, sui singoli capitoli di spesa, è determinato in L. 31.430.778.488 ed è iscritto al capitolo n. 12900".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Autorizzazione a contrarre mutui a ripiano del disavanzo) "Per far fronte al disavanzo esistente fra il totale delle spese di cui si autorizza l'impegno ed il totale delle entrate che si prevede di accertare nel corso dell'esercizio finanziario 1982, è autorizzata, ai sensi dell'art. 48 della legge regionale 12/1/1982, n. 55, la contrazione di mutui per un importo complessivo di L. 188.000 milioni.
I mutui saranno stipulati ad un tasso massimo del 21,50 annuo, oneri fiscali esclusi, e per la durata massima dell'ammortamento di 25 anni.
La Giunta regionale è autorizzata a provvedere alla stipulazione dei mutui predetti nei limiti, alle condizioni e con le modalità previste dal presente articolo.
Agli oneri derivanti dall'ammortamento dei mutui di cui al presente articolo, previsti in L. 7.460.644.384 per l'anno finanziario 1982 e in L.
40.000.000 per l'anno finanziario 1983 e per ciascuno degli anni finanziari successivi si provvede: per l'anno finanziario 1982, con le disponibilità iscritte in corrispondenza dei capitoli n. 13070 e n. 13080 del bilancio per l'anno finanziario 1982, nella rispettiva misura di L. 7.140.644.384 e L. 500.000.000 e, per gli anni finanziari 1983 e successivi, con le somme che sono iscritte, nell'ambito delle disponibilità esistenti alla voce 'Oneri non ripartibili' del bilancio pluriennale 1982 - 1984.
Le spese al cui finanziamento è possibile provvedere mediante l'assunzione dei mutui a pareggio del bilancio di previsione per l'anno 1982 sono quelle iscritte, nello stato di previsione della spesa del bilancio medesimo, ai capitoli numero: 1000 - 1020 - 1060 - 1680 - 1790 - 2120 - 2190 - 2680 - 2690 - 2720 - 2735 2775 - 2906 - 2913 - 2936 - 2966 - 3005 - 3020 - 3030 - 3125 - 3140 3170 - 3220 - 3435 - 3450 - 3460 - 3480 - 3552 - 3560 - 3581 - 3586 - 3621 3630 - 3650 - 3840 - 3881 - 4260 - 4285 - 4343 - 4346 - 4353 - 4365 4410 - 4435 - 4455 - 4485 - 4505 - 4545 - 5001 - 5010 - 5025 - 5030 - 5165 5175 - 5200 - 5205 - 5280 - 5285 - 5300 - 5365 - 5370 - 5380 - 5385 5386 - 5616 - 5640 - 5663 - 5680 - 5750 - 5755 - 5820 - 6005 - 6010 - 6015 6020 - 6025 - 7110 - 7117 - 7140 - 7170 - 7250 - 7260 - 7590 - 7611 7745 - 7755 - 7760 - 7770 - 7780 - 7800 - 8370 - 8380 - 8450 - 8465 - 8466 8480 - 8510 - 8530 - 8540 - 8560 - 8600 - 8610 - 8900 - 8920 - 8930 8960 - 8995 - 9100 - 9130 - 9150 - 9180 - 9300 - 9302 - 9406 - 10110 10760 - 11165 - 11500 - 11505 - 11695 - 11730 - 11765 - 11785 - cap.12600 cap.12602 - cap.12760".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Organizzazione e partecipazione a convegni) "La spesa per la realizzazione degli interventi di cui agli artt. 1 lettera a), e 2 della legge regionale 14/1/1977, n. 6, è determinata per l'anno finanziario 1982, in 170 milioni ed è iscritta al capitolo n. 520.
La spesa per la realizzazione degli interventi di cui agli artt. 1, lettera b), e 3 della legge regionale 14/1/1977, n. 6, è determinata per l'anno finanziario 1982, in 165 milioni ed è iscritta al capitolo n. 760.
