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Dettaglio seduta n.128 del 29/04/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa inerente l'assegnazione di fondi per l'assistenza scolastica


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto secondo dell'ordine del giorno "Interrogazioni ed Interpellanze", viene discussa l'interrogazione dei Consiglieri Bergoglio e Villa inerente l'assegnazione di fondi per l'assistenza scolastica.
Risponde l'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Signori Consiglieri, l'interrogazione presentata dai Consiglieri Bergoglio e Villa ha immediatamente prodotto l'interessamento diretto della Giunta e dell'Assessore sulla questione. La situazione è stata ricostruita a cura degli uffici per rispondere ai punti specifici che vengono richiesti.
In merito all'interrogazione si possono fornire i seguenti elementi: Ai sensi degli artt. 42 e 45 del D.P.R. 24.7.77 n. 616 la Regione assegna fondi ai Comuni per le funzioni loro attribuite in materia di assistenza scolastica. Alla Regione, oltre al compito di riparto di tali fondi, compete il compito ben più importante di indirizzo e coordinamento nonché l'indicazione delle modalità per l'esercizio di tali funzioni.
Ogni anno la Regione emana circolari esplicative e di indirizzo ai Comuni indicando, tra l'altro, le modalità per l'esercizio delle funzioni in materia di assistenza scolastica. Tra le modalità indicate, e tra l'altro in perfetta coerenza con quanto previsto dal progetto di legge 134 presentato dalla D.C. - vi erano pure quelle relative all'assegnazione dei fondi agli organi collegiali della scuola, e quindi anche ai Consigli di Istituto della scuola media, per l'acquisto di libri o altro materiale didattico.
Per gli anni scolastici 1980/81 e 1981/82 il Comune di Oulx non ha assegnato al Consiglio di istituto della scuola media di Oulx alcun contributo attribuendo la giustificazione di dover sostenere altre spese quali quelle per la manutenzione ed il funzionamento, spese, a cui peraltro, si deve far fronte con i fondi che lo Stato assegna direttamente ai Comuni ai sensi dell'art. 132 del D.P.R. 616/77.
Il Consiglio di istituto della scuola media di Oulx presentò in Regione lamentele per la mancata assegnazione da parte del Comune di Oulx del fondo necessario per l'acquisto di libri in prestito d'uso e per altro materiale didattico.
La procedura, quindi, non è partita da un'iniziativa né della Giunta regionale, né degli uffici della Regione bensì da una divergenza di opinioni maturata in sede locale tra soggetti che, in materie diverse avevano legittima titolarità ad avanzare alcune considerazioni.
Si sentì quindi il dovere, da parte degli uffici competenti, di verificare i motivi per cui, in deroga agli indirizzi regionali, il comune di Oulx non avesse provveduto ad assegnare al Consiglio di circolo della scuola media i fondi necessari per l'acquisto di libri di testo ed altro materiale didattico.
A giudizio degli uffici, la motivazione fornita non è stata, peraltro molto convincente, in quanto il Sindaco ha portato come giustificazione, in senso amministrativo, il fatto di dover sostenere notevoli spese per la manutenzione e per il funzionamento degli edifici scolastici, spese che ripeto, non sono e non possono rientrare nella voce "diritto allo studio" in quanto godono di un finanziamento diretto dello Stato.
E' chiaro che questa situazione giustamente avanzata dai Consiglieri interroganti rischia di ripetersi in un numero di circostanze non modesto data la situazione del bilancio regionale, oggetto di discussione affrontato fra poche ore. Il bilancio non mi sembra preveda per i piccoli interventi di edilizia scolastica delle cifre paragonabili a quelle dell'anno scorso e degli anni passati che erano state erogate.
Certamente, i Comuni erano abituati a non considerare incluse nelle entrate ordinarie queste voci che successivamente avranno destinato ad altri impegni perché contavano su contributi straordinari della Giunta regionale e della Regione. Non so se questi contributi in questa situazione verranno assicurati, comunque vedrebbero un grande rischio se si considerasse questa voce, che deve andare agli allievi, direttamente o indirettamente, come elemento per sostenere le operazioni edilizie.
Posso assicurare che tale procedura, cioè la possibilità di accedere al finanziamento attraverso i fondi dell'assistenza scolastica sulle altre voci, è sempre stata respinta indistintamente per tutti i Comuni. Queste procedure di incontro e consultazione, soprattutto quando sollevate da parti localmente operanti, un Consiglio come in questo caso, vengono attuate in modo da poter chiedere chiarimenti rispetto alla documentazione di rendiconto che viene richiesta agli Enti locali.
In merito poi alle presunte violazioni di autonomia politica e funzionale del Comune, ripeto quanto già detto, ossia che essendo i Comuni sottoposti alle direttive funzionali emanate dalla Regione, non si ritiene affatto che verifiche, sollecitate dagli organi collegiali, o da altri Enti di pari dignità loro attribuita dalla legge, possano ledere tale autonomia.
Credo che sulla questione delle violazioni di autonomia e politica funzionale del Comune, in qualche misura, le verifiche e le discussioni non possono che essere considerate rientranti all'interno delle funzioni, non solo amministrative ma anche politiche e di indirizzo della Regione, quindi non possono essere viste come meccanismi lesivi dell'autonomia comunale.
Va anche detto che vi è una molteplicità di casi in cui queste convocazioni hanno luogo (scuole private nelle quali sicuramente esiste una funzione di supplenza nei confronti della struttura pubblica che può non essere finanziata, ecc.).
E' chiaro che il Comune ha un'autonomia, quindi l'esito di queste procedure amministrative non è che possa essere altrettanto certo quale è l'applicazione di una legge (che probabilmente dovrebbe essere fatta).
Ho voluto illustrare, lasciando il giudizio di merito agli interroganti le motivazioni, le genesi, il significato della procedura compiuta dagli uffici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

L'assistenza scolastica, così come attualmente è normata ed applicata merita un'attenzione diversa e forse anche qualche indicazione di tipo legislativo regionale che faccia chiarezza su alcuni punti della legislazione nazionale e in particolare del DPR 616 che in sede di applicazione locale creano difficoltà e interpretazioni non sempre conformi.
Ha stupito - e questo è il senso dell'interrogazione - che in situazioni diverse emerse nella provincia di Torino, che conosco meglio, la Regione non abbia ritenuto di intervenire di fronte a violazioni anche palesi nell'applicazione del DPR 616 e della legge regionale sull'assistenza scolastica e non abbia sentito il dovere di convocare le parti, nonostante le vertenze di carattere giudiziario (qualcuna ha già provocato delle sentenze da parte del Tribunale amministrativo regionale altre hanno procedimenti in corso, quali quella del comune di Rivoli).
Nella fattispecie non si tratta di opere di manutenzione ordinaria o straordinaria, ma piuttosto di problemi di trasporto che nei comuni montani, quali quello di Oulx, sono particolarmente gravosi per cui si è ritenuto di privilegiare nell'ambito del servizio di assistenza scolastica i trasporti, ovviamente a scapito di altri servizi per i quali non erano più disponibili i fondi, pur avendo il comune integrato con fondi propri quella parte di spese di trasporto che non erano finanziati con i contributi della Regione.
Un approfondimento da parte dell'Assessorato è opportuno, in quanto alla sottoscritta, che ha parlato personalmente con i rappresentanti del comune di Oulx, risulta che i fondi dell'assistenza scolastica sono stati destinati alla medesima privilegiando una scelta unanime fatta dal Consiglio comunale, quindi con una posizione uniforme di tutte le componenti politiche. Probabilmente si trattava di un'esigenza sentita dalla popolazione più che non il libro del testo gratuito.
Si tratta di un comune montano, con parecchie frazioni dislocate, con problemi di innevamento, con esigenze di trasporto diverse da quelle di altri comuni.
Quali sono le indicazioni e gli indirizzi che debbono essere forniti a livello regionale in materia di assistenza scolastica, posto che titolari delle funzioni amministrative sono gli Enti locali? Non si può pensare che in alcuni casi le indicazioni della Regione sono vincolanti (come del resto ritengo debba essere, almeno per quanto riguarda le grandi scelte) e in altri casi non sono vincolanti laddove, per esempio i comuni decidano di penalizzare gli alunni frequentanti le scuole private rispetto a quelli frequentanti scuole statali, il che non è previsto n nella legislazione nazionale né nella legislazione regionale.
Esiste un altro problema che merita di essere approfondito malgrado lo spazio dell'interrogazione non lo consenta più di tanto, mi riferisco ad un riscontro complessivo delle indicazioni delle spese, delle scelte dei comuni e delle esigenze scolastiche soddisfatte e di quelle che non possono essere soddisfatte. Queste risposte ci fornirebbero degli utili elementi per una programmazione, un coordinamento e un indirizzo più completo degli interventi che attualmente non siamo in grado di quantificare se non in maniera numerica o pro-capite con indicazioni forzatamente generiche. Sarà opportuno riprendere questo argomento nella sede opportuna.
Per quanto riguarda il caso specifico prego l'Assessore di verificare questi elementi in quanto non mi sembra che la procedura della convocazione delle parti che contendono possa essere considerata come operazione di coordinamento della Regione. Semmai la Regione avrebbe dovuto sentire l'amministrazione interessata e poi fornire le risposte al Consiglio di istituto, all'interno del quale le posizioni non sono unanimi, in quanto c'è chi preferisce il libro di testo e chi il trasporto. Volendo dare una valutazione di merito, non credo che si possa pensare di mandare i bambini a scuola a piedi in pieno inverno in un comune come quello di cui si tratta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti - Organizzazione turistica

Interrogazione del Consigliere Vetrino inerente il programma "Le strade del vino del Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione della Consigliera Vetrino inerente il programma: "Le strade del vino in Piemonte".
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

La legge regionale 12.5.1980, n. 37, prevede, nell'ambito dei programmi promozionali, l'istituzione di strade del vino, percorsi determinati e definiti sul territorio piemontese, nelle aree a particolare vocazione viticola e in diretto rapporto all'esistenza di strutture promozionali pubbliche, specificatamente previste dalla legge stessa riconosciute con deliberazione della Giunta regionale e contrassegnate dal marchio regionale "Le strade del vino".
Iniziative variamente richiamantesi a strade del vino si erano già avute in Piemonte, promosse da enti e organismi vari, ma esse sono risultate prive di un seguito e di un'attività che le rivitalizzasse.
L'istituzione delle "Strade", prevista dalla legge regionale 37/80 presuppone pertanto l'attivazione di meccanismi gestionali e partecipativi a supporto di ciascuna iniziativa, con la responsabilizzazione delle pubbliche amministrazioni, degli organismi promozionali e rappresentativi dei coltivatori, delle associazioni dei produttori.
Questa attivazione ha comportato un allungamento dei termini. Il tracciato iniziale non aveva trovato il consenso unanime di tutto il territorio. Si è cercato, quindi, di coinvolgere oltre che enoteche e botteghe del vino, anche i Comuni e le Province. Comuni e Province possono provvedere alla messa in essere delle botteghe, alla sorveglianza e alla reintegrazione di quelle parti che atti di vandalismo possono aver danneggiato. La Giunta regionale ha deciso di assumere l'iniziativa di istituire nel corso dell'anno 1982 le seguenti "Stride del vino", che costituiscono il piano attuativo per l'anno in corso, ai sensi degli artt.
5 e 6 della legge regionale 37/80: a) "Strada dei vini del Nicese" nell'area circostante Nizza Monferrato attorno alla cantina comunale del Nicese; (con coinvolgimento dei Comuni e della Commissione zonale per i piani di sviluppo agricolo) b) "Strada del vini Freisa e Malvasia", nella zona di Castelnuovo Don Bosco (Asti), attorno alla Bottega del vino di Moncucco torinese, (che è stata la prima ad essere posta in opera e già inaugurata) c) "Strada dei vini albesi", nelle Langhe cuneesi, attorno all'Enoteca regionale di Grinzane Cavour e all'Enoteca regionale del Barolo a Barolo d) "Strada del vino dei paesi del Grignolino", nei comprensori di Asti e Casale Monferrato, attorno all'Enoteca regionale di Vignale Monferrato e alla Bottega del vino di Portocomaro.
La Giunta ha inoltre deciso di affidare a un'apposita Consulta, da costituirsi d'intesa con le Commissioni agricole zonali competenti per territorio, funzioni propositive in merito all'esatta destinazione del percorso, all'elaborazione di un regolamento, alla vigilanza sull'attuazione di ciascuna "strada del vino": - il programma prevede di concedere contributi per l'applicazione del marchio "Regione Piemonte, le strade del vino" di finanziare la realizzazione, l'installazione e la manutenzione di un'apposita segnaletica stradale, contrassegnata dal marchio "Regione Piemonte le strade del vino" per una spesa complessiva di Lit. 35.000.000 di redigere, stampare e distribuire un manifesto ed un pieghevole illustrativo e altri materiali promozionali atti a pubblicizzare adeguatamente i vari percorsi di ciascuna "Strada del vino" per una spesa complessiva massima di Lit. 40.000.000 di pubblicare avvisi pubblicitari sulla stampa per l'annuncio dell'istituzione delle "Strade del vino" per una spesa massima di Lit.
25.000.000.
Ho fiducia che entro quest'anno le strade che ho menzionato saranno messe in essere: quelle del Nicese, di Moncucco, del Casalese e dell'Astigiano sono a buon punto. Il progetto della Strada dell'albese dovrebbe essere definito entro questo mese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Ringrazio l'Assessore per la risposta data che ha un tono diverso da quello di certi comunicati che sono comparsi recentemente sulla stampa che giudicavano scorrettamente le esperienze delle "Strade dei vini" mi riferisco in particolare alla "strada dei vini albesi" di cui conosco molto bene il programma avendo partecipato fin dall'inizio al suo studio e alla sua realizzazione. Noi riteniamo, invece, che quelle esperienze siano state positive e che abbiano consentito alla Regione Piemonte di organizzare questo ambizioso programma.
Riteniamo che tali iniziative possano avere un valore economico attraverso la pubblicizzazione dei vini e possano dare un incremento al turismo anche per le iniziative che possono nascere a latere.
Abbiamo condiviso l'atteggiamento dell'Assessorato che ha teso all'allargamento del consenso sul programma con il coinvolgimento più vasto possibile di tutte le componenti che con quel programma potevano avere attinenza.
Raccomandiamo però all'Assessore che non sfugga alla necessità di un coordinamento globale. La Regione dovrà mantenere le caratteristiche di globalità e di omogeneità del programma pur concedendo ai comuni la possibilità di realizzare iniziative tipiche strettamente locali.
Vivo desiderio di tutti è che il programma di "Strade dei vini del Piemonte" riesca a qualificarsi non soltanto in Italia, ma anche in Europa.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione del Consigliere Astengo inerente il ritardo nella distribuzione del rapporto sulla pianificazione e gestione urbanistica


