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Dettaglio seduta n.111 del 04/02/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I processi verbali delle sedute consiliari del 21 e 22 dicembre 1981 e 19 gennaio 1982, distribuiti ai Consiglieri all'inizio della seduta odierna si intendono approvati.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza del Consiglieri Ferro e Revelli inerente il recupero del centro storico di Mondovì; eventuale utilizzo del Palazzo della Provincia come sede dell'USL


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'ordine del giorno: Interrogazioni ed interpellanze. Esaminiamo l'interpellanza del Consigliere Ferro e Revelli inerente il recupero del centro storico di Mondovì. Eventuale utilizzo del Palazzo della Provincia come sede dell'USL.
Risponde l'Assessore Testa.



TESTA Gianluigi, Assessore al patrimonio regionale

In riferimento all'interpellanza dei Consiglieri Ferro e Revelli riguardante l'utilizzo del Palazzo della Provincia di Mondovì, si ritiene opportuno, in via preliminare, fornire alcuni dati sull'immobile in questione, nonché sulle sue possibilità di utilizzo, previa ristrutturazione, da parte dell'Amministrazione regionale.
Nell'autunno 1979 l'Amministrazione regionale aveva più volte richiesto in uso alla Provincia di Cuneo l'immobile di sua proprietà, sito in Mondovì, Piazza Maggiore n. 1. LAmministrazione provinciale, che sembrava dapprima più orientata all'alienazione del palazzo, ha in seguito, nella seduta di Giunta del 2 settembre 1981, espresso parere favorevole al comodato per la durata di anni 29 ed alle altre condizioni contenute nello schema di contratto trasmesso alla Regione per l'approvazione.
Dal contratto stesso risulta che dell'edificio in oggetto soltanto mq.
715 sono immediatamente utilizzabili, mentre altri mq. 810 sono locati a terzi.
Il Comitato comprensoriale di Mondovì, presso il quale prestano servizio 15 persone, occupa attualmente mq. 470 in locali siti in Corso Statuto 24, di cui è usufruttuaria la Signora Trevisan vedova Bosio e per i quali viene corrisposto un canone annuo di lire 4.200.000.
La sezione decentrata del Comitato regione di controllo, in cui prestano servizio 8 persone, occupa mq. 500 in locali di proprietà del Comune di Mondovì, per i quali il canone annuo è attualmente di L.
2.201.472.
L'Ufficio agricolo di zona, presso cui prestano servizio tre persone occupa mq. 80 in locali di proprietà del Comizio agrario, per i quali nel corso del 1982 verrà corrisposto un canone complessivo di lire 781.300.
L'immobile di proprietà della Provincia necessita di opere di ristrutturazione, e il costo presunto di un intervento minimo ammonterebbe a oltre lire 500.000.000.
Indipendentemente da tutto ciò si comunica che è attualmente allo studio il piano per il patrimonio per il 1982 e che, quindi, solamente quando questo sarà terminato e in relazione alle attuali ristrettezze di bilancio si potrà eventualmente pensare di organizzare l'incontro richiesto.
Gli interpellanti chiedono un incontro con le persone interessate questo incontro potrà avvenire non appena saranno chiarite le possibilità sul capitolo del bilancio.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Naturalmente le valutazioni di merito dovranno essere fatte nel momento della discussione del piano per il patrimonio. Teniamo conto della volontà della Giunta in ordine agli opportuni contatti per definire nel merito il problema.


Argomento: Zootecnia

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente le stalle sociali della Regione


PRESIDENTE

Esaminiamo l 'interrogazione dei Consiglieri Chiabrando, Lombardi e Penasso inerente le stalle sociali della Regione.
Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura

I colleghi chiedono innanzitutto se la Giunta intende effettuare un'approfondita indagine presso le stalle sociali per accertare la fondatezza di determinate accuse. Rispondo che la Giunta aveva disposto una prima indagine nel 1981 su 37 stalle sociali, nelle quali era già stato realizzato e completato il ciclo chiuso della linea "vacca e vitello".
Venne in attuazione del disposto della legge 63 che prevede il premio di avviamento.
Verso la fine del 1981 è stata avviata una seconda indagine più complessiva anche di carattere socio-economico per valutare la situazione reale e concreta di ciascuna stalla e di ciascuna iniziativa.
Sono in corso di elaborazione i dati. L'indagine venne eseguita dall'equipe dei socio-informatori anche al fine di preparare il materiale di base per il seminario sulle stalle sociali; non appena sarà completata metterò i dati a disposizione degli interroganti.
Dalla prima indagine sulle 37 stalle sociali risultò la consistenza del patrimonio bovino; dai dati della seconda indagine ad oggi a disposizione risultano 17.521 bovini in 60 stalle; 20.460 suini in 8 stalle; 5.307 caprini in 7 stalle; 2.000 ovini in due stalle; 101.600 cunicoli in 3 stalle e 76 equini in due stalle.
Questo è il patrimonio zootecnico esistente nelle stalle sociali.
Dalla seconda indagine sono risultate tre situazioni particolarmente difficili: Società semplice Savai di Borgomasino (Torino), società cooperativa di Monbaruzzo (Asti) della società cooperativa Langarola di Somano (Cuneo). Risultano altre situazioni per le quali il giudizio è sospeso anche perché devono ancora iniziare le attività. Le attività di Borgomasino e di Monbaruzzo sono sospese contemporaneamente. Nei confronti di questi due casi l'Assessorato è intervenuto chiarendo ai soci ed ai Presidenti che le stalle devono riprendere le attività, in caso contrario l'amministrazione regionale ritirerà il contributo a suo tempo concesso.
La società cooperativa di Monbaruzzo ha avuto una forte moria a Natale altre a causa di ritardo nei finanziamenti o di mancato finanziamento da parte delle banche.
Mentre la situazione della Società Savai di Borgomasino si è già normalizzata. La ragione fondamentale della crisi della società di Langarola è una grave infezione (brucellosi) ora sotto controllo da parte del veterinario del luogo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

La risposta che è forzatamente generica non avendo l'Assessore tutti i dati, dimostra che la situazione delle stalle sociali come da noi da molto tempo segnalato non è chiara.
La facilità e tempestività nell'attribuire i finanziamenti è stata a volte positiva ma in molti casi negativa in quanto alcune iniziative sono state forzate proprio per avere questi finanziamenti. Vi sono state iniziative dove un privato ha raccolto attorno a sé alcune cosiddette teste di legno necessarie per avere i finanziamenti.
E' urgente concludere l'indagine in corso in quanto la prima è stata piuttosto asettica in quanto ci ha rivelato il numero dei soci appartenenti ad ogni società o cooperativa che risultava dagli atti notarili, ma noi avevamo richiesto di conoscere il numero dei soci effettivamente operanti nelle aziende.
Abbiamo la sensazione che qualche cosa non funzioni, e gli esempi lo dimostrano.
Invitiamo l'Assessorato a indagare su chi lavora nelle aziende, se vi sono dei prestanome, se sono società reali. Lo invitiamo inoltre a verificare i casi che non funzionano oltre ai tre citati dall'Assessore. Ci aspettavamo molto da questa iniziativa per la quale la Regione ha impegnato fondi notevoli.
Se queste iniziative sono improduttive riteniamo che sia più opportuno fermarsi come abbiamo già detto in altre occasioni. Attendiamo l'esito dell'indagine, parteciperemo ad una tavola rotonda per fare il punto sulla situazione.
Chiediamo nel frattempo di soprassedere nell'attribuzione dei finanziamenti.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Protezione civile

Interpellanza del Consigliere Viglione inerente la costruzione delle Caserme dei Vigili del fuoco di Cuneo e di Saluzzo


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza del Consigliere Viglione inerente la costruzione delle Caserme dei Vigili del fuoco di Cuneo e di Saluzzo.
Risponde il Presidente Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Egregio Consigliere, in merito alla sua interpellanza relativa alla costruzione della Caserma dei Vigili del fuoco di Cuneo e di Saluzzo, le comunico quanto segue.
Per la Caserma di Cuneo l'impresa Borini di Torino sta per concludere un contratto con il Ministero del Tesoro - Istituto di previdenza - per la costruzione della Caserma stessa.
L'immobile, costruito dall'impresa, verrà acquistato dal Ministero del Tesoro-Istituti di previdenza, che lo locherà al Ministero dell'Interno Direzione Generale della protezione civile e dei servizi antincendi. La stima dell'opera ed il canone di affitto sono stati stabiliti dall'U.T.E.
di Cuneo, interessato dal Ministero del tesoro.
Secondo i calcoli, l'opera dovrebbe avere inizio nella primavera 1982 ed essere pronta per la fine del 1983.
Per quanto riguarda la Caserma di Saluzzo, la informo che la somma destinata dal Ministero dei lavori pubblici di L. 700.000.000 è già stata accreditata ed è disponibile. Il Provveditorato alle opere pubbliche, è in attesa di ricevere il progetto della Caserma, già redatto dal Ministero dell'Interno.
L'area è già stata individuata e consigliata dal Comune di Saluzzo che provvederà per la variante al piano regolatore.
Per la Caserma di Saluzzo, quindi, si è quasi alla conclusione e realizzazione dell'opera, che verrebbe a risolvere gran parte dei problemi degli alloggiamenti dei Vigili del fuoco, permettendo anche il potenziamento sia dei mezzi che del personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Mi ritengo soddisfatto della risposta. Prego di mandare ai sindaci e ai comandi dei Vigili del fuoco interessati la risposta.
Molte volte in occasione di calamità ci lamentiamo che mancano le strutture di protezione civile, in specie quelle dei Vigili del fuoco. In questo caso invece il problema si avvia a soluzione.
Ringrazio dell'interessamento del Presidente.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: Comunicazioni del Presidente, rendo noto che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Bastianini Carazzoni, Cernetti Bertozzi, Cerutti, Revelli, Rivalta e Salvetti.


Argomento:

b)Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: N. 180: "Progetto di legge per il sostegno all'agricoltura" presentato dai Consiglieri Viglione e Salvetti in data 27 gennaio 1982 N. 181: "Promozione delle attività per l'incremento della domanda turistica", presentato dalla Giunta regionale in data 27 gennaio 1982.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 23 dicembre 1981: "Istituzione del Comitato regionale di solidarietà e partecipazione della Regione a Comitati di soccorso".


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 23 dicembre 1981: "Piano socio-sanitario della Regione Piemonte per il triennio 1982/1984".


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Informazione

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta regionale riferisce sui seguenti argomenti: 1) incontro con i Sindaci dei Comuni capoluogo del Piemonte, i Presidenti delle Province e l'editore Caprotti sul problema riguardante l'apertura della "Gazzetta del Popolo" 2) incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri, on.
Spadolini, ed i Ministri Andreatta, La Malfa e Aniasi per discutere gli emendamenti alla legge finanziaria.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Ieri mattina ho avuto un incontro con i sindaci dei capoluoghi del Piemonte, con i Presidenti delle Province, con l'editore Caprotti, con i poligrafici e con i giornalisti per discutere l'eventualità e la possibilità della riapertura del giornale "La Gazzetta del Popolo".
Era una riunione preparatoria ed interlocutoria dalla quale è emersa la volontà dell'editore di avere un contatto con i giornalisti e con i poligrafici per trovare le soluzioni. Mi è stato consegnato un documento propositivo che questa mattina distribuirò ai Consiglieri.
Inoltre ieri pomeriggio c'è stato un incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri Andreatta, La Malfa, Aniasi e una delegazione di Presidenti delle Regioni della Lombardia, dell'Emilia, della Toscana, del Veneto e del Piemonte per discutere gli emendamenti da proporre alla legge finanziaria.
Non sono ancora in grado di dare il risultato specifico sugli argomenti.
I problemi posti dalle Regioni riguardavano l'incremento del 16 dell'Ilor e del fondo ex art. 9, gli interessi sulle giacenze e il finanziamento per gli investimenti in agricoltura (se questi non vengono recepiti c'è la esclusione dalla partecipazione al Feoga).
L'accordo si stava concludendo in maniera positiva nel senso che il Governo era disponibile a non accettare l'aumento del 16%, ma delle contro proposte di estrema rilevanza e cioè che nel fondo degli investimenti di sei mila miliardi, venissero inclusi i progetti regionali: c'era quindi la garanzia che sui sei mila miliardi fossero inclusi progetti regionali.
Il dato positivo da registrare è che vi è stato l'impegno da parte del Presidente del Consiglio e del Ministro Andreatta, che se non venisse incluso nella legge finanziaria, il finanziamento per l'incentivazione all'agricoltura, qualora i programmi delle Regioni fossero realistici verrà dato con decreto del Ministero del tesoro, in accordo con il Ministro delle Regioni.
Si stava anche trattando, e anche in quel caso vi era possibilità di accordo, circa gli interessi attivi sulle giacenze di Tesoreria.
In giornata potrò forse essere più preciso sull'accordo che ieri si stava concludendo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Organizzazione turistica

Proseguimento dibattito sui problemi del turismo in Piemonte


PRESIDENTE

Al punto quarto all'ordine del giorno: "Proseguimento dibattito sui problemi del turismo in Piemonte".
Chiede la parola il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non mi dilungherò nel mio intervento. Voglio innanzitutto ringraziare la Giunta, per essa il suo Presidente e l'Assessore Moretti, per l'imponente lavoro che ha compiuto nel campo del turismo che possiamo definire il campo del tempo libero.
La relazione che l'Assessore Moretti ha fornito al Consiglio, è assai pregevole ed è stata preceduta da una serie di documenti interessanti sulla situazione del turismo o comunque dell'esercizio del tempo libero e di tutte le attività connesse, con esso condividiamo tutta l'azione che l'Assessore Moretti ha condotto in questi anni.
Si è sempre pensato che il Piemonte avesse scarse, attitudini turistiche e possibilità di utilizzo del tempo libero, ma che avesse soltanto tradizioni industriali ed agricole. Finalmente le capacità turistiche e ricettive del Piemonte sono state programmate attraverso l'individuazione di momenti che non sono solo quelli episodici del viaggio della domenica, ma che riguardano l'intero arco della vita dell'uomo, anche i flussi turistici internazionali sono via via cresciuti.
Ricordiamo le prime rappresentazioni grafiche sul turismo. E' stata un'attività creativa molto importante non soltanto dal punto di vista reclamistico, ma anche dal punto di vista visivo.
Ricordiamo l'esaltazione dei castelli, dell'agricoltura (proprio stamane ho visto l'ultimo manifesto delle 83 stazioni sciistiche del Piemonte) che danno l'impressione che il Piemonte abbia trasformato in parte le sue economie.
Qual è la nota più importante della relazione dell'Assessore e dei documenti preparatori? Che questa politica viene vista non soltanto sotto un aspetto meramente episodico di alcuni momenti di attivazione domenicale ma con politica programmata attraverso alcuni momenti di sistemazione e di inserimento nel territorio di realtà molto importanti.
Questi dati permettono di guardare al futuro non come si è guardato fino a qualche anno addietro, quando sorgeva un albergo a Stresa o ad Orta un complesso a Sestriere o a Bardonecchia o a San Sicario, sempre per sotto la spinta speculativa.
La relazione dell'Assessore innova totalmente sotto questo aspetto pone delle problematiche sull'utilizzazione del turismo e del tempo libero non riferite a modelli culturali allo sviluppo della personalità umana. E' un tipo di turismo che si riferisce a larghe masse popolari della nostra Regione o di carattere internazionale.
Il nostro voto sarà favorevole.
Ringraziamo l'Assessore per la sua opera infaticabile. Un giorno ebbi a fare questa battuta: "dovevamo andare in Lucania per trovare l'uomo capace di esaltare le attività del Piemonte".