La spesa per la concessione dei contributi di cui agii artt. 1, lettera c) e 4 della legge regionale 14/1/1977, n. 6, è determinata per l'anno finanziario 1982, in 85 milioni ed è iscritta al capitolo n. 780".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Contributo all'Istituto di Ricerche Economico-Sociali del Piemonte) "La spesa per la concessione all'Istituto di Ricerche Economico - Sociali (I.R.E.S.) del contributo di cui all'art. 12, lettera b), della legge regionale 2/9/1974, n. 29, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 1300".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Contributo al Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione) "La spesa per la concessione al Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione del contributo di cui all'art. 9 della legge regionale 15/3/1978, n. 13, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 550 milioni ed è iscritta al capitolo n. 1400. E' altresì autorizzata, per lo stesso anno finanziario, la spesa di 350 milioni per la concessione, al Consorzio medesimo, di un contributo per le spese di sorveglianza, ed è iscritta al capitolo n. 1405".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Art. 16 (Contributi alle Comunità montane per le attività divulgative di cultura ed informazione televisiva) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge 10/12/1979 n. 72, è determinata, per l'anno finanziario 1982 in 125 milioni ed è iscritta al capitolo n. 1790".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Art. 17 (Provvedimenti a favore del movimento cooperativo) "La spesa per la concessione dei contributi alle Sezioni Regionali delle Associazioni Nazionali di Rappresentanza e Tutela del Movimento Cooperativo di cui alla legge regionale 15/5/1978, n. 24, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 250 milioni ed è iscritta al capitolo n. 2320".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
Art. 18



(Promozione e diffusione del verde ambientale)



PRESIDENTE

"La spesa per gli interventi, di cui alla legge regionale 16/5/1979, n. 24 è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 35 milioni ed è iscritta al capitolo n. 2340".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
Art. 19 (Interventi in materia di agricoltura e foreste) "Ai fini dell'attuazione della legge regionale 12/10/1978, n. 63, e successive modificazioni ed integrazioni, sono autorizzate, per l'anno finanziario 1982, le seguenti spese: 750 milioni, iscritti al capitolo n. 2630, per gli oneri di carattere generale 450 milioni, iscritti al capitolo n. 2690, per i contributi in capitale di cui all'art. 14 700 milioni, iscritti al capitolo n. 2735, per i contributi in capitale di cui agli artt. 14 e 39, lettera a), e 45 25 milioni, iscritti al capitolo n. 2775, per i contributi negli interessi di cui all'art. 15 400 milioni, iscritti al capitolo n. 3030, per i contributi in capitale di cui all'art. 18 1.000 milioni, iscritti al capitolo n. 3100, per i contributi di cui all'art. 21 400 milioni, iscritti al capitolo n. 3170, per i contributi in capitale di cui agli artt. 39, lettera b), e 45 1.700 milioni, iscritti al capitolo n. 3220, per le spese di cui all'art.
23 1.000 milioni, iscritti al capitolo n. 3290, per le spese di cui all'art.
25 200 milioni, iscritti al capitolo n. 3400, per i contributi di cui all'art. 28 300 milioni, iscritti al capitolo n. 3460, per i contributi in capitale di cui all'art. 30 1.570 milioni, iscritti al capitolo n. 3480, per i contributi in capitale di cui all'art. 31 490 milioni, iscritti al capitolo n. 3560, per i contributi in capitale di cui all'art. 34 1.500 milioni, iscritti al capitolo n. 3650, per i contributi in capitale di cui agli artt. 31 e 36 1.600 milioni, iscritti al capitolo n. 3750, per i contributi di cui all'art. 41 262.500.000 lire, iscritte al capitolo n. 3783, per le sovvenzioni di cui all'art. 46, primo comma, punto 1) 62 milioni, iscritti al capitolo n. 3785, per le sovvenzioni di cui all'art. 46, primo comma, punto 2) 2.750 milioni, iscritti al capitolo n. 3790, per le spese di cui agli artt. 47 e 48 350 milioni, iscritti al capitolo n. 3840, per i contributi di cui agli artt. 53, 56 e 57.
Gli stanziamenti iscritti ai capitoli nn. 2690 - 2735 - 2775 - 3460 - 3480 (per la quota di L. 1.270.000.000) e n. 3560, corrispondono a somme già destinate ad interventi stabiliti nei precedenti esercizi finanziari".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 19 è approvato.
