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Dettaglio seduta n.123 del 07/04/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo con il punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Discutiamo per prima l'interpellanza presentata dai Consiglieri Viglione e Mignone inerente l'iniziativa dell'Assessore al commercio tendente a sospendere i finanziamenti e l'autorizzazione ai mercati da sopprimere.
Risponde l'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Siamo grati ai Consiglieri Mignone e Viglione che, con la loro interpellanza, ci danno l'occasione per chiarire l'operato della Giunta sulle supposte sospensioni di finanziamenti e di autorizzazioni ai mercati all'ingrosso in relazione alla proposta di piano di settore dei mercati tuttora in discussione nelle competenti Commissioni consiliari.
Come vi sarà noto è la legge regionale n. 62 del 30/10/1979 a disciplinare i mercati all'ingrosso; ai sensi dell'art. 6 di tale legge l'autorizzazione alla costruzione di nuovi mercati, all'ammodernamento alla rilocalizzazione e all'ampliamento di quelli esistenti è concessa dalla Giunta regionale sentita la Commissione regionale mercati, tenendo conto degli ambiti programmatici e sulla base di un progetto tecnico di massima. Per quel che concerne gli aspetti finanziari la Giunta provvede a concorrere alle spese di investimento attraverso la legge, regionale 28/1975 e sue successive modifiche ed integrazioni.
Occorre quindi distinguere una fase di autorizzazione all'investimento che si colloca nel quadro di riferimento programmatico e una di intervento finanziario dell'ente regionale che tenga presente le risorse disponibili la loro allocazione in base agli obiettivi e la produttività dell'investimento in cui si interviene.
Per quel che concerne il 1981 sono state presentate alla Giunta regionale per l'autorizzazione (legge regionale 62/1979) e per il concorso finanziario (legge regionale 28/1975) alla costruzione e ammodernamento di mercati all'ingrosso, richieste provenienti da 18 Comuni e interessanti una spesa complessiva di L. 17.646.368.450; tali richieste sono in fase di istruttoria. Hanno comunque subito un primo vaglio da parte della Commissione regionale mercati la quale ha ritenuto opportuno adottare quale elemento di giudizio importante, l'adeguamento - da parte degli enti istitutori richiedenti - alle norme di legge riguardanti l'emanazione del regolamento di mercato uniforme al regolamento - tipo regionale (art. 10 legge regionale 62/1979), la predisposizione delle relazioni annuali di attività e funzionamento del mercato e dei bilanci preventivi e consuntivi (art. 14, legge regionale 62/1979) e, per quel che riguarda i mercati ortofrutticoli alla produzione, il rispetto delle norme stabilite dall'art.
5 della legge medesima sulla gestione.
Poiché inoltre sul bilancio provvisorio del corrente anno finanziario si ha a disposizione sul cap. 5525 la cifra di L. 100.000.000 per poco più della metà impegnati con delibere dello scorso anno, si è in attesa della definizione del bilancio di previsione nel quale le disponibilità a cui poter accedere saranno definitive. Trattandosi poi presumibilmente di risorse limitate, e quindi tali da non poter far fronte a tutte le richieste avanzate e certamente neanche alla metà delle stesse, si è ritenuto opportuno prendere in esame le richieste, nei due sensi, tenuto conto delle risorse effettivamente a disposizione.
Non si è quindi provveduto a sospendere alcun finanziamento o autorizzazione, ci si è piuttosto preoccupati di acquisire tutti gli elementi utili a poter fornire un sereno giudizio di convenienza programmatica ed economica. Se ritardo vi é, ed è tale da indurre a pensare erroneamente - a sospensioni, questo è da attribuire da una parte ad inadempienze, non certo marginali, nei confronti della legge regionale 62/1979 degli enti istitutori dei mercati in ordine a regolamenti di mercato, relazione di attività e bilanci e alle forme gestionali dall'altra alla non ancor definita capacità finanziaria dell'Ente regionale.
A mo' di tranquillizzazione teniamo a sottolineare che non si è operato, discriminando o meno mercati in base alle ipotesi contenute nella proposta di piano di settore dei mercati, ma cercando semmai - qualora le proposte di intervento in quel documento contenute contraddicessero richieste di potenziamento avanzate da parte di qualche Comune - di rinviare la decisione agli esiti della discussione in corso nelle competenti Commissioni consiliari, fatti salvi naturalmente gli adempimenti normativi ed organizzativi previsti dalla legge, sui quali non intendiamo derogare - a meno di un cambiamento della legge stessa - e per i quali vogliamo utilizzare tutti gli strumenti a disposizione volti ad incentivare l'osservanza della normativa.
Se però l'iniziativa a cui i Consiglieri Mignone e Viglione si riferiscono riguarda il riconoscimento dei mercati e la loro iscrizione all'albo regionale istituito dalla legge regionale 62/1979, allora l'azione della Giunta in questo caso si rifà agli artt. 4 e 21 della legge regionale sui mercati all'ingrosso nei quali si prevede il riconoscimento e l'iscrizione dei mercati all'albo regionale di quei mercati che "presentino caratteri attuali di validità e funzionalità", in relazione agli aspetti programmatici, ad una relazione tecnico-economica e sentita la Commissione regionale mercati; in difetto dello strumento pianificatorio poi è possibile per la Giunta assumere i provvedimenti citati con l'ausilio della sunnominata Commissione, così com'è avvenuto. Si tratta, quindi, di un atto che la Giunta può fare e, aggiungeremo, deve fare.
I mercati all'ingrosso al cui riconoscimento si sta procedendo sono quelli che non presentano gravi inadempienze normative e per il cui sviluppo l'accordo fra gli esponenti politici e sociali è completo. Quelli invece, per i quali manca un organo di gestione così come è previsto dall'art. 5 della legge regionale 62/1975 - attualmente tutti i mercati alla produzione - e sui quali il dibattito non solo e' ancora aperto, ma vi è discordanza nelle ipotesi di sviluppo, saranno eventualmente riconosciuti qualora si adeguino alla normativa vigente - che deriva, è bene ricordarlo dall'art. 54 del D.P.R. 616 - e la Regione Piemonte sarà dotata del piano di settore dei mercati all'ingrosso.
Ci si consenta quindi di concludere facendo presente che la Giunta ha il dovere di governare applicando le leggi approvate dal Consiglio regionale - di qui provengono i limiti e le proteste - e che, nel caso in cui i provvedimenti che può assumere comportassero dei gravi vincoli a dibattiti in corso nel Consiglio, ha sempre posto quale punto di riferimento del suo operato ili Consiglio stesso, rinviando le decisioni alla conclusione del confronto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Ringrazio l'Assessore per la dovizia dei riferimenti illustrati. Lo pregherei di farmi avere copia dello scritto.
L'intestazione degli interpellanti non era quella di ridiscutere la legge regionale e le sue linee portanti, ma nasceva da una serie di informazioni diffuse da organi di stampa. Uno degli strumenti a disposizione dei Consiglieri regionali per conoscere se rispondono al vero notizie riportate da organi di stampa in ordine a provvedimenti assunti o che l'organo esecutivo sarebbe in procinto di assumere è quello di chiedere se le notizie rispondano al vero.
In particolare, questo riguardava un'ipotesi di diniego di autorizzazioni per quanto riguarda una serie di mercati che svolgono una funzione importante all'interno dell'economia piemontese ponendosi come momenti di raccordo dell'economia sparsa nel territorio regionale e come anello di collegamento tra la produzione e la distribuzione.
Questo ci parve un modo per anticipare il piano regionale dei mercati posto che il diniego di autorizzazione avrebbe riguardato quei mercati che nel piano predisposto dalla Giunta e all'esame della competente Commissione non venivano più inseriti nella rete complessiva dei mercati regionali.
L'Assessore ha richiamato un potere-dovere della Giunta che è stato fatto per quanto riguarda l'iscrizione all'albo regionale avvalendosi degli artt. 4 e 21 della legge. L'iscrizione all'albo avviene per quei mercati per i quali nella proposta di piano regionale dei mercati si prevede il mantenimento.
Anche in questo caso non vorremmo rappresentasse un'anticipazione del disegno complessivo di riordino dei mercati, che deve essere un atto del Consiglio regionale.
Ogni parte politica deve farsi carico perché all'interno della Commissione i lavori procedano e la nostra parte politica si farà carico di sciogliere questi nodi. Non vorrei che si dicesse che questi sono già nell'albo, quindi rimangono, mentre gli altri no.
Questo potrebbe riguardare il mercato del bestiame di Acqui e il discorso di Castelnuovo Scrivia che è legato all'iniziativa che sta andando avanti del consorzio dei Comuni.
Il significato dell'interpellanza era di avere da un lato notizie più precise sulle, notizie emerse dagli organi di stampa e dall'altro di richiamare l'esecutivo ad evitare che certi provvedimenti sembrino all'esterno come un'anticipazione del disegno complessivo di riordino dei mercati del Piemonte.



PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Martinetti, Martini e Lombardi inerente la rete di strade statali in provincia di Cuneo.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Analoga interrogazione mi è stata posta dai Consiglieri Turbiglio Bastianini e Marchini. Gradirei dunque rispondere contemporaneamente.
In data 17/3/1982 l'Assessorato ha chiamato il Compartimento ANAS per il Piemonte ad informazioni circa la situazione di grave disagio che il traffico veicolare incontra sulle strada statali 22, 231, 564 (ma anche sulle statali 23 e 589), che desta vive preoccupazioni nelle popolazioni locali.
Dalle dichiarazioni del dirigente del Compartimento è emerso che lo stato di penuria finanziaria in cui versa l'Azienda di Stato ed il Compartimento di Torino, oltre a non consentire investimenti per interventi di rinnovo e miglioramento della rete (e, infatti, il piano triennale previsto per gli anni 1981-1983 slitterà agli anni 1983-1985) pregiudica pesantemente anche gli interventi di manutenzione ordinaria che, dopo la stagione invernale, sono indispensabili al ripristino di normali condizioni di sicurezza.
Va detto, infatti, che il Compartimento di Torino risente più di altri della penuria finanziaria per ordinaria manutenzione, in particolare quando si verificano abbondanti precipitazioni nevose da cui dipendono interventi dispendiosi di sgombero neve che incidono per norma sul medesimo capitolo di bilancio dell'ordinaria manutenzione, in particolare quando si verificano abbondanti precipitazioni nevose da cui dipendono interventi dispendiosi di sgombero neve che incidono per norma sul medesimo capitolo di bilancio dell'ordinaria manutenzione. Inoltre, il taglio di risorse che il Ministero del Tesoro ha praticato nei confronti dell'ANAS ha provocato una disponibilità di risorse inferiori in assoluto a quelle dello scorso anno mettendo quindi in seria difficoltà il Compartimento.
Tuttavia l'Assessorato ha fatto presente che la situazione di dissesto era tale da provocare decadimento grave delle condizioni di sicurezza, che quindi necessitavano interventi di "somma urgenza" capaci di tamponare il grave rischio e pertanto il Compartimento ha proposto ed ottenuto presso la Direzione Generale una serie di "pronti interventi" (per un totale di circa 1 miliardo) diffidando la Direzione Generale del Tesoro competente dal non assumere una responsabilità finanziaria che si traduceva in responsabilità civile e penale dei funzionari compartimentali nei confronti degli utenti in caso di incidenti.
Le ultime informazioni danno per imminenti i lavori.
Il Capogruppo della D.C., mi aveva mandato una lettera che ho trasmesso al Capo Compartimento ANAS in data 17 marzo, nella quale scrivevo: "Egregio Ingegnere le invio copia della lettera che alcuni Consiglieri regionali del Gruppo democristiano mi hanno fatto pervenire e che denuncia lo stato di dissesto e di pericolosità della strada statale 231 nel tratto Alba-Cuneo.
Analogamente le faccio presente che lo stato generale delle strade statali in tutta la Regione versano in condizioni precarie.
Tale situazione è stata da parte mia oggetto di informazione mediante telegramma al Ministro dei Lavori Pubblici per gli opportuni provvedimenti.
Le sono grato per quanto potrà fare in merito mentre con l'occasione la saluto cordialmente".
Al ministro dei Lavori Pubblici Nicolazzi mandavo un telegramma: "Seguito preoccupanti segnalazioni stato disastroso strade ANAS Piemonte in particolare numero 231 che determinano pericolo incolumità automobilisti si richiede pronto intervento per assicurare manutenzione necessaria. Capo Compartimento informato situazione generale pericolo. Giuseppe Cerutti Assessore regionale viabilità".
Il Ministro mi scrive: "N. 4468 riferimento contenuto telegramma data 20 marzo scorso assicurasi essere già iniziati da Compartimento ANAS Torino pronti interventi riparazione strade dissestate 231. Interventi ripristino proseguiranno sollecitamente nell'ambito delle purtroppo limitate disponibilità economiche assegnate alla azienda. Ministro Lavori Pubblici Nicolazzi".
Alcuni interventi sono in atto, pertanto, la situazione sotto l'aspetto dell'incolumità fisica dei camionisti e dei cittadini è migliorata.
Ci auguriamo che quanto prima l'ANAS intervenga non solo sulle strade del Cuneese, ma anche su quelle del Vercellese e del Novarese che sono state chiamate "gruviera" da un articolo di stampa locale nei giorni scorsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Ringrazio e mi ritengo soddisfatto della risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Mi spiace che non sia presente il Consigliere Turbiglio il quale era maggiormente interessato a questa interrogazione.
Ci dichiariamo comunque ampiamente soddisfatti delle iniziative assunte dall'Assessore che ci sembrano tempestive e soprattutto rispondenti allo spirito dell'interrogazione.



PRESIDENTE

L'Assessore Cernetti risponde all'interrogazione presentata dal Consigliere Valeri inerente l'utilizzazione delle strutture ex ONPI di Varallo Sesia e di Orta S. Giulio.



CERNETTI Elettra, Assessore all'assistenza sociale.