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Astengo inerente il ritardo nella distribuzione del rapporto sulla pianificazione e gestione urbanistica.
Risponde l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore all'urbanistica

L'interrogazione del Consigliere Astengo chiede chiarimenti al Presidente della Giunta per conoscere i motivi dell'enorme ritardo nella distribuzione del rapporto sulla pianificazione e gestione urbanistica in Piemonte, predisposto dall'Assessorato pianificazione e gestione urbanistica alla fine della passata legislatura sotto la direzione dell'interrogante.
La Giunta precedente dispose, con deliberazione del 17/4/1980 l'attivazione della procedura della stampa e della pubblicazione del rapporto in oggetto indicato, il quale fu inizialmente previsto in ragione di 1.000 copie per ognuno dei sei volumi che costituivano il programma.
Successivamente, si decise per tutti i volumi di aumentare la tiratura per alcuni portandoli a 3000 copie e per altri a 1500.
Questa decisione non fu formalizzata con la delibera della Giunta regionale, come io ho già avuto occasione di dire al Consiglio, rispondendo ad un'interrogazione del Consigliere Picco. L'atto deliberativo, che la Giunta dovette prendere per consentire il definitivo pagamento dei volumi nella misura decisa, fu adottato dalla Giunta stessa il 18/6/1981.
Ciò nondimeno, non fu possibile provvedere a spedire i volumi, in quanto il sesto volume non era stato ancora stampato e quindi si dovette attendere la consegna del medesimo e i conseguenti atti deliberativi come l'ultimo del 23/12/1981 divenuto esecutivo il 20/1/1982.
E' solo a far data dal febbraio 1982, in conseguenza di mancati adempimenti precedenti che si è potuto dare inizio alla distribuzione dei volumi, i quali attualmente risultano ripartiti in questa misura: sono state spedite le copie ai Comprensori, le copie spettanti ai Comuni con più di 5000 abitanti e le copie in corso di distribuzione a tutti gli altri comuni. Sono state così distribuite: 1 copia ad ognuno dei Consiglieri regionali; 1 copia ad ognuno dei gruppi consiliari; 5 copie ad ognuna delle province piemontesi; 1 copia ad ogni membro del CUR; 1 copia ai funzionari del servizio istruttorio dell'Assessorato; 10 copie alla Presidenza della Giunta regionale; 1 copia alla Federpiemonte; 1 copia all'Assessorato urbanistico della Regione Lombardia; 3 copie alla Prefettura di Torino; 2 copie a ciascuna Regione; 3 copie alle Comunità montane; 1 copia al Consorzio intercomunale piemontese; 2 copie alle Unità sanitarie locali; 1 copia al Consorzio pianificazione comunale; 1 copia al Ministro dei lavori pubblici; 2 copie alla Direzione generale del Ministero dei lavori pubblici; 2 copie alla O.C.S.E. (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico); 2 copie alla C.E.E. (Comunità Economica Europa); 1 copia al C.U.R.; 1 copia ad ogni Facoltà d'architettura d'Italia; 1 copia ad ogni Facoltà di ingegneria d'Italia copia della Facoltà di ingegneria di Cosenza; 2 copie al corso di laurea in urbanistica di Reggio Calabria; 10 copie ai corsi di urbanistica di Preganziol (TV); 2 copie alla Facoltà dell'istituto di geografia economica a Torino; 1 copia all'istituto di scienze sociali; 1 copia alla Facoltà di giurisprudenza; 1 copia ai responsabili dei vari volumi; 1 copia ai consulenti; 1 copia ad ognuna delle Camere di commercio del Piemonte; 1 copia all'Unione edilizia; 1 copia all'Organizzazione sindacale di categoria; 1 copia all'A.C.L.I. (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani); 1 copia alla Confcoltivatori; 1 copia alla Coldiretti; 1 copia alla Lega delle cooperative; 1 copia all'U.N.C.E.M.; 1 copia all'A.N.C.I.
regionale; 1 copia all'A.N.C.I. a Roma; 1 copia alla C.R.E.S.M.E.; 1 copia all'ISTAT; 1 copia a Italia Nostra regionale; 1 copia a Italia Nostra nazionale; 1 copia al W.W.F.; 1 copia alla Pro-natura; 1 copia all'Inno regionale; 1 copia all'Inno statale; 1 copia alla Finpiemonte; 1 copia all'E.S.A.P.; 1 copia all'I.R.E.S.; 1 copia all'I.P.L.A.; 1 copia al C.S.I.; 1 copia agli Organi professionali architettiti, ingegneri e geometri; 1 copia ai vari Gruppi consiliari regionali; 1 copia alle Segreterie dei gruppi consiliari; 1 copia alla Biblioteca del Consiglio regionale; 1 copia all'Ufficio documentazione della Giunta; 1 copia all'Ufficio Stampa Giunta e Consiglio regionale.
La spedizione di tutte queste copie viene effettuata dai funzionari dell'Assessorato, avendo scartato l'ipotesi inizialmente prospettata di fare distribuire dalle ditte che avevano provveduto alla stampa dei volumi perché questa scelta sarebbe costata alla Regione altri 15 milioni di lire.
Entro il 15 maggio sarà completato il quadro di spedizione di restanti 300 comuni circa, che non ne hanno ancora avuto copia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Astengo.



ASTENGO Giovanni

Signor Presidente, signori Consiglieri, sono d'accordo sulla distribuzione delle copie e ringrazio l'Assessore Simonelli per l'elencazione piuttosto dettagliata. Non condivido però l'origine della vicenda.
Speravo che, sia nella risposta data a suo tempo all'interrogazione di alcuni Consiglieri sia in questa occasione, l'Assessore avesse fatto una maggiore ricerca storica, anche in memoria di quando egli svolgeva le funzioni di Assessore alla programmazione.
Avrei piacere che la realtà venisse una volta tanto riconosciuta nella sua completezza dato che è stata gettata ombra sul mio operato.
L'origine del ritardo risale a molto lontano. La previsione di spesa per la pubblicazione era stata individuata in 400 milioni. Fu presentata una prima delibera di 300 milioni che impingeva nel capitolo 620, che in allora era un capitolo generale per le pubblicazioni di tutti gli Assessorati.
Motivi tecnici della complessità del lavoro che si stava producendo fecero sì che la predisposizione dei preventivi delle varie ditte, la quale richiedeva un'analisi dei costi molto precisa, ebbe a tardare di una settimana e quando fu presentata la deliberazione quel capitolo era stato prosciugato dagli altri colleghi di Giunta per altre pubblicazioni.
Nel momento in cui si constatò questo fatto, si ridusse il numero delle copie; intanto si stava provvedendo alla stampa del volume e per garantire alle ditte una prima erogazione (176 milioni) si utilizzarono alcuni residui che erano ancora disponibili su un capitolo dell'Assessorato alla pianificazione urbanistica. Questi residui derivavano da un'indagine sugli acquedotti e sulle fognature che costituisce il grosso apporto del quinto volume, risparmio che consentiva la pubblicazione di questo volume.
Fu possibile recuperare 176 milioni per dare un acconto sulle mille copie con l'intesa e la promessa precisa della Giunta e dell'Assessorato alla programmazione che il residuo sarebbe stato coperto il più presto possibile.
Questa deliberazione risale al mese di maggio; fu presentata una seconda deliberazione perché si individuò la possibilità di recuperare altri fondi per un ammontare complessivo di circa 180 milioni.
Tale deliberazione ritornò approvata dall'organo di controllo sugli atti della Regione ai primi di settembre quando era già stato deciso il cambiamento della Giunta regionale, quindi non ho potuto più provvedere alle erogazioni, poiché questo spettava al mio successore. Ho chiesto, che si recuperasse la documentazione, ma finora non è stato ancora fatto.
I 180 milioni non sono stati spesi e ignoro quali siano state le motivazioni. Non solo, ma non fu onorata la promessa formale che la copertura dell'importo per raggiungere la quota dei 400 milioni sarebbe stata fatta con l'assestamento del bilancio così che le ditte avrebbero potuto provvedere alla stampa e alla pubblicazione per la dimensione complessiva del lavoro.
Se ciò non è avvenuto, non è dovuto all'Assessore che aveva la responsabilità della redazione, che ha scritto manualmente una quantità di parti e che guidò quell'importante operazione di carattere documentario. Di questa avventatezza che mi è stata attribuita, porto ancora un segno bruciante su di me, tanto è vero che il mio occhio è rimasto danneggiato a causa di quel grosso shock che ho subito in quel momento.
Io chiedevo la chiarezza della realtà delle cose e speravo che ci fosse un tratto umano che riconoscesse che c'era stato un ripensamento e che altre preoccupazioni più importanti avevano fatto cambiare idea, per cui il rapporto è rimasto giacente per lungo periodo di tempo.
I motivi non sono soltanto di natura finanziaria. Ho fondati motivi di ritenere che ci siano ragioni di merito; se così è, avrei il piacere che venissero alla luce il più presto possibile, anzi, se la vicenda non sarà risolta nel breve termine, presenterò una mozione in questo senso e chiederò una discussione pubblica in Consiglio regionale sul rapporto, sul suo contenuto, sul merito, sulla storicizzazione della pianificazione in Piemonte dal dopoguerra fino agli anni '80.
Chiedo l'accertamento presso gli uffici competenti e la discussione sul merito del problema per comprendere la verità, dato che è avvenuta la distribuzione delle copie.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interpellanza dei Consiglieri Viglione e Mignone inerente lo stabilimento Fiat Lingotto e l'interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerente l'impianto Fiat Lingotto