Art. 20



(Elaborazione di piani agricoli zonali)



PRESIDENTE

"La spesa per l'attuazione della legge regionale 27/4/1978, n. 20, è stabilita per l'anno finanziario 1982, in 1.300 milioni iscritta al capitolo n. 3825".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
Art. 21 (Interventi per la prevenzione ed estinzione degli incendi forestali) "Ai fini dell'attuazione della legge regionale 6/5/1974, n. 13 e successive modificazioni ed integrazioni è autorizzata, per l'anno finanziario 1982 la seguente spesa di: L. 800 milioni, per gli oneri correnti di cui agli artt. 2, ultimo comma 4, 6, lettere f), h), i) ed l) ed è iscritta al capitolo n. 3310".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 21 è approvato.
Art. 22 (Le enoteche regionali, le botteghe del vino o cantine comunali, i musei etnografico - enologici, le strade del vino) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 12/5/1980, n. 37, è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3755".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 22 è approvato.
Art. 23 (Repressione delle frodi in materia di prodotti vinicoli) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 13/5/1982, n. 39, è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 3780".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 23 è approvato.
Art. 24 (Infrastruttura di trasporto del metano nel Comprensorio di Mondovì per l'area industriale attrezzata) "La spesa per gli interventi di cui alla legge regionale 24/4/1979, n. 20 è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5001".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 24 è approvato.
Art. 25 (Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate) "La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 1 della legge regionale 9/4/1975, n. 21, integrata dalla legge regionale 11/8/1978, n.
50, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in L. 1.020 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5010.
La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 25/2/1980, n. 9, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 2.500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5025".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 25 è approvato.
Art. 26 (Interventi regionali in materia di migrazioni) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 6/7/1978, n. 42, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5080".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 26 è approvato.
Art. 27 (Interventi per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato) "Per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 28/7/1978 n. 47, sono autorizzate, per l'anno finanziario 1982, le seguenti spese: 100 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 13 (iscritti al capitolo n. 5100) 700 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 15 (iscritti al capitolo n. 5151) 10 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 11 (iscritti al capitolo n. 5165) 65 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 12 (iscritti al capitolo n. 5170) 30 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 17 (iscritti al capitolo n. 5175) 375 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 4 (iscritti al capitolo n. 5194) 500 milioni per la concessione dei contributi di cui all'art. 9, primo comma (iscritti al capitolo n. 5200".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 27 è approvato.
Art. 28 (Costituzione di aree attrezzate per insediamenti artigiani) "La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui alla legge regionale 14/11/1979, n. 64, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 650 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5285".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 28 è approvato.
Art. 29 (Revisione degli Albi Provinciali delle Imprese artigiane) "Le spese per la revisione degli Albi Provinciali delle Imprese artigiane di cui alla legge regionale 14/3/1980, n. 14, sono stabilite, per l'anno finanziario 1982, in 200 milioni ed iscritte al capitolo n. 5295".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 29 è approvato.
Art. 30 (Interventi per lo sviluppo della rete distributiva) "Le spese per la concessione dei contributi di cui agli artt. 3 e 6 lettera b), della legge regionale 4/6/1975, n. 47, sono determinate, per l'anno finanziario 1982, rispettivamente in 2.670 milioni e 285 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 5300 e n. 5386.
La spesa per la realizzazione degli interventi di cui all'art. 6, lettera d), della legge regionale 4/6/1975, n. 47, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5430".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 30 è approvato.
Art. 31 (Acquisto di autoveicoli per il trasporto pubblico di persone, di interesse locale e regionale) "La spesa autorizzata dall'art. 4 della legge regionale 23/12/1981, n. 52 ad integrazione della quota assegnata alla Regione Piemonte in applicazione ed ai sensi della legge 10/4/1981, n. 151 (artt. 11 e 12) è iscritta al capitolo n. 5616 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno finanziario 1982".
Si passi alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 31 è approvato.
Art. 32 (Contributi per l'acquisto di scuolabus) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 4/6/1975, n. 40, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5640".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 32 è approvato.