Con riferimento all'interrogazione n. 302/427 del 21/12/1981, le comunico che la mia risposta, di cui l'ho informata con nota n. 1405 del 18/3/1982, non essendo stata fornita in Consiglio a causa della non presenza dell'interrogante, è modificata nei termini seguenti, che considerano gli elementi nuovi nel frattempo emersi.
Le strutture residenziali per anziani già dell'ONPI sono attualmente a disposizione dei Comuni in cui hanno sede e saranno ad essi trasferite in proprietà a seguito dell'approvazione del disegno di legge regionale n. 54 perché siano poste a disposizione della zona a cui il Comune appartiene.
Si conferma la necessità che l'utilizzo di tali strutture sia definito con il programma zonale che le U.S.L. devono elaborare, nei tempi e con le modalità stabilite dal piano socio-sanitario e secondo gli indirizzi da questo definiti, che mirano alla non istituzionalizzazione delle persone anziane autosufficienti - mediante l'attivazione di servizi aperti - ed alla creazione - anche mediante ristrutturazione di edifici idonei - di case protette per non autosufficienti: dovrà essere pertanto definita la destinazione d'uso delle suddette strutture, tenendo conto dei bisogni complessivi del territorio a cui è destinata.
Per quanto riguarda il periodo transitorio, si ritiene necessario che almeno una parte dei posti disponibili rispetto a quelli utilizzati dagli ospiti vitalizi ammessi dall'ONPI, siano utilizzati a fini di soggiorno invernale per abitanti delle alte valli e di soggiorno estivo per anziani piemontesi, come previsto dalla deliberazione della Giunta regionale n.
28649 del 3/7/1979.
Ciò per evitare l'incremento dell'istituzionalizzazione nella zona che deriverebbe oggettivamente dall'utilizzazione integrale per ricoveri continuativi dei posti disponibili: si deve tener conto infatti che sta diminuendo il numero degli utenti ricoverati già ammessi dall'ONPI, e che L'ONPI ammetteva persone provenienti da tutto il territorio nazionale e non solo dalla zona.
Risulta che i Comuni di Orta S. Giulio e di Varallo nell'anno 1981 abbiano osservato le direttive regionali, ponendo a disposizione per soggiorni estivi ed invernali un numero di posti almeno pari a quello indicato nella deliberazione regionale: per quanto riguarda la struttura di Orta S. Giulio, gli utenti dei soggiorni estivi sono provenuti, oltre che dalla zona 57, anche dal resto del Piemonte; per quanto riguarda la struttura di Varallo, solo dalla zona 49.
Si ritiene opportuno chiarire che l'utilizzo in parte difforme delle direttive regionali nell'ambito della struttura di Varallo, non sottrae nulla alle esigenze globali delle persone anziane, perché il fondo ex ONPI derivante da trattenute sulle loro pensioni, è attualmente destinato all'assistenza alle persone anziane, che può attuarsi con servizi di varia natura e non solo residenziali. Tale fondo è distribuito, come previsto dalla legge 641/1978, a tutti i Comuni singoli ed associati, per l'assistenza alle persone anziane, solo in parte - per garantire la continuità delle prestazioni già svolte nei confronti degli utenti vitalizi già ammessi dall'ONPI - ai Comuni in cui hanno sede le strutture già dell'ONPI.
Anche quest'anno una parte del fondo, per i fini suddetti, è attribuito, sulla base delle spese e delle entrate, a tali Comuni, mentre la restante parte sarà assegnata a tutti i Comuni singoli od associati.
Si stanno emanando direttive, in base anche ad incontri, con i Comuni e le U.S.L. interessate, per far sì che le linee sopraddette abbiano attuazione; senza sottrarre risorse ai pensionati e tenendo conto della politica dei servizi nei territori in cui le strutture hanno sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

L'Assessore ha detto che sono in previsione riunioni con i Comuni.
Vorrei che queste servissero a far sì che nei mesi che verranno anche gli anziani di altre zone possano tornare a fruire del servizio. Sarebbe anche augurabile che cessasse la tendenza ad aumentare il numero dei vitalizi. E' evidente che rimpiazzando i vitalizi che erano stati assegnati dall'ex ONPI, in via di progressiva cessazione, è chiaro che diminuiscono le possibilità di rispondere oltre che alle esigenze degli abitanti dell'alta valle anche a quelle rispecchiate nella deliberazione regionale concernente gli anziani delle altre zone.



CERNETTI Elettra, Assessore all'assistenza sociale

L'impegno è di natura risolutiva. Gli incontri avuti con i Comuni di Orta e il sopralluogo nel Comune di Varallo hanno confermato che si andrà verso le linee programmatiche indicate dal piano socio-sanitario facendo delle strutture non un arroccamento sul passato ma strutture di punta in fase di ristrutturazione dei servizi.



VALERI Gilberto

Per cui gli anziani da quest'anno potranno fruirne?



CERNETTI Elettra, Assessore all'assistenza sociale

Senz'altro.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza dei Consiglieri Guasso, Revelli, Bontempi Biazzi, Ferro e Avondo inerente l'approvazione del provvedimento legislativo ai completamenti autostradali (Frejus, Voltri - Sempione Torino - Savona) e all'interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente i lavori della Commissione Lavori Pubblici della Camera. Eventuali ostacoli in relazione alla legge sulla grande viabilità.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

A seguito delle due interrogazioni avevo scritto al Presidente della Commissione Lavori Pubblici della Camera in data 17 febbraio: "Ill.mo Presidente dovendo rispondere a due interrogazioni presentatemi dai Consiglieri liberali e dai Consiglieri comunisti, che allego per conoscenza in copia gradirei avere sue notizie dirette sui seguenti problemi: quali sono i comportamenti tenuti dalle diverse forze politiche e dai singoli Deputati sui lavori della sua Commissione durante l'esame del disegno di legge: 'La grande viabilità' possibilmente documentati da atti parlamentari conoscere il calendario delle riunioni dedicate al problema sopra esposto ed il termine presunto per la conclusione dell'iter parlamentare.
Confido nella sua collaborazione per le necessarie risposte, oggetto delle interrogazioni urgenti che mi sono state presentate, mentre la prego, così come in passato ha sempre dimostrato, di dedicare la sua massima attenzione al problema che è vitale per tutta l'economia piemontese".
Ho ricevuto dal Presidente della Commissione, on.le Botta, un pacchetto degli atti ufficiali della Commissione Lavori Pubblici della Camera che però non lasciano trasparire l'atteggiamento dei partiti tenuto nel corso della discussione della legge sulla grande viabilità.
L'approvazione della legge sulla casa ha ulteriormente ritardato l'approvazione di questa legge.
La settimana scorsa si è riunito il Comitato ristretto e sono stati approvati in linea di massima gli otto articoli che riguardano la viabilità del Frejus, la grossa viabilità e i finanziamenti necessari per lo sblocco del 18 bis, compresi gli interventi sulla Torino - Savona.
Se i lavori si svolgeranno regolarmente e non ci saranno ulteriori contrasti dopo l'accordo raggiunto, che tutto sommato conferma quanto contenuto nella legge, questa mattina la Camera dovrebbe approvare in sede legislativa il provvedimento e trasferirlo al Senato della Repubblica.
Ho trasmesso ai colleghi liberali gli estratti degli atti parlamentari. La situazione attuale fa ritenere che questa legge finalmente venga approvata dalla Camera e trasmessa al Senato.
Libertini si è impegnato di approvarla entro 15 giorni e di renderla operante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Nel dichiararmi soddisfatto e nel ringraziare l'Assessore per tutto quanto ha fatto, chiedo qualche minuto in più per illustrare la mia posizione non avendo illustrato l'interpellanza.
Essa è nata in seguito a dichiarazioni, in particolare dell'on.le Botta, in cui poneva dei problemi che riguardavano i parlamentari comunisti. Siccome è nota la polemica sui completamenti autostradali, di cui abbiamo parlato più volte, ed è ampiamente nota la nostra posizione, mi era sembrato utile riproporre l'argomento con un'interpellanza che si riferisse a quelle dichiarazioni.
Questa mattina, in sede legislativa, sono stati approvati due articoli che riguardano la programmazione. La terza parte della legge che riguarda il riassetto delle società autostradali è stata concordemente rinviata.
Nel 1977 nella Commissione Lavori Pubblici venne sollevato il problema che tutte le autostrade erano fallite poiché contavano ancora all'attivo gli interessi sui lavori mentre invece dovevano essere calcolati al passivo (ma questa era una prassi da sempre seguita).
Dopo quel periodo di pericolo che tutto fallisse e che lo Stato dovesse pagare all'epoca circa 11 mila miliardi, si è addivenuti alla necessità del riassetto delle società autostradali, che voleva dire per il Piemonte che le tangenziali di Torino avrebbero potuto essere gestite dalle società autostradali che insistono su di esse; e per questo era necessario un riconvenzionamento con l'ANAS e una revisione delle tariffe in modo che le tariffe della tangenziale fossero ribaltate sul percorso delle autostrade che su di esse insistono. Questo creava il problema di un consorzio di secondo grado per rendere del tutto autonome le autostrade, in modo che potessero restituire i mutui di lunga durata senza il concorso dello Stato.
Non essendoci stato accordo su questo anche per questioni di potere che dominano la politica italiana, si è proceduto alla parte più sana della legge che riguarda la programmazione.
Gli articoli 3 e 4 riguardano le questioni del Piemonte. C'é stata la proposta di non includere nella legge gli 800 miliardi e di eliminare la Gravellona Toce, lasciando a disposizione del Ministro 600 miliardi. Era un modo per accontentare in particolare le pressioni democristiane che venivano dal Veneto e da altre Regioni (che facevano sì che nella Commissione Lavori Pubblici, composta di 45 membri, la presenza fosse in genere di 120/125 parlamentari).
Questo non lo abbiamo accettato perché ci parve che quegli 800 miliardi dovessero essere dedicati a quei cinque interventi su cui c'era stato l'accordo di tutte le forze politiche e democratiche che avevano approvato i primi due articoli sulla programmazione.
Si è temuto che, procedendo nella Commissione legislativa, si potesse avere l'approvazione degli articoli 3 e 4 e che, se non ci fosse stato l'accordo sui completamenti autostradali, essendo già approvati i primi quattro articoli della legge, questi potessero costituire stralcio.
Si è allora deciso di costituire un Comitato ristretto. Questa mattina dovrebbe essere approvato l'art. 3 nella sua versione originaria, lasciando soltanto un fondo di 150 miliardi come elemento perequativo nelle mani del Ministro. Si dovrebbe approvare l'art. 4 che riguarda il Frejus con il relativo emendamento Santi, Manfredi, Botta ed altri (l'ANAS entra nella società del Frejus, fa la strada. Si adempie così alla convenzione internazionale). Una parte del capitale viene preso dall'ANAS. C'è un contributo di 45 miliardi a titolo di danno nei confronti della società italo-francese.
C'é la possibilità per la società del Frejus di riaprire mutui diretti con le banche estere.
Gli articoli 5 e 6 riguardavano gli svincoli che già erano previsti. Se questa mattina questa parte non viene approvata dalla Camera e non va al Senato come stralcio, si è costretti a procedere attraverso un decreto legge e, se è il caso, ad uno stralcio perché la questione del Frejus ci ha messi in una situazione precaria con i partners e con lo Stato francese che aprirebbe un contenzioso al Tribunale ordinario per la salvaguardia delle società, degli amministratori e soprattutto delle convenzioni internazionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Sono chiamato questa mattina, per i ritardi giustificati dei miei colleghi, ad occuparmi di fatti che nell'organizzazione dei lavori del Gruppo sono delegati ad altri miei amici.
Mi dichiaro soddisfatto dell'informazione data dall'Assessore Cerutti e della sua costante attenzione a questo tema. Desidero fare tre considerazioni che mi sembra siano più utili per impedirci errori futuri che per rimediare ad errori passati.
Il ritardo con il quale si è affrontato frontalmente il nodo del collegamento autostradale tra il sistema urbano torinese ed il Frejus non è dovuto ad una cattiva influenza, ma a ben precise responsabilità politiche che non ci stancheremo di denunciare in questa sede.
Gli interventi delle parti politiche del Consiglio regionale negli anni dal 1970 al 1975 e gli interventi, anche in altre sedi, delle diverse forze politiche sono molto chiari e danno delle precise responsabilità perch allora non sono state gettate le basi che avrebbero potuto consentire oggi diverse soluzioni o permettere un diverso livello di realizzazione dell'opera. Queste sono le ultime code di una lunga polemica e i ritardi derivano anche dall'insufficiente lungimiranza di troppe forze politiche piemontesi su questa materia.
Tra le priorità vi è quella del collegamento est-ovest di livello internazionale, che aveva una specificità tale da meritare un trattamento diverso: questo è sfuggito al Parlamento ed è sfuggito alle forze politiche. Purtroppo, dai verbali parlamentari emerge come anche la mia parte abbia concorso, sia pure in buona fede, a creare una situazione diversa.
Terza considerazione, ed è un appunto critico nei riguardi della Giunta. Ci sembra che la specificità del problema del Frejus sia sfuggita anche al governo della Regione Piemonte. Ne abbiamo avuto le prove nel dibattito sugli ordini del giorno su questa materia in cui ad un nostro preciso ordine del giorno, che non voleva essere punitivo nei riguardi di altre importanti infrastrutture nel Piemonte, ma che voleva mettere in evidenza l'assoluta urgenza di dare una risposta ai problemi del collegamento per il Frejus, si è preferito fare un ordine del giorno che volendo accontentare tutti, di fatto non aveva incisività.
Mi associo alle parole di Revelli. La Regione Piemonte deve chiedere che, se il provvedimento non viene varato o z i alla Camera e se non vi sono garanzie che possa essere varato in tempi brevi al Senato, con il rischio anche di scioglimento delle Camere e quindi di rinvio a tempi lunghi, venga approvato un decreto legge. La straordinarietà del problema del Frejus, che noi non ci stanchiamo di denunciare, sin dal 1970, anche quando altri ritenevano di poter caricare i TIR che entravano al traforo del Frejus sui treni per portarli a Torino....



BONTEMPI Rinaldo

Sugli aerei!



BASTIANINI Attilio

Se è una battuta, va bene. Quando veniva detta allora non era una battuta, caro Bontempi! O il provvedimento passa oggi alla Camera, oppure tutte le forze politiche piemontesi chiedono un decreto legge su questa materia.
La specificità del problema del Frejus richiede questa impostazione.



