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Dettaglio seduta n.95 del 09/02/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Sulla mancanza di puntualità dei Consiglieri regionali


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, porterò il problema dell'orario delle sedute del Consiglio alla riunione dei Capigruppo, perché chiaramente su quest'argomento non siamo d'accordo. L'unica forma per manifestare il proprio disaccordo in quest'aula consiste nell'arrivare con mezz'ora di ritardo e non credo proprio che i presenti siano disposti a subire continuamente un tale comportamento da parte di altri Consiglieri.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I Consiglieri hanno ricevuto i verbali delle precedenti sedute del 27 gennaio, che considero approvati, se non vi sono obiezioni.


Argomento: Artigianato

Relazione illustrativa sulla gestione della legge regionale 9/4/74, n. 10 e successive modificazioni


PRESIDENTE

Mi riservo di svolgere più avanti le mie comunicazioni, quando vi sia un maggior numero di presenze. Passiamo al punto terzo dell'O.d.G.: "Relazione illustrativa sulla gestione della legge regionale 9/4/74, n. 10 e successive modificazioni", sulla quale ha la parola l'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore all'artigianato

Signor Presidente, signori Consiglieri, la relazione scritta presentata al Consiglio e integrata da cifre, dati e tabelle, mi consente di limitarmi a richiamare alcuni aspetti fondamentali circa l'applicazione della legge e la correlazione con la politica più generale da svolgersi a sostegno delle attività artigianali. Nella relazione scritta non ci limitiamo a fornire un'esposizione contabile pura e semplice degli interventi praticati, ma, al contrario, riportiamo parecchie riflessioni in considerazione del fatto che nel corso del 1976 la legge scade e ci troveremo davanti il problema del suo rifinanziamento e l'esame dell'intera materia. Capite benissimo che sono quesiti ai quali non possiamo rispondere ora, anche perché non sappiamo quali mutamenti interverranno nel corso dell'anno. Riteniamo comunque sia giusto avviare una riflessione su questi aspetti sin d'ora.
La verifica sulla gestione della legge è particolarmente significativa perché ci consente di esprimere alcuni primi giudizi formulabili sulla base delle modifiche che sono state introdotte nel mese di maggio. Abbiamo alle spalle un arco di tempo ancora insufficiente per valutare tutti gli effetti che si vanno manifestando a seguito di quelle modifiche, tuttavia è possibile fare il punto sul movimento di fondo. Ricordavo prima che con il '77 verrà a compimento il quadriennio per il quale la legge era stata finanziata e occorrerà pertanto fare nuove scelte. Crediamo che il 1975 seppure caratterizzato da un progressivo inasprimento della situazione economica e finanziaria generale, sia stato uno degli anni più favorevoli dal punto di vista dell'offerta monetaria per il ricorso a risorse finanziarie a tasso agevolato da parte dell'artigianato. Nella relazione ricordiamo che tra l'Artigiancassa e la Regione è stato possibile garantire la copertura di richieste di finanziamento da parte delle imprese artigiane per oltre 60 miliardi, di cui 15 miliardi a carico del contributo regionale.
Quest'ultimo intervento, riferito ai finanziamenti a medio termine, ha interessato, nell'arco del 1976, n. 1037 operazioni per l'importo complessivo di 13 miliardi e 211 milioni. Il mancato raggiungimento in 12 mesi della quota massima finanziabile, pari a 15 milioni di lire, è da porre in relazione con il periodo che ha preceduto l'entrata in vigore della modifica della legge regionale n. 10, durante il quale si è registrata una rarefazione delle domande. A partire dal mese di settembre il nuovo meccanismo di inoltro e di esame delle domande ha ripreso a funzionare secondo gli schemi previsti.
Il Comitato tecnico consultivo, cui e demandato il compito di esprimere il parere in merito alle richieste presentate, ha stabilito di riunirsi con periodicità mensile per poter meglio valutare le richieste stesse alla luce dei criteri prioritari stabiliti. Ricordo che tutto il movimento delle pratiche avvenuto durante l'anno può essere cosi riassunto: richieste pervenute: n. 1185, per un totale di L. 15 miliardi 513 milioni richieste ammesse al contributo e alla garanzia sussidiaria regionale: n. 1037, per un totale di L. 13 miliardi e 211 milioni richieste non ammesse al contributo: n. 9 per un totale di L. 94 milioni richieste in istruttoria: n. 120, per un totale di L. 2 miliardi e 50 milioni richieste rinunciate: n. 35, per un totale di L. 362 milioni richieste non accolte dagli Istituti di credito: n. 31, per un totale di L. 385 milioni.
La maggior parte delle operazioni ammesse al contributo e alla garanzia sussidiaria regionale, cioè 710 operazioni per L. 9 miliardi e 457 milioni ha riguardato la voce "macchinari e attrezzature". Nella relazione troverete le altre indicazioni. Richiedo un attimo di attenzione per quanto riguarda il tasso d'interesse. Il 1° gennaio eravamo partiti con un tasso base del 12% e siamo arrivati a luglio, dopo la richiesta di revisione da parte degli Istituti di credito, al 16,50%. Devo introdurre una correzione rispetto alla relazione scritta. In essa dicevamo: "agli inizi del 1977, a meno di qualche improbabile schiarita sul mercato del credito, si dovrà procedere ad un'ulteriore revisione, considerato che da parte di alcuni Istituti convenzionati è già stata avanzata una formale richiesta in tal senso". Posso informare oggi che, dopo l'intervento della Giunta, le richieste delle banche sono rientrate, almeno per questo semestre.
Nel corso del 1976 è proseguita l'attività di vera e propria erogazione di contributi regionali sui prestiti che sono già stati ammessi ai benefici della legge regionale n. 10 e successivamente perfezionati. Fino a questo momento, calcolando le varie semestralità di contributo maturate per i prestiti perfezionati, la spesa effettivamente già erogata dalla Regione è stata di L. 716.392.000.
Due sono gli inconvenienti, interdipendenti tra di loro, che pongono con urgenza l'esame dell'attuale meccanismo. Il primo è costituito dalla contrapposizione tra la fase d'istruttoria regionale e la fase d'istruttoria bancaria. Il mancato superamento di tale contrapposizione conduce ad una sorta di gioco delle parti, per cui la Regione accoglie tutte le richieste presentate (esaminate nel Comitato tecnico consultivo) ma gli Istituti di credito riesaminano ogni questione, accettando una parte di pratiche e rifiutandone un'altra, oppure riducendo gli importi. Il secondo inconveniente è rappresentato dal pericolo di una dispersione a pioggia degli interventi, pericolo tanto maggiore proprio in quanto non si riesce a porre un argine corretto alla domanda, che è in gran parte frammentaria e determinata da iniziative isolate che s'ispirano a logiche di tipo puramente assistenziale.
Dobbiamo lamentare il fatto che il provvedimento di riconversione industriale, recentemente passato alla Camera, ha accolto una quota riguardante l'artigianato dirottata ancora attraverso i canali dell'Artigiancassa. Nei confronti dell'Artigiancassa la funzione integrativa che inizialmente è attribuita alla legge regionale, rimane in buona parte un'enunciazione di principio per fattori che hanno posto oggettivamente i due tipi d'intervento in funzioni ripetitive. Sempre rifacendomi alla relazione scritta, vale la pena di richiamare la situazione delle Cooperative artigiane di garanzia. Uno dei risultati raggiunti con l'applicazione della legge regionale è costituito dall'attivazione di un forte processo di sviluppo e di potenziamento delle cooperative artigiane. Dall'inizio del 1974 ad oggi il numero delle cooperative operanti nel territorio regionale risulta raddoppiato, essendo passato da 5 a 10, mentre il numero delle imprese artigiane associate è aumentato da 1260 a 3443 unità.
L'esame del funzionamento della legge, cioè dello strumento più importante che abbiamo in materia, richiama all'attenzione del Consiglio altri problemi inerenti alla categoria. Ho già detto, aprendo questa relazione, che non ci limitiamo a fornire un quadro di dati o una relazione contabile pura e semplice, ma la integriamo con parecchie valutazioni anche per anticipare determinate decisioni che nel corso del 1977 si dovranno prendere.
Desidero informare il Consiglio che il nostro rapporto con la categoria segue un arco d'impegni molto più vasto, come prova il dibattito che sabato scorso si è tenuto a Torino nel corso del Convegno promosso dalle Confederazioni dell'artigianato, sotto il patrocinio della Regione. Spero di essere in grado quanto prima di dare un'ampia informazione, anche scritta, degli atti del Convegno, in cui sono evidenziati tutti i problemi della categoria.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore per la sua relazione. E' iscritto ora a parlare il Consigliere Raschio, ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, signori Consiglieri, anch'io accolgo l'invito ad essere molto succinto nell'intervento, anche se la tentazione mi spinge a dover richiedere - e lo faccio formalmente a nome del Gruppo comunista - un dibattito in Consiglio regionale su quanto opportunamente l'Assessore Alasia ha detto circa il legame tra la gestione della legge e il quadro generale della categoria. Debbo riconoscere la correttezza e la serietà con la quale la Giunta e l'Assessore ci presentano la gestione della legge.
L'informazione stessa che il tasso d'interesse rimane bloccato al 16,50% ci tranquillizza; dalla prima lettura della relazione c'era da presumere che l'offensiva della richiesta di aumento da parte delle banche ci sarebbe stata, infatti avevo letto alcune lettere di istituti di credito in questo senso. Quindi la Giunta ha operato bene e tempestivamente nel prendere i contatti in questa direzione.
Farò alcune brevi osservazioni. La legge viene a cessare nel 1977 quindi, a mio giudizio e a giudizio del Gruppo comunista, occorre esaminare per tempo quali aperture di nuovi contenuti s'intendono dare, nel prossimo anno, alla legge stessa. Al primo varo della legge sull'artigianato (l'allora Assessore Paganelli portò in discussione alcune linee in proposito), si erano valutate le possibilità da parte nostra di dare accessibilità ai finanziamenti anche ai consorzi di credito. Il Commissario del Governo di allora bocciò i Consorzi di credito e permise solamente alle cooperative di credito di essere ammesse ai benefici di legge.
Voglio ricordare che la logica delle cooperative è molto corretta, ma presuppone la presenza della Regione in tutti i loro strumenti di governo associativo e non sempre rappresenta una forma che può invitare, come pensiamo, ad un rafforzamento del momento associazionistico fra gli artigiani. Oggi dobbiamo fare tutto il possibile per privilegiare l'associazionismo fra gli artigiani. E' una grossa, dura, lunga, difficile battaglia che deve essere condotta non certo con forme di coercizione, ma con un'iniziativa politico-amministrativa che da un lato dia modo alle stesse organizzazioni sindacali e artigiane di decollare e dall'altro qualifichi la nostra Regione con i provvedimenti di legge.
La prima proposta concreta che ci permettiamo di fare alla Giunta, e particolarmente all'Assessore Alasia, è quella di preparare, per tempo, una modifica della legge in modo che si possa aprire anche ai consorzi di credito artigiano; in tal modo insieme alle stesse cooperative artigiane vi sarà la possibilità di decuplicare l'accensione del credito a latere di quello regionale. Sono questioni che hanno un loro peso. La seconda proposta si riallaccia ai discorso già fatto dal Presidente della Giunta attorno alla legge 382. Avvertiamo di volta in volta la discrepanza gia ricordata dall'Assessore Alasia tra l'Artigiancassa e la politica finanziaria d'intervento regionale.
Risolvendo in modo accelerato il nuovo rapporto con la legge 382, la questione dell'Artigiancassa, unificata e diretta dalla Regione, ci permetterebbe un rapporto diverso anche in campo finanziario. Non possiamo continuare con infiniti canali la dispersione dei patrimonio dello Stato e della Regione. L'abbiamo già detto in occasione della discussione del bilancio che questo è l'anno fonda mentale per la qualificazione dell'intervento regionale nei confronti di tutta la politica artigianale.
Allora dobbiamo vedere come ha funzionato la legge sulle aree per le industrie. Dobbiamo dirlo chiaramente che è una legge che non serve assolutamente all'artigianato, perché è nata male. Occorre una ricognizione rapida sul rapporto tra piano regolatore dei Comuni medi e zone d'insediamento artigiano E' necessario che il Consiglio regionale e la IV Commissione dispongano di dati significativi a tale riguardo e, a quel momento, incominceremo ad assumerci una responsabilità di carattere politico-finanziario per provocare una legge ad hoc di aiuto all'attività d'insediamento artigiano nei Comuni che già dispongono dei piani regolatori. Altrimenti facciamo bellissimi discorsi, appassionanti, di carattere "teoretico", ma non di carattere teorico.
L'anno 1977 può essere dedicato ad una preparazione di questo tipo, in modo che con il 1978 saremo in grado di conoscere i limiti della vecchia legge sugli insediamenti industriali, per correggerla affinché vada in direzione della piccola e media industria e non sia semplicemente uno specchietto per le allodole senza contenuto. In secondo luogo deve essere esaminato il legame che potrebbe esserci tra la politica dell'artigianato e la politica promozionale in campo turistico e commerciale. Propongo che l'Assessore all'artigianato, assieme agli Assessori al turismo e al commercio, producano uno sforzo unitario per legare il momento turistico e il momento commerciale con iniziative di carattere artigianale. Si tratterà di vedere quali iniziative potranno essere assunte in occasione di mostre permanenti o di mostre in zone tipiche. Ci consta che l'Assessore Marchesotti, assieme alla Giunta, avrebbe intenzione di studiare iniziative relative a mostre del mobile, dell'oreficeria e dell'argenteria. Tutte cose che per la tipica natura del nostro Piemonte non possono essere sottovalutate, hanno un loro contenuto.
La legge sull'intervento finanziario nell'ambito dell'artigianato deve anche proporsi questi raccordi, finanche giungendo a promuovere mostre mercato a livello interregionale. Sono questioni che la stessa legge attualmente indica in modo spezzettato, ma sulle quali bisogna ritornare con forza e fiducia. Esaminando i dati della relazione vediamo che, su 1100 aziende artigiane, solo quattro non hanno potuto rispondere agli impegni assunti nei confronti delle banche e della Regione. E' un grosso tasso di serietà che deve essere valorizzato dalla stessa Regione, è un tasso che di fronte ai cosiddetti muri del pianto, delle cambiali in protesto o addirittura di fronte ai prefallimenti o ai fallimenti ci dice quanto sana sia la categoria artigianale che ha saputo differenziare la propria produzione. Chiedo scusa se mi sono permesso di uscire dal tema indicato nella relazione, ma è stato un invito fatto dall'Assessore a nome della Giunta ad allargare il dibattito sui problemi dell'artigianato.
A questo proposito chiediamo una documentazione sugli intendimenti che la Giunta si prefigura per il 1977. Raccomandiamo al Presidente della Giunta di stabilire con l'Assessore modi e termini per un dibattito più approfondito sul problema in quanto le finanze che impegniamo per l'artigianato sono indirizzate al rinnovamento delle strutture economiche del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Il discorso del collega Raschio mi trova d'accordo in molti punti. Egli fa una bellissima critica all'Assessorato, che forse nemmeno noi dell'opposizione saremmo stati in grado di fare. Ha parlato chiaramente delle cose che la Regione non fa, e cioè che la Regione ha la potestà di fare leggi per l'artigianato e che è quasi obbligata a dare assistenza in direzione di questa grossa categoria. In effetti l'intervento della Regione è molto esiguo. Non conosco la posizione della Giunta di fronte a quanto ha detto Raschio.
Voglio ringraziare l'Assessore Alasia per la tempestività con cui ha distribuito la documentazione. Spesso riceviamo le documentazioni il giorno stesso della discussione. Passo quindi brevemente alle mie considerazioni.
In primo luogo è triste constatare che dei 15 miliardi stanziati se ne siano spesi soltanto 13. Questo non è un fatto positivo. Non abbiamo fatto certo economia. Inoltre, non sappiamo esattamente quante persone sono state assunte nelle aziende artigiane con le 1037 operazioni di finanziamento.
Normalmente un'azienda, espandendosi, dichiara i macchinari che deve acquistare e quale incremento intende dare all'attività.



ALASIA Giovanni, Assessore all'artigianato

Ci vorrebbe un cervello elettronico per sapere queste cose.



BENZI Germano

La risposta la do io, subito. Le domande degli artigiani devono contenere queste precisazioni perché si potrebbero finanziare imprese che usano il denaro per altri scopi. Vivo nell'ambiente e so benissimo come molte volte vengono spesi i soldi vostri e delle banche. Per questo motivo è necessario un controllo. L'Assessore mi potrà dare la risposta a questo proposito anche tra un mese.
Rilevo inoltre che si è privilegiata l'area di Torino in modo particolare e non capisco perché le altre province non abbiano in percentuale gli stessi incentivi. I fondi dovrebbero essere stabiliti percentualmente per provincia perché la forza di Torino, piano piano finirebbe per assorbire anche i fondi finanziari che altre province potrebbero avere. L'Assessore mi potrà dire che le altre province non chiedono nulla, ma allora questo significa che nelle varie province la gente non sa, non conosce perché non si è fatta una sufficiente propaganda.
La Regione ha investito 2 miliardi e 688 milioni per gli automezzi, ma non sappiamo per quali tipi di automezzi, se si tratti di vetture per il padrone dell'azienda o di camion. Nella relazione noto, tra le altre, una voce che mi preoccupa, di cui l'Assessorato non ha colpa: su 1037 domande di finanziamento, solo sei si riferiscono ad opere di antinquinamento.
Questo è un grosso e gravissimo problema che gli artigiani non sanno come risolvere. La Regione su questo argomento potrebbe dire qualche cosa potrebbe trovare qualche rimedio; forse basterebbero dei camion attrezzati con botti per il ritiro presso gli artigiani degli acidi che le aziende non riescono a distruggere perché prive di mezzi. Per questi impianti ci vogliono milioni e la Regione potrebbe trovare i mezzi per il ritiro e il luogo per gli scarichi. In questo modo si eviterebbero numerosi impianti costosissimi, presso i singoli artigiani.
Circa i finanziamenti rilevo che la Regione oggi finanzia circa 11 delle aziende. Se dovesse finanziare tutte le aziende esistenti impiegherebbe un secolo Ritengo perciò che sarebbe buona cosa aumentare la cifra oggi impegnata oppure usufruire dei fondi dell'Artigiancassa e distribuirli, con gli stessi criteri, come Regione. Non sarebbe un'impostazione da disprezzare. Condivido quanto diceva Raschio che l'artigianato è un settore molto importante, che deve essere da noi trascinato, ma nella relazione non si dice nulla in proposito. Ogni volta che intervengo in merito all'artigianato parlo dell'apprendistato.
L'apprendistato è regolato da una legge statale, ma ritengo che con opportune pressioni da parte della Regione possa essere rivista. Oggi gli artigiani non assumono apprendisti per molti motivi, il primo dei quali è rappresentato dall'onere a carico dell'imprenditore, mentre l'altro è rappresentato dal disinteresse dei giovani nei confronti dell'impresa artigianale. Le botteghe artigiane dovrebbero essere considerate come scuole vere e proprie e l'imprenditore dovrebbe ricevere un contributo per ogni apprendista che assume. In questo modo l'artigianato avrebbe un certo respiro e potrebbe aumentare il numero degli occupati. Per quanto riguarda la questione dell'associazionismo ritengo che la Regione debba porsi in condizione d'incrementarne ogni forma. La Regione dovrebbe inoltre creare dei centri di assistenza in ogni grande città dove gli artigiani, oggi abbandonati a se stessi, potrebbero avere notizie e informazioni anche per piccole questioni.
In ordine alla ricerca di mercato aggiungo molto poco a quanto ha test detto il collega Raschio.
Ricordo soltanto che il Comune di Torino ha promosso una mostra dell'artigianato piemontese in una città tedesca: ritengo che alla Regione dovrebbe essere possibile promuovere iniziative del genere per convogliare certe nostre produzioni in città specialmente straniere e questo per dare possibili sbocchi ai nostri prodotti artigianali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Colombino.



COLOMBINO Michele

Signor Presidente, signori Consiglieri, la relazione illustrativa della Giunta e la presentazione delle prime note consuntive sulla gestione della legge regionale 9.4.74, n 10, e successive modificazioni ed integrazioni nonché l'abile esposizione del collega Raschio, offrono lo spunto per alcune considerazioni sull'operatività dei provvedimenti e per trattare alcune questioni non totalmente risolte, seppure presentate in forma molto abile da parte dell'Assessore, per quanto riguarda il settore dell'artigianato piemontese, sulla cui importanza non ritengo più opportuno soffermarmi, limitandomi a ricordare sinteticamente la loro consistenza reale: 114 mila imprese artigiane in Piemonte con 300-350 mila addetti.
La prima constatazione che s'impone con evidenza analizzando i dati e i contenuti della relazione illustrativa sopraddetta è il mancato raggiungimento dei fini prefissati con la predisposizione delle modificazioni ed integrazioni apportate, riguardo sia ai criteri prioritari formulati per l'anno 1976, sia per l'armonico funzionamento della legge. E' doveroso tuttavia prendere atto che ciò è stato espressamente riconosciuto dalla Giunta, come risulta dalla parte della relazione introduttiva dell'Assessorato che, nell'intento di giustificarsi, motiva un insufficiente flusso di richieste di finanziamento in rapporto ai mezzi disponibili, onde la loro indiscriminata ammissione al contributo in conto interessi avrebbe ovviato alla creazione di residui passivi in una fase economica recessiva. A questo proposito è sin troppo evidente far notare che nelle condizioni attuali, per una sapiente selezione delle richieste di finanziamento al fine di privilegiare determinati settori, mancano adeguati strumenti operativi; inoltre, sin dai primi mesi non si poteva conoscere quale sarebbe stato il volume complessivo delle richieste, eppure già sin dall'inizio non si è minimamente verificata l'esigenza di valutare la congruità delle domande con i fini programmatici.
Per quanto riguarda l'insufficiente utilizzo dei fondi stanziati a favore dell'artigianato, la ragione sarebbe consistita nel ridotto utilizzo del tempo a disposizione e per la necessità della predisposizione della nuova modulistica e della nuova procedura; inoltre se ne attribuirebbe la causa ad una presunta scarsa conoscenza del provvedimento da parte della categoria interessata; (ed a tale riguardo vorrei richiamarmi alla Conferenza stampa effettuata nei mesi di novembre dall'Assessore competente assieme al Presidente del Consiglio). Simile affermazione verrebbe per contraddetta dalla constatazione che il Comprensorio di Torino ha esaurito lo stanziamento attribuitogli a dimostrazione della conoscenza della legge mentre per gli altri 14 Comprensori che hanno presentato domanda per un totale non rilevante rispetto agli stanziamenti decisi, si pongono problemi di natura diversa, a meno che si voglia porre su livelli differenziati la capacità di documentazione degli artigiani dei diversi Comprensori.
In verità esistono motivi tecnico-oggettivi che non hanno permesso il razionale funzionamento del disegno di programmazione regionale.
Innanzitutto, con le modifiche apportate alla legge, si costringe l'artigiano, abituato da sempre ad affrontare in prima persona i problemi che lo riguardano, a percorrere decide, talvolta centinaia di chilometri per poter presentare la richiesta di finanziamento che deve essere indirizzata al Presidente della Giunta regionale corredata dalla documentazione prescritta. Prima delle summenzionate modificazioni, erano gli sportelli bancari locali che aiutavano i loro clienti alla compilandone della documentazione e provvedevano successivamente al loro inoltro facendo risparmiare agli artigiani tempo e denaro. Né a questo proposito si può affermare che con il precedente meccanismo veniva svuotato l'esercizio della funzione di programmazione del sistema bancario in quanto nella concessione del credito a tasso agevolato, le banche sono tenute a rispettare i principi informatori che stanno alla base della legge programmatica regionale.
Compito della Regione è la precisa determinazione dei criteri di selettività sulla destinazione dei prestiti agevolati, è stabilire quali sono i settori e le categorie economiche da tutelare e privilegiare nell'ambito della programmazione; compito delle banche è selezionare le imprese efficienti e dirottare le risorse in modo che non ci siano inutili dispersioni, tenendo sempre presente che va premiata l'efficienza imprenditoriale in quanto direttamente produttiva di reddito e di nuovi posti di lavoro.
Nè si può sostenere che le banche nel concedere fidi, basandosi prevalentemente sulle garanzie reali attuali, finirebbero per fare da freno alla realizzazione più piena della legge, in quanto il fondo di garanzia regionale a copertura di eventuali insolvenze, aumentato opportunamente permetterebbe una maggiore elasticità di giudizio nella valutazione delle garanzie richieste. In questo modo si darebbe la possibilità di valutare l'affidabilità del richiedente il finanziamento anche solo in considerazione della sua futura capacità di reddito e quindi di sdebitazione. Pertanto sarebbe ulteriormente favorita l'espansione di giovani forze imprenditoriali che pur essendo dotate professionalmente, non possono ampliare la loro capacità produttiva per l'impossibilita di produrre adeguate garanzie all'Ente erogatore del credito.
Per quanto riguarda la parte della domanda complessiva non accolta dagli Istituti di credito, occorre subito rilevare che su un totale richiesto ammontante ad oltre 15 miliardi e mezzo, solo per 31 richieste equivalenti a L. 385.100.000 non si è verificato il parere favorevole.
Questo dato tradotto in percentuale sta a significare che solamente il 2,5 circa dell'ammontare delle richieste non ha avuto esito positivo per cui poco opportuna appare l'affermazione fatta a pag. 4 della "relazione illustrativa" dove si sostiene che "la possibilità di conoscere anche quella parte della domanda complessiva che non viene accolta dagli Istituti di credito, costituisce un aspetto fondamentale per iniziare qualsiasi discorso di tipo nuovo nel campo del credito agevolato" essendo la suaccennata incidenza di rilevanza pressoché trascurabile e dimostrando che già attualmente esiste un notevole grado di elasticità di giudizio da parte del sistema creditizio, or meno che si voglia pretendere che la concessione di fido avvenga in blocco ed indiscriminatamente. D'altronde la presente ammissione è in netto contrasto con l'aperto compiacimento dimostrato per la buona tenuta dei prestiti perfezionati, riscontrandosi posizioni in sofferenza per un ammontare complessivo di sole L. 19.800.000.
Per quanto riguarda la presunta contrapposizione, di cui si auspica il superamento, tra fase d'istruttoria regionale e fase d'istruttoria bancaria è da rilevarsi che oggetto dell'una dovrebbe essere l'analisi degli investimenti finanziari in modo da armonizzarli con l'attività pianificatoria, mentre le banche si limitano a verificare l'esistenza delle condizioni che permettono l'affidabilità del richiedente. Sono due valutazioni ben distinte e con finalità diverse e l'unico inconveniente è rappresentato dal concretarsi di una successione cronologica che va a detrimento dello snellimento della procedura, carenza che sarebbe già stata superata se la presentazione delle domande di finanziamento avvenisse contemporaneamente in banca e in Regione, come gia auspicato nel mio precedente intervento fatto nella seduta dell' 11/12/75, allorquando inoltre si evidenziò che con il nuovo "iter" si poteva correre il rischio della parziale vanificazione delle provvidenze per quanto riguarda i Comprensori più periferici.
A conferma di quanto sopra esposto sta la constatazione che i fondi stanziati in forza della legge n. 10/74 per l'anno 1975 erano stati già totalmente utilizzati fino in fondo sin dal 31 ottobre dello stesso anno come ebbe a dichiarare l'ex Vicepresidente della Regione Piemonte e Assessore all'industria e all'artigianato Lucio Libertini nella relazione illustrativa sulla gestione della legge avvenuta nel novembre 1975. Il secondo motivo della non entusiasta accoglienza dei provvedimento da parte di molte aziende artigiane, sta nella considerazione di convenienza che offre il finanziamento Artigiancassa con contributo dello Stato. Le imprese artigiane che hanno capacità di fido proprio senza la necessità di garanzie sussidiarie di terzi (e sembra questo il caso della maggior parte degli artigiani di provincia che generalmente sono intestatari di beni immobili e per di più, in genere, personalmente conosciuti dai direttori delle succursali di banca) indirizzano le richieste sul finanziamento Artigiancassa perché il tasso di interesse è più conveniente (7,50% oppure 6,50% se la zona è considerata depressa o montana) e inoltre fisso per tutta la durata del finanziamento.
E' così possibile, per chi programma un investimento, fare un calcolo preventivo di costo su base certa e ciò non e di poco conto dal punto di vista psicologico, laddove il finanziamento regionale è a tasso d'interesse variabile semestralmente in correlazione con le condizioni monetarie e finanziarie del mercato. Inoltre il contributo in conto interessi del 4 costante annuo dell'ammontare nominale dei prestiti è divenuto del tutto insufficiente in seguito all'aumento violento dei tassi correnti applicati dalle banche -teniamo presente che "primerate" (praim reit) ha raggiunto nel passato mese di ottobre la punta del 20,50% per la clientela primaria onde è necessaria una revisione accurata di tutto il meccanismo da parte dei competenti organi regionali (ed in tal senso avanzeremo esplicita richiesta in sede di Commissione al momento opportuno).
Né vale a contraddire l'asserto di cui sopra, la constatazione che il Comprensorio di Torino in cui sono concentrate il 45% delle aziende artigiane, ha già largamente superato il plafond attribuitogli, in quanto è l'impossibilità di accedere a finanziamenti senza la garanzia sussidiaria che costringe gran parte delle ditte artigiane ad indirizzare le loro richieste in tale direzione. Da un'indagine sommaria risulterebbe infatti che parte degli artigiani del Comprensorio torinese sarebbe sprovvista di adeguate garanzie proprie onde si imporrebbe la strada obbligata del finanziamento regionale. A questo proposito balza evidente una fondamentale carenza di conoscenza del settore artigiano, nonostante che sin dall'aprile del 1974 la passata Giunta avesse affidato all'IRES lo svolgimento di una indagine conoscitiva sull'artigianato piemontese, da portarsi a termine entro un ragionevole arco di tempo.
Prendo ora atto con compiacimento dell'impegno assunto recentemente dai competenti organi regionali ed annunciato nell'ultima consulta regionale di riprendere in esame la materia, per ricavare, mediante uno studio approfondito quegli elementi di giudizio che dovranno formare il sostrato di ogni eventuale e futura modificazione normativa capace di rendere una legge perfettibile, veramente corrispondente alle esigenze delta categoria.
Auspico pertanto che la realizzazione dell'indagine in questione rispetti i termini prefissati in modo da non più sentire ripetere che questo importante segmento economico del Piemonte è ancora conosciuto in modo frammentario, non sufficientemente organico e analitico.
Pur prendendo atto che la Giunta regionale, per quanto riguarda le cooperative di garanzia artigiana, sta dando un giusto e doveroso rilievo tuttavia ritengo indilazionabili alcune modifiche ed integrazioni che tempestivamente inserite nella normativa, contribuiranno a sviluppare questo specifico settore anche in analogia a quanto affermato dall'Assessore Alasia Anzitutto è necessario ribadire, anche se la problematica è stata fuggevolmente affrontata nella relazione illustrativa come la continua lievitazione dei prezzi a seguito del fenomeno inflazionistico che ha investito tutto quanto il sistema economico mondiale ed in particolare il nostro Paese, ha reso del tutto insufficiente limite massimo dei prestiti stabilito circa tre anni fa in L. 3.000.000 per ciascuna impresa artigiana, onde mi associo alla proposta di elevano convenientemente anche in previsione di una continua variazione del metro monetario per l'immediato futuro. Inoltre per rendere più agevole il piano di rientro del finanziamento sarebbe opportuno portare la durata complessiva dell'esdebitazione da 24 a 30 o 36 mesi.
Naturalmente, affinché l'aumento dell'importo concedibile 'pro capite' non apporti nocumento all'insieme degli associati nel senso che a parità di cifra preventivamente fissata, un minor numero di aziende potrebbe usufruire, e necessario aumentare opportunamente il plafond da destinare ai contributi in conto interessi. Confermo la sopraddetta richiesta anche se è stato evidenziato che in questo campo si è ancora lungi dalla totale utilizzazione dei fondi stanziati, poiché l'inserimento di appropriati correttivi potrebbe in seguito renderli del tutto insufficienti.
A questo punto sorge spontaneo il problema delle garanzie richieste dal sistema bancario che nell'espletamento delle proprie funzioni deve attenersi a rigidi criteri di selettività ed economicità. Non dimentichiamo che se l'intermediazione bancaria dovesse dar adito al sospetto di leggerezza o inavvedutezza, potrebbe creare una tale sfiducia nei risparmiatori da provocare delle reazioni con conseguenze non facilmente prevedibili. Le Cooperative artigiane di garanzia attualmente non hanno un patrimonio sociale sufficiente per rappresentarsi come garanti totalmente solvibili nei riguardi degli Istituti creditizi, onde è necessario che la Regione si renda loro mallevadrice in forme e modalità che potranno essere oggetto di studio e di discussione in più appropriata sede.
Mi consta che proprio per i motivi summenzionati, molti associati sono costretti a sopportare lunghe attese prima di addivenire al perfezionamento delle pratiche che seppur inoltrate con parere favorevole e con l'offerta della firma di fidejussione delle Cooperative, non possono essere prontamente accolte per mancanza di ulteriori garanzie sussidiarie richieste espressamente nelle convenzioni stipulate con gli Istituti bancari. Richiedo dunque che, oltre ad aumentare convenientemente il contributo in conto interessi, l'accredito sul conto del cliente sia fatto con valuta decorrente dalla data di scadenza della rata del finanziamento in modo da realizzare il perfetto sincronismo tra quanto è da versarsi per la quota di ammortamento e quanto da incassarsi per il contributo in conto interesse. Di ciò si dovrà tener conto in occasione di nuovi eventuali provvedimenti legislativi regionali, in correlazione alla scadenza dell'attuale legge.
Nella seduta del Consiglio regionale del 9 dicembre 1976 è stato, come noto, licenziato sia pur con puntualizzazioni politiche dei colleghi D.C.
Alberton e Paganelli, lo Statuto sociale della "Finanziaria piemontese" con capitale di 400 milioni subito, in attesa di raggiungere il tetto dei 20 miliardi come stabilito dalla legge istitutiva. Ciò che molti artigiani si chiedono è se tra i molteplici campi d'intervento che sono stati individuati dalla Regione e in cui dovrebbe entrare la finanziaria, venga dato il giusto spazio al settore dell'artigianato da sempre considerato subalterno all'industria nello sviluppo produttivo.
Bisogna pur sempre tener presente che l'artigianato svolge un ruolo insostituibile nell'economia piemontese e nazionale, in considerazione dell'elemento di qualità di produzione che l'industria non può ricoprire.
Oltre poi a questa considerazione di natura prettamente economica, va rilevato che per una armoniosa evoluzione politica di una società democratica, è necessario sviluppare un sistema economico basato sul pluralismo e l'esperienza insegna che quando un grande aggregato sociale è dominato da poche potenti concentrazioni finanziarie-industriali, non vi è pluralismo.
L'esistenza e l'espandersi di un vasto tessuto artigiano quindi migliora l'assetto economico dal punto di vista funzionale e qualitativo ed è allo stesso tempo garanzia di democrazia. Anche in forza di codeste brevi considerazioni, richiedo che con la Finpiemonte che dovrebbe diventare come prevede il suo Statuto un braccio operativo della programmazione regionale agile nelle strutture e con scopi prevalentemente promozionali, non si creino discriminazioni tra i diversi settori produttivi e venga riservato all'artigianato il ruolo che gli compete. Avevo anche intenzione di fare alcuni rilievi ed osservazioni in ordine alle funzioni ed al ruolo del Samia nella politica di sostegno dell'artigianato. Me ne astengo in questo momento, non perché l'artigianato abbia perduto importanza, ma perché ne ha assunta troppa e quindi richiede, come la nostra stessa iniziativa proporrà, una trattazione sollecita ed approfondita.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per l'avvio di una nuova politica per l'artigianato, per affrontare radicalmente il problema della generale e valida tonificazione dell'economia artigiana, è necessario sollecitare l'emanazione della legge quadro per l'attuazione dell'ordinamento regionale quale condizione essenziale ed urgente per la piena verifica delle norme costituzionali che affidano in modo prioritario potestà e funzioni alle Regioni ottenendo cosi un vero decentramento non solo di oneri, ma anche di potere legislativo e quindi maggior spazio d'intervento dell'artigiano nelle decisioni che lo riguardano, perché non sia solo spettatore affidato alla discrezionalità del legislatore.
La discussione odierna trova il Gruppo D.C. solidamente impegnato nella difesa della categoria artigiana e le differenziazioni emerse nel corso del dibattito non vanno intese come principi invalicabili, ma come apporto sincero per migliorare la legge regionale e perfezionare gli strumenti della legge stessa. In tal senso riteniamo altamente qualificante e costruttivo il dibattito sull'artigianato, convinti che ogni legge può e deve migliorare non solo alla luce delle esperienze acquisite dalla categoria, ma in modo particolare dall'azione personale che ogni uomo pubblico deve intraprendere per essere veramente al servizio della comunità, specie di quelle categorie di cittadini che - a tutti gli effetti sono il tessuto vivo e determinante della società italiana.



PRESIDENTE

Ci sono altre richieste di parola sull'argomento? Non ce ne sono. La parola all'Assessore Alasia per la replica.



ALASIA Giovanni, Assessore all'artigianato

Ringrazio i colleghi che sono intervenuti nel dibattito per il contributo e per l'attenzione che hanno portato ai problemi. Come avevo previsto, la discussione si è allargata a tutta una serie di questioni che interessano l'artigianato. Non mi rammarico affatto, anzi me ne rallegro.
Mi rammarico solo per il breve tempo che ho a disposizione.
Ringrazio il collega Raschio per i rilievi fatti e desidero assicurarlo, e assicurare tutti voi, in merito alla questione della legge sulle aree industriali che ne abbiamo coscienza, La Giunta ha preso impegno sabato scorso, durante i lavori del Convegno promosso dalle tre Confederazioni dell'artigianato, di esaminare la questione e di promuovere l'accertamento che Raschio richiedeva sulle situazioni comunali in una riunione interassessorile da tenersi entro il mese di marzo. Al Consigliere Benzi che ha sollevato opportunamente il problema dell'apprendistato desidero dire che anche questo argomento è all'esame della Giunta. Sabato ne abbiamo discusso e abbiamo formulato alcuni rilievi sulla natura e sul ruolo dell'istituto dell'apprendistato. Il Presidente ed il Vicepresidente della IV Commissione sanno che c'è un'indagine in corso da tempo promossa.
Voglio ricordare che un periodico della categoria artigiana diceva di recente che bisogna distinguere le aziende nelle quali si può imparare un mestiere e le aziende in cui non può essere soddisfatta alcuna qualificazione.
La questione dell'apprendistato è complessa e non ho il tempo e il modo di trattare qui l'argomento, assai complesso non solo per l'artigianato, ma in generale. Basti dire che per tutto il problema della formazione non esiste una legge quadro nazionale; crediamo che questo istituto sia giuridicamente e contrattualmente superato. Alla categoria artigianale abbiamo detto che siamo disposti a vedere un particolare tipo di rapporto tra formazione e lavoro, naturalmente operando una scelta dei settori formativi. Al collega Colombino voglio ricordare che per quel che riguarda i criteri prioritari, si è discusso in una riunione con il Comitato tecnico consultivo e con le categorie. La questione ha seguito il suo iter in Commissione e unanimemente è stata portata qui in Consiglio ed approvata.
Bisogna dare a Cesare quello che e di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
Penso di potermi limitare a brevi considerazioni di carattere generale, e cioè che molti rilievi critici relativi alle insufficienze e ai limiti con i quali operiamo in materia, derivano dall'ancora insufficiente politica complessiva a favore e a sostegno della categoria. E c'é il problema dei diversi compiti e delle diverse attribuzioni e capacità d'intervento della Regione. Non a caso qui si è richiamata la legge 382.
Il Consigliere Benzi è intervenuto a proposito dell'Artigiancassa in relazione al progetto di riconversione industriale. Credo che il problema di una effettiva regionalizzazione degli interventi dell'Artigiancassa si ponga con urgenza, altrimenti il dualismo che lamentiamo continuerà a sussistere. Ora, a questo proposito, rubo ancora alcuni minuti per fare un rilievo del quale dobbiamo avere tutti coscienza. Ci siamo adoperati e soprattutto si sono adoperate le tre Confederazioni dell'artigianato affinché la legge di riconversione industriale venisse migliorata in questa direzione. Ricordo che per l'artigianato si è ottenuto un risultato positivo stabilendo il vincolo a favore del settore di una quota non inferiore al 10% delle risorse stanziate.
Però, fatto questo riconoscimento, va detto che non può considerarsi risolto il problema, poiché si stabilisce semplicemente un rapporto numerico. Durante i lavori del Convegno delle tre associazioni artigiane il relatore sottolineava che il progetto di riconversione rende giustizia solo in parte alla categoria. Lamentiamo che la gestione dei fondi avverrà ancora attraverso l'Artigiancassa, si verificano atti che vanno nella direzione opposta a quella che vorremmo. Nel mese di dicembre abbiamo portato all'attenzione della Consulta il progetto d'indagine sull'artigianato in Piemonte, promesso da tempo; progetto che dovrebbe essere ora posto in grado di decollare. Credo di potermi impegnare nel dire che per settembre avremmo un primo quadro di valutazione. L'indagine si svolge su tre o quattro mila campioni, cifra ritenuta dai tecnici chiaramente indicativa. Il questionario è stato valutato, riveduto integrato, discusso e approvato con le categorie interessate in sede di Consulta. Perché questo iter? Perché vogliamo togliere ogni possibile potenziale vizio burocratico e dissipare ogni sospetto di tipo fiscale.
Questo richiederà un lavoro preciso nei singoli Comprensori. Vogliamo assicurare all'operazione il rigore scientifico e vogliamo svolgerlo con il contributo attivo della categoria e non solo attraverso i "cervelli elettronici". Sulla legge 382 si è svolto un Convegno a Milano e posso solo ricordare che per quel che si riferisce all'artigianato, la Regione Piemonte aveva avuto l'incarico, per il secondario e il terziario, di coordinare il lavoro, assieme alla Basilicata, alla Campania, all'Emilia Romagna, al Lazio e alla Lombardia.
Dicevamo in materia di artigianato che "il trasferimento non deve assolutamente prescindere dagli interventi diretti ad agevolare l'accesso al credito. Nel credito risiedono le reali funzioni d'intervento nel settore. Le Regioni non potranno assicurarsi il controllo del credito all'artigianato se chi deciderà e continuerà a gestirne la politica sarà l'amministrazione centrale". Basti questo richiamo per riportare in causa tutta la questione che sollevavo prima relativa all'Artigiancassa. Ho voluto ripetere tali questioni molto rapidamente, come mi è consentito in sede di replica, anche se non sono esaurienti per tutti i quesiti posti qui. Al Consigliere Benzi voglio dire che non ho il cervello elettronico per rispondere; gli uffici dell'Assessorato sono a completa disposizione di ogni Consigliere per vedere anche questi particolari; se il Consiglio lo ritiene, forniremo sulla richiesta specifica che è stata avanzata l'analisi dettagliata. Non posso, ora, dare risposta alla richiesta sul numero delle domande che contengono aumento di occupazione e magari dire se sono maschi o femmine, se sono biondi o bruni. Credo che questo esame debba essere fatto - se sarà richiesto lo faremo anche tempestivamente - ma non si può pretendere di avere risposta su tutti i particolari dettagli. Ho voluto richiamare questi aspetti, sui quali attendiamo la posizione del Governo.
Credo che dovremo soffermarci su molti particolari per migliorare la nostra azione; ma deve essere chiaro che senza alcuni mutamenti di fondo ci troveremo inevitabilmente in molte difficoltà.



PRESIDENTE

Con la replica dell'Assessore Alasia si chiude il dibattito sulla gestione della legge 10/1974.


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, dato che sono ormai le ore 11,25 e abbiamo ancora iscritti all'O.d.G. ben 11 punti e 14 nomine, è evidente che non possiamo esaurirli tutti.
Quindi si tratta di decidere quali punti si vogliono trattare nella giornata di oggi, poiché resta inteso che la giornata di domani verrà dedicata al dibattito sul Piano regionale di sviluppo. La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, ritengo che l'O.d.G. deve essere rispettato, ma che soprattutto venga discusso il punto decimo sul rendiconto finanziario essendo molte leggi bloccate proprio perché esso non è approvato. Sarebbe opportuno, con un'intesa fra tutti i Gruppi, non dilungare troppo la discussione. Ritengo, tuttavia, che possano anche passare i disegni di legge iscritti all'O.d.G.



PRESIDENTE

Vi sono altre opinioni? Non ve ne sono. Quindi tutti concordano sulla richiesta del Presidente della Giunta regionale.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Esame disegno di legge n. 175: "Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1975"


PRESIDENTE

Passiamo al punto decimo dell'O.d.G.: "Esame disegno di legge n. 175: 'Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1975' ".
Relatore è il Consigliere Rossi che ha facoltà parlare.



ROSSI Luciano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come consuetudine, la Commissione bilancio e programmazione, ha dato mandato ad una Sottocommissione per l'esame del "Rendiconto generale della Regione Piemonte dell'anno finanziario 1975". Esso è stato oggetto di approfondimento particolare anche perché la documentazione, messa a disposizione dagli uffici competenti della Giunta regionale, per la quale li ringraziamo, hanno permesso di analizzare non solo aspetti generali del "Rendiconto", ma anche aspetti significativi, specie in riferimento alla questione dei residui.
Le risultanze del lavoro svolto sono state illustrate alla Commissione competente del Consiglio, ed essa all'unanimità ha approvato il Rendiconto dell'anno finanziario 1975. La relazione è perciò la conseguenza dell'esame svolto e del voto espresso dalla Commissione.
Egregi colleghi, il disegno di legge in questione, da loro sicuramente letto, illustra nei primi sei articoli la dinamica delle entrate e delle spese di competenza, delle entrate e spese della gestione dei residui degli esercizi finanziari 1974 e precedenti. Gli artt. 7 e 8 illustrano le risultanze dei residui attivi e passivi alla chiusura dell'esercizio e l'art. 9 evidenzia gli elementi che concorrono alla formazione dell'avanzo finanziario, che supera i 18 miliardi e 370 milioni. Negli artt. 11, 12 e 13 si riportano le risultanze delle attività e delle passività finanziarie e patrimoniali, quindi il risultato patrimoniale. Occorre inoltre rilevare che ai sensi della legge regionale 2.9.1974, n. 29, si allega al Rendiconto in esame il Conto Consuntivo dell'IRES per l'anno finanziario 1975, secondo il disposto dell'art. 1.
I documenti allegati al disegno di legge hanno permesso di approfondire i molteplici aspetti del Rendiconto finanziario: la dinamica delle maggiori e minori entrate e delle maggiori e minori spese dei vari titoli e capitoli del bilancio, rispetto alle previsioni iniziali iscritte; gli accertamenti di entrata e di spesa; le riscossioni ed i pagamenti effettuati, nonché le somme da riportare come residui attivi e passivi. Sono state inoltre esaminate, con particolare attenzione, le variazioni intervenute nell'esercizio 1975 nei residui dell'anno 1974 e precedenti. A questo riguardo ci pare sia giusto evidenziare che la documentazione fornita arricchisce il materiale già a disposizione della Commissione per riesaminare, nel prossimo futuro, le leggi regionali; tale riesame sarà ulteriormente facilitato nel momento in cui si disporrà anche del Rendiconto finanziario del 1976. Entrando nel merito della legge, il Consuntivo dell'esercizio 1975 ha avuto una dinamica che modifica profondamente le previsioni iniziali del bilancio approvato il 1° aprile 1975. Occorre avere presente che nel 1975 si sono succedute due diverse Amministrazioni al governo della Regione, e che questo mutamento ha avuto dei riflessi anche sulle risultanze della gestione del bilancio.
Dai dati riassuntivi del Conto Consuntivo si rileva che le entrate previste in bilancio nella somma di lire 347 miliardi e 640 milioni, sono state variate fino a raggiungere i 472 miliardi e 265 milioni, ed al termine dell'esercizio esse sono state accertate in L. 517.005.428.561.
Questa modifica avvenuta nel corso dell'esercizio, per oltre 169 miliardi e 365 milioni, pari al 48,7% dell'entrata prevista, è determinata dalla somma algebrica dei minori e maggiori accertamenti delle entrate. Le minori entrate riguardano quelle tributarie proprie della Regione per lire 5 miliardi e 594 milioni circa e le quote dei tributi statali per lire 11 miliardi e 801 milioni circa, a cui si aggiungono ancora i 75 milioni previsti per alienazione ed ammortamento dei beni patrimoniali e rimborsi di crediti.
Il totale complessivo delle minori entrate risulta così di 17 miliardi e 470 milioni circa, e le cause più importanti che le hanno determinate sono: il minor gettito dell'imposta locale sui redditi; la minor quota dell'assegnazione del fondo comune, in quanto lo Stato ha recepito solo in parte le indicazioni del Convegno di Viareggio che ne richiedeva un aumento del 25%.
Fra le minori entrate extra tributarie riteniamo opportuno ricordare quelle relative all'assegnazione di fondi per il finanziamento del Piano regionale di sviluppo, per oltre 2 miliardi; all'assegnazione per l'addestramento professionale dei lavoratori, per un ammontare di 1 miliardo e 238 milioni circa; agli interessi sui fondi depositati presso la Tesoreria centrale e Istituti di credito, per una somma di 2 miliardi e 660 milioni circa. Per quanto riguarda le variazioni in aumento, esse si sono verificate, sempre in riferimento alle previsioni iniziali, tra le entrate extra tributarie nella misura di 8 miliardi e 924 milioni circa. Questa differenza è costituita dalla somma algebrica di: 14 miliardi e 533 milioni per previsioni relative a maggiori assegnazioni, da parte dello Stato, per funzioni trasferite; 1 miliardo e 700 milioni circa, per maggiori accertamenti di entrata verificatesi nel corso dell'esercizio; 7 miliardi e 334 milioni circa, per minori accertamenti di entrata. Altra maggiore entrata è quella relativa alle contabilità speciali, che rappresentano partite di giro, le quali erano state scritte per memoria nel bilancio di previsione '75 e, alla chiusura dell'esercizio, sono state accertate in 13 miliardi e 232 milioni circa.
La variazione in aumento di maggiore consistenza delle entrate riguarda l'assunzione di mutui, le anticipazioni ed altre operazioni di credito per un ammontare di 164 miliardi e 680 milioni. Questa variazione, derivante da operazioni di credito, rappresenta il 47,4% di aumento rispetto al complesso delle previsioni iniziali di entrata, il 97,2% dell'incremento delle medesime, ed ancora rappresenta il 31,8% delle entrate accertate alla fine dell'esercizio, che ammontano a 517 miliardi circa. In questo contesto, per la precisione, le leggi approvate e finanziate con l'accensione di mutui incidono sulle entrate per lire 102 miliardi circa mentre la rimanente parte delle operazioni di credito, di 76 miliardi circa, è dovuta all'accensione di anticipazioni bancarie per l'assistenza ospedaliera, di cui 54 miliardi già restituiti e 22 miliardi da rimborsare.
Per quanto concerne le leggi per investimento, occorre dire che esse sono state approvate dal Consiglio regionale nell'autunno 1975, quando di fatto non era più possibile perfezionare le previste operazioni di credito perché già ci si avviava al termine dell'esercizio.
Considerato inoltre che i 76 miliardi, riscossi per le anticipazioni bancarie a favore dell'assistenza ospedaliera, non hanno la natura di vere e proprie risorse regionali, si può rilevare che le entrate effettivamente riscosse in conto della competenza dell'esercizio 1975, ammontano a L.
218.544.844.059 e rappresentano soltanto il 42,3% delle entrate accertate.
Ne è derivata, come conseguenza, la formazione di una massa di residui attivi di 222 miliardi e 460 milioni circa, di cui le entrate per mutui autorizzati e non ancora contratti rappresentano il 45,7%. La possibilità e soprattutto la convenienza a riscuotere queste somme dipenderà in gran parte dalla capacità operativa delle leggi regionali già approvate, nonch dalla situazione finanziaria e dalla capacità di indebitamento degli Enti locali, cui parte delle medesime sono dirette. Anche questi elementi potranno essere approfonditi nel momento in cui andremo ad esaminare l'operatività delle singole leggi, riesame che dovrà essere effettuato sulla base del principio della certezza, affinché i fondi destinati trovino la possibilità di essere spesi nel corso dei singoli esercizi.
Solo in questo modo sarà possibile perseguire una efficace politica di riduzione dei residui. Certo, appena il bilancio annuale sarà anche di cassa oltre che di competenza, la partita dei residui potrà sensibilmente ridursi sempre che le procedure, specie quelle delle spese d'investimento siano semplificate, e che le spese stesse trovino la capacità di essere recepite dai destinatari.
Signori Consiglieri, quanto sin'ora abbiamo detto ed evidenziato riguarda le entrate ma anche la dinamica della spesa dell'esercizio 1975 e stata notevole. Ricordiamo che la previsione di spesa iniziale del bilancio era stata di 347 miliardi circa, mentre quella definitiva risulta poi di 476 miliardi, ed a fine esercizio le spese impegnate ammontano a 522 miliardi circa. Infatti, al termine dell'esercizio, le spese impegnate risultano superiori di 5 miliardi e 144 milioni circa rispetto alle entrate accertate. Questa massa d'impegni di spesa rappresenta però una gestione alquanto diversa da quella che si è realmente verificata, ciò per diversi fattori: previsioni iniziali che non disponevano ancora delle decisioni del potere centrale sugli effettivi stanziamenti; succedersi di una nuova Amministrazione; approvazione di leggi d'investimento ad esercizio avanzato. Tali fattori hanno fatto sì che le somme pagate, a fine esercizio, siano risultate di 302 miliardi e 467 milioni, e rappresentino solo il 57% delle somme impegnate.
Qualora da questa somma si dovessero escludere i 54 miliardi versati a parziale rimborso delle anticipazioni bancarie, si rileverebbe che pagamenti effettuati hanno riguardato quasi esclusivamente le spese correnti, di cui sono stati pagati 234 miliardi e 734 milioni, pari all'85 del totale impegnato, mentre i pagamenti relativi alle spese d'investimento sono limitati a 9 miliardi e 759 milioni, pari al 6% del totale delle spese d'investimento impegnate; le partite di giro sono state erogate per 3 miliardi e 960 milioni, più o meno nella stessa misura in cui sono state riscosse Come conseguenza, anche in questo caso si rileva il formarsi di una massa di residui passivi che ammonta a 219.681.029.695 di cui 159.159.533.509 derivanti da impegni assunti con atti formali sui relativi stanziamenti di spesa, e 60.521.490.186 derivanti dalle somme non impegnate con atti formali durante l'esercizio finanziario 1975, ma da conservare nel conto dei residui in relazione a precise norme delle corrispondenti leggi regionali, che ne consentono l'impegno negli esercizi finanziari 1976 e successivi.
Di questa massa di residui passivi formatasi nell'esercizio 1975, oggi ad esercizio 1976 ultimato, pensiamo si possa ormai conoscere quale parte si è estinta per avvenuto pagamento nel 1976, e quale parte è da dichiarare economia in quanto, per cause diverse, è da considerare non spendibile, e quale parte sarà ulteriormente da riportare come residui al 1977. Le economie si dovranno riattivare nei prossimi esercizi sotto forma di finanziamento di nuove leggi di cui si auspica una rapida operatività. Il riesame delle leggi regionali già approvate, oltre ad individuare certi difetti che possono essere dovuti a cause interne, dovrà tenere conto anche delle cause esterne che ne hanno influenzato l'operatività. Evidenzieremo più avanti queste cause, nel momento in cui illustreremo più compiutamente la situazione dei residui. Ritornando al Conto Consuntivo dell'esercizio 1975, abbiamo prima rilevato che l'impegno delle spese della gestione di competenza ha superato le entrate accertate, nello stesso periodo, di 5 miliardi e 143 milioni. Dalle risultanze del Consuntivo, questa maggiore spesa di oltre 5 miliardi è soprattutto dovuta a leggi d'investimento, le quali, anziché prevedere spese per 153 miliardi e 89 milioni corrispondenti alle risorse disponibili nello stato di previsione dell'entrata del bilancio, dopo aver provveduto alla copertura delle spese correnti, ne autorizzano per 158 miliardi e 539 milioni.
Come si è provveduto alla copertura di questi 5 miliardi circa di maggiori spese impegnate? Si è provveduto nell'ambito dell'utilizzo dell'avanzo finanziario dell'esercizio 1974 di 1 miliardo e 60 milioni; e del parziale impiego di risorse finanziarie disponibili, che provengono da maggiori accertamenti di residui attivi e da minori impegni di spesa sui residui passivi degli anni 1974 e precedenti, per un complesso di 22 miliardi e 453 milioni, La rimanente parte di queste risorse disponibili che ammonta a 18 miliardi e 370 milioni costituisce, come il Conto Consuntivo illustra, l'avanzo finanziario dell'esercizio 1975.
Poiché si può facilmente rilevare che la maggior parte di queste risorse disponibili deriva da economie realizzate sui residui passivi, sarà bene esaminare se tutte queste risorse hanno l'effettiva natura di economie, ossia di risparmio di spesa per minori costi sostenuti. In realtà, si tratta in parte di economie vere e proprie, ed in parte di somme che, anziché essere inutilizzate sui residui, con legge regionale sono state dichiarate economie, e potranno essere riattivate nell'esercizio 1977 per finanziare nuove spese con leggi regionali. Questo processo, di riattivazione di residui passivi inoperosi, rientra in quella politica di eliminazione dei residui passivi che, insieme a quella di accelerazione della spesa, caratterizza la gestione dell'Amministrazione. Un ulteriore esame da compiere per avere un quadro completo della gestione dell'esercizio 1975, e del risultato a cui la medesima è pervenuta, è l'esame dei residui degli esercizi precedenti.
Al 1° gennaio 1975 i residui attivi ammontano a L. 161.034.377.939 mentre al 31 dicembre le somme rimaste ancora da riscuotere ammontano a L.
103.773.823.452 pari al 64,4%. In questa somma è compreso anche un maggior accertamento di 1 miliardo e 198 milioni. I residui passivi al 1° gennaio 1975 ammontavano a 160 miliardi e 794 milioni, mentre alla chiusura dell'esercizio sono rimasti da pagare ancora 89 miliardi e 907 milioni pari al 56%, malgrado che oltre 21 miliardi siano rientrati. Queste economie riguardano per 5 miliardi e 736 milioni le spese correnti, per 15 miliardi e 507 milioni le spese d'investimento e per 10 milioni le partite di giro.
Signori Consiglieri, sulla questione dei residui molte cose sono state dette in tutte le assemblee regionali. Occorre avere presente che esistono somme le quali, seppure contabilmente devono essere considerati residui, in realtà non sono tali. Ad esempio possiamo rilevare che l'importo dei residui attivi al 1° gennaio 1975 comprendeva anche le somme depositate in conti fruttiferi presso Istituti di credito per L. 87 miliardi, nonché la somma di L. 29.975 418.315 versata dallo Stato nel conto aperto presso la Tesoreria centrale, ed infine la somma di L. 10.450.765.835 che rappresenta l'ammontare degli interessi attivi maturati sui depositi in essere all'anno 1973 e nell'anno 1974 e non prelevata.
In complesso dunque si sono considerati residui attivi, pur non avendone la natura, somme per L. 127.381.184 150, le quali costituiranno fondi disponibili e si aggiungeranno al fondo cassa, non appena sarà avviato il servizio di Tesoreria regionale e lo Stato autorizzerà la Regione a prelevare la somma depositata presso la Tesoreria centrale. La gestione dei residui attivi viene cosi ridimensionata a L. 33.635.193839 la quale, in ultima analisi, comprende ancora la somma di 8 miliardi e 250 milioni che corrisponde alle autorizzazioni ad accendere mutui. Questa inclusione tra i residui attivi e somme che di fatto sono già disponibili modifica quelle che appaiono le risultanze della gestione; non considerare questa realtà, potrebbe portare a conclusioni errate circa la politica da seguire per utilizzare al massimo le risorse disponibili.
E' auspicabile pertanto che entri al più presto in funzione il servizio di Tesoreria regionale, e che il Governo sblocchi celermente le somme assegnate alla Regione e che sono depositate presso la Tesoreria centrale.
A sua volta l'esame dei residui passivi pone in rilievo che quelli relativi alle spese correnti sono destinati ad estinguersi entro breve tempo.
Infatti alla fine dell'esercizio 1975 resta da pagare solo il 6% dei residui passivi provenienti dall'anno finanziario 1972, il 3% di quelli provenienti dall'anno finanziario 1973 ed il 29% da quelli relativi all'anno finanziario 1974, cioè ad un solo anno della loro determinazione.
Infine si deve registrare che i residui passivi relativi alle contabilità speciali sono diminuiti notevolmente negli ultimi due anni nonostante l'aumento complessivo dell'ammontare delle spese impegnate, e sono diminuiti anche nei confronti delle stesse partite di giro. Ci significa da un lato, che i residui relativi alle funzioni delegate, che anche la nostra Regione deve svolgere per conto dello Stato, in proporzione vanno man mano diminuendo, e dall'altro che lo Stato provvede con più sollecitudine a versare i fondi inerenti alle suddette funzioni. Il problema centrale è quello dei residui passivi che si determinano con le leggi d'investimento finanziate particolarmente attraverso l'accensione di mutui. Ricordiamo che i residui passivi relativi alle spese per investimento dell'esercizio 1975, rappresentano il 93% delle spese medesime.
Ne deriva che i residui passivi legati alle leggi per le spese d'investimento si estinguono assai lentamente. La riduzione di tali residui può avvenire solo con l'accelerazione della spesa, ed a ciò è possibile pervenire attraverso lo snellimento delle leggi con meccanismi che riducano i passaggi burocratici, e riducendo il protrarsi del tempo di utilizzo dei contributi da parte dei destinatari che beneficiano delle leggi regionali stesse. Altri aspetti che possono accelerare il 'operatività delle leggi d'investimento sono quelli legati ai tempi di progettazione ed alla semplificazione della normativa che disciplina gli appalti. Questo insieme di problemi riguarda le cause interne de; nostro modo di operare, che vanno risolte con il riesame delle leggi che ci siamo impegnati a fare.
I problemi di fondo sono però collegati alle seguenti cause patologiche, che sono esterne al nostro modo di operare: tassi d'inflazione ed aumento dei costi. Basta ricordare il meccanismo del credito per le aziende contadine, quelle commerciali ed artigiane, ecc.
Questi problemi determinano un allungamento dei tempi che intercorrono tra il momento della scelta dell'iniziativa e quello della realizzazione e conseguente erogazione del concorso negli interessi. E' sufficiente ancora ricordare che, in base alla legge fondamentale sul credito agrario, le operazioni di mutuo hanno accesso all'agevolazione solo dopo la stipula del contratto bancario definitivo, il quale avviene a conclusione della richiesta di credito e del collaudo delle opere agevolate stretta creditizia, che ha inciso pesantemente su tutta la struttura produttiva del Paese, in particolare nei settori dove gli operatori pubblici e privati manifestano la loro maggiore debolezza finanziaria.
In questa situazione gli interventi finanziari delle Regioni, per quanto impegnati nella loro destinazione e nel loro uso, sono risultati largamente inutilizzati: i contributi in conto interessi, in particolare, i cui beneficiari non sono riusciti a realizzare i relativi mutui; ma anche i contributi in conto capitale, soprattutto quelli destinati ad Enti pubblici ed ai piccoli operatori economici, impossibilitati a ricorrere al mercato finanziario creditizio, per la necessaria copertura della parte residua della spesa o per la carenza di garanzie.
Quindi, mentre si trasferiscono alle Regioni funzioni come i lavori pubblici, l'agricoltura ecc., non si dà loro alcuna possibilità di collaborazione alla gestione del sistema del credito, la cui importanza è facilmente concepibile in relazione alla scarsità delle risorse, che impediscono un intervento generalizzato attraverso i contributi in capitale, ed alla tendenza, unanimemente espressa, a considerare negativamente la generalizzazione di tali incentivazioni. Le Regioni inoltre, per una mancata riforma del sistema del credito, assumono la veste di soggetto passivo nei confronti delle imprese bancarie che sono guidate dalla logica del "profitto" e da quella assoluta "assenza di rischio". In questo contesto dovrà essere verificato rapidamente quale conseguenza determinerà, verso la Regione, il recente decreto legge del Governo, che stabilisce l'impossibilità per gli Enti locali di contrarre mutui d'investimento con gli Istituti di credito, in quanto i loro cespiti delegabili vanno ad integrare la garanzia dello Stato.
Occorre perciò premere perché il Governo modifichi tale decreto, anche su questo punto, ed accolga le richieste dell'ANCI; se ciò non si verificasse rapidamente, la Regione stessa, d'intesa con gli Enti locali ed i Consigli comprensoriali, dovrà rivedere le leggi regionali che servono ad integrare i fondi dei Comuni e delle Province. Questo sia per il settore d'investimento che per il settore dei servizi sociali. Ciò non solo per fare scelte d'interventi omogenei, ma per impegnare le proprie risorse in termini che portino ad ottenere risultati rapidi ed efficienti. Si dovrebbe anche esaminare l'opportunità di prendere accordi con gli Istituti bancari che fanno capo alla nostra Tesoreria, per acquisire un plafond di credito come Regione, attraverso l'accensione di mutui da destinare all'attivazione delle opere pubbliche degli Enti locali.
Signori Consiglieri, con quanto esposto abbiamo completato l'esame della gestione relativa all'esercizio 1975, nelle sue due componenti: gestione della competenza del bilancio 1975 e gestione dei residui degli esercizi 1974 e precedenti, e dei vari fattori che concorrono alla formazione del risultato finanziario definitivo. Tale risultato mostra che alcuni aspetti della gestione devono essere modificati, perché i propositi del legislatore si traducano in risultati più concreti.
In particolare, viene ancora una volta confermata la necessità di rivedere i meccanismi legislativi regionali, che proprio per quella parte più significativa rappresentata dagli investimenti, mostrano una ormai cronica lentezza operativa. Questa esigenza si accompagna alla necessaria verifica del possibile livello di indebitamento della Regione, che non pu essere ulteriormente aggravato (sia per il vincolo di legge, sia per la compatibilità con il quadro di riferimento rappresentato dal bilancio pluriennale). L'utilizzo per avviare gli investimenti fermi, e in particolare le opere pubbliche, delle somme accertate e non spese, avrebbe limitati effetti inflazionistici, non comporterebbe aggravamento per la bilancia dei pagamenti e contribuirebbe a soddisfare, almeno in parte, il fabbisogno sociale arretrato.
Questo è l'essenziale della relazione che dovevamo presentare, in base ai documenti sul Consuntivo; gli altri aspetti sono puramente tecnici e si riferiscono al patrimonio e all'IRES, e pertanto lascio a voi stessi la lettura della restante relazione scritta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Abbiamo già espresso in Commissione il voto favorevole del nostro Gruppo su questa relazione e non vi è nessun motivo di modificarlo. La relazione è attenta e precisa per quanto riguarda gli aspetti contabili.
L'unico punto che potrebbe sollevare da parte nostra qualche perplessità è quello dove si dice che al governo della Regione si sono succedute due diverse amministrazioni e che questo mutamento ha avuto dei riflessi anche sulle risultanze. Questa osservazione, cosi com'è messa nella relazione potrebbe non essere intesa esattamente e potrebbe suscitare delle polemiche. La relazione, inoltre, pone tutta una serie di problemi di carattere regionale e nazionale sui quali ci siamo già confrontati e avremo ancora occasione di confrontarci. L'accelerazione della spesa, che d'altra parte è già avvenuta man mano che gli uffici hanno potuto avere migliori strutture, e la revisione delle leggi sono problemi noti sui quali dovremo certamente ancora soffermarci nel prosieguo di tempo.
La messa a disposizione di maggiori somme da parte dello Stato nell'ulteriore corso che avranno i rapporti con esso, comporta problemi che trovano le forze politiche attente e sostanzialmente concordi. Vorrei fare una sola notazione, per non lasciare delle ombre, in riferimento ad un aspetto che è introdotto nella relazione. Il relatore attento e preciso - e lo ringraziamo di questo lavoro non certamente facile - ha introdotto l'argomento del decreto Stammati sul quale si discute molto in questi giorni. Il riferimento è certamente opportuno, però la ristrettezza della trattazione potrebbe lasciare, anche su questo punto, qualche ombra.
E' evidente che il decreto Stammati, oggi in discussione, sarà e dovrà essere modificato, ma non possiamo dimenticare le sue finalità né l'ampio dibattito che si è svolto in un convegno a Torino nel quale le forze politiche hanno espresso le loro posizioni in ordine alle opportune modifiche.
Fatte queste puntualizzazioni, confermo il voto favorevole del Gruppo della D.C.



PRESIDENTE

Chiede la parola la signora Castagnone Vaccarino Ne ha facoltà.



CASTAGNONE Aurelia

Anche a nome del Gruppo repubblicano confermo quanto avevamo gia annunciato in sede di Commissione, cioè il voto favorevole alla legge che oggi ci è proposta.
Ringraziamo il Consigliere Rossi che si è assunto l'onere di questa relazione. Riconosciamo in essa soprattutto l'onestà, per quanto riguarda le critiche non soltanto alla vecchia gestione, considerato che il Consuntivo riguarda parte di una gestione e parte di un'altra, ma anche alla nuova, in quanto pone punti interrogativi e sottolinea problemi che dovranno essere risolti nel momento in cui si farà la revisione delle leggi, non soltanto per accelerare o meno la spesa, ma per avviare una profonda revisione dei criteri politici che le hanno determinate. I tempi sono cambiati, le situazioni sono diverse e quindi i giudizi politici dati anni fa sono oggi mutati anche da parte dì coloro che un tempo erano in maggioranza e che oggi sono in minoranza.
Desidero soltanto fare una piccola osservazione per quanto riguarda il decreto Stammati. Tutti ne riconosciamo la necessità, anche con le eventuali modifiche che avverranno in Parlamento Ricordiamo soltanto che in sede di Commissione la maggioranza che oggi e in Regione non si è espressa cosi- negativamente come invece si esprime in altre sedi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Nel dichiarare il mio voto favorevole, colgo l'occasione per dire che con la relazione di questa mattina prende l'avvio una profonda meditazione ed attuazione della politica di piano, cosa che presuppone anche la revisione approfondita e la critica dei metodi approvati nel passato.



PRESIDENTE

Il Consigliere Carazzoni chiede di parlare. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

La notazione fatta dal Presidente della Giunta sull'opportunità e necessità di dare sollecita approvazione al rendiconto finanziario onde poter mettere in movimento talune leggi oggi bloccate, ci trova del tutto consenzienti. Avendo ascoltato la dettagliata e minuziosa relazione del Consigliere Rossi, non abbiamo osservazioni di ordine tecnico e contabile nei confronti del rendiconto stesso. Tuttavia ci asterremo in sede di votazione, dando alla nostra astensione un significato puramente politico.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di parola. Possiamo quindi procedere alla votazione degli articoli per appello nominale.
Art. 1 - Approvazione del rendiconto "Il rendiconto generale della Regione, per l'anno finanziario 1975, è approvato con le risultanze di cui alla presente legge.
Al rendiconto di cui al precedente comma è allegato, ai sensi dell'art.
13 della legge regionale 2 settembre 1974, n. 29, il Conto Consuntivo dell'Istituto Ricerche Economico-Sociali del Piemonte per l'anno finanziario 1975".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 37 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art 2 - Entrate di competenza dell'esercizio finanziario 1975 "Le entrate tributarie, le entrate per quote di tributi, le entrate extra-tributarie, le entrate per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali, le entrate per rimborso di crediti ed accensione di prestiti, le entrate per contabilità speciali accertate per la competenza dell'esercizio finanziario 1975, risultano stabilite dal rendiconto consuntivo del bilancio in L. 517.005.428.561.
Le entrate di cui al primo comma furono riscosse in L. 294.544.844.059 e rimasero da riscuotere in L. 222.460.584.502".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato Art. 3 - Spese di competenza dell'esercizio finanziario 1975 "Le spese correnti, le spese in conto capitale, le spese per il rimborso di prestiti e le spese per contabilità speciali impegnate per la competenza dell'esercizio finanziario 1975 risultano stabilite dal rendiconto consuntivo del bilancio in L. 522.148.833.035 Le spese di cui al precedente comma furono pagate in L. 302.467.809.340 e rimasero da pagare in L. 219.681.023.695".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 37 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - Riepilogo generale delle entrate e delle spese di competenza "Il riepilogo generale delle entrate e delle spese di competenza dell'esercizio finanziario 1975 risulta stabilito dal rendiconto consuntivo come segue: Entrate complessive L. 517.005.428.561 Spese complessive L. 522.148.833.035 Differenza L. 5.143.404.474 Entrate tributarie, entrate per quote di tributi statali ed entrate extra tributarie: L. 326.043.874.598 Spese correnti L. 274.364.139.000 Differenza L. 51.679.735.598" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - Entrate residue degli esercizi finanziari 1974 e precedenti "I residui attivi dell'esercizio finanziario 1972, dell'esercizio finanziario 1973 e dell'esercizio finanziario 1974 risultavano stabiliti alla chiusura dell'esercizio finanziario 1974, in L. 161.034.377.989.
I residui di cui al precedente comma furono riaccertati, al 31 dicembre 1975, in 162.233.269.845, furono riscossi per 58.454.446.303 e rimasero da riscuotere per L. 103.778.823.542".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 5 è approvato.
Art. 6 - Spese residue degli esercizi finanziari 1974 e precedenti "I residui passivi dell'esercizio finanziario 1972, dell'esercizio finanziario 1973 e dell'esercizio finanziario 1974 risultano stabiliti alla chiusura dell'esercizio finanziario 1974, in complessive L.
160.784.409.094.
I residui di cui al precedente comma furono pagati per L.
49.622.293.345 e rimasero da pagare per L. 89.907.505.383".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 6 è approvato Art. 7 - Residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975 "I residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975 risultano stabiliti, dal rendiconto consuntivo del bilancio, in L.
326.239.408.044 e si riferiscono per L. 222.460.584.502 alle somme rimaste da riscuotere sulle entrate accertate per la competenza propria dell'esercizio finanziario 1975, come risulta indicato nel precedente art.
2 e per L. 103.778.823.542 alle somme rimaste da riscuotere sui residui degli esercizi finanziari 1974 e precedenti, come risulta indicato nel precedente art. 5".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 7 è approvato Art. 8 - Residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975 "I residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975 risultano stabiliti, dal rendiconto consuntivo del bilancio, il L.
309.588.529.078.
I residui di cui al precedente comma si riferiscono per L.
219.681.023.695 alle somme rimaste da pagare sulle spese impegnate per la competenza propria dell'esercizio finanziario 1975, come risulta indicato nel precedente art. 3 e per L. 89.907.505.383 alle somme rimaste da pagare sui residui degli esercizi finanziari 1974 e precedenti, come risulta nel precedente art. 6".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 8 è approvato.
Art. 9 - Risultato finanziario "L'avanzo finanziario alla chiusura dell'esercizio 1975 è stabilito in L. 18.370.482.210, in base alle seguenti risultanze del rendiconto consuntivo del bilancio: Avanzo finanziario al 1° gennaio 1975 più L. 1.060.384.462 Maggiore accertamento, nell'esercizio finanziario 1975, di residui attivi pertinenti agli esercizi finanziari 1972, 1973 e 1974 più L.
1.982.461.910 Minore accertamento, nell'esercizio finanziario 1975, di residui passivi pertinenti agli esercizi finanziari 1972, 1973 e 1974 più L.
21.254.610.366 Differenza, di cui all'art. 4 della presente legge, tra le entrate complessive e le spese complessive di competenza dell'esercizio 1975 meno L. 5.143.404.474 Minore accertamento, nell'esercizio finanziario 1975, di residui attivi pertinenti agli esercizi finanziari 1972, 1973 e 1974 meno L. 783.570.054 Totale L. 18.370.482.210".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 9 è approvato Art. 10 - Disposizioni speciali "Sono approvate le eccedenze d'impegno di cui ai capitoli n. 2 e n.
468, dello stato di previsione della spesa per l'esercizio finanziario 1975 ai fini del recupero di somme, dell'ammontare complessivo di L. 1.100.000 da accertare nella gestione del bilancio per l'esercizio finanziario 1976.
Sono approvate le eccedenze d'impegno di cui ai capitoli n. 1001 e 1004 dello stato di previsione della spesa per l'esercizio 1975, in relazione alle maggiori entrate accertate nei corrispondenti capitoli n. 61 e n. 64 dello stato di previsione dell'entrata per lo stesso esercizio finanziario".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 10 è approvato.
Art. 11 - Attività finanziarie e patrimoniali "La consistenza delle attività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell'esercizio finanziario 1974 risultava stabilita, nel relativo rendiconto generale, in L. 168.484.486.351.
La consistenza delle attività di cui al precedente comma alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975 risulta stabilita, nel relativo rendiconto generale, in L. 338.915.375.512".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 11 è approvato.
Art. 12 - Passività finanziarie e patrimoniali "La consistenza delle passività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell'esercizio finanziario 1974 risultava stabilita, nel relativo rendiconto generale, in il 160.784.409.094.
La consistenza delle passività di cui al precedente comma alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975 risulta stabilita, nel relativo rendiconto generale, in L. 335.181.213.698".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 12 è approvato.
Art. 13 - Risultato patrimoniale "L'eccedenza delle attività sulle passività finanziarie e patrimoniali alla chiusura dell'esercizio finanziario 1975 risulta stabilita, nel relativo rendiconto generale, in L. 3.734.161.814".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 30 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 13 è approvato.
Poiché nessuno chiede di parlare, passiamo alla votazione sull'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione sull'intero testo di legge ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio approva l'intero disegno di legge. Preciso che la legge senza i congedi giustificati, non potrebbe essere approvata.



RASCHIO Luciano

Sarebbe opportuno, quando si arriva al secondo appello definitivo per l'approvazione di una legge, sospendere per l'accertamento della presenza di tutti i Consiglieri. In questo momento c'è una riunione in corso indetta addirittura dal Presidente del Consiglio regionale, Sanlorenzo.



PRESIDENTE

Non posso sospendere i lavori. In questo caso la legge viene ugualmente approvata, ma solo perché ci sono dei congedi, quindi la maggioranza risulta inferiore a quella prevista dal numero dei Consiglieri eletti.
Chiede la parola il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei solo far osservare che, senza i Consiglieri che sono riuniti con i forestali, il numero sarebbe sufficiente: basterebbe chiamare i Consiglieri fuori dell'aula.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Chiedo la parola per mozione d'ordine. Si ripetono con una certa frequenza questi vuoti consiliari dovuti essenzialmente a impegni di Commissione, talvolta preordinati, talvolta improvvisati. Questa situazione dovrebbe trovare un rimedio positivo e radicale. Durante una seduta del Consiglio regionale vi possono essere delle astensioni o delle uscite, ma queste debbono essere responsabilizzate politicamente o partiticamente. Gli impedimenti a restare nell'aula perché si è sollecitati a partecipare a lavori di Commissione è una cosa che non può ulteriormente verificarsi.



PAGANELLI Ettore

Il Presidente del Consiglio, in apertura dei lavori, ha già fatto una dichiarazione in merito alle presenze in aula e cioè che il problema sarà portato all'esame dei Capigruppo assieme a quello della presenza in aula all'ora stabilita dall'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Questa mattina mi ero già accorto della situazione. La formulazione dell'ordine del giorno è stata faticosa e complessa, ed era già stata il risultato di una riunione dei Capigruppo. Tutte le leggi iscritte sono pronte e non c'é una sola ragione perché non siano approvate dal Consiglio regionale. Tutto questo però esige una serie di misure che bisogna rispettare. Quindi la questione viene portata subito nella riunione dei Capigruppo che forse terremo a chiusura dei lavori.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame disegno di legge n. 157: "Trattamento di missione del personale dell'Amministrazione regionale"


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Presidente della Giunta regionale. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Se siamo d'accordo proporrei la trattazione dei punti sesto e settimo che riguardano il trattamento di missione del personale dell'Amministrazione regionale e l'estensione della normativa di cui all'art. 71 per l'inquadramento in ruolo in base al titolo posseduto.
Sono due leggi di non grossa entità, e, avendo ancora mezz'ora a disposizione, ne richiederei l'approvazione dal momento che sono concordate fra tutti i Gruppi.



PRESIDENTE

Mi riservo di esaminare con i Capigruppo i tempi per la trattazione dell'argomento all'O.d.G. di domani, secondo i desideri dei Gruppi.
Potrebbe darsi si possa anche svolgere qualche provvedimento legislativo che oggi non trova spazio.
Se non vi sono obiezioni, possiamo passare al punto sesto all'O.d.G.: "Esame disegno di legge n. 157 'Trattamento di missione del personale dell'Amministrazione regionale' ". Relatore è il Consigliere Bellomo, a cui do la parola.



BELLOMO Emilio, relatore

Il problema è noto. La relazione dettagliata in mano ai Consiglieri mi esime dal leggerla. Mi limito a sottolineare l'urgenza e la necessità di votare questa legge, già oggetto di un lungo ed approfondito dibattito in Commissione. La precedente, votata nel maggio 1976, non ha incontrato il favore del Commissario del Governo che aveva soprattutto contestato l'art.
2 contenente la sostanza stessa della legge. Con il disegno di legge n. 157 cerchiamo di rispettare la normativa statale prevista e contenuta nella legge 836, cerchiamo di dare una interpretazione migliorativa che ci affranchi e che ci tenga al riparo da una eventuale seconda reiezione da parte del Commissario del Governo e cerchiamo di rendere giustizia ai 1500 dipendenti che potenzialmente sono interessati al problema.
La nuova normativa prevede tre livelli di rimborso con diarie fisse ed articolate in ventiquattresimi di ora e secondo determinati scaglioni, come d'altra parte è evidenziato nella relazione. La legge è stata lungamente discussa ed è stata approvata all'unanimità dai Consiglieri componenti la I Commissione che ne sollecitano il voto unitario da parte dell'intero Consiglio.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola in merito? Chiede la parola la signora Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE Aurelia

A nome del Gruppo repubblicano debbo annunciare il voto favorevole alla legge in discussione. Desidero fare una osservazione in merito ai rimborsi per missioni ai consulenti. Non vorrei che si creasse una discrepanza tra il trattamento del personale della Regione e il trattamento dei consulenti.
E' difficile conoscere il trattamento riconosciuto ai consulenti in quanto vengono pagati con i fondi economali. Chiedo pertanto alla Giunta di renderci conto delle spese per missioni e delle spese globali sostenute complessivamente, perché ritengo che anche per i consulenti si debba disciplinare la materia.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola, passiamo quindi alla votazione degli articoli per appello nominale.
Art. 1 - "Il trattamento economico di missione del personale dell'Amministrazione regionale è regolato dalle norme della presente legge.
Per quanto non previsto dalla medesima è fatto rinvio alla normativa di cui alla legge 18 dicembre 1973 n. 836".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - "Con decorrenza dalla data di entrata in vigore della presente legge, al personale della Regione Piemonte comandato in missione fuori dell'ordinaria sede di servizio, spetta l'indennità di trasferta nella misura seguente: per ogni 24 ore di missione 1 - Dirigente di Settore - Capo Servizio L. 15.000 2 - Istruttore - Capo Ufficio - Segretario L. 13.000 3 - Operatore specializzato - Operatore - Custode L. 12.000 Per le ore residuali o per le missioni di durata inferiore alle 24 ore l'indennità di trasferta spetta, per le qualifiche del I^ gruppo in ragione di L. 660 per le prime 10 ore e L. 600 per le successive - per le qualifiche del II^ gruppo rispettivamente in ragione di L. 600 per le prime 10 ore e L. 500 per le successive - per le qualifiche del III^ gruppo rispettivamente in ragione di L. 570 per le prime 10 ore e L. 450 per le successive.
Per le missioni effettuate fuori dal territorio nazionale o in Comuni posti fuori dalla Regione, aventi popolazione superiore ai 500 mila abitanti, le indennità di cui ai precedenti comma sono aumentate del 30%.
Per le missioni effettuate fuori dal territorio nazionale il dipendente ha facoltà di chiedere la liquidazione della diaria sulla base del D.M.
17/11/1973.
A favore di quei dipendenti che per ragioni di servizio sono soggetti a rischio o a gravi disagi per ispezioni o visite in miniera, cave ovvero a lavori in galleria o a lavori in località impervie o pericolose l'indennità di missione sopradeterminata è maggiorata del 40 limitatamente alla giornata di trasferta nel corso della quale si effettuano i sopralluoghi suddetti.
Detta maggiorazione è attribuita previa motivata attestazione dell'Amministratore competente.
Le missioni sono disposte: dal responsabile dell'ufficio, oppure dall'Amministratore competente qualora si tratti del responsabile di ufficio, se si svolgono nell'ambito della regione dall'Amministratore competente, su proposta del responsabile dell'ufficio, se si svolgono nel restante territorio della Repubblica o all'estero.
I dipendenti possono chiedere il rimborso delle spese di vitto e alloggio effettivamente sostenute e debitamente documentate. In tal caso l'indennità di missione spettante verrà ridotta di un mezzo se vengono rimborsate le spese di alloggio, fino al limite massimo di L. 9.000; di un terzo se vengono rimborsate le spese di vitto, fino ad un massimo di L.
4.000 per ogni pasto; di due terzi se vengono rimborsate le spese di alloggio e vitto nei limiti sopraddetti.
Per le missioni da svolgere in località distanti meno di 30 km, le indennità di cui ai comma precedenti sono ridotte di un terzo.
Nel caso di dipendenti che effettuino più di dodici missioni al mese le indennità di trasferta sono ridotte di un terzo dopo la dodicesima.
L'indennità di trasferta non è dovuta quando la missione: a) sia nella località di abituale dimora b) sia compiuta in località distante meno di 12 km, dalla sede di servizio c) si protragga, senza giustificato motivo, oltre le effettive esigenze di servizio d) sia di durata inferiore alle tre ore e) sia svolta come normale servizio di istituto, nell'ambito della circoscrizione o zona, dal personale di vigilanza o di custodia".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - "Al dipendente in missione può essere consentito l'uso di un proprio mezzo di trasporto con la corresponsione di un rimborso spese commisurato ad una somma pari a L. 75 per ogni Km, di percorrenza effettuato.
Quando l'Amministrazione, nel proprio esclusivo interesse, o per assicurare servizi da effettuarsi in località difficilmente raggiungibili con mezzo pubblico, richiede espressamente al dipendente di prestarsi a mettere a disposizione dell'Amministrazione stessa il proprio automezzo tale rimborso spese è aumentato di un terzo.
L'uso del proprio mezzo di trasporto è autorizzato secondo le modalità di cui al regolamento del Consiglio regionale adottato, sentite le Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - "Ai dipendenti in missione compete il rimborso delle spese effettivamente sostenute per i viaggi effettuati su mezzi di trasporto pubblico.
In aggiunta al rimborso di cui al comma precedente, è dovuta un'indennità supplementare pari al 10% del costo del biglietto, tale indennità è ridotta al 5% del costo del biglietto stesso se il viaggio è compiuto in aereo.
Per i percorsi effettuati a piedi, in zone prive di strade, spetta l'indennità di L. 80 al Km.
I rimborsi e le indennità previste dall'art. 3 e del presente articolo competono per tutti i servizi resi fuori dall'ordinaria sede di servizio anche se il personale non acquista titolo all'indennità di trasferta.
Le indennità ed i rimborsi previsti dagli artt. 2 e 3 e dal presente sono liquidati dagli uffici competenti dell'Amministrazione, esclusivamente su presentazione di apposita tabella, firmata dal dipendente, convalidata dal responsabile dell'ufficio e vistata dall'Amministrazione competente completa della relativa documentazione.
Il rimborso spese per viaggio aereo o per uso di vagone letto deve essere autorizzato dal Presidente della Giunta o dall'Assessore competente o per il personale del Consiglio dal Presidente del Consiglio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - "L'impiegato il quale, al fine di ritrarne un indebito vantaggio, sottoscrive dichiarazioni in tutto od in parte non veritiere intorno alle missioni eseguite, risponde ad ogni effetto, anche disciplinare, delle dichiarazioni rese, ferma restando la responsabilità della vigilanza spettante a chi ha autorizzato la missione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 - "Le spese di missioni eseguite dal personale nell'interesse di privati o di altri Enti sono liquidati dalla Giunta regionale e poste a carico degli interessati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 - "Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata in aggiunta alle somme stanziate nel bilancio per l'anno finanziario 1977 per indennità di missione e rimborso spese di trasporto per le trasferte di servizio, la spesa di 180 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede, per l'anno finanziario 1977 mediante l'utilizzo di una quota di pari ammontare delle disponibilità esistenti nel fondo speciale di cui al capitolo n. 1018 del bilancio per l'anno finanziario 1976, ai sensi della legge 27.2.1955, n.
64, e mediante l'integrazione degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 40 n. 800, n. 1460, n. 2180, n. 2760, n. 3240, n. 3660, n. 4060, n. 5030, n.
5900, n. 6660, n. 7180 e n. 7670 del corrispondente stato di previsione nella rispettiva misura di 10 milioni, di 10 milioni, di 6 milioni, di 3 milioni, di 2 milioni, di 5 milioni, di 10 milioni, di 10 milioni, di 1 milione, di 3 milioni, di 50 milioni, di 40 milioni e di 30 milioni.
Nei bilanci per gli anni finanziari 1978 e successivi, lo stanziamento dei capitoli relativi alle indennità di missione e rimborso spese di trasporto per le trasferte di servizio sarà iscritto nella misura risultante dalle integrazioni di cui al precedente comma.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato, con proprio decreto, ad apportare le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Poiché nessuno chiede la parola passiamo alla votazione sull'intero testo del disegno di legge n. 157.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione dell'intero disegno di legge: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame disegno di legge n. 165 "Estensione della normativa di cui all'art. 71 della legge regionale 12/8/1974, n. 22, per l'inquadramento in ruolo in base al titolo posseduto"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto settimo: "Esame disegno di legge n. 165 'Estensione della normativa di cui all'art. 71 della legge regionale 12/8/1974, n. 22 per l'inquadramento in ruolo in base al titolo posseduto' ". La parola al relatore, Consigliene Dadone.



DADONE Pietro, relatore

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il disegno di legge in esame risponde all'esigenza di dare il primo inquadramento ad un numero ristretto di personale (circa 17) in possesso del titolo di studio superiore a quello richiesto dalle qualifiche d'inquadramento attribuibili ai sensi delle leggi regionali 12/8/1974, n. 22 e 5/12/1975, n. 60; infatti alcuni provvedimenti d'inquadramento furono a suo tempo annullati dalla Commissione di controllo sugli atti della Regione proprio per tale "eccesso di titolo".
Il presente disegno di legge si limita ad estendere le procedure di espletamento dei concorsi interni di cui all'art. 71 della legge regionale 12/8/1974, n. 22, relativa al personale non di ruolo, anche al personale "comandato e trasferito" per dare la possibilità a questi dipendenti di ottenere un primo inquadramento sulla base dei medesimi criteri adottati per il personale avventizio che ha avuto attribuite le qualifiche regionali in seguito a concorso interno sulla base del titolo di studio posseduto alla data di entrata in vigore della legge regionale 12/8/1974, n. 22.
Il conferimento delle qualifiche, in applicazione del presente disegno di legge potrà avvenire anche in soprannumero cosi come previsto dall'art.
68 della legge regionale 12/8/1974, n. 22 e non pregiudicherà la possibilità di bandire in prosieguo eventuali concorsi pubblici, perché i posti di risulta resteranno immutati nel numero. Ai fini economici si è fatto riferimento alla normativa già in vigore. L'art. 2 provvede agli adempimenti finanziari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Il Gruppo democristiano vota a favore di questa legge che, d'altra parte, non è che una riedizione della precedente che non aveva avuto il visto del Commissario del Governo. Forzatamente viene ridotta nei limiti temporali, ma d'altra parte questo è il motivo e la condizione per farla passare. E' ridotto il numero dei dipendenti che possono beneficiarne ed allora la raccomandazione che viene rivolta alla Giunta regionale è che i dipendenti esclusi siano tenuti in una particolare considerazione di incarichi per consentire loro, con lo sviluppo di ulteriori concorsi e di ulteriori sistemazioni interne, di avere il posto corrispondente al titolo di studio.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, con queste due leggi, una per il trattamento di missione e l'altra per il riconoscimento del titolo di studio, la Giunta adempie ad un impegno che aveva assunto in Commissione e nel confronto con i Gruppi politici. Restano da portare avanti altre leggi, come quella per il trattamento perequativo e la legge per le strutture. Vorrei cogliere questa occasione per dare alcune informazioni relative a questa legge. Per quanto riguarda il trattamento perequativo, il trattamento, cioè, che dovrebbe eliminare alcuni squilibri all'interno dei singoli inquadramenti vi sono già alcune ipotesi che presto potranno essere consegnate alla Commissione competente.
L'articolato che riguarda la legge sulle strutture sta per essere ultimato dalla Commissione formata dal personale, da alcuni esperti e integrata dalla direzione politica della Giunta. Avremmo già potuto consegnarlo, ma attendevamo di effettuare almeno un primo esame degli schemi dei decreti della legge n. 382, che non sono stati ancora consegnati. E' ovvio che per la preparazione della legge sulle strutture bisognerebbe essere a conoscenza di un'ipotesi minima delle competenze delle funzioni, degli uffici del personale, delle risorse che verranno trasferite alla Regione.
Non appena perverranno questi schemi, sarà cura della Giunta, entro la fine di febbraio o nei primi giorni di marzo, di consegnare l'articolato con tutta la documentazione, di cui una parte è già in possesso dei Consiglieri appartenenti alla Commissione competente. Ultimando il processo relativo all'art. 72, che, come sapete, è in corso, avremmo concluso l'iter dell'inquadramento e della sistemazione del personale della Regione. Si dovranno poi esaminare alcuni altri aspetti relativi alla qualificazione all'ulteriore preparazione, all'aggiornamento scientifico che saranno alla base della nuova vita regionale. Tutto questo sarà oggetto delle discussioni che avremo con le forze presenti in Consiglio e le Commissioni in sede competente.
Desideravo esclusivamente dare questa informazione in occasione dell'adempimento da parte della Giunta di questi impegni.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola? Non ve ne sono. Passiamo alla votazione dei singoli articoli per appello nominale.
Art. 1 - "Il personale che, alla data di entrata in vigore della legge regionale 12.8.74, n. 22 era in possesso del titolo di studio proprio della qualifica regionale superiore a quella attribuibile in applicazione delle leggi regionali 12/8/74, n. 22 e 5/12/75, n. 60, ha diritto, a domanda, di ottenere l'estensione delle procedure previste dall'art. 71 della legge regionale n. 22, primo, secondo e terzo comma, ai fini dell'attribuzione anche in soprannumero così come previsto dall'art. 68 della legge regionale n. 22 - ai sensi dell'art. 73 della legge regionale 12/8/74, n. 22 modificato dalla legge regionale 5/12/75, n. 60 con effetto dal 4/9/1974 della qualifica di Istruttore se in possesso del diploma di laurea, di Segretario se in possesso del diploma di istruzione secondaria di 2° grado e di operatore specializzato o operatore se in possesso del diploma di istruzione secondaria di 1° grado.
Ai fini economici si applica l'art. 4 della legge regionale 5/12/1975 n. 60".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - "Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge valutati in 50 milioni per il periodo dal 4 settembre 1974 al 31 dicembre 1976, si provvede mediante l'utilizzo di una quota di pari ammontare della disponibilità esistente nel fondo speciale di cui al capitolo n. 1018 rubrica 3, n. 2 - del bilancio per l'anno finanziario 1976, ai sensi della legge 27 febbraio 1955, n. 64, e mediante l'iscrizione delle somme di 40 milioni e di 10 milioni, rispettivamente nei capitoli n. 720 e n. 740 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1977.
All'onere per l'anno finanziario 1977 e per ciascuno degli anni finanziari successivi, valutato in 20 milioni annui, si farà fronte con le somme stanziate nei capitoli n. 720 e n. 740 dei relativi bilanci.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si passi alla votazione dell'intero testo del disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Designazione componenti sezione decentrata del CO.RE.CO. del Verbano Cusio, Ossola


PRESIDENTE

A questo punto passiamo alle nomine dei componenti della Sezione decentrata del CO.RE.CO. del Circondario del Verbano, Cusio, Ossola.
I candidati proposti sono: come membri effettivi, Maulini Pasquale Melloni Gerardo e Cristina Pierino; e come membri supplenti: Uberti Ernesto e Orsatti Antonio.
Prego di distribuire le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione dei membri effettivi: presenti e votanti 45 hanno riportato voti: MAULINI Pasquale 25 MELLONI Gerardo 18 CRISTINA Pierino 25 Membri supplenti: UBERTI Ernesto 25 ORSATTI Antonio 19 Scheda bianca 1 Li proclamo quindi eletti.


Argomento: Nomine

Nomina Presidente Collegio sindacale nella cooperativa di garanzia per il finanziamento agli artigiani della Provincia di Cuneo


PRESIDENTE

Passiamo alla nomina successiva, cioè alla "Nomina Presidente Collegio sindacale nella cooperativa di garanzia per il finanziamento agli artigiani della Provincia di Cuneo". Il nominativo è quello di Vincenzo Taricco.
Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 ha riportato voti: TARICCO Vincenzo 38 Schede bianche 2 Lo proclamo quindi eletto.


Argomento: Nomine

Nomina di due rappresentanti della Regione in seno al Consiglio di Amministrazione della cooperativa artigiana di garanzia di Cuneo


PRESIDENTE

In ultimo possiamo ancora votare la: "Nomina di due rappresentanti della Regione in seno al Consiglio di Amministrazione della cooperativa artigiana di garanzia di Cuneo". I nominativi sono quelli dei signori: Perlo Giovanni e Giordana Riccardo.
Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno riportato voti: PERLO Giovanni 33 GIORDANA Riccardo 33 Scheda bianca 1 Li proclamo eletti.
E' necessaria una breve riunione dei Capigruppo per discutere l'ordine dei lavori di domani. Il Consiglio è convocato domani mattina alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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