Art. 33 (Intervento nel settore del trasporto pubblico di persone) "La spesa per la concessione dei contributi negli oneri di esercizio di autoservizi di linea, di cui alla legge regionale 2/1/1980, n. 1, è determinata per l'anno finanziario 1982, in L. 46 miliardi ed è iscritta al capitolo n. 5855".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 33 è approvato.
Art. 34 (Interventi per la realizzazione di infrastrutture per il trattamento delle merci e per l'interscambio fra sistemi di trasporto) "Per la concessione dei contributi in capitale di cui alla legge regionale 6/3/1980, n. 11, per l'anno finanziario 1982, è stabilita la spesa di 2.050 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5680".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 34 è approvato.
Art. 35 (Adesione all'intesa interregionale per la navigazione interna - Legge regionale 3/9/1981, n. 40) "La spesa per gli oneri connessi all'adesione all'intesa interregionale per la navigazione interna sul fiume Po ed idrovie collegate, è determinata per l'anno finanziario 1982, in 40 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5755".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 35 è approvato.
Art. 36 (Formazione dei piani comprensoriali di trasporto e per la redazione dei programmi d'esercizio) "Le spese di cui agli artt. 14 e 20 della legge regionale 22/8/1977, n. 44 sono determinate, per l'anno finanziario 1982, in 60 milioni, 10 milioni e 1.200 milioni e sono rispettivamente iscritte ai capitoli n. 5820, n. 5830 e n. 5875".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 36 è approvato.
Art. 37 (Albi provinciali degli autotrasportatori di merci) "Gli oneri derivanti dall'applicazione della legge regionale 5/6/1978, n.
30, sono stabiliti, per l'anno finanziario 1982, in 150 milioni e sono iscritti al capitolo n. 5935".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 37 è approvato.
Art. 38 (Museo Ferroviario Piemontese) "Il contributo per il funzionamento del Museo Ferroviario Piemontese istituito ai sensi della legge regionale 26/7/1978, n. 45, è determinato per l'anno finanziario 1982, in 25 milioni ed è iscritto al capitolo n.
5940".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 38 è approvato.
Art. 39 (Contributi per lo sgombero della neve) "La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 6, lettera b) della legge regionale 4/9/1979, n. 59, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5840".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 39 è approvato.
Art. 40 (Interventi per l'esecuzione di opere pubbliche ai sensi della legge regionale 16/5/1975, n. 28) "La spesa per la concessione dei contributi in conto interessi di cui all'art. 3, lettera d) (costruzione, sistemazione ed ampliamento di strutture commerciali e di mercati) è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5526".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 40 è approvato.
Art. 41 (Contributi per la formazione di strumenti urbanistici) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 23/5/1975, n. 34, modificata dalla legge regionale 7/6/1976, n. 31, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7140".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 41 è approvato.
Art. 42 (Funzionamento del Comitato Urbanistico Regionale) "La spesa di cui alla legge regionale 19/12/1978, n. 77, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7160".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 42 è approvato.
Art. 43 (Interventi per l'edilizia residenziale agevolata) "Per l'attuazione della legge regionale 14/4/1980, n. 21, è autorizzata per l'anno finanziario 1982, la spesa di 200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7715".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 43 è approvato.
Art. 44 (Fondo di rotazione per l'anticipata acquisizione di aree pubbliche) "La dotazione del fondo di rotazione di cui alla legge regionale 19/2/1982 n. 6, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 1.500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7743".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 44 e'approvato.
Art. 45 (Interventi per l'edilizia scolastica minore) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 12/6/1978, n. 31, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in L.
1.842.459.000 ed è iscritta al capitolo n. 7800".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 45 è approvato.
Art. 46 (Contributo all'Azienda Regionale per la gestione della tenuta "La Mandria") "La spesa per la concessione del contributo di cui all'art. 12 della legge regionale 25/6/1976, n. 32, è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 600 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7920".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 46 è approvato.
Art. 47 (Interventi per i parchi e le riserve naturali) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 17/8/1977, n. 42, è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7930.
La spesa per l'attuazione della legge regionale 20/3/1978, n. 14 (istituzione del Parco Naturale dell'Alpe Veglia) è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7940.
