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Dettaglio seduta n.91 del 23/12/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Esame disegno di legge n. 132: "Integrazione straordinaria per il piano regionale di risanamento delle acque approvato dalla legge regionale n. 23 del 29/4/1975"


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Possiamo incominciare con il punto settimo all'ordine del giorno: "Esame disegno di legge n. 132: 'Integrazione straordinaria per il piano regionale di risanamento delle acque approvato dalla legge regionale n. 23 del 29/4/1975'".
E' relatore il Consigliere Bono, il quale ha senz'altro la parola.



BONO Sereno, relatore

Mi scuso con il Consiglio per la mancata presentazione di una relazione scritta, ma l'argomento è di tanta semplicità ed è già stato ampiamente esaminato dalla Commissione per cui si è ritenuto di poter esprimere a voce il parere unanime della Commissione stessa.
Il disegno di legge prende le mosse da una scelta che la Giunta regionale ha fatto per destinare i 4.269 milioni che sono stati assegnati alla nostra Regione in base alla legge n. 492 per il rilancio dell'economia, il famoso pacchetto La Malfa. Questi quattro miliardi e rotti dovevano servire per opere igienico-sanitarie, la Giunta regionale ha ritenuto di destinarli alla realizzazione dell'impianto di depurazione dell'area di intervento su Torino, impianto che è già stato finanziato con un primo contributo di 2.200 milioni in base alla legge regionale n. 23.
Con i quattro miliardi si pensa di riuscire a portare a termine, o quasi tutte le opere di canalizzazione e di collettame, al fine di lasciare solo la parte definitiva, cioè la costruzione dell'impianto vero e proprio.
Su questa proposta la Commissione è stata unanime ed essendo l'argomento di un'estrema semplicità non si è ritenuto di presentare una relazione scritta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel preannunciare il voto favorevole del Gruppo D.C. al disegno di legge n. 132, desidero fare due brevi puntualizzazioni.
Innanzi tutto il voto è favorevole perché il disegno di legge dispone per il completamento di un'opera di rilevanti dimensioni, la cui utilità era già stata ampiamente riconosciuta.
L'occasione del finanziamento statale giunge ora a proposito per definire una questione che interessa un grosso nucleo di Comuni e di abitanti, e proprio per questo non sarà male che l'Assessore competente riferisca in II Commissione circa l'andamento dei lavori relativi al primo finanziamento, quale elemento utile a valutare anche la capacità temporale della Regione a dare delle risposte in termini concreti.
Ugualmente interessante ed utile può essere, nella medesima sede, avere un quadro circa gli altri procedimenti in atto di stretta competenza regionale, relativi alla legge 23 del 1975 e ciò per un duplice ordine di motivi, poiché da un lato è opportuno rendersi conto di quanto in concreto è avvenuto e di quanto ancora deve avvenire secondo il disposto della legge (non dimentichiamo, infatti, che le nuove realtà territoriali, i Comprensori, potrebbero suggerire delle modifiche,se non legislative quanto meno in ordine ai meccanismi di applicazione della legge stessa) dall'altro lato, conoscendo le difficoltà di programmare gli interventi ordinari di opere igieniche con la legge n. 28, proprio per la presenza delle zone consortili determinate dalla legge 23, è utile conoscere il grado di integrazione dei due strumenti, anche questi importanti nel riflesso della nuova dimensione comprensoriale.
Voto positivo, dunque, ma, come è ovvio, non a scatola chiusa, bensì accompagnato dalla richiesta di cui sopra che mi sembra veramente rivolta nell'interesse della comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore agli inquinamenti, sistemazione idrogeologica ed uso delle acque

C'è poco da dire sul progetto di legge, come ha già rilevato il relatore.
Prendiamo atto delle dichiarazioni del collega Petrini a nome del Gruppo della D.C. e prendo la parola solo per dire che siamo disponibili a relazionare in Commissione sull'andamento e sull'attuazione della legge 23 e del relativo piano.
Posso subito anticipare che i consorzi si sono ormai costituiti e siccome l'ambito degli stessi era già stato studiato in riferimento alle aree ecologiche che poi sono diventate i Comprensori, non hanno creato nessuna difficoltà.
Abbiamo fatto molti sforzi per passare da un finanziamento in conto interesse ad un finanziamento in conto capitale, dal 50 al 60 e poi dall'80 al 90 per cento, forse sarebbe stato bene che la Regione fosse veramente riuscita ad addivenire ad un finanziamento totale a suo carico, stante la situazione delle finanze locali (è l'unica difficoltà che si inserisce anche nell'attuazione di questo programma) essendo la parte a carico dei Comuni l'unica remora che può ritardare l'attuazione di queste opere di primaria importanza.
D'altra parte, come prospettiva nel piano regionale di sviluppo avevamo previsto di estrarre dei progetti di carattere speciale da realizzare a totale carico della Regione, nell'ambito del piano di risanamento. Le cose comunque stanno marciando, i consorzi si sono costituiti, sono stati fatti i primi finanziamenti in rapporto agli stanziamenti del 1975 e del 1976 e anche la fase di rodaggio, sempre e soprattutto connessa alla costituzione dei consorzi, dovrebbe essere superata.
Per quanto riguarda Torino, la canalizzazione era già in atto, con l'attuale stanziamento viene completata; Torino ha chiesto inoltre un miliardo di finanziamento per poter indire l'appalto concorso relativo all'impianto di depurazione; il miliardo e mezzo previsto per l'arginatura che dovrebbe difendere il complesso di impianti, è stato assegnato, quindi le cose dovrebbero marciare in senso positivo, e più spedito che non nella fase di costituzione dei consorzi.
In II Commissione esporremo dettagliatamente tutta la situazione e faremo il punto non solo dell'attuazione del piano, ma eventualmente anche di quella vecchia proposta - che è sempre di attualità - di fare dei progetti speciali nell'ambito dello stesso piano a totale carico della Regione.