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza dei Consiglieri Viglione e Mignone inerente lo stabilimento Fiat Lingotto e l'interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerente l'impianto Fiat Lingotto.
Il Presidente della Giunta Enrietti, risponde.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Egregi Consiglieri, sono grato agli interpellanti Viglione, Mignone e Montefalchesi per avermi offerto l'opportunità di discutere nella sede consiliare un argomento di notevole rilevanza, quale quello relativo alla discussione dello stabilimento del Lingotto, che investe direttamente la Regione Piemonte.
Per questo motivo, prima di rispondere agli interpellanti, ho voluto personalmente procedere ad un sopralluogo presso lo stabilimento incontrandomi con i dirigenti della Fiat, per valutare appieno le dimensioni della questione.
Il problema riveste infatti enorme importanza per due ordini di motivi.
Il primo riguarda implicitamente i programmi della più grande azienda automobilistica torinese ed italiana e i conseguenti riflessi occupazionali, di non poco momento.
Il secondo motivo è quello dell'utilizzo corretto dell'area dismessa sia sotto il profilo urbanistico, sia sotto quello dell'integrazione nel contesto sociale ed economico della città.
Sul primo motivo, voglio assicurare il Consigliere Montefalchesi che la Regione intende, in armonia alle linee enunciate nel secondo Piano di sviluppo, aprire con i grandi gruppi e quindi con la Fiat un dialogo per approfondire i programmi delle aziende, il riassetto, le prospettive sull'occupazione, anche per i conseguenti riflessi sulle industrie e sulle attività collegate.
Sulla base di questi presupposti, la Giunta regionale ha già programmato di incontrarsi con la Fiat per approfondire numerosi temi che investono sia i programmi della Fiat che quelli della Regione: dall'attuazione delle intese concernenti il Parco della Mandria al settore energetico, ai flussi informativi in ordine ai programmi e agli andamenti produttivi e occupazionali, come previsto peraltro nel protocollo generale d'intesa del marzo 1981.
A seguito degli incontri, la Giunta regionale si riserva di fornire anche sugli argomenti specifici dell'interpellanza del Consigliere Montefalchesi, informazioni puntuali.
Voglio peraltro fin d'ora precisare che già in occasione dell'incontro informale avuto all'atto del sopralluogo, la dirigenza Fiat aveva chiarito che la dismissione dello stabilimento del Lingotto era motivata dall'esigenza di una razionalizzazione dell'attività produttiva, attesa la non rispondenza attuale della fabbrica alle nuove esigenze tecnologiche, ma che non si sarebbe registrata una contrazione nel complesso, per il decentramento della produzione delle aziende collegate (Cavis, Valeo ecc.).
In questa logica, sono state fornite, come del resto in sede di confronto con le Organizzazioni sindacali, assicurazioni sull'impiego dei circa 3000 tra impiegati e operai addetti al dicembre 1981.
Accanto a coloro che sono cessati e cesseranno dal servizio, al riassorbimento più marginale negli altri stabilimenti Fiat, ma consistente nelle aziende collegate, è previsto un riutilizzo prioritario per l'esubero che durante il processo di dismissione previsto in quest'anno viene collocato in cassa integrazione straordinaria.
Sull'utilizzo dell'area: è una grossa occasione questa che non pu essere persa insieme alla soluzione di altri spazi ormai liberi per l'assetto della Città e che deve essere valutata nel contesto urbanistico complessivo.
Va peraltro rilevato che la stessa dimensione dell'area (mq 176.000) la sua collocazione e le sue caratteristiche rendono indispensabile un'attenta valutazione delle implicazioni sociali, economiche, urbanistiche e culturali che il suo utilizzo comporta.
Va altresì considerato che l'area del Lingotto è investita da problemi di rilocalizzazione di aree adiacenti quali la dogana centrale, il mercato ortofrutticolo, i magazzini docks piemontesi, il sedime ferroviario liberato dallo spostamento del parco Lingotto allo scalo merci di Orbassano.
A ciò aggiungasi che un intervento complessivo su queste aree deve anche tenere conto dei rilevanti aspetti di una integrazione con le aree contermini; prima fra tutte quelle di Italia '61 e della potenzialità di ristrutturazione dei suoi notevoli contenitori ancora non sufficientemente utilizzati.
D'altro canto, i requisiti dell'area Lingotto e cioè la sufficiente distanza dal Centro, l'elevatissima accessibilità automobilistica ferroviaria, interna urbana, il collegamento con le aree adiacenti, oltre alla sua dimensione già ricordata, nonché alla sua storicità, che ha datato un'epoca della Torino industriale e sociale, ne fanno un'area ideale per un riequilibrio non solo urbano, ma anche metropolitano.
Diverse sono le ipotesi che sono state formulate, già da più parti, a comprova dell'interesse che suscita questa opportunità per il Piemonte.
Io svolgo solo una considerazione: lo stabilimento ha caratterizzato Torino sotto il profilo industriale, ma anche architettonico, nella sua essenzialità ed efficienza, richiamando l'ammirazione di Le Corbusier e degli stilisti americani degli anni venti; rappresenta inoltre un patrimonio culturale di lavoro, ma anche di managerialità, di lotte e di conquiste dei lavoratori, un pezzo quindi della nostra storia, torinese piemontese, italiana; costituisce altresì un esempio di lungimiranza sotto il profilo del massimo grado di funzionalità e di intuizione economica.
Occorre pertanto a mio giudizio, pensare ad un utilizzo in termini altrettanto lungimiranti, altrettanto efficienti, altrettanto proiettati nel futuro senza, peraltro, disperdere il patrimonio culturale e sociale che rappresenta.
Penso a un utilizzo polifunzionale, penso a un progetto che risolva per una città industriale di tipo europeo, i suoi problemi ferroviari, in armonia con i progetti già impostati del quadrivio Zappata e del quadruplicamento in asse, per i collegamenti interni e internazionali.
A questo proposito, mi sono incontrato ieri con il Ministro dei trasporti Balsamo, il quale mi ha dichiarato di riesaminare la questione dell'arretramento della stazione di Porta Nuova e si è impegnato a promuovere urgentemente una riunione tra gli Enti locali piemontesi e le ferrovie dello Stato per approfondire concretamente le iniziative conseguenti.
Non riterrei di entrare oggi tuttavia nel merito delle proposte; reputo invece necessario, accogliendo le istanze che provengono da ogni parte affrontare il problema con l'apporto degli Enti locali, del mondo accademico, imprenditoriale degli organismi interessati, dell'intera comunità piemontese.
La riconversione di quest'area infatti, trascende i limiti delle competenze istituzionali del territorio che investe, per coinvolgere l'interesse complessivo sia sotto il profilo economico che culturale dell'intero Piemonte.
Per questo ritengo necessario che la Regione promuova una Commissione della quale siano chiamate a far parte rappresentanti degli Enti locali degli organismi culturali, scientifici e sociali, oltre che, ovviamente della Fiat per approfondire i diversi aspetti che la riconversione comporta, per raccogliere e interpretare le istanze dei cittadini piemontesi, nell'ottica dell'utilizzo anche temporaneo ma non a tempi lunghi della stessa struttura.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, penso che tutti abbiate chiaramente presente l'importanza dell'argomento sollevato dalla nostra interpellanza.
Nonostante questa città sia presente, almeno da un decennio, in campo nazionale con le sue novità (cito a caso: i trasporti, le strutture e le infrastrutture nuove come i mercati, l'utilizzazione di corso Marche), essa deve tuttavia avere un rilancio dal punto di vista culturale e sociale. Il Lingotto costituisce il motivo per procedere alla rivitalizzazione socio culturale di Torino. La nostra interpellanza coglie la novità costituita dal Lingotto che viene abbandonato come momento produttivo per una riqualificazione complessiva della città di Torino e del suo hinterland che costituisce la metà della popolazione piemontese. Un'area così importante non deve vedere un progetto a sé stante, ma un progetto di riqualificazione complessivo.
L'esperienza degli ultimi anni non è stata edificante. Si sono presentate molte occasioni di stabilimenti dismessi o di aree di industrie fatiscenti e non più in grado di rimanere al centro della città, ma non siamo stati in grado di utilizzare quelle strutture. Il Partito socialista ha indicato le sue linee e in occasione dell'incontro tenuto al Carignano "Per una città nuova", ha offerto un modello di rivitalizzazione della città.
Il Lingotto ci offre la prospettiva di un accordo generale tra le forze istituzionali, le forze politiche, le forze industriali e la Fiat stessa che è la proprietaria di quell'area e di altre aree all'interno della cintura torinese e della città di Torino. Occorrono idee, programmi obiettivi e soprattutto mezzi finanziari.
L'errore del passato consisteva nel ritenere che le aree industriali dismesse potessero essere comunque occupate senza dialogare con la proprietà. Adriano Olivetti aveva disegnato "La Città del futuro", "La Città del Sole", "Comunità": tutto questo ha fatto cultura, ma non ha fatto molti passi avanti nella trasformazione della società.
E' stato un errore di arroganza, senza tener conto dei rapporti di forza e delle alleanze da costituire. La nostra proposta ipotizza un consorzio in cui siano presenti la proprietà, le banche, le grandi possibilità finanziarie che questa città e questa Regione possono offrire le forze politiche e istituzionali, il mondo della cultura, che offre l'occasione di vedere il Lingotto non separato ma in un complesso di quella città del futuro che dovrà organizzarsi o riorganizzarsi, stante una serie di lavori già stati iniziati dal punto di vista dei trasporti in un'unica armonia che dia quei risultati per il futuro che vogliamo. Il processo è aperto: o sappiamo coglierne l'importanza, altrimenti subiremo le conseguenze di essere spesso velleitari, sognatori, creatori di disegni di città del futuro, come quella, che era stata ideata da Adriano Olivetti che nessuno ha mai visto sorgere.
Questo per ora ha il significato di un grido che il Gruppo socialista tradurrà in momenti più propositivi.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

La nostra interpellanza partiva dalla chiusura di uno stabilimento che fino a tre anni fa occupava 9 mila lavoratori. Le forze politiche si interrogano su che cosa fare del Lingotto, ma a noi sembra che occorra chiedersi quali sono le prospettive dei lavoratori che erano occupati in quello stabilimento, quali sono le implicazioni all'interno della Fiat sul piano dell'economia torinese, piemontese e nazionale, quali sono i riflessi sui livelli occupazionali, sulla strategia. Inoltre, qual è il ruolo, degli Enti locali e della Regione? Accolgo con molto piacere il fatto che la Giunta intenda aprire un dialogo con la Fiat per acquisire le conoscenze sui suoi programmi che sono essenziali rispetto al piano di sviluppo regionale che deve fare i conti con 23 mila lavoratori che possono o meno rientrare alla Fiat.
Le dichiarazioni rilasciate da Ghidella in occasione dell'apertura del Salone dell'auto sono state affrettate e gravi e vanno verificate in rapporto alla strategia complessiva dell'azienda. Comunque, l'azienda ha firmato un accordo che deve in qualche modo rispettare. La verifica della Giunta è decisiva, in rapporto al piano di sviluppo ed alle prospettive occupazionali che al suo interno si prefigurano e all'operatività della Regione nei confronti della componentistica.
Nella sua risposta il Presidente Enrietti ha fatto cenno ad un possibile arretramento della stazione di Porta Nuova nell'area del Lingotto. Vorrei porre un problema di merito. A Torino si sta attuando un piano di duplicazione dei binari ferroviari e un piano dei trasporti urbani entrambi partiti dal dato che Porta Nuova è inamovibile. Se così non fosse nel senso che si prospetta il suo arretramento al Lingotto, bisognerà bloccare tutti i piani per ridiscuterli nuovamente, perché lo spostamento di Porta Nuova significa il non raddoppio dei binari. Allora perché non utilizzare i binari esistenti per la Metropolitana? Perché non utilizzare la stazione di Porta Nuova per la stazione della metropolitana? Il discorso del Lingotto non si conclude con questa interpellanza e proseguirà nei prossimi mesi.


Argomento:

Interpellanza dei Consiglieri Viglione e Mignone inerente lo stabilimento Fiat Lingotto e l'interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerente l'impianto Fiat Lingotto

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Avondo, Carazzoni, Paganelli e Valeri.


Argomento:

b) Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

E' stato presentato il seguente progetto di legge: N. 205: "Istituzione del parco naturale della Val Grande", presentato dal Consigliere Carazzoni in data 26 aprile 1982.


Argomento:

c) Deliberazione assunta dall'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

L'ufficio di Presidenza nella seduta del 7 aprile 1982 in attuazione della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65 ha assunto la seguente deliberazione: "Affidamento all'USI-CIMA (Unione Professionisti Cimani) di incarico di collaborazione alle sedute consiliari per attività di resocontazione stenografica. Durata dell'incarico: mesi tre a far tempo dal 15/4/1982. Spesa totale: L. 6.000.000".


Argomento: Commemorazioni

d) Commemorazione dell'assessore al lavoro della Regione Campania Raffaele Delcogliano e del suo autista Aldo Iermano, vittime delle brigate rosse.