La spesa per la gestione della Riserva naturale speciale del Bosco del Vaj è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7950.
La spesa per la gestione del Parco Naturale della Valle del Ticino è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 630 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7960.
La spesa per la gestione del Parco regionale 'La Mandria' è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 380 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7970.
La spesa per la gestione del Parco Naturale delle Lame del Sesia e delle Riserve naturali speciali dell'isolane di Oldenico e della Garzaia di Villarboit è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7980.
La spesa per la gestione del Parco Naturale dell'Alta Valle Pesio è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 180 milioni ed è iscritta al capitolo n. 7990.
La spesa per la gestione del Parco Naturale Orsiera - Rocciavré è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 90 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8005.
La spesa per la gestione del Parco Naturale Alta Val Sesia è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8010.
La spesa per la gestione del Parco Naturale della Garzaia di Valenza è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 70 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8020.
La spesa per la gestione del Parco Naturale di Rocchetta Tanaro è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8025.
La spesa per la gestione della Riserva naturale del bosco e dei laghi di Palanfrè è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 70 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8040.
La spesa per la gestione del Parco Naturale dell'Argentera è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 220 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8050.
La spesa per la gestione del Parco Naturale dei Lagoni di Mercurago è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8060.
La spesa per la gestione del Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 40 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8065.
La spesa per la gestione del Parco Naturale dei Laghi di Avigliana è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 20 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8070.
La spesa per la gestione della Riserva naturale speciale dell'Orrido e stazione di Leccio di Chianocco è stabilita, per l'anno finanziario 1982 in 20 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8085.
La spesa per la gestione della Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Orta è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8120.
La spesa per la gestione del Parco Naturale della Rocca di Cavour è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 30 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8148.
La spesa per la gestione del Parco Naturale del Sacro Monte di Crea è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8180.
La spesa per la gestione del Parco Naturale della Val Troncea è stabilita per l'anno finanziario 1982, in 60 milioni ed è iscritta al capitolo n.
8185.
La spesa per la gestione della Riserva naturale speciale del Parco Burcina è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8190.
La spesa per la gestione della Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Varallo è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 50 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8195".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 47 è approvato.
Art. 48 (Interventi per la promozione della domanda turistica) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 26/6/1979, n. 35, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 1.200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8230".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 48 è approvato.
Art. 49 (Contributi per l'incentivazione turistico-ricettiva) "Le spese per la concessione dei contributi di cui all'art. 3, lettera c) lettera d), lettera e), lettera a), lettera b), della legge regionale 31/8/1979, n. 56, sono determinate, per l'anno finanziario 1982, in 1.209 milioni, 450 milioni, 60 milioni, 15 milioni e sono rispettivamente iscritte ai capitoli n. 8370, n. 8380, n. 8405 e n. 8450".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 49 è approvato.
Art. 50 (Interventi per il turismo alpino e speleologico) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 30/5/1980, n. 67, è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in L.
391.859.000 ed è iscritta ai capitoli n. 8510, n. 8520, n. 8530 e n. 8540 nella rispettiva misura di 100 milioni, 41.859.000, 220 milioni e 30 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 50 è approvato.
Art. 51 (Contributi per il completamento e il recupero di impianti sportivi) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 1/3/1979, n. 10, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 1.250 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8610".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 51 è approvato.
Art. 52 (Contributi per l'incentivazione dell'attività degli enti di promozione sportiva) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 1/3/1979, n. 9, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8680".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 52 è approvato.
Art. 53 (Contributi per la programmazione sportiva) "La spesa per la concessione dei contributi di cui al Titolo II della legge regionale 1/3/1979, n. 10, per l'anno finanziario 1982, è determinata in 350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8690".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 53 è approvato.
Art. 54 (Disciplina degli scarichi delle attività produttive) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 8/11/1974, n. 32, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8950".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 54 è approvato.
Art. 55 (Provvidenze speciali per il risanamento delle acque) "La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art. 2 della legge regionale 29/4/1975, n. 23, modificata con la legge regionale 10/3/1979, n. 22, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 6.415 milioni ed è iscritta al capitolo n. 8960".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 55 è approvato.
