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Dettaglio seduta n.94 del 27/01/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Parchi e riserve

Esame deliberazione Consiglio regionale per l'approvazione del piano regionale dei parchi e delle riserve naturali - Legge regionale 4 giugno 1975, n. 43 (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Avevamo interrotto la discussione dei punto quinto dell'O.d.G.: "Esame deliberazione Consiglio regionale per l'approvazione del piano regionale dei parchi e delle riserve naturali Legge regionale 4 giugno 1975, n. 43" dopo l'introduzione dell'Assessore Rivalta.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiabrando. Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro

Esprimiamo parere favorevole al piano dei parchi proposto dalla Giunta in seguito ad una sostanziale rielaborazione avvenuta in II Commissione. Il voto positivo deriva innanzitutto dalla disponibilità che la Giunta regionale ha dimostrato nell'accogliere la nostra proposta di legge di modifica dell'art. 3 della legge istitutiva dei parchi dell'anno 1975, ora diventata legge n. 7 del 1977.
Con queste modifiche abbiamo meglio precisato i divieti transitori e la sostanziale compatibilità dell'attività agricola con i parchi. In particolare restano possibili le seguenti attività che prima parevano vietate dalla legge istitutiva dei parchi: il taglio e l'utilizzazione dei boschi, la coltivazione e l'avvicendamento dei pioppi con le altre colture i dissodamenti per necessità agricole, la costruzione e la sistemazione di fabbricati rurali, l'apertura di strade agricole, ecc.
E' chiaro che questo provvedimento ha risolto molti problemi e agevolato l'accettazione nel parco da parte della grande maggioranza delle zone comprese nel piano.
Il nostro voto positivo è giustificato anche dalla volontà che la Giunta regionale ha dimostrato nei confronti dei Comuni e delle popolazioni delle zone interessate, alcune delle quali si sono espresse a larghissima maggioranza contro il provvedimento, mi riferisco alla zona del Lago di Viverone, alla collina di Rivoli, altre hanno espresso dubbi sulla validità della perimetrazione, come per la Val Borbera. Siamo del parere che un parco non possa essere calato d'autorità sulla testa delle popolazioni interessate, ma deve essere con queste discusso (ed è stato discusso) e da esse accettato, almeno a maggioranza, se vogliamo che possa essere correttamente attuato e gestito nell'interesse della collettività.
Prendiamo quindi atto dello stralcio avvenuto per le zone di Rivoli Viverone e Val Borbera.
Siamo anche d'accordo sulle modifiche apportate in alcune zone in seguito una consultazione avvenuta con gli Enti, con le organizzazioni e con le popolazioni interessate. Queste modifiche faciliteranno l'iter dei piani e delle leggi istitutive che dovranno essere varate.
Auspichiamo che il metodo seguito in questa fase, attraverso le consultazioni e con conseguente rispetto della volontà delle popolazioni sia attuato anche in futuro nelle iniziative per la revisione del piano che la prevede.
Questo è il nostro pensiero. Ci accingiamo quindi a dare parere favorevole e voto positivo al piano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, signori Consiglieri, il nostro Gruppo voterà a favore questo provvedimento in quanto è stato corresponsabile della legge sui parchi quando il collega Debenedetti era Assessore.
Vorrei però osservare che normalmente le consultazioni non si svolgono alla presenza diretti interessati, ma di esponenti di Enti culturali (che molte volte rappresentano se stessi) o di sindaci che forse non conoscono nemmeno la materia. In base a questi incontri diamo giudizi che poi la popolazione rifiuta violentemente, soprattutto perché non conosce nulla dei parchi, delle loro limitazioni e di quanto capiterà nei loro territori.
Una sera fui trascinato in un paese vicino a Rivoli per esporre agli abitanti del posto la funzione dei parchi. Il paese conta circa 900 abitanti e l'incontro di quella sera si svolse alla presenza di circa 300 persone (bambini e vecchi erano rimasti a casa). Mi fu impedito di parlare tant'è che reagii violentemente e la mia reazione calmò gli animi.
La questione è che i Comuni non hanno esposto ai cittadini l'argomento.
Le consultazioni vanno fatte sul posto, alla presenza della popolazione, per non correre il rischio di soluzioni che noi riteniamo utili, ma che la popolazione non capisce.
Non sono stato a Buttigliera; ma so che chi c'è stato non ha nemmeno potuto aprire bocca.
Nelle zone interessate occorre promuovere una distribuzione di stampati e di volantini, affinché la gente conosca le soluzioni che si propongono la funzione del parco, i suoi confini e quanto in esso si può o non si pu fare, altrimenti viene carpita la buona fede del contadino o di chi abita nel posto il quale, se fosse informato, sarebbe d'accordo, mentre, a causa della disinformazione, assume posizioni contrarie e negative per un nonnulla.
Sarà inoltre opportuno realizzare effettivamente le cose che si promettono, come la recinzione e le guardie per la sorveglianza. Propongo inoltre di promuovere una campagna di educazione per coloro che frequentano i parchi. Infatti, perché nella zona di Torino si è contrari ai parchi? Perché normalmente il sabato e la domenica i torinesi vanno nei parchi rubano galline, conigli e cavoli, e, come se non bastasse, picchiano i contadini che osano ribellarsi.
Occorre quindi opera di persuasione per la realizzazione dei parchi e opera di civilizzazione per coloro i quali trascorrono le giornate festive nei prati.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la seduta di oggi è assai importante. La delibera passata al vaglio dell'elaborazione della II Commissione e portata oggi in aula, troverà un largo consenso soprattutto se sarà accompagnata da una presa di coscienza prima in Consiglio regionale e poi nell'ambito del territorio piemontese.
Mi perdonino i colleghi se questo può sembrare un atto di presunzione ma i problemi dei parchi nazionali e naturali in Italia peccano essenzialmente di disinformazione, manca una coscienza dei parchi formata.
Tutti vagamente ammettiamo che in linea di principio è accettabile il concetto di talune limitazioni per conservare un bene che è di tutti, ma poi, calando nella realtà concreta, si trovano delle opposizioni, talora giustificabili, ma il più delle volte epidermiche e senza che vi sia sotto una ragione sostanziale.
Bene è stato fatto proponendo la legge approvata in una seduta precedente che è utile per chiarire le idee degli agricoltori e dei contadini che ora conoscono le loro libertà, di continuare determinate attività a vantaggio dell'agricoltura, benissimo ha fatto il Consiglio regionale ad approvarla. Il Consigliere Chiabrando ha sottolineato questo aspetto ma mi sembra necessario doverlo ancora sottolineare. Non riusciremo a fare nulla di proficuo se nel momento operativo in cui si varano le leggi istitutive di ogni parco non avremo sviluppato questo discorso con i dirimpettai, cioè con i direttamente interessati, e non li avremo convinti dell'opportunità della creazione di un parco.
La Giunta, che ho avuto l'onore e la responsabilità di presiedere, ed il Consiglio regionale che ha chiuso l'attività della prima tornata hanno avuto si cinque anni di vita, se vogliamo calcolare cronologicamente la data di istituzione e la data di chiusura, ma nella sostanza ne hanno avuti soltanto due e mezzo, perché nell'aprile del 1972 abbiamo ricevuto i primi decreti delegati e, prima che fossero diventati operativi, siamo arrivati alla fine del 1973. Quindi il lasso di tempo è stato molto breve.
D'altra parte la Giunta, che il collega Viglione presiede in questo momento, pur desiderando camminare in fretta, trova degli ostacoli non facilmente superabili.
La delibera che approveremo oggi sta a dimostrare quali e quanti sono gli ostacoli, gli intoppi e le difficoltà da superare, che vanno al di là della capacità e della volontà di ciascuno di noi. E' stata una cosa molto importante l'enunciandone di quella legge ed è importantissimo oggi provvedere con questa delibera all'attuazione di un piano stralcio dei parchi.
Non manchiamo mai di dire che si tratta di uno stralcio, che non c'è una rinuncia a costituire degli altri parchi, che vi è un aggiornamento voluto responsabilmente e coscienziosamente da parte della Giunta e della II Commissione, e mi auguro che sia così anche da parte del Consiglio.
Un grande piano dei parchi, così come era stato ipotizzato, non era attuabile nello spazio di un anno o due. Opportunamente si disse: "riduciamone il numero e iniziamone la regolamentazione attraverso le leggi istitutive dei parchi".
E' un'esperienza che finisce per rendere più convinti coloro che sono in attesa di questa istituzione.
Signor Presidente, signor Assessore, come è stato già accennato dal collega Benzi, bisogna che si faccia opera di persuasione, attraverso la divulgazione di stampati, ma soprattutto attraverso colloqui, incontri e consultazioni che abbiano un significato più valido di quelli organizzati in quest'occasione. Infatti ho partecipato ad alcune consultazioni; ebbene c'era il "quisque de populo". Ciascuno di noi può intervenire e dire liberamente il proprio pensiero, ma se è presente qualcuno a cui e stato insufflato che non potrà più andare a zappare sulla sua terra, che non potrà più tagliare le sue piante, insomma che non avrà più la possibilità di essere padrone a casa sua, quest'uno insorge e naturalmente crea un'atmosfera di opposizione tale per cui, ad un certo momento, le cose non vanno più in porto.
Nella discussione che faremo sulle singole leggi (mi auguro sollecite rapide e fatte gradualmente ) bisognerà perfezionare e approfondire questo lavoro.
Abbiamo avuto un termine di prova (mi rivolgo in modo particolare all'avv. Debenedetti che aveva la responsabilità diretta) quando siamo stati stimolati dalla Lombardia per il parco del Ticino e abbiamo detto ad un certo momento: "andiamoci piano". Non possiamo pensare che, varcato il Ticino, non si verifichi qualche cosa anche dall'altra parte. Ma abbiamo voluto renderci conto delle difficoltà concrete, abbiamo preparato la legge di carattere generale, attraverso la quale si potrà arrivare alla legge particolare, evitando le mortificazioni (possiamo dire così) che la Lombardia ha avuto con l'attuazione del parco del Ticino, rapida finché si vuole, ma che non ha dato alcun apporto positivo in termini concreti.
Non vogliamo istituire i parchi contro la volontà delle popolazioni (questo l'ho scritto su una rivista parlando dei parchi nazionali, ma vale anche per i parchi naturali). Le popolazioni che non li accettano possono insorgere, rifiutare, ma vanno convinte, non soffocate e calpestate, perch non si deve rinunciare all'istituzione di un parco, ma occorre un'elaborazione lenta e difficoltosa.
Vorrei ancora sottolineare che non si è rinunziato a quanto oggi non è compreso nella deliberandone; in definitiva, vi è un aggiornamento per la creazione degli altri parchi, in adesione alle osservazioni mosse dai consultati (molte volte anche mal suggerite). Ne è prova quanto è avvenuto per un parco che interessa molto da vicino me ed anche il Consigliere Alberton, del cui pensiero mi rendo interprete, cioè il parco del Lago di Viverone, di Azeglio, Piverone, chiamiamolo come vogliamo. E', in definitiva, una specie di incastonatura dei naturali, poiché nessun parco naturale ha una sua funzione squisitamente autonoma. Certo, sarebbe stato bene realizzare i parchi naturali avendo già un piano territoriale, in modo da evitare sovrapposizioni e contrasti; ma è indubbio che se aspettavamo il piano territoriale elaborato in toto e non provvedevamo a risolvete i problemi particolari di parchi naturali, probabilmente ci saremmo trovati in una situazione di grave compromissione.
Nella zona canavesana ci troviamo alle spalle una grossa realtà che troverà rapida soluzione. Si tratta del parco naturale della Bessa alle spalle del parco della Serra ed è una delle zone più belle che possano esserci in Piemonte. Consiglio vivamente una visita ai colleghi che non l'avessero mai visto, perché effettivamente rappresenta una soluzione di grande rilievo.
Nell'anno di tempo che intercorre tra il momento deliberativo e il momento in cui il piano dei parchi sarà rivisto e sarà rivaluto" dovremo lavorare in modo da arrivare a quel momento con una soluzione concreta.
I parchi naturali inoltre hanno una caratteristica, direi quasi di osmosi. Pensare alla Bessa realizzata è una cosa stupenda, ma non lo è senza il parco della Serra, senza il parco del Lago di Viverone, di Piverone, di Azeglio (chiamatelo come volete), che non ha soltanto significato locale, ma, nel quadro dei parchi naturali d'Italia, sul piano nazionale, è una realizzazione importantissima, che manifestamente dimostrerà la validità di queste iniziative.