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non sarò altrettanto rapido nell'esprimere il mio giudizio, com'è stato il Consigliere Viglione, ma non sarò neanche eccessivamente analitico, mi soffermerò soltanto su alcuni punti che ritengo importanti soprattutto perché riferiti ad una possibilità nuova di gestione del settore del turismo; non sarò neanche eccessivamente critico nei confronti della relazione che è indubbiamente frutto di uno sforzo notevole di documentazione e di ricerca di una linea di indirizzo condotta in questi ultimi mesi.
Il dibattito sul turismo, il primo da quando siedo su questi banchi nasce all'insegna di un non eccessivo interesse se si pensa che la relazione è stata affidata all'Assessore in un ritaglio di tempo alla fine di una seduta antimeridiana e tra la lettura di quella relazione e l'apertura del dibattito, vi è stata una riunione del Consiglio con argomenti all'ordine del giorno che, a mio vedere, pur rivestendo notevole urgenza potevano essere posticipati al dibattito sul turismo. Ci sono delle questioni formali che danno l'esempio dell'importanza che si connette ad un determinato problema.
Ogni tanto dobbiamo lamentare che manca una correttezza di rapporti nei confronti di Assessori e Consiglieri; mi auguro che tra quella relazione ed i nostri interventi possa ricrearsi quel legame che si era spezzato.
Nella relazione dell'Assessore il problema del turismo viene analizzato nella sua complessità al di là di ogni facile schematismo.
Il turismo viene presentato come realmente è, come settore del terziario sempre più articolato al suo interno, in continua evoluzione impegnato a soddisfare una utenza sempre più larga sul piano sociale e sempre più esigente, in qualche caso anche sofisticata nelle sue richieste.
Devo dire che non inventiamo il turismo in questo momento: il turismo è un fenomeno che ha una sua tradizione e che ha avuto certi schemi nei decenni passati. Oggi non possiamo più concepire schemi troppo legati a visioni ideologiche, di un tipo di società in cui l'uno per mille si permetteva di andare in vacanza, mentre gli altri 999 arrancavano disperatamente per trovarsi un piccolo spazio.
Oggi è un fenomeno di massa, non soltanto generico, ma un fenomeno che sta assumendo punte di sofisticazione che non possono essere trascurate che devono essere seguite se vogliamo essere all'altezza dei tempi.
La relazione inoltre evidenzia opportunamente il fatto che alla complessità interna di questa importante branca del terziario fa riscontro all'esterno una sempre più avvertita interrelazione con fattori culturali socio-economico-territoriali, altamente condizionati che non si possono trascurare nella presunzione di portare avanti in modo semplicistico una politica di settore.
In questo senso la relazione dell'Assessore si differenzia nettamente e diciamo in positivo, dalle sue precedenti valutazioni, documenti e dichiarazioni che avevano sollevato giustificabili perplessità. Cade, ad esempio, proprio perché l'Assessore Moretti riconosce che il dibattito gli ha anche offerto un'opportunità di riflessioni e di ripensamento, e un certo ottimismo di maniera che ancora nel maggio del 1981, in un incontro con gli amministratori locali, gli faceva prevedere che nella sola Europa rispetto ai 294 milioni di arrivi del 1970,nel 2000 il traffico turistico dovrebbe raggiungere il miliardo e 700 milioni di arrivi, con le evidenti ripercussioni anche sul turismo piemontese, quasi che il turismo si configuri come una variabile indipendente dell'economia e non debba necessariamente fare i conti con la grave crisì nella quale ci dibattiamo e dalla quale comunque sappiamo che potremo uscire solo a costo di gravi sacrifici. Scompare anche dalla relazione sull'ottimismo più strumentale che in una intervista rilasciata lo scorso anno a Nuova Società, gli faceva contrapporre anche nel settore del turismo "alla cecità del Governo centrale la lungimiranza e l'efficienza gestionale della Giunta di sinistra".
Mi soffermo un momento su quell'intervista, non per motivi di polemica ma perché essa permette di mettere in luce il maggiore equilibrio dell'attuale relazione e proprio per questo motivo la rende apprezzabile.
Secondariamente perché consente di addentrarmi più direttamente in un giudizio di merito sulla relazione stessa e sulla situazione del turismo in Piemonte.
A riprova dell'efficienza della Giunta di sinistra si diceva che era sufficiente confrontare il dato relativo alle presenze in Piemonte del 1976: 940 mila presenze con quello del 1979 di ben 2 milioni e 400 mila presenze. Questi dati non hanno riscontro nei documenti allegati alla relazione, riepilogativi delle presenze turistiche in Piemonte. Da essi infatti si rileva che le presenze complessive alberghiere ed extra alberghiere, grosso modo sono così articolate: presenze straniere: 1 milione e 609 mila, complessivamente 10 milioni e 146 mila presenze 1979: 8 milioni 579 mila presenze italiane e 2 milioni e 216 mila presenze straniere, complessivamente 10 milioni e 796 mila presenze.
Ma si evidenzia anche che nel 1971 le presenze italiane erano state 8 milioni e 618 mila, quindi superiori, mentre quelle straniere erano di un milione e 765 mila e nel 1974 9 milioni e 445 mila le presenze italiane e un milione invece con una flessione notevole per quelle straniere.
Questi dati dimostrano che dal 1971 al 1979 (il 1979 è la data di riferimento dell'intervista citata, ma la situazione non cambia nel 1980 e 1981) il turismo in Piemonte ha notato per quanto riguarda le presenze italiane una situazione stazionaria o in leggera flessione (1971: 8 milioni e 618 mila; 1979: 8 milioni e 579 mila), mentre per quanto riguarda le presenze straniere un aumento sensibile soprattutto in questi due ultimi anni (da un milione e 765 mila del 1971 a due milioni e 216 mila del 1979).
Analoghe considerazioni potrebbero essere fatte anche per altri settori relativi ad esempio all'attrezzatura ricettiva alberghiera e al settore delle infrastrutture dove si nota un sostanziale assestamento in questi ultimi dieci anni sia pure in positivo con un miglioramento della qualità dei servizi prestati.
I dati del movimento turistico consentono di abbozzare un primo bilancio sulla campagna promozionale "Orizzonte Piemonte" avviata fin dal 1978 e legittimata dalla legge 35 del 1979 con un massiccio impegno di fondi: 1978: 928 milioni 1979: 1436 milioni 1980: 1978 milioni 1981: 1900 milioni (naturalmente mi riferisco alle cifre messe a bilancio e al completamento e spese ma che in parte possiamo dire che hanno anche trasbordato in altri capitoli di bilancio per cui la spesa risulterebbe anche superiore).
Ne risulta, in base ai dati che abbiamo letto prima, una scarsa efficienza della campagna sul mercato interno, un discreto successo invece sul mercato estero con programmi diretti e coordinati dall'ENI.
Si prende atto della revisione critica da parte dello stesso Assessorato che delineando le linee politico- programmatiche per il piano 1981/1985, allegato alla relazione, ammette che le forme pubblicitarie aventi come scopo la formazione dell'immagine di un prodotto turistico perdono di importanza con l'accrescersi del livello medio di cultura dei potenziali consumatori turistici. Mi pare che su questo possiamo consentire tanto più che in questa affermazione (sia pure tra le righe) possiamo vedere già alcune linee di indirizzo che peraltro riscontriamo già più evidenti nel documento che dovremo esaminare in Commissione relativo a questo programma promozionale per il 1982.
Per quanto riguarda la promozione turistica all'estero, va dato atto all'Assessorato di un progressivo adeguamento al disposto del DPR 616 del 1977, che all'art. 4 fa divieto alle Regioni di svolgere all'estero attività promozionale se non previa intesa con il governo ed avvalendosi delle strutture dell'ENI. Disposizione questa che conserva tutta la sua validità se si considera che nel 1980 lo Stato ha speso per questo scopo promozionale 30 miliardi a fronte dei 50 miliardi spesi dalla Regione con iniziative all'estero che talvolta frammentano l'immagine complessiva della capacità turistica nazionale creando disorientamento fra i potenziali utenti stranieri.
Va peraltro ricordato che i sospetti di persistenti condizionamenti da parte del Governo sull'operato delle Regioni sono oggi finalmente superati grazie alla mediazione del Ministro Signorello che ha colto il principio della partecipazione delle Regioni nella determinazione della politica turistica come dimostra anche il fatto che le Regioni stesse sono state chiamate a far parte del Consiglio di amministrazione dell'Ente nazionale per il turismo.
Ma siamo davvero pronti per affrontare una nuova fase di politica promozionale che superi i limiti del programma "Orizzonte Piemonte"? Per dare una risposta a questo interrogativo sarà necessario che l'Assessorato ci dia maggiori ragguagli sullo stato di attuazione del sistema informativo regionale per il turismo (SIRT). Questo sistema avviato nel 1979, si basa su due progetti varati dalla Giunta: sul trattamento automatico dei dati sulla movimentazione turistica sulla costituzione di una banca di dati sul turismo e sullo sport.
In modo particolare questo secondo progetto doveva concludere sul piano operativo, stando al dispositivo della deliberazione "alla sperimentazione definizione e messa a punto operativa dei programmi ad hoc scaturiti dall'attività informatica assessorile in vista della loro diffusione presso gli Enti turistici periferici in quegli ambiti che si rivelino suscettibili di applicabilità analogica".
A parte la complessità di questo frasario, sul piano metodologico va riconosciuta la validità di queste premesse, però occorre anche dire che i risultati non si vedono ancora, tanto è vero che, ad esempio, che per quanto riguarda l'occupazione turistica in Piemonte, la relazione deve ammettere che non si hanno ancora dati generali a di conseguenza per trarne valutazioni induttive, deve fare riferimento a stime del Comprensorio di Verbania.
Sono ritardi questi di cui occorre prendere realisticamente atto perch se mancano questi strumenti operativi e queste informazioni di base, rimane pura aspirazione l'enunciazione di principio di fare assumere alla Regione un ruolo di governo anche nel settore del turismo.
Per limitarci alle cose essenziali, crede l'Assessorato che senza conoscere le reali potenzialità turistiche del Piemonte si possa avviare quella politica di collaborazione e di coordinamento delle iniziative con le Regioni confinanti Lombardia, Liguria e Valle d'Aosta che giustamente nella sua relazione l'Assessore indica come obiettivo privilegiato? Analoghe perplessità nascono in merito all'altro obiettivo di per s validissimo, di avviare una nuova fase meno confusa, disorganica e contraddittoria, nel settore della commercializzazione del prodotto turistico.
Senza efficiente sistema informativo riesce difficile conoscere le esigenze di mercato e cercare di adeguarvisi non solo studiando nuovi progetti, nuovi programmi di investimento, nuove tecniche di concorrenza nuove politiche di sviluppo, ma pure adottando nuovi metodi di commercializzazione e nuove forme di mercato.
Al proposito varrebbe la pena di ricordare il decollo della Borsa internazionale turistica di Milano e di vedere con precisione quali raccordi con questo importante strumento di commercializzazione turistica la Regione ha potuto assumere. Certo è che in mancanza di questi dati di base è difficile portare avanti un contatto organico con questi strumenti di commercializzazione turistica.
Pertanto sollecitiamo l'Assessorato a superare i ritardi accumulati ed a realizzare nel più breve tempo possibile il sistema informativo regionale per il turismo quale strumento operativo indispensabile per avviare concretamente una politica di governo del settore con la consapevolezza che ogni ritardo non solo pregiudica la nostra azione a livello interregionale e internazionale, ma rischia di falsare i nostri rapporti con gli operatori turistici, con le organizzazioni di categoria, con le associazioni di volontariato, con le comunità locali e gli enti pubblici che comunque si interessano della promozione del turismo piemontese.
A questo proposito ritengo che sia ovvia la constatazione che in questi ultimi anni, o quanto meno a partire dal 1977, la politica turistica regionale, pur nelle sue linee generali di una certa validità, è stata comunque direttamente gestita dall'Assessorato avvalendosi solo in modo marginale della collaborazione degli Enti provinciali per il turismo, cioè di quell'unico organismo periferico attraverso il quale lo Stato tradizionalmente aveva esercitato l'azione politica amministrativa nel settore del turismo. Non riprenderò in questa sede la polemica sul mancato utilizzo, in attesa di una legge di riforma, degli uffici e del personale degli Enti provinciali per il turismo; confermo tuttavia la mia convinzione che sia stato un errore l'avere costretto ad una sostanziale inattività strutture collaudate nel tempo e personale altamente qualificato senza peraltro avere avviato forme alternative di organizzazioni periferiche.
La gestione accentuatamente centralizzata, non è stata capita, anzi, ha suscitato forti perplessità e disorientamento tra gli operatori turistici.
Lo stesso Assessorato ha dovuto prenderne atto ed ha predisposto un disegno di legge che cercava di dare una risposta articolata e sufficientemente organica alle richieste emerse in occasione della Conferenza regionale sul turismo. Ma il disegno di legge predisposto nel 1979 è rimasto fermo ed è stato accantonato con motivazione di carattere politico- giuridico, manca la legge di riforma e la solita legge quadro di indirizzo politico generale.
La relazione impegna la Giunta a ritornare sull'argomento anche in carenza di legge- quadro, un impegno che merita di essere sottolineato anche per la rilevanza politica generale che essa assume. L'importanza della legge quadro e non soltanto nel settore del turismo viene notevolmente ridimensionata.
Quante sono le leggi-quadro che il Parlamento si è impegnato a varare? Se per ipotesi il Governo avesse ottemperato a tutti gli impegni assunti, avesse offerto un preciso riferimento giuridico all'attività delle Regioni nei settori di loro competenza, l'autonomia regionale ne avrebbe ricevuto un effettivo stimolo oppure con il vento che tira avrebbe finito per risultare compromessa e sostanzialmente compressa? Sono valutazioni che meritano di essere ulteriormente approfondite.
In questa sede va comunque preso atto che l'Assessorato intende uscire dall'immobilismo e avviare un processo di verifica delle istanze di decentramento che vanno sempre più configurandosi come proposte alternative ad una gestione centralizzata.
Mi riferisco in particolare al programma di valorizzazione turistica della Città di Torino, alle proposte del Verbano-Cusio-Ossola, allo studio sul Comprensorio turistico del Monregalese, al progetto di itinerario agro turistico dell'Alta Langa e allo Statuto, quest' ultimo di notevole rilevanza politica, predisposto dall'Assessorato al turismo della Provincia di Alessandria sulla costituenda Consulta provinciale per il turismo.
Iniziative queste che si innestano sugli schemi di piano territoriale predisposti da 14 Comprensori piemontesi ed in modo più specifico ai piani di sviluppo delle Comunità montane così ricchi di proposte concrete per il decollo di quelle potenzialità turistiche, complementari ma indispensabili per lo sviluppo socio-economico delle nostre vallate.
L'Assessorato deve rendersi conto che anche il metodo di gestione assume un rilievo di primaria importanza.
La creazione di maglie intermedie costringe ad un continuo confronto con la realtà. Dà alla politica di governo il necessario supporto partecipativo degli operatori turistici, associazioni di categorie sociali e comunità locali. La loro partecipazione attiva un meccanismo di stimolo di controllo e di verifica necessari ad una moderna forma di governo.