Art. 56 (Interventi per lo smaltimento dei rifiuti solidi) "La spesa per la concessione dei contributi in conto capitale di cui all'art. 3, primo comma, della legge regionale 4/6/1975, n. 46, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 1.630 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9100.
La spesa per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art. 2 lettera a), della legge regionale 5/6/1979, n. 28, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 300 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9130.
La spesa relativa alla concessione dei contributi per l'integrazione dei costi annui di gestione, di cui all'art. 2, lettera b), della legge regionale 5/6/1979, n. 28, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 150 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9140".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 56 è approvato.
Art. 57 (Prevenzione e controllo dell'inquinamento atmosferico ed acustico) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 21/8/1978, n. 52, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 9150".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 57 è approvato.
Art. 58 (Conservazione del patrimonio naturale e dell'assetto ambientale) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 6/11/1978, n. 68, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 750 milioni ed è iscritta per 600 milioni al capitolo n. 9170 e per 150 milioni al capitolo n. 9180".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 58 è approvato.
Art. 59 (Contributi agli Istituti di Patronato e di Assistenza Sociale) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 21/5/1975, n. 31, determinata, per l'anno finanziario 1982, in 350 milioni ed è iscritta al capitolo n. 10130".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 59 è approvato.
Art. 60 (Riorganizzazione e gestione dei servizi socio-sanitari) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 8/8/1977, n. 39, è stabilita per l'anno finanziario 1982, in 3.500 milioni ed è iscritta ai capitoli n. 10180 e n. 10405, nella rispettiva misura di 1.000 milioni e di 2.500 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 60 è approvato.
Art. 61 (Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani agli inabili ed ai minori, nonché, per il funzionamento di centri d'incontro) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 4/5/1976, n. 19, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 10140" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 61 è approvato.
Art. 62 (Fondo di solidarietà Roberto Crescenzio - Emanuele Jurilli e Carmine Civitate) "La spesa per gli interventi previsti dall'art. 1 della legge regionale 22/8/1979, n. 46, è stabilita, per l'anno finanziario 1982, in 10 milioni ed è iscritta al capitolo n. 10836".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 62 è approvato.
Art. 63 (Attività ed interventi di formazione professionale) "Le spese per l'attuazione delle attività e degli interventi di cui alla legge regionale 25/2/1980, n. 8, sono stabilite, per l'anno finanziario 1982, in 11.150 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 11500, n. 115 05, n.
11510, n. 11520, n. 11550, n. 11590, n. 11615 e n. 11630, nella rispettiva misura di 800 milioni, 1.200 milioni, 350 milioni, 400 milioni, 7.050 milioni, 1.000 milioni, 300 milioni, 50 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 63 è approvato.
Art. 64 (Formazione professionale degli operatori degli asili-nido) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui all'art. 17 della legge regionale 15/1/1973, n. 3, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 200 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11600".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 64 è approvato.
Art. 65 (Insegnamento dello sci in Piemonte) "La spesa per gli interventi di cui all'art. 15 della legge regionale 13/8/1979, n. 41, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 100 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11620".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 65 è approvato.
Art. 66 (Museo Regionale di Scienze Naturali) "La spesa per l'attuazione della legge regionale 29/6/1978, n. 37, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 500 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11695".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 66 è approvato.
Art. 67 (Promozione delle attività del teatro di prosa) "Le spese per l'attuazione della legg regionale 30/5/1980, n. 68, sono determinate, per l'anno finanziario 1982, in 2.100 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 11715 e n. 11720, nella rispettiva misura di 750 milioni e 1.350 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 67 è approvato.
Art. 68 (Interventi per la realizzazione del servizio di lettura) "La spesa per l'attuazione della legge regionale 1/4/1980, n. 19, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11740".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 68 è approvato.
Art. 69 (Promozione della tutela e dello sviluppo delle attività e dei beni culturali) "Le spese per l'attuazione degli interventi di cui alle leggi regionali 28/8/1978, n. 58 e 19/12/1978, n. 78, sono determinate, per l'anno finanziario 1982, in 5.250 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 11755, n.