PRESIDENTE

La discussione è chiusa.
Passiamo alla votazione degli articoli.
"Articolo 1 - L'ammontare di 4.269 milioni attribuito alla Regione Piemonte, nel quadro dei programmi regionali di sviluppo di cui all'articolo 9 della legge 16 maggio 1970 n. 281, ai sensi dell'articolo 16 della legge 16 ottobre 1975 n. 492, per le spese destinate al finanziamento di lavori di completamento di opere di competenza regionale, è destinato agli interventi di cui alla legge regionale 29 aprile 1975 n. 23, secondo le modalità della legge medesima.
La somma di 4.269 milioni sarà utilizzata per il completamento delle canalizzazioni consortili da realizzare nell'area di intervento n. 14 "Torino di cui al piano regionale di risanamento delle acque allegato alla legge regionale di cui al precedente comma".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'articolo 1 è approvato.
"Articolo 2 - Ai fini dell'attuazione della presente legge nello stato di previsione delle spese per l'anno finanziario 1976 sarà disposta l'integrazione di 4.269 milioni allo stanziamento di cui al capitolo 1137 mediante una riduzione di pari ammontare del fondo di cui al capitolo 1395 dello stato di previsione medesimo.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
Si passa ora alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 132 è approvato.


Argomento: Turismo sociale

Esame disegno di legge n. 153: "Integrazione del capitolo 826 di spesa del bilancio per l'anno finanziario 1976 per la concessione di contributi nella formazione del patrimonio sociale delle cooperative artigiane di garanzia"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, per utilizzare bene il tempo che abbiamo a disposizione, propongo di affrontare l'esame del disegno di legge licenziato ieri dalla I Commissione, concernente: "Integrazione del capitolo 826 di spesa del bilancio per l'anno finanziario 1976 per la concessione di contributi nella formazione del patrimonio sociale delle cooperative artigiane di garanzia". La Commissione I ha espresso parere favorevole e, a quanto pare, non esistono obiezioni di nessun tipo.
Relatore è il Consigliere Dadone, a cui do la parola.



DADONE Pietro, relatore

Illustre Presidente, egregi Consiglieri, la situazione in cui si trova oggi ad operare l'artigianato non è certo favorevole allo sviluppo di questa attività produttiva, ed anzi tende ad eliminare dal mercato gran parte delle piccole aziende che ne fanno parte.
La limitatezza dei mezzi finanziari a disposizione e la difficoltà di accesso al credito, per gli alti tassi di interesse praticati dagli istituti bancari, e la scarsità di garanzia di cui le aziende possono disporre, impediscono alle aziende di questo settore produttivo quell'ammodernamento tecnologico e quell'incremento di produttività che sono indispensabili alle medesime per resistere sul mercato.
L'associazionismo, ed in particolare le cooperative di garanzia costituiscono la forma più avanzata ed economicamente più conveniente per la vita delle aziende artigiane.
Di questo è ben consapevole la Regione Piemonte che già con la legge regionale 9 aprile 1974, n. 10, ed ancor più con la legge 7 maggio 1976, n.
24, ha predisposto tutta una serie di misure incentivanti per il più ampio sviluppo delle forme associative. L'asse portante di queste misure è costituito dal contributo regionale, pari al 200 % dell'incremento del capitale sociale di dette cooperative, che ha lo scopo di ampliare la capacità fidejussoria globale delle cooperative stesse, secondo il ritmo di sottoscrizione delle quote sociali.
Anche le aziende artigiane si sono rese conto della giustezza e della convenienza di questa scelta, e lo dimostra il numero delle cooperative artigiane di garanzia che è aumentato da 4 a 10 dopo l'entrata in vigore della legge regionale 9/4/1974, n. 10, ed il numero delle imprese artigiane associate che, nello stesso periodo, e passato da 1.260 e 3.000 unità con un capitale versato di 150 milioni.
Con la citata legge n. 24/76, la spesa autorizzata per la concessione del concorso regionale nella formazione del patrimonio sociale delle cooperative artigiane di garanzia, è aumentata a 100 milioni. L'erogazione del contributo, che avviene semestralmente, ha dato luogo, nel corso del corrente anno al quasi totale esaurimento dei fondi disponibili; la prima erogazione semestrale ha infatti utilizzato per circa il 90% lo stanziamento di bilancio.
Il d.d.l. in esame, che autorizza una ulteriore spesa di 100 milioni ha lo scopo di far fronte adeguatamente alle richieste che perverranno prima della fine dell'anno, per la seconda erogazione.
I fondi che vanno ad integrare lo stanziamento del cap. 826, sono stati resi disponibili mediante la riduzione di pari ammontare del cap. 1360 relativo ai sussidi e premi intesi a promuovere e sostenere le iniziative per l'ammodernamento delle produzioni artigiane e per la maggior conoscenza e diffusione dei relativi prodotti, rimasto pressoché inutilizzato nel corso del corrente anno.
La funzione sociale ed economica del provvedimento, che impedisce alle cooperative di garanzia, e soprattutto a quelle di recente costituzione, di veder pregiudicata ogni loro possibilità di consolidare le capacità operative acquisite nella fase di impianto, è la miglior garanzia, al di là di ogni opinione politica, per esprimere un voto favorevole al disegno di legge in esame.
L'importanza delle finalità perseguite ci induce a chiedere che il provvedimento legislativo sia dichiarato urgente.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede la parola? Passiamo alla votazione dell'articolato.
"Articolo 1 - Per le finalità previste dall'art. 9, comma primo lettera a), della legge regionale 9 aprile 1974, n. 10, modificata ed integrata dalla legge regionale 7 maggio 1976, n 24 è autorizzata per l'anno finanziario 1976 l'ulteriore spesa di lire 100 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al cap. 1360 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976 e mediante l'integrazione di Lire 100 milioni dello stanziamento di cui al cap. 826 dello stato di previsione medesimo.
La somma eventualmente non impegnata nell'esercizio 1976 può essere utilizzata nell'esercizio successivo.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'articolo 1 è approvato.
"Articolo 2 (Urgenza) - La presente legge è dichiarata urgente ed entrerà in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi del sesto comma dell'art. 45 dello Statuto".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'articolo 2 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 153 è approvato.
Vi sono obiezioni alla "Nomina componenti Sezione decentrata del CO.RE.CO del Circondario del Verbano-Cusio-Ossola"? Sono pronti i nominativi?