Abbiamo avuto delle discussioni molto lunghe. L'Assessore Rivalta ha partecipato a riunioni ed è stato anche contestato. Ebbene, abbiamo avuto pazienza, abbiamo creato una coscienza dei parchi, ho letto con infinito interesse e piacere le lettere inviate da coloro che si erano opposti alla creazione dei parchi che scrivevano: "Niente parchi! Finito con parco! Ci portate gli orsi nel parco!". Abbiamo ancora nelle orecchie queste espressioni durissime.
Ecco, bisogna tener conto anche di quanto si è detto: "Nel parco non è più possibile sparar ad una lepre, non è più possibile coltivare, neanche uno stelo d'erba". La gente è più facilmente portata ad accettare queste soluzioni negative, che non quelle costruttive e positive, e quindi dice no al parco.
Abbiamo letto una lettera di altissimo rilievo, che ci è stata trasmessa come componenti della II Commissione, e mi piace dirlo pubblicamente. Il Comune di Piverone ci ha scritto: "Benissimo, quello che ci avete detto ci sta bene; noi lavoreremo in questo torno di tempo". L'idea del parco non viene respinta, viene chiaramente collocata in un dibattito diverso da quello che non ci è stato possibile sviluppare fino a questo momento e la realizzeremo nei colloquio diretto con tutti.
Non è l'unico problema (molto vicino a me perché vivo in questa terra) che ci interessa, ma vi sono anche altre realizzazioni, ad esempio la Mandria, ormai un fatto compiuto, che ci serve come indicazione per il lavoro che dovremo svolgere, anche se è un grandissimo parco di genere chiaramente diverso dagli altri.
L'esperienza che faremo, con l'istituzione delle singole leggi, ci dovrà servire per il secondo momento operativo, che consisterà nell'esaminare i parchi oggi aggiornati e i nuovi parchi da costituire. Non possiamo camminare zoppicando. Ci sono delle situazioni che hanno un rilievo altissimo.
Vi è un problema che risuona in tutta Italia ed è quello di Entracque e Valdieri, problema che investe anche l'aspetto del "divortium aquarum", del quale parlò il sen. Gortani, anni addietro; è un grossissimo problema di autonomia delle terre, di disseccamento e inaridimento della terra, di impoverimento delle acque, di impossibilità dell'esercizio dell'agricoltura, un grossissimo problema che ha determinato una ormai doviziosissima documentazione. Tutti i Consiglieri provinciali hanno ricevuto la documentazione e incominciavo a riceverla anch'io quand'ero Presidente della Provincia, quindi vado indietro nel tempo di almeno una decina di anni.
Il dirimpettaio non è il privato, ma è l'Enel, cioè lo Stato, con il quale il discorso dovrebbe essere stabilito con maggiore facilità che non con altri. Accenno soltanto alla questione senza entrare nel merito. Vorrei sottolineare anche il problema dell'Oasi del Parco del Gran Paradiso. Per l'interesse diretto che ho come amatore della natura e come amministratore del Parco, posso dire che vi sono dei grossi pensieri e delle grosse preoccupazioni, anche di natura finanziaria. E' stata anticipata l'applicazione della legge sulle retribuzioni dei dipendenti, tanto che la Corte dei Conti se ne sta occupando in questi giorni una censura di responsabilità diretta; tutto questo senza il minimo interesse per gli amministratori (sono Presidente del Parco ormai da 20 anni e non ho mai avuto un solo gettone di presenza). Vi è però un interesse che vincola l'uomo che crede nelle forze della natura, che porta a fare un discorso ampio con tutti.
Abbiamo fatto un gemellaggio con il Parco francese della Vanoise abbiamo stabilito dei rapporti di conoscenza reciproca abbastanza intensi abbiamo avuto degli scambi. Gli animali vanno, vengono e tornano senza bisogno di passaporto, senza fermarsi alla dogana, senza essere toccati da nessuno, avendo però il torto di non essere degli elettori. Nè stambecchi nè camosci votano, quindi non interessano praticamente nessuno (sarebbero 3.500 stambecchi e 6.000 camosci).
Per il 1977 il bilancio del Parco del Gran Paradiso presenta un deficit di 300 milioni e non sappiamo come riusciremo ad aggiornare le retribuzioni dei dipendenti.
Ma a parte questo fatto, si verifica l'incongruenza di una zona dove stambecchi e camosci dell'una e dell'altra parte possono passare tranquillamente non protetti da nessuna norma di legge. L'uccisione dello stambecco vietata in termini assoluti su tutto il territorio della nazione in aderenza ad un decreto del 1821 rimasto in vigore.
E i camosci? I camosci venivano falcidiati nella zona franca; bastava essere lì al momento della caccia, si sparava ed era finita! Adesso questa situazione deve essere assolutamente perfezionata. I cittadini di Ceresole Reale, siano essi 100, 150 o 200, sono rispettabili come il milione e mezzo degli abitanti di Torino. Però bisogna trovare la maniera di convincerli della necessità di accettare questo vincolo dando loro dei corrispettivi. Ecco l'errore nell'istituzione dei parchi nazionali! La lunga elaborazione della legge sul Parco nazionale del Gran Paradiso e del Parco dell'Abruzzo è avvenuta negli anni 1919, 1920, 1921, quando il Re Vittorio Emanuele III fece donazione dei suoi territori in Abruzzo e sulle Alpi Graie per la costituzione dei parchi. Allora vi era ancora il concetto della sudditanza: sovrano e suddito, ma, oggi, finalmente, abbiamo modificato questa situazione. Vi è un governo che regge democraticamente i cittadini i quali democraticamente possono esporre il loro pensiero e siamo governati da una Costituzione che chiaramente dice che tutti sono eguali non è possibile esercitare un predominio.
Nella legge del Parco del Gran Paradiso abbiamo una norma che vieta il risarcimento dei danni ai privati per il pascolo di camosci e stambecchi.
C'è qualcosa di più incongruo e di più incostituzionale di questo? Quando il Parco, superando questa norma di legge, si fece scrupolo e stanziò una certa somma per indennizzare i danni, si rivolse ai Sindaci dei Comuni a cui disse: "siate voi a distribuire queste somme ai singoli danneggiati".
Bene, le somme sono rimaste nel cassetto dei Sindaci per mesi e in taluni casi per anni, perché c'era un'enorme difficoltà a qualificare e quantificare I 'entità del danno che ciascuno pretendeva gli fosse risarcito.
Anche nei parchi naturali qualche cosa del genere può accadere. Vi è la necessità di un intervento da parte della Regione, quando si limitino dei diritti di privati, in maniera che costoro non siano costretti ad insorgere, sia pure ragionatamente e ragionevolmente, contro i limiti che vengono loro imposti.
Ritengo che facciamo bene ad approvare oggi questa deliberazione meglio faremo a portare avanti molto in fretta il discorso delle leggi istitutive, perché, istituiti i parchi, potremo sempre dire: "vedi, Rivoli che cosa succede nel parco della Bessa, vedi, Rivoli, che cosa succede nel parco del Rocciavrè, vedi come vanno le cose, vedi che li la popolazione vive, ed e rispettata, ma insieme è rispettata e difesa anche la natura?".
Troveremo degli amici, dei collaboratori nella costruzione della realtà dei parchi, altrimenti poco per volta anche le superbe e bellissime zone delle Langhe saranno defraudate del loro richiamo, costituito dalla validità di cultura e di civiltà, dall'espressione di una storia, di una tradizione che arricchisce ogni uomo che abbia gusto, sensibilità, che ami la natura e che la voglia difesa con tutti i mezzi che sono a disposizione.
Ritengo che l'approvazione della deliberazione di oggi segni nella storia della vita della Regione Piemonte un fatto indubbiamente molto importante, al quale debbono seguire gli altri atti esecutivi, il più rapidamente possibile.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Calsolaro, vorrei fare il punto della situazione.
Ho ricevuto altre cinque richieste di parola, il che mi pare coerente con l'importanza dell'argomento che stiamo discutendo e anche con il modo in cui si sviluppa la discussione, ma mette in forse la possibilità di svolgere oggi pomeriggio tutti i punti decisi nella conferenza dei Capigruppo.
Il fatto che vi siano dei Convegni nazionali, tra i quali la Conferenza dell'occupazione giovanile, mi porta a proporre di inserire le leggi e le nomine che oggi non potranno sicuramente essere approvate, assieme ad altre leggi che stanno maturando in Commissione, all'ordine del giorno delle sedute del Consiglio regionale che potranno tenersi il 9 e il 10 febbraio.
Questa procedura ci permetterebbe di concludere la seduta odierna a un'ora non troppo tarda e a tutti noi di tornare a casa senza pericoli.
Vi sono obiezioni? Non ve ne sono.
La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, la ristrutturazione delle Commissioni permanenti del Consiglio regionale ha portato, come regalo di fine d'anno, alla II Commissione la definizione del piano dei parchi e delle riserve naturali, e più precisamente l'esame di alcune situazioni calde delle quali abbiamo avuto notizia attraverso le informazioni di stampa e che alcuni colleghi hanno personalmente vissuto, in molti casi non del tutto pacificamente, come è stato per il collega Benzi.
La Commissione, in collaborazione con la Giunta e con l'Assessore Rivalta, ha provveduto alla convocazione degli Enti locali e delle associazioni interessate per i territori contestati, ed ha formulato alcune considerazioni che sono state recepite nella deliberazione che viene sottoposta al voto del Consiglio, e che a mio avviso sono la testimonianza di uno sforzo compiuto al fine di interpretare con coerenza lo spirito della legge istitutiva attraverso l'individuazione degli obiettivi essenziali e le osservazioni avanzate in sede locale al piano attraverso un confronto democratico, diretto ed immediato, che ha consentito di porre le condizioni per l'acquisizione di atteggiamenti di rimeditazione certamente positivi.
Credo anche giusto ricordare al Consiglio l'attività svolta della precedente V Commissione, presieduta dal collega Bono, che ha svolto tutta la fase delle consultazioni, predisponendo gli elementi necessari per la conclusione dell'iter del piano.
Non è per ripetere cose già dette, ed in larga massima note, e condivise da molte parti, ma è mia convinzione che la legge n. 43 relativa all'istituzione dei parchi e delle riserve naturali offrisse, quanto ai divieti transitori, le più ampie garanzie a tutela delle attività agricole e che in realtà la legge modificativa dell'art. 3 non abbia fatto altro che individuare, con una specificazione esemplificativa di alcune delle varie ipotesi di casistica possibili, un complesso di comportamenti consentiti che la legge, con una dizione legislativa certamente più corretta, non comprendeva tra quelli espressamente vietati.
Mi rendo anche conto che le perplessità suscitate al momento della presentazione e della discussione sul piano regionale dei parchi nei residenti, soprattutto in coloro che esercitano attività agricole, hanno quasi imposto le modifiche adottate.
Queste perplessità hanno certamente delle motivazioni giustificabili.
Esse si fondano essenzialmente sulla situazione di crisi in cui versa il mondo agricolo, e su di una generale sfiducia che l'azione della pubblica amministrazione in generale ha provocato nei propri confronti. Basti pensare, per esempio, ai modi con i quali sono stati affrontati e risolti i problemi degli espropri dei terreni agricoli e del pagamento delle indennità ai contadini espropriati in occasione della costruzione delle strade per avere la percezione di quali possono essere le conseguenze di tali fatti.
Il dubbio che si potessero riproporre situazioni analoghe ha evidentemente suscitato, in alcuni casi, un movimento di protesta che ha investito un programma di interventi della Regione che invece si propone come momento di qualificazione, proprio la tutela e la valorizzazione delle colture agricole, delle quali è massima garanzia la delega della gestione alle Comunità montane e ai Comuni interessati che sono i naturali e legittimi interpreti degli interessi delle collettività locali.
Nè sarebbe immaginabile che la Regione, che ha individuato nella centralità dell'agricoltura un fattore caratterizzante del Piano di sviluppo regionale, possa accogliere proposte che si possano porre, anche in via di mera ipotesi, in posizione di alternativa o di antitesi rispetto agli obiettivi fondamentali del piano.
Da questo punto di vista mi sembra emblematico il caso del parco naturale del Lago di Viverone che è stato temporaneamente stralciato dal piano del 1976.
Da una posizione di rigetto dell'iniziativa regionale, determinata essenzialmente dalle considerazioni che ho già detto e da una gelosa rivendicazione del potere locale assunta dall'Amministrazione comunale di Piverone, i cui cittadini sono i maggiori interessati rispetto a quelli degli altri Comuni vicini, nonché da una sorta di difesa della propria autonomia di decisione nei confronti di una scelta che appariva ispirata ad Enti estranei alla comunità locale, identificati nelle associazioni naturalistiche, si è passati - per l'atteggiamento prudente ed obiettivo assunto dagli organi regionali investiti della questione - ad una posizione nuova, di proposta, di collaborazione attiva e di puntualizzazione concreta che prevede, per l'area in questione, l'individuazione degli obiettivi e la formulazione di un piano di interventi che investa il settore urbanistico con la formazione di un piano regolatore intercomunale, l'agricoltura, il turismo, il regime e la protezione delle acque.
La stessa cosa avverrà sicuramente per il parco naturale della collina morenica di Rivoli, i cui Comuni - fra l'altro - sono già dotati di strumenti urbanistici che prevedono ampie zone vincolate agli stessi fini della legge regionale dei parchi.
La stragrande maggioranza delle collettività interessate ha risposto in modo positivo all'ipotesi di istituzione dei parchi, ed alcune correzioni apportate marginalmente alle delimitazioni territoriali delle aree non appaiono né particolarmente significative né definitive, proprio nell'ottica della realizzazione di un rapporto dialettico tra l'Ente istitutore e la comunità che consenta l'attuazione del piano e le più ampie garanzie per l'autonomia locale.
Viene così superata, con fatti concreti, la tradizionale concezione del parco come fatto meramente conservativo e come complesso di divieti generalizzati, con una concezione che vede invece nel parco lo strumento per il corretto uso del territorio e per la valorizzazione delle economie locali. Ciò è quanto emerge dalla relazione presentata dalla Giunta e quanto si attendono le comunità locali.
E' importante, a questi fini, sviluppare l'informazione attraverso l'azione dei Comuni e delle Comunità montane per sensibilizzare le popolazioni su questi problemi. In questo campo anche la scuola pu svolgere un lavoro molto utile. Un'iniziativa di questo genere, per esempio, e prevista nella legge sulla protezione della flora e in quella sugli incendi boschivi e sarebbe forse interessante conoscerne i dati e i risultati.
Certamente una delle fonti di equivoco sulla natura e la funzione dei parchi e data dal fatto che da noi i territori relativi, anzich appartenere alla mano pubblica, insistono su proprietà diversificate comunali e private, comprendendo addirittura i nuclei abitati. Per questa ragione sorge spontanea la domanda se, ai fini della tutela di certi ambienti particolarmente significativi, non sia sufficiente un uso corretto e non dissennato del territorio appoggiato a strumenti urbanistici rigorosi, e a conseguenti idonei interventi sull'agricoltura, l'assetto idrogeologico e le foreste, le attrezzature del tempo libero.
Il piano dei parchi, così come esce dall'esame della II Commissione contiene un numero di aree sufficientemente ampio da realizzare un programma di livello regionale.
E' importante, a questo punto, che all'individuazione delle prime trenta aree segua - a termini brevi - l'istituzione dei trenta parchi. E ciò al fine di evitare che tutto si riduca alla formulazione di un elenco.
Sarebbe quindi opportuno che per ogni area si promuovesse - da parte dell'Assessorato competente - la costituzione di un Comitato promotore composto dalle Amministrazioni comunali e da tutte le forze sociali interessate per la più esatta definizione dei confini, per la determinazione delle aree di preparco, per il raccordo della legge istitutiva con gli strumenti urbanistici e viceversa, per la qualificazione del parco, per la gestione e la rappresentanza negli organi gestionali, per il problema degli indennizzi, per la sorveglianza.
Mi sembra che in qualche posto ci si stia già muovendo in questa direzione. Vorrei raccomandare, soprattutto, che le aree del piano fossero privilegiate in ordine ad alcuni interventi regionali di promozione e di tutela, per esempio per i piani zonali agricoli e per la redazione dei piani regolatori intercomunali. Non dimentichiamo che, secondo la legge 43 per ogni zona istituita in parco o riserva naturale la Regione ha il compito di redigere un piano territoriale di coordinamento entro un anno dall'entrata in vigore della legge istitutiva.
Il piano costituisce il primo tempo di un intervento generale della Regione che, se per ora appare limitato al 3,50% circa del territorio regionale, sviluppa prospettive concrete in direzione di quel 10% che pu ritenersi realizzabile quando si consideri che - per il centinaio di zone indicate - si tratta di aree che, proprio per il fatto di essersi fino ad ora conservate in condizioni naturali o non edificate, sono marginali rispetto all'uso agricolo e residenziale.
Proprio con riferimento al problema degli insediamenti umani all'interno o vicino ai parchi, è noto che esistono due linee di tendenza delle quali una - accolta dai massimi organi conservazionisti internazionali - è quella secondo cui i parchi dovrebbero di norma comprendere i territori non antropizzati, consentendo la presenza, anche massiccia, dell'uomo come visitatore per trarne "ispirazione, istruzione cultura e svago".
L'altra prevede a parco zone naturali, in parte soggette a sfruttamento silvo-agro-pastorale, con fattorie e villaggi, e suscettibili di tutele solo attraverso un'intelligente ed attenta normativa.
Direi che in Piemonte ci si debba orientare, di massima, verso la prima tendenza nelle zone alpine, dove sono ancora disponibili vasti spazi naturali. La seconda, e lo abbiamo già verificato, è di più difficile attuazione, proprio perché richiede una coscienza urbanistica che nel nostro Paese è ancora in uno stadio primitivo. Le stesse associazioni naturalistiche nelle loro proposte hanno escluso dalle aree non montane anche se coltivate, pressoché completamente gli insediamenti umani. Quello delle Langhe è uno di quelli sensibilmente antropizzati, che fanno eccezione alla linea di tendenza seguita dalle associazioni naturalistiche.
Queste riconoscono, nel tempo stesso, che i parchi devono essere realizzati con la partecipazione innanzitutto delle popolazioni locali, che vanno appunto sollecitate, indirizzate e assistite finché si vuole, ma che devono assumersi la parte maggiore dell'iniziativa. Infine, che la destinazione di un territorio a parco naturale è una forma di sviluppo del territorio quanto a effetti sociali ed economici, e senza averne molti difetti, fra i quali l'irreversibilità; e che l'istituzione dei parchi naturali e in molti casi l'unica valorizzazione possibile di determinate aree economicamente poco redditizie.
Rimane il problema della caccia. Con buona pace di quegli spiritosi libellisti che in occasione della discussione e della votazione sulla legge della caccia pubblicarono un manifesto in cui si invitavano i cacciatori a non votare per i nemici della cosiddetta arte venatoria, appello rimasto evidentemente inascoltato, non ci sono problemi. La legge fissa, per quanto riguarda i divieti transitori, quello dell'esercizio venatorio, che e ovviamente per natura sua inconciliabile con il parco. Quindi, per le aree che oggi vengono individuate dal piano non può essere consentito l'esercizio venatorio. Che poi i riservisti avanzino delle opposizioni e che scoprano il "sociale" è un problema che vedremo. Certo è che, come respingiamo per l'istituzione dei parchi le riserve degli speculatori delle aree, non accettiamo neppure quella dei signori della doppietta.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Si è già detto molto su questo argomento, quindi mi limito ad alcune annotazioni. Voterò a favore, perché la deliberazione all'esame è in linea con l'atteggiamento del mio partito.
Le notazioni che desidero fare riguardano il passato e il futuro. Per quanto riguarda il passato va sottolineata la disponibilità dell'opinione pubblica che, secondo me, si è rivelata ben più preparata e sensibile di quanto qui si tenda a riconoscere. Si deve dare atto che questa promozione culturale è venuta dalle associazioni come la Pro Natura, Italia Nostra, il Fondo mondiale per la Natura, quando dei discorsi di ecologia e di protezione della fauna e della flora non se ne occupava nessuno e quelle associazioni e noi stessi venivamo accusati di essere dei perditempo.
Si deve dare atto che la collettività piemontese, e quella nazionale in generale, hanno elaborato al proprio interno delle linee di cultura e di sviluppo sulle quali possiamo contare. Abbiamo quindi degli alleati, il cui apporto deve essere evidenziato. Ma qualcosa di diverso va detto sulle aree non considerate.
Per esempio, ritengo che l'area del Gran Paradiso, l'unica che conosco bene, non avesse niente a che fare con la legge dei parchi, ma che dovesse essere regolata con uno strumento urbanistico apposito.
Il momento di pausa è estremamente pericoloso per l'istituzione.
L'avvocato Oberto l'ha detto chiaramente: deve essere un momento di pausa in positivo per fare qualcosa e non per lasciar fare. Bisognerà riflettere se sarà il caso di regolamentare con opportune provvidenze urbanistiche imponendo, per esempio, il piano regolatore ai Comuni interessati per arrivare al vincolo della zona, senza creare un parco, che finirebbe per diventare un parco per gli orsi (gli orsi si sarebbero i cittadini di Torino che, nell'aspettativa di un diritto su questi terreni, si rivolgerebbero, come si rivolgono ora, alla Mandria. Però la collettività ha pagato per la Mandria, mentre nelle altre zone non pagherà. Quindi poniamo molta attenzione).
In futuro, nel momento dell'attuazione dei parchi, ci troveremo in una situazione delicata e non sono l'unico a ritenerlo.
Data la configurazione della nostra Regione e il punto di degrado che ha ormai raggiunto il nostro ambiente, la legge sui parchi dovrebbe diventare una componente della legge urbanistica e, in un arco di tempo accettabile, dovrebbe diventare norma comune per la gestione delle aree della zona montana, o comunque delle zone da un certo livello in su e delle zone privilegiate. Questo è stato detto da alcuni Comuni presenti alla consultazione.
O facciamo norme sui parchi, norme di uso comune per tutte le aree caratteristiche, oppure facciamo norme eccezionali che possono essere punitive o di privilegio. Siccome le norme non vogliono essere punitive devono evolversi, nel senso di diventare norme di privilegio.
Quanto ha detto Calsolaro e già positivo, ma non sufficiente. Se facciamo delle aree privilegiate rispetto ad altre, bisogna intervenire con leggi che privilegino le popolazioni che in quelle aree conservano le situazioni preesistenti.
Dobbiamo anche tener presente che alcune aree sono conservate proprio perché le popolazioni hanno avuto una particolare sensibilità a questi problemi, non da oggi soltanto, ma da secoli. Cito l'esempio del Bosco della Partecipanza: mi pare assolutamente ingiusto punire la Confraternita della Partecipanza. Sta bene il parco, che deve però essere un modo per dare la possibilità di continuare a gestire bene il territorio, come finora è stato gestito, non viceversa. Non facciamoci prendere dai radicalismi secondo cui i cacciatori distruggono tutto.
Bisogna anche smitizzare tante situazioni.
L'amico Oberto ha ricordato il Parco del Gran Paradiso. Non c'è niente di più penoso che andare al Rifugio Vittorio Emanuele e vedere i camosci che razzolano in mezzo ai rifiuti del Rifugio. Questo non vuol dire difendere la natura, ma significa mortificarla, perché quello non è più un camoscio, ma è una specie di cane rinsecchito. Altrettanto dicasi per l'Oasi di Salabertano, dove sono spariti gli uccelli, dove è sparita la fauna inferiore, dove ci sono soltanto più i grandi unghiati. Ritengo si possa definire settarismo il ritenere che una zona parco debba diventare una specie di zona sotto vetro. E' un tipo di opinione che ci ha aiutati a realizzare i parchi, ma che rischia, se non potessimo contare su di un Assessore intelligente e sereno intorno a questi argomenti, di farci trovare davanti un'opinione pubblica contraria alla realizzazione della dimensione umana del territorio e della dimensione territoriale dell'uomo.
Scusate il gioco di parole.
Pertanto il mio voto sarà favorevole.
Concludo, esprimendo qualche perplessità sul fatto che non siano state sufficientemente approfondite le ragioni tecniche necessarie per l'approdo delle altre aree.
Ho sollecitato la Giunta perché predisponga al più presto il secondo stralcio della legge Non ho dubbi che la Giunta si muoverà in questo senso e che il Consiglio regionale appoggerà provvedimento così come ha fatto per questo



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, concordo con quanto espresso dal collega Chiabrando e da quanti altri mi hanno preceduto per quanto attiene gli aspetti fondamentali del piano, soprattutto in riferimento alle garanzie dal medesimo offerte per i terreni agricoli e per coloro che ne sono i primi attori, cioè i produttori agricoli.
Tuttavia, il mio intervento tende ad avere un chiarimento dall'Assessore sul parco interessante quattro Comuni della mia provincia: Asti, Mongardino, Isola e Revigliasco, poiché mi pare che, esaminando la relativa scheda n. 5, emergano alcune indicazioni contrastanti con i prevalenti pronunciamenti espressi nel corso delle consultazioni nella mia provincia, che hanno avuto il piacere di annoverare la presenza anche dello stesso Assessore competente.
Infatti, dalla scheda si evince che parte dell'area in questione pu essere attrezzata per uso sociale, per il tempo libero, ecc. Mi pare che gli scopi e la fruibilità indicati contrastino con la salvaguardia di quei terreni strettamente agricoli e utilizzati come tali. Il solo timore di questo provocò non lievi reazioni sul posto, reazioni anche giustificate dalle caratteristiche della nostra provincia che è notoriamente collinare (il 97% del territorio è ubicato sulle colline), in quanto, nel caso in cui si attuassero le finalità qui indicate, si verrebbe ad incidere negativamente sulla piccola fetta di terreno piano, che è assai esigua e modesta. Si verrebbe cioè a determinare in Asti quello che ha indicato il collega Calsolaro.
Con la legge 167, diventata poi 865, Asti disponeva di terreni non a vocazione agricola che potevano essere validamente utilizzati per l'edilizia popolare abitativa, invece si è fatta strada la speculazione e sono stati destinati ad altri usi e ad altri fini. Al momento degli espropri, guarda caso, questi sono proprio caduti in corso Savona, che è zona notoriamente caratterizzata da una miriade di orti specializzati.
La fascia di terreno riguardante il parco in discussione si collega a corso Savona e i produttori sono giustamente e maggiormente allarmati perché, se dopo i citati orti subissero espropri o vincoli anche i terreni della piana del Tanaro, verrebbero per subire, direttamente o indirettamente, un notevole danno.
Questo mi pare anche anacronistico perché quei terreni costeggiano il fiume Tanaro il quale rende il clima afoso d'estate e freddo umido d'autunno e d'inverno. Inoltre la zona non costituisce motivo di grande refrigerio poiché sulle rive del fiume, in certi periodi dell'anno, il cielo è offuscato da plotoni di zanzare, per cui la zona non è certamente la più idonea per adeguato riposo e svago.
C'è un altro motivo di preoccupazione: acconsentendo l'accesso alle popolazioni, per tanti guardiani e recinzioni che ci siano, è indubbio che quei terreni saranno posti nelle condizioni di non poter più essere coltivati, utilizzati e sfruttati a fini produttivi. I produttori ne subiranno le conseguenze senza essere indennizzati o risarciti, con il rischio, anzi, di vedersi vituperati nel momento in cui pensassero di ribellarsi di fronte a certi scempi.
E' vero che la Regione delegherà gli Enti locali e i Comuni per ottenere questo, ma, ahimé!, chi è rimasto scottato dall'acqua calda ha paura anche della fredda.
Concludo ponendo due richieste.
La prima è di rendere meno equivoco il riferimento alla strutturazione definitiva del parco, sostituendo l'attuale terminologia e facendo risaltare che quei terreni continueranno ad essere agricoli: nelle consultazioni tutti avevano concordato nel richiedere una difesa degli argini del fiume al fine di stroncare il selvaggio sfruttamento degli escavatori che, più delle acque, hanno determinato occasioni tali da porre gli argini in condizioni di vera debacle.
In secondo luogo, di riaffermare che al limite, pur difendendo gli argini del fiume, l'individuata oasi in questione continuerà ad essere destinata al ripopolamento e cattura come attualmente è.
Non è detto che il ripopolamento e la cattura non portino conseguenze alle produzioni agricole, ma almeno rimane pur sempre l'ancora del risarcimento, che ci auguriamo diventi sempre più significativo e concreto.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Genovese. Ne ha facoltà.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi limiterò a poche considerazioni perché i Gruppo della Democrazia Cristiana è già intervenuto e in particolare il collega Oberto, autorevolmente e con maggiore competenza, ha precisato la posizione del Gruppo D.C. sul piano generale.
Non posso esimermi dall'esprimere soddisfazione per il lavoro svolto in Commissione e per la proposta di deliberazione che ci viene oggi presentata in Consiglio.
Esprimo anche un ringraziamento all'Assessore Rivalta per avere costantemente messo i membri della Commissione in condizione di partecipare in modo attivo al lavoro.
Vorrei fare alcune osservazioni, la prima delle quali riguarda non solo la perimetrazione, ma anche la classificazione definitiva delle singole zone incluse nel piano. La legge n. 43 del 1975 demanda la tutela e la salvaguardia dei territori agli strumenti e alla legislazione urbanistica sostanzialmente in questo primo piano dei parchi l'individuazione è stata fatta tenendo conto di aspetti generali di carattere naturalistico ed ecologico, mentre non c'è stata una sufficiente considerazione degli aspetti urbanistici. Quindi credo che giustamente debba esserci la riserva della revisione perché l'approccio urbanistico non è stato sufficiente per una puntuale e precisa definizione dell'articolazione interna - secondo le diverse tipologie di classificazione - delle singole zone incluse nel piano dei parchi e delle riserve naturali.
Vi sono grossi problemi che hanno creato riserve e che fanno risorgere situazioni di difficoltà psicologica in ordine all'accettazione dei parchi: sono quelli del particolare regime giuridico dei beni delle aree ricomprese nei parchi e quello della limitazione che viene introdotta per le attività economiche tradizionali. Questi problemi possono essere risolti attraverso una delega organica dallo Stato alle Regioni, problema che è stato affrontato in modo specifico dalla Commissione Giannini per l'applicazione della legge 382 e che dovrà trovare applicazione attraverso i decreti di trasferimento delle funzioni amministrative alle Regioni. Essendo la disciplina dei parchi demandata sostanzialmente alla legislazione urbanistica e se si vuole evitare una definizione passiva di tutela e di conservazione di alcuni valori ambientali, tenendo conto delle attività che si svolgono all'interno di alcune aree, credo che si debba operare in modo da non protrarre i tempi del regime vincolistico transitorio previsto dalla legge regionale 43/1975.
La Regione deve ricercare il consenso nella capacità di traduzione e di costruzione concreta, come giustamente è stato detto. Soprattutto la Regione non deve puntare solamente sulla legislazione urbanistica e quindi sulla tutela e sulla conservazione dell'ambiente basata sugli strumenti urbanistici, ma deve quanto meno prendere in considerazione l'esigenza di una serie articolata di interventi che oggi fanno riferimento non a funzioni organicamente trasferite, ma ad una serie di poteri che la Regione ha già nelle materie di competenza. La Regione deve operare con interventi attivi, di predisposizione, di crescita di occasioni per quanto riguarda i servizi sociali e culturali; cioè deve far si che ciò che non può essere dato in altri modi alla popolazione, venga dato attraverso una politica attiva che crei condizioni di vita migliori, occasioni di fruibilità compatibili, che facciano dimenticare una serie di vincoli e di limitazioni che il parco in qualche misura introduce.
La Regione deve fissare delle priorità nel progetto dei parchi e predisporre programmi-obiettivi e progetti di intervento affinché le priorità fissate si traducano in azioni coerenti e contribuiscano a dare credibilità all'attività della Regione.
Ho condiviso la proposta di deliberazione non perché è stata sospesa la decisione in ordine alle collide di Rivoli, del Lago di Viverone e della zona appenninica della Val Borbera, ma, invece, proprio perché non si tratta di un aggiornamento "sine die", cioè di un rinvio generico. Si tratta bensì di una sospensione che postula, nel momento dell'approvazione del piano, che la Commissione e l'Assessorato continuino il lavoro di confronto di opinioni al fine di arrivare alla rapida integrazione del piano per le zone escluse. Tale confronto deve tradursi in volontà perch altrimenti verrebbe vanificato Io sforzo fatto di resistere alle pressioni sovente ingiustificate, non di cittadini, non di agricoltori, ma di categorie ristrette di persone che difendono posizioni di privilegio nell'illusione di perseguire attività speculative.
Questa è la mia personale posizione, che forse non concorda pienamente con quella di altri colleghi.
Per quanto riguarda il parco della Val Borbera, ritengo che si debba procedere con un'ottica non riduttiva, ma di allargamento, con l'inclusione dell'Alta Val Curone, e in un contesto interregionale, essendo interessate anche le province di Genova, Piacenza e Pavia alla salvaguardia e valorizzazione naturalistica di un più vasto comprensorio appenninico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il piano che oggi è all'esame del Consiglio, per il valore specifico che assume, va ben al di là del semplice adempimento di legge e di una corretta attuazione della norma statutaria. Esso rappresenta la concretizzazione di una ben precisa volontà politica di affrontare contemporaneamente e positivamente la complessa tematica del corretto uso del territorio e della difesa dell'ambiente.
Tutto ciò al fide di porre il territorio ed il nostro patrimonio naturale ambientale e paesaggistico, al servizio della collettività e dei singoli e come dice la legge, anche per raggiungere un 'elevazione dei livelli culturali, sociali, didattici e scientifici, inoltre per ottenere una più elevata valorizzazione delle economie locali attraverso un più razionale e corretto uso delle nostre non infinite risorse naturali ed ambientali.
Questo significato, che non va sottovalutato, assume ancora maggiore valore se viene collocato nel contesto della realtà nella quale abbiamo vissuto negli anni passati e viviamo attualmente, realtà che ha portato all'aggressione ed alla distruzione di beni e patrimoni che, per la loro natura, non potevano appartenere ai singoli, ma erano dell'intera collettività. L'Italia, Paese nel quale gli obiettivi del profitto privato sono da sempre stati al di sopra dei più generali interessi collettivi particolarmente negli ultimi anni, ha visto aggiungersi ai disastri portati da una guerra folle e insensata, un'irresponsabile gara della "politica dei consumi". Pensiamo all'irresponsabile politica agraria che ha provocato tanti esodi dalle campagne e dalle montagne, esodi che rappresentano uno dei motivi del dissesto ambientale del nostro Paese pensiamo ai guasti prodotti da una politica urbanistica imperniata sull'anarchia, sulla speculazione, sul parassitismo fondiario, sul saccheggio delle zone paesaggisticamente più valide. L'Italia dall'ultimo dopoguerra in poi è diventata, non certo nell'interesse della collettività e per la difesa dell'ambiente, la raffineria d'occidente. Tutto ciò che gli altri Paesi rifiutavano, perché pesantemente dannoso all'ambiente e, a tempi meno brevi, all'economia, veniva dai nostri patrioti capitalisti portato in Italia. Le strutture per la raffinazione del greggio sono in grado di produrre oggi più del 300 per cento del consumo del nostro Paese.
Da questa politica di malgoverno, che ha privilegiato il profitto e la speculazione privata, altri beni pubblici, quali l'acqua, l'atmosfera, il suolo, sono stati normalmente considerati da certe attività speculative come loro esclusiva e naturale proprietà.
Riteniamo che queste manifestazioni negative possano servire per comprendere al quale contesto psicologico e culturale si colloca l'iniziativa che oggi stiamo discutendo. Molte difficoltà devono ancora essere affrontate per provocare una radicale inversione di tendenza nella difesa ambientale, inversione che necessariamente deve determinare l'abbandono e la denuncia di presunti valori che hanno finora prevalso e nei quali molti, in buona fede, vi hanno creduto. La battaglia che abbiamo iniziato tende a far assumere altri valori, m primo luogo culturali, ma anche economici e sociali. L'atto che andiamo compiendo con l'approvazione del piano dei parchi rappresenta un momento di una battaglia più generale che ha confini ed obiettivi ben più vasti ed ambiziosi.
Fatte queste considerazioni generali, andiamo ora ad esaminare la metodologia seguita per l'elaborazione del piano, che ci ha permesso attraverso la consultazione con tutta la collettività regionale, di giungere ad un risultato positivo e unitario. Abbiamo avuto un'ampia partecipazione da parte degli Enti locali, delle istituzioni culturali e scientifiche, delle associazioni naturalistiche e venatorie e anche dei singoli cittadini studiosi. Tale partecipazione ci ha permesso di presentare un piano che non viene calato dall'alto - come qualcuno ha voluto dire - ma che è stato elaborato e formulato in stretta collaborazione con le pubbliche amministrazioni e con i cittadini.
Secondo quanto è detto all'art. 2 della legge regionale n, 43, la Giunta e la Commissione hanno consultato i 1.209. Comuni, le sei Province le 44 Comunità montane, 56 associazioni naturalistiche e venatorie, 27 Enti, 8 istituti scientifici ed universitari. Da questa consultazione sono emerse 351 risposte scritte che segnalavano 130 aree meritevoli di attenzione.
L'Assessore Rivalta ha illustrato come si è proceduto alle scelte partendo dalle 130 aree. La prima scelta è stata effettuata sulla base della documentazione esistente e ci ha permesso di selezionare le prime 65 aree. Il pacchetto, così ristretto, è sembrato tuttavia ancora troppo consistente per la disponibilità di tempo, per le disponibilità finanziarie e per l'impegno che la realizzazione stessa comportava. Si è arrivati quindi gradualmente alle 32 aree attuali.
Le nostre valutazioni sono state di ordine naturalistico, paesaggistico ed ambientale. Sono state individuate anche quelle aree che permettono lo svolgimento di attività ricreative e culturali in zone che, pur modificate dall'uomo, presentano ancora significativi valori ambientali. Questi tre tipi di aree sono rispettivamente riconducibili alle tre tipologie fondamentali considerate all'art. 4 della legge regionale n. 43: riserve naturali, parchi naturali e aree attrezzate.
La V Commissione prima, e la II Commissione poi, che sono state direttamente impegnate nel lavoro, hanno pienamente condiviso la metodologia seguita dalla Giunta. Le due Commissioni, per approfondire ed ampliare il dibattito con le popolazioni interessate, hanno promosso numerosi incontri, per aree singole e per gruppi di aree. Ai dibattiti hanno partecipato diverse centinaia di persone.
Sono stati esaminati e dibattuti tutti gli aspetti dei problemi e sono stati raggiunti importanti risultati unitari.
Dal dibattito sono emersi i limiti già ricordati della legge regionale n. 43, approvata alla fine della precedente legislatura, e di comune accordo si è arrivati alla revisione dell'art. 3, garantendo in questo modo, con il pieno consenso delle associazioni contadine e degli agricoltori e l'unanimità del Consiglio regionale, il più libero svolgimento delle attività agricole e silvopastorali.
Condivido il parere espresso dal Consigliere Calsolaro secondo cui anche con il vecchio art. 3 quelle attività potevano essere assicurate e garantite. Ma con la sua modifica sono state eliminate le polemiche da parte di coloro che, pur non avendo nulla a che fare con le attività agricole o non essendo convinti che l'esistenza del parco avrebbe danneggiato tali attività, utilizzavano strumentalmente i divieti previsti dall'art. 3 per condurre una deplorevole campagna contro i parchi coinvolgendo i contadini.
Durante il dibattito con le comunità locali sono emerse altre resistenze e perplessità provocate generalmente dalla non sufficiente conoscenza del problema o dall'azione di disinformazione organizzata. Certo in questo contesto hanno giocato alcune esperienze non sempre positive della politica dei parchi nazionali fatte sulla testa delle popolazioni locali e, in alcuni casi, contro la loro volontà. Un ruolo non positivo pu essere stato svolto anche da parte di alcune associazioni naturalistiche che, racchiuse nella loro torre d'avorio e avulse da una più complessa problematica economica e sociale assumevano posizioni radicali e pretendevano di imporre lezioni e soluzioni.
Detto questo, debbo concludere che l'ampio dibattito ha permesso un positivo chiarimento delle posizioni errate.
Dal dibattito che Commissione e Giunta hanno saputo condurre con senso profondamente unitario e con la massima apertura e comprensione anche verso posizioni contrarie, si è giunti alla conclusione di oggi che prevede la rettifica dei confini di 12 aree, elencate nel testo della deliberazione ed al rinvio per un ulteriore approfondimento per quanto si riferisce alle aree della Val Borbera, della collina di Rivoli e del Lago di Viverone Vorrei sottolineare che la Commissione ha ritenuto necessario questo ulteriore approfondimento per superare incertezze ancora esistenti, per meglio puntualizzare singoli aspetti del problema e per isolare certe posizioni avventuristiche emerse in base ad interessi non sempre confessabili che hanno in modo biasimevole strumentalizzato ed ampliato preoccupazioni legittime e naturali.
Mentre prendiamo atto di quanto viene espresso nella lettera del Comune di Piverone e mentre consideriamo positivamente la proposta degli amministratori della Val Borbera che chiedono di rinviare la decisione, non possiamo non esprimere il nostro disappunto ed anche la condanna verso coloro che, privi di valide argomentazioni, cavalcano, per scopi bassamente politici e che si sposano meravigliosamente con interessi personali e speculativi, la tigre della contestazione ad ogni costo. Sono diversi gli esempi a dimostrazione di quanto affermo, ma è sufficiente scorrere le notizie dei giornali su alcune assemblee tenute nella collina di Rivoli per renderci conto di tali posizioni.
Un rappresentante politico in un'assemblea tenutasi a Rivoli ha dichiarato che "l'operazione colpisce i piccoli redditi accumulati con il risparmio e la fatica di generazioni e, - dice il signore - tutto è peggiorato dal fatto che non si parla né di esproprio né di acquisto, ma di uso della proprietà altrui". Questa è malafede, perché la battaglia contro gli espropri e contro la requisizione delle aree è una battaglia che abbiamo condotto in primo luogo per rispettare la volontà dei contadini.
Comunque, posizioni come questa, basate sulla violenza ideologica e sulla contraffazione della realtà, stanno a dimostrare come da parte della Regione e delle forze politiche, sociali e culturali debba ancora essere condotta la lotta per far prevalere sull'egoismo, sulla strumentalizzazione e sul qualunquismo, la cultura ed il senso sociale. Concludo nel ritenere che l'obiettivo politico che ci siamo posti unitariamente di presentare un piano dei parchi non sulla testa dei cittadini, ma con la collaborazione e la diretta partecipazione delle popolazioni locali, sia stato ampiamente raggiunto. Parchi contro la volontà della popolazione non ne vogliamo e non ne sono stati proposti in questo piano. Il rispetto di questo principio però, non ci esonera dal condurre la necessaria azione chiarificatrice e quando è necessario anche di lotta, per far progredire il consenso verso la giusta politica.
Colleghi, il piano dei parchi rappresenta soltanto un punto di partenza Dopo questo atto bisognerà affrontare le leggi istitutive senza attendere che scadano i limiti previsti dalla salvaguardia. Esse dovranno definire la classificazione delle aree in quanto quella ora proposta è da considerarsi provvisoria, dovranno dare al parco e al territorio i contenuti e le funzioni che più sono congeniali, dovranno stabilire quali saranno gli organi di gestione, dovranno - con una coerente azione di difesa dell'ambiente - stabilire le condizioni perché all'interno dei parchi possano svilupparsi le attività agricole, le attività ricreative e culturali e le attività turistiche, giustamente regolamentate.
I parchi non dovranno essere dei musei naturali entro i quali fermare la vita, ma dovranno essere momenti di promozione attiva. Per fare questo e necessario che la Giunta ed il Consiglio assumano l'iniziativa di aprire un grande dibattito con le amministrazioni e con i cittadini interessati per elaborare e costruire insieme le leggi istitutive e il futuro dei parchi Ho letto su un giornale che l'avere limitato il piano dei parchi al 3% del territorio regionale rappresenta un obiettivo ben modesto. Non sono di questo parere. Quella percentuale rappresenta un primo ed importante passo.
Occorre compiere questo passo con il consenso della gente, perché solo in questo modo riusciremo a creare la coscienza politica, sociale e naturalistica, indispensabili per gestire i parchi.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Desidero soltanto fare una breve considerazione su alcuni punti polemici espressi dal Consigliere Bono, che sarebbero fuorvianti se portati avanti in questo modo.
E' evidente che, quando si va alle consultazioni, bisogna anche essere disponibili a sentire le opinioni degli altri, che possono a volte essere vivaci. E' un'abitudine che noi abbiamo acquisito e che l'attuale maggioranza imparerà ad acquisire gradualmente.



BONO Sereno

Almeno non si impedisca alla gente di parlare.



MARTINI Mario

La vostra cronistoria come maggioranza è ancora breve. La nostra è più lunga. Ti assicuro, Bono, che siamo passati anche noi attraverso un'esperienza simile.
Desidero solo evidenziare che questa legge, sulla quale tutte le forze politiche hanno espresso parere favorevole, è una legge di applicazione di quella istitutiva, ma deve avere soprattutto la specifica qualità di essere credibile. Mi sono proposto di parlare per un solo minuto e mi limito quindi, a citare un caso che ho portato a conoscenza del Presidente della Giunta e di alcuni Assessori. Mi riferisco a quanto c'è scritto, per cui non ho avuto risposta, insomma parlo del parco di Valdieri-Entracque. In quel parco, che è il più esteso di tutta la provincia (25 ettari di terreno), sono previste spese di prima ristrutturazione, di manutenzione e di sorveglianza per un importo di 278 milioni. E' un parco che esiste già di fatto. E' l'ex riserva reale di caccia, ora diventata riserva consorziale, gestita dalla Provincia di Cuneo, dai Comuni, dalla Camera di Commercio e dall'Ente Provinciale per il Turismo. Vi esistono 6 mila camosci, mufloni e vi è una fauna e una flora invidiata da tutti.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e programmazione

Ci sono anche gli stambecchi.



MARTINI Mario

Gli stambecchi sono stati introdotti e vedremo quale risultato daranno.
Ebbene, quella riserva, per la quale la nostra deliberazione prevede 43 sorveglianti (attualmente ce ne sono 14), vive dei contributi degli Enti locali e dei proventi di una caccia di selezione.
Da una decina di anni, il Ministero dell'Agricoltura dà un contributo di circa 25 milioni l'anno. La Giunta regionale ha sempre stanziato un contributo, ma nel 1976 non ha più dato corso all'erogazione.
Mi domando quale credibilità avremo sul posto se, nell'istituire il parco, non ci presenteremo quanto meno con le carte in regola.
E' opportuno garantire questo contributo (con un minimo di coordinamento fra i vari Assessorati, non importa che i fondi vengano presi dall'agricoltura o dal capitolo della caccia), perché è chiaro che se presentiamo una legge che vuole essere migliorativa, ma che parte con il piede sbagliato, troviamo nella popolazione delle reazioni negative che hanno una loro giustificazione.
Gli Enti pubblici, e in modo particolare la Regione, non devono cadere in questo errore. Mi riservo di presentare un'interrogazione per avere una risposta definitiva a questa richiesta, che ormai rimbalza sui tavoli della Giunta da oltre sei mesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri, è stato ricordato più volte dal Consigliere Bono che il programma è stato varato dalla II Commissione all'unanimità; mi preme riconfermarlo precisando che una pluralità di componenti concorrono a determinare tale atteggiamento positivo, pur con una serie di perplessità e di preoccupazioni per quanto attiene alle gestioni future.
Un primo ordine di preoccupazioni riguarda il sistema di compilazione e classificazione delle aree. Si è ricordato come sia stata privilegiata la componente dell'enucleazione del "bene naturale", tentando in alcuni casi una proiezione "urbanistica", scelta e delimitazione che in alcuni casi non è risultata convincente (vedi casi di Viverone e di Rivoli).
Non era sufficientemente motivabile e sostenibile una perimetrazione che dilatasse l'interesse al di là del bene naturalistico e, quando si sono andati a investire aspetti di acculturazione, di modo d'uso di determinate aree laddove il bene naturale non aveva l'emergenza di altre perimetrazioni, siamo rimasti incapaci di gestire, non dico il dissenso, ma i margini di consenso su quanto nella dialettica poteva essere ricondotto in termini più ragionevoli.
Questi limiti di credibilità debbono essere evitati nel futuro; si deve ricercare nelle nuove delimitazioni una dimensione "ecologica", una dimensione cioè che, pur individuando il bene naturalistico, si ponga come obiettivo prioritario ed essenziale, la valorizzazione di questi beni anche con proiezioni limitate: la connessione socio-culturale obiettivamente non è stata accolta e compresa come si pensava.
Questo è uno dei problemi che ci porremo nel prossimo futuro e rispetto alle conclusioni di oggi non si può ancora essere trionfalisti.
Pur riconoscendo di avere già raggiunto certi risultati dobbiamo ammettere che la dimensione conservativa o passiva (cioè tutela limitata agli aspetti negativi) sostanzialmente permane. Cercheremo di superare questi aspetti con le leggi istitutive e con i futuri provvedimenti? La mancanza di consensi non è stata solo determinata dalle insufficienti motivazioni, ma anche dalla mancata pubblicità e giustificazione delle scelte.
Non si è sufficientemente chiarito come si intendeva valorizzare ed esaltare ecologicamente le aree; non si è chiarita l'onerosità passiva ed attiva dei vincoli, che costituiscono uno degli aspetti che, se non sono affrontati oggi, certamente saranno oggetto delle leggi istitutive. In ultimo, non si conosce, anche solo orientativamente, la forma e la struttura di gestione di questi parchi, sia in presenza di consorzi di Enti locali, sia in presenza di proprietà unitarie, quali possono essere talune realtà territoriali anche acquisibili senza eccessivi oneri da parte della Regione. Abbiamo esaurito, in questa fase, le individuazioni più specifiche e caratterizzanti, con il sostegno di una competente consulenza; si debbono ora affrontare le fasi successive con una serie di attenzioni che debbono premiare la coerenza, per evitare pericolose revisioni. Deve prevalere la tempestività perché l'obiettivo dei parchi naturali, rispetto a quello della programmazione, dell'uso sociale del territorio, di salvaguardia del territorio, non può essere inserito nei processi di pianificazione (così come purtroppo si delinea nel disegno di legge n. 117 laddove tutto deve passare attraverso la strategia e la successione degli strumenti urbanistici). Questo obiettivo lo si deve conseguire immediatamente. L'aver a suo tempo approvato una legge specifica per i parchi testimonia l'urgenza e quindi l'esigenza della tempestività.
Se però non si perseguono obiettivi pragmatistici, cioè di pertinenza e praticità immediate, il rischio è quello di ritornare a discutere in quest'aula le leggi istitutive con una serie di perplessità e di incertezze sul modo con cui affrontare il regime dei vincoli e il regime gestionale.
E' nostra convinzione che vi siano effetti di riverberazione tra beni naturalistici già individuati e le aree attigue, riverberazione che va perseguita, perché promozionale, ma con gradualità.
La stessa legge generale prevede "zone dei preparchi", che sono appunto quelle zone destinate ad essere cautelate in funzione di certe valorizzazioni. E' chiaro che se esiste la valorizzazione ha senso la cautela, se non esiste la valorizzazione anche la cautela perde significato. In quest'ottica il piano territoriale, che la legge indica come fase successiva alle leggi istitutive, dovrebbe essere in alcuni casi soprattutto per le dimensioni di parco che hanno proiezione urbanistica anteposto alla legge istitutiva; risulta infatti difficile conciliare una serie di interventi e di disponibilità da parte degli Enti locali per presupposti di valorizzazione dei fondi o per astratte previsioni urbanistiche, con l'adesione all'istituzione dei parchi. Rivoli e Viverone sono significativi.
Prima delle leggi istitutive occorrerà pensare alla definizione del piano territoriale, al coordinamento degli strumenti urbanistici in un quadro di garanzie che chiarisca il regime giuridico di utilizzazione di certi beni. Diversamente, e difficilmente perseguibile l'accettazione e la crescita culturale. Il nodo ritornerà al momento opportuno, cioè nel momento in cui effettivamente si dovrà por mano ai vincoli.
Ritengo che le decisioni di affrontare i piani territoriali debbono essere coordinate a livello di Giunta, con una serie di premesse che ci auguriamo l'Assessore vorrà sottoporre alla II Commissione, congiuntamente alle proposte di investimenti patrimoniali che si intendono prevedere, per una minima salvaguardia attiva dei beni.
Quindi il nostro voto favorevole è uno stimolo alla Giunta a definire in un quadro di certezza e di tempestività, affinché si possano superare i momenti di difficoltà e si possa concorrere a realizzare gli obiettivi che le varie forze politiche si sono proposti con l'approvazione della legge n.
43.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE Aurelia

Desidero fare una dichiarazione di voto.
Il Gruppo repubblicano ritiene questa deliberazione di carattere sperimentale, non solo per le ragioni dette al punto secondo, ma perch essa deve anche verificare la validità stessa della legge sui parchi.
In questo senso la riteniamo estremamente positiva.
Vedremo come, nell'azione pratica, si svilupperà la gestione dei parchi. Alla scadenza dell'anno il discorso sarà rifatto sia sulle aree proposte oggi per la tutela, sia per quanto riguarda la validità della legge stessa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta per la replica.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Desidero dare alcune risposte ai Consiglieri che mi hanno rivolto puntuali domande, alle quali mi atterrò per non portare via ulteriore tempo, sia per le esigenze dei lavori del Consiglio sia per rispetto alla pazienza di tutti.
Innanzitutto mi rivolgo alla questione posta in modo specifico dal Consigliere Menozzi riguardante la scheda n. 5 della documentazione che l'Assessorato ha fornito. Intanto preciso che la documentazione redatta dall'Assessorato è stata data a fianco della delibera, ma non fa parte della decisione di oggi.
E' una documentazione che valuta la situazione dell'area, presenta un'ipotesi, ma non rappresenta assolutamente una decisione. E' un'ipotesi che va vagliata nelle successive fasi di lavoro per l'attuazione della legge.
L'area si caratterizza per la presenza di laghi artificiali conseguenti all'escavazione di ghiaia e per la presenza di falde freatiche non inquinate che rendono la zona particolarmente adatta alle esigenze della fauna migratoria; è diventata una zona umida interessante dal punto di vista naturalistico. Quando nella scheda si parla di uso per il tempo libero non si intende far riferimento alla costruzione di attrezzature specifiche.
Si e inteso piuttosto richiamare una serie di condizioni di fruizione come passeggiate in ambiente naturale, che attengono più a modelli letterari, artistici, cinematografici, quali quelli ad esempio presentati da Antonioni ("Il grido" o "Il deserto rosso" che suggeriscono possibili passeggiate, magari in situazioni come quelle descritte dal regista, in ambienti fluviali di carattere brumoso), che non a modelli di fruizione di massa, e tanto meno di svolgimento di attività ricreative artificiose e alienanti.
Quindi non c'é in questa sede ne una decisione già assunta né la volontà di stravolgere la natura delle lame del Tanaro.
Nel gestire la legge istitutiva si potrà vagliare quanto c'è di puramente letterario nell'indicazione che richiamavo prima e quanto invece di effettiva opportunità.
Comunque in quella sede si prenderanno delle decisioni, riesaminando le osservazioni già emerse ad Asti, e, successivamente, individuandole nel rispetto dell'attività agricola. Se decidessimo di programmare dei sentieri o dei percorsi non credo che questi, stanti le caratteristiche della zona possano essere frequentati tanto da mettere in pericolo l'agricoltura o da costituire un'alternativa all'agricoltura.
Il Consigliere Martini ha richiamato il problema di Valdieri di cui ripetutamente - ne do atto - mi ha fatto presente la situazione. Ripeto alcune risposte che ho già dato e ne aggiungo succintamente delle altre.
Alla Giunta non era parso possibile continuare ad erogare il finanziamento a favore del Consorzio di Valdieri su un capitolo che non consente questo indirizzo. E' un capitolo di bilancio legato alla caccia finanziato con il provento dei tesserini dei cacciatori. C'erano state proteste da parte dei cacciatori.
Alla luce di problemi analoghi a quello di Valdieri, avevo presentato un apposito disegno di legge per i finanziamento in questi casi. Richiamo questo fatto non con spirito polemico, ma soltanto per date un'informazione della situazione. Il Consiglio ha ritenuto di doverlo sospendere, e questo ci ha messo in difficoltà.
A parte queste spiegazioni, la deliberazione di oggi, non appena tornerà approvata dal Commissario del Governo, ci permetterà di passare alla legge istitutiva, che costituirà l'atto attraverso cui attribuire i finanziamenti necessari alla riserva di Valdieri.
Se esistono problemi più urgenti, si potrà studiare con l'Assessore al bilancio la possibilità di trovare qualche meccanismo di carattere surrettizio.
Rispondo inoltre ad alcune argomentazioni in merito alla classificazione delle aree-parco poste dal Consigliere Genovese, e in parte anche dal Consigliere Picco.
In questa deliberazione la classificazione è stata mantenuta nell'ambito di indicazioni generali, perché riteniamo che dovrà essere risultato di un lavoro, successivo, di lettura più approfondita del territorio; solo il piano urbanistico territoriale, in cui saranno indicati vincoli, consentirà di stabilire con maggiore precisione l'articolazione interna.
A quel momento sarà anche possibile indicare e intervenire in una prospettiva attiva, e non solo in pura funzione di vincolo, utilizzando anche a sostegno degli interventi altri canali di finanziamento che non siano quelli dei parchi, ad esempio quelli dell'agricoltura e del turismo come diceva il Consigliere Genovese.
Nel caso dell'Alpe Veglia, per esempio, dove c'è un comitato promotore locale costituito da Enti locali e da organismi privati, ci siamo mossi in accordo con l'Assessorato all'agricoltura perché le iniziative riguardanti la pastorizia e gli alpeggi vengano immediatamente finanziate.
Infine, con riferimento ad alcune questioni sollevate dal Consigliere Picco, voglio sottolineare che personalmente continuo a considerare un'indicazione positiva quella della collina morenica di Rivoli.
Sono convinto che anche il Consigliere Picco condivide il mio punto di vista in quanto è stato promotore della formazione del piano della collina di Torino che, in sostanza, per analoghe caratteristiche morfologiche rientra nella logica che ha portato ad indicare la collina di Rivoli.
Ci sono stati dei rapporti difficili, sulla cui natura desidero rimandare all'intervento che ho svolto qualche seduta fa sugli interessi e logiche di speculazione che si sono create attorno a Torino, sulla collina di Rivoli.
E' un problema che va considerato per quello che é, e che nel complesso va giudicato negativamente.
La collina di Rivoli ha un significato culturale, in generale, per una serie di presenze storiche che vanno dal Castello di Rivoli all'Abbazia di S. Antonio di Ranverso, alle Torri medioevali di avvistamento. L'ambiente collinare e boschivo giustifica un discorso sotto questo profilo.
Ho la sensazione che stiamo per entrare in una fase più complicata e più difficile di quella precedente. Non ho quindi nessun tono trionfalistico ma credo che si debba considerare positivo il lavoro che la Regione ha portato avanti in quest'ultimo anno e mezzo.
Risalgo da oggi alla data dell'aprile '75, epoca in cui è stata formalizzata la legge, ma è stato positivo anche periodo precedente di preparazione della legge.
Ma ora entriamo nella fase più difficile dal punto di vista politico perché si tratterà di un contatto diretto, più specifico con le comunità locali e con i problemi.
Bisognerà portare avanti tutto quel lavoro che non è stato fatto prima e che non poteva essere fatto, perché la legge regionale come impostazione base alla politica dei parchi presupponeva la formazione di un piano, in alternativa ad altre iniziative, come quella lombarda, che è passata subito alle leggi istitutive.
Il lavoro sarà complicato, ma se ci comporteremo come abbiamo fatto finora, con unità di intenti, anche se con differenziazioni, riusciremo a creare una situazione favorevole per la costituzione reale dei parchi, la formazione delle leggi istitutive, la definizione delle forme di gestione rispondendo in una condizione di complementarietà al problema della tutela dell'ambiente e al problema della vita delle comunità, e della giusta libertà che le stesse debbono avere nell'uso del territorio.



PRESIDENTE

Vi do lettura della proposta di deliberazione già distribuita a tutti i Consiglieri regionali, mentre la tabella allegata verrà riportata nel verbale della seduta: "Il Consiglio regionale vista le legge regionale 4 giugno 1975, n. 43, contenente: 'Norme per l'istituzione dei parchi e delle riserve naturali' visto in particolare l'art. 2 della legge di cui sopra, che prevede la predisposizione di un piano regionale dei parchi e delle riserve naturali vista la proposta di deliberazione della Giunta regionale in data 15 giugno 1976, n. 95/3452 vista la relazione della Giunta regionale allegata al piano regionale dei parchi e delle riserve naturali tenuto conto delle consultazioni indette dalla Commissione consiliare competente considerato che la Commissione ha evidenziato: a) che il piano regionale dei parchi e delle riserve naturali è stato predisposto in conformità del dettato di cui al comma secondo dell'art. 2 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 43, sulla base delle indicazioni fornite dai soggetti di cui al comma citato b) che l'art. 3 della legge regionale sopra citata e stato sostituito con la legge regionale 20 gennaio 1977, n. 7, al fine di meglio evidenziare i divieti transitori ai quali sono soggette le aree inserite nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali c) che il ruolo delle attività agricole e silvo-pastorali esercitato all'interno delle aree individuate è di preminente importanza e va pertanto tutelato, come d'altra parte evidenziato nella citata legge regionale 20 gennaio 1977, n. 7 d) che il tipo di classificazione per ogni singola zona ha carattere di prima indicazione e potrà essere ulteriormente verificato e articolato nella fase di elaborazione delle singole leggi istitutive previste dall'art. 5 della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43 e) che l'orientamento sulla specifica destinazione e regolamentazione di ogni singola area sarà precisato dalle singole leggi istitutive sopra citate considerato che, in base agli elementi emersi nel corso dell'esame della proposta di piano, la Commissione ha ritenuto: 1) di approfondire l'esame riguardante le aree: Valle Borbera, Collina di Rivoli, Lago di Viverone, rispettivamente individuate con i n. 3, 16, 31 della proposta di piano della Giunta regionale, assumendo l'impegno di verificare ulteriormente tali proposte, al fine di inserirle nella prima integrazione al piano 2) di apportare modifiche di delimitazione confini alle aree: Alta Valle Pesio, Popolamento di Juniperus Phoenicea di Rocca San Giovanni Saben, Fascia Fluviale del Ticino, Lagoni Mercurago, Laghi di Avigliana e Palude dei Mareschi, La Mandria, Oasi del Gran Paradiso, Orrido e Stazione di Leccio di Chianocco, Orsiera - Rocciavré, Parco - Castello di Stupinigi Alta Valle Sesia, Bosco della Partecipanza e Lucedio, rispettivamente individuate con i n 7, 11, 13, 14, 18, 19, 21, 22, 23, 25, 26 e 27 delibera 1) di approvare, ai sensi dell'art. 2 della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43, il piano regionale dei parchi e delle riserve naturali, così come definito nell'allegata tabella A), comprendente le aree della proposta di piano presentata dalla Giunta regionale numerate dal n. 1 al n. 32, con l'esclusione delle aree n, 3, 16, 31, e dalle relative cartografie in scala 1:25.000, ove sono precisati i confini, facenti parte integrante della presente deliberazione 2) di effettuare, entro un anno dall'approvazione della presente deliberazione, la revisione e l'aggiornamento del piano regionale dei parchi edelle riserve naturali per permettere l'eventuale rettifica della delimitazione delle aree individuate e l'inserimento di nuove aree.
La presente deliberazione viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10 febbraio 1953, n. 62".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Sempre in relazione alla deliberazione dell'istituzione dei parchi è stato presentato un ordine del giorno firmato da tutti i Gruppi di cui vi do lettura, anche se è stato distribuito a tutti i Consiglieri: "Il Consiglio regionale mentre approva il piano dei parchi per il 1977, chiede al Governo di non pregiudicare l'unità ambientale e territoriale del Parco del Gran Paradiso, come, invece, risulta dal disegno dì legge governativo che prevede la regionalizzazione della parte aostana del Parco, spezzandone l'unità istituzionale e gestionale, con pericolo per l'intero Parco.
Il Consiglio regionale chiede il rinvio di ogni decisione in proposito allo scopo di trovare una soluzione organica concernente tutto il Parco considerando l'eventuale regionalizzazione nell'ambito dei decreti d'attuazione della legge 382 del 1975".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Osservazioni del Governo alla legge regionale 24 novembre 1976: "Norme per l'attuazione delle direttive n. 72/159, 72/160, 72/161 e 75/268 del Consiglio delle Comunità Europee per la riforma dell'agricoltura": determinazioni conseguenti


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame delle osservazioni del Commissario del Governo alla legge regionale 24 novembre 1976 sulle direttive comunitarie per la riforma dell'agricoltura.
La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero, relatore

Intervengo rapidamente perché la questione è già stata discussa in tre sedute.
Metto in evidenza soltanto alcuni dati essenziali. Il Commissario del Governo aveva chiesto, anche in seguito ad un intervento del Presidente della Giunta, di sostituire il primo e il secondo comma dell'art. 49 e di sopprimere gli articoli 50, 51 e 52 riguardanti l'informazione dei socio informatori. Inoltre c'erano altre cinque osservazioni che la Commissione ha giudicato erronee, frutto di una lettura affrettata da parte degli uffici preposti al controllo degli atti della Regione.
Sul complesso degli articoli 49, 50, 51 e 52 e su quattro delle cinque osservazioni, la III Commissione ha approvato all'unanimità.
In merito alla quinta osservazione, concernente la questione dell'ammissibilità delle domande presentate dagli imprenditori che traggono il 50% del reddito dall'agricoltura, purché il piano al termine pervenga ai due terzi sia di reddito sia di attività, i Consiglieri della Democrazia Cristiana in Commissione hanno riproposto le posizioni già espresse in Consiglio Per questa ragione si sono astenuti dall'approvare il progetto di variazione presentato dalla Giunta.
Non mi dilungo perché i Consiglieri sono perfettamente a conoscenza di tutta la materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Il nostro Gruppo accetta la variazione proposta dalla Giunta, in base alla prima osservazione del Commissario del Governo, condividendone i motivi, ed accetta il mantenimento degli articoli, sui quali ci eravamo già dichiarati d'accordo esplicitamente o indirettamente, votando a favore degli articoli stessi durante la discussione della legge.
Voteremo quindi a favore delle variazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Come avevamo previsto, questa legge è stata rinviata dal Commissario del Governo per una serie di motivi. Nella prima parte delle osservazioni i rilievi consistono nella soppressione di alcuni articoli e siamo d'accordo.
Concordiamo sulle proposte della Giunta di recepire i rilievi e di annullare gli articoli.
Non concordiamo invece con la proposta della Giunta su ciò che non propone, ossia concordiamo su ciò che propone e non concordiamo su ciò che non propone. Mi riferisco alla seconda parte delle osservazioni, laddove si esprime perplessità in merito alla professionalità, art. 6, comma quarto che prevede una chiara deroga alla legge statale n. 153.
Questa è più che una perplessità. Ritengo che il Commissario del Governo sia stato molto benevolo e generoso verso l'Amministrazione regionale nel definire "perplessità" le osservazioni su questo punto. E' certamente, secondo noi, un motivo grave di illegittimità. Il fatto di non tenerne conto e di non modificarlo, ci fa correre dei rischi perché prima o poi questo problema potrà emergere e potrà essere contestato da qualcuno.
Chiediamo quindi alla Giunta di tener conto di queste perplessità e di sopprimere il comma quarto dell'art. 6. Insistiamo su questo punto, mentre accettiamo le altre modifiche. Presenteremo un emendamento circa la soppressione del comma in discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Siamo d'accordo con l'impostazione della Giunta. Ci rendiamo conto delle perplessità espresse dal Gruppo democristiano che rispecchiano le perplessità del Commissario del Governo, che però sono espresse dall'esterno della nostra responsabilità regionale. Precedentemente avevamo detto di dare un'interpretazione regionale, dove era possibile, alla legge sulle direttive CEE. Riconfermiamo la posizione del nostro Gruppo in linea con la posizione della Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Desidero ringraziare il Presidente e i Commissari della III Commissione per la solerzia con cui hanno esaminato le proposte della Giunta.
Prendo pure atto, con soddisfazione, che il margine di dissenso si è ridotto ad un unico punto, sul quale però la Giunta ritiene di mantenere le proprie posizioni.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa. Passiamo all'esame dell'emendamento annunciato dal Consigliere Chiabrando e firmato dai Consiglieri Chiabrando Menozzi e Lombardi, che riguarda il comma quarto dell'art. 6 e che recita: "Il quarto comma dell'art. 6 è soppresso".
Vi sono richieste di parola? La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Riprendo quanto ha testè affermato il Consigliere Chiabrando, per sottolineare la pericolosità e la rischiosità di questo comma che va molto al di là delle semplici perplessità manifestate dal Commissario del Governo.
Se il Commissario del Governo avesse avuto l'occasione, come responsabilmente l'abbiamo avuta noi, di consultare i diretti interessati la perplessità sarebbe stata maggiormente accentuata di quanto non sia stato fatto.
A parte il discorso sulla perplessità, preannunciammo non solo che la legge sarebbe stata respinta, e fummo facili profeti, nel momento stesso in cui venne presentata, ma indicammo anche che avrebbe potuto non essere accolta dalla Comunità Economica Europea, alla cui visione la legge medesima deve essere sottoposta.
Il contenuto dell'articolo in discussione, oggetto di questa controversia, piccola in confronto ai contenuti dello stesso articolo oltre a contestare i principi ispiratori della legge nazionale di recepimento, la n. 153, contrasta, a monte, con i principi delle direttive e dei relativi regolamenti comunitari.
Per queste motivazioni, ed anche perché abbiamo politicamente (e non solo politicamente) il dovere di recepire il malcontento assai diffuso tra i diretti interessati, insistiamo nel presentare l'emendamento.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione, per alzata di mano, dell'emendamento soppressivo.
L'emendamento è respinto con 10 voti favorevoli e 28 contrari.
L'art. 6 rimane pertanto nella sua veste primitiva.
Passiamo ora all'esame dell'art. 49 per il quale sono stati presentati un emendamento soppressivo e uno sostitutivo ai primi due Commi. L'art. 49 così recita nella nuova stesura: Articolo 49 -Informatori socio-economici " Lo svolgimento dell'attività di informazione socio-economica è affidata a personale in possesso dell'attestato di qualificazione professionale di cui all'art. 53 della legge 9 maggio 1975, n. 153.
L'Amministrazione regionale può procedere all'assunzione con contratti a termine del personale di cui al precedente comma.
Al personale come sopra assunto verrà corrisposto il trattamento economico stabilito con apposita deliberazione del Consiglio regionale su proposta della Giunta.
Su richiesta degli interessati e previa partecipazione e superamento dei corsi di riqualificazione potranno essere assegnati all'attività di informazione socio-economica anche dipendenti regionali o di altri Enti pubblici".
Vi sono richieste di parola? Chiede la parola il Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Il nostro Gruppo, vista la risposta negativa dell'Assessore Ferraris vota contro.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione per alzata di mano dell'emendamento soppressivo sostitutivo dei primi due commi.
L'emendamento è accettato.
Si voti ora l'art. 49 nella sua nuova stesura.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere L'art. 49 è approvato.
Procediamo pertanto a votare la soppressione dell'art. 50.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri E' approvato.
Si voti per la soppressione dell'art. 51.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri E' approvato.
Rimane ancora da votare la soppressione dell'art. 52.
Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri E' approvato.
Mi pare superfluo votare la modifica della numerazione degli articoli 53 e seguenti, come pure alcuni numeri di articoli citati. E' una questione di coordinamento che sarà effettuata in sede di stesura della legge.
Passiamo invece alla votazione finale della legge.
Vi sono dichiarazioni di voto? La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Il nostro Gruppo darà voto contrario alla legge per le motivazioni precedentemente espresse.



PRESIDENTE

Nessuno chiede di parlare, si voti pertanto per l'intero disegno di legge.
Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione dell'intero disegno di legge: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere E' approvato.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Rinvio ad una prossima riunione dell'elezione dei componenti la Sezione decentrata del CO.RE.CO, del Verbano - Cusio - Ossola


PRESIDENTE

Comunico ai signori Consiglieri che, in seguito all'accordo dei Capigruppo, viene rinviata ad una prossima seduta (credo quella del 9 febbraio) l'elezione dei membri effettivi e supplenti della Sezione decentrata del CO.RE.CO. del Verbano - Cusio - Ossola.


Argomento:

Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

In ultimo, comunico ancora che il Commissario del Governo ha apposto il visto al "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1977" con alcune osservazioni.
Ricordo inoltre che i Capigruppo sono convocati per martedì prossimo alle ore 15, e che il Consiglio regionale sarà molto probabilmente convocato il 9 ed il 10 febbraio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



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