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Dettaglio seduta n.10 del 02/10/80 - Legislatura n. III - Sedute dal 9 giugno 1980 al 11 maggio 1985

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BENZI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I processi verbali delle adunanze consiliari del 23 settembre 1980 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute

Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

a) Congedi Hanno chiesto congedo i Consiglieri Majorino e Turbiglio.



PRESIDENTE

b) Presentazione progetto di legge



PRESIDENTE

E' stato presentato il progetto di legge n. 11: "Integrazione all'art.
52 della legge regionale 12 ottobre 1978 n. 63 relativa a Interventi regionali in materia di agricoltura e foreste e successive modificazioni" dai Consiglieri Chiabrando, Lombardi, Penasso e Borando in data 24 settembre 1980 ed assegnato alla Commissione in data 30 settembre 1980.



PRESIDENTE

c) Comunicazione delle variazioni di bilancio



PRESIDENTE

Comunico che ai sensi dell'art. 41, primo comma, della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, sono state disposte delle variazioni di bilancio dal Presidente della Giunta regionale con decreto n. 42 in data 15 settembre 1980 relativo all'iscrizione della somma di L. 2.500 milioni per il finanziamento delle attività delle Opere Universitarie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

d) Questione della raffineria MACH di Volpiano


PRESIDENTE

E' stato inviato, da parte del Presidente del Consiglio e dell'Assessore Alasia, un telegramma all'ENI per la questione della raffineria MACH di Volpiano.


Argomento: Commercio

e) Incontro dell'Ufficio di Presidenza con i rappresentanti dell'AEM torinese, del Consorzio regionale IACP, dell'ENEL e della SIP


PRESIDENTE

Rendo, inoltre, noto che c'è stato un incontro dell'Ufficio di Presidenza con i rappresentanti dell'AEM torinese, del Consorzio regionale IACP, dell'ENEL e della SIP per sottoporre alle suddette aziende di servizi, i problemi di pagamento delle "bollette" che potrebbero verificarsi in numerosi nuclei familiari del Piemonte in seguito alle decurtazioni di salario derivanti dall'attuale vertenza Fiat.


Argomento: Questioni internazionali

f) Telegramma inviato al Ministro degli Esteri perché intervenga a favore della pace tra Iran e Iraq


PRESIDENTE

Rendo noto che ho inviato un telegramma al Ministro degli Affari Esteri, Colombo, affinché si faccia promotore di un'iniziativa di pace tra l'Iran e l'Iraq impegnati in un sanguinoso conflitto.
Le comunicazioni del Presidente sono concluse.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Situazione Fiat in ordine agli ultimi avvenimenti


PRESIDENTE

La seduta di oggi è stata convocata, per esaminare la situazione Fiat.
La richiesta è venuta dal PDUP, al quale si sono uniti i Gruppi comunista socialdemocratico e socialista. Vorrei fare qualche considerazione di carattere generale.
Quello che stiamo attraversando è uno dei momenti più gravi e drammatici dal dopoguerra ad oggi. Tale situazione, che sta veramente raggiungendo i limiti di guardia, è complicata dalla caduta del Governo, il quale, tuttavia, può ancora esercitare le sue funzioni e alla Regione spetta il compito di mediatrice. Dobbiamo fare il possibile perché a Torino torni il lavoro, con la difesa dei posti occupazionali; un ulteriore peggioramento della situazione farebbe di Torino una città ingovernabile.
Non solo, ma c'è il pericolo delle aziende estere produttrici di automobili, già presenti su molti mercati, che costringerebbe la Fiat a cedere su tutti i fronti: le aziende giapponesi, americane, tedesche e francesi sono pronte a coprire il mercato e la nostra area diventerebbe depressa in breve tempo.
Ha chiesto ora la parola il Presidente della Giunta su questo tema. Ne ha facoltà.



ENRIETTI Ezio, Presidente della Giunta regionale

Le situazioni occupazionali del Piemonte, in maniera particolare la situazione della Fiat, stanno toccando i limiti di guardia. Mai, come in questo momento, il Consiglio è stato convocato nell'ora giusta. Quanto il Consiglio deciderà a conclusione del dibattito influirà certamente sulla soluzione della situazione Fiat. Dire che la situazione ha toni drammatici non è ovviamente fare una dichiarazione di rito. Queste sono le sensazioni che ho avuto in questi giorni e questa notte apprendendo notizie a volte confuse, a volte drammatiche, per quanto riguarda la trattativa e la lotta dei lavoratori negli stabilimenti Fiat. Il clima è confuso sia per le notizie che sono apparse sui giornali questa mattina, sia per le notizie che riferirò fra pochi minuti.
E' ovvio che la Regione e per quanto mi riguarda, la Giunta regionale intendono sempre rimanere nei limiti stretti del ruolo istituzionale lasciando ai partiti, ai sindacati e all'azienda di fare la propria parte.
Il nostro ruolo è stato quello di seguire minuto per minuto la situazione e l'abbiamo fatto con tenacia, sicuramente al di sopra di ogni spirito fazioso, puntando, nella maniera più assoluta, a dare un contributo affinché la vertenza abbia un esito positivo per tutti. Abbiamo avuto contatti con le organizzazioni sindacali, con l'azienda, con il Governo.
Abbiamo giudicato positivamente la sospensione per tre mesi della procedura dei licenziamenti. E' un segnale politico preciso nella confusione del momento di crisi del Governo nazionale.
Non comprendo - è una riflessione che faccio ad alta voce - come da un fatto positivo si possa arrivare al ricorso alla cassa integrazione.
Indubbiamente ci sono elementi di estrema confusione e disegni politici forse ancora oscuri. La sospensione dei licenziamenti che poteva introdurre la possibilità di trattativa più serena, più calma, non assillata dall'urgenza, ci pone in una situazione drammatica e noi abbiamo esaminato con attenzione che cosa aveva fatto scattare il meccanismo che introduce tanta tensione nella Regione Piemonte. Ebbene, nel momento in cui era stata accettata la cassa integrazione per 24.000 dipendenti (punto 6 del documento Foschi) e si discutevano i criteri e la compilazione delle liste l'azienda con un atto unilaterale emetteva le lettere per immettere i lavoratori in cassa integrazione. Credo di poter esprimere la valutazione del Governo avendo avuto uno scambio di idee continuo con il Ministro Foschi e cioè nel bene o nel male, nel caso positivo della sospensione dei licenziamenti o nel caso negativo dell'invio delle lettere senza una discussione o una trattazione preventiva; l'impressione è che l'azienda non voglia trattare e voglia pone le questioni in termini unilaterali.
Questo metodo non può essere accettato dalla coscienza democratica della nostra società.
Le organizzazioni sindacali lunedì sera hanno chiesto alle istituzioni una iniziativa che costringa l'azienda a riprendere le trattative. Dopo queste richieste del sindacato l'azienda ha chiesto un incontro con la Giunta regionale. Nell'incontro tenuto ieri, l'azienda ha comunicato che le è impossibile ritirare le lettere di cassa integrazione, che è interessata alla riapertura del dialogo e che accetta di discutere i criteri con i quali ha compilato l'elenco della cassa integrazione disposta, se del caso a correggere eventuali errori.
Nella riunione convulsa che si è tenuta ieri, alla quale erano presenti anche l'azienda, il Comune e la Provincia di Torino si è richiesto l'intervento del Ministro perché riporti le parti al tavolo delle trattative. Ho interpellato il Ministro Foschi a nome della Giunta regionale e degli Enti locali, il quale ha assicurato di dare incarico al direttore generale di convocare le parti. Ci siamo mossi con estrema decisione perché questa trattativa avesse a prendere corpo.
Nella serata di ieri si è avuta una posizione contraddittoria. Da un colloquio che ho avuto con il Ministro Foschi, ho appreso che si era inceppata la macchina della trattativa, questa volta da parte dell'azienda quindi siamo in una posizione interlocutoria malgrado che il Ministro abbia preso questo impegno e abbia dichiarato questa disponibilità nei confronti della Regione.
Credo che il Consiglio regionale questa mattina debba chiedere l'immediata ripresa della trattativa e l'impegno del Ministro Foschi che è confortato dai pareri della Giunta e del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signori Consiglieri, i Gruppi socialista e socialdemocratico hanno chiesto la convocazione del Consiglio e di questo rendiamo grazie al Presidente per averlo fatto anche con la rapidità che la situazione richiede.
Siamo dell'opinione, signori Consiglieri, che la crisi di governo ha aggravato la situazione Fiat. La caduta del Governo Cossiga, cui partecipava anche il nostro partito, ha consentito alle forze imprenditoriali, manovre ed atti che, certamente, non contribuiscono alla soluzione di una vertenza che rischia di paralizzare l'economia, non solo del Piemonte ma dell'intero Paese. Sotto questo aspetto l'eccezionalità di questa nuova fase delle trattative non può non apparire a tutti decisiva per lo sviluppo dell'industria più importante del Paese, per milioni di lavoratori interessati direttamente o indirettamente al processo produttivo, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, anzi, per il loro rafforzamento.
La caduta del Governo Cossiga, atto certamente ingiusto, anzi - come disse il Segretario del nostro partito e noi lo condividiamo - atto odioso non ha consentito l'introduzione delle misure atte a sostenere i livelli produttivi occupazionali, ha vendicato ogni precedente intervento del Governo, in particolare le iniziative per il settore auto (1.500 miliardi forse aumentabili), che avrebbero offerto la possibilità alla Fiat e alle altre fabbriche di automobili di porre mano alla ricerca, a nuove tecnologie, a riprese produttive, alla riconquista di mercati, in sostanza a dare lungo respiro ad un settore che si trova in uno scontro mondiale senza precedenti.
Ormai i gruppi automobilistici operanti nel mondo - e tutti lo sanno si sono ridotti per concentrazione e forza a ben pochi: la General Motors la Ford, la Chrysler, la Volkswagen, la Citroén, la Simca-Talbot, la Renault, la Fiat, la Leyland, la Toyota, la Nissan. Queste marche nel mondo sono ai primissimi posti anche nelle classifiche delle imprese, seconde solo al settore petrolifero. Ciò vuol dire che il settore dell'auto è anche trainante per le economie dei singoli Paesi, ne costituisce il supporto fondamentale, se poniamo mente altresì ai mezzi pesanti, alla trattoristica, al movimento terra, alle ferroviarie, all'aviazione.
L'automobile, checché se ne dica o si sia ipotizzato intorno agli anni che vanno dal '60 al '70, non è finita, non è obsoleta, come abbiamo già detto nei precedenti dibattiti, anche se dobbiamo portare avanti con forza i processi produttivi di diversificazione nei vari comparti economici e definire un rapporto diverso fra uomo ed automobile, inteso come mezzo di lavoro e non come grado sociale.
Tutte le case produttrici straniere sono agevolate in misura diversa dai Governi, misure che vanno dagli interventi diretti a forte sostegno degli investimenti, all'esportazione, al credito. La stessa Chrysler, in un'economia che certamente si definisce fra le più libere, fu aiutata con prestiti recenti dal Governo americano, cosa che non aveva mai fatto nella sua storia. Per riprendere il dialogo, per costruire insieme un indirizzo occorre, come abbiamo già detto, avere un Governo che, invece, nel pieno della bufera, è stato fatto cadere con franchi tiratori. Occorre che si ricostituisca al più presto il Governo e concordiamo pienamente con le conclusioni del convegno di Viareggio sotto questo aspetto. L'eventuale vuoto lascerebbe solo spazio a manovre di occupazione dei mercati da parte delle industrie straniere e condivido anche la dichiarazione del Presidente Benzi. La Fiat perderebbe l'ultima possibilità di una ripresa produttiva e di un suo rilancio.
E poi che cosa avverrebbe? La decapitazione della nostra industria più importante, la perdita di immensi valori anche nell'indotto, il passaggio della Fiat al settore pubblico. Nessuno di noi vuole questo. Respingiamo altresì ogni ipotesi che possa apparire non costruttiva. Vogliamo anche noi, subito, la ripresa della trattativa. Auspico infine che anche il Capo dello Stato, che già in altre occasioni è intervenuto in fatti drammatici della vita del nostro Paese, possa assumere delle iniziative che non sono né gestionali n operative, ma sono per dare un senso ed un significato ad un settore che caduto, provocherebbe danni incalcolabili. Non dobbiamo restare inerti, o cosa tanto più grave, progettare l'occupazione della fabbrica od anche solo alimentare la speranza che con l'occupazione la crisi dell'auto avrebbe termine. Lo ,scontro mondiale che vede di fronte i colossi come la General Motors, la Nissan, la Toyota, la Renault, la Volkswagen si attenuerebbe e noi, sotto questo aspetto, potremmo avere la benevolenza del capitale mondiale e dell'imprenditoria mondiale nel campo dell'automobile.
I fautori di queste tesi dovrebbero dirci come superare l'immensa distanza produttiva, così come le leggi del mercato potrebbero favorire un prodotto Fiat di valore cento contro uno giapponese o tedesco o francese di valore 50, 60, 70. Questo si deve dire se vogliamo essere concreti e sapere di agire in un mercato libero, dove la bontà del prodotto e il suo prezzo sono determinanti per dinamismo di sviluppo. Dobbiamo cercare di porre fine subito alla vertenza, superare la crisi, riaccendere un confronto positivo unico elemento possibile per una ripresa, far valere tutta la capacità e il valore propositivo delle istituzioni pubbliche e del Governo. Abbiamo grandemente apprezzato tutte le iniziative della Giunta regionale comunale, provinciale e le condividiamo. Condividiamo le iniziative e la battaglia e il modo con il quale il Presidente della Giunta regionale le ha dirette.
Ma ora bisogna anche fare qualcosa di nuovo e di diverso, un progetto della Regione Piemonte che diventi momento di raccordo con tutta la comunità regionale; questa situazione ha portato, signori Consiglieri, o porterà i disoccupati in un'area che va dalle cinquanta alle centomila unità e con l'indotto non sappiamo che cosa possa capitare.
Diciamo no ai licenziamenti ed anche alla disoccupazione. Bisogna agire subito, investire nei prossimi 30-36 mesi, attraverso un progetto di raccordo generale, quella che abbiamo definito una cifra importante per costruire 50.000 nuovi posti di lavoro nei vari settori di scelta indicati dal piano di sviluppo, raccordare e coordinare l'azione dei vari Ministeri le Ferrovie, l'edilizia, la casa, il trasporto pubblico, la scuola l'ambiente, l'agricoltura, attraverso un processo che la Giunta regionale sta già costruendo e che bisogna accelerare. Questa fase terribile della nostra economia può anche offrire, però, signori Consiglieri, degli spunti per cambiare le cose, per avviare il nuovo modello di sviluppo, un new deal roosweltiano, per fare uscire in sostanza la nostra comunità dal dissesto in cui si trova. Questo, signori Consiglieri, è il compito che noi, oggi ci prefiggiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi



MONTEFALCHESI Corrado

A me sembra che sia importante valutare l'atteggiamento della Fiat e questa vertenza in rapporto agli ultimi sviluppi, per trarne delle conseguenze: la prima delle quali è che la Fiat sta dimostrando di non avere nessuna volontà di risolvere i problemi della produzione dell'auto attraverso un vero intervento strutturale, adeguato alla gravità della crisi e un criterio di programmazione come il piano dell'auto e il piano aziendale, discusso con le organizzazioni sindacali e inquadrato all'interno della programmazione dello Stato. La Fiat dimostra di non avere nessuna intenzione di percorrere questa strada tant'è vero che ricorre alla cassa integrazione per 22.900 lavoratori. La Fiat dimostra di voler lo scontro frontale e la sconfitta del movimento dei lavoratori. Di qui notiamo quanto sia falsa e provocatoria la disponibilità, della Fiat che prende lo spunto dalla crisi di governo per rinviare i licenziamenti e per negoziare, infatti dopo aver detto per due giorni che è disposta a negoziare, con un atto unilaterale rompe le trattative, questo, dimostra che l'azienda non ha nessuna volontà di arrivare alla soluzione dei problemi ed è tanto più grave in quanto dopo la dichiarata disponibilità dell'azienda i lavoratori e il sindacato hanno assunto atteggiamenti che tendono a sdrammatizzare progressivamente la situazione. Già da lunedì scorso si erano incominciate lotte articolate anche nello stabilimento Lingotto dove più duramente si era portata avanti la lotta.
Tutti i partiti, soprattutto quelli che si richiamano alla classe operaia, debbono avere coscienza che alla Fiat non sono soltanto in gioco i licenziamenti, tema di estrema importanza, ma sono in gioco gli spazi di democrazia, gli spazi di potere, le strutture organizzative che lavoratori sindacati, consigli di fabbrica si erano dati in dieci anni di lotta. In questo senso, allora, i lavoratori facciano delle lotte, al livello dello scontro. Vorrei ricordare al compagno , Viglione che i lavoratori non decidono l'occupazione delle fabbriche, le lotte, lo sciopero, a cuor leggero, perché si rendono conto che l'occupazione dell'azienda è il massimo livello di lotta a loro disposizione che significa anche perdita di salario. I lavoratori non decidono di occupare le fabbriche, perché lo dice il Segretario di un partito, ma lo decidono perché quello è il livello di lotta che ritengono adeguato e i partiti devono dire chiaramente se sono con i lavoratori o contro i lavoratori. E' questo il modo con cui dobbiamo porci di fronte a problemi di questo genere, senza false strumentalizzazioni e giochi di partito.
Occorre valutare i criteri con i quali la Fiat ha scelto i lavoratori.
Porto un'esperienza personale. Sappiamo che alla Fiat Lingotto si costruisce la Delta, che è un'auto che "tira", perciò ragionevolmente si poteva presumere che per un modello che Sa non dovesse esistere cassa integrazione. Chi ha scelto tra la Delta e il furgone, dove la produzione tira tanto da non riuscire a far fronte alle richieste di mercato, ha deciso di mettere 400 lavoratori in cassa integrazione a zero ore e non li ha scelti a caso; ma li ha scelti andando a smantellare la struttura portante della F.L.M., li ha scelti andandoli a cercare nelle cellule e nei rappresentanti del Partito Comunista, li ha scelti azzerando completamente i militanti del Partito di Unità Proletaria; ebbene, questo è il senso dell'operazione della Fiat" queste sono scelte politiche, quindi non ci vuole disponibilità a correggere gli errori da parte della Fiat, ma ci vuole disponibilità a rimangiarsi le scelte politiche.
E dobbiamo smentire, a differenza di quanto non hanno fatto gran parte degli organi di informazione, le menzogne e gli inganni della Fiat quando afferma di voler accettare le proposte del Ministro Foschi sulle quali la F.L.M. e il sindacato dei lavoratori avevano dato un giudizio positivo mentre l'azienda le ha rifiutate. Il generale consenso sulla proposta del Ministro significa affrontare i problemi contingenti di esubero di personale e affrontare i problemi di prospettiva per uscire dalla situazione attuale, ossia predisporre un piano di settore e un piano auto.
Sul punto specifico della cassa integrazione l'azienda non può dire che rispetto ai 24.000 a zero ore, c'era il generale consenso, perché la proposta del Ministro era di discutere i criteri con i quali venivano scelti quei 24.000 e prevedeva che, dopo tre mesi, i 24.000 rientravano in fabbrica e che i 74.000 facevano la rotazione.
Ma c'è anche un'altra valutazione da fare e cioè che questi provvedimenti non solo hanno un connotato di scontro con i lavoratori ma hanno anche un connotato di restaurazione, non solo nei rapporti in fabbrica tra azienda e lavoratori, ma anche nella società. Quando l'azienda si dice contraria al negoziato e vi si sottrae come fa da un mese significa anche che non accetta la programmazione da parte dello Stato significa che non accetta di stare all'interno del piano di settore dell'auto, significa volere libertà di decidere i propri destini nel settore auto e i destini dei lavoratori Il futuro Governo accetterà il ruolo subordinato che la Fiat gli vuole dare oppure avrà un ruolo di programmazione dello sviluppo entro il quale dovranno stare le aziende? Non basta che l'azienda sia disponibile a correggere gli errori fatti in questi giorni: essendo una scelta politica deve ritirarla; quindi ritiro della proposta a cassa integrazione a zero ore e avvio immediato del negoziato, anche con Ministro Foschi.
Su questo dato dobbiamo esprimerci tutti, per non avere delle false posizioni di mediazione. E' necessario dare una risposta ai problemi dei lavoratori. La F.L.M. ha lanciato una sottoscrizione in favore dei lavoratori: questo significa schierarsi per la democrazia.
In questo senso, è importante dare una risposta e dare un segnale.
Questa risposta la voglio dare decidendo di sottoscrivere come Consigliere 100.000 lire in favore dei lavoratori Fiat in lotta. Chiedo che anche gli altri Consiglieri si esprimano in questo senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bastianini.



BASTIANINI Attilio

Signor Presidente, signori Consiglieri, è con tristezza che svolgiamo questo dibattito della cui opportunità, della cui tempestività dobbiamo essere tutti convinti; con tristezza perché l'introduzione precisa puntuale, senza valutazioni (e in questo senso l'abbiamo apprezzato), del Presidente Enrietti, i primi interventi, ci fanno misurare la distanza che c'è oggi rispetto al dibattito sullo stesso tema che abbiamo fatto alcune settimane fa, quando ogni parte politica aveva potuto ancora confrontarsi non con l'urgenza di una tensione sociale che rischia di diventare sempre più esplosiva e di travolgere gli equilibri della realtà piemontese e le capacità stesse del sistema produttivo piemontese di rinnovare se stesso ogni parte politica ai era confrontata con il grande tema del rilancio del sistema automobilistico, del confronto sui mercati internazionali con la speranza di poter trovare, in una corretta gestione del sistema di relazioni industriali proprio in un Paese a democrazia avanzata quale la nostra, il modo per superare le difficoltà contingenti e per guardare con più speranza al futuro. Questa speranza non si è verificata. Siamo ad un punto molto pericoloso, ad un punto che sfiora la soglia di non ritorno. Se noi non riusciamo presto a disinnescare la spirale della radicalizzazione che su .questa materia ai è messa in moto, rischiamo di trovarci davanti ad una situazione sempre più esplosiva, ad una situazione sempre meno governabile.
E' per questo, che ogni parte politica deve sentire in questo momento non tanto il richiamo a difendere in questa sede la propria visione ideale di società e quindi le soluzioni che all'interno di quella visione sono concretamente auspicabili, quanto a ricercare con pacatezza (e non mi sembra che l'intervento del Consigliere Montefalchesi si muovesse in questa linea) delle occasioni di meditazione, di confronto, di ricerca, di unità e di indicazione propositiva il tema è difficile non ce lo dobbiamo nascondere, perché, in fondo, si scontano non due esigenze egoistiche di parti sociali, ma due esigenze di parti sociali che sono entrambe legittime all'interno della società: da una parte l'esigenza dei lavoratori di veder tutelati i livelli occupazionali, dall'altra l'esigenza, ma, consentitemi di dire, il dovere dell'azienda di garantire la produttività e la competitività della propria produzione. Un'azienda che rinunciasse a questo dovere verrebbe meno a quella che è la sua funzione in un ordinamento sociale equilibrato ed efficiente. Esigenze legittime quindi comprensibili, tanto più difficili da mediare e da controllare perché si svolgono in un quadro economico della Regione piemontese che si è progressivamente deteriorato, che quindi non fa apparire il problema della Fiat come un problema all'interno di una situazione sostanzialmente sana ma fa apparire il problema della Fiat come il problema centrale di una situazione economica e produttiva nella regione che si è progressivamente venuta deteriorando.
Se vogliamo dare un contributo alla soluzione di questo problema dobbiamo in primo luogo non essere ottimisti. Non è vero che trattative su questa materia non ce ne siano state. Ce ne sono state in scalata progressiva, dai livelli fisiologici dei confronti locali tra azienda ed organizzazione sindacale, fino alla mediazione del Governo. Ma, di fatto se guardiamo che cosa è cambiato nella posizione delle parti, dopo un mese e mezzo intenso di trattative, dobbiamo rilevare. che non è cambiato nulla.
L'azienda non si è mossa di un millimetro dalla sua posizione, le organizzazioni sindacali non si sono mosse di un millimetro dalla loro posizione, si è forse toccato qualche aspetto di dettaglio, ma il nodo reale del problema, la mobilità esterna da una parte, il ricorso ad una efficiente cassa integrazione dall'altra, non sono stati accettati dall'organizzazione sindacale e, per altro verso, da parte dell'azienda non si è dichiarata sostanziale disponibilità ad entrare nel merito dei modi di gestione di questi due strumenti. Quindi non si può in questo momento essere ottimisti.
Per quanto ci riguarda, se l'ordine del giorno si muoverà nelle linee indicate nella relazione del Presidente Enrietti, noi certamente non ci dissoceremo, ma non possiamo essere ottimisti ritenendo che il problema di una sostanziale ripresa delle trattative possa essere risolto rimandando il foro alla mediazione romana. In questo periodo invece dobbiamo prendere atto che le posizioni delle due parti si sono sostanzialmente radicalizzate, forse perché probabilmente entrambe le parti hanno dei margini di manovra ridottissimi, ed è evidente che su un tema di così fondamentale importanza si intreccino anche delle legittime preoccupazioni: che l'azienda voglia approfittare di una obiettiva situazione di difficoltà anche per restaurare all'interno della fabbrica dei livelli di governabilità più spostati a suo favore, che da parte del sindacato si voglia al contrario approfittare di questa situazione per affermare una volta di più l'impossibilità nel nostro sistema di procedere a delle modificazioni della forza di lavoro in modo fisiologico con l'andamento di mercato; ma certo, se dovessimo tracciare questa valutazione non pessimistica, diciamo che la vicenda della Fiat dimostra come nel nostro Paese si sia lontani anni luce da una corretta interpretazione del sistema di relazioni industriali.
Pensate quanto siamo lontani dalle speranze che in fondo avevano fatto crescere il grande flirt coltivato dal P.C.I. dell'alleanza dei ceti produttivi; questo grande flirt, al di là delle immagini, del confronto tra massimi esponenti comunisti e massimi esponenti del capitalismo italiano in fondo aveva una radice che era la speranza di tutti noi: che da parte delle imprese si comprendesse come l'egoismo aziendale dovesse fare sempre i conti con la finzione sociale delle attività produttive, ma anche come da parte della maggiore forza politica si fosse finalmente compreso che volendo vivere in un sistema integrato ad economie a mercato libero, in un sistema liberaldemocratico, dovessero anche essere fatti cadere tutta una serie di miti, di tabù sulla intoccabilità dei posti di lavoro, ma si dovesse invece marciare in un sistema di elevazione industriale efficiente verso dei livelli di garanzia diversamente tutelati. Quindi si sono fatti dei passi indietro gravi, preoccupanti che trovano poi riscontro in una serie di errori molto gravi che sono stati commessi in questa vicenda, di cui oggi rischiamo di portare le conseguenze. In primo luogo una mediazione governativa - consentitemi di dirlo - di dubbio prestigio, di dubbia efficacia, sbiadita, senza fantasia, una mediazione ministeriale che ha consegnato non un'ipotesi di lodo che tenesse conto della contrapposizione reale di interessi e di necessità entrambi legittimi, ma che di fatto umiliava l'azienda, fiancheggiava delle ipotesi di soluzioni sindacali rigidamente preindicate, quindi, non un'ipotesi di mediazione, ma un'ipotesi sbiadita, di dubbio prestigio, che evidentemente non poteva avere alcun sbocco operativo possibile.
In secondo luogo c'è la posizione degli Enti locali, della Regione e del Comune. Devo dare atto che nelle dichiarazioni del Presidente Enrietti abbiamo sempre colto un'esatta interpretazione del ruolo dell'Ente locale su questa materia. La posizione degli Enti locali però non sapeva identificarsi solo con la posizione del Presidente, quindi la corsa al moltiplicarsi delle dichiarazioni e la posizione della Giunta che indipendentemente da valutazioni di opportunità specifica, potevamo anche accettare, si sbrindellava in sottovalutazioni che di fatto non concorrevano a dare all'Ente locale e alla Regione la dignità del ruolo che in questa situazione certamente potevano avere.
Sono state dichiarazioni certamente imprudenti, forse sono state interpretate male dalla stampa, ma non sono state un elemento di contributo alla soluzione dei problemi se si riconoscono legittime e di pari dignità le esigenze contrapposte di garantire la produttività del settore e di garantire la difesa dei posti occupazionali.
Le dichiarazioni del Sindaco della città di Torino in qualche modo facevano adombrare una sua partecipazione, sia pure successivamente smentita, a delle forme di lotta sicuramente estreme che noi come istituzione dovremmo sempre cercare di negare, salvo poi doverle affrontare dove fossero capitate.
In questa situazione c'è stato poi un intervento, che secondo noi è la cronistoria degli errori e delle inesatte posizioni che hanno concorso a portare questo stato di cose, è la posizione in qualche misura spregiudicata del P.C.I.
In questo momento il P.C.I., più che della vicenda Fiat, mi sembra preoccupato di affermare tre egemonie: l'egemonia del partito nei riguardi del sindacato l'egemonia del partito sui mezzi di informazione l'egemonia del partito nei riguardi del P.S.I.
Non diversamente si può spiegare il coro di consensi che, ad esempio da parte comunista è venuto al più triste episodio della vita democratica del Paese, cioè l'uccisione di un Governo per opera di franchi tiratori organizzati.
Questo è un elemento preoccupante.
Siamo i primi a renderci conto come senza una responsabilizzazione, una partecipazione in ruoli di pari dignità all'interno delle democrazie....



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Voi non avete votato a favore del Governo.



BASTIANINI Attilio

Un conto è fare il proprio dovere di opposizione. Non contesto che il P.C.I., come noi, dovesse votare contro, contesto che si sia valutata positivamente la caduta di un Governo per opera di franchi tiratori.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Ma chiedevate anche voi le dimissioni.



BASTIANINI Attilio

Sono due posizioni diverse: fare il proprio dovere di oppositori che ha dignità all'interno dei sistemi democratici ed esultare perché un Governo cada per opera di franchi tiratori in un momento delicato come questo.
Con sofferenza, per problemi all'interno del partito, abbiamo votato contro questo Governo ed abbiamo apprezzato che il P.C.I. l'abbia fatto.
Non abbiamo espresso una parola di soddisfazione però per la caduta del Governo.
Quindi ribadisco la valutazione politica, priva di alcuna animosità, di constatazione come il P.C.I., in un momento difficile per gli equilibri politici del Paese, per la situazione economica e nazionale, abbia dato l'impressione di avere obiettivi diversi che non quello di concorrere alla formazione di un clima adatto alla soluzione unitaria di determinati problemi.
Questa è una valutazione. Non obbligo tutti i Consiglieri a condividerla. Chiedo che tutti i Consiglieri la rispettino.
Nel ribadire la nostra disponibilità come Gruppo, come partito ad aderire ad un'iniziativa unitaria perché comunque la trattativa venga ripresa, chiudo su due considerazioni: una pessimistica e l'altra ottimistica. Quella pessimistica è che l'economia piemontese, il sistema delle relazioni sociali piemontesi dopo questa vicenda si troverà più arretrato, perché da una parte potrà trovarsi con un'azienda centrale per la nostra economia meno competitiva e dall'altra potrà trovarsi con un sistema di relazioni sociali ed industriali scassato, dissestato e proprio i comunisti, sulla loro pelle, sanno quanto sia stato per loro difficile ricostruire una presenza legittima all'interno della fabbrica dopo anni di relazioni industriali di tipo diverso, di tipo punitivo, sicuramente non adeguate a quelle di una società industriale evoluta. Quindi c'è pessimismo in questa valutazione. Comunque vada a finire il Piemonte uscirà con le ossa rotte da questa vicenda. Farò una valutazione ottimistica che ho colto nell'intervento di Viglione. Mi ha fatto piacere che l'ultima parte del suo intervento coincidesse con l'ultima parte della scaletta che con gli amici del Gruppo avevamo preparato.
La Regione deve fare la sua parte sul tema della presenza delle istituzioni sul problema della Fiat, ma non deve rassegnarsi all'emergenza non deve accettare l'alibi dell'emergenza per non mettere in moto invece quanto è nei poteri della Regione, cioè un impegno straordinario dell'Ente locale per animare la nostra vita economica, per risolvere i problemi della Regione in altri settori, per dare una scossa al nostro sistema economico con una immissione potente di interventi regionali.
Su questo piano fin d'ora assicuro la Giunta che ci sarà la nostra piena disponibilità e collaborazione. Vi invitiamo a non avere rassegnazione, a non subire l'alibi dell'emergenza. Muovetevi in fretta nell'avvio di programmi concreti di intervento, muovetevi anche con grande efficienza per garantire l'immediata partenza di questi programmi. Su questi temi non avrete opposizione da parte dei liberali, ma avrete contributi, consensi, appoggio per risolverli insieme. Questa è la parte positiva del nostro intervento.
Chiudo con una speranza che, proprio dall'ordine del giorno unitario di questo Consiglio, che mi sembra stia emergendo nelle stesse indicazioni dei Capigruppo, venga in tutti noi, e ci mettiamo per primi tra questi un senso di ancora maggiore responsabilità di fronte a questi fatti gravi del nostro Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche l'intervento del Gruppo socialdemocratico sarà contrassegnato dalla brevità e da un estremo senso di responsabilità coerente alla gravità della situazione che si è venuta determinando. Il nostro Gruppo assieme ad altri Gruppi è stato tra quelli che hanno proposto la convocazione urgente del Consiglio regionale, ma è certamente un dibattito che si svolge su richiesta dell'intero Consiglio poiché è la Regione Piemonte che chiede di intervenire in una vicenda così grave e così complessa, così carica di significato e di rilievo per l'economia piemontese.
Va apprezzata la sollecitudine e la tempestività con cui è stata indetta la riunione, segno di vitalità e di capacità di presenza dell'Ente impegnato a svolgere fino in fondo il proprio ruolo - come osservava il Presidente Enrietti - senza scavalcamenti, lasciando ad ognuno la propria area di azione. La Regione si è giustamente mossa con sollecitudine, come punto invalicabile di ,mediazione, sede di incontro, per non lasciarsi sfuggire di mano la programmazione generale e per salvaguardare l'occupazione per un rilancio produttivo.
Già abbiamo avuto modo di approfondire il tema in un precedente dibattito. Allora ci confrontammo sulla politica dell'auto in generale, sui piani di settore, sul nodo della mobilità, che peraltro ancora rimane, per il quale una originaria parziale rigidità ha impedito che si potessero esplorare ulteriori margini di manovra. Oggi, non è più così. Tensioni sociali e talune incomprensioni si sono nel frattempo andate accavallando e siamo giunti ad un punto critico e grave per la Fiat, ma non soltanto per quell'azienda. Si pensi all'indotto, di cui abbiamo già potuto avete un riscontro dai giornali che ci dicono che il complesso sistema sta accusando i primi contraccolpi della vicenda Fiat.
E' evidente che la Regione non può non essere sollecita, rapida e presente su questo piano, sia per la garanzia dei livelli occupazionali che per il filando produttivo dell'intero sistema economico piemontese.
La Fiat nel sospendere le procedure di licenziamento, ha assunto a nostro avviso un atteggiamento estremamente responsabile, volto a far diminuire l'intensificarsi delle tensioni sociali che andavano emergendo.
Non possiamo però comprendere né condividere i provvedimenti di messa in cassa integrazione a zero ore, non concordati sul piano dei modi e dell'entità. E' vero che questo provvedimento era previsto al punto 6) della proposta Foschi, ma era previsto come strumento a rotazione, con modalità da concordare; comunque, nel quadro di una serie di iniziative che complessivamente e in modo coordinato avrebbero potuto far uscire da questo nodo critico la Fiat e l'intera economia piemontese. La trattativa andava sfilacciandosi in mille rivoli, in dichiarazioni, in bollettini, in strade intraprese e abbandonate. Su questo condivido l'opinione già espressa dal rappresentante del Gruppo liberale. A posteriori si può dire che una maggiore prudenza sarebbe stata consigliabile, perché nel frattempo sono pullulate da un lato parziali indicazioni dell'azienda, dall'altro spezzettate forme di iniziativa, più o meno spontaneistica, da parte dell'organizzazione sindacale, tali da diventare difficilmente controllabili e gestibili, e non tutte positive ai fini della pur giusta azione intrapresa dai sindacati. Non si può non riconoscere una certa confusione, non sappiamo fino a che punto non provocata, in tutta la vicenda.
Queste preoccupazioni sono aggravate dal vuoto di potere che si è venuto a determinare con la crisi di Governo, venendo a mancare un punto di riferimento essenziale per l'intera vicenda. E' vero che il Governo e il Ministro potranno continuare la loro opera, e chiederemo che riprendano la trattativa immediatamente, ma certamente ben diversa sarebbe stata la posizione di partenza se fossimo stati in presenza di un Governo autorevole, a pieno titolo, con l'avallo del Parlamento. Oltretutto questo Governo se n'è andato di corsa, quasi sbattendo la porta, non cercando di limitare i danni né assumendo quei provvedimenti concordabili con le forze politiche che impedissero che si giungesse, come siamo giunti, nell'attuale situazione di caos economico. Con la crisi di Governo abbiamo anche perduto una serie di trattative autorevoli con l'avallo e la fiducia del Parlamento da un lato, e dall'altro si sono bloccati provvedimenti importanti, forse decisivi, per il rilancio della politica dell'automobile in Italia, come il piano auto, i piani di settore articolati in 1.500 miliardi e così l'iter delle leggi che riguardavano la mobilità e il collocamento.
Chiediamo la ripresa immediata della trattativa e che il Ministero ridiventi la sede delle trattative, immediatamente, perché si possa riesaminare complessivamente la questione, riaprire un dialogo perch finisca questo atteggiamento di scontro che altri rivendicano, ma che noi diciamo che non deve esserci, per ricostituire invece un punto di incontro tra le parti che non significhi negazione delle reciproche posizioni, ma che possa costituire un punto di avvio per uscire dall'impasse e dalla confusione in cui siamo ultimamente precipitati. Nel contempo chiediamo che la Regione attivi delle politiche regionali concrete di sostegno, ponga mano alla revisione del piano di sviluppo regionale in ordine alla nuova evoluzione e ai relativi spostamenti finanziari, attivando una serie di iniziative di politica regionale concrete, di intesa con gli Enti locali e con gli altri Enti presenti sul territorio.
L'aggiornamento dei dati sull'occupazione potrà essere elemento di discussione, di dibattito, di verifica fra tutte le parti sociali ed istituzioni che dovranno valutare la reale capacità di assorbimento del mercato del lavoro, gli effetti nei singoli settori, il ruolo della spesa pubblica e della formazione professionale.
Anche il nostro Gruppo concorda sull'opportunità di un ordine del giorno, sottoscritto da tutte le forze politiche, che rappresenti la posizione della Regione e che sia improntato al massimo senso di responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianca Vetrino Nicola.



VETRINO Bianca

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'acuirsi della tensione che da giorni ormai tiene in stato di angoscia tutto il Piemonte pone stamattina di fronte al Consiglio regionale una situazione nuova che richiama il Consiglio alle sue responsabilità istituzionali.
L'esecutivo regionale ha tenuto sotto controllo costantemente questa situazione e mentre desideriamo dare atto di questa manifestazione di impegno e di costanza non possiamo non osservare come l'assunzione da parte del Presidente della Giunta e del Vicepresidente della Giunta di atteggiamenti, che a volte potrebbero essere apparsi anche pregiudiziali abbia forse contribuito ad esasperare i termini delle questioni e ad allontanare forse di poco i margini di una mediazione. I massimi esponenti del governo regionale, che proprio in quanto tali sono i rappresentanti ed i garanti del l'istituzione e rappresentano ufficialmente tutti i cittadini del Piemonte, avevano ed hanno la responsabilità di fronte ad ogni problema di un comportamento equanime, al di sopra delle parti, come ha detto il Presidente della Giunta nella sua introduzione.
Sarebbe assurdo pretendere che questi uomini non si lasciassero minimamente influenzare nelle loro decisioni, nelle loro prese di posizioni dalla loro scelta politica o dalla loro collocazione partitica, ma è la ricerca di un equilibrio necessario per un distaccato comportamento quello che si richiede e che peraltro in questa stessa sede noi abbiamo già apprezzato da parte del Presidente della Giunta.
Devo dire che identica osservazione rivolgiamo al Ministro che pure non può essere rimproverato di disimpegno e continua a proporsi, nonostante che sia dimissionario e che, più che mediato, ha contornato delle proposte senza alcun risultato di composizione e quindi di mediazione. La nuova situazione, che poco ha goduto in positivo della tregua che la sospensione dei licenziamenti poteva far supporre è conseguenza da un lato del comportamento aziendale che unilateralmente ha deciso l'avvio della cassa integrazione, dall'altro lato del comportamento del sindacato che mentre revoca lo sciopero generale, mantiene dure forme di lotta, annullando i sostanziosi spazi per una positiva soluzione della questione che allontanata l'ombra dei licenziamenti, doveva consentire una ripresa del confronto tra le parti sociali in uno spirito più disteso e quindi più costruttivo.
Oggi, purtroppo, la situazione è compromessa ed è anche aggravata dall'assenza di un Governo e quindi dell'interlocutore principale di questa trattativa che per la sua importanza aveva richiesto (ed i repubblicani l'avevano sollecitato in sede nazionale) l'intervento al massimo livello e cioè quello del Presidente del Consiglio. Oggi, quindi, non solo non si sa con chi trattare, ma quali possano essere i termini della trattativa quando le prove di buona volontà sono state annullate dalla Fiat che con l'improvviso invio delle lettere rimette in discussione la sua decisione dai sindacati che persistono nelle forme di lotta, ormai con forti compromissioni e non soltanto delle buste paga dei lavoratori, ma anche con sintomi di difficoltà di produzione per taluni mercati stranieri, che lamentano carenze e ritardi; mentre tra i lavoratori si sta diffondendo un comprensibile allarmismo, sconcerto e per certuni disperazione (non tanto per l'immediato in quanto è noto che la retribuzione della cassa integrazione giunge a coprire il 93% del salario, quanto per l'incertezza del dopo 31 dicembre).
In questo caos si sono evidenziati comportamenti ed atteggiamenti contraddittori. Il P.C.I. che, attraverso i suoi massimi esponenti enfatizza la sua giusta solidarietà con i lavoratori della Fiat, in Parlamento, 18 ore dopo, boccia dei provvedimenti importanti per il risanamento delle aziende. Risparmio l'elenco di questi provvedimenti; dico soltanto che soprattutto vota contro i 1.500 miliardi per il fondo speciale per la ricerca che doveva riguardare la Fiat ed il comparto automobilistico.
Noi crediamo che sia molto difficile comprendere il P.C.I. quando in questa stessa aula dichiara di considerare fondamentale il recupero di produttività e di competitività dell'azienda e nello stesso tempo impedisce che uno degli strumenti indispensabili venga negato. Così, come abbiamo difficoltà a comprendere come il P.S.I. possa in Piemonte allinearsi o quanto meno non dissociarsi da questa linea nuova che il P.C.I. ha preso relativamente alla crisi Fiat che noi riteniamo non soltanto grave ma compromissoria dell'evoluzione in senso positivo della crisi stessa. Nè va sottaciuto che in questo periodo si è anche verificato un altro fatto grave quale è quello dell'accordo Alfa-Nissan, che offre il mercato italiano dell'auto all'espansione giapponese e questo è avvenuto con il consenso del P.C.I. e del P.S.I. ma anche di buona parte della D.C. e dei sindacati.
Sarà questo un altro grave errore confrontabile a quello che alcuni anni fa si fece da più parti nell'indicazione del modello di sviluppo italiano quando si vedeva nell'auto una tendenza da invertire e da indirizzare a consumi sociali e collettivi. Come noi riteniamo un altro grave errore quello di non accettare il principio della mobilità che, come dice un documento della Giunta, passato dall'Assessore Alasia, costituisce un'esigenza fisiologica di un'economia moderna, tanto è vero che nello scorso anno tale principio venne incorporato nel contratto dei lavoratori metalmeccanici all'art. 4. Ma se questo Paese non è in grado di gestire la mobilità (e quando diciamo gestire intendiamo una mobilità controllata guidata e verificata, il che significa che un lavoratore passa da un'azienda ad un'altra non solo se esiste una possibilità concreta ma anche senza dequalificazione del lavoratore stesso), se questo Paese, se questo Piemonte notoriamente, storicamente, punto trainante dello sviluppo, del lavoro, del risparmio, se questo Piemonte non è in grado di accettare un principio che è vitale per la società industrializzata, avanzata per un settore che fatalmente sarà ridimensionato, questo è veramente un Paese alla rovina.
Siamo inseriti in un contesto europeo, in un Mercato Comune, in competizione con francesi, tedeschi, inglesi le cui aziende automobilistiche si stanno da anni ristrutturando con dei tagli alla mano d'opera che noi repubblicani non avremmo mai accettato; ma che in quei Paesi è avvenuto) perché è parso più importante a quei governanti adeguare la loro competitività e la loro produttività all'esigenza generale di un'economia e di una società anche magari sacrificando taluni settori.
E non sto a dilungarmi sull'importanza del recupero della produttività perché di esso ovviamente abbiamo parlato nel nostro precedente intervento in questa stessa sede; l'Alfasud ha compreso che se vuole rimanere a galla deve raggiungere questo obiettivo ed i sindacati l'hanno assecondata: l'altro ieri dallo stabilimento di Pomigliano sono usciti 539 automezzi pochi giorni fa ne uscivano 450.
Ritornando all'odierna riunione e per dare anche concretezza a questa nostra presenza oggi in Consiglio regionale dobbiamo ritornare ai nostri compiti di rappresentanti politici del Piemonte e formulare prospettive di soluzioni. Mentre concordiamo sulla necessità non soltanto di un Governo ma di un Governo idoneo, e di un Ministro idoneo a dare attuazione alla soluzione del problema, la situazione odierna va esaminata con estrema responsabilità, ma anche con freddezza, nella consapevolezza che oggi la situazione è drammatica, ma diversa, perché i licenziamenti sono sospesi.
Il Consiglio non può semplicemente riunirsi "a caldo" per far sentire al Piemonte ed ai lavoratori della Fiat che si occupa del loro problema certo, lo deve fare tutte le volte, anche in permanenza, ma deve agire attraverso quegli inserimenti sulla politica industriale, sulla politica attiva del lavoro di cui già parlammo nel nostro precedente documento.
Il documento della mobilità sulla mano d'opera dell'Assessore Alasia documento un po' pessimistico, va secondo me attualizzato anche in una prospettiva di più ampio respiro. La città di Milano è riuscita a sviluppare in tempi recenti nel terziario ben 50.000 posti recuperandone 30.000 nell'edilizia. E' possibile che il Piemonte non possa recuperarne alcune migliaia (pensiamo infatti che la cifra della Fiat di 14.000 sarà negoziabile)? Questo esige una verifica della mobilità seria, un intervento regionale sulla formazione professionale, finalmente chiaro e permanente ma soprattutto una programmazione dello sviluppo del Piemonte, rivisitato sulla base della situazione ormai precipitata e anche una programmazione della domanda pubblica. Noi abbiamo fatto un'interpellanza il 9 settembre al Presidente della Giunta o all'Assessore di competenza per portare l'argomento dello sviluppo del Piemonte; eravamo partiti dal nostro contributo che si poteva dare un piano a medio termine, ma questo presupponeva un nostro intervento su questo piano di sviluppo, perch questo è il vero problema; e ci auguriamo anche un contatto che continui un contatto costante con l'azienda per una programmazione concordata e più precisa di quella che finora aveva saputo effettuare, peraltro lasciando tutti, la Fiat stessa, un po' perplessi, perché questo è un Paese nel quale la parola programmazione ha sempre avuto poca fortuna; ma era sperabile che per un'azienda con ampi spazi di manovrabilità e di disponibilità, la programmazione fosse un dato di fatto. Quindi una preveggenza aziendale, ma auspichiamo anche una preveggenza regionale, quella che i repubblicani proprio qui in questa stessa sala e sul settore dell'auto reclamavano dall'inizio del '79, ma che sfortunatamente non venne accolta. Oggi corriamo tutti ai ripari, auguriamoci con risultati, ma soprattutto nella consapevolezza di un nostro ruolo chiaro, che traspaia attraverso dei comportamenti coerenti e nella consapevolezza che il perdurare di profonde lacerazioni nei rapporti tra le forze politiche e le confusioni delle responsabilità, oltre a rinviare i provvedimenti e le misure, si ripercuoteranno negativamente anche tra i lavoratori con forme di settarismo deleterie alla convivenza civile.
Per questo nel mentre abbiamo annunciato un documento di ordine del giorno unitario su questo argomento, auspichiamo in modo assoluto, come già avevamo auspicato e caldeggiato nel precedente consiglio su questo stesso argomento, che abbia consistenza e valore un nuovo ordine del giorno unitario che possa esprimere con chiarezza la preoccupazione di questo Consiglio ma anche le urgenze che sono sul tappeto.



PRESIDENTE

Vorrei precisare che la Fiat non ha chiesto 14 milioni di licenziamenti, ma 14.000.
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo francamente un po' perplessi per le linee lungo le quali, almeno in taluni interventi, si è andato sviluppando questo dibattito. Vogliamo allora ricordare sommessamente a noi stessi quella che ci era sembrata essere la finalità preminente, anzi assoluta, di questa seduta straordinaria del Consiglio regionale, quella di giungere a formulare un voto, unitario possibilmente per poter uscire dalla gravissima situazione oggi determinatasi e superare le incertezze del momento. In questa ottica dunque non ci pare di dover stare a ripetere quanto già abbiamo detto per la nostra parte nel precedente dibattito politico sulle vicende Fiat e sulle responsabilità che in questa situazione debbono essere ricercate e che vanno a nostro avviso individuate in gravi colpe, in gravi errori del Governo, della triplice sindacale, della dirigenza aziendale. Nè riteniamo di introdurre altri spunti polemici che pure ci possono essere e che ci sono suggeriti dalle ultime vicende di cui siamo stati testimoni e che non riteniamo sicuramente essere state un contributo a sdrammatizzare la vicenda. Ci riferiamo a certe tracotanti dichiarazioni, ci riferiamo a certe irresponsabili prese di posizione che ci sono parse finalizzate soprattutto a strumentalizzare anche ignobilmente, quello che è l'autentico dramma dei lavoratori. Dunque non ci abbandoneremo, in questo momento almeno, a giudizi politici e ripetiamo che lo facciamo (e chi ci conosce sa che non è mai stato nostro costume sottrarci alle nostre responsabilità); ma, ripetiamo, che lo facciamo unicamente perché ci pare opportuno, doveroso, cogliere in questo momento quello che è stato l'appello, se così possiamo definirlo, rivoltoci da posizioni sulle quali, gliene diamo atto, si è attestato con ammirevole chiarezza e senso di responsabilità il Presidente della Giunta.
Dobbiamo dire però di essere rimasti abbastanza turbati dalle ultime vicende su quanto è avvenuto, ed è il solo giudizio parzialmente politico che noi ci permettiamo introdurre in questa sede. Siamo anche noi d'accordo che è da sottolineare come atto di estrema responsabilità compiuto dalla dirigenza aziendale Fiat quello di procedere alla sospensione dei licenziamenti. Dobbiamo però aggiungere che a tanta prova di responsabilità non ha poi fatto seguito un comportamento coerente, e non ci riferiamo tanto o soltanto all'invio delle lettere per la messa in cassa integrazione per quasi 23.000 operai, quanto soprattutto al modo con cui si è giunti a questo provvedimento. Non va infatti dimenticato, e ci pare opportuno ricordarlo, che le lettere sono state spedite allorquando la Fiat aveva accettato e aveva in corso colloqui di chiarimento, almeno in modo informale, con le organizzazioni sindacali. Quell'improvviso prendere posizione attraverso un modo così esplicito dell'invio delle lettere di cassa integrazione ha contribuito sicuramente a fare precipitare la situazione, ma soprattutto ha contribuito, e lo diceva il Presidente della Giunta, e siamo d'accordo con lui, ad introdurre in tutta quanta la vicenda elementi oscuri, poco chiari, che sarebbe bene mettere definitivamente alla luce, perché passano, probabilmente, al di sopra della testa della Fiat e dei suoi lavoratori.
Detto questo, ed espresso quindi il nostro giudizio di condanna (ma forse giudizio è parola troppo forte, diciamo la nostra ferma riprovazione) per l'atteggiamento tenuto nell'ultimo fase della , vicenda dalla Fiat dobbiamo anche aggiungere di essere francamente pessimisti sull'invito a formulare un ordine del giorno unitario che valga ad auspicare soprattutto la ripresa rapida delle consultazioni attraverso la mediazione del Ministro Foschi. Ricordiamo che Foschi è il Ministro responsabile di un Dicastero che ormai esiste soltanto in linea provvisoria, visto che questo Governo Cossiga (a proposito del quale non condividiamo i giudizi che abbiamo sentito esprimere dal collega Viglione) è stato finalmente e giustamente cacciato via, si trova in questo momento in situazione dimissionaria e quindi non è dotato della dovuta autorevolezza. Per cui dubitiamo, e dobbiamo dirlo per onestà, che l'auspicio dell'amministrazione di Foschi sia destinata ad essere vanificata da come si sono svolte le cose. Non per questo la nostra parte politica si sottrarrà a qualunque tentativo sia rivolto a sdrammatizzare innanzitutto la vicenda e a disinnescare quella che oggi in Torino è un'autentica polveriera, così come è stata definita e come noi stessi riconosciamo essere. Avete perciò, signor Presidente e colleghi Assessori della Giunta, la disponibilità del Movimento Sociale Italiano per qualunque iniziativa che, rigorosamente ristretta a quello che è l'ambito istituzionale della Regione, valga a creare le condizioni favorevoli per la ripresa di un dialogo e di un contatto auspicabilmente sereno, disteso e costruttivo tra le parti oggi in lotta. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, noi del Gruppo della DC.
riteniamo che questi siano momenti in cui le forze politiche debbano assumere precise posizioni, siano facili o difficili, popolari o meno popolari.
In questo intervento desidero esprimere e riassumere alcuni concetti che sono contenuti nell'ordine del giorno: 1) un rigoroso richiamo alla difficile situazione economica nazionale alla mancanza di un quadro di riferimento per la politica economica e finanziaria.
La situazione si è certamente aggravata negli ultimi giorni con la crisi di Governo; questo riferimento che dobbiamo aver presente, mentre trattiamo di questi problemi, ci colloca nella realtà dei nostri giorni che nessuna forza responsabile può dimenticare nel momento in cui ne discutiamo. Dimenticare questo quadro, nel momento in cui ci occupiamo di questi problemi, vuol dire automaticamente collocarti fuori della realtà.
2) La vicenda Fiat deve essere richiamata con preciso riferimento agli ultimi avvenimenti, in particolare alla mediazione del Governo, alla proposta del Ministro Foschi accettata dalle organizzazioni sindacali.
Forse senza la deprecata, ennesima crisi di Governo, la vertenza avrebbe avuto a quest'ora uno sbocco (sono meno pessimista del collega Bastianini) e non ci sarebbe in città ed in Regione la tensione esistente. Diciamo con molta chiarezza che se la dirigenza Fiat ha avuto un atteggiamento positivo e responsabile (e non lo diciamo soltanto noi, ma lo dicono quasi tutte le forze politiche) nella sospensione dei licenziamenti subito dopo l'aprirsi della crisi di Governo per non aggravare una situazione che la crisi stessa rendeva già pesante; non altrettanto, possiamo dire, per la messa in cassa integrazione di circa 23.000 dipendenti. Il nostro Gruppo non condivide ed ha perplessità sulle modalità e sulle dimensioni, non concordate, di questa procedura. Questo è il punto della questione.
Il nostro Gruppo rivolge un fermo richiamo a tutte le forze politiche perché rifuggano dalla strumentalizzazione. Chi era incaricato di intervenire su questo argomento (per il nostro Gruppo pensavamo di intervenire in due, ma per attenerci ai tempi concordati interviene solo il Capogruppo) avrebbe dovuto entrare in polemica con il P.C.I. per certi interventi e per certi discorsi. Lo registro, non entro in polemica e chiedo fin d'ora venia ai colleghi del Gruppo, ma so di avere il loro preventivo assenso su questo punto, perché mi voglio collocare nella realtà del dibattito. Ho detto, parlando forse per la prima volta come Capogruppo della D.C., che avrei cercato in ogni momento di collocarmi nella realtà della situazione e la realtà di questa situazione vuole che non si approfondiscano le polemiche, anche se è doveroso registrare i fatti.
Riteniamo che l'impostazione del Consiglio debba servire a far riemergere quel clima di maggiore attenzione che è necessaria in questo sede e in tutte le sedi per affrontare situazioni difficili come quelle che sono al nostro esame.
Altrettanto doveroso è il richiamo a tutte le forze sociali. Noi siamo istituzione e ci rivolgiamo a tutte le forze sociali (e devo essere in polemica con il Consigliere Montefalchesi che invece esamina solo e sempre le posizioni di una sola parte). Dobbiamo richiedere a tutte le forze sociali di essere rispettose sempre e in ogni momento, di tutti i diritti degli uomini, compresi i diritti di libertà. Su questo punto il nostro Gruppo non ha incertezze e titubanze. Avevamo chiesto un dibattito serio conciso, concreto. La richiesta della Giunta e dei sindacati anche a livello nazionale (superando anche contrasti con le rappresentanze locali) è perché il Governo riassuma l'iniziativa. Questa è anche la nostra richiesta. Non si può andare allo scontro. Gli scontri, Consigliere Montefalchesi, non si determinano mai per una sola volta. Non si può non chiudere rapidamente questa vicenda, non si può perdere tempo se non si vuole vanificare la sospensione dei licenziamenti che è stata da tutti salutata come provvidenziale. Il Governo, pur dimissionario, deve riprendere in mano la situazione.
Rivolgiamo, però, in questo intervento una richiesta alla Giunta. Siamo una forza responsabile, siamo una forza che in questo Consiglio siede all'opposizione. La Giunta non può limitarsi alla disponibilità ad esaminare con le organizzazioni sindacali tutte le forme di solidarietà con i lavoratori in lotta perché ha anche compiti istituzionali e mezzi. A questo proposito sarà bene che la Giunta provveda al più presto ad aggiornare il Consiglio sulla situazione finanziaria della Regione. In questa legislatura non abbiamo più avuto un dato, siamo fermi al bilancio preventivo del 1980. Non c'è più un riferimento a cui i Consiglieri e le forze politiche possano guardare per fare delle proposte. La Giunta deve entrare rapidamente in una fase operativa, e prima di noi lo ha detto il Capogruppo socialista, fare programmi nei settori di sua competenza per rafforzare il mercato del lavoro piemontese. Lo abbiamo detto nel precedente ordine del giorno e lo ripetiamo in questo. Sono richieste precise cui la Giunta non può sottrarsi: ognuno deve fare fino in fondo la sua parte.
Il momento non è solo grave, ma è gravissimo. Le tensioni sociali ci sono. Riteniamo che gli interventi positivi debbano prevalere su quelli negativi e di contrasto. Riteniamo che questa seduta non debba spezzare, ma debba riannodare tenui fili: questo filo è l'opera del Ministro Foschi.
Siamo disponibili in quest'aula, e anche come forza politica per quel che contiamo, senza scavalcare le istituzioni, alla solidarietà che il Presidente della Giunta nel suo responsabile intervento di stamattina ha chiesto alle forze politiche. Siamo disponibili a questo ordine del giorno unitario di richiesta di continuazione di mediazione al Ministro Foschi ordine del giorno che, a mio avviso, dovrà anche essere integrato con un invito alle parti sociali, alla Fiat e alle organizzazioni sindacali ad accettarlo e a sedersi al tavolo delle trattative.
Chiediamo alla Giunta che la vicenda Fiat venga d'ora in poi seguita con un continuo e immediato contatto con i Capigruppo. Il Presidente della Giunta ha parlato più volte della Regione, ma fino ad oggi erano interventi della Giunta regionale con le Giunte provinciale e comunale. In questo concordo pienamente con quanto ha detto il Consigliere Bastianini. La Regione conta non con il moltiplicarsi dei comunicati di questo o di quel personaggio della Giunta, ma conta nella misura in cui sui gravi problemi vi è l'adesione di tutte le forze che hanno vivi legami con la società civile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, la gravità della situazione su cui tutti i colleghi, a cominciare dal Presidente della Giunta, hanno giustamente insistito, c'è data da un semplice riferimento temporale: lunedì 6, è fra tre o quattro giorni. E noi collochiamo oggi questo dibattito, sulla cui opportunità tutti hanno convenuto, noi come altri Gruppi, in questo ambito temporale registrando gli ultimi avvenimenti, in cui sta crescendo la preoccupazione e le difficoltà di riuscire a superarla giorno dopo giorno. Questo è uno dei momenti in cui le forze politiche che animano la vita ed il lavoro delle istituzioni debbono esprimere una sensibilità tutta particolare.
Nel corso della riunione di Capigruppo auspicavo che fosse fatto uno sforzo da parte di tutti i Gruppi a collocarsi nel tono giusto e con il giusto taglio in questa delicata e drammatica fase della vicenda Fiat.
Nonostante non abbia personalmente condiviso una serie di valutazioni credo che questo taglio e questo tono vadano mantenuti. Oggi dobbiamo uscire con un indirizzo univoco della Regione su tutte le azioni possibili e giuste per favorire uno sbocco positivo della vicenda che è in una fase di stallo molto pericolosa.
Voglio esprimere la piena e totale approvazione del Gruppo comunista ai contenuti, al tono e al taglio dell'introduzione del Presidente della Giunta. Chiedo ai colleghi che hanno sollevato il problema, quando mai la Giunta ha debordato dalla linea di tempestività, di continuità e di espressione, di valutazione. Sul richiamo che è stato fatto sull'azione della Giunta, sui suoi progetti, sui suoi programmi, non parlo perché non voglio mescolare questioni diverse, dico solamente che è doveroso procedere rapidamente a quello che richiamava Paganelli. La Giunta stessa ne ha manifestato piena disponibilità. Ricordiamoci che le Commissioni consiliari sono istituite da una settimana e che la sede in cui i dati finanziari vengono richiamati è quella. Esprimo il mio assenso all'invito fatto da qualche Gruppo a confrontarci rapidamente sull'azione che la Regione pu fare con le sue politiche, con le sue competenze, con i suoi strumenti per un sostegno ed un rilancio dello sviluppo.
Ho condiviso il tono ed il taglio perché ne ho apprezzato in particolare la chiarezza per collocare questo intervento in coerenza con le finalità che richiamavo e con l'atteggiamento che si deve tenere in momenti del genere, voglio far precedere alcuni giudizi del P.C.I. sugli ultimi fatti che hanno caratterizzato la vicenda Fiat.
Abbiamo valutato anche noi positivamente la sospensione delle procedure di licenziamento di sabato. Riteniamo che su questo fatto più che la responsabilità della Fiat ha pesato l'azione della città, delle forze politiche e sociali e dei lavoratori in primo luogo contribuendo in maniera determinante ad ottenere l'isolamento dell'azienda nelle ultime settimane.
Partita con l'annuncio dei licenziamenti si è trovata di fronte ad una grande mobilitazione operaia e sindacale che con grande unità, con alta partecipazione, con eccezionale disciplina ha, via via conquistato più ampie solidarietà e consensi. La città si è schierata contro quell'azione che non ha condiviso e il sostegno è venuto in primo luogo dai partiti che si richiamano al movimento operaio. Noi rivendichiamo con forza, senza iattanza, il ruolo esercitato dai comunisti in queste settimane nel sostenere la lotta degli operai, degli impiegati della Fiat e nell'estendere pazientemente e tenacemente l'arco delle forze impegnate a fianco dei lavoratori in lotta.
Bastianini ha ricordato, con la solita acutezza, che esistono delle esigenze legittime, diverse ma legittime. Il P.C.I. non ha nessuna difficoltà a riconoscere la legittimità delle esigenze. Credo che qualche confusione la faccia il collega Bastianini quando si richiama alla legittimità delle esigenze, dimenticando quale sia stato il concreto comportamento. Abbiamo giudicato non tanto una illegittimità di esigenza da parte della Fiat, ma una illegittimità politica. L'abbiamo giudicata condannata, contrastata e combattuta nei comportamenti. I problemi ci sono sono gravi e reali, ma sappiamo che la strada imboccata fin dall'inizio dalla Fiat, riconfermata lunedì, è la strada di un comportamento sotto il profilo politico non legittimo, non accettabile.
A coloro che hanno richiamato il ruolo che ha giocato il nostro partito non voglio rispondere. Prendo atto, lo dico senza nessun timore dell'intelligenza e del senso di responsabilità con cui questo argomento è stato trattato dal Capogruppo democristiano.
Anch'io mi limito a fare una breve registrazione dei fatti: no, signori colleghi, no, colleghi Vetrino Nicola e Bastianini, non vi siete sbagliati: il P.C.I. di fronte ad un attacco che ha un valore politico negativo, di profondo attacco alle conquiste del movimento operaio, al posto di lavoro all'occupazione, noi, siamo stati e siamo dalla parte dei lavoratori in maniera netta ed inequivoca. Sul comportamento che è stato adottato noi abbiamo espresso il nostro dissenso, l'abbiamo combattuto e lo combatteremo. Non c'è stata soltanto l'iniziativa del nostro partito o degli altri partiti della sinistra. Non c'è stata forza politica, in maniera implicita o in maniera esplicita, che abbia avallato la scelta della Fiat di licenziare, non c'è stata forza sociale che non abbia espresso delle gravi preoccupazioni per una scelta che appariva irresponsabile e sbagliata anche nel merito: i Vescovi piemontesi hanno espresso un giudizio di netta condanna di qualsiasi processo di espulsione dei lavoratori dalla fabbrica; le assemblee, che in questi giorni si tengono in tutti i quartieri, quasi sempre escono con pronunciamenti unitari e netti contro l'atteggiamento della Fiat sui licenziamenti e sul meccanismo della cassa integrazione. Un altro sintomo dell'isolamento della Fiat è stato dato al tavolo delle trattative dove solo l'azienda ha rifiutato la famosa proposta di mediazione del Ministro Foschi, accettata invece dal sindacato. Non possiamo tenere separate le due fasi, è per quello che il nostro giudizio sulla sospensione dei licenziamenti va collegato al nostro severo giudizio di condanna per l'unilateralità e per le modalità concrete con cui la Fiat ha applicato la cassa integrazione per 23.000 lavoratori. In un momento di estrema gravità e di estrema delicatezza, in cui a tutti è richiesta alta responsabilità per ogni atto anche piccolo, che si compie, si sono messi sindacato e lavoratori di fronte al fatto compiuto. Le comunicazioni hanno poi rivelato come l'individuazione dei lavoratori in cassa integrazione e guadagni è frutto di criteri discriminatori: su questo insistiamo. E' uno scenario che abbiamo già visto nel passato, che il movimento operaio torinese ha sofferto. Giustamente si sono fatti molti passi in avanti, si è ampliata la sfera delle libertà: donne, giovani, invalidi, delegati sindacali e militanti politici impegnati sono stati discriminati: è un fatto grave, che non può essere accettato.
Da questo deriviamo un'analisi che è anche la spiegazione del motivo per cui siamo scesi senza incertezze totalmente a fianco dei lavoratori.
Temiamo che da parte della Fiat ci sia il disegno di ridimensionare il sindacato e il potere di contrattazione dei lavoratori in fabbrica. Noi diciamo che , queste sono scelte miopi e inaccettabili, miopi perché i grandi problemi strutturali della Fiat, dell'auto, del settore non si superano riducendo il potere dei lavoratori, e inaccettabili perch significa portare ad uno scontro frontale la città, i lavoratori con tutte le conseguenze di ordine politico-sociale che ciò comporta. Questa Giunta è intervenuta sulla vicenda ed il suo intervento è stato sempre all'insegna di questa grande costante di preoccupazione.
La forzatura di lunedì che utilità ha avuto? Nessuna. Anzi, solo effetti negativi. Queste considerazioni che ho cercato di rendere con la massima chiarezza ed evidenza possibile ci portano ad individuare anche l'azione che dobbiamo compiere, le decisioni che dobbiamo assumere, i comportamenti che le istituzioni devono avviare.
E' essenziale, l'hanno detto tutti e lo ribadisco anch'io, che entro le prossime ore la Fiat abbandoni il suo atteggiamento e che la trattativa riprenda a livello di Ministero del Lavoro. I lavoratori non sono irresponsabili. La sofferenza, che ho sentito da qualcuno richiamare è sofferenza per la minaccia di perdere il posto di lavoro, il salario. Chi non difenderebbe fino in fondo il suo diritto al lavoro che è il primo dei diritti di libertà? C'è volontà di contrastare un disegno e c'è il tentativo attraverso le lotte di arrivare subito alla trattativa per individuare soluzioni reali per i problemi dell'azienda e di ciascun lavoratore. Il senso della nostra presa di posizione, che mi auguro unitaria, è di chiedere al Ministro Foschi di avviare subito la trattativa.
Si è aperta la crisi di Governo ma la responsabilità dei partiti non è attenuata, anzi, accresce la necessità che ogni forza politica ponga la risoluzione giusta della vicenda Fiat al centro delle proprie posizioni.
Faccio mia la proposta di Paganelli di istituzionalizzare una forma di consultazione permanente con i Capigruppo per poter seguire la vicenda giorno per giorno.
Infine, dobbiamo cercare di concretizzare il più possibile la solidarietà. E' venuta dal P.D.U.P. una proposta; non quantifico, dico solo che in questi giorni le nostre organizzazioni di partito hanno dato un appoggio alla lotta, anche materiale, e il Gruppo comunista continuerà a partecipare concretamente a questa azione di solidarietà nei confronti dei lavoratori della Fiat.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino, Vicepresidente della Giunta regionale

In una circostanza come questa, la Giunta non dovrebbe nemmeno replicare, ma semplicemente acquisire gli elementi di consenso e gli elementi propositivi che sono venuti rispetto alla proposta politica presentata al Consiglio regionale. Ci pare che gli elementi di consenso pur nella differenza delle valutazioni politiche che hanno argomentato siano essenzialmente quattro: 1) consenso alla richiesta al Governo di riconvocare le parti perché la trattativa riprenda al più presto, anzi, nella giornata di oggi, Quindi il significato del Consiglio regionale si sposa con la possibilità che questo intervento abbia un effetto immediato sull'iniziativa presentata e possa tradursi in una iniziativa che abbia una corrispondenza positiva. Abbiamo qualche speranza che questo si realizzi 2) appello alle forze sociali perché, qualora siano convocate dal Governo, accettino la convocazione, quindi auspicio che all'iniziativa del Consiglio che chiede l'iniziativa del Governo e all'iniziativa del Governo che convoca le forze sociali corrisponda la risposta affermativa delle forze sociali 3) che tutto questo possa comportare dei risultati in tempi brevi. La Giunta accoglie positivamente la richiesta avanzata di una consultazione permanente con tutte le forze del Consiglio in modo da valutare quasi giornalmente l'evolversi della situazione, al fine di ottenere dei risultati concreti prima di lunedì se è possibile. Dobbiamo avere ben presente come la dinamica della situazione e l'evolversi degli eventi hanno delle scadenze, dei tempi che possono provocare o un miglioramento o un aggravamento della situazione.
4) La consapevolezza della gravità della situazione che abbiamo di fronte. Ritengo che il Piemonte, la città di Torino, il movimento operaio e le forze politiche della nostra Regione non hanno conosciuto, dal 1945 ad oggi, uno scontro sociale più grave e più denso di implicazioni nazionali ed internazionali di quello che stiamo vivendo ormai da due mesi.
Questo non deve annullare la diversità delle posizioni, dei giudizi degli auspici, dei modi di intervento per cercare tutti di dare un contributo alla soluzione della questione. Dobbiamo avere presente che qui c'è qualcosa di più che una vertenza in ballo, qui c'è in gioco la capacità complessiva delle istituzioni, delle forze politiche, delle forze sociali di governare uria crisi di queste proporzioni. E c'è qualche cosa di specifico di autonomo che le forze politiche e sociali del Piemonte devono dare anche come segno a livello nazionale. Qualche cosa di positivo tutti assieme l'abbiamo fatto. Provate a pensare se questo Consiglio non si fosse insediato in tempi giusti, se, pur nelle differenze di schieramento fra maggioranza ed opposizione, questa Giunta regionale non fosse nata, se le Commissioni non si fossero insediate, se gli organi della Regione in qualche modo non fossero stati istituiti e non fossero stati sorretti dalla possibilità istituzionale di svolgere la loro azione, la funzione stessa degli Enti locali sarebbe stata ridotta, diminuita, resa impossibile. In altre situazioni regionali del Paese questo non è stato possibile farlo.
Questo è il frutto della responsabilità collettiva delle forze politiche che nella distinzione dei ruoli hanno reso possibile il funzionamento delle istituzioni. Ma qualche altra cosa tutti assieme finora abbiamo fatto. I documenti del Consiglio regionale che furono votati nella prima discussione sul problema Fiat espressero sia pure nella differenza delle posizioni, contributi che abbiamo visto confermati dagli elementi positivi, quando ci sono stati, della trattativa. Quando assieme abbiamo salutato positivamente il ritiro della procedura dei licenziamenti, sempre che questi fossero definitivamente accantonati, abbiamo ritrovato qualche cosa di quanto tutte le forze politiche avevano dato.
Se ritroviamo l'unità attorno ad un documento del Consiglio regionale compiamo il dovere delle istituzioni in questo campo che, certamente, non è solo questo. Da parte di parecchi gruppi è stato chiesto che la Giunta intervenga per ottemperare i suoi impegni attraverso i suoi interventi, la sua capacità finanziaria e la sua capacità propositiva. Credo che questo sia noto a tutti. Abbiamo chiesto l'iscrizione all'ordine del giorno per il giorno 9 di primo confronto su questa questione. Sapete tutti che è intenzione della Giunta presentare il programma con i relativi supporti finanziari, con gli intendimenti entro il mese di ottobre. Il contributo che si è cercato di dare è stato di offrire elementi di confronto analitici e dati per valutare la spinosa questione della mobilità attraverso elementi oggettivi. Ciascuno nelle rispettive e autonome funzioni questo sforzo l'ha fatto, di questo dobbiamo compiacerci tutti. Il 6 di ottobre 24.000 lavoratori saranno messi in cassa integrazione se non succede nulla. Entro quella data stanno per essere decide azioni di sciopero generale. Credo che dal Consiglio regionale di oggi possa uscire un'indicazione e una proposizione che aiuti a sdrammatizzare la situazione e ricrei le condizioni per un confronto e per una verifica fra tutte le forze sociali in campo.
Ciascuno faccia il suo dovere, ciascuno lo faccia rapidamente e credo che possiamo auspicare che nei prossimi giorni qualche cosa possa mutare in senso positivo rispetto alla situazione che verifichiamo questa mattina.



PRESIDENTE

Ho ricevuto tre ordini del giorno in merito al problema Fiat da parte dei Gruppi consiliari D.C., P.D.U.P., e P.S.I. - P.S.D.I.
Il primo ordine del giorno è presentato dal Gruppo consiliare regionale del P.D.U.P.: "Il Consiglio regionale del Piemonte appresa la notizia della decisione della Fiat di presentare in maniera unilaterale le liste dei lavoratori che dal 6 ottobre dovrebbero essere messi a cassa integrazione guadagni a zero ore per tre mesi: respinge e condanna la decisione della Fiat che conferma l'esplicita volontà dell'azienda di non ricercare una soluzione ai problemi del gruppo quanto una sconfitta di potere dei lavoratori e del sindacato.
Questo è il senso della scelta della Fiat che di fatto propone le liste di prescrizione.
Il Consiglio regionale del Piemonte ribadisce la sua condanna ed opposizione ad ogni atto unilaterale della Fiat.
Ritiene che con questa scelta la Fiat abbia volutamente e unilateralmente bruciato ogni margine di trattativa e di confronto assumendosi la totale responsabilità di tale scelta.
Denuncia la strumentalità della posizione della Fiat assunta dopo la crisi di governo. Il Consiglio regionale del Piemonte è a fianco della lotta dei lavoratori della Fiat per respingere la decisione dell'azienda.
Si impegna ad ogni atto di solidarietà politica e materiale a sostegno di tale scontro decisivo per le sorti e la democrazia del Paese e chiede analoghe ed immediate scelte al Comune, alla Provincia di Torino. Il Consiglio regionale del Piemonte ritiene infine che la soluzione della crisi di Governo non possa prescindere da una proposta di coerente programmazione nazionale che segni una svolta politica economica per affrontare la crisi dell'industria del Paese".
Il secondo ordine del giorno è presentato dal Gruppo D.C.: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprimendosi sullo stato attuale della vicenda Fiat che si sta aggravando in una congiuntura dell'economia nazionale resa estremamente difficile dal venir meno di ogni quadro di riferimento per la politica economica e finanziaria, con il conseguente inasprirsi delle tensioni inflazionistiche ed ulteriore perdita di efficienza e di competitività dell'apparato produttivo rilevato con preoccupazione il fatto che l'intervento del Governo (attraverso il Ministro del Lavoro ed il Presidente del Consiglio ) non ha, nei giorni della trattativa, sortito esito positivo, che l'apertura della crisi governativa ha di fatto interrotto la prosecuzione delle trattative proprio nel momento in cui era necessario concludere essendosi manifestata la disponibilità delle organizzazioni sindacali sulla proposta del Ministro considerato che va giudicata positivamente la primitiva iniziativa della Fiat di sospendere i licenziamenti, ma che detta iniziativa utile a limitare le tensioni è stata seguita da un provvedimento di messa in cassa integrazione con modalità e dimensioni non concordate, che non sono condivisibili rilevato che l'oggettiva gravità della situazione è stata strumentalizzata da interventi politici che non hanno certo alleviato la tensione superando le posizioni e la stessa azione delle forze sindacali esprime ancora una volta solidarietà ai lavoratori in lotta per il posto di lavoro e riaffermando l'autonomia delle decisioni sindacali in ordine alle modalità dell'agitazione auspica che l'azione delle forze sociali sia in ogni momento rispettosa dei principi fondamentali di libertà e tale da evitare pericolose tensioni ed esasperazioni chiede al Governo pur dimissionario di riassumere immediatamente l'iniziativa per un incontro delle parti allo scopo di superare sia i contrasti sul ricorso alla cassa integrazione, sia le divergenze ancora esistenti sulle prospettive aziendali impegna la Giunta regionale a seguire l'evolversi della difficile situazione in più stretto raccordo con il Consiglio regionale e a proporre con urgenza al Consiglio stesso le iniziative già indicate con il precedente ordine del giorno e volte ad utilizzare ed indirizzare le capacità e le risorse della Regione per rafforzare il mercato del lavoro piemontese".
Il terzo ordine del giorno è presentato dai Gruppi P.S.I. - P.S.D.I.: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato con preoccupazione la situazione nuova che si è venuta a creare con l'avvio della procedura di cassa integrazione per oltre 24.000 lavoratori considerato che le iniziative del Governo e degli Enti locali, non hanno ancora portato alla soluzione di un così grave problema; esprime apprezzamento per l'azione del Governo, della Giunta regionale e degli altri Enti locali manifesta preoccupazione per la condotta unilaterale della Fiat chiede che il Ministro del Lavoro convochi immediatamente le parti per la ripresa delle trattative auspica che la conclusione della vertenza possa avvenire in brevissimi tempi per la salvaguardia dei livelli occupazionali e produttivi esprime inoltre solidarietà ai lavoratori in lotta impegna la Giunta regionale a seguire la vertenza, portando tutto il peso delle istituzioni per risolvere questa grave situazione adottando inoltre tutte le ulteriori iniziative atte a difendere l'occupazione in Piemonte".
Sospendo brevemente la seduta e convoco i Capigruppo per verificare la possibilità di concordare un unico ordine del giorno.



(La seduta, sospesa alle ore 12,30 riprende alle ore 12,55)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che i Gruppi D.C., P.S.I., P.S.D.I. e P.D.U.P. ritirano i loro ordini del giorno e chiedono che vengano posti agli atti.
La conferenza dei Capigruppo ha concordato l'ordine del giorno che ora vi leggo: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte all'acuirsi della tensione sociale e alla nuova gravità dei problemi irrisoluti della vertenza Fiat richiamate le valutazioni espresse dalle forze politiche nell'odierno dibattito consiliare chiede che il Governo, nella sede istituzionale del Ministero del Lavoro, assuma immediatamente un'iniziativa volta alla ripresa della trattativa e per una positiva conclusione in tempi brevi della vertenza Fiat invita le parti sociali a partecipare responsabilmente alla ripresa delle trattative".
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Mi astengo su questo ordine del giorno.
Ritengo che per una ripresa proficua della trattativa sia necessario eliminare le tensioni oggi esistenti all'interno delle fabbriche e sdrammatizzare le forme di lotta. Per arrivare a questo è necessario che l'azienda ritiri il suo atto unilaterale, del quale non c'è alcun richiamo nell'ordine del giorno.
Per questo motivo il mio voto è di astensione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'ordine del giorno.
L'ordine del giorno è approvato con 53 voti favorevoli e un'astensione.
I Capigruppo sono convocati per concordare l'ordine del giorno delle prossime sedute consiliari.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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