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Dettaglio seduta n.107 del 19/01/82 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione dei Consiglieri Biazzi e Avondo inerente la messa in liquidazione delle case operaie della ditta Sisma


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo l'interrogazione presentata dai Consiglieri Biazzi e Avondo inerente la messa in liquidazione delle case operaie della ditta Sisma.
Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

Nella riunione di Verbania il Ministro Aniasi aveva comunicato che il problema della cessione delle Case Sisma (n. 313) era in via di definizione. Si stavano in fatti definendo con una società immobiliare i termini tecnici della questione che avrebbe comportato la cessione agli attuali locatari con pagamenti (riscatto) non diversi dai canoni oggi corrisposti.
Dopo la riunione di Verbania, la Direzione della Sisma di Villadossola ha spedito lettere agli attuali inquilini comunicando la decisione di mettere in liquidazione n. 232 alloggi. Con tali lettere si indicavano le condizioni di vendita e si invitavano gli inquilini stessi ad incontri per l'esame delle singole situazioni e la stipulazione di accordi definitivi.
Gli incontri avrebbero dovuto iniziare il 9 gennaio.
Su richiesta del Sindaco di Verbania, del Comitato Inquilini e delle organizzazioni sindacali l'operazione è stata sospesa fino al 22 gennaio.
Da tale data la Direzione si ritiene libera di dare corso alle trattative per la cessione a meno che riceva da Roma precise controindicazioni all'operazione intrapresa.
La Direzione mi ha comunicato che 232 alloggi in vendita sono occupati: n. 86 da dipendenti n. 146 da esterni (ex dipendenti pensionati terzi che non hanno nessun rapporto con la Sisma).
Le condizioni di vendita prevedono le seguenti priorità: inquilini dipendenti Sisma inquilini pensionati Sisma inquilini pensionati non dipendenti Sisma non inquilini dipendenti Sisma terzi (la vendita a questi è fortemente penalizzata).
Il prezzo di vendita è ragguagliato al valore di equo canone (circa 250.000 lire al mq. metà del prezzo di mercato); si tratta dunque di valore non speculativo.
La Direzione ha anche preso contatti con le banche che hanno assicurato la loro disponibilità a concedere mutui per chi non ha denaro sufficiente per l'acquisto.
Secondo la Direzione il vero nodo è quello dei pensionati che non possono acquisire.
Gli alloggi da questi occupati potrebbero infatti essere ceduti a terzi (la vendita a terzi anche se fortemente penalizzata è pur sempre un affare) e quindi gli attuali inquilini potrebbero essere sfrattati.
La Direzione comunica però di aver garantito al Sindaco di Villadossola che eventuali casi eccezionali saranno comunque esaminati con tutta l'attenzione necessaria.
Consapevoli che la strada intrapresa apre dei gravi problemi per gli attuali inquilini e, soprattutto per i pensionati, che non possono, per mancanza di denaro, acquisire gli alloggi da essi occupati. Ancora ieri abbiamo sottoposto il problema al Ministro Nicolazzi, il quale si è impegnato ad intervenire per bloccare l'operazione avviata e contemporaneamente a definire una soluzione nel contesto del decreto sulla casa attualmente in esame al Parlamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Sono soddisfatto della risposta dell'Assessore e della tempestività con cui la Giunta regionale si è mossa. Ciò, indubbiamente, ha contribuito insieme ad altri interventi, a bloccare almeno temporaneamente l'iniziativa, che non mi pare azzardato definire poco meditata, della Direzione della Sisma di Villadossola. Siamo di fronte ad un'azienda pubblica che da mesi porta avanti delle iniziative in contrasto con gli impegni assunti pubblicamente da esponenti del Governo anche se non formalmente ufficializzati.
Parecchie iniziative della Sisma hanno avuto un sapore che sa di ricatto. La stessa motivazione con cui giustifica la vendita delle case per poter intervenire con investimenti all'interno dell'azienda mi pare poco sostenibile. Il ricavato potrebbe arrivare al massimo a 4-5 miliardi a fronte di un'esigenza di investimenti per almeno 80 miliardi, questo in base ai piani presentati dall'azienda stessa. Gli investimenti sono necessari, ma la strada perseguita dalla Direzione non sembra la più indicata e crea solo nuovi e gravi problemi a lavoratori e pensionati.
Le persone coinvolte in questa iniziativa unilaterale sono circa 1.200 le quali vivono in una cittadina che già vede in pericolo centinaia di posti di lavoro.
C'è stato un impegno preciso ed un'assicurazione del Governo nella persona del Ministro Aniasi, nell'incontro del 21 dicembre a Verbania che andava nella direzione di risolvere il problema.
Dopo pochi giorni la Direzione dell'azienda pubblica, arbitrariamente mi pare, ha inviato le comunicazioni riguardanti la messa in liquidazione delle case stesse; e questo non è accettabile.
Prego la Giunta di voler intervenire presso il Governo perché, dopo gli impegni presi pubblicamente dai Ministri Aniasi e Nicolazzi, compia il passo formale presso la Direzione Sisma per bloccare le iniziative assunte in modo da definire la sistemazione delle case Sisma tenendo conto delle richieste dei lavoratori.
Forse è opportuno che la Giunta solleciti un incontro, entro breve tempo, tra le Partecipazioni Statali (IRI), l'azienda, un rappresentante del Governo, i rappresentanti del Comitato Inquilini al fine di bloccare qualsiasi azione unilaterale della Sisma.
Soddisfazione quindi per la risposta data dal Governo, tramite il Ministro Nicolazzi, ma i problemi sono ancora aperti e vanno chiariti e portati a soluzione per dare tranquillità ai lavoratori ed ai pensionati.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza del Consigliere Bontempi inerente la lottizzazione abusiva nel Comune di La Cassa


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza presentata dal Consigliere Bontempi inerente la lottizzazione abusiva nel Comune di La Cassa.
Risponde l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore all'urbanistica

Nel Comune di La Cassa è stato costruito un numero elevato di case abusive che per una parte sono vere e proprie costruzioni, per un'altra parte sono manufatti precari (serre abusive in edifici in muratura e in edifici in lamiera).
L'operazione ha dei contorni assai incerti, anzi, sanzionati da una doppia sentenza della Magistratura penale come truffaldini. Una società ha acquistato i terreni, ne ha fatto una specie di sommaria lottizzazione abusiva di fatto e li ha venduti a piccoli lotti ad abitanti di Torino e di altri Comuni i quali sono convinti di poterli usare a fini di edificazione.
Sono sorte nel caso degli ultimi anni in quei lotti baracche e casupole.
L'operazione si è rivelata truffaldina nel senso che gli acquirenti degli appezzamenti avevano avuto dai rivenditori l'assicurazione che avrebbero potuto edificare su questi lotti.
C'è stata una sentenza in primo grado con condanna dei venditori e degli acquirenti (i primi anche per il reato di associazione a delinquere gli altri per la violazione delle norme urbanistiche) che è stata confermata in sede di appello recentemente.
Il Comune ha già emanato alcune ordinanze di demolizione che peraltro non sono state eseguite per l'impossibilità di trovare in loco delle ditte che possono procedere alla demolizione.
Ho tentato di reperire ditte specializzate per questa operazione, ma nessuno vuole demolire le baracche, c'è anche il timore della vendetta.
Proporremo al Comune di tentare una soluzione con le persone interessate convincendole sull'impossibilità di mantenere quei manufatti.
Una questione analoga ha avuto il Comune di Torino in una zona coltivata ad orti. Si potrebbe consentire un utilizzo agricolo di quegli appezzamenti senza nessun pregiudizio né delle norme né dell'assetto del territorio consentendo anche l'edificazione di manufatti standard per il deposito attrezzi, secondo quanto consente la legge, che non potranno però essere poi trasformati in ricoveri per viverci.
Coloro che non si atterranno a questa convenzione e che hanno costruito dei manufatti abusivi che non possono essere in nessun modo sanati dovranno abbatterli.
Non trovando le ditte disposte ad intervenire si ricorrerà, se del caso, all'Autorità militare.
Il problema va sanato, perché episodi del genere, ove non fossero sradicati, tenderebbero a riprodursi e ad allargarsi a macchia d'olio coinvolgendo altre amministrazioni.
Già in altri Comuni ci sono sintomi analoghi.
C'è della gente in buona fede che accetterà la soluzione dell'orticello e di osservare la legge, ma c'è anche chi vuole fare un'operazione speculativa ai danni della collettività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio l'Assessore per la risposta che ha rappresentato con fedeltà la situazione che è in atto nel Comune di La Cassa.
Mi sembra giusto il ragionamento dell'Assessore che prefigura la prosecuzione di un rapporto convenzionale con il Comune.
Questo mi sembra importante perché la credibilità dell'Amministrazione comunale, ma anche di quella regionale, passa attraverso la repressione di un atto, la cui illegalità è stata sancita da due sentenze della Magistratura, e attraverso l'intervento tempestivo del Comune.
Mi rendo conto delle difficoltà nel reperire le ditte disposte a compiere tali lavori, ma è opportuno uno sforzo straordinario richiamando il potere politico e contrattuale che può avere la Regione nei confronti di queste ditte, altrimenti il rischio sarebbe di una sistematica inapplicazione delle norme urbanistiche.
Prego l'Assessore di proseguire i contatti con il Comune perché crei un'area per la coltivazione ad orto.
Il Comune di La Cassa è vicino al parco e qualora questa compromissione non cessasse potrebbe diventare un pericoloso innesco per mille altre operazioni mettendo in forse non solo le decisioni comunali ma addirittura la politica della Regione.


Argomento:

Interpellanza del Consigliere Bontempi inerente la lottizzazione abusiva nel Comune di La Cassa

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto terzo all'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Astengo, Carazzoni, Enrietti, Lombardi e Paganelli.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

b) Composizione Commissione per la definizione delle iniziative da intraprendere da parte della Regione sul tema della fame nel mondo


PRESIDENTE

Comunico ancora che è stata composta la Commissione per la definizione delle iniziative da intraprendere da parte della Regione sul tema della fame nel mondo nel modo seguente: per il Consiglio, i Consiglieri: Martini, Ratti, Marchiaro, Reburdo Salvetti, Mignone, Turbiglio, Vetrino, Majorino, Montefalchesi per la Giunta: il Presidente Enrietti, il Vicepresidente Sanlorenzo nonché gli Assessori che di volta in volta potessero essere interessati per le materie trattate.
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 156: "Snellimento procedure attuative dei programmi di edilizia residenziale e costituzione di un fondo di rotazione per l'anticipata acquisizione di aree pubbliche" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 156: "Snellimento procedure attuative dei programmi di edilizia residenziale e costituzione di un fondo di rotazione per l'anticipata acquisizione di aree pubbliche".
La discussione su questa legge è stata svolta nella precedente adunanza del 14 gennaio 1982.
L'Assessore competente ha presentato l'art. 1 variato, secondo quanto in quella sede era emerso.
Art. 1 (Finalità) "Tutti i fondi destinati ad interventi di edilizia residenziale, stanziati dallo Stato o da Enti pubblici, nonché dalla Regione, anche se derivanti dalla stipula di mutui, dall'emissione di obbligazioni o certificati immobiliari, sono programmati unitariamente dalla Regione sulla base dei propri indirizzi territoriali.
La Regione promuove inoltre lo snellimento delle procedure attuative degli interventi di edilizia residenziale sovvenzionata, agevolata o convenzionata.
A tal fine la Regione è autorizzata a localizzare le previsioni finanziarie mediante programmi pluriennali nell'ambito delle previsioni complessive del piano decennale per l'edilizia residenziale di cui alla legge 5/8/1978, n.
457.
Qualora l'importo di finanziamento non sia stato ancora definito ai sensi dell'art. 9 della legge 5/8/1978, n. 457, o da altre leggi pluriennali dello Stato o della Regione, è consentita l'anticipata localizzazione degli interventi edilizi nella misura media desumibile dagli investimenti annui a valere sui precedenti esercizi finanziari delle leggi pluriennali stesse".
Chi è favorevole all'emendamento che propone il nuovo testo dell'art. 1 è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Si passi ora alla votazione dell'art. 1 nel nuovo testo.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 28 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 13 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Acquisizione di aree e di immobili) "Per agevolare la realizzazione di interventi di edilizia residenziale, la Regione Piemonte in coerenza con i propri indirizzi programmatici e territoriali e sulla base delle indicazioni dei Comitati comprensoriali attraverso anche la concessione di finanziamenti a Comuni o loro Consorzi promuove: a) l'acquisizione di aree pubbliche nell'ambito dei piani di zona formati ai sensi della legge 18/4/1962, n. 167, e successive modifiche ed integrazioni, nonché l'acquisizione di aree localizzabili ai sensi dell'art. 3 della legge 27/6/1974, n. 247 b) l'acquisizione di abitazioni destinate al recupero del patrimonio edilizio esistente, individuate secondo le modalità previste dall'art. 3 della legge regionale 18/12/1979, n. 76, nonché di fabbricati esistenti contenuti nell'ambito dei piani di recupero formati ai sensi dell'art. 41 bis della legge regionale 5/12/1977, n. 56, e successive modifiche ed integrazioni c) la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria di cui al primo comma dell'art. 4 della legge 29/9/1964, n. 847, nell'ambito dei piani di zona formati ai sensi della legge 18/4/1962, n. 167".
Il Gruppo D.C. presenta i seguenti emendamenti: 1) al primo comma, al termine del punto a), aggiungere: "e ai sensi dell'art. 51 della legge 22/10/1971, n. 865" 2) al primo comma, al termine del punto c), aggiungere: "nonché sulle aree localizzabili ai sensi dell'art. 51 della legge 22/10/1971, n. 865".
La parola al Consigliere Picco per l'illustrazione.



PICCO Giovanni

Riteniamo importanti i due emendamenti presentati in quanto richiamano la possibilità dell'applicazione dell'art. 51 della legge. 865 come strumento per reperire, in tempi celeri ed indipendentemente dalle remore che si possono determinare per l'assenza di strumenti urbanistici, aree per la realizzazione di interventi di edilizia economica popolare.
Esiste l'obiezione che questo strumento può essere innescato solo qualora vi sia una garanzia di finanziamento pubblico sugli interventi.
Riteniamo comunque che l'assenza di un preciso riferimento in questo articolato di legge potrebbe avvalorare l'ipotesi che gli interventi sono assistiti dalle agevolazioni o dai contributi della legge stessa solo qualora siano collocati nelle previsioni strumentali che sono elencate nella legge, quindi con l'esclusione dell'applicazione dell'art. 51.
Attendiamo una risposta della Giunta su questo problema. Rimane salvo il discorso relativo ai problemi dell'applicabilità che non si spostano nella misura in cui o per promesse di finanziamenti o per finanziamenti successivamente acquisiti avvalorino la legittimità dell'applicazione dell'art. 51.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale e scolastica

Il collega Picco ha già espresso la motivazione per cui questo emendamento non è accettabile. L'art. 51 opera in regime eccezionale di emergenza. La legge 865 può operare solo nel momento in cui sono stati attribuiti i fondi e, per ragioni di pubblica utilità e per utilizzare fondi già attribuiti, può essere applicata questa procedura eccezionale.
Si tratta, invece, di una legge che programma preventivamente la localizzazione dei futuri finanziamenti e procede preventivamente all'acquisizione delle aree, quindi vengono a cadere gli elementi di eccezionalità per cui è stato introdotto nella legge 865 l'art. 51.
Il richiamo alla legge 247 lo riteniamo corretto ma è già sul limite della validità all'interno di una legge di programmazione di questo tipo.
Lo riteniamo corretto, perché comunque l'art. 3 della legge 247 si applica con le procedure dell'art. 51 sulla legge 167 almeno già adottata dal Comune. Pertanto gli emendamenti all'art. 2 come l'emendamento all'art. 5 che richiama l'art. 51, non sono inseribili nel testo di legge.
Comunque per accogliere la sollecitazione dei colleghi propongo di inserire il seguente emendamento aggiuntivo all'art. 7 che fa riferimento ai poteri sostitutivi: "I fondi di cui alla presente legge possono essere altresì utilizzati per l'acquisizione e l'attuazione delle aree individuate ai sensi dell'art. 51 della legge 286 e successive modifiche ed integrazioni".