PRESIDENTE

L'Assessore Cerutti propone che le forze politiche si associno all'invio di un telegramma al Governo e alla Commissione.
Si tratta di esaminare il testo di questo documento e di sottoporlo all'esame del Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione presentata dai Consiglieri Fassio Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente l'impiego di elicotteri di viticoltura.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

La bozza di regolamento predisposta su iniziativa dell'Amministrazione provinciale, con la quale ha collaborato anche un rappresentante della Magistratura di Asti, è stata vagliata dagli Assessori all'agricoltura e alla sanità anche in un confronto con le organizzazioni interessate, in particolare con il Consorzio per i trattamenti antiperonosporici.
Presenterò in Giunta la prossima settimana una proposta di deliberazione per l'autorizzazione dei programmi di intervento con i mezzi aerei, nella quale sono contenute alcune parti di quella bozza relativamente ai controlli, all'informazione e alle sanzioni.
Altre proposte dovranno essere assunte in tempi successivi. Non dimentichiamo che questa materia non è né di competenza regionale né di competenza del Ministero dell'Agricoltura, ma compete al Ministero della Sanità.
Il grave è che il Ministero della Sanità, che rivendica tale competenza, non è mai intervenuto con un decreto. Quanto alle questioni generale, fitobiologia, scelta dei prodotti, numero e periodo dei trattamenti, che sono invece di competenza del Servizio sperimentazione lotta fitosanitaria, abbiamo avviato una ricerca, in corso di completamento, che investe gli Assessori all'agricoltura, alla sanità all'ecologia, i ricercatori dell'Università di Bologna, di Torino e dell'ENPI.
Si cercherà di coinvolgere anche le U.S.L. di Asti e di Alessandria che sono maggiormente interessate a questa problematica.
Le limitazioni e le distanze di sicurezza proposte pare non possano essere accettate trattandosi di zone collinari. Soprattutto si agisce sui prodotti per ottenere l'autorizzazione e la garanzia da parte del Ministero della Sanità per una serie di prodotti che possono essere dati senza causare danno, per evitare le vicende incresciose degli anni passati vicende che hanno avuto risvolti di carattere giudiziario, i processi e le sentenze del Pretore di Nizza Monferrato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fassio.



FASSIO Luigia

L'Amministrazione provinciale di Asti si è preoccupata di questo grosso problema che ha molta incidenza sull'economia agricola astigiana.
Se non sbaglio l'Amministrazione provinciale ha mandato la bozza di regolamento nel mese di novembre e finalmente oggi l'Assessore Ferraris pressato dall'interpellanza presentata il 17/2/1982, risponde, tra l'altro in modo poco rassicurante. Gli stessi membri dei Consorzi non sono per nulla tranquillizzati da queste assicurazioni perché non si sa quali conseguenze avranno questi trattamenti in sede giudiziaria.
Inviterei gli Assessori all'agricoltura e alla sanità perch intervengano dando una regolamentazione al servizio che è indispensabile per la nostra agricoltura ma anche per gli abitanti e per le zone abitate.
La Regione quanto meno deve dare comunicazione all'Amministrazione provinciale di aver ricevuto quella bozza e di averla esaminata con gli esperti.
Pertanto invito gli Assessori competenti a rispondere all'Amministrazione provinciale di Asti.



PRESIDENTE

L'Assessore Ferraris risponde all'interpellanza presentata dal Consigliere Villa inerente la stazione sperimentale di risicoltura di Vercelli.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Al di là degli aspetti peculiari relativi a quella che ancora viene chiamata stazione sperimentale dei risicoltori di Vercelli, la questione riguarda tutti gli istituti o le ex stazioni sperimentali in agricoltura che furono soppressi dal famigerato decreto 13/8 del 23/11/1967, alla vigilia della costituzione delle Regioni. Se questi istituti fossero rimasti efficienti avrebbero potuto essere esaltati attraverso aiuti da parte delle Regioni. Con quel decreto, invece, in Piemonte si salv soltanto la ex stazione sperimentale di enologia, che divenne l'Istituto Sperimentale di Enologia con il quale abbiamo potuto condurre un'importante politica enologica per la Regione e per il Paese.
Questo non ha potuto avvenire per la stazione di nutrizione delle piante, per l'istituto di zootecnia, per quello della risicoltura per il quale vi era uno spazio pari a quello della viticoltura essendo la risicoltura una produzione fondamentalmente novarese, vercellese e in parte alessandrina.
Trasformata in sezione staccata, le migliori risorse di uomini sono andate al centro e quella istituzione, che aveva rilevanza di carattere internazionale, ha continuato a perdere peso ed importanza.
Questo problema è stato sollevato da me in più occasioni sia nel quadro della riforma del Consiglio Superiore del Ministero dell'Agricoltura sia nel contesto della riforma del MAF.
Abbiamo risollevato il problema il 14/9/1979, quando, nonostante questo declassamento, la Regione Piemonte è riuscita a coordinare le altre Regioni risicole, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Sardegna per avviare un'importante ricerca.
Il Comitato tecnico scientifico che segue la ricerca lamenta la pochezza della nostra ex stazione. Diventa però difficile fare di più.
Il 14/9/1979 nell'incontro con il Presidente dell'Istituto, da cui dipende l'ex stazione di risicoltura, ottenemmo alcuni impegni che poi non sono stati mantenuti.
Il problema è stato affrontato anche a seguito di un intervento dell'Accademia di Agricoltura dove abbiamo chiesto il ripristino dell'autonomia originaria.
Sarebbe opportuno che il Consiglio votasse un ordine del giorno dato che il problema è aperto essendo in discussione la riforma del Consiglio Superiore dell'Agricoltura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Sono lieto che vi sia convergenza di valutazione sull'esigenza di esperire tutte le possibilità che si prospetteranno per inserire questo istituto tra le nuove istituzioni che dovrebbero essere costituite presso il Ministero.
Sarei grato all'Assessore se vorrà darmi la risposta scritta e la documentazione sulle richieste all'Accademia dell'Agricoltura e sull'incontro del 14 settembre.
Accetto il suggerimento di predisporre un ordine del giorno del Consiglio regionale quale supporto all'azione che la Regione vorrà intraprendere per arrivare alla conclusione attesa.



PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Brizio, Cerchio Bergoglio, Petrini e all'interpellanza del Consigliere Paganelli inerenti l'inserto pubblicitario "La Regione Piemonte con i lavoratori delle fabbriche in crisi" apparso su "La Stampa" del 12/2/1982.
Risponde ad entrambe l'Assessore Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Assessore al lavoro

Nel rispondere alle vostre interrogazioni riguardanti l'inserto pubblicitario relativo alle assemblee nelle fabbriche in crisi, debbo anzitutto ricordare che tale iniziativa era stata decisa dalla Giunta ai sensi dell'art. 8 dello Statuto che recita: "La Regione Piemonte riconosce che presupposto della partecipazione è l'informazione sui programmi, le decisioni e gli atti di rilevanza regionale e cura a tal fine l'istituzione di mezzi e strumenti idonei.
La Regione da relazione periodica della sua attività, organizza conferenze con gli Enti locali, cura i contatti con gli organismi di azienda, di scuola, di comunità locali, secondo le norme e le modalità dello Statuto e del Regolamento".
L'inserto pubblicitario non aveva in alcun modo carattere propagandistico a meno che non si consideri propaganda il dire date ed orari di un'assemblea, informare sulla situazione di alcuni esempi emblematici della crisi industriale, il sottolineare che la Regione Piemonte nella sua globalità e in tutte le sue componenti istituzionali sta dalla parte degli operai che rischiano il posto di lavoro ed è disponibile a rafforzare con essi un legame di solidarietà orientato alla ricerca di modi accettabili per uscire dalla crisi.
Oltre a questo principio istituzionale e statutario vi è anche la considerazione già più volte svolta in Consiglio che ci pare opportuno che i cancelli delle fabbriche si aprano alle istituzioni non solo quando viene ammazzato qualche dirigente industriale e nemmeno quando gli operai sono costretti ad occupare la fabbrica perché vi è un fallimento. Forse è opportuno che l'art. 8 dello Statuto trovi i modi per raccordarsi con i lavoratori delle aziende anche in situazioni non così disperate.
Ove si accetti, come noi obiettivamente accettiamo, la necessità e il carattere informativo di quella inserzione, non appare sproporzionato l'onere di non oltre 4 milioni che la Giunta regionale regolerà con la società pubblicitaria, in ciò rinunciando alla compartecipazione del 30 pur disposta dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio.
Mi sia concesso ricordare a questo proposito il comportamento del quotidiano torinese che ha ripreso in larga parte i contenuti dell'iniziativa in apposito articolo di cronaca, in ciò confermandone il valore di informazione.
Va rilevato come non figurasse alcun nome di componenti della Giunta e del Consiglio e che l'inserto aveva lo scopo di annunciare che tutti gli organi della Regione erano presenti.
Il fatto che poi i caratteri tipografici fossero diversi non è stato stabilito dalla Giunta, essendo il testo predisposto dal nostro Servizio Stampa correttamente impostato con omogenea grandezza e qualità di carattere.
Per un malinteso l'Ufficio Stampa ha, ritenuto che la risposta all'interrogazione D.C. in merito all'inserto pubblicitario "La Regione Piemonte con i lavoratori delle fabbriche in crisi" fosse già stata fornita in Consiglio regionale.
Così non è stato, il funzionario dell'Ufficio Stampa ha ammesso l'errore e per il giornale "Il Sabato" cui era stata data la notizia è stata predisposta una lettera per scusare l'involontario disguido.
Il giudizio sulla vicenda non può che essere severo, come altrettanto severo è stato il richiamo all'Ufficio competente, affinché simili episodi non abbiano a ripetersi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Non si discute l'iniziativa che abbiamo valutato, discusso e alla quale siamo stati presenti. Non posso però manifestarmi soddisfatto della risposta dell'Assessore, perché vedo nel riflesso di un inserto pubblicitario un grosso pericolo: che non si vada verso l'informazione, ma verso la propaganda.
Prendo atto delle dichiarazioni di buona fede: che si tratta di un errore del proto che il testo è partito con l'identica grossezza di carattere. Però la diversa rilevanza del carattere per alcuni esponenti astrattamente indicati, poteva avvalorare la considerazione che si trattava più di una forma di propaganda che non di pubblicità.
D'altra parte i lavoratori erano abbondantemente informati dalle loro organizzazioni interne di quanto stava avvenendo.
Il secondo fatto si presta ad altre considerazioni. Innanzitutto una considerazione va fatta sul tono della risposta del funzionario. Gli esponenti politici possono fare della polemica e dell'ironia (che invece non ha fatto l'Assessore rispondendo all'interrogazione), ma i funzionari rappresentano l'istituzione e non devono confondersi con le ideologie politiche.
Il tono di quella lettera è ironico e cerca di riferirsi alle forze politiche.
Una gattina, che aveva molta fretta, fece i gattini ciechi: quel funzionario per avere avuto fretta di manifestare le proprie opinioni politiche ha fatto il gattino cieco. Non dico che ne è venuto fuori un falso, ma ne è venuta fuori una gaffe. Ci auguriamo che possa servire per il futuro perché la gaffe di quel solerte funzionario finisce di impoverire l'attività della Regione.
Io e la mia forza politica possiamo avere ed abbiamo notevoli e grossi contrasti con l'Assessore Sanlorenzo, tuttavia gli riconosciamo il suo impegno per gli interventi nei settori in crisi. Certo che l'immiserimento che è avvenuto su questa vicenda finisce di cadere anche sulle sue spalle.
Di questo ci doliamo.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta regionale Enrietti risponde all'interpellanza presentata dai Consiglieri Beltrami, Paganelli Bergoglio, Borando, Villa, Brizio, Devecchi, Sartoris, Martinetti, Cerchio Carletto e Petrini inerente l'erogazione di mutui concessi dalla Cassa Depositi e Prestiti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio i Consiglieri del Gruppo D.C., per aver sollevato questo problema delicato che merita un approfondimento ed un chiarimento da parte dell'Amministrazione.
Nel gennaio 1982 la Cassa Depositi e Prestiti scriveva alla Regione comunicando che da riscontri effettuati risultava che il Piemonte, nei decreti emessi di concessione e di contributo in annualità a favore di enti beneficiari, trascurava la dizione della "irrevocabilità del contributo medesimo" da corrispondere direttamente alla Cassa.
Nella stessa nota si invitava la Giunta regionale ad adottare nuovi decreti di rettifica ovvero di adottare un provvedimento in via di sanatoria generale a conferma che per i decreti già emessi, i contributi in annualità devono ritenersi corrisposti Cassa Depositi e Prestiti in modo irrevocabile, per la durata dell'ammortamento.
Occorre, d'altro canto, segnalare come la Regione Piemonte, sin dal 1973, in applicazione della legislazione statale allora vigente in materia di opere pubbliche, ha emesso decreti di concessione di contributi in annualità a favore dei Comuni senza l'esplicazione d ella irrevocabilità continuando in questa procedura anche dopo l'entrata in vigore della legge n. 28 del 1975.
Gli uffici regionali, non appena ricevuta la lettera di cui sopra hanno assunto contatti con l'istituto che ha aderito alla richiesta avanzata dalla Regione Piemonte di accettare i decreti regionali così come da sempre formulati, con l'impegno da parte dell'Amministrazione regionale di immediata adeguazione alla nuova formulazione richiesta.
Tale accordo è stato peraltro confermato in una lettera che la Cassa Depositi e Prestiti ha inviato alla Regione nel febbraio 1982, nella quale inoltre, si precisava come dall'1/7/1982 la Cassa sarà costretta a non ritenere idonei ai fini istruttori i decreti e i provvedimenti emessi in difformità ai richiamati principi.
E' necessario peraltro precisare che la richiesta di adeguamento alla Regione Piemonte è stata segnalata da esigenze tecniche dell'istituto connesse alla meccanizzazione dei servizi dello stesso.
La Giunta regionale ha pertanto impartito precise disposizioni agli uffici, affinché gli atti in seguito emessi rispettassero le richieste formulate dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Per quanto concerne l'entità dei Comuni che hanno subito ritardi nell'istruttoria nelle rispettive istanze per i motivi di cui sopra informo di aver personalmente richiesto, con lettera alla Direzione della Cassa Depositi e Prestiti, un particolareggiato elenco degli stessi (se ve ne fossero) peraltro già richiesti immediatamente dagli uffici, che mi impegno di fornire al Consiglio non appena ne sarò in possesso.
Tengo a precisare in questa sede che il problema riveste per la Giunta regionale un interesse prioritario e viene seguito dal sottoscritto direttamente. Mi riservo di aggiornare i signori Consiglieri circa gli ulteriori sviluppi della questione che - sono convinto - troverà una positiva soluzione nell'interesse dell'economia degli Enti locali e dell'intera Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Ringrazio il Presidente della Giunta per averci ringraziato di aver sollevato questo problema e lo ringrazio anche per la risposta che ha voluto cortesemente offrirci.
La nostra interpellanza partiva da un dato di fatto, la constatazione che una larga parte dei Comuni (la cui quantificazione ho richiesto nell'interpellanza e prendo atto che il Presidente della Regione si è riservato di darmene elenco non appena ricevuto dalla Cassa Depositi e Prestiti) era in attesa serafica e tranquilla che i mutui da loro richiesti alla Cassa Depositi e Prestiti potessero decollare, ma questo non avveniva perché da parte della Regione non era stata esplicitata la riserva a favore della Cassa Depositi e Prestiti.
Ho accennato ad una "immagine non apprezzabile all'esterno della Regione". Capisco che il Presidente, che è titolare di questa immagine abbia voluto avocare a sé questa risposta e di questo gli sono grato.
Non posso però convenire sul fatto che la Regione ha sempre fatto così e le pratiche andavano in porto. Non esistono due verità.
Le due verità sono state riprese solo in qualche commedia di Pirandello; di verità ce n'è una sola e deve essere ricercata ed emergere.
Ho comunicazione, ricercata a livello di Governo, per la quale tutti i decreti ministeriali, sia quelli emessi in forza delle varie leggi anteguerra, sia quelli emessi nel dopoguerra, contenevano la clausola della riserva di garanzia a favore della Cassa Depositi e Prestiti irrevocabilmente per tutta la durata dell'ammortamento. Quindi non ritengo possibile che la Cassa Depositi e Prestiti abbia potuto continuare nell'erogazione dal 1973 in avanti, senza che ci fosse stata questa esplicita riserva nel titolo.
Recentemente sono cominciati a pervenire dalla Regione Piemonte i provvedimenti senza tale impegno che hanno dato origine a rilievi da parte degli organi di controllo, talché la Cassa ha dovuto richiedere l'integrazione degli stessi per i mutui già concessi, sospendendone per altro l'erogabilità.
Il riferirsi alla meccanizzazione dei servizi e a quant'altro suona come perfezionamento di un rapporto per renderlo più scorrevole ed aperto tra la Cassa e la periferia, è un aspetto momentaneo, attuale, non appartenente al passato.
Quella circolare alla quale si riferiva era una circolare per la quale venivano ribadite le condizioni di accettabilità dei provvedimenti concessivi dei contributi, ponendo al 30 giugno prossimo venturo il termine di accettazione con riserva, dei provvedimenti emessi in maniera difforme.
A mio avviso, dalla risposta è emerso un dato certo: che l'unica Regione in Italia che è venuta meno a questo atto dovuto è la Regione Piemonte; che non è vero che la Regione Piemonte ha tenuto questo comportamento dal suo nascere sino ad oggi, ma che lo ha tenuto solo da poco tempo. In virtù di siffatto comportamento una larga parte di Comuni del Piemonte si è trovata spiazzata rispetto alle istanze e alle attese.
O c'è un'interpretazione elastica dell'interpellanza, oppure, se i termini sono quelli che ho ricordato, evidentemente la risposta non è calzante sull'interpellanza stessa e ne spiazza i termini.
Posso ammettere che ci possa essere stato un malinteso nell'informazione da parte degli uffici, magari a titolo di copertura di svarioni commessi. Insisto perché in tempi brevi possa questa risposta essere perfezionata conferendomi anche quei dati che ho richiesto: l'elenco dei Comuni interessati, l'importo dei mutui e i presumibili tempi del ritardo intervenuto.
Credo che in omaggio alla dea della verità dobbiamo dare una risposta che sia in sintonia con la realtà entro la quale si è trovata a muoversi una larga parte dei Comuni.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Ho già detto che informerò il Consiglio su tutti gli sviluppi della situazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