BIANCHI Adriano

Non ancora.



PRESIDENTE

Rinviamo pertanto la nomina ad una prossima seduta.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale in merito all'approvazione del progetto di ristrutturazione di Palazzo Lascaris da parte della Commissione Edilizia del Comune di Torino


VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Chiedo la parola per una comunicazione.



PRESIDENTE

Ha la parola il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, vorrei fare una breve comunicazione, anzi, dare una notizia: la Commissione Edilizia del Comune di Torino ha approvato il progetto di ristrutturazione di Palazzo Lascaris per cui si può dare corso agli ulteriori adempimenti ed alla procedura di appalto.
La notizia mi sembra abbastanza interessante perché da parecchi mesi in sede di Commissione Edilizia, si stava determinando un quadro relativo alla ripresa ed alla ricostruzione, se si vuole, di questo palazzo che è un bene storico, monumentale. Penso che entro la metà del 1978 Palazzo Lascaris potrà ricevere il Consiglio regionale.


Argomento: Bilanci preventivi

Dibattito sul disegno di legge n. 155: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1977"


PRESIDENTE

Molte sono le questioni che sarebbe opportuno risolvere stamattina sono piccole cose, ma, per un motivo o per l'altro, non siamo in grado di svolgerle, pertanto iniziamo senza indugi l'esame del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1977.
Ha la parola il Consigliere Rossi, relatore del disegno di legge.