In carenza di queste maglie e filtri si rischia di attuare una politica di governo rapportabile ad un "managerismo" più o meno illuminato ed efficiente ma disancorato dalle esigenze di coloro che operano concretamente in questo come in altri settori economici.
Qualche ultima considerazione merita ancora la parte della relazione riferita al turismo sociale. "Un turismo - dice l'Assessore - volto a sviluppare un'azione socio-culturale alternativa, correttiva ed integrativa di quella svolta dall'apparato turistico avente esclusivamente finalità economiche, ma lontano dal modello sperimentato dai regimi totalitari che usano il turismo sociale come strumento di consenso e di condizionamento delle masse".
Una affermazione come questa, unita a quella già richiamata di una autonomia regionale più consapevole e meno tentata di scaricare le proprie carenze, chiamando continuamente in causa le responsabilità del Governo centrale, il riconoscimento esplicito dell'insostituibilità del ruolo degli operatori privati, conferiscono a questa relazione un carattere di novità che dà anche l'esatta misura della validità di quelle battaglie di principio che abbiamo per anni portato avanti dai banchi dell'opposizione.
Anche nel settore del turismo sociale, una curata indagine sull'esistente rivelerà la diffusa presenza di iniziative già in atto da parte di Enti locali, di Associazioni varie, di enti culturali e religiosi.
Lo stesso recupero di strutture ricettive, solo di recente avviato dalla Giunta regionale con una profusione di impegno finanziario (vedi il caso di Pra-Catinat che ci auguriamo possa avere anche una possibilità di estensione in altre aree della Regione) ha una lunga storia in Piemonte una storia che meriterà di uscire dall'anonimato e dalla semiclandestinità per evidenziare come un ingente patrimonio militare abbia potuto, ad esempio, essere ristrutturato e salvato da un rovinoso abbandono solo grazie al generoso impegno di parrocchie e di operatori sociali preoccupati di offrire, e noti solo per fini assistenziali, un turismo alternativo ai modelli offerti dalla dissacrante civiltà dei consumi.
La relazione dell'Assessore al turismo ci pare meritevole di attenzione dome documento di indirizzo programmatico che indica obiettivi non più ulteriormente dilazionabili.
Tali obiettivi non si discostano dalle indicazioni del piano triennale per il turismo predisposto dal Ministro Signorelli recentemente illustrato agli Assessori regionali ed inserito nel piano a medio termine già esaminato dal Consiglio dei Ministri.
Resta solo da vedere se i buoni propositi dell'Assessorato verranno fatti propri dal governo regionale. Finora abbiamo avuto la sensazione che il settore turistico non sia stato ancora collegialmente valutato nelle sue reali potenzialità di supporto all'intera economia regionale e come strumento di riequilibrio socio-economico destinato ad avere una particolare incidenza nelle aree più depresse della nostra Regione.
La discussione del secondo Piano di sviluppo regionale ed il prossimo appuntamento sul bilancio 1982 offriranno l'occasione per verificare se la maggioranza in una visione complessiva dei problemi che riguardano l'intera economia piemontese, sarà dare adeguato spazio ad una diversa e più incisiva politica sul turismo.
Come forza politica di opposizione rimandiamo pertanto a quella occasione il giudizio definitivo anche sulla relazione dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Il Gruppo comunista concorda con l'analisi e con le linee contenute nella relazione che l'Assessore Moretti ha presentato.
Tralasceremo quindi di esaminare in modo dettagliato gli spunti che la relazione ha offerto, vorremmo invece portare un nostro contributo di approfondimento alle questioni che riteniamo debbano, sul piano politico rappresentare un riferimento ed un impegno per l'azione futura.
Questo nostro dibattito cade in un momento di grande difficoltà economica, sia regionale che nazionale. E' chiaro quindi che non è senza significato il discutere di turismo in una fase di recessione avendo consapevolezza del ruolo economico oltre che sociale che il settore rappresenta.
E' quindi giusto e corretto che in una fase come questa si discuta e si affronti anche questo comparto che, ricordiamo, rappresenta nel nostro Paese ed in alcune regioni in particolare una importante parte del reddito prodotto. E' una realtà che si impone per i suoi 800.000 addetti, le sue 60.000 imprese, i suoi 35 milioni di utenti, i suoi 330 milioni di presenze, i suoi 7.000 miliardi di valuta ed il suo fatturato che si avvicina a sfiorare i 30.000 miliardi all'anno.
Mancano i dati regionali. Possiamo però stimare che in Piemonte vi sono circa 60.000 addetti con un fatturato che si avvicina ai 200 miliardi.
Le cause delle difficoltà in cui si dibatte il nostro turismo sono certo molteplici. Alcune vengono anche da molto lontano: dal suo sviluppo distorto e contraddittorio, da un ordinamento legislativo invecchiato, da una politica disattenta ed improvvisata che ha per anni abbandonato il turismo nelle mani della speculazione e dello spostaneismo.
Ripetiamo che non consideriamo secondario l'effetto della crisi economica e valutaria internazionale e le misure che vari Paesi hanno adottato per contenere i flussi turistici in uscita, per incoraggiare le vacanze nel proprio Paese e per acquisire maggiori quote del mercato internazionale.
E' quindi necessario sul piano politico affrontare il discorso sul turismo alla luce di questa realtà ed in base al fatto che una sottovalutazione storica di questa realtà, oltre che ai fenomeni di crisi economica internazionale, rischiano di impedire al nostro Paese di utilizzare fino in fondo le potenzialità che nel settore si aprono non soltanto per una sua tenuta ma per un suo ulteriore sviluppo e qualificazione.
Non possiamo infatti guardare senza preoccupazione ai fenomeni che negli ultimi due anni si sono determinati e che hanno registrato su scala nazionale una flessione significativa sia sul piano degli arrivi che su quello delle presenze.
E' quindi, il nostro, un giudizio preoccupato sulla situazione, un giudizio che non muta alla luce di un fenomeno in Piemonte ancora positivo.
Siamo infatti convinti che se non saranno modificate rapidamente le cause che hanno contribuito al determinarsi del fenomeno di crisi, non è lontano il tempo in cui, anche per il Piemonte, i dati, ancora positivi, potranno adeguarsi alla situazione nazionale.
Ma di fronte a questa situazione, che richiede tempestività e dinamismo, la politica che il nostro Paese ha prodotto è stata quella di una accentuazione degli errori ed a poco è valsa un'iniziativa lodevole di alcune Regioni nell'opera di contrasto a tale mancanza di iniziativa centrale. Le cifre parlano da sole. Nel momento in cui ci sarebbe bisogno di valide e mirate iniziative in campo internazionale per contrastare la concorrenza estera, il nostro Paese ha compiuto errori che non solo non hanno contrastato la politica di altri Paesi, ma ha oggettivamente favorito l'iniziativa dei concorrenti. Infatti, in una situazione come quella che abbiamo cercato di delineare, si sono eliminate tutte le agevolazioni di viaggio concesse nel passato all'utenza straniera; si è ridotto l'impegno a favore della promozione e della commercializzazione; si sono negate al turismo le facilitazioni concesse agli altri prodotti di esportazione.
Questo per quanto riguardava gli interventi verso i mercati esteri.
Al tempo stesso, non si è fatto nulla per calmierare i prezzi, si sono aumentate in modo indiscriminato tutte le tariffe pubbliche, ci si è ostinati a non rivedere l'annosa questione dei contratti di locazione che incidono pesantemente sui costi e sulla stabilità delle imprese, ecc.
Se affrontiamo questo discorso non è certo per gusto polemico o per sfuggire alle cose che dobbiamo fare noi in Piemonte, ma è per sottolineare che i nostri stessi sforzi rischiano di essere vanificati e gravemente compromessi se non si andrà rapidamente, su scala nazionale, a modificare nel profondo una serie di orientamenti.
Dobbiamo essere consapevoli infatti che gli altri Paesi non rimarranno inerti e faranno il possibile per mantenere e rafforzare i risultati che sono riusciti ad ottenere nel 1981; e ancora, se dovessimo andare incontro ad un'altra stagione negativa - e sarebbe la terza consecutiva - si verrebbero a compromettere le stesse possibilità di rinnovamento e di riforma.
E' con queste convinzioni che come comunisti abbiamo guardato e seguiamo con interesse ed in parte con apprezzamento, l'impegno che il Governo pare porre alla questione (vedi il ripristino delle agevolazioni di viaggio e l'impegno assunto in ordine alle agevolazioni al turismo concesse ai prodotti di esportazione al varo della legge quadro ed a un programma straordinario di investimenti).
Tale interesse abbiamo notato esserci anche in altre forze politiche che negli ultimi mesi sono andate a momenti di confronto e di iniziativa attorno al problema.
La consapevolezza che come comunisti abbiamo è che la congiuntura economica e monetaria impone non la pura e semplice riedizione delle vecchie agevolazioni, ma una manovra a più vasto raggio. Occorre realizzare nel difficile passaggio - di cui si parla da tempo - dall'offerta singola a quella organizzata e dalla separatezza alla concentrazione programmata fra domanda ed offerta, la soluzione, certo non facile, dei nodi che la relazione proponeva: quella dei calendari di ferie, della qualità dei servizi alternativi, del confezionamento del prodotto, quello di una promozione meno retorica e più finalizzata alla vendita dell'offerta organizzata. Ed in questa politica, la soluzione dei problemi annosi che abbiamo a livello della nostra Regione, della grande viabilità ed in particolare per quanto riguarda alcune aree (Alto Novarese), il problema dei trasporti collettivi, rappresentano la cerniera fondamentale senza la quale tutto e destinato a restare come prima.
E' dunque necessario un chiaro programma intersettoriale ed una politica governativa che guardi con maggiore competenza ed attenzione ai problemi del turismo, che sappia elaborare indirizzi precisi, che dimostri in concreto di saper coordinare e quindi ricondurre ad unità l'attività dei diversi rami dell'Amministrazione centrale dello Stato. Una politica che non ostacoli il ruolo che è proprio delle Regioni e delle autonomie locali ma ne stimoli, al contrario, l'impegno ed il coordinamento.
Siamo di fronte, in concreto, ad un ramo di attività e ad un campo di problemi che non possono in alcun modo essere settorializzati. Non vi pu essere una politica turistica per l'utenza ed una per gli operatori, una per la clientela estera ed una per quella interna, una per le strutture ed i servizi ed un'altra per il territorio. Le interrelazioni sono tante vaste ed inscindibili, è quindi necessario recuperare in una visione di assieme una politica nazionale e regionale che parta dai problemi che (nel caso dello sport, del tempo libero, del turismo, dell'ambiente, dei centri storici, del patrimonio artistico, di molte altre attività che sono correlate alla cultura ed alla salute), pur nella loro specificità vanno recuperate ad un'unica idea e ad un'unica proposta di progetto di trasformazione.
Sono queste scelte che la Regione Piemonte ha compiuto nel primo Piano di sviluppo dove collocava il turismo nell'ambito della politica territoriale; individuando le aree di intervento.
Nelle zone sature o di prossima saturazione è necessario procedere al blocco delle costruzioni edilizie private e a limitare la realizzazione di alcuni impianti turistici monoculturali, impianti di risalita o campeggi andando a realizzare e a completare le dotazioni delle stazioni turistiche in modo da ottimizzare l'uso delle attrezzature puntando alla doppia stagionalità turistica.
Si tratta di realizzare strutture ricettive di uso pubblico (alberghi alberghi residenziali, ostelli, case per ferie) ed impianti di servizio e di ricreazione utili per aumentare le presenze dei turisti nei periodi in cui vi è una bassissima utilizzazione delle strutture.
In tal modo con investimenti relativamente contenuti si potrà raggiungere un miglior rapporto complessivo costi-benefici, assicurando inoltre una maggiore stabilità ed equilibrio di occupazione.
Contemporaneamente si può avviare un' azione di valorizzazione e di sviluppo del turismo in zone modestamente sviluppate ed in zone di potenziale sviluppo turistico. Esistono in Piemonte grandi potenzialità in tal senso: le vallate alpine e le colline conservano un patrimonio in gran parte intatto di risorse turistiche.
E' necessario che tuttavia si eviti di sviluppare tali zone secondo il modello attuato per lo sviluppo soprattutto degli ultimi 20 anni. Bisogna cioè evitare di creare dei "poli di concentrazione di sviluppo" sull'esempio di Bardonecchia o di altre zone, che richiedono alti costi per la infrastrutturazione e per i servizi sociali con progressiva riduzione del margine di benefici prodotti, andando a sfruttare al meglio e in maniera diffusa ciò che già esiste sul territorio (per fare un esempio: ci sono località di turismo estivo in montagna con buona dotazione di alberghi e di servizi, ove la realizzazione di qualche impianto di risalita potrebbe consentire di attuare la bistagionalità turistica).
Si dovrà inoltre avviare la promozione di forme differenti di fruizione turistica che meglio possano consentire l'utilizzo delle peculiarità del Piemonte (non è infatti detto che il riprodurre modelli validi altrove sia la cosa migliore, se ciò comporta dei costi sproporzionati ai benefici e degli squilibri).
Valorizzando secondo modelli nuovi di sviluppo le risorse (sci da fondo, sci alpinismo, turismo rurale, ecc.) si può inoltre raggiungere il risultato di offrire possibilità di vacanza, soprattutto all'utenza interna, più valida sotto il profilo culturale e della risposta ai reali bisogni e più accessibile sotto il profilo economico (essendo di costo contenuto i fattori iniziali di produzione), dando anche un significato politico complessivo ad un'operazione di sviluppo condotta da un Ente pubblico.
Le indicazioni contenute nel Piano di sviluppo si sono in grande misura realizzate, in particolare sul terreno degli interventi normativi.
Un'attenzione particolare va posta alle problematiche della fruizione turistica, in quelle aree che hanno particolarmente ricchezza ambientale.
Il discorso sul collegamento della politica del turismo con quella dei parchi, va sviluppato e studiato.
Penso al grande bacino del Parco del Ticino di cui fruiscono migliaia di cittadini. E' opportuno un impegno per la sua salvaguardia e per la realizzazione di attrezzature che ne consentano la fruizione. E' opportuno pensare ad un utilizzo coordinato della presenza dei turisti con una serie di iniziative integrative del turismo di residenza.
C'è poi il problema dei centri storici delle città capoluogo di Provincia e delle città che fungono da cerniera interregionale. Si impone una politica di coordinamento e di sviluppo con le attività commerciali espositive.
Esistono problemi di sviluppo e di coordinamento per la vendita del nostro prodotto turistico sui mercati esteri. Una politica di offerta nazionale deve qualificarsi e deve riuscire a dare un'immagine del nostro Paese diversa e più omogenea. Nella nostra Regione ci si deve creare una coscienza turistica.
In un dibattito come questo si deve avere presente che il Governo non solo non si muove in questa direzione, ma prosegue linee esattamente opposte. La decisione di sospendere le prestazioni termali è stata ingiusta perché colpisce gli anziani ed i lavoratori bisognosi di cure che già oggi sopportano un onere pari all'80-90 % del costo totale.
