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Dettaglio seduta n.92 del 18/01/77 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Sui punti iscritti all'ordine del giorno


PRESIDENTE

I Consiglieri hanno ricevuto l'ordine del giorno il quale presenterà delle variazioni abbastanza rilevanti, nel senso che alcuni punti in elenco non sono in realtà pronti per essere trattati. Vi è pertanto la possibilità di concludere i nostri lavori in mattinata (sia pure ad ora tarda).


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I Consiglieri hanno ricevuto i processi verbali relativi alle adunanze del 22 e 23 dicembre che sono stati distribuiti prima dell'inizio della seduta. Se non vi sono osservazioni, li considero approvati. Non vedo osservazioni, possiamo allora incominciare i lavori.


Argomento:

Interpellanze ed interrogazioni


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Interpellanze ed interrogazioni".
La prima interrogazione è del Consigliere Cerchio su "Interventi della Giunta a tutela dei livelli occupazionali del Chierese".
Poiché il Consigliere Cerchio non è presente in aula in questo momento la risposta dell'Assessore Alasia verrà data per iscritto.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione del Consigliere Benzi: "Situazione del personale regionale non ancora inquadrato e per il quale era stata proposta l'applicazione dell'art. 72"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Gastaldi su "Atteggiamenti e provvedimenti della Giunta per assolvere agli impegni assunti con l'art. 75 della legge n. 22/74".
Risponde il Presidente della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Preferirei, se i Consiglieri interessati lo consentono, rispondere prima all'interrogazione presentata dal Consigliere Benzi, concernente l'art. 72 della legge n. 22/74.



PRESIDENTE

Infatti l'interrogazione del Consigliere Benzi recita: "Situazione del personale regionale non ancora inquadrato e per il quale era stata proposta l'applicazione dell'art 72".
Risponde il Presidente della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, il problema dell'applicazione dell'art. 72 è presente a questa Giunta sin dalla sua formazione.
Come lei sa, la precedente Giunta aveva individuato, per circa 120 dipendenti l'applicazione delle mansioni superiori. Attualmente il numero si è ridotto, per l'applicazione di altre leggi, forse a meno di 100; la Giunta ha dato corso all'iter che dovrà portare alla conclusione dell'applicazione di queste mansioni.
La Giunta in tre riunioni ha affrontato il problema e pensiamo che per il prossimo mese di febbraio una parte possa trovare sistemazione; invece resta aperta la problematica - se non vado errato - di circa 18 dipendenti che aspirano alla qualifica di dirigente di settore.
Se la situazione, nell'insieme, è forse più facilmente riconducibile ad una soluzione positiva nell'immediato per circa 60 dipendenti che hanno qualifiche inferiori, invece, si propone di più lunga durata l'iter per la qualifica di capo settore, iter che è probabile trovi la sua conclusione nella prossima primavera.
Tutto questo non comporta soltanto l'attribuzione della qualifica di capo settore, ma comporta anche l'ulteriore attribuzione della qualifica stessa, in sede di legge delle strutture per il personale, ad altri che possono trovarsi nella stessa situazione. Si risolve un quesito oggi, ma se ne propone un altro per domani.
Quindi, sotto questo aspetto, bisogna prestare una maggiore attenzione parlo soprattutto per quanto riguarda la problematica dell'ultimo livello il più alto. Quindi posso rispondere che per la parte dei livelli inferiori, l'iter, il processo è in corso. Per il livello superiore invece, anche perché le mansioni superiori non sono state svolte nel corso dell'attività di questa Giunta, ma in precedenza, occorrerà sentire gli Assessori allora interessati, coinvolgendo nella soluzione tutte le forze politiche presenti nel Consiglio. Dò assicurazione che tutto questo è in corso e che fra breve il problema sarà affrontato e risolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Ringrazio il Presidente della Giunta per la risposta che ha dato.
Per quanto riguarda la soddisfazione, direi che la si debba dare ai dipendenti della Regione che da sette anni stanno aspettando una loro sistemazione.
I 120 dipendenti regionali sono coloro che per primi hanno sopportato l'onere della Regione e per primi hanno svolto lavoro ad altissimo livello.
Perciò ritengo che sia colpa di tutti noi, del Consiglio regionale maggioranza e minoranza, non dico colpa soltanto del Presidente della Giunta, se dopo sette anni non abbiamo ancora dato una sistemazione definitiva a questi nostri collaboratori. Ho preso atto, con piacere, che entro il mese di febbraio una buona parte dei dipendenti andrà a posto mentre per l'altra parte il futuro è ancora incerto.
Pregherei il Presidente della Giunta di trovare un qualche artificio, o qualche modifica della legge, per dare una sistemazione definitiva a questi dipendenti. Non possiamo trascurare questi elementi, tra i più preziosi che abbiamo in Regione.
Vorrei ancora aggiungere una nota a carattere economico. Il denaro che verrà loro dato come arretrati relativi a questi anni, è praticamente decurtato del 50%, per cui vi è anche una punizione economica. Oltre a non avere ancora provveduto a soddisfare le loro aspettative, li puniamo anche economicamente.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Interventi della Giunta a tutela dei livelli occupazionali nel Chierese"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Cerchio su "Interventi della Giunta a tutela dei livelli occupazionali nel Chierese". Risponde l'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

L'interrogazione del Consigliere Cerchio richiama la nostra attenzione sulla situazione complessiva del Chierese che certamente avrà nell'immediato futuro tutto l'impegno della Regione e degli Enti pubblici.
Il Consigliere Cerchio sa che recentemente si è svolto a Chieri un dibattito sulla materia. Il Consigliere sa del resto che a livello comunale la situazione è stata esaminata e sono state già previste ulteriori tappe per una più precisa messa a punto delle iniziative.
Come Regione abbiamo preso contatto con le organizzazioni sindacali interessate (la FILTA per quanto riguarda il settore tessile e la FLM per quanto riguarda il settore metalmeccanico), dichiarando in pari tempo la disponibilità ad incontrarci con le organizzazioni imprenditoriali della zona per esami relativi alle singole aziende, qualora questa richiesta venga dall'Unione locale dell'associazione padronale per le ragioni che dirò.
Venendo al merito, dobbiamo dire che per l'immediato la situazione dell'Aspera di Riva di Chieri non presenta problemi acuti per l'occupazione, come appariva dall'interrogazione del Consigliere Cerchio.
Del resto ne abbiamo parlato assieme telefonicamente ed abbiamo constatato che le cose non stanno nei termini riportati dal Consigliere; infatti le voci che erano corse, di massicci licenziamenti entro il mese di dicembre si sono dimostrate, per fortuna, infondate.
Relativamente all'Aspera desidero rilevare qui un dato assai preoccupante. E' il problema del blocco del turn-over che in questa azienda ha una notevole incidenza. Si valuta infatti che potrebbe portare, nel giro di due anni, ad una diminuzione secca di 350/400 unità.
Non nascondiamo affatto la gravità di questa prospettiva e l'incidenza che essa può avere sull'economia del Chierese.
Purtroppo, come il Consigliere Cerchio sa, il blocco del turn-over è fenomeno molto diffuso ed abbiamo avuto più volte occasione di parlarne in Consiglio. Io stesso ho portato l'attenzione su questo problema e ne abbiamo discusso a più riprese. E' un problema che va affrontato anche su scala generale: lo stanno affrontando le grandi organizzazioni sindacali nell'aprire le vertenze di gruppo e va affrontato con una serie di misure coerenti di politica economica, produttiva ed occupazionale.
Per questo non mancherà il nostro intervento, come dimostra l'impegno che abbiamo posto sia sul progetto di riconversione industriale passato al Senato e che deve tornare alla Camera, sia sul problema dell'occupazione giovanile.
Del resto, se sono esatte le nostre informazioni (ho preso visione anche della stampa del Chierese), mi risulta che il Consigliere Cerchio affrontando il problema in Consiglio comunale a Chieri, richiamava appunto l'aspetto particolare dell'occupazione giovanile in merito al problema del turnover, problema molto diffuso e purtroppo esteso su scala regionale e nazionale.
Il Consigliere Cerchio sa che ci siamo adoperati sin dall'autunno scorso perché decollasse il progetto governativo. Ora questo progetto è finalmente uscito. Il Governo ha indetto per il 3, 4 e 5 febbraio un convegno nazionale (ho consegnato ora al Consigliere Cerchio uno schema del progetto governativo) e, senza anticipare giudizi di merito sul progetto che porta la firma del Presidente del Consiglio e di altri Ministri, c'è da operare fin da questo momento affinché anche gli imprenditori locali si apprestino a fare buon uso degli sgravi fiscali che sono previsti nell'aliquota di 32.000 lire mensili come incentivi all'occupazione giovanile.
Il settore tessile che nella zona ha un forte sviluppo rispetto ad altri settori industriali, occupando moltissimi addetti, sta attraversando un periodo di ripresa contraddittoria e tormentata.
Infatti, se da un lato le medie e grosse industrie - che si possono valutare in una decina (confezioni e tessitura) - tengono bene il mercato ed anzi ultimamente hanno goduto di un periodo produttivo favorevole dall'altro le piccole industrie e le ditte artigiane stanno attraversando un momento difficile, soprattutto per mancanza di liquidità.
Ma anche qui va osservato che il quadro non è uniforme, giacché talune aziende piccole e medie che hanno proceduto al rinnovo degli impianti, si sono positivamente inserite anche come tipo di lavorazione.
Altre aziende medie e piccole che non hanno proceduto al rinnovamento degli impianti (e con le quali converrà vedere l'utilizzo di strumenti per il credito agevolato, sempreché progettino un impegno di rinnovamento) hanno problemi occupazionali difficili: una parte della loro occupazione sbocca ora nel lavoro a domicilio che assorbe parte delle piccole produzioni. A questo fenomeno, con le conseguenti manifestazioni di lavoro nero, di lavoro precario, che investe soprattutto mano d'opera femminile e minorile, guardiamo con preoccupazione, abbiamo già preso contatti con l'Ispettorato del lavoro e vorremmo intervenire sia a tutela di problemi salariali, sia sulle norme previdenziali e mutualistiche che debbono essere rispettate.
Non posso infine non richiamare (anche se non era contenuta nella tua interrogazione, Cerchio, la questione è certamente qui presente) la situazione dello stabilimento Cartotecnica di Pogliano di Chieri, che desta qualche preoccupazione in relazione alla crisi che il settore poligrafico cartario sta attraversando. La Giunta regionale intende promuovere un incontro con le Amministrazioni locali interessate e con la Giunta provinciale, affinché si possa concordare un piano d'intervento atto a favorire la ripresa produttiva nelle piccole aziende tessili, anche in considerazione del fatto che hanno una notevole importanza dal punto di vista dell'esportazione.
Aggiungo, e concludo, che in questo incontro dovranno essere valutate anche le questioni relative ad un progetto di aree attrezzate, specie per attività che gravitano intorno a Chieri.
Va ricordato che il Comune di Chieri ha promosso una ricerca sull'industria della zona, ricerca che ora è ultimata e che sarà presumibilmente presentata, per trarne le conclusioni operative, in un prossimo convegno economico aperto alla Regione e alle forze sociali.
Una ricerca è stata fatta anche circa il problema dell'area attrezzata all'interno del piano regolatore comunale e per l'industria in generale.
Vorremmo poter discutere tutti questi problemi in occasione dell'incontro che è previsto, credo e spero, tra breve tempo nella città di Chieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore Alasia e mi dichiaro soddisfatto.
In effetti, la zona del Chierese è ancora a vocazione tipicamente tessile, anche se alcune diversificazioni sul piano metalmeccanico (l'Aspera Frigo ne è un esempio) hanno creato in questi anni una possibilità di assorbimento di manodopera tessile caduta in alcune aziende locali. Vale a dire che certa manodopera di industrie piccolo-medio tessili chiuse ha trovato uno sbocco nell'occupazione alternativa che veniva a presentarsi, soprattutto da parte dell'Aspera Frigo. Ma è evidente che il blocco del turn-over in questo caso viene a gravare ancora maggiormente i livelli occupazionali in questa zona.
L'Amministrazione comunale di Chieri insieme ad alcune altre Amministrazioni della zona sta elaborando un'indagine: è quella cui faceva cenno l'Assessore Alasia. Ringrazio l'Amministrazione regionale per la disponibilità a partecipare all'incontro, anche perché ci rendiamo conto che gli Enti locali minori, i Consigli comunali, non sono operatori economici, anche se si fanno lodevole carico di indagini di rilievo statistico e cercano di rimediare, com'è capitato in questi mesi, per risolvere alcuni problemi occupazionali. Mi riferisco ad alcune industrie tessili che, grazie alla mediazione dei Comuni, hanno avuto la possibilità di continuare una certa attività, anche se in quest'ultimo mese un'industria tessile che occupava una quarantina di dipendenti, la Porta e Verna ha chiuso, ed altre industrie si trovano in difficoltà, con difficili sbocchi.
Altro non posso dire, se non confermare la preoccupazione legata anche alla vasta manodopera femminile presente nella zona. Le indagini che si stanno facendo da parte della IV Commissione in ordine al problema dell'artigianato e dell'occupazione troveranno occasione di confronto nel convegno, in preparazione a Chieri al quale parteciperemo, sperando nella possibilità di reperire soluzioni alternative ai livelli occupazionali della zona. Grazie.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione del Consigliere Marchini: "Presunti casi di salmonellosi ad Avigliana; provvedimenti assunti dall'Amministrazione regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione urgente del Consigliere Marchini sui "Presunti casi di salmonellosi ad Avigliana; provvedimenti assunti dall'Amministrazione regionale". Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Rispondo molto brevemente, scusandomi di non aver potuto rispondere prima. Questo è il primo Consiglio di quest'anno.
Il Medico provinciale è andato immediatamente sul posto al momento in cui ci sono state le segnalazioni. C'erano due casi di salmonellosi. Sono gli unici due casi dell'ultimo trimestre del 1976. Nello stesso trimestre c'è stato un caso di tifo: un bambino di sette anni ricoverato presso la clinica pediatrica dell'Università di Torino e successivamente dimesso per guarigione. Il laboratorio di Igiene e Profilassi della Città di Torino ha provveduto alla disinfezione della scuola e dell'abitazione interessata.
Oggi non esistono più casi del genere e quindi la situazione è normale.