Infine, esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Marchiaro, Ariotti Ferrari e l'interrogazione dei. Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerenti la circolare dell'Ufficio Personale per ricerca di professionalità di due dipendenti da adibire a funzioni di pubbliche relazioni.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al personale.

Preliminarmente si fa osservare l'illegittimità formale dell'interrogazione dei Consiglieri Marchiaro, Ariotti e Ferrari interrogazione che ha preceduto la pubblicizzazione della circolare stessa e che lamenta contenuti non più esistenti nella ricerca di professionalità resa pubblica (data dell'interrogazione 19/3/1982 - data di spedizione della nota nella sua versione definitiva 22/3/1982).
Questa osservazione non è fatta agli interroganti, i quali, essendo venuti in possesso di una circolare dell'Assessorato, hanno esercitato il loro legittimo diritto di utilizzarla ai fini di un'interrogazione, quanto per osservare che è un metodo diffuso all'interno degli uffici regionali che i documenti, non ancora promulgati ufficialmente, escano dalle sedi della Giunta.
Non è pensabile che un'interrogazione venga presentata prima che un documento sia emanato e che lo stesso circoli prima che l'Assessorato lo emetta.
Se nel dibattito sul personale è stato da tutti i Gruppi affermato che l'Amministrazione deve considerare irrilevante la fede politica dei dipendenti, va detto che anche il comportamento dei dipendenti regionali deve rispondere esclusivamente ai doveri sanciti dalle leggi, tra cui primario quello della fedeltà e della riservatezza.
Se errori sono stati commessi è giusto che siano condannati, ma non è certo con la divulgazione di documenti, ancor prima che essi vengano diffusi, che questo metodo può essere perseguito.
Ho ritenuto opportuno fare prima questa precisazione di metodo, perch anche questo è elemento, seppure non evidenziato dagli interroganti, da considerare attentamente, anche perché nell'Ufficio Personale esistono documenti di carattere riservato; proprio a tutela dell'interesse dei dipendenti che li producono deve essere garantita l'impermeabilità dell'ufficio stesso, fermo restando che tutto l'operato dell'Assessorato è sottoposto, come una casa di vetro, alla valutazione politica dei Consiglieri.
Non vorrei che l'attenzione portata al problema di metodo possa far pensare che io non voglia rispondere nella sostanza all'interrogazione: ho ritenuto opportuno, prima di rispondere all'interrogazione, far presente questo fatto.
Per quanto concerne il contenuto dell'interrogazione, dividerò la risposta in tre parti: la prima riguarda l'aspetto giuridico, la seconda riguarda alcune considerazioni di carattere generale, la terza concerne la politica del personale.
Per quanto riguarda l'aspetto giuridico, che costituisce l'oggetto dell'interrogazione dei Consiglieri Marchiaro, Ariotti e Ferrari, con un taglio più sociologico che giuridico, e quella dei Consiglieri Bastianini Marchini e Turbiglio si fa osservare che il punto essenziale di entrambe pare essere una presunta violazione del primo comma dell'art. 3 della legge n. 903 del 9/12/1977; a questo proposito si osserva come, in verità, la ratio di tale legge - com'è noto - così come si desume anche dai commenti della migliore dottrina (cf.r. Prof. T. Tren "Le nuove leggi civili commentate" n. 3 Padova 1978 - pag. 786 e seguenti) sia, da un lato, il far sì che alla donna non venga inibito, per questioni relative al proprio sesso, l'accesso al mercato del lavoro. Dall'altro fornire alla donna, già occupata, le medesime possibilità di progressione di carriera che in precedenza venivano concesse preferibilmente agli uomini.
Alla luce di quanto suesposto pare quindi evidente come nel caso in esame non sussistano dubbi che la circolare oggetto dell'interrogazione non violi in alcun modo la legge citata.
Per scrupolo si ricorda comunque come la stessa legge n. 903/1977 non sia così tassativa dall'escludere la possibilità da parte del datore di lavoro di attribuire una determinata mansione lavorativa ad un lavoratore appartenente ad un sesso anziché all'altro "quando ciò sia essenziale alla natura del lavoro o della prestazione".
Seconda doglianza inerisce i livelli funzionali ricercati a questo proposito; si precisa come tali livelli corrispondano alle qualifiche funzionali di livello di cui alle declaratorie previste dalla legge 74/1979.
Le funzioni individuate dalla circolare di cui si argomenta, infatti rivestono carattere sia amministrativo che di pubbliche relazioni ed, in ogni caso, richiedono, come la nota stessa ribadisce, da una parte una buona cultura generale di base e della macchina organizzativa dell'Amministrazione regionale, riscontrabile perlomeno in soggetti in possesso del diploma di scuola media superiore, dall'altra una certa capacità organizzativa caratteristica del VI livello.
Vorrei entrare adesso in alcune considerazioni di carattere più generale relativamente a due aspetti oggetto dell'interrogazione: il fatto che la circolare richiedesse il sesso femminile, la buona presenza (espressione che, oltretutto, é, dal punto di vista grammaticale discutibile).
Per quanto riguarda la scelta del sesso femminile non vi è dubbio che anche all'interno delle correnti del femminismo più spinte, esistono diversi atteggiamenti rispetto ad un problema così complesso. Infatti esistono oggettivamente delle differenze storico-culturali, ma anche fisiche sul ruolo lavorativo dei due sessi.
Se da un lato queste differenze sono conseguenza della cosiddetta repressione maschilista, dall'altro sono un portato di differenze obiettive esistenti tra i due sessi.
Può, ad esempio, essere ritenuto che sia solo per effetto di una concezione maschilista che la storia sia così scarsamente popolata di eroine (tanto da consentire all'abile marketing nazionale della Francia di sfruttare il mito di Giovanna d'Arco o quello dell'eroina di Dien Bieh Phu citata dal generale Giap) o, viceversa, che la letteratura poetica abbia nelle donne il suo punto di riferimento culturale.
Una corrente di femminismo oggi esistente, forse più realisticamente fa considerazioni sul ruolo della donna nella società moderna.
Mi riferisco, in particolare, alle opere della sociologa Laura Balbo nota sicuramente alle interroganti, in cui si individuano spazi notevoli di espansione della professionalità della donna nell'ambito dei servizi rilevando come da un lato questa scelta sia consona ad alcune caratteristiche femminili e dall'altro consenta, in una società che sviluppa sempre più il concetto di centralità dei servizi, ampi spazi di sviluppo di tipo professionale.
Certo, questa concezione va colta in positivo perché nulla ha a che vedere l'attività di servizio con gli atteggiamenti servili o con le posizioni subordinate.
D'altronde, basti ricordare che anche nella nostra società alcuni ruoli vengono prescelti automaticamente dagli stessi interessati: è sufficiente vedere il tasso di frequenza alle scuole, ad esempio, per segretarie di azienda o per servizi sociali, per rendersi conto come vi siano, anche da parte delle persone, delle prescelte relativamente alle professioni maggiormente ritenute adatte ai singoli ruoli.
Si potrebbero d'altronde portare parecchi esempi in cui l'impiego femminile, in particolare nel settore dei servizi, non ha caratteristiche subalterne. Pensiamo alla differenza che esiste fra il ruolo di una dattilografa o di una segretaria (che costituisce uno dei ruoli in cui più spesso viene impiegato personale femminile) e il ruolo dell'assistente sociale, in cui il rapporto di dipendenza viene ribaltato ed in cui il rapporto esistente ha caratteristiche di tipo diverso.
Vorrei concludere tornando al tema oggetto di interrogazione.
Se l'interrogazione intendeva dimostrare violazione di legge, credo sia stato dimostrato che tale violazione non esiste. Se l'interrogazione intendeva dimostrare che all'interno dell'Assessorato al personale esiste una concezione maschilista, mi permetto di ricordare che è l'unico Assessorato che ha nominato coordinatore una donna e che ha come capi servizio delle donne.
Non c'é miglior prova di questa che non è stata fatta nessuna discriminazione all'interno dell'Assessorato.
Se le interrogazioni volevano mettere in luce il dubbio gusto di alcuni aspetti della circolare ed, in particolare, l'aspetto della buona presenza oltretutto espressione non corrente, oppure l'ingenuità di alcune frasi non vi è dubbio che le interrogazioni sono state opportune anche se, per ironia della sorte, queste circolari sono passate più in mani femminili che in mani maschili: l'Assessore si è infatti limitato ad apporre la firma anche se assume la sua parte di "culpa in vigilando", non avendo prestato la dovuta attenzione al momento di apporre la firma; d'altronde sono circa 300 le firme ogni giorno portate all'Assessorato.
Poiché ritengo che la circolare sia discutibile soprattutto sul piano del buon gusto e sul piano della forma, ritengo opportuno che gli uffici del personale procedano ad una revisione della circolare stessa in modo da redigerla in termini non offensivi per nessuno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchiaro.



