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Dettaglio seduta n.11 del 09/10/80 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto primo all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute".
Se non vi sono osservazioni i processi verbali delle sedute del 23/9 e del 2/10 s'intendono approvati.
Informo i colleghi Consiglieri che la conferenza dei Capigruppo ha deciso di non tenere la seduta di domani, pertanto una parte degli argomenti all'o.d.g., sarà rinviata ad altra riunione.


Argomento: Contributi alla cultura

Interpellanza del Consigliere Cerchio inerente alla gestione della legge 58/77: "Contributi Enti culturali"


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo all'o.d.g.: Interrogazioni ed interpellanze.
La prima interpellanza è del Consigliere Cerchio inerente alla gestione della legge 58/77: "Contributi Enti culturali".
La parola al Consigliere Cerchio per l'illustrazione.



CERCHIO Giuseppe

Intendo illustrare brevemente le motivazioni che mi hanno indotto a presentare l'interpellanza sull'applicazione della legge n. 58 del 1977. Il nostro Gruppo nel corso della II legislatura aveva avanzato una serie di critiche e di eccezioni sulla gestione della politica culturale attuata dall'Assessore Fiorini.
Le conseguenze di quella politica culturale, o meglio, di quella non politica culturale, vedono l'Assessore Ferrero costretto a gestire l'eredità di numerose iniziative discutibili sul piano dei contenuti e sulla metodologia. D'altra parte la mancanza di una mappa della domanda culturale in Piemonte pesa in misura non indifferente soprattutto sulla gestione della legge 58, come vedremo successivamente. Alla scadenza della II legislatura, di fronte all'insoddisfazione di alcune risposte o alle non risposte dell'Assessorato, il Gruppo consiliare D.C., aveva presentato una mozione sollecitando l'Assessorato e la Giunta a promuovere un dibattito sulla politica culturale, sull'applicazione della legge 58, e sulla reale utilizzazione della Consulta per i Beni culturali prevista dalla legge.
Avevamo rilevato come su una grossa iniziativa, che voleva essere il fiore all'occhiello della Giunta regionale, la famosa mostra sul Regno Sardo, n Consiglio regionale né tanto meno la Commissione per i Beni culturali, (se non attraverso un'informazione del tutto occasionale) non erano stati coinvolti.
Quella mostra voleva essere in parallelo con la Mostra Medicea di Firenze con rilievo di carattere internazionale ed è passata, per una pubblicità non adeguata, come rassegna importante e significativa, senza però riuscire a coinvolgere un momento culturale della Regione Piemonte.
Crediamo nella necessità di un uso autenticamente pluralistico della legge sui Beni culturali per apprestare ai cittadini piemontesi opportunità ed occasioni di fare cultura in termini alternativi e diversi dal passato.
Riproponiamo questa problematica, che certo non è indifferente, e chiediamo se la Giunta ritenga che il miliardo messo a disposizione per la mostra del Regno Sardo sia un fatto coerente don le necessità ed i bisogni della realtà piemontese, tanto più che, quella cifra iniziale, risulta essere notevolmente lievitata.
Chiediamo inoltre se risulta vero che tutti i fondi che dovrebbero essere a disposizione per la gestione della legge n. 58, siano stati fatti con fluire per pagare gli oneri conseguenti all'allestimento della Mostra del Regno Sardo.
Ci rendiamo conto che il diligente Assessore Ferrero riceve un'eredità del passato forse infelice, ma sappiamo che avrà la capacità per un salto di qualità. Su questo tuttavia dobbiamo fare chiarezza per poter riproporre in termini nuovi, la gestione della politica culturale della Regione.



PRESIDENTE

La risposta all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore alla cultura

Ringrazio il Consigliere Cerchio, non tanto per le anticipate e gradite considerazioni che mi ha voluto rivolgere, quanto per il fatto che il testo dell'interpellanza che ha rivolto alla Giunta è stato di utilità al neo Assessore per fare un inventario, al passaggio di consegne, e per focalizzare un insieme di questioni che sono da approfondire.
L'interpellanza è articolata in modo complesso trattandosi, sì di domande esplicite, ma per molti punti di anticipazioni di valutazioni basate su informazioni che si danno per acquisite, o di giudizi di merito che si danno per affermati.
Risponderò alle domande specifiche facendo presente al Consigliere Cerchio, che non condivido il giudizio politico al primo comma dell'interpellanza, laddove si parla di indiscriminate elargizioni e contributi.
Non è questa la sede per discutere. Non credo quindi di dover rispondere a questo punto. Non condivido questo tipo di considerazioni perché è proprio dell'attività promozionale, lo sviluppare sulla base di proposte, iniziative culturali. Altro discorso è valutare se le iniziative e le attività promozionali, che hanno portato ad una estensione ed intensificazione della cultura sul territorio Piemontese (cinque anni fa la situazione era ben diversa), possano e debbano, e in quale misura, o con quali cambiamenti, essere proseguite nel futuro. A questo riguardo, credo che la Giunta chiederà che il dibattito, cui anche il Consigliere Cerchio faceva riferimento, sulla politica culturale, possa avvenire a tempi brevi.
Sarebbe opportuno nella discussione in sede di Commissione, concordare le modalità del dibattito, perché sia più proficuo possibile.
Vengo ora ai punti esplicitamente sollevati.
Costo della mostra sul Regno Sardo Credo che la questione di fondo di questo problema sia: se è giusto o meno svolgere tale tipo di attività. Non credo che il problema vero sia di sapere se questa attività, sia costata molto o sia costata poco; il discorso da fare proiettato verso il futuro, è se questo tipo di iniziativa, più impegnativa delle tradizionali attività promozionali, abbia un ruolo e, in tal caso, quale debba essere. La spesa risultante all'Assessorato è la seguente: un miliardo 164 milioni 234 mila lire stanziato dalla Regione Piemonte, 250 milioni dalla Provincia di Torino 100 milioni dal Comune di Torino. Dai fondi della Regione risulta che devono essere detratte alcune voci, e precisamente il deposito cauzionale per l'uso di Palazzo Reale di L. 50 milioni, che viene restituito; il materiale espositivo di allestimento per un valore di L 250 milioni, da considerarsi utilizzabile anche per altre manifestazioni, e che deve quindi essere visto in un piano di ammortamento e di utilizzo pluriennale. Il consuntivo della spesa non è ancora definitivo e quindi potrà subire qualche piccola variazione, in tal caso mi farò cura di in formare il Consiglio.



RIMBORSO DEI COLLABORATORI

Se ci si riferisce a lavori di consulenza o comunque ad attività di carattere libero-professionale, dagli atti non risulta esservi un rapporto intercorrente tra la Regione ed i collaboratori, salvo per le prestazioni relative all'allestimento tecnico della mostra, ed alla stampa del catalogo da parte della tipografia. Per quanto riguarda il lavoro di schedatura del materiale da parte dell'équipe di studiosi, le deliberazioni regionali hanno autorizzato soltanto rimborso-spese per il lavoro di ricerca.
Per quanto attiene l'eventuale danneggiamento del materiale, non credo che il Consigliere debba essere annoiato dai dettagli della questione. Si tratta comunque di una considerazione avanzata dalla Soprintendenza in merito al restauro di 14 dei 40 disegni affidati alle cure di un restauratore. Trattasi di valutare se il tipo di restauro che è stato operato ha o meno danneggiato il materiale rispetto al suo stato originale.
La Regione sulla base della segnalazione della Soprintendenza ha immediatamente avviato la procedura del caso interessando l'ufficio legale e bloccando i pagamenti non soltanto per questa parte ma per il complesso delle commesse. E' ora in corso per via legale una conciliazione tra le parti che avrà anche un ruolo tecnico specifico degli uffici legali della Regione e dall'avvocato che la Regione ha assunto.
Per ciò che riguarda la valutazione tecnica del restauro, è materia che appassiona gli specialisti e sui quali il sottoscritto non ha nessuna competenza personale.
Per quanto si riferisce all'impegno di spesa, in merito alla politica di decentramento del 1980 promossa dalla Regione Piemonte, rimanderei l'esame analitico di questa voce al dibattito generale sulle questioni culturali perché, ad esempio il Consigliere Cerchio non riporta i "Punti Verdi" e "Settembre Musica" ad alcune iniziative come il decentramento del Teatro Stabile e il Teatro Regio che, dal punto di vista finanziario, sono più onerose di quelle che egli cita e che non possono essere mera operazione di riparto di fondi.
Riporto alcune cifre in merito ai punti richiamati nell'interpellanza: il Cabaret Voltaire ha avuto un contributo di 25 milioni per una rassegna di teatro incentrato sul terna "America-Europa" al Comune di Torre Pellice sono stati erogati 30 milioni per la trentunesima edizione della mostra di Arte Contemporanea per "Settembre Musica" e "Giovani e Altri" 130 milioni per i "Punti Verdi" non c'è stato finanziamento regionale per "Torino Enciclopedia" il finanziamento è stato sui capitoli dell'educazione permanente, che sono per altro del tutto attinenti con il tipo di manifestazione denominata "Torino Enciclopedia" nella prima versione e "Piemonte Enciclopedia" nella seconda.
Voglio anche ricordare al Consiglio che la legge (di cui la modificazione può essere auspicabile) prevede che le iniziative di manifestazioni di interesse regionale non siano necessariamente subordinate al parere della Consulta.
Credo con questo di aver dato le informazioni finanziarie che l'interpellanza richiedeva, e di aver anticipato in modo sommesso alcune considerazioni di merito che, sulla base di una riflessione, inducono a giudizi forse più sfumati di quelli che vengono anticipati in modo netto dall'interpellante, ma credo che di questo potremmo discutere in seguito.
Ritengo che, al di là di tutte le informazioni che l'Assessore Fiorini avrebbe fornito, e che ora io do, esista una continuità istituzionale, e che non sia cosa simpatica avviare una discussione, quando una delle parti a cui i giudizi si riferiscono non è in grado, nella stessa sede, di rispondere e di argomentare.



PRESIDENTE

La parola nuovamente al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

L'interpellanza era indirizzata all'Assessore competente attuale, ma ovviamente era indirizzata alla politica culturale della passata legislatura. L'Assessore Fiorini, si era impegnato nell'ultimo semestre della seconda legislatura, a indire un dibattito sulla politica culturale.
La gestione e il modo per fare cultura in Piemonte sono oggetto di approfondimento in Commissione e nell'auspicato dibattito. Siamo d'accordo per un intervento sul piano culturale, per un programma serio di promozione culturale che però non può prescindere dai contenuti che devono essere aperti e pluralistici. Solo una politica culturale, dignitosa e rispondente alle esigenze di tutti, giustifica i relativi costi a carico della comunità intera.
Il miliardo e mezzo indicato dalle deliberazioni, piuttosto disarticolate, in ordine alla Mostra del Regno Sardo, è una cifra significativa.
Dalla ricerca di deliberazioni che ho fatto, in modo artigianale, con opera da certosino, senza consulenze o le strutture dell'esecutivo, mi risulta che si è raggiunta la cifra di 2 miliardi e 300 milioni, come oneri diretti o indiretti. In ordine alla conflittualità sorta fra la Regione ed alcuni restauratori va osservato che i restauri conservativi possono essere oggetto di interpretazioni diverse. Non vorrei che con restauro conservativo passi il restauro distruttivo.
E' avviata una causa legale. Sulla problematica non c'è stato un organico piano di intervento, ma l'approvazione ripetuta di deliberazioni una dopo l'altra, senza un programma di coordinamento. Vorremmo poi verificare all'interno della Commissione la politica del decentramento affinché sia articolato sul territorio e non gestito, per esempio, da una sola associazione. La legge 58 prevede la Consulta per i beni culturali e le attività culturali, ma questa è stata convocata una volta sola al termine della seconda legislatura, dopo varie polemiche e in termini quasi ridicoli; è stata convocata solo per prendere atto di quanto la Regione Piemonte aveva fatto e intendeva fare.
Questa metodologia non è corretta. La Consulta non dovrebbe solo dare pareri positivi o negativi sulle proposte dell'esecutivo, ma dovrebbe essere il canale essenziale e lo strumento di base istruttorio per la Regione.
Ringrazio l'Assessore per la sua risposta e mi dichiaro insoddisfatto.


Argomento: Pesca

Interrogazione dei Consiglieri Avondo e Biazzi inerente il rinvio della legge regionale 22/4/80 sulla piscicoltura


PRESIDENTE

Viene discussa ora l'interrogazione dei Consiglieri Avondo e Biazzi inerente al rinvio della legge regionale 22/4/80 sulla piscicoltura.
Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore allo sport e tempo libero

Ho già risposto per iscritto ai colleghi Consiglieri dato che l'argomento ha una certa urgenza.
Per quanto riguarda le attività della pesca sportiva e della piscicoltura, poiché è in discussione la ripresentazione della legge, si è creduto opportuno di rinnovare tutte le concessioni, in particolare quelle dei Comuni, delle Province e delle associazioni riconosciute. Quindi non ci sono problemi per questo periodo. Sulle acque della provincia la Regione non può interferire, così come stabilisce il D.P.R. 616, c'è stata un'intesa tra le Province in ordine all'uniformità delle concessioni.
Assicuro i colleghi Consiglieri che a giorni la Giunta ripresenterà la legge che conterrà anche i problemi della pesca, così come si è fatto a suo tempo per la caccia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ringrazio l'Assessore anche per la risposta scritta e ringrazio la Giunta per la decisione di prorogare le concessioni permettendo agli Enti interessati di continuare l'attività in attesa della legge quadro.
Unitamente al Consigliere Avondo mi ritengo soddisfatto della risposta e delle decisioni della Giunta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Mignone inerente l'insediamento di un'azienda inquinante nel Comune di Masone


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Mignone inerente l'insediamento di un'azienda inquinante nel Comune di Masone.
Risponde l'Assessore Salerno.



SALERNO Gabriele, Assessore all'ecologia

Dalla documentazione presente in Assessorato si rileva che contro la decisione di installare due insediamenti produttivi nel Comune di Masone (Genova), uno per la cromatura dei metalli ed un altro per la lavorazione di pelli, c'è stata una presa di posizione dei Comuni piemontesi delle Valli Stura ed Orba, preoccupati per i possibili inquinamenti che potrebbero derivare ai due fiumi le cui acque sono utilizzate sia per uso potabile che per uso irriguo.
Dai risultati dei prelievi effettuati nel corso degli anni '78/79, la situazione dei fiumi Orba e Stura evidenzia un sostanziale stato di buona salute dei due corsi d'acqua, se si esclude un aumento dell'inquinamento nei pressi di Ovada. Si ritiene di poter affermare che ciò sia dovuto per lo Stura al carico inquinante alla città di Ovada e per l'Orba sia al carico inquinante dello Stura, che confluisce in esso, sia al carico inquinante della città di Ovada.
Lo stato di salute dell'Orba tende a migliorare allontanandosi da Ovada, mentre si ha un leggero aumento del carico trofico in vicinanza della confluenza con il fiume Bormida.
Per quanto riguarda il Comune di Ovada sono già stati finanziati un tronco di collettore ed il depuratore; per le Valli d'Orba e del Bormida sono previsti finanziamenti per circa 1,5 miliardi per interventi di depurazione.
Sono stati presi contatti con la Regione Liguria che sfoceranno il 13/10/80 in un incontro presso la Regione Liguria, presente anche un rappresentante dell'Amministrazione comunale di Masone, tra Regione Piemonte e Regione Liguria, atto ad acquisire elementi di conoscenza sulla situazione e sugli eventuali interventi possibili da parte della Regione Liguria e del Comune di Masone, visto che la Regione Piemonte non pu effettuare interventi diretti mediante l'applicazione delle leggi regionali 32/74 e 49/77.
Saranno presi contatti con i Comuni piemontesi interessati per informarli del risultato ottenuto dall'incontro tra Regione Piemonte e Regione Liguria e per concordare eventuali interventi o prese di posizione nei confronti della Regione Liguria e del Comune di Masone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante, Mignone.



MIGNONE Andrea

L'interrogazione nasce da un duplice ordine di considerazioni: da un lato la preoccupazione segnalata dalle amministrazioni locali in ordine al temuto inquinamento derivante dall'insediamento produttivo a Masone e dall'altro la necessità di sollecitare da parte dell'Assessorato regionale competente, un intervento coordinato con la Regione Liguria, per un esame preventivo di tutti gli interventi che possano comportare conseguenze nei territori delle regioni confinanti. E' chiaro che la Regione Piemonte non ha giurisdizione su una vicenda che nasce nel Comune di Masone, quindi nella Regione Liguria.
L'interrogazione vuole appunto sottolineare la necessità di un rapporto stretto e di un coordinamento fra le Regioni confinanti in ordine agli interventi sul territorio dell'una o dell'altra. L'Assessorato si è mosso con sollecitudine e tempestività, prendendo contatti con le Amministrazioni comunali localizzate lungo il fiume. Mi pare oltre modo positivo l'incontro che avverrà lunedì a livello tecnico, che poi ovviamente sarà allargato a livello politico per chiarire tutti gli aspetti, tenendo conto dell'urgenza. E' pur vero che il Comune di Masone intervenne sollecitamente con la sospensione della licenza; questa sospensione però sta per scadere se addirittura non è già scaduta.
Prendo atto con soddisfazione dell'iniziativa attivata dalla Regione Piemonte e attendo di conoscere gli esiti e gli sviluppi di questa situazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICCO


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interpellanza dei Consiglieri Brizio, Villa, Cerchio e Paganelli inerente il trasporto scolastico


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Brizio, Villa, Cerchio e Paganelli inerente il trasporto scolastico.
Chiede di illustrarla il Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Come l'Assessore sa, ci sono dei Comuni che si trovano nell'effettiva impossibilità di svolgere le funzioni di assistenza scolastica per la scarsità del contributo.
Abbiamo chiesto immediate iniziative su tre punti: erogazione dei previsti contributi ai Consorzi dei Comuni e delle Comunità montane per il trasporto scolastico. Questi con tributi non sono stati erogati. C'è dell'incertezza in merito alla loro disponibilità bench questi servizi siano già stati avviati da parte dei Consorzi risposta favorevole ai Comuni che hanno inoltrato, entro il 5 marzo la prescritta domanda di integrazione del contributo regionale: una circolare regionale invitata infatti i Comuni che avevano avviato nuovi servizi a presentare le domande entro quella data per ottenere un contributo integrativo proporzionato all'incremento dei servizi stessi esame dell'adeguamento complessivo di tale erogazione.
Ci rendiamo conto che quest'ultimo punto deve essere visto nel bilancio 1981, per i primi due invece occorre una iniziativa immediata. La Regione entro il 31 gennaio, secondo quanto stabilisce la nuova legge finanziaria ha dovuto effettuare la distribuzione, e darne comunicazione ai Comuni affinché ne tenessero conto nella formulazione dei bilanci; questo è un dato positivo.
Permane però una situazione grave soprattutto in ordine ai punti a) e b). C'è fortissimo malcontento presso le amministrazioni locali, e c'è una effettiva impossibilità a d assicurare determinati servizi.
La legge finanziaria che ha regolato il bilancio '79 aveva lasciato intendere in un primo tempo che i fondi del D.P.R. 616 sarebbero stati erogati direttamente dallo Stato, mentre la legge del 1980 ha ripristinato l'erogazione tramite la Regione, creando dei disguidi perché, in effetti molti Comuni, nonostante che la Regione abbia erogato il 30 % in più, hanno ricevuto una cifra inferiore a quella dell'anno precedente. A questo si aggiunga la mancanza di interventi di sostegno per quei Comuni che hanno avviato nuovi servizi. Vorremmo quindi conoscere quali iniziative intende assumere la Giunta, l'ammontare degli importi che devono ancora essere erogati ai Comuni per il trasporto, l'entità delle domande presentate entro il 5 marzo per l'adeguamento, anche perché, intendiamo verificare quali iniziative possono essere assunte per poter dare, entro il 30 novembre (ultimo termine per le variazioni di bilancio dei Comuni), certezze alle amministrazioni comunali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferrero.



FERRERO Giovanni, Assessore all'istruzione

Per l'anno 1979 questa amministrazione, in attesa che si definissero le modalità di attuazione dell'art. 2 della legge 843/78, aveva provveduto a ripartire, a titolo di anticipazione, la somma iscritta nel bilancio regionale che ammontava a 17 miliardi e 700 milioni circa.
Di tale somma, circa un miliardo veniva assegnato come contributo straordinario. A metà dicembre '79, il Ministero del Tesoro comunicava che alla Regione Piemonte, per l'anno '79, per l'esercizio delle funzioni di assistenza scolastica attribuite ai Comuni, era assegnata soltanto la somma di L. 16 miliardi e 650 milioni, quindi circa un miliardo in meno di quanto la Regione aveva a suo tempo assegnato ed erogato.
Per il 1980 il contributo statale è stato calcolato sulla base di quanto assegnato per il 1979, incrementato del 30,35%; in tal modo volendo applicare lo stesso incremento nei confronti dei Comuni, ci si accorse di essere di fronte a un problema finanziario di circa un miliardo e mezzo.
Considerato che i Comuni, sulla base delle disposizioni finanziarie per il 1980 dovevano entro il 31/1/80 conoscere l'ammontare del contributo regionale per poter predisporre i bilanci, disposizioni a cui non erano soggetti i consorzi scolastici e le Comunità montane, si decise di ripartire i fondi (mi pare d'intesa con la Commissione consiliare competente di allora) a disposizione tra i Comuni, riservandosi poi con eventuali ulteriori fondi di assegnare i contributi ai consorzi scolastici e alle Comunità montane, confidando su una possibilità di maggiori entrate che compensassero quella cifra che risale al 1979.
A questo punto si debbono sviluppare tre ordini di considerazioni.
La prima considerazione veniva già illustrata dal Consigliere Brizio. A differenza di quanto avveniva prima dell'entrata in vigore del DPR 616, il compito della Regione è quello di ripartire i fondi che vengono stanziati dallo Stato per le funzioni di assistenza scolastica. In passato, invece le funzioni di assistenza scolastica, appartenevano alla Regione, e proprio per questo, nella prima legislatura fu approvata la legge 27.
La Regione, essendo queste funzioni trasferite ai Comuni, non ha potestà di modificare né stornando né integrando delle cifre che in altre Regioni sono addirittura assegnate in entrata dei Comuni direttamente dallo Stato, sono fatte senza passare attraverso al riparto regionale dei fondi.
Nel caso della Regione Piemonte, su richiesta delle forze politiche, per ragioni di opportunità, è ancora la Regione che effettua il riparto territoriale dei fondi tra gli Enti.
Proprio per questa ragione il riparto non entra più all'interno dei diversi settori di cui si compone l'assistenza scolastica, proprio perch sono i Comuni ad avere queste funzioni e quindi l'ammontare viene destinato in campo agli Enti locali come somma complessiva.
Seconda considerazione importante è quella di un provvedimento per un'integrazione di fondi dopo le eventuali considerazioni politiche, ma che richiede necessariamente una legge. In sostanza, con una legge regionale è utile introdurre le opportune competenze finanziarie e le giustificazioni di merito, per effettuare l'operazione. Non è atto che la Giunta pu assumere da sola ed in tempi presumibili; è nota ai Consiglieri la procedura di approvazione delle leggi che richiedono il visto del Governo nel nostro caso sarebbero da tener presenti i successivi atti amministrativi e i tempi necessari per erogare concretamente, da parte della ragioneria, i fondi agli Enti locali.
Terzo tipo di considerazioni: per chiarezza, l'Assessorato ha scelto la strada d'individuare sul bilancio 1981, un impegno per i fondi che, dovuti agli Enti locali per le spese effettuate, non sono stati erogati nel bilancio '80. Mi rendo conto come questa decisione spetti, in ultima istanza, al Consiglio, considerate le valutazioni della Commissione consiliare e della Giunta che conserva, comunque, una sua autonomia.
Alla luce di tale situazione l'Assessorato ha, nei confronti delle situazioni di particolare drammaticità, quindi proceduto ad un incontro con gli amministratori interessati, assicurando loro, per iscritto, che l'opinione della maggioranza è quella di introdurre nei fondi 1981 un primo riparto su quelli dovuti per il 1980, e nei fondi residui, discutendone la procedura, interverrà nei confronti dei soggetti, cioè: Comunità montane e consorzi scolastici; l'ammontare della cifra si aggira attorno ai 530 milioni.
Per i Comuni che con l'inizio dell'anno scolastico 1980/81 hanno avviato nuovi servizi di assistenza scolastica, si applica lo stesso criterio prima illustrato, quindi, non essendovi disponibilità di bilancio per i contributi straordinari, il contributo del 1981 cercherà di tener conto di questi nuovi servizi e dei relativi costi aggiuntivi. Trattasi qui, di materia diversa rispetto alla prima perché, in generale, i contributi straordinari sono nella loro entità e necessità di carattere più aleatorio di quanto non siano le questioni di cui al punto a). Si tratterà di alcune centinaia di milioni e spetterà al Consiglio insieme alla Giunta o la Giunta a proporre al Consiglio, i criteri con i quali considerare necessarie o meno, le richieste dei contributi straordinari.
Per quanto riguarda l'adeguamento del contributo all'aumento del costo dei servizi, occorre far presente che i contributi, rispetto allo scorso anno, sono stati incamerati del 30% e che, comunque, nell'ambito di un discorso più ampio di riqualificazione della spesa, anche i Comuni dovranno adottare i criteri prioritari in merito all'organizzazione dei servizi. La questione da discutere oggi è, se sia necessaria un'iniziativa congiunta della Regione e dei Comuni piemontesi che, in considerazione della particolare situazione geografica e morfologica, proceda per un verso all'integrazione con le reti generali di trasporto intercomunale del trasporto alunni e, per l'altro verso, sottoponga alle competenti autorità ministeriali la problematica nel suo complesso.
Se questo si ritiene non idoneo o comunque politicamente non condivisibile, non ci resta che introdurre nei fatti, un criterio che tenga conto del fatto che gli allievi a scuola ci devono arrivare, che probabilmente, in ordine d'importanza non didattica ma fisiologica qualcosa devono mangiare, e che, in terzo luogo, l'assistenza scolastica si occuperà anche degli aspetti più propriamente didattici. Però è una delle scelte possibili che potrebbe portare, anche con fondi non sostanzialmente modificati, a coprire il problema del trasporto alunni, attorno al quale si incentra l'interpellanza.
Se il Consiglio e la Giunta intendessero invece privilegiare altri settori, questo significherebbe il totale definanziamento dei contributi per il trasporto. Personalmente, anticipo la mia opinione: prima, un allievo a scuola ci deve arrivare e dopo si potrà discutere del resto. Ma le questioni sono diverse a seconda che si tratti di Torino o che si tratti delle Comunità montane. Si tratterà di contemperare tutto.



PRESIDENTE

Per la replica, la parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ringrazio l'Assessore della risposta e sintetizzo il nostro giudizio.
Sul punto c) siamo d'accordo che il tema è complesso e potrà essere visto in sede di bilancio '81. Poiché è in corso di predisposizione la legge di variazione di bilancio e, di assestamento, e poiché abbiamo avuto in sede di I Commissione un incontro con l'Assessore Testa in proposito abbiamo segnalato l'urgenza di tale provvedimento, che è in ritardo anche rispetto ai termini previsti dalla legislazione regionale.
Ci sarebbe molto da dire anche sulle modalità di pubblicità.
Questi fondi, che sono unicamente di erogazione statale, sono stati pubblicizzati come se fossero fondi regionali. Forse solo il costo delle pagine di pubblicità avrebbe consentito di sistemare queste poche richieste sospese.



VIGLIONE Aldo

Gli elettori ci hanno dato ragione.



BRIZIO Gian Paolo

Se gli elettori vi hanno dato ragione, ci sta bene. Denunciamo per questi fatti. Ripeto, le risposte ai punti a) e b) non ci soddisfano.
Riteniamo che in sede di variazione di bilancio si possano trovare i fondi necessari per consentire di dare ai consorzi di Comuni questi fondi, già con il bilancio 1980.
Chiediamo all'Assessore di voler approfondire questa possibilità, in accordo con l'Assessore al bilancio.
Il rinvio al 1981 risolve il problema di cassa, ma non risolve il problema di competenza. Tra l'altro ci troviamo di fronte a molti Comuni che hanno soltanto il bilancio di competenza. Per formulare delle variazioni di bilancio che giustifichino l'introito di questo importo e che conseguentemente ne coprano la parte, spesa entro il 30 novembre, occorre avere un minimo di certezza. Diversamente si sospendono i servizi. Alcuni Comuni si trovano in queste condizioni. Non hanno avuto l'adeguamento dell'anno precedente perché, la distribuzione fatta entro il 31 gennaio non ha già tenuto conto delle richieste di contributo straordinario dell'anno prima. Questi problemi vanno affrontati con un maggior rigore. Quindi per il punto a) e b) siamo insoddisfatti. Chiediamo il riesame della situazione con la variazione di bilancio e con l'assestamento del bilancio stesso.


Argomento: Viabilità

Interrogazioni dei Consiglieri Carletto, Chiabrando, Penasso, Bontempi Revelli, Mignone, Viglione, Sartoris, e interpellanza dei Consiglieri Bastianini, Marchini, Turbiglio riguardanti la viabilità in Valle di Susa


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare le interrogazioni presentate dai Consiglieri Cadetto, Chiabrando, Penasso, Bontempi, Revelli, Mignone, Viglione Sartoris e l'interpellanza dei Consiglieri Bastianini, Marchini, Turbiglio riguardanti la viabilità in Valle di Susa.
Risponde l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti e viabilità

Alcune interrogazioni sono impostate in modo estremamente generico, il che fa pensare che i Consiglieri non siano al corrente di quanto è stato fatto nel passato, e mi costringe a prendere un po' più di tempo per la risposta. Alcune sollecitazioni infatti sembrano non fare riferimento ai dati che l'Assessore Bajardi ha mandato ai Consiglieri di questa III legislatura, in ordine ai problemi dei trasporti, e quindi anche sulla situazione della Valle di Susa.
Riepilogando: la legge che ha ratificato la convenzione tra Italia e Francia, relativa al transito autostradale del Frejus, è del dicembre del '72 la legge n. 492 del '75 interruppe i programmi autostradali, compresi quelli già concessi, talché non fu possibile realizzare l'autostrada Torino Traforo del Frejus, secondo la concessione dello Stato a società privata a partecipazione pubblica, qual è la Sitaf, che già ha operato per la realizzazione del Traforo.
Dal '72 al '75, periodo in cui si è avviata la realizzazione del Traforo, di questo problema il Consiglio regionale non discusse, nonostante le varie sollecitazioni: si adduceva, come, motivazione del rifiuto, che la Regione non aveva competenza in materia di viabilità nazionale, in quanto le competenze erano dell'ANAS. Richiamo questo particolare per sottolineare come dalla I legislatura ad oggi, l'atteggiamento del Consiglio verso questi problemi, si sia profondamente modificato.
La Giunta regionale nella II legislatura si è impegnata su questo problema dibattendolo e proponendo, in varie sedi, delle soluzioni. Mi sia consentito ancora di aggiungere che la mancata discussione nel corso della I legislatura è anche da connettere al fatto che i Presidenti della Giunta di allora, avevano responsabilità dirette nella società concessionaria e pertanto, ritenevano di discutere questi problemi al di fuori del Consiglio regionale. In quel periodo richiudendosi la discussione nell'ambito della società concessionaria dell'ANAS, non furono affrontati i problemi nodali della viabilità in Valle di Susa, e non furono quindi tenute in conto le questioni che le Comunità locali ponevano in evidenza. C'era stato il rifiuto generale delle Comunità della Valle di Susa contro l'ipotesi dell'autostrada, così come era stata concepita, in assenza di assunzione di responsabilità in ordine ai problemi dell'assetto idrogeologico della valle e della funzionalità generale della vita della valle. L'aver voluto evitare il confronto su questi problemi, l'essersi rinchiusi in strutture amministrative e tecniche nell'esaminare questi problemi, il non confronto furono le ragioni per cui la promulgazione della legge 492, trovò del tutto impreparata la struttura statale e la stessa SITAF nel riproporre un discorso di viabilità. Negli anni che seguirono, lo Stato, e per esso l'ANAS, avviarono un programma sostitutivo di viabilità, non più in concessione, quindi statale, in grado di far fronte ai bisogni prevedibili anzi, previsti di traffico che si sarebbero inevitabilmente presentati all'apertura del traforo.
D'altro canto va ricordato che c'era un preciso impegno del Governo: lo prevede la convenzione fra gli Stati (Italia e Francia) che stabilisce all'art. 10, che ciascun Paese contraente s'impegni ad assicurare in tempo utile la costruzione dei raccordi stradali, colleganti il piazzale d'imbocco al traforo con la rete stradale nazionale, in modo che la circolazione possa, sin dal momento dell'apertura dell'esercizio del traforo, svolgersi in buone condizioni.
Le parti contraenti sono impegnate, inoltre, a sistemare in tempo utile i collegamenti stradali tra il traforo e le vallate del Po e del Rodano, in modo da soddisfare le esigenze della circolazione proveniente dal traforo o ad esso diretta. L'impegno assunto dai Governi, prima dell'approvazione ed applicazione dell'art. 18 bis della 492, per dare corso alla realizzazione a tempi brevi della nuova viabilità di collegamento su lunga distanza evitando così il raccordo alla viabilità esistente, ed il suo adeguamento per una migliore agibilità, vennero meno proprio perché mancò un confronto che avrebbe potuto permettere di prendere delle decisioni concrete.
Il mancato avvio di programmi a breve e medio termine da parte dell'ANAS, in tempo utile, ha impedito che per l'apertura del traforo fossero poi disponibili tali sistemi infrastrutturali.
Nel 1977 la Regione Piemonte, considerando che per la fine del '79 o la prima metà dell'80, era previsto il termine dei lavori del tunnel intervenne con studi e pareri preliminari sulle necessità che l'ANAS avviasse i lavori necessari; si avviò anche un dibattito sulle caratteristiche degli interventi e sulle finalità più generali da perseguire, perché l'intervento complessivo in Valle di Susa, tenesse conto del maggior numero di parametri socio-economici ed infrastrutturali presenti e programmati.
Il Convegno del 17/2/78 fissò i caratteri dell'intervento da avviare ed i vincoli di cui tenere conto e, oltre a ciò, delineò le caratteristiche funzionali e le valenze territoriali da attribuire al sistema viario di accesso al traforo.
Richiamo per sommi capi alcuni elementi relativi alla definizione del sistema viario, partendo dalla situazione esistente allora, che era caratterizzata da: un avanzamento dei lavori di esecuzione del Traforo del Frejus che faceva prevedere l'apertura per la primavera del 1980 il blocco delle costruzioni autostradali con la legge 386 art. 18 bis una condizione viaria in valle compromessa con situazioni presenti di grave insicurezza in molti punti del tracciato una valle con grave dissesto idrogeologico e con manifesta tendenza alla depressione economica nel tratto Susa - Torino un progetto di viabilità predisposto nel passato, inattuabile per il blocco autostradale che inoltre risultava estraneo agii interessi della valle e del Comprensorio torinese.
Pertanto la Regione, pur non avendo competenze dirette, ha promosso una serie di indagini e studi assumendo come riferimento il Piano di sviluppo e gli elementi emergenti dalle indicazioni della pianificazione territoriale comprensoriale.
Gli indirizzi generali assunti nel quadro degli obiettivi comprensoriali e regionali sono: 1) il riassetto ed il rafforzamento del sistema dei trasporti viabilità e ferrovia - in connessione con l'apertura del Traforo autostradale del Frejus 2) il riassetto idrogeologico della Valle in conseguenza del dissesto provocato dagli eventi alluvionali degli ultimi venti anni 3) il rafforzamento del sistema economico locale caratterizzato dalla sua duplicità, prevalentemente a carattere turistico nell'alta Valle e prevalentemente a carattere produttivo e di servizi nella bassa Valle, ma con elevato livello di dipendenza dell'area metropolitana di Torino 4) la scelta di una viabilità aperta alle attività esistenti sul territorio e priva di pedaggio, da dimensionare in base ad uno studio previsionale sul traffico e sulla mobilità in valle 5) il raggiungimento di un livello di servizio prestabilito sull'intera rete disponibile 6) il massimo recupero dei tracciati esistenti, sia per un loro uso in termini di aggiornamento funzionale, sia per un loro uso complementare rispetto ai tronchi nuovi eventualmente necessari e comunque con l'obiettivo della salvaguardia delle funzioni e delle attività produttive operanti sul territorio e della valorizzazione del sistema infrastrutturale ai diversi livelli 7) l'avvio di interventi sui punti della rete che, in compatibilità con il disegno definitivo del riassetto viario, costituiscono i nodi e le strozzature del sistema.
Dal Convegno promosso dalla Regione nel febbraio 1978, si è giunti alle conclusioni qui elencate in sommario: 1) necessità di accelerare l'esecuzione dei lavori di raddoppio della ferrovia Torino-Modane 2) accelerazione dei lavori di approntamento dello scalo ferroviario di Orbassano, per evitare che l'apertura del traforo si traduca in ulteriore congestione 3) l'avvio all'esecuzione, di competenza dell'ANAS, di un'arteria dimensionata alle previsioni di traffico al 1985, dipendenti dall'apertura del Traforo stradale del Frejus e con l'assunzione di un livello di servizio C sull'intero sistema stradale della valle, che viene a configurarsi con la presenza delle SS 24 e 25 e dell'inserimento dei tratti previsti di superstrada, intendendo tutto il sistema come un sistema aperto in cui il traffico possa essere incanalato per caratteristiche e per destinazioni.
Non mi dilungo anche perché avete a vostre mani la documentazione.
Credo, peraltro, che se si vuole riaprire la discussione su questi aspetti è opportuno che la discussione avvenga in Commissione o in sede di dibattito.
La Regione s'impegnò in modo particolare sul piano della progettazione.
Parte dei tratti indicati sono progettati dalla società di progettazione della SITAF (la STEF) su incarico e su impegno finanziario della Regione.
L'ANAS accetta informalmente questi progetti come un aiuto che la Regione dà per la soluzione dei problemi. L'impegno della Regione si è rivolto anche ai problemi idrogeologici. L'atteggiamento dell'ANAS è stato sempre improntato al presupposto che l'intervento ingegneristico potesse risolvere, a posteriori rispetto al progetto, qualsiasi problema di stabilità del suolo.
Il servizio geologico regionale, con la collaborazione del Consiglio nazionale delle ricerche, ha esaminato la situazione idrogeologica della Valle di Susa. Questa analisi ha condotto ad una drammatica valutazione della situazione della Valle di Susa. E' emerso come la Valle di Susa, dal punto di vista dell'assetto idrogeologico, sia una delle valli, se non la valle più fragile dell'arco alpino. Sotto questo profilo, se si fossero esaminati preventivamente i problemi di assetto idrogeologico forse si sarebbe scelta una via di comunicazione transalpina su un'altra valle. Non pochi problemi sorgeranno nell'attuazione dell'intero sistema viario, in particolare per la galleria di Serre la Voute, che è sottoposta ad una paleofrana di grandissima dimensione e non recente. Questa analisi e la discussione difficile che seguirebbero il merito di far modificare tratti di tracciato e fece assumere accorgimenti tecnici più opportuni.
Ci si basò per la definizione degli interventi sopra indicati, sulla determinazione dei volumi di traffico e sulla loro composizione (traffico turistico, traffico commerciale leggero e pesante) nonché sulle previsioni effettuate per un arco temporale attendibile, desunte da valutazioni effettuate sulla capacità di generazione delle aree economiche di riferimento ai due lati del traforo e sulle effettive e future caratteristiche del sistema dei trasporti, comprensivo dei nodi stradale e ferroviario e riferito all'intero arco alpino nord-occidentale.
Tali previsioni riportate negli atti del Convegno hanno trovato conferma sostanziale negli aggiornamenti dei dati periodici effettuati dalla SITAF per la predisposizione dei propri piani finanziari di ammortamento del traforo. La situazione attuale può essere cosi descritta dai lati italiano e francese in ordine: dal lato italiano: sono in corso di realizzazione secondo il progetto definitivo dell'opera: il tratto Piazzale Traforo-Savoulx (su questo ho predisposto la risposta scritta al Consigliere Sartoris) la galleria sotto la frana d i Serre la Voute la circonvallazione di Bussoleno primo lotto a valle dell'abitato.
Sono approvati da parte regionale i progetti definitivi: da Savoulx a Serre la Voute circonvallazione di Bussoleno - completamento Sono all'esame della Regione i progetti definitivi: da Serre la Voute a Susa (la Regione è in attesa dei pareri dei Comuni dopo la consultazione effettuata) da Rivoli (tangenziale) ad Avigliana C'è stata ancora la settimana scorsa una riunione presso il Comune di Susa.
Sono in corso di esecuzione o appalto da -parte dell'ANAS lavori di sistemazione della carreggiata della SS 24 o della SS 335 in vari tratti: da Bardonecchia a Oulx nella galleria di Ponte Ventoso sulle rampe di Serre la Voute sulla salita dei Merluzzi a Bussoleno da Borgone ad Avigliana.
La Regione ha finanziato i Comuni di: Bussoleno - per un ponte sulla Dora a monte dell'abitato, pubblica illuminazione, semaforizzazione e viabilità varia Susa - per un ponte sulla Dora a valle dell'abitato Avigliana - per viabilità parallela e complementare Chiomonte e Salbertrand per sottopassaggi pedonali Bardonecchia per viabilità varia piazzali di servizio, opere idrauliche.
E' bene ricordare che tutta la progettazione effettuata ed in corso, è stata esaminata, valutata e corretta dagli uffici tecnici della Regione per le approvazioni di competenza.
Dal lato francese: l'ampliamento a tre corsie della RN 6 nella Valle della Maurienne non è stato realizzato e la strada di accesso dal Freney sarà portata a compimento entro il 1981.
Sulla situazione generale della viabilità ai due versanti, la FIS (Federazione italiana della strada) e la FRF (Federatione routiere de France) per conto della IRF (International road federation), dopo un accurato sopralluogo, hanno emesso un comunicato inviato ai due Governi nel quale hanno espresso gravi preoccupazioni per l'apertura al traffico pesante nei tempi brevi, riferendosi in particolare alle condizioni della viabilità italiana, con gravi riserve per il futuro invece per la viabilità francese che, per contro non dispone di adeguate iniziative per la sistemazione definitiva.
Si può senz'altro affermare che rispetto agli impegni stabiliti dalla Convenzione italo-francese si è lavorato in Italia più per il futuro che per il presente.
Per quanto concerne i centri merci, va detto che la Regione si è posta il problema dei servizi al traffico attivato dal traforo affrontando con coerenza una prima linea di programmazione e pianificazione del sistema dei centri operativi e di sdoganamento delle merci. Anche se non è qui che s'intende dare una risposta completa sulle iniziative in corso, intraprese tramite la Finpiemonte, è necessario sia noto che il Consiglio regionale ha approvato la legge 6/3/1980 n..11, che avvia la costituzione del Centro intermodale di Orbassano (è stata istituita la società per la sua realizzazione e gestione), nonché la costituzione di una parallela iniziativa, coordinata ed integrata con la prima, per la realizzazione di un primo centro di operazioni di sdoganamento e trattamento delle merci in Valle di Susa, a Susa.
Sottolineo che quest'ultima iniziativa, con il preciso compito di anticipare, entro i confini precisi di un dimensionamento rapportato ai bisogni della valle, è con la prima e più importante operazione di Orbassano, strettamente correlata.



PRESIDENTE

Assessore, cerchi di sintetizzare la risposta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti e viabilità

Sto rispondendo a sei interrogazioni e interpellanze che, sommate, mi darebbero mezz'ora di tempo. Colgo l'occasione per sollecitare un ripensamento sui criteri con cui vengono presentate le interrogazioni e le interpellanza. Ritengo che l'interpellanza debba contenere delle domande precise a cui si possa dare risposte precise e brevi. Quando invece sono fatte con formulazioni del tutto generiche, con riferimento agli atti assunti in Consiglio regionale, è impossibile rispondere in termini brevi.



PRESIDENTE

Terremo presente la sua osservazione.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti e viabilità

Allo stato attuale sono in corso da parte della società CONSUSA, a partecipazione mista pubblica (Enti locali) e privata, l'acquisizione dei terreni e la predisposizione delle prime strutture di servizio al trattamento dei carichi e delle merci, pur nei limiti delle considerazioni fatte per il sistema viario rispetto al transito commerciale.
Quindici giorni fa, a Bardonecchia, ho incontrato il Sottosegretario Colucci e il direttore generale Delgizzi, ai quali ho chiesto una precisazione sui problemi doganali; nel pomeriggio stesso ho avuto un incontro con il Ministro Reviglio al quale ho chiesto notizie sui tempi di realizzazione delle strutture doganali, anche al fine di programmare gli interventi regionali. Il Sottosegretario Colucci ha dichiarato che i centri doganali non saranno pronti all'apertura prevista per il 16 ottobre. Il Ministro Reviglio fu assai drastico, perché rispose di aver chiesto al Presidente del Consiglio di consentire il traffico ai Tir solo fra un anno non potendo il Ministero delle Finanze predisporre le strutture e il servizio di sdoganamento nella Valle di Susa prima di quel termine.
Sotto questo profilo, voglio dire che l'iniziativa della Regione per rendere funzionali anche i servizi di interporto e doganali non è in ritardo.
Per quanto concerne i problemi dell'apertura al traffico pesante, la Regione ha raccolto le preoccupazioni delle comunità locali e delle popolazioni circa il progetto di apertura al transito pesante programmata per il 16 ottobre. Sono state sentite, in incontri a Susa tenutisi il 18 ed il 30 settembre, le comunità locali, la Prefettura, l'ANAS e la SITAF.
Sono emerse ampie preoccupazioni che possono essere così riassunte: della SITAF, che ha espresso le proprie difficoltà di bilancio presenti per il noto carico finanziario dei mutui contratti, e futuro, per il mancato introito previsto, causato dal limitato transito dei veicoli commerciali delle comunità locali che hanno elencato le gravi limitazioni dell'attuale viabilità, già insufficiente all'attuale transito, e quindi non in grado di sostenere un ulteriore aggravio del carico veicolare con le evidenti conseguenze di insufficiente sicurezza, assistenza, ecc della Prefettura e dagli organi che debbono effettuare il controllo del traffico dell'ANAS, che ha espresso la convinzione di non poter assumere responsabilità circa la "non agibilità" della strada in quanto già oggi percorsa dal transito pesante proveniente dai valichi del Monginevro e del Moncenisio delle dogane, che hanno espresso gravi difficoltà di esercizio dei punti di sdoganamento in valle, per carenza di personale, che non consente di rispettare impegni assunti dal Governo.
In conseguenza di ciò, la Regione ha rimarcato le gravi carenze del Governo, nel non aver assunto, pure con tutti i ritardi ormai noti, alcune decisioni circa il finanziamento della strada, secondo il d.d.l.
predisposto da più di un anno, per le somme a suo tempo indicate da Regione ed ANAS di oltre 300 miliardi di lire. Nè di aver predisposto un piano di finanziamento sostitutivo e completo, articolato sui "punti neri" più volte indicati dalla Regione e la cui realizzazione avrebbe sdrammatizzato l'attuale situazione.
Tale insoddisfazione è stata espressa con un telegramma al Ministro ai lavori pubblici on. Compagna, al quale è stato richiesto un urgente incontro. Inoltre con l'attiva partecipazione delle comunità locali è stato costituito un gruppo di tecnici della Regione, Provincia di Torino, ANAS e Comunità montane, per la predisposizione di un ulteriore piano di urgenti interventi sull'attuale viabilità della SS 24, la cui realizzazione è condizione irrinunciabile e preliminare all'apertura del transito pesante.
Tale gruppo di lavoro, che ha già iniziato a formulare le prime indicazioni, ha il compito di individuare tutti gli interventi necessari per migliorare le condizioni di circolazione sulle strade e cioè: allargamento di curve, creazione di terze corsie di arrampicamento piazzali di sosta, tettoie ecc predisposizione di un servizio di sgombero della neve, con relative infrastrutture necessarie, adeguato al transito pesante (piazzale di sosta per ricovero merci, piazzali di sosta per veicoli pesanti, per montaggio catene, per riparazione mezzi); chiediamo che venga attuato un apposito servizio di sgombero neve già quest'inverno anche nell'ipotesi di rinvio dell'apertura del traforo, in presenza del solo traffico veicolare ordinario, in modo da sperimentare la funzionalità di questo servizio servizio di assistenza sanitaria facente capo al Pronto soccorso di Susa e Bardonecchia con uso delle strutture già esistenti e disposte dalla Regione predisposizione di un programma di limitazione del transito pesante a soli alcuni giorni della settimana, con la necessaria informazione e segnaletica. La SITAF ha già deciso, comunque, di interrompere il transito pesante dal mezzogiorno di venerdì fino alle otto del lunedì.
Tale programma che sarà presentato al Ministro, e che prevederà l'esecuzione dei lavori anche consistenti da parte dell'ANAS e tali da comportare tempi operativi di qualche mese, sarà accompagnato dalla richiesta formale di un ulteriore rinvio all'anno prossimo dell'apertura del traforo al transito pesante.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carletto. Ne ha facoltà.



CARLETTO Mario

Signor Presidente, intanto devo dire che il richiamo dell'Assessore a essere più precisi nella stesura delle interrogazioni e delle interpellanze, non mi trova d'accordo perché la risposta, interessante ed in parte esauriente, ha avuto una premessa che ha occupato uno spazio non indifferente dell'intervento; politica e polemica rispetto alla prima legislatura: e si poteva evitare.
La seconda parte dell'intervento è entrata nel tema specifico e ha offerto un contributo al dibattito. Lo spirito con il quale abbiamo rivolto questa interrogazione è la preoccupazione per l'apertura del traforo al traffico pesante e ai Tir, che è estremamente pericolosa per una serie di situazioni difficili, come quelle di Serre la Voute, di Scale di Susa, di Gravere, di Chiomonte. I cittadini della Valle di Susa corrono il rischio uscendo dai negozi e dalle case, di trovarsi il Tir a pochi metri di distanza.
L'intenzione della Giunta, così come anche la Gazzetta dà! Popolo di oggi riporta, è di bloccare il passaggio dei Tir.
Ci rendiamo conto che questo provvedimento è un danno oggettivo alla società che ha dei problemi di bilancio rispetto ai quali invece il passaggio dei Tir offrirebbe delle entrate notevoli e maggiori spazi finanziari per affrontare gli indebitamenti; comunque è preminente l'interesse sociale, ed è indispensabile che la comunità regionale prenda coscienza della preoccupazione esistente in valle. Mi pare che la scelta indicata dall'Assessore sia una scelta giusta. Mi si consenta di osservare che non si può dire che la responsabilità ricade sulla legislatura regionale degli anni '70/75. La I legislatura ha affrontato questo problema con proposte organiche, con dibattiti pubblici, nel corso dei quali il Partito comunista ha espresso le sue posizioni, così come tutte le altre forze politiche.
Il riferimento ai Presidenti della Giunta regionale di quell'epoca è stato chiaro. Non è vero quanto l'Assessore ha affermato. E' vero invece che, nella II legislatura, nel corso della quale questi problemi potevano avere uno sbocco significativo, si sono fatti solo tanti documenti.
La gente non chiede dei documenti, ma vuole capire come la Regione intende risolvere problemi di nodale importanza come quello della viabilità nella Valle di Susa. Condivido il giudizio dell'Assessore sulle responsabilità dell'ANAS rispetto a scelte non chiare. Uno dei principali compiti istituzionali della Regione è proprio quello di essere tramite tra le realtà che deve amministrare, il Governo e le sue strutture. Per giocare seriamente questo ruolo importante, la Regione deve intervenire, deve dare delle indicazioni, deve consultare la gente, le forze sociali, e non deve limitarsi a fare dei documenti. Mi pare che la Giunta degli anni '75/80 non abbia avuto le idee chiare. Sulla Giunta appena eletta non posso ancora dare un giudizio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

I problemi sono complessi e non voglio ritornare sulle polemiche politiche del passato. Le posizioni sono quelle di allora e ogni partito di maggioranza o di opposizione, ai assuma le proprie responsabilità.
Voglio semplicemente dire che il PCI si è trovato nella II legislatura ad essere coerede di cose preparate da altri. Mi pare che, così come ha detto Rivalta, che ringrazio per la dettagliata e completa risposta, sia obbligo di chiunque entri nelle amministrazioni, specie quelle regionali di continuare nel miglior modo possibile ciò che era stato intrapreso.
Invito l'Assessore e la Giunta a stabilire un ulteriore e nuovo rapporto col Ministro Compagna su questa questione.
Intanto, chi decide l'apertura del traforo? L'apertura del traforo è decisa da una Commissione italo-francese intergovernativa la quale decide sull'agibilità del traforo e su alcuni servizi indispensabili previsti dalla convenzione, tra i quali ci sono i servizi doganali.
Tutto è a posto, tranne i servizi doganali, i quali dipendono dal Ministero delle Finanze, che però, non è in grado di assegnare personale né civile, né laico, né togato! E non c'è amministrazione che glielo voglia prestare. Il poco personale arrivato, ha dei problemi enormi, tanto è vero che va al centro del Freney in Francia. Quindi nessuno, tanto meno i comunisti, può dire che il traforo non è pronto per essere aperto. Dobbiamo anche aggiungere che il regime di apertura per le automobili, comporta una discrasia in regime di rapporti tra Stati e cioè, la concessionaria italiana è in concessione provvisoria, quindi tutto ciò che ricava è tutto buono e non paga mutui, per quella francese sono scattati i 70 anni e ha dei mutui a rotazione e delle obbligazioni da pagare. E' per questo che insiste sull'apertura del traforo allo Stato francese. La Commissione intergovernativa ha detto che era pronta per il 16 ottobre, tenendo conto delle preoccupazioni già avanzate sui punti più gravi della viabilità.
Occorre fare sulle responsabilità, estrema chiarezza col Ministro Compagna (il quale si è già contraddistinto per essere simpatico, ma tanto facilone; è stato rimbeccato da parlamentari piemontesi non sa neanche che cosa succede nel suo Ministero, bisogna , ricordarglielo; è stato smentito di fronte al Ministro francese, presente nella riunione, e io non ho nessuna obiezione a rifargli le penne, così come sono state fatte in quell'occasione). Occorre distinguere le responsabilità, caro Rivalta; non è il Governo, ma sono i due Parlamenti, quello francese e quello italiano che hanno approvato una convenzione, che all'art. 10 stabilisce la norma di agibilità della strada e che cosa deve essere fatto. Le polemiche sull'autostrada che abbiamo avuto in Consiglio e fuori del Consiglio sono altra cosa e le possiamo riprendere in qualsiasi momento. Lì si dice che quel canale di scorrimento, tenuto conto dell'aumento del traffico, non è affatto sufficiente. Questo, si diceva nel 1972. Si dice anche che i due Governi devono predisporre i collegamenti, non solo nella Valle Susa e nella Valle della Maurienne.
Che cosa ha fatto il Governo italiano dopo che c'è stato il 18 bis della 396? Non ha preso alcun provvedimento. Si dice che abbiamo fatto montagne di carta. Comunque la SITAF ha speso 800 milioni per progettazioni insieme alla Regione, alla Provincia di Torino e ad alcuni Comuni della valle. Li ha offerti all'ANAS. L'ANAS sta vedendo di approvarli perché comprendono 66 miliardi inseriti nel piano triennale, e interessano i tratti delle gallerie di Serre la Voute e altri che Rivalta ha ricordato.
Per quanto riguarda la strada, c'è progetto Nicolazzi, un disegno di legge concordato tra questa e le altre Regioni italiane, presentato ad hoc per far fronte alla convenzione italo-francese. Questo progetto di legge è confluito in un programma molto più vasto, è stato l'occasione per riaprire tutto il discorso sull'art. 18 bis e sui campanilismi, evidenziando cose anche utili, come le questioni dell'Ossola, della Civitavecchia, ma che è ancora di fronte al Parlamento perché mancano alcuni accordi di campanile.
La situazione del Frejus è rappresentata all'art. 12. Si chiede che quel disegno di, legge venga approvato semplicemente perché, integra il piano triennale dell'ANAS con quei 350 miliardi con cui l'ANAS fa la strada.
Che cosa è stato suggerito dalla Regione Piemonte? Qui si devono ricordare i fatti. La concessionaria problemi non ne ha perché si è messa a posto con il capitale. Non si possono costruire opere per circa 200 miliardi con un miliardo e mezzo di capitale: questo non succede in nessun paese civile. Il Comune e la Provincia di Torino indipendentemente da chi li governa, devono far fronte ad una legislazione europea e italiana, che dice, che una società concessionaria deve avere almeno il 10% del capitale per spendere quelle cifre. La società si è adeguata e ha portato il capitale a 15 miliardi. Dopo di che occorre tener presente che quella arteria non sarà pedaggiata, ma sarà libera per tutti i cittadini che sono all'interno del sistema. Avrà un pedaggio suppletivo italiano e francese al traforo. Gli utili saranno devoluti all'ANAS dopo i 10/11 anni (potrebbero essere solo 5; se ci fosse stata la strada si entrava già in utile; il Bianco incassa all'incirca 40 miliardi) che permetterebbero di pagare la strada, non solo, anche la manutenzione.
Quindi non ci sono grandi difficoltà. Si tratta soltanto di compiere quegli atti indispensabili, che hanno carattere di urgenza perch riguardano l'accordo italo-francese (a meno di denunciano, cosa sempre possibile; in questo caso si intraprenderebbe una strada diversa).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore Rivalta. La nostra interrogazione aveva un preciso riferimento che sottoporrei nuovamente all'Assessore, quello delle iniziative prese dopo l'apertura del Traforo del Frejus. Dopo l'apertura del Frejus, non sono venuto a conoscenza di alcun documento. Sarò grato se l'Assessore vorrà informarmi.
Noi socialisti, siamo fra quanti hanno creduto nell'importanza del Traforo del Frejus, siamo fra quanti hanno vissuto appieno quella vicenda fra quanti l'hanno seguita fino all'ultima fase dell'inaugurazione che si è avuta in più occasioni, tra la festa di Modane, quella della Valle Maurienne e quella di Bardonecchia, quindi siamo in grado di conoscere compiutamente tutta la storia del Frejus. Dico questo non per amore di polemica, ma perché si abbia memoria storica dei fatti. Il PSI ha sempre considerato quest'opera essenziale per l'economia, indispensabile per uscire da una sorta di provincialismo, per impostare una politica di riequilibrio territoriale e per migliorare le condizioni del Sempione attraverso la Svizzera.
Di fronte all'accresciuto traffico del Traforo del Frejus, nella sua funzione di collegamento tra le zone francesi e quelle italiane intendevamo sapere che cosa si voleva fare da parte della Regione Piemonte.
Conosciamo tutta la storia della programmazione, di Bussoleno, della sua variante e la Regione è intervenuta laddove poteva intervenire, per quanto di sua competenza. Ricordiamo agli interpellanti tutti gli incontri avvenuti con i Ministri Stammati, Compagna, Nicolazzi e anche con i Presidenti del Consiglio dei Ministri, prima Andreotti poi Cossiga. Non potete scordare queste responsabilità e oggi puntare unicamente il dito contro la Giunta regionale, che non ha alcuna responsabilità e competenza in materia di viabilità e di trafori internazionali. Se volete un dialogo con le istituzioni locali, con le Comunità montane, i Comuni della valle e gli organi comprensoriali, noi siamo senz'altro disponibili, ma se venite a puntare il dito contro la Giunta regionale, quasi fosse di ostacolo a che il progetto vada a compimento, vi sbagliate pienamente. La storia che ha ricordato l'Assessore Rivalta, che già fece a suo tempo l'Assessore Bajardi, testimonia l'interesse che la Giunta regionale dal '75 all'80 ha posto a questi temi. Tutto ciò che era possibile, perché la situazione del traforo migliorasse, è stato fatto.
Il Ministro Stammati, tanti anni fa, promise che sicuramente sarebbe intervenuto. Spiegammo che anche interventi annuali di 7-8-10 Km, mentre procedevano i lavori del Traforo del Frejus, avrebbero potuto dare un miglioramento concreto. Avevamo anche fatto delle previsioni finanziarie di percorrenza da Torino a Bardonecchia, e risultò che i Tir, avrebbero pagato 200.000 lire solo per l'autostrada; qualsiasi macchina comune non si sarebbe sottratta alle 25/30.000 lire, e noi ci chiedevamo chi mai avrebbe percorso un'autostrada, spendendo quella cifra, oltre al costo del passaggio del traforo, per cui un autoveicolo di media cilindrata avrebbe avuto un costo, fra l'andata e il ritorno, di 60/80 mila lire. Di fronte alla previsione del raddoppio del collegamento ferroviario per la fine dell'anno '82, e di fronte ad un tunnel autostradale, che può dare un valore europeo ai collegamenti, e diventare un elemento dominante dell'economia della Regione Piemonte, noi chiedevamo che cosa s'intende fare dopo l'apertura del Frejus.
Ci dichiariamo soddisfatti della risposta dell'Assessore. Il tema che dobbiamo riprendere non è quello della recriminazione storica dei fatti perché, a nostro giudizio, la Regione si è comportata in modo corretto addossandosi progetti, iniziative, spese e dando respiro a paesi che essi soli non potevano sopportare la grande spinta determinata dall'apertura del traforo.
La Regione nel complesso ha speso decine di miliardi proprio per migliorare, dal punto di vista idrogeologico della viabilità e della sistemazione interna dei Comuni, e a tutto questo, non può essere mossa alcuna critica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, facciamo presente che noi interveniamo sull'interpellanza relativa alla viabilità, e non sul problema dei centri merci. Il nostro intervento, che casualmente viene per ultimo non può non essere anche un giudizio sul dibattito.
Come segusino, incomincio a dire che il problema del Frejus va affrontato con serietà, con un minimo di razionalità e che i valsusini, che pagheranno sicuramente dei prezzi in termini economici, in termini sociali e certamente anche in termini di vite umane, non sopportano ulteriormente questa scandalosa strumentalizzazione della vicenda.
Dobbiamo decidere se questa è una vicenda che va gestita dalle istituzioni o dalle forze politiche. Alla Valle di Susa non è piaciuto molto che una forza politica di primaria importanza, improvvisamente tenesse un Convegno sulla viabilità in Val di Susa.
Avevamo preparato un manifesto di risposta, dove c'era scritto "la bella addormentata si è svegliata", che, dopo aver ultimato i suoi programmi di edilizia carceraria in Valle di Susa, si occupa della grande viabilità: questo secondo noi è scandaloso.
Altrettanto ci sembra poco responsabile il manifesto che un'altra grande forza politica, che ha responsabilità di Governo in questa Giunta ha pubblicato dove dichiara di essere contraria all'apertura al traffico commerciale del Frejus.
Qui bisogna che ci si intenda.
Se ogni forza politica si ritiene libera di tenere comportamenti in valle di un certo tipo, e di tenerne altri, in questa sede e nelle località dove ha posizioni, non tanto di potere politico, ma gestionale, come la SITAF, veramente non so dove andremo a finire.
L'Assessore Rivalta ci obbliga a qualche considerazione sulle vicende storiche e sulle responsabilità. Mi pare giusto - ha detto il Consigliere Viglione - che la D.C. si faccia carico delle responsabilità che ha su questa vicenda.
Il PCI deve riconoscere che non ha mai creduto nel Frejus e nella I legislatura, nulla ha fatto per fare andare avanti il progetto, dal momento che, Assessore Rivalta, l'opera delle istituzioni si giudica dal complesso dei comportamenti della maggioranza e dell'opposizione; quindi se nulla è stato fatto nella I legislatura su questi argomenti, sarà stata colpa della maggioranza che governava, ma certamente anche dell'opposizione che non è stata né presente, né sollecita, né ha fatto proposte.
Al contrario, una giustificazione alla mancata attività della I legislatura viene dal fatto che, con la radicale negazione della proposta di grande viabilità in Valle di Susa, fatta dal PCI. si era determinato un clima, in cui era impossibile trattare. Cari amici comunisti, avevate mobilitato i difensori dei fringuelli, dei montani, dei funghi e improvvisamente si erano mobilitati tutti contro la grande mobilità in Valle di Susa! Guarda caso, non appena l'Assessore Bajardi ha impostato il suo problema nella Valle di Susa che, in termini di uso del territorio, non è poi molto diverso dalla proposta autostradale, improvvisamente i difensori dei fringuelli e dei funghi sono spariti, non si sono più visti! Se non è strumentalizzazione questa, amici comunisti, non so che cosa sia la strumentalizzazione del consenso! Mi pare, peraltro, che non sia opportuno andare a farsi l'un l'altro le commende e i rimproveri su quanto è avvenuto. Per quanto sono stato testimone, ho apprezzato e la parte della comunità valsusina , che è indipendente nel valutare i comportamenti e non è condizionata da preclusioni politiche, ha giudicato positivamente i parametri su cui la Regione ha impostato il suo lavoro di ricerca e di analisi sui problemi della Val Susa, cioè minima occupazione di aree, massimo recupero dell'esistente, massima armonizzazione della nuova arteria con le società socio-economiche in atto.
Questi ci erano sembrati indirizzi corretti e positivi e dobbiamo dire che su questo la D.C. si è rifiutata, in qualunque occasione, ad un dibattito serio e aperto. C'è stato il Convegno richiamato dall'Assessore Rivalta, sul quale si doveva fare il punto. La D.C., in quel Convegno, è stata pressoché presente. Le amministrazioni comunali della Valle di Susa di maggioranza democristiana, avevano ricevuto ordini di scuderia ed .erano state invitate a non intervenire a quel Convegno. L'unico documento di amministratori della valle, presentato a quel Convegno, è venuto da un gruppo di minoranza, diventato maggioranza in un centro di valle. Tutto il resto dell'intelligenza della Valle di Susa è stato diffidato ad essere presente.
E' passato il tempo delle speculazioni, questo è purtroppo il tempo dei bilanci.
Sta bene il programma sui punti neri e sugli interventi straordinari.
Consideriamo peraltro, che la viabilità della Valle di Susa già oggi è da ritenersi assolutamente insufficiente. Ricordiamo che ci sono state code di sei ore per risalire la valle nell'inverno scorso, quando i Tir non c'erano. Quindi gli interventi che si fanno sono scandalosamente in ritardo e sono insufficienti ad adeguare l'attuale viabilità alle attuali esigenze.
Il problema dei Tir attengono a una fascia completamente nuova, in relazione alla quale è difficile valutare la sufficienza e la congruità degli interventi che andiamo facendo. Il problema è stato posto in termini brutali e rigorosi dal collega comunista il quale dice: "abbiamo una convinzione che o rispettiamo o denunciamo". Questa è l'assunzione di responsabilità politica che ci compete, perché consideriamo che il transitorio in Valle di Susa, cioè l'uso della viabilità ordinaria per il traffico dei Tiri durerà da oggi per almeno cinque anni. Non è un problema dell'81 che si risolverà con qualche accorgimento. Quale intervento di viabilità poniamo in essere, per garantire la percorribilità dell'arteria nei cinque anni, anche con il traffico commerciale, che in definitiva è il sottofondo dell'ipotesi di ammortamento dell'impianto stesso? Il problema è trovare strumenti di governo, lasciando da parte la diatriba.
E' positivo quanto ha fatto il Presidente della Giunta che ha richiesto al Ministro competente un incontro, non per sollecitare interventi tecnici ma per trovare strumenti di Governo. Sappiamo che gli interventi tecnici hanno tempi che sono quelli che sono, e non sono aprioristicamente verificabili in ordine allo loro congruità e rispetto a un problema che non conosciamo.
Abbiamo descritto dei punti neri che abbiamo verificato nel passato utilizzando delle vetture munite di catene e di gomme chiodate, ma non sappiamo quali saranno i punti neri, quando questa arteria verrà percorsa da centinaia di Tir. I punti neri si potranno rivelare completamente diversi.
Il Consigliere Revelli dice che occorre fare chiarezza dicendo che, se i Tir non passano in Valle di Susa, si arriverà necessariamente alla denuncia della convenzione internazionale. La capacità di un livello di Governo come il nostro, così come è stato richiamato dall'intervento democristiano, è appunto quella di arrivare alla mediazione degli interessi che, nella specie, sono crudamente contrastanti. E, per venire a un luogo comune, che l'Assessore ha fatto suo dicendo che sarebbe una proposta costruttiva quella di interrompere il traffico dal mezzogiorno del venerdì alle otto del lunedì mattina; ricordo che il problema della Valle di Susa non sta soltanto nel non compromettere lo sviluppo turistico con un traffico che lo disturberebbe nei suoi momenti più produttivi, sabato e domenica, ma è anche un problema di sicurezza fisica degli abitanti della Valle di Susa, quindi è estremamente più complesso.



RIVALTA Luigi, Assessore ai trasporti e viabilità

Quella è una misura aggiuntiva, non è l'unica misura.



MARCHINI Sergio

Sappiamo tutti che i discorsi che attengono all'alta Valle di Susa vengono fatti sostanzialmente da un'area che, guarda caso, è rappresentata da ben due interrogazioni: quest'area di alto sviluppo turistico evidentemente punta ad affrontare i problemi in termini strettamente turistici. E questo è corretto. Ringraziamo gli amici democristiani, che dopo cinque anni si sono svegliati e hanno scoperto l'alta Valle di Susa.
Dico, però, che non dobbiamo dimenticare che dalla concentrazione turistica d'alta valle, fino alla strada Avigliana-Torino, esiste una fascia lungo la quale il problema non è di conciliazione di interessi diversi, quelli turistici con quelli del traffico, ma di garanzia che il traffico avvenga con un minimo di sicurezza. Quindi la limitazione del traffico dal venerdì al lunedì, è certamente utile e necessaria, ma non è risolutiva di tutta la problematica.
Siccome questo dibattito si è svolto sulle linee generali in cui non sono venute risposte alle iniziative che la Regione intende assumere, se non nei termini detti, l'incontro con il Ministro per cercare di ottenere delle provvidenze a tempi stretti e prendere una decisione, mi pare di dover concludere il mio intervento con una sospensione d'assenso augurandomi che la Giunta regionale, avvalendosi per quanto riterrà opportuno, della collaborazione del Consiglio e delle Commissioni, possa coltivare a tempi stretti questo problema nel migliore dei modi, sfuggendo alla radicalizzazione che stamattina si è vista e alla strumentalizzazione che si sta facendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sartoris. Ne ha facoltà.



SARTORIS Riccardo

L'Assessore Rivalta, nella risposta ha proposto una discussione più ampia su questo tema, quindi mi auguro che quanto prima venga creata l'occasione per questo confronto, anzi, mi meraviglia che, data la vastità dei problemi che sono collegati alla viabilità della Valle di Susa, questo non si sia già fatto. Pertanto tutta una serie di argomentazioni che sono state introdotte nella discussione delle interpellanze ed interrogazioni meriterebbero una diffusione e una divulgazione superiori. Devo osservare che il collega Marchini si è rivolto più al Gruppo della D.C. che non all'Assessore Rivalta. D'altra parte, la sua capacità di fantasia l'abbiamo già altre volte apprezzata, ancora di più l'abbiamo apprezzata quando ha affermato che addirittura la D.C. avrebbe invitato gli amministratori locali della Valle di Susa, a non partecipare ad alcuni o ad un Convegno che sarebbe stato organizzato su questo tema.



MARCHINI Sergio

Dimmi perché il Sindaco di Bardonecchia non è venuto. E' venuto il capo dell'opposizione.



SARTORIS Riccardo

Il Sindaco di Bardonecchia è liberale.
Le affermazioni del Consigliere Marchini devono essere considerate gratuite, in quanto, non credo sia a conoscenza dell'organizzazione del nostro partito, rivolta a creare le presenze necessarie in un problema così importante, come quello della Valle di Susa. Desidero esprimere anche un altro apprezzamento al Consigliere Revelli, il quale ha fatto cenno all'assunzione di responsabilità delle forze politiche, nel momento in cui si esaminano i problemi della viabilità che diventa sempre più intasata con l'apertura del Traforo del Frejus.
Anche se è opportuno rinviare ad altra occasione queste argomentazioni dobbiamo ripetere qui due circostanze molto chiare. La prima è che la Giunta regionale nella II legislatura è sempre stata contraria alla costruzione dell'autostrada del Frejus. E' inutile ricordare tutte le iniziative che sono state assunte in alternativa alla costruzione dell'autostrada del Frejus. Si tratta ovviamente di un "no" che vuole soprattutto identificare una valutazione e un atteggiamento di carattere politico. A nulla vale ricordare che la Regione non aveva competenze dirette e specifiche su questo tema.
La seconda notazione, collegata alla prima, riguarda il progetto che ora è approvato dalla Regione ma che è lo stesso progetto dell'ANAS del 1972, con il risultato che, indipendentemente dal fatto che la nuova opera si chiami autostrada o si chiami superstrada, si sono persi otto anni nel dotare la Valle di Susa della viabilità necessaria a consentire lo sbocco del Frejus.
Revelli ha giustamente detto che ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità in termini politici.
Detto questo, richiamandomi all'affermazione dell'Assessore Rivalta che, sottolineava la necessità che le interrogazioni e le interpellanze fossero poste in modo preciso, desidero rivendicare alla mia interrogazione, le caratteristiche di precisione abbastanza marcate.
Avevo chiesto, e non mi è stato risposto, se il mancato collegamento alla Galleria di Serre la Voute, fosse dovuto alla mancanza del "nulla osta" della Regione, in riferimento alla legge 56 che prevede un nulla osta in tema di ruscellamento. Questa notizia di carattere tecnico, poteva rapidamente essere data e a questa notizia si potrebbe collegare una certa responsabilità della Giunta regionale. Valuto questo mancato nulla osta come una posizione non corretta, rispetto alla parziale risoluzione della strettoia della salita di Serre la Voute. Avevo detto nell'interrogazione che si è andati alla costruzione di questa galleria, senza predisporre l'appalto per le opere di collegamento e questo avrebbe comportato un alto costo, se l'opera avesse dovuto assumere i caratteri della provvisorietà mentre questo costo non si sarebbe dovuto affrontare se l'appalto delle opere di collegamento fosse avvenuto.



PRESIDENTE

Le interrogazioni e interpellanze, sono così ultimate e discusse.


Argomento: Trasporti aerei

Sull'opportunità di un dibattito relativo alla situazione dell'aeroporto di Caselle e sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

A questo punto dovrebbe essere risolto nel migliore dei modi il problema che abbiamo lasciato aperto nella riunione dei Capigruppo in ordine al dibattito sulla situazione dell'aeroporto di Caselle.
In quella sede non avevo aderito al rinvio della discussione e avevo detto che eventualmente si sarebbe potuto rispondere alle interrogazioni e segnatamente ad una interrogazione urgente, che il mio Gruppo aveva avanzato sin dal 17 settembre. Se il problema può essere risolto con una rapida risposta alle interrogazioni, può essere risolto ora, mentre siamo ancora in sede di interrogazioni e di interpellanze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Anche il nostro Gruppo è interpellante sulla situazione dell'aeroporto di Caselle, ovviamente siamo d'accordo che se ne parli. Però dobbiamo intenderci. Le interpellanze, che sono quattro o cinque fanno risultare un dibattito. Chiedo che venga rispettato l'ordine del giorno e che su questo ci accordiamo perché non può surrettiziamente essere introdotto. In sede di Capigruppo, abbiamo deciso che venisse svolto il punto quarto all'o.d.g. e i punti che seguivano.



PRESIDENTE

E' normale che si debba seguire l'ordine del giorno. Comunque, finita la discussione sull'economia piemontese, se ci sarà la possibilità di intervenire, potremo discutere anche dell'aeroporto.



PAGANELLI Ettore

Non vogliamo inserire nulla surrettiziamente, Abbiamo presentato un'interrogazione urgente, abbiamo aderito alla richiesta di altri Gruppi che, avendo presentato delle interrogazioni ,e delle interpellanze successivamente, hanno ritenuto che l'argomento meritasse la dignità di un dibattito in Consiglio. Ci troviamo ora nella situazione che l'interrogazione urgente viene inserita nel dibattito e il dibattito viene rinviato, quindi lo spirito dell'interrogazione urgente, a questo punto viene travolto. Non ne facciamo nessuna questione di principio: ci rimettiamo a quanto verrà deciso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Su questa vicenda vanno fatti due ordini di considerazioni. Si era aderito alla proposta di discussione sull'argomento Caselle nella previsione di un certo ordine dei lavori. Venuta a cadere questa previsione per fatti indipendenti dilla volontà dell'Ufficio di Presidenza e dei Consiglieri stessi, vengono meno le motivazioni per le quali le forze politiche avevano aderito a quell'ordine dei lavori. Quindi non c'è da parte di nessuno un colpo di mano per chiedere che, essendo venute meno quelle considerazioni, si ritorni a un'impostazione iniziale.
La seconda considerazione è questa. Sembra abbastanza strano che in presenza di un problema così urgente, che riguarda una società di cui la Regione è azionista, non si trovi almeno un qualche minuto per riflettere.
Durante la riunione dei Capigruppo, il nostro Gruppo aveva proposto di limitare in tempo rigidissimo gli interventi su questa materia, in modo da risolvere la prima informativa nell'arco di dieci minuti.
Per quanto ci riguarda noi parleremo non più di due minuti e mezzo. Si tratta semplicemente di avere una prima normativa su questo argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Se si tratta, anche involontariamente, di riproporre un dibattito, il dibattito va mantenuto nell'ordine stabilita. Se invece, si tratta di una rapida informazione e di una presa d'atto, attraverso le dichiarazioni poste nei limiti delle interrogazioni; noi non abbiamo niente in contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Nella riunione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, si stabilì che numerose interrogazioni e interpellanze si sarebbero riunite in un dibattito sull'aeroporto di Caselle, e che, nelle sedute di giovedì e venerdì, saremmo andati incontro a questo dibattito che non vedeva soltanto la risposta a interrogazioni, ma approfondiva il tema dell'aeroporto di Caselle. La seduta di domani non si tiene a causa dello sciopero generale quindi, necessariamente debbono essere discussi i punti all'o.d.g. e non vi è nulla che possa modificare la decisione assunta nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, regolamento stabilisce che il Presidente pu modificarlo, convocando la Conferenza e quando vi sia la maggioranza all'interno. Non mi pare di scorgere una maggioranza per la modifica, e non vedo perché si debba seguire l'ordine del giorno e iniziare il dibattito sulla situazione economica. Domani, nel caso in cui fosse revocato lo sciopero generale e si tenesse la seduta, si potrà procedere sugli altri punti iscritti all'o.d.g.
Se strumentalmente cambiamo ogni momento le decisioni che i Gruppi hanno preso, io non ci sto. E' strumentale questo inserimento. Volete essere strumentali su questo? Benissimo, andiamo fino in fondo non abbiamo nulla da temere. Le opere le abbiamo fatte, la società le ha realizzate manca il collaudo tecnico. Andiamo pure avanti, però ritengo che le 'decisioni della Conferenza dei Capigruppo non possano essere disattese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Il discorso sulla strumentalizzazione non lo accetto, sia ben chiaro.
Abbiamo presentato un'interrogazione urgente, dopo di che si sono precipitati tutti a presentare altre interrogazioni. Abbiamo accettato che questo fosse trasformato in un dibattito, ma, dal momento che non c'è il tempo per un dibattito, ci deve essere almeno un'informazione, se no cade lo spirito dell'interrogazione urgente. Viene inserita l'interrogazione nel dibattito e poi non si discute: questa si che è strumentalizzazione. Ho fatto una proposta che poteva essere conciliante e che ha visto l'adesione del Capogruppo comunista; una rapida informazione e una brevissima replica.
Quando un Gruppo si avvale degli strumenti regolamentari per il suo colloquio con la Giunta, la Giunta deve andare avanti e non deve coinvolgerci in una decisione che voleva essere ampia e che, alla fine finisce per strozzare il dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Propongo di iniziare il dibattito sulla situazione economica, come previsto e la Giunta s'impegna di dare un'informazione al termine di questa discussione.


Argomento:

Sull'opportunità di un dibattito relativo alla situazione dell'aeroporto di Caselle e sul programma dei lavori

Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri:Bajardi, Cernetti Bertozzi Majorino, Montefalchesi.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 12: "Interpretazione autentica art. 36 legge regionale 17/12/1979 n. 74" - (Stato giuridico e trattamento economico del personale regionale recepimento dei contenuti dell'accordo relativo al contratto nazionale per il personale delle Regioni a Statuto ordinario) - presentato dalla Giunta regionale in data 1/10/80 ed assegnato alla I Commissione in data 3/10/80 n. 13: "Norme per la disciplina della contabilità, l'utilizzazione e la gestione del patrimonio delle Unità locali dei servizi" - presentato dalla Giunta regionale in data 7/10/80, la quale chiede la procedura abbreviata ai sensi dell'art. 75, secondo comma, del Regolamento consiliare che recita: "Qualora il progetto di cui si è decisa la riassunzione abbia esaurito nella precedente legislatura la fase referente, esso è trattato direttamente dal Consiglio se i proponenti lo richiedano ed il Consiglio accetti. Nel caso in cui nella precedente legislatura non sia stata esaurita la fase referente, la Commissione competente può acquisire ed utilizzare il materiale già prodotto" - il Consiglio prende atto.
n. 14: "Modificazioni alla legge regionale 28/1/1980 n. 5" (Istituzione del Parco naturale e area attrezzata del Sacro Monte di Crea) presentato dalla Giunta regionale in data 7/10/80 n. 15: "Modifica alla legge regionale 17/12/1979 n. 74, art. 25" (Commissione giudicatrice dei concorsi) - presentato dalla Giunta regionale in data 7/10/80.


Argomento:

c) Delibera adottata dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che in attuazione dell'art. 7, primo comma della legge regionale 6/11/1978, n. 65: la Giunta regionale nella seduta del 30/9/1980 ha adottato la deliberazione n. 57 relativa a: "Progetto per il sistema informativo regionale dei trasporti e viabilità di cui alla deliberazione n. 31-30420 del 6/6/1980. Individuazione della ditta esterna per il servizio di informatica di base"; che verrà distribuita ai Consiglieri.


Argomento: Questioni internazionali

d) Attentato alla Sinagoga di Parigi


PRESIDENTE

A seguito dell'attentato terroristico contro la Sinagoga di Parigi l'Ufficio di Presidenza ha espresso la propria solidarietà alla comunità israelitica torinese. Personalmente ho partecipato alla ,cerimonia che si è tenuta ieri presso la Sinagoga. Come Presidente del Comitato .regionale per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana, ho altresì inviato ai Ministri degli esteri italiano e francese, un telegramma dove si denunciano le connessioni e la complessità evidente fra fascisti italiani e francesi e si chiede una decisa e coordinata attività dei due governi contro la rinascita dei gruppi razzisti e nazisti.
Le Comunicazioni sono così terminate.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Industria (anche piccola e media) - Commercio - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Esame degli aspetti salienti della crisi economica in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto all'o.d.g.: "Esame degli aspetti salienti della crisi economica in Piemonte".
La parola al Presidente della Giunta regionale.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, questo dibattito intende sottoporre all'attenzione delle forze politiche presenti in Consiglio regionale, gli aspetti salienti della crisi economica ed occupazionale come essi si sono venuti configurando in Piemonte negli ultimi mesi. Scopo di questa analisi è quello di arrivare, se possibile, unitariamente ad offrire un contributo per orientare la politica economica del futuro governo nazionale ad un tempestivo intervento per la soluzione dei problemi che nascono dalla situazione acuta di crisi in atto nel Paese, ma in modo significativo in Piemonte.
Abbiamo voluto indicare solo i punti salienti della crisi, perch riteniamo che sia compito della nostra Regione, come di tutte le Regioni italiane, avanzare non proposte particolaristiche, ma quei suggerimenti e quelle proposte che debbono entrare nel programma del Governo nazionale per affrontare i problemi derivanti dalla crisi.
Per uscire da questa situazione, occorre allargare la base produttiva del Paese attraverso interventi programmati e coordinati statali e regionali, all'interno dei quali, la Regione potrà intervenire sulla base di interventi autonomi e specifici derivanti dalle sue competenze, dal suo bilancio e, più in generale, dalla capacità complessiva di intervento finanziario, programmato e finalizzato delle autonomie locali della nostra Regione.
L'intento della Giunta regionale è duplice: dare un contributo alle forze politiche che devono formare il nuovo Governo indicando i contenuti programmatici qualificanti di una politica di interesse regionale e nazionale, ed avviare successivamente al confronto che si tiene oggi nel nostro Consiglio, un confronto con tutte le Regioni italiane.
Ci siamo pertanto fatti promotori di una proposta di incontro fra tutte le Regioni, perché la stessa operazione che cerchiamo di compiere qui oggi sia possibile tentarla su scala nazionale.
L'obiettivo delle Regioni è quello di porsi come naturali interlocutori del Presidente incaricato di formare il nuovo Governo, per sottoporgli punti di intesa di un programma di Governo che valorizzi le autonomie locali, incentivi la realizzazione di una politica anche regionale tendente a consolidare e rafforzare i poteri di intervento delle Regioni nel quadro di una programmazione economica nazionale.
Naturalmente questi intenti non solo non esauriscono l'impegno della nostra Regione, ma sono preliminari e pregiudiziali a ciò che ci accingiamo a presentare al Consiglio regionale, e cioè il programma della Giunta regionale per la III legislatura, il quale subisce i condizionamenti derivanti dallo sviluppo della situazione nazionale.
E' già stato detto, e lo confermiamo in questa sede, che entro il mese di ottobre, verranno consegnati i documenti del programma di azione della Giunta regionale, i quali però, saranno attuabili solo in un quadro di politica economica nazionale che abbia quei contenuti che ci permettiamo di presentare sulla base dell'analisi dei punti salienti di crisi dell'economia piemontese.



GLI ASPETTI SALIENTI DELLA CRISI ECONOMICA IN PIEMONTE

Il dato caratterizzante di questo momento è la crisi industriale che investe grandi gruppi e settori strategici della nostra economia.
Basti pensare alla situazione Fiat con gli aspetti peculiari della crisi dell'auto su scala nazionale e mondiale; la crisi della Olivetti nel settore dell'elettronica; la crisi dell'Indesit nel settore dell'elettronica e dei beni di consumo durevoli; la crisi del gruppo Montedison - Montefibre nel settore della fibra e della chimica.
Come è noto, tutti questi gruppi sono presenti in Piemonte ed in altre Regioni italiane.
Sono in corso complessi processi di modificazione e trasformazione dell'organizzazione produttiva con forti riflessi su un vasto settore di aziende dell'indotto e sub-indotto (si pensi alla vastità delle aziende collegate alla produzione automobilistica; si consideri che le sole aziende associate all'API dell'indotto Indesit, nell'area di Torino, sono 73 e lavorano per un 35/40% su commesse Indesit, mentre quelle del Casertano lavorano quasi totalmente per la Indesit).
Ma assieme alle aziende dei grandi gruppi si registrano altre situazioni di crisi e di difficoltà, in aziende e settori, di rilevanza non trascurabile: una decina di aziende della gestione GEPI in Piemonte operanti nell'elettronica, nel tessile abbigliamento, nel meccanico quali la Seimart, la Manifattura lane, la Falconi; nella siderurgia quali la Sisma di Villadossola per la quale deve essere ancora definito l'assetto le Fonderie dell'Ossola ecc...
Vi sono infine aziende in crisi variamente diffuse nell'area piemontese nel settore dolciario, nel cartario, nel tessile, nell'alluminio che, per le loro implicazioni, richiedono anch'esse collegamenti con la politica industriale nazionale.
Inoltre l'alto costo del denaro, la restrizione del credito connessi e conseguenti ai processi inflattivi in corso col continuo dilatarsi dei tempi di pagamento da parte dei committenti, rendono più grave la crisi nel comparto artigiano e privano l'impresa artigiana delle risorse necessarie alla riconversione produttiva, urgente di fronte alla riduzione del 20 della produzione del settore auto della Fiat, ed alla crisi del prodotto rispetto al mercato internazionale.
Sono alcune migliaia le imprese artigiane direttamente legate all'indotto auto, ed alcune decine di migliaia gli addetti, ma certo gli effetti dell'annunciata riduzione di produzione in quel settore coinvolgeranno direttamente molte altre imprese più o meno ad esso legate anche sul piano occupazionale. Non si possono ovviamente comparare meccanicamente queste situazioni fra di loro; ma esse presentano il dato costante comune di forti conseguenze negative anche sui livelli occupazionali, con aumenti a ricorso della Cassa integrazione, blocco del tournover e licenziamenti.
Con l'annata agraria 1979/80, ormai prossima alla conclusione del proprio ciclo produttivo, si sono venuti via via aggravando tutti i sintomi negativi che erano già emersi per alcuni settori verso la metà del 1979 con le prime difficoltà che avevano investito il comparto lattiero caseario, a seguito della crisi del grana-padano e del parmigiano reggiano.
Le difficoltà più gravi ora sono quelle che investono in modo drammatico il mercato delle uve ed il settore vitivinicolo, con giacenza pari al 30/40% di prodotto invenduto all'inizio di una vendemmia che si presentava abbondante.
Le difficoltà di non lieve incidenza, hanno colpito e colpiscono il compatto ortofrutticolo e più recentemente, quello bieticolo.
Infine nel settore primario nel suo complesso, ha pesato e pesa più che in ogni altro, il repentino aumento del costo del denaro, che si è verificato nel caso in questione e la rarefazione del credito di esercizio agevolato e non.
Dal punto di vista della produzione e le due ultime annate agrarie, si presentano con il più alto livello degli anni 1970, con una produzione lorda vendibile attestata su valori che superano ormai i duemila miliardi.
In presenza però di un aumento di costo di produzione del 21/22% e di fronte ad un aumento medio nazionale dei prezzi agricoli alla produzione di appella un 10% circa, va da sé che i redditi agricoli hanno già subito un forte decremento. Tale decremento si è trasformato in una vera falcidia per quei compatti, è il caso del vino, ove nella nostra Regione si è registrata una riduzione dei prezzi alla produzione rispetto al 1979, oscillante tra il 20/30% ed anche oltre.
In tale situazione l'inflazione sta producendo effetti destalizzanti sulla gestione delle aziende (singole e associate) a causa della progressiva divarificazione della forbice fra costi. (sui quali l'inflazione si scarica interamente) e ricavi.
Il pericolo più grave è che l'attuale pesantezza di mercato congeli la positiva e forte tendenza in atto all'investimento per ammodernare le strutture aziendali ed elevarne la loro produttività. I provvedimenti adottati dalle autorità monetarie con la caduta del Governo Cossiga (aumento del tasso di sconto dal 15 al 16,5%, misure varie di ordine valutario), su cui pure occorre dare un giudizio positivo, essendo necessari per evitare manovre speculative sulla lira sollevano notevoli preoccupazioni per i riflessi sul sistema economico.
Infatti gli stessi vengono a sommarsi a precedenti provvedimenti monetari: aumenti del tasso di sconto del 6 ottobre e del 6 dicembre 1979 rispettivamente dal 10,5 al 12 ed al 15%; nuovi e più rigorosi massimali all'espansione creditizia adottati nel marzo e nel giugno 1980.
Mentre i precedenti provvedimenti erano stati sopportati dal sistema economico, che si trovava in una fase - terminale - di espansione nell'attuale fase recessiva le ultime misure, proprio perché vengono a sommarsi ai fattori precedenti, potranno produrre effetti superiori alle previsioni sul sistema economico, ed in particolare sugli investimenti e sull'occupazione.
La stretta monetaria, oltre a ridurre l'accessibilità al credito rischia di indirizzarlo verso i settori più sicuri ancorché meno importanti dal punto di vista della strategia di sviluppo, anziché verso settori di più vasta significatività economica, Occupazionale e tecnologica, anche se di più recente sviluppo e quindi più rischiosi.
Tale effetto è particolarmente grave nella Regione Piemonte dove esiste, accanto alla grande industria dell'auto, in crisi e che richiede forti investimenti per lo sviluppo tecnologico, un tessuto di piccole e medie industrie, con forte interscambio con l'estero e con elevato grado di innovazione e ricerca, che risente in modo particolare della stretta creditizia.
La gravità e complessità dei problemi esposti, richiedono l'adozione di misure ed atti coerenti a livello nazionale, capaci di saldare in un quadro programmatico gli interventi di competenza dello stato, con quelli che spettano alle Regioni e agli Enti locali.
Il documento economico a medio termine ha aperto una fase di consultazione e di confronto con le Regioni e le forze sociali, che auspichiamo possa essere ripresa al più presto dal nuovo Governo.
Sulla base dell'esame in corso, le Regioni, pur prendendo atto della novità positiva rappresentata dalla ripresa della politica di piano, hanno contestato la mancata indicazione, nel documento governativo del ruolo e degli spazi che istituzionalmente spettano al livello regionale, sia nella fase di elaborazione che in quella di attuazione degli interventi di piano.
In questo contesto, le Regioni stanno elaborando un documento di rilievi e di proposte che saldi le indicazioni contenute nei piani regionali di sviluppo con le proposte programmatiche del livello centrale e consenta una manovra integrata della spesa pubblica, in grado di sostenere il livello degli investimenti e l'occupazione.
Dal documento governativo non emergeva, tra l'altro, un'impostazione organica di politica industriale, ma solo spunti di interesse settoriale che non colgono la necessità di individuare politiche e strumenti capaci complessivamente di agevolare ed orientare il rilevante processo di riconversione e rinnovamento che è necessario per il nostro apparato produttivo.
D'altra parte, la gravità dei problemi sollecita l'adozione di misure tempestive, inquadrate in un disegno di medio periodo ma suscettibili di produrre effetti in tempi brevi.
Nell'ambito degli strumenti disponibili, vi è la legge n. 675/1977 sulla riconversione e ristrutturazione industriale, giunta quasi al termine del suo periodo di validità. Ma ora occorrono modifiche che ne consentano la proroga, in condizioni di maggiore efficacia.
Tutti i settori precedentemente richiamati sono previsti nella legge di riconversione e ristrutturazione industriale e anche il settore auto che non era stato originariamente incluso tra quelli per i quali predisporre un piano di settore, è stato nell'estate scorsa compreso tra i settori critici.
Caratteristica fondamentale della legge 675/77 è che per la prima volta è stata prevista una politica per settori con interventi finanziari finalizzati, con il fondo ricerca (per l'attivazione del quale vi sono già forti sollecitazioni in Piemonte sia nel settore che nella elettronica).
Escludendo quindi la legge, i precedenti interventi a pioggia, introduce primi criteri di programmazione.
Alla gestione della legge di riconversione e ristrutturazione, le Regioni sono chiamate anche per esprimere i pareri sui progetti di settore evitando ogni atteggiamento di autarchismo regionale; per questo tali pareri sono espressi nell'ambito della Commissione interregionale.
Le Regioni sono perciò profondamente interessate al funzionamento e al miglioramento della legge 675/77, nella consapevolezza che gli strumenti previsti per una politica industriale si saldano strettamente con altre misure, tanto con quelle sul piano della politica economica e finanziaria che sono più proprie del livello centrale, quanto con compiti che spettano al livello regionale, dalla formazione professionale alla gestione del territorio, quanto, infine, con situazioni di rilevanza strategica, come la disciplina del collocamento, la gestione della mobilità, la definizione degli interventi sul mercato del lavoro, che devono essere meglio definiti in sede legislativa, in un intreccio di competenze che deve vedere necessariamente coinvolti il livello centrale ed i livelli periferici.
Sulla base delle considerazioni svolte, emergono con sufficiente precisione gli spunti per una politica economica e industriale che nascono dall'esame del settore, e in particolare, dei punti di crisi presenti nella realtà piemontese.
Innanzitutto, la necessità di non affidare, al di là dei doverosi interventi imposti dall'emergermi ai meri strumenti monetari il compito di regolare i meccanismi del sistema economico, e perciò la necessità di contenere nel tempo la stretta monetaria e creditizia, e di adottare un ventaglio, più ampio e selettivo, di misure appropriate, in grado di evitare la caduta in una spirale recessiva, che avrebbe effetti disastrosi sui livelli occupazionali e sulle stesse capacità competitive dell'industria italiana.
Tra gli strumenti selettivi deve essere messa a punto una adeguata politica del credito, finalizzata a realizzare gli obiettivi fissati per la politica industriale e perciò a contenere il costo del denaro per le iniziative di riconversione, di sviluppo e di ricerca riconosciute come prioritarie dai piani di settore.
In questo quadro, è necessario affrontare il problema di un sistema creditizio più adeguato alle reali necessità dell'artigianato, della piccola e media impresa, impostando anche adeguate soluzioni per il credito d'esercizio.
Sul piano degli interventi di politica industriale, occorre procedere sollecitamente all'approvazione dei piani di settore in itinere, come quello dell'auto, e all'aggiornamento di quelli della chimica e dell'elettronica, inserendoli in una strategia dà sviluppo adeguata ai nuovi problemi posti dalle evoluzioni in atto nella divisione internazionale del lavoro e alla gravità della crisi di vasti settori produttivi. Nello stesso tempo, occorre modificare il programma di sviluppo dell'industria elettronica, collegandolo con una nuova organizzazione e una qualificazione della domanda pubblica e con un programma di potenziamento e riorganizzazione del settore .delle telecomunicazioni, al quale devono essere finalizzati la ricapitalizzazione della Stet e altri interventi finanziari, separando le aziende manufatturiere da quelle di servizio.



MERCATO DEL LAVORO E IL COLLOCAMENTO

Occorre, altresì, realizzare per il mercato del lavoro e il collocamento: la riforma del collocamento, con l'istituzione di un servizio per l'impiego, pubblico, unitario, nazionale, articolato su tre livelli (centrale, regionale, comprensoriale), che sia uno strumento di politica attiva del lavoro nei suoi vari aspetti: dall'avviamento alla mobilità alle forme di integrazione salariale, previste dalla Cassa integrazione, e che sia in grado di intervenire sulla qualificazione e riqualificazione professionale dei disoccupati e lavoratori, favorendo il superamento del lavoro nero e l'emersione dell'economia sommersa, correggendo le distorsioni del mercato del lavoro e l'emarginazione dei giovani e delle donne, vigilando sulla corretta applicazione delle leggi ed in particolare sull'attuazione della legge di parità n. 903/77.



SETTORE AGRICOLTURA

Così pure per il settore dell'agricoltura occorre: presentare al Parlamento il piano agricolo-alimentare rendere immediatamente spendibili tutti i fondi stanziati con la "Legge Quadrifoglio", provvedendo subito, da parte del Ministero del Tesoro al loro trasferimento alle Regioni e consentendo a queste un utilizzo dei fondi più articolato e non strettamente vincolato, pur nel rispetto delle finalità generali della legge ottenere, nell'ambito di una revisione della politica agricola della CEE, la fissazione dei limiti massimi di produzione per ogni prodotto e per ciascun Stato membro, la possibilità di misure comunitarie o nazionali di sostegno e di preferenza comunitaria per alcune produzioni italiane (vino barbabietola da zucchero, lattiero-caseari, ortofrutticoli) finanziamenti della CEE per un programma straordinario di interventi strutturali, specie nel Mezzogiorno.



SETTORE DEI TRASPORTI

Per il settore dei trasporti occorre: garantire la presentazione del piano di sviluppo del settore dei trasporti, sia su rotaia che su strada, con particolare riferimento al piano autobus, accelerando la conclusione dell'iter parlamentare della legge quadro dei trasporti, al piano integrativo delle FF.SS., nel testo che è stato definito dall'Azienda ferroviaria, in collaborazione con le Regioni, secondo le direttive del Parlamento.



SETTORE DELL'ARTIGIANATO

Per il settore dell'artigianato occorre: una ridefinizione legislativa della figura dell'impresa artigiana attraverso l'approvazione della legge quadro per l'artigianato che ne consenta una più adeguata caratterizzazione ai fini di un suo sviluppo orientato da forte capacità imprenditoriale (adeguamento del numero di dipendenti, associazionismo economico tra imprese artigiane ecc.) la riforma dell'Artigiancassa (nel senso di una regionalizzazione) e con urgenza, l'integrazione dei fondi costituiti presso di essa, essendo decaduti, per la non riconversione in legge del "decretone" le disposizioni in merito già adottate l'urgente concreta utilizzazione, tramite l'Artigiancassa, dei fondi assegnati all'artigianato in base alla legge 675/77 (riconversione e ristrutturazione industriale).



SETTORE DEL COMMERCIO

Per il settore del commercio occorre: una riforma della legge n. 426/71 (disciplina del commercio) della legge n. 517/75, sul credito agevolato, della legge n. 125/59 sui mercati all'ingrosso per un efficace impulso pubblico alla politica della distribuzione.
E' appena il caso di ribadire che la manovra per il sostegno dell'economia in Piemonte, come nel resto del Paese, deve prevedere l'adozione congiunta delle misure necessarie, nelle linee indicate, in un quadro coordinato, di livelli di programmazione nazionale e regionale.
In questo quadro la Giunta regionale vuole contribuire con il Governo nazionale al rilancio dell'economia del nostro Paese.



PRESIDENTE

La relazione del Presidente della Giunta regionale è terminata propongo la sospensione della seduta ed il rinvio del dibattito alla seduta pomeridiana.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,45)



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