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Credevo non fosse il caso di illustrare qui tutte le ragioni che ci spingevano a sollecitare lo specifico riferimento all'applicazione dell'art. 51.
Non è solo problema di legittimità o meno all'applicazione (resta inteso che è valido nella misura in cui sussistono i presupposti che la legge indica quali possibili per l'applicazione dello strumento stesso); la realtà è che l'art. 51 consente interventi in piccoli Comuni, in condizioni non già di eccezionalità temporale, ma di eccezionalità rispetto alle previsioni di strumentazione urbanistica. Le piccole realtà comunali non sempre prevedono e programmano insediamenti di edilizia economica popolare con precisione perché vi sono sospensioni di decisioni che non sono attribuite all'autonomia comunale ma sono dipendenti dai finanziamenti statali, dalle ripartizioni regionali e sono legati all'opportunità o meno di individuare nel momento in cui l'intervento è finanziato, è localizzato è dimensionato, l'area.
Riteniamo che l'applicazione sia opportuna per evitare, traumatiche decisioni che comunque condizionino solo a tempi indefiniti il blocco di aree in dimensioni rilevanti rispetto alle necessità, quando invece questo strumento consente un'applicazione più pertinente, più tempestiva, più opportuna.
Siamo insoddisfatti dell'accettazione della sola collocazione di questo strumento in condizioni di poteri sostitutivi e riteniamo che sia necessario prevederlo nell'articolato al punto giusto, nella previsione che viene indicata articolarmente, strumenti per strumenti, nell'art. 2.
Manteniamo i nostri emendamenti.



PRESIDENTE

Pongo allora in votazione gli emendamenti presentati dal Gruppo D.C.
Chi è favorevole al primo emendamento è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Chi è favorevole al secondo emendamento è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo in votazione l'art. 2 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Tipi di intervento e soggetti attuatori) "Sulle aree acquisite ai sensi della presente legge possono essere realizzati i seguenti interventi per nuove costruzioni: a) in edilizia sovvenzionata da realizzarsi a cura degli Istituti Autonomi per le Case Popolari o loro Consorzi b) in edilizia agevolata da realizzarsi a cura dei Comuni o loro Consorzi degli Istituti Autonomi per le Case Popolari o loro Consorzi, delle cooperative edilizie a proprietà indivisa e a proprietà divisa o loro Consorzi, delle Imprese di costruzione o loro Consorzi c) in edilizia convenzionata, a cura delle Cooperative edilizie a proprietà divisa o loro Consorzi delle Imprese di costruzione o loro Consorzi fruenti di proprie forme di finanziamento d) in edilizia pubblica, comunque finanziata, anche attraverso provvedimenti legislativi straordinari.
Sulle aree medesime possono essere altresì realizzati, a cura di Consorzi di Imprese di costruzione, Società o Consorzi misti, programmi organici di edilizia residenziale di cui al successivo art. 4, scelti sulla base di appositi bandi emessi dalla Regione in esecuzione dei programmi di cui all'art. 1 della presente legge. Verrà attribuita priorità a quelle iniziative che prevedano congiuntamente, con l'impiego di tecnologie avanzate, o interventi di risanamento del patrimonio edilizio esistente o interventi di edilizia privata realizzata su area dell'operatore per concorrere al soddisfacimento delle aliquote stabilite dal quarto comma dell'art. 2 della legge 28/1/1977, n. 10 e che costituiscono, ai sensi dell'art. 17 della legge regionale 18/12/1978, n. 76, integrazione di finanziamenti fra i soggetti attuatori dei fondi disposti dalla legge 5/8/1978, n. 457.
Nei fabbricati acquisiti ai sensi della presente legge possono essere realizzati, in edilizia sovvenzionata o agevolata, a cura dei Comuni o loro Consorzi, Istituti Autonomi per le Case Popolari o loro Consorzi Cooperative a proprietà indivisa e a proprietà divisa o loro Consorzi e Imprese di costruzione o loro Consorzi, gli interventi già definiti alle lettere b), c) e d) dell'art. 13 della legge regionale 5/12/1977, n. 56 e successive modifiche ed integrazioni".
La Giunta regionale presenta il seguente emendamento sostitutivo dell'intero articolo: "Sulle aree acquisite ai sensi della presente legge possono essere realizzati i seguenti interventi per nuove costruzioni: a) in edilizia sovvenzionata da realizzarsi a cura degli Istituti Autonomi per le Case Popolari o loro Consorzi b) in edilizia agevolata da realizzarsi a cura dei Comuni o loro Consorzi degli Istituti Autonomi per le Case Popolari o loro Consorzi, delle Cooperative edilizie a proprietà indivisa e a proprietà divisa o loro Consorzi, delle Imprese di costruzione o loro Consorzi c) in edilizia convenzionata, a cura delle Cooperative edilizie a proprietà divisa o loro Consorzi delle Imprese di costruzione o loro Consorzi fruenti di proprie forme di finanziamento d) in edilizia pubblica, comunque finanziata, anche attraverso provvedimenti legislativi straordinari.
Sulle aree medesime possono essere altresì realizzati, a cura di Consorzi di Imprese di costruzione, Società o Consorzi misti, programmi organici di edilizia residenziale, di cui al successivo art. 4, scelti sulla base di appositi bandi emessi dalla Regione in esecuzione dei programmi di cui all'art. 1 della presente legge.
Nella scelta dei programmi verrà attribuita priorità a quelle iniziative: a) che comportino, ai sensi dell'art. 17 della legge regionale 18/12/1979 n. 76, integrazione fra soggetti attuatori dei fondi disposti dalla legge 5/8/1978, n. 457, e degli interventi di edilizia convenzionata di cui alla precedente lettera c) b) che prevedono congiuntamente o interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente, o interventi di edilizia privata realizzata su aree degli operatori, concorrenti al soddisfacimento delle aliquote stabilite dal quarto comma dell'art. 2 della legge 28/1/1977, n. 10 c) che risultino connesse a programmi di sviluppo e qualificazione delle strutture produttive finalizzati alla industrializzazione ed alla prefabbricazione.
Nei fabbricati acquisiti ai sensi della presente legge possono essere realizzati, in edilizia sovvenzionata o agevolata, a cura dei Comuni o loro Consorzi, Istituti Autonomi per le Case Popolari o loro Consorzi Cooperative a proprietà indivisa e a proprietà divisa o loro Consorzi e Imprese di costruzione o loro Consorzi, gli interventi definiti alle lettere b), c) e d) dell'art. 13 della legge regionale 5/12/1977, n. 56 e successive modifiche ed integrazioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione l'art. 3 nel nuovo testo.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art.
(Individuazione dei Comuni beneficiari) "La Regione Piemonte, sentiti i Comitati comprensoriali, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, provvede alla formulazione ed approvazione dell'ordine di priorità dei Comuni o loro Consorzi, beneficiari dei finanziamenti di cui al precedente art. 2.
Successivamente l'ordine di priorità, formulato secondo le disposizioni di cui al precedente comma, dovrà essere approvato entro il 30 novembre di ciascun anno.
L'ordine di priorità può individuare, nel territorio di uno o più Comuni aree su cui realizzare programmi organici di edilizia residenziale da attuare attraverso piani particolareggiati, piani di zona e piani di recupero secondo i contenuti, le modalità e le procedure di cui agli artt.
38, 39, 40, 41 e 41 bis della legge regionale 5/12/1977, n. 56 e successive modifiche ed integrazioni.
Per programmi organici si intendono interventi complessi di rilevanza territoriale previsti nei piani o negli schemi di piano territoriale dei Comprensori, e che comprendono insediamenti residenziali, preferibilmente connessi ad insediamenti produttivi e terziari e le relative urbanizzazioni primarie, secondarie e generali ed attrezzature di servizio.
L'approvazione dell'ordine di priorità costituisce titolo idoneo per l'acquisizione dei suoli necessari anche mediante esproprio per pubblica utilità, per la progettazione e per l'esecuzione dei complessi residenziali organici anche se localizzati nel territorio di più Comuni".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento: al quarto comma, la frase da "e che comprendono..." sino a "insediamenti" è sostituita dalla seguente: "che possono comprendere, oltre ad insediamenti residenziali, anche insediamenti...".
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale e scolastica

La Giunta accetta l'emendamento.



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento presentato dal Gruppo D.C. è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi è ancora un emendamento presentato dal Consigliere Vetrino: al quarto comma, alla quarta riga, sopprimere le parole: "preferibilmente connessi ad...".
La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Rinuncio a questo emendamento dopo il chiarimento intervenuto su come si colloca il nuovo emendamento della D.C.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'art. 4 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 16 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art.
(Modalità finanziarie) "I finanziamenti, di cui all'art. 2 della presente legge sono concessi nella misura massima del 25% della spesa totale prevista nella relazione finanziaria del piano particolareggiato o del piano di recupero o del piano di zona formato ai sensi della legge 18/4/1962, n, 167, approvato ovvero adottato e non ancora approvato, sulla base del programma pluriennale di attuazione previsto dall'art. 1 della legge 27/6/1974, n. 247, o del 100 del costo di acquisizione dell'immobile definito dall'Ufficio Tecnico Erariale, se trattasi di intervento di recupero del patrimonio edilizio esistente.
La misura massima del finanziamento concedibile, di cui al precedente comma, è da considerarsi comprensiva dell'indennità provvisoria per l'occupazione d'urgenza delle aree".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento: al primo comma, dopo le parole "o del 100%" aggiungere: "della spesa prevista dalla deliberazione consiliare di cui all'art. 51 della legge 22/10/1971, n. 865 e del 100%".
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale e scolastica

Ho già risposto anche relativamente a questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Riteniamo che questa eventualità si potrebbe comunque dare se la Giunta ha intenzione di apportare un emendamento aggiuntivo all'art. 7 nel caso di poteri sostitutivi. Non riteniamo sia inutile il riferimento a questa eventualità. Nel frattempo faccio presente che dopo le parole "del piano di recupero" ci vuole una "o".



PRESIDENTE

Chi è favorevole all'emendamento presentato dal Gruppo D.C. è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo in votazione l'art. 5 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 21 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
A. 6 (Convenzioni) "L'erogazione dei finanziamenti di cui all'art. 2 della presente legge è comunque condizionata all'adozione da parte del Comune di una convenzione quadro formulata ai sensi dell'art. 35 della legge 22/10/1971, n. 865 redatta sulla base di apposito schema deliberato dalla Giunta regionale.
La mancata adozione della convenzione quadro, entro 30 giorni dalla data della comunicazione dell'ordine di priorità, di cui al precedente art. 4 comporta la perdita del finanziamento previsto dalla presente legge che non potrà essere riconfermato.
Per la realizzazione dei programmi organici di edilizia residenziale di cui all'art. 3 della presente legge, la convenzione di cui al precedente primo comma è integrata da una convenzione speciale di affidamento in concessione deliberata dalla Giunta regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 21 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Poteri sostitutivi) L'approvazione dell'ordine di priorità di cui al precedente art. 3 comporta l'obbligo, da parte dei Comuni o del Consorzio di Comuni, di avviare le procedure espropriative entro 30 giorni dalla relativa comunicazione.
L'individuazione, l'assegnazione delle aree nonché la stipula della convenzione, prevista al primo comma del precedente art. 6, con i soggetti attuatori degli interventi di edilizia residenziale sovvenzionata o agevolata ovvero convenzionata devono essere effettuate a cura dei Comuni o dal Consorzio di Comuni entro 30 giorni dalla data della comunicazione regionale di incarico ai soggetti per la realizzazione del programma edilizio.
Decorsi inutilmente i termini di cui ai precedenti primo e secondo comma la Giunta regionale è tenuta ad adottare provvedimenti necessari per la nomina di un Commissario cui spetta procedere agli stessi adempimenti ed al quale, nello svolgimento di dette funzioni, competono tutti i poteri degli organi dell'Ente locale, compresa la stipula della convenzione sulla base dello schema quadro di cui al primo comma del precedente art. 6, nonché il rilascio della concessione ad edificare.
I provvedimenti del Commissario sono esecutivi e soggetti al solo controllo di legittimità.
Gli interventi edilizi di cui sopra dovranno pervenire alla fase di inizio dei lavori entro quattro mesi dalla data di comunicazione ai soggetti attuatori di cui al precedente secondo comma ed essere ultimati entro 18 mesi dalla data della comunicazione predetta.
L'assegnazione di fondi destinati ad interventi per i quali non sia rispettato il termine di quattro mesi di cui al comma precedente è revocata e le disponibilità conseguenti sono utilizzate in sede di assestamento dell'ordine di priorità di cui all'art. 4 della presente legge o di riparti successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 21 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Disponibilità finanziarie e fondo di rotazione) "Per l'acquisizione delle aree necessarie alla realizzazione degli interventi edilizi localizzati ai sensi dell'art. 1 della presente legge possono essere utilizzati i finanziamenti disposti: a) dal bilancio regionale b) dai fondi stanziati ai sensi dell'art. 45 della legge 22/10/1971, n.
865, e successive modifiche ed integrazioni c) dai fondi comunque stanziati per le stesse finalità da leggi e provvedimenti dello Stato a favore di Comuni o loro Consorzi.
I finanziamenti del bilancio regionale di cui alla precedente lettera a) costituiscono fondo di rotazione speciale per concorrere al conseguimento delle finalità della presente legge.
I soggetti attuatori di cui al precedente art. 3 sono tenuti alla restituzione, direttamente alla Tesoreria Regionale, dei finanziamenti anticipati dalla Regione ai Comuni, per le finalità dell'art. 2 della presente legge, che vengono computati nel fondo di rotazione di cui al precedente comma.
Al fine di mantenere in termini reali invariata la potenzialità del fondo di rotazione, l'importo di finanziamento da retrocedere dovrà essere rivalutato sulla base dell'andamento dell'indice ISTAT dei costi di costruzione, per il tempo intercorrente tra la sua anticipazione e relativa restituzione".
I Consiglieri Biazzi e Genovese presentano il seguente emendamento: dopo l'ultimo comma, aggiungere il seguente nuovo comma: "La Giunta regionale, entro 60 giorni dall'approvazione della presente legge, predispone apposito Regolamento per la gestione del fondo di rotazione, da sottoporre all'approvazione del Consiglio regionale".
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale e scolastica

La Giunta accetta questo emendamento. Voglio sottolineare ai colleghi che, secondo me, non giova al Consiglio regionale caricarsi di provvedimenti di questa natura che sono strettamente attuativi ed esecutivi. Sarebbe più opportuno che la disciplina dell'applicazione del fondo di rotazione venisse discussa in sede di Commissione.
E' opportuno il confronto con il Consiglio regionale, ma in sede di Commissione.
La Giunta accetta di presentare un Regolamento all'esame del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Personalmente e a nome del Gruppo non sono disponibile ad accogliere l'emendamento.
Legare in questo momento l'esito di una legge ad un Regolamento significa fare la stessa sorte della Camera in ordine alla legge per la protezione civile per la quale il Regolamento deve ancora essere predisposto.
Mi pare ora sufficiente l'impegno dell'Assessore ad una regolamentazione successiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

L'emendamento era stato concordato in sede di Commissione e corrisponde ad una richiesta fondata.
Intanto non credo che questo appesantisca i lavori del Consiglio regionale che spesso è in difficoltà per la formazione dell'ordine del giorno perché è carente l'iniziativa legislativa.
In secondo luogo, il potere regolamentare è un potere del Consiglio regionale.
La Giunta si è espressa favorevolmente; ritengo che questa linea debba essere mantenuta.



PRESIDENTE

La parola alla signora Vetrino.



VETRINO Bianca

Non credo sia conveniente al Consiglio soffermarsi ancora su questo emendamento. Uno dei difetti di questa legge sin dall'inizio, ai quali in parte si è ovviato, era quello che mancava un raccordo tra la gestione del fondo di rotazione e il bilancio regionale.
In occasione della prima riunione che si era fatta su questa legge avevo detto che sarebbe stato opportuno anche il parere dell'Assessorato al bilancio.
La gestione di questo fondo si configuRerà a latere del bilancio o viceversa avverrà all'interno del bilancio? Io propendo per questa seconda soluzione.
L'opportunità di discutere ancora attorno a questo problema attraverso un Regolamento che comunque deve definire i rapporti, è importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

La nostra posizione è di opposizione a questo emendamento, perché non possiamo continuare ad approvare delle leggi ingestibili indipendentemente dal ruolo di maggioranza o di opposizione.
Una legge semplice che rimanda ad un Regolamento, il quale obiettivamente servirà a compilare l'applicazione della legge, non è utile a nessuno.
Nel momento in cui il Consiglio regionale approverà l'ordine di priorità fisserà anche, per quella stagione, i criteri di collegamento con le altre voci di bilancio che può darsi che cambino di volta in volta.
L'atto del Consiglio è l'atto programmatorio il quale fissa anche queste caratteristiche e queste condizioni.
La nostra posizione è di totale opposizione a questo emendamento perch non aumenta le garanzie per le forze di opposizione e rende più difficile l'applicazione della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Le ragioni dell'Assessore Rivalta mi sembrano convincenti e condivisibili. Del resto erano già emerse in parte in Commissione, quando si è discusso dell'emendamento.
In quella sede si era individuata la necessità che per la gestione del fondo ci fosse una regolamentazione o almeno delle indicazioni precise sull'organizzazione del fondo stesso. D'altra parte non si vuole appesantire ulteriormente le procedure che, proprio con la legge in discussione, si vogliono snellire. Penso, quindi, si possa prendere atto dell'assicurazione data dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Siamo stupiti del ribaltamento di posizioni che intervengono in aula dopo la valutazione serena e pacata avvenuta nelle dovute sedi.
Non vogliamo appropriarci di ruoli impropri, ma riteniamo che la gestione al fondo di rotazione sia abbastanza emblematica rispetto ai presupposti di scelte e di decisioni che non possono essere tutte prefigurate e gestite in sede di programmazione.
In questo rapporto la nostra come altre forze politiche, non ha sempre inteso privilegiare le componenti esterne, dagli operatori alle componenti sociali direttamente interessati e sappiamo come nella fase di gestione e di ripartizione preliminare e dei residui intervengano difficoltà che determinano lo spezzettamento delle disponibilità in funzione di particolari situazioni che si determinano nel corso della gestione del piano, quindi riteniamo che un Regolamento il quale preveda oltre al controllo delle forze politiche anche una partecipazione collaborativa esterna degli operatori e delle componenti sociali interessate, sia un fatto sociale corretto.
Insistiamo sull'emendamento che, nel caso si ritirino delle firme rimane presentato a firma del Consigliere Genovese a nome della D.C.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

Vi sono due ordini di problemi: da un lato l'esigenza di determinare secondo criteri di programmazione, il programma di acquisizione delle aree collegato agli interventi nelle diverse aree territoriali del Piemonte.
Questo è un problema che non attiene al Regolamento, ma alle scelte di localizzazione che vengono fatte anno per anno, biennio per biennio, a seconda degli interventi attraverso il confronto in Commissione e le scelte fatte dal Consiglio.
Il secondo problema riguarda i criteri con cui gestire il fondo. Ho poi una mia personale convinzione che, dato il mutevole susseguirsi di leggi e di norme a livello statale, un fondo di rotazione, che ha una norma intesa a recuperare comunque le risorse stanziate da leggi con questa finalità male si presta ad essere disciplinato da un Regolamento.
Proprio in questi giorni ci troviamo a confrontarci con una normativa statale "in fieri" di cui non conosciamo l'entità dei fondi né come verrà disciplinato il loro uso.
Un Regolamento in questa materia è un inutile irrigidimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

C'è un equivoco che nasce dalli uso improprio della parola "Regolamento".
I Regolamenti che sono demandati al Consiglio sono atti normativi di secondo livello e normano per definizione, con una sufficiente prospettiva di continuità e di stabilità, materie organiche o pezzi di materie organiche. Qui abbiamo invece la necessità di una normativa in evoluzione a cui meglio si adatterebbe una specie di definizione disciplinare attuativa.
Sono d'accordo su quello che diceva Picco in ordine al rapporto con le forze politiche ed alla possibilità di un contributo, ma nulla toglie che in Commissione questo disciplinare attuativo venga portato. Cosa diversa è invece attribuire una funzione in contrasto con le esigenze di snellezza di rapidità di decisione che la legge presuppone.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale e scolastica

Sono confermati i miei dubbi sull'accettazione di un emendamento di questo genere.



BASTIANINI Attilio

Una soluzione a questa contrapposizione potrebbe essere trovata (ancorché in modo irrituale perché si tratterebbe di ritornare su un articolo già votato) intervenendo al primo comma dell'art. 4.
A me sembra inopportuna una regolamentazione di carattere generale per la legge, mentre evidentemente è opportuna una regolamentazione per l'applicazione, programma per programma, dei finanziamenti disposti dalla legge.



PRESIDENTE

Non possiamo inserirlo in questo momento.



BASTIANINI Attilio

Se il problema è formale, si può intervenire sull'articolo in discussione con un richiamo al primo comma dell'articolo precedente individuando l'impegno, all'atto della formazione ed approvazione dell'ordine di priorità dei Comuni, del disciplinare attuativo relativo a quel programma.
Questa soluzione non irrigidisce la legge e impegna all'atto in cui si va al riparto annuale, a individuare i criteri per il rientro di questo fondo di rotazione, che possono cambiare di anno in anno.



VIGLIONE Aldo

Ritengo che l'assicurazione data dall'Assessore rispetto alle modalità di intervento quindi al confronto in Consiglio, è un criterio generale che questa Giunta ha sempre affermato e praticato. Non appesantirei la legge con una dizione che magari le impedisce di essere operante.
L'impegno dell'Assessore mi pare sufficiente.
Invito i colleghi della D.C. a voler ritirare l'emendamento alla luce di queste dichiarazioni di approvare la legge e di andare ad un confronto in Commissione.



BRIZIO Gian Paolo

Ci pare accettabile la proposta del collega Bastianini di un nuovo testo dell'art. 8 che richiami il primo comma dell'art. 4.
Insisteremo che venga valutata eventualmente con una sospensione della seduta.
Se non è possibile manteniamo l'emendamento con la firma del Consigliere Genovese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

La proposta è di aggiungere all'art. 8 un comma che potrebbe essere formulato così: "All'atto dell'approvazione dell'ordine di priorità di cui al primo comma dell'art. 4, si approvano anche i criteri attuativi per l'impiego dei finanziamenti di cui all'ordine di priorità stesso".



BRIZIO Gian Paolo

Accettiamo questo emendamento e ritiriamo conseguentemente l'altro.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale e scolastica

La Giunta lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal collega Bastianini che recita: dopo l'ultimo comma aggiungere il seguente nuovo comma: "All'atto dell'approvazione dell'ordine di priorità di cui al primo comma dell'art. 4, si approvano anche i criteri attuativi per l'impiego dei finanziamenti di cui all'ordine di priorità stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione l'art. 8 nel testo così modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 21 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Articolo finanziario) "Per la costituzione del fondo di rotazione di cui al precedente art. 8, è istituito apposito capitolo di bilancio, alla cui dotazione finanziaria si provvederà mediante le leggi di approvazione del bilancio regionale".
I Consigliere Biazzi e Genovese presentano il seguente emendamento: dopo le parole "è istituito" aggiungere le seguenti parole: "per l'anno finanziario 1982 e successivi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione l'art. 9 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 27 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 21 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Disposizione finale) "Per le modalità e procedure attuative, espressamente si richiama, per quanto compatibile, la normativa più generale contenuta nelle leggi 22/10/1971, n. 865, 27/7/1974, n. 247, 8/8/1977, n. 513 e 5/8/1978, n. 457 nonché le disposizioni contenute nelle leggi regionali 17/5/1976, n. 27 e n. 28 e successive modificazioni ed integrazioni, nella legge regionale 5/12/1977, n. 56 e successive modificazioni ed integrazioni e nella legge regionale 18/12/1979, n. 76".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 27 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 21 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Chiede di intervenire il Consigliere Bastianini. Ne ha facoltà.



BASTIANINI Attilio

Chiedo scusa al Presidente, ma sono incappato in una distrazione che, a mio avviso, è pericolosa per la funzionalità della legge. Votati gli articoli 5 e 6, non mi sono reso conto che il Presidente dava per scontata la stessa votazione sull'art. 7.
Il problema dell'art. 7 è un problema che dobbiamo riflettere e valutare insieme perché vi sono delle indicazioni di tempi che rischiano di non essere applicati nel concreto della pratica amministrativa.
Sono per fissare tempi stretti ai diversi adempimenti, ma questi tempi ristretti devono essere fissati in modo da poter essere rispettati altrimenti si incappa in grida di manzoniana memoria per cui di fatto si devono accettare tacitamente slittamenti di tempi.
Ora pongo il problema di poter discutere dell'art. 7.



PRESIDENTE

Sentiamo il parere dell'Assessore.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale e scolastica

C'è un problema procedurale, la votazione dell'art. 8 è già avvenuta e non si può riprendere l'art. 7. Potremo approvare un'altra legge modificando i termini dell'art. 7. Credo, comunque, sia opportuno mantenere tempi ristretti per l'applicazione della legge. Dobbiamo metterci in condizione di predisporre gli atti preventivamente in modo da rispettare i tempi.



PRESIDENTE

Si potrebbe, nelle dichiarazioni di voto, esprimere l'opportunità di una nuova legge aggiuntiva o sostitutiva.
La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Ringraziamo il Presidente che ha cercato di trovare il modo di superare questo incidente formale.
Se mi si consente di entrare nel merito dell'osservazione dovrei fare due osservazioni ai tempi previsti dalla legge stessa: 1) si fissano quattro mesi per l'apertura dei cantieri; in questi quattro mesi deve avvenire una serie di adempimenti: l'assegnazione dell'area da parte del Comune, l'approvazione da parte della Regione, il rilascio della concessione da parte del Comune, la deliberazione della convenzione da parte del Comune ed inoltre la deliberazione di mutui da parte dell'Istituto di Credito e la deliberazione di concessione del contributo da parte della Regione.
Realisticamente questi adempimenti non possono essere rispettati nei quattro mesi previsti dalla legge.
Quindi proponiamo e proporremo un emendamento su questa materia o un articolo aggiuntivo per elevare questo termine a sei/otto mesi.
2) La seconda considerazione attiene invece ai tempi per l'ultimazione dei lavori che qui viene fissata nei 18 mesi a partire dalla data della comunicazione. Chiederemo che i 18 mesi siano fissati a partire dalla data di inizio dei lavori.
Però, specie in presenza di interventi complessi quali quelli adombrati dalla legge, a noi sembra più opportuno che sia la convenzione singola a fissare i tempi per la realizzazione dei lavori, che in alcuni casi potranno essere addirittura più brevi e in altri casi potranno essere graduati nel tempo.
Presentiamo questi due emendamenti e invitiamo la Giunta a riflettere sul significato costruttivo di questa nostra proposta che non vuole allungare i tempi dell'applicazione della legge, ma semplicemente dare delle norme che possono avere una risposta nella pratica amministrativa media dei Comuni della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non è una risposta negativa, è un problema procedurale.
Non si può disciplinare in maniera diversa e contraria una materia che è stata già definita attraverso un voto.
Nulla ci vieta, valutando positivamente queste osservazioni intervenire con una modifica della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

E' possibile proporre un emendamento successivo e, nella sistemazione generale del testo, è consentito alla Presidenza del Consiglio di dare organicità alla legge stessa senza stravolgerne lo spirito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale e scolastica

Quattro mesi per l'avvio dei lavori dal momento della comunicazione al soggetto attuatore, sono ristretti però non impossibili perché già oggi pur avendo a disposizione 14 mesi, l'espletamento delle procedure vengono compiute negli ultimi due o tre mesi con un certo affanno.
Inoltre l'ultimo comma dell'art. 7 stabilisce che l'assegnazione dei fondi destinati agli interventi per i quali non si è rispettato il termine dei quattro mesi di cui al comma precedente, è revocata e le disponibilità conseguenti sono utilizzate in sede di assestamento dell'ordine di proprietà di cui all'art. 4 della presente legge o di riparti successivi.
L'assestamento è quindi un'altra deliberazione che facciamo anche oggi per l'attuazione dei programmi della legge 457.
Dopo quattro mesi si può deliberare di nuovo l'assegnazione dei fondi a coloro che non hanno iniziato i lavori ma sono in condizioni di farlo, i quattro mesi non sono passati inutilmente; nei casi in cui invece i quattro mesi siano passati inutilmente, il fondo viene attribuito ad altri soggetti che sono in grado di utilizzarli immediatamente.
Il termine di 18 mesi invece per l'ultimazione dei lavori è il termine massimo che possiamo fissare.
C'è però il fatto che nei programmi complessi ed integrati si potrebbe invece dover partire gradualmente per ragioni funzionali del tutto logiche.
Possiamo allora interpretare il termine della comunicazione e ultimazione dei lavori in 18 mesi nel senso che la comunicazione può tener conto di un'articolazione della realizzazione, per cui quando la dimensione del programma da realizzarsi è programmata con partenze scadenzate e articolate, allora i 18 mesi non possono essere più computati dalla comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Ringrazio il Consigliere Viglione e l'Assessore Rivalta per l'attenzione a questo problema da noi sollevato ancorché con qualche ritardo.
Giustamente l'Assessore Rivalta distingue i due termini: 4 mesi e 18 mesi. Concordo in pieno con quella impostazione riguardo all'obiettivo che si intende conseguire con i 4 mesi, temo però che un termine così ristretto porti ad un inadempimento generalizzato e all'obbligo, all'atto dell'assestamento, della riconferma di tutto quanto era stato fatto. Quando su 100 affidamenti 70/80 non rispettano i 4 mesi, non potendosi fare delle distinzioni tra caso e caso, si tratterebbe poi di riassegnare tutto ottenendo il risultato contrario a quello che Rivalta propone.
La mia posizione è intermedia. Accogliamo questo spirito, per cui non dilatiamo troppo il termine, ma diamo un tempo realisticamente credibile per avviare gran parte delle pratiche in modo da poterci consentire, in sede di assestamento, di discutere le iniziative ferme per impossibilità a partire e quelle che invece sono ferme per problemi irrisolti a livello di Comune.
Propongo quindi il seguente emendamento aggiuntivo: "il termine di 4 mesi di cui all'art. 7, quinto comma, è elevato a 6 mesi".
Sul secondo punto concordo con le impostazioni dell'Assessore Rivalta e propongo questo emendamento: "il termine di 18 mesi di cui all'art. 7 quinto comma, decorre dalla data di inizio dei lavori fatti salvi eventuali maggiori termini dovuti alla documentata complessità degli interventi da fissare nella convenzione di cui all'art. 6, ultimo comma".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Sia però specificato "qualora si tratti di interventi complessi".
In questo senso possiamo accedere a questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Preferiremo non insistere sulla modificazione dei 18 mesi per evitare una prefigurazione iniziale di sistemi costruttivi.
Lasciamo i 18 mesi poiché la precisazione sulla complessità degli interventi trova ampiamente soddisfazione delle preoccupazioni che Bastianini ha evidenziato e, tutto sommato, non stravolge il contenuto delle proposte e delle preoccupazioni che c'erano nel suo intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

A seguito della precisazione del Consigliere Viglione, credo possa essere fatto uno sforzo in questa direzione. Vorrei però osservare che è pericoloso un emendamento che contraddice un articolo ed affidare al potere di sistemazione della Presidenza la scelta tra l'una e l'altra. Lo includerei piuttosto nelle disposizioni finali, oppure suggerirei di intervenire con una variazione legislativa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore all'edilizia residenziale e scolastica

Accetto il contenuto della proposta del Consigliere Bastianini espresso però nella concezione del Consigliere Bontempi, cioè una norma transitoria di prima applicazione in ordine ai tempi. Ci consentirà di sperimentare se quei tempi sono necessari o se si possono restringere.
Se saranno necessari avremo la possibilità di tradurre la norma transitoria in norma definitiva; se invece ci accorgiamo che si potranno restringere, la transitorietà decadrà e rimarranno i tempi ristretti del primo articolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Il testo della norma transitoria sarebbe stato così concordato: "In sede di prima applicazione e comunque non oltre due anni dall'entrata in vigore della presente legge, il termine di cui all'art. 7, quinto comma, è elevato a 6 mesi. Inoltre, il termine di 18 mesi di cui all'art. 7, quinto comma, è ridotto a 16 mesi a decorrere dalla data di inizio lavori, fatti salvi eventuali maggiori termini dovuti a documentata complessità degli interventi da fissare nella convenzione di cui all'art. 6, ultimo comma".



PRESIDENTE

Pongo allora in votazione il testo del nuovo articolo 11 presentato dal Consigliere Bastianini che recita: Art. 11 (Norma transitoria) "In sede di prima applicazione, e comunque non oltre due anni dall'entrata in vigore della presente legge, il termine di cui all'art. 7, quinto comma è elevato a 6 mesi.
Inoltre, il termine di 18 mesi di cui all'art. 7, quinto comma, è ridotto a 16 mesi a decorrere dalla data di inizio lavori, fatti salvi eventuali maggiori termini, dovuti a documentata complessità degli interventi, da fissare nella convenzione di cui all'art. 6, ultimo comma".
Chi è favorevole all'emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione il nuovo art. 11.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 27 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 22 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
La parola al Consigliere Picco per dichiarazione di voto.



PICCO Giovanni

Questo provvedimento ha avuto nel corso della discussione in Commissione e in aula una procedura anomala.
Penso che si possano evidenziare in questo provvedimento, contenuti tecnico-procedurali, sui quali abbiamo concorso per un miglioramento del disegno di legge, o per lo meno ad un tipo di collocazione del disposto legislativo astratto da qualsiasi tipo di valutazione preconcetta, e contenuti politici che collocano il provvedimento nel quadro delle proposte di questa maggioranza e delle strategie che essa intende perseguire.
Non sono secondari i contenuti politici e le modalità con le quali la Commissione è pervenuta al testo testè votato. Si è partiti da proposte molto più articolate, quali quella del Partito Liberale, e molto più onnicomprensive del più generale problema del patrimonio pubblico di aree per l'edilizia residenziale e per gli interventi sui servizi proposte dal P.S.I.
Non sappiamo bene quale fine faranno questi due provvedimenti, se cioè nel compromesso del "do ut des" oppure delle strategie che non hanno per ora una prospettiva certa, saranno prese in considerazione per tutti gli aspetti, che non abbiamo difficoltà ad evidenziare positivi, che essi contengono, anche se non tutti sottoscrivibili dal nostro Gruppo e che sono stati presenti nella discussione preliminare della Commissione con una serie di precise richieste che noi abbiamo fatto in quella sede.
Ci siamo presentati a questo appuntamento disponibili ad affrontare tutti i problemi che erano stati posti con le proposte di legge. Abbiamo però chiesto alla maggioranza ed alla Giunta delle risposte precise in ordine agli impegni finanziari e in ordine ad un patrimonio conoscitivo sulla situazione delle effettive esigenze di destinazione di risorse pubbliche su questo settore.
Dobbiamo però lamentare che non abbiamo ricevuto risposte, nel rimbalzo delle competenze degli Assessorati. La Commissione ha quindi proceduto male ed ha perso del tempo, né attivando né arricchendo il patrimonio conoscitivo non tanto dei singoli Consiglieri (i quali possono avere le loro conoscenze e le loro personali valutazioni) ma complessivamente. La Commissione e la Regione non sono riuscite ad acquisire, in occasione di un importante provvedimento come questo, dati relativi alla necessità di aree pubbliche, di espropri, di acquisizioni di risorse .da destinare in questa direzione.
Questo è pazzesco se pensiamo al fatto che da anni produciamo degli inutili programmi pluriennali di attuazione dove sono esposti i dati relativi alle esigenze di esproprio e se pensiamo che l'istituto della programmazione connessa alla strumentazione urbanistica ormai vigente da quattro anni, avrebbe dovuto mettere in condizione la Regione di disporre di questi dati.
La Giunta ha preferito non rispondere e collocarsi riduttivamente con queste proposte che concernono un aspetto del più generale problema del patrimonio pubblico delle aree e cioè quello dell'edilizia pubblica residenziale.
Benissimo, stiamo a questa logica e a questa strategia e siamo quindi a votare un provvedimento collocato in questo quadro. La riduttività per della posizione della Giunta è dovuta anche all'insufficiente proiezione dei meccanismi che sono innescati da questo progetto di legge per accelerare ed accrescere la disponibilità di aree per costruire abitazioni.
Il discorso può essere molto lungo. Brevissimamente cito il riferimento alle strutture che non può sottovalutare i livelli di efficienza degli Assessorati, ma deve valutare anche le modalità di gestione della politica urbanistica regionale, che è supporto indispensabile per formare questo grande divario che abbiamo tra fabbisogno ed offerte di abitazioni.
Nel quadro delle strutture di tipo legislativo e di tipo strumentale che sono a disposizione, non possiamo tacere le modalità di gestione che sono sempre più condizionate da norme rigide, se pensiamo che imponiamo ai Comuni sulla soglia dei 5.000 abitanti il piano di zona per l'edilizia economica popolare. Quindi, nelle modalità di gestione i ritardi sono sempre più gravi anche nell'approvazione degli strumenti urbanistici.
Abbiamo voluto evidenziare in questo provvedimento l'insufficiente definizione delle risorse finanziarie le quali però, pur non essendo definite, non sono sufficienti di per sé a colmare i vuoti operativi che esistono e non sono sufficienti a dirimere i nodi politici che hanno visto questa Giunta e questa maggioranza disposte a privilegiare alcune potenzialità, anche relativamente al problema abitativo e quindi della costruzione di case.
Non credo di dovere ricordare quali sono le rigidità nei convenzionamenti ufficialmente imposti dalla Regione, che di fatto impediscono l'innesco di questo processo positivo, ma condizionato e del tutto inoperante nella generalità della realtà piemontese, un'assurda imposizione di piccoli meccanismi condizionanti che di fatto rendono inoperante sia sul patrimonio edilizio esistente sia sulle nuove aree questo meccanismo.
Più volte abbiamo rivendicato una facilitazione in ordine ai costi di urbanizzazione sugli operatori e sui Comuni per avere un'effettiva minore incidenza di taluni costi reali sulla produzione del bene casa.
Ricordo le dilatazioni "sine die" delle previsioni urbanistiche che collocano la gran parte dei Comuni ancora in regime transitorio, quindi nell'impossibilità di operare delle previsioni maggiormente dilatate e ricordo come sia rimasta finora inoperante anche la sollecitazione ad innescare degli strumenti di agevolazione utilizzando condizioni concordate dalla Regione con il Consorzio delle banche piemontesi per rendere operante lo strumento finanziario in ordine alla costruzione di un maggior numero di case e a minori costi.
Tutte queste considerazioni legittimano la nostra collocazione critica e seria rispetto a come la Giunta intende privilegiare taluni contenuti anche sull'edilizia residenziale e come invece intende penalizzarne altre in tutte le possibilità che queste offrono per produrre case con il concorso della pluralità e del pluralismo degli operatori.
La mancanza di previsioni certe nel bilancio '82 e nei successivi, non ci consente nemmeno di cogliere l'effettiva portata correttiva di queste carenze e di questi vuoti operativi che abbiamo evidenziato.
Abbiamo già sottolineato come di fatto il provvedimento finisca per privilegiare solo le grandi realtà comunali o per lo meno quelle che sono inserite in un ciclo di previsione e di programmazioni predeterminate e quindi di fatto questo provvedimento non si calerà su tutta la realtà diffusa dei piccoli Comuni i quali hanno bisogno di avere facilitazioni in ordine alla possibilità di reperimento e di finanziamento sia sulle aree sia sulle urbanizzazioni. Questo richiamo facciamo con molta serietà indipendentemente dai contenuti che possono innescare in talune realtà alcuni effetti.
Abbiamo concorso a determinare migliori condizioni di applicabilità della legge sulla componente tecnico-procedurale, non possiamo correggere e modificare il corso del distorto indirizzo politico che avete pensato di avviare sulla politica della casa e quindi riteniamo di doverci distinguere con un voto negativo sul provvedimento di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio

Il Gruppo liberale esprime un voto di astensione su questa legge. Non è questa una posizione che si riscontra sovente nel Gruppo liberale, tuttavia vorrei sottolinearla in questo caso perché nella stesura della legge l'impegno del Gruppo liberale è stato importante. Inoltre il P.L.I. è stato presentatore di una legge in merito, ha partecipato alle riunioni di Commissione cercando sempre di collaborare con il massimo impegno. In questa fase di voto dichiara la sua astensione perché ritiene che nella legge c'è qualche cosa che può essere utile, ma è insufficiente nelle finalità.
In questo momento, di fronte alle difficoltà che investono il problema della casa, è necessario intervenire con una legge attuativa molto più rapida, che dia l'impressione agli operatori di avere la possibilità di mettere di nuovo in moto il meccanismo del sistema casa.
In questa legge ci sono infinite incertezze. Il convenzionamento è troppo rigido. L'attenzione all'iniziativa privata è poca o insufficiente manca la precisazione dei finanziamenti, c'è assenza nel quadro di reperimento delle aree in tempi brevi che sono i più necessari. Il riferimento unicamente ai piani regolatori generali senza la possibilità di intervenire anche al di fuori di essi con piani particolareggiati che potrebbero essere approvati o accettati dai Comprensori, non ci lasciano assolutamente soddisfatti. Per questo daremo voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vetrino.



VETRINO Bianca

Mi è difficile non inserirmi nel dibattito che si è sviluppato attorno a questo provvedimento che è importante, non fosse altro che per la tensione che ha saputo sviluppare. Prendendo lo spunto da quanto è stato detto, vorrei riferirmi ad un'osservazione fatta dal Capogruppo del P.C.I.
il quale vedeva nell'atteggiamento del P.R.I. una difficoltà a scegliere rispetto a questo provvedimento.
"I repubblicani - diceva - probabilmente condannano i modi di gestione del territorio di un recente passato, però non hanno colto appieno il significato innovativo di questa legge e non hanno il coraggio di scegliere verso questo provvedimento".
In sede di Commissione ci siamo posti con spirito costruttivo e convinto nonostante che in Consiglio vi sarà quanto prima in ridiscussione la legge sulla tutela del suolo.
Ci siamo determinati a considerare con intento costruttivo questo provvedimento nonostante sia all'attenzione della II Commissione la legge che io ho chiamato "Astengo - Viglione" che va ben oltre l'intento pur importante di questo provvedimento.
Il disegno di legge 156 semmai si inserisce come tassello in un più ampio provvedimento.
Ci siamo determinati con spirito costruttivo nonostante il decreto Nicolazzi di cui ancora non conosciamo l'esito.
La Regione Piemonte ha dimostrato capacità operativa in questo campo come ha riconosciuto anche il Presidente del Consiglio Spadolini. Anche il Consigliere Bastianini nella brillante e molto efficace relazione, al Convegno "La Regione dei liberali" partiva proprio dalle considerazioni sulle capacità operative delle Regioni ed in particolare della Regione Piemonte.
Questo dimostra che quando la Regione lo vuole, ha l'opportunità di inserirsi correttamente e di risolvere i problemi emergenti della casa.
C'è però un aspetto di questa legge sul quale sono già intervenuta in sede di dibattito e si riferisce al potere sostitutivo della Regione (art.
7).
Non è una novità, le leggi dello Stato 865, 247 e 176 lo prevedono.
Crediamo, però, che in una legislazione moderna in cui le autonomie locali sono altamente responsabili, esso debba essere messo da parte e che si debbano responsabilizzare maggiormente i Comuni rispetto alla gestione del loro territorio. La Regione programma, legifera e la gestione del territorio, come stabilisce il D.P.R. 616, è attribuita ai Comuni.
Probabilmente questo articolo è ancora necessario in Italia dove i Comuni non hanno ancora avuto la possibilità di definire la loro potestà gestionale del territorio. Probabilmente i Comuni dovrebbero essere presenti nel CER.
Probabilmente la consultazione tra le Regioni e i Comuni nei momenti di definizione della politica edilizia, in rispetto ed in attuazione della norma fondamentale dell'art. 11 del D.P.R. 616, dovrebbe essere un fatto maggiormente istituzionalizzato.
Su questo provvedimento, per esempio, non mi risulta ci sia stata consultazione con i Comuni, nemmeno attraverso le loro espressioni di sintesi, l'ANCI e la lega delle autonomie locali.
Noi riteniamo viceversa che su un provvedimento come questo che va a calare nelle realtà locali, sarebbe stata necessaria questa consultazione.
Probabilmente sarà opportuno istituire presso i Comprensori o presso i Comuni delle scuole-laboratorio per l'informazione degli amministratori e per la formazione dei tecnici. Una delle ragioni per cui le procedure non vanno avanti localmente deriva proprio dall'incompetenza su questi problemi fondamentali.
Condividiamo nella sostanza il provvedimento, lo consideriamo tempestivo per l'operatività che vuole determinare, ma intempestivo rispetto al quadro legislativo generale dell'urbanistica nazionale e regionale e rispetto all'incertezza finanziaria. Per questi motivi ci poniamo in posizione di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Siamo fra i presentatori del disegno di legge n. 156, quindi non ci tormenta alcun dubbio sulla validità di questa legge. Non concordiamo con l'analisi che ha fatto a nome del Gruppo D.C. il collega Picco. Non accogliamo il principio secondo cui le opinioni espresse dal suo Gruppo non sarebbero state valutate adeguatamente per cui la legge uscirebbe monca di una serie di importanti iniziative o indicazioni del Gruppo D.C.
Riteniamo invece che la verifica ed il confronto tra le forze politiche ci sia stato, quindi nessuna doglianza può sussistere.
Che la legge raggiunga lo scopo per cui è stata portata innanzi lo lasceremo alle cronache di domani o alla storia di dopodomani. Noi riteniamo di aver compiuto un importante passo avanti.
Apprezziamo le forze che hanno voluto distinguersi con un'astensione o con il voto favorevole e, senza riserve, votiamo favorevolmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

La principale ragione che mi suggerisce un voto negativo sull'intero disegno di legge ha un carattere prevalentemente tecnico e nasce dalla fondata preoccupazione che dall'emanazione di questa legge possa sorgere un confuso quadro normativo. Infatti, il disegno di legge n. 663 (Nicolazzi) prende in considerazione la medesima materia del rilancio edilizio e dello snellimento delle procedure, e il relatore ha precisato che lo scopo di questo disegno di legge è di adeguare le disposizioni delle leggi regionali che regolano il processo edilizio al "decreto legge Nicolazzi".
Questa affermazione è di fondamentale importanza, ma nello stesso tempo lascia perplessi. Adeguamento a quale testo? A quello varato dal Consiglio dei Ministri il 20 novembre? A quello modificato e che è contenuto nella Gazzetta Ufficiale pubblicata il 25 novembre? O a quello che è attualmente oggetto di trattativa e di contrattazione da parte dei partiti politici della maggioranza in seno alla Commissione Lavori Pubblici? Al testo ancora oscuro e ignoto, che verrà emanato dal Consiglio dei Ministri in sede di decreto? Su questo argomento ho colto anche una preoccupazione dell'Assessore Rivalta il quale, nella parte conclusiva del suo intervento ha espresso la speranza che le norme che saranno contenute nella legge di riconversione del decreto Nicolazzi siano diverse e divergenti da quelle attuali.
Non riesco a comprendere come si possa allora affermare che questo disegno di legge raggiungerà lo scopo di adeguare le disposizioni delle leggi regionali che disciplinano il processo edilizio al decreto legge n.
663, posto che il contenuto di questo disegno di legge è ancora oscuro ed incerto.
Questa considerazione, per prima, mi ha suggerito un atteggiamento negativo sul disegno di legge.
C'é poi una considerazione di fondo che prescinde dalle competenze istituzionali e che investe l'intero sistema legislativo e sostanziale di principio dell'edilizia residenziale. A mio avviso, il sistema attualmente vigente viola quel principio costituzionale in forza del quale la Repubblica deve agevolare l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione. E qui si presuppone indubbiamente l'intervento dello Stato nelle sue forme tradizionali della politica di edilizia sovvenzionata agevolata e convenzionata; ma nell'attuale quadro normativo questo scopo non può essere raggiunto. Può essere raggiunto solo a condizione di un'inversione di tendenza, di un ritorno cioè a quel "favor iuris" che ha improntato la legislazione urbanistica del periodo 1951/1961, le cui caratteristiche essenziali erano: l'inesistenza di una tassa simile a quella sul "macinato", l'inesistenza cioè di una tassa sulla concessione "ad edificandum"; l'esistenza di una legislazione che agevolava, favoriva ed incentivava i mutui venticinquennali e che agevolava (se non sotto il profilo dell'esenzione totale) quanto meno sotto il profilo di una riduzione delle tasse sui materiali da costruzione.
A mio avviso, solo attraverso il ritorno della legislazione sostanziale a questi principi delle agevolazioni tributarie (le quali, peraltro, pare tentino di rientrare dalla finestra, come emerge attraverso l'ultima modifica proposta al decreto legge Nicolazzi dell'esenzione dall'Ilor) potrà farsi luogo ad un acceleramento reale delle procedure di edilizia residenziale, siano esse sovvenzionate, agevolate o convenzionate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

In sede di discussione della legge ho già espresso la valutazione positiva da parte del nostro Gruppo e ho presentato ampiamente le motivazioni che ci portano all'adesione convinta e senza riserve a questo provvedimento legislativo.
Voglio riprendere una questione. Mi sembra che si sia manifestata una difficoltà da parte di alcune forze politiche a collocare un giudizio sereno e sufficientemente laico su un provvedimento che rappresenta uno sforzo intelligente e moderno, adeguato ai tempi, alle necessità, alla grandezza e all'entità del problema.
Da più parti si reclamano interventi, mutazioni legislative, attenzione particolare al problema della casa. Non cogliere positivamente nei provvedimenti e negli atti questi elementi mi pare contraddittorio.
L'atteggiamento del Gruppo D.C. è incomprensibile. Capisco invece la posizione del P.R.I., che attraverso la collega Vetrino ha spiegato le motivazioni del suo atteggiamento. Ci rendiamo conto di votare un provvedimento in una materia in evoluzione sul piano legislativo e soprattutto sul piano politico. Crediamo, però, che la strada tracciata va nella direzione della rigorosa programmazione dentro altri contenuti, altri modi di esplicarsi.
Quanto ai finanziamenti abbiamo convenuto che, vista l'assoluta ristrettezza e i tempi duri, in sede di discussione di bilancio definitivo avremmo tratto le conclusioni sulle priorità. Questa, a mio avviso rappresenta una priorità di cui dovremmo tener conto, perché è una legge che mette in circolo quote di denaro che possono produrre notevoli effetti decisioni importanti ed attuazioni concrete con un collegamento con le forze e le disponibilità private.
Riteniamo che questa normativa abbia pieno diritto e legittimità e noi ci apprestiamo a varare la legge con un voto positivo convinto.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 156: "Snellimento procedure attuative dei programmi di edilizia residenziale e costituzione di un fondo di rotazione per l'anticipata acquisizione di aree pubbliche" (seguito)

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Nell'ordine del giorno sono iscritti due dibattiti importanti: quello sul turismo e quello sulla siderurgia.
Chiedo ai Capigruppo se ritengono di svolgere nella giornata di oggi il dibattito sulla siderurgia.
La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Il dibattito sulla siderurgia è molto importante. Questa vicenda è legata ad alcune iniziative governative che stanno emergendo: la più importante è la conclusione del viaggio in America del Ministro De Michelis.
Fra qualche giorno conosceremo le iniziative che il Governo vorrà assumere in un settore che consideriamo vitale per la nostra economia.
Poiché il dibattito di oggi sarebbe riduttivo, propongo di nella prima settimana di febbraio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Debbo rilevare ancora una volta la mancanza di coerenza tra la gravità dei problemi industriali e la marginalità con la quale questi problemi vengono discussi e affrontati dal Consiglio.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Giunta sta predisponendo il secondo piano di sviluppo e vorrei capire in che modo possa predisporlo se rispetto a questi problemi che sono determinanti per l'economia della Regione si manifesta una continua marginalizzazione.
Ci sono problemi di opportunità e di tempo e ci sono tempi politici da rispettare.
La questione della siderurgia si ricollega al piano Finsider e alle trattative che si stanno svolgendo con la Teksid che riguardano 3.500 posti di lavoro. Non dimentichiamo che si prevede di concludere questa trattativa entro il mese di gennaio e che, se la Regione prenderà una posizione a febbraio, ci troveremo a discutere su un fatto compiuto.
In che modo la Regione interviene all'interno della trattativa che si sta svolgendo tra la Teksid e la Finsider? E' necessario svolgere oggi questo dibattito e, come firmatario dell'ordine del giorno sulla siderurgia, ne chiedo la messa in votazione oggi stesso.
Inoltre, oggi si doveva discutere su un altro ordine del giorno presentato dal P.S.I., P.C.I., D.C. e P.D.U.P. sul decreto 1457 sull'innovazione tecnologica e sulla ricerca applicata. Questo tema è in questi giorni in discussione alla Camera; se rinviamo una presa di posizione anche su questo, ci troveremo a discutere di un fatto già approvato.
I tempi politici di questi due problemi impongono un atto di responsabilità politica.
Chiedo la messa in votazione dei due ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Concordo sull'urgenza della discussione soprattutto per l'approssimarsi di scadenze decisive nel settore della siderurgia. Poiché la discussione della legge sull'edilizia è andata oltre al tempo previsto, chiedo una convocazione dei Capigruppo per definire l'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

La richiesta di dibattere i problemi della siderurgia è partita dalla sede della Commissione in mancanza di qualunque iniziativa da parte della Giunta. Siamo disponibili ad intervenire su questo tema, però anche noi dobbiamo rilevare che, data l'ora, questa discussione non può essere avviata. La nostra disponibilità sul problema c'è sempre stata mentre è mancata da parte della Giunta, a differenza di quanto è avvenuto alla Regione Lombardia dove il problema è stato affrontato e discusso sulla base di una proposta dell'esecutivo.



PRESIDENTE

Convoco i Capigruppo per alcuni minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,35 riprende alle ore 13)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Constatata la difficoltà di avviare il dibattito sulla siderurgia data l'ora tarda i Capigruppo ritengono opportuno rimandarne il dibattito al giorno 22 prossimo.


Argomento: Organizzazione turistica

Dibattito sui problemi del turismo in Piemonte


PRESIDENTE

Pertanto proseguiamo i lavori del Consiglio con il punto quinto all'ordine del giorno che prevede: "Dibattito sui problemi del turismo in Piemonte".
La parola all'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

E' con vivo piacere che affronto questo dibattito sul turismo nella massima assise regionale, non solo perché si presenta l'occasione di trattare di un settore per il quale mi è stata affidata la delega in Giunta e del quale ho modo di occuparmi ormai da sei anni a livello regionale, ma anche perché ritengo importante, in un momento di grave difficoltà economica per la nostra Regione cui fanno da contrappunto problematiche sociali a volte drammatiche, che le forze politiche si siano assunte l'impegno di soffermarsi a discutere su un settore che potrebbe sembrare ben poca cosa rispetto alle questioni giacenti sul tappeto, ma che invece viene ad interessare pressoché la totalità della comunità piemontese, sia che si tratti di cittadini-utenti, sia che si tratti di operatori ed addetti, e che occupa una parte non trascurabile nel mosaico degli interventi per migliorare la qualità della vita e per modificare il modello di sviluppo.
L'esperienza maturata nel quinquennio 1975-1980 con l'attuazione delle leggi di incentivazione approvate nell'ultimo scorcio della prima legislatura, l'individuazione di alcune linee conduttrici per sviluppare il turismo, la sollecitazione attraverso le campagne di "Orizzonte Piemonte" alla riscoperta di un volto turistico della nostra Regione più naturale e vicino alle esigenze della gente, l'impegno della redazione di un primo piano di sviluppo regionale, la collaborazione ed il confronto con i Comitati comprensoriali, gli Enti locali, le forze produttive e le forze sociali, la definizione di nuove leggi di incentivazione e soprattutto di importanti leggi di regolamentazione del settore turistico, le battaglie portate avanti con le altre Regioni italiane seguendo il metodo dell'autocoordinamento per affermare la competenza legislativa contrastata dagli apparati centrali, lo sforzo costante profuso per formare le strutture operative e gli strumenti tecnici necessari per supportare le scelte politiche, tutta questa intensa attività che ha visto tante volte impegnata la Commissione consiliare e il Consiglio regionale costituisce un patrimonio di conoscenza e una base solida sulla quale costruire il prossimo piano di sviluppo pluriennale.
Ciò non di meno un dibattito consiliare risulta estremamente opportuno e necessario sia come momento di riflessione sulle esperienze maturate, sia come momento di approfondimento di alcune tematiche di grande rilievo e di definizione di linee da seguire per la formazione di un preciso e completo disegno di politica turistica per il Piemonte che si colleghi organicamente con il complesso della politica di sviluppo regionale.
In occasione dell'insediamento dell'attuale Giunta regionale nell'autunno 1980 era stato possibile, sulla base dell'esperienza dell'attuazione del piano di sviluppo, elaborare un documento di linee politico - programmatiche per lo sviluppo del settore turistico, la cui sintesi era stata recepita appunto nel programma di Giunta.
Nel documento, che è fornito in allegato alla presente relazione, viene effettuata un'analisi dell'andamento turistico e delle prospettive a medio e a lungo termine, sono evidenziate le principali problematiche del turismo e alcune vie di soluzione, viene sottolineata la necessità di definire una "politica turistica" e la responsabilità centrale dell'apparato pubblico e della struttura regionale per la definizione e l'attuazione di tale politica, sono infine abbozzate alcune linee di intervento sulle principali tematiche turistiche.
Il documento è composto inoltre da alcune tavole in cui si cerca di riportare a sintesi il complesso della politica turistica da realizzare in Piemonte nel quinquennio 1981/85; alcune delle indicazioni riportate in dette tavole risultano peraltro, come avrò modo di precisare più avanti già superate o da rivedere alla luce delle verifiche effettuate nell'anno trascorso.
Eviterò pertanto di ripetere in questa relazione quanto già riportato nel documento allegato, preferendo invece, per quanto riguarda le tematiche generali comuni ad un qualsiasi tipo di politica turistica, far rimando al medesimo.
Ritengo più opportuno infatti focalizzare l'attenzione su alcuni punti che vengono a caratterizzare le scelte di politica turistica per la nostra Regione e su di essi fornire più precise indicazioni sulle quali poter poi sviluppare il dibattito.
Ho detto prima che è necessario arrivare a definire un preciso e completo disegno di politica turistica per il Piemonte, che riesca a cogliere appieno le peculiarità della realtà sociale, territoriale ed economica della Regione.
I bisogni della società La collocazione dell'area piemontese all'interno del territorio tradizionalmente individuato come triangolo industriale italiano è ovviamente l'elemento di cui bisogna tener conto in primo luogo per poter formulare qualsiasi ipotesi di sviluppo turistico della Regione; e ciò non solo per riuscire a dare corrette risposte ai bisogni di una società, ma anche per poter impostare un coerente discorso di salvaguardia ambientale e territoriale e di equilibrato e progressivo sviluppo economico.
I processi di trasformazione sociale non solo della popolazione piemontese ma anche delle popolazioni della Liguria e della Lombardia occidentale (un totale di circa 7 milioni di persone che gravita sull'area piemontese) connessi allo sviluppo industriale hanno infatti condizionato in modo determinante, sia positivo che negativo, lo sviluppo turistico della nostra Regione.
A questa trasformazione non è corrisposto un disegno che fosse in grado di recepire i bisogni e di indirizzarli verso soluzioni corrette; si sono così avuti i fenomeni di fuga dalle metropoli non costruite per viverci anche durante il tempo libero, di richiesta enorme di residenze in zone turistiche soprattutto per il fine settimana, di speculazione edilizia che tendeva a far convergere la richiesta verso alcuni poli di sicura resa finanziaria, in cui però venivano riprodotte tutte le disfunzioni dell'ambiente urbano.
La rinuncia o l'incapacità dei responsabili politici e delle stesse forze culturali a svolgere un ruolo di "governo" di tale realtà, ha fatto sì che le risposte ai bisogni di una società fossero fornite in modo disorganico da soggetti che perseguivano obiettivi prevalentemente di carattere economico e per i quali prioritaria era la massimalizzazione del profitto. Dico ciò non tanto per colpevolizzare tali soggetti economici che in moltissimi casi agivano in piena legittimità, ma per sottolineare quanto la mancanza di un disegno politico positivo abbia impedito che le risorse economiche e le capacità imprenditoriali si indirizzassero verso un corretto sviluppo del turismo, che fosse teso più a dare una risposta alle reali esigenze dell'utenza che a crearne di fittizie e più a valorizzare le capacità produttive e di lavoro che le operazioni finanziarie.
L'incidenza territoriale A fronte di una mancata risposta ai bisogni che la gente ha nel proprio tempo libero, bisogni da soddisfare non solo attraverso una politica turistica, ma anche attraverso una politica del tempo libero da realizzare nell'ambiente di residenza, si sono sviluppati fenomeni di uso del territorio che hanno portato in parecchi casi ad un suo grave deterioramento ed in altri ad un suo progressivo degrado.
Sotto la spinta speculativa si è assistito a fenomeni di sfruttamento intensivo di tipo "metropolitano" di alcuni poli turistici, mentre altre zone hanno addirittura avuto un regresso; la seconda casa è proliferata a tutto discapito delle strutture alberghiere, invadendo alcune zone di sicura attrattiva internazionale e provocando danni ambientali irreversibili, con un limitato beneficio generale in termini di utilizzo; i campeggi del Piemonte sono quasi tutti diventati parcheggi di caravans con una privatizzazione di fatto di aree pubbliche o in ogni caso di uso pubblico; le aree demaniali in zona turistica non hanno assolto la funzione collettiva cui erano destinate, ma sono state utilizzate per fini individuali; la collettività ha dovuto sobbarcarsi l'onere finanziario di costose infrastrutture di supporto a realizzazioni turistiche, mentre i benefici sono andati ad appannaggio il più delle volte di poche persone.
Fortunatamente in Piemonte non tutto risulta compromesso sul piano territoriale ed ambientale: esistono infatti ampie zone montane e collinari in cui l'ambiente si è mantenuto integro e disponibile per essere goduto anche dalle generazioni future; le stesse zone lacuali, pur datando il loro utilizzo turistico da lungo tempo, hanno mantenuto un livello ambientale discreto soprattutto se confrontato con analoghe zone marine.
Vi è quindi uno spazio perché la Regione possa proporre e sviluppare con gli Enti locali una politica territoriale che risponda alle esigenze sopra prospettate.
La rilevanza economica Ed attuare una corretta politica territoriale e sociale nello sviluppo del turismo, non significa certo limitarne le possibilità di sviluppo anche sotto il profilo economico.
Il grave momento economico che sta attraversando la nostra Regione ha portato allo scoperto tutti i limiti e i difetti di un modello economico in cui la monoindustria si è sviluppata fagocitando gli altri settori produttivi.
La potenzialità di offerta turistica e quindi la potenzialità economica espressa dal Piemonte nella prima metà di questo secolo con le sue qualificatissime e rinomate stazioni lacuali, montane e termali è stata completamente trascurata e subordinata allo sviluppo di altre attività economiche.
Non è questa la sede per ribadire temi già ampiamente trattati in altre occasioni: mi preme invece sottolineare che è stato un serio limite sottovalutare in Piemonte la potenzialità delle risorse turistiche, non come sostitutive ma integrative di altre risorse economiche.
L'esautoramento degli Enti locali fino agli anni '70 dalle competenze in materia turistica, che facevano invece capo allo Stato o a Enti parastatali, ha inoltre fatto si che fosse ritardata una presa di coscienza su questi temi.
Senza volontà di polemica e di spirito di parte, posso affermare che soltanto dopo il 1975 si è cominciato a prendere coscienza e a parlare di una realtà turistica piemontese.
Ancora oggi, pur essendosi imposta l'immagine di una Regione ove si pu anche fare del turismo, il Piemonte non è considerato una Regione turistica, ma eminentemente una Regione industriale.
Se ciò è vero in quanto l'industria rappresenta la struttura portante dell'economia piemontese, e vi è da auspicarsi che possa continuare ad esserlo anche in futuro, non si tratta però di un'affermazione valida in assoluto.
Il Piemonte, con l'Alto Adige, è infatti al primo posto per potenzialità delle località di sport invernali, è ai vertici anche per quanto riguarda il turismo lacuale e montano estivo ed occupa circa il decimo posto nella graduatoria delle Regioni italiane per quanto attiene gli arrivi e le presenze di turisti sia italiani che stranieri.
Per alcune zone, poi, il turismo rappresenta la principale attività economica e la fondamentale fonte di occupazione.
Non è quindi arbitrario né enfatizzante affermare che il Piemonte è o può essere ancor di più in futuro "Regione turistica", ove tale attività si sviluppi in un equilibrato rapporto con le altre attività economiche senza pretesa di sostituzione.
Bisogna tuttavia chiarire che per il Piemonte, preso nel suo complesso e prescindendo da alcune aree particolarmente qualificate, il turismo assume una funzione economica diversa rispetto ad altre Regioni italiane o anche all'Italia in generale.
Se, infatti, per l'Italia il turismo rappresenta una voce di entrata determinante per il riequilibrio della bilancia dei pagamenti, il Piemonte può vantare il primato tra le Regioni di saldo attivo della propria bilancia, a prescindere da tale voce: l'incremento dell'apporto valutario estero del turismo in Piemonte può essere quindi un contributo a favore della bilancia nazionale, ma non può essere considerato un obiettivo prioritario del piano regionale.
Così pure non può essere considerato obiettivo prioritario lo sviluppo dell'economia turistica: è da sperare infatti che il Piemonte pur nelle difficoltà che lo travagliano ed attraverso una fase di transizione continui a rappresentare un'area forte a livello europeo dal punto di vista industriale.
Vi è però un apporto che il turismo può fornire per riequilibrare il peso delle varie attività economiche, soprattutto nella prospettiva di uno sviluppo del settore terziario.
Anche in questo caso, partendo dalla considerazione che il terziario del Piemonte dovrà essere quello che si sviluppa nelle società industriali e post-industriali e non nelle società proto-industriali, il terziario turistico dovrà puntare più sulla qualificazione e l'organizzazione dei servizi per la vacanza che sulla ricerca di manodopera e di risorse a basso costo e facilmente disponibili.
Si dovrà inoltre prestare particolare attenzione allo sviluppo dei servizi turistici non finalizzati alla vacanza ma collegati all'evoluzione del sistema produttivo e sociale e che ad esso fanno da supporto, quali centri congressi, centri fieristici, alberghi, ristoranti, servizi di intermediazione e di trasporto, ostelli per studenti, ecc.: lo sviluppo di tali servizi turistici ben si compenetra con l'ipotesi, proposta all'inizio della legislatura, di un Piemonte vitale sia economicamente che culturalmente e che si pone quale cerniera di congiunzione tra l'Europa e il Mediterraneo.
Non bisogna tuttavia dimenticare il rilievo che l'economia turistica viene ad avere in certe zone del Piemonte, sia laddove rappresenta la principale fonte di reddito sia ove ne costituisce un'integrazione indispensabile.
E' noto, infatti, come il turismo sia un'attività che contribuisce fortemente al riequilibrio economico spostando le risorse dalle aree forti industriali alle aree deboli delle zone marginali, che mantengono maggiormente intatte le loro caratteristiche naturali ed ambientali e quindi sono appetibili sotto il profilo turistico.
In tali zone il turismo viene quindi a favorire lo sviluppo economico e sociale favorendo l'occupazione ed evitando l'accentuarsi del fenomeno dello spopolamento.
Ed è in tali zone, segnatamente in quelle alpine e collinari, che hanno pagato un forte tributo allo sviluppo industriale del Piemonte, che una politica di sviluppo turistico collegata all'artigianato e all'agricoltura può innescare un processo di inversione di tendenza, a condizione che siano coinvolte le forze locali, siano premiate le attività imprenditoriali e che sia impedito il processo di colonizzazione economica verificatasi negli anni passati, in base al quale le risorse investite in una zona turistica sono poi state portate via al termine del ciclo finanziario prestabilito.
In base alla considerazione sopra esposta è quindi possibile tracciare un disegno complessivo della strategia di sviluppo turistico del Piemonte che si colleghi e si armonizzi con le altre strategie socio - economico territoriali per la Regione.
Un disegno dal quale si delinea la prospettiva per il Piemonte di diventare una grande area di servizio turistico per il triangolo industriale italiano e per l'Europa, sia che si tratti di servizi per il tempo libero in genere e per la vacanza in particolare, sia che si tratti di servizi terziari di supporto alle altre attività economiche e sociali.
In questa prospettiva, collegata alla consapevolezza e alla fiducia che Piemonte, Liguria e Lombardia possano continuare a svolgere un ruolo di primo piano per quanto attiene l'attività industriale pur attraverso le necessarie riconversioni, è da considerarsi prioritario, nel tracciare una politica turistica, l'obiettivo di riuscire a fornire una valida risposta nell'organizzazione del territorio, delle strutture e dei servizi ai bisogni della nostra società, in modo che essi possano esprimersi nelle giuste direzioni e che le attività di turismo e di tempo libero vengano a svolgere una funzione di promozione sociale e culturale, compensando squilibri e allentando tensioni non altrimenti risolubili.
A tale obiettivo prioritario è strettamente collegato l'obiettivo di sviluppare anche la funzione specificamente economica del turismo: e ci non solo perché per alcune aree il turismo rappresenta l'attività economica principale o l'unica attività sviluppabile e perché nel complesso del Piemonte può costituire un'attività parzialmente alternativa ed equilibratrice, ma anche perché non è possibile sostenere l'onere dell'impianto e della gestione di una struttura turistica necessaria a soddisfare le esigenze dell'utenza interna (che si esprime con punte nel fine settimana e in alcuni limitati periodi dell'anno), senza che si attivino dei flussi di utenza esterna nazionale ed internazionale che consentano di rendere ottimale l'impiego di tale struttura, favorendone inoltre la qualificazione e il potenziamento.
Dalla definizione del disegno complessivo di politica turistica e dall'individuazione degli obiettivi di fondo discendono consequenzialmente scelte ed interventi di cui dovrà tener conto sia la programmazione della Regione e degli Enti locali, sia quella del Governo.
Non ritengo che in questa circostanza si debba anticipare l'esame di specifici programmi e progetti di intervento che dovranno figurare nel prossimo piano di sviluppo regionale e che quindi il Consiglio avrà modo di approfondire successivamente. Mi pare invece necessario incentrare l'attenzione su alcuni temi di fondo che caratterizzano il tipo di disegno politico proposto e sui quali è necessario si sviluppi il dibattito del Consiglio per risolvere alcuni nodi non sciolti nella precedente legislatura e per fornire ulteriori indicazioni utili per la redazione del piano di sviluppo regionale e per la stessa azione di indirizzo e di coordinamento che la Regione deve svolgere.
Mi limiterò pertanto nella presente relazione a trattare quattro tematiche: la politica territoriale, la politica economica e il marketing l'organizzazione turistica, gli specifici interventi sociali.
La politica territoriale Non si manca in ogni circostanza di rimarcare che l'ambiente naturale rappresenta la principale risorsa turistica, una risorsa che se viene consumata non si può riprodurre e che quindi è necessario conservare con oculatezza, come patrimonio di cui devono poter fruire anche le generazioni future e che deve poter continuare ad essere produttivo anche sotto il profilo economico.
La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite si è occupata della questione, lanciando un grido di allarme contro i danni prodotti all'ambiente naturale a volte dagli stessi insediamenti turistici. E' dell'estate scorsa la notizia di divieto di pesca nella parte alta di un torrente di una vicina vallata alpina a causa dell'inquinamento prodotto da un insediamento turistico collocato a monte; gli incendi di boschi per manovre di speculazione edilizia o per un dissennato uso turistico del territorio sono inoltre diventati un triste rituale di ogni estate italiana.
Lo stesso inquinamento dei nostri laghi e fiumi e la comparsa dello smog in centri turistici montani non aiutano certamente il turismo.
E' pertanto fondamentale che il Piemonte, non ricco quanto altre Regioni italiane di beni artistici e monumentali, tuteli adeguatamente l'ambiente naturale che rappresenta la sua più grande risorsa turistica sia che si tratti di montagna, di laghi, di collina, di campagna, di terme.
Una salvaguardia del territorio che non si trasformi tuttavia in sterile conservazione, ma in una valorizzazione e in un'organizzazione dello stesso per una corretta utilizzazione da parte dell'uomo.
Una politica attiva, quindi, di salvaguardia del territorio che consenta di valorizzarne non solo le componenti naturalistiche ma anche quelle antropiche e culturali, che coinvolga gli Enti locali e le popolazioni residenti e non li espropri.
Alcuni processi positivi in Piemonte sono già stati attivati in tal senso dalla Regione: la politica dei parchi naturali, che vede impegnati con l'Assessorato alla pianificazione territoriale anche gli Assessorati al turismo e tempo libero e alla cultura, può essere un chiaro esempio di come si può congiungere la tutela dell'ambiente e lo sviluppo della fruizione.
Nel definire una politica territoriale bisogna tuttavia prendere atto di una notevole trasformazione del modello turistico dagli anni '20 ad oggi, connessa allo sviluppo della società sia italiana che internazionale.
Ad una politica che, a fronte di un'utenza turistica estremamente limitata, dotata di scarsa mobilità e dedita soprattutto a soggiorni residenziali, privilegiava lo sviluppo di poli turistici comunali trascurando il territorio circostante, i mutamenti economici, sociali e tecnologici intervenuti impongono di sostituire una politica di organizzazione di grandi aree territoriali dotate di caratteristiche omogenee sotto il profilo dell'offerta turistica ed in cui si realizzi un'integrazione dei servizi prestati nei vari Comuni.
Rispetto a tali aree, o bacini turistici, si dovrà lavorare essenzialmente in due direzioni: da un lato si dovrà puntare ad una razionalizzazione delle strutture all'interno di ogni area, individuando i livelli di saturazione, colmando gli scompensi e sviluppando pertanto in modo ottimale l'utilizzo di tali aree; dall'altro si dovrà attivare su scala regionale un processo di decongestionamento di alcune aree ormai sature e di incentivazione dello sviluppo di altre aree che offrono ancora ampie potenzialità turistiche intatte.
Tale processo di riequilibrio dovrà tener conto dei diversi livelli di potenzialità turistica delle aree in rapporto alle loro caratteristiche peculiari (ad esempio non tutte le aree montane possono esprimere un'offerta competitiva sui mercati internazionali e di Lago Maggiore ce n'è uno solo), nonché della necessità che il rapporto tra costi e benefici si risolva in senso positivo per questi ultimi in termini generali.
Si tratta, tuttavia, di operare un riequilibrio non come semplice trasposizione, ma anche attivando forme di turismo alternativo che abbiano la possibilità di svilupparsi in aree diverse da quelle già fortemente sviluppate: penso in questo caso all'agriturismo e al turismo rurale in genere, al turismo montano estivo e all'escursionismo, allo sci di fondo e allo sci alpinistico in alternativa allo sci di discesa, al turismo collegato ad interessi culturali e naturalistici, alle attività ricreative e di pesca sui fiumi e sui laghi minori.
La possibilità di sviluppare tale attività dipende in gran parte dal recepimento della "valenza turistica" all'interno del complesso delle politiche della Regione e degli Enti locali, e non attiene semplicemente agli interventi turistici specifici.
Allo stesso modo, anche se in diversa misura, la "valenza turistica" deve essere tenuta presente anche nelle politiche territoriali che si riferiscono alle aree ad alto sviluppo turistico: nessuna politica turistica può riuscire se nei piani regolatori comunali, nei programmi delle opere pubbliche, della viabilità e dei trasporti, della salvaguardia delle acque e dell'ambiente, della valorizzazione dei beni architettonici ed ambientali, dell'uso dei beni demaniali non viene considerato l'aspetto turistico.
Un valido aiuto potranno quindi fornire allo sviluppo del turismo le grandi infrastrutture di viabilità e trasporto sul cui potenziamento la Regione insiste, nonché un'azione di coordinamento per l'attuazione dei piani pluriennali di attuazione e degli interventi infrastrutturali in essi previsti: tali interventi, se per le località potenzialmente turistiche risultano necessari per tradurre in atto tale predisposizione, per le località già sviluppate sono essenziali per consolidare i risultati raggiunti e per evitare regresso altrimenti pressoché certo.
Pur non essendo possibile per il turismo parlare di pianificazione data la complessità del fenomeno legato a fattori umani e alla presenza di una imprenditorialità privata media e piccola nella nostra Regione, ma dovendosi meglio parlare di processo di programmazione estremamente articolato, ritengo tuttavia che sia possibile nel piano territoriale della Regione fornire alcune precise indicazioni rispetto ad alcuni settori di intervento nei confronti dei quali si impongono scelte generali di pianificazione onde evitare una dispersione di risorse ed ulteriori squilibri.
Uno di questi settori è proprio quello delle infrastrutture generali che sono totalmente a carico dell'Amministrazione pubblica e nella cui realizzazione è quindi necessario attenersi ad un disegno complessivo secondo quanto indicato sopra.
Altro settore è quello delle stazioni di sport invernali: il Piemonte vanta un primato per numero di impianti in tale campo, che tuttavia hanno un'utilizzazione nella maggior parte dei casi limitata al fine settimana ed alle vacanze di Natale. Ciò nonostante continuano ad essere proposti progetti di realizzazione di nuove stazioni, come risulta ampiamente dai piani di sviluppo delle Comunità montane. La recente crisi industriale soprattutto di certi settori (esempio elettrodomestici) dimostra che non sempre l'espansione della potenzialità produttiva e il suo dimensionamento ai periodi di punta della domanda è positivo dal punto di vista economico ed occupazionale.
Va rilevato inoltre che molte iniziative nel campo delle stazioni sciistiche sono da collegare più che a programmi di sviluppo dell'economia turistica, a programmi di investimento immobiliare.
Onde evitare di creare altri settori di crisi potenziale, pericolo che ebbi già modo di segnalare in una riunione con gli imprenditori nell'autunno del 1980, prima cioè della mancanza di neve, è necessario razionalizzare le stazioni attualmente esistenti per migliorare ed ampliarne l'utilizzazione, anche durante la settimana e nel periodo estivo (e cioè per garantire una continuità occupazionale), analizzando l'esigenza di nuove stazioni in rapporto non alle punte di domanda, ma alla domanda media lungo l'arco della stagione. Si tratta cioè di puntare sullo sviluppo della produzione turistica, più che sulla creazione di "città fantasma" che si animano solo per brevi periodi e tipiche di un modello di consumo degli anni '60 basato sui bassi costi energetici.
Altro settore su cui è possibile fornire indicazioni di piano è quello dei campeggi. Già con l'art. 19 della legge 31/8/1979, n. 54, che dava avvio al cosiddetto "Progetto campeggi '80" la Regione si è fatta carico di attivare un processo di reperimento di aree pubbliche fornite di urbanizzazione da destinare a campeggio, gestito sia dai Comuni che dalle associazioni che dai privati. L'utilizzazione di aree già urbanizzate collocate nelle zone destinate dai piani regolatori generali a turismo e tempo libero e quindi anche dotate di impianti sportivi e ricreativi consentirebbe infatti di realizzare molti campeggi con minimo investimento e di fornire all'utenza un servizio qualificato e a basso costo combattendo così le cause strutturali dell'aumento dei prezzi.
Ho avuto modo precedentemente di evidenziare la possibilità per il Piemonte di sviluppare il terziario turistico quale supporto delle altre attività produttive: ciò potrà realizzarsi soprattutto nelle aree ad alto sviluppo economico ove è necessario operare un processo di parziale sostituzione dell'attività industriale. In tali aree è quindi opportuno prevedere oltre che il potenziamento delle infrastrutture generali, la realizzazione di strutture specifiche quali centri congressi, centri fieristici e commerciali, nonché la valorizzazione delle attività di cultura non solo legate all'arte, ma anche alla scienza, alla tecnica, alla politica, alla sociologia, ecc, in cui la nostra Regione può occupare un ruolo di prestigio.
Non si può, in un disegno di riorganizzazione del territorio piemontese, non prendere in considerazione il fenomeno termale: è opportuno che anche in tale settore si facciano delle scelte precise onde evitarne un lento degrado. Se infatti non pare si possa per il futuro puntare sulle terme unicamente quali presidi sanitari (e ciò anche in relazione a scelte nazionali), è realistico ipotizzare il recupero dei complessi termali come centri di cura, soggiorno climatico e vacanza in cui le diverse attrattive vengono ad avere un rapporto più equilibrato tra di loro. In tale ipotesi non è possibile sviluppare un discorso uniforme e generale di recupero dei centri termali, ma è necessario collegare la rivitalizzazione di ciascun centro termale all'organizzazione del territorio ad esso circostante abbandonando anche in tale caso l'impostazione di sviluppo del "polo" e rivolgendo invece l'attenzione allo sviluppo del "bacino turistico".
La politica economica ed il marketing Sia nella parte generale della relazione che in quella riguardante la politica territoriale ho già avuto modo di fare numerosi riferimenti all'aspetto economico del turismo, essendo ovviamente le distinzioni tra i vari aspetti più che altro un'astrazione metodologica. Non ripeterò quindi quanto ho già avuto modo di esprimere, limitandomi a toccare alcuni elementi specifici di interesse economico. In primo luogo, bisogna chiarire che una scelta di sviluppo dell'economia turistica in Piemonte deve voler dire sviluppo delle attività produttive e dell'occupazione in tale settore e non solo aumento delle operazioni finanziarie.
Le tabelle di statistica delle presenze turistiche in Piemonte allegate alla presente relazione dimostrano che esiste uno spazio per sviluppare le attività turistiche nella nostra Regione e che averne promosso il volto turistico non soltanto attraverso le campagne e le iniziative di "Orizzonte Piemonte", ma anche con il sostegno delle attività di promozione turistica svolte a livello locale dagli Enti pubblici e dalle associazioni private e l'incentivazione della qualificazione delle strutture ricettive e delle infrastrutture turistiche, ha dato risultati positivi.
In Piemonte il turismo non può rappresentare il toccasana dei problemi economici esistenti né la soluzione universale per il recupero delle zone depresse, ma può e deve tuttavia occupare uno spazio più ampio nell'ambito delle attività economiche della Regione, ricercando una miglior integrazione di sviluppo con agricoltura, artigianato e commercio.
Mentre pressoché in ogni settore produttivo languono i nuovi investimenti e si parla di ridimensionamento, il settore turistico in Piemonte ha visto in questi ultimi anni una notevole vitalità di iniziative imprenditoriali che ha prodotto l'investimento di notevoli risorse finanziarie e la creazione di nuovi posti di lavoro.
Le leggi di incentivazione turistico - ricettiva approvate dalla Regione, pur avendo presenti le difficoltà dei meccanismi di spesa pubblica per quanto attiene la realizzazione di opere che richiedono tempi lunghi (difficoltà in parte eliminate nelle successive modifiche di legge), hanno dato risultati estremamente positivi come risulta dall'apposito allegato trovando anche negli Istituti bancari una risposta in termini di concessione di mutui per iniziative turistiche, quale non risulta vi sia stata in altre Regioni più spiccatamente turistiche.
Anche per quanto riguarda l'aspetto economico è opportuno tracciare un chiaro program ma di respiro pluriennale, che assicuri al turismo una stabilità di sviluppo.
Non bisogna, infatti, farsi ingannare dai dati statistici anche quando indicano un incremento globale di presenze.
Tale dato è infatti positivo se significa miglior distribuzione di presenze nell'arco dell'anno e migliore utilizzazione delle strutture a parità di costi degli investimenti e di conseguenza maggior stabilità di occupazione e salvaguardia dello spopolamento di certe zone.
La stagionalità del turismo rappresenta infatti uno dei principali elementi di pericolo per lo sviluppo di tale economia.
La tendenza degli ultimi 40 anni indica chiaramente che il fenomeno della concentrazione delle vacanze in Italia si è ulteriormente accentuato anziché attenuarsi.
Molteplici sono le cause che hanno determinato tale tendenza attribuibili sia alle esigenze ed alle mancate scelte degli imprenditori sia a quelle dei lavoratori: certo è che anche nel comparto pubblico vi è stata scarsissima attenzione verso il problema, che recenti provvedimenti circa il calendario scolastico e la soppressione delle festività infrasettimanali hanno senz'altro accentuato.
Se il fenomeno di concentrazione della vacanza turistica e quindi della scarsa utilizzazione degli impianti era sostenibile in anni in cui vi era disponibilità di risorse e di denaro a basso costo, bassi costi dei prodotti energetici e del personale impiegato nel settore turistico, scarsi diritti sindacali di tale personale, a fronte di relativamente buone disponibilità economiche anche dell'utenza italiana (il differenziale di stipendio tra gli addetti all'industria e quelli al turismo era notevole) certamente non è più così oggigiorno e l'esigenza di coprire anche la cosiddetta bassa stagione è sentita da tutti.
Vi è quindi una maturazione ed un'aspettativa sufficienti perché la Regione Piemonte, in cui maggiormente acuti sono i fenomeni di concentrazione delle ferie, promuova entro la prossima primavera una "Conferenza nazionale sullo scaglionamento delle vacanze" che porti ad un serio e costruttivo dibattito sia le forze sociali, imprenditori e lavoratori, sia l'Amministrazione pubblica (Ministeri, Regioni, Comuni Amministrazioni autonome). Ciò non certo con la presunzione di risolvere il problema, ma perlomeno per evitarne un'accentuazione e per avviare le soluzioni possibili a breve termine e porre le condizioni per soluzioni a medio periodo.
Ho già avuto modo di contattare in via preliminare in recenti incontri gli Assessori al turismo delle altre Regioni italiane ed il Ministro del Turismo che hanno dichiarato la loro adesione ad un'iniziativa assunta in tal senso dal Piemonte.
Ma per sviluppare l'economia legata al turismo occorre anche realizzare le condizioni ottimali di formulazione dell'offerta e del suo collocamento sul mercato, mediante un costante coordinamento delle iniziative delle aziende private con l'azione pubblica, cioè sviluppare un'azione di marketing.
E' necessario, in primo luogo, agire per rendere valido e rispondente alle esigenze dell'utenza il prodotto turistico, intervenendo sui vari elementi che entrano a formarlo da quelli ambientali, naturali, storici, a quelli economici (prezzi), a quelli propriamente turistici (ricettività servizi, trasporti), a quelli generali dell'area turistica considerata (ordine pubblico, servizi sanitari, infrastrutture varie).
Gran parte di questi elementi attengono alla politica generale di intervento della Regione per il riequilibrio ed il recupero della qualità del territorio o per il miglioramento dei servizi sociali, su altri una risposta dovrebbe venire da un'azione del Governo, altri ancora riguardano specificatamente la politica turistica.
Ho già indicato sopra gli effettivi positivi per il potenziamento e la riqualificazione della struttura turistico - ricettiva piemontese delle leggi regionali di intervento.
Ritengo, tuttavia, che tale intervento non debba considerarsi ultimato: il Piemonte ha la più alta percentuale italiana di locande che non possiedono i requisiti minimi per essere classificate come albergo secondo il nuovo sistema adottato a livello nazionale e che entro cinque anni devono adeguarsi o cessare (1.418 su 2.957 esercizi in totale) ha una struttura alberghiera ancora assai vecchia (il grosso risale agli anni '20.'30); non potendo puntare in generale su una concorrenzialità di prezzi che tendono a seguire quelli del settore industriale, deve puntare su una qualificazione dell'offerta, integrando quindi la stessa di valide dotazioni di impianti e di servizi. Ecco perché penso che per il futuro si debba non tanto "dare dei contributi", ma attivare ulteriori investimenti nel settore turistico che è in grado di assorbirli produttivamente mediante un sostegno sia finanziario che tecnico della Regione e degli organismi ad essa collegati (es. Finpiemonte).
Mentre per favorire la realizzazione di impianti turistici complementari (impianti sportivi e ricreativi, centri congressi, ecc.) il ruolo dell'Ente pubblico risulterà determinante attraverso l'attuazione dei piani pluriennali di attuazione, per quanto attiene la struttura ricettiva si dovrà semplicemente affiancare gli imprenditori privati, sollecitando anche con convenzioni l'intervento del credito bancario e degli istituti che praticano il leasing, istituendo forme dirette di sostegno finanziario (fondi di rotazione, contributi in conto capitale per piccoli ammodernamenti) e favorendo le forme di cooperazione e di valorizzazione della capacità di lavoro.
Parallelamente bisognerà agire sulla domanda sviluppando la promozione del prodotto turistico.
L'azione della Regione nella scorsa legislatura ha mirato a creare o rivitalizzare in alcuni casi l'immagine di un Piemonte turisticamente "vivo" e appetibile, utilizzando soprattutto strumenti pubblicitari ed informativi (campagne pubblicitarie, opuscoli, partecipazione a mostre e fiere) di cui viene data illustrazione nell'apposito allegato alla relazione.
Con la legge 26/6/1979, n. 35, la Regione si è inoltre dotata di uno specifico strumento di intervento che ha consentito, pertanto, di impostare un discorso di programmazione nel settore della promozione turistica di più ampio respiro.
L'azione promozionale nei prossimi anni dovrebbe, secondo tale programma, essere caratterizzata dal tentativo di integrare e coordinare maggiormente la fase per così dire istituzionale di promozione del prodotto turistico svolta per lo più dal sistema pubblico (Enit, Regioni, Aziende di soggiorno, Alitalia, ecc.) e quella specifica di commercializzazione di tale prodotto in cui deve rendersi maggiormente attivo l'operatore privato.
La chiarezza nel suddividere ed integrare i rispettivi compiti dovrebbe consentire di ottenere migliori risultati, finalizzando più esattamente l'uso delle risorse ed evitando sprechi, sovrapposizioni, conflittualità e vuoti di intervento.
Una prima esperienza in tal senso che ha dato risultati positivi è quella sviluppata per i laghi novaresi e denominata "L'altra faccia dei laghi": la collaborazione tra albergatori, agenti di viaggio, Aziende Autonome di Soggiorno, Ente Provinciale del Turismo e Regione ha consentito di formulare un pacchetto di offerte per il turismo della terza età realmente commerciabile a livello nazionale ed internazionale, evitando così la formulazione di messaggi generici di promozione cui non seguiva un'azione di offerta di un reale prodotto (disponibilità più prezzi).
Il modello di sistema di marketing su cui si sta lavorando in questi giorni e che dovrebbe poter essere definito e sottoposto a verifiche di fattibilità entro breve, tende ad ampliare il campo di interesse e a coinvolgere tutte le capacità e potenzialità operative esistenti: dagli operatori privati (albergatori, ristoratori, proprietari di unità immobiliari, gestori di servizi, maestri di sci, guide, ecc.) che dovrebbero rendersi disponibili per formulare un'offerta turistica aggregabile e traducibile in "pacchetti", definendo anche forme di coordinamento e consorziamento tra di loro, agli organismi pubblici operanti a livello locale che in collaborazione con la Regione dovrebbero sollecitare e coordinare la definizione dei pacchetti di offerta, agli istituti specialistici di marketing che sempre in collaborazione con la Regione dovrebbero provvedere all'analisi del mercato all'individuazione del prodotto all'assemblaggio alla contrattazione al confezionamento e alla pubblicizzazione, ai Tour Operator che sarebbero incaricati della distribuzione e della prenotazione, alle Agenzie di viaggio dettaglianti e ad altri soggetti idonei che dovrebbero vendere il prodotto all'utenza assicurando così una distribuzione capillare dei servizi offerti.
Certamente tale modello di marketing non vuol essere esaustivo di qualsiasi altra forma di promozione e commercializzazione turistica, ma vuol essere il tentativo di fare un salto di qualità nel campo turistico per assicurare che il grosso della potenzialità turistica possa essere collocato con certezza attraverso sicuri canali di commercializzazione e che quindi anche gli operatori possano programmare, con maggior sicurezza il proprio lavoro e l'ammortamento degli investimenti, garantendo altresì maggior stabilità occupazionale.
La promozione e la commercializzazione del prodotto turistico dovranno comunque continuare ad essere affiancate da una capillare azione di valorizzazione delle risorse turistiche e da interventi e manifestazioni da realizzare a livello locale, sia per promuovere il movimento turistico, sia per migliorare la qualità del soggiorno dei turisti (é noto come uno dei migliori veicoli di promozione turistica sia il turista soddisfatto della vacanza). In tale ambito sarà preziosa l'opera degli Enti locali e delle associazioni volontaristiche (comprese le Pro Loco), che si ritiene necessario sia sostenuta con idonei interventi contributivi in grado di attivare, con minima spesa, una miriade di iniziative grandi e piccole, che si rivelano altamente produttive anche sotto il profilo economico. Invero il turismo è l'unico settore economico ove si trovano persone disposte a prestare la loro opera gratuitamente di giorno, di sera e di festa per la realizzazione di iniziative e quindi la spesa di cui si fa carico la collettività viene a rappresentare ben poca cosa rispetto a ciò che si attua: entro breve tempo intendo quindi sottoporre all'esame della Giunta regionale la proposta di un disegno di legge che definisca finalità modalità e procedure dell'intervento regionale in tale ambito.
L'organizzazione turistica L'istituzione delle Aziende Autonome di Soggiorno e Turismo e degli Enti Provinciali per il Turismo servì a creare le premesse dello sviluppo turistico in Italia impostando un impianto organizzativo che, pur partendo dal centro, sapesse diramarsi fino a livello locale per sollecitare e sostenere la crescita delle potenzialità esistenti.
Tale modello organizzativo rispondeva a certi tipi di esigenze del turismo caratterizzato, come già prima ho avuto modo di dire, dalla presenza di "poli" turistici cui si rivolgeva la limitata "elite " di utenza, nonché ad una impostazione politica che vedeva gli Enti locali esclusi dalle competenze in materia turistica, che erano invece riservate all'Amministrazione statale centrale (Ministero Cultura Popolare) e periferica (Questure ed Enti Provinciali per il Turismo).
Dall'inizio del secolo molto è cambiato sia nel modo di far turismo sia nell'assetto dello Stato italiano ed è quindi logico che l'esigenza di riforma dell'organizzazione turistica, e più in generale di una riforma complessiva che coinvolga un nuovo riparto delle varie funzioni, sia presente da tempo nel nostro Paese.
Essa risale addirittura alle leggi del 1960, in materia di riordinamento degli Enti Provinciali per il Turismo e delle Aziende di Cura, Soggiorno e Turismo; leggi che nel momento stesso in cui nascevano lasciavano disattese domande già pressanti di autonomia e di efficienza espresse dalle voci più avanzate del settore turistico.
L'avvento delle Regioni ha posto nel 1970 le premesse per rispondere a tali domande. La complessità dei problemi ne ha impedito peraltro un'immediata risoluzione, come mostra appunto il fatto che finora ben poche proposte regionali hanno affrontato complessivamente la materia, ma si sono invece limitate a ritocchi, che hanno lasciato sostanzialmente inalterato il regime statale.
Le cautele legislative di questi anni, determinate anche da un atteggiamento di rigida chiusura da parte dei vari Governi nei confronti delle iniziative legislative regionali (atteggiamenti poi puntualmente smentiti dalla Corte Costituzionale), non hanno peraltro impedito che il dibattito proseguisse vigorosamente a livello di operatori, di amministratori pubblici, di forze politiche.
Ne è maturata tuttavia una serie di problemi e di interrogativi che sono serviti a mettere a fuoco le grandi alternative da cui è finalmente uscito un corpo di posizioni riconosciute.
A tale maturazione ha contribuito anche la prima conferenza nazionale sul turismo in cui tutte le tesi si sono largamente confrontate e si è avuta una verifica di consenso e di intelligenza intorno a quelle linee politiche che andavano rivelandosi come le più motivate e responsabili.
Prima ancora della conferenza nazionale, peraltro anch'essa dovuta all'azione di stimolo delle Regioni, hanno rappresentato un utile confronto le varie conferenze regionali del turismo, tra cui in particolare la conferenza piemontese già nell'ambito della quale si era manifestato un corposo consenso su alcune direttrici fondamentali.
Alcune di queste indicazioni venivano addirittura recepite dal D.P.R.
616/1977 che da un lato ribadiva le competenze regionali in materia turistica anche per quanto attiene agli enti periferici e le ampliava alle attività sportive e di tempo libero, dall'altro provvedeva ad attribuire direttamente ai Comuni tutta una serie di competenze amministrative e promozionali, di cui la Regione prevedeva già la delega.
Basandosi sul patrimonio di proposte e di idee scaturite dagli innumerevoli dibattiti la Giunta regionale presentò un proprio disegno di legge in data 12/6/1979 "Riforma dell'organizzazione turistica locale", che rappresenta un progetto completo per adeguare la struttura e il riparto delle competenze alle esigenze attuali.
Com'é noto il disegno di legge propone di delegare al Comune le competenze amministrative residue facenti capo all'Ente Provinciale per il Turismo completando un processo di attribuzione già ampiamente attuato dal D.P.R. 616/1977. Per quanto riguarda la definizione dell'ambito territoriale adeguato ai fini turistici, il disegno di legge propone l'identificazione dei "bacini turistici", come zone che presentano caratteristiche di unitarietà ed integrazione sotto il profilo ambientale e dell'offerta dei servizi di ricezione e di ospitalità. Tali bacini rappresentano quindi le aree del territorio regionale in cui si riscontrano in modo dominante le interconnessioni di tipo turistico, senza peraltro escludere che il turismo possa realizzarsi e svilupparsi in località che tuttavia non fanno parte di alcun bacino turistico.
I bacini turistici diventano di conseguenza il riferimento per la costituzione, ove sussistano le condizioni, di Aziende di Turismo sovracomunali in sostituzione delle precedenti Aziende di Cura, Soggiorno o Turismo, oppure di forme consortili od associative per la produzione turistica. Va rilevato che le nuove aziende di turismo non sono frutto semplicemente di un cambio di etichetta, ma vogliono essere il tentativo di mettere a disposizione del turismo uno strumento di promozione che abbia caratteri di agilità, di democrazia, di efficienza, e che sia nel contempo abbastanza ampio da superare il livello campanilistico rispetto al quale si realizza un'eccessiva frammentazione di risorse e una asfitticità di intervento.
Per il completamento del disegno di riforma si è ritenuto di dover dare giusta dimensione e collocazione anche al rilevante fenomeno dell'attività di promozione turistica di base, svolta in modo volontaristico da associazioni ed organismi vari, occasionalmente o continuativamente, che costituisce un apporto ed un'integrazione essenziale all'azione svolta dai vari livelli della pubblica amministrazione.
Devo dire che tale progetto di riforma ha già avuto varie verifiche sia a livello locale che a livello nazionale, trovando vieppiù conforto alle tesi in esso sostenute.
Lo stesso disegno di legge quadro presentato dal Governo e le proposte di legge formulate dai due maggiori partiti a livello nazionale recepiscono in sostanza l'impostazione della riforma data dal disegno di legge del Piemonte. Si è verificata soprattutto negli ultimi due anni una convergenza di valutazioni e di indirizzi che non lascia quindi più spazio ad ulteriori indugi e tentennamenti circa l'avvio rapido di una riorganizzazione strutturale.
In un incontro tenutosi a Como nei giorni 25/26/27 settembre 1981 tra il Ministro per il Turismo on.le Signorello e gli Assessori al turismo di pressoché tutte le Regioni sul tema della legge quadro del turismo, vi è stata l'opportunità di chiarire ancora alcuni aspetti e di porre i presupposti per una rapida soluzione delle problematiche ancora giacenti sul tappeto.
Se da un lato, infatti, si è convenuto sull'opportunità dell'approvazione di una legge quadro sul turismo, purché fatta in tempi rapidissimi, in modo da eliminare gli elementi di conflittualità e da fornire un sicuro riferimento all'attività legislativa regionale, d'altro lato il Ministro, riconoscendo le competenze istituzionali delle Regioni e la validità di sostanza delle loro istanze, si è impegnato a portare i necessari correttivi al disegno di legge governativo per far sì che divenga soprattutto una legge di "principi" e recepisca le proposte regionali, e a sostenerne un rapidissimo iter presso il Parlamento.
Ciò con l'intesa che un'ulteriore dilazione oltre la prossima primavera dell'approvazione della legge quadro non può più costituire un impedimento all'approvazione delle singole leggi regionali.
Ritengo, quindi, che essendosi realizzata tale convergenza e coincidenza di idee e di proposte la Regione Piemonte già fin d'ora possa riprendere in esame il disegno formulato alla fine della scorsa legislatura, non frapponendo ulteriori indugi all'adozione dei necessari provvedimenti per porre rimedio alla sclerosi dell' attuale sistema.
Ritengo, inoltre, che si possano mandare avanti anche singoli provvedimenti legislativi ed amministrativi che a tale disegno in qualche modo si collegano.
Il Consiglio regionale, nella seduta del 3 dicembre scorso, ha approvato la delega ai Comuni delle funzioni in materia di classificazione alberghiera e ciò in connessione con l'entrata in vigore della nuova legge di settore.
Altri provvedimenti potrebbero essere adottati a livello amministrativo per facilitare il trapasso dal precedente sistema organizzativo al nuovo sul quale non sembrano più esistere dubbi. Tra questi: l'accorpamento in un'unica azienda di bacino delle quattro aziende esistenti attualmente in Val di Susa, in modo da poter attivare immediatamente un lancio promozionale della Valle che si colleghi ai programmi turistici esistenti l'analoga costituzione di un'unica azienda per il Lago Maggiore; la sollecitazione di forme organizzative tra Comuni e Comunità montane in altre aree turistiche; il commissariamento degli Enti Provinciali per il Turismo e la messa a disposizione delle nuove aziende o degli Enti locali delle loro strutture e professionalità.
Accanto alla riorganizzazione del settore pubblico è necessario tuttavia che si sviluppino forme di organizzazione anche nel comparto privato.
Queste forme organizzative (cooperative, consorzi, associazioni comitati di coordinamento) dovrebbero riferirsi sia alla fase di produzione dell'offerta turistica sia a quella di organizzazione per la vendita, come ho già avuto modo di illustrare in precedenza.
Ritengo che la Regione debba impegnarsi a fondo per favorire lo sviluppo di tale organizzazione del livello privato, che risulta essenziale per la riuscita del disegno complessivo di sviluppo del turismo sopra tracciato e che a tutt'oggi in Piemonte è estremamente carente. Troppo spesso, infatti, attualmente l'associazionismo tra operatori, ove esistente, più che un mezzo per migliorare le capacità produttive di ognuno, è visto come uno strumento di pressione nei confronti dell'ente pubblico per ottenere benefici, di difesa corporativa e di monopolio.
Rispetto agli operatori privati nel settore del turismo la Regione sta invece cercando di avviare un'impostazione di lavoro basata sulla collaborazione e sull'integrazione delle rispettive azioni: in tal senso accanto all' impegno per completare la regolamentazione legislativa delle attività del settore turistico, sarà attuato in collaborazione tra Assessorato al turismo e all'Assessorato alla formazione professionale un piano pluriennale per la formazione nel settore turistico (di cui si fornisce la proposta in allegato) che dovrà vedere attivamente impegnati e partecipi gli operatori, e verranno inoltre prestati l'assistenza e gli incentivi necessari affinché si sviluppino forme di consorziamento e cooperazione fra imprenditori turistici.
Gli interventi sociali Su un ultimo tema vorrei ancora intrattenere l'attenzione del Consiglio regionale, affinché dall'odierno dibattito possano venire indicazioni proposte, correzioni e conferme che consentano all'Amministrazione regionale e agli stessi Enti locali di impostare con sicurezza e con respiro programmatico i vari interventi.
Mi riferisco ad un argomento, quale quello del "turismo sociale", che si presta a varie interpretazioni ed è sovente quindi fonte di equivoci.
Un programma di intervento per il turismo sociale in Piemonte deve collegarsi strettamente non solo con il disegno di politica turistica sopra tracciato, ma con il complesso della politica regionale e con gli obiettivi di miglioramento della società e della qualità della vita che stanno alla base di tale impostazione politica.
Risulta estremamente arduo tracciare un programma di intervento in tale settore che non rischi di cadere o nel modello proprio della beneficienza pubblica e dello stato assistenziale o nel modello sperimentato dai regimi totalitari che usano il turismo sociale come strumento di consenso e di condizionamento delle masse.
Pur tuttavia la società nelle sue espressioni istituzionali non pu rinunciare a svolgere un ruolo attivo, quanto meno sotto il profilo culturale, in un settore che influenza direttamente il comportamento umano lasciando l'iniziativa solo alle forze economiche secondo una legge di mercato. E' chiaro infatti che l'apparato produttivo e la pubblicità tendono ad influenzare pesantemente l'utenza per indirizzarla più verso il consumo dei beni prodotti, che verso il soddisfacimento delle reali esigenze.
In un tempo in cui, essendo diventato fenomeno di massa, il turismo nella sua globalità è "sociale", parlare quindi di turismo sociale in modo specifico vuol dire sviluppare un'azione socio-culturale alternativa correttiva ed integrativa a quella svolta dall'apparato turistico avente esclusive finalità economiche.
Ho avuto modo, nel maggio del corrente anno, di discutere con diversi amministratori locali, cui il D.P.R. 616/1977 demanda specifiche competenze in materia di tempo libero e turismo, alcune linee e proposte per la predisposizione del programma di sviluppo del turismo sociale.
Rimando, pertanto, per un più approfondito esame delle problematiche e dei possibili progetti di intervento all'apposito documento allegato alla presente relazione.
Richiamerò soltanto i principi, le finalità e le linee su cui si sviluppa l'ipotesi di programma di intervento per il turismo sociale.
In primo luogo, ritengo che la Regione non debba fornire agli Enti locali e agli altri organismi che si occupano di turismo sociale, un modello specifico al quale essi devono rifarsi, ma piuttosto una serie di conoscenze, di illustrazione di esperienze e di strumenti di supporto sulla base delle quali ciascun soggetto si costruisca il modello che più risponde alle proprie esigenze.
La finalità comune di tutte le azioni, da qualsiasi modello discendano deve essere lo sviluppo delle attività turistiche ad alta funzione socio culturale, di cui per legittimi ed ovvi motivi l'operatore turistico economico non si interessa.
Lo stesso progetto di recupero delle strutture ricettive per il turismo sociale (ex colonie, case per ferie, ecc.) di attivazione di interventi nel settore dei campeggi (progetto Campeggi '80) e di creazione di una rete di ostelli della gioventù, non vuol essere la restaurazione di strutture per categorie speciali che non possono permettersi di utilizzare le normali strutture turistiche e quindi di un circuito "sociale" che nasce in contrapposizione al circuito commerciale, ma la creazione di centri turistici che sviluppino attività di sperimentazione culturale e sociale circa il significato della vacanza e il modo di stare insieme in vacanza e che quindi diventino occasioni di produzione e di cultura e di modelli positivi di vita.
La proposta che viene formulata non tende quindi a chiudere il campo di interesse su alcune categorie sociali (anche se esistono tuttora fasce di popolazione che necessitano di specifici interventi assistenziali per condizioni sanitarie, psico-fisiche, socio-economiche) ma vuole al contrario che le esperienze di una vacanza sociale diventino occasioni di incontro e di dialogo tra soggetti diversi per età, per condizioni psico fisiche, per condizioni economiche e culturali, per tipo di attività lavorativa e tra questi soggetti e le popolazioni locali.
In questo senso preziosissima risulterà l'opera che sapranno svolgere i vari organismi di aggregazione sociale: comitati di quartiere, consigli di fabbrica, CRAL aziendali, associazioni varie, enti culturali politici religiosi, ecc.
Oltre alle strutture di diretta proprietà degli Enti locali è infatti opportuno che anche i centri di proprietà o gestiti dagli organismi sopra indicati si possano aprire ad altri soggetti, favorendo l'interscambio nell'uso delle strutture e delle esperienze e consentendo inoltre di migliorare l'impiego di un ingente patrimonio che tende a degradarsi a causa della sua sottoutilizzazione.
Ovviamente tali organismi di aggregazione sociale oltre che svolgere un ruolo attivo di partecipazione nella gestione dei centri sociali per vacanze, saranno determinanti nel contatto quotidiano e capillare con la legge e potranno quindi costituire un circuito informativo di base alternativo ed integrativo a quello dei grandi mass-media, in grado di fornire alle persone indicazioni circa le varie possibilità di vacanza sia che si realizzi in strutture con specifica connotazione sociale, sia che si realizzi in strutture ricettive commerciali normali che siano in grado di esprimere un'offerta interessante per il conseguimento di obiettivi qualificati sotto il profilo socio-culturale.
Non bisogna infatti trascurare la potenzialità che può esprimere per l'attuazione di un programma di turismo sociale, inteso secondo quanto sopra richiamato, anche il complesso degli esercizi alberghieri ed extralberghieri esistenti sul territorio regionale posti in zone turisticamente rinomate o in zone meno conosciute ma estremamente interessanti sotto il profilo ambientale e culturale. Anche per il pieno utilizzo di tali strutture si può verificare una felice convergenza tra l'interesse degli operatori turistici e quelli dell'utenza: ritengo tuttavia, che per una migliore qualificazione delle vacanze tali strutture ricettive debbano essere integrate da una serie di strutture socio culturali in grado di servire sia la popolazione residente che quella turistica e che consentano quindi di sviluppare programmi di attività analoghi a quelli realizzati negli appositi centri sociali per vacanze.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Terminiamo qui i lavori del Consiglio regionale.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,05)



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