11765, n. 11785 e n. 11795 nella rispettiva misura di 2.950 milioni, 700 milioni, 1.100 milioni e 500 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 69 è approvato.
Art. 70 (Contributo all'Ente autonomo Teatro Regio di Torino) "Le spese per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 25/2/1980, n. 10, sono determinate, per l'anno finanziario 1982, in 410 milioni e sono iscritte ai capitoli n. 11850 e n. 11855, nella rispettiva misura di 350 milioni e di 60 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 70 è approvato.
Art. 71 (Contributi agli Istituti Storici della Resistenza in Piemonte e all'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza in Torino) "La spesa per la concessione dei contributi di cui alla legge regionale 22/4/1980, n. 28, è determinata, per l'anno finanziario 1982, in 210 milioni ed è iscritta al capitolo n. 11860".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 71 è approvato.
Art. 72 (Contributo alla fondazione Architetto Enrico Monti) "Il contributo di cui alla legge regionale 13/5/1980, n. 43, è determinato per l'anno finanziario 1982, in 20 milioni ed è iscritto al capitolo n.
11895".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 72 è approvato.
Art. 73 (Contributi al Museo di Arti e Culture extraeuropee di Biella) "I contributi di cui alla legge regionale 22/5/1980, n. 57, sono determinati, per l'anno finanziario 1982, in 30 milioni e sono iscritti al capitolo n. 11897".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 73 è approvato.
Art. 74 (Interventi per favorire la promozione della lettura e la discussione dell'informazione piemontese) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 22/8/1979, n. 48 e successive modificazioni ed integrazioni, è determinata per l'anno finanziario 1982, in 670 milioni ed è iscritta al capitolo n.
11890".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 74 è approvato.
Art. 75 (Modificazione delle autorizzazioni di spesa previste per l'anno finanziario 1982 dalla legge regionale 7/5/1981, n. 15) "Le seguenti autorizzazioni di spesa sono determinate per l'anno finanziario 1982 negli importi indicati a fianco di ciascun capitolo: cap. n. 2680 L. 2.113.000.000 cap. n. 2720 L. 450.000.000 cap. n. 3020 L. 150.000.000 cap. n. 3140 L. 450.000.000 cap. n. 3450 L. 59.000.000 cap. n. 3555 L. 300.000.000 cap. n. 3586 L. 650.000.000 cap. n. 3630 L. 200.000.000 cap. n. 5194 L. 375.000.000 cap. n. 7458 L. 810.148.680 cap. n. 7722 L. 900.000.000 cap. n. 7736 L. 906.000.000 cap. n. 7742 p.m.
cap. n. 8437 p.m.
cap. n. 8465 L. 9.000.000 cap. n. 8965 p.m.
cap. n. 9050 L. 928.526.250 cap. n. 9610 L. 484.675.464 cap. n. 10270 p.m.
cap. n. 11170 p.m.
Si passi alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 75 è approvato.
Art. 76 (Applicazione della legge regionale 23/12/1981,n. 52) "Le autorizzazioni di spesa recate dalla legge regionale 23/12/1981, n. 52 sono iscritte ai capitoli sottoelencati per l'ammontare a fianco indicato: cap. n. 5285 L. 650.000.000 art. 1 cap. n. 5300 L. 2.670.000.000 art.2 cap. n. 5386 L. 285.000.00 Art.3 cap. n. 5616 L. 6.000.000.000 art. 4 cap. n. 5680 L. 2.050.000.000 art. 5 cap. n. 5846 L. 20.000.000 art. 6 cap. n. 6010 L. 1.900.000.000 art. 7 cap. n. 6015 L. 450.000.000 art. 7 cap. n. 6020 L. 2.700.000.000 art. 7 cap. n. 6025 L. 650.000.000 art. 7 cap. n. 6075 L. 718.220.855 art. 9, lett. a) cap. n. 6240 L. 300.000.000 art.9, lett. b) cap. n. 7260 L. 10.500.000.000 art.9, lett. c) cap. n. 7450 L. 1.060.000.000 art.9, lett. d) cap. n. 7550 L. 230.000.000 art.9, lett. e) cap. n. 8900 L. 5.600.000.000 art.10 cap. n. 8950 L. 100.000.000 art.11 cap. n. 8963 L. 1.665.652.320 " 12 cap. n. 9300 L. 14.000.000.000 art.13, lett.
a) cap. n. 9310 L. 1.709.000.000 art.13, lett. b) cap. n. 9600 L. 1.071.000.000 art.13, lett. c) Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 76 è approvato.