MARCHIARO Maria Laura

La prima osservazione si riferisce alla questione formale posta dall'Assessore. Indubbiamente posso dispiacermi anch'io che dagli uffici della Giunta escano in modo misterioso notizie che non devono uscire. Per devo anche dire che un Consigliere regionale che riceve da un funzionario della Regione un atto firmato dall'Assessore, datato, protocollato deve presumere che sia un atto ufficiale. La circolare ha avuto due versioni comunque la seconda versione non attenua per nulla il problema, ma devo anche ribadire che la prima versione era data, firmata, protocollata.
L'Assessore non ha tuttavia contato troppo su questa scappatoia formale e ha invece dato alla questione il giusto rilievo rispondendo adeguatamente.
Devo però sottolineare due cose. Intanto mi dispiace che quando si affrontano questioni di questo genere si suppone che ci sia da una parte il femminismo e dall'altra tutto un coacervo di benpensanti. Credo, invece che questioni come questa dovrebbero investire aree molto più vaste e debbano entrare largamente negli atteggiamenti e nei comportamenti di chi pensa di essere progressista.
L'osservazione di merito giuridico che ha posto l'Assessore non mi ha troppo convinta. C'é una legge, costata anni di lotta alle donne, che parla molto chiaro. E questa legge vieta di discriminare fra uomini e donne per quanto riguarda mansioni e professionalità.
Vorrei però riferirmi alle questioni generali che dottamente l'Assessore ha affrontato. Non appartengo, per cultura, per vicende personali, anche per adesione ad un partito come il Partito Comunista, a quella categoria di persone che credono nell'antagonismo fra i sessi come unica possibilità di affermazione dell'identità femminile. Sono, semmai per sottolineare, anche nel lavoro, alcune caratteristiche che sono proprie dell'identità femminile. Caratteri di costanza, di equilibrio, di intuizione che caratterizzano largamente la professionalità delle donne.
Ma il merito della circolare è un altro: è la combinazione sesso femminile con buona presenza. E' qui che non stanno insieme e non convincono le affermazioni dell'Assessore Testa. Non si tratta, infatti soltanto di una questione di gusto, ma di ben altro.
Che cosa mi preme sottolineare nel dichiararmi soddisfatta della risposta dell'Assessore? Che questa circolare viene sostanzialmente disattivata e sostituita da un'altra profondamente modificata e che da una discussione come questa derivi un'assunzione di responsabilità complessiva da parte degli uomini e delle donne perché cose che sono sancite da leggi siano profondamente radicate nei comportamenti e diventino fatti reali anche nel lavoro di un'amministrazione pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

La storia delle Nazioni è piena di importanti statisti la cui carriera è stata troncata da un'eccessiva, pur se comprensibile, attenzione alla bella presenza.
Nel caso dell'Assessore Testa, non mi sembra che, trattandosi di un comportamento da circolare, vi siano gli estremi del caso.
A parte l'introduzione scherzosa, rimane la gravità del caso. Non ci dichiariamo soddisfatti del complesso delle dichiarazioni dell'Assessore Testa.
Abbiamo apprezzato il riconoscimento della caduta di gusto di alcune parti della circolare, oggetto dell'interrogazione, ma a parte questo riferimento e la certezza che l'Assessore non si limita a firmare, ma legge anche quello che firma, due aspetti della sua risposta ci lasciano ancora insoddisfatti.
Le motivazioni giuridiche. Continuiamo ad essere convinti che nello spirito di quella circolare vi sia una sostanziale violazione di legge e saremmo anzi lieti se potessimo approfondire questo aspetto per renderci più convinti delle ragioni dell'Assessore o per essere noi a convincere l'Assessore delle nostre buone ragioni.
Anche le motivazioni di fondo di ordine funzionale, che l'Assessore ha portato, risuonano ancora di un'interpretazione del ruolo della donna sul mercato del lavoro che è un ruolo riduttivo rispetto alle conquiste che la società ha fatto su questa materia.
Questa tradizionale specializzazione dei sessi per ruolo e funzione, a mio avviso, risuona ancora di un'impostazione dei rapporti tra i due sessi che é, a nostro avviso, superata.
Vorrei assicurare l'Assessore Testa, nel ribadire questa nostra insoddisfazione, che non vi è nulla di personale in questa interrogazione vi è solo la convinzione che si debba tutti insieme fare uno sforzo per superare queste concezioni che portano di fatto ad una separatezza sul mondo del lavoro e vi è inoltre (ho iniziato con ironia e finisco con altrettanta ironia) un problema di simmetria. Temo un giorno un bando di concorso che, anche per gli uomini, ponga magari, con motivazioni analoghe a quelle sostenute da Testa, problemi di buona presenza ed allora avrei timore di restare disoccupato!



PRESIDENTE

Le interrogazioni ed interpellanze sono così terminate.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Ariotti, Carazzoni, Penasso e Turbiglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 201: "Modifica ed integrazione alle legge sull'Albo professionale degli Imprenditoris zgricoli a titolo principale", presentato dai Consiglieri Viglione, Ferro, Gastaldi, Mignone ed Acotto in data 2 aprile 1982 N. 202: "Costituzione di micro-comunità aziendali per anziani attivi" presentato dal Consigliere Carazzoni in data 5 aprile 1982.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 5 marzo 1982: "Modifiche alla legge regionale 11/8/1973 n. 17 concernente Delimitazione delle zone montane omogenee.
Costituzione e funzionamento delle Comunità montane' ".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 29/3/1982 - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento: Resistenza

e) Approvazione attività 1981 del Comitato della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana


PRESIDENTE

Comunico, infine, che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio ha approvato in data 23 marzo scorso l'attività 1981 del Comitato della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, la cui relazione è a disposizione dei signori Consiglieri.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Enrietti per una breve comunicazione.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Venerdì scorso è stata posta la firma sul protocollo d'intesa sottoscritto a Marsiglia presenti le delegazioni delle Regioni Piemonte Liguria, Lombardia, Provence Alpes Cote d'Azur e Rhone Alpes, il Cantone Vallese, Ginevra e Vaud. Era assente la Regione Valle d'Aosta il cui Presidente mi ha comunicato in questi giorni che sottoscrive il documento.
Il Cantone di Ginevra si riserva di fare approvare il protocollo dal suo Governo. La Regione Rhone Alpes si riserva di firmarlo non appena sarà insediato il suo nuovo Presidente.
Presidente della Comunità di lavoro dei Cantoni e delle Regioni delle Alpi occidentali è stato nominato il Presidente della Regione Piemonte.
La carica di Presidente passerà poi alla Svizzera e quindi alla Francia.
Vicepresidenti sono nominati il Presidente della Regione Provence Alpes Cote d'Azur e il Presidente del Cantone Vaud.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Ringrazio il Presidente Enrietti per la comunicazione, della quale peraltro avevamo già avuto ampia informazione dalle notizie giornalistiche.
A nome della Consulta Europea debbo fare alcune puntualizzazioni sull'iniziativa che naturalmente assume grande rilievo ed interesse politico in una dimensione che non può essere solo considerata dal punto di vista geografico e territoriale, ma in una, dimensione politica e di prospettiva rispetto alle iniziative che potranno seguire.
Le organizzazioni che fanno parte della Consulta Europea avevano sollecitato questa iniziativa, quindi non possiamo non compiacerci con il Presidente Enrietti per avere concluso la prima fase di raccordo.
La tradizione di iniziative di questo tipo parte molto da lontano per i federalisti, dai problemi dei gemellaggi ai problemi degli incontri tra le organizzazioni, auspici a volte le assemblee elettive e le strutture istituzionali quando queste sono costituite nelle realtà nazionali e in grado di poter dare un apporto.
La Consulta, sollecitando alcuni mesi fa queste iniziative, aveva richiesto al Presidente di trovare il modo di coinvolgere le assemblee elettive. Mi permetto oggi di riprendere questa richiesta e raccomando al Presidente e ai Vicepresidenti, qualora il Presidente si facesse carico di comunicazione tale posizione anche ai Vicepresidenti, di valutarne l'opportunità e la necessità oltre alle forme attraverso le quali la richiesta possa trovare un risvolto.
Credo che ad una tale proposta promanata all'interno della Consulta Europea possano associarsi le forze politiche.
Ho ritenuto di dovermene fare carico e di esporla in occasione di queste comunicazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

L'azione da lei condotta, signor Presidente, mi pare sia conforme ai risultati ottenuti anche al recente dibattito che abbiamo avuto in Consiglio regionale.
Gli auspici e le richieste che solleva il Consigliere Picco a nome della Consulta Europea credo debbano essere attentamente valutati. Faccio questa considerazione per due ragioni, in tanto perché potrebbe scaturire una collaborazione in forme nuove, ossia non attraverso i tradizionali punti di incontro o gemellaggi che hanno caratterizzato per lungo tempo l'incontro tra i Comuni, ma trattandosi di entità territoriali di governo così grandi, forse possono portare ad attività di tipo diverso, penso, per esempio, ad attività di collaborazione finanziaria diretta, al di là dei rapporti tra gli Stati. E' auspicabile una diversa incisività sui finanziamenti CEE, sulla collaborazione con il Parlamento Europeo in un rapporto informale con la Commissione CEE di Bruxelles che ci permetterebbe di dare vita a fatti del tutto nuovi.
C'è un problema di risorse generali dell'Europa che, se vale il discorso di ribaltare a sud lo sviluppo, pur tenendo conto della crisi generale, dovrebbe essere affrontato in forme snelle.
Inoltre c'è un fine più generale che è quello comunque dell'integrazione CEE, secondo le linee che sono patrimonio di tutte le forze democratiche italiane e che ha bisogno di fare dei passi avanti.
Penso che l'esperienza delle Regioni, quella italiana che ormai è decennale e quella delle Regioni francesi che acquisiranno tra poco un consimile potere legislativo, possa essere di grande utilità nella redazione delle leggi nazionali e delle normative della CEE. A questo compito culturale e pratico non dovremmo rinunciare di modo che nell'arco di un tempo non molto lungo tale collaborazione produca effetti strutturali in grado di modificare gli assetti territoriali e di potere nel senso più alto del termine all'interno della comunità.



PRESIDENTE

La parola ancora al Presidente della Giunta.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Intervengo per leggere il testo del telegramma da inviare immediatamente al Presidente della Commissione Lavori Pubblici, al Ministro dei Lavori Pubblici e al Presidente della Camera dei Deputati: "Il Consiglio regionale del Piemonte riunito il 7 aprile 1982, a conoscenza accordo raggiunto in Comitato ristretto Commissione LL.PP., fra tutte le forze politiche, unanime sollecita la Commissione stessa convocata in data odierna per approvazione sede legislativa e articoli legge concernente viabilità Frejus e completamenti autostradali per non dilazionare ulteriormente approvazione e rispetto trattati internazionali esigenze drammatiche economia piemontese, aspettative popolazioni".


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame progetto di legge n. 195: "Inquadramento nel ruolo regionale del personale proveniente dallo Stato, dagli enti ospedalieri e dagli enti disciolti di cui al D.P.R. 24/7/1977, n. 616 e alle leggi 17/8/1974, n. 386, 29/6/1977, n. 349, 23/12/1978, n. 833"


PRESIDENTE

Nella riunione dei Capigruppo di ieri c'è stata l'intesa sullo spostamento momentaneo dell'esame del punto quarto all'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti in aula.
Passiamo pertanto al punto settimo all'ordine del giorno che reca: eame progetto di legge n. 195: "Inquadramento nel ruolo regionale del personale proveniente dallo Stato, dagli enti ospedalieri e dagli enti disciolti di cui al D.P.R. 24/7/1977, n. 616 e alle leggi 17/8/1974, n. 386, 29/6/1977 n. 349, 23/12/1978, n. 833".
La parola al relatore, Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto, relatore

