Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.118 del 11/03/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni e interpellanze". Esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Lombardi Penasso e Chiabrando inerente le norme per il Fondo di solidarietà nazionale per eventi calamitosi.
Risponde l'assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

A questa interrogazione è possibile rispondere in meno di un minuto o in 15 o 20 minuti. Cercherò di usare il buon senso.
Sono state date istruzioni agli uffici periferici e centrali per l'adeguamento della normativa alla legislazione nazionale. Ritengo che almeno per una piccola parte, occorrerà intervenire con uno strumento legislativo soprattutto relativamente alla decisione, da assumersi o meno in relazione al concorso da definire a favore dei consorzi per la difesa attiva.
Si tratta di una legge importante che soddisfa gran parte delle rivendicazioni del movimento contadino, ma si tratta anche di un modo pessimo del Parlamento di fare le leggi. Questa legge infatti nel soddisfare una serie di giuste rivendicazioni, non garantisce finanziamenti adeguati e carica sulla Regione oneri che non hanno il corrispettivo.
Infatti il testo iniziale è stato modificato perché sarebbe stato anticostituzionale.
L'Assessorato e il Ministero stanno lavorando per definire una normativa (che potrà essere approfondita dalle Regioni). In quella sede mi sono occupato fondamentalmente della chiusura della vecchia procedura della legge 364, lasciando ai funzionari altre questioni.
Posso dire che con riferimento alla sanatoria della vecchia gestione dopo la terza riunione della Commissione interregionale, è stato positivamente risolto il problema delle anticipazioni che la Regione Piemonte fece sulla base della legge 63 (circa 20 miliardi; 12 miliardi come anticipazione sugli articoli 7, 5 e 4 e il rimanente a favore dei consorzi di difesa).
La prima questione è stata risolta: sono stati assegnati 12 miliardi 594 milioni. Rimangono ancora sospese le tre annualità delle somme da noi anticipate ai consorzi.
L'interrogazione affronta anche il problema relativo alle infrastrutture di bonifica e non, devo dire che nella Commissione interregionale di martedì è stato autorizzato il prelievo di 40 miliardi che equivale al 10 %, per le anticipazioni in modo che le Regioni non siano più costrette ad attendere tempi lunghi. A mio avviso non c'è bisogno di un intervento legislativo, il 10 % può salire al 30 % se non ci saranno danni alle colture.
Con la legge 63 siamo in grado di recepire tutti gli adempimenti previsti dalla legge 590 con esclusione del contributo ai consorzi di difesa. Anche per questo aspetto sono in corso riunioni per definire l'entità della somma e, approvato il bilancio e conosciute le risorse disponibili, occorrerà realizzare anche questo intervento.
La Regione Piemonte che nel tempo ha creato le basi e quindi ha conquistato un provvedimento di questo tipo e che ha concorso a migliorare la legge 364 con la legge 590 e che ha anticipato nella misura più ampia non credo non possa intervenire oggi per quanto riguarda il concorso a favore dei consorzi di difesa attiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio

Il problema posto dalla nostra interrogazione è importante ed urgente.
L'Assessore con la sua risposta ci soddisfa parzialmente. Certamente il problema richiederebbe tempi di discussione più lunghi; forse varrebbe la pena di porre in discussione problemi specifici che sono di competenza di questa istituzione e che quindi debbono trovare una soluzione di nostra spettanza, tralasciando dibattiti inconcludenti.
Tenuto conto del tempo limitato per la risposta dell'Assessore e per la replica, va sottolineata soprattutto l'urgenza che la Regione provveda ad applicare quanto previsto dalla legge 590. Questa legge interessa tutte le aziende agricole piemontesi che hanno colture specializzate, quindi le aziende a vocazione vitivinicola, a vocazione ortifrutticola e a coltivazioni a carattere estensivo quali il riso e il mais.
E' indispensabile che i consorzi di difesa che devono approntare il bilancio preventivo 1982, conoscano in quali forme e con quali percentuali la Regione intende intervenire per far fronte a quanto la legge prevede.
L'Assessore ha parlato di una legge carente. Credo che il Parlamento abbia dimostrato la volontà di non obbligare le Regioni ad intervenire come aveva fatto con la legge 364, che caricava sulle amministrazioni provinciali un grosso onere senza averle sentite. Ciò nonostante le amministrazioni provinciali fecero fronte all'impegno che veniva dalla legge nazionale e già dal 1971 diedero vita ai primi consorzi e furono poste in atto le prime assicurazioni.
Oggi ci troviamo di fronte ad una legge che dice che le Regioni possono intervenire. L'Assessore sa che la legge approvata nella Commissione agricoltura prevedeva l'impegno preciso delle Regioni. Fu la Commissione affari costituzioni che, per rispetto alla libertà di azione e di funzioni della Regione, mutò quel "devono" in "possono". Questo impegno ha dietro una serie di impegni politici, non ultimo l'ordine del giorno che qui abbiamo approvato all'unanimità nel quale si chiedeva una pronta approvazione della legge di riforma della legge 364.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Mancano le risorse.



LOMBARDI Emilio

Quando l'Assessore ci dice che la Regione attraverso la legge 63, in applicazione della legge 364, ha anticipato 20 miliardi e che una parte di questi viene rimborsata e che comunque ci sono incontri a livello ministeriale per conoscere le possibilità finanziarie anche in questo settore, credo che, al di là di queste garanzie, ci sia l'impegno politico da parte di questa Regione, in base all'ordine del giorno del Consiglio regionale, di far fronte a questa esigenza.
Teniamo presente che se questo impegno di carattere politico e finanziario non viene portato a termine a tempi stretti, metteremo i consorzi che hanno svolto un'azione tanto utile per l'agricoltura piemontese, nelle condizioni di non poter affrontare il bilancio 1982.
Chiedo alla Giunta di far fronte all'impegno preso con l'ordine del giorno approvato nel momento in cui si discuteva a livello parlamentare la legge 364 perché ritardi in questo campo sarebbero estremamente colpevoli e metterebbero in difficoltà una provvidenza che ha risolto un problema fondamentale dell'agricoltura con particolare riguardo alla vitivinicoltura e alla frutticoltura.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Bastianini, Marchini e Turbiglio inerente l'iniziativa pubblicitaria concernente i prodotti vinicoli delle cantine e cooperative piemontesi.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

L'interrogazione ripete nella sostanza il contenuto di una precedente ed analoga interrogazione presentata dal solo Consigliere Marchini l'11 dicembre 1979, e tende a contestare, sia pure con toni e termini meno perentori e non decisamente apodittici con minacce di chissà quali azioni l'iniziativa pubblicitaria effettuata dalla Regione attraverso la pubblicazione di inserti su alcuni quotidiani (La Repubblica del 6.12.1981 e La Stampa dell'8.12.1981) a favore dei vini delle cantine sociali piemontesi.
Mutatis mutando, rispondo pertanto come ebbi a rispondere a suo tempo al Consigliere Marchini. L'iniziativa può essere considerata dai colleghi liberali viziata di parzialità. E' un'opinione rispettabilissima, anche se non la condivido come credo non la condivida l'intero Consiglio regionale.
E' sorretta da un preciso disposto di legge che esisteva nella legge 51 votata a suo tempo anche dai Consiglieri democristiani e liberali, anzi da loro presentata; è prevista dall'articolo apposito della legge 63, non più votata dai colleghi democristiani e sulla quale i colleghi liberali si sono astenuti.
Detto questo, questa è un'iniziativa richiesta dal complesso delle cantine sociali e dalle loro associazioni di rappresentanza. Il costo degli avvisi pubblicitari è di L. 52.000.000 su una spesa complessiva a favore della promozione, destinata alla generalità del prodotto e quindi onnicomprensiva. Se assommiamo i fondi spesi sul bilancio dell'Assessorato all'agricoltura e quelli dei capitoli dell'Assessorato al commercio, si arriva attorno ai 2 miliardi (per il vino 1 miliardo e mezzo).
La Regione ha sempre condotto e conduce un'azione promozionale che riguarda la generalità della produzione (iniziative delle enoteche dove sono presenti i vini delle cantine sociali e i vini migliori di tutti i produttori commerciali); Vinincontri è destinata alle cantine sociali, agli operatori del commercio o dell'industria.
Mentre l'operatore privato acquista uve e vini a seconda delle convenienze del mercato e, se le convenienze del mercato non ci sono, pu rifornirsi con Rosso di Puglia, Bianco di Trani, Lambrusco di Sorbara Sangiovese, ecc., le cantine sociali vinificano e commercializzano la produzione dei loro soci. A queste cantine, in situazioni di crisi, la Regione si appella affinché ritirino e lavorino le uve dei propri soci, e perché aprano le porte con soci annuali o con l'iscrizione di nuovi soci ai produttori della zona per sostenere il prezzo delle uve.
Non si tratta di favoritismi, non si tratta di iniziativa parziale, ma di una iniziativa ad hoc. I Bersano, i Calissano, l'Opera Pia Barolo, gli Scanavino, ecc, non chiedono questo. La loro azione la fanno sulla marca.
Noi dobbiamo far sì che le cantine non abbiano più bisogno di questo modestissimo intervento che invece ancora chiedono e che rappresenta una somma insignificante rispetto all'insieme delle iniziative che vengono poste a tutela della valorizzazione della produzione che, certo, devono comprendere la generalità degli operatori e dei prodotti che gli operatori industriali e commerciali valorizzano nella nostra Regione, in Italia e nel mondo.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Vorrà scusare l'Assessore se il Gruppo liberale è tornato su questo argomento. Peraltro l'Assessore stesso ha rilevato come il tono dell'interrogazione sia diverso da quello dell'altra interrogazione presentata nella seconda legislatura. E c'è una ragione.
Nell'altra legislatura poteva essere stato un incidente. In questa situazione, l'interrogazione è stata fatta sull'esperienza di che cosa si è ottenuto da quell'incidente di percorso. A noi sembra che se anche il dettaglio della legge copriva e giustificava questo tipo di intervento in termini di legittimità, a nostro avviso non lo giustificava da un punto di vista di opportunità specifica e generale: opportunità specifica che ci fosse un intervento solo su questo settore. Quando all'opportunità di tipo generale, dalle sue ultime parole, risulta chiaro che, fare questa campagna anziché tendere a privilegiare il vino piemontese nel suo complesso giovandoci delle due valenze della produzione cooperativa e della produzione più trainante dal punto di vista dell'immagine, sia come pubbliche relazioni e come marketing, seguire il sistema che la Regione sta seguendo di lasciar correre la marca come qualche cosa che non si identifica con il Piemonte, è completamente sbagliato.
Vorrei sapere che cosa ne pensa il collega Viglione.
Probabilmente lasciare crescere la marca non significa far crescere il Piemonte. Broglio si identifica con la regione del Chianti; Bosca e Cinzano bisogna che si identifichino con il Piemonte e con i vini del Piemonte. In questa misura, a nostro avviso, si utilizza la pubblicità della marca per far crescere l'immagine generale del vino piemontese, processo sul quale pensiamo che siano beneficiati gli uni e gli altri. Altrimenti sembra che esista un prodotto di grande immagine (Cinzano, Bosca, Martini &Rossi Contratto) che va avanti per le sue qualità, dopodiché esiste il prodotto della cooperativa che va avanti in forza di messaggio di tipo e di sostegno politico: questo è un messaggio controproducente.
Capisco che esistono altre situazioni e che andando a cercarli in qualche stand si trovano anche questi prodotti: questo è il discorso dei formaggi che ha fatto a suo tempo Viglione.
Quando si cerca di far crescere una immagine, va fatta crescere l'immagine di un bene nella sua globalità che fa riferimento alla Regione questo bene ha delle specificazioni che sono le marche di grande immagine anche internazionale e sono gli altri prodotti che devono vincere la concorrenza rispetto a beni di altrettanto valore e prezzo corrente sul mercato.
L'Assessore ci dirà che questo attiene alla legge e non attiene alla gestione dell'Assessorato. Devo peraltro rilevare che gli unici strumenti dell'opposizione in questo disastrato Consiglio regionale di questa disastratissima legislatura, sono questi momenti di contrasto à vis à vis perché se ci affidiamo al momento legislativo per far crescere questo tipo di problematica, il fatto che si debba aspettare fino alle 10,15 per cominciare i lavori perché manca il numero legale, il fatto che qui si faccia di tutto meno che fare le leggi, i tempi di attesa delle leggi che presenta l'opposizione ci fanno essere molto scettici sulla possibilità di spuntare un risultato attraverso un momento legislativo.
Riteniamo che, pur nel rispetto della legge, questa procedura sia non produttiva, penalizzante rispetto a chi esclude, soprattutto è miope dal punto di vista della promozione del prodotto perché fa identificare il prodotto della cooperativa come un prodotto di serie B che è ben diviso dalla campagna promozionale dei prodotti delle grandi marche e che si sostiene grazie alla tutela di immagine che si identifica anche con la Giunta prodotta dall'Amministrazione regionale.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

La campagna dell'Asti è fatta per tutti. Bosca, Gancia, Contratto fanno la loro, in genere subito dopo. La sigla è concordata assieme. La cantina sociale non arriva alla televisione e si accontenta di arrivare almeno sul giornale e ci chiede di fare qualche cosa in questo senso.
Si spende un miliardo e mezzo per l'Asti o il Barbera nuovo (che sta andando negli U.S.A.). Magari una cantina ci chiederà di metterla su un giornale di New York. Si tratta di valutare se le 50 o 70 cantine, che rappresentano il 50 % della produzione o più possono beneficiare o meno all'interno di quella grande campagna per le generalità del prodotto.