Art. 77 (Limiti d'impegno autorizzati ai sensi di precedenti leggi regionali la cui decorrenza è trasferita all'esercizio finanziario 1982) "Al fine di consentire l'osservanza delle disposizioni di cui all'art. 26 primo comma, della legge regionale 29/1/1981, n. 55, la decorrenza di limiti d'impegno autorizzati ai sensi di precedenti leggi regionali è trasferita all'esercizio finanziario 1982 nell'ammontare iscritto ai seguenti capitoli: 2907 - 2965 - 4295 - 4345 - 4355 - 4422 - 4458 - 4518 - 5525 - 6065 - 6236 7455 - 7555 - 8290 - 8433 - 8964 - 9050 - 9325 - cap.10243 - cap.10265 cap.11120 - cap.11135 - cap.11940".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 77 è approvato.
Art. 78 (Annualità pregresse) "Al fine di consentire il pagamento di rate di ammortamento riferite ai limiti d'impegno trasferiti ai sensi del precedente articolo, nel bilancio per l'anno finanziario 1982, sono iscritti i seguenti capitoli: 2906 - 2936 - 3005 - 3125 - 3435 - 3552 - 3581 - 3621 - 4346 - 4353 - 4435 4455 - 4485".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 78 è approvato.
Art. 79 (Utilizzo dell'avanzo finanziario presunto alla chiusura dell'esercizio 1981) "L'avanzo finanziario presunto alla chiusura dell'esercizio 1981 ed applicato al bilancio di previsione per l'anno 1982, nell'ammontare di L.
34.022.437.466, è utilizzato per la copertura delle spese iscritte ai seguenti capitoli: 2705 - 2730 - 2751 - 2755 - 2780 - 2829 - 2840 - 2855 - 2870 - 2970 - 2974 3045 - 3055 - 3075 - 3080 - 3150 (per la quota di L. 15.809.954) - 3655 3860 - 3880 - 3895 - 4230 - 4520 - 7615 - 7680 - 7741".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 79 è approvato.
Art. 80 (Bilancio degli enti dipendenti) "E' approvato il bilancio di previsione per l'anno finanziario 1982 allegato alla presente legge, dell'Azienda regionale per la tenuta 'La Mandria' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'art. 80 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Comunicazione dell'Assessore Bajardi in materia sanitaria


PRESIDENTE

Chiede ancora di parlare l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la legge finanziaria per l'anno 1982 introduce alcune novità in campo sanitario. Per quanto concerne gli aspetti di controllo è prevista la nomina dei revisori delle USL con legge regionale. Tale legge, d'intesa con tutte le Regioni, è in via di predisposizione.
La legge finanziaria prevede anche il passaggio dell'attività di controllo dai Comitati comprensoriali al Comitato di controllo provinciale sugli atti delle Province, previa integrazione di esperti da parte del Ministero del Tesoro e da parte del Consiglio regionale. Varie interpretazioni sorte in proposito potrebbero dar luogo ad un lungo contenzioso sull'applicazione della legge che non fissa i tempi di decorrenza. E' probabile che il Consiglio dei Ministri oggi assuma un decreto per fissare le date precise di decorrenza.
Con l'emissione del decreto del Consiglio dei Ministri, la Giunta presenterà le proprie proposte all'esame del Consiglio regionale per i conseguenti adempimenti. Qualora si verificassero dei contrattempi, è fuor di dubbio che per ovviare ad eventuali contenziosi la Giunta dovrà assumere gli opportuni provvedimenti che sottoporrà all'approvazione del Consiglio come previsto dallo Statuto.



PRESIDENTE

Terminano qui i lavori del Consiglio.
La prossima seduta sarà convocata a domicilio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,50)



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