ROSSI Luciano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avviene da mesi, anche in questa assemblea un intensissimo dibattito di politica economica. In particolare al centro dell'attenzione ci sono i problemi dei livelli occupazionali anche in riferimento ad alcuni importanti comparti industriali, i problemi dell'agricoltura e della condizione dei Comuni, la cui gravità finanziaria è nota ed è ormai giunta a un punto tale da mettere in pericolo la loro stessa sopravvivenza.
Se ne deduce, perciò, che pur non registrando una situazione di cassa integrazione come lo scorso anno, l'occupazione non soltanto non tende ad aumentare, ma è diminuita per il blocco del turnover che ha particolarmente incidenza sull'occupazione giovanile.
La condizione finanziaria dei Comuni ha di fatto accentuato il blocco delle spese per investimenti nel settore dei lavori pubblici. Infatti circa l'80% delle opere pubbliche previste attraverso l'accensione di mutui nei bilanci 1975/76, non hanno potuto decollare; ciò è grave, anche ai fini occupazionali del settore dell'edilizia.
La crisi economica accentua anche quella politica, causa la mancata adozione di coraggiose scelte, scelte che sono state indicate anche dalle grandi lotte del mondo del lavoro.
L'esame del bilancio della Regione per l'anno 1977 risente di tale situazione, specie per quanto concerne la condizione di portare avanti una politica di investimenti di grande respiro. Il bilancio in esame assume però, al tempo stesso, un significato politico di particolare rilievo perché il documento in questione così come è stato formulato dalla Giunta regionale, costituisce un preciso momento di transizione, un punto di partenza per una sua qualificata rielaborazione nei prossimi mesi, al fine di adeguarsi alla nuova situazione legislativa.
E questo, in primo luogo, per conformare il bilancio al dispositivo della legge statale del 19.5.1976, n. 335, il quale stabilisce che il bilancio annuale della Regione deve assumere contemporaneamente due specificità: "quella di competenza e quella di cassa". Inoltre si deve unire ad esso il documento di bilancio pluriennale sul quale siano indicate le risorse disponibili per i prossimi anni e, di conseguenza, il modo come utilizzarle.
Un bilancio che richiede tale elaborazione deve avere un preciso punto di riferimento nel piano regionale di sviluppo e nella legge sulle procedure che precisi metodi, tempi di intervento e le scelte sugli obiettivi che si intende operare.
Il fatto che la nostra Regione, finita la fase di consultazione richiesta sulla proposta di piano regionale, possa ora avviarsi rapidamente alla sua definizione, permetterà non solo di adeguare coerentemente per quanto necessario il bilancio 1977, ma far sì che i futuri bilanci siano sempre meglio finalizzati con gli obiettivi della programmazione regionale.
Pertanto anche per questi motivi, che derivano dalla legge 335 sulla nuova contabilità regionale e dalla definizione del piano regionale, mi pare che ci stiamo avviando verso un periodo nuovo di costruzione dell'istituto regionale, in cui si dovrà sperimentare tutta la sua importanza di organismo decentrato dello Stato, nel contesto del sistema delle autonomie previsto dalla carta costituzionale.
Anche per questo crediamo necessario invitare la Giunta a seguire attentamente i tecnici incaricati alla formulazione del regolamento di contabilità regionale richiesto dalla legge n. 335, non solo perché si approdi al più presto possibile, ma per impegnare lo stesso Governo ad adeguare anche la legge di contabilità dello Stato ai principi stabiliti dalla legge 335, affinché non si creino nuovi contrasti di carattere operativo ai vari livelli istituzionali.
Inoltre, l'adozione del piano di sviluppo, al di là dell'importanza ad esso da tutti riconosciuta, renderà la Regione più impegnata politicamente nei confronti del potere centrale , al fine di ottenere che il bilancio dello Stato rappresenti anche il coordinamento dei piani regionali di sviluppo.
L'accoglimento di una tale impostazione da parte del Governo significherebbe che i fondi ex art. 9 della legge n. 281 del 1970 sarebbero adeguati alle reali esigenze dei piani regionali.
Egregi Colleghi, il prossimo futuro richiederà confronti sempre più qualificati in ogni istanza istituzionale di base e di queste nei confronti del Governo e del Parlamento.
Certo, ciò dipende non solo dalla nostra volontà, ma, anche e soprattutto, da una volontà più generale delle forze politiche democratiche per costruire veramente un modo nuovo di governare ad ogni livello il Paese.
Pertanto agli aspetti già ricordati, cui dovrà adeguarsi la rielaborazione del bilancio, probabilmente se ne aggiungeranno altri: determinati dalla legge n. 382, dalla riforma sanitaria e dalle leggi che il Parlamento attuerà in materia di riconversione industriale, di piano agro-alimentare, di quello per l'edilizia economica popolare e di altre come ad esempio, quella a favore dei giovani in cerca di una prima occupazione.
Un'altra importante questione da considerare nell'esame del bilancio è la politica degli investimenti effettuati con l'accensione di mutui. A questo riguardo desidero fare subito una considerazione, ossia ricordare le due vie che si trovavano davanti le Regioni a partire, in modo particolare dal 1973. La prima era quella di limitare l'operatività al fine di non contrarre mutui. Tale via significava non fare investimenti nei vari settori, e non intervenire nella congiuntura economica che già si avviava alla crisi, quindi non affrontare anche importanti questioni che interessavano la politica dei servizi sociali.
La seconda via, consistente nel fare numerose leggi finanziate con mutui, è quella affrontata dalla Regione Piemonte soprattutto a partire dal 1975, e credo che sia stata sostanzialmente giusta. Tuttavia la politica dei mutui a lungo andare non avrebbe più potuto svilupparsi, se le risorse messe a disposizione delle Regioni non fossero aumentate, come era necessario, attraverso una efficace politica finanziaria, la costruzione di un nuovo sistema di crediti e di nuovi meccanismi di sviluppo economico da parte del Governo e del Parlamento.