MARCHINI Sergio

Mi dichiaro soddisfatto. Invito però l'Assessore, attraverso gli organi preposti, a sollecitare un continuo controllo perché i casi non sembrano così limitati come l'Assessore ritiene o, meglio, come l'hanno informato.
Tra l'altro, c'è anche stato un caso mortale di tifo accertato con autopsia.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Certamente.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interrogazione del Consigliere Gastaldi: "Atteggiamento e provvedimenti della Giunta per assolvere agli impegni assunti con l'art. 75 della legge regionale 22/74"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Gastaldi su "Atteggiamento e provvedimenti della Giunta per assolvere agli impegni assunti con l'art. 75 della legge regionale n. 22/74". Risponde il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, il quesito posto dal Consigliere Gastaldi è di grande importanza. Riguarda specificamente il trattamento di quiescenza e previdenza del personale trasferito alla Regione da Enti diversi dello Stato, personale che, come voi sapete, è di varia provenienza. Si tratta quindi di raccordarlo nel momento in cui il personale entra nella fase del diritto alla quiescenza e al trattamento previdenziale, portandolo ad essere nell'insieme regionale.
Sembrerebbe un compito facile. E' un compito a cui si accinge e deve accingersi la Regione. Ma, come voi sapete, signori Consiglieri, il problema del vincolo di istituzioni o di Enti a carattere nazionale non pu essere fatto, non può essere portato avanti dalla Regione. Allora ci troviamo nella necessità di segnare il passo perché con legge regionale non è possibile vincolare gli Enti nazionali previdenziali.
Abbiamo posto lo stesso quesito in occasione della trattativa per il rinnovo contrattuale e in tale momento si è rilevata la necessità di un incontro con gli organi nazionali, specie con i parlamentari dell'apposita Commissione, per sollecitare il Governo a preparare un progetto di legge che consenta finalmente alla Regione di operare.
Quindi, la Giunta, rispetto a questa problematica, si colloca in modo attivo e, nel momento della conclusione del rinnovo del contratto e nel momento in cui andrà all'incontro con il Governo, porrà con maggior forza questo problema che vede impegnate tutte le Regioni.
Si ha motivo di ritenere che entro pochi mesi, cioè con il trasferimento delle competenze a sensi della legge 382, quindi accorpando ulteriormente altro personale e altri beni, si venga a delineare una situazione che consenta finalmente lo sblocco della vicenda.
Collocherei per la fine dell'anno un'ipotesi di soluzione della vicenda.



GASTALDI Enrico

Mi considero soddisfatto della risposta del Presidente della Giunta.
Però, dato che la questione interessa soprattutto coloro che cesseranno il rapporto di lavoro, o per età o per invalidità, prima della legge promessa (verso fine anno, come ha detto il Presidente), chiedo quale comportamento la Giunta riterrà opportuno adottare in favore di questi dipendenti.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Assicuro ancora il Consigliere Gastaldi che stiamo lavorando proprio in quella direzione. Gli uffici sono in continuo contatto per definire nel modo migliore il problema dei dipendenti.


Argomento: Commercio al dettaglio

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Situazione del progetto per la formazione degli orari feriali e festivi dei negozi dopo le consultazioni realizzate nei mesi di novembre-dicembre con gli Enti locali e le organizzazioni di categoria"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Cerchio sulla "Situazione del progetto per la formazione degli orari feriali e festivi dei negozi dopo le consultazioni realizzate nei mesi di novembre e dicembre con gli Enti locali e le organizzazioni di categoria". Risponde l'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

La normativa che regola l'orario di apertura e chiusura dei negozi in Piemonte risale, com'è noto, ai decreti regionali emanati nel 1972, e tuttora vigenti provincia per provincia, con l'eccezione di Vercelli suddivisa in Biellese e Vercellese, e di Torino, ripartita in città di Torino e provincia. E' perciò da rimarcare il fatto che l'urgenza della soluzione del problema degli orari è da intendersi in senso di prospettiva e non certo in senso di carenza di decreto. L'estrema frammentarietà eterogeneità d'impostazione delle norme di cui sopra, ha fatto sì che si assistesse, e si assista, a rilevantissime differenziazioni fra una zona e l'altra della Regione.
Volendo raggiungere una maggiore omogeneità, nella salvaguardia di alcune diversità radicate e giustificate nelle varie situazioni regionali si costituì, alla metà del 1976, un comitato tecnico composto dalle rappresentanze sindacali dei commercianti e dei lavoratori, nonch istituzionali, con lo scopo di elaborare una bozza tecnica di decreto.
Questa fu inviata a tutti i Comuni, ai sindacati a livello provinciale alle associazioni dei commercianti, alle Camere di commercio, agli Enti provinciali del turismo, in quanto si voleva realizzare un'ampia e approfondita consultazione sul territorio. E' opportuno che tale consultazione, durante la quale i rappresentanti dell'Assessorato al commercio, fiere e mercati si sono recati nelle varie province e poi dalle province i rappresentanti delle categorie sono convenuti nella sede regionale, si svolga nei tempi necessari per una congrua ponderazione delle scelte da attuare.
Inoltre devono ancora aver luogo gli incontri con i rappresentanti di Torino e con le vane federazioni sindacali provinciali. In parte sono avvenute ieri. Non è perciò possibile oggi dire con precisione quanto tempo occorrerà per giungere all'emanazione dei nuovi decreti, anche perché le consultazioni sono ancora in corso. Con una previsione ottimistica si pu ipotizzare che nelle prossime settimane la questione potrebbe essere risolta. Occorre poi qui ricordare che la IV Commissione consiliare è stata informata adeguatamente e che alla stessa saranno date ulteriori e precise comunicazioni prima dell'emissione di nuovi decreti per poter ricevere sia un contributo che un parere. Dalle consultazioni sinora effettuate è emerso già un dato importante: risulta difficile attuare, e d'altra parte le rappresentanze delle varie province o zone omogenee sono contrarie, un unico decreto a carattere regionale. Si è pertanto orientati a lasciare la ripartizione precedente, cercando di riportare in ogni provvedimento gli essenziali tratti comuni nelle varie province.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore e mi dichiaro soddisfatto. In effetti, si tratta di una materia particolarmente complessa e delicata e la difficoltà si è verificata anche ieri nella consultazione con le categorie interessate nel senso di avere un decreto unico. Ci sono però delle proposte, emerse e quantificate proprio nella riunione di ieri, relative ad alcune ipotesi di orario flessibile, sulle quali i sindacati e le forze interessate dovranno esprimersi. Penso che anche a livello di IV Commissione i Commissari potranno dare alcuni giudizi in merito.


Argomento: Formazione professionale - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione dei Consiglieri Cerchio, Picco e Vietti: "Chiusura della scuola 'F. Rinaldi' a Borgo San Pietro di Moncalieri. Necessità di un intervento urgente della Regione"


PRESIDENTE

Dovremmo svolgere ora un'interrogazione presentata dai Consiglieri Cerchio e Chiabrando, a cui dovrebbe rispondere l'Assessore Astengo, che ora non vedo in aula pur sapendolo presente. Saltiamo momentaneamente quest'interrogazione e passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Cerchio, Picco e Vietti su "Chiusura della Scuola 'F. Rinaldi' a Borgo S. Pietro di Moncalieri. Necessità di un intervento urgente della Regione".
Risponde l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione e formazione professionale

Penso che il livello d'informazione degli interroganti relativamente a questa scuola non fosse molto approfondito. In realtà l'Istituto Rinaldi svolge attività nel campo della formazione professionale da più anni; per il risultato di questa attività, almeno da quanto risulta dalle ispezioni effettuate dall'Assessorato, non hanno mai dato risultati molto positivi soprattutto per ciò che riguarda le attrezzature scolastiche, risultate insufficienti, i locali, che sono risultati non del tutto idonei, e la scarsa serietà nello svolgimento dei programmi e le gravissime lacune sul piano contabile e amministrativo.
In data 26 novembre e nuovamente il 12 dicembre 1974, gli studenti del Rinaldi avevano scritto all'allora Assessore in carica, facendo presente le condizioni in cui si svolgeva l'attività didattica. La relazione consegnata all'Assessore in data 19/12/1974, prot. n. 43, compilata dai funzionari dell'ufficio di vigilanza, descrive una situazione assai preoccupante: registri non vidimati, inadempimenti per ciò che riguarda il finanziamento laboratori che non funzionavano, libri di testo non distribuiti. Infatti gli esami, a conclusione dell'anno formativo '74, sono stati bloccati dalla Commissione per il basso livello di preparazione e la disorganizzandone amministrativa del Centro.
Gli insegnanti venivano retribuiti con scarsi acconti che non hanno trovato conguagli neppure adesso. Per questi motivi, nel corso del '74, il personale scese in sciopero e rimase in sciopero per circa un mese.
Inoltre, bisogna ancora rilevare che per anni l'Istituto non ha effettuato i versamenti e gli accertamenti di legge, non ha retribuito gli straordinari al personale e non ha versato neppure la tredicesima mensilità. Nonostante questo, l'Amministrazione di allora, penso per favorire il pagamento degli stipendi al personale, ha continuato a versare somme all'Istituto Rinaldi, anche se i rendiconti non venivano presentati come è stabilito nella prassi. Le relazioni, ancor oggi depositate presso l'Assessorato, ne possono far fede. Per quanto concerne le migliaia di lavoratori che avrebbero trovato nel Rinaldi una occasione ottimale per la loro formazione, si legge negli atti la seguente situazione al 17/4/1975 in seguito ad una ispezione: corso n. 812: allievi presenti n. 3 corso n. 813: allievi presenti n. 2 corso n. 815: allievi presenti nessuno corso n. 816: allievi presenti n. 1 in questo caso non si tratta di migliaia. In generale le presenze degli allievi sono sempre state scarse. Alla Pretura di Moncalieri è ancora pendente la causa tra il personale e la Direzione dell'Ente. Visto questo la nuova Amministrandone, dietro richiesta degli insegnanti, degli studenti del Comune di Moncalieri e Nichelino, ha deciso per la continuazione in via transitoria dell'attività dell'Istituto, ma a due condizioni: 1) l'Istituto doveva immediatamente mettersi in regola con i rendiconti delle attività 1973/74, 1974/75 per poter ottenere lo svincolo dei fondi impegnati 2) l'Istituto doveva concludere la pratica per la liquidazione entro l'estate del '76.
A partire dall'anno '76/77 i Comuni di Moncalieri e Nichelino avrebbero surrogato il disciolto Istituto assorbendone il personale. A tale scopo la Regione ha messo a disposizione anche i propri contabili per facilitare l'opera di regolarizzandone dei rendiconti. Inoltre l'Assessorato ha preso contatto con i Comuni interessati per preparare una soluzione futura. Per al momento, nessuna delle due condizioni si è verificata, per contrasti interni al Consiglio di amministrazione dell'Istituto.
Vista la situazione, la Regione non ha potuto addivenire allo svincolo dei fondi (i fondi possono essere svincolati soltanto quando ci siano dei rendiconti) e, per ciò che riguarda l'anno 1976/77, ha ovviamente rifiutato ogni tipo di finanziamento. Malgrado questo, l'Amministrazione si è fatta carico degli insegnanti, alcuni sono stati collocati presso gli Istituti Pastore ed Enrico del Comune di Torino, un impiegato amministrativo è stato collocato presso un istituto della Regione stessa. Resta aperto il problema della direttrice, che fino al 1973 era proprietaria e in seguito continuando ad essere comproprietaria, anche direttrice; è la signora Feltrin, una delle maggiori responsabili del cattivo andamento dell'Istituto.
La Regione non aveva nessun obbligo giuridico di trovare occupazione per gli insegnanti, in quanto non era responsabilità propria quella di chiudere l'Istituto. Lo abbiamo fatto ugualmente. Non abbiamo invece ritenuto giusto intervenire per la signora Feltrin, in quanto prima responsabile del cattivo andamento dell'Istituto come proprietaria e dirigente dell'Istituto stesso.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Devo dire, insieme ai colleghi interroganti, di essere sostanzialmente insoddisfatto della risposta. In effetti non ci pare di essere disinformati sull'iter e sulla gestione di questo Istituto, operante dal lontano 1950 quindi sarebbero ormai 27 anni di fallimentare gestione (quando qualcosa fallisce è difficile che continui per 27 anni a fallire); è evidente che nell'anno 1975/76 gli allievi erano individuati a livello di pochi soggetti, ma eravamo in piena crisi dell'Istituto, crisi individuata dall'Istituto stesso fin dal '74/75, allorquando non una cattiva gestione della direzione dell'Istituto, ma una inoperante attività del Consiglio di amministrazione dell'Istituto stesso aveva posto la scuola nella condizione di non più operare, tanto che veniva proposta dalla direzione una gestione pubblica comunale dell'Istituto, in sostanza, l'intervento dei Comuni di Nichelino e di Moncalieri si è andato arrabattando nel giro di un anno senza trovare una soluzione al problema.
Ci proponevamo con l'interrogazione di verificare la possibilità di mantenimento dei livelli occupazionali del personale di questa scuola, che dal 1950 ha certamente preparato e avviato al lavoro migliaia di studenti lavoratori; livelli occupazionali che l'Assessore ci garantisce essere stati tutelati al di là della competenza istituzionale della Regione stessa, ma solo per una parte del personale, essendosi eretta la Giunta a giudice di una situazione del personale, dicendo che alcuni, che erano bravi e che avevano determinate qualità (non investighiamo quali), sono stati sistemati all'interno della Regione o di altri Istituti come l'Enrico o il Pastore, mentre altri, che sono stati giudicati non bravi dalla Regione, non sono stati tutelati sul posto di lavoro.
Prendiamo atto della discriminazione, che è molto grave, da parte della Regione su questo problema.


Argomento: Università

Interrogazione dei Consiglieri Picco e Cerchio: "Situazione finanziaria del Politecnico e dell'Università con pericolo di paralisi per mense. Iniziative che la Giunta regionale intende assumere"


PRESIDENTE

C'è ancora una interrogazione dei Consiglieri Picco e Cerchio sulla "Situazione finanziaria del Politecnico dell'Università con pericolo di paralisi per le mense. Iniziative che la Giunta regionale intende assumere". Risponde l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'assistenza scolastica

Per prima cosa tengo a precisare che la legge non ha, per ora almeno delegato alla Regione alcun compito in campo di assistenza universitaria.
Quindi la responsabilità eventuale della conduzione delle Opere universitarie deve essere semmai ricercata nell'insufficienza di fondi o perlomeno nella non buona amministrazione di fondi da parte di un Ente sul quale la Regione non ha direttamente alcuna competenza, se non molto indiretta per la nomina di un amministratore.
La situazione che si è venuta a creare nelle mense universitarie era da tempo nota alla Giunta, la quale aveva preso contatti, anche tramite il suo Presidente, con il Presidente del Consiglio di amministrazione delle Opere ed aveva cercato delle soluzioni, ma le soluzioni ventilabili erano esclusivamente di tipo finanziario ed organizzativo.
La richiesta poteva essere soltanto questa: che il Ministero concedesse più fondi per la gestione delle mense. Bisogna, tra l'altro, ricordare che la situazione delle Opere del Politecnico è assai più grave di quella delle Opere dell'Università, ma che chiudendo, come è probabile e possibile, le Opere del Politecnico, si aggraverà certamente la situazione delle Opere dell'Università. Quindi si tratterà di chiudere a breve tempo anche queste Opere.
E' chiaro che una soluzione immediata non può che essere vista a livello finanziario e quindi con un intervento del Ministero in questa direzione, anche attraverso una legislazione diversa che consenta la fruizione del servizio a coloro che hanno bisogno di ottenerlo e non lo estenda in modo indiscriminato, dando una sorta di salario indiretto ad una parte degli studenti. Questa potrebbe essere una soluzione al grave problema, soluzione però che deve essere vista all'interno di una sistemazione globale del problema dell'assistenza scolastica, che non deve passare attraverso una forma di monetizzazione, ma attraverso l'erogazione di servizi a chi ne ha diritto e a chi è meritevole.
Se con la legge 382 dovesse essere accollato alla Regione questo grave onere, chiederemmo al Ministro di avere il potere necessario per decidere come condurre, come esercitare questa attività di servizio e nello stesso tempo chiederemmo di avere fondi sufficienti. Credo che, in caso contrario ci troveremmo di fronte ad una situazione insolubile che farebbe spendere alla Regione una gran quantità di denaro, senza arrivare mai ad alcuna soluzione congrua del problema.