L'inquadramento del personale proveniente dallo Stato, dagli enti pubblici disciolti, o privatizzati, e dalle Amministrazioni ospedaliere, a seguito del trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle relative funzioni, è una realtà che da tempo deve essere affrontata e che solo la necessità di stabilire criteri omogenei di inquadramento per tutte le Regioni ha dilazionato fino ad ora.
A questo inquadramento provvede il disegno di legge in esame, sulla base dell'intesa siglata in sede nazionale dai Rappresentanti delle Regioni, dell'ANCI, delle organizzazioni sindacali di categoria e del Governo. Esso viene proposto dalla Giunta in un testo modificato rispetto al precedente, che era stato redatto sulla base di un'ipotesi di accordo cui il Governo non aveva voluto aderire; l'attuale testo da un lato tiene conto degli aspetti migliorativi, previsti dall'intesa recentemente siglata, rispetto alla precedente ipotesi di accordo, dall'altro tende all'omogeneità con i provvedimenti legislativi delle altre Regioni, onde assicurare la sopra citata uniformità ed omogeneità dei criteri d'inquadramento. Uno degli aspetti innovativi dell'attuale intesa nazionale è rappresentato dall'inserimento nella tabella di equiparazione delle qualifiche relative al personale proveniente dagli enti ospedalieri.
Si tratta dell'inquadramento di personale che già da qualche anno presta servizio in Regione e per il quale la definizione della relativa posizione giuridica ed economica si è resa indilazionabile. Il principio a cui si ispira l'intesa nazionale è quello di assicurare ai lavoratori provenienti dagli enti disciolti, o privatizzati, dalle Amministrazioni ospedaliere e dall'Amministrazione dello Stato, la parificazione di trattamento con i lavoratori degli enti di destinazione. Questa parità di trattamento è assicurata dalla tabella di equiparazione fra i vari ordinamenti, che è allegata al provvedimento in esame.
L'accoglimento, in questo provvedimento, dei principi affermati nell'accordo sindacale, ne costituisce la garanzia di legittimità, anche se l'applicazione di alcuni criteri integrativi del principio generale dell'equiparazione, contenuti nell'accordo stesso, potrebbero sembrare più una difesa di interessi corporativi che non l'applicazione di una normativa relativa al pubblico impiego.
Il disegno di legge in esame riguarda l'inquadramento del personale comandato in Regione, ai sensi delle leggi 386/74, 349/77 e 833/78, che ne faccia espressa richiesta entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, nonché il personale di ruolo e non di ruolo proveniente: dall'Amministrazione statale a norma del D.P.R. n. 616/77 dagli enti di cui alla tabella B, allegata al D.P.R. n. 616/77 in attuazione della legge regionale n. 19/79 dai Consorzi provinciali per l'istruzione tecnica, soppressi con legge regionale n. 18/78 dall'Azienda Autonoma Studi ed Assistenza alla Montagna della Camera di Commercio di Cuneo soppressa con legge regionale n. 17/78 dalle opere universitarie, in attuazione della legge regionale n. 19/79.
Ai fini della determinazione della posizione giuridica ed economica l'inquadramento decorre dalla data del 1 febbraio 1981, ossia dalla data in cui sono entrati a regime i contratti nazionali dei dipendenti regionali.
Fa eccezione il personale proveniente dagli Istituti mutualistici di cui alla legge n. 441/80 che è inquadrato, ai soli fini giuridici, con effetto dal 1 gennaio 1980. Non a tutte le categorie trasferite viene per applicato il contratto nazionale del personale regionale: il personale degli enti pubblici usufruisce, ad esempio, dei vantaggi derivanti dal D.P.R. 509/79, per cui la posizione economica di questo personale è determinato dallo stipendio in godimento al 31/1/1981, comprensivo di scatti e classi acquisite, ed eventuali assegni personali pensionabili anche il maturato in itinere viene calcolato secondo le norme dell'ordinamento di provenienza sempre con riferimento alla data del 31/1/1981.
La posizione economica del personale statale è invece determinata dallo stipendio in godimento al 31/1/1981, conseguente all'applicazione degli effetti economici del rinnovo contrattuale di provenienza, per il periodo 1/1/1979 - 31/1/1981 nonché, per la determinazione del maturato economico dai miglioramenti economici decorrenti dall'1/2/1981, compresi quelli da erogare nel 1982, previsti dal contratto nazionale di provenienza. Lo stesso dicasi per il personale degli enti soppressi il cui ordinamento prevedeva l'applicabilità del trattamento economico dei dipendenti civili dello Stato, al quale si applicano i benefici economici contrattuali relativi a tale personale sino al 1 febbraio 1981; solo ai dipendenti degli enti soppressi privi di sviluppi contrattuali per il triennio 1979/81, si attribuiscono i benefici economici derivanti dai contratti nazionali dei dipendenti regionali, sia ai fini della determinazione della posizione economica all'1/2/1981, che per le competenze relative ai precedenti periodi di vuoto contrattuale.
In questa molteplicità di trattamenti, conseguenti all'applicazione di diverse normative contrattuali, risponde ad un principio di equità l'affermazione che i lavoratori di che trattasi non possono usufruire contemporaneamente dei benefici derivanti dall'applicazione del contratto dell'ente di provenienza e di quello dell'ente di destinazione per lo stesso periodo. Ai fini della parità di trattamento con il personale regionale, a tutto il personale trasferito, viene riconosciuto, con riferimento alla data del 1 febbraio 1981, la progressione economica prevista dalla legge regionale n. 5/81.
La posizione giuridica del personale trasferito è determinata da una norma di carattere generale, in base alla quale il personale è inquadrato nel ruolo regionale in conformità alla tabella di corrispondenza allegata con riferimento alla posizione giuridica rivestita al 31/1/1981. Questa norma generale viene però modificata con l'applicazione, ai soli fini del primo inquadramento, di alcuni criteri integrativi, previsti dallo stesso accordo sindacale nazionale, che potranno determinare collocazioni anche in soprannumero in alcuni livelli. Questi criteri integrativi consistono, in via generale, nell'applicazione, con riferimento alla data dell'1/2/1981 dell'art. 44 della legge regionale 74/79, che prevede il triennio dinamico per il passaggio dal VI al VII livello, e dall'art. 48 della stessa legge che prevede il concorso per soli titoli per il passaggio dal III al IV livello, dal IV al V livello e dal V al VI livello, per il personale con otto anni di anzianità nel livello.
La normativa regionale non si applica invece al personale proveniente dallo Stato che abbia già goduto di un passaggio di qualifica appartenente a carriera superiore, in base all'ordinamento di provenienza; che abbia già usufruito dei benefici di scorrimento di livello di cui all'art. 4, quarto comma, della legge 312/80, o che avendone diritto all'applicazione e non avendone ancora usufruito, debba essere collocato al livello immediatamente superiore a quello di primo inquadramento, al maturare delle anzianità previste dal citato art. 4 della legge n. 312/80. L'accordo sindacale nazionale prevede poi una serie di scorrimenti di livello, per qualifiche ben definite, che automaticamente annullano l'applicazione di quei criteri integrativi e determinano una diversa collocazione nelle qualifiche in sede di primo inquadramento.
In ogni caso, con o senza l'applicazione dei criteri integrativi, si vengono ad attuare passaggi di qualifica e scorrimenti di livello che, ai non esperti di questi problemi, possono configurare posizioni di privilegio o di difesa di interessi corporativi delle s categorie interessate; in realtà essi contribuiscono ad attuare un inquadramento più razionale ed adeguato alla realtà esistente dell'organizzazione del personale dipendente dalle Regioni. Contribuisce, peraltro, ad eliminare ogni sospetto in merito, l'affermazione del principio che l'applicazione delle suddette norme transitorie non può in alcun caso comportare l'attribuzione di più di un passaggio di livello, rispetto alla posizione di provenienza. La continuità del trattamento assistenziale, previdenziale e di quiescenza è assicurata poi dal provvedimento in esame, con l'iscrizione di detto personale alle competenti gestioni per le assicurazioni sociali obbligatorie, INADEL e CPDEL.
L'inquadramento del personale di che trattasi determina un ampliamento della pianta organica della Regione di 242 unità e porta la dotazione organica complessiva a 3.520 unità; naturalmente anche le dotazioni organiche dei singoli livelli subiranno delle variazioni, nella misura prevista dall'art. 7 del disegno di legge.
In realtà i trasferimenti di personale alla Regione Piemonte hanno riguardato un numero maggiore di unità, parte delle quali, però, sono state immesse nei ruoli regionali a ricoprire posti vacanti della pianta organica, per cui ne risulta un aumento complessivo di organico inferiore all'effettivo numero dei trasferimenti.
Infatti, per quanto riferito dall'Ufficio Personale i trasferimenti di cui si tratta nel disegno di legge in esame ammontano a 344 unità mentre l'incremento complessivo subito dall'organico è soltanto di 242 unità.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'adozione di questo provvedimento legislativo è un atto dovuto ad una parte considerevole di personale che da anni presta la propria attività in Regione ed è destinato ad eliminare in parte quel clima di incertezze e di aspettative che troppo spesso si riflette negativamente sulla produttività ed efficienza dell'attività regionale. La I Commissione ha vagliato tutti questi aspetti ed avendo constatato anche il completo recepimento, nel disegno di legge in esame, dell'accordo sindacale stipulato in sede nazionale, ne suggerisce l'approvazione da parte di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto.



CARLETTO Mario

Il Gruppo D.C., ha accolto questo disegno di legge con molto interesse avendolo sollecitato durante il dibattito sui problemi del personale. Esso risolve un problema annoso, quindi il nostro voto sarà favorevole anche se le modalità di inserimento del personale nell'organico regionale non ci vedono completamente d'accordo.
La pianta organica arriva al totale di 3.520 unità, il che ci vede molto preoccupati perché riteniamo che, come affermava l'Assessore in occasione di quel dibattito, si debbano recuperare tutte le sacche di inefficienza, che purtroppo dobbiamo registrare non per incapacità del singolo dipendente, ma per lo scarso funzionamento delle strutture regionali e che prima di aumentare l'organico regionale si debba effettuare una limatura in tutte le situazioni che esigono un attento esame ed una soluzione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "La presente legge disciplina l'inquadramento nel ruolo unico regionale del personale comandato alla Regione ai sensi della legge 17/8/1974, n.
386, della legge 29/6/1977, n. 349, della legge 23/12/1978, n. 833 e relative leggi regionali di attuazione, in servizio presso gli uffici regionali alla data di entrata in vigore della presente legge, che ne faccia espressa richiesta entro 30 giorni dall'entrata in vigore della medesima.
Le domande di cui al primo comma dovranno essere presentate al Presidente della Giunta regionale mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento.
Il personale che non richieda l'inquadramento nel ruolo unico regionale è iscritto nei ruoli nominativi regionali del personale del servizio sanitario nazionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La presente legge disciplina altresì l'inquadramento del personale di ruolo e non di ruolo proveniente: dall'Amministrazione statale, a norma del D.P.R. 24/7/1977, n. 616 dagli enti di cui alla tabella 'B' allegata al D.P.R. medesimo, assegnato definitivamente agli uffici regionali in attuazione della legge regionale 24/4/1979, n. 19 dai Consorzi Provinciali per l'Istruzione Tecnica soppressi con legge regionale 6/4/1978, n. 18 dall'Azienda Autonoma Studi ed Assistenza alla Montagna della Camera di Commercio I.A., e A. di Cuneo, soppressa con legge regionale 6/4/1978, n.
17 dalle opere universitarie ed assegnato agli uffici regionali ai sensi della legge regionale 24/4/1979, n. 19, con deliberazione della Giunta regionale n. 104-14326 del 16/3/1982".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "L'inquadramento del personale indicato ai precedenti artt. 1 e 2 è disposto con deliberazione della Giunta regionale, nel termine di 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
L'attribuzione del livello di inquadramento e l'applicazione dell'ordinamento giuridico ed economico del personale dell'ente di destinazione hanno effetto dal 1 febbraio 1981, salvo quanto specificatamente previsto dalla presente legge.
Per i dipendenti degli enti soppressi il periodo di servizio presso la Regione nonché quello prestato presso l'Amministrazione di provenienza anteriormente alla data del 1 febbraio 1981, è considerato come servizio prestato alle dipendenze organiche della Regione, ai soli fini dell'ammissione ai concorsi e nella posizione corrispondente dell'allegato tabella.
Il personale di cui all'art. 5 della legge 8/8/1980, n. 441, è inquadrato ai soli fini giuridici, con effetto dal 1 gennaio 1981, fermo restando tutto quanto specificatamente previsto dalla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Il personale è inquadrato nel ruolo regionale in conformità dell'allegata tabella (all. 1) di corrispondenza, sulla base della posizione giuridica rivestita il 31 gennaio 1981; sono fatte salve le modifiche sopravvenute in base ad atti formali, ove queste retroagiscano i propri effetti anteriormente ad esse.
Ai soli fini del primo inquadramento del personale di cui alla presente legge, si applicano inoltre i seguenti criteri integrativi: a) per il personale da inquadrare nel ruolo della Regione trovano applicazione, anche attraverso la collocazione in soprannumero, le seguenti norme: art. 44 della legge regionale 17/12/1979, n. 74 (con riferimento alla data del 1 febbraio 1981), art. 48 della legge regionale 17/12/1979 n. 74, ferme restando tutte le condizioni e le modalità previste dalle norme medesime. Le disposizioni di cui sopra non si applicano al personale che usufruisce della normativa di cui alla successiva lettera c) e a quello, che proveniente dallo Stato: abbia goduto di un passaggio di posizione tale da essere inquadrato in qualifica corrispondente a carriera superiore a quella di appartenenza in base al vecchio ordinamento di provenienza abbia fruito dei benefici di scorrimento di livello di cui all'art. 4 quarto comma, della legge n. 312/1980 b) il personale cui, in forza dell'art. 4 della legge n. 312/1980, sono applicabili gli scorrimenti di livello previsti dalla normativa medesima, è collocato al livello immediatamente superiore a quello conseguito in sede di primo inquadramento, al maturare delle anzianità previste dal citato art. 4, ove non abbia usufruito di quanto previsto al precedente punto a) c) i dipendenti con qualifica di commesso vengono inquadrati nel III livello, al compimento di otto anni di anzianità di servizio, al 30/9/1978.
I dipendenti con qualifica di assistente coordinatore, assistente tecnico coordinatore e seconda qualifica professionale con coordinamento, vengono inquadrati nel VI livello della Regione. I dipendenti con qualifica di collaboratore coordinatore in possesso al 31/12/1979 di dieci anni di anzianità nella qualifica di collaboratore e della laurea, nonché i dipendenti con la qualifica di direttore aggiunto di divisione in possesso al 31/12/1979 di anni nove e mesi sei di anzianità nella carriera direttiva e della laurea, vengo no inquadrati nel livello immediatamente superiore a quello previsto dalla tabella d) l'applicazione delle predette norme transitorie non può in alcun caso comportare l'attribuzione di più di un passaggio di livello rispetto alla posizione di provenienza e) ai fini economici l'attribuzione del livello superiore è effettuato sulla base del maturato, anche in itinere, spettante alla data di attribuzione del livello, con esclusione della corresponsione della differenza di livello f) per il personale delle opere universitarie trovano applicazione i criteri previsti dalla presente intesa, evitando comunque il cumulo dei benefici determinati dalle predette norme transitorie con gli effetti del reinquadramento per mansioni attuato nell'ambito delle opere g) per quanto riguarda il personale da inquadrare, che rivesta nell'ordinamento di provenienza qualifiche non espressamente previste nella tabella allegata, l'inquadramento nei livelli regionali sarà effettuato in via analogica sulla base della equipollenza delle qualifiche stesse".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "Ai fini della determinazione della posizione economica di inquadramento si applicano i seguenti criteri: a) per i dipendenti che hanno titolo all'applicazione del D.P.R. n. 509/79 la posizione economica è determinata dallo stipendio in godimento al 31/1/1981, comprensivo di scatti e classi acquisite ed eventuali assegni personali pensionabili, con esclusione dei benefici economici decorrenti dall'1/2/1981 per i dipendenti della Regione previsti dall'art. 19, lettere b) e c), della legge regionale 27/1/1981, n. 5. A tale personale viene altresì riconosciuto il 'maturato in itinere' secondo le norme dell'ordinamento di provenienza, sempre con riferimento alla data del 31/1/1981 b) per il personale statale dei Ministeri la posizione economica è determinata dall'applicazione degli effetti economici del rinnovo contrattuale di provenienza per il periodo 1/1/1979 - 31/1/1981; inoltre si tiene conto per la determinazione del maturato economico anche dei miglioramenti economici decorrenti dall'1/2/1981, ivi compresi quelli la cui erogazione si attua nel 1982, che sono previsti dal contratto di provenienza; non si applicano i benefici economici decorrenti dall'1/2/1981 spettanti ai dipendenti regionali, previsti dall'art. 19, lettere b) e c) della legge regionale 27/1/1981, n. 5 c) al personale degli enti soppressi, privi di sviluppi contrattuali nel triennio 1979/1981, ed eventualmente nel triennio precedente, si attribuiscono i benefici economici dei contratti regionali, sia ai fini della determinazione della posizione economica all'1/2/1981 che per le competenze relative ai periodi predetti di vuoto contrattuale. Per il personale degli enti soppressi per il quale gli ordinamenti di provenienza prevedono l'applicabilità del trattamento economico dei dipendenti civili dello Stato, si applicano i benefici economici contrattuali relativi a tale personale sino all'1/2/1981, fermo restando il principio della non cumulabilità con i benefici economici degli accordi contrattuali degli enti di destinazione, per lo stesso periodo d) la posizione giuridica derivante dall'inquadramento, qualora non sia coincidente con quella economica, è quella della classe o scatto immediatamente inferiore alla posizione economica predetta.
Dal 1 febbraio 1981 compete al personale la progressione economica prevista per i dipendenti regionali dalla legge regionale 27/1/1981, n. 5.
Fino alla data di entrata in vigore della presente legge sono fatti salvi gli effetti economici maturati in virtù del contratto di provenienza vigente all'1/2/1981, se più favorevoli".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "Ai fini del trattamento assistenziale, previdenziale e di quiescenza, il personale inquadrato a norma della presente legge é iscritto alle competenti gestioni per le assicurazioni sociali obbligatorie contro le malattie, all'Istituto Nazionale per l'Assistenza ai dipendenti degli Enti locali (I.N.A.D.E.L.) e alla Cassa per le Pensioni dei dipendenti degli Enti locali (C.P.D.E.L.).
Al fine di assicurare la continuità del rapporto di impiego ai soli effetti del trattamento assistenziale previdenziale e di quiescenza, l'iscrizione del personale proveniente da enti soppressi è eseguita con effetto dal giorno successivo a quello della soppressione dell'ente di provenienza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 "A seguito dell'inquadramento del personale di cui ai precedenti artt. 1 e 2, l'art. 10 della legge regionale 17/12/1979, n. 73 e successive modificazioni sono abrogati e la dotazione organica del personale della Regione è complessivamente di 3.520 unità così suddivise nei livelli funzionali retributivi: 1° livello 2° livello 20 3° livello 125 4° livello 764 5° livello 1148 6° livello 640 7° livello 473 8° livello 350 Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Norma finanziaria) "All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, valutato in 2.200 milioni per l'anno finanziario 1982 e per ciascuno degli anni finanziari successivi, si provvede con le disponibilità di 1.755 milioni e di 445 milioni, in termini di competenza e cassa, esistenti rispettivamente ai capitoli n. 200 e n. 220 del bilancio per l'anno finanziario 1982 e ai corrispondenti capitoli dei bilanci per gli anni finanziari successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Pongo ora in votazione l'allegato 1 nel testo a vostre mani.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'allegato 1 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Proseguimento esame progetto di legge n. 54: "Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto quarto all'ordine del giorno: Proseguimento esame progetto di legge n. 54: "Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali della Regione Piemonte".
E' stato presentato un ordine del giorno dal Gruppo D.C., che chiede il non passaggio ai voti degli articoli del suddetto progetto di legge.
La parola al Consigliere Martinetti.



MARTINETTI Bartolomeo

Come presentatori di questo ordine del giorno riteniamo di dover dire qualche parola di illustrazione per constatare che delle motivazioni che abbiamo addotto nel nostro ordine del giorno e nei nostri interventi non è stato dato quel peso che la serietà degli argomenti invece meritava.
Nella sua replica l'Assessore Cernetti ha, anzi, creduto di definire la nostra opposizione come dettata da motivi ideologici. Lo ha detto, in verità, con l'intenzione di farci un complimento, considerando seriamente i nostri lavori e i nostri studi sulla proposta di legge ma concludendo che siccome ci sono delle differenziazioni di carattere ideologico, non è possibile giungere ad un accordo.
Voglio precisare che né in questa occasione né in quella della discussione sul piano socio-sanitario il nostro atteggiamento è motivato da ragioni ideologiche.
Anzi, siamo d'accordo sui principi fondamentali e sulle linee fondamentali illustrate con tanta passione dall'Assessore e dai membri dei Gruppi di maggioranza, che non vorremmo fosse applicata in negativo a noi come se, con altrettanta caparbietà, non volessimo accettare la bontà di determinati principi.
Non abbiamo bisogno di sentir dire che nelle case di riposo, in determinate istituzioni, non si può dare all'anziano quel tipo di assistenza che tutti desideriamo dare e che è richiesta dalle nuove convinzioni a cui ha portato la ricerca scientifica, psicologica e l'esperienza sociologica. Siamo d'accordo che bisogna riportare l'anziano come qualunque persona bisognosa di assistenza, nell'ambiente familiare nella società, che non si deve emarginare nessuno, che non si deve estromettere nessuno dalla vita sociale. Siamo d'accordo che si deve puntare sull'assistenza domiciliare, sull'assistenza economica, sugli affidamenti familiari, tutte cose che fanno parte del nostro patrimonio come di quello di altre forze politiche e di tanti che in nome di certi principi, a cui ci ispiriamo, hanno sempre auspicato un tipo di assistenza adeguato ai tempi e soprattutto nel rispetto della dignità della persona umana.
Non abbiamo difficoltà a riconoscere che la dimensione comunale non è la più idonea per lo svolgimento di determinati servizi, che l'ambito giusto è quello per le U.S.L., che deve esserci un'integrazione ed un coordinamento tra le forme di attività socio-assistenziale e l'attività sanitaria.
Non abbiamo mosso dei problemi di principio o dei motivi ideologici.
Voler insistere su questo, dopo che lo abbiamo apertamente smentito e chiarito, può far pensare che motivazioni ideologiche ci siano invece nell'opporsi tenacemente a tutte le nostre richieste di maggiore realismo di maggiore gradualità, di maggiore apertura.
Sono, invece, ragioni di opportunità e di legittimità, alle quali mi sembra giusto aggiungere quello che suggeriva il Capogruppo del P.R.I.
signora Vetrino, quando diceva che il motivo per cui questa legge non deve discutersi adesso in aula e che non è pronta. Che questa legge non sia definita e non sia chiara e sicura in tutte le sue parti lo dimostra quanto è avvenuto questa mattina, quando siamo stati involontariamente ammessi nel santa santorum della Giunta ed abbiamo sentito un funzionario sottolineare la validità delle nostre obiezioni circa certe riserve di legittimità.
Se la Giunta non è d'accordo su questa proposta di legge, se l'Assessore socialdemocratico ha dei problemi circa gli aspetti che regolano le barriere architettoniche sui mezzi di trasporto, se il Gruppo socialdemocratico ritiene che sia giustificato portare dei correttivi alla volontà di assoluta, urgente, immediata, totalitaria integrazione di tutti i servizi nelle U.S.L., è chiaro che questa legge non è stata sufficientemente meditata.
Ma ci sono altre ragioni di opportunità. La principale è quella che con un obbligo esteso in assoluto a tutti e immediato di integrazione, al di sopra delle teste e della volontà dei Comuni, si dà un colpo a quella giusta linea di partecipazione, di ricerca del consenso, di maturazione graduale che in ogni riforma è essenziale.
Mettere i Comuni, le U.S.L. e gli operatori socio-assistenziali di colpo di fronte al fatto compiuto di una riorganizzazione così radicale senza aver dato modo di sperimentare, di proporre, di tentare delle vie che possono anche non essere uguali e simili in assoluto in tutte le condizioni territoriali del Piemonte, è un grosso errore, errore che altre volte questa Giunta di sinistra non aveva compiuto, dando prova di prudenza e di voler credere nella necessità della ricerca del consenso, che questa volta vuole assolutamente dimenticare.
Ci sono poi ragioni di legittimità. Ne ha preso atto il Consigliere Marchini. Ma ci dispiace che il Consigliere Marchini abbia cavalcato un atteggiamento che ci sembra logico in determinate tendenze radicaleggianti estremizzanti, anarcoidi. Ci siamo sentiti dire: "Ci sono motivi di legittimità che fanno dubitare sull'esattezza dell'impostazione, per siccome la Giunta e la maggioranza vogliono seguire una determinata via, è giusto che questa linea passi, che vada avanti senza che ci si preoccupi del quadro costituzionale e del quadro giuridico, perché in questo modo si forza la rivoluzione che è in marcia".
Non vogliamo credere che questo sia il discorso dei liberali. E' per il discorso della Giunta, ma non è accettabile, perché il quadro costituzionale e il quadro giuridico sono la massima e la prima garanzia perché il diritto dei cittadini e il buon andamento della cosa pubblica siano assicurati.
La Giunta, disponendo di uffici legali, di consulenti, o richiedendo delle consulenze specifiche, doveva affrontare seriamente le nostre tematiche: ci sono questi motivi di grossa illegittimità. Riassumo in quattro punti i motivi di illegittimità: modifica di una legge statale con una legge regionale, con l'attribuzione alle U.S.L., che sono organismi istituiti con legge statale, di una denominazione diversa, compiti, funzioni, modi di agire diversi.
Non esiste nessuna norma nelle disposizioni vigenti statali che consenta l'imposizione di accorpamento obbligatorio e immediato di tutti i Comuni anzi, le norme in fieri del piano sanitario nazionale e del progetto di riforma della legge sull'assistenza vanno nel senso opposto ammettendo che funzioni particolari siano gestite direttamente dai Comuni.
Neanche l'art. 25, che parla di ambiti territoriali, di coordinamento e di integrazione e che richiama la possibilità per la Regione di imporre dei consorzi obbligatori, può giustificare, sul piano della legittimità, una scelta così radicale ed assoluta.
Il Consigliere Majorino - che ha parlato purtroppo tra l'assoluta indifferenza del Consiglio - ha introdotto un'argomentazione di carattere costituzionale che a noi era sfuggita e che è convalidata da una pronuncia della Corte Costituzionale (sentenza 174 del 30/7/1981) e cioè che per procedere ad un riordino così radicale delle attività e dei servizi assistenziali sia indispensabile attendere la legge quadro nazionale. A questa legge siamo stati richiamati già in sede di approvazione del piano socio-sanitario e riteniamo che non se ne possa semplicemente dimenticare.
Ci sono altri due punti di illegittimità altrettanto palesi anche se particolari. Quando diciamo che non è possibile imporre l'obbligo di autorizzazione indiscriminatamente e condizionato non all'esistenza di requisiti stabiliti da leggi vigenti, cioè da un quadro generale giuridico ma sulla base di condizioni che porrà il Consiglio regionale con una sua deliberazione, su proposta della Giunta, diciamo che questo è in contrasto con l'art. 38 della Costituzione che sancisce la libertà dell'assistenza privata.
L'assistenza privata in questo Paese deve poter svolgersi con ampiezza, con generosità senza vincoli che non siano quelli stabiliti dalle norme igieniche, dalle norme di polizia e dalle norme sanitarie di carattere generale.
E' assolutamente impossibile imporre condizioni speciali che non siano legate ai casi di eventuale convenzionamento di questi servizi con l'ente pubblico.
Infine, la norma finanziaria (art. 34). Il fondo unico è diventato un binario. Non ci sembra che dal punto di vista della legittimità la questione sia ancora sostenibile in quanto una serie di norme statali che attribuiscono finanziamenti alla Regione con destinazione precisa, sono finanziamenti che debbono arrivare all'utente attraverso la Regione infilando un determinato canale e non possono con norma regionale essere unificati in un calderone unico da cui poi attingere per quelle necessità che si ritengono più importanti. Tant'é vero che la stessa proposta di legge nazionale sulla riforma all'assistenza specifica che non si possono accorpare in un unico fondo le riserve che provengono da destinazioni di altro genere.
Manteniamo il nostro ordine del giorno e chiediamo al Consiglio di volerlo valutare seriamente.
Siamo convinti che evitando dei passi falsi, evitando delle intempestività, puntando sulla necessaria gradualità e sulla necessaria partecipazione, diamo un contributo alla reale riforma dei servizi. Sapete con quanto timore, con quanta ansia, con quale paura sia attesa questa legge nella Regione Piemonte da parte degli operatori delle U.S.L. ed anche da parte dei Sindaci e delle Amministrazioni comunali che si vedono espropriare determinati servizi che funzionano e che stanno trasformandosi in nome di una riforma e di una rivoluzione di cui non si conoscono i risultati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, apprezzo sempre gli interventi e le opinioni del Consigliere Martinetti, che è uno degli uomini eccezionali che ha il Consiglio regionale.
Tuttavia, mi sa che il suo intervento non sia preclusivo all'introduzione del voto sul disegno di legge, ma piuttosto una dichiarazione di non volere la legge.
Se non si vuole la legge, lo si dice subito francamente e non lo si sorregge con ragionamenti che già in sede di Commissione il Gruppo della D.C., ha portato innanzi.
Nella relazione di presentazione del disegno di legge ho voluto puntualizzare che non vogliamo distruggere l'antico, ma mediare l'antico verso il quale abbiamo espresso apprezzamento, e il nuovo. Questa legge si pone in quest'ottica.
La legge ha delle innovazioni importanti che non credo possano prestare il fianco ad osservazioni di legittimità e di costituzionalità.
Di merito sì, ma il merito lo scelgono le forze politiche e noi abbiamo tentato questa mediazione, riuscita almeno per i 3/4, fra le opinioni che venivano espresse all'interno del disegno di legge e le opinioni maturate nella Commissione tra le forze politiche.
Questa legge, in questa città specialmente, ha delle profonde radici laiche e spesso anche anticlericali. Non entro nel merito perché non appartengo alla schiera degli anticlericali.
Si accusa Marchini di essere non soltanto estemporaneo ma anche troppo laico; quasi una sorta di subalternità laico-cattolica che si dovrebbe legare fra il PLI e la D.C. solo perché in molti punti del Governo italiano ci troviamo tutti insieme.
Ma qui sta l'errore di fondo: non volere la legge perché si ritiene che sia portatrice di principi aspri, di scontri fra gli anticlericali e i portatori dei valori del mondo cattolico.
I tempi di don Basilio, dell'asino, dei vecchi settimanali, sono ormai morti da decenni. Il nuovo deve emergere e il nuovo non può essere rifiutato sotto l'aspetto della normativa giuridica che lo vieterebbe perché allora ogni novità non dovrebbe trovare una normativa giuridica che lo porti innanzi. L'unico momento valido è la normativa giuridica. Non ce ne sono altri che riassumano le esigenze della società.
Pertanto riteniamo che debba essere respinta quella proposta e che si debba passare alla votazione dei singoli articoli della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, ritengo di dover motivare le ragioni per cui anche il nostro Gruppo è contrario all'ordine del giorno presentato dalla D.C.
Anch'io credo che ci porremmo su un terreno fuorviante se ci mettessimo sul piano delle pregiudiziali ideologiche, ma in una visione complessiva della società.
Le ragioni del Consigliere Martinetti erano di due tipi: l'una di opportunità, l'altra di legittimità.
Per quanto riguarda le ragioni di opportunità, il lavoro di questi mesi in Commissione ci ha dato modo di chiarire a sufficienza che abbiamo delle valutazioni di merito differenti. In ogni caso dobbiamo fare tutti gli sforzi possibili per capirci ulteriormente e per definire una soluzione ed un risultato il più possibile vicino alle esigenze dei servizi, dell'utenza e del settore.
Mi pare di aver colto nell'intervento di Martinetti un rimprovero alla maggioranza che riterrebbe di rispondere negativamente a tutte le questioni di merito.
Non mi pare corretto collegare le valutazioni di merito alla non procedibilità del provvedimento.
Le ragioni di opportunità fatte valere da parte delle forze politiche alla cui verifica c'è la disponibilità del nostro Gruppo, non possono legittimare la richiesta al non passa:io alla votazione degli articoli.
Né si può argomentare che la legge non è pronta.
Le grandi leggi di riforma, come questa, mantengono al loro interno specie quando trattano dei meccanismi istituzionali, alti livelli di opinabilità. Mi paiono legittime le argomentazioni del Gruppo socialdemocratico. Anche il Gruppo comunista nel corso della discussione in Commissione aveva sollevato una serie di problemi sul ruolo dei Comuni sulle associazioni intercomunali, sulla forma obbligatorie di consorziamento.
L'opinabilità di queste questioni deriva dal fatto che ci spingiamo in un terreno nuovo, che deve fare i conti con la realtà data, ma che vuole raggiungere dei grandi obiettivi politici.
I Consiglieri ricorderanno che il 30 giugno 1977, quando venne votata la legge di riordino dei servizi sanitari, come anticipazione della riforma socio-sanitaria, il Gruppo democratico cristiano sollevò la stessa questione ritenendo che non era opportuno procedere.
Credo che abbiamo fatto bene allora, nonostante la legge nazionale ci abbia costretti a modificare, perché si è aperto politicamente nella comunità un grande spiraglio di lavoro.
L'ordinamento italiano si potrebbe leggere con una certa tranquillità come ordinamento in cui competenze regionali, competenze legislative dello Stato, ritardi nelle riforme statali possono costituire un permanente alibi non solo di merito ma anche di legittimità rispetto a qualsiasi attività normativa della Regione. Credo che un partito che sia regionalista e che creda negli obiettivi di trasformazione e di riforma debba segnare un atto di volontà e una direzione da far valere opportunamente, anche con la forza che hanno 4 milioni e mezzo di abitanti contro incertezze, inerzia vischiosità dell'ordinamento. Per queste ragioni, sono convinto che si debba andare avanti nell'esame e nel voto della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Devo rilevare che i principi sostanziali che dominano il disegno di legge n. 54 caratterizzano anche tre disegni di legge che vennero nello stesso contesto di tempo presentati a nome del nostro Gruppo dal Consigliere Carazzoni, precisamente il disegno di legge 78 relativo al recupero sociale di minorati fisici e psichici, il disegno di legge 83 relativo a provvedimenti per favorire l'inserimento di handicappati in attività lavorative ed, infine, il disegno di legge 114 relativo a provvedimenti socio-assistenziali a favore delle persone anziane.
Ho richiamato questo fatto per mettere in evidenza che da parte nostra non c'é nessuna ragione pregiudiziale per manifestare un dissenso alle linee fondamentali del disegno di legge 54, perché sia il 54 e sia questi tre disegni di legge presentati dal Consigliere Carazzoni a nome del nostro Gruppo, concepiscono la materia della beneficenza pubblica in senso moderno e hanno tutti e quattro tenuto conto dell'evoluzione che in questa materia si è verificata. L'avere voluto richiamare la cappa protettiva della legittimità ha significato e ricordato che qualsiasi scelta politica deve in uno Stato di diritto, necessariamente passare attraverso le strettoie della legittimità e in questo caso non si può non tener conto del mutamento di indirizzo della Corte Costituzionale, la quale, dopo aver ripetutamente affermato che anche senza leggi-quadro le Regioni possono legiferare, ha avuto un mutamento di rotta in quanto con la sentenza del 30/7/1981 si è messo in luce che per la materia socio-assistenziale, dato che si tratta di materia ardua, è necessaria l'emanazione della previa legge-quadro e del previo sostegno finanziario da parte dello Stato.
Si possono in ipotesi non condividere queste affermazioni, però non si può non tener conto in uno Stato di diritto di quanto decide la Corte Costituzionale.
Quindi, ritengo che la illegittimità investa il disegno di legge nel suo insieme anche se di questo non c'è da compiacersi non solo perché i tre disegni di legge da noi presentati che recepiscono e contengono numerosi principi che dominano questo disegno di legge e che quindi lo renderebbero nella sostanza e nelle linee maestre condivisibile, ma perché la mancanza di legge-quadro costringa a segnare il passo in questa delicata materia nella quale ci sono attese proprie da quelle classi sociali più deboli che sono le reali fruitrici della beneficenza pubblica.
La legittimità mi pare non superabile e d'altro canto né da parte dell'Assessore né da parte degli oratori della maggioranza sono state fatte delle obiezioni tali da poter indicare che siamo stati dei cattivi lettori o interpreti della decisione costituzionale, quindi da parte nostra ci sarà un assenso all'ordine del giorno pregiudiziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Il nostro Gruppo condivide le motivazioni espresse dai Capigruppo socialista e comunista e respinge la questione pregiudiziale di non passaggio all'esame del disegno di legge.
L'assenza di un quadro legislativo certo ed organico non può essere una giustificazione per non poter intervenire, usufruendo di quelli che sono gli spazi legislativi che l'attuale normativa consente, con una legge all'interno di questo processo. Se non altro questo deve essere uno stimolo al Parlamento e alle forze politiche in esso presenti perché completino questo disegno legislativo.
Mi pare che all'interno di questo Consiglio vi è un largo consenso sul riordino dei servizi e sulla tipologia dei servizi.
Al di là dell'aspetto pregiudiziale abbiamo posto attenzione al contenuto della relazione introduttiva del rappresentante del Gruppo D.C.
ed alcune osservazioni ci paiono condivisibili e da recepirsi.
La riunione di questa mattina aveva questo scopo, poiché, lasciando impregiudicato il disegno generale di riordino dei servizi, riconoscendo la validità delle indicazioni portanti della legge, vi erano alcuni aspetti particolari relativi ai tempi e alle modalità che in parte abbiamo risolto.
Altri ce ne saranno e noi auspichiamo che possano portare ad una convergenza più ampia.
Questo non ci deve impedire di andare avanti nell'esame del disegno di legge. Con questo spirito voteremo contro all'ordine del giorno presentato dalla D.C.