MARCHINI Sergio

Come mai le cooperative che gestiscono la metà della produzione vinicola non sono in grado di farsi la campagna pubblicitaria?



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

Questo possiamo discuterlo.



PRESIDENTE

Riprenderemo l'argomento in altra sede. L'interrogazione è discussa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Majorino inerente i locali demaniali occupati dalla Regione siti nel palazzo degli uffici finanziari di Corso Bolzano.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al patrimonio e demanio

Con riferimento all'interrogazione del Consigliere regionale Majorino diretta a conoscere in base a quale titolo giuridico la Regione Piemonte occupi diversi locali demaniali siti nel palazzo degli Uffici finanziari di Corso Bolzano 30 e se l'Amministrazione non intenda trasferire altrove gli uffici regionali siti in detto immobile, si precisa che nessun ufficio regionale ha sede in tale edificio.
Gli uffici regionali dell'Assessorato programmazione, urbanistica ed opere pubbliche e dell'Assessorato viabilità e trasporti sono infatti situati nel palazzo di Corso Bolzano 44.
Tali locali sono in corso di trasferimento in proprietà dallo Stato alla Regione, in esecuzione di quanto disposto dall'art. 11 della legge 16/5/1970 n. 281, dall'art. 16 del D.P.R. 14/1/1972, n. 5, dall'art. 14 del D.P.R. 15/1/1972, n. 8 e dall'art. 111 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616.



MAJORINO Gaetano

Devo rilevare che nella motivazione dell'interrogazione mi ero richiamato al problema più generale del disfunzionamento della giustizia in Piemonte e alle risposte che, al riguardo, erano state date dal Presidente della Giunta a conclusione del dibattito. Quella risposta può sintetizzarsi in questa espressione, che ripeto testualmente: "Da parte della Giunta regionale tutto quanto in suo potere sarà fatto in termini di iniziative concrete".
In sede di dibattito sul disfunzionamento della giustizia, avevo avuto occasione di rilevare che anche la giustizia fiscale e le commissioni tributarie, costituiscono una larga fetta della Magistratura e della Giustizia: in quanto trattano questioni di non poco conto e sono preposte al recupero di somme ingenti all'Erario di tasse ed imposte evase.
Avevo messo in evidenza nella parte introduttiva dell'interrogazione che le Commissioni tributarie sono allogate attualmente in piazza Cavour 14, in locali fatiscenti ed inagibili, che non consentono la normale amministrazione della giustizia fiscale.
Ventimila ricorsi, che concernono il vecchio contenzioso, anteriore al 1973, sono stipati in una stanza e non possono essere materialmente tolti catalogati e mandati ad esecuzione.
Se è vero, come è stato affermato dalla Giunta, che si sarebbe fatto "tutto il possibile" ai fini di attuare iniziative concrete, mi pare che poteva allora essere preso in migliore considerazione anche questo aspetto che dipende solamente dai locali. Rendere la giustizia tributaria in locali fatiscenti e inagibili significa trovarsi nell'impossibilità di renderla.
La sistemazione nella cittadella giudiziaria in Corso Bolzano, a stretto contatto con gli uffici che devono istruire le domande di ricorso e di reclamo, significherebbe risolvere, per le Commissioni tributarie, il problema. E' vero che per certi settori della giustizia, il disfunzionamento è problema di organici, non risolubile dall'Amministrazione regionale, la quale può solo farsi portatrice nelle sedi competenti delle doglianze; per altri settori, come quello tributario il problema è solo di locali.
Siccome il problema delle Commissioni tributarie sarebbe risolvibile trasferendo altrove certi locali occupati dall'Amministrazione regionale che, in questa ottica, si sarebbe potuto e dovuto dare una migliore evasione all'interrogazione.



PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Montefalchesi inerente la grave situazione venutasi a creare nel settore delle locazioni adibite ad attività alberghiere e commerciali.
Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Il Consigliere Montefalchesi rileva la situazione che si è creata nel settore alberghiero, della ristorazione e in campo artigianale in ordine agli sfratti.
In effetti la situazione è drammatica in Italia e in particolare in Piemonte. Abbiamo svolto un censimento dal quale risulta che sono 5.000 gli sfratti che interessano le attività alberghiere, di ristoro e le attività artigianali. L'anno scorso, nel mese di marzo, la Giunta approvò un ordine del giorno in difesa degli operatori anche per quanto si riferisce agli aspetti occupazionali. Il Consiglio approvò l'ordine del giorno per la fiscalizzazione degli oneri sociali e la questione inerente l'Iva, ma, non approvò quell'ordine del giorno poiché, stando al secondo punto dell'interpellanza, la Regione non ha poteri in materia.
E' quindi opportuno riproporre l'ordine del giorno in appoggio agli operatori, anche per coinvolgere il Governo su un problema interessante dal punto di vista economico e sociale.
In Piemonte le aziende commerciali e le aziende alberghiere sono oltre 40.000 e 5.000 sono le aziende interessate agli sfratti. Il numero è altamente preoccupante, pertanto alla prossima riunione del Consiglio regionale proporremo su questo problema un ordine del giorno. La Giunta si impegna in questo senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio l'Assessore e la Giunta regionale per la risposta sollecita rispetto ai tempi normali di risposta alle interrogazioni e interpellanze segno di sensibilità della Giunta nei confronti di questo problema che è drammatico. La Confesercenti minaccia uno sciopero nazionale dei negozi per sollecitare un'attenzione e una normativa che tamponi l'ondata degli sfratti.
Da un'indagine del Censis risulta che in Italia 750 mila artigiani hanno ricevuto lo sfratto; il 77 % di questi interpellati hanno dichiarato che se verranno sfrattati cercheranno un'altra locazione e il 16 rinuncerà all'attività. Anche nel campo degli esercizi commerciali c'è il rischio di chiusura di molte attività con riflessi drammatici sull'occupazione.
Spesso la minaccia dello sfratto viene usata per chiedere aumenti di affitto sproporzionato (dal 500 al 1000 %). Anche questo aumento indiscriminato si ripercuoterebbe in modo drammatico sui prezzi e quindi sulla inflazione, quindi sugli obiettivi che il Governo si pone di contenimento dell'inflazione. In questa situazione di emergenza occorre richiedere immediatamente al Governo una proroga dei contratti e una regolamentazione degli sfratti attraverso una modifica della legge 392 sull'equo canone.
Concordo con l'Assessore in ordine alla proposta di votare un ordine del giorno e propongo di iscrivere all'ordine del giorno odierno questa proposta.



PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza dei Consiglieri Revelli e Ferrari inerente L'utilizzo dell'aeroporto Cuneo-Levaldigi, quando l'aeroporto Torino Caselle è inagibile.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

L'aeroporto di Cuneo-Levaldigi è attualmente aperto al traffico aereo turistico nazionale, che viene svolto da piccoli aerei mono-bimotori usati comunemente per le varie attività di aviazione generale. Tra non molto tempo avranno inizio i lavori per la totale recinzione del sedime che consentirà l'apertura dell'aeroporto anche al traffico aereo turistico internazionale. La Regione Piemonte ha inserito questa infrastruttura nel proprio Piano dei trasporti come scalo di preminente interesse, per collocarvi a tempi opportuni, l'attività aerea di terzo livello; infatti sono stati predisposti i necessari elaborati cartografici per l'applicazione della legge n. 58 del 4/2/1963 (che vincola, e quindi salvaguardia le aree circostanti l'aeroporto) e sono stati inviati al competente Ufficio Ministeriale per la trasmissione ai Comuni interessati.
Inoltre, la Regione Piemonte per sottolineare l'interesse prima espresso, è entrata a far parte della "Società aeroporto di Cuneo-Levaldigi" S.p.A.
sottoscrivendo il 15 % del capitale azionario.
Procedendo per fasi, anche in funzione delle possibilità finanziarie a disposizione, si provvederà a migliorare le infrastrutture, di modo che nei prossimi anni, quando anche in Italia i servizi aerei di terzo livello "decolleranno" l'aeroporto in questione sia in grado di svolgere il giusto ruolo assegnatogli.
Con riferimento all'utilizzo del suddetto scalo come alternato all'aeroporto di Caselle, in casi eccezionali come nebbie od altri eventi la cosa non è possibile in quanto non esiste al momento l'infrastruttura tecnica (lunghezza della pista, apparati luminosi, di assistenza radar, e di avvicinamento, ecc.) né una struttura di assistenza aeromobili o passeggeri, che possa assolvere a tale compito.
Tale possibilità, anche se non può al momento essere del tutto esclusa pare difficile possa realizzarsi anche a tempi futuri, quando lo scalo di Cuneo-Levaldigi sarà attrezzato ad accogliere aerei di terzo livello, per una sostanziale differenza di infrastrutture necessarie a tale compito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Mi dichiaro soddisfatto.
Chiedo al Presidente del Consiglio di vagliare in modo attivo l'ammissibilità delle interpellanze e delle interrogazioni.
L'interrogazione è fatta per chiedere e per sapere qualche cosa e non per svolgere un dibattito generale. L'interpellanza deve, oltre che ricevere delle informazioni, fare delle proposte, quindi è possibile, per un dibattito generale, la sua trasformazione in mozione. Se queste regole non vengono rigorosamente rispettate, non ci sarà mai il tempo per poter rispondere in tempi brevi alle informazioni ed alle posizioni che pongono i Consiglieri.
Questo è un fatto essenziale per il funzionamento del Consiglio.



PRESIDENTE

Questa è una vostra autocritica.



REVELLI Francesco

Appartiene anche alla cultura dei Consiglieri perché non si facciano interpellanze per interrogazioni o viceversa. Questa mattina mi sono reso conto che c'è un'incultura ampiamente diffusa nella maggioranza e nell'opposizione.



PRESIDENTE

Accogliamo l'osservazione. Filtreremo queste proposte e cercheremo di distinguerle secondo gli indirizzi che ha ricordato il Consigliere Revelli.



PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente la realizzazione del Centro intermodale di Orbassano e interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Penasso inerente l'iniziativa del Comune di Torino di espropriare terreni sulla sponda della Stura in zona Villaretto per creare parco pubblico.
Risponde l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al coordinamento e gestione opere

pubbliche La costruzione del Centro intermodale di Orbassano è stata decisa dalla Giunta e dal Consiglio regionale per rispondere a una serie di finalità riorganizzazione del trasporto merci in area metropolitana rilocalizzazione della dogana centrale di Torino, determinazione dell'intermodalità del trasporto strada e ferrovia.
Sono già state assunte decisioni precise da parte del Consiglio regionale: legge di partecipazione alla Società Sito, che riguarda appunto la costruzione e gestione dell'interporto, approvata l'11.2.1982, che prevede L'acquisizione diretta da parte della Regione delle aree necessarie all'intera struttura intermodale; nonché la deliberazione del Consiglio regionale che approva il piano regionale dei trasporti e la legge 11/1980 sui centri merci.
L'estensione dell'area del Centro intermodale interessa due comuni: Rivalta ed Orbassano per un totale di circa 2 milioni di metri quadri. Per gli aspetti indotti e la realizzazione delle infrastrutture sono interessati anche i Comuni di Beinasco, Rivoli e Grugliasco, seppure in misura più modesta.
Con un ordine del giorno del Consiglio regionale è stata anche fatta una perimetrazione di massima dell'area interessata dall'intervento, anche se non è definitiva l'articolazione di dettaglio, essendo in corso studi e indagini; Possiamo quindi dire che la scelta del Centro intermodale è definitiva, come è definitivo quanto si riferisce alla società Sito, mentre restano aperti i problemi sulla, definizione di dettaglio e finali di tutte le aree che possono essere coinvolte.
Nei mesi scorsi si sono tenuti diversi incontri tra Regione Finpiemonte e Comuni interessati, nel corso dei quali sono stati sollevati anche i problemi oggetto dell'interrogazione, ossia la necessità di tutela delle culture agricole esistenti nella zona. Dello stesso tipo sono le richieste avanzate dalle organizzazioni di categoria nel corso di incontri che ci sono stati e che ci saranno ancora con l'Assessorato ai trasporti.
Nel corso di questi incontri si è definita la prima tranche attraverso la quale realizzare il centro intermodale, di circa 400 mila mq, e tutti in territorio del Comune di Orbassano, per i quali non sembra esistere il problema indicato perché si tratta di area compromessa, di area attigua allo scalo merci, di area che comunque non presenta una rilevante fertilità.
La prima tranche non provocherà particolare danno e la realizzazione del Centro intermodale avverrà quindi con gradualità per evitare pregiudizi inutili alle colture agricole. Anche nella definizione di dettaglio si cercherà di tenere conto il più possibile delle preesistenze agricole.
Non v'è dubbio però, siccome tutti abbiamo deciso, con più voti, che il Centro intermodale deve essere fatto e che il centro sarà fatto, che ci sarà un certo sacrificio finale delle aree destinate.
Per quanto riguarda la normativa urbanistica fermo restando le disposizioni che possono essere introdotte, anche ad hoc (lo vedremo nella revisione della legge 56), non esistono ancora varianti degli strumenti urbanistici dei Comuni di zona; comunque, i Comuni della zona possono destinare ad altri usi le colture agricole specializzate. Il mutamento della destinazione d'uso delle colture agricole specializzate deve essere motivato in modo circostanziato (terzo comma art. 25).
Ciò risponde al metodo seguito nella realizzazione del centro, che è oggetto degli incontri che l'Assessorato ha avuto e avrà. Si tratta cioè di evitare al massimo delle inutili compromissioni, di ritagliare l'assetto definitivo dell'area tenendo conto delle preesistenze agricole, in un quadro ormai definito.