PRESIDENTE

Replica l'interrogante, Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Come mi aspettavo, la risposta dell'Assessore non poteva che nascondersi dietro al velo delle competenze e quindi del ribaltamento sul Ministero nella richiesta di maggiori fondi.
In realtà, l'Assessore sa bene che il discorso non è riconducibile a questi termini perché la situazione torinese rivela gravi carenze strutturali indipendenti dalla disponibilità dei fondi. Anzi, quando si sono manifestate alcune presenze di oculati e illuminati amministratori ricordo per tutti il prof. Einaudi, si è tangibilmente constatato come anche la disponibilità di fondi potesse essere affrontata in termini operativamente producenti.
La realtà è che oggi, nella dimensione regionale della nostra Università, il problema delle mense e delle strutture deve essere coordinato ad un livello rispetto al quale e nei confronti del quale non è sufficiente fare delle dichiarazioni di principio. Abbiamo nei nostri documenti sul piano di sviluppo economico tutto un capitolo dedicato all'edilizia universitaria e al presunto intervento della Regione di coordinamento in questa direzione.
Nulla naturalmente si è mosso in questi anni: relativamente alle strutture didattiche, ma purtroppo nulla si è mosso per le strutture di appoggio alle strutture didattiche, quelle che sono maggiormente necessarie per assicurare il diritto allo studio. Credo che la Giunta debba farsi carico di questo problema in termini di coordinamento, affrontando innanzitutto problema edilizio che è condizione per ottenere delle strutture economicamente sostenibili e quindi in grado di poter affrontare anche in termini operativi le esigenze che si vanno manifestando. La polverizzazione invece che viene facendosi strada, ora qui ora là Politecnico e Università nella nostra città, certo non produce, a mio modestissimo avviso, i risultati che sarebbe auspicabile produrre, quando altre città con dimensioni universitarie forse molto più modeste della nostra si stanno attrezzando con strutture veramente d'avanguardia su questo problema.
Ritengo che il coordinamento della Regione, al di là delle competenze finanziarie, sia quindi indispensabile e vada strettamente collegandosi al problema delle strutture. Quindi, prima di prendere qualsiasi decisione in ordine alle ubicazioni delle strutture didattiche, sarebbe necessario che si facesse il punto della situazione anche per le strutture ricettive e le strutture, come quella della mensa, strettamente collegate alla didattica.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione dei Consiglieri Cerchio e Chiabrando: "Iniziative della Giunta per far sì che vengano salvaguardati alcuni terreni nel Comune di S. Mauro sui quali il P.R.G. prevede insediamenti residenziali"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Cerchio e Chiabrando sulle "Iniziative della Giunta per far sì che vengano salvaguardati alcuni terreni nel Comune di S. Mauro sui quali il Piano Regolatore Generale prevede insediamenti residenziali". Risponde l'Assessore Astengo.



ASTENGO Giovanni, Assessore all'urbanistica

Rispondo in modo estremamente stringato perché sono in attesa di avere elementi quantitativi e di distribuzione. La distanza da corso Bolzano a qui è breve, mi è stato garantito che erano già partiti. Se si vuole rinviare lo si dica, altrimenti posso rispondere sinteticamente e dare poi elementi successivi.
Sostanzialmente il discorso riguarda la legge 167 e le sue coerenze con le aree vicine, sia del Parco della Villa Sanbuy sia del circostante terreno. La delimitazione che era stata individuata nel piano è ancora sottoposta a esame critico. Tutto il piano di S. Mauro è sottoposto a esame critico. Il motivo sostanziale deriva dal fatto che nel periodo tra la formazione di questo documento ad oggi gli insediamenti sono profondamente modificati, per cui alcune attribuzioni di tipo di zona, poniamo zona C cioè zona di espansione, non hanno più significato in quanto si trovano in zone totalmente compromesse, cioè classificabili nell'ambito di quelle di completamento di zona B. C'è tutta una revisione in atto ed è chiaro che in questa revisione la situazione del terreno, ai fini soprattutto delle colture, deve essere tenuta presente. Questa è la risposta in sintesi. Poi quantitativamente e localizzativamente potrei fornire gli elementi che i Consiglieri richiedono.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

In effetti, decine e decine di coltivatori della zona di S. Mauro si preoccupano, poiché si vedono, nell'ipotesi di affermazione di questo piano, defraudati soprattutto di coltivazioni intensive e pregiate quali sono quelle localizzate nella collina di S. Mauro e nel Gassinese.
Prendiamo atto della risposta dell'Assessore e lo pregheremmo di farci avere una risposta con un ampliamento scritto di questi elementi, a tutela degli interessi non corporativi, ma legittimi e di lavoro dei coltivatori diretti di S. Mauro e della zona Grazie.



PRESIDENTE

Abbiamo così concluso il punto secondo all'o.d.g.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Concluso l'esame delle interrogazioni, passiamo al punto terzo dell'o.d.g. con una serie di comunicazioni del Presidente.


Argomento: Gruppi consiliari

a) Scioglimento Gruppo consiliare MSI-DN e costituzione Gruppo "Destra Nazionale"


PRESIDENTE

Comunico prima di tutto che i Consiglieri regionali Nino Carazzoni e Domenico Curci mi hanno fatto pervenire una comunicazione con la quale informano dello scioglimento del Gruppo consiliare del MSI-DN e della contemporanea costituzione del Gruppo denominato Destra Nazionale, al quale sono iscritti il Consigliere Nino Carazzoni in rappresentanza del MSI-DN e il Consigliere Domenico Curci, in rappresentanza di Democrazia Nazionale.
Avviene così una modifica della composizione politica del nostro Consiglio, i cui Gruppi, o rappresentanti di forze politiche, diventano nove con la composizione del nuovo Gruppo consiliare.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

b) Servizio stenografico svolto in aula unicamente da personale regionale


PRESIDENTE

Comunico con piacere che per la prima volta non sono presenti ai lavori del Consiglio regionale le stenografe esterne, che hanno tuttavia prestato la loro preziosa collaborazione in tutti questi anni. Il servizio di stenografia è completamente svolto dal personale della Regione, il che comporta un risparmio enorme di spesa, come voi potete bene immaginare, ma comporta anche la necessità di collaborazione da parte dei Consiglieri, che da un lato dovranno provvedere a consegnare il testo degli eventuali interventi scritti, e dall'altro procedere ad attenta rilettura degli interventi quando vengono loro consegnati per la correzione.
Inoltre sarebbe opportuno sollecitare il meno possibile gli uffici perché singoli interventi vengano redatti in anticipo. Ciò verrebbe a scapito della tempestività dell'intera stesura che ora è abbastanza rilevante perché il tempo che intercorre dal momento in cui si svolgono le sedute del Consiglio al momento in cui si ricevono i resoconti stenografici ormai è accettabile, intorno a un mese, un mese e mezzo.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Comunico che il Commissario del Governo ha apposto il visto alle seguenti leggi regionali: legge regionale 24/11/1976 "Variazioni al bilancio per l'anno finanziario 1976" legge regionale 25/11/1976 "Integrazione alla legge regionale 30/8/1976, n. 49 per il finanziamento di opere sanitarie ospedaliere" legge regionale 25/11/1976 "Autorizzazione di ulteriore spesa per l'anno finanziario 1976 per la concessione dei contributi in conto capitale di cui al Titolo I della legge regionale 17/5/1976 n. 27" legge regionale 2/12/1976 "Norme per la nuova numerazione dei capitoli del bilancio regionale" legge regionale 2/12/1976 "Integrazione del fondo speciale per gli asili nido di cui alla legge 6/12/1971 n.1044 per l'anno 1976" legge regionale 2/12/1976 "Proroga dell'efficacia della classificazione alberghiera 1973-1974 per il biennio 1977-1978" legge regionale 2/12/1976 "Modificazioni e integrazioni alle leggi regionali 30/12/1974, n. 43 e 3/2/1975 n. 8, concernenti rispettivamente 'Norme per il finanziamento della spesa per l'assistenza ospedaliera' e 'Prime disposizioni in materia di assistenza ospedaliera'" legge regionale 9/12/1976 "Modifica alle leggi regionali 30/10/1972 n. 11 e 4/5/1976 n. 23".


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto alle seguenti leggi: legge regionale 26/11/1976: "Norme per l'attuazione delle direttive n. 72/159, 72/160, 72/161 e 75/268 del Consiglio delle Comunità Europee per la riforma dell'agricoltura" legge regionale 9/12/1976: "Modificazioni agli stanziamenti del bilancio di previsione per l'anno 1976 per l'assistenza ospedaliera": la mancata apposizione del visto governativo a questa legge credo porrà problemi rilevanti al nostro Consiglio ed alla Giunta.


Argomento:

e) Presentazione ed assegnazione progetti di legge


PRESIDENTE

Comunico la presentazione dei seguenti progetti di legge: proposta di legge n. 166 "Contributo regionale per l'assistenza farmaceutica ed integrativa ai coltivatori diretti per l'anno 1977" presentata dai Consiglieri Chiabrando, Menozzi, Franzi, Bianchi, Lombardi e Bertorello in data 22/12/76 ed assegnata alla III Commissione in data 30/12/76 disegno di legge n. 167 "Ulteriore proroga delle disposizioni di cui al primo comma dell'art 17 della legge regionale 15/1/1973 n. 3 concernente criteri generali per la costruzione, l'impianto, la gestione ed il controllo degli asili-nido comunali costruiti e gestiti con il concorso dello Stato di cui alla legge 6/12/71, n. 1044, e con quello della Regione" presentato dalla Giunta regionale in data 23/12/76 ed assegnato alla V Commissione in data 30/12/76 disegno di legge n. 168 "Norme relative agli interventi regionali per il reinserimento dei detenuti, degli internati" presentato dalla Giunta regionale in data 29/12/76 ed assegnato alla V Commissione in data 4/1/77.


Argomento:

f) Elezione dieci componenti Consiglio di amministrazione RAI da parte della competente Commissione parlamentare


PRESIDENTE

Comunico infine che la Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi ha votato, al sensi dell'art. 8 della legge 14/4/1975, per l'elezione dei dieci componenti del Consiglio di amministrazione della RAI, di competenza della Commissione stessa. Sono risultati eletti Consiglieri, fra i membri designati dalla Regione, i signori Pierantonio Berté, Enzo Cheli, Giovanni Elkan, Giorgio Tecce e, fra i membri direttamente scelti dalla Commissione parlamentare, i signori Pietro Adonino, Franco Compasso, Paolo Grassi, Nicolò Lipari, Leonello Raffaelli e Adamo Vecchi.
Vi sono richieste di parola? Non ve ne sono. Passiamo all'argomento successivo.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Informazione dell'iniziativa della Giunta regionale con la Regione Valle d'Aosta per le diciotto aziende EGAM presenti in Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo al punto successivo all'o.d.g.: "Informazione dell'iniziativa della Giunta regionale con la Regione Valle d'Aosta per le 18 aziende EGAM presenti in Piemonte".
L'informazione la svolge l'Assessore Alasia, che ha facoltà di parlare.