Non essendo questo verificatosi, il bilancio in esame, si limita a prevedere investimenti con mutui che ammontano a lire 26 miliardi e 170 milioni, i quali sono destinati ad attuare quelle leggi, già adottate dal Consiglio regionale, e che hanno carattere pluriennale. Tale somma, unita a quella degli anni precedenti, raggiunge un volume di investimenti finanziati con mutui, di 192 miliardi e 50 milioni, per cui si è ormai raggiunto il cosiddetto tetto di indebitamento che la legge ci autorizza.
Se altre risorse non ci perverranno non è più possibile andare oltre tenendo altresì ancora presente che, per una parte dei mutui, le somme impegnate in bilancio, per quote interesse e capitale, riguardano una sola semestralità.
Ciò significa, ma questo non può verificarsi per vari motivi più volte già denunciati nel passato, che se teoricamente tutti i mutui previsti diventassero disponibili, occorrerebbe, o ridurre gli stanziamenti per gli interventi in campo sociale, per poter disporre dei mezzi necessari per pagare le quote di ammortamento, oppure occorrerebbe fermare l'attuazione di parte delle leggi destinate alla realizzazione di opere pubbliche.
E' questo un ragionamento soltanto teorico, perché sarebbe errato scrivere somme a bilancio superiori alle semestralità per le quote di ammortamento sui mutui. Sappiamo che l'accensione di un mutuo è purtroppo un parto lungo e laborioso. Teniamo ancora conto di quale è la situazione e dei limiti che al riguardo ci siamo dati con le nostre leggi, tra i quali quello relativo al tasso del 13%. Per ora tuttavia possiamo ancora operare e, se è permesso dirlo, speriamo che la situazione generale cambi rapidamente.
Egregi Colleghi, proprio ed anche per questi motivi collegati alla politica dei mutui, è corretta l'impostazione data dalla Giunta al documento di bilancio. E' corretta in quanto non si ferma l'operatività della Regione, come invece, in parte; si farebbe con l'esercizio provvisorio. E' corretto anche perché, avendo ormai raggiunto il tetto degli interventi attraverso l'accensione di mutui, siamo costretti a fare in fretta quella revisione delle leggi che potrebbero portare a recuperare mezzi, affinché lo stesso piano di sviluppo possa decollare in modo concreto e corretto. Al tempo stesso il raggiungimento di questo obiettivo richiede un impegno politico e di lotta sempre più avanzato da parte del Consiglio perché sia modificato il sistema di credito, che consenta alle leggi regionali di diventare operanti più rapidamente.
Che ciò sia necessario è determinato dal fatto che le leggi di investimento operano al momento in cui i progetti specifici diventano esecutivi utilizzando i fondi di cassa disponibili in attesa che i mutui siano perfezionati; tuttavia tale manovra non può durare a lungo in quanto porterebbe l'Amministrazione alla necessità di ricorrere al diabolico sistema delle onerose anticipazioni di cassa. Anche per questo aspetto si rende opportuna una oculata politica di attivazione dei residui passivi cosa che la Giunta regionale con tenacia ha iniziato a perseguire.
Le conclusioni che si possono trarre dall'esame del bilancio 1977 fanno emergere ancora che siamo giunti ad una tale rigidità, per la quale operare è sempre più difficile, per cui si richiede non solo precisazione nelle scelte, ma anche una sempre migliore oculatezza dei criteri di gestione. Questo aspetto lo aveva già evidenziato l'Assessore Simonelli nella sua relazione al bilancio 1976. Ora però siamo al dunque di una situazione in cui iniziativa politica ed efficienza amministrativa debbono operare strettamente amalgamate.
Perciò, personalmente ritengo che si imponga a tutto il Consiglio di fare un salto di qualità nel modo di operare. A tal proposito non è il caso di ripetere ancora quanto è già stato detto in Consiglio in occasione del dibattito sulla situazione economica generale. Quel dibattito non solo è stato utile, ma ritengo costituisca soprattutto uno stimolo per quanto andremo a fare nelle prossime settimane a proposito della rielaborazione del bilancio, come ci indica la legge n. 335 che abbiamo ricordato e gli obiettivi del piano di sviluppo, che la Giunta regionale dopo il dibattito in Consiglio, dovrà rapidamente precisare. Certamente in questo contesto al rigore amministrativo e ad una sempre migliore capacità di scelte da parte nostra, dovranno corrispondere provvedimenti adeguati da parte del Governo e del Parlamento.
Intendo ribadire un concetto già più volte espresso, ma che non va interpretato come fosse una petizione di principi o di particolari stati emotivi: occorre che Governo e Parlamento adottino rapidamente la legge sulla finanza regionale affinché i bilanci regionali possano divenire, a tutti gli effetti, reali punti di riferimento per contribuire alla attuazione di una politica economica nuova, per un nuovo tipo di sviluppo.
Anche per quanto sinora enunciato la maggioranza della Commissione ritiene giusta e seria l'impostazione data al bilancio. Egregi colleghi alle valutazioni e considerazioni sinora fatte, ci permettiamo di richiamare ancora la loro attenzione, seppure in modo riassuntivo, sulle cifre impostate nel bilancio sia nelle previsioni di entrate che della spesa. Dal riepilogo generale risulta che il bilancio prevede una entrata e, quindi una pari spesa, di 422 miliardi e 635 milioni.
Rispetto al documento che nei giorni scorsi è stato loro consegnato, si legge una differenza in più di lire 246 milioni. La variazione è dovuta a due motivi, e consegue a quanto è stato rilevato e deciso in sede di Commissione: 1) per minori entrate e per minori spese, lire 704 milioni. Somma che tecnicamente riguarda un'assegnazione che lo Stato darà alla Regione soltanto nel 1978, ed un'assegnazione che è risultata non versabile alla Regione 2) una previsione di maggiori entrate per 1 miliardo e 50 milioni nel titolo dei tributi, e, di conseguenza, una uguale maggiore spesa, che viene destinata a rifinanziare una semestralità delle spese che riguardano l'assistenza farmaceutica ai coltivatori diretti, artigiani e commercianti.
Si propone una sola semestralità in quanto il 1° luglio dovrebbe entrare in funzione la tanto attesa riforma sanitaria.
La variazione dovrà essere formalizzata con appositi emendamenti al disegno di legge, presentati dalla Giunta per l'approvazione del bilancio.