PRESIDENTE

La parola alla collega Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, qualcuno, intervenendo nel dibattito l'altra settimana, aveva detto che il rinvio a dibattito e della votazione della legge alla settimana successiva, sarebbe stato importante per determinare una pausa di riflessione rispetto a questo provvedimento pausa di riflessione che hanno fatto non soltanto i Gruppi di minoranza, ma anche i Gruppi di maggioranza.
Io stessa ho fatto una riflessione su questo provvedimento, che avevo esaminato soprattutto negli aspetti finanziari, e avevo un po' disatteso la parte riguardante gli aspetti socio-assistenziali sui quali si era soffermato il collega Gastaldi. Ho intravisto in questa legge, definita progressista, un carattere profondamente innovativo quindi esprimo un apprezzamento sul suo contenuto.
Soffermandomi però sull'articolato ho visto quanto sia debole rispetto ai caratteri di progressismo della legge. Il PSDI ha espresso le sue riserve sull'art. 7, ma ci sarebbero anche altre osservazioni da fare, per esempio in ordine alle garanzie finanziarie. Per il 1982 non esistono le coperture finanziarie e il 1983 si presenta già fortemente impegnato.
Quindi, se questa è una le:e di progresso per i principi, deve esserlo anche per le possibilità di rendere i principi operativi, reali e non ingannevoli.
Crediamo che alcune motivazioni di sospensione del Gruppo D.C., siano profondamente valide. Non crediamo che ripresentare la proposta di legge non appena sarà promulgata la legge nazionale di riforma dell'assistenza possa essere una motivazione politicamente valida anche se esistono dei supporti di tipo giuridico che possono garantire maggiormente.
Sono solidale con il collega Marchini quando dice che la Regione ha anche un ruolo di stimolo essendo più vicina ai problemi della comunità e quindi in grado di recepirne con urgenza le istanze e di portarle all'attenzione del Parlamento nazionale, anche perché il Parlamento nazionale avendo ricevuto dal Governo la legge finanziaria il 30 settembre a tutt'oggi non ha ancora trovato i tempi, i modi, le coperture per dare alla comunità questo strumento importante sul quale si svolge la vita amministrativa e finanziaria di tutta la nostra comunità nazionale.
Riteniamo giusta la motivazione della D.C., quando sollecita un quadro esatto delle disponibilità finanziarie che possano rendere la legge più credibile, e la situazione sulla gestione delle USL.
Gli atti amministrativi delle USL rischiano di essere costantemente respinti dal Comitato regionale di controllo a causa delle loro difficoltà operative.
Però, a questo punto del dibattito, tenendo conto, come diceva il collega Bontempi, che questo è un provvedimento costantemente aperto proprio perché anticipa una materia, pensiamo che si debba andare al dibattito anche se non siamo sicuri che possa pervenire alla votazione da parte del Consiglio regionale.
Il dibattito consentirà a tutti i Gruppi di approfondire le questioni ancora sospese. In questo senso la legge non è ancora pronta per il voto consiliare; avrebbe avuto bisogno di un maggiore approfondimento tra le forze di maggioranza e all'interno della Commissione.
Tuttavia, considerando che la comunità attende questo disegno di legge importante, riteniamo sia utile confrontarci sui principi della legge, sui modi di renderla operativa, sulle possibilità finanziarie della Regione e sui modi per poterla inserire nel bilancio regionale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi passiamo alla votazione dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo DC.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale vista la proposta di legge n. 54 presentata dalla Giunta regionale ed avente per titolo 'Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio assistenziali' considerato 1) che il Parlamento sta elaborando la legge di riforma dell'assistenza, a cui dovrà conformarsi, a norma dell'art. 117 della Costituzione, la conseguente legislazione regionale 2) che il testo di tale legge di riforma, in esame presso le Commissioni riunite affari costituzionali ed interni della Camera, ed in parte già approvato, definisce principi, obiettivi, finalità, destinatari, compiti della Regione, delle Province e dei Comuni, soggetti attuatori, limiti e modalità del trasferimento delle IPAB ai Comuni e pertanto determina il quadro giuridico di riferimento per la legge regionale di riordino 3) che il medesimo testo stabilisce altresì alcuni precisi oggetti a riguardo dei quali demanda alle Regioni la normativa particolare (es.
istituzione del registro regionale delle istituzioni private determinazione dei criteri generali per il concorso degli utenti e delle persone tenute al mantenimento, determinazione dei criteri di erogazione delle prestazioni economiche, ecc.) 4) che il testo della legge di riforma, nella parte già favorevolmente esaminata dalla Commissione parlamentare, prevede che le funzioni relative a determinati servizi di base possano essere esercitate direttamente dai Comuni, per cui appare inopportuno, o quanto meno prematuro, concentrare nell'USL. come fa la proposta di legge n. 54, la gestione di tutti i servizi socio-assistenziali 5) che la più volte citata proposta di legge di riforma prevede la costituzione di un fondo nazionale che, se pure in misura insufficiente potrà costituire il supporto iniziale per l'avvio di un'azione di riordino e di sviluppo dei servizi, che allo stato attuale della finanza regionale e comunale appare almeno problematica 6) che sussistono seri motivi di incertezza sulla legittimità di alcune sostanziali norme della proposta di legge n. 54, che impongono nuovi vincoli (es. l'obbligo di autorizzazione per gestire servizi residenziali ecc.) destinati a limitare l'autonomia della IPAB e la libera iniziativa dei privati 7) che appare difficile formulare una legge generale di riordino della materia socio-assistenziale, nel momento in cui la problematica emersa dalla sentenza 173/1981 della Corte Costituzionale relativamente alle IPAB non ha ancora trovato definizione, il che avverrà nell'ambito dell'attesa legge nazionale di riforma.
Osservato inoltre 1) che in base al dettato dell'art. 25 del D.P.R. 616/1977, dell'art. 15 della legge 833/1978 e dell'art. 28 della legge regionale 3/1970 e delle previsioni del piano socio-sanitario, già in questa fase transitoria i Comuni possono avviare forme di gestione coordinata ed integrata di servizi socio-assistenziali negli ambiti territoriali costituenti le USL 2) che effettivamente in molte USL quanto sopra è in corso di attuazione attraverso modalità opportunamente concordate, nel quadro di un producente confronto democratico ed in base alle esigenze locali 3) che le gravi difficoltà di carattere amministrativo e tecnico incontrate dalle USL nella fase iniziale della loro attività sconsigliano di imporre in questo momento, in modo generalizzato e indiscriminato, il trasferimento alle USL di tutti i servizi socio- assistenziale, apparendo preferibile utilizzare la sperimentazione in atto, attraverso la quale si può tendere gradualmente e senza traumi all'auspicata integrazione 4) che la proposta di legge n. 54, così come formulata, non assicura comunque, alle USL ed ai Comuni quel supporto tecnico e finanziario che è atteso dagli stessi per superare le difficoltà attualmente incontrate nell'avviare la gestione integrata di servizi socio-assistenziali.
Rilevato infine che il progetto di legge per il piano sanitario nazionale, nel testo elaborato dal Comitato ristretto, stabilisce quale indicazione vincolante con obbligo di adeguamento della legislazione regionale vigente, il rispetto, in attesa della riforma dell'assistenza, delle competenze degli Enti locali nelle attività di tipo socio-assistenziale e nella relativa utilizzazione del personale impiegato presso gli enti stessi, precisando che gli Enti locali possono delegare alle Unità Sanitarie Locali le proprie attribuzioni in materia, anche in modo parziale, facendosi carico del relativo finanziamento';a sensi dell'art. 77 del Regolamento delibera 1) il non passaggio agli articoli della proposta di legge n. 54 2) di dare mandato alla Giunta: a) di informare il Consiglio circa la situazione relativa alla gestione integrata di servizi socio-assistenziali, già attuata dalle USL o in corso di attuazione, a norma delle disposizioni vigenti b) di fornire al Consiglio un quadro esatto delle disponibilità finanziarie e delle modalità di ripartizione vigenti o proposte per il futuro, in modo da assicurare un sia pur minimo supporto ai programmi di riorganizzazione e di perequazione dei servizi elaborati dalle USL in accordo con i Comuni c) di ripresentare la proposta di legge per il riordino dei servizi socio assistenziali, opportunamente adeguata, non appena sarà stata promulgata la legge nazionale di riforma dell'assistenza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con il seguente esito: presenti e votanti 51 favorevoli 19 Consiglieri contrari 30 Consiglieri astenuti 2 Consiglieri Ricordo, infine, ai presenti che il Consiglio proseguirà i lavori nel pomeriggio, alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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