PRESIDENTE

E' con profonda commozione che ci accingiamo ancora una volta ad esprimere il nostro cordoglio, il nostro sdegno per due nuove vittime del terrorismo.
Questa volta a cadere sotto il piombo dei terroristi è stato un collega, l'Assessore democristiano al lavoro della Regione Campania Raffaele Delcogliano insieme al suo autista Aldo Iermano.
La meccanica dell'attentato è nota ma voglio sottolineare un fatto: l'Assessore e il suo collaboratore si stavano recando nella chiesa di S.
Lucia a Mare dove si doveva celebrare un rito funebre in memoria di altre due vittime del terrorismo, Mario Cancelli e Luigi Carbone, entrambi funzionari della Digos, uccisi esattamente un anno fa, quando fu rapito l'Assessore democristiano Ciro Cirillo.
Una coincidenza non casuale.
Gli assassini hanno voluto riannodare il loro filo di morte, proseguire nella loro strategia di terrore.
"I terroristi - diceva Carlo Casalegno - non sanno fare altro che uccidere" martedì hanno posto un tassello in più nel loro pazzo progetto criminale.
I terroristi, nonostante vogliano porsi paraventi ideologici, sono solo e rimarranno sempre ed unicamente degli assassini.
Questa volta hanno colpito in una città, Napoli, che soffre più che altre di un profondo stato di crisi e dove, forse più che altrove, malavita e terrorismo sono sempre più affini, complici tra loro spesso in combutta nelle carceri o fuori.
Terroristi, camorristi e mafiosi si danno una mano in una ripugnante catena.
Ieri hanno stroncato due vite e gettato nel lutto per sempre i familiari delle vittime.
Il collega Delcogliano aveva 38 anni, lascia la moglie e una piccina di 5 mesi. L'autista Iermano, anche lui sposato, aveva due figli di 18 e di 20 anni.
Che dire in questo momento? Credo di esprimere i sentimenti di tutti noi rivolgendo le più sentiti condoglianze alle famiglie, alla Democrazia Cristiana, agli amici dei due scomparsi, ma nel contempo voglio sottolineare il senso di smarrimento che colpisce ognuno tutte le volte che il nostro Paese viene ferito dalla ferocia terrorista.
Il terrorismo, nonostante gli innegabili importanti successi conseguiti dalle forze dell'ordine, dalla Magistratura, dalle forze democratiche, e direi, da tutta la Nazione, riesce ancora a far sentire i suoi mortali effetti.
Colleghi Consiglieri, desidero richiamare l'attenzione della comunità piemontese sulla necessità, vitale per la sopravvivenza della democrazia italiana, di accentuare la nostra mobilitazione contro il terrorismo.
Non credo sia indifferente sapere che noi i delitti terroristici non potranno mai diventare un'abitudine, un fatto di cronaca da dimenticare rapida-mente.
Per noi la lotta al terrorismo coincide con la possibilità stessa della democrazia di sopravvivere.


Argomento:

d) Commemorazione dell'assessore al lavoro della Regione Campania Raffaele Delcogliano e del suo autista Aldo Iermano, vittime delle brigate rosse.

Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute" non essendovi osservazioni, i processi verbali del 15 e 20 aprile 1982


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Mozioni sull'Istituto cartografico regionale e relative informazioni della Giunta regionale


PRESIDENTE

Passiamo infine al punto quarto all'ordine del giorno: "Mozioni sull'Istituto cartografico regionale e relative informazioni della Giunta regionale".
Comunico che in merito è stata presentata una mozione dai Gruppi D.C. - PLI PRI, un'altra mozione firmata dal Gruppo PSI ed un'interrogazione del Gruppo MSI.
La parola al Consigliere Picco, per l'illustrazione della prima mozione.



PICCO Giovanni

Approfitto della circostanza per sottolineare come alcune procedure nel corso dei lavori del Consiglio siano abbastanza anomale e non sempre mettano in condizioni i Gruppi di partecipare compiutamente all'elaborazione complessiva dei lavori stessi. Mi riferisco alle due interrogazioni sul Lingotto alle quali ha risposto il Presidente della Giunta che sono state presentate solo ieri; i Gruppi non ne erano informati e non si capisce perché la Giunta le debba anteporre con assolute procedure di urgenza ad altre interrogazioni che giacciono da tempo in attesa di risposte.
Veniamo al merito della mozione.
La nostra mozione, che è sottoscritta anche dai Capigruppo del PRI e del PLI, si riaggancia sostanzialmente alle comunicazioni che sul laboratorio cartografico regionale erano state date in data 27 gennaio 1982.
In quella sede l'Assessore Simonelli aveva dato alcune illustrazioni. I tre gruppi di opposizione hanno ritenuto di richiamare l'attenzione del Consiglio sull'insufficienza di quelle risposte, non tanto nel merito delle informazioni in quanto tali, quanto rispetto alle conseguenze che queste informazioni potevano determinare sulle decisioni politiche.
Sulle notizie date in quella risposta riteniamo che si debba richiamare l'attenzione alla quale si stanno constatando delle continue perdite di colpi in termini operativi e rispetto ai programmi che erano stati a suo tempo delineati e poi non rispettati.
Evidenziamo l'insufficienza di questo tipo di rapporto tra la Giunta ed il Consiglio e sottolineiamo come di fatto le informazioni di merito sul Laboratorio Cartografico regionale ci vengano in circostanze spiacevoli in sede di aula con interrogazioni ed interpellanze, quindi non in un rapporto che dovrebbe avvenire con le Commissioni preposte e in una sufficiente distensiva possibilità di approfondire aspetti di merito anche con contenuti tecnici che non possono essere affrontati nelle discussioni in aula.
Vogliamo che la risposta - ecco il motivo della presentazione della mozione - non affronti solo degli aspetti meramente informativi su nozioni che possiamo aver preso da altre fonti, quanto piuttosto vogliamo cogliere la posizione della Giunta non ci interessa la posizione della maggioranza che sappiamo essere estremamente contraddittoria su questa vicenda per capire se le informazioni che vengono date, quindi le promesse che vengono fatte, le deliberazioni che essa assume e quindi le conseguenze che derivano da queste operazioni, sono credibili oppure non credibili.
Vorremmo tra l'altro sapere se dopo tre mesi dall'informazione del 27 gennaio e dopo cinque o sei mesi dalle deliberazioni che sono state prese i famosi ripristini a seguito dell'incendio sono pervenuti a conclusioni credibili e possibili.
A me non risulta e vorrei apprendere dalla viva voce dell'Assessore se invece ritiene che debbano ritenersi in fase conclusiva.
La seconda parte della mozione concerne una richiesta precisa che facciamo alla Giunta di nominare la Commissione, ai sensi dell'art. 19, per un accertamento che non è possibile effettuare sporadicamente e costantemente a seguito di richieste di informazione e sollecitazioni con interpellanze e interrogazioni.
Se su questi argomenti vogliamo collocarci in una posizione complessivamente responsabile come forze politiche per poter contribuire a delineare delle soluzioni operative che siano rispondenti alle esigenze della comunità piemontese, non possiamo non affrontare questi problemi in una sede specifica ed opportuna quale è quella che lo Statuto prevede.
All'art. 19 si prevede la nomina di questa Commissione che non è una Commissione di inchiesta ma è una Commissione che deve accertare aspetti che non possono essere valutati nelle normali sedi istituzionali.
La posizione di sospetto che può determinare una richiesta di questo tipo potrebbe prefigurare contenuti relativi ad inchieste sulle quali non rinunciamo ad approfondire aspetti che ci sono tuttora abbastanza oscuri.
Ci riferiamo soprattutto al ruolo delle ditte che stanno provvedendo ai lavori di ripristino e che hanno già iniziato con una serie di affidamenti a trattativa privata, i lavori del Laboratorio cartografico, ci riferiamo al ruolo di quella società ed alle relative articolazioni formali rispetto alle quali si sta articolando per capire quali sono i titoli di professionalità e quali sono le competenze legittimamente riconosciute in termini professionali e quindi le effettive garanzie in ordine ai risultati che debbono essere conseguiti.
Non intendiamo affrontare gli aspetti sui quali permangono i dubbi che abbiamo già formulato nella seduta del 27 gennaio 1982 nella quale l'Assessore Simonelli rispose alla nostra interrogazione, aspetti sui quali ci riserviamo, quando sarà il momento e quando ne avremo la possibilità, di esercitare i diritti di controllo e di verifica che come forza politica abbiamo il diritto di operare.
Su questi due aspetti sia relativo al giudizio e alla posizione della Giunta sulla vicenda e sulla nomina della Commissione vorremmo delle risposte precise e, in base a queste collocheremo il nostro atteggiamento in ordine alla discussione che seguirà.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

E' stata presentata sull'argomento un'interpellanza del gruppo MSI.
La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Chiedo alla Presidenza, come intende far svolgere questo dibattito.



PRESIDENTE

Nell'accordo preso durante la conferenza dei Capigruppo si era stabilita dapprima una presentazione di una relazione da parte della Giunta e quindi le successive repliche da parte dei presentatori di mozioni. La situazione si è capovolta in quanto c'é stata la presentazione da parte di un proponente la mozione.
Invito i proponenti delle mozioni ad illustrarle, se lo ritengono. In coda ai proponenti le mozioni potrà prendere la 'parola il proponente dell'interpellanza, dopo di che la Giunta replicherà.
La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Le mozioni hanno necessità di essere illustrate e la Giunta deve intervenire con la relazione, dopo di che ci sarà il dibattito sulla relazione della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Non voglio creare dei disagi procedurali, però ritengo che nella produttività del dibattito lo svolgimento più opportuno sia il seguente.
Dopo l'illustrazione del documento, su cui si è attivato il dibattito, a cui personalmente non ho nulla da aggiungere, ci sarà l'informazione della Giunta, quindi gli interventi dei Consiglieri e la chiusura del dibattito.



PRESIDENTE

Nella conferenza dei Capigruppo si era concordato che apriva il dibattito la Giunta e chiudevano i presentatori delle mozioni. Non è stato così, quindi mi devo attenere, se non vi sono suggerimenti da parte vostra all'art. 89 del regolamento.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il dibattito si è aperto su due argomenti: le mozioni e le comunicazioni della Giunta che sono un fatto autonomo, che prescindono evidentemente dalle argomentazioni degli interpellanti e dei presentatori di mozioni. La valutazione autonoma che la Giunta fa su queste argomentazioni non è necessariamente conseguente alla mozione predisposta dai Gruppi presentatori. Quindi, ritengo che i gruppi possano esprimersi anche sulla comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Le decisioni della conferenza dei Capigruppo sono vincolanti per il governo dell'aula.
La conferenza dei Capigruppo ha stabilito che il dibattito si apre con la relazione della Giunta e si chiuda con gli interventi dei presentatori delle mozioni assorbendo in questo le interpellanze in modo da dare voce a coloro che, pur non avendo presentato le mozioni, hanno tuttavia presentato interpellanze. Pertanto chiedo di dare adempimento alla decisione dei Capigruppo, di aprire il dibattito con la relazione della Giunta e di chiudere la discussione così come è stato stabilito.