ALASIA Giovanni, Assessore all'industria ed ai problemi del lavoro

Signori Consiglieri, com'è noto, in Piemonte il peso delle aziende del gruppo EGAM è rilevante, sia numericamente sia dal punto di vista della qualità. Abbiamo 18 aziende, di cui 5 in Valle d'Aosta, per oltre 8.900 lavoratori.
Va rilevato, in secondo luogo, che in alcune zone o valli, come in Valle d'Aosta per la Cogne, come in Valle d'Ossola per la SISMA e la FIASA come in Valle di Susa per la Matec-Moncenisio, le aziende dell'Ente EGAM costituiscono il dato fondamentale, o almeno principale, dell'attività produttiva. Infine, va ancora ricordato che queste aziende operano in settori diversi, dal meccanico-tessile, al materiale rotabile, dal settore chimico al minerario, all'estrattivo, al siderurgico.
Credo, signori Consiglieri, che bastino questi pochi accenni per evidenziare l'importanza delle attività collegate con l'EGAM. Detto questo però, vorrei fosse ben chiaro che né noi, Regione Piemonte, né la Regione Valle d'Aosta, ci siamo posti in un'ottica localistica, anche se problemi che hanno una tale rilevanza territoriale (penso alla Valle di Susa, penso ad Aosta, penso alla Val d'Ossola) non possono essere ignorati nemmeno dal punto di vista di interessi seri presenti nelle singole zone. Abbiamo avuto delle giustificate sollecitazioni da parte di Comuni a questo proposito. Ho consegnato ai Capigruppo una lettera del Comune di Condove e nei giorni scorsi era il Comune di Castellamonte che ci scriveva.
Abbiamo avuto un primo incontro con l'Assessorato all'industria della Valle d'Aosta e con le organizzazioni sindacali della CGIL, CISL, UIL, e con il sindacato autonomo della Valle d'Aosta. Abbiamo poi avuto, il 10 gennaio, un incontro con i parlamentari. Erano presenti i parlamentari della D.C., del PCI, del PSDI, del PLI. Si è convenuto di avere comunque (e questo a prescindere dai giudizi di merito) una riflessione in sede locale tra le due Regioni interessate e i sindacati, prima che la questione vada al dibattito nazionale. Comprenderete benissimo, signori Consiglieri, come io non possa e non debba in questo momento riferire politicamente sui vari orientamenti che sono emersi in quella riunione. Mi pare vi siano punti interessanti di convergenza; ci sono anche dei punti di dissenso. Vi è stata in tutti la consapevolezza dell'urgenza della cosa; vi è comunque, e desidero rimarcarlo in Consiglio, l'impegno positivo ad una riflessione in sede locale (anche in sede locale) con le Regioni interessate. Posso e debbo, signori Consiglieri, precisare sin d'ora qual è la posizione della Giunta, anzi delle due Giunte del Piemonte e della Valle d'Aosta, perch questa posizione è sostenuta assieme dopo l'esame che è stato condotto nei giorni scorsi: Ebbene, partiamo da una constatazione che credo, mi pare, spero, sia una constatazione largamente diffusa in tutti i Gruppi politici, sia abbastanza unanime circa la conduzione parassitaria dell'Ente. Avrete visto ancora recentemente su "La Stampa" del 6 gennaio il nostro ex collega Zanone che parla dei miliardi bruciati dall'EGAM e dice: "se si dovesse scrivere un manuale sul modo in cui non deve essere amministrata l'impresa pubblica, esso potrebbe comporsi in larga misura delle vicende riguardanti questo Ente di Stato".
Non c'è dubbio che l'Ente in quanto tale vada eliminato. Ma credo che dobbiamo aggiungere che una diversa considerazione meritano le singole aziende. Intanto credo sia doveroso che sottoponiamo al Consiglio una questione generale del nostro orientamento. Sapete che il partito politico al quale mi onoro di appartenere, ma, più in generale, credo anche il PSI e le forze che sostengono la Giunta, hanno sempre detto chiaramente che, in questa fase, non sostengono una dilatazione nel nostro Paese delle imprese sotto il controllo pubblico. Il peso che lo Stato ha in Italia nel settore pubblico è rilevante, è un peso non comparabile con nessun altro Paese occidentale. Il Governo ha, se lo vuole, uno strumento e una leva potente ed estesa, non solo per la quantità d'imprese, ma anche per l'ampiezza di queste che operano nel campo della produzione, del credito, dell'industria e dei servizi. Allora, crediamo si debba andare ad una qualificazione di questo complesso apparato e del suo ruolo nell'economia nazionale. Questo è il vero punto. Ci pare un punto non secondario per uscire dalla crisi.
Cioè, ci pare che nel momento in cui si discute (è gia passato al Senato andrà presto alla Camera) il progetto di riconversione, le linee programmatorie, e se ne discute anche nella nostra Regione, nessun progetto possa prescindere dalla rilevanza e dall'esigenza di riordino delle Partecipazioni Statali. Noi che non ci siamo mai posti in un'ottica localistica diciamo di più: il settore pubblico può e deve avere un ruolo fondamentale anche dal punto di vista del processo unificante che deve essere avviato nel rapporto nord-sud. Ma bisogna allora uscire, nella crisi generale, dalla crisi particolare che investe le Partecipazioni Statali; e bisogna uscire con una qualificazione che esalti l'autonomia tecnologica quindi con la qualificazione della ricerca, della sperimentazione, della progettazione e passare da tutto questo al campo applicato della produzione.
Alla Cogne, per esempio, dei 33 miliardi che si sono registrati di passivo nel 1975, ben 20 si ritrovano sotto la voce oneri passivi, cioè oneri contratti sostanzialmente per sostenere le più varie e disparate iniziative dell'Ente EGAM. Eppure si sa, signori Consiglieri, non è una previsione nostra o solo nostra, è una previsione della CEE, che nel mercato degli acciai speciali è prevista una forte espansione, almeno per dieci-quindici anni, se non di più. E la Cogne ha esperienze tecnologiche notevoli. Ma l'abbiamo mai vista una strategia siderurgica dell'EGAM? Quando mai si è fatta una ricerca? Dico questo perché da anni è stata sollecitata una ricerca seria per stabilire la consistenza di giacimenti di magnetite in Valle. Eppure, ripeto, c'è un'ampia documentazione che testimonia come da più parti, e non da oggi, questo problema viene posto.
Vediamo il dramma del trasporto pubblico; piani, contropiani, salvo poi scoprire, per autorevole ammissione (ricordate tutti le dichiarazioni dell'allora Ministro Andreotti sul famoso piano degli autobus), che questi famosi piani non sono mai esistiti. Comunque, non voglio entrare in merito ma da ogni parte si voglia rigirare la questione, questo è un problema prorompente che sarà all'ordine del giorno nei prossimi mesi, nei prossimi anni.
Ebbene, sapete come è stato ridimensionato l'apparato produttivo nel settore rotabile, a incominciare dalla Snos, che aveva una antica tradizione ed è letteralmente sparita. Allora, signori, che cosa ne facciamo della Matec-Moncenisio di Condove che nel settore meccanico tessile ha una antica tradizione e una dotazione strumentale nel campo del materiale rotabile? Ho ricevuto pochi minuti fa i rappresentanti del Comune e del consiglio di fabbrica - sono ancora qui ad assistere al dibattito - e mi hanno ancora riconfermato che lo stabilimento di Condove ha 360 mila mq., di cui più della metà coperti; ha una struttura ed una dotazione disponibile nel settore del materiale rotabile. Sono tutti interrogativi che arrivano, vengono al pettine. Non diciamo, non lo abbiamo mai detto, di avere la bacchetta magica o di avere la formula taumaturgica perché siamo più bravi degli altri. Desidero ripetere (scusate ma lo dirò fino alla nausea) che non facciamo, nemmeno per le singole aziende, imprese stabilimenti una difesa statica dell'esistente. Non facciamo questo. N facciamo delle collocazioni merceologiche che sin qui sono state adottate.
Ma diciamo che la riconversione e la mobilità di cui si parla deve incominciare a dare i segni, perché, diversamente, se rimangono bolle di sapone, non c'è nessuna maestranza operaia o impiegatizia che mangi le bolle di sapone. Le bolle di sapone non le mangiano nemmeno i bambini. Né è mobilità quella sorta di emigrazione declassata da una sottoccupazione ad un'altra che oggi coinvolge i settori più deboli, in genere le donne, i clandestini, i precari, i minori, ecc.
Il Ministro Donat Cattin - devo dargli atto per la tempestiva risposta alla presa di posizione da parte delle nostre due Regioni - ci dice alcune cose. Ci dice sostanzialmente questo: "che una ripresa vigorosa ed efficiente si può ottenere soltanto con larghe sostituzioni di tradizionali attività". E soggiunge in risposta ai nostri rilievi "lo scrivo, perch parlare di materiale rotabile o di acciai speciali aprioristicamente viene incontro al richiamo della tradizione del mestiere che ogni lavoratore sente certamente in modo profondo, ma non sempre assicura l'avvenire ed evita ricadute".
Ebbene, signori Consiglieri, voglio rassicurare il Ministro, voglio rassicurare voi che non c'è nessuna posizione aprioristica qui, ma se abbiamo parlato, se ne ho parlato io di acciai speciali o di materiale rotabile, è per delle profonde e serie considerazioni strutturali e produttive attuali, non solo per un elemento della tradizione: sono considerazioni che crediamo serie e fondate; che se non lo sono lo si deve dimostrare proponendoci altre cose.
Per venire al sodo, allora, chiediamo che si faccia, comunque e presto un esame generale e settoriale, sapendo che quello che le nostre comunità non potranno accettare è una situazione che porta dall'occupazione alla disoccupazione. Non possiamo accettare, signori Consiglieri che si creino delle situazioni, dei fatti precostituiti dagli Enti, da Niutta o da Cefis non importa da chi, per pompare dei soldi mettendo le istituzioni del Paese, il Governo, il Parlamento, le Regioni, i Comuni davanti ai fatti compiuti, per invocare poi lo stato di necessità. In fondo, se vogliamo guardare come stanno le cose, al di là delle dispute giuridiche sulla legittimità della decisione di mettere in liquidazione la Cogne (sapete che ora è appena sospesa, è appena rinviata, mi pare, al 28 febbraio come da Decreto del Presidente della Repubblica), anche quell'atto, signori Consiglieri, aveva tutto il sapore di voler precostituire una situazione come fu a ottobre per la Matec-Moncenisio, quando corse la minaccia di non corrispondere i salari, come fu a ottobre per la Montedison, quando Cefis fece sapere che poteva corrispondere solo il 40% del salario.
Ecco perché allora, nei giorni scorsi, le due Regioni, il Piemonte e la Valle d'Aosta, e i sindacati hanno parlato di erogazione di fondi "solo in forma limitata e controllabile per far fronte a bisogni indifferibili".
Come sapete, questo si è tradotto nei giorni scorsi per l'EGAM nell'erogazione di 50 miliardi per pagare i salari, che poi sono stati portati a 90 complessivamente per salari e materie prime. Non possiamo a questo proposito non denunciare da questo Consiglio con forza che inspiegabilmente, dopo questa decisione e senza che sia stata data, fornita a nessuno, né alla fabbrica, né al Comune di Condove, né a noi, né in altra sede alcuna giustificazione politica, tecnica, amministrativa, questo provvedimento per i salari non ha operato, finora, per la Moncenisio; i lavoratori attendono lo stipendio di dicembre, e non solo quello.
Mi confermavano qualche minuto fa che ci sono delle lavorazioni che sono già in forse per le difficoltà di approvvigionamento, non essendoci i mezzi finanziari. Sarebbe opportuno che i Capigruppo incontrassero questa delegazione. Dunque, è stata decisa l'erogazione di 90 miliardi, di cui 50 per i salari e 40 per poter approvvigionare, come mi confermava il Ministro Donat Cattin. Non si sfugge allora al sospetto - ditemi che sono diffidente come ha già dichiarato il Comune di Condove, di essere di fronte ad una ennesima manovra, quella che si chiama precostituire nei fatti le situazioni che poi diventano obbligate. In sostanza, e per concludere sosteniamo la richiesta di liquidazione dell'Ente procedendo a scorpori e a nuovi accorpamenti delle aziende con criteri di conduzione omogenea sulla base di piani di settore e sosteniamo - e questo desidero rilevarlo - che questo deve essere fatto difendendo un patrimonio pubblico. Ho già detto prima qual è la nostra posizione rispetto all'espansione del settore pubblico e i limiti che poniamo, ma questo non significa smobilitare quello che c'è. Occorre quindi impedire manovre di privatizzazione che sarebbero tanto più gravi in settori come quello degli acciai speciali che hanno valore strategico.
Noi e la Valle d'Aosta abbiamo chiesto, sin da questa fase, che siano sentite le Regioni ricordando che, a nostro giudizio, va rispettato sin da questo momento l'impegno che il Governo ha voluto rimarcare con il progetto di riconversione, laddove, all'art. 1 e successivi, si sottolinea l'impegno del costituendo CIPI che sarà tenuto, dice l'articolo, 'per i programmi di settore a rapporti di consultazione permanente con le Regioni'. Mi si potrà obiettare che questa non è ancora legge, questo è vero, ma nessuno impedisce a nessun Governo in carica intanto di operare in questi termini dal momento in cui è un principio assunto politicamente e che lo propone come un progetto di riconversione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi spiace che l'Assessore Alasia, in un momento in cui fisicamente non sta bene, abbia sopportato questa fatica. Lo ringrazio molto per lo sforzo che ha fatto.
Non è che io sia sempre d'accordo con quanto dice il collega Alasia sulla parte industriale, ma questa volta abbiamo dei punti su cui possiamo anche essere d'accordo. E' chiaro, non da adesso, ma da anni, che l'EGAM è una specie di bubbone pestifero che ingoia i risparmi dei contribuenti, che produce in maniera tutt'altro che industriale; lo si potrebbe definire una specie di ospizio aziendale in cui prima si lascia che amministratori più o meno accorti, o più o meno onesti, mandino le aziende a ramengo, poi finalmente arriva lo Stato e dà dei soldi, mettendo a capo delle aziende gente che industrialmente non conta nulla e che, la maggior parte delle volte, è inadatta a svolgere tale lavoro.
Finché metteremo a capo delle aziende persone che hanno solo meriti politici, le aziende andranno sempre male e costeranno sempre dei soldi che ricadono sulle spalle dei contribuenti: bisogna che i politici facciano i politici e che le aziende siano gestite da industriali. Non è facile fare l'industriale, non è facile nemmeno fare il politico, ma sono due cose molto diverse. Perciò fintanto che mettiamo a capo di aziende gente che non ha mai visto una azienda, questa gente farà dei bei discorsi, farà tutto quel che volete, ma le aziende andranno male e ora ne abbiamo una dimostrazione.
Sulle 18 aziende dell'EGAM sarebbe interessante vedere quante riescono a chiudere un bilancio in pareggio. Purtroppo le notizie che abbiamo ci dicono che sono sempre le aziende del Piemonte a trovarsi in difficoltà. La Moncenisio si trova in difficoltà da vent'anni, e conosco bene anche la situazione della Cogne. Se si pensa che nel mondo siamo affamati di acciai speciali e che, nonostante questo, non siamo capaci di far funzionare le nostre aziende che li producono, ci deve essere un motivo. Il motivo è la cattiva gestione. Non voglio fare nomi, ma da almeno 15 anni a questa parte alla Presidenza della Cogne di Torino abbiamo messo gente che non ha mai visto una azienda, che non distingueva un tornio da un cavallo! Quando si mette alla Presidenza gente così, e parlo della Cogne, state pur tranquilli che l'azienda va a ramengo. E questo l'abbiamo constatato. Ecco perché è bene che ne parliamo qui. Purtroppo sappiamo che il potere della Regione è minimo; leggo e seguo ciò che fa l'amico Alasia. Anche con tutta la buona volontà che si può mettere, all'atto pratico la Regione viene sentita, ma non è che si possa dire al tal dei tali 'guarda, è bene che tu vada via non puoi fare questo'. A questo punto che cosa facciamo dell'EGAM? E' chiaro che l'EGAM va disciolto.
Le aziende che possiamo vendere a qualcuno, vendiamole, le aziende che si possono cedere a qualcuno, si devono cedere; intanto sarebbe necessario sapere quanti sono i dirigenti dell'EGAM e quali sono gli stipendi percepiti. E' chiaro che quando l'Assessore dice: vorremmo che l'EGAM venisse eliminato, noi diciamo di essere d'accordo, d'accordissimo. Ma quando si dice che non si dovrebbe cedere ai privati è un errore, perché ci sono dei privati, e lo stanno dimostrando, che sono ancora capaci di amministrare delle aziende, le portano avanti benissimo con gli stessi problemi, con gli stessi costi del denaro, magari lo pagano persino più caro, eppure gestiscono le aziende in modo attivo o con poca perdita: per questo motivo la gestione industriale fatta dallo Stato è negativa. Perch se lo Stato non avesse bruciato i soldi in tutte le sue aziende e con tutti gli Enti vari che ha creato, se non avesse speso, tutto il denaro, ma avesse gestito in modo economico, avremmo potuto costruire un milione di vani, avremmo dato un impulso tale all'agricoltura da risolvere molti problemi.
Il fatto di mantenere aziende parassitarie, aziende che ingoiano denaro e non è giusto, quando il bilancio è in passivo, che poi lo Stato dia i soldi per rimetterlo in pareggio, non è ammissibile. Ma credete che si possa uscire dalla crisi italiana bruciando miliardi e miliardi su aziende che non servono a niente? Capisco che c'è il problema dell'occupazione, è un grosso problema a cui non possiamo sfuggire. Però l'occupazione operaia viene mantenuta quando le aziende malsane vengono buttate per aria e si creano aziende sane. Quando si parla di fare delle riconversioni aziendali vorrei che qualcuno mi spiegasse bene che cosa s'intende per riconversione di una azienda. Non è facile con macchine adatte a fare bulloni ad un certo momento mettersi a fare del formaggio; sono delle sciocchezze enormi che solo le leggi ministeriali possono dire. Una riconversione industriale si fa negli anni, in cinque o dieci anni si può riconvertire un'azienda. Se bastasse un decreto ministeriale per far sì che un'azienda, che fa un dato prodotto tessile, passi a produrre ferro, sarebbe una cosa troppo facile ma non è così! Pertanto le aziende che attualmente sono gestite dall'EGAM, per la maggior parte, hanno macchine invecchiate, perché non hanno mezzi finanziari e quindi non possono, anche volendo, fare delle cose serie perché queste aziende, quando hanno pagato gli stipendi, i contributi e hanno pagato gli interessi passivi alle banche, non hanno nessuna possibilità di avviare degli studi particolari; né possono cambiare il tipo di lavoro. Questo è un argomento che va affrontato.
A questo punto varrebbe la pena che il denaro che si spende per mantenere in vita dei mezzi cadaveri, cimiteri aziendali, fosse impiegato per creare delle aziende sostitutive, che partono con altri concetti, e fanno prodotti nuovi. Sono d'accordo con l'Assessore quando parla di smobilitare l'EGAM, però vorrei fosse chiaro all'opinione pubblica che cosa veramente hanno fatto all'EGAM, cosa hanno percepito per mandare in rovina l'EGAM. Quando il Presidente dice "io mi autoriduco lo stipendio", non è una cosa fatta bene, ciò vuol dire che si sentiva strapagato per il lavoro che faceva. Ma gli altri dirigenti cosa percepiscono, cosa hanno percepito? Ecco la domanda che avanzo ed è bene che la questione sia pubblica, che si sappia esattamente se si davano 20/30/50 milioni all'anno di stipendio a gente che non faceva nulla. Ecco la domanda che faccio all'Assessore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Certamente quest'aula è destinata a trasferire gli echi dei discorsi alle ossa dei grandi morti liberali che questi discorsi li hanno fatti alla generazione precedente.
L'Assessore Alasia ha fatto delle considerazioni che lo onorano soprattutto per la parte politica che rappresenta, perché è andato a riscoprire tutta una serie di valori essenziali, che non sono neanche dei valori, ma sono l'essenza stessa dell'economia di mercato, e ci viene a dire che è ora di finirla con il parassitismo di Stato: d'accordo. Ci viene a dire che bisogna recuperare la produttività: d'accordo. Ci viene a dire che la mobilità in sostanza significa trasferire risorse umane e oneri imprenditoriali e di servizio laddove la realtà economica comporta: d'accordo. Ha riconosciuto che il nostro Paese è il più socialista. Bisogna incominciare ad usare questi termini in senso proprio . E che vuol dire che lo Stato ha la maggior leva pubblica nell'impresa? Vuol dire che il nostro è lo Stato più socialista d'Europa. Quindi sta a indicare che è più socialista di quanto non lo siano i Paesi del nord, la Scandinavia.
Allora, amici, quando si parla di maggioranze politiche, quando la realtà del Paese è diversa dalle maggioranze politiche, incominciamo a cercare di trarre delle conclusioni. Il nostro Paese non riesce ad uscire dalla crisi. Ma è il Paese più socialista d'Europa: allora bisognerà vedere se non sono viziate le formule d'intervento. L'Assessore ce l'ha detto: sono viziate. Egli dice chiaramente che lo Stato, che forse per un certo periodo ha ritenuto di premiare la mano sociale della collettività prendendo in proprio delle iniziative economiche per avere un peso contrattuale con le altre componenti sociali, si è trovato in definitiva ad avere in mano non una leva, ma una specie di cinghietta consumata. Arrivati a questo punto, dato atto all'Assessore dell'obiettività con cui ha valutato i fatti, incominciamo a dire che è come parlare bene dei morti.
Siamo tutti disposti a farlo, però i torti nei confronti dei morti non siamo mai disposti a riconoscerli. Allora all'Assessore, certamente di stampo di sinistra, alla Giunta di sinistra, al Partito che ha espresso il Presidente della Cogne a cui si fa riferimento, vorrei chiedere: c'è una volontà politica di cambiare rotta, o no? La volontà politica di cambiare rotta vorrei andarla a leggere nella programmazione regionale, nel piano di sviluppo; e vorrei che in questo dibattito sull'EGAM, invece di sentirci riferire la solita stele funeraria sull'occupazione nelle nostre vallate l'Assessore ci dicesse come il piano di sviluppo intende rimediare a tali situazioni, al di fuori delle fumose e aprioristiche comunicazioni che ci vengono fatte.
Si blocca l'occupazione in Piemonte, si dice che non bisognerà avere un maggior numero di occupati, si cerca d'incentivare in ogni maniera la nascita di nuove imprese nel sud, senza valutare che cosa comporta il costo dell'insediamento nel sud in termini di servizi, per la creazione di un hinterland, di quel terreno socio-economico che è essenziale ad un'azienda.
Certamente il nodo è politico. L'Assessore Alasia ha fatto questa mattina un grosso passo avanti verso una revisione totale degli schemi superati da Botteghe Oscure, in questa tematica. Mi pare però che i nodi politici rimangano. Assessore Alasia, capisco quanto sia facile per lei fare la polemica, adesso che è in maggioranza, nei confronti delle maggioranze passate. Le maggioranze passate di centro-sinistra hanno distrutto il tessuto imprenditoriale in Italia.
Ma chi è che ha dato una mano a distruggere il tessuto imprenditoriale in Italia? Chi ha obbligato il Partito socialista, quand'era in maggioranza con la D.C., nei disastrosi anni del centro-sinistra, a portare avanti un'opera di contestazione? Chi in definitiva ha avallato e ha costituito l'alibi alla sinistra democristiana per fare il terrorismo economico? Chi ha avallato questo? Il Partito comunista non può ritenersi estraneo a questo discorso, non può dire che non c'entra, non può venire qui adesso a dirci che l'EGAM è un fatto scandaloso, l'EGAM è un fatto parassitario facendo concorrenza ai liberali, ai repubblicani e ai socialdemocratici insomma ai partiti che hanno una tradizione liberale. Il Partito comunista ha le sue colpe.