CHIABRANDO Mauro

Se l'Assessore è pronto a rispondere anche all'altra interrogazione inerente alle iniziative del Comune di Torino di esproprio sulla sponda della Stura in zona Villaretto, farò una replica unica.



SIMONELLI Claudio, Assessore al coordinamento e gestione opere

pubbliche La questione attiene ad una previsione del progetto preliminare del piano regolatore del Comune di Torino che non è all'esame della Regione.
Per quell'area è previsto un parco pubblico, però la Regione non è investita in questa fase del problema, che invece è sottoposto alle osservazioni dei privati e delle categorie.
Su questo problema la Regione avrà titolo di intervenire non appena il Comune presenterà lo strumento definitivo. E' chiaro che in questa fase è possibile esercitare discussioni e interventi, nel rispetto però dei reciproci rapporti.
Un intervento regionale, a sostegno o in opposizione alle scelte fatte dal Comune, in questa fase sarebbe irriguardoso per le autonomie locali visto che la fase preliminare è del tutto compresa nell'ambito comunale.



CHIABRANDO Mauro

Già prevedevo che l'Assessore avrebbe dato questo taglio alla risposta.
Siamo d'accordo che il Centro intermodale va fatto, che i parchi pubblici vanno fatti, quindi è giusto che si proceda pur tenendo conto di quanto prevede l'art. 25 della legge 56 in ordine alla salvaguardia dei terreni agricoli.
Questo è il punto. Abbiamo l'impressione - e lo abbiamo evidenziato con questa interrogazione e lo evidenzieremo con altre future - che la legge voluta e votata da tutti, non venga rispettata; non dico per colpa di chi.
Notiamo che in generale stenta ad affermarsi la nuova mentalità del rispetto dei terreni agricoli.
Gli amministratori comunali continuano ad operare nell'interesse loro forse più comodo, e non pensano che le stesse cose si possono fare ugualmente senza occupare altri terreni.
Se ci soffermiamo un attimo sull'art. 25 vediamo che pone dei limiti e forse riusciamo a trovare delle soluzioni alternative, a salvaguardare, per esempio, una cooperativa che si trova nei pressi e che abbiamo finanziato.
Abbiamo l'impressione che la legge venga disattesa e quasi che la Regione autorizzi a disattenderla. Abbiamo esempi di Comuni che hanno modificato i piani regolatori in cui hanno fatto ugualmente le case. Mi riferisco al Comune di Pinerolo che è riuscito a salvaguardare e a ridare all'agricoltura una grossa area e, nonostante questo, le case sono state costruite.
Se riusciremo a divulgare maggiormente i principi che abbiamo sancito con legge, se la Giunta fari un richiamo a questa legge, sono convinto che potremo salvaguardare certi terreni e nei prossimi anni riusciremo a fare tutto, a dare i servizi alle città, a dare le case utilizzando le vecchie costruzioni, utilizzando i terreni già compromessi che sono tanti. E' un invito di carattere politico che vogliamo fare.
L'Assessore Simonelli dice che alcuni dettagli debbono ancora essere verificati. Ritengo che se in questa verifica terremo conto di queste situazioni, rispetteremo la legge e faremo un servizio all'agricoltura ed all'ambiente che vogliamo difendere.
Quanto al parco sonò d'accordo che la competenza è del Comune, però se ricordassimo al Comune che esistono questi principi e queste regole, pu darsi che il Comune possa impostare la questione in modo diverso.



PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Majorino relativa all'esplosione verificatasi all'ospedale di Mondovì.
Risponde l'Assessore Cernetti.



CERNETTI Elettra, Assessore all'assistenza

In relazione all'esplosione verificatasi nell'ospedale di Mondovì il 6.12.1981 che ha causato la morte di due persone ed il ferimento di altre otto, contrariamente a quanto riferito dalla stampa e da certe emittenti radiofoniche, i feriti non erano persone ricoverate, ma erano dipendenti dell'ospedale, regolarmente iscritti all'Inail.
La Regione Piemonte, pur esprimendo la sua solidarietà ai feriti ed alle famiglie di tutti coloro che sono stati colpiti dall'esplosione, non ha la facoltà di erogare contributi economici, proprio per la natura dei dipendenti stessi. Pertanto debbono rivolgersi all'Inail.



MAJORINO Gaetano

Nell'interrogazione avevo ritenuto doveroso di farmi portavoce di richieste che erano state formulate qui, in Consiglio, nel corso della seduta del 14 gennaio, allorquando era stata discussa una comunicazione dell'Assessore alla sanità Bajardi in ordine alle modalità dell'incidente comunicazione piuttosto corposa e che spiegava come si erano svolte le cose.
In quella sede, i Consiglieri Viglione e Turbiglio, unitamente a me avevano auspicato l'intervento del competente Assessorato ai fini di esprimere, sul piano della solidarietà umana, attraverso un tangibile aiuto economico, ove fosse il caso, solidarietà non solo a parole, ma con i fatti. Con questa interrogazione chiedevo se, con riferimento alle richieste ed agli auspici dei Consiglieri Turbiglio e Viglione e di me stesso, si fosse provveduto al riguardo.
Prendo atto della risposta e riconosco che era inutile un doppione visto che c'è stata questa soddisfazione economica da parte degli Enti preposti.



PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Ferro, Ferrari e Revelli inerente la cessazione di attività della Società Nuova Satip.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Com'è noto la Società Nuova Satip ha chiesto di cessare l'attività dei servizi pubblici di linea di cui è concessionaria. Della questione sono stati da tempo interessati i Presidenti dei Consorzi comprensoriali trasporti di Cuneo, Saluzzo-Savigliano-Fossano, Mondovì e Alba-Bra.
Il Consorzio trasporti di Saluzzo-Savigliano-Fossano, anche per conto degli altri Consorzi, ha nominato in data 30.11.1981 una Commissione tecnico-amministrativa per la valutazione dell'azienda nell'ipotesi che si debba arrivare alla pubblicizzazione dei servizi delle autolinee della società citata.
La predetta Commissione si è già più volte riunita e al più presto farà conoscere il risultato della valutazione afferente a materiale rotabile ed attrezzature di ufficio ed officina. L'Assessorato ha già disposto che la società Nuova Satip continui per tutto l'anno 1982 i servizi senza alcuna esclusione, in attesa della definizione del problema del subentro per il quale si attendono anche le decisioni di carattere politico dei Consorzi interessati.
Dalle ultime notizie che mi sono giunte pare che l'azienda intenda continuare il servizio. Sembra che, alla luce della legge 151 e nel contesto in cui saranno chiamate ad operare le autolinee, è possibile un rientro dell'azienda.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Prendo atto della risposta e raccomando all'Assessore di stimolare la Commissione tecnica, che è stata costituita sulla base delle indicazioni del comprensorio di Saluzzo, ad affrettare i tempi per giungere a conclusione dei lavori anche perché sulle ipotesi che la Commissione definirà sarà fattibile un confronto con la Satip per valutare in termini più ravvicinati il tipo di soluzione che sarà possibile intraprendere.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Prima di proseguire nei lavori è opportuno ricordarne l'ordine con una breve riunione dei Capigruppo.



(La seduta è sospesa dalle ore 11,10 riprende alle ore 11,20)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

I Capigruppo avrebbero concordato che i testi delle comunicazioni del P.G.R. circa lo stato dei rapporti tra Governo e Regione verranno inviati ai Consiglieri con urgenza, in modo che si possa riprendere questo dibattito nella seduta del 18 marzo prossimo, che inizierà con le interrogazioni e le interpellanze, per un'ora, e proseguirà con il dibattito sulle comunicazioni odierne. Chiede di intervenire il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Siccome non siamo presenti alle riunioni dei Capigruppo, prendiamo atto della comunicazione del Presidente del Consiglio e riteniamo che l'impostazione dei lavori sia corretta. Vorrei sapere se le relazioni sono ampie e se vanno anche alla seduta pomeridiana o se si pensa di chiudere i lavori in mattinata.



PRESIDENTE

Si prevede di chiudere i lavori in mattinata.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende come concordato nella riunione dei Capigruppo con l'esame del punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Rendo noto che hanno chiesto congedo i Consiglieri Alasia, Bajardi Carazzoni, Mignone, Penasso, Turbiglio e Valeri.


Argomento:

b)Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 194: "Proroga fino al 30 aprile 1982 dell'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1982, autorizzato con la legge regionale 21 gennaio 1982, n. 3", presentato dalla Giunta regionale in data 3 marzo 1982 N. 195: "Inquadramento nel ruolo regionale del personale proveniente dallo Stato, dagli Enti ospedalieri e dagli Enti disciolti di cui al D.P.R.
24/7/1977, n. 616 e alle leggi 17/8/1974, n. 386, 29/6/1977, n. 349 23/12/1978, n. 833" presentato dalla Giunta regionale in data 3 marzo 1982.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale dell'11 febbraio 1982: "Piano socio sanitario della Regione Piemonte per il triennio 1982/1984".


Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 2 marzo scorso - in attuazione dell'art. 7, primo comma, della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65, sono a disposizione presso l'Ufficio Aula. L'elenco delle medesime è allegato al processo verbale.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Relazione della Giunta regionale sullo stato dei rapporti Governo-Regione


