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Dettaglio seduta n.99 del 17/02/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Università

Sui gravi fatti avvenuti in mattinata all'Università di Roma e sulle cause che li hanno determinati


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, nel corso di un'assemblea convocata dai sindacati unitari della scuola e dell'Università di Roma e soprattutto dopo la fine dell'assemblea stessa, tenutasi con la partecipazione del Segretario nazionale delle Federazioni Cgil, Cisl, Uil, Luciano Lama, sono accaduti gravi provocazioni, incidenti ed aggressioni che hanno portato al ferimento di almeno trenta fra studenti, operai e sindacalisti da parte di alcune centinaia di provocatori che con attrezzature militari e paramilitari hanno assalito e distrutto il palco dal quale parlava il Segretario generale della Cgil.
Costoro hanno ricercato ed aggredito gli attivisti del sindacato e delle organizzazioni giovanili che manifestavano per la riforma della scuola ed hanno provocato distruzioni e vandalismi all'interno delle sedi universitarie, hanno assalito e ferito con bastoni gli organizzatori del dibattito ed hanno occupato l'Università chiudendone gli ingressi principali.
Già durante la manifestazione ed immediatamente dopo erano stati impiegati pietre, bulloni e bastoni per disturbare, aggredire, provocare e turbare il democratico svolgimento dell' assemblea ed il confronto di idee che era l'oggetto della manifestazione. I fatti che ho citato sommariamente, la cui descrizione ho ricevuto dopo aver assunto informazioni dirette dalle fonti romane dei sindacati, i quali sono in questo momento riuniti per decidere le forme di reazione e di protesta sono come appare a tutti evidente di nuova e particolare gravità. In un certo senso vengono allo scoperto organizzazioni eversive che nulla hanno a che fare con l'autonoma e legittima organizzazione degli studenti che vogliono la riforma della scuola e dell'Università.
Ferma e decisa è non solo la nostra condanna per i responsabili, ma la richiesta che l'Università di Roma sia rapidamente sgomberata dalla teppaglia che aggredisce le forze del movimento sindacale organizzato, che distrugge le sedi e le apparecchiature dell'Università, che opera con tecniche e metodologie fasciste, qualunque bandiera agiti e sotto qualunque passamontagna si nasconda.
Traiamo da questo grave episodio la conferma dell'insegnamento che è di tutti noi, che è nella vita e nell'esperienza degli antifascisti e dei democratici e che ci siamo permessi di prospettare nell'incontro recentemente avuto con gli organi collegiali delle scuole medie superiori e dell'Università di Torino dal Comitato regionale antifascista.
Dobbiamo qui avvertire che l'appello rivolto in quell'occasione è stato in gran parte recepito, raccolto e tradotto in concrete misure, se è vero come è vero che la più recente manifestazione con corteo svoltasi a Torino proprio per l'impegno, la vigilanza e l'organizzazione degli studenti, ha permesso di isolare e sconfiggere le azioni di provocazione e di teppismo che pure sono state tentate. La nostra condanna e quando dico "nostra" credo di poterlo dire a nome di tutte le forze democratiche antifasciste presenti in Consiglio regionale non è soltanto per le forze organizzate aggressive e violente, che agiscono a Roma e con minor gravità a Torino, ma per le confuse ed aberranti ideologie che paiono alimentarle. Certo, deve essere consentito a chiunque anche di professarle, sul piano del confronto ideale e politico. Ma chi ha scritto e sostiene, e questa mattina a Roma urlava, che i sindacati in Italia hanno la stessa funzione che hanno avuto i carri armati di Pinochet in Cile, deve avere certo il diritto di dirlo ma nello stesso tempo di sentirsi contrastare senza ambiguità, senza compromessi, senza comprensioni, indulgenze o tatticismi. E quando passa da simili aberrazioni all'azione eversiva, teppistica e squadristica, deve incontrare la forza dello Stato democratico repubblicano e antifascista che mette in condizioni gli squadristi di ogni segno e colore di non nuocere.
Costoro non hanno niente a che fare con qualsiasi forza di rinnovamento dello Stato e della democrazia italiana. Noi siamo per la difesa della Costituzione, non per la distruzione delle istituzioni. Noi siamo per la riforma dello Stato nato dalla Resistenza antifascista, non per il suo abbattimento. Noi siamo per l'attuazione delle riforme necessarie ed urgenti, non per le rivolte destinate alla sconfitta e preparatrici storicamente di edizioni vecchie e nuove di autoritarismo e di fascismo.
Qualcuno desidera prendere la parola? Consigliere Carazzoni, le do la parola, ma con senso di responsabilità e misura.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, non posso innanzitutto non rilevare il suo richiamo iniziale che introduce un elemento di novità nello svolgimento dei lavori dell'assemblea. Credo anche di non meritare, non dico il richiamo, ma la sollecitazione alla responsabilità, in quanto mi sono sempre preoccupato e premurato di parlare in quest'aula, anche in momenti di estrema tensione mai dimenticando i principi di correttezza e soprattutto di rispetto nei confronti delle altre forze politiche, dalle quali sempre ho preteso uguale rispetto. Fatta questa premessa, non ho difficoltà alcuna a dirle, signor Presidente, che non avrei chiesto la parola se lei ad un certo punto del suo intervento non avesse ritenuto di dover pronunciare una condanna nei confronti dei gravi e teppistici episodi verificatisi a Roma a nome delle forze democratiche ed antifasciste, escludendo con questa definizione, per mal vezzo ormai intervenuto nella dialettica politica, proprio la parte che mi onoro di rappresentare.
A nome del MSI, che non fa parte dell'arco costituzionale per vostra scelta, per vostra decisione e per vostra abnorme discriminazione, non ho difficoltà ad unire la mia condanna alla vostra per ciò che è accaduto a Roma. Meglio sarebbe stato chiamare con il proprio nome i teppisti, i provocatori che a Roma hanno dato luogo agli episodi di questa mattina. E' troppo comodo e troppo generico parlare di provocatori, di squadristi, di fascisti. Etichettiamoli, signor Presidente, con il loro nome e con il loro cognome. Ma la sostanza del mio discorso vuole essere un'altra. La prego di credere alla sincerità di quanto sto dicendo. Se vogliamo tutti insieme responsabilmente, ristabilire il clima di civile convivenza politica dobbiamo avere il coraggio da parte nostra, ma anche da parte vostra, di indirizzare le condanne verso la direzione giusta. Non è possibile per un delinquente di nome Pierluigi Concutelli infangare e infamare tutta la destra italiana, così come non mi sogno in questo momento di dire che coloro che a Roma hanno dato vita a questi incidenti sono gli eversori che il PCI per lungo tempo ha coltivato, cullato e protetto.



PRESIDENTE

Se lei prende la parola su questo argomento, dovrebbe parlare delle dichiarazioni di ieri di Almirante, che accusa i suoi ex colleghi di partito di essere degli eversori e degli squadristi, mentre i suoi ex colleghi di partito imputano ad Almirante di essere organizzatore di queste eversioni.
Lei di questo non parla. La invitavo alla misura e alla responsabilità lei invece sta facendo speculazioni di altra natura.



CARAZZONI Nino

Respingo questa accusa perché non sto facendo speculazioni di sorta.
Sto solo dicendo che se vogliamo tutti quanti collaborare alla restaurazione di un clima di civile convivenza politica, dobbiamo avere il coraggio di condannare la delinquenza comune, che e comune anche quando si tinge di rosso o di nero. Non vogliamo consentire solo speculazioni in una direzione: allora condanniamo, mettiamo fuori legge, chiudiamo i covi.
Quanti anni sono ormai che diciamo che i covi vanno chiusi! Chiudiamo Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, ma chiudiamo anche Avanguardia operaia, Lotta continua, chiudiamo gli eversori di destra e di sinistra. Su questo possiamo trovare un punto di colloquio, ma le condanne a senso unico non le accettiamo, le respingiamo.
Questa è la precisazione che responsabilmente ritenevo doveroso fare.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Colleghi Consiglieri, in seguito alla lettura delle dichiarazioni del Presidente siamo caduti in discorsi di parte, di scelte, di ricerca di responsabilità e di atteggiamenti che non possono che essere respinti. La drammaticità del momento in cui versa il Paese richiede una responsabile ed attenta cura democratica da parte delle istituzioni e degli uomini preposti alle istituzioni. Credo di poter affermare che il problema non consiste soltanto nella chiusura di questo o quel covo e nell'azione dura e poliziesca. E' una questione di etica. Abbiamo qui sentito la diversità dei toni e la diversità dei metodi. Ognuno di noi deve rendersi conto di quanto siamo mancati nei trent'anni passati e lo dimostrano certi episodi che stanno avvenendo.
Come liberaldemocratici aggiungiamo il nostro attento richiamo a quello del Presidente. Siamo convinti che tutti possono dissentire a parole, ma quando si passa dalle parole ai fatti occorre la ferma e decisa reazione da parte delle libere istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, non voglio abusare e mi tolga subito la parola, se mi soffermo oltre il necessario sull'argomento che ci ha impegnati e ci ha tenuti in tensione in questa giornata. Pensiamo di poter dare una risposta a chi guarda le istituzioni e le forze politiche per scoprire se vi sia sufficiente fermezza e conseguenti motivi di fiducia.
Introducendoci a parlare su questi argomenti non possiamo non richiamarci al muro che deve essere elevato dalla coscienza dei cittadini attorno a sbandamenti e deviazioni che oltretutto sono abnormi perché non hanno radici nella cultura italiana Fermo richiamo, dunque, poiché si tratta in gran parte di giovani: non ci si deve stancare di rivolgere loro appelli perché sostino un momento a riflettere, perché non cedano a tentazioni che rivelano insicurezza, perché non cedano al richiamo di slogan irrazionali, perché meditino sul significato, sulla collocazione e sulle conseguenze dei loro atti Ma rivolgiamo anche un richiamo allo Stato nella sua espressione democratica e severa e per la sua possibilità di agire, perché non deleghi a nessuno il compito che gli è affidato, pur se a ciascuno, sindacati, forze politiche, forze culturali, deve essere fatto appello perché prestino la loro azione nei ruoli loro propri per rasserenare il Paese ed avviarlo sulla via migliore per uscire da questi momenti di grave crisi.
Lo Stato è indebolito dalle supplenze che nel tempo si sono determinate quasi a sottolinearne le carenze. Ebbene, senza esonerare nessuno e senza emarginare nessuna azione perché di tutte c'è bisogno, e opportuno che venga il ricorso al momento severo della legge e dell'azione che, nella legalità repubblicana, deve essere compiuta per riportare l'ordine civile in ogni luogo. Non c'è extraterritorialità per la criminalità e per il delitto. Questo deve essere detto a quanti si pongono dietro il paravento di una tradizione che hanno bassamente umiliato con i comportamenti che ora condanniamo.


Argomento: Piani pluriennali

Dibattito sul Piano regionale di sviluppo 1976/1980 (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo alla conclusione del dibattito sul Piano regionale di sviluppo, dando la parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il tono ed il livello del dibattito che abbiamo assieme affrontato sui problemi del Piano di sviluppo sono stati certamente elevati, come è stato elevato l'intervento dell' Assessore Simonelli. Devo quindi dargli atto e dare atto alla Giunta d'aver saputo cogliere tutta l'attenzione, la preoccupazione e la serietà che avevano mosso chi si poneva nei suoi confronti in posizione critica.
Vogliamo esprimere i significati positivi e sottolineare gli elementi di chiarezza che sono indispensabili in questo passaggio delicato. Si è detto che ci sono state interpretazioni, qua e là, non del tutto meditate ed approfondite. L'azione che abbiamo sviluppato nell'ultimo anno vede per noi, in queste giornate e non sottolineo trionfalisticamente nulla uno sbocco in positivo Vogliamo rendere esplicito il significato politico e costruttivo di questo momento Vogliamo precisare subito che questo passaggio non comporta spazio ad alcun equivoco sui rapporti tra le forze politiche o tra alcune di esse. Per quanto ci riguarda tentiamo sempre di far sì che la dialettica politica sia corretta, che il ruolo delle istituzioni sia rispettato ed esse non diventino strumento delle forze politiche. Cerchiamo di fare in modo che siano la sede migliore per far esprimere da ciascuna il massimo delle potenzialità che e in condizione di sviluppare.
Se in certe circostanze si è accentuato il dialogo tra forze politiche che hanno un determinato peso, che hanno un determinato spazio di adesioni sociali, che hanno un ruolo estremamente delicato, credo che da parte nostra non abbiamo mai contribuito a confondere i termini di questo rapporto necessario. Riteniamo che forze politiche rappresentate in proporzioni minori in questa assemblea, possano occupare un loro adeguato spazio per il peso sociale, qualitativo e culturale che hanno.
Rispondiamo qui alle responsabilità che ci sono affidate nel modo migliore e non evadiamo da queste cercando di occupare spazi che competono ad altre sedi o ad altri livelli. Discutiamo in questa fase di un argomento di estrema importanza qual è il Piano di sviluppo, che rappresenta la risposta da dare, anche in termini di speranza, di concretezza e di chiarezza, alla comunità regionale e quindi discutiamo di questo argomento in termini pertinenti e, in riferimento a questo tema, definiamo i rapporti tra le forze politiche regionali.
Ci siamo assegnati il ruolo di un partito che partecipa al governo della comunità regionale partendo dall'opposizione nel suo significato istituzionale e costituzionale: questo è il ruolo che continueremo a svolgere. Ma in questo momento il nostro ruolo si accentua di fronte ad un tema che è costituente rispetto alle esigenze della fondazione di una società migliore e si colloca in coerenza con le posizioni che abbiamo assunto fin dal dibattito iniziale a Palazzo Lascaris, secondo le quali l'apporto costruttivo segue ed accompagna quello critico.
Ebbene, questa dialettica politica che abbiamo cercato di preservare e di rendere produttiva in qualche modo ci premia. Oggi riteniamo che il tipo di conclusione cui siamo pervenuti ed il taglio dei vari interventi avrebbero dovuto verificarsi un anno fa, quando discutemmo del Piano in termini più generali, da distanze maggiori e con incomprensioni maggiori.
Certo avremmo fatto un cammino più rapido. Del resto e sempre ricuperabile la strada quando si trovano gli strumenti ed i mezzi per procedere in modo spedito. Per far bene politica occorre capacità, fermezza, chiarezza qualche volta occorre anche finezza.
L'Assessore Simonelli - lo dico con affetto e cordialità per l'amicizia che mi lega a lui - ha saputo cogliere le conclusioni del dibattito: bisogna saper accogliere le proposte altrui, bisogna non considerare sacri i testi solo perché hanno acquisito una bella veste tipografica, bisogna saper andare ai contenuti ed alla sostanza.
L'Assessore ha ricordato, diversamente accentuando e con collocazione piuttosto abile, i motivi che inducono a modificare, a rimeditare, a ricostruire, a rifondare un discorso che possa condurre ad esiti costruttivi la diversa situazione economica per la continua evoluzione del quadro. Essa sarà un elemento che ci accompagnerà nella vita di una società democratica, ci accompagnerà costantemente in termini più o meno drammatici. Speriamo che in futuro, per l'azione concorde, si traduca in termini fisiologici. Ma questa è una realtà con la quale bisognerà misurarsi, con la quale si dovrà misurare il Piano e la sua strumentazione che dovrà essere di tipo e di natura tale da consentire che non si arrivi sempre in ritardo rispetto alla realtà che corre, ma che le ipotesi e le indicazioni di pari passo l'accompagnino e in buona misura la guidino verso le mete che vengono proposte.
Vi è stato l'esito delle consultazioni e non ho il cattivo gusto di rielencarne le conclusioni: ne ha preso atto la Giunta. Vi sono stati apprezzamenti positivi, anche da parte dell'opposizione, sulla volontà manifestata di fare un Piano e di affrontare una politica di programmazione. Ma vi sono stati gli aspetti critici che hanno investito i primi passi, le prime proposte, i quadri di riferimento e che ci hanno condotto a questa strettoia dalla quale penso possiamo uscire in termini corretti e costruttivi per tutte le forze politiche e soprattutto per la società regionale, che ha bisogno di esempi di responsabilità e di chiarezza.
Infine ci sono le critiche e le proposte anche convincenti venute dalle varie forze politiche per cui brucio i tempi si può e si deve andare alla stesura ed alla formulazione di un ulteriore documento attraverso il quale e sul quale costruire il Piano e le singole azioni di programmazione.
Quest'azione di programmazione si fonda su alcuni pilastri: la ricerca il rapporto tra le sedi politiche e le sedi della ricerca. L'Ires, come luogo di mediazione, per il suo livello culturale e scientifico, è una sede molto rilevante, anche politicamente. La contrapposizione che ne è venuta fuori deve essere chiarita e corretta. E' vero che non c'è più bisogno dell'Ires come sede neutralizzata, come campo quasi neutro per il suo livello scientifico dove le forze politiche possono confrontare le proprie tesi di fondo sui grandi temi. Oggi esistono anche altri canali, ma è altrettanto vero che per il tipo di confronto che qui si svolge occorre ulteriormente affermare l'esigenza di sedi sufficientemente garantite per la profondità dell'elaborazione e per l'obiettività delle proposte e delle alternative, alle quali si possa fare sicuro riferimento perché il dialogo politico non diventi un momento di mistificazione.
Proponiamo quindi la rivalutazione del ruolo dell'Ires, secondo le esigenze degli anni '80, in modo che faciliti i compiti ed offra termini concreti e validi obiettivi alle forze politiche per i loro giudizi ed i loro confronti.
In quest'anno, sul Piano, si sono prodotti grossi equivoci che oggi, in una certa misura, si sciolgono. Vogliamo evitare che se ne possano produrre altri in futuro. Ha detto bene l'Assessore Simonelli: "Le forze politiche per fare il Piano non abdicano alla propria fisionomia, alla propria estrazione sociale, alle proprie finalità, alle proprie idealità e neppure ai ruoli che si sono scelti o che la vicenda storica loro assegna, ma si misurano realisticamente attorno a questi problemi". Quindi è esatta l'indicazione che il Piano, alla fine, è fatto dalle forze politiche. Sono loro che decidono. Non sono ammissibili supplenze di sedi esterne che propongono pacchetti fatti. Occorre che queste sedi offrano al momento politico dati ed elementi per arrivare a rapide e sicure decisioni. Si riconosce dunque che deve in qualche modo essere riformulato il quadro di riferimento globale, l'impostazione previsionale. Si riconosce che deve essere ricostruito questo modello per raccordare allo stesso la programmazione regionale, soprattutto l'attività che la Regione deve compiere in proprio.
A questo riguardo, non accetteremmo l'impostazione pessimistica che affiora nell'intervento di Simonelli, che sembra oscillare in un'alternanza tra una pianificazione integrale, che sarebbe l'ideale, ma non è compatibile con la struttura democratica e pluralista della nostra società e con il muoversi degli eventi, ed una "non pianificazione" perché gli elementi da contemperare sono tali e tanti, la sedi decisionali sono così diverse che una programmazione in senso proprio non potrebbe essere realizzata.
Il cimento e la sfida che sicuramente non spaventano la Giunta e l'Assessore alla programmazione è invece quello della programmazione democratica, che riafferma il diritto-dovere, il primato della decisione politica, ma che riconosce che in questa azione vi sono gli spazi, le necessità e le opportunità perché una serie di altre sedi concorrano in modo che la programmazione sia un fatto reale che coinvolge l'intera società regionale.
Si sono avute parole di assenso alle indicazioni dell'Assessore Simonelli nel riconoscere le valenze della programmazione regionale come contributo a quella nazionale.
Se il Ministro, che ha scritto quella nota lettera in quei termini avesse seguito questo dibattito e ne avesse previsto le conclusioni avrebbe tardato a scriverla; ne avrebbe scritta un'altra, forse ora più gradita alla stessa Giunta, alla quale, con maggiore profondità d'informazione, avrebbe augurato felice nuovo corso per l'attività di programmazione della Regione.
Vi è la necessità di fornire un quadro di riferimento agli operatori regionali, ai sindacati, ai gruppi economici piccoli e grandi di tutti i settori. A questo proposito vorrei ricordare che è segno di grande prudenza, che è segno di grande realismo (dei quali non si può mai dire altro che bene) il fatto di non turbare colloqui importantissimi in corso tra i massimi protagonisti della vicenda economica.
A chi rivendica il primato della politica e della capacità decisionale secondo il grado delle proprie possibilità, credo che non debba e non possa mancare la possibilità di dare un'indicazione, di fornire un quadro di riferimento interpretativo degli interessi globali della comunità che le parti, in quanto parti, non sanno e non possono mai compiutamente interpretare. Nell'offerta di questa dialettica partecipazione, inviterei la Giunta a non avere quindi timidezze eccessive e ad agire in modo che ciascuno dei protagonisti sia quello che deve essere al proprio posto.
Credo che la Giunta non si debba dispiacere di queste indicazioni, perch esse tendono a rafforzare il suo ruolo istituzionale e non certo ad indebolirlo.
La terza valenza del Piano, come dicono gli esperti qualificati in questa materia, è quella dell'organizzazione e della proiezione dell'attività della Regione. Anche a questa, sicuramente, non possiamo rinunciare.
Veniamo ora alle indicazioni concrete e operative. Come costruiamo questo quadro di riferimento globale? Siamo intanto d'accordo che debba essere costruito.
Pensiamo che la I Commissione, senza che venga sovraccaricata di compiti che ne stravolgano il ruolo o che stravolgano il ruolo delle altre Commissioni o del Consiglio, possa, integrata in modo che la rappresentanza dei Gruppi consiliari sia garantita al massimo livello decisionale e di responsabilità, compiere un primo rapido esame delle situazioni per giungere all' elaborazione dei due momenti: mi riferisco alla proposta dell'Assessore Simonelli che parlava del momento globale e di quello particolare.
Penso che la I Commissione non possa essere sede di formazione e di elaborazione in senso fisico e materiale del Piano. Sarebbe uno stravolgimento.
Si è detto "andiamo a scrivere insieme il Piano". Ebbene, rispondo: "siamo disponibili, come siamo stati e saremo disponibili a scrivere insieme quelle leggi che, in particolare, hanno valore costituente, che hanno valore fondamentale, nelle quali tace il momento polemico, ma non tace il momento ideale che ogni forza politica apporta".
Allora ci si confronta nella chiarezza. La comunità regionale, che è maturata, capirà che non ci sono compromessi storici, antistorici collusioni, trasformismi o altre operazioni politiche deteriori in corso ma ci sono le forze politiche che esprimono il massimo della propria capacità operativa e potenzialità ideale per dare una risposta alla comunità regionale che è interlocutrice immediata e diretta.
Fatto questo esame e questa revisione da parte della I Commissione, ci saranno i problemi della legge sulle procedure, del raccordo della legge urbanistica con il nuovo quadro, della legge sui trasporti, del ruolo della Finanziaria e dell'Esap, dei rapporti con i centri di ricerca e dei loro apporti a questa ulteriore fase, di verifica che questi apporti non vengano vanificati nel tempo. Fatto questo quadro in una o due sedute della Commissione (mentre le sedi dell'Ires, della Siteco, dell'Università o di altri centri scientifici procedono alle integrazioni, alle sintesi, agli aggiornamenti, utilizzando quanto è già stato raccolto), il lavoro di verifica, il rapporto tra Giunta e forze politiche potrebbe passare ad una Sottocommissione del la I Commissione, alla quale potrebbero avere accesso nei momenti tecnicamente significativi e qualificanti, consulenti sensibilizzati e capaci di assicurare un apporto elevato.
Nessuna di queste sedi dovrebbe trasformarsi impropriamente nella sede di elaborazione delle materie e degli argomenti che competono alla Giunta.La definizione della metodologia, in concreto, di fronte ai problemi che sorgeranno potrà sempre essere verificata dagli strumenti che il Consiglio regionale ha nella conferenza dei Capigruppo e nella I Commissione o, in momenti delicati questa è la riserva riportata in Consiglio per la valutazione dei punti di dissenso, di contrasto, di divaricazione o di diversa qualificazione che ogni forza intende proporre.
Questo è opportuno precisare per chiarezza tra di noi e per chiarezza verso l'opinione pubblica, perché non si equivochi sul significato di questo esperimento-tentativo che le forze politiche compiono. Questa è sostanzialmente la risposta che chiarisce quanto è avvenuto, che individua gli approdi cui vogliamo pervenire, che definisce un atteggiamento politico e di responsabilità, anche morale, di fronte al Paese. Il nostro apporto non costituisce un motivo di emarginazione e di riduzione del ruolo di altre forze politiche. Credo, anzi, che ne comporti la valorizzazione. E' la verifica dell'efficacia della politica del confronto che abbiamo instaurato all'indomani delle elezioni politiche, in un momento per noi non facile, meditando sulle ragioni di successi ed insuccessi, rimeditando il tipo di ruolo e di rapporto con la società e di rapporto con le altre forze politiche che le nuove situazioni ci proponevano.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bontempi, ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente e signori Consiglieri, a questo punto del dibattito chiedo una sospensione dei lavori, perché i Capigruppo possano valutare ed esaminare in modo adeguato il prosieguo del dibattito e lo sbocco che a questo si deve dare.



PRESIDENTE

Questa richiesta di sospensione passa davanti a tutte le altre proposte. Ci sono obiezioni? Chiede di parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Cosa sanzionerebbe e cosa stabilirebbe la riunione dei Capigruppo? Abbiamo un dibattito aperto in aula. C'è stata una chiara puntualizzazione e una presa di posizione da parte della maggioranza in merito alla proposta di Piano. C'è una risposta della Democrazia Cristiana articolata anche in momenti specifici e pratici, quindi proseguiamo.



PRESIDENTE

Secondo la mia interpretazione ritengo che il dibattito possa sostanzialmente ritenersi chiuso, altrimenti si potrebbe innescare un iter magari simpatico, ma che non finirebbe mai. Supponiamo che tutti i Gruppi intervengano, che la Giunta replichi, ma che la replica sia tale che qualche Consigliere non la condivida, che il Consigliere riprenda la parola per avanzare la sua controproposta, sulla quale naturalmente tutti avrebbero il diritto di parlare e la Giunta di replicare. In questo modo non la finiremmo più.
Prendo atto che il Capogruppo della Democrazia Cristiana ha avanzato delle proposte metodologiche. I contenuti saranno valutati dai Gruppi.
Tutte le richieste di sospensione sono sempre state accolte da qualunque Gruppo provenissero. Ravviso l'opportunità di una riunione di Capigruppo.
In tale sede verificheremo se tale decisione è alimentata o no da probanti ragioni. Credo si possa senz'altro concedere la sospensione.
Chiede di parlare il Consigliere Marchini, ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Sono d'accordo sulla sospensione alla condizione che, durante la riunione dei Capigruppo, si tenda ad un momento successivo in cui il dialogo instaurato dalla replica dell'Assessore possa proseguire con tutte le forze politiche.
Questo è il momento necessario. I Capigruppo non possono decidere qualche cosa che riguarda il momento successivo. Questa mia dichiarazione non vuole essere un appunto al Consigliere Bontempi: vuole essere semplicemente una chiarificazione in merito al mio atteggiamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Mi dichiaro apertamente contrario alla sospensione. La replica dell'Assessore Simonelli e la risposta giunta da parte della Democrazia Cristiana impongono un dibattito politico di tipo nuovo al quale tutte le forze vogliono e debbono dare il loro contributo. Sospendendo la seduta e andando ad una riunione dei Capigruppo per decidere la metodologia della prosecuzione della discussione, si toglie la possibilità partecipativa ad altri Gruppi. Come si era bruscamente troncato il dibattito sul Piano di sviluppo con la dichiarazione del Presidente della Giunta che aveva determinato la sospensione e il rinvio dei lavori, la volta scorsa, così oggi dobbiamo prendere atto del fatto nuovo, anche se già scontato, della risposta del Consigliere Bianchi.
Veniamo, in pratica, ad essere impossibilitati ad intervenire in questa discussione che ha chiari risvolti politici e che comporta un'assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche.
Per concludere, crediamo che la proposta di sospensione non possa e non debba essere accolta, ma si debba senza altro indugio e immediatamente dare luogo agli interventi di commento su quanto abbiamo sentito or ora enunciare dal Consigliere Bianchi.



PRESIDENTE

Vi sono proposte a favore e proposte contrarie alla sospensione. Si decide per votazione?



BONTEMPI Rinaldo

E' una richiesta di sospensione per affrontare e imboccare strade diverse. Non vedo perché in questo caso ci sia l'esigenza di andarci a contare. E' una richiesta che può essere semplicemente accolta.



PRESIDENTE

Vi sono opinioni contrarie? Non ve ne sono.



CARAZZONI Nino

Ce n'è una. Lo dica, per favore.



PRESIDENTE

Abbiamo tutti preso atto della sua opinione contraria.
Chiede di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Intendo fare una breve dichiarazione in merito al dibattito odierno e ai temi trattati ieri in un incontro a Roma con i Presidenti delle Regioni e il Ministro Morlino. Sono stati trattati due argomenti: quello degli schemi delegati e quello, introdotto dal Ministro, che riguarda i Piani di sviluppo e la programmazione regionale in raccordo con la programmazione nazionale.
In merito agli schemi delegati ci è stato assicurato che l'argomento sarà portato nelle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo. Lo scopo della riunione di ieri è stato di concordare il raccordo, che fino ad oggi è mancato, tra Regione e Governo.
Nel mese di marzo si terrà un altro incontro tra gli esperti del Ministero e gli esperti della Giunta regionale, al fine di esaminare compiutamente le proposte del Piano di sviluppo. Da questa riunione si trarranno ulteriori elementi per la definizione del Piano all'interno della comunità.
La lettera del Ministro Morlino mette in evidenza il fatto che il Piano del Piemonte e il primo che viene sottoposto all'esame del Ministero del bilancio e che ciò, di per se stesso, costituisce un elemento positivo da valutare.
Riassumendo, ci saranno tre momenti positivi: l'adempimento da parte del Governo degli schemi delegati la ripresa dell'iniziativa programmatoria da parte del Ministero del bilancio raccordata ai programmi regionali l'esame congiunto tra Governo e Regione, in particolare, della proposta di Piano regionale del Piemonte.



PRESIDENTE

A questo punto sospendo brevemente la ceduta.



(La seduta, sospesa alle ore 17,10 riprende alle ore 18,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende. La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Per coerenza è dovuta anche alla mia parte politica una breve valutazione del la comunicazione del Presidente fatta all'inizio della seduta E' comune l'esecrazione di questi fatti ed è comune la responsabilità di queste cose: certamente non è identica. Sarebbe opportuno, anziché accentuare i toni un po' superati del ricorso alla legalità repubblicana, approfondire il discorso, soprattutto perché si parla di una tragica e drammatica realtà che ha per protagonisti i giovani.
Le responsabilità sono molto diverse nella misura in cui le forze politiche hanno operato per creare questa situazione sul piano della cultura, della morale in senso ampio e dei valori Visto che non e il caso di fare delle reprimende a nessuno, mi pare che tutte le forze politiche debbano rendersi conto che siamo di fronte ad una situazione drammatica.
Nel momento in cui la gioventù ci dice che non ha ideali e che non ha ragione di vita, è nostro dovere concorrere con gli altri cittadini a cercare un modello di società nel quale i giovani ritengano di potersi realizzare.
Ieri sera, in un dibattito alla TV, un illustre sociologo sosteneva che la famiglia non è più un soggetto dove si realizza l'individuo. Queste affermazioni fatte dal video fanno certamente più effetto di qualsiasi volantino di estrema destra o di estrema sinistra.
Detto questo vengo all'intervento dell'Assessore Simonelli, che pur non coprendosi il capo di cenere, con spirito estremamente umile ha assunto un impegno con la collettività piemontese a rivedere una parte del Piano. E' un impegno che l'Assessore ha preso e, conoscendo la sua dirittura, non abbiamo motivo di dubitarne.
Simonelli ha poi fatto una proposta politica che, ahimè, ha trovato consenziente la D.C. Infatti, in tutta la vicenda si è venuta a creare una situazione di estrema confusione dei ruoli quando, invece, sarebbe logico che la Giunta fosse il soggetto proponente fino alla fine di questo iter di questo procedimento penale, civile ed amministrativo. Questa sera il Consiglio non vota, non approva, non disapprova, non rinvia: quindi è chiaro che siamo ancora nel momento formativo del documento.
Ritengo che il discorso, così com'è nato, dovrebbe continuare, e che la Giunta dovrebbe essere ancora il soggetto proponente responsabile delle soluzioni e delle modifiche. Lo Statuto della Regione impone alle forze politiche di dare un contributo costruttivo e costante nelle Commissioni: quindi, dal momento che questo documento deve ritornare in Commissione, le forze politiche ivi presenti devono dare il loro contributo.
La mia preoccupazione è di andare a capire che cosa c'è dietro l'adesione della Democrazia Cristiana, e lo faccio in senso contrario.
Sento un democristiano dire che vuole dare spazio alle forze intermedie, ma quando leggo il "Giornale" di Montanelli incomincio a non crederci molto.
Quando leggo i nomi di certi candidati nelle liste democristiane, credo ancor meno che la D.C. voglia dare molto spazio alle forze intermedie.
Quando vedo che Democrazia Nazionale si e scissa dal MSI (ma non so se si sono scissi anche i ben noti canali di finanziamento, provenienti da un certo edificio di Milano), anche qui la mia diffidenza sullo spazio che la D.C. vuol dare alle forze intermedie mi lascia perplesso. Allora andiamo a verificare se la proposta della D.C. di ricostruire il quadro di riferimento del Piano e veramente un fatto che gratifica le forze intermedie.
A me pare che in questo modo si arrivi a restringere il dialogo tra il PCI, la DC e l'Assessore Simonelli con il suo team. Gli altri partiti sono tagliati fuori.
Lo Statuto prevede che si lavori mediante lo strumento principe della consultazione: quindi, anche le modifiche, le specificazioni, le accentuazioni, le concretizzazioni che ci saranno da fare di qui in avanti dovrebbero avvenire attraverso la consultazione della collettività proprio perché, in questa seconda fase, si incomincerà, sia pure a larghe maglie, a specificare e a dire cose concrete.
Finirei qui se l'Assessore Simonelli, riferendosi alla polemica su dissenso e consenso, non avesse fatto alcune dichiarazioni. Credo che il compromesso storico sia molto più avanti di quanto non si creda. L'altro giorno, un partito ha qui espresso una valutazione che non condivido perch non mi sembra corretta. I due maggiori partiti sarebbero stati qualificati come partiti fondati sul malcostume o sul sottogoverno, non ricordo bene.
Mi pare che questo non si possa dire in riferimento a forze politiche che si rispettino.
Certamente nel dibattito sul dissenso sono venuti fuori la naturale tendenza al compromesso tra due forze ed il progressivo dissenso delle forze intermedie. Il PCI si è espresso in termini di farsa, quasi ha irriso l'uomo politico laico che ha cercato di giustificare in modo esacerbato la sua fede politica e il suo parere sul dissenso. Da parte della D.C. si è minimizzato il dialogo dicendo che il dissenso è qualcosa che attiene ai regimi dittatoriali. Mi pare che questi due partiti non abbiano colto il senso del concetto della critica continua, ma l'avvocato Simonelli ha trovato una mediazione e una esplicitazione che a noi liberali va benissimo. Le sue dichiarazioni mi fanno pensare che la cultura e la filosofia politica laica, anche con bandiere diverse, sono ancora in grado di contrastare questo tentativo di alleanza fra due diverse concezioni della politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, come nella precedente occasione, anche questa volta senza essere da lei sollecitato, darò prova di senso di responsabilità contenendo il mio intervento nei limiti quasi di una dichiarazione di voto.
La conferenza dei Presidenti di Gruppo, secondo quanto verrà successivamente comunicato, ha deciso che al termine di questo dibattito non si faccia spazio a votazione alcuna perché il documento di Piano di sviluppo viene ad essere restituito per un ulteriore approfondimento alla I Commissione.



BIANCHI Adriano

In genere sei preciso, questa volta non lo sei stato.



CARAZZONI Nino

Diciamo, allora, per una profonda rielaborazione che dovrebbe rappresentare il "contentino" di cui gode la D.C. per la sostanziale marcia indietro che ha fatto su un'altra questione.
La nostra parte politica non può che prenderne atto, anche se la presa d'atto non vuole assolutamente significare una dichiarazione di impotenza bensì vuole fornire la motivazione per una denuncia che riteniamo giusto fare.
Abbiamo ascoltato attentamente la dichiarazione resa dall'Assessore Simonelli, per il quale abbiamo dichiarato stima ed aperta comprensione.
Pur non volendo metterlo in imbarazzo con un riconoscimento di questo tipo dobbiamo dare atto che egli stamani è stato abilissimo nel cercare di conciliare il possibile e l'impossibile, nel cercare di salvare un Piano che in pratica è tutto da riscrivere e nel cercare di salvare, come uomo di partito, il ruolo autonomo di una forza politica, il PSI, che da questa vicenda esce indubbiamente schiacciata.
L'Assessore Simonelli ha arricchito il suo intervento di molti giri di parole e la conclusione reale di tutto questo dibattito deve essere così riassunta: ci troviamo ancora oggi senza un Piano di sviluppo. Se non ci fossimo ripromessi di essere brevi, potremmo ricordare le dichiarazioni con le quali per mesi e mesi il progetto di Piano è stato presentato a noi e all'opinione pubblica. Questa mattina i toni sono stati estremamente dimessi, estremamente modesti, estremamente critici da parte di coloro che sono stati i propugnatori e gli estensori del Piano di sviluppo. Questo sta a dimostrare una volta di più che alle enfatiche dichiarazioni iniziali la maggioranza non ha poi saputo far seguire atti e provvedimenti concreti.
E' una prima denuncia, ma a questa ne aggiungiamo un'altra in ordine al cedimento della Democrazia Cristiana, e non crediamo di poterlo altrimenti definire anche se è stato presentato come un modo di partecipare al governo della comunità regionale da parte dell' opposizione. La D.C. è caduta nella trappola che le era stata abilmente tesa.
Più volte abbiamo detto che non abbiamo alcun complesso di inferiorità nei confronti del PCI, siamo però testimoni attenti, quasi invidiosi, della straordinaria capacità che ha, questo partito, di aggregare, di agganciare di coinvolgere altre forze politiche nei propri piani e nei propri disegni.
Forse la differenza tra PCI e D.C. sta in questo: la D.C. corrode ci che tocca, il PCI coinvolge ciò che tocca. In questo caso il PCI è riuscito a coinvolgere nella vicenda del Piano di sviluppo il Gruppo della D.C.
La maggioranza si era assunta l'onere di varare un Piano di sviluppo contro il quale si erano schierate tutte le opposizioni. Non sarebbe caduto il mondo, anzi si sarebbe mantenuta netta la distinzione dei ruoli se si fosse continuato in questo modo sino alla votazione finale. Ma com'è lontana la pratica dalle affermazioni verbali! Adesso, invece, quando il Piano ritornerà in aula (non crediamo ai rapidi tempi di riesame), si andrà a finire con una votazione largamente assembleare. Anche questa volta è stato scritto un nuovo capitolo dalla love story Minucci-Bianchi.
L'Assessore Simonelli ha cercato di salvare il ruolo autonomo del Partito socialista. Questa mattina si è dilungato in una risposta in polemica con la stampa (una volta tanto invece obiettiva), che ha parlato come era giusto e doveroso che parlasse, del dialogo ormai aperto tra PCI e DC. E' vero. Ed è vero soprattutto che questo dialogo passa anche al di sopra della testa stessa del Partito socialista. Se la stampa di informazione continuerà ad essere obiettiva, non potrà fare a meno di commentare questa vicenda dicendo che alla Regione Piemonte si è partiti per discutere un Piano di sviluppo ed in realtà si è finiti per costruire un Piano inclinato, lungo il quale la Democrazia Cristiana continua a scivolare e, al termine del quale, troverà soltanto l'abbraccio soffocante del Partito Comunista.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola? Non ve ne sono.
Il mio incarico è di riferire le conclusioni a cui sono giunti i Capigruppo nella conferenza testè conclusasi. Compito mio è anche, come è indicato al punto 3) dell'art. 4 del Regolamento, di riassumere a volte, i termini del dibattito al triplice scopo di consentire al Consiglio di svolgere i compiti assegnati dallo Statuto e dalla Costituzione, alla Giunta di svolgere il suo programma e alle minoranze di apportare pienamente il loro contributo.
Il punto terzo all'ordine del giorno recava: "Prosecuzione del dibattito sul Piano regionale di sviluppo". Il dibattito e iniziato nella precedente seduta, e poi c'è stata una prosecuzione.
I veri dibattiti sono tali quando c'è un effettivo scambio di idee, un effettivo contributo, un arricchimento. Tutto questo fa sì che le cose non siano tutte predeterminate, ma comincino in un modo e possano procedere per vie nuove, attraverso l'apporto che tutte le forze di maggioranza e di minoranza arrecano.
Il che consente di considerare pienamente corretta e legittima la conclusione a cui sono giunti i Capigruppo, i quali hanno deciso di trasmettere alla I Commissione del Consiglio regionale (che per Statuto è competente in questa materia) il risultato e gli atti del dibattito incaricandola: di elaborare la metodologia nel successivo confronto che deve avvenire tra le varie parti politiche del Consiglio, di definire il quadro di riferimento generale del Piano regionale di sviluppo secondo i nuovi apporti ed i contributi che sono stati dati da tutte le forze politiche, di avviare e di perfezionare il confronto con la Giunta sui programmi e sui progetti che la stessa sta ulteriormente perfezionando ed arricchendo con i contributi e gli studi che incessantemente vengono compiuti.
E' stato raccomandato di compiere tutto questo in tempi rapidi. Il termine "rapido" tiene conto del fatto che dietro al dibattito c'è già tutto un lavoro ampio, il che esige che ora ci siano appuntamenti coerenti con la situazione del Paese e con la necessità che il Piano regionale di sviluppo decolli ed incominci a informare di sé tutta l'attività legislativa della Regione.
Mi pare che questi siano i termini di ciò che è stato concordato tra i Capigruppo e così si possa concludere la trattazione del terzo punto all'ordine del giorno.
Vi sono osservazioni sull'argomento? Non ve ne sono, possiamo quindi considerare esaurito questo punto all'ordine del giorno.
Chiede di parlare il Consigliere Oberto, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Il Presidente della Giunta, che ha dovuto partire per Catanzaro, ci ha informati di un incontro a livello ministeriale per il prossimo mese di marzo sul problema del Piano di sviluppo.
Bisognerebbe chiarire su quale Piano di sviluppo intende avere questo confronto, non certamente su questo che stiamo discutendo che non è da considerarsi un Piano, né su quello che potrà essere un futuro Piano perché non penso che la I Commissione possa esaurire tutto il lavoro entro quel termine.
Chiedo se il Vice Presidente, in assenza dell'avvocato Viglione, è in grado di assicurarmi che il discorso sarà protratto nel tempo, cioè al momento in cui si sarà predisposto un nuovo Piano di sviluppo. Altrimenti sarà un discorso fatto su qualcosa che non esiste.



PRESIDENTE

Perché porre dei limiti temporali alla Divina Provvidenza?



OBERTO Gianni

Non è la Divina Provvidenza, è la I Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Sono al corrente delle notizie date poc'anzi dal Presidente della Giunta.
Il Ministero del bilancio aveva chiesto, tempo fa, alcune copie della proposta di Piano regionale di sviluppo, in particolare, per un esame da parte dell'Istituto Studi Programmazione Economica, soprattutto al fine di verificare la metodologia e le ricerche che venivano indicate.
Quindi non sarà, per ora, un esame nel merito del Piano di sviluppo circa la compatibilità con le linee di politica economica del Governo, ma sarà un esame prevalentemente in sede tecnica.



PRESIDENTE

Vi sono altre osservazioni sull'argomento? Non ve ne sono.
Data l'ora, se non vi sono obiezioni, propongo di aggiornare la seduta del Consiglio regionale a giovedì prossimo alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,10)



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