(Interruzioni e proteste dai banchi della maggioranza)



MARCHINI Sergio

Dalla maggioranza siamo usciti nel '59.
Apprezzo le considerazioni dell'Assessore, evidentemente il discorso politico non lo riguardava, riguarda le forze politiche presenti in quest'aula. Da parte mia mi auguro che, dopo quest'opera di riflessione che tutti facciamo, si riprenda una strada seria, tutti insieme, per riscoprire i valori dell'imprenditorialità, valori che sono un tipo di realtà, a meno che si faccia una scelta politica radicalmente diversa, che il Partito comunista ci dice di non voler fare ed ho il dovere di crederci, poich rispetto le altre forze politiche e lealmente ritengo che siano superati certi tipi di tabù che c'erano sui problemi economici.
Certamente il lavoro è difficile. Purtroppo la mobilità finisce per essere un tram che va dalla sottoccupazione alla disoccupazione, che va dal sostegno mutualistico attraverso i finanziamenti privilegiati (e qualche volta sono forma di ricatto. In Val di Susa ne abbiamo avuti per decenni.
Caso tipico è stato quello della Magnadyne che ogni due anni si presentava con i suoi 500 disoccupati in prima fila a chiedere soldi, che non si è mai capito bene che fine abbiano fatto) al licenziamento. Tutte le forze politiche sono compartecipi di questo tipo di conduzione, che la nostra società ha subito in questo periodo storico.
Perché ho detto che è un problema di forze politiche? Il collega socialdemocratico ha sottolineato i limiti d'intervento, e di questo non possiamo fare colpa all'Assessore, che la Regione ha in questo campo. Ma le forze politiche che bene o male manovrano le grandi leve economiche e politiche del Paese, in particolare quello del credito, soprattutto attraverso il credito, possono fare veramente un'opera di razionalizzazione del sistema dove esistono situazioni di parassitismo, non per un fatto politico, ma per una verifica della ragione, logica ed economica, di qualunque impresa.
Dobbiamo rimproverare all'Assessore che il suo intervento si è limitato ad essere una stele funeraria sulla disoccupazione. Rimando alla Giunta la domanda: quale proposta concreta, quale tipo d'iniziativa che non sia la sollecitazione al potere centrale, quale ipotesi concreta si ha di realizzare una possibilità di reinserimento per i disoccupati di oggi e per quelli di domani? Ricordo il discorso che faceva qualche amico, anni fa, proprio sulla Moncenisio. Chiaramente è un problema politico, non è neanche un problema tecnologico, è notorio che la Moncenisio di Condove è tecnologicamente almeno adeguata ai tempi. Tutto vero. Sappiamo però che probabilmente importiamo la maggior parte del materiale rotabile da un Paese in Europa non socialista, per accordi multinazionali; ma nelle multinazionali ci sono anche gli staff, ci sono anche le grandi aziende a partecipazione statale.
Quando è stata fatta una scelta che ha privilegiato certi Paesi dell'area del Mercato Comune per le grandi infrastrutture energetiche, evidentemente questi accordi hanno comportato, per esempio, che in Italia s'importano carri ferroviari, mentre abbiamo la Moncenisio che chiude. Sono nodi politici, e mi pare che tutti insieme non possiamo che rinviare alle forze politiche nelle sedi competenti le responsabilità della loro soluzione ringraziando ancora l'Assessore non tanto per il premio che ha voluto dare alla scuola liberista, ma soprattutto per la serenità e l'obiettività della sua relazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Alberton, ne ha facoltà.