Chiarite tali questioni, è necessario ora rilevare che dei 422 miliardi e 635 milioni previsti nel bilancio, una somma pari a 202 miliardi e 860 milioni (superiore di 4 miliardi e mezzo circa a quella dello scorso anno) è vincolata per il fondo dell'assistenza ospedaliera.
Altri 38 miliardi e 571 milioni circa fanno capo ai titoli di assegnazione di fondi con destinazione vincolata dallo Stato. Il totale di queste somme, che hanno carattere vincolativo, ammonta a lire 241 miliardi e 431 milioni, per cui, facendo la differenza con l'insieme delle cifre del bilancio, la dimensione reale del medesimo è di 181 miliardi e 634 milioni.
Bisogna infine tener conto di una somma di 15 miliardi e 955 milioni destinata a far fronte alle spese finanziate con leggi regionali a carattere pluriennale che comportano l'accensione di mutui.
Ne consegue che la reale dimensione del bilancio in esame, in relazione alla quale la Regione può svolgere la propria attività discrezionale, è rappresentata dalla somma di 164 miliardi e 199 milioni.
Questa disquisizione non è per fare dell'accademia, ma perché il bilancio possa essere valutato in modo più preciso. Nel 1976, a seguito della legge sui provvedimenti anticongiunturali, il bilancio segnava una entrata di 60 miliardi destinata a finanziare opere di edilizia ospedaliera, per la zootecnia, per la produzione legnosa e forestale e per altre opere pubbliche di competenza statale e regionale.
La situazione economica generale non è certo migliorata, tuttavia almeno per ora, non è più disponibile una tale somma per questi o altri investimenti economici, seppure essa fosse per la maggior parte a destinazione vincolata. Questa minore entrata nel bilancio in esame è quella che determina in modo rilevante la differenza tra le entrate previste nello scorso anno e quelle previste per il 1977. In contrapposizione a questo fatto occorre però rilevare che il fondo comune a seguito dei provvedimenti che sono stati presi con la legge statale n.
356 del maggio scorso, è passato a lire 92 miliardi e 460 milioni con una maggiore effettiva entrata di circa 21 miliardi, considerata anche la differenza assegnata al bilancio 1975 ma iscritta in quello del 1976.
Le considerazioni politiche e tecniche della legge n. 356 sono state recentemente illustrate nella relazione del collega Raschio a proposito della legge regionale sulla variazione del bilancio del 1976. Questo aumento costituisce indubbiamente un passo in avanti sia perché accoglie in parte, le giuste richieste delle Regioni nei confronti del potere centrale, sia in quanto si collegano le entrate del fondo comune alla dinamica delle entrate tributarie dello Stato.
Tuttavia, non per fare della facile polemica o per sottovalutare l'azione delle Regioni, occorre evidenziare che la somma che viene assegnata per il fondo comune e quasi completamente assorbita dall'aumento dei prezzi e dalla svalutazione della moneta. Anche per il fondo per finanziare i piani regionali di sviluppo, ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 281 del 1970, modificata in parte con la stessa legge n. 356 prima ricordata, il bilancio prevede un aumento di 879 milioni sulla somma che era stata prevista nel bilancio 1976; la somma indicata nel bilancio 1977 è infatti di 13 miliardi e 879 milioni.
Questo scarso incremento del fondo per finanziare i piani di sviluppo indica in effetti come il potere centrale sottovaluta l'importanza politica dei fini che dovrebbe avere questo fondo. Senza dubbio credo che esista anche un ritardo da parte delle Regioni, per quanto concerne la formazione dei piani di sviluppo stessi. Va però ancora rilevato che la mancanza di una coraggiosa azione da parte del Governo per andare ad una politica di programmazione economica, causa la scelta dei cosiddetti due tempi, non ha incoraggiato l'azione delle Regioni.
Si impone perciò, da parte di tutto il nostro Consiglio, di giungere al più presto alla definizione del piano di sviluppo, al fine di contribuire a far modificare la politica economica generale e quindi gli stessi meccanismi del fondo che regolano, al riguardo, la legge statale. Proprio per questo motivo è indispensabile che il bilancio dello Stato, nella sua strutturazione, sia finalizzato per facilitare la realizzazione degli obiettivi dei piani regionali di sviluppo.
Va infine sottolineato che il bilancio indica una maggiore entrata di 2 miliardi rispetto al 1976, dovuto all'aumento degli interessi attivi sui fondi della Regione depositati presso le banche. Certo questo è importante però si deve rilevare che man mano si riuscirà a rendere più operanti le leggi e si verranno a ridurre i residui passivi, la somma degli interessi sui fondi di cassa sarà assai più limitata.
Questo capitolo del bilancio, nel prossimo futuro, si ridurrà perci sensibilmente rispetto ai 14 miliardi che l'esercizio 1977 prevede. Egregi colleghi, per quanto riguarda l'insieme delle spese del bilancio in esame seppure sommariamente occorre sottolineare alcune questioni che hanno costituito anche motivo di discussione in sede di Commissione. Il bilancio prevede nelle spese correnti più significative, rispetto a quelle del 1976 un aumento di lire 1 miliardo e 922 milioni relativamente al personale.
Tale aumento deriva soprattutto dal fatto che si sta arrivando alla fase finale di applicazione della legge di primo inquadramento e, in parte, è dovuto agli scatti di anzianità.
Questa cifra dovrà ancora aumentare appena sarà definito il nuovo contratto. Si registra, inoltre, un aumento di 600 milioni nelle spese per il servizio telefonico, di cui 380 milioni per contribuire alle spese di impianto del nuovo centralino e altri 100 milioni per le spese di noleggio.
A seguito della legge regionale n. 35 del luglio scorso per potenziare il funzionamento delle Comunità montane, il bilancio indica una maggiore spesa di 280 milioni. Una questione che ha un particolare significato riguarda gli stanziamenti per ricerche, studi ed indagini, le cui spese lo scorso anno erano ripartite in vari capitoli del bilancio.
La Giunta ha accolto le richieste del Consiglio perché tali spese fossero imputate ad un unico capitolo; così è avvenuto e lo stanziamento proposto è di 1 miliardo. L'Assessore competente in Commissione ha fatto rilevare che questa somma, rispetto a quanto previsto nel 1976 è ridotta di circa 360 milioni, e che il miliardo previsto, nella maggior parte dovrebbe essere impegnato nella convenzione da farsi con l'Università ed il Politecnico. Infine si deve rilevare che, sempre per studi ed indagini, il bilancio prevede uno stanziamento di 600 milioni per l'IRES.