Il risparmio di 80-90 miliardi, in questa direzione, rischia di mettere in ginocchio un settore che produce un fatturato di circa 1000 miliardi all'anno. Condividiamo la proposta dell'Assessore che punta al recupero dei complessi termali come centri di cura, di soggiorno climatico di vacanza.
Per quanto attiene alla definizione dei bacini turistici confermiamo la necessità di delegare ai Comuni le funzioni amministrative e di gestione del territorio e dei servizi, individuando aree sovracomunali che presentino caratteristiche di unitarietà ed integrazione sotto il profilo ambientale e dell'offerta dei servizi di ricezione ed ospitalità, quale riferimento per l'azione di promozione turistica e per l'organizzazione delle strutture turistiche locali che tale promozione devono attuare.
Sarà invece opportuno rivedere alcuni aspetti di dettaglio relativi alla definizione dei compiti delle nuove aziende, alla possibilità di costituzione di organismi associativi di Enti locali per i bacini ove non sussistono i presupposti per la costituzione dell'Azienda, alla composizione degli organi delle Aziende che paiono eccessivamente pletorici rispetto alle funzioni soprattutto esecutive ed operative delle Aziende, in cui quindi più che il criterio di rappresentatività degli amministratori dovrebbe valere quello di competenza.
Rimane valido il principio che non deve trattarsi di Enti sovracomunali operanti settorialmente nel campo turistico, ma di "Agenzie" specialistiche che devono dare attuazione ai programmi di promozione turistica predisposti da Enti locali e dalla Regione.
In attesa che possa essere approvato un provvedimento legislativo in materia (va osservato che da parte del Governo continua ad esservi nonostante le assicurazioni del Ministro Signorello, un atteggiamento di boicottaggio delle leggi regionali nel settore turistico che vengono sistematicamente rinviate alla Corte Costituzionale) si ritiene comunque indilazionabile andare ad attuare il nuovo disegno nelle zone ove già in base alla vecchia legislazione risulta possibile ed in particolare la Val di Susa e il Lago Maggiore.
Con semplice provvedimento amministrativo in tali zone è infatti possibile accorpare le Aziende già esistenti e sperimentare quindi le nuove ipotesi di lavoro.
Altre zone ove è già possibile mandare avanti immediatamente il nuovo disegno sono: Ossola (Comitato di Comunità montane più 3 aziende di soggiorno e turismo), Pinerolese (Consorzio di Comuni e Comunità montane più 3 Aziende di soggiorno e turismo).
In questo quadro si pone anche la questione degli Enti provinciali del turismo e dell'utilizzo delle professionalità e delle esperienze acquisite.
La proposta dell'Assessore Moretti è a carattere sperimentale e la Regione tenterà nei prossimi anni di attuarla con attenzione particolare ai problemi del settore.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'economista e sociologo francese Fourastié ha calcolato che al tempo di Marx si lavorava mediamente 140 mila ore nella vita: oggi circa 80 mila, tra 15/20 anni 40 mila, e cioè un terzo rispetto al tempo di Marx e la metà di oggi. Il tempo libero è presente continuamente nel territorio per l'uomo delle 24 ore e lo è più intensamente nei periodi di vacanza. "Vacanza" etimologicamente significa assenza. Ma il vivere positivamente e intelligentemente il tempo libero non può essere "assenza" bensì maggiore presenza a se stessi e nella società presenza, manifestazione della personalità, riappropriazione del mondo.
Sono certo ancora vivaci le contraddittorietà spesso esistenti fra tensioni innovative e accettazioni consumistiche e le ambiguità fra impegno e disimpegno. Ma un filo si dipana continuo perché è lo scorrere dei giorni della vita e, si innerva nell'operare nello spazio, per cui la prospettiva è di non rompere la continuità degli sforzi alternativi fra il luogo residenziale e il luogo del tempo libero.
I luoghi del tempo libero alternativo possono cominciare dentro la città e prolungarsi fuori della città in armonia e concomitanza di progetti e di realizzazioni.
E siamo ad una feconda accezione del turismo.
Se mi è permesso in questi giorni citare Cossutta, concorderei abbastanza con le sue conclusioni alla Conferenza nazionale del P.C.I. a Grosseto e cioè: "il turismo,inteso come vacanza e riposo, è divenuta una delle componenti primarie della vita dell'uomo moderno, espressione del processo evolutivo della società e di profondi cambiamenti del costume conquista delle lotte emancipatrici dei lavoratori, il turismo fa ormai parte dei bisogni dei consumi individuali e collettivi, universalmente riconosciuti che la società è chiamata a soddisfare essendo un diritto e una esigenza sociale".
Non è quindi da ritenersi né superfluo, né divagante il dibattito che si sta tenendo in questo Consiglio regionale soprattutto nella considerazione dei compiti che la Regione ha.
L'Assessore Moretti ci ha presentato una relazione sulle realtà e prospettive del turismo in Piemonte avendola precedentemente dotata di una buona documentazione in grado se non altro di illustrare le intenzioni, le direttrici, le finalità ed i metodi della politica turistica della Giunta.
Che sia la politica sugli aspetti del turismo, del tempo libero e dello sport quale viene proposta dall'Assessore, non ci sono dubbi.
Alcuni dubbi maliziosetti possono sorgere se ci chiediamo (e l'Assessore è invitato a rispondere silenziosamente a sé stesso, in foro interno) quanto questa visione politica è condivisa dall'insieme del governo regionale e più maliziosamente ancora quanto è per lo meno conosciuta dal citato governo.
Si ha l'impressione, nel ricordare il disinteresse dei suoi compagni amministratori, nel momento del passato Consiglio in cui ci proponeva la sua relazione, che egli si trovasse abbandonato non come un relitto nel vasto mare, ma almeno come un corridore isolato che coscienziosamente, e lo ammettiamo anche dignitosamente, corre la sua corsa.
Ed è un grosso errore di valutazione commesso dalla Giunta, anche se l'ora impossibile dell'intervento, tentava alla diserzione. O forse era l'inconscio castigo per un argomento, che pur trattato con diligenza, a mio avviso, non aveva sollecitato l'occasione di approfondire teoricamente le connessioni con altri campi, suonando la diana di corresponsabilizzazioni con i reggenti di altri settori.
Solo di sfuggita, infatti, si richiama la politica dei parchi, troppo tenuemente si accenna ai contatti con agricoltura e artigianato, ma specialmente penso che si sia persa un'occasione (o si è voluto perderla) per inserire la trattazione del turismo nel filone esistenziale della nostra cultura.
Parlando di turismo piemontese non si può dimenticare la caratterizzazione culturale in cui si fonda, o almeno si accompagna, ogni sviluppo programmato o da programmarsi, privato o collettivo, illuminato o assistito della realtà economiche, sociali, territoriali che giocano un ruolo di primaria importanza nel settore turistico.
L'impressione infatti che si trae da una rilettura vigile dei documenti, che abbiamo avuto nella attenta catalogazione preparata dall'Assessorato, è che si sia considerata quasi una frequentazione occasionale di amici scomodi l'incidenza che il fatto culturale segna nell'organizzazione stessa del tessuto turistico.
L'oggetto cultura (siano musei o biblioteche, siano mostre o ricorrenze, siano occasioni visive o foniche o gestuali), il pulsare cultura (siano i ricordi contadini a supporto dell'agriturismo quasi dimenticato, siano le tradizioni o il folklore), i soggetti cultura (siano i conferenzieri di forte attrazione, siano i contastorie ormai rarissimi delle sagre paesane) sono linfa nutriente che attira il turista. Perché non sottendere ai programmi queste realtà? Perché non affermare recisamente una scelta chiara di impatto turismo- cultura? O la scelta chiara non c'è? E' fin troppo gratuito invero in questi giorni citare il Vicesegretario regionale del P.S.I. Silvano Alessio: "Noi non vogliamo che Torino diventi una Asti moltiplicata per dieci. Non vogliamo una città che si fa il segno della croce quando sente parlare di metropolitane sotterranee o di grattacieli. Noi siamo afflitti dalla nostalgia del borgo e non crediamo che i gruppi folkloristici o i banchetti dello zucchero filato possano trasformare la nostra via Garibaldi in via Frattina".
Aggiungiamo noi: "Non crediamo che i giovanotti dell'ARCI di Collegno se non erro, saltabeccanti nei pressi del Forte di Exilles siano un fatto culturale ad edificazione del turista e men che meno del residente".
Rimane quindi aperto un grosso varco per immetterci una giusta ponderazione valutativa di cosa può essere e di quanto può rendere economicamente e anche socialmente il fattore cultura in una corretta misurazione dell'espressione turistica di una zona.
Occorre però che la cultura (e mettetevi d'accordo all'interno della maggioranza) venga intesa in senso univoco o, se non altro, concordato altrimenti le manifestazioni volontaristiche rischiano di essere snobbate dalle sortite del Teatro Stabile, altrimenti "l'operazione di toilette" della Galleria Civica di Arte Moderna sarà un'apparizione rapidamente temporanea mentre continueranno ad imperversare "le mostre monoculturali" in altre sedi espositive decentrate come la Mole Antonelliana, il Foyer del Regio e Palazzo Madama", altrimenti "le costosissime mostre di tipo scientifico, come ad esempio quelle del Regno Sardo di Torino fra le due guerre, del d'Andrade, le attuali sui materiali degli Anni Venti ai Quaranta ed i Rami dell'archivio di Corte, e la prossima sulle ceramiche di scavo ottocentesco a Palazzo Madama, finiranno per affiancare alla monocultura industriale torinese, una monocultura culturale".
Ho voluto citare, senza incidere il bubbone, da "Recuperiamo le culture sommerse di Torino" che si dichiara a piè di copertina come "L'impegno del P.S.I. per l'evoluzione culturale di Torino". (E non voglio attardarmi nel paragone con la Mostra dei Medici a Firenze, Enea nel Lazio a Roma, con la mostra degli anni trenta a Milano in questi giorni).
Usciamo allora dalla cinta daziaria, respiriamo la salubrità degli spazi piemontesi, ma non dimentichiamo che il turismo ci occorre circolante in questi spazi in un esistere con amorfo e pigro e passivo, ma colto perché cosciente, perché con gli occhi aperti e talora forse attoniti sulle bellezze della nostra terra, perché non ci può essere censura tra una progettazione turistica e un humus culturale.
E' la necessaria e non inane strategia per contendere con le realtà. E fra le realtà piemontesi non sono da scordare punti di riferimento legati alla fede dei padri e fortunatamente ancora ad entusiasmi giovani quali i santuari che hanno una configurazione turistica atipica, forse, ma non certo disprezzabile, particolarmente se rapportati a ricorrenze storiche: penso ai luoghi francescani nel centenario francescano.
Non perdiamo il segnale degli anniversari: possono essere imprevedibile fonte di gradevoli sorprese, specie se c'è oculatezza nello scegliere e professionalità non ideologicizzata nell'apprestare le necessarie strutture.
Credo, anzi, che su questo terreno possiamo allargare l'orizzonte alla curiosità anche dei piemontesi stessi, che a volte scoprono, o riscoprono tratti inopinati del volto della nostra Regione.
Ci sentiamo quindi di sollecitare l'Assessore non solo allo studio per l'opuscolo promozionale "Arte in Piemonte", ma di essere pronti agli adempimenti conseguenti, affinché un patrimonio di tutto prestigio non venga negletto né dai turisti stranieri né dai medesimi cittadini del Piemonte.
Oltre all'arte però, mi sia permesso di ribadire il richiamo delle bellezze naturali, che sono monti e laghi ma anche colli di calma dolcezza doviziosi e generosi per cui ritengo ingiustificata la frettolosità dell'accenno all'agri-turismo, specie riandando a scorrere il piano di sviluppo regionale 1977/1980 laddove si tratta !'di assumere iniziative e provvedimenti di incentivazione del turismo rurale non solo nelle zone Montane, come è già contemplato indirettamente dalle leggi vigenti, ma anche nei territori collinari. Si ritiene infatti che il turismo rurale realizzando una forma di economia impegnata in vari settori, possa contribuire validamente allo sviluppo armonico di zone attualmente in regresso".
E per l'agriturismo si prevedeva la predisposizione di una modifica legislativa da inserirsi nel quadro del provvedimento organico e si prefiggeva la quantità dell'intervento per l'agriturismo in 500 milioni per ciascun anno, da assegnare come contributi in conto capitale.
Non conosco l'attuazione del citato impegno (e chiedo se è possibile poi saperne qualche cosa), come pregherei l'Assessore Moretti di fare il punto sullo studio approfondito circa le future tendenze di sviluppo del turismo entro una ipotesi attendibile di modello economico complessivo ritenuto opportuno fin dal 1977.
Si attende anche uno studio o rilevazione dello stato occupazionale del settore turistico sia in forma diretta, sia strettamente dipendente, con eventuali valenze di professioni e di attività indotte direttamente o indirettamente dal turismo.
Sarebbe inoltre utile che il Consiglio fosse reso edotto della situazione ad oggi, riguardante: a) la ricerca bibliografica inerente alle esperienze effettuate all'estero a supporto delle considerazioni di ordine tecnico-progettuale che derivano essenzialmente dall'analisi delle utenze, delle forme di gestione nonché dalla necessità di contenere le spese rilevanti di queste ultime, circa la casa per ferie e l'ostello della giovent b) il programma quinquennale di recupero delle strutture turistico ricettive a carattere sociale (cito Bardonecchia, Claviere , Fenestrelle Druogno) c) il progetto campeggi sociali 1980. (Questi tre punti, secondo quanto annunciato dall'Assessore all'incontro con gli amministratori locali per la predisposizione del programma di sviluppo del turismo sociale) d) il progetto di predisposizione delle attrezzature e delle procedure per la realizzazione del SIRT (Sistema Informativo Regionale per il Turismo) secondo la deliberazione della Giunta regionale del 17 giugno 1980, n. 30732, che impegnava 60.772.688 lire e) il programma pluriennale di formazione professionale nel settore turistico.
Le delucidazioni che l'Assessore vorrà darci su quanto richiesto, anche se non evidentemente immediatamente, ci permetteranno di osservare "in re" lo stato programmatico, memori tutti insieme dell'antica saggezza del proverbio cinese "meglio una cosa vista che cento raccontate".
E veramente questo patrimonio di conoscenze potrà essere una base solida sulla quale costruire il prossimo Piano di sviluppo pluriennale nella speranza - lasciatemi dire - che sulla base sorga anche la costruzione, almeno entro l'anno 1982.
Fatte queste osservazioni di fondo, credo sia giusto condividere alcune proposizioni del tutto pacifiche come l'assunto di non sottovalutare in Piemonte la potenzialità delle risorse turistiche, non come sostitutive, ma integrative di altre risorse economiche; che l'apporto valutario estero non può essere considerato un obiettivo prioritario del piano regionale (ma quanto sono utili i marchi illuminati dal Bedeker! ); che si dovrà prestare particolare attenzione allo sviluppo dei servizi turistici non finalizzati alla vacanza, ma collegati all'evoluzione del sistema produttivo e sociale e che adesso fanno da supporto; ma è indispensabile un'oculata e intelligente dislocazione perché veramente il Piemonte possa diventare l'auspicata cerniera di congiunzione tra l'Europa ed il Mediterraneo.
Con questi intendimenti, con lo sforzo che ogni ente ed ogni imprenditore, la Regione in primis devono porre in atto perché il Piemonte diventi una grande area di servizio turistico per il triangolo industriale italiano e per l'Europa, certo non legata ad una visione restrittiva e miope di una preclusione pervicacemente posta alle grandi vie di collegamento con i trafori.
C'è stata una resipiscenza: meglio così, è la stagione delle confessioni. Ma adesso che siamo tutti d'accordo sulle grandi strutture viarie, facciamo in modo che questa nostra terra sia sempre più preparata ad accogliere il turista, l'operatore economico, lo sportivo, lo studente il ricercatore e procuri loro un gradevole soggiorno.
Molti sono i problemi da risolvere per attuare nei modo ottimate tale condizione, ma proprio questo è il compito di cui stiamo trattando e che è stato abbastanza sviscerato nella premessa assessorile del dibattito.
Accettabile può essere la promozione di una conferenza nazionale sullo scaglionamento delle vacanze, pur consapevoli delle difficoltà dell'argomento e, nello stesso tempo, coscienti degli ostacoli che trova l'eliminazione della concentrazione delle vacanze e la modifica del calendario scolastico.
Più modestamente, mi permetterei di suggerire una giornata di incontro con i servizi di intermediazione turistica, in particolare le agenzie di viaggio, per discutere su questioni neanche di grande rilevanza ma di peso per i soggetti interessati e per il pubblico, ad esempio, la possibilità di polizza fidejussoria per le cauzioni, la regolamentazione degli orari di apertura, l'incremento e la facilitazione per l'ottenimento delle biglietterie delle Ferrovie dello Stato, delle prenotazioni delle cuccette del Wagon Lit, l'istituzione di un ufficio Alitalia a Vercelli ed a Alessandria, come già richiesto dall'Alitalia. Rimane aperta la piaga dell'eufemistica "semi illegabilità" dell'intermediazione dei gruppi organizzati per la quale occorre tuttavia un pronunciamento chiaro e dirimente.
Ho svolto alcuni pensieri che mi sono stati suggeriti dalla relazione dell'Assessore. Spero che possano servire ad un sempre più proficuo scambio di idee su un argomento che ha visto una realtà dilatarsi in tassi cospicui per le cause rettamente indicate: l'aumento del reddito pro capite l'espansione del grado di istruzione media, la diminuzione dei tempi lavorativi.
Al turismo e nel turismo si aggregano le attività del tempo libero, le manifestazioni sportive, i diletti culturali, la gioia delle vacanze spensierate, l'esercitazione volontaristica, gioielli di impegni artistici: in sostanza la vita della gente. E' quindi per la gente che è indispensabile che si perfezionino strumenti, strutture, modi, tempi e luoghi.
L'Assessore con i suoi uffici agisca nell'interesse vero delle collettività piemontesi e di coloro, che da altre Regioni o da altri Stati da altri Continenti, ci portano il segno e il senso di altre culture. E l'Assessore non trovi disdicevole e superfluo ascoltare anche il Consiglio dei Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche il Gruppo socialdemocratico vuole dare atto dell'impegno e del lavoro svolto dall'Assessorato in questi anni per migliorare l'immagine dell'offerta turistica in Piemonte, ma più in particolare vuole ribadire e sottolineare che il Piemonte, oltre alle emergenze economiche importanti e qualificanti a livello internazionale, è anche una Regione con delle grosse potenzialità turistiche.
Il nostro Gruppo condivide anche, per larga parte, la relazione dell'Assessore Moretti, completa di informazioni rispetto allo stato di salute del turismo in Piemonte e che dà alcune tracce rispetto a quella che può essere e sarà l'evoluzione della politica turistica nella nostra Regione. Anche noi condividiamo il fatto che occorre davvero arrivare a definire quello che viene chiamato un preciso e completo disegno di politica turistica. Questo disegno deve rientrare fra i punti fondamentali e prioritari del secondo Piano di sviluppo regionale. Ciò vuol dire richiamare la necessità che anche questo settore veda finalmente e in modo più precisò una sua programmazione, tenendo conto di una varietà ed eterogeneità di situazioni e di attori presenti: per cui non può trattarsi di una pianificazione ma di una programmazione indicativa.
D'altro lato la sottolineatura che viene fatta è del riconoscimento del ruolo e dell'importanza che in questo settore e per la sua vitalità, hanno i privati, le famiglie, le aziende medio-piccole.
Il nostro Gruppo in una breve nota aveva già richiamato sul Notiziario del Consiglio regionale la necessità di una programmazione turistica e di una legislazione adeguata.
Sottolineavamo la necessità di raccordare il disposto legislativo con la programmazione degli interventi e con il dibattito sul riordino delle funzioni e sull'attuazione delle deleghe.
Per programmazione intendevamo la necessità di predisporre una mappa che individui e che privilegi comprensori, poli ed emergenze peculiari ritenuti fissatrici di turismo.
La relazione dell'Assessore Moretti è per larga parte incentrata su questo. Vi è la necessità di una programmazione più puntuale, della quale peraltro avremo modo di discutere ampiamente quando definiremo il secondo Piano di sviluppo: mi pare che già si prefigurino progetti-obiettivo su alcune grosse priorità e su alcune direttrici lungo le quali muoversi.
L'intervento in questo settore non è facile poiché il "sistema turismo" è molto complesso, e patisce di una serie di interrelazioni dinamiche delle quali si deve tener conto. Intanto occorre tener conto delle altre Regioni italiane e delle altre nazioni europee ed extra europee.
L'Assessore dice a pag. 6 della relazione che l'apporto valutario estero non può essere considerato un obiettivo prioritario del piano regionale. Credo comunque che sia una linea lungo la quale battersi e impegnarsi se vogliamo inserire il Piemonte nell'Europa.
I programmi di promozione all'estero sono indicativi della volontà dell'Assessorato di muoversi in questa ottica. Ma il sistema del turismo deve tener conto anche dei sotto-sistemi interni.
E in modo preciso vi è il riferimento al sotto sistema dell'ambiente naturale, al raccordo con la politica dei parchi naturali, intesa come difesa attiva e di fruizione di particolari emergenze naturali.
Il turismo deve tenere conto anche del sotto sistema economico al quale può dare un contributo importante sul piano del mantenimento dei livelli occupazionali e sul piano dello sviluppo delle aree deboli periferiche delle aree marginali.
Il rapporto con il sotto sistema economico è importante anche in relazione al discorso sulla possibilità dello scaglionamento delle ferie sul quale vi è l'adesione del nostro Gruppo. Si potranno programmare con le regioni limitrofe, soprattutto con la Regione Liguria.
Un altro sottosistema importante è quello sportivo . Il turismo deve sempre essere accompagnato da un sistema di infrastrutture ricreative di supporto alla ricettività alberghiera nelle zone turistiche. Lo stesso discorso vale per il sottosistema culturale. Mi associo in larga parte alle indicazioni date dal Consigliere Villa. Spesso le iniziative di carattere culturale hanno un risvolto turistico.
Torino può svolgere un ruolo importante.
I provvedimenti legislativi della Regione Piemonte che hanno avuto maggiore incidenza nella realtà territoriale sono le leggi di incentivazione che hanno dato buoni risultati con il miglioramento delle strutture ricettive vecchie, che non rispondevano più ai requisiti moderni.
Ricordo che la Regione è intervenuta in un momento in cui le competenze non erano chiare ereditando una situazione disastrosa perché negli anni 1972/1973 si trovò un alto aumento di domande di finanziamento inevase, in quanto dal 1968 al 1969 lo Stato non era più intervenuto.
Le leggi successive hanno rappresentato dei miglioramenti radicali. Si è incominciato a introdurre il discorso di programmazione individuando priorità e canali preferenziali che tenevano conto del flusso storico turistico. Anche la legge per i campeggi è andata in questa direzione, alla quale oggi occorre dare una spinta attuativa, anche attraverso la collaborazione degli enti locali, e delle associazioni periferiche.
E' improrogabile la definizione di una legge quadro sul turismo e l'ultimo governo pare avere maggiore volontà e decisione nel trovare nuove soluzioni. Opportunamente ha coinvolto le Regioni nella definizione di tale legge-quadro.
Vi sono stati degli inciampi per alcune leggi regionali, ma la colpa è anche della Corte Costituzionale. Vogliamo che la legge sul turismo veda la luce proprio per ché potrà consentire alle Regioni un quadro normativo certo.
Occorre definire la questione circa l'ente intermedio, dato che molte questioni attorno all'organizzazione turistica periferica potrebbero essere assorbite con la sua definizione.
Oggi l'organizzazione turistica periferica e l'articolazione delle aziende autonome, non si dimostrano più corrispondenti alla dinamica del turismo. Il patrimonio professionale, le capacità e conoscenze in questo campo non devono però andare disperse, anzi, valorizzate, ma oggi il turismo richiede un'articolazione diversa sul territorio e un sistema informativo puntuale.
Il nodo centrale è quello della definizione del bacino turistico o del comprensorio turistico territoriale, che deve essere un'area che tiene conto delle varie emergenze ambientali, culturali, infrastrutturali per organizzare territorialmente il turismo. A questa organizzazione è legato il problema delle deleghe.
Quale potrà essere il ruolo del nuovo ente intermedio per quanto riguarda le deleghe? Anche il discorso delle Comunità montane non va abbandonato perch possono svolgere un ruolo importante in questo settore essendosi già dimostrate valide interlocutrici come enti di programmazione a livello sovracomunale. Occorre tener presente l'attività del volontariato, delle associazioni Pro-Loco, che hanno dato un contributo allo sviluppo del turismo soprattutto nelle piccole realtà comunali.
Per quanto riguarda la formazione professionale condividiamo i programmi che sono stati indicati in una delle relazioni predisposte dalla Giunta. Per quanto riguarda gli istituti statali certamente la competenza è diversa e riteniamo che nel dibattito sulla riforma della scuola secondaria superiore vi possa essere una maggiore attenzione agli istituti professionali di stato in questo settore.
Quanto all'agriturismo, in base alle norme contenute nella legge di incentivazione turistica e nella legge dell'agricoltura, sta andando avanti solo in alcune realtà. A livello nazionale si sta studiando una legge quadro, e sarebbe apprezzabile un riferimento normativo anche a carattere regionale anzi, si dovrebbe approvare una legge che tenga conto delle esperienze che molte associazioni stanno portando avanti.
Siamo d'accordo di potenziare l'immagine del Piemonte all'estero non attraverso un messaggio generico, ma attraverso iniziative precise e puntuali.
Se da questo dibattito emergeranno indicazioni concrete ed operative potremo dare un impulso ancora più decisivo allo sviluppo del turismo della nostra Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Esordisco con giudizio sostanzialmente positivo sulla relazione dell'Assessore al turismo e con un giudizio problematico sui possibili risultati della politica turistica in futuro. C'è il rischio di una frattura fra la dinamica, gli intendimenti ed i risultati possibili alla luce dell'esperienza passata.
L'emergenza economica in cui versa il nostro Paese e la nostra Regione deve portare alla ribalta le attività produttive che concorrono a produrre ricchezza. Occorre una politica di sacrifici che deve essere però capace di stimolare la fiducia verso altri settori di produzione e di lavoro che possano fornire tramite adeguati investimenti, apporti di reddito, di valuta, di occupazione.
Come amministratori e come politici ci poniamo la domanda se esiste in Piemonte una politica dei sacrifici e se esiste lo stimolo per incentivare altri settori, oltre quelli presi in esame dalla Giunta regionale piemontese. La risposta a questi interrogativi non può che essere negativa.
Il prodotto turismo, cioè l'organizzazione di un'impresa competitiva in termini di convenienza e di qualità dei servizi, deve consentire alla Regione Piemonte si impostare politiche promozionali e di sostegno alla commercializzazione fondate su basi solide capaci di un impatto reale sul mercato.
La Giunta regionale piemontese non pare interessata a considerare in termini imprenditoriali la voce turismo e sì che dallo spontaneismo casuale all'italiana i poteri regionali avrebbero dovuto maturare dei concetti più attuali e più moderni, specie oggi che ci troviamo di fronte ad un avviato piano triennale per il turismo in un momento in cui dovrebbe decollare la legge quadro.
Occorre equiparare le aziende turistiche a quelle industriali, occorre forzare soprattutto l'individuazione del fattore turismo come fattore organico della politica economica alla pari degli altri settori.
Occorre soprattutto incentivare la stagione intermedia di turismo alternativo, culturale, termale, occorre in sostanza una mentalità diversa dall'attuale e non pensare, ad esempio, che ad indurre il turista a viaggiare siano solamente o soltanto le strutture alberghiere, ma siano numerosi altri fattori, fra questi le politiche delle agenzie di viaggi non sempre tenute in debita considerazione dalla Regione Piemonte.
Il Piemonte rischia di svolgere un ruolo marginale nonostante le buone intenzioni rispetto alla vasta potenzialità turistica della Regione soprattutto se non realizzerà interventi adeguati, competenze magari non specifiche dell'Assessorato al turismo, ma funzionali allo stesso Assessorato.
Il riferimento all'inadeguatezza delle strutture aeree o aereo portuali ne è un primo esempio. La valorizzazione e la difesa delle risorse è un altro esempio, e la necessaria equiparazione del settore turistico alberghiero a quello industriale.
L'esecutivo regionale deve ragionare con altra mentalità, che intenda il turismo non come cenerentola economica, occorre che il Vice Presidente della Giunta regionale, così solerte ed attento alle politiche economiche della Regione, ponga mente a questo settore che deve essere considerato come elemento potenzialmente trainante in una situazione di difficoltà occupazionale ed economica della Regione Piemonte; occorre che riservi ad esso settore quell'attenzione che si sforza, senza peraltro ottenere molti risultati positivi, di riserva ad altri settori.
Il turismo non deve essere considerato un sub-settore del terziario, ma deve definitivamente entrare nella mentalità e nella cultura economica della Regione. Di qui la necessità di un'indicazione, di una linea di intervento che punti alla riqualificazione della domanda, alla rivalorizzazione e alla salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio storico culturale, che punti alla creazione di quelle infrastrutture di settore dalle attrezzature sportive, agli approdi per il turismo nautico, agli impianti per il turismo invernale, capaci obiettivamente e realmente di allargare il periodo delle ferie e di attivare più ampi strati sociali di turisti, soprattutto dall'estero; e qui il riferimento della relazione al termalismo, al turismo congressuale, culturale, ci pare opportuno.
Se la relazione dell'Assessore Moretti individua queste linee indicate nelle ultime battute, è la scarsa attenzione dell'esecutivo nella sua globalità a questi problemi di questi anni che ci lascia dubbiosi e perplessi. Il fatto è che una politica turistica non può prescindere da una generale concezione culturale.
Ciò significa che il turismo deve integrarsi con la specificità delle altre concezioni culturali che presiedono alla tutela del territorio e dei beni culturali e alla qualità della vita in generale.
Occorre che la Regione Piemonte renda il turismo un viaggiare e non uno spostarsi, solo così il turismo potrà diventare oltre che un enorme fatto economico, anche una grande e positiva esperienza culturale.
Inoltre se è vero che siamo ancora carenti di attrezzature specifiche nel campo del tempo libero, di strutture, di servizi, di itinerari storico culturali, occorrerà indirizzarci su questo settore. Una nostra proposta di legge sul tempo libero può essere un primo passo per integrare gli aspetti dello sport, della cultura e del tempo libero.
Quella proposta di legge è stata formulata alla luce dell'importanza sempre crescente del tempo libero nella realtà sociale in cui viviamo, per cui stanno emergendo nuove forme di organizzazione della vita associata forse ancora poco conosciute, ma certamente rilevanti e importanti per la maturazione civile della persona umana.
Le conoscenze specifiche in questo campo sono ancora parziali e non ancora approfondite.
Ci troviamo di fronte, oltre che ad un fatto interessante dal punto di vista sociale, anche ad un fatto quantitativamente rilevante che ha bisogno urgente non solo di una nuova regolamentazione normativa, stante il mutato quadro di riferimento legislativo scaturito, da un lato dallo scioglimento di alcune strutture quali l'Enal, e dall'altro, dalla normativa del decreto 616, ma anche dall'incentivazione ad operare autonomamente un salto di qualità per consentire una diversa e più razionale ed efficiente struttura associativa ed operativa.
Quella proposta di legge, che può fare da cerniera alle attuali proposte di leggi esistenti in tema di beni culturali e di sport, pu incidere in misura rilevante sul settore del turismo sociale, vi è la necessità di costruire un disegno organico di intervento regionale in materia di tempo libero, valorizzandolo come fatto di conquista sociale del nostro tempo, inserendo da un lato i Comuni e dall'altro la Regione con adeguati stanziamenti nei bilanci per svolgere in questo campo funzioni di promozione e di sostegno.
In questo quadro alla Regione spetta il compito di operare una sintesi fra le istanze emergenti dell'autonomo sviluppo dell'associazionismo di base e l'esigenza di garantire un uso organico delle risorse pubbliche e private e soprattutto un'adeguata distribuzione dei finanziamenti su tutti il territorio regionale.
Queste proposte di legge possono contribuire positivamente in alcuni settori del turismo sociale e possono portare a risultati concreti alle aspirazioni e alle domande che l'Assessore si pone.
Come legare la politica culturale ad una strategia del turismo? Nel settore del turismo si tratta di attivare una serie di nuove politiche saldando i momenti della politica del prodotto con quelli della valorizzazione delle aree a tipica vocazione turistica, quelle infrastrutturali con un'adeguata strategia di commercializzazione che utilizzi soprattutto la disponibilità e l'esperienza dei soggetti pubblici e privati dotando il Piemonte di strumenti e di strategie utili per garantire che il turismo sia fonte di valorizzazione delle nostre riserve e soprattutto fonte di valorizzazione del nostro bilancio.
In questo ambito occorre tenere in particolare evidenza gli interessi del turismo nella politica scolastica, del lavoro, dell'ambiente, dei trasporti e della cultura.
Le relazioni dell'Assessorato alla cultura dovranno essere più puntuali e più esaurienti, consapevoli soprattutto del rispetto che si deve alla cultura e alla libertà della sua espressione, ma anche degli effetti che la risposta avrà su tutte le altre attività della Regione.
Occorre partire dalla cultura rifuggendo dalla concezione puramente estetica del bene culturale. Occorre partire da una concezione della politica culturale diversa da quelli emersa nelle volontà espresse da questa Giunta, una politica tecnicistica, come la vuole o la vorrebbe la maggioranza di questa Regione, politica negatrice di alcuni principi e di alcuni valori compresi quelli di natura contadina che, viceversa, noi riteniamo debbano essere valorizzati e come tali prestarsi ad un significativo contributo nel settore turistico.
Mi rendo conto delle necessarie connessioni sul piano nazionale, mi rendo conto che il turismo deve fare un salto qualitativo, mi rendo conto del problema dello scaglionamento delle ferie, della revisione del calendario scolastico, mi rendo conto delle necessità a livello nazionale per togliere il turismo da certi isolamenti. Mi rendo conto della necessità di un piano organico di interventi che colga l'intreccio stretto tra questo e gli altri comparti dell'attività economica.
Ma se la riforma dell'ENIT, ma se il rilancio di una politica differente e propulsiva del Ministero del turismo sono ormai fatti certi della politica nazionale, le Regioni debbono diventare soggetti con maggior peso nell'assetto degli organi di governo, a partire dall'ENIT riformato.
L'attuazione concreta di queste riforme dipenderà in larga misura dall'impegno regionale a coordinare la proiezione all'esterno e all'estero la nostra politica promozionale.
Su queste strade la Regione Piemonte, al di là delle indicazioni di principio pur lodevoli della relazione Moretti, si è indirizzata? L'assenza del Secondo Piano Regionale di Sviluppo è una carenza che non permette di valutare se le indicazioni dell'Assessore potranno avere credibile supporto ed organico inserimento per innescare una reale e concreta strategia di sviluppo del turismo, quale autentica fonte di ricchezza e determinante fattore di, crescita economica, civile e culturale del Piemonte.
Attendiamo di verificare se i propositi avranno seguito e, come forza di opposizione, saremo critici attenti dei ritardi che si accumuleranno se queste indicative non si realizzeranno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'esigenza dell'impiego razionale di tutte le risorse disponibili per uscire dalla crisi e per consolidare il ruolo del Piemonte nell'Italia e dell'Italia nell'Europa è oggi più sentita che mai. Gli effetti negativi prodotti dallo spontaneismo che ha accompagnato la crescita dell'Italia e che costringe oggi alla stagnazione economica sono sotto gli occhi di tutti e non hanno bisogno di ulteriori commenti. Perciò da tutte le parti si guarda a quei settori che sono in grado, se razionalmente programmati, di aiutarci a disancorare la nostra economia dalla morsa che frena le nostre potenzialità ed a riconquistare quella credibilità che si è andata progressivamente offuscando per cause non solo economiche.
Tra questi settori il turismo è senza alcun dubbio uno strumento di ripresa economica, veicolo di rapporti interpersonali, fonte di reddito e di benessere, momento di formazione delle persone, occasione di occupazione di mano d'opera anche giovanile. Lo dimostrano i dati economici e produttivi del settore, i benefici effetti delle entrate valutarie che arginano il deficit della bilancia commerciale con l'estero, le migliaia di famiglie che traggono il loro reddito da servizi di ospitalità e di accoglienza, la crescita del solidarismo e della comprensione tra i popoli che si incontrano e si conoscono grazie al movimento turistico. Non a caso dunque, il piano nazionale triennale a medio termine dedica un capitolo apposito al turismo, rivelando lo stato del settore e le prospettive di sviluppo al 1984 partendo dalla considerazione che le accelerazioni del movimento turistico mondiale registreranno tassi più sostenuti rispetto al passato e che una recente ricerca ha contemplato l'Italia tra i paesi destinatari di questo incremento, è ovvio che l'Italia debba prepararsi a drenare quote sempre maggiori di traffico turistico contrastando la concorrenza ed affinando la propria immagine turistica.
La relazione dell'Assessore regionale al turismo giunge quindi nel dibattito politico regionale e nazionale con grande puntualità e con una dovizia di dati che merita per la parte introduttiva e di documentazione l'apprezzamento del Consiglio e certamente dei repubblicani. Così come sono condivisibili i 10 punti della politica turistica sulla quale la Regione intende formare il suo programma turistico per il quinquennio 1981/85 dieci punti che per brevità chiamerò il "decalogo Moretti". Decalogo che tuttavia rimane nella relazione allo stato di enunciazione di principi seppure sviluppati schematicamente attraverso un disegno strategico onnicomprensivo con delle ipotesi astratte di sistema organizzativo per la formazione del prodotto turistico in Piemonte e di ipotesi di sistema organizzativo di marketing per il Piemonte, ipotesi, se mi consente, valide per ogni campo al quale si volessero applicare. Non intendiamo criticare il taglio manageriale della relazione, la parola "marketing" è più che opportunamente usata. Siamo sostenitori di un atteggiamento di imprenditorialità che deve assumere l'ente pubblico soprattutto quando essa vada ad interferire in un campo nel quale l'apporto del privato è determinante. La debolezza di questa nutrita documentazione sta però nel fatto che essa si consuma nelle percentuali, negli orientamenti, nelle tendenze, nella richiesta di maggiori fondi e più consistenti risorse, ma sfugge ad una regola fondamentale dell'economia: l'elaborazione dei conti.
Vorrei dire che questa è una regola alla quale non si è soltanto sottratto l'Assessore regionale al turismo. In Italia questo è un malcostume corrente soprattutto in molti Ministeri! Dovrebbe essere a tutti noto che per la formazione dei giudizi di convenienza sociale che prepara no le decisioni di politica economica ed indirizzano la programmazione regionale, non si può fare a meno di quantificare il ruolo di un'attività alla formazione del reddito nazionale ed all'ampliamento della base produttiva non solo a livello di settore, ma soprattutto a livello macroeconomico comprendendovi le interrelazioni con gli altri settori, con le risorse pubbliche, con la bilancia commerciale.
Questo in Italia, malgrado l'affermazione di Paese turistico per eccellenza, non è stato finora concretato. In fatto di turismo continuano ad imperare il luogo comune, il pregiudizio, il riferimento alla vocazione naturale al turismo, Così non ci si accorge di come mutino le mode, di come vada modificandosi il mercato ed allora, poiché ho detto che a questa carenza non sfugge nemmeno il nostro rappresentante regionale del turismo ci troviamo di fronte alla dichiarazione - intervista dell'Assessore Moretti fatta qualche mese fa, alla fine dell'estate - il quale, pur soddisfatto si stupiva che mentre l'indice di gradimento del nostro Paese sotto il profilo turistico stesse progressivamente opacizzandosi, in Piemonte il panorama sembrasse più roseo.
Io non attribuirei questo successo piemontese se alla "semina", come l'ha chiamata l'Assessore nei mesi scorsi, perché allora bisognerebbe anche parlare di quei manifesti affissi su tanti muri che invitavano a sciare in Piemonte quando la neve non c'era. Le cause sono profondamente diverse e le conosciamo bene, anche se paradossalmente occorreva prevedere questo naturale riflusso in zone più tranquille per renderle gradite e suscettibili di sviluppi di ricettività e ospitalità. La documentazione ci offre anche in visione tutta la legislazione regionale intervenuta in questi anni: molte di queste leggi non hanno incontrato la nostra condivisione proprio perché, non essendo riconducibile ad un disegno globale, ad una strategia, non ci sembravano in grado di correggere le distorsioni e le carenze del settore per armonizzare lo sviluppo del turismo, insieme con lo sviluppo di altri settori, per porre riparo agli squilibri tra zona e zona del Piemonte, per affinare tempi, metodi e strumenti della promozione all'estero e del consumo interno che vede esclusi o quasi esclusi anziani, pensionati e lavoratori agricoli. Per operare in questa direttrice occorre che il movimento turistico del Piemonte poggi innanzitutto su un'intensa collaborazione fra gli Assessorati regionali competenti, in ispecie tra l'agricoltura e il turismo, che questi Assessorati adottino strumenti tecnologici avanzati per la conoscenza del mercato e delle informazioni turistiche, che opportunamente utilizzino, degli istituti ma anche dei giovani della 285 per i rilievi (giovani però che devono essere addestrati, coordinati e controllati con costanza).
E' vero, come afferma la relazione Moretti, che non si può guardare al settore turismo come alla panacea di tutti i nostri guai, ma percentuali di recupero anche minime vanno sfruttate, soprattutto per Una terra come il Piemonte, dove lo sfruttamento dell'ambiente è per fortuna non ancora generalizzato e dove i grossi problemi che si frappongono ad uno sviluppo turistico possano avere un impatto meno drammatico.
Per la varietà delle sue risorse naturali, alcune delle quali non completamente sfruttate (si pensi alle Langhe, al Monferrato e ad alcune Valli Alpine), per distanze tra centri o località non eccessive, per la comoda centralità di una città come Torino (una volta tanto parliamo bene di Torino), il Piemonte si presta a un turismo che può sfuggire alla concentrazione, sia in termini spaziali che temporali, delle presenze turistiche. E poiché abbiamo la fortuna di poter affrontare il problema dello sviluppo del turismo nella nostra Regione tenendo conto degli errori degli altri, occorrerà ricordare che nel campo del turismo il maggior successo ed i risultati più solidi non sono appannaggio di paesi che si sono avventurati nel settore turistico con spirito di spietato sfruttamento delle risorse naturali locali e anche del turista che sono poi due aspetti della stessa faccia; soprattutto questo spirito di rapina va rifiutato da regioni come la nostra che possono ragionevolmente contare senza grandi illusioni, sull'offerta di risorse turisticamente pregevoli. Non voglio parlare degli scandali dell'Italia degli anni '60 o anche del Piemonte (proprio ieri la II Commissione si è trovata ad esprimere un parere su un'ennesima lottizzazione di Salice d'Ulzio con la quale si va a coprire come diceva l'architetto che ce l'ha presentato, l'ultimo francobollo di Salice d'Ulzio) ma andiamo anche al di fuori, facciamo delle considerazioni che vanno oltre i nostri confini nazionali. L'Avana era un paradiso turistico degli americani degli anni '50; è finita come è finita. Il Libano, lembo generoso di storia, trasformato in paradiso terrestre per ogni sorta di gente, soprattutto per quelli che avevano i soldi, oggi è ridotto a un cumulo di macerie.
Perciò lo sviluppo e l'offerta del turismo vanno fatti con la conoscenza dei vantaggi che se ne possono derivare ma anche con la consapevolezza che c'è un limite ad ogni beneficio e questo limite non va oltrepassato altrimenti quello che sembrava un innocente o attraente affare si rivela per un rapido e pericoloso imbroglio.
Non esagerando peraltro sull'altro versante, per cui tutto debba essere impossibile, ristrutturare una baita o un villaggio di baite, dovrebbe essere non soltanto consentito, ma incoraggiato ed incentivato! I temi da affrontare in un dibattito come questo sono molti ma credo che per dare consistenza e futuro a queste enunciazioni, occorrerà cimentarsi anche in proposte di legge delle quali avremo modo in dettaglio di approfondire il dibattito.
Vorrei in questa sede soffermarmi su un aspetto di questo problema e cioè trattare il rapporto che esiste tra la scuola e il turismo. Il binomio si presta a riflessioni di varia natura, incentrata prevalentemente su due ordini di considerazioni: l'importanza del turismo nella formazione dei giovani e cioè il turismo nella scuola, e l'importanza di una formazione professionale nel settore del turismo.
Per quanto riguarda il primo aspetto della questione, occorre sottolineare la necessità che i consigli di circolo e di istituto e i consigli distrettuali che sono preposti alla programmazione ed all'attuazione delle attività extrascolastiche, mantengano sempre viva l'esigenza di una salda connessione tra obiettivi formativi della scuola e turismo scolastico.
Ciò significa che questo non deve essere mai concepito in chiave di evasione o di puro consumismo, ma invece collocato nel contesto dei processi formativi iii atto e non vuol dire naturalmente che la gita scolastica debba necessariamente avere come unico scopo la visita di opere d'arte, di luoghi storici o per altri versi la presa di contatto con particolari strutture produttive: fabbriche, centrali, miniere o altro. Pu infatti proporsi altre finalità: di socializzazione, di modificazione delle dinamiche interpersonali, di promozione dell'esercizio sportivo, come nel caso delle vacanze invernali sulla neve dove però si pone il problema di un corretto rapporto tra la scuola e lo sport e quindi tra questo e l'educazione fisica che è parte integrante delle attività formative scolastiche.
Può soprattutto proporsi di formare un vero e proprio gusto dell'ambiente e della sua salvaguardia che fa parte della nuova nozione di bene culturale e della sua lettura, delle quali la scuola in ogni suo ordine e grado non può più fare a meno di occuparsi.
In sintesi, la creazione di una coscienza turistica alla quale già accennava il Consigliere Avondo nel suo intervento, fin dalla scuola dell'obbligo intesa nel senso più largo del rispetto della natura dell'ambiente umano, del patrimonio di civiltà comune, deve essere un traguardo al quale può contribuire anche l'Ente regionale attraverso un collegamento costante con gli organi scolastici per la definizione di un programma che potrebbe riguardare tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Il Consiglio regionale per solennizzare il decennale dello Statuto ha avviato una serie di contatti con i Provveditorati del Piemonte per fare in modo che la scuola sia più vicina alla Regione. Su questa scia si potrebbero intravvedere nuove possibilità di rapporti spostando od avanzando il programma dalla sensibilizzazione istituzionale a quella ambientale, turistica e così via.
L'altro aspetto del rapporto scuola-turismo concerne la preparazione professionale degli operatori turistici. Allo stato attuale ed in attesa della riforma della scuola secondaria, la formazione degli operatori qualificati di primo livello, è affidata in parte alle Regioni che attuano corsi di formazione professionale e in parte agli istituti professionali di Stato.
Ma, oltre all'esigenza del settore alberghiero, soprattutto per noi, si prospetta la necessità di disporre di una figura di operatore turistico in grado di organizzare un soggiorno, una visita, un viaggio all'interno della Regione. Occorre una preparazione profonda che soltanto un corso di durata biennale comprendendo un programma di cultura generale e di storia dell'arte, sociologia, psicologia, public relations, storia, economia generale locale, di organizzazione generale delle attività turistiche, di geografia turistica, fauna e flora oltre naturalmente alle lingue straniere. Ho parlato, Assessore Moretti, di un corso di due anni e non di un corsa di 8 giorni come hanno fatto i nostri maestri di sci.
Questo per quanto riguarda il rapporto scuola-turismo. Molte cose si potrebbero dire anche relativamente alla cooperazione, all'associazionismo alla pubblicità, al turismo sociale, al termalismo sociale all'agriturismo, ai trasporti ed ai campeggi.
La vastità dell'argomento e la sua importanza ci convincono che in un paese che voglia crescere, il turismo,sia sotto il profilo economico che sociale, può fornire strumenti, occasioni, agganci per la trasformazione della società e degli individui; può trasferire utilità economica ai beni che ne sono privi, creando circuiti di occupazione, reddito e benessere può contribuire ad una diversa immagine del lavoro all'estero, al consolidamento dei connotati della sua cultura, e dell'apertura all'altrui civiltà, in una parola al turismo, oggi insostituibile veicolo di informazione, di formazione, di produttivi rapporti personali e quindi anche di equilibrio. Tuttavia le sue potenzialità possono esprimersi compiutamente se incontrano rispondenza nelle concrete realtà, se cioè vengono rimossi gli ostacoli che lo comprimono e ne alterano la dinamica in senso economico e sociale.
Se questo dibattito avrà offerto l'occasione per una verifica e per un approfondimento per rimuovere questi ostacoli e per testimoniare l'attenzione che il Consiglio regionale porta a questo settore ed a quanti in esso operano a tutti i livelli di responsabilità, il nostro compito è appena iniziato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il gioco delle prenotazioni a parlare mi crea qualche imbarazzo ma mi dà anche l'occasione di cogliere alcuni spunti significativi che probabilmente mi fanno mettere da parte non soltanto l'intervento, che non sono solito preparare, ma anche la scaletta che avevo preparato.
Il giudizio sulla relazione dell'Assessore è positivo inteso come notizie, di riferimenti e di proposte. La ritengo peraltro, e in questo concordo con i miei colleghi, inadeguata rispetto ad un processo che non attiene al turismo, ma alla politica in generale.
Questo argomento l'ha introdotto il collega Villa anche se ritengo che la forza politica che lo ospita non sia la più qualificata a fare questo tipo di considerazioni.
Rilevo che la relazione soffre ancora di un complesso di inferiorità che ha il Partito socialista rispetto alla problematica della sinistra quindi si lascia andare ad alcune licenze verbali e politiche molto gravi e significative perché mettono di nuovo la Regione e il suo Assessorato ai margini rispetto a un dibattito politico che vede protagonista la città di Torino e l'area molto ampia del tempo libero, dell'intelligenza e della libertà dell'uomo.
Il collega Villa ha richiamato alcune felici e colorite espressioni del non mai sufficientemente apprezzato amico Alessio, in ordine alle "culture sommerse". Considero quel documento rivoluzionario per l'area torinese e piemontese. Significa buttare indietro non soltanto Marx, cosa che il P.S.I. ha già fatto tempo fa, ma addirittura il veicolo sul quale la sinistra è giunta al potere a Torino e in Piemonte.
Su questo l'Assessorato al turismo, la Regione in genere, la delegazione socialista al governo regionale ed il P.S.I. nell'ambito regionale non fanno sufficientemente.
Ci disturba il ritorno a concetti tipo "discussione del modello economico", "speculazione edilizia", il "Piemonte disastrato dagli interventi urbanistici", senza avere il coraggio di governare questi problemi e rivalutare quanto hanno di positivo e significativo.
Mi hanno anche colpito le osservazioni dell'intervento comunista che ha parlato di "sviluppo distorto" e della parte democristiana che per bocca del Consigliere Martini ha parlato di "dissacrante società dei consumi".
Collega Moretti, qual è il momento cruciale della sua funzione di governatore di un momento sacro qual è quello della libertà e del tempo libero che l'uomo moderno si è conquistato liberandosi dalla fatica e dal dogma? Deve avere il coraggio, caro Assessore, di dire quello che hanno detto i suoi colleghi della Città di Torino: "basta con la visione di una Torino operaistica che ci tramandano le stampe, con gli operai che vanno a lavorare con la gavetta, la bicicletta e la coppola o il berretto contadino".
Il P.C.I. continua a portare in questa sede un'immagine turistica del Piemonte disastrata dagli interventi urbanistici. Non è giusto dire che lo sviluppo è distorto. Basta guardare le statistiche internazionali sulle realtà della seconda casa per vedere come l'Italia sia in fondo alla scala d'Europa, quando la seconda casa è una domanda dell'uomo moderno. A questa domanda una risposta andrà pur data.
Il compagno di sinistra mi dirà che prima della seconda casa ci vuole la prima, ma gli ricordo che nei periodi in cui si costruivano le seconde case si costruivano anche le prime e, guarda caso, da quando non si possono più fare le prime, non si possono più fare neanche le seconde.
Queste non sono questioni di scelta, ma di altra natura: indici della produzione, costo del denaro, urbanistiche, eccetera.
Ho accentuato questo aspetto perché non vorrei che l'Assessore Moretti perdesse l'occasione che le viene data dalla stima che ha da parte di tutti i Gruppi di cogliere questo momento per fare un grosso salto di qualità e per fare giustizia di molti luoghi comuni. Rifiuto per esempio il tipo di esperienza turistica che è venuto dal concetto espresso da Avondo perch non 'sono d'accordo di pensare che dobbiamo incentivare una maturazione di coscienza e che il tempo libero debba essere prefigurato, organizzato coordinato, condizionato: il tempo è libero tout court e noi dobbiamo limitarci a creare le condizioni di opportunità per cui i cittadini si possono organizzare, associare e anche agire singolarmente. Inoltre si dimentica che alla base del momento turistico esiste, oltre all'associazione di carattere giuridico o religioso, vi è l'associazione naturale costituita dalla famiglia che qui viene ignorata.
Il suo Partito, Assessore, le dà l'occasione di ribaltare completamente la logica per la quale si troverà nei governi con la sinistra e di essere l'interprete di questo momento moderno che guarda avanti e che fa giustizia dei luoghi comuni (che pure ha utilizzato come veicoli per arrivare al governo). Oggi si è reso conto che non può continuare a vivere di rendita marginale rispetto al discorso comunista e deve trovare una propria ragione d'essere in questa maggioranza. Allora deve rifiutare nei suoi documenti quei luoghi comuni che non fanno parte né della cultura socialista né della scelta socialista né delle prospettive socialiste.
E' certo che non abbiamo giudicato la vicenda torinese, che ha così grosse connessioni con il turismo in termini negativi solo perché non ha portato alla crisi di Giunta comunale. Ci rendiamo anche conto che lo sbocco socialista difficilmente si può fare con una D.C. che in questa sede qualifica "dissacrante" la società dei consumi: la società dei consumi è un momento della storia dell'uomo, della società industriale di noi stessi.
Mi sembra difficile che un individuo che ritenga dissacrante la società dei consumi possa veramente come ci dice Alessio "girare senza complessi sotto i grattacieli".
Questa società moderna, stimolante, nuova o la si accetta, la si vuole e la si riconosce, se ne è protagonisti, oppure si è spettatori di un processo.
Assessore Moretti, la prego di essere più protagonista di Testo processo, meno spettatore. Chi non ha letto il documento sulle "culture sommerse" probabilmente non capisce né la profondità di questa vicenda n il suo significato politico.
Per noi, voci di opposizione, non esistono più margini residuali di polemica dopo il documento comunista e socialista che non è la svolta comunista di Varsavia, ma la svolta di Torino, molto significativa. Badate bene: è una svolta che si difende e si attua all'interno della maggioranza di sinistra. Se riteniamo che questa scelta socialista debba trovare spazio in una maggioranza diversa, è evidente che quelli che vogliono essere partners di una maggioranza diversa devono fare un processo di maturazione e misurarsi con la proposta socialista. Possiamo rifiutarci di fronte la sfida del P.S.I.? Ci auguravamo che in questa sede arrivasse un documento integrativo dell'Assessorato al turismo,che legasse i momenti di un rilancio del Piemonte come realtà proiettata in termini di sviluppo, e non di lamentazioni, per rimeditare e rivedere alcune licenze di linguaggio contenute nel documento che rendano di difficile lettura gli argomenti specifici.
Quanto alla formazione professionale, poi, se il turismo deve svilupparsi attraverso operatori altamente qualificati e deve diventare momento traente, siamo d'accordo e solidali a collaborare a un progetto di formazione professionale, che veda però il turismo come fatto moderno, come fatto europeo e non come fatto localistico. Si parla di agriturismo, ma non confondiamo l'agricoltura con l'attività del tempo libero e le cose che i nostri nonni ci hanno tramandato ma che non esistono più ora. Noi viviamo nel Piemonte di oggi e nella Torino di oggi.
Perché alcuni partiti e il mio tra questi, hanno levato grandi proteste sul modo in cui si è conclusa la vicenda dei 90 maestri di sci? Non perch quei personaggi sono andati a svolgere quella attività senza alcune garanzie giuridiche, ma perché volevano capire se nel turismo si vuole arrivare ad una professionalità di alto livello o semplicemente dare degli sbocchi alla sottoccupazione urbana o alla disoccupazione di periferia.
La vicenda dei maestri di sci non ci ha rassicurato assolutamente che sul fatto che l'Assessore stia muovendo per formare degli operatori turistici di altissimo livello, anzi, abbiamo il dubbio che si vada in senso contrario.
L'altro aspetto del documento che merita attenzione, e che è criticabile, è una sorta di disequilibrio e mancata scelta fra un'ipotesi dell'offerta Piemonte e un'ipotesi dell'offerta localistica, parcellizzata affidata ai Comuni, alla Pro-Loco.
Ho l'impressione che con questo documento si è voluto dare ragione a tutti ed a troppe persone con qualche scollamento.
Che cosa differenzia il Piemonte dall'Alto Adige? Ci differenzia un problema di immagine globale. E qui torna il problema del documento sulla cultura del P.S.I. di Torino. La nostra immagine esterna è di una società disastrata dalla sottoccupazione, dai moventi immigratori, priva di cultura, di volontà di andare a ricercare le proprie radici ed i propri valori.
Non concordo con quanto diceva qualcuno che al turista internazionale interessa sapere dove sono gli alberghi. Non è vero. Dobbiamo dare del Piemonte un'immagine turistica esterna che comprende i laghi, le colline la città, la montagna. Mi aspettavo del documento meno umiltà e più rivendicazione di funzioni.
Sono state poi enunciate alcune cose sulle quali raccomanderei estrema prudenza. Le cose meno positive che abbiamo ereditato sono le aziende autonome di soggiorno e le Pro-loco, costituite da quei personaggi che non riuscivano ad ottenere quella che è l'aspirazione dell'italiano medio: la carta intestata e il timbro, e che hanno colonizzato la nostra montagna.
Queste realtà e questa pochezza culturale degli operatori turistici hanno disastrato il nostro territorio.
Mi associo all'Assessore quando suggerisce di rimediare attraverso l'individuazione di aree turistiche omogenee da affidare a strutture di gestione turistica moderne e razionali. Attenzione, però, di non cadere da un pressapochismo all'altro. Con quale logica il collega Avondo dice che la Valle di Susa è un'area omogenea tale da potere essere gestita da un'unica azienda di soggiorno? In Valle di Susa esistono strutture, punti di riferimento completamente differenziati dal punto di vista delle attrezzature turistiche, dell'utenza e della presenza a livello internazionale.
Suggerisco che si faccia un'operazione di accorpamento delle aziende autonome di soggiorno onde verificare all'interno una formula consortile e individuare le aree omogenee.
Non diamo per assodato che la Valle di Susa è un'area omogenea soltanto perché è chiusa fra due catene di montagna, come tutte le valli di questo mondo. E' un'area culturale profondamente differenziata che ha subito influssi completamente differenziati e che ha vocazioni turistiche diverse, che ha stazioni invernali della prima, della seconda, della terza generazione che non si possono gestire con lo stesso metodo e lo stesso soggetto.
Esprimo a nome del mio Gruppo un giudizio positivo sul documento e invitiamo l'Assessore a prendere atto che esistono nella Regione la volontà, le disponibilità imprenditoriali, culturali e politiche perché il turismo faccia un salto di qualità totale e assoluto.
La invitiamo a tenere meno conto dei prezzi che ha dovuto pagare alla letteratura di sinistra e ad avere il coraggio di guardare più in grande in quelle opzioni che in grande sono contenute nella sua relazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Nella riunione dei Capigruppo si era convenuto che l'Assessore Moretti avrebbe riassunto in questi giorni gli argomenti che sono stati portati in discussione e avrebbero dato risposta successivamente.
Dare una risposta immediata su un problema di questo genere mi sembrerebbe molto complesso e difficile, riteniamo che sarebbe opportuno un rinvio alle prossime sedute.



PRESIDENTE

L'Assessore Moretti si riserva di parlare brevemente. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Presenterò al Consiglio regionali un programma sulla base delle considerazioni emerse dal dibattito tenendo conto che da tutti gli interventi e emerso che il settore del turismo e un settore produttivo interdipendente.
Il turismo presenta aspetti vari ed è discusso dagli economisti, dai sociologi, dagli uomini di cultura e dagli addetti, quindi non possiamo rispondere a tutte le sue esigenze con un ordine del giorno, ma dobbiamo entrare nel merito e verificare i vari aspetti ed approfondirli. Dar alcune brevi risposte ai colleghi intervenuti.
Il collega Marchini si è riferito all'Alto Adige che è l'unica Regione d'Italia che ha un sistema informativo in collaborazione con l'Istat. Il Piemonte opera in collaborazione con il CSI.
I dati complessivi sul turismo (ricettività, utenza, tipo di attività numero di addetti) ci verranno da questa impostazione che richiede un certo tempo di elaborazione.
I dati degli uffici provinciali del lavoro ci dicono che in questi ultimi due o tre anni oltre il 75 °./0 di coloro che sono stati avviati in questo settore sono giovani. E questo è un dato importante per quanto riguarda la politica occupazionale giovanile.
Quanto alla promozione turistica all'estero tutte le iniziative sono state sempre svolte con la collaborazione dell'ENIT. Il Piemonte ha cercato di creare un'immagine all'estero, anche a livello di borse internazionali e nazionali.
Lo scorso anno ha collaborato con le altre Regioni per impostare un programma di promozionalità non ponendosi sul piano concorrenziale ma continuando a coordinare un piano.
Il collega Marchini non tiene conto che il mancato sviluppo di questo settore è dovuto ad una politica culturale di salotto tradizionale della Regione Piemonte, e ad una politica industriale monoculturale.
Il mio Partito politico ha posto una problematica che è da discutere e da dibattere e non da prendere in contrapposizione a scelte politiche regionali o comunali. Se qualcuno pensa che voglia inserire questo discorso per creare rotture nella Giunta di sinistra, si sbaglia Collega Marchini, vada a rileggersi quella parte del documento che fa riferimento al tempo libero e ad un tipo di cultura che è diversa rispetto alla cultura di regime. Non esiste una differenziazione. Non esiste una contraddizione o una posizione differenziata da parte dell'Assessore nei confronti della Giunta, perché quella relazione è condivisa dalla Giunta.
I dati statistici non sono attendibili perché ci sono stati forniti dagli alberghi, dai campeggi, ecc., quindi vanno rivisti. Ritengo che una relazione attendibile debba toccare tutto il territorio regionale. Stiamo correggendo questa rivelazione attraverso il sistema informativo.
L'impostazione statistica è data dall'ISTAT, non dalla Regione e gli strumenti di correzione li abbiamo avuti successivamente, quindi ci troviamo nella fase di sviluppo di questo discorso.
In alcune aziende turistiche sono intervenuto per verificare l'esatta situazione delle presenze in quanto i dati registrati erano inferiori rispetto alle presenze effettive per ragioni fiscali. La Regione non deve perseguire gli operatori, ma deve cercare di educarli.
L'Assessorato viene accusato di voler centralizzare al contrario. Si sono tenute delle riunioni con le aziende autonome, in verità con partecipazione scarsa.
Concordo con quelli che dicono che sono stati indicati dei presidenti che hanno bisogno di farsi il biglietto da visita. La scelta è stata fatta da parte delle forze politiche ed anche da parte del P.L.I.
Anche il mio Partito ha fatto delle scelte sbagliate, cosa che dobbiamo evitare, anche per la responsabilità che abbiamo nella gestione della finanza. Il Consigliere Vetrino rileva che manca qualsiasi indicazione di spesa. Devo dire che il piano di programmazione viene esaminato dalla Commissione e il programma che sarà portato in Consiglio dovrà avere il supporto finanziario. Si è parlato di strutture organizzative turistiche periferiche ognuno e ognuno dà una sua motivazione e giustificazione.
La valle di Susa è un'area indicativa sul piano turistico. Vi sono quattro aziende autonome, quattro bilanci, quattro presidenti con una serie di spese che si possono eliminare, il Consigliere Avondo ha parlato di unificare le aree omogenee per un primo esperimento di azienda consorziata o unificata. Stiamo discutendo della disponibilità di risorse che è scarsa stiamo affrontando il problema economico cercando di indirizzare la spesa in modo più oculato e probabilmente dobbiamo fare anche questo. Non solo nella Valle di Susa è possibile questo esperimento, ma anche sul Lago Maggiore.
Informo i colleghi che giovedì prossimo, presso l'Assessorato al turismo, si terrà una riunione con i rappresentanti di tutte le Regioni per affrontare diversi problemi, l'applicazione della classificazione alberghiera, le guide alpine, gli interpreti, la ricettività alberghiera ed extra alberghiera.
Il progetto "un campeggio '80" sarà portato in Commissione e poi in Consiglio regionale fra un paio di settimane. Va detto che non è possibile affrontare tematiche così vaste con il tempo dovuto e la Giunta non ha la possibilità di risolvere i problemi con la bacchetta magica.
Piano triennale. Il Ministro non ci ha risolto tutti i problemi. Il piano triennale va avanti da quattro o cinque anni con un budget iniziale di circa 300 miliardi che non considera l'inflazione. Devo dare atto al Ministro che per la prima volta l'impostazione di quel piano è stata discussa con i rappresentanti delle Regioni e quel piano ha un riferimento per quanto riguarda l'attività promozionale e per quanto riguarda l'incentivazione turistica. Si deve considerare la disponibilità a intervento del privato, quindi si pone anche il problema di una programmazione elastica.
Non siamo responsabili della lottizzazione che, come il Consigliere Vetrino sa, risalgono alla vecchia Giunta. Questa Giunta ha dovuto tenerne conto e intervenire per restringerle.
La Giunta regionale ha fatto del turismo una ragione di difesa del paesaggio, una ragione di cultura. La relazione tratta anche del problema della stagionalità e del modo di utilizzare le strutture nei tempi morti con iniziative rivolte alla scuola e alla terza età.
La Regione ha promosso una campagna che coinvolgeva i comuni del Verbano con risultati positivi. Meno facile è l'attività nel campo dell'agriturismo. Attraverso le associazioni agricole si cerca di coinvolgere gli addetti del settore con il proposito anche di integrare il reddito nel settore dell'agricoltura.
Quanto ai maestri di sci teniamo presente che le Comunità montane devono predisporre corsi propedeutici per giovani. L'unica Comunità che non ha accettato questo è quella della Valle di Susa perché è legata a fenomeni corporativi. I maestri di sci stanno frequentando attualmente dei corsi di 40 giorni e non di 8 giorni come erroneamente ha pubblicato La Stampa.
Il ruolo del maestro di sci non deve essere un ruolo a sé stante, ma deve inserirsi nel discorso complessivo degli operatori del settore. Gli incontri con le agenzie di viaggio sono stati frequenti. Anche in questo campo manca una legislazione. La Regione si trova a gestire una legge che non è più attuale.
Il collega Mignone ha parlato della valorizzazione del personale degli Enti provinciali turismo e credo che quando unificheremo le aziende, il personale verrà giustamente utilizzato. Sono state criticate le Pro-loco ma credo invece che quelle forme vadano considerate.
Pensate quanta gente lavora nel campo del turismo senza essere retribuita. Bisogna tenere conto di queste forme spontanee, anzi, bisogna incentivarle.
Turismo scolastico. E' una piaga. Vi è gestione da parte del Provveditorato agli studi di questo settore d'intesa con alcune agenzie.
Non ne conosco le ragioni. Una normativa per l'attività del tempo libero è già stata approvata dalla Giunta e in sede di Commissione potremo integrare questa parte impegnando maggiormente il Provveditorato.
Ringrazio i colleghi del Consiglio per le indicazioni, gli elementi e le critiche che hanno portato. Ne terrò conto nel programma che presenter in Commissione e in Consiglio.



PRESIDENTE

Il Consiglio sarà convocato per il giorno 11 febbraio prossimo. La seduta è tolta.
(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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