ALBERTON Ezio

Le vicende dell'EGAM sono certamente così rilevanti, e dal punto di vista occupazionale e dal punto di vista industriale, che non potevano non trovare un'eco così accalorata anche nella sede del nostro Consiglio regionale.
Il dibattito, già solo nei primi due interventi, si è ampiamente allargato; forse non poteva essere diversamente, ma credo che allora ci si debba tutti avvicinare a questi temi con una dose un po' inferiore di apriorismi ideologici da parecchie parti.
Se c'è una rilettura da fare del passato, la si faccia. Ricordo qui l'intervento del nostro Capogruppo nell'ultimo Consiglio regionale dell'anno scorso, quando diceva che sono i problemi che oggi ci troviamo di fronte a pretendere da tutte le forze politiche risposte diverse da quelle che forse con eccessiva disinvoltura erano state date nel passato.
Le vicende dell'EGAM sono state ampiamente commentate dalle forze politiche, dai giornali e credo sia progressivamente emersa la sottolineatura di un indirizzo di fondo da dare a questo Ente, che è quello del ripristino della sua vocazione originaria per la quale era nato. In questo senso, nello stesso tempo in cui non si può non essere favorevoli alle proposte di riassetto dell'EGAM, con eventuali scorpori delle sue attività attuali, che non sono proprie dei motivi originari per cui era stato messo in essere, si deve anche contemporaneamente sottolineare che siamo in presenza di alcuni settori che non possono non essere tenuti in mano dalla mano pubblica.
Con questo crediamo di annunciare la posizione del nostro partito, che non cerca meccanicamente una via mediana tra un capitalismo di Stato e un capitalismo privato sic et simpliciter. Crediamo che l'EGAM abbia anche dissipato le sue risorse, soprattutto nel momento in cui ha toccato settori nei quali non aveva competenze, nei quali non avrebbe dovuto entrare.
Detto chiaramente questo, crediamo anche che si debba dire che non abbiamo nessuna garanzia che, se fosse rimasto nei settori tradizionali per i quali era stato impostato, oggi saremmo nella condizione di assistere ad un bilancio dell'EGAM perfettamente sviluppato, in attivo, secondo le logiche tradizionali. Cioè, se pretendiamo - almeno questa è la nostra proposta - che questo Ente, come le Partecipazioni Statali, siano presenti soprattutto in alcuni settori tecnologicamente ed industrialmente strategici ed in alcune aree geograficamente strategiche per lo sviluppo del nostro Paese, dobbiamo anche essere consapevoli che probabilmente andremo anche incontro a gestioni finanziarie di questi settori con possibilità deficitarie.
Credo che sia onestà ammettere questo.
Il collega Marchini credo che si ponga e si debba porre anche lui il problema di come rapportare l'approvvigionamento di certe materie prime indispensabili per lo sviluppo e per la difesa di una certa autonomia del Paese, in presenza di situazioni difficili che potrebbero rendere questo approvvigionamento per il nostro Paese più oneroso che non l'acquisto dall'estero.
E' per questo che diciamo che su determinati settori vogliamo la presenza dell'operatore pubblico, vogliamo una presenza certamente riorganizzata e alcune proposte che sono emerse dal dibattito complessivo che ha visto impegnate forze politiche, forze sindacali, ci paiono nella giusta direzione. Crediamo anche la comunità statale sia disponibile a sostenere questi oneri di eventuale passività, purché ci veda chiaro; e se sa che quella certa attività comporta anche delle passività, credo sia anche disposta a sostenerla, purché le sia consentito di leggere chiaramente quanto investe in quel settore per sostenerlo e quanto ci rimette. Di qui il proposito di riaccorpare le attività dell'EGAM secondo settori tecnologicamente chiari, ben definiti, che possono comportare anche il passaggio ad altri Enti di Stato di alcune attività non perfettamente rientranti nella vocazione originaria dell'Ente stesso.
Confidiamo parecchio nel progetto di riconversione industriale, pur nelle sue limitatezze, che sono state anch'esse ampiamente messe in evidenza. Non è tutto per la riconversione industriale nel nostro Paese: è uno degli strumenti che ci viene offerto. E non possiamo, sotto questo aspetto, non lamentare, certamente, ancora una volta il ritardo con cui esso arriva a definizione, ma ritardo che non credo sia imputabile alla nostra forza politica.
Sarebbe troppo facile entrare in una sorta di nouvelle vague che veda scartata a priori l'esperienza delle Partecipazioni Statali in Italia e vorremmo ricordare che ci sono stati 7.500 miliardi di investimenti nel 1975 nel settore industriale, una quantità pur bassa perché è nella curva decrescente degli investimenti di questi anni, ma 2.500 miliardi sono stati impiegati dalle Partecipazioni Statali; quindi, anche sotto questo aspetto ritroviamo un notevole contributo, pur in un momento di estrema difficoltà che questi organismi hanno dato, se non alla ripresa e allo sviluppo, per lo meno al mantenimento o al tentativo di tamponamento di una certa prospettiva di crisi complessiva del nostro sistema.
Quindi siamo favorevoli al riassetto dell'EGAM, anche se, rispetto alle primitive richieste della Giunta regionale, attraverso l'Assessore Alasia credo sia doveroso porsi realisticamente il problema sul lasso dei tempi.
Sappiamo che il progetto di riconversione industriale assegna sei-otto mesi per la formulazione dei programmi di settore. Credo che non potrebbe essere diversamente, se non vogliamo prenderci tutti in giro.
Attendiamo entro il 18 febbraio le proposte di riassetto dell'EGAM da parte del Ministro delle Partecipazioni Statali; però, una volta che ci siano queste, perché possa scattare il meccanismo di sostegno della riconversione industriale, purtroppo ci sarà qualche mese ancora da attendere. Di qui si pone sicuramente il problema di trovare delle soluzioni di raccordo tra l'oggi e quel momento. In questo senso credo che come forze politiche e come Consiglio regionale, non potremmo che seguire con estrema attenzione queste vicende.
E' certo che per quelle poche competenze in materia industriale che abbiamo, credo sia giusto quanto è stato detto, che l'insieme di una programmazione regionale sarà stimolo e suggerimento alla programmazione nazionale e che anche il piano regionale di sviluppo deve assumersi delle responsabilità notevolmente superiori a quelle che si è assunto nella sua prima redazione, in termini di indicazioni. Non è sufficiente, cioè valutare il settore industriale in termini degli effetti occupazionali che esso provoca se contemporaneamente non si portano avanti tutte le analisi e le indagini molto, ma molto più approfondite che si devono fare in termini di investimenti, in termini di economicità della gestione di questi settori.
In questo senso, allora, daremmo, pur senza una competenza gestionale diretta, un contributo obiettivo e valido alla programmazione nazionale ed al riassetto anche di questo sistema industriale per quello che concerne il Piemonte, pronti (ed anche qui si devono sottolineare ritardi che pagheremo in termini di gestione regionale) ad affrontare quelle competenze che il progetto di ristrutturazione industriale scaricherà sulle spalle delle Regioni, quando ci troveremo a gestire Commissioni sulla mobilità del lavoro. Lo abbiamo detto più volte in questa sede. Non vorremmo che definito per legge, prima che questo entrasse nella realtà, dovessimo scontare ancora ritardi perché ci avviamo impreparati, e in termini politici e in termini anche di approccio organizzativo.
Come giustamente l'Assessore Alasia dice, pure nelle more della legge i rapporti tra Governo e Regioni potrebbero già adattarsi a quella che sarà la futura legge anche su questi temi, e, in attesa della definizione giuridica legislativa, ci si potrebbe attrezzare per saper reggere poi l'onere che il Parlamento assegnerà alle Regioni.
Da parte nostra sottolineiamo anche l'impegno a seguire queste vicende in tutti i loro aspetti, anche contingenti, e il fatto che ai lavoratori della Moncenisio non sia ancora pervenuto, attraverso il fondo di 90 miliardi, l'erogazione dei salari e degli stipendi del mese scorso, troverà in noi attenzione adeguata, perché chiarezza venga fatta anche su questo fronte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che il dibattito sulle dichiarazioni dell'Assessore ha spaziato su argomenti in cui la capacità di intervento regionale non ha alcuna possibilità, se non come manifestazione generica e politica, e mi pare che in questo senso vada inquadrato l'intervento del collega Marchini. Come ha osservato Alberton, il collega Marchini ha puntato più sugli aspetti ideologici e di un vecchio modo di contrapposizione tra le forze politiche in rapporto a impresa privata ed impresa pubblica nella loro sussistenza con l'economia di mercato.
Ognuno di noi è fermamente convinto, pur avendo la modestia di non essere nessuno portatore di verità assolute, che questo rapporto pu sussistere solo nel pieno del rispetto delle leggi di un'economia di mercato, ma questo rapporto può, invece, dissolversi negli aspetti più negativi, neanche di società, di economia, di registica, ma negativi nel senso più generale di un'affermazione di confusione e di malgestione delle cose. Quindi non in questo modo e non in funzione di questi vecchi tabù, n nella continua ricerca delle responsabilità del passato, mi pare che si debba affrontare il discorso dell'EGAM. Credo che ognuno di noi, forze politiche presenti in Consiglio, abbia responsabilità chiare ed evidenti sulle conseguenze che oggi esistono. Esistono responsabilità ed esistono intuizioni di queste responsabilità.
L'EGAM ottenne, credo proprio dal Governo Andreotti-Malagodi nel 1972/1973, quel fondo di dotazione di 350 miliardi che ha fatto sì che sorgessero tutte le attività anche distorte da quelle che erano le finalità a cui accennava il collega Alberton. Quindi questo non vuol dire che con una formula di governo, quando non si è avuto un profondo ripensamento etico-culturale su certi tipi di impegni politici, si possano risolvere questi temi.
Vorrei esaminare i rapporti dell'EGAM per le evidenti e drammatiche situazioni che si pongono all'attenzione dell'autorità regionale, non avente responsabilità dirette, ma per quello che la Regione deve continuamente operare per sollecitazione in riferimento a situazioni negative o positive che sorgono nella nostra realtà e fare un esame della situazione e delle conseguenze a livello occupazionale regionale di una drastica ripresa di valori di imprenditorialità, di serietà di gestione da parte dell'EGAM.
In questo Consiglio regionale ci siamo già occupati del rapporto Moncenisio-EGAM, quando la Moncenisio entrò in crisi. Era la fine della passata legislatura. Ricordo anche le parole del collega Dotti, il quale ricordando la validità e il patrimonio di preparazione professionale degli addetti alla Moncenisio, riteneva necessario un intervento governativo attraverso l'EGAM per poter salvaguardare questo patrimonio dimenticandosi, credo, che le finalità della Moncenisio, che erano rivolte alla realizzazione di mezzi di trasporto pubblico, venivano indirizzate anche in un'attività completamente nuova nella Valle. I rapporti poi tra Valle di Susa e Moncenisio, che doveva passare al settore tessile, erano molto forzosi in allora e hanno dimostrato, in una drammatica evidenza, di fronte alla crisi del Paese che pone sempre più allo scoperto le piccole o le grandi bugie, la mancanza nel voler assumere anche impopolarità in certi momenti per alcune scelte precise.
Ma il collega Marchini ha detto qualche cosa di diverso, richiamandosi alla politica di piano. E mi pare che il discorso per affrontare questi temi drammatici sia proprio realmente il rapporto con la politica di piano.
Si potrà dire che non esiste, che tutto quanto è buttato nelle nuvole.
C'è chi crede a queste cose, le sta costruendo quotidianamente in un rapporto faticoso con la realtà, faticoso anche con le conoscenze culturali ed ideologiche di cui ognuno di noi porta le conseguenze, nel bene e nel male, nel positivo o nel negativo.
Allora, il rapporto fondamentale che si pone una politica di piano regionale è sempre e costantemente il rapporto nord-sud; non si pu liquidare facilmente la questione dicendo che non si può parlare di interventi nel Mezzogiorno quando non si è assolutamente valutato il costo dei servizi necessari per un'attività industriale e imprenditoriale nel sud e così liquidare in poche parole il problema di fondo, secondo cui o la democrazia italiana sa risolvere il problema in termini concreti o la democrazia italiana subisce la sua decozione in tempi molto rapidi e forse più immediati di quelli che si possono pensare; non si può pensare di tenere un Paese in un regime democratico, inserito in un sistema di economie libere, lasciando che da una parte galoppi l'inflazione con i ritmi che ben conosciamo (sono affermazioni che il sottoscritto fa da anni e con estremo piacere si rende conto che ormai sono patrimonio delle forze politiche più responsabili e più democratiche), mentre dall'altra parte si tiene una realtà sociale ed economica del Paese spaccata qual è quella tra il nord e il sud; mi domando se non si pensa di intervenire o se si pensa di mantenere una polveriera qual è oggi il Mezzogiorno d'Italia in termini di tensioni sociali, in termini di miseria, in termini di aspettative, di fabbisogni irrisolti da lustri, da decenni, anzi da secoli.
Allora la domanda è come, in una politica di ristrutturazione dell'EGAM, la Regione Piemonte, in un dialogo aperto, concreto e serio con le forze sociali e sindacali, con i diretti rappresentanti dei lavoratori possa anche porre il problema; cos'è compatibile tra il 41 dell'occupazione ufficiale esistente al nord (senza tener conto dell'occupazione nera non conosciuta, delle non denunce dei lavoratori che partecipano al ciclo di produzione, del doppio lavoro) e l'emarginazione e il riutilizzo di queste forze lavoro domiciliare non conosciuto? E' compatibile proseguire sempre con questo tipo di politica, pur conoscendo che al nord c'è il 41% di occupazione ufficiale e al sud il 25%, dove per giocano altri fattori di sub-occupazione? Quante sono ancora le occupazioni fittizie o parassitarie che continuano a vivere su richieste che si formano in altri settori per creare tamponamenti a situazioni ben più drammatiche? Penso che una ristrutturazione nella politica dell'EGAM, proprio partendo dalla sede regionale, possa e voglia anche dire che certi tipi di attività al nord, non avendo possibilità di prospettiva, possano e debbano chiudersi. Il termine di dovere credo che ognuno di noi si renda conto che debba avvenire in senso logico; in senso politico il potere, il "possono" è quello su cui ci dobbiamo misurare per valutare la risposta.
Con tutto questo, non si chiuda qui e non si aprano processi di nuove attività altrove, diversamente realizzeremo tutte le forme di recessione ricollegabili ad una politica di serio e duro intervento inflazionistico e non sapremo invece creare, attraverso una politica di piano che parte dal livello regionale e si collega a quello che manca a livello nazionale, un chiaro e preciso intervento a favore del Mezzogiorno.
Ieri si è tenuto l'incontro tra le organizzazioni sindacali e il Governo sulla politica del Mezzogiorno. Pare che esistano forti ritardi nonostante le sollecitazioni e nonostante l'ampio dibattito in corso, per avviare quello che in concreto deve essere. E' indubbio che mancano mezzi capitali e possibilità. C'è un ampio dibattito sul deficit dello Stato, se esso possa consentire interventi aggiuntivi nel settore degli investimenti.
E' certo che non si può avviare una politica soltanto di mantenimento ovunque, nonostante le situazioni locali, nonostante la situazione della Regione Piemonte. Il dibattito sul piano di sviluppo e quello sull'occupazione giovanile che si terrà il 30 gennaio saranno occasioni utili per un approfondimento sul tema; dovremo chiederci qual è il tasso di disoccupazione della Regione, qual è la possibilità di riqualificare l'attività industriale in funzione di un più alto tasso di qualità di lavoro. Su questo si innestano tutti i processi di mobilità della manodopera.
La maggioranza e la Giunta si stanno dimostrando attente e già propositive, creando con l'istruzione professionale non un'occasione a s stante di basso clientelismo e di inefficienza, ma lo sforzo è di dare invece non un momento di attesa di lavoro, ma la preparazione che fa del lavoratore un cittadino cosciente delle sue concrete possibilità di partecipazione a un processo produttivo e nel contempo libero di avere delle scelte, che sono quelle che consentono all'uomo di partecipare in concreto ad un discorso di democrazia.
Penso, in termini che possono apparire duri, cinici o impopolari, che dobbiamo dire agli occupati nelle aziende EGAM del Piemonte che occorre un profondo ripensamento di tutta quanta la strategia politica che si deve adottare. La difesa del posto di lavoro, perché non avvenga il passaggio dal lavoro alla disoccupazione, presuppone chiare e precise risposte negative ad un mantenimento qualsiasi. Con questa manifestazione di chiara volontà politica, che emerge anche dalla politica di piano, potremo ottenere maggiore attenzione da parte degli organi centrali, i quali devono fare una diversa politica non soltanto in termini economici, ma anche in termini etici nel settore pubblico.
Non si tratta di filosofia generale ed ampia; si tratta invece di profonda onestà e di seria amministrazione. Purtroppo nel settore pubblico si è dimostrato sovente un certo lassismo, ma anche nel settore privato non è che non si sia manifestata la stessa incapacità o le stesse capacità di soggiacere ad azioni clientelari per potersi giovare degli aspetti più negativi della situazione.
Rispetteremo realmente i principi sui quali siamo arrivati tutti faticosamente, principi che rappresentano un punto di arrivo delle forze politiche; forse occorre ancora un ulteriore passo e riconoscimento, una ricerca comune di una verità che potrà rappresentare nel piano di sviluppo il momento politico per la soluzione dei vari nodi. In alcune aziende EGAM mi pare ormai maturo il tempo per un discorso di questo tipo, con tutte le conseguenze che questo potrà avere. L'impegno nostro è di evitare le conseguenze drammatiche, ma questo sia l'avvio reale al processo che veda la Regione Piemonte in una riqualificazione dell'apparato produttivo collegato strettamente al rilancio, anzi alla nascita, nel sud d'Italia, di quella imprenditorialità che è elemento essenziale per un arresto di movimenti, non soltanto di masse che dal sud vanno al nord, ma di movimenti che trasformano le situazioni politiche del Paese, stante lo stato di disperata tensione sociale che in quelle zone esiste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ritengo che la discussione iniziata oggi sulla questione EGAM e trattata ampiamente nei suoi vari termini dall'Assessore Alasia induca ad una riflessione più generale, proprio perché qui sono state fatte delle osservazioni sulle grandi questioni di politica economica che abbiamo oggi sul tappeto. Su queste grandi questioni è in atto uno scontro tra due tendenze che prendono le mosse l'una da una concezione molto riduttiva di analisi dei processi che si sono verificati in Italia e che possono essere riassunti nella definizione manchesteriana o neoliberista, e l'altra invece che tarda a fare dei passi avanti, ma che alcuni passi avanti ha fatto, che è quella di una reale programmazione dell'economia e dell'inversione di tendenza molto decisa rispetto al passato.
Riprendo questo argomento dall'intervento di Alberton; è stato un intervento centrato perché Alberton ha detto di confidare parecchio nel progetto di riconversione industriale, progetto che deve passare ora all'esame della Camera e che è già stato approvato dal Senato: penso che da queste affermazioni debbano partire molti dei nostri ragionamenti.
Consideriamo questo progetto di riconversione industriale un primo e concreto passo in avanti nella direzione dell'inversione di tendenza, ma soprattutto della programmazione dell'economia.
Su questo progetto non a caso ci sono state tante polemiche, perché in effetti qualcosa di nuovo, pur con tutti i limiti, limiti che attengono fra l'altro la stessa funzione delle Regioni, può nascere. Vorrei ricordare ad Alberton che in realtà i nostri compiti, così come è venuto fuori dal progetto, sono sottostimati. Le Regioni hanno ormai un ruolo sottostimato.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Pensiamo alla Commissione per la mobilità.



BONTEMPI Rinaldo

Infatti pensavo proprio a quella Commissione che, presieduta dal Ministro, viene a perdere molte delle caratteristiche che aveva nella sua originaria definizione e prospettazione. In realtà, cosa significa questo progetto? Secondo me significa dare una risposta agli attacchi che in questi giorni proprio la corrente neoliberista sta riaprendo su tutto il settore dell'economia, in particolare per certi settori strategici. Per una diversa conduzione dell'economia rispetto al passato, non hanno più diritto di cittadinanza né le posizioni di assoluto o quasi non controllo da parte dello Stato sulle aziende pubbliche e sulle aziende a partecipazione statale, ma nemmeno è possibile pensare al ritorno, puro e semplice, alla vecchia concezione della "centralità" dell'impresa privata.
Credo che l'impresa privata abbia nel nostro Paese una funzione, ma questa funzione deve essere collocata correttamente nella programmazione economica. Altrimenti non potremmo affrontare i nodi grossi ricordati da Rossotto, ad esempio la questione del mezzogiorno. E' giusto ricordare che nella gestione, non dico solo burocratica, ma spesso personalistica e clientelare di certi Enti, vanno ritrovati molti dei mali delle aziende pubbliche. E' però anche vero che solo con una forte ripresa del controllo pubblico, sotto forma di programmazione pubblica, si può collocare correttamente anche il discorso della ripresa di queste aziende.
Ritengo che l'accentuazione data da Alberton sui programmi di settore sia un'accentuazione che vada fortemente ripresa. Ritengo che la legge in sé abbia elementi positivi, insieme a dei limiti, e che questa legge sia una condizione di partenza per una grossa novità nel campo industriale. E vorrei rimarcarlo, questo elemento di grossa novità. E' una novità che dipenderà certo in larghissima misura da come sapremo determinare la gestione, ma soprattutto da come sapremo far crescere dei processi reali nel Paese, tali che la programmazione non sia un'operazione di vertice e come tale, destinata a fallire, ma abbia invece un supporto nella reale azione che deve vedere interpreti anche le Regioni per i grandi indirizzi di fondo tali da assicurare una ripresa reale ed equilibrata del processo economico nel settore industriale.
Nell'ambito dell'economia abbiamo visto che il processo si muoveva secondo i dettami cari a Marchini, della libertà in ogni caso, e sappiamo sotto questo aspetto, quanto abbia prodotto di negativo una certa struttura del nostro capitalismo; abbiamo anche visto i casi in cui la mano pubblica si è manifestata non come una corretta espressione di programmazione e controllo pubblico dell'economia, ma come abbandono a delle oligarchie di potere. Ora intravvediamo nella gestione della legge e nei processi reali che si determineranno nel Paese un grosso punto di novità. Non nascondo qui le difficoltà, ma le difficoltà sono insite anche nel ripensamento del modo stesso di concepire l'economia di una società. E' un processo di rinnovamento che ritengo estremamente faticoso e dovremo farcene carico tutti.
Vorrei soffermarmi sulla questione del sud. La questione sud è una questione centrale sulla quale non possiamo fare dei discorsi di semplicismo come quello di oggi, anno 1977, fatto da Marchini, secondo cui dobbiamo preoccuparci perché il sud non ha il suo hinterland industriale ma neanche limitarci a dei discorsi di mere intenzioni. Anche nel piano del Piemonte dovremo rimarcare fortemente lo sviluppo meridionalistico, che vuol dire una riqualificazione dell'apparato industriale, ma vuol dire soprattutto, nella collocazione al sud, rimuovere, attraverso la scelta di grandi piani strategici, certe condizioni di sfavore che il sud ha sempre avuto per decollare autenticamente come economia industriale.
Quindi non le cattedrali nel deserto, ma una politica economica che parte da un'interpretazione e da una gestione corretta della stessa legge della riconversione industriale.
Credo che la Giunta e il Consiglio regionale del Piemonte siano disponibili, anche nel piano regionale di sviluppo, a dare questo indirizzo e questo taglio meridionalistico, che vuol dire, e dobbiamo anche rappresentarcelo in tutta la sua crudezza, che il tasso di attività del Piemonte deve essere bilanciato in qualche misura con una crescita del tasso delle attività nelle regioni meridionali. Quanto questo sia importante nel quadro di una politica di riequilibrio piemontese e quindi di rilocalizzazione all'interno del Piemonte è ben evidente.
Riaffermo che la scadenza nazionale che ci attende è quella della legge sulla riconversione industriale. Una legge che dipenderà dalla sua interpretazione e dalla gestione concreta e quindi dalla crescita dei rapporti reali nel Paese e anche tra le forze politiche, perché i pericoli che questa legge riproponga una gestione tale e quale a quella del passato esistono. Però esiste anche oggi una consapevolezza nuova, non in tutto il Paese, certamente duramente osteggiata dalle parti che si richiamano a Adam Smith e alla scuola di Manchester; però abbiamo comunque la presenza di forze, e mi pare che l'intervento di Alberton in questo senso sia stato quanto mai utile per collocare anche la sua forza politica, abbiamo la presenza di forze che hanno necessità di un cambiamento totale e quindi l'avvio concreto attraverso la gestione della politica di programmazione dell'economia. La legge di riconversione industriale, che speriamo venga presto approvata e se possibile ancora migliorata, ci auguriamo dia la risposta in positivo, attraverso programmi di settore, alle critiche di chi auspica il ritorno di un passato falsamente mitico (visti gli squilibri d'Italia, visto il sud) del liberismo, del laisser-faire economico, e dica quanto invece sia necessario fare e recuperare sul terreno della novità che vuol dire dare spazio all'impresa privata, ma nel quadro di una programmazione sorretta da un movimento reale, che muti il difetto di fondo dei tentativi di programmazione di qualche anno fa, cioè degli anni del centro-sinistra.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la signora Castagnone Vaccarino, ne ha facoltà.



CASTAGNONE Aurelia

Sarò ancora più breve del collega Bontempi.
Il nostro parere riguardo all'EGAM è addirittura caustico. E' un Ente non solo inutile, ma dannoso, pertanto l'unica cosa che si può fare è scioglierlo. Questo per quanto riguarda l'EGAM, la cui conduzione fin dall'inizio è stata tale da non dare nessuna speranza di capacità produttiva e d'inserimento nel contesto produttivo nazionale alle industrie che via via acquisiva. Per quanto riguarda, invece, le aziende che sono dell'EGAM, evidentemente saranno da esaminare ad una ad una per vedere quanto si potrà fare in ordine alla loro ristrutturazione, alla loro riconversione e quindi alla possibilità di renderle produttive, portando sicurezza in coloro che vi lavorano e sicurezza anche in coloro che dovessero lasciare tali aziende per entrare in altre che diano garanzia di lavoro e non lascino i dipendenti costantemente con l'angoscia della disoccupazione alle porte, in una visione programmata, perché non si pu neanche più lontanamente pensare di avere visioni non programmate dell'economia. E, per quanto riguarda il liberismo puro, ammesso che sia mai esistito, non esiste oggi nessun Paese industrializzato che sia liberista in senso puro, e quindi, evidentemente, non lo saremmo noi.
Certamente, la produttività aziendale è uno dei punti fermi che dobbiamo tenere presenti per garantire a coloro che lavorano nelle aziende e alla nostra società nel suo complesso di sopravvivere. Non soltanto noi, ma ben altre componenti sociali e politiche, da quelle comuniste a quelle liberali, dovremmo poter garantire al nostro Paese una continuazione democratica.
La tensione sociale, l'incapacità di conduzione, gli abusi costanti, le speculazioni di carattere folle, le incapacità gestionali, gli approfittamenti di carattere anche politico, non sono situazioni tali da poter garantire ad un Paese condizioni di stabilità sociale e di stabilità economica. Quindi, diamo un parere parzialmente positivo per alcune delle indicazioni che sono state suggerite dall'Assessore Alasia e lo ringraziamo anche per essere venuto quest'oggi in condizioni di salute tali che pochissimi Assessori si sarebbero presentati a portarci il frutto del loro lavoro.



PRESIDENTE

Nessuno chiede di parlare? Il dibattito sull'EGAM è allora concluso.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame disegno di legge n. 158: "Norme per la scelta delle aree e l'approvazione dei progetti per le opere di edilizia scolastica eseguite con i fondi degli Enti"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il punto settimo all'o.d.g.: "Esame disegno di legge n. 158 'Norme per la scelta delle aree e l'approvazione dei progetti per le opere di edilizia scolastica eseguite con i fondi degli Enti'". La parola al relatore, Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, relatore

La Giunta regionale ha presentato, in data 14 dicembre 1976, il disegno di legge n. 158, contenente: "Norme per la scelta delle aree e l'approvazione dei progetti per le opere di edilizia scolastica eseguite con i fondi degli Enti". La II Commissione osserva quanto segue: "L'art. 20 della legge 28 luglio 1967, n. 641, stabilisce che i progetti di edilizia scolastica d'importo non superiore a 250 milioni sono approvati dalla Commissione provinciale prevista dall'art. 2 della legge 26 gennaio 1962, n. 17; quelli di importo superiore dal Provveditore alle opere pubbliche, sentito il Comitato tecnico-amministrativo del Provveditorato regionale alle opere pubbliche di cui al successivo art. 25 della stessa legge 641.
L'art. 21 della legge 641 stabilisce un'identica procedura per i progetti relativi alla costruzione, all'ampliamento, al completamento e al riattamento di edifici scolastici che gli Enti obbligati, nell'ambito delle rispettive competenze, intendono eseguire a propria cura e spesa.
Il D.P.R. 15 gennaio 1972, n. 8, ha trasferito alle Regioni a Statuto ordinario le funzioni amministrative esercitate dagli organi centrali e periferici dello Stato in materia di lavori pubblici d'interesse regionale in particolare le funzioni amministrative concernenti le opere di edilizia scolastica, oltre che le attribuzioni degli organi centrali e periferici dello Stato in ordine ad ogni altro organismo avente sede presso gli uffici del Genio Civile ed i Provveditorati alle opere pubbliche (e, tra questi, i Comitati regionali tecnico-amministrativi) e la cui attività sia attinente alle funzioni amministrative di competenza delle Regioni.
La legge 5 agosto 1975, n. 412, ha introdotto nuove norme in materia di edilizia scolastica, sia per quanto riguarda l'esecuzione delle opere, sia per quanto riguarda la scelta delle aree necessarie.
L'art. 4 della legge 412 stabilisce, in particolare, che le Regioni emanino norme legislative per l'affidamento e l'esecuzione delle opere di edilizia scolastica nei limiti dei principi fondamentali in essa contenuti e di quelli di cui alla legge sull'amministrazione del patrimonio e della contabilità dello Stato; e che fino a quando non interverrà la legislazione regionale valgono per gli Enti obbligati le norme vigenti in materia.
L'art. 10 della legge 412 stabilisce altresì che le aree necessarie per l'esecuzione delle opere di edilizia scolastica siano prescelte secondo le previsioni degli strumenti urbanistici approvati o adottati; che l'individuazione delle aree in zone genericamente destinate dagli strumenti urbanistici a servizi pubblici, ovvero la scelta di aree non conformi, per sopravvenuta inidoneità di quelle già indicate, alle previsioni degli strumenti urbanistici, ovvero la scelta di aree in Comuni i cui strumenti urbanistici non contengano l'indicazione di aree per edilizia scolastica ovvero in Comuni sprovvisti di ogni strumento urbanistico, siano disposte con deliberazione del Consiglio comunale, previo parere di una Commissione composta dal Provveditore regionale alle opere pubbliche, dall'Ingegnere capo dell'ufficio del Genio Civile, dal Provveditore agli studi della Provincia, dal Medico provinciale, dal Sindaco, che la presiede, o da loro delegati; che nel caso di scelta di aree non conformi alle previsioni degli strumenti urbanistici, la deliberazione costituisca, in deroga alle norme vigenti, variante al Piano regolatore generale o agli altri strumenti urbanistici a norma della legge 17 agosto 1942, n. 1150, e successive modificazioni ed integrazioni; che nel caso di scelta di aree in Comuni sprovvisti di ogni strumento urbanistico, il Presidente della Giunta regionale emetta, ai sensi e per gli effetti dell'art. 14 della legge 641 il formale provvedimento di vincolo.
La legge regionale 11 ottobre 1976, n. 50, disciplina la materia relativa all'affidamento e all'esecuzione delle opere di edilizia scolastica di cui alla legge 5 agosto 1975, n. 412. La normativa ha per oggetto le sole opere finanziarie ai sensi della stessa legge 412, per cui non può essere fatta valere, in assenza di una specifica previsione legislativa regionale, nei confronti di quelle opere che non rientrano nel programma predisposto dalla Regione e finanziate dallo Stato, in pratica di quelle opere che gli Enti realizzano con mezzi ordinari e straordinari del proprio bilancio.
Ne consegue che per tali interventi, il giudizio sull'idoneità delle aree e l'approvazione dei progetti sono di competenza degli organi di cui alle citate leggi 26 gennaio 1962, n. 17 e 28 luglio 1967, n. 641.
E' pertanto evidente la necessità e l'urgenza di adeguare la normativa regionale alla lettera del citato D.P.R. n. 8, ed in conformità di quanto previsto dagli artt. 4 e 10 della legge 412".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini



MARTINI Mario

Prendo la parola per dare un giudizio positivo sulla legge.
Ritengo però opportuno osservare che si tratta di una di quelle leggi che regolarizzano la posizione da un punto di vista strettamente burocratico e a livello dispositivo, ma rischia di essere inoperante. Mi domando quanti Comuni ci sono ancora in Piemonte che possano far fronte con mezzi propri ordinari (la parola ordinari sarebbe da togliere in questo momento) e straordinari. Il mio intervento ha solo una finalità: di sollecitare la presa di posizione della Giunta nei confronti dell'edilizia scolastica. Il Presidente ci aveva annunciato che la Giunta stava preparando, studiando, approfondendo il problema dell'edilizia scolastica rendendosi conto che la legislazione nazionale, avendo avocato tutte le spese all'erario statale, finisce per operare con i limiti a tutti noti perché il Governo non ha una forte disponibilità di fondi da mettere a disposizione. Le richieste sono molte e le opere che si possono realizzare sono poche.
Quindi, se questa legge vuole avere un senso e diventare effettivamente operativa bisognerebbe trovare, come era stato annunciato dal Presidente della Giunta regionale, il modo d'integrare la legislazione nazionale con una legislazione d'intervento che faccia carico alla Regione di uno strumento analogo alla vecchia legge Tupini, in modo da mettere il Comune in condizione di affrontare i problemi, che sono molti, dell'edilizia scolastica, avvalendosi quanto meno, se non del finanziamento a totale carico dello Stato (ed escludiamo a carico della Regione), di contributi analoghi a quelli dati per le opere pubbliche eseguite con il contributo della Regione.
Questa legge, che può valere per qualche caso specifico che era pure necessario regolamentare, finisce per chiudere una certa partita rimasta aperta da un punto di vista strettamente burocratico e per non avere quella incidenza positiva che tutti ci auguriamo per riuscire a risolvere, a livello regionale, specialmente il problema della piccola edilizia scolastica, così diffusa tra i 1200 Comuni del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi. Ne ha facoltà.



ROSSI Luciano

L'importanza di questa legge è indiscutibile, è stata rilevata dal relatore e anche dall'intervento del collega Martini, quindi credo che si tratti di procedere urgentemente. Vorrei, però, in seguito all'intervento del collega Martini, pormi una domanda. Per anni i Comuni si sono sostituiti allo Stato, hanno fatto scuole, servizi. Se guardiamo il disavanzo dei bilanci comunali, proprio là dove i Comuni più si sono indebitati per opere a carico dello Stato, vediamo che riguarda principalmente i Comuni che oggi hanno la situazione finanziaria più grave.
Ora il problema da porre è questo: nessuna azione deve essere limitata nelle operazioni tra Regioni e Istituti di credito, d'intesa con i Comuni al fine di facilitare la cessione del credito, quindi garantire l'opera che gli Enti locali sono chiamati a svolgere.
Quest'azione verso gli Istituti di credito dovrà essere studiata attentamente da parte della Regione. Però, mi domando, possiamo ancora sostituirci come Regione e come Comuni allo Stato per le carenze nell'edilizia scolastica? O per altre questioni carenti per colpa dello Stato? Cosa possiamo fare, quando ci troviamo di fronte ad un disegno di legge, come quello presentato l'altro giorno al Parlamento e che siamo in attesa di esaminare, in cui è previsto che da questo mese i Comuni non possono neppure più accedere alle anticipazioni di cassa degli Istituti di credito normale, per cui sono in pericolo gli stipendi e tutto il sistema delle autonomie? Recepisco il discorso del collega Martini come volontà comunque positiva, di andare avanti; però è anche ora di fare punto fermo al riguardo, affinché i Comuni non diventino la testa di turco di un sistema economico sbagliato, in sostituzione dello Stato che ha creato l'attuale grave situazione economica e finanziaria. Quindi, sì all'azione di sostegno, ma azione che tenda ad avere anche una presa di posizione politica precisa dello Stato per superare l'attuale crisi dei Comuni.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Non ne vedo. La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