Il bilancio indica una maggior spesa di 308 milioni per i servizi dei Comitati di Controllo, occorrenti per maggiori oneri al personale e per il loro funzionamento. Questa maggiore spesa sembrerebbe una contraddizione rispetto alle rilevanti riduzioni apportate nel bilancio 1976 per i CO.RE.CO., rispetto al 1975; in effetti soltanto ora è possibile verificare le vere necessità del CO.RE.CO. Un aumento di spesa di 2 miliardi circa viene destinato alla sistemazione ed acquisizione di edifici da destinare ad uffici al fine di adeguarli alle necessità del Consiglio e della Giunta nonché per le sedi dei Comitati comprensoriali, ed infine in vista delle necessità derivanti dalla prossima entrata in funzione della Tesoreria regionale e della Finpiemonte.
Le altre cifre previste al bilancio, soprattutto per le spese correnti rispecchiano quasi ovunque quelle del 1976, occorre valutare attentamente nel momento della revisione del bilancio, quali aumenti si renderanno necessari e, data la situazione finanziaria, quali saranno possibili, così come lo steso Assessore Simonelli indicava nella passata seduta del Consiglio. In realtà, se non aumenteranno le entrate in misura tale da coprire almeno la percentuale di svalutazione della moneta, si accentua la rigidità del bilancio ed anche le spese per l'attività promozionale della Regione saranno sempre più limitate.
Al riguardo, da un esame in percentuale della spesa si perviene ai seguenti dati: relativamente alla spesa corrente, al netto della spesa per l'assistenza ospedaliera e delle contabilità speciali, quelle di funzionamento rappresentano una percentuale delle medesime superiore del 5 a quella del 1976.
Ed ancora, le spese correnti operative, pur essendo aumentate in valore assoluto, rappresentano il 56,8% delle spese correnti anziché il 61,7% come nel bilancio 1976. Emerge quindi che la rigidità del bilanci si accentua da un lato per l'aumento dei costi, e dall'altro per la riduzione delle risorse a disposizione. Questo si può rilevare anche dalla distribuzione economica della spesa corrente sempre al netto dell'assistenza ospedaliera e delle contabilità speciali, nella tabella allegata (all. n. 1) per quanto concerne le spese d'investimento, pur operando in tutti i settori dell'attività regionale per favorire l'azione degli Enti locali e degli operatori privati, esse passano dal 56,4% del 1976 al 49,2% del bilancio attuale. Malgrado questa riduzione la somma complessiva supera i 100 miliardi ed è così possibile rendere operante l'insieme delle decisioni prese dal Consiglio. Per precisare tale aspetto delle spese d'investimento si allega la tabella che prevede la distribuzione delle spese d'investimento in categorie economiche (allegato n. 2).
Il bilancio prevede un fondo di 3 miliardi e 170 milioni a disposizione per interventi in attuazione per il programma regionale di sviluppo; fondo che, seppure limitato, riafferma una volontà politica per andare a scelte prioritarie che si dovranno decidere. Sono invece iscritti per memoria due dei tre fondi globali relativi agli oneri derivanti da provvedimenti in corso, nell'attesa di un reperimento di mezzi attraverso la revisione delle leggi approvate, l'utilizzo dell'avanzo di amministrazione risultante dal rendiconto consuntivo dell'esercizio 1975, ed anche, in modo particolare da eventuali nuove risorse che lo Stato dovrebbe far pervenire alla Regione. Il terzo fondo globale relativo alle spese correnti riporta la somma di 1 miliardo e 50 milioni per l'assistenza farmaceutica.
Signori Consiglieri, da un'interessante produzione di documenti effettuata dai funzionari, per la quale li ringraziamo, la Commissione Bilancio e Programmazione, oltre che delle ipotesi del piano pluriennale e della sua dinamica, dispone di una documentazione relativa alla operatività delle singole leggi; si può dunque iniziare quell'importante lavoro di revisione delle medesime. Che la revisione delle leggi sia necessaria emerge anche da un primo sommario esame dei documenti pervenuti alla Commissione, dai quali si rilevano due aspetti importanti: 1) difficoltà di accendere mutui, sia per gli elevati tassi di interessi che vengono richiesti, sia per le lungaggini burocratiche delle singole pratiche. A questo proposito i mutui che sino ad ora è stato possibile perfezionare, ammontano a 6 miliardi e 600 milioni, rispetto ai 192 miliardi circa autorizzati dal Consiglio regionale 2) seria difficoltà di operare delle leggi, dalla fase dell'impegno a quella dell'erogazione della spesa, anche se l'Amministrazione ha fatto ricorso alle disponibilità di cassa per supplire ai mutui non ancora perfezionati. Soprattutto per questo motivo, il bilancio in esame costituisce un momento di transizione che impegnerà profondamente l'attività futura del Consiglio regionale.
Sicuramente lo sforzo necessario unirà tutte le forze politiche e democratiche presenti nella nostra assemblea. Questo sforzo è indispensabile proprio in considerazione al tipo di logica che deriva dai bilanci cosiddetti di competenza. Generalmente in questi bilanci, così come sancisce la legge, le previsioni di spesa si impostano in termini di impegni e non di pagamenti; da questo principio derivano i residui e per un insieme di motivi generali, tra i quali il credito, non permette di far seguire in breve tempo il pagamento dell'impegno preso. Tale aspetto e il male che caratterizza generalmente il sistema dei bilanci sia dello Stato sia di quelli degli Enti locali e delle Regioni, malgrado abbiano pochi anni di vita.
Ma dal punto di vista della capacità del bilancio di esprimere attraverso le leggi di spesa, una precisa direttiva nei confronti dell'entità e delle finalità proprie della spesa pubblica, il fenomeno più grave è rappresentato dai cosiddetti residui impropri o di stanziamento.
Questi residui derivano da stanziamenti in bilancio per i quali non è stato possibile avviare una procedura di impegno di spesa.