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell'ordine del giorno "Relazione della Giunta regionale sullo stato dei rapporti Governo-Regione".
La parola al Presidente della Giunta regionale.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Il bilancio che mi appresto a fare in ordine ai rapporti del Governo Regione, necessita, per una lettura corretta di alcune premesse di fondo.
Il raccordo instaurato dalla Regione con il Governo nasce da due esigenze. La prima è di ordine istituzionale e corrisponde all'interpretazione corretta del dettato costituzionale.
Ho più volte avuto occasione di ricordare come la Regione è un'articolazione dello Stato che, come tale, per sua natura deve essere raccordata alle altre articolazioni dello Stato stesso. In questa logica la Regione non può considerarsi solo come destinataria di leggi e provvedimenti nazionali, ma deve concorrere alle scelte ed alle formulazioni normative che incidono immediatamente sulla propria realtà territoriale, parte peculiare ma integrante di tutto il Paese.
Presupposto essenziale è (in questo senso) che la Regione diventi essa stessa strumento di conoscenza approfondita, oggettiva della propria realtà per i livelli centrali, in secondo luogo momento di sintesi delle esigenze e delle proposte emergenti dalla propria comunità, in terzo luogo elemento propositivo perché determinati problemi vengano collocati ed armonizzati nel contesto nazionale.
Questo ruolo appare tanto più indispensabile nei momenti di maggior tensione, di attacco alle istituzioni, di difficoltà economiche e monetarie. Né può opporsi la circostanza che la Regione deve svolgere bene le competenze demandategli da leggi e regolamenti dello Stato.
Non v'è dubbio; ma proprio per svolgerle bene, proprio per non trasformarsi in un livello amministrativo decentrato, quindi in un Ente superfluo rispetto agli altri livelli amministrativi del panorama istituzionale, la Regione deve raccordarsi con i livelli centrali. Questo è indispensabile per caricare sempre di significato e di contenuto l'attività anche di routine, per cogliere sempre gli obiettivi di fondo della Regione e del Paese, anche nello svolgimento della normale amministrazione.
La seconda considerazione, che discende dalla prima, è che la Regione non ha chiesto al Governo interventi finanziari assistenziali, anche se per la realizzazione di alcuni progetti e di alcune politiche sono indispensabili in realtà investimenti concreti, e tantomeno leggi speciali e protettorati; ha richiesto di concertare alcune linee realizzabili e a livello locale e a livello nazionale.
Si è posta quindi come interlocutore, con tutti i limiti derivanti dall'esiguità delle proprie competenze, ma con la piena consapevolezza di essere interprete di linee su questioni dibattute, sviscerate, analizzate dall'intera comunità.
Prima di avviare con l'attuale Governo il presente confronto, avevamo avviato già il dialogo con numerosi Ministri della precedente compagine governativa, sull'energia, sugli 84 progetti, sui problemi di politica industriale, sulla viabilità, sulla casa, sulla sanità.
La premessa alla memoria per l'incontro della Giunta a Roma con Spadolini il 15 settembre, fatto per altro inedito nella tradizione italiana del rapporto tra Regioni e Governo, illustrava nella sua essenzialità l'obiettivo della Regione.
Da allora, attraverso gli incontri tecnici, la presenza anche in questa sede di Spadolini, i ripetuti confronti con i suoi Ministri, in particolare con il Ministro per il bilancio e la programmazione La Malfa e il Ministro per le opere pubbliche Nicolazzi, si è avviato un dialogo continuo supportato anche dal raccordo tra programmazione nazionale e regionale, già istituzionalizzato dallo scorso autunno.
Si tratta, come è ovvio, di un processo di approfondimento di tematiche complesse che si snoda attraverso approssimazioni successive al quale non è possibile, e ci auguriamo, non lo sarà in futuro, mettere un punto fermo, o altrimenti significherebbe che il processo si è arrestato. Si può invece come dicevo all'inizio, tentare un bilancio di questo confronto che è stato caratterizzato da tappe significative, da alcuni risultati concreti, da alcune battute d'arresto.
Com'è noto siamo partiti dagli 84 progetti, concepiti non appena sono stati avvertiti i primissimi sintomi della crisi, allora negati da più parti, con il contributo di un'ampia consultazione, non tutti della stessa importanza e della stessa fattibilità, alcuni di competenza esclusiva della Giunta regionale, alcuni strettamente dipendenti dalle scelte del Governo o del Parlamento, alcuni legati alla logica di finanziamento nazionale o comunitaria.
Accanto ai progetti che si rifacevano alla logica della progettazione dinamica sulla base della valutazione costi-benefici, per rispondere all'evoluzione della crisi, nella memoria presentata a Palazzo Chigi furono indicati alcuni nodi prioritari da sciogliere nelle politiche di settore ritenuti decisivi nell'economia del Piemonte.
Che si fosse colpito nel segno, lo dimostrano due circostanze: la prima che il confronto si è avviato con impegno da parte del Governo, al quale deve andare questo pubblico riconoscimento; la seconda, più esplicita, la concordanza nel documento del Ministro La Malfa del gennaio, sulla natura i caratteri e la gravità della crisi, sull'analisi, sull'individuazione delle soluzioni.
Nel processo di approfondimento, le proposizioni regionali si sono via via arricchite di ulteriori elementi: valga per tutti la predisposizione dei progetti speciali per i cassa integrati.
Tra i risultati finora conseguiti: oltre quello importantissimo, sotto il profilo istituzionale e politico del metodo per il confronto, corretto e rigoroso, addirittura documentale, alcune questioni di non poco momento: L'autorizzazione della sperimentazione pilota sulla mobilità. La fiducia del Governo peraltro non è stata mal riposta, perché l'esperimento si è concluso in attivo per il Piemonte nella prima fase: la sigla dell'accordo in tempo record.
L'approvazione del PEN, certo interesse primario del Governo e anche delle altre Regioni, ma sollecitato dal Piemonte come momento di riferimento essenziale per una politica energetica in una Regione in cui l'energia assume una vitale rilevanza. Anche in questo caso la Regione Piemonte ha immediatamente risposto, con la costituzione del Comitato misto sull'energia prima, con l'avvio delle procedure per le indicazioni delle aree per l'insediamento della centrale nucleare nella recente seduta consiliare.
Questione essenziale per il Piemonte, il decreto legge che stanzia a carico del fondo per gli investimenti 240 miliardi nel settore dell'elettronica civile e che ha impedito i licenziamenti Indesit.
Questione invece di livello nazionale ma vivamente sollecitata in tutte le sedi anche alla Commissione industria della Camera, in occasione della sua visita in Piemonte, l'approvazione da parte del Parlamento della legge sull'innovazione tecnologica.
Le recenti decisioni sulla politica del credito, che pur se non corrispondono per ampiezza ed efficacia alle aspettative e alle richieste avanzate con forza anche a Spadolini proprio in questa sede, rappresentano già un'inversione di tendenza rispetto alla logica della selvaggia stretta creditizia.
Gli emendamenti sulla legge finanziaria per il rifinanziamento dell'Artigiancassa.
L'avanzamento nell'iter procedurale in ordine alla legge sulla grande viabilità.
Interventi specifici per pagamenti ad aziende piemontesi dei crediti presso Sip ed Enel, presso alcune aziende, Montefibre e Binda.
Collaborazione per ricercare soluzioni ai finanziamenti per alcuni degli 84 progetti attraverso la BEI e collaborazione per la soluzione, mediante incontri finora in sede tecnica per il progetto Ignitor.
Come ho già avuto occasione di sottolineare, molte questioni non interessano specificamente il Piemonte, ma ritengo che il contributo di analisi, e anche di convergenze politiche, avvertito in Piemonte dal Governo, sia stato determinante per la comprensione dei problemi.
Ho citato solo alcune situazioni, i colleghi entreranno più nel dettaglio. Ritengo invece di evidenziare come dal quadro complessivo emerga solo un giudizio parzialmente positivo, con alcune luci ma anche molte ombre per le moltissime questioni irrisolte o che tardano a venire a maturazione. In sostanza noi abbiamo avvertito una difficoltà del Governo a reggere il confronto, un imbarazzo a fornire risposte precise, anche quando si è verificato un consenso e una concordanza sulle nostre posizioni e un ritardo, che non è solo di oggi, del funzionamento complessivo della macchina statale.
Cito solo due esempi: le scarse risposte per l'Alto Novarese e i mancati finanziamenti sulla casa che finiscono per penalizzare proprio la Regione più avanzata nel settore. Positivo, voglio ancora ripeterlo, è il metodo, che è premessa indispensabile per raggiungere ulteriori, speriamo più concreti obiettivi.
La Giunta sta facendo la sua parte per quanto riguarda le proprie iniziative, all'interno e al di là degli 84 progetti.
Le Convenzioni con gli Enti di Stato, sulla politica energetica, quella con la Olivetti sull'informatica pubblica, le iniziative con gli Istituti di credito, l'avvio della fase esecutiva del progetto Ignitor, e le altre iniziative concrete che gli Assessori illustreranno, i progetti dinamici elaborati per il secondo Piano di sviluppo, rappresentano la risposta e la conferma che la Regione sollecita e propone, ma attua anche autonomamente pur nell'ambito della limitatezza delle proprie competenze e delle proprie risorse.
Questo è il motivo per il quale, anche nei settori che non interessano immediatamente la politica economica, il dialogo con il Governo è aperto.
Voglio ricordare l'incontro con il Ministro della giustizia Darida che partendo dalle proposte qui formulate per il problema della giustizia, ha sollecitato una conferenza regionale, come esperienza pilota, mai attuata in altre Regioni.
Il campo è veramente di esclusiva competenza nazionale e la proposta governativa rappresenta una testimonianza della credibilità di cui gode la nostra Regione. Un'ulteriore conferma è del resto la recente esperienza vissuta nel settore delle partecipazioni statali.
La conferenza regionale ha rappresentato una tappa significativa e positiva del rapporto con il Governo.
Le assicurazioni del Ministro De Michelis su alcuni comparti vitali della nostra economia, l'accoglimento di alcune istanze avanzate dalla nostra Regione sulla delicatissima questione dell'intesa Teksid-Finsider devono essere valutate sull'attivo del bilancio del rapporto Regione Governo.
Un'ultima considerazione: quando abbiamo proposto all'attenzione nazionale il "Caso Piemonte", è già stato chiarito, come emblematico del "Caso Italia", volevamo però anche scuotere l'opinione pubblica nazionale e regionale su questo Piemonte, verso il quale esisteva la facile e comoda convinzione che rappresentasse comunque un'area autosufficiente, che concorreva e avrebbe, in ogni caso concorso, alla formazione del reddito nazionale lordo.
A Roma e in Italia nessuno aveva avvertito che trascurare il Piemonte (si pensi solo al ritardo nello sviluppo di alcune infrastrutture di notevoli dimensioni, la Torino-Frejus o la ferrovia Torino-Modane) poteva essere sempre più pericoloso per l'interesse del Paese e per la sua economia.
Il periodo fascista, il ventennio successivo, aveva radicato qui una monocultura industriale, i cui effetti sono ancora presenti. La crisi che ha investito tutto il mondo occidentale li ha maggiormente evidenziati e un dato conseguente appare preoccupante: la caduta della managerialità in una Regione, dove per converso, la cultura del lavoro e la naturale vocazione all'imprenditoria privata fa parte della propria peculiare tradizione.
In assenza di una politica nazionale, la Regione non può assistere inerte al degrado dell'economia del proprio territorio, che coinvolge immediatamente la stessa credibilità della nostra democrazia e della nostra prospettiva di crescita civile e sociale. Per questo, la Regione continuerà insieme a proporre ed a richiedere al Governo gli interventi ritenuti essenziali per la ripresa; per questo, da parte sua, cercherà, nei limiti ristretti delle proprie competenze, di avviare tutti quei processi che favoriscono il sostegno alla piccola e media impresa, di inserirsi in una politica di credito, di farsi parte attiva nel reperire quelle risorse finanziarie che nel settore pubblico sono tanto carenti.
Accoglierà anche tutti i suggerimenti che il Governo ha formulato e riterrà di formulare e quelli che parti imprenditoriali e sociali, le autonomie del territorio ritengono e riterranno di proporre, nella certezza che la presa di coscienza collettiva dell'oggettiva realtà, con le sue luci e le sue ombre, costituisce già di per sé il primo passo verso la ripresa.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Vice Presidente della Giunta regionale.



SANLORENZO Dino, Vice Presidente della Giunta regionale

Nell'accingerci a fare un bilancio di questa esperienza durata parecchi mesi, dobbiamo risalire a quando ci siamo incontrati con il Governo, ma anche a qualche mese prima, cioè a quando il Consiglio discusse sul modo di dare una risposta non difensiva alla stretta creditizia che veniva annunciata al Paese, non difensiva nel senso che poteva essere difensivo soltanto il protestare, mentre allora non ci fu soltanto un impegno della Giunta, ma ci fu uno sforzo dell'intelligenza collettiva della comunità piemontese, forze politiche e forze sociali che hanno cercato di elaborare un inizio di strategia in tempi brevi nel momento in cui, in qualche modo si stava elaborando il Piano di sviluppo, del quale, però, stavano cambiando i presupposti, i dati quantitativi, la realtà.
E' un bilancio di grande interesse e sono d'accordo con i Capigruppo che hanno voluto fare su questa materia un dibattito delle esperienze e dei risultati dell'intiera Regione, Giunta, Presidente e Consiglio.
Ma c'è qualche cosa di più perché nelle cifre che daremo di questo bilancio possono riconoscersi molte forze sociali che in varie e ripetute occasioni hanno dato un contributo su parecchi progetti che stanno andando avanti nel rapporto con il Governo. In Giunta si discusse su come intitolare tutto questo prima ancora della nascita del Governo Spadolini.
Ne risultò questo slogan: "Cercare di combattere le cause strutturali dell'inflazione e di sostenere l'occupazione". Questa è stata la linea non solo della Giunta regionale, ma è stato anche l'obiettivo dichiarato dal Governo. I giudizi su come vanno queste politiche dichiarate possono e debbono essere vari, tuttavia l'intento era questo.
Qui c'è stata una coincidenza preliminare alla nascita del Governo.
La seconda questione che cercammo di portare avanti fu quella di convincere progressivamente forze politiche e forze sociali sottoponendo i dati di ciò che stava avvenendo in Piemonte, che non era obiettivamente valutato. Da parecchio tempo è aperta una discussione fra il sottoscritto e il Consigliere Brizio su chi capi per primo la crisi: lasciamo perdere chi capì prima. E' un fatto che oggi, anche con l'ultima dichiarazione di Pininfarina, siamo tutti d'accordo sulla gravità della crisi e sul suo carattere strutturale.
E non è cosa da poco, perché nel nostro Paese domina ancora un'idea diversa, cioè che ci sia una crisi grave, però, in sostanza, la via di soluzione è quella tradizionale e che la crisi colpisce sì il Piemonte, ma colpisce anche altre Regioni più del Piemonte, quindi non ci sarebbe una peculiarità della crisi in Piemonte.
E dobbiamo guardarci bene dal dire che questa peculiarità è tale da farla diventare questione nazionale, dobbiamo guardarci anche dal non riconoscere che la peculiarità esiste, quindi dobbiamo lavorare perch questa peculiarità, che è di portata nazionale, sia affrontata dalla Regione e dal Governo. In altri termini, non abbiamo chiesto da piemontesi l'intervento di Ministri piemontesi per la soluzione di problemi piemontesi, ma abbiamo cercato di porre questioni nazionali per le quali la soluzione deve essere data dal Governo. Non abbiamo chiesto dei proconsoli ma abbiamo cercato di porre dei problemi alla cui soluzione deve essere chiamato il governo nazionale. Siamo andati a parlare con il governo nel suo complesso. Lo dico perché su questo c'è stata polemica e una specie di ironia complessiva in Italia. Questa ironia complessiva non ci ha turbati nel portare avanti le cose e non ne siamo responsabili.
Detto questo, è ora di fare dei bilanci tutti assieme, Giunta, forze politiche e forze sociali.
Porterò avanti il discorso avviato dal Presidente della Giunta seguendo lo stesso ordine di priorità che abbiamo dato ai progetti. Avevamo messo al primo posto l'energia, al secondo posto l'agricoltura con quella motivazione che tutti conoscono e cioè che si tratta di due settori dove più deficitari erano il Piemonte ed il Paese fra consumi, importazioni e deficit della bilancia dei pagamenti. L'altra priorità era costituita dalle cause strutturali dell'inflazione, quelle che incidono sull'economia nazionale, e particolarmente in Piemonte come Regione di grande assorbimento di energia, senza produrne a sufficienza, e di grande assorbimento sul piano alimentare.
Vorrei ricordare che il settore dell'energia è quello dove c'è un'assenza completa di deleghe e di competenza alla Regione, per cui ci che è stato ottenuto in questo campo è frutto dell'invenzione delle forze sociali, delle forze politiche e - se permettete - della Giunta regionale.
Se avessimo dovuto rispettare la lettera e lo spirito della Costituzione e dello Statuto, la Regione avrebbe dovuto aspettare il piano energetico nazionale, aspettare il nucleare e fare le cose di cui abbiamo discusso.
Non ci siamo mossi così e adesso possiamo dire che qualche risultato c'è. Siamo nella fase nella quale si stanno definendo le procedure che consentiranno entro il 1982 o entro i primi mesi del 1983, se andranno in porto le cose che si sono già decise, 350 miliardi di investimenti in Piemonte nel settore energetico, esclusa la centrale nucleare.
Questi investimenti sono relativi: al recupero di centrali idroelettriche di piccola potenza, sia pubbliche che private, con un investimento attivabile nel biennio 1982/1983 di 80 miliardi. Questa proposta venne dalla Federpiemonte: merito di chi l'ha proposta, merito collettivo di chi l'ha inserita e merito collettivo se andrà avanti; alla realizzazione delle centrali di competenza della AEM di Torino in Valle di Susa con un investimento attivabile nel biennio 1982/1983 pari a 160 miliardi; alla realizzazione di impianti per il recupero energetico dal trattamento delle acque, liquami, fanghi e dal riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, nonché per la realizzazione di cementifici energetici (progetti: Ecopiemonte, Po Sangone, AMRR di Torino, Novara, Cuneo Pinerolo), con un investimento attivabile nel biennio 1982/83 pari a 100 miliardi.
Ci sono altri progetti che non stanno nei 350 miliardi, nei confronti dei quali la decisione operativa dipende da altri Enti, per esempio dall'Enel per gli impianti idroelettrici di Quincinetto, di Piedilago della Valle Gesso, con un investimento attivabile nel biennio di altri 100 miliardi.
Altri progetti derivano dai recenti impegni assunti dal governo. Il Ministro delle partecipazioni statali ha comunicato che l'IRI è impegnato alla costruzione delle centrali idroelettriche della Sisma il che significherebbe una spesa di 75 miliardi. In questo caso, però, l'impegno è contornato da una imprecisione circa i tempi. Stiamo premendo perché i tempi siano coerenti con le necessità.
Sempre nel settore dell'energia, anche se il capitolo del progetto fu presentato a suo tempo nel capitolo agricoltura, saldandosi assieme, c'è un progetto biogas e un progetto di ampliamento di uno stabilimento per la trasformazione di prodotti ortofrutticoli in provincia di Cuneo. I due progetti sono all'esame della BEI, con maggiori probabilità per il progetto biogas; l'uno è di 8 miliardi, l'altro è di 6 miliardi.
Tutto questo non c'entra con la centrale nucleare.
AGRICOLTURA Ho già parlato dei progetti a cavallo fra agricoltura ed energia. In questo campo c'è un recupero delle somme anticipate dalla Regione Piemonte sulla legge 364 per eventi calamitosi, di 12 miliardi 650 milioni. Questo è un dato certo e non dipende più da alcuna decisione.
Sui progetti irrigui si è verificata l'impossibilità di finanziamento presso la BEI. Se vogliamo portarli avanti dobbiamo seguire altre vie. Si è però verificato un aspetto meno negativo, ossia la possibilità di realizzare il progetto con l'utilizzazione delle acque del Tanaro unitamente alla Regione Liguria, nell'ambito del piano a medio termine.
In questo caso siamo di fronte ad un progetto che vorremmo realizzare subito, ma che invece si scagliona nel tempo e non rientra negli impegni mediati per il 1982 e 1983, perlomeno non è ancora sanzionato che questo accada.



SETTORE INDUSTRIALE

La risposta va data circa i progetti e alle altre questioni di politica industriale che abbiamo posto nei vari incontri con il Governo. Dividerei la pressione svolta dalla Regione in diversi campi.
Un primo campo è quello della pressione esercitata, assieme ad altri perché passassero leggi, provvedimenti, impegni di assoluta portata nazionale, come il piano auto. Il piano auto dipende dalla sorte della legge finanziaria. Le dichiarazioni fatte dal Governo in più sedi sono tali da garantire che i finanziamenti previsti finalmente saranno decisi. Si risolverà il problema se era soltanto giusto chiederli e se c'era la possibilità di reperirli nel bilancio dello Stato. Si porrà il problema della loro gestione. Per ora dobbiamo partire dalle questioni che abbiamo posto, in questo senso c'è stata una pressione che ci pare abbia ottenuto una contropartita.
Si è esercitata una pressione per una sollecita approvazione della legge sull'innovazione tecnologica, di grande importanza per il Piemonte.
Questa approvazione è stata utile e importante e adesso ancor più decisiva diventa la rapida strumentazione di questa legge e le iniziative che dobbiamo qui discutere, non solo per fare in modo che una parte dei finanziamenti vengano al Piemonte (conoscendo i rapporti di forza, sappiamo che al Piemonte ne vengono parecchi), ma per avere un controllo democratico e un'attivazione di tutte le energie e di tutte le forze in questa direzione possono utilizzare tali fondi. Mi rivolgo in particolar modo alla piccola e alla media industria ed alle iniziative che potremo attivare, al di là delle competenze della Regione.
Ci sono poi altri settori dove l'iniziativa era stata proprio nostra.
Si tratta di questioni che avevamo sollevato nei confronti del Governo e che il Governo inizialmente non aveva nel suo orizzonte. Crediamo di aver fatto tutto il nostro dovere per quanto riguarda il Consorzio Indesit-Voxon Emerson, per quanto riguarda l'ottenimento di quei 240 miliardi che creano la possibilità di una politica industriale nazionale nel campo dell'elettronica oltre la possibilità di gestire assai diversamente i licenziamenti in Piemonte ed altrove. Anche in questo campo si è portata avanti una politica nazionale che aveva un occhio al Piemonte, ma anche al meridione di Italia.
Nel settore chimico il Ministro De Michelis ha assunto l'impegno, nel corso della conferenza, di riprenderne l'esame con le Regioni a brevissimo tempo.
Noi però non aspettiamo questo. Tra ieri e oggi è in corso un confronto con la Montefibre che porta avanti quello che è stato strappato a Roma alla presenza del Ministro La Malfa, cioè la sospensione dei 600 licenziamenti (sospensione che è avvenuta), ristabilimento di un clima sociale corretto e di una produttività corretta nell'azienda. Le trattative continuano per verificare gli investimenti, la ricerca scientifica e il tipo di aiuto che vogliamo dare alla Montefibre per risolvere i suoi problemi finanziari, dai quali dipende la possibilità di investimenti che diano la garanzia non di un salvataggio di una o due aziende, ma la garanzia della ripresa su basi nuove delle aziende che si devono e si possono salvare solo se si rinnovano.
Devo anche ricordare l'accordo Regione-Olivetti, che ha un carattere un po' polemico nei confronti del Governo. Questo accordo dimostra la possibilità di realizzare commesse pubbliche per un ammontare che va dai 9 al 21 miliardi e che suona polemica nei confronti di questo e degli altri governi che non sono stati in grado di organizzare le commesse pubbliche nei confronti della maggiore azienda in questo campo.
E' fuori da questa analisi ciò che abbiamo fatto senza richiedere un incontro con il Governo. Parlo delle nostre iniziative nei confronti della Nebiolo, della Pianelli-Traversa, per le quali c'è stato un intervento del Governo, ma non decisivo.
Oggi si sta sollevando una nuova questione, quella della Graziano, in provincia di Alessandria. Ma di questo parleremo quando il Consiglio lo riterrà opportuno. Noi siamo pronti a dare elementi e dati.
Ci sono poi molte altre questioni, delle quali fornirò notizie per iscritto, relative a singole aziende, compresi gli impegni che sono derivati dalla recente conferenza delle partecipazioni statali, impegni che facevano parte di vertenze aperte con il Governo e che dipendevano da scelte nazionali, Iri, Eni, Efim. Dopo quella conferenza abbiamo un diverso quadro di certezze là dove ci sono, e di chiarezza per operare dove ci sono problemi più difficili.
Che cosa non è andato avanti? Per il comitato per la componentistica c'è stato un rinnovato impegno del Ministro La Malfa perché sia insediato.
Noi ne reclamiamo l'urgenza come condizione indispensabile sia per la gestione della legge sull'innovazione tecnologica, sia per affrontare i problemi immediatamente successivi alla gravità della situazione Fiat. Con le speranze sulla ripresa Fiat c'è il problema di gestire la crisi della componentistica. Anche su questo argomento siamo pronti a discutere con iniziative e proposte.



AZIENDE DEL GRUPPO GEPI

Si è ancora in attesa della deliberazione Cipi in ordine alle proposte avanzate dalla Gepi sulle società esistenti in Piemonte.
Siamo ancora molto lontani dalle richieste che avevamo avanzato in ordine al Credito agevolato ordinario. Qui c'è un arco di forze che va ben al di là della maggioranza che si esprime in Giunta, che investe forze sociali, ma sapete che questo è un, punto di conflitto di linea. Qualche cosa sta iniziando, ma è troppo poco. La rottura della stretta creditizia forsennata è estremamente modesta rispetto alle esigenze della piccola e della media industria.
Abbiamo constatato che gli sforzi complessivi della comunità hanno portato alla riduzione del tasso di inflazione. Non dobbiamo dimenticarci questo perché il nostro obiettivo è combattere le cause strutturali dell'inflazione e sostenere l'occupazione. Diciamo però che forse è il tempo di giocare sull'altro piatto della bilancia altrimenti il pericolo è che ci sia la diminuzione del tasso di inflazione, forse anche al di sotto del 16 %, ma, se ci troveremo poi con 3 milioni di disoccupati, nel caso di una ripresa economica in Italia, in Europa e nel mondo, questa ripresa potrà non trovare il sistema economico piemontese in grado di approfittarne e di andare avanti.
Un altro punto di trattativa con il governo è l'esperimento della mobilità che abbiamo portato avanti in tempi record raggiungendo un accordo politico interessante fra le forze sociali.
I primi dati di gestione di questo accordo non sono positivi. E' ancora troppo presto per dare un giudizio positivo, lo si potrà dare quando avremo almeno 300/350 domande e risposte dei lavoratori. In ogni caso bisognava fare l'esperimento e meno male che abbiamo fatto in fretta a farlo così conosciamo le condizioni reali del mercato del lavoro. Su questo rimandiamo il giudizio del Consiglio regionale a quando ci saranno elementi oggettivi.



PROGETTI DI PUBBLICA UTILITA'

Non abbiamo portato ufficialmente la questione in quanto ancora non ci sono elementi di maturazione, che dipendono da due fattori: il superamento di alcune questioni di carattere giuridico e formale per l'utilizzo dei lavoratori in cassa integrazione nei progetti, e i finanziamenti.
Sui finanziamenti c'è l'impegno del Ministro La Malfa e l'impegno del Ministro Zamberletti il quale è interessato al progetto per la protezione civile e ne vorrebbe fare un progetto comune fra Regione e Governo. Si impegna a modificare con decreto le norme giuridiche che possono rendere precario ed incerto l'utilizzo dei lavoratori in tassa integrazione, per occorre anche lo stanziamento finanziario perché la Regione non è in grado di sopportarlo. Se si superano queste due questioni saremo pronti a far decollare i progetti di pubblica utilità.
ARTIGIANATO Nel confronto con il Presidente Spadolini venne fatta una richiesta che, nelle risposte del Governo fu in qualche modo superata quanto a entità di finanziamenti promesse. Ci furono alcune difficoltà in sede parlamentare. Adesso occorre verificare sé queste difficoltà sono superate e se si raggiunge il tetto delle richieste che l'associazione di categoria aveva avanzato. Comunque il rifinanziamento dell'Artigiancassa non è tale da garantire ciò che chiedevamo.
Considerazioni analoghe si possono fare per quanto riguarda il commercio e altri settori inclusi nei progetti o nei rapporti. Su ciascuno di questi il confronto dovrebbe continuare in Commissione sulla base dei dati forniti e di altri che potranno essere forniti, in modo da arrivare a un controllo democratico di questo complesso sistema di rapporti che abbiamo instaurato fra Governo e Giunta.
Non ho dubbi sul fatto che la linea che abbiamo intrapresa è obbligata ma anche giusta. Obbligata perché nel momento in cui c'è il restringimento degli investimenti disponibili da parte delle Regioni, si esalta, se si sa esaltare, la funzione di governo complessiva della Regione, nel coordinamento delle forze e delle energie esistenti a livello regionale in un corretto rapporto con il governo e la comunità europea.
Dobbiamo perfezionare l'efficacia del rapporto della Giunta con i Ministeri, con un rapporto complessivo Giunta-Governo e con un rapporto settoriale, argomento per argomento, fra Assessori e Ministri.
Dobbiamo anche batterci perché questo rapporto non sia un caso unico.
Mentre c'è stata un'azione propulsiva all'inizio, adesso è necessario che su molte questioni si rafforzi questo rapporto in modo da fondere tre elementi essenziali per il successo di una tale politica: la capacità di essere propositori di interventi autonomi, un rapporto del Governo corretto, quindi non guidato dalla pregiudiziale della sua maggioranza, n a favore né contro, ma giudicando nel merito delle cose che si fanno, la capacità di unire le nostre proposte alle proposte delle altre Regioni italiane. Se le Regioni assieme non riescono ad essere portatrici di una linea nuova, c'è il pericolo della loro decadenza; anche per questa via vogliamo contribuire, sia pure in modo nuovo, al rafforzamento e al rilancio del sistema regionale in Italia.



PRESIDENTE

Ha ora la parola l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione socio-economica

Il Presidente e il Vice Presidente hanno già ampiamente affrontato il tema del rapporto Regione-Governo ed espresso una serie di valutazioni di merito sulle varie questioni che sono sul tappeto.
Credo che in questo rapporto debbano essere tenuti distinti tre livelli: il livello del metodo, il livello dei contenuti del confronto ed il livello delle risorse disponibili per affrontare i problemi.
Sul metodo sono state espresse valutazioni largamente positive in ordine alla possibilità di avviare un confronto approfondito su diversi temi. Non c'è dubbio che il confronto non ha assunto né il carattere di una sorta di esercizio di protettorato del Governo, o di una parte del Governo sulla Regione Piemonte, né il carattere della semplice raccolta di un cahier de doléances, che sarebbe stato limitativo e risibile, né infine, il carattere di una specie di dialogo tra sordi in cui ognuno si limita a fare la parte che si era scritta nel copione ai fini di un utilizzo parziale o strumentale del rapporto medesimo.
Questi tre scogli sono stati evitati. Il rapporto è stato reale, è stato giocato su contenuti concreti, ha trattato una tematica che i due interlocutori desideravano porre sul tavolo senza reticenza e senza secondi fini.
Con il funzionamento a regime della programmazione, sia regionale che nazionale, il metodo avrà ulteriori elementi per essere ancor più perfezionato. Il rapporto tra programmazione nazionale e programmazione regionale deve diventare il filo conduttore e l'armatura di tutti gli incontri e di tutte le verifiche, settore per settore, progetto per progetto. A questo stiamo lavorando con i rapporti bilaterali in atto e speriamo che la definizione del Piano di sviluppo, delle procedure e dei modi con cui si avvia, sia pure faticosamente, la programmazione nazionale possa dare ulteriori incentivi alla normalizzazione a regime dei rapporti.
Quanto ai contenuti molto è già stato detto e altro sarà detto dai colleghi che interverranno dopo di me, quindi non voglio soffermarmi più che tanto se non per ribadire che alcune questioni che abbiamo sottoposto al Governo sono state oggetto di un approfondito confronto, mentre altre non hanno ancora trovato una risposta definitiva.
Mi riferisco alla politica industriale e al finanziamento delle opere pubbliche.
Sulla politica industriale, largamente trattata nel corso del recente convegno delle Partecipazioni statali, resta una sostanziale incomprensione del livello Centrale di governo nella sua complessità (non dei singoli Ministri) sul ruolo che può essere giocato dalle Regioni nel governo dell'economia.
Quando i Ministri affrontano problemi di difesa dei livelli occupazionali, di innovazione tecnologica, di ammodernamento del sistema produttivo, di gestione diversa del credito speciale, di politica attiva del mercato del lavoro e della formazione professionale, di politica di rilocalizzazione degli insediamenti industriali, concordano con noi sull'utilità di poteri e di iniziative regionali in queste materie, per nell'insieme delle leggi che vengono varate e delle scelte che vengono compiute dal governo nella sua collegialità, il ruolo delle Regioni continua ad essere marginale, oppure continua ad essere affidato ad una normativa che di volta in volta le chiama in causa, in modi sempre diversi a seconda della legge che è in discussione. Le Regioni vengono consultate per certi aspetti, sentite per altri, hanno rapporti tra gli Assessori di settore ed i Ministri di settori per altri casi, sono in seno alla Commissione interregionale della programmazione, con una frantumazione tale di rapporti da non consentire di giocare una parte propria.
Partendo dai contenuti che abbiamo esaminato con il Governo emerge la necessità di una revisione del ruolo delle Regioni nell'insieme dei problemi che attengono al governo dell'economia.
La seconda questione di carattere generale riguarda il finanziamento delle opere pubbliche e gli investimenti di cui le Regioni sono titolari sia che esse medesime attivino l'investimento, sia che, comunque rientrando nei settori dì competenza regionale, investano gli Enti locali.
Si è fatto un grande passo avanti in tema di consapevolezza, ma le soluzioni tardano a venire.
Il ruolo di programmazione delle Regioni non è identificabile soltanto con gli interventi finanziari che fanno capo alle Regioni stesse, ma deve andare molto più in là, da un lato coinvolgendo anche le opere pubbliche che sono di competenza dello Stato o di Enti o di dipartimenti di spesa centrale (nell'individuazione dei grandi progetti che sono anche di competenza dello Stato sui quali la Regione deve esercitare il suo potere programmatorio) e dall'altro la programmazione regionale che deve essere esercitata con riferimento alle risorse che vengono utilizzate dagli enti infraregionali, dai Comuni, dalle Province, dalle Comunità montane e da altri soggetti, tenendo conto del fatto che gran parte delle risorse che affluiscono ai livelli infraregionali di fatto sarebbe spendibile senza un concreto riferimento a un discorso di programmazione. Quando la Cassa depositi e prestiti, la cui consistenza dei finanziamenti a favore degli Enti locali è stata aumentata dalla conversione in legge del decreto sulla finanza regionale a 15 mila miliardi nel triennio, ha deciso con un provvedimento interno, del tutto assurdo e incomprensibile, di erogare questi finanziamenti su base capitaria, cioè non per progetti né tanto meno per progetti coerenti con il Piano regionale di sviluppo, ma in ragione di 50 mila lire per abitante, si è inventata la fabbrica dei residui passivi perché i Comuni minori, che sono tanta parte della realtà del Piemonte ottengono finanziamenti sufficienti ad appaltare le opere ma non a completarle.
Il Ministro del bilancio si è fatto carico di questo problema per malgrado questa consapevolezza, è difficile trovare una soluzione. Che sarebbe quella che le Regioni hanno prospettato e cioè di un coordinamento più stretto tra l'attività della Regione e le iniziative degli Enti locali e i finanziamenti degli istituti di credito nazionale, in particolare di quella banca degli Enti locali che è la Cassa depositi e prestiti.
In ordine all'ultimo livello di confronto, quello delle risorse, non ripeterò il pianto delle Regioni sulle difficoltà finanziarie.
Abbiamo posto il problema delle risorse finanziarie, che è centrale per il Piano di sviluppo, per i bilanci e per l'impostazione della politica pluriennale, e quello dei possibili finanziamenti di cui le Regioni possono beneficiare.
In primo luogo abbiamo posto il problema dell'accesso di progetti regionali prioritari al Fondo nazionale dei 6 mila miliardi per l'occupazione e gli investimenti, risultato che appare ormai raggiunto non solo perché un emendamento proposto dalle Regioni è passato nella legge finanziaria, ma perché il Governo si è impegnato e questa possibilità da astratta è divenuta concreta.
In questi giorni le Regioni metteranno a punto, possibilmente a livello interregionale, i progetti da far affluire a questo finanziamento.
Questa battaglia che appariva molto difficile, in verità è vinta in quanto abbiamo la certezza che le Regioni potranno accedere al finanziamento del Fondo nazionale.
In ordine all'accesso delle risorse comunitarie, stiamo procedendo e procederemo al massimo possibile utilizzo di tutti i fondi comunitari che interessano le Regioni: al fondo sociale per la parte che riguarda la formazione dei lavoratori al fondo FEOGA per la parte agricola, anche incentivando l'utilizzo del fondo di ristabilimento del Consiglio di Europa al fondo CECA per la parte che potesse entrare in relazione ai processi di riconversione dell'apparato produttivo della siderurgia al fondo regionale di sviluppo, che è destinato solo alle Regioni meridionali per la parte in quota, ma che per la parte fuori quota pu attivare progetti significativi nell'ambito delle altre Regioni, in particolare di quelle con problemi di riconversione e di crisi.
Infine, può essere attivato il canale della BEI, che può essere sollecitata ad un maggior intervento nella realtà piemontese.
Il terzo filone può riguardare l'utilizzo di altre risorse per le finalità collegate alla programmazione regionale. Dicendo altre risorse possiamo rivolgerci alla movimentazione di capitale privato interessato a progetti del Piano regionale di sviluppo che abbiano come loro destinatario finale il sistema dell'economia piemontese. Mi riferisco ad un possibile utilizzo di risorse private, a integrazione e modificazione del sistema delineato attraverso la Finpiemonte, per fornitura di servizi alle imprese e alle iniziative nuove e diverse che possono comportare la mobilitazione di capitali aggiuntivi per essere realizzate.
Nella ricerca di nuovi capitali vi è la possibilità di provvista di capitali esteri attraverso il sistema bancario piemontese, se questo consente di avere risorse a costi inferiori a quelli praticabili sul mercato interno.
L'ultimo tema, che non è ancora stato oggetto di confronto con il Governo ma che lo sarà nei prossimi giorni, sul quale è doverosa un'informazione al Consiglio, riguarda le proposte avanzate dalle Regioni su una nuova legge della finanza regionale. I Presidenti delle Regioni nella seduta della settimana scorsa hanno approvato un documento politico complessivo, quasi un pre articolato, sulle linee portanti della riforma.
La proposta, partendo dalle previsioni costituzionali sull'autonomia delle Regioni, vuole ribadire un sistema di finanza regionale basato su tre livelli fondamentali: un maggior spazio ai tributi propri delle Regioni, che sono previsti dalla Costituzione, che sono moderatamente considerati dalla legge 281 e che in questi dodici anni hanno perso il loro peso specifico la partecipazione ai tributi dello Stato, attivata anche attraverso un trasferimento di risorse dallo Stato alla Regione, correlato con parametri che tengano conto dell'andamento complessivo dell'economia.
Vi è la necessità di ancorare tali trasferimenti a parametri rappresentativi degli andamenti complessivi dell'economia. Con la legge 281 l'ancoraggio era fatto ad un "giardinetto di tributi" non significativi con la riforma della legge 356 l'ancoraggio fu fatto all'insieme dei tributi erariali e si consentì alle Regioni di incamerare risorse più che proporzionali al ritmo di inflazione; però non si può passare da una situazione ottimale a una situazione che non dia garanzia, quindi va fatto un ancoraggio a un parametro, che può essere quello del p.i.l. Il finanziamento deve essere certo e deve essere il più possibile libero nelle sue destinazioni, quindi con soppressione di tutti i fondi a destinazione vincolata che affluiscono ai fondi 8 e 9 della legge 281.



REVELLI Francesco

La questione è che siamo in fase di controriforma.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione socio-economica

Infatti, le Regioni vorrebbero addirittura stabilire per legge che la garanzia da dare alle entrate regionali su base pluriennale non può essere bloccata da provvedimenti finanziari annuali. La legge finanziaria è diventata regolatrice di tutti i flussi cancellando la legislazione esistente. Ad un sistema di autonomia che in precedenza vedeva, sia per le Regioni che per gli Enti locali, il Ministero degli interni svolgere una funzione di freno e di controllo, si è sostituito un sistema di apparente autonomia in cui il Ministero del tesoro esercita un controllo sulle risorse così rigido e così discrezionale da bloccare l'attività autonoma degli enti, che possono sì avere dei margini di movimento, ma sono margini ogni volta octroyés dal Ministero del tesoro, il quale ogni anno, con la legge finanziaria, si permette di modificare come crede superando anche la legislazione pluriennale.
Questo sistema distrugge l'autonomia finanziaria delle Regioni.
L'ultima 'osservazione riguarda l'autonomia tributaria delle Regioni. I presidenti delle Regioni nel documento hanno concepito una maggiore autonomia finanziaria in due modi complementari: possibilità di ricorrere in misura maggiore ai tributi propri consentendo alle Regioni una maggiore libertà di movimento sulle tasse e sulle imposte, bollo, tassa di concessione automobilistica, sull'Ilor rispetto alla quale i tributi sostitutivi non coprono neppure un sesto della somma che avrebbe dovuto essere erogata alle Regioni la possibilità di applicare tributi nuovi, che dovrebbe essere sancita con la legge di riforma.
Partendo dal presupposto che i fondi trasferiti dallo Stato, sia per le funzioni normali, sia per le funzioni di sviluppo, devono avere un carattere perequativo, ossia devono favorire le Regioni del Mezzogiorno e le Regioni meno sviluppate in modo da compensare il divario di capacità produttiva e di sviluppo, penalizzando comunque le Regioni del Nord, deve essere consentito alle Regioni, che sono in grado di sostenerla l'applicazione discrezionale di tributi nuovi con cui finanziare gli investimenti in aggiunta a quelli attiva- bili con i trasferimenti dallo Stato. Su questa base il confronto con il Governo si aprirà nei prossimi giorni.
Questa soluzione non sarà irrilevante, anzi, sarà decisiva anche per le discussioni che faremo sui finanziamenti del Piano di sviluppo e degli interventi della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Mi limito a dare alcune notizie in materia di viabilità e trasporti e sulle questioni inerenti al Po.
Il rallentamento nell'approvazione del disegno di legge sulla grande viabilità e sullo sblocco dell'art. 18 bis, dovuto al fatto che la Commissione lavori pubblici è chiamata ad affrontare l'esame del decreto legge sulla casa, ha suscitato una certa preoccupazione. Tale rallentamento ha dato modo ad alcuni Gruppi parlamentari di presentare cinquantasei nuovi emendamenti alla legge, che sembrava già definita. Queste ulteriori richieste non hanno nulla a che vedere con la linea a suo tempo concordata e scelta dal Governo e rischiano di mortificare ulteriormente il Piemonte in un settore già fortemente penalizzato dalle iniziative del passato.
Il Presidente francese Mitterand, nei giorni scorsi durante la visita ufficiale al Governo italiano, ha sottoposto all'attenzione del Consiglio dei Ministri il problema del Frejus che sta Producendo un danno economico pesante nel settore francese per la mancata realizzazione della parte italiana.
Il rallentamento dell'approvazione della legge finanziaria fa slittare anche gli interventi sulla viabilità principale. Il piano pluriennale Anas che doveva partire dal 1982 e concludersi nel 1984, sicuramente partirà soltanto nel 1983 e avrà un'entità di fondi inferiore rispetto alla necessità. Infatti i mille miliardi iniziali sono stati ridotti una prima volta a 800 miliardi e una seconda volta a 50 miliardi se pure solo per il 1982 mentre gli altri investimenti sono rinviati agli anni successivi.
In alternativa, cerchiamo con il Governo e con il Ministro competente di trovare una formula di compartecipazione regionale al fine di non rinviare ulteriormente la sistemazione di alcuni nodi di trafficò e alcuni interventi in generale sulla viabilità statale, soprattutto nelle zone considerate calde dal punto di vista occupazionale e dove le infrastrutture viarie sono essenziali al decollo dell'economia.
Ci auguriamo che a partire dal prossimo mercoledì riprenda l'analisi della legge per la quale si prevede una nuova dura battaglia. Dalle indicazioni che giungono dal Governo emerge la ferma volontà di respingere gli emendamenti che non trovano opportuna copertura finanziaria e di rinviare i relativi interventi ad altro momento.



FERROVIE DELLO STATO

La predisposizione del piano pluriennale è un impegno specifico del Ministro dei trasporti che intende approvarlo entro quest'anno. Da parte nostra stiamo facendo la stessa verifica che abbiamo fatto in campo viario con i Comprensori, con le Province, con gli Enti locali interessati intendendo dare il nostro contributo nei confronti di quelle strutture che sono ritenute fondamentali per una corretta politica di espansione.
Quanto alle ferrovie in concessione (Torino-Ceres e la Canavesana che rientrano nel discorso dei trasporti urbani della Città di Torino) nei primi incontri con il Ministro sembrava non ci fosse nessuna possibilità di finanziamento. Inoltre, non è ancora stato preso in esame il disegno di legge a suo tempo presentato dal Ministro Formica. E' però stato ripescato il vecchio disegno di legge presentato dal Ministro Preti (quando le ferrovie non erano ancora in concessione alle Regioni) in un modo che ritengo assurdo (e questo dà l'idea di come sono considerate le Regioni dal Governo e dal Parlamento), in quanto questo disegno di legge avoca al Ministro dei lavori pubblici, l'aggiornamento delle ferrovie prima della consegna alle Regioni.
Abbiamo predisposto progetti tecnologici e aggiornamenti che vanno dalla struttura ferroviaria alle strutture indotte (passaggi a livello ecc.) e abbiamo interessato i Comuni del territorio legati a queste strutture ferroviarie. Rischiamo però di vedere tutta questa progettazione e questo apporto tecnico disconosciuti dal Governo. Inoltre potrebbe essere vanificata la possibilità di intervento della Regione nei prossimi anni nella fase attuativa di questo programma.
METROPOLITANA All'inizio c'è stato il tentativo di far emergere dai bilanci dei Comuni interessati alla metropolitana una certa disponibilità finanziaria.
Di fronte alla logica che questa ricerca non sarebbe stata congrua agli investimenti che la problematica richiede, si è modificato l'art. 11 della legge finanziaria che consente ai Comuni di attivare nuovamente mutui al di fuori della Cassa depositi e prestiti. C'è la disponibilità ad approvare la legge sulle metropolitane della città di Torino, Milano, Genova, Roma e Napoli.
Alla fine del mese la Regione sarà chiamata ad esaminare sotto l'aspetto tecnico questo problema essendo richiesto il parere del Consiglio regionale.
L'ultima notizia, importante per certi versi ed emblematica per altri riguarda il Po.
Il 31 dicembre 1981 è scaduto il Decreto legge che impediva di affidare alla Regione la competenza nel campo delle opere idrauliche classificate.
E' stata però approvata una proroga di un altro anno con un decreto di spesa che avvia un sistema nuovo di compartecipazione regionale alle competenze e agli investimenti che lo Stato farà. In tale decreto vengono assegnati 500 miliardi al Magistrato del Po per gli interventi di sua competenza, e, per la prima volta, vengono assegnati 150 miliardi alle Regioni. Si cerca di definire una convenzione che veda la Regione non tanto impegnata nella gestione, quanto nelle scelte di fondo in ordine alla regimazione delle acque e all'utilizzo plurimo delle acque. Speriamo di poter concretare, tutto questo portando la Regione in posizione di compartecipe e responsabile del proprio territorio in attesa che prenda corpo e venga approvata la legge sulla tutela del suolo.
Il piano La Malfa dovrebbe assegnare a questo settore ulteriori finanziamenti, che sono oggetto di contrattazione e di verifica in questi giorni con il governo per dimensionare e definire gli indirizzi per l'utilizzo di queste risorse.
Di fronte all'azione di accentramento da parte del governo, mi auguro che possa prendere avvio la programmazione che per quanto riguarda la viabilità e i trasporti è essenziale proprio al fine di quel riequilibrio che tutti auspichiamo, soprattutto per la realizzazione del Piano di sviluppo che presto saremo chiamati ad esaminare in questa sede.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al bilancio e alle finanze

Farò un breve intervento fornendo alcuni dati indispensabili per una valutazione più ampia delle conclusioni di natura economica a cui è approdato il rapporto con il Governo, anche se sono conclusioni parziali perché il rapporto è attualmente in atto.
Va innanzitutto chiarito che il rapporto con il Governo, che è stato stabilito dalla Giunta regionale del Piemonte, non ha solo un significato economico, ha soprattutto un significato politico ed ha il valore di creare un rapporto sulla programmazione economica e su altri temi tra la Regione e il Governo.
Però, l'intervento chiesto dalla Regione Piemonte, in una situazione di crisi, aveva anche un senso finanziario ed economico a fronte di situazioni di difficoltà.
La richiesta di intervento al governo in realtà aveva dei limiti oggettivi, come i dati stessi dimostrano, derivanti dal tipo di politica economica che il governo attualmente ha in atto. Non assistiamo ad una fase della politica economica di tipo espansivo e quindi di intervento per il sostegno dell'attività economica, ma semmai alla fase opposta.
La politica economica del governo è caratterizzata da un tentativo di restrizione della base monetaria e quindi di una serie di interventi a caratteristica pubblica, di cui sono testimonianza la stessa legge finanziaria e i tagli di bilancio.
Le attese che potevano essere maturate relativamente al peso dell'intervento del governo sulla situazione piemontese, se erano attese di tipo miracolistico o comunque di grande peso economico, non avrebbero potuto che essere deluse, come in effetti i dati ci dicono.
E' importante fare una considerazione sul rapporto tra la Regione Piemonte e il Governo e sulle forze economiche e politiche che devono farsi carico del processo di crisi in atto in Piemonte.
I dati a nostra disposizione stanno a dimostrare che della situazione di crisi del Piemonte il Governo si è fatto carico, ma non è né il protagonista né il punto di riferimento numero uno per la soluzione della crisi. E' quindi necessario essere più concreti e più realisti perché molto spesso si tende a dare delle speranze che poi è difficile tradurre in concretezza.
Credo che in ordine all'incarico attribuito ai quattro Ministri e al Presidente del Consiglio si siano verificate a livello di opinione pubblica alcune smagliature e questo non è un fatto positivo nel senso che tendono a indurre nella stessa opinione pubblica l'impressione che a risolvere la crisi debba essere il Governo e contemporaneamente che il soggetto sotto tutela sia in una situazione di minorità e che quindi non sia in grado di autogestire un processo che invece investe in prima misura il Piemonte stesso, attraverso i suoi organi istituzionali e attraverso le sue forze economiche.
Questo va detto per togliere dall'intervento del Governo, ed in particolare del Ministro La Malfa, che è stato configurato dalla stampa come il Ministro che maggiormente si è occupato dei nostri problemi, questi aspetti, che sono discutibili sul piano costituzionale e istituzionale e che in ogni caso sono impropri rispetto al tipo di rapporto che era nella volontà della Regione Piemonte stabilire nei confronti delle autorità governative.
Se inducessimo dal punto di vista costituzionale un rapporto di protettorato fra i Ministri e le Regioni a cui appartengono, questo avrebbe delle conseguenze negative non solo sul piano istituzionale e costituzionale, ma indurrebbe anche nella ripartizione dei Ministeri degli elementi distorsivi. Gli stessi Ministri dovrebbero stare molto attenti all'instaurarsi di questo meccanismo, che, se dovesse avere un certo peso a livello istituzionale, il Piemonte non potrebbe certo vedersi riconfermati i quattro Ministri.
Fatta questa premessa per meglio inquadrare i pochi dati di cui dispongo, devo dire che è stato fatto dall'Assessorato un tentativo di valutazione economica della relazione presentata dal Ministro La Malfa. La quale ovviamente non è esaustiva di tutti gli interventi possibili del governo né credo che l'obiettivo del Ministro La Malfa fosse quello di fare una relazione onnicomprensiva di tutte le possibilità. Il Ministro La Malfa ha però presentato una relazione in cui ha dato una risposta abbastanza precisa e puntuale a una serie di quesiti e problemi che la Giunta regionale aveva posto.
L'analisi economica di questi elementi pone in luce come gli interventi del Governo, che in parte erano scontati perché erano già avviati, possono avere un riflesso economico nel tempo per due ordini di ragioni. Intanto perché la politica attuale del governo è di restrizione della base monetaria per cui è inimmaginabile che in Piemonte venga pompato denaro liquido in maniera significativa, in una situazione di crisi del Paese in cui la Regione Piemonte non è quella maggiormente colpita e in una situazione in cui la politica del governo non è quella di intervenire massicciamente su ipotesi di questo tipo.
Il secondo limite degli interventi del Governo è che si presuppone un funzionamento della macchina governativa, a incominciare dal Parlamento per finire al Governo stesso, perfetto, mentre sappiamo che i tempi di realizzazione di questi interventi slittano sempre anche rispetto alle previsioni più ottimistiche. Vorrei dare dei dati complessivi mettendo a disposizione dei colleghi la tabella che l'Assessorato ha elaborato.
Dalle nostre valutazioni emerge che nel 1982, nell'ipotesi che tutto funzioni rapidamente, ipotesi molto positiva ma che non credo realistica gli interventi governativi connessi con le iniziative che sono state inserite dal Ministro La Malfa nella relazione (a parte altri interventi che potranno venire indipendentemente da quella relazione) ammontano a circa 868 miliardi e nel 1983 ammonterebbero a 1707 miliardi.
Questo elemento rafforza l'argomentazione che ho posto all'inizio del mio intervento circa la necessità che realisticamente si affronti il tipo di contributo concreto che il Governo può dare a livello economico sulla gestione globale del problema Piemonte e che questo dato sia inserito nel più ampio contesto della gestione economica della Regione Piemonte. Non dimentichiamo che la gestione delle autonomie locali ammonta nel 1982 a circa 8.500 miliardi e il reddito dell'intera Regione si presume ammonti a circa 35 mila miliardi. Questo per dare un rapporto tra gli 800 miliardi mobilitati dal Governo ed i fondi mobilitati dalle autonomie locali o dal sistema economico.
Se questi soldi e questo tipo di rapporti hanno a livello politico un significato e un valore, la crisi del Piemonte non trova un punto di svolta e di soluzione attraverso questo intervento.
Questa valutazione realistica va fatta perché rischieremmo di trovarci a fronte di una situazione di crisi forse con alcune elusioni che poi non trovano nei fatti una precisa conferma.


Argomento:

Proposta d'iscrizione all'ordine del giorno di due deliberazioni


PRESIDENTE

L'esposizione per il dibattito è quindi conclusa; chiudiamo qui il punto 4 all'ordine del giorno.
E' stato richiesto di iscrivere all'ordine del giorno le seguenti deliberazioni: 1) Deliberazione Giunta regionale n. 56-13586 relativa a: "Proposta al Consiglio regionale di modifica al regolamento di attuazione dell'art. 2 ultimo comma della legge regionale 5/1981 approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 164-5269 dell'11/6/1981" 2) Proposta di deliberazione relativa a: "Provvedimenti straordinari e temporanei per l'attuazione art. 1, comma secondo, della legge 10/2/1982 n. 38".
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'iscrizione è approvata all'unanimità.
Esaminiamo quindi la prima deliberazione che recita: "Il Consiglio regionale visto il regolamento di attuazione dell'art. 2 ultimo comma della legge regionale 5/1981 approvato con propria deliberazione n. 164-5269 dell'11/6/1981 vista la proposta della Giunta regionale di modifica del dodicesimo comma dell'art. 2 del regolamento stesso, relativo al numero dei candidati da ammettere al corso di formazione ritenuto che detto numero non deve essere così limitato da non poter esplicare l'attività formativa nel modo più proficuo visto l'art. 5 del citato regolamento ritenuto che sia opportuno precisare i compiti della Commissione giudicatrice al fine di sveltire le procedure concorsuali visto il parere favorevole espresso in merito dalla I Commissione consiliare permanente delibera di modificare il regolamento di attuazione dell'art. 2 ultimo comma della legge regionale n. 5/1981, approvato con propria deliberazione n. 164-5269 dell'11/6/1981, nel seguente modo: il penultimo comma dell'art. 2 è sostituito dal seguente: il numero dei candidati da ammettere al corso di formazione non dovrà essere superiore al numero dei posti messi a concorso aumentati del 40 qualora i posti siano di numero superiore a 20 il numero dei candidati da ammettere al corso di formazione non dovrà essere superiore al numero dei posti messi a concorso aumentati del 50 qualora i posti siano di numero superiore a 10 e fino a 20 il numero dei candidati da ammettere al corso di formazione non dovrà essere superiore al numero dei posti messi a concorso aumentati di due volte, qualora i posti siano di numero non superiore a 10, comunque il numero dei candidati da ammettere al corso non deve essere inferiore a 10.
Gli arrotondamenti vengono effettuati per eccesso.
Il numero dei candidati da ammettere al corso di formazione sarà precisato dal bando di concorso nei limiti dei succitati commi dell'art. 2 del regolamento stesso.
Nel caso in cui il numero dei candidati ammissibili al corso sia inferiore a 10 la Giunta regionale può decidere di svolgere comunque le procedure previste.
L'art. 5 del regolamento di attuazione dell'art. 2 ultimo comma della legge regionale 5/1981 è sostituito come segue: La Commissione giudicatrice dei corsi concorsi è composta secondo quanto previsto dall'articolo unico della legge regionale n. 3 del 19/1/1981.
Gli esperti componenti della Commissione sono scelti fra i docenti dei corsi.
La Commissione giudicatrice decide per l'ammissione od esclusione dei candidati, previa verifica da parte della Giunta regionale, tramite i competenti servizi del personale, dei criteri di omogeneità, decide altresì per la valutazione dei titoli, per il colloquio di accertamento per l'ammissibile al corso, nonché per la valutazione delle prove finali del corso".
Chi approva è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata con il seguente esito: presenti e votanti 42 favorevoli 42 Consiglieri La presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 19/2/1953, n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione a norma dell'art. 65 dello Statuto.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La dichiarazione d'urgenza di detta deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.
Esaminiamo la proposta di deliberazione relativa a: "Provvedimenti straordinari e temporanei per l'attuazione art. 1, comma secondo, della legge 10/2/1982, n. 38".
"Il Consiglio regionale considerato che: la legge 10 febbraio 1982 n. 38, entrata in vigore il 5/3/1982, apporta alcune modifiche ad articoli del Codice della strada (approvato con decreto del Presidente della Repubblica 15 giugno 1959 n. 393, e successive modificazioni) riguardanti i pesi e le misure dei veicoli, nonché alla legge 27 novembre 1980, n. 815.
In particolare l'art. 1 dispone che i trasporti ed i veicoli eccezionali per circolare sono soggetti a specifica autorizzazione rilasciata dall'Ente proprietario o concessionario per le strade statali, militari e per le autostrade e dalle Regioni per la rimanente rete viaria.
Lo stesso articolo precisa che l'autorizzazione è data volta per volta o per più transiti o per determinati periodi di tempo nei limiti del peso massimo tecnicamente ammissibile o che per la maggior usura della strada in relazione al transito del veicolo eccezionale deve essere determinato l'ammontare dell'indennizzo dovuto all'Ente proprietario della strada.
In attesa di normare con provvedimento legislativo le competenze amministrative come sopra attribuite dalla succitata legge alla Regione (circa il rilascio dell'autorizzazione per la circolazione dei trasporti e dei veicoli eccezionali sulla rete stradale, provinciale e comunale), ed al fine di non bloccare la circolazione dei succitati veicoli e carichi eccezionali, occorre provvedere in via transitoria in merito ritenuto comunque necessario, al fine del rilascio della prescritta autorizzazione, far svolgere l'istruttoria relativa alle istanze prodotte dagli stessi Enti proprietari delle strade, rispettivamente Province e Comuni interessati, e di avere da questi il nullaosta sotto il profilo tecnico per la circolazione dei suddetti veicoli e carichi eccezionali vista la legge 10 febbraio 1982, n. 38 sentita la competente Commissione consiliare delibera a) di delegare la Giunta, o un suo componente dalla stessa individuato, al rilascio delle autorizzazioni per la circolazione dei veicoli e dei carichi eccezionali ai sensi dell'art. 1 della legge 10/2/1982 n. 38, secondo le modalità e nei limiti indicati dai nulla-osta tecnici rilasciati dagli Enti proprietari delle strade provinciali e comunali. Delle relative autorizzazioni la Giunta prenderà atto mensilmente con proprio provvedimento riepilogativo b) di affidare alla Giunta regionale l'incarico di predisporre in materia apposita normativa anche di delega da sottoporre entro sei mesi dalla data odierna".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con il seguente esito: presenti e votanti 42 favorevoli 42 Consiglieri Stante la necessità di non bloccare le giacenti istanze prodotte da esercenti il trasporto, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62 e sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art.
65 dello Statuto.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La dichiarazione di urgenza di detta delibera è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Commercio

Ordine del giorno relativo alla scadenza dei contratti di locazione di immobili adibiti ad uso di pubblico esercizio (albergo, ristorante, bar negozi, botteghe artigiane, etc)


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno dalla Giunta regionale sulle scadenze dei contratti di locazione di immobili adibiti ad uso di pubblico esercizio, alberghi, ristoranti, bar, negozi, botteghe artigiane.
Chiede di intervenire il Consigliere Martini. Ne ha facoltà.



MARTINI Mario

Non si riesce a capire l'esigenza di un voto così rapido e immediato su un ordine del giorno che fa riferimento a contratti di locazione scaduti in parte nel 1980 e in parte consistente a scadenza nel 1982 e 1984.
I dati che vengono portati devono essere verificati e poi bisogna vedere se l'indirizzo dell'ordine del giorno al governo è esatto oppure se va fatto nei confronti del Parlamento perché ritengo che il governo, come la Regione sia tenuto a rispettare determinate leggi. Per quel poco che possiamo ancora fare, a livello di effettiva serietà, è auspicabile che non si insista per mettere l'ordine del giorno in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiediamo che la discussione sull'ordine del giorno proposto slitti alla seduta del 18 marzo, riservando considerazioni di merito, ma anche di tipo giuridico, nel caso proceda la proposta della Giunta, che mi sembra legislativamente molto scorretta. E' chiaro che questo provvedimento ha per oggetto i contratti di cui al capo secondo della legge, non ha per oggetto le categorie. Rischiamo di fare delle discriminanti fra categorie non comprese o addirittura neanche ipotizzabili dalla nostra fantasia.
E' difficile capire dove finisce un esercizio pubblico. L'elencazione fatta dalla Giunta non mi sembra corretta dal punto di vista legislativo.
Suggerisco quindi di modificare la logica di questo documento richiamando le raccomandazioni ai contratti, oggetto del capo secondo della legge sull'equo canone.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

E' una proposta di ordine del giorno scaturita da una interpellanza che comunque non si intende discutere oggi.
I dati sono stati rilevati da un'indagine condotta dall'Associazione dei commercianti e dalla Confesercenti. La preoccupazione nasce dal fatto che la categoria a giorni terrà uno sciopero.
Se intendiamo appoggiare la categoria si affronta il discorso con l'approvazione di un ordine del giorno. Possiamo iscrivere l'argomento e proporre il dibattito nella prossima seduta del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

L'Assessore può anche chiedere di discutere l'argomento in sede di Commissione e portare in Consiglio l'argomento con una discussione già effettuata.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Poiché l'argomento è già giunto in Consiglio e poiché interessa molti Consiglieri che non fanno parte della Commissione competente, è opportuno discuterne in quest'aula.



PRESIDENTE

L'argomento sarà esaminato in sede di conferenza di Capigruppo.
Il Consiglio sarà riconvocato il giorno 18 marzo 1982.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



< torna indietro