La proposta di legge, come è stato sottolineato dalla relazione della Commissione, risponde ad una esigenza che è presente. Ci è stata sollecitata dagli stessi uffici dello Stato, il Genio Civile, i quali sono chiamati a procedere per quanto concerne l'idoneità delle aree e per l'approvazione dei progetti sulla base della vecchia legge 641 ogni qual volta un Comune con propri finanziamenti promuova l'edificazione di una scuola. E ci sono casi presenti di questo tipo; nonostante le difficoltà finanziarie in cui i Comuni versano, alcuni di essi sono riusciti a promuovere la costruzione di edifici scolastici.
Una differenza procedurale si è venuta a creare con l'approvazione della legge regionale n. 50 del '76, la quale si riferisce ai soli programmi finanziati dallo Stato con la legge 412. La sollecitazione degli uffici del Genio Civile, appare quindi motivata; infatti non ha senso che i Comuni che procedono alla costruzione degli edifici scolastici con finanziamenti dello Stato, abbiano una procedura per la individuazione delle aree e per l'approvazione dei progetti (a seguito della nostra legge regionale) più rapida e semplice di quanto non l'hanno per opere finanziate con propri bilanci. E' un'esigenza concreta, anche se credo, come diceva il Consigliere Martini, molto limitata.
Sottolineo che qualche effetto positivo nell'allargare la disponibilità di spesa dei Comuni nei confronti delle urbanizzazioni non solo primarie ma anche sociali potrebbe averla l'introduzione della legge Bucalossi Gullotti, che è già stata approvata dal Senato con qualche modifica marginale, rispetto al testo della Camera, per cui c'è da pensare che rapidamente, tornando alla Camera, possa essere definitivamente approvata.
Questa legge, trasformando la licenza edilizia in concessione, prevede il pagamento delle opere di urbanizzazione primarie e anche secondarie potrebbe essere questa un'occasione, forse, non risolutiva, ma sostanziale per i Comuni, di ottenere dei finanziamenti anche per i servizi sociali e quindi anche per l'edilizia scolastica.
Resta il fatto che il problema sostanziale è quello che sottolineava il Consigliere Martini. In generale è un problema di finanziamenti. Il fabbisogno dell'edilizia scolastica è molto esteso nel nostro Paese ed anche nella Regione, tanto che la disponibilità finanziaria, che può essere messa in moto attraverso il finanziamento dello Stato, attraverso i finanziamenti autonomi dei Comuni, non è assolutamente rispondente alle esigenze. E qui si pongono due ordini di problemi: uno è di recupero delle situazioni non ultimate, quelle dell'edilizia scolastica avviata dalla legge 641, per le quali occorrono (non per il pagamento dei debiti gia contratti dai Comuni nei confronti delle imprese, che assommano globalmente a circa 30 miliardi, ma per il solo completamento delle opere edilizie non utilizzabili perché non ultimate) circa dieci miliardi.
E' stata distribuita a questo proposito, e io credo che i Consiglieri l'abbiano in questo periodo ricevuta, una breve documentazione con stima che l'Assessorato ha curato attraverso il Genio Civile. Si è anche valutato che, ritenendo alcune opere prioritarie (quelle riguardanti la messa in funzione delle aule e dei servizi immediatamente connessi all'aula) e ritenendo meno prioritarie altre opere (sistemazione generale degli edifici), sarebbero comunque necessari almeno sei miliardi.
La documentazione inviata ai Consiglieri dovrebbe servire per prendere una posizione, come Regione, nei confronti di questa situazione. Sarà giusto ancora premere sul Governo perché risolva i problemi lasciati aperti dalla 641, ma credo senza farci troppe speranze e illusioni. E' un problema che dovremo prendere in considerazione in sede di variazione di bilancio.
In quella sede, appunto, dovremo discutere se la Regione deve impegnarsi in toto per la soluzione di queste opere non concluse, oppure attraverso contributi parziali. La documentazione che è stata inviata ai Consiglieri ha appunto il significato di stimolare, soprattutto in Commissione e in sede di discussione di bilancio, un dibattito su questo problema. Per quanto riguarda le nuove opere che i Comuni hanno necessità di costruire con qualche forma di contributo della Regione, sul tipo di quelli che richiamava il Consigliere Martini, io credo che sia essenziale arrivare ad un quadro certo di conoscenza dei fabbisogni. Il fabbisogno è elevato, va misurato correttamente e va conosciuto nella sua articolazione territoriale e di ordinamento scolastico.
Alla luce di questa esigenza di conoscere, noi abbiamo chiesto di poter utilizzare il censimento svolto attraverso l'Istat da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, nelle settimane scorse. Il censimento doveva essere svolto a giugno, è stato poi rinviato a novembre-dicembre. La nostra richiesta è del mese di giugno; abbiamo ottenuto il permesso di utilizzare il materiale soltanto una settimana o due fa. Abbiamo predisposto il meccanismo per poter microfilmare il censimento edilizio e didattico nella sede regionale dell'Istat. Microfilmeremo le 12 mila schede relative alle 12 mila strutture scolastiche statali; procederemo alla loro elaborazione.
Tale elaborazione ci darà un quadro di conoscenza puntiforme per edificio scolastico, e ci permetterà anche di conoscere il tipo di organizzazione scolastica, per unità locale dei servizi, esistente.
Occorrerà qualche mese per portare a termine il lavoro di traduzione della microfilmatura a schede per la elaborazione automatica; verso la fine della primavera, credo che potremo avere in Consiglio regionale un quadro di conoscenza certo della situazione scolastica, valutata a livello di organizzazione di unità locale dei servizi. Quello sarà probabilmente la condizione che ci permetterà, con cognizione di causa, di prendere decisioni in merito alla legge d'intervento diretto della Regione. In questo momento, se facessimo una legge d'intervento, anche solo per contributi, la faremmo nei confronti di una situazione non conosciuta, con elargizione e interventi su situazioni che possono non procedere verso la costruzione di un sistema integrato di servizio scolastico a livello di unità locale dei servizi, quale potrà essere configurato nel prossimo futuro.



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni? Non ve ne sono.
Possiamo passare quindi alla votazione degli articoli.
Art. 1 - Aree "Le aree necessarie per l'esecuzione delle opere di edilizia scolastica riguardanti la costruzione, l'ampliamento, il completamento e ristrutturazione di edifici, o di lotti funzionali di edifici, scuole materne, elementari, medie inferiori e superiori, che gli Enti obbligati Comune e Provincia, nell'ambito delle proprie competenze promuovono a propria cura e spesa, sono prescelte secondo le previsioni degli strumenti urbanistici approvati o adottati.
La individuazione di aree in zone genericamente destinate dagli strumenti urbanistici a servizi pubblici, ovvero la scelta di aree non conforme, per sopravvenuta inidoneità di quelle già indicate, alle previsioni degli strumenti urbanistici, ovvero la scelta di aree in Comuni i cui strumenti urbanistici non contengono l'indicazione di aree per l'edilizia scolastica, ovvero in Comuni sprovvisti di ogni strumento urbanistico, sono disposte con deliberazione del Consiglio comunale previo parere di una Commissione composta dal Sindaco, che la presiede, dal Provveditore agli studi competente per territorio, o da un suo rappresentante, un funzionario regionale nominato dall'Assessore all'urbanistica, dall'Ufficiale sanitario del Comune.
Il parere sull'idoneità dell'area viene dato all'unanimità. Nel caso di scelta di aree non conforme alle previsioni degli strumenti urbanistici la deliberazione costituisce, in deroga alle norme vigenti, variante al piano regolatore generale a norma della legge 17 agosto 1942, n. 1150, e successive modificazioni ed integrazioni. Nel caso di scelta di aree in Comuni sprovvisti di ogni strumento urbanistico, il Presidente della Giunta regionale emette, ai sensi e per gli effetti dell'art. 14 della legge 28/7/1967, n. 641, il formale provvedimento di vincolo.
Le procedure di cui ai commi precedenti si applicano anche nel caso in cui sulle aree sia prevista l'esecuzione di edifici per asili-nido integrati a quelli scolastici".
L'art. 1 non ha emendamenti. Vi sono richieste di parola? Non ve ne sono. Passiamo quindi all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri L'art, 1 è approvato.
Art, 2 - Approvazione dei progetti "I progetti relativi alle opere di edilizia scolastica di cui all'articolo precedente sono approvati con delibera di Consiglio dell'Ente obbligato e non sono sottoposti ai pareri tecnici previsti dall'art. 285 della L.C.P. 3/3/1934, n. 383 e successive modificazioni.
La delibera di approvazione dovrà attestare che il progetto è stato redatto in conformità delle norme tecniche di cui al D.M. 18 dicembre 1976 e rispetta gli indirizzi indicati nell'art. 1 della legge 5/8/1975, n. 412.
Copia della delibera di cui sopra, munita degli estremi di esecutività dovrà essere inviata al Presidente della Giunta regionale.
Al fine di ottenere il provvedimento di occupazione d'urgenza da parte del Presidente della Giunta regionale, gli Enti dovranno indicare l'imputazione a bilancio della spesa occorrente per la realizzazione dell'opera o documentare l'esistenza di cespiti delegabili per l'accensione dei mutui.
Per il collaudo delle opere si applicano le norme contenute nella legge regionale 16/5/1975, n. 28 modificata dalla legge regionale 30/8/1976".
Non vi sono emendamenti. Non vi sono richieste di parola. Passiamo quindi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 49 Consiglieri L'art. 2 è approvato Passiamo alla votazione dell'intero disegno di legge. Vi sono richieste di parola? Non ve ne sono.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri Il disegno di legge n. 158 è approvato.


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, vi prego di prestare ancora un minuto di attenzione per decidere su una serie di questioni.
Non vi sono le condizioni per trattare gli altri punti all'o.d.g., cioè il punto quinto, sesto e ottavo. Vi sono, invece, le condizioni per passare alle nomine di cui al punto nono.



BONO Sereno

Voglio soltanto riferirmi al punto nono, perché ho visto che manca all'o.d.g., contrariamente a quel che era stato convenuto nella passata seduta, la nomina del CO.RE.CO. del Verbano, Cusio, Ossola.
Siccome il tempo continua a passare e le cose si trascinano in modo non giusto, solleciterei che questo punto, come era stato concordato nell'ultima seduta del Consiglio, rimanga inserito e che oggi si nomini finalmente questo organismo.



PRESIDENTE

L'osservazione del Consigliere Bono mi pare corretta, perché in effetti da parecchio tempo trasciniamo questa questione e non capisco perché non si scioglie mai. Allora, possiamo inserirla? Va bene sarà inserita.
Poi c'è una richiesta unanime dei Gruppi della I Commissione, che l'ha esaminata, d'iscrivere all'ordine del giorno la proposta di deliberazione della Giunta regionale relativa a: "Azienda per la gestione della tenuta La Mandria - Servizio di Tesoreria".
Vi è qualche obiezione in merito? Non ve ne sono. Il punto è pertanto inserito all'o.d.g.


Argomento: Economato e Servizi di tesoreria - Parchi e riserve

Proposta di deliberazione della Giunta regionale relativa a: "Azienda per la gestione della tenuta La Mandria - Servizio di Tesoreria"


PRESIDENTE

Esaminiamo allora la proposta di deliberazione della Giunta regionale relativa a: "Azienda per la gestione della tenuta La Mandria - Servizio di Tesoreria". Qualcuno chiede di parlare? Il Presidente della Giunta regionale, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

L'urgenza della deliberazione deriva dal fatto che, avendo concordato con l'istituto di credito il Servizio di Tesoreria, è opportuno che la deliberazione ottenga una rapida approvazione anche per mettere il Consiglio di amministrazione in grado di operare correttamente attraverso dei meccanismi previsti da un atto.
Finora ciò non è avvenuto, perché vi è stata l'approvazione del bilancio, e quale conseguenza dell'approvazione del bilancio vi è l'operatività che si realizza anche attraverso questo servizio. Perci sollecitiamo la necessità di provvedere con urgenza ad approvare la deliberazione in oggetto.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Non ve ne sono, vi leggo pertanto la proposta di deliberazione.
"Il Consiglio regionale, visto l'art. 13 della legge regionale 25 giugno 1976, n. 32, che stabilisce che il servizio di Tesoreria dell'Azienda per la gestione della tenuta La Mandria è affidato ad un istituto di credito con deliberazione del Consiglio regionale vista la lettera del Presidente dell'Azienda che indica nella Cassa di Risparmio di Torino l'istituto idoneo a svolgere il servizio ritenuto che la scelta sia opportuna, in quanto la Cassa di Risparmio di Torino è uno degli istituti di credito con cui la Regione sta trattando l'affidamento del proprio servizio di Tesoreria ed inoltre ha una dipendenza nella piazza di Venaria, tramite la quale può svolgere il servizio stesso vista la bozza di convenzione che verrà allegata alla presente deliberazione delibera a) di approvare l'affidamento del servizio di Tesoreria dell'Azienda per la gestione della tenuta La Mandria alla Cassa di Risparmio di Torino alle condizioni e con le modalità che risultano dalla bozza di convenzione allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante autorizzando il Presidente dell'Azienda a sottoscrivere la convenzione medesima. La Cassa di Risparmio di Torino svolgerà il servizio tramite la propria dipendenza di Venaria b) di dar mandato alla Giunta regionale di procedere per gli adempimenti del caso". Chi è d'accordo alzi la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo al punto nono, cioè alle nomine, la prima delle quali riguarda la "Sostituzione del signor Silvio Durante, componente dimissionario della Commissione per la sistemazione idraulica e forestale".
Il nome proposto dal Gruppo comunista è Roberto Salandin.
Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 46 ha ottenuto voti: SALANDIN Roberto n. 34 schede bianche n. 11 scheda nulla n. 1 Il signor Roberto Salandin è pertanto eletto.
Procediamo con la seconda nomina "Sostituzione del signor Alessandro Mortarotti, componente dimissionario del CO.RE.CO. Sezione di Mondovì".
Viene proposto in sostituzione il signor Erminio Sacco.
Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 42 ha ottenuto voti: SACCO Erminio n. 36 schede bianche n. 6 Il signor Erminio Sacco è pertanto eletto.
Per le altre due nomine nulla è stato ancora deciso. La nomina del CO.RE.CO. del Verbano, Cusio, Ossola sarà svolta nella prossima seduta consiliare del 27 gennaio, e su questo sono d'accordo, ma sarei anche d'accordo che tutto quanto si deciderà nella prossima riunione dei Capigruppo venisse puntualmente mantenuto, perché questi rinvii non hanno giustificazione.


Argomento: Comuni

Ordine del giorno sulla richiesta avanzata dal Ministero delle Finanze di esazione degli arretrati della compartecipazione al riparto IGE per i Comuni la cui popolazione è diminuita tra il 1961 ed il 1971


PRESIDENTE

C'è ancora un o.d.g. firmato da numerosi Consiglieri di tutti i Gruppi.
Ve lo leggo: "Il Consiglio regionale del Piemonte, di fronte alla richiesta avanzata dal Ministero delle Finanze - tramite le Intendenze di Finanza - di esazione degli arretrati della compartecipazione al riparto IGE per tutti quei Comuni la cui popolazione, tra il censimento del 1961 e quello del 1971, ha subito una diminuizione mentre ribadisce la denuncia per la grave situazione finanziaria in cui si dibattono tutti i Comuni e chiede l'adozione di adeguati provvedimenti constata che la richiesta in oggetto determinerebbe una situazione difficilissima per le autonomie locali e metterebbe i Comuni delle zone montane e depresse nell'impossibilità di corrispondere ai loro doveri istituzionali chiede che il Governo ed il Parlamento adottino un provvedimento legislativo di sanatoria e che nell'attesa sia disposta la sospensione delle operazioni di esame per le rate in scadenza".
Vi sono richieste di parola o osservazioni su questo ordine del giorno? Non ve ne sono. Chi approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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