PRESIDENTE

La procedura era quella della "comunicazione".
Faccio notare che abbiamo aperto in modo diverso. Consideriamo tale apertura in disguido e procediamo in questo modo.
Ha la parola l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

Credo che le questioni formali e di procedura abbiano poca importanza ciò che conta è lo svolgimento del dibattito e del confronto in aula che consenta a tutti di acquisire i dati e le informazioni necessarie per la discussione.
Forse, le mozioni presentate avrebbero consentito, nella loro compiuta illustrazione, di attivare in modo diverso il confronto fra la Giunta regionale e i gruppi politici, ma, se questa è la scelta che si è operata procediamo pure così.
L'impostazione della costituzione di un Laboratorio Cartografico regionale ha origini lontane ed è il frutto di una realizzazione documentata, discussa, tradotta in testi normativi e programmi approvati dal Consiglio regionale, quindi discutiamo di iniziative che la Regione ha già deciso nella passata legislatura.
Mi richiamo essenzialmente al volume sesto del rapporto sulla pianificazione e gestione urbanistica del Piemonte, di cui abbiamo discusso questa mattina, quel volume che è stato la causa dei ritardi nella distribuzione e che è corredato dai testi dei rapporti e delle leggi e contiene gli elementi essenziali relativi al Laboratorio Cartografico momenti decisivi attraverso l'approvazione della legge 12/10/1977 n. 48 e della legge n. 25/81.
Da quel documento emerge la necessità di un Laboratorio Cartografico regionale e di un sistema di produzione di carte essenziali per la pianificazione urbanistica, per la pianificazione territoriale e per gli interventi di competenza dei diversi Assessorati della Regione e contemporaneamente emerge la particolare lacunosità del sistema attuale, la scarsa disponibilità di cartografie di base essenziali per la formazione degli strumenti impiantistici e infine la volontà della Regione di procedere attraverso la realizzazione di un processo complesso e articolato fin dall'origine alla costituzione del Laboratorio Cartografico e all'acquisizione delle attrezzature.
Affermo questo perché talora nel confronto e nel dibattito che si è instaurato in questi mesi, mi è parso di cogliere in qualche posizione una sorpresa circa le dimensioni e la complessità del laboratorio. Sorpresa non vi può essere giacché l'elenco delle attrezzature, le potenzialità del laboratorio, le ambizioni di farne un caso di rilevanza nazionale se non internazionale erano tutti elementi contenuti nei programmi portati all'esame del Consiglio regionale, approvati e votati.
La Giunta oggi è chiamata a valutare se debbono essere apportate delle modifiche al piano di lavoro votato dal Consiglio, anche alla luce degli eventi, come l'incendio, che non è un accidente di percorso, ma un fatto molto grave che condiziona pesantemente le sorti future del Laboratorio.
La Giunta non ha nessuna difficoltà ad intraprendere questo confronto serrato con le forze del Consiglio regionale, ma ritiene che esso possa avvenire nella sede della II Commissione piuttosto che in una Commissione ad hoc che non avrebbe titolo per essere costituita.
Gli effetti dell'incendio sono oggi valutabili in misura più approfondita di quanto non lo fossero un mese fa, quando non era stato ancora avviato il lavoro di ripristino.
Il secondo elemento che occorre valutare è la mutata situazione finanziaria della Regione; dunque la necessità di sottoporre il programma di realizzazione della cartografia, ad una verifica sui tempi e sui costi atteso che l'esaurimento della legge di finanza regionale n. 356 e le misure di contenimento della spesa pubblica hanno portato ad un drastico ridimensionamento delle risorse disponibili.
Questo discorso ha senso farlo nella sede della Commissione consigliare anche se mi auguro che nel contempo possa procedere l'approvazione dello Statuto e la costituzione della società per azioni che dovrà gestire il Laboratorio; giacché quella scelta pare comunque una scelta di affidare la gestione del Laboratorio ad una struttura che sia caratterizzata dalla snellezza tipica della società per azioni.
Lo stato delle opere è il seguente. Le spese sostenute per la costruzione del laboratorio, comprese le spese della progettazione ammontano a circa 3 miliardi comprese le spese per gli impianti; l'acquisto delle attrezzature e delle macchine ammonta complessivamente a 2.472.404.000 lire.
Per la precisione quest'ultima somma non è stata pagata per intero giacché sono state trattenute dagli importi sulle macchine cifre varie nella misura del 5% perché, in base ai contratti con le case fornitrici era previsto che le stesse fornissero la formazione e l'addestramento professionale del personale.
Il saldo dei costi delle apparecchiature, doveva avvenire solamente dopo che il personale fosse stato addestrato.
Gli oneri complessivi della costruzione del laboratorio sono documentati dalle relative deliberazioni che possono essere fornite ai membri della Commissione.
Quindi siamo nell'ambito di queste cifre e non di altre che fantasiosamente si dicono.
L'incendio è intervenuto in una fase in cui stavano per essere ultimati i collaudi delle macchine. A che cosa sono essenzialmente dovuti i ritardi dal momento di acquisizione delle macchine al momento dello scoppio dell'incendio? Al fatto che il collaudo delle apparecchiature è stato particolarmente difficile ed oneroso, trattandosi di attrezzature sofisticate e complesse.
Il collaudo implicava a sua volta l'uso di macchine sofisticate per verificare la funzionalità e l'efficienza delle apparecchiature acquisite quindi questa operazione si è protratta per un certo periodo e, quando è avvenuto l'incendio, queste operazioni erano ancora in corso, tanto è vero che per talune macchine non è terminata la fase di collaudo.
Successivamente all'incendio ci si è chiesto come affrontare i problemi.
Alla luce delle considerazioni svolte dalla direzione dei lavori, dal responsabile della Commissione di collaudo delle macchine ci è parso che fosse opportuno procedere ad un primo intervento di rimozione degli effetti dell'incendio di pulizia e di smontaggio delle apparecchiature per verificare la consistenza e la dimensione dei danni subiti.
In questo senso sono state presentate le due deliberazioni alle quali faceva riferimento il Consigliere Picco.
L'onere è di 220 milioni di lire per la parte edile e degli impianti e di 320 milioni di lire per la parte macchinari.
Questi lavori sono sostanzialmente consistiti: per la parte edile impiantistica è stata operata l'asportazione delle parti bruciate, la verniciatura e la posa delle tappezzerie, la sistemazione degli impianti idrico-sanitari e dell'impianto elettrico, nella misura del 90% circa, ed il ripristino completo di tutte le parti edili.
Restano ancora da attivare gli impianti antincendio di allarme, la sistemazione delle pareti mobili e dei pavimenti sopraelevati e un intervento sull'impianto elettrico nella misura del 10% per consentire l'allacciamento dei cavi e la fornitura dell'energia.
Rispetto agli effetti che l'incendio ha prodotto sulla parte edile e impiantistica, possiamo affermare di avere coperto per il 50% le spese preventive di ripristino con un ammontare complessivo di circa 200 milioni di lire.
Si può ritenere che approssimativamente il 50% delle opere di ripristino sia compiuto e con una spesa attorno ai 200 milioni dovrebbe essere ripristinata per intero la funzionalità degli impianti.
Sono stati fatti i rilievi sui possibili effetti prodotti dall'incendio sulle diverse apparecchiature; tali rilievi sono stati formalizzati dalla ditta che ha avuto l'incarico di provvedere alla manutenzione.
E' stata formulata un'ipotesi di intervento di risanamento delle apparecchiature suddivisa in tre fasi. Ci siamo limitati alla prima fase che peraltro era necessitata per impedire il deperimento ulteriore delle macchine dovuto a fenomeni di corrosione che avrebbero potuto alterarle più gravemente.
Dalla prima e dalla seconda fase avrebbero dovuto emergere elementi più sicuri in ordine alla recuperabilità dei macchinari e quindi agli eventuali oneri aggiunti da sostenere per le ulteriori fasi di sostegno.
Gli apparecchi sono stati smontati, puliti dalla ruggine e dai detriti rimontati delle singole parti, ecc.
Appaiono sostanzialmente salvabili e quindi riconducibili ad un'efficienza totale, i sistemi Galileo, Khern, Wild senza pregiudizio per il loro funzionamento (il sistema Galileo è costituito da due restitutori e dallo stereocartografo digitale; il sistema Wilde composto dallo stereoscopio a specchi e dagli stereo restitutori e dal puntatore; infine il sistema Khern risulta composto dagli stereo restitutori).
Queste macchine insieme alle apparecchiature complementari, l'unità trasmissione dati, il centralino telefonico, che sembrava inutilizzabile e che invece è ricuperabile, potrebbero essere ripristinate e rimesse in funzione in un periodo di tempo relativamente breve, con un onere aggiuntivo che non sono in grado di quantificare, ma che probabilmente non è eccessivo.
Restano invece seriamente danneggiate le altre apparecchiature; sembra assai grave il danno subito dal sistema di ortofoto per il quale occorre verificare se sia recuperabile o meno in relazione al costo da sostenere.
Per il sistema ortofoto che era costato globalmente 260.745.000 è plausibile, con le riserve e le verifiche del caso, prendere in esame l'ipotesi di non ripristinare.
Gli altri due sistemi, comportano dei lavori di ripristino più complessi rispetto al sistema richiamato prima, anche perché si tratta di macchine più complesse e più sofisticate. In particolare si pone il problema di verificare, soprattutto per il sistema Falstrak della Laser Scambe la possibilità di effettuare le operazioni di ripristino trasferendo le apparecchiature nella sede della ditta costruttrice. Questa eventualità comporterà, oltre a costi elevati, dei problemi di natura varia che dovremo esaminare.
Ferma restando l'ipotesi dì avere elementi più precisi in ordine ai costi, lo stato delle opere è il seguente: la parte macchine che si trovava nei locali meno colpiti dall'incendio, che costituisce l'insieme delle apparecchiature che consentirebbero l'attivazione della cartografia di base, è ripristinabile facilmente in tempi brevi e - presumo - con spesa modesta.
Le macchine più complesse, i sistemi Kohnsberger e Cartoskan sono più seriamente danneggiati e non consentono ancora di individuare tempi e costi, ma è possibile farlo con una verifica presso le ditte circa l'eventuale riparazione in Italia piuttosto che all'estero.
Il sistema ortofoto dell'ottica Jena, invece, in base agli elementi che ci sono stati forniti, pare pregiudicato nella possibilità di essere ripristinato.
Alla luce di queste considerazioni e ferma restando le possibilità di avere elementi più certi sui costi, la Giunta regionale si è posta il problema di come tentare di procedere ad un primo avvio del Laboratorio cartografico, nel momento in cui le macchine tornassero ad essere agibili giacché, visto il tempo perduto a causa dell'incendio, ci pare valga la pena di prepararci a far partire le apparecchiature del Cartografico non appena le macchine saranno agibili.
Ciò indipendentemente dal funzionamento o meno della società per azioni destinata a gestire il Laboratorio cartografico.
E' relativamente rilevante per la fase di primo avvio, se essa debba essere attivata dalla Regione oppure se debba essere un nuovo soggetto a esercitare tali attività.
La Giunta ha predisposto un documento relativo al primo avvio, che mi pare sia stato comunicato alla I Commissione, che potrebbe costituire la base per un confronto, in cui si ipotizza un utilizzo delle macchine graduale comunque finalizzato a coprire parti di quel disegno organico di produzione cartografica votato dal Consiglio regionale.
La Giunta aveva predisposto un'ipotesi di lavoro per una produzione di carte di base per i Comuni prevedendo di coprire un comprensorio o alcune aree considerate interessanti e prioritarie per verificare l'efficacia l'efficienza e la funzionalità delle apparecchiature.
Questa parte può essere prodotta, non appena ultimati i lavori sulle macchine, in tempi relativamente brevi.
Si tratterebbe di accertare la possibilità di iniziare con la realizzazione di carte, the nel documento della Giunta si indicavano a scala 10.000 su un Comprensorio immaginando di sostenere una spesa modesta (alcune centinaia di milioni) in modo di avere la prova sul fatto che il sistema funziona pala produzione di carte tecniche di base.
Ciò indipendentemente dal fatto che ad attivare questa produzione sia la Regione o la società per azioni, compatibilmente alla messa in ripristino delle macchine per le quali le procedure sono più complesse, si dovrebbe provvedere alla formazione di carte tematiche, anche in questo caso verificando il funzionamento delle macchine e predisponendo quelle carte tematiche per le quali esiste già domanda formale da parte degli Assessorati regionali (le carte sulla fertilità del suolo e sulla forestazione).
Questi lavori potrebbero essere avviati in tempi brevi con una struttura operativa relativamente contenuta. Come si è già avuto occasione di dire durante il dibattito di gennaio, a questi fini sono stati presi contatti e si sono definiti i compiti con il C.S.I., soprattutto in ordine alla realizzazione della banca dati urbani e per la costruzione delle carte tematiche, con la S.P.E.A., società di progettazione dell'ITALSTAT-I.R.I.
per la parte di carte tecniche di base.
L'Istituto geografico De Agostini interessato al Laboratorio cartografico, ha formulato una proposta complessiva di tipo imprenditoriale secco con modalità secondo le quali la società per azioni del Laboratorio cartografico dovrebbe affiliare una società mista con la partecipazione dell'Istituto De Agostini.
Abbiamo gradito questo intervento, anche se il tutto è ancora da discutere, perché ci dimostra come non sia infondato quanto abbiamo detto altre volte che intorno al Laboratorio cartografico è possibile coalizzare altre forze sia pubbliche che private nel tentativo di utilizzare il laboratorio con destinazione plurima.
L'intervento dell'Istituto De Agostini è più ampio rispetto all'ipotesi di collaborazione che la Giunta ipotizzava.
L'Istituto De Agostini dovrebbe essere il braccio operativo e produttivo, restando i compiti di natura tecnica e scientifica, di impostazione, di verifica e di rapporto con l'eventuale committenza alla società per azioni del laboratorio; questa società operativa mista avrebbe il compito di produrre le carte per la Regione e per altri eventuali soggetti.
Questa ipotesi viene formulata con una sommaria indicazione dei costi di avvio che non sono molto diversi da quelli che avevamo previsto: di 600 milioni all'inizio e 915 milioni il secondo anno.
Non credo di avere commesso una scorrettezza formale nel dare subito conto al Consiglio di tale offerta prima dell'esame in Giunta.
L'occasione va colta per verificare la possibilità di allargare la fascia di coloro che possono partecipare con la Regione Piemonte alla realizzazione del laboratorio.
Credo sia giusto dare a questa attività carattere di natura imprenditoriale, non lavorando programmaticamente in perdita, ma dando vita a strutture gestionali operative che trovando un mercato, consentano di sostenere i costi rilevanti anche perché se non riusciamo a collocare la dimensione del Cartografico nella sua interezza con una funzione imprenditiva e se non riusciremo ad avere delle entrate reali che conseguano a carte vendute ai loro utilizzatori finali, diventa difficile reggere la parte scientifico-culturale.
Naturalmente non è possibile creare soltanto un'azienda che produca carte da vendere.
Queste sono le conclusioni salvo la possibilità di approfondire il discorso.
L'evento dell'incendio ha prodotto conseguenze assai gravi per uscire dalle quali bisognerà ridimensionare il programma iniziale. Il ridimensionamento potrebbe essere modesto oppure drastico: la Giunta e il Consiglio decideranno quando avranno tutti gli elementi.
Abbiamo verificato concretamente la disponibilità a collaborare da parte di altri soggetti, privati e pubblici.
Non appena saranno ripristinate le macchine o una parte di esse si potranno immediatamente produrre risultati visibili e documentabili nel giro di dodici mesi tranne che per quei macchinari più complessi per i quali non è prevista una rapida ripresa del lavoro.
Quanto al personale, il documento votato dal Consiglio regionale e la relazione del Consigliere Astengo, ipotizzano un utilizzo di 15 unità per l'avvio del Laboratorio cartografico, mentre la valutazione dell'Istituto De Agostini indica un utilizzo dl 13 unità, quindi la differenza è irrilevante.
Non ci sono più opinioni molto discordi sulla fase di primo avvio né in termini di complessità, né in termini di fattibilità, né in termini di costo.
La fase del primo avvio può essere impostata immediatamente e in modo realistico e credibile. Possiamo garantire che nei prossimi mesi il laboratorio comincerà a funzionare.
Ciò non ci esime dalla responsabilità di definire la costituzione della società per azioni.
I rapporti con gli altri partner, il considerare come interlocutore la Regione ma anche altri soggetti e altre strutture comportano una complessità di relazioni e interdipendenza nell'ambito di quella visione tecnico-scientifica di alto livello, lungimirante e grandiosa, che aveva ipotizzato il Consigliere Astengo nell'illustrare il progetto del Laboratorio cartografico.
In questa fase dobbiamo garantire un rapporto con le istituzioni scientifiche, per esempio, con il coinvolgimento dell'Università e del Politecnico di Torino, quasi come un'interfaccia tecnico-scientifica tra il momento di impostazione culturale e il momento delle realizzazioni pratiche.
A questa esigenza non di possiamo sottrarre e questo problema deve essere tenuto presente nel momento in cui definiremo le fasi ulteriori di lavoro.



PRESIDENTE

Il dibattito è aperto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Sono sconcertato dalle risposte date dall'Assessore Simonelli, quindi nel merito non voglio entrare. Vi sono però due aspetti sconcertanti che voglio rilevare. E' stato ancora una volta dichiarato che il delegato a seguire questa operazione è il Consigliere Astengo quindi gli impegni che possono essere assunti in termini credibili dal punto di vista tecnico dovrebbero fare riferimento al Consigliere Astengo. Il secondo aspetto sconcertante è che nella mozione presentata dal Gruppo socialista si dice che in sede di discussione di questa mozione sarebbe stato presentato un fascicolo descrittivo delle operazioni compiute. Vorrei conoscere questo documento non ritenendo soddisfacenti le risposte date dall'Assessore Simonelli, sempre corredate da una aleatorietà di possibilità che, di fatto, inficia la dichiarazione stessa.
Non credo sia possibile procedere in questo modo nella discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La discussione nell'ambito del Consiglio, che prende le mosse dalle due mozioni e dalle comunicazioni della Giunta, deve determinare indirizzi e orientamenti per procedere. Ci sono opinioni diverse al riguardo. I chiarimenti sulle questioni che sono ancora aperte verranno fatti successivamente.
La discussione è stata avviata proficuamente con le informazioni date dalla Giunta, sulle quali ci potevano essere dichiarazioni di soddisfazione o meno.
Desidereremmo sentire l'opinione dei Gruppi e noi, che non siamo firmatari di mozioni, vorremmo collocarci nel dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Concordo con l'Assessore Simonelli quando dice che il Laboratorio cartografico non è uscito dal cappello di nessun Assessore, ma da una determinazione del Consiglio regionale che in questa legislatura e nell'altra aveva avuto pronunciamenti molto precisi attraverso disegni di legge che hanno avuto nelle Commissioni competenti il normale iter.
A un Consigliere di minoranza, rappresentante di un partito che non ha mai condiviso questa iniziativa, non può essere negato di ribadire in questa sede che aveva ragione, visto che oggi siamo nelle necessità di dover trovare delle soluzioni che si prospettano molto difficili, aggravate per altro dall'incendio che ha danneggiato gravemente le strutture dell'Istituto cartografico.
Tra l'altro in questo momento stiamo esercitando un diritto all'informazione, che la stessa legge dell'Istituto cartografico prevede all'art. 8.
L'incendio ha aggravato la situazione che per altro era già grave. In un dibattito recente abbiamo ribadito le difficoltà nel trovare una soluzione e abbiamo dato delle indicazioni per uscire dall'impasse. Il significato della mozione, che abbiamo firmato congiuntamente alla D.C. e al PLI, era appunto quello di portare questo così importante argomento nella corretta sede istituzionale, perché qui è possibile ragionare e trovare coralmente quelle soluzioni che consentiranno alla Regione uno strumento importantissimo e di levatura europea.
Noi non abbiamo mai detto che questo non fosse importante. E' uno strumento che è stato studiato in un momento in cui le risorse regionali permettevano una struttura di questo genere. Oggi, invece, le risorse non ci sono più. Finalmente abbiamo avuto delle indicazioni dei costi molto elevate da essere incompatibili con le possibilità di gestione della Regione stessa.
Come risolvere questo problema? Avevamo proposto a suo tempo la creazione di questo strumento attraverso l'unione di diverse Regioni, ma gli artt. 4 e 5 della nostra legge, pur prevedendo l'allargamento della proprietà, lo limitano à organismi che operano all'interno della Regione stessa.
Ci auguriamo che le altre Regioni possano diventare clienti della nuova società per azioni che vorremmo costituire, che, proprio per la forma giuridica che assume, dovrebbe perseguire criteri di efficienza gestionale.
L'ultima proposta che ci viene dall'Assessore riguarda la probabile definizione di una partnership con l'istituto De Agostini. Per esprimere un giudizio in proposito dovremmo conoscere il documento a mani dell'Assessore. Riteniamo che questa sia una via da percorrere e da esplorare per verificare se vi è possibilità di recuperare l'efficienza di questo strumento se non vogliamo che diventi un fatto scandaloso.
La nostra mozione si concludeva con la richiesta di istituire una Commissione qualificata che consenta al Consiglio regionale di arricchirsi di competenze tecniche e persone in grado di poter dare una soluzione nell'interno della comunità regionale.
Abbiamo richiesto di portare il dibattito nel Consiglio regionale e successivamente di darci un programma di lavoro in uno spirito altamente costruttivo. Rinunciamo ormai a definire responsabilità o consapevolezza partiamo da questa situazione acquisita, ragioniamoci sopra.
Desideriamo essere continuamente informati, per il diritto che ci viene dall'art. 8 della legge, portiamo le nostre idee e le nostre competenze, ma riteniamo che la sede corretta non sia né quella del Consiglio, né quella della II Commissione, ma sia una Commissione speciale, composta di tecnici e di politici, che congiuntamente possano definire rispetto a questo problema una posizione per dare alla comunità uno strumento utile, di grande levatura culturale e scientifica che in questo momento non funziona e che vediamo invecchiare con tutte le conseguenze che conosciamo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe

Assessore ai trasporti. Signor Presidente, signori Consiglieri, tutti siete a conoscenza dell'atteggiamento che il Gruppo del PSDI ha tenuto in quest'aula durante la discussione sull'istituzione del Laboratorio cartografico regionale.
Ma rivendicare le situazioni del passato senza proporre o portare un contributo positivo, significa soltanto fare della sterile polemica e non dare attuazione concreta ad un problema reale già oggetto di parecchi motivi di dibattito.
Abbiamo valutato attentamente il potenziale del Laboratorio cartografico analizzando le macchine acquisite, l'aspetto pratico per attivare il programma che il Consiglio aveva votato.
Siamo certi che la Regione da sola non è in grado di fare funzionare una struttura di quel genere per tre motivi essenziali: la necessità di dotarlo di tecnici altamente qualificati, la necessità di pagare in modo adeguato il personale specializzato, il fatto che la Regione non ha compiti di gestione, ma di proporre le iniziative così come ha fatto in altri settori.
Abbiamo contattato l'Istituto De Agostini il quale non ha escluso l'ipotesi di partecipare ad una società per azioni anche nella misura del 50%.
Questo obiettivo a mio giudizio va perseguito, intanto perché diamo una dimensione diversa di assoluta credibilità e di capacità imprenditoriale all'attività del cartografico.
L'Istituto De Agostini,, nella sua qualità di azienda privata ha fatto una serie di proposte anche relative ad una specie di affiliazione, che però ritengo debbano essere respinte da parte del Consiglio regionale.
Siamo in una fase difficile e il collega Simonelli l'ha evidenziato con le cifre concrete (250 milioni secondo il primo preventivo, 350 milioni per la struttura, 300 milioni per una perizia supplettiva per un totale di un miliardo di lire), senza con ciò poter arrivare al ripristino completo delle macchine.
Gli esperti che le hanno esaminate ritengono che le macchine sono di ottima qualità ed a livello europeo ma che difficilmente si potranno utilizzare sin dall'inizio perché richiedono un potenziale umano numericamente troppo elevato e difficile da reperire sul mercato.
Soprattutto si dovrebbero verificare le possibilità di assorbimento sul mercato di questo lavoro.
Ha ragione Simonelli quando suggerisce di far funzionare tutte le macchine che è possibile riparare e di incominciare a produrre concretamente un minimo di materiale.
A questo proposito abbiamo una riserva perché per produrre occorre assumere il personale specializzato. Lo abbiamo detto in sede di Giunta e lo ripetiamo in aula.
Riteniamo che, contemporaneamente alla sistemazione e al collaudo dei macchinari, si debba concretizzare il discorso della società per azioni che si faccia carico del funzionamento dell'Istituto per non ritrovarci quanto prima in quest'aula a discutere su altre mozioni o interrogazioni sui costi nuovi o su problemi di finanziamento del cartografico.
Invitiamo l'Assessore Simonelli a proseguire gli incontri con l'istituto De Agostini e con le altre aziende che si sono dichiarate disponibili.
Questo è il momento opportuno per dare attuazione alla società, alla nomina di un amministratore che provveda alla ricerca di personale.
La Regione con le risorse finanziarie disponibili provvederà a rimettere in funzione le macchine.
Ritengo che la partecipazione alla società per azioni non debba essere inferiore al 50% attraverso una compartecipazione che già in altri settori produttivi si è dimostrata interessante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Il problema è di un'importanza tale che vale la pena discuterne in Consiglio.
L'Assessore Simonelli nella sua illustrazione non è stato in grado di quantificare la spesa che occorrerà per riattivare i macchinari.
La costituzione di una società per azioni con l'apporto di capitali e di ingegnerie esterne la riteniamo giusta e indispensabile in quanto non vediamo come la Regione sia in grado da sola di portare avanti questo discorso. Prima però di parlare di costituzione di società per azioni dovremmo avere maggiori ragguagli da parte della Giunta sul tipo di società che andremo a formare e sul partner che porteremo all'Istituto cartografico: sono argomenti primari anche in fase di stanziamenti che si devono approvare per riattivare sia i macchinari che la parte edile del Cartografico. Oggi si innesta un discorso nuovo e la Regione a causa della carenza di fondi dovrà ridimensionare i programmi iniziali.
Quale tipo di lavoro andremo a prefigurare per il futuro? Noi siamo sempre stati contrari a questo discorso e, al momento della discussione della legge, avevamo descritto lo stato degli Istituti cartografici in Italia rilevando che pochi funzionavano, in sostanza, non ritenevamo opportuno che la Regione si dotasse di un simile strumento per le enormi difficoltà di gestione. L'art. 4 della legge prevede le sperimentazioni e in quell'occasione avevo ricordato che non era il caso di fare delle sperimentazioni, ma che era il momento di agire per produrre le carte di cui la Regione aveva bisogno.
Corriamo il rischio di aggiungere i debiti ai debiti, le spese alle spese, senza avere una quantificazione accettabile. Chiedo a nome del mio Gruppo un'attenta sospensione prima di procedere in ulteriori spese e che il discorso sia portato in sede di Commissione e che in seguito venga ribaltato in Consiglio.
La comunità regionale non ha bisogno di ulteriori sanguisughe che depauperino le possibilità regionali, che altrimenti indirizzate possono essere più pregnanti e più importanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, chiedo la parola unicamente per associarmi alla richiesta pregiudiziale formulata dal Consigliere Picco.
Ai fini della fruttuosità del dibattito che si è aperto sulle dichiarazioni della Giunta regionale e sulle mozioni, e ai fini di potere decidere con cognizione di causa sia sulla proposta di istituire una Commissione speciale, sia sulla proposta dell'Assessore di rinviare la problematica alla I Commissione per decidere sul programma di primo avvio del Laboratorio cartografico, ritengo sia necessario conoscere quel fascicolo e quella documentazione che sono indicati nella mozione che porta le firme dei Consiglieri Viglione e Astengo; anche perché il Consigliere Astengo, sin dall'ottobre del 1980, doveva occuparsi in modo informale del cartografico, nell'attesa del suo assetto definitivo, e quindi fornirci delle informazioni più precise in sede di Commissione.
Tutto questo è tanto più necessario, anche in considerazione delle contraddizioni che si colgono fra la conclusione propositiva dell'Assessore (che è nel senso di caldeggiare il programma di primo avvio ancora prima di istituire la società per azioni) e quanto, invece, si afferma perentoriamente nella mozione a firma dei Consiglieri Viglione e Astengo laddove, pur conoscendo il programma di primo avvio del 17/2/1982, proposto dalla Giunta, i due Consiglieri chiedono perentoriamente di promuovere tutti gli atti occorrenti alla costituzione della società per azioni Istituto cartografico regionale, senza accennare a un previo primo avvio.
Di fronte a questa contraddizione, ma soprattutto di fronte alla preannunciata documentazione che dovrebbe fare il punto della situazione mi associo alla menzionata richiesta pregiudiziale (come ho accennato all'inizio del mio intervento) anche ai fini dell'utilità del dibattito e di decidere con cognizione di causa sulla richiesta della Commissione speciale conoscitiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Astengo.