Ciò dimostra - e questo fa al caso nostro - quanto difficile sia il tradurre in effettivi atti operativi le decisioni assunte in sede legislativa. Tale situazione è ancora più preoccupante perché in larga misura non riescono a decollare quelle leggi di investimento che hanno carattere pluriennale. Ecco allora che, egregi colleghi, ci pare si debba prendere coscienza di quanto sia obsolescente il vecchio tipo di bilancio di competenza. Perciò la revisione delle leggi deve tendere non solo al principio del riciclaggio delle risorse effettive e di quelle presunte, ma a trovare nel bilancio pluriennale la possibilità di fare un riscontro con i bilanci annuali di cassa, come indica la stessa legge 335, onde si possa seguire meglio l'operatività delle leggi, specie quelle di investimento Egregi colleghi, si possono avere certamente opinioni diverse sul bilancio in esame, tuttavia questa breve esperienza della nostra Regione in materia di bilancio ci impone la necessità di costruire in fretta il nuovo sistema di fare il bilancio. Inoltre per la situazione politica ed in particolare economica in cui questo bilancio si presenta, relativamente alle risorse disponibili, è necessaria un'effettiva unità di intenti per facilitare l'opera tesa all'avanzamento sociale e democratico del Piemonte.
In base a queste considerazioni invitiamo il Consiglio ad esprimere il voto favorevole al bilancio di previsione in esame.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'Assessore al Bilancio ha esordito, nella sua relazione, ricordando l'impegno assunto l'anno scorso di presentare per il 1977 i nuovi bilanci in armonia alla legge n. 335 del 1976.
Dopo averci spiegato le ragioni per cui l'impegno allora assunto non è stato possibile mantenere, l'Assessore ci presenta un bilancio che egli stesso definisce "documento contabile tradizionale", in attesa che possano essere approntati i nuovi strumenti. Aggiunge inoltre che il bilancio presentato non contiene pertanto "alcuna scelta vincolante per il futuro".
In altre parole, non possedendo ancora gli strumenti necessari per operare delle scelte, la Giunta socialcomunista ha scelto di non scegliere.
Più corretta, più tradizionale (e lo abbiamo anticipato nella scorsa seduta), più rispondente alla situazione quale emerge dalla relazione sarebbe stata la semplice richiesta di esercizio provvisorio. Si sarebbero ottenuti gli stessi risultati, senza contrabbandare per bilancio un documento che bilancio non è. E non lo è per il carattere di provvisorietà ammesso dalla stessa Giunta, non lo è perché non contiene alcuna scelta vincolante per il futuro, non lo è perché i fondi per finanziare i nuovi interventi sono solo riportati "per memoria".
Si riconosce, nella relazione, che si tratta di un bilancio estremamente rigido, come e più di quello dell'anno scorso. Anzi, rispetto allo scorso anno, abbiamo colto nella relazione dell'Assessore una nota di accentuato pessimismo là dove si ammette che nel "contesto attuale la finanza regionale è destinata ad una progressiva paralisi". Ora notiamo che quando un Assessore, ed un Assessore socialista di una Giunta socialcomunista, è costretto a fare simili ammissioni, egli dichiara, non so se consapevolmente od inconsapevolmente, il fallimento dell'esperienza regionale.
Il bilancio che la Giunta ci ha presentato, infatti, non solo non pu incidere in alcun modo sulla drammatica realtà regionale, ma sconta anche le conseguenze di una produzione legislativa, quella sin qui compiuta dall'attuale Giunta, scarsamente incisiva, su un tessuto economico e sociale articolato come quello del Piemonte.
Fin da quando, due anni or sono, l'attuale Giunta presentò il suo programma di Governo, si constatò che, più di una scelta strategica, si era di fronte ad un'idea messianica per un modello alternativo di sviluppo.
Infatti, quel programma, anziché esprimere una capacità ed una volontà politica di programmazione, si esercitava nel teorico, senza avere né a valle né a monte un sostegno di ipotesi concretamente possibili e senza avere soprattutto un contenuto quantitativo su cui seriamente pronunciarsi.
Oggi non credo che il Consiglio regionale si trovi in migliori condizioni in ordine al bilancio per il 1977. Siamo, dunque, ancora alla fase di transizione, come lo stesso Assessore la definì lo scorso anno, in relazione al bilancio 1976. Siamo, aggiungiamo noi, a un vuoto di chiarezza, al rinvio ed alla non determinazione delle scelte. Perciò il giudizio politico e quello di merito non possono che essere negativi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, nel presentare le osservazioni del nostro Gruppo in ordine al disegno di legge di approvazione del bilancio 1977 non possiamo non ricollegarci alle dichiarazioni rese giovedì scorso in quest'aula dall'Assessore Simonelli, dichiarazioni che rivelano tutti i limiti e le insufficienze della politica della Giunta regionale, ma che hanno manifestato accenti di onestà politica e di sincerità, accenti che sostanzialmente, seppure più diluiti, troviamo nella relazione del collega Rossi.
Sono molto lontani (eppure ancora così vicini nel tempo) i tempi delle dichiarazioni impegnative e trionfali. Ricordiamo tutti le affermazioni dell'allora Vice Presidente della Giunta a fine novembre 1975: 700 miliardi per battere la crisi, 700 miliardi che la Regione avrebbe speso entro il 31 dicembre 1976; il piano di sviluppo a gennaio 1976 e a marzo del 1976 il bilancio raccordato, col piano di sviluppo. Ricordiamo tutti la Presentazione del bilancio 1976 avvenuta ai primi di aprile di quest'anno: "La Regione raddoppia gli investimenti"; "Il bilancio è un atto di coraggio per risolvere i problemi della nostra regione".
Si aveva, in quei momenti, la sensazione che il Piemonte di colpo avesse trovato la chiave per risolvere ogni problema. Il suo governo regionale, più che un complesso di uomini, si presentava come un congegno perfetto. E per noi dell'opposizione D.C., che invece uomini siamo e non macchine, diventava difficile non il confronto, ma la ricerca del piano e del metodo del confronto.
Il tempo è però buon giudice ed in questo caso possiamo dire anche che è stato un tempo molto breve. Sul fallimento dell'impostazione della Giunta si potrebbe discutere a lungo. Ci limitiamo a prendere atto che l'Assessore Simonelli ha realisticamente dato atto della situazione in cui ci troviamo.
Certo, con il garbo, la capacità, l'abilità che lo contraