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Dettaglio seduta n.120 del 18/03/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Dibattito sulla relazione della Giunta regionale sullo stato dei rapporti Governo-Regione (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo il dibattito sulla relazione della Giunta regionale sullo stato dei rapporti Governo-Regione, di cui al punto quarto all'ordine del giorno.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Mignone. Ne ha facoltà.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, il dibattito che abbiamo affrontato in queste ultime sedute si inserisce in un momento di forte preoccupazione per le forze sociali e politiche piemontesi in ordine alla situazione economica. Essa si manifesta in tutti i suoi aspetti preoccupanti per la tenuta dei livelli occupazionali e per il mantenimento del tessuto produttivo, dimostrando che abbisogna di interventi concreti urgenti e che non basta provocare soltanto delle frenesie inconcludenti.
All'interno di questo dibattito, sul modo per uscire dalla crisi - che è nazionale, ma che è ancor più preoccupante per la nostra Regione - vi è una difficoltà a stabilire rapporti corretti e su un terreno concreto con lo Stato. Vorremmo che il dibattito su questi rapporti non diventasse un dibattito sul Governo, sulle sue attività e sulla fiducia ad esso (tema che esula dalle nostre competenze), né si riducesse ad una sommatoria dei problemi aperti, quasi un cahier de doléances. All'interno di questo quadro ci sono anche i problemi relativi al funzionamento del Consiglio e al rapporto fra Consiglio regionale e Giunta regionale.
Credo si debba dare atto alla Giunta di aver cercato di intensificare i rapporti fra le Regioni e con lo Stato. Le relazioni del Presidente della Giunta e degli Assessori hanno rappresentato il quadro complessivo di come questi rapporti si sono intensificati in questo anno e mezzo e di come si è andato costruendo un difficile dialogo con lo Stato sia in ordine agli aspetti politici e programmatici di carattere generale sia anche in ordine ad alcuni nodi strutturali ed economici afferenti alla nostra Regione. Possiamo valutare positivamente questa attività.
Il primo richiamo che voglio fare attiene agli aspetti metodologici.
L'insieme delle relazioni fra Governo e Regioni va visto nel quadro delle reciproche autonomie delle Regioni (non soltanto come articolazioni dello Stato) in un rapporto corretto che da un lato non debordi nel mero rivendicazionismo e dall'altro non ceda alla tendenza neo-centralista.
Vi è stata un'intensificazione positiva di tali rapporti, che non ha voluto significare uno scaricare i problemi sul livello centrale. Siamo però in una fase discendente: il dibattito sul funzionamento del Consiglio e quello in occasione del decennale dello Statuto regionale sono stati una spia evidente. Dopo il momento ascendente che si concluse con l'avvio del D.P.R. 616, in cui le Regioni venivano intese come leva per la riforma dello Stato, con l'indicazione di nuovi modelli di sviluppo e quindi con una forte connotazione simbolica fino a tematizzare la formula del governo regionale, siamo oggi in una fase bassa del ciclo in cui prevale la percezione delle difficoltà, quasi un senso di disorientamento: per cui si va prendendo coscienza che le Regioni, persa in parte la loro capacità di programmare, si presentano esse stesse per taluni aspetti come un problema.
A questo concorrono alcuni elementi: è venuta a mancare la programmazione nazionale, nonostante il tentativo di questo governo di avviare il piano a medio termine, che significa anche un tentativo di dare una svolta alla carenza di programmazione a livello nazionale.
La legislazione nazionale consiste in una miriade disorganica di leggi e leggine, mentre le risorse finanziarie inducono le Regioni quasi al rango di agenzie di spesa predeterminata dal centro.
In questo quadro molte volte il Consiglio regionale viene prevaricato dal rapporto privilegiato che si stabilisce fra singoli apparati ministeriali e singoli Assessorati.
In alcuni casi le Regioni hanno anche scarsi strumenti efficaci di intervento a livello sub-regionale. Questo si inserisce in un discorso complessivo che dovrebbe vedere da un lato lo Stato farsi più carico di un disegno legislativo di carattere regionale e di una programmazione nazionale pronta a decollare e dall'altro le Regioni a farsi carico di questo aspetto a livello di territorio.
Voglio anche sottolineare come sia stato opportunamente fatto evidenziare il caso Piemonte all'interno del caso Italia. Il caso Piemonte è però inteso come un tentativo di dare un contributo propositivo a livello nazionale. E' positivo il modo in cui la Regione Piemonte ha saputo sottolineare il caso Piemonte, quindi non va inteso come un modo di porre i problemi, come purtroppo è stato fatto per le Regioni meridionali. Neppure deve essere intesa l'azione del Governo come una specie di proconsolato o di protettorato.
L'indicazione degli 84 progetti è stata una risposta complessiva a fronte della percezione della gravità della situazione economica. Oggi, a quasi un anno dal loro avvio, possiamo anche dire che alcuni, più di altri avevano capacità operativa ed elementi concreti. Noi crediamo però che il giudizio sugli 84 progetti debba essere complessivo. Sono stati un modo per richiamare il Governo e le forze politiche ad impegni più precisi.
All'interno di questo quadro sono stati sottolineati problemi importanti come l'energia, il tema delle Partecipazioni Statali, il tema del collocamento e della mobilità, anche se su quest'ultimo verifichiamo qualche rallentamento. Anche sulla Cassa DD.PP., ci sarebbe un discorso da fare, sul modo in cui la Regione si è posta nei confronti della stessa modo forse non sempre positivo.
Per quanto riguarda il discorso dell'irrigazione dobbiamo dire che gli impegni del Governo ci sono. Bisogna che la Commissione arrivi concretamente a definire i progetti, per esempio, per quanto riguarda gli interventi nelle province di Cuneo e Alessandria.
Bisogna anche prendere coscienza dei limiti entro i quali ci muoviamo e delle difficoltà di ordine istituzionale ed economico.
Il rapporto riguarda l'insieme dei confronti tra Stato e Regione, tra Stato e Comuni e Regioni - Comuni. Forse occorrerebbe su questo fare un po' di chiarezza. Auspichiamo che le riforme delle autonomie locali e della finanza locale vedano la luce, anche per dare più trasparenza a questi intrecci politici.
Si pone anche il problema di razionalizzare la macchina amministrativa regionale per evitare il sorgere di compartimenti stagni ed una certa segmentazione decisionale. Mentre la comunità chiede snellezza di interventi, c'è il pericolo che si appiattisca il ruolo politico delle Regioni e che diventi un ruolo di contrattazione e di mediazione tra Ministeri ed Assessorati regionali. Il che si tradurrebbe in una frammentazione di comitati e comitatini che sfuggono sovente ad un disegno complessivo di rapporti organici tra Stato e Regioni e tra Giunta e Consiglio.
A nostro avviso è comunque decisivo un altro aspetto: il ristabilimento dei rapporti tra la programmazione nazionale e la programmazione regionale.
Questo è il punto morto che occorre superare.
Per contribuire a superare la crisi, anche all'interno delle istituzioni, dobbiamo trovare la capacità di essere punto di riferimento per tutte le componenti sociali ed economiche e con questa forza andare al confronto con il Governo. Chiediamo che vi sia il rilancio della programmazione nazionale e congruenza tra programmazione nazionale e programmazione regionale. Va anche riconosciuta alle Regioni la possibilità di contribuire alla definizione delle scelte. Se le Regioni nel loro complesso riescono da un lato a divenire il punto di riferimento di tutte le forze sociali ed economiche e dall'altro a rilanciare la politica di programmazione nazionale che si concretizzi attraverso il contributo regionale, riusciremmo a far fare un salto di qualità al rapporto tra lo Stato e le Regioni.



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, essendo al termine del secondo giorno di dibattito dopo l'autorevole introduzione della prima giornata con gli interventi del Presidente e del Vicepresidente della Giunta e degli Assessori Simonelli, Cerutti e Testa e dopo gli interventi di questa mattina di numerosi colleghi, non ho l'ambizione di una sintesi, che peraltro non mi compete, ma nemmeno non mi è consentito di non tenere conto dei giudizi, delle interpretazioni, delle osservazioni che questo dibattito ha esplicitato e sintetizzato o ripreso da dichiarazioni che fin dal novembre scorso le varie forze politiche hanno avuto modo di fare su questi " nuovi" rapporti Governo - Regione Piemonte. E vorrei proprio partire dal novembre scorso da quando al termine della sua visita al Piemonte il Presidente del Consiglio, invitato a visitare il Piemonte dalle massime autorità politiche della Regione, ebbe modo di dichiarare sulla base del lavoro di accertamento e di ricognizione preliminare compiuto dalla Presidenza del Consiglio (si riferiva ad una serie di rapporti che erano intervenuti tra la Presidenza del Consiglio, attraverso un suo funzionario e vari Assessorati su diversi temi. Tra l'altro era in corso da tempo un rapporto costante tra l'Assessorato alla programmazione ed il Ministero della programmazione perché la Regione Piemonte è definita una Regione sperimentale unitamente alla Regione Sardegna per la verifica delle possibilità di raccordo tra la politica nazionale e la politica regionale) accertato che i problemi del Piemonte si ricollegano ad una crisi della struttura produttiva per la quale il Governo è già impegnato a trovare soluzioni accertato inoltre che sono disponibili alcuni programmi aggiuntivi di progetti che la Regione vuole attivare e che, ove si individuino le adeguate procedure ed i necessari stanziamenti, possono attenuare i termini di questa situazione drammatica affida al Ministero della programmazione il contatto con la Giunta regionale per l'integrazione dell'azione programmatoria a livello nazionale con la politica di programmazione piemontese.
Questa decisione, che come noto suscitava alcuni commenti ed anche alcune strumentalizzazioni, che tuttavia vogliamo considerare superate (accolgo l'invito del Consigliere Viglione seppure negli altri interventi qualcuno ha inteso riprendere quelle strumentalizzazioni), introdusse un metodo nuovo nei rapporti Governo-Regione.
Va dato atto che la Regione Piemonte è stata la prima a sollecitare questo tipo di intervento, ma sappiamo che ormai questa diventa una prassi. Non più tardi di due giorni fa i Ministri Aniasi e Signorile sono diventati i destinatari di questo rapporto privilegiato con la Regione Sicilia e tenendo conto dell'intervento del Consigliere Brizio, devo dire che non risulta che la Sicilia abbia una Giunta di sinistra.
Questa prassi riguarda le Regioni che hanno delle difficoltà e che intravedono in un rapporto stretto con il Governo la possibilità di accelerare il superamento dei problemi.
Nessuno si attendeva da questa decisione degli effetti miracolistici: ha ragione l'Assessore Testa quando dice che il Ministro del Bilancio non poteva fare miracoli (i miracoli non riusciva a farli un governo regionale un Presidente della Giunta, dodici Assessori tutti tesi a risolvere i problemi del Piemonte), d'altra parte erano e sono a tutti noti i limiti obiettivi del vincolo istituzionale, che non consente di predisporre strumenti legislativi nazionali di sostegno specifico ad un'economia regionale in quanto tale, ma lo scopo del nuovo rapporto non era quello di fare dei miracoli, era quello di realizzare un raccordo nuovo tra politica di programmazione nazionale e politica di programmazione regionale nello spirito del nostro moderno Statuto regionale che caratterizza la programmazione regionale nel momento in cui essa diventa integrata e raccordata con la programmazione nazionale.
La relazione introduttiva di questo dibattito del Presidente della Giunta è su questo punto molto consapevole e molto convincente: dove essa dice testualmente che quello che ha richiesto la Regione al Governo è "di concertare linee realizzabili e a livello locale e a livello nazionale ponendoci come interlocutori interpreti di problemi riguardanti l'intera comunità regionale". E prosegue il Presidente della Giunta "continuando rapporti già avviati fin dall'estate". D'altra parte mentre noi oggi facciamo il punto sulla situazione sappiamo tutti che il processo di approfondimento e di soluzione dei nostri problemi non è concluso.
Certamente, come ha detto il Presidente, ci sono ritardi e battute di arresto ma ci sono anche tappe significative. Non sta certamente a me pesando con la bilancia del farmacista, fare l'elenco delle cose fatte o non fatte dai quattro Ministri incaricati di seguire da vicino i problemi del Piemonte, ma occorre riconoscere che questo metodo politico nuovo, che è stato da quasi tutti approvato, ha anche consentito quanto meno l'avvio di alcune questioni. Sono in possesso, come tutti i miei colleghi, della relazione del Ministero del Bilancio e degli allegati, e mi sembra, ad esempio, che il documento sull'energia abbia offerto una relazione nella quale sono indicate non soltanto le opzioni energetiche per il Piemonte, ma anche le sue priorità e l'indicazione dei riflessi economici che ne potrebbero derivare; però ci sono progetti in corso in tutti i settori: da quello agricolo a quello della formazione professionale a quello degli investimenti nell'elettronica, quello sulla grande viabilità, sul fondo della ricerca e dell'innovazione, sul fondo per lo sviluppo e l'occupazione, sugli interventi della Cassa DD.PP.; lo stesso Ignitor, sul quale in questa sede chiedemmo alla Giunta maggiori informazioni e soprattutto, ci permettevamo di far presente che autorizzare delle spese rispetto a questo progetto, quando esistevano ancora incertezze nel finanziamento da parte della Comunità Europea, significava creare le premesse perché l'intero costo del progetto potesse venire poi del tutto accollato alla Regione.
L'Assessore Ferrero ci ha spiegato che il progetto è un atto che consente alla Regione Piemonte di guardare alto e di guardare lontano: noi non abbiamo e non avevamo alcun dubbio a questo riguardo e siamo assai interessati a conoscere di più ed a seguire da vicino una realizzazione che proprio perché potrebbe qualificare la nostra Regione culturalmente e scientificamente, merita di essere conosciuta e seguita.
C'é un passo nella relazione del Presidente della Giunta che credo tutti abbiano rilevato e sul quale vorrei che ci soffermassimo: "In sostanza noi abbiamo avvertito una difficoltà del Governo a reggere il confronto, a fornire risposte precise e un ritardo del funzionamento complessivo della macchina statale".
Il giudizio è severo, ma credo che non vada rigettato tout court e possa essere accettato come motivo di dibattito e di approfondimento anche da chi appartiene al partito che in questo momento esprime il Capo del Governo, di un Governo che nella sua formula politica è antitetica alla formula politica della Giunta della Regione Piemonte e che pure non pose mai sul piatto della bilancia questa differenziazione e che, per ammissione degli Assessori che sono intervenuti, non si è sottratto mai non soltanto a confrontarsi ma ad attivarsi in soluzioni che certamente non sono complete sono in ritardo, ma che si stanno ricercando con convinzione e con grande senso di responsabilità. Quanto alla valutazione che il Governo non sappia reggere al confronto con la Regione - ho inteso questa affermazione del Presidente Enrietti più come un'affermazione di principio nel senso che a dieci anni dalla costituzione delle Regioni ancora non si è realizzato nei fatti un contatto costante tra il centro e la periferia - credo che realisticamente si possa dire che, pur dopo dieci anni di esperienza regionale, non sia possibile con un taglio netto definire da un lato responsabilità o carenze governative e da un altro lato quello degli Enti locali se gli stessi, e le Regioni segnatamente, segnano il passo anche per questo raccordo così difficile con il centro.
Quando si affronterà fino in fondo l'esame di quello che non è riuscito sul decentramento si registreranno omissioni, distrazioni e confusioni di tutti. Ma, forse, la nostra Regione regge bene il confronto con i suoi interlocutori decentrati: siamo soddisfatti dei rapporti che la Regione ha con i suoi enti strumentali, con i Comuni, con le Province, con i Comprensori, con le Comunità montane. E, per parlare di cose molto nostre e molto attuali: è soddisfatta la Giunta dei suoi rapporti con questo Consiglio, con i Gruppi consiliari, con le Commissioni consiliari? Non voglio addentrarmi in interrogativi per i quali ci sarà - spero - molto spazio nei giorni a venire, tra l'altro cercando di dare concretezza e coerenza al dibattito che sul funzionamento del Consiglio facemmo in quest'aula qualche tempo fa.
Quello che intendevo evidenziare è che se noi crediamo che le Regioni siano un tutt'uno con lo Stato non si tratta di reggere dei confronti, ma di essere consapevoli che le preoccupazioni del Governo centrale devono essere anche quelle delle Regioni. Proprio perché il Governo ha dimostrato e sta dimostrando di volere preoccuparsi per il Piemonte noi dobbiamo rispondere con la stessa moneta. Io credo che questa Regione voglia farlo: per esempio, un anno fa d'emergenza economica in Italia non parlava quasi nessuno.
Dominavano i facili richiami dell'economia sommersa, non solo graditi a destra ma tollerati quando non incoraggiati anche da parte della sinistra.
Si credeva che la corsa delle rivendicazioni non avesse termine. Si contava sugli aggiustamenti spontanei di un processo di crescita che era già parziale, contraddittorio, in parte ingannevole. La crisi energetica, per un verso, i ritardi dei metodi della riconversione industriale per l'altro le tenaci resistenze dello stato assistenziale erano cause della crisi e forse sono ancora molta causa di questa crisi, nonostante che qualche cosa stia cambiando anche se - come diceva Spadolini - non deve essere abbassata la guardia a nessun riguardo.
Questo Consiglio, in un dibattito alto della crisi dirompente del Piemonte parlò dell'emergenza del Piemonte dalla quale discesero gli 84 progetti che di fatto in quel momento rappresentavano una risposta e che oggi sono criticati. Ricordo un battibecco sul neoliberismo di Bastianini e sul quasi neoliberismo di Sanlorenzo. Dicevamo tutti in quel dibattito che non sarà la riedizione del neoliberismo a salvare il Piemonte e l'Italia ma nessuno mise in dubbio il valore della programmazione economica democratica e flessibile, quella che deve avere il coraggio di ripristinare le condizioni di mercato senza gli inquinamenti delle sacche di spesa pubblica improduttiva in una spirale incontrollata, capace di spegnere tutti gli impulsi verso i nuovi investimenti e verso una nuova ripresa.
Come nessuno in quel dibattito mise in dubbio la necessità di sconfiggere l'inflazione. Sono passati alcuni mesi, forse più di un anno da quel dibattito, la crisi piemontese non è completamente superata, ma almeno lo sforzo che tutti abbiamo fatto per contenere l'inflazione si sta rivelando produttivo.
Concordo con Viglione quando dice che anche noi abbiamo partecipato al raggiungimento di questo risultato, infatti l'Istituto Centrale di Statistica comunica che il tasso annuo di incremento dell'indice dei prezzi al consumo si è attestato a febbraio al 16,7% ed era, ad esempio, a giugno dello scorso anno, al 20,6%.
Nello stesso tempo, in sede comunitaria, è stata formulata una previsione che stima nel nostro Paese nel 1982 un tasso di inflazione del 16,5%. I livelli del 20-22% che sembrava dovessero essere nostri inesorabili compagni di strada, ci allontanano in modo significativo. Ma le previsioni della CEE ci dicono anche di più: anche negli altri Paesi comunitari l'inflazione scenderà, ma ad un ritmo assai meno sostenuto all'incirca un punto percentuale contro i 4 o poco più dell'Italia.
Avevamo un obiettivo di riavvicinamento all'Europa, di recupero della nostra competitività. Non l'abbiamo completamente raggiunto, la media CEE per il 1982 sarà del 10,6% e siamo ancora lontano da quelle cifre, non formate da due cifre come vuole Mitterrand, ma abbiamo dimostrato che siamo in grado di farlo con lo sforzo solidale che il Governo ha chiesto al Paese attraverso una politica coerente di controllo dell'inflazione, limitandone le conseguenze devastatrici attraverso la fissazione del tetto del 16%.
E' vero che esistono ancora delle forti disparità con gli altri Paesi che ci vedono collocati al polo peggiore, quelle che rende ardua e spesso impossibile la competitività del nostro sistema produttivo, la conquista di nuovi mercati e la riconquista di quelli perduti. Ma ci sembra di intravedere oggi negli obiettivi del Governo una maggiore chiarezza. Credo che la forza del discorso del Ministro De Michelis in quest'aula (avremo ora un quinto Ministro al quale chiedere delle risposte) sia una testimonianza che gli obiettivi sono stati individuati e che si sta cercando di raggiungerli con coerenza e attraverso un costante sforzo di ricerca del consenso del confronto delle parti sociali e del coinvolgimento di tutti i soggetti protagonisti della comunità nazionale.
Il nostro risaputo regionalismo ci fa dire che le Regioni debbono sempre più avvertire questo protagonismo, mentre il grande amore che portiamo alla nostra terra ci fa dire che la Regione Piemonte può e deve essere compartecipe dello sforzo di ripresa e della prospettiva di un ancor possibile sviluppo.



PRESIDENTE

La Giunta intende replicare agli interventi dei Consiglieri. Ha per primo la parola l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione socio-economica

Il dibattito ha colto nella sostanza il peso del confronto serrato tra la Regione e il Governo dei mesi scorsi sia sui problemi propri del Piemonte sia in relazione ad una serie di provvedimenti di carattere nazionale. Chi ha creduto di cogliere un differente atteggiamento nelle posizioni che i diversi Assessori e il Presidente della Giunta hanno esposto, forse intendeva dire, o più correttamente avrebbe potuto dire, che nel riparto dei compiti e nella diversa sottolineatura dei problemi che in quel confronto sono stati evidenziati qualcuno aveva più marcato gli aspetti attinenti al quadro regionale e qualcun altro aveva posto con più attenzione problemi di carattere generale, giacché questo confronto è stato anche l'occasione per una verifica dei rapporti che trascendono l'ambito del Piemonte e che collocano il ruolo delle Regioni, qualunque sia la formula politica che le regge, nel quadro nazionale di Governo.
Intanto dal dibattito è emerso che è stato giusto fare questo confronto non solo perché è il momento di sottoporre ad un'attenta analisi questo rapporto, ma perché la situazione del Piemonte merita nel quadro nazionale di essere evidenziata come caso di interesse nazionale.
Non appartengo ai catastrofisti e quindi sono convinto che non siamo all'ultima spiaggia e che non dobbiamo prepararci ad una specie di grande crisi come quella del 1929.
Un'analisi attenta dei dati sulla situazione del Piemonte mi convince del fatto che si sta giocando in questi anni una fase di profonda trasformazione delle strutture economiche, che ha in sé alcuni grossi rischi oltre ad avere positive occasioni. I rischi sono soprattutto due: innanzitutto va detto che un processo di ristrutturazione dell'ampiezza e della complessità di quello che sta avvenendo, se non viene collegato al perseguimento di obiettivi di carattere generale, prima tra tutti la sorte dei livelli occupazionali, rischia di tradursi in una pesante penalizzazione dell'occupazione piemontese. Sarebbe folle che qualunque Giunta non si ponesse il problema dei livelli occupazionali e dell'avvenire delle masse dei lavoratori che ogni giorno si presentano sul mercato del lavoro. Tutti gli indicatori ci stanno a dimostrare che i processi di ristrutturazione in atto avvengono a livelli sempre più bassi di occupazione, almeno nel campo dell'industria manifatturiera.
Il secondo elemento che dà al caso Piemonte un rilievo nazionale sta nel fatto che si gioca in questa ristrutturazione l'avvenire di una porzione importante del sistema industriale italiano. In primo luogo la Fiat, il cui processo di ammodernamento, ristrutturazione, sviluppo dobbiamo seguire. Dal modo in cui la Fiat uscirà dall'empasse di questi anni dipendono in larga misura le sorti del sistema produttivo non solo piemontese.
Dal processo in atto dipenderanno le sorti di alcuni comparti che sono portanti per l'economia piemontese e nazionale. Dal livello tecnologico che sarà possibile raggiungere, dal livello di competitività che ne scaturirà conseguiranno conseguenze di grande rilievo per il futuro: ecco perch esiste un caso Piemonte. L'era del brambillismo è definitivamente tramontata e il confronto che ci sarà nei prossimi anni sarà assai duro in cui saranno in gioco le capacità di competere su tutti i mercati in un sistema di economia aperta, quindi la posta è molto alta.
Esiste un caso Piemonte: non è un modo di piangere sulle miserie di casa propria, è un modo corretto di porre i problemi che qui hanno sede ma che rimbalzano nella loro dimensione anche sul livello nazionale.
Il convegno sulle partecipazioni statali è stato un altro momento di verifica. Ma la verifica non finisce qui. Il dibattito di oggi è soltanto una tappa di un confronto che proseguirà nei prossimi giorni con la discussione del piano di sviluppo e in tutte le altre occasioni che avremo per discutere. Anche gli interventi dell'opposizione non hanno sottovalutato la misura e l'ampiezza del confronto che abbiamo avuto con il Governo, che non è stato pretestuoso, non è stato strumentale, non ha riguardato problemi marginali, ma che ha toccato nel vivo i nodi del Piemonte.
Non c'é dubbio che ci sono delle cose che a noi competono. Qui si aprirà un altro tipo di confronto al quale non ci sottrarremo.
Sappiamo che in tema di politica industriale, la gran parte delle leve su cui si può contare per manovrare politiche, incentivi, credito sono in mano al Governo centrale. La Regione ha fatto e farà la sua parte nel giocare il ruolo che le compete, augurandosi che questo ruolo cresca. Né ci sottrarremo ad un utilizzo diverso e più adeguato degli strumenti che abbiamo a disposizione, a cominciare dalle leggi che toccano il sistema produttivo, a cominciare dalla legge 9, che vorrei chiamare legge sulle localizzazioni produttive, visto il taglio nuovo che ha avuto, tale da acconsentire un processo non tanto di invenzione di poli industriali nuovi ma di riordino del sistema industriale, accompagnando con misure concrete la riorganizzazione dell'industria.
Vanno nella stessa direzione le altre revisioni legislative in atto per esempio, la legge 56, la legge sulle aree attrezzate per l'artigianato e altre leggi di settore.
La Regione ha un ruolo impegnativo non soltanto nelle leggi, ma nei comportamenti, nella politica della spesa, negli atteggiamenti quotidiani nelle scelte. Non c'é nulla di scandaloso se la Giunta viene richiamata anche nell'ambito stesso delle forze di maggioranza, ad una serie di adempimenti che facciano seguire a dichiarazioni di principio atti e fatti conseguenti.
Quando dall'ambito del PSI si invita la Giunta regionale a far seguire alle indicazioni di principio un'azione coerente di comportamenti, che ne realizzino nei fatti e in concreto tutti i postulati, credo si ponga un problema corretto.
Con la discussione del piano di sviluppo avremo la possibilità di passare dalle dichiarazioni di principio alle realizzazioni concrete.
Avremo occasioni eccezionali di verifica per quanto riguarda gli assetti del territorio, le grandi scelte collegate all'area metropolitana l'ammodernamento del sistema produttivo, i rapporti tra industria e terziario, l'incentivo all'innovazione tecnologica, i grandi progetti localizzati sul territorio.
Credo non si faccia mai un cattivo servizio alle Regioni quando le si invita ad essere efficienti e a dare trasparenza alle azioni che compiono.
Probabilmente le Regioni sono state più efficienti in questi dieci anni di quanto la pubblicistica corrente abbia teso a rappresentare, ma hanno commesso il grave errore di non dimostrare mai il grado della loro efficienza, di non rispondere a campagne di stampa frettolose con una serie di dati precisi su quanto sono state in grado di realizzare. Il collega Bastianini poneva qualche dubbio sul fatto che la Regione disponga di progetti immediatamente finanziabili e operativi. Invece dobbiamo dire che la Regione è in grado di fare la sua parte. Nei confronti con il Governo abbiamo sottolineato la possibilità di un finanziamento immediato per una serie di opere pubbliche che sono ferme solo perché manca la risposta da parte della Cassa DD.PP. Nel settore delle opere pubbliche per acquedotti fognature e sedi municipali, circa 100 miliardi di opere potrebbero partire subito solo che vengano concessi i mutui.
La Cassa DD.PP., gestisce le possibilità di prestito secondo criteri vari, sulla base dei quali si fa la programmazione regionale degli Enti locali. Questa discrasia porta a trascurare gli aspetti di efficacia della spesa pubblica e a moltiplicare l'avvio anziché la realizzazione di opere.
Il Ministro del Tesoro credo sia convinto di quanto gli abbiamo prospettato se è vero, com'è vero, che ha già svolto dei passi nei confronti della Cassa DD.PP., per avviare una politica intesa a smobilitare le risorse ferme.
Mi risulta che a Roma questo discorso è stato - chiaramente percepito tant'è vero che altri istituti di credito speciale sono disposti ad intervenire secondo le modalità della Cassa DD.PP. Su questo mi auguro che avremo presto modo di ritornare con qualche risultato più incoraggiante.
L'altro terreno sul quale non abbiamo alcuna reticenza ad inoltrarci è quello del rapporto con il Governo in ordine al finanziamento di progetti speciali di rilievo interregionale sul fondo dei 6 mila miliardi per gli investimenti e lo sviluppo. La Regione Piemonte si è assunta la responsabilità di pilotare una battaglia rivolta ad ottenere una questione che, anche se fosse rimasta di principio, sarebbe stata importante, e cioè che le Regioni hanno lo stesso titolo dei Ministeri per essere finanziate sul fondo nazionale. E' una battaglia che, sul piano dei principi, ha consentito di fare riconoscere ai progetti regionali lo stesso rilievo e la stessa possibilità di finanziamento dei programmi di spesa dei Ministeri.
Questa battaglia non è stata vinta solo sui principi, ma è stata vinta anche sui fatti, infatti quest'anno le Regioni saranno finanziate per 500 miliardi su quel fondo in relazione ai progetti che presenteranno.
La Regione Piemonte è partita dall'emergenza piemontese ed è stata una specie di catalizzatore del problema generale dei rapporti Regione-Stato ed ha ottenuto forse il primo successo che il fronte delle autonomie abbia mai ottenuto rispetto alla tendenza centralizzatrice della politica del Tesoro e della politica finanziaria.
Tutto ciò vale a farci salutare con toni trionfalistici questo confronto? Non credo. Non mi pare che il trionfalismo traspaia dalle nostre posizioni. Anche perché permangono dati di gravità sui quali poco si è potuto operare e sui quali occorre insistere nei prossimi mesi.
La volta scorsa rimarcavo la pochezza dei poteri delle Regioni e potremmo mettere nel conto anche la disomogeneità degli strumenti di cui possiamo disporre, la difficoltà nello stabilire un rapporto con il sistema delle imprese che esca dalle secche di un dirigismo velleitario, di cui qualche traccia era presente nella legge 675, di un'impostazione mitologica della pianificazione e di una forma di neoliberismo selvaggio che affidi le libere sorti e progressi dello sviluppo nelle mani degli stessi imprenditori che in qualche caso hanno determinato le condizioni di crisi.
E' difficile il sentiero che separa il dirigismo, che non vogliamo più, dal neoliberismo che evita il problema. Il terreno della programmazione che riconosca nel suo ruolo il mercato senza pretendere di sostituirsi ad esso ma che dia al mercato delle indicazioni e degli input per evitare che si ricada in una sorta di anarchia, dovrà essere un terreno nuovo, inedito sul quale dovremo inoltrarci. Quindi, senza trionfalismi, ma consapevoli della realtà, chiudiamo questa prima verifica con il Governo e siamo disponibili a continuare il confronto tra le forze politiche, sapendo che le occasioni non mancheranno.
Il piano di sviluppo sarà consegnato (non faccio dichiarazioni impegnative perché poi faccio la fine di Sanlorenzo che si era impegnato per il mese di dicembre). E' tradizione che gli auguri che non si sono spediti per Natale vengano spediti per Pasqua! La Giunta si è impegnata a dibattere il piano di sviluppo in una Giunta straordinaria fissata per il 29 marzo e successivamente a consegnare il documento al dibattito del Consiglio. Anche su questo verificheremo le posizioni della Giunta e della maggioranza. Il piano che giungerà in Consiglio sarà il piano della Giunta e non il piano di un Assessore.
Avremo l'occasione per entrare nel merito di scelte impegnative. Il piano non deve essere considerato un documento sacrale di summa di tutte le verità.
Tra l'altro non sarà un piano, ma sarà un insieme di materiali per arrivare alla formazione del piano, che daranno modo di fare un approfondimento.



(Voci in aula)



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione socio-economica

Abbiamo presentato un documento specificando i contenuti del piano.
Non sarà un piano con il cappello a cilindro dal quale faremo uscire i conigli! Anche perché - e dobbiamo intenderci su quello che possiamo fare in questo momento abbiamo bisogno di: analisi corrette e rigorose sulle condizioni dell'economia del Piemonte valutazione sul possibile ruolo della Regione determinazione delle risorse di cui la Regione può disporre determinazione delle possibilità di allargare il quadro delle risorse individuazione dei progetti prioritari.
Tutto questo sarà consegnato al Consiglio. Chi avrà idee più brillanti ulteriori proposte, approfondimenti ed arricchimenti avrà modo di farli. Se avessimo la pretesa di consegnare un pacchetto pasquale fatto ad uovo con un nastro attorno, verremmo accusati di avere ancora una volta prevaricato sulle responsabilità e le competenze del Consiglio.
Assicuro che ci sarà materiale sufficiente, sul quale ci sarà modo di discutere approfonditamente e di decidere. Si tenga presente che una serie di iniziative sulle quali abbiamo discusso la volta scorsa e questa mattina sono condizionate al fatto che si abbia una visione di insieme dei problemi ed una consapevolezza di come ci si può muovere per ottenere qualche risultato.
Dal bilancio si avrà l'impressione fisica dell'estrema scarsità di risorse della Regione: allora, o riusciamo a collegare il nostro discorso ad un problema più ampio che riguarda in parte il recupero di altre risorse e in parte il ruolo diverso da giocare nei confronti del quadro nazionale oppure la nostra sarà una tempesta in un bicchiere d'acqua perché non ci sarà data la possibilità di svolgere alcuna iniziativa. I documenti di piano cercano di evitare l'avvitamento sulla nostra impotenza. Non saranno la testimonianza di una Regione che piange su se stessa, sui suoi scarsi poteri, sulla sua crisi, sulle difficoltà ad uscirne, ma saranno la testimonianza di una Regione che fa qualche cosa per uscirne. Una Regione cioè che guarda allo sviluppo e non soltanto alla crisi, una Regione che si propone l'obiettivo di lavorare per crescere e non solo quello di tamponare le falle che la crisi ha messo in evidenza.



PRESIDENTE

La parola al Vice presidente della Giunta regionale, Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Il dibattito sui rapporti fra Giunta e Governo è un momento utile di verifica fra quello che si fa, fra i limiti e le difficoltà da superare. E' positivo perché permette di raggiungere punti di consenso, di precisazione e di decisione.
Come più volte viene sottolineato è frutto del libero confronto delle libere democrazie.
Il Consigliere Vetrino ha colto il significato complessivo dell'ispirazione che ci guidò a presentare gli 84 progetti e a proporre un tipo di raccordo fra una Regione italiana particolarmente investita dalla crisi, non a quel particolare Governo, ma al Governo che in quel momento governava il nostro Paese.
Ha rilevato che è stato un metodo nuovo che la Regione Piemonte ha avanzato per prima e che è stato seguito da altre Regioni.
Ha ancora detto che la Regione nel suo complesso non chiedeva miracoli né pretendeva che tutti i suoi progetti potessero essere accolti, ma offriva una gamma di possibilità, di proposizioni, di termini di confronto concreti sui quali verificare i punti sui quali il Governo poteva contribuire e ciò che la Regione doveva fare. Sono altresì felice di riscontrare che in 24 ore la posizione del Consigliere Vetrino si è modificata del tutto rispetto a quanto è contenuto nel documento dell'opposizione e consegnato alla stampa.
In quel documento c'era scritto, per esempio, che nel marzo '81 la Giunta non riuscendo a presentare il piano di sviluppo affidava il bilancio del Piemonte agli 84 progetti. Questo significa che il dibattito e il confronto sono utili e servono a modificare le posizioni ad acquisire una superiore unità: quelli che contano sono i passi avanti nelle divergenze.
Non sono invece d'accordo con l'analisi che ha fatto il Consigliere Bastianini, di cui ringrazio però il coraggio politico che ha avuto nell'assumere una posizione, in questo momento non più molto condivisa dagli ambienti economici italiani, però esistente, contro la quale da parecchi mesi stiamo combattendo sulla base di dati, di cifre e di valutazioni. La situazione economica piemontese sarebbe seria preoccupante, ma - dice Bastianini - normale rispetto alle difficoltà del ciclo. Penso, invece, che non sia così e non penso di cedere a tesi catastrofiche. In questo campo le opinioni si modificano. Il Presidente degli industriali piemontesi Pininfarina il 27 febbraio ha detto: "Corriamo il rischio che tra breve non si parli più del caso Torino come di un problema da risolvere, ma come di una realtà industriale e sociale da ricostruire da capo". E' un giudizio serio e molto preoccupato, quindi non è un giudizio normale. Sarebbe altrettanto facile citare giudizi assai diversi da Pininfarina in conferenze stampa concesse negli ultimi otto mesi, in cui il suo giudizio era del tipo di quello che oggi ha illustrato il Consigliere Bastianini. Ma non è tanto importante la storia dei giudizi che si danno, quanto arrivare alla fine ad un giudizio che possa far derivare una politica piuttosto che un'altra. In questo caso sono d'accordo con Pininfarina e non con Bastianini. Posso dire che la Giunta regionale ha cercato di elaborare la crisi del Piemonte sulla base dei dati e dei fatti che sono diversi da quelli all'attenzione del Consigliere Bastianini.
Se avrà ragione lui, saremo lieti tutti perché la sua posizione è più ottimistica, più fiduciosa sulla capacità di ripresa autonoma del sistema industriale, ancorché modificato.
In sostanza illustra la questione così: i posti di lavoro da trovare per avviare a soluzione il problema occupazionale in Piemonte sono circa 30/40 mila che non è una grande cifra rispetto ai 900 mila occupati.
I dati che ho sotto gli occhi sono diversi. I 30/40 mila certamente rappresentano la questione più grossa, ma dove li mettiamo gli altri 130 mila? Alla fine di gennaio 1982 gli iscritti agli uffici di collocamento regionale erano 143.680 con una crescita di 27.146 rispetto allo stesso mese del 1981. Al contrario, gli avviati al lavoro erano a fine gennaio 14.156 con una riduzione di 2.518 unità rispetto a gennaio 1981. Il numero delle cessazioni del rapporto di lavoro comunicato agli uffici di collocamento dal giugno '81 supera il numero degli avviamenti.
Forse lui si riferiva solo alla provincia di Torino. Vorrei sottoporre la questione che ha sollevato il Consigliere Montefalchesi. Come li vogliamo considerare i 54 mila lavoratori in Cassa Integrazione? Con ottimismo, dobbiamo considerarli lavoratori temporaneamente fuori dal processo produttivo e dobbiamo operare per fare in modo che sia così.
Tuttavia le perplessità che ci sono in quest'aula sono per i 1.200 lavoratori della Pianelli &Traversa che per il momento lavorano ma che tra qualche mese possono diventare un esercito aggiuntivo ai 54 mila. Le perplessità che hanno i lavoratori della Graziano di Tortona sono di entrare fra un mese in questa categoria. La perplessità, che già è certezza, dei lavoratori delle 60 aziende che hanno chiesto la Cassa Integrazione dal 1 dicembre 1981 ad oggi, portano la cifra complessiva a 378 mila, più del doppio di quella del 1 maggio 1981. Questi dati ci permettono di considerare razionalmente la cifra dei 140mila e questa non è la posizione di un partito o di una corrente, ma è la posizione oggettiva dell'Ufficio del collocamento.
E' arbitrario dire che questo comporta una percentuale che va dal 10 all'11%, che è assai diversa da quella dal 4 al 5% che storicamente andava dal 1947 al 1980? Non è arbitrario. E' vedere con gli occhi della drammatizzazione o vedere con gli occhi del realismo? Rischio qualche cosa di più e in senso diverso rispetto a quello che dice il Consigliere Bastianini. Se la stretta creditizia, che lui giustamente imputa come uno dei fattori fondamentali del calo occupazionale non si allenta in modo significativo nei prossimi mesi ci porterà fra un mese a superare le 400 aziende e a superare i 60 mila lavoratori in Cassa Integrazione. E' un esercito, è un fenomeno enorme per dominare il quale dirò qualche cosa. Si prospettano fenomeni inquietanti che vogliamo rifiutarci di, accettare come inevitabili ed inesorabili.
Vogliamo approfondire le difficoltà dell'esperimento sulla mobilità. Se per caso fossero avvalorate certe preoccupazioni dovremo riproporci un problema che è ben più rilevante dei meccanismi economici che devono portare all'occupazione. Dovremo porci altri problemi che non sono di carattere economico.
Detto ciò perché non sono d'accordo su quella valutazione, devo dire facendo un salto logico, che non abbiamo assistito a tutto questo soltanto con l'occhio di chi denuncia un fenomeno che si fa grave senza cercare di incidere in concreto su questo processo. Non parlo in questo momento dei progetti, parlo dei risultati che ieri abbiamo reso noti, dell'azione che abbiamo cercato di fare per contenere questa caduta occupazionale non attraverso la filosofia del salvataggio delle imprese a qualsiasi costo, ma attraverso una contestazione della caduta del sistema produttivo consapevoli del fatto che ogni posto di lavoro conquistato o riconquistato o salvato significa 10/11 milioni all'anno di non assistenza, di attività produttiva e di salario legittimo, ogni posto di lavoro in questa situazione è un contributo alla lotta contro l'inflazione e per sostenere l'occupazione.
Qualche risultato è stato conseguito. Abbiamo trattato con 200 aziende con 43 di queste abbiamo siglato degli accordi tra Regione, sindacati imprenditori. In quelle aziende erano in discussione 58.701 posti di lavoro. Questi posti di lavoro sono stati sostanzialmente mantenuti attraverso processi di ristrutturazione che hanno visto il cambiamento di proprietà, la ricerca di nuovi proprietari che in luogo delle vecchie aziende hanno assunto con impegni di investimenti tutte le responsabilità relative.
Possiamo dire che la fase di ristrutturazione, così complessa, così difficile e così aspra, non ha visto l'assenza della partecipazione delle forze sociali, non ha visto l'incapacità delle forze sociali e delle forze politiche, ma ha portato dei risultati concreti di difesa dell'occupazione e ha portato altresì ad una cifra di investimenti che abbiamo valutato in 253 miliardi che sono stati indispensabili per mantenere in piedi quelle aziende. Non ci siamo sottratti al compito della gestione della crisi e i risultati che abbiamo conseguito sono al di fuori della capacità progettuale o della proposizione che abbiamo avanzato nel confronto con il Governo.
Un'annotazione politica. Ho sempre cercato di insistere sull'indispensabilità del raccordo, anche conflittuale, tra forze sociali sindacati, imprenditori e Regione. La Regione in questo campo si è inventata ruoli e poteri senza i quali non si sarebbe potuto fare tutto questo: altrimenti c'era semplicemente la funzione del vigile che dirottava e poteva dirottare i cortei operai verso la Prefettura o verso l'Ufficio del Lavoro o verso l'Unione Industriali. Non abbiamo fatto così. Forse era possibile fare così solo ad una Giunta di questo genere.
Questo naturalmente non esaurisce il rapporto con il Governo. Sovente c'è stato l'intervento di questo o di quel Ministro e naturalmente questo dà dimostrazione che il rapporto non è avvenuto soltanto sui grandi progetti, ma è avvenuto anche su cose minute, con telefonate, incontri confronti a Roma nella sede del Ministero dell'Industria: compito di routine che si svolge da anni da parte delle Regioni, sia pure in carenza di poteri reali, giuridici e formali e di legislazione nazionale. La nostra impressione è che non ci sia una vera ed autentica politica industriale.
Chi ha detto di essere d'accordo con certe conclusioni che ha fatto il Ministro De Michelis, vorrà dire che sarà anche d'accordo sul fatto che lui ha ricordato il caso del Giappone e di altri Paesi che non hanno economie dirigistiche dove una forte direzione dello sviluppo è stata assunta dal Governo che è a direzione liberale. Questo fu intuito da Giscard d'Estaing e viene ora attuato, naturalmente con altri criteri, da Mitterrand. E' un fatto che si impone nelle democrazie industriali in una situazione di crisi e di trasformazione così ampia come quella che si sta svolgendo sotto i nostri occhi.
Con il Consigliere Brizio ci sono punti di consenso e di dissenso. Il punto di consenso sta nella diversificazione dell'analisi rispetto a quella di Bastianini (Brizio ha sempre rivendicato alla sua forza politica di non essere stata seconda a nessuno nell'indicare la gravità e le caratteristiche della crisi. Concordo con lui).
Però non concordo con le conseguenze che lui trae da questa riconosciuta gravità e qualità diversa della crisi. Egli dice che i progetti furono un diversivo. Bastianini vide con un certo interesse i progetti e oggi li critica perché non vanno avanti; la signora Vetrino dice che furono una grande cosa: quindi non c'è unità di posizioni.