ASTENGO Giovanni

Sono uno dei firmatari della mozione, ma parlo anche nella veste che mi deriva dall'incarico conferitomi dal Presidente della Giunta Enrietti che mi incaricava di svolgere una serie di operazioni che cito brevemente per richiamare ciò che fu fatto nel periodo intercorrente da quel momento al giorno dell'incendio e per dare spiegazioni tecniche su alcuni problemi che non sono mai stati sufficientemente valutati I compiti erano: rappresentare la Regione nel Comitato direttivo del centro interregionale presiedere la Commissione tecnica di collaudo predisporre proposte di intervento per la messa in funzione e gestione del Laboratorio cartografico regionale formulare al Presidente della Giunta proposte per l'inserimento nel bilancio regionale delle spese occorrenti per l'acquisto e l'installazione di altre apparecchiature per la manutenzione ordinaria e straordinaria proporre il trasferimento presso il laboratorio cartografico di personale qualificato, la nomina di consulenti ed esperti nel settore, bandi di concorso per l'assunzione di personale a livello funzionale per il funzionamento dei vari reparti del laboratorio relazionare al Presidente della Giunta in ordine alla congruità e ai fini delle successive determinazioni e adempimenti dei documenti giustificativi di spesa per forniture di materiale, per prestazioni d'opera, ecc.
definire, d'intesa con gli Assessori competenti e interessati alle materie, piani di lavoro secondo il progetto generale del Cartografico approvato dal Consiglio regionale proporre al Presidente e alla Giunta regionale l'affidamento di forniture e lavori a ditte private per il completamento dei locali, per la manutenzione delle apparecchiature, per la costruzione di lotti di carte tecniche a grande e a piccola scala a completamento delle riprese aeree suggerire i provvedimenti necessari anche urgenti per assicurare il pieno funzionamento del servizio cartografico e del laboratorio.
L'insieme dei compiti mi sono stati affidati in modo informale e io avevo chiesto che tutto questo si concretasse con una deliberazione di Giunta che avrebbe consentito una maggiore operatività poiché la mia figura era quella di un cireneo nascosto che doveva portare avanti i pesi di questa operazione suggerendo le varie iniziative.
Signori Consiglieri, ritengo sia necessaria una precisazione su ciò che è stato fatto.
Dal 20 ottobre 1980 al momento dell'incendio si è svolto un lavoro di completamento estremamente rilevante.
Ho ritenuto necessario esporre in una ampia relazione, con schede organizzate in modo cronologico, le operazioni svolte e indicare i motivi che hanno impedito di fare di più.
Le operazioni riguardano l'affidamento e la costituzione del nucleo operativo, il completamento del Laboratorio cartografico, la Commissione di collaudo delle apparecchiature, la Commissione di collaudo dei voli e le operazioni relative in seguito all'evento calamitoso del 7 ottobre.
Posso mettere a disposizione dei vari Gruppi il materiale.
Sono indicate le date in ordine cronologico e sono allegati vari documenti, lettere al Presidente della Giunta, proposte di deliberazione copie delle memorie via via presentate.
In quest'anno si è lavorato moltissimo, grazie alla collaborazione delle Commissioni composte da due esperti altamente qualificati, professori del Politecnico, esperti e ingegneri del catasto, esperti nel campo della costruzione e della manutenzione di apparecchiature di alta precisione e di alta sofisticazione.
Sin dal mese di ottobre 1980 sorse il problema dell'erogazione dell'energia elettrica. L'energia elettrica assorbibile, che era servita alla ditta appaltatrice dei lavori di costruzione, proveniva da un collegamento volante e provvisorio con gli impianti del BIT.
Si poneva il problema della realizzazione di una centralina elettrica che consentisse l'erogazione necessaria. Fatta la proposta, fu pres-entata l'offerta, la Giunta deliberò e le orazioni di realizzazione sono procedute con difficoltà oggettive perché si operava in una costruzione che aveva varie utilizzazioni, anche di tipo fieristico della Promark, che fanno anche interrompere i lavori.
Altre difficoltà si aggiungevano a causa della scarsa - e uso parole molto leggere - collaborazione da parte della Direzione del BIT in questa vicenda per cui c'è stato un rallentamento nella costruzione della cabina e un'inspiegabile conclusione con la richiesta all'ENEL dell'allacciamento e con la realizzazione dell'allacciamento stesso, malgrado i miei frequenti solleciti.
Se non c'era l'energia (e non è possibile averla tuttora) non si pu procedere in modo massiccio all'utilizzazione dei macchinari. Si è quindi proceduto al collaudo, una macchina dopo l'altra, perché l'energia erogata era sufficiente per una sola macchina.
Il collaudo si è così protratto nel tempo per questa condizione di base; il problema nodale è stato questo.
Nel frattempo, mentre si avviava l'operazione di collaudo partendo dalle macchine più semplici per arrivare e quelle più sofisticate che richiedevano altri impianti (fornitura di acqua ad una data temperatura erogazione di corrente senza alterazioni e senza salti), si è sviluppato il discorso del nucleo operativo il quale richiedeva la ricerca del personale intanto all'interno della Regione dove corsi specialistici erano stati effettuati (legge 285) che hanno consentito di poter selezionare il personale e attraverso la mobilità interna trasferire coloro che erano disponibili. Si è così costituito un numero di persone disponibili ad operare e preparate.
In aggiunta a questi c'era la possibilità di avere personale esterno che sarebbe passato non appena gli si poteva garantire lo stipendio. Gli esterni dovevano avere lo stipendio sulla base del contratto.
L'Istituto di topografia del Politecnico di Torino era pronto a fornire le istruzioni perché queste operazioni potessero realizzarsi tenendo conto che al Politecnico vi erano istruttori che facevano parte della Commissione collaudo e che erano disponibili, anzi, ho chiesto che ci fosse una lettera ufficiale del Presidente della Giunta al Rettore del Politecnico perch tutto questo diventasse operativo. Altrettanto ho chiesto per la parte relativa al CSI. Il CSI ha possibilità di fornire la sua collaborazione per la parte collegata agli elaboratori (Falstrak e Cartoskan) per i quali c'è stato un ritardo di collaudo dovuto allo scaglionamento nel tempo.
Queste proposte erano state fatte.
Ho sollecitato più volte e le questioni si sono fermate al livello dell'Assessore al personale. Ignoro i motivi per i quali non si è dato seguito.
Questa è la vicenda tra il 20 ottobre 1980 e il 7 ottobre 1981.
Il 7 ottobre scoppia l'incendio che ci coglie nel momento esatto in cui stavamo collaudando una delle macchine più importanti Falstrak. La sera prima ero in Commissione di collaudo e l'ho vista funzionare.
Nella notte è scoppiato l'incendio. Su questo incendio è calato un velo e io non ritengo sia stata una bella operazione: questo velo, secondo me doveva essere squarciato.
Ci doveva essere una relazione. Il Comandante dei VV.FF. era anche disponibile a farla.
Signori Consiglieri, perché è scoppiato l'incendio in una cabina con impianti di alta qualità completamente chiusa? Semplicemente perché la direzione del BIT aveva collocato la biblioteca a cielo aperto sotto il piano del laboratorio.
Non so perché non è stato fatto nulla per scoprire la cause. Qualche pastiglia incendiaria è stata messa. Il fuoco ha investito la tromba degli ascensori e delle scale, ha fatto tiraggio e ha portato ad elevatissima temperatura i condotti di rame che hanno portato il calore all'interno della cabina originando l'arrostimento del macchinario.
La mattina successiva ho presentato al Presidente della Giunta una relazione chiedendo l'immediato intervento per la pulitura delle apparecchiature. Ci sono poi stati i miei vari solleciti e, quando la Giunta ha preso le sue decisioni circa l'utilizzazione del proprio personale, io mi sono arrestato e mi sono fermato.
Ho esposto queste cose in ordine cronologico e con le indicazioni perché ci sia la verità dei fatti. Se qualcuno pensa che le apparecchiature potevano già funzionare, si rassereni, se qualcuno pensa che c'è stata inerzia nell'anno che intercorre tra il 20 ottobre 1980 e il 7 ottobre 1981 ha la documentazione che questa inerzia non c'è stata.
E' semplicemente un'offerta di documentazione con la precisazione che evidentemente con questa presentazione il mio compito in quell'operazione è concluso, perché io non ritengo assolutamente di dover essere assunto a ulteriore cireneo.
Vengo ora ad alcune osservazioni che sono state fornite alcune delle quali partono dalla non conoscenza tecnica della capacità operativa: quando si parla di fare un impianto di primo avvio, prima portiamo l'energia e dopo facciamo alcune cose: ci vuole ancora tempo? Non lo so. Pongo solo il problema che qualsiasi impianto di primo avvio richiede l'assorbimento di energia e il collaudo delle macchine che devono essere riparate per cui ci sono state indubbiamente anche delle grosse difficoltà con le ditte estere i trasferimenti di denaro per i pagamenti, difficoltà di cui bisogna tener conto perché hanno i loro tempi. Se non si prende in esame tutto questo, si immagina che puliti alcuni macchinari tutto possa incominciare a funzionare. Il problema è oggi solo quello di mettere in piedi che cosa si è deciso e cioè la S.p.A. pubblica per la realizzazione di questo programma che è stato ampiamente illustrato in Consiglio, che è documentato nel VI volume del rapporto e che credo abbia sufficiente documentazione tecnica e scientifica di convalida.
I problemi sono allora sul che fare. Giustamente l'Assessore Simonelli pone anche un ventaglio di possibilità su cui mi permetto di dire qualche parola.
Secondo me non c'è che fare subito la S.p.A. E' stato tenuto in sospeso lo Statuto perché si è chiesto da parte democristiana nella II Commissione in cui era già stato preso in esame lo Statuto, di provvedere all'approvazione dello Statuto per il passaggio in aula, solo dopo questa discussione sulla mozione.
Ritengo che questa mozione si concluda oggi e spero si posa onorare l'impegno di far passare subito lo Statuto in modo da poter creare immediatamente la S.p.A. con i suoi organi in modo che si sia irresponsabili.
Il primo nucleo operativo già sulla carta c'era: c'è un impegno di tutte le ditte e l'Assessore ha ricordato che è stata trattenuta una cifra non in modo del tutto indolore, per l'addestramento del personale. Abbiamo personale che già ha fatto corsi, che già conosce, che n'on è di prima assunzione. Questo può essere il nucleo regionale: d'altra parte la stessa legge 25 prevedeva che nella fase di avvio, un nucleo di funzionari regionali venisse distaccato perché le prime operazioni venissero compiute.
Mi pare sia tutto trasparente. Esiste la legge, esistono le domande, esiste l'impegno delle ditte ad addestrarli, esiste l'offerta del Politecnico di Torino con i suoi professori ad assistere e dare il contributo per la formazione professionale di questo primo nucleo, dopodiché ci sarà il seguito.
Mi pare non ci siano grossi problemi, salvo che rendere operativo ci che abbiamo già deciso. Il fatto di affidare ad altri, SPEA e DE AGOSTINI in fase di primo avvio, di secondo avvio con la società figlia, scusate, ma l'impegno che io ho messo per dare corpo a questo progetto, sarebbe vanificato. Si arriverebbe a un'idea di utilizzazione a fini impropri di quel.lo che è un ente strumentale che deve essere al servizio della Regione. La S.p.A. si può costituire anche con altri enti che non sono la Regione. Questi altri enti sono parecchi. Se la Spea vuol partecipare partecipi, se la De Agostini partecipa alla S.p.A. partecipi, ma c'é la città di Torino. Io avevo avuto dei colloqui e degli affidamenti da parte del sindaco di Torino sul grosso interessamento che la città di Torino avrebbe a partecipare. Si tratta di far partire tutto questo in modo che il Consiglio di amministrazione che si andrà formando, rifletta anche tutte queste presenze e nella formazione del programma (abbiamo previsto una Commissione scientifica che possa aiutare a tradurre il disegno complessivo generale in atti operativi) questa Commissione scientifica farà in modo di dare le risposte. Altre strade non le vedo. Ecco perché insieme con il mio Capogruppo abbiamo firmato questa mozione che sollecita la formazione della S.p.A. pubblica il più presto possibile, non appena approvato lo Statuto dotando questa S.p.A. di tutti i suoi organi e non spaventiamoci di fronte al problema delle risorse.
Le risorse si distribuiscono, ci sono risorse all'intero delle varie branche operative della Regione; si tratta di dare o no delle priorità e quindi si tratta di essere consapevoli se quel programma si vuole o no portare avanti. In ogni caso, la parte cartografica è relativa ad operazioni che interessano i Comuni, i Comprensori ma anche enti e società come può essere L'Enel. la SIP, e le grosse società che hanno bisogno non soltanto di cartografie, ma di cartografie elaborate, di quelle manipolazioni tematiche che sono possibili con i macchinari che abbiamo impiantato.
Il progetto operativo e anche in termini finanziari può essere fatto precisamente avendo di fronte quella che è la domanda (l'Assessore Simonelli ha detto giustamente che questa domanda è molto alta) e avendo di fronte questa grossa operazione di cui mi onoro di aver dato tanto del mio tempo e che quando venne il Presidente Pertini, abbiamo dato dimostrazione che alcune macchine funzionavano perché i piccoli collegamenti consentivano di farle funzionare. Purtroppo abbiamo avuto questo evento; questo evento si chiude, la ricostruzione costa: c'è un costo economico e un costo politico generale perché ha rallentato tutto il processo di programmazione ma ci sono gli elementi per continuare a camminare.
Ecco perché abbiamo insistito molto nella nostra mozione a che ci siano al più presto gli strumenti di legge che consentano di poter avviare il processo operativo con soddisfazione di quelli che vedranno i risultati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il dibattito qui svolto ha lo scopo di determinare gli indirizzi e gli orientamenti sulle proposte per il Laboratorio cartografico.
Ritengo sia importante evitare di soffermarsi, almeno da parte nostra su alcuni aspetti del passato e che invece sia opportuno partire dagli elementi certi per prefigurare un cammino rapido per il futuro.
Tutti conveniamo di trovarci di fronte ad un progetto di grande portata e di grande significato, la cui storia è stata particolarmente travagliata.
C'è stato un evento assolutamente non prevedibile che ha provocato effetti dannosi rilevanti, ma la storia travagliata di questo progetto deriva dal fatto che ad esso ci siamo avvicinati con chiarezza di intenti e di obiettivi finali ma con problemi reali in ordine all'effettiva fattibilità dell'operazione.
Il nostro Gruppo politico aveva sostenuto che, proprio per i motivi di incertezze di percorribilità e di fattibilità, occorreva il rilancio dell'operazione attorno e in vista degli obiettivi che ci eravamo prefissati.
A nome del mio Gruppo sottopongo all'attenzione del Consiglio regionale alcune questioni importanti.
Occorre far funzionare e far produrre l'Istituto cartografico senza perdere tempo e pensando alla sua organizzazione.
Sono d'accordo su quanto si è detto in ordine al nucleo operativo.
Convengo totalmente con Astengo sul fatto che questo è il problema di oggi, ma insieme a questo c'é quello dell'integrazione con il Centro di calcolo, struttura già operante, per la trattazione dell'informazione.
Avremo i dati del censimento, dall'elaborazione dei quali si potranno avere carte immediatamente utilizzabili, di grande ausilio e di grande utilità per la nostra comunità.
L'integrazione con il CSI elimina una duplicazione inutile e rilancia una possibilità operativa immediata.
Alla fine del mio intervento farò un breve discorso sull'integrazione complessiva degli enti strumentali nell'area ricerca e produzione.
Mi paiono assolutamente decisivi i due aspetti dell'organizzazione quello del nucleo operativo e quello della funzione del Centro di calcolo.
Altro punto importante riguarda la direzione dell'Istituto che, a mio giudizio, va dato immediatamente. Non dobbiamo avere incertezze. Dobbiamo invece preoccuparci di avere in Consiglio regionale la più ampia, la completa e continuativa informazione.
Sollecito l'approvazione dello Statuto, giacente in II Commissione da molto tempo.
L'Assessore che ha competenza sugli enti strumentali ha più volte sollecitato la costituzione immediata del Consiglio di amministrazione dell'Istituto cartografico.
La messa a regime dello strumento di direzione è di importanza rilevante.
La piena responsabilità e la rapida assunzione delle energie disponibili a lavorare su questo progetto è un elemento di forza.
Qui si collega il discorso relativo all'Istituto De Agostini, alla Sip all'Enel e ad altri soggetti che con la costituzione di questo terziario di alta qualificazione in Piemonte possono avere interesse a collaborare.
Quindi la direzione dell'Istituto cartografico diventa elemento decisivo per andare avanti e per dare compiutezza di responsabilità e garanzia di operatività al progetto.
L'ultimo punto che vorrei sottolineare, prima di passare a considerazioni di carattere generale, riguarda il rapporto da instaurare con le istituzioni scientifiche, Politecnico e Università.
La peculiarità della società per azioni è appunto quella di essere una struttura a disposizione per la formazione di carte, momento produttivo rilevantissimo.
Non vedo con favore le proposte avanzate da filiazioni di società per azioni. Creiamo una società per azioni all'interno della quale si richiama il numero più elevato possibile di soggetti interessati in grado di fare confluire la domanda e le risorse per dare sviluppo al progetto.
La discussione sul Laboratorio cartografico ha messo in evidenza come la questione degli enti strumentali diventi una problematica sempre più cruciale: sono bracci operativi o sono istituzioni che nella loro autonomia stanno dentro agli indirizzi e agli orientamenti della Regione? Propendendo per la seconda versione, questo presuppone un forte coordinamento sul piano strutturale; sarà opportuno pensare ad elementi di integrazione per aree.
Un'integrazione fra gli enti strumentali che operano nel campo della ricerca: C.S.I. Istituto cartografico, I.P.L.A.. I.R.E.S., S.T.E.F., pu rappresentare un problema a sé. Quali elementi integrabili possono essere utilizzati per la costituzione di un importante sistema di informazione da mettere a disposizione della comunità? E' altra cosa rispetto agli istituti di ricerca che mantengono la loro specificità ma che operano anche distaccati l'uno dall'altro.
In relazione alla proposta contenuta nella mozione firmata dai Gruppi della D.C., del Partito liberale e del Partito repubblicano, non vedo contraddizioni tra le necessità di avere piena trasparenza e conoscenza degli atti passati e presenti e di quelli che si vogliono compiere in futuro e il dissenso che abbiamo manifestato su questa proposta.
Abbiamo la Commissioni consiliari regolarmente costituite. Semmai - e credo che il regolamento lo permetta e che la prassi lo abbia convalidato per rispondere alla giusta preoccupazione della Consigliera Vetrino di ritrovarsi in una Commissione non sufficientemente competente e preparata credo si possa integrare la II Commissione con tecnici e con esperti che potrebbero essere segnalati dai Gruppi. Lo abbiamo già fatto per la legge 56 e per il primo piano di sviluppo.
In conclusione ritengo che questi approfondimenti debbano essere permanenti nella fase di avvio del processo e non preclusivi all'obiettivo di far funzionare immediatamente e con l'adeguata organizzazione e direzione l'Istituto cartografico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Vorrei porre un interrogativo al Presidente della Giunta e all'Assessore Rivalta.
Non ho nulla in contrario ad intervenire nelle questioni affrontate dal dibattito di questa mattina, però ritengo che le posizioni avanzate dalla maggioranza richiederebbero da parte della Giunta una ricomposizione per poter capire in che tipo di collocazione ci poniamo, anche ai fini del voto sulle mozioni che sono all'attenzione del Consiglio regionale.
Sarebbe opportuno sospendere il dibattito, prevedere, dopo la discussione sul bilancio o nella stretta economia dei tempi dei prossimi due giorni, una presa di posizione da parte degli Assessori, tirati in causa ai fini degli enti strumentali e del sistema informativo regionale (mi rifaccio soprattutto alla proposta del Consigliere Bontempi) e in ordine alle contrastanti posizioni che esistono all'interno del PSI, dove il problema dell'affiliazione della società per azioni e quindi della legittimazione della costituzione dell'Istituto con l'approvazione dello Statuto ho dei seri dubbi che possa essere portato avanti.
Quanto alle Commissioni le minoranze si sono collocate con la richiesta della costituzione di una Commissione, come è previsto all'art. 19 dello Statuto, mentre la maggioranza propone di incaricare la II Commissione.
Potremmo trovare una soluzione di compromesso, tuttavia è dirimente l'aspetto politico rispetto alla costituzione dell'Istituto cartografico.
E' opportuno, al fine dell'economia dei nostri lavori, che questo dibattito si concluda in un quadro di maggior certezza di posizioni rispetto alla collocazione della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ritengo che si debba concludere questa mattina questa discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

L'impegno era di valutare l'andamento della discussione e di iniziare comunque nel pomeriggio la discussione sul bilancio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

La discussione non è stata inutile. Forse sono stato incapace di rendere chiara la posizione della Giunta. Non ho affatto sostenuto la tesi della società figlia per le questioni operative, ma ho detto che nella proposta di collaborazione dell'Istituto De Agostini era contenuta questa possibilità, che personalmente non condivido e che la Giunta non ha ancora discusso.
Ho ritenuto opportuno dare conto al Consiglio regionale dell'arco delle proposte in campo, che testimoniano la necessità di risolvere questo problema, anche tenendo conto degli interessi e della volontà di collaborare con la Regione anche in forme inedite (che noi condividiamo).
Al di là di questo, mi pare che dal dibattito siano emerse le possibilità di concludere votando una mozione e l'indicazione di accelerare il più possibile i tempi per la costituzione della società per azioni, che sarà la sede nella quale più facilmente si potranno risolvere altri problemi.
Se sarà possibile votare la mozione e procedere alle designazioni dei membri del Consiglio di amministrazione daremo tangibilmente il segno che non si tenta né di frenare le iniziative né di trattenerle nella sede degli Assessorati regionali, che invece, se ne vogliono liberare per conferirle alla sede propria, nella quale garanzia di conoscere tutto, la disponibilità a informare le macchine, programmi e locali a totale disposizione delle forze politiche. Questa conclusione dei lavori potrà avvenire anche nelle prime ore del pomeriggio.



PRESIDENTE

Vista l'ora tarda, spostiamo di mezz'ora l'inizio della riunione pomeridiana, per concludere il dibattito sull'Istituto cartografico.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,40)



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