BRIZIO Gian Paolo

E' autonomia di giudizio.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

D'accordo.
Un diversivo non sono stati per le ragioni dette dai Consiglieri Vetrino, Viglione, Mignone e perché abbiamo la fiducia che una parte di essi cammineranno. Per esempio, nel campo dell'energia, passi avanti ne abbiamo compiuti. La prima fase è stata quella di farli accettare come giusti, la seconda è stata quella di farli accettare dal Governo e di farli inserire nella programmazione nazionale, la terza è stata quella di ricercarne il finanziatore. Il quarto passo è quello relativo alla formalizzazione delle pratiche per farli decollare. I progetti sull'energia sono stati elaborati con il contributo di tutte le forze sociali e darebbero un buon contributo alla diminuzione del gap energetico piemontese.
Tocco con mano qualche cosa che è stato frutto di un faticosissimo e micidiale iter per una Giunta che non è né in maggioranza né in opposizione nel Governo nazionale. Se volete vi raccontiamo gli iter e i rapporti con i Ministeri e con le loro burocrazie che sono una cosa dell'altro mondo!



PAGANELLI Ettore

Noi vi raccontiamo che cosa succede in questa maggioranza.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Questa reazione non pone oggettivamente i problemi. Mettiamo anche il caso che la burocrazia regionale sia la più inefficiente di questo mondo, e di questo parleremo nella sede opportuna. Voglio dire che i passi nel perfezionamento dei progetti sono avvenuti con fatica e la fatica non è stata solo quella di ricercare i finanziamenti, ma è stata anche nel provocare gli incontri, nel fare in modo che avvenissero quando erano stati fissati, nel fare intendere alla gente di che cosa si trattava.
Sono d'accordo con il Consigliere Brizio che ha richiamato il contributo della sua forza politica sulla vicenda lndesit. Infatti oggi si sono trovati i 240 miliardi per farla andare in porto. La Regione è stata uno degli elementi portanti. Il momento in cui si conseguono i risultati.
Perché negarlo? A chi giova negarli? A nessuno, allora non si scrivono le altre cose. Quando abbiamo constatato con i lavoratori e le Partecipazioni Statali l'accordo sulla Teksid che era diverso da come era partito e che è diventato diverso anche per il contributo che sindacati, forze politiche e Giunta regionale hanno dato, abbiamo toccato con mano un altro punto importante della strategia industriale. Perché dire che nessuno dei progetti ha incominciato a funzionare quando sapete che il progetto per la mobilità è decollato in quattro mesi dopo che per tanti mesi non era successo niente? Oggi siamo alla verifica, caso mai, delle difficoltà del progetto.
Con questo voglio dire che non dobbiamo pentirci di aver inaugurato un sistema di rapporti con il Governo. E' scritto nello Statuto che la programmazione nazionale e regionale sono legate fra loro da un rapporto di partecipazione e collaborazione proprio nei momenti di crisi.
Quando la stessa idea di programmazione può essere messa in discussione da fattori internazionali non controllabili, quando la stessa possibilità di programmare può essere impraticabile e per il Governo nazionale e per i governi regionali, è importante instaurare un rapporto fra Regioni e Governo, anche sbagliando qualche volta, altrimenti c'é il pericolo di decadenza del ruolo delle Regioni.
Ruolo della Finpiemonte. La Giunta ha approvato un documento di indirizzo che tende a fornire alle piccole e medie aziende del Piemonte quegli strumenti che ci erano stati indicati alle conclusioni dei lavori della Commissione ministeriale che aveva esaminato i progetti della Regione Piemonte.
Le aziende hanno bisogno di soldi e di commesse. Poiché i soldi non possiamo darli cerchiamo di aiutarle a trovare le commesse.
Le aziende, soprattutto, hanno bisogno di sapere che cosa produrre come ristrutturarsi, come ricercare i capitali che servono per la gestione immediata e del futuro. La Finpiemonte può assolvere un ruolo n uovo in questa direzione. Per esempio, un comitato tecnico-scientifico di alta qualificazione con uomini dell'industria privata e dell'industria pubblica potrebbe essere uno strumento al servizio delle piccole e medie aziende le quali attraverso questo strumento potrebbero sapere che cosa fare individualmente o in modo consorziato per uscire dalla crisi. Su questa strada intendiamo camminare rapidamente.
Quanto ai progetti socialmente utili, siamo pronti a farli decollare avendovi apportato le correzioni che erano state, suggerite dal confronto con le forze politiche. Il Governo deve modificare il decreto per rendere possibile l'utilizzo temporaneo dei cassaintegrati e dei disoccupati.
Abbiamo poi chiesto un contributo finanziario di 5 miliardi che, se ci viene dato, anche se modesto rispetto alla dimensione complessiva dei progetti consentirebbe al Piemonte in questo caso di non lasciare ingrossare l'esercito dei cassaintegrati.
Il confronto sull'energia e quello di oggi sono momenti alti del confronto politico.
Questo momento che la Regione sta vivendo non è di crisi, anzi, è un momento abbastanza proficuo. La strada da percorrere è indicata. Le verifiche che si possono fare sono del tutto legittime. Questa Giunta trae la sua legittimità dal Consiglio nel momento in cui si rivendica la centralità dello stesso. La Giunta regionale non sarà certamente seconda a nessuno a sollecitare e ad attuare tutte le verifiche necessarie.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

La perdita di tensione e di credibilità nel funzionamento degli organi regionali e nei loro rapporti ha raggiunto da tempo il livello di guardia: dichiarazioni congiunte dei Consiglieri Paganelli, Bastianini e Vetrino.
Per la verità, mi pare eccessivo.
Sanlorenzo ha ricordato poco fa il dibattito sull'energia, io ricordo quello sulla giustizia, quello sull'Europa, il convegno delle Partecipazioni Statali. Ricordando questi confronti, le parole tensione credibilità che raggiunge il livello di guardia, mi paio no francamente eccessive. Non soltanto perché in questa sede, con l'attenzione necessaria è venuto a parlare il Presidente del Consiglio dei Ministri, non soltanto perché in questa sede stiamo facendo un dibattito che ha tensione e credibilità, pur nella diversa posizione che legittimamente ciascuno ritiene di esprimere sui singoli argomenti. Il sale della democrazia è il confronto ed anche lo scontro, però mi pare che si sia ecceduto.
Mi riferisco ad alcune osservazioni dei Consiglieri Paganelli e Bastianini.
L'opposizione, se non si regolamentano in maniera adeguata il dibattito politico e i rapporti tra maggioranza ed opposizione, ha la tendenza di diventare sempre più acida e più zitella e, nel contempo, la maggioranza a diventare sempre più arrogante. Parto da queste considerazioni per tentare di portare un contributo affinché né l'opposizione diventi più acida e più zitella né la maggioranza più arrogante. Vorrei sempre portare nei dibattiti del Consiglio la tensione e la credibilità necessarie e soprattutto la chiarezza delle linee politiche sulle quali ci si confronta.
Questo per un dirigente del Partito Socialista è un dato molto importante perché credo molto di più nella democrazia conflittuale che alla democrazia consociativa, in modo che il dibattito avvenga sempre su grandi linee e problemi che hanno soluzioni e prospettazioni di tipo diverso.
Abbiamo sentito gli interventi di Viglione, Mignone e Biazzi e li ringrazio per il loro contributo e la loro perfetta assonanza su quanto le relazioni hanno evidenziato. All'intervento del Consigliere Vetrino non possiamo che esprimere un dato positivo per il contributo che è differente dalla dichiarazione di ieri.
E' altresì positivo l'intervento del Consigliere Brizio, seppure differenziato da quello del Consigliere Vetrino. Notiamo invece un intervento di Bastianini che, seppure estremamente valido in democrazia, è completamente contrapposto alla tesi di maggioranza.
Quando Bastianini parla della crisi del Piemonte che definisce una crisi non drammatica, non difficile, che ha comunque degli elementi positivi (forse la parola non è esatta), fa un'analisi diversa da quella del Ministro La Malfa e del Governo nel complesso. Nell'incontro con le organizzazioni sindacali di lunedì pomeriggio, siamo partiti dall'analisi della situazione e della crisi del Piemonte, abbiamo confrontato le analisi per vedere se vi è una consonanza e ci siamo trovati d'accordo con le organizzazioni sindacali. Invece qui troviamo un elemento di diversità.
Il metodo del confronto con il Governo è stato all'altezza della situazione sia per il taglio politico sia per i contenuti, all'altezza della tradizione del governo regionale e della dimensione della crisi che investe il Paese e il Piemonte. E' un metodo corretto, istituzionalmente perfetto. A questo rapporto non diamo il senso di una vertenza, ma di un confronto continuo su un piano di emergenza che si vede completamente sviluppare in base alla concezione che la programmazione nazionale deve avere costantemente un rapporto con la programmazione regionale. E' un metodo serio che non intendiamo smettere, ma proseguire tempestivamente e razionalmente.
La battaglia più importante che abbiamo condotto e che abbiamo vinto è quella del principio che le Regioni accedano al fondo di investimenti. La nostra capacità di iniziativa e di confronto con il Governo non solo ha ottenuto l'accoglimento dei nostri progetti regionali, ma ha vinto questa battaglia, di cui ho già definito altre volte i contorni drammatici, sullo spostamento dell'asse verso investimenti nei porti liguri, in particolare per il porto di Voltri per 50 miliardi.
Abbiamo anche avuto la soddisfazione di vedere che fra tutte le Regioni d'Italia quella che aveva un maggior numero di progetti pronti (Po, Tanaro Bormida, forestazione, opere idrogeologiche) ha i presupposti perché il confronto si traduca in una corresponsione immediata di fondi per gli investimenti.
Della crisi del Piemonte abbiamo discusso con autorevolissimi uomini politici ed amministratori. Tutti l'hanno definita difficile, grave e bisognosa di interventi coordinati. Questa crisi va affrontata su un piano di slancio e di aggredimento puntando ad un ulteriore sviluppo.
L'Amministratore delegato della Fiat, Romiti, forse un po' in polemica con il senatore Donat Cattin, disse queste stesse parole. Certo, un contributo preciso lo deve dare il Consiglio regionale. La riforma della legge sulla tutela del suolo è urgente. Non facciamo che sollecitarne il dibattito in aula e in II Commissione.



PAGANELLI Ettore

E' tutto da ridere. Non pigliamo in giro!



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

L'abbiamo presentata in tempi giusti e per quanto riguarda il governo regionale non ha mai avuto intenzione di prendere in giro nessuno. Forse chi si innervosisce ha questo metodo. Da parte mia sono sempre stato corretto nel rispettare le posizioni degli altri.
Abbiamo già parlato del piano di sviluppo e io non mi soffermerei tanto sulla credibilità del 31 dicembre o della scadenza di Pasqua, mi fermerei invece sulla sostanza e sulle proposte che il piano di sviluppo farà per contribuire a risolvere la crisi del Piemonte. Su di questo ha parlato già l'Assessore Simonelli.
Mi preme riferire sulle ultimissime vicende circa le difficoltà interne della maggioranza e della Giunta. Ho avuto modo di dire e pubblicamente lo ripeto, che né la maggioranza né la Giunta hanno difficoltà interne. Il mio partito ha fatto bene a richiedere un confronto con i partiti della maggioranza, non perché vi siano difficoltà ma per ampliare il dibattito e coinvolgere ogni forza fresca capace di dare un contributo alla soluzione dei problemi del Piemonte.
Dopo due anni di governo è bene verificare i rapporti fra i partiti della maggioranza, che sono buoni e continueranno ad esserlo, appunto per rilanciarne l'azione. Intanto il governo regionale continuerà nella sua azione e nell'attuazione del programma con rinnovato impegno, nella consapevolezza di fare sino in fondo e con autorevolezza la propria parte nell'interesse della comunità piemontese e non ha nessun timore di confrontarsi e di verificare con chicchessia il proprio operato e la propria efficienza.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Il Presidente della Giunta, al termine delle sue dichiarazioni che si riferivano ad un dibattito, che riguardava i rapporti tra la Regione ed il Governo, ha introdotto un fatto che era noto solo attraverso le dichiarazioni della stampa e cioè che un partito componente la Giunta regionale ha chiesto la verifica.
Il Gruppo D.C., chiede, poiché è stata data una dichiarazione ufficiale, che venga inserito all'ordine del giorno del Consiglio regionale un dibattito su questa verifica perché i fatti non restino nel segreto delle stanze, ma vengano portati nella sede del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Come stabilisce il Regolamento, per la richiesta di inserimento di un argomento all'ordine del giorno, occorre una dichiarazione a favore ed una contro.
Chiede di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Non abbiamo nessuna difficoltà ad accettare questa richiesta, anzi penso che in quell'occasione ci sia la possibilità di uno scambio di idee.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Credo che motivi di dibattito, di incontro e di scontro in questi mesi ve ne siano stati molti. Spesso siamo stati accusati di eccessivi dibattiti.
Devo dire al Capogruppo della D.C., che in questa vicenda egli fu uno di quelli che chiarì il suo pensiero in proposito.
Se dobbiamo andare in questa direzione vuol dire che i temi che abbiamo dibattuto non sono ancora stati sufficienti, il che vuol dire che l'azione della maggioranza era del tutto inadeguata rispetto all'emergere della situazione economica e sociale.
Non abbiamo difficoltà ad aderire a questo incontro-dibattito all'interno del Consiglio. Abbiamo sempre sostenuto la necessità di una verifica costante sull'azione, sui programmi, sulle idee. Questo non ci spaventa.
Già con la discussione sull'esercizio provvisorio abbiamo modo di aprire alcuni temi e avremo modo di aprirli nel dibattito del bilancio per il 1982. Vi sono occasioni giuridiche e storiche, quindi non credo che si debba trovarne delle nuove. Accingiamoci dunque! La crisi del Piemonte è grave e scuote l'azione della maggioranza e anche dell'opposizione, la nostra azione vuole rimuovere gli ostacoli che impediscono lo svolgersi corretto della nostra istituzione.
Occasioni ne abbiamo. La prima sarà tra qualche minuto, le altre verranno successivamente. Questi sono gli appuntamenti ai quali non mancheremo. Ringrazio il collega Paganelli della sua richiesta.



PRESIDENTE

Mi pare di capire che non vi sono preclusioni ad affrontare l'argomento. Mi pare di dover cogliere l'invito del Consigliere Viglione ad affrontare subito l'esame della proroga fino al 30/4/1982 dell'esercizio provvisorio.


Argomento: Esercizi provvisori

Esame progetto di legge n. 194: "Proroga fino al 30/4/1982 dell'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1982, autorizzato con la legge regionale 21/1/1982, n. 3"


PRESIDENTE

Propongo pertanto al Consiglio di iscrivere all'ordine del giorno l'esame del progetto di legge n. 194: "Proroga fino al 30/4/1982 dell'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1982, autorizzato con la legge regionale 21/1/1982, n. 3".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti in aula.
La parola al Consigliere Viglione per la relazione.



VIGLIONE Aldo, relatore

Il progetto di legge n. 194 che la I Commissione ha esaminato ieri riguarda la proroga fino al 30/4/1982 dell'esercizio provvisorio del bilancio '82 autorizzato con legge regionale 21/1/1982, n. 3.
Signori Consiglieri, io ero tra quelli che ritenevano che, in presenza di una grave crisi nazionale e in pendenza di una legge finanziaria, si dovesse presentare un bilancio provvisorio all'attenzione dei Consiglieri.
Tutti conosciamo il dramma del Paese in ordine ai tagli di bilancio all'iniziativa del Governo per la riduzione dei tassi inflattivi, alla decisione del Ministro del Tesoro Andreatta di operare esclusivamente con la leva monetaristica e la falcidie non indifferente che tutto ciò ha provocato sui bilanci delle Regioni e degli Enti locali. Comuni e Regioni si sono trovati in difficoltà ad operare le scelte. Le previsioni degli anni che vanno dal 1976 al 1979, attraverso i piani di sviluppo, attraverso l'accensione di mutui con rate pluriennali a lunghe scadenze, facevano ritenere che il bilancio regionale avrebbe avuto degli incrementi. Questi incrementi però non sono venuti.
Sono combattuto tra l'ira verso il Ministro Andreatta e la consapevolezza che soltanto attraverso la riduzione del tasso inflattivo che vorrebbe impedire che l'inflazione galoppi ai livelli sudamericani possiamo raggiungere risultati utili nel nostro Paese.
Il mio partito ritiene che la leva monetaria non sia utile nel tempo, ma oggi, è servita a far scendere il tasso di inflazione al livello del 15-16 e probabilmente nei prossimi mesi scenderà a livelli ancora inferiori.
Siamo consapevoli, tuttavia, che questo può accendere la miccia esplosiva dell'occupazione e della produzione. Ha ragione il Segretario del nostro partito, l'on. Bettino Craxi, di ricercare un modello a mezzo fra la strettoia monetaria e un modello di sviluppo nuovo.
La Giunta ha scelto giustamente la strada della presentazione dell'esercizio provvisorio fino al 30 aprile.
Anche sotto questo aspetto sono stato molto combattuto. Avevo già consigliato la presentazione di un bilancio comunque, che poi avvenne attraverso un bilancio provvisorio, che fece alcune scelte - non nascondiamocelo - anche soltanto con la riduzione mensile dell'esborso mensile, che si è mantenuto entro i livelli entro i quali l'Assessore Testa si era impegnato nell'attesa di una chiarificazione generale nel Paese.
E' venuta oggi questa chiarificazione? Ho dei dubbi sotto questo aspetto.
Andiamo incontro a questo bilancio con un Governo diretto dall'on.
Spadolini, governo che a volte pare di legislatura a volte no, a volte pare trovare in Parlamento e nel Paese accresciuti consensi, a volte pare invece trovarsi in grosse difficoltà. Di questo dobbiamo tenere conto. Non c' nessun dubbio. Non vorrei che ci fossero delle divisioni in questo. La linea del Governo può essere discussa perché i tagli che opera contro i Comuni e le Regioni sono gravi, le previsioni formulate saltano, saltano i progetti della formazione professionale, della sanità, della casa, dei trasporti, salta l'investimento che il Paese dovrebbe attuare per uscire dalla crisi.
Non si intravvede ancora quell'alba dei lavoratori che Pellizza da Volpedo riprodusse.
Ecco, allora, la necessità di presentare un progetto di legge di proroga dell'esercizio provvisorio fino alla fine di aprile. Non è un escamotage un trucco contabile o legislativo introdotto furtivamente per carpire il consenso addebitandone magari al Governo le responsabilità.
Consento abbastanza con l'azione del Governo Spadolini. D'altronde recenti statistiche danno un indice di gradimento del 50%. Oggi non ce l'ha nemmeno Reagan in America, quindi vuol dire che questo Governo ha una base nel Paese.
Abbiamo imboccato una strada la quale, attraverso l'opera di tutti, pu determinare un successo nel Paese ed una posizione paritaria nella Comunità Europea. Attraverso l'esercizio provvisorio chiariamo alcuni aspetti del bilancio che sottoporremo all'attenzione del Consiglio nelle prossime settimane.



PRESIDENTE

Non ci sono altri iscritti a parlare. Passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "Il termine stabilito dalla legge regionale 21/1/1982, n. 3, per l'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1982, è prorogato al 30 aprile 1982.
L'autorizzazione all'esercizio provvisorio di cui al precedente comma, si intende estesa alle note di variazione approvate dalla Giunta regionale successivamente alla presentazione del bilancio al Consiglio regionale".
E' stato presentato dai Consiglieri Paganelli, Brizio, Bastianini e Vetrino il seguente emendamento aggiuntivo: dopo il secondo comma aggiungere:"Durante l'esercizio provvisorio i singoli capitoli di spesa non possono essere impegnati oltre i quattro dodicesimi del relativo stanziamento".
La parola al Consigliere Brizio per l'illustrazione dell'emendamento.



BRIZIO Gian Paolo

A suo tempo avevamo espresso voto contrario all'esercizio provvisorio sia sul merito sia perché non era stato accolto un emendamento che tendeva a vincolare la spesa ai dodicesimi del periodo. Oggi, che siamo alla proroga dell'esercizio provvisorio, riteniamo che debba proporsi nuovamente questo vincolo, altrimenti finiremmo per trovarci di fronte ad un bilancio per l'anno 1982 (che arriverà con notevole ritardo) sostanzialmente impegnato.
Non siamo intervenuti prima per non disperderci sulle dichiarazioni che ha fatto il Consigliere Viglione.
Il ritardo c'é stato. Altre Regioni hanno seguito la linea della presentazione comunque di un documento o hanno provveduto all'aggiustamento del bilancio. Noi invece discuteremo il bilancio nel mese di aprile perch malgrado la buona volontà dell'Assessore Testa, fino al 31 marzo la I Commissione non riceverà la documentazione e gli allegati relativi.
Altre Regioni hanno adottato il metodo dei dodicesimi e noi riteniamo che anche la Regione Piemonte debba adottarlo.
La nostra formulazione è complessiva e fa riferimento ai quattro dodicesimi dell'intero periodo, ma potrebbe essere modificata nel caso si volesse fare riferimento soltanto alle spese non obbligatorie.
E' vero che gli impegni complessivamente sono inferiori, ma questo è dovuto soprattutto al fatto che nell'area 4 (assistenza sanitaria) gli impegni sono minimi perché vanno in movimento automaticamente. In alcune aree di attività siamo oggi ad un impegno di oltre il 33 dello stanziato, non soltanto per le spese obbligatorie, vedasi l'area di attività n. 1, ma anche per talune spese (area di attività n. 2).
C'è la tendenza ad impegnare il bilancio al di là del periodo dell'esercizio provvisorio.
Riteniamo sia indispensabile procedere al rientro in questi vincoli. La discussione del bilancio deve avvenire su quello che si può gestire e non su quello che è già stato gestito.
L'assenza di rimedi non è corretta nei confronti di un'assemblea decisionale quale il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al bilancio

Mi spiace di dover respingere l'emendamento a nome della Giunta, ma credo sia doveroso farlo anche perché la stessa in sede di approvazione dell'esercizio provvisorio aveva garantito un'autodisciplina relativamente all'utilizzo dei fondi, in attesa che il bilancio venisse votato.
Dai dati che ho fornito risulta che questa autodisciplina la Giunta l'ha pienamente mantenuta con intelligenza nel senso che non ha preso l'impegno di non spendere più del dodicesimo per ogni mese su tutti i capitoli.
Questo sarebbe stupido perché in alcuni capitoli o non si fa nulla o si impegna una spesa entro un certo livello.
Questo impegno è mantenuto sul bilancio regionale, anche al netto della spesa sanitaria, come si potrà verificare sommando tutte le aree. Ci sarà probabilmente, uno scarto del 5 o del 10%. La Giunta, nello stesso tempo non blocca le attività che hanno un significato economico per la collettività piemontese.
Il meccanismo, quasi magico, dei dodicesimi è un po' stupido nel senso che se applicato su tutti i capitoli impedirebbe quegli impegni che la stessa opposizione sollecita. Abbiamo fatto il discorso globalmente e globalmente dopo tre mesi, dimostriamo che l'abbiamo mantenuto.
Per queste ragioni la Giunta richiede la fiducia del Consiglio nell'approvazione di un successivo mese di esercizio provvisorio assicurando che lo gestirà con lo stesso senso di responsabilità con cui ha gestito i tre mesi precedenti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Paganelli Brizio, Bastianini e Vetrino. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti favorevoli e 29 contrari.
Si passi alla votazione dell'art. 1 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi.
Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

La scadenza del rinnovo dell'esercizio provvisorio, che è in qualche misura obbligatoria, si colloca in una luce diversa rispetto alla collocazione che poteva avere tempo fa. Sembra anche a me che, dal momento che viene ricordato il ritardo con cui si arriva alla definizione del bilancio, si debba ricordare che mai come quest'anno si sono poste le connessioni con le decisioni nazionali e con disponibilità di risorse peggiori per le Regioni.
Per questo credo debba essere ravvisato come atto meno formale delle altre volte. Spesso è stato un atto importante, un po' formale, comunque la continuazione di un'azione che poteva contare sulla certezza del flusso finanziario quindi sulla possibilità di alimentare attraverso il bilancio le scelte fatte e sommarne altre di nuove.
Quest'anno la minore formalità dell'occasione deriva dal fatto che ci troviamo di fronte ad una situazione radicalmente nuova e sappiamo che la stessa porterà a scelte che sarebbe eufemistico definire difficili. Spesso sono state scelte dolorose, attinenti alla necessità della ridefinizione del ruolo della Regione, di un ruolo della Regione verso le risorse degli altri, di un'attivazione e mobilitazione delle risorse e delle disponibilità.
Dicendo questo dobbiamo anche fare i conti con partite che sono di competenza istituzionale della Regione. Sappiamo quindi che le scarse disponibilità e la grande penalizzazione che le Regioni hanno avuto hanno portato anche nella definizione di questo bilancio un iter più lungo, ma secondo me più reale, frutto di un confronto all'interno della Giunta che dovrà avere da parte del Consiglio la sua verifica.
La Giunta ha compiuto un importante atto di governo approvando il bilancio definitivo, sulla cui base andiamo al bilancio provvisorio, e approdando ad una conclusione collegiale e globale che delinea anche il significato politico delle scelte operate.
Il voto che diamo all'esercizio provvisorio rinvia l'impegno di una discussione serrata e seria sul bilancio, ma è anche la presa d'atto di un lavoro positivamente concluso e di un atto concreto di governo non così semplice da compiere.
Il richiamo alla concretezza degli atti, alla quotidiana e paziente ricerca delle soluzioni, al faticoso e spesso ingrato lavoro di misurarsi con i problemi è importante perché ad esso si è ispirato, come costume e da sempre, il nostro partito.
Ricorre spesso il termine della governabilità e noi possiamo dire che la nostra parte l'abbiamo fatta qui in Regione ed in altre occasioni. Quella pazienza che a volte ci viene rimproverata come poco smalto, come difficoltà ad essere poco brillanti e un po' improvvisatori è ben altro che sintomo di timidezza e di timore, è invece la certezza che proprio attraverso il lavoro paziente si fanno le cose. Nell'accezione della governabilità noi ci ritroviamo. E' un'accezione a cui vorremmo richiamare l'attenzione delle altre forze politiche, nel momento in cui siamo coinvolti in un discorso che sbaglia la misura e in molti casi sbaglia l'obiettivo.
Sbaglia l'obiettivo perché azzera con notevole semplicismo quel lavoro inedito compiuto dalle Giunte, in particolare in Piemonte in questo periodo, che ha costretto a rivedere certe abitudini, per esempio il bilancio, e a mettere insieme fantasia e capacità di pensare in grande e di dominare giorno per giorno i processi.
Il dibattito che tutti abbiamo chiesto sulla verifica richiesta dal PSI sarà un'occasione importante per verificare una volta per tutte questi concetti di governabilità, il ruolo delle forze politiche, il ruolo che ha svolto negli ultimi due anni la Giunta regionale.
Mi sembra che quando si propone una verifica sull'efficienza e sull'operatività di questa Giunta occorre riconoscere che è una richiesta legittima. Noi siamo d'accordo, anzi, se si tratta di esaminare ed analizzare l'efficienza, noi abbiamo molte cose da dire; le abbiamo già formulate questa mattina con la presentazione delle proposte di programma per il Piemonte degli anni '80 da parte del nostro Comitato regionale.
Diciamo subito che siamo per fare questa verifica presto e bene. Siamo per porre al centro le questioni giuste, per uscirvi con più forza e più slancio per continuare la difficile opera di governo.
Non siamo invece d'accordo se i fatti, da una partenza in sordina evolvessero in lunghi, oscuri, fuorvianti periodi di instabilità e di incertezza politica. Non accettiamo che si aprano porte ad inammissibili climi di ingovernabilità. Lo diciamo perché, al di là delle definizioni di maniera, noi comunisti ci sentiamo nei fatti partito per la governabilità aperto alla collaborazione e al confronto sulla base della pari dignità politica con le altre forze.
Ci sentiamo anche garanti di una corretta e trasparente azione delle istituzioni su cui non possono essere scaricati i problemi interni dei partiti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Si vota la proroga dell'esercizio provvisorio fino ai limiti massimi consentiti dalle leggi dei quattro mesi. Questi dibattiti sono sfortunati: ne abbiamo fatto uno la vigilia di Natale quando si era appena concluso il confronto sul piano socio-sanitario, quindi il confronto tra le forze politiche sul tema dell'esercizio provvisorio, come anticipazione del dibattito generale sul bilancio, non ha potuto cogliere tutti i contributi e le articolazioni possibili. Si vota oggi una proroga in condizioni molto diverse nella coda di quell'importante dibattito che ha consentito di fare il punto sull'azione della Regione riguardo ai problemi del Piemonte e con lo sfondo di due iniziative: un'iniziativa forte dei Gruppi dell'opposizione per mettere l'accento sul problema del funzionamento delle istituzioni e dei loro rapporti, ed un'iniziativa altrettanto forte di un Gruppo della maggioranza che chiede una verifica motivandola sulla base di appunti e rilievi specifici mossi all'azione dell'esecutivo e ai risultati che l'esecutivo stesso ha conseguito.
Ha fatto bene Bontempi, andando fuori tema, come avrebbe segnato una maestra pignola, a non illudere, sia pure per grandi cenni, lo scenario all'interno del quale avviene il confronto tra le forze politiche.
Né io intendo discostarmi da questa linea, né nei contenuti né nei tempi confermando qui, come ho già fatto in Commissione, il nostro voto negativo non perché non ne condividiamo le motivazioni che ci sembrano ragionevoli.
Altre Regioni in cui i liberali sono al governo hanno già approvato i bilanci, ma non cambia molto se da tre si passa a quattro mesi. Il voto negativo non è nemmeno dovuto al rifiuto della Giunta di accettare la limitazione del dodicesimo, che è un fatto più formale che sostanziale anche se devo dire che altre Regioni hanno presentato gli esercizi provvisori con i dodicesimi. Il nostro voto è connesso al fatto che ci sembra che tardi, non tanto nell'azione di chi ha la responsabilità tecnica di predisporre il bilancio, ma nell'azione della collegialità della Giunta la capacità di comprendere la manovra sul bilancio da avviare, anche in esercizio provvisorio, per ridare al bilancio della Regione una capacità di incidere sui nodi strategici della realtà piemontese.
Caro Simonelli, la crisi del Piemonte la si giudichi grave, la si giudichi grave ma fisiologica, come è da parte nostra, non la si risolve attivando i 100 miliardi di opere disperse sul territorio, quali quelle a cui lei ha fatto riferimento, ma la si opera potendo manovrare delle grandezze capaci di stimolare altri investimenti per il conseguimento di obiettivi strategici che non sono soltanto di intervento fisico ma anche di più complessa gestione della realtà socio-economica della Regione.
Ecco il motivo del nostro voto negativo.
Per concludere, darò due brevi interpretazioni dei liberali dello scenario all'interno del quale ci avviciniamo ai due grandi dibattiti che segneranno un gomito nella terza legislatura regionale: il piano di sviluppo e il primo bilancio deformato dalle modificate condizioni della finanza regionale per effetto delle decisioni del Governo.
Noi abbiamo ritenuto di assumere un'iniziativa forte con gli altri Gruppi di opposizione sul problema del funzionamento delle istituzioni e del rapporto fra le istituzioni e non abbiamo sbagliato obiettivo. Mi spiace che Bontempi, sempre così attento alla logica dei movimenti politici, abbia affermato questo.
Non abbiamo sbagliato obiettivo perché nel documento consegnato agli organi di stampa, alle forze politiche e all'esecutivo non si entra mai nel merito delle azioni di governo della Regione. Si fa riferimento al funzionamento del Consiglio, al rapporto tra Consiglio, esecutivo e forze politiche e al ritardo sistematico negli adempimenti dei provvedimenti centrali all'azione regionale.
Non si dice se il piano è buono o cattivo, se il documento di bilancio è buono o cattivo. Noi crediamo di aver dato un contributo positivo alla chiarezza nel rapporto delle forze politiche nell'aver posto l'accento su questi aspetti, che peraltro sono condivisi anche, sia pure in altri termini e in altri modi, dagli stessi Gruppi della maggioranza che spesso nelle riunioni dei Capigruppo hanno convenuto con noi sull'opportunità che in alcune cose si cambiasse rotta.
L'iniziativa, non qualsiasi, del Segretario regionale del Partito Socialista di chiedere pubblicamente una verifica dell'azione dell'esecutivo, motivandola su fatti che ci sembrano non secondari, la difficoltà che le opposizioni più volte hanno lamentato e della Giunta stessa di passare dall'individuazione degli obiettivi e delle buone intenzioni all'operatività dei progetti, non creano in noi né particolari entusiasmi né particolari emozioni.
Noi andiamo avanti per la nostra strada.
Anche oggi, in un momento in cui forse la tattica ci avrebbe suggerito di sfumare le differenze delle altre forze politiche, abbiamo proposto una nostra interpretazione coraggiosa della realtà economica dell'industria piemontese. L'abbiamo fatto sulla base dei dati a nostra disposizione che non sono molto diversi da quelli forniti dal Vicepresidente Sanlorenzo l'abbiamo fatto convinti che mettere l'accento più sugli aspetti di trasformazione che sugli aspetti di pericolo degenerativo della situazione del sistema produttivo piemontese consiglia anche comportamenti alla Regione di tipo diverso e più efficienti.
Noi andiamo avanti sulla nostra strada con il rispetto che abbiamo sempre portato ai lavori dell'esecutivo, ma convinti anche del fatto che non si può far finta che nei rapporti tra le forze politiche in generale, e in Piemonte in particolare, non sia cambiato nulla e non stia cambiando nulla come, con gli occhi della storia, con la responsabilità di ognuno, noi abbiamo individuato nel cambiamento del 1975 un elemento di rinnovamento (a parte la discussione sui risultati) della situazione piemontese, così invitiamo le forze politiche a non voler trascinare oltre quanti è legato al reale collegamento delle forze politiche e delle avventure che cominciano a mostrare i segni del cedimento, l'incapacità di proporre disegni di fantasia ai problemi nuovi che la società pone, la difficoltà di ritrovare una omogeneità di obiettivi e di indirizzi.
Questo è l'invito che facciamo perché siamo convinti che nessuno debba sentirsi escluso dalla democrazia se per un periodo più o meno lungo siede sui banchi più numerosi o sui banchi meno numerosi. In questo senso ci apprestiamo ad accogliere l'invito della Segreteria regionale socialista e ad affrontare un confronto sui problemi del Piemonte e sulle risposte da dare con la massima disponibilità e con l'ampiezza di vedute possibili.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Farò una breve dichiarazione di voto che tenga conto dello "scenario" a cui si riferiva Bastianini e che è presente nel momento in cui votiamo la proroga di un mese dell'esercizio provvisorio, fatto di per sé tecnico, ma che, in una situazione come questa, offre anche l'opportunità di fare considerazioni politiche.
In Commissione, nel momento in cui si discusse il primo disegno di legge si era proposto di usufruire immediatamente di tutti i mesi consentiti dalla legge per l'esercizio provvisorio, salvo poi ridurli, se le condizioni avessero consentito, un diverso governo del materiale contabile.
Quindi, il voto contrario è determinato soprattutto dal fatto che nell'esercizio provvisorio si assegna una delega in bianco e che la delega in bianco molto più opportunamente devono darla le forze che sorreggono la maggioranza.
La limitazione dei dodicesimi avrebbe potuto consentire diverse valutazioni. "Questa limitazione - dice l'Assessore - la governiamo nei fatti, senza volerci impegnare sotto il profilo legislativo".
Quindi, credo sia corretto che questa delega in bianco venga data dalla maggioranza.
Nel parlare dell'esercizio provvisorio il Capogruppo Bontempi ha fatto ampi riferimenti al bilancio considerandolo un importante atto di governo.
Indubbiamente il bilancio è un importante atto di governo.
Non posso fare delle osservazioni sul bilancio perché non lo conosco tranne quei pochi dati che sono apparsi sui giornali di ieri. Chiedo che il bilancio venga rapidamente dato ai Consiglieri e che il tempo per l'esame e per le consultazioni non sia strozzato.
Proprio perché il bilancio è un importante atto di governo, noi abbiamo il dovere di accingerci, dal nostro ruolo di opposizione, a questo atto di governo con il tempo dovuto per l'esame del materiale e degli atti che si riferiscono a cospicue somme.
Anch'io devo poi riprendere l'affermazione del Capogruppo comunista che è già stata opportunamente ripresa dal Consigliere Bastianini. Non ritengo che i Gruppi di opposizione abbiano sbagliato nel loro atto la misura e l'obiettivo, posto che l'obiettivo che abbiamo chiaramente scritto nel documento è la difesa dell'istituto regionale per riconfermare il ruolo di interprete di tutte le istanze della comunità e posto che la misura è data da una serie di considerazioni che non entrano nel merito specifico del bilancio o del piano o di altri argomenti ma che sono chiaramente elencate e su cui le forze politiche possono tranquillamente misurarsi.
Non è quindi, a nostro avviso, errato né l'obiettivo, né la misura.
Per quanto riguarda la verifica, la cui parola è stata introdotta oggi dal Presidente della Giunta, credo fosse doveroso da parte di un Gruppo politico di richiedere che l'argomento dovesse poi trovare la sua collocazione in quella che è la sede giusta, cioè il Consiglio, il Parlamento regionale.
Si è aperta una verifica. Ha detto Bastianini: "noi l'accogliamo senza entusiasmi né emozioni proseguendo per la nostra strada". Posso tranquillamente ripetere che noi l'accogliamo senza entusiasmi né emozioni proseguendo per la nostra strada che portiamo avanti in ogni momento, ma non possiamo dimenticare che argomenti come questi, che incidono sull'efficienza e sull'operatività del governo regionale, non possono vederci al di fuori, ma che degli argomenti che si discuteranno noi dobbiamo essere a conoscenza e compartecipi perché, qualunque sia il nostro ruolo, non abbiamo mai abdicato ad essere una forza di governo di questa Regione.
Signori Consiglieri, non dobbiamo mai dimenticare che, grosso modo, dietro ai partiti che governano c'è lo stesso numero di voti elettorali che c' dietro ai partiti che stanno all'opposizione e noi dobbiamo rendere conto del nostro operato alla metà del Piemonte che in questo Consiglio ci ha mandati.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di parola, pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Attivita' di promozione

Esame deliberazione Giunta regionale n. 121-12153: "Avvio e regolamentazione di un rapporto di collaborazione tra la Regione Piemonte e l'Accademia delle Scienze di Torino in materia di promozione e realizzazione di attività culturali"


PRESIDENTE

Propongo ancora al Consiglio di iscrivere all'ordine del giorno l'esame della deliberazione della Giunta regionale n. 121-12153: "Avvio e regolamentazione di un rapporto di collaborazione tra la Regione Piemonte e l'Accademia delle Scienze di Torino in materia di promozione e realizzazione di attività culturali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti in aula.
La parola al relatore, Consigliere Salvetti.



SALVETTI Giorgio, relatore

Il testo di questa deliberazione è stato approvato a maggioranza dalla VI Commissione in data 12 marzo 1982.
Si ricorderà come nella relazione sulla politica culturale regionale svolta dall'Assessore Ferrero, in occasione del dibattito consiliare del febbraio '81, vengono date le prime indicazioni circa la valorizzazione del ruolo dell'Accademia delle Scienze di Torino, dove è detto che "è possibile allora introdurre un elemento di novità in rapporto con l'Accademia delle Scienze valorizzandone il ruolo. Si tratta di costituire, ad esempio, un Comitato internazionale che veda anche la presenza di prestigiose personalità del mondo scientifico della nostra Regione capace di suggerire e di guidare un'attività graduale, lenta ma ferma e decisa per affermare Torino ed il Piemonte come uno dei poli del circuito internazionale della cultura scientifica. Che sappia proporre congressi ed altre attività in modo da rendere permanenti e stabili presenze qualificate che provengono da altri Paesi del mondo nei vari settori della cultura scientifica: dalla fisica teorica all'economia, alla genetica, alla biologia, alle tecnologie applicate, alle telecomunicazioni, alla scienza dei materiali e della gestione delle risorse, di logica matematica, ecc. Una struttura agile aperta, senza porsi oggi nessun problema di enti o di strutture elefantiache e burocratiche, che utilizzi pienamente l'Università ed il Politecnico".
La presente deliberazione consiliare risponde puntualmente a quanto sopra richiamato, specificando i fini e le modalità per l'avvio e la regolamentazione di un rapporto di collaborazione tra la Regione Piemonte e l'Accademia delle Scienze di Torino in materia di promozione e realizzazione di attività culturali.
Una sollecitazione a rivitalizzare strutture ed istituzioni culturali che si sono storicizzate, a promuovere nuovi rapporti di collaborazione, a realizzare momenti permanenti e stabili di confronto, a cogliere una domanda di sviluppo culturale che viene dalla stessa Accademia delle Scienze, che ha consentito alla VI Commissione di vedere dall'interno l'istituzione e quindi di conoscerne l'articolazione nelle classi di scienze fisiche e di scienze morali, le iniziative culturali in programma i problemi, in particolare, finanziari, di personale e di manutenzione.
Più che soffermarmi sui fini del provvedimento, fini che sono già enunciati nella premessa alla deliberazione, ritengo opportuno sottolineare alcuni elementi che caratterizzano il rapporto di collaborazione tra la Regione e l'Accademia delle Scienze: aver individuato nell'Accademia delle Scienze uno degli interlocutori privilegiati con cui attivare una dialettica culturale e non solo un rapporto di elargizione di contributi aver individuato nel Comitato scientifico così come composto (11 membri scelti tra le personalità di rilievo della comunità scientifica nazionale ed internazionale, di cui almeno 3 appartenenti all'Accademia e l'Assessore alla cultura con funzioni di Presidente), la sede in seno alla quale promuovere programmi ed iniziative, per garantire sia l'autonomia dell'Accademia senza alterarne le norme statutarie o stipulare eventuali convenzioni, sia l'elevato livello scientifico negli interventi culturali sia la rappresentanza istituzionale della Regione.
Sulla base dei profili qui considerati, degli elementi conoscitivi forniti dall'Accademia delle Scienze e di quelli resi dall'Assessore Ferrero circa i membri chiamati a comporre il Comitato scientifico ed i campi di attività, immediata e futura, la VI Commissione ha approvato a maggioranza la presente deliberazione, non accogliendo l'emendamento proposto dal Gruppo consiliare D.C., che si è riservato di esprimere le proprie valutazioni in aula.
Mi corre l'obbligo di riferire che non si è ritenuto di accogliere tale emendamento, teso ad integrare il Comitato scientifico con Consiglieri regionali per assicurare una partecipazione diretta delle forze consiliari in quella sede specifica, in quanto in esso si è ravvisato il pericolo di snaturare il Comitato scientifico, di sminuirne l'autonomia, di confondere il ruolo del Consigliere regionale come quello dell'elaboratore culturale.
E' forse superfluo sottolineare che è largamente condivisa e sentita l'opportunità di mettere in moto un rapporto corretto ed organico di collaborazione, che veda il concorso attivo di tutte le componenti. In tal senso deve essere colta la volontà espressa dall'Accademia delle Scienze di collaborare nell'interezza delle sue articolazioni. E, in tal senso, deve essere altresì colta l'indicazione di investire il Consiglio regionale, e per esso la VI Commissione, non solo in occasione dell'esame preliminare del programma annuale di attività, ma anche in altre sedi di audizione e di informazione sulle ipotesi di lavoro e sull'attività svolta, nelle forme che potranno essere precisate successivamente.
Per i motivi sommariamente delineati la VI Commissione invita la Giunta regionale ad accogliere le raccomandazioni ed i suggerimenti sopra riferiti e raccomanda al Consiglio regionale l'approvazione della presente deliberazione.
Si tenga conto che si è trattato di considerare un problema di rappresentanza dell'istituzione nella sua globalità per dare più forza, non certamente per non accogliere l'invito ad una composizione composita in sede di un Comitato che, per la sua natura e per la forza dell'operatività culturale in se stessa e il suo livello, a noi sembrava che non avesse in un apporto articolato di rappresentanza la stessa forza del momento istituzionale che svolge il suo ruolo, ma soprattutto che promuove azioni di sostegno ritenendosi su un piano di alta dignità rappresentativa, ma non confondendosi in un momento paritario con la figura individuabile nell'operatore culturale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Non mi resta molto da aggiungere, se non ribadire le preoccupazioni che abbiamo fatte presenti in Commissione ed i motivi che ci portano purtroppo a votare contro questa deliberazione. Dico purtroppo perché si deve dare atto della validità dell'iniziativa, come nel contempo si deve però dare atto che non è possibile, almeno sotto il nostro profilo, concordare con la deliberazione nell'impostazione della deliberazione.
E' vero che c'è stata da parte dell'Assessore una certa disponibilità ad accogliere nel profondo lo spirito del nostro emendamento e che l'Assessore ha dichiarato di voler presentare preliminarmente quanto è in progetto però non è men vero che la deliberazione, presa così com'é, dà un mandato ampio e troppo completo alla Giunta. Probabilmente, non del tutto eccezionalmente, proposte che vengono da livelli così alti non possono avere delle remore da parte del Consiglio e della Giunta. In sostanza, una volta che il Comitato scientifico ha dato degli indirizzi e delle linee, è del tutto impossibile essere contro: quindi è sul nascere che avrebbe dovuto esserci questa compenetrazione.
Tutti riconosciamo i meriti dell'Accademia delle Scienze, la quale si esalta rendendo i suoi servizi in senso di incidenza nella preparazione di giovani universitari e nell'affermazione delle forze intellettuali del Piemonte che sono collegate con l'alta cultura nazionale ed internazionale e riconosciamo l'esigenza di questo contatto e di questo rapporto. Non possiamo però lasciare mano bianca nel procedere.
Passo sotto silenzio il fatto che il provvedimento arriva in Consiglio dopo parecchie riunioni in Commissione e dopo la nascita del Comitato.
Noi non ci sentiamo di approvare questa deliberazione soprattutto là dove autorizza la Giunta, sentito il Comitato, ad approvare il Regolamento in quanto il Consiglio non entrerebbe più nella stesura del Regolamento ma soprattutto nella definizione dell'entità e delle procedure delle spese inerenti alla presente deliberazione e a provvedere a quant'altro si rendesse eventualmente in dispensabile per la realizzazione della collaborazione proposta.
E' una fiducia che noi non ci sentiamo di dare e che saremmo stati ben contenti di poter concretizzare con un voto favorevole se avessimo avuto la possibilità di entrare al momento della nascita di ogni programma che viene prospettato dal Comitato scientifico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria

La deliberazione riguardante la collaborazione tra la Regione e l'Accademia delle Scienze meritava un iter più rapido tenendo presente l'operazione di grande rilievo culturale a cui essa è finalizzata.
Condivido la relazione del collega Salvetti che esprime in modo puntuale il dibattito avvenuto in Commissione. Vorrei aggiungere alcune considerazioni molto brevemente.
Potremmo interrogarci su un punto: se con questa deliberazione la Giunta compie un intervento di imposizione culturale, fa cultura come istituzione e per questo sarebbe da condannare o controllare da vicino, o se predispone solamente le condizioni, le strutture portanti per poter attivare un ruolo autonomo delle realtà esistenti sul territorio.
E' una querelle che ritorna e che si manifesta in modo diversi espressi anche in Commissione.
Ebbene, questo caso è una riprova che i due aspetti sono strettamente collegati. Impostare le condizioni strutturali in una visione di politica culturale non dell'effimero, perché si possano muovere in modo autonomo enti e rappresentanti tra i più qualificati nei vari settori delle scienze fisiche e morali, è atto in se stesso di grande dignità, valore culturale e permettetemi - di realismo politico, di conoscenza esatta delle condizioni in cui si trovano molte delle strutture culturali operanti sul territorio piemontese.
Sarebbe miope azione di governo, in nome di ipotetiche possibilità sommerse o soffocate, in grado di manifestarsi e reggersi da sole, non dispiegare da parte delle istituzioni, siano essere Regione o Provincia o Comune un'azione volta ad impostare rapporti con enti ed istituzioni di collaborazione e sostegno nel reciproco rispetto dei ruoli, delle funzioni delle autonomie.
La realtà dell'Accademia delle Scienze, che come Commissione abbiamo potuto constatare de visu è un'ulteriore riprova - ed è la seconda riflessione che viene spontanea - dell'insensibilità mostrata dagli organi centrali dello Stato e delle forze economiche presenti a Torino per istituti che non solo vantano una tradizione gloriosa, ma sarebbero in grado, se opportunamente aiutati, di svolgere ancora oggi una valida azione di stimolo per la ricerca e la produzione scientifica, senza la quale un Paese si isterilisce.
I 50 milioni annui del Ministero della Pubblica Istruzione e i contributi aleatori dell'Istituto San Paolo (15 milioni), della Cassa di Risparmio (5 milioni), dell'Unione Industriale (2 milioni), della Fiat (1 milione) sono con la chiarezza delle cifre, una riprova di quello che ho detto.
Un'ultima osservazione. Vorrei sottolineare che pezzo per pezzo da parte dell'Assessorato si stanno attuando le linee discusse ed approvate nel mese di febbraio dell'anno scorso, nella prospettiva indicata di un'apertura di Torino ai grandi circuiti della ricerca, della scienza, della cultura, in una dimensione che si estende ben al di là dell'Europa.
E' giusto dar atto all'Assessore di operare per tradurre in concreto ipotesi generali e mantenere ciò che era stato prospettato. E' quello che richiedeva Simonelli per il Gruppo socialista e quello che chiede il Gruppo comunista ad ogni Assessore di operare in modo trasparente e coerente con le premesse.
Per questi motivi il Gruppo comunista dà parere positivo alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Desidero fare una considerazione che ritengo utile per i lavori del Consiglio regionale in genere.
Mi pare poco corretto - ho difficoltà a trovare un termine diverso - da parte delle forze politiche presenti in una Commissione portare in aula un argomento non all'ordine del giorno sul quale non c'é il consenso. Se è maturato un parere consolidato in Commissione, c'é la presunzione che siano materie sulle quali non esistono margini di discussione, quindi è corretto da parte delle forze politiche non presenti in quella Commissione aderire a questo invito, ma io mi trovo nell'imbarazzante situazione di dover esprimere una valutazione su questo argomento.
Esprimo un voto di astensione perché non sono nelle condizioni di valutare appieno le ragioni di perplessità espresse dalla Democrazia Cristiana.



PRESIDENTE

Il collega Marchini non ha torto. Sarà opportuno provvedere a queste mancanze. Devo dire che il Capogruppo del Partito Liberale era stato informato che questo argomento sarebbe stato messo all'ordine del giorno.



MARCHINI Sergio

Questo non cambia niente.



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Ferrero per la replica.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Farò solo due considerazioni. La prima è che non c'é stata da parte della Giunta e della maggioranza nessuna forzatura nell'iter in Commissione. Devo rilevare che qualche mese è passato da quando il materiale inviato ha dato luogo al dibattito e alla conclusione. Forse qualche sforzo si può fare per garantire una circolazione più ampia dei materiali all'interno del Consiglio. Sarei più preoccupato che si introducessero delle procedure che non siano definite e sancite in documenti. Quando ci sono materie che riguardano più Commissioni, queste considerazioni che svolge il Consigliere Marchini, se non danno alla Giunta e ai Presidenti di Commissione la certezza dell'iter può dare luogo ad incomprensioni e difficoltà maggiori.
Condivido la relazione del Consigliere Salvetti. Ho preso la parola soltanto per ribadire che il senso e il significato non è tanto quello dell'esclusione dei Consiglieri da una Commissione che vuole essere ritenuta di dominio esclusivo della Giunta, semmai, l'aver portato in Consiglio questo atto significa l'inizio di un rapporto che vuole mantenere al massimo livello possibile dell'informazione tutte le forze politiche presenti in Consiglio. Semmai si tratterà di offrire ai Comitati e alle Commissioni di alto livello e prestigio un interlocutore rappresentativo generalmente dell'ente, e che si faccia all'interno dei vincoli e delle clausole che legano i rapporti tra gli organi e i soggetti della Regione latore di quant'altro è necessario però come "interna corporis" della Regione e non come elemento di rapporto tra la Regione come ente e l'esterno.
Quindi nello spirito e nella procedura non mi pare che siano in qualche modo ostative delle richieste e dei suggerimenti del Gruppo D.C. E' sulla modalità per raggiungere questo coinvolgimento che a noi pare ancora di dover ribadire delle perplessità e dei dubbi di indole generale e poi specificamente legati a questa iniziativa.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della deliberazione.
Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale considerato che la Regione Piemonte, al fine di dare attuazione alle indicazioni e prescrizioni di cui alla legislazione regionale in materia di promozione e realizzazione di attività culturali (legge regionale n. 58/78 n. 78/78, n. 34/78 e n. 8/80), richiede sovente la formulazione di programmi per la cui progettazione è necessario un elevato grado di qualificazione culturale e di specializzazione scientifica considerato in particolare che una collaborazione con il mondo accademico scientifico e dell'alta cultura è richiesta per interventi relativi ad iniziative concernenti: proposte di ricerche, studi scientifici ed iniziative didattiche, anche nel quadro della collaborazione prevista dalle convenzioni con il Politecnico e l'Università degli studi iniziative a carattere divulgativo, in particolare pubblicazioni conferenze e proposte attinenti, più in generale, ai problemi di educazione permanente nel campo dell'educazione sanitaria, alimentare, ambientale promozione di attività concernenti il diritto allo studio, con particolare riferimento agli scambi culturali e scientifici tra le istituzioni culturali piemontesi e quelle dei Paesi stranieri attività di ricerca e di riorganizzazione bibliografica, con particolare riferimento ai problemi della catalogazione e dell'intervento su materiale bibliografico antico o raro attività relative al rapporto tra sviluppo della ricerca scientifica e nuove tecnologie e la formazione professionale di elevata specializzazione azione di carattere divulgativo per lo sviluppo delle conoscenze naturalistiche, anche in rapporto alle attività del Museo regionale di Scienze naturali opera di divulgazione nel campo dell'informatica, anche in rapporto alle attività del C.S.I. - Piemonte ritenuto di individuare nell'Accademia delle Scienze di Torino uno degli interlocutori privilegiati con cui impostare organici rapporti di collaborazione in materia di promozione e realizzazione di attività culturali, stante che l'Accademia delle Scienze di Torino, fondata nel 1783, ha sempre svolto un'importante funzione di scambio culturale e scientifico e di promozione culturale, attraverso convegni, conferenze studi, ricerche e pubblicazioni, costituendo punto di riferimento per la cultura e la scienza; ed è inoltre dotata di una biblioteca fra le più ricche d'Italia, non solo per la qualità dei volumi, ma per la loro rarità ed importanza ravvisata l'opportunità di individuare una sede in seno alla quale promuovere programmi ed iniziative da sottoporre ai competenti organi regionali: a tal fine appare funzionale l'istituzione di un Comitato scientifico, sotto l'egida dell'Accademia delle Scienze, composto di 11 membri scelti tra le personalità di rilievo della comunità scientifica nazionale ed internazionale, di cui almeno 3 appartenenti all'Accademia delle Scienze e l'Assessore alla cultura della Regione Piemonte con funzioni di Presidente. Tale Comitato elabora proposte sulle materie sopra riferite e qualora ne sia fatta richiesta dagli organi regionali formula pareri su iniziative regionali; ciò al fine di garantire un elevato livello scientifico negli interventi in ambito culturale della Regione Piemonte.
Inoltre il Comitato scientifico può avvalersi per la sua attività della sede dell'Accademia delle Scienze valutata l'esigenza che sia elaborato annualmente un programma complessivo di attività da presentare, in vista della successiva approvazione da parte della Giunta, al Consiglio regionale o alla competente Commissione consiliare ravvisata l'opportunità di definire un Regolamento del Comitato scientifico visti gli artt. 4 e 7 della legge regionale 28/8/1978 n.58 'Promozione della tutela e dello sviluppo delle attività e dei beni culturali' richiamato il contenuto del voto, in data 17/2/1981, con cui il Consiglio regionale ha approvato il documento programmatico in materia di politica culturale sentito il parere della Commissione consiliare competente delibera di approvare l'avvio di una collaborazione tra la Regione Piemonte e l'Accademia delle Scienze di Torino per i fini e con le modalità indicate in premessa di autorizzare la Giunta regionale ad istituire un Comitato scientifico composto di 11 membri scelti tra le personalità di rilievo della comunità scientifica nazionale ed internazionale, di cui almeno 3 membri dell'Accademia delle Scienze di Torino e l'Assessore alla cultura della Regione Piemonte, con funzioni di Presidente di autorizzare la Giunta regionale, sentito il Comitato di cui sopra, ad approvare il Regolamento del Comitato scientifico di autorizzare la Giunta regionale a provvedere con proprie deliberazioni a definire l'entità e la procedura delle spese inerenti alla presente deliberazione e a provvedere a quant'altro si rendesse eventualmente indispensabile per la realizzazione della collaborazione proposta.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con il seguente esito: presenti e votanti 39 favorevoli 25 Consiglieri contrari 12 Consiglieri astenuti 2 Consiglieri


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno presentato dai Consiglieri Alasia, Montefalchesi, Reburdo e Salvetti sulla Fiat (rinvio)


PRESIDENTE

Il 18 febbraio è stato presentato dai Consiglieri Alasia Montefalchesi, Reburdo e Salvetti un ordine del giorno sulla questione Fiat e nella riunione dei Capigruppo si è deciso di porlo in votazione nella seduta di oggi.
Prego i Consiglieri di voler approvare l'iscrizione all'ordine del giorno.



BRIZIO Gian Paolo

Era stato consegnato ma c'era l'impegno di parlarne in Commissione.



PRESIDENTE

Però questa è la proposta dei Capigruppo.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Dobbiamo decidere se discuterlo in questa seduta o in un'altra comunque necessita di un'illustrazione e di un minimo di dibattito.



ALASIA Giovanni

Sono d'accordo con il Consigliere Montefalchesi sull'opportunità di rinviarlo.
Le sollecitazioni che avevamo fatto erano in ordine al fatto che il 26 febbraio si teneva a Torino un convegno. Oggi siamo molto al di là del convegno, quindi non c'é più urgenza. Resta il problema che vorremmo discuterne con tranquillità.



PRESIDENTE

Iscriviamo l'ordine del giorno nei lavori di una prossima seduta. Nel frattempo la Commissione potrà esaminarlo.


Argomento: Viabilità

Ordine del giorno presentato dal Gruppo PLI sulla viabilità in Valle Susa e ordine del giorno presentato dai Gruppi PCI, PSI e PSDI sulla grande viabilità in Piemonte


PRESIDENTE

E' stato presentato dal Gruppo PLI un ordine del giorno sulla viabilità in Valle Susa.
Chiede di intervenire il Consigliere Revelli. Ne ha facoltà.



REVELLI Francesco

L'ordine del giorno presentato dai Consiglieri liberali è ampiamente condivisibile perché individua obiettivi che oggi sono patrimonio di tutte le forze politiche. Questo ordine del giorno ha provocato la presentazione da parte mia e dei Consiglieri Viglione e Mignone di un altro ordine del giorno, non per contrastare le opinioni del primo, ma semplicemente perch non suoni, nella critica e nei rilievi che pone, come proposta al Parlamento di uno stralcio.
In Commissione in sede legislativa si è arrivati ad affrontare i problemi degli investimenti stralciando la questione del riassetto delle società autostradali. Ci sono tre problemi che per anni sono stati posti in contestualità, che potevano essere messi in dubbio all'inizio, ma che oggi ci sono: Sempione, Torino-Savona e Frejus.
Il Frejus, essendo legato ad un trattato internazionale, nella proposta dei colleghi liberali suona quasi come uno stralcio.
Esprimiamo l'apprezzamento per la posizione dei colleghi liberali, che condividiamo pienamente e abbiamo presentato il nostro ordine del giorno che ricalca e pone anche gli altri due problemi all'attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale insiste nella specificità della sua proposta condividendo peraltro le argomentazioni fatte dal rappresentante comunista quindi è orientato a votare il documento presentato dai colleghi di maggioranza.
Non esiste competitività tra i due documenti. Visto però che il nostro documento ha dei destinatari, ahimè specifici e privilegiati (coloro che impiegano quattro ore a percorrere venti chilometri), ho l'impressione che un documento che abbia per oggetto un'attenzione specifica e particolarissima ad un problema specifico possa evitare l'impressione che il problema sia ancora rinviato.
Esiste un'altra argomentazione per la quale il nostro Gruppo non potrebbe rinunciare alla propria e conseguentemente votare quel documento. In esso infatti, si fa riferimento ai lavori di Commissione mentre il nostro Gruppo ha giacente presso l'Assessorato un'interrogazione per avere notizie sui lavori in Commissione. Sarebbe contraddittorio da parte nostra esprimere una valutazione positiva sul lavoro della Commissione, mentre aspettiamo che venga fatta chiarezza di come la Commissione ha lavorato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità e trasporti.

Ammetto che l'ordine del giorno presentato dai liberali può far piacere agli abitanti della zona, però noi abbiamo la responsabilità di valutare il problema nel complesso. Potrei anche citare l'ordine del giorno della Val d'Ossola, ma in questo modo cadrei nella politica di tutte le altre Regioni facendo un atto di freno nei confronti dell'approvazione del disegno di legge.
Continuiamo a sostenere che la grande viabilità interessa territorialmente il Piemonte, però essa è rivolta ai porti liguri, ai collegamenti con l'Europa e ad una strategia di carattere internazionale. L'approvazione di un ordine del giorno limitato ad alcuni problemi che riguardano una sola valle, siano pure essi importanti, mi sembra che vanifichi...



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa se intervengo, ma se la Giunta pone sullo stesso piano le scadenze del Frejus e le scadenze dei porti liguri, è molto lontana. Mi pare una dichiarazione un po' imprudente.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità e trasporti.

Il Ministro dei Trasporti ha presentato i disegni di legge nn. 899 e 900 che, per volontà politica, sono stati uniformati.
Ho rivolto la vostra interrogazione al Presidente della Commissione per avere i dati parlamentari e per poter esporre qui i motivi dei ritardi e dell'inserimento nel disegno di legge di tematiche che nulla hanno a che fare con il progetto che abbiamo presentato.
Anche i liberali sono interessati con una serie di emendamenti che nulla hanno a che fare né con il Frejus, né con la Voltri-Sempione, né con il raddoppio della Torino-Savona.
La Giunta si asterrà su questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

L'ordine del giorno presentato dai liberali enuncia alcune situazioni ed alcuni principi che anche noi condividiamo. Però ci siamo già espressi sull'iter parlamentare in un certo modo in un altro ordine del giorno e non possiamo tornare indietro.
Pertanto, avendo chiarito le nostre posizioni, avendo presentato un ordine del giorno a nome dei Gruppi della maggioranza, pur apprezzando l'intenzione e il contenuto dell'ordine del giorno del Gruppo liberale voteremo contro.



PAGANELLI Ettore

Non è possibile fare una riflessione su questi due ordini del giorno?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Per certi aspetti è legittima la richiesta del Gruppo liberale, d'altro canto si giustifica anche la risposta dell'Assessore ai trasporti.
La verità è che sia i grossi interventi su arterie, sia gli interventi sui tratti autostradali non vanno avanti perché le Regioni e vari Gruppi parlamentari inseriscono continue richieste. Là come qui bisogna avere il coraggio di fare delle scelte.
Le richieste per le strade del Frejus e dell'Ossola hanno le stesse caratteristiche perché sono arterie di collegamento con strade ed autostrade internazionali.
Non si potrebbe invocare un intervento simultaneo per entrambi? Il buon senso suggerisce questo.



PRESIDENTE

C'è un altro ordine del giorno. Non so se una meditazione, come suggerisce il Consigliere Paganelli, sia sufficiente. Certamente su argomenti di tale importanza una meditazione è opportuna. E' chiaro che un documento limitativo non porterebbe alcun aiuto alla causa del Piemonte.
Dopo le osservazioni dei Consiglieri, pongo in votazione i due ordini del giorno. Vi do lettura del primo presentato dal Gruppo PLI: "Il Consiglio regionale del Piemonte, consapevole che la realizzazione dell'arteria di grande viabilità in Valle di Susa ha carattere urgente e prioritario quale soluzione non procrastinabile ai gravi problemi del traffico, a quelli del turismo e dell'economia della Valle di Susa ed insieme quale asse di collegamento internazionale che rilancia il ruolo di tutto il Piemonte ed infine quale adempimento ad un preciso impegno assunto dallo Stato a livello internazionale rileva e denuncia i ritardi e le incertezze con le quali il Parlamento nazionale affronta i necessari adempimenti legislativi impegna tutti i parlamentari piemontesi ad un'iniziativa ferma ed incisiva in grado di rispondere alle attese dei cittadini piemontesi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con il seguente esito: presenti e votanti 33 favorevoli 12 Consiglieri contrari 20 Consiglieri astenuto 1 Consigliere Vi do lettura dell'ordine del giorno presentato dai Gruppi PCI, PSI e PSDI: "Il Consiglio regionale del Piemonte, preso atto delle dichiarazioni della Giunta regionale sui rapporti Regione - Governo ed in particolare della relazione dell'Assessore ai trasporti, Cerutti, sui problemi della grande viabilità che sono oggetto di discussione alla commissione Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, in sede legislativa, grazie all'impegno della Commissione stessa constatato che l'esame del suddetto provvedimento di legge subisce continui, inammissibili rallentamenti per ragioni che nulla hanno a che fare con il merito dei problemi sottolineato che il Piemonte è interessato territorialmente alla realizzazione dell'asta Frejus - Torino, al completamento della Voltri Sempione, al progressivo raddoppio e riqualificazione della Torino Savona, opere che si inseriscono in una strategia di comunicazioni utile a tutto il Paese, che configura un nuovo rapporto Nord - Sud con particolare riferimento allo sviluppo dei porti liguri e dei collegamenti Europa Mediterraneo sottolineato inoltre che la viabilità della Valle Susa (Frejus - Torino) è prevista esplicitamente da un accordo internazionale sottoscritto dallo Stato italiano e tuttora disatteso rileva e denuncia i ritardi e le incertezze con le quali il Parlamento nazionale affronta i necessari adempimenti legislativi impegna tutti i parlamentari piemontesi ad un'iniziativa ferma ed incisiva in grado di rispondere alle attese dei cittadini del Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con il seguente esito: presenti e votanti 33 favorevoli 32 Consiglieri astenuto 1 Consigliere Prima di concludere informo i presenti che il Consiglio verrà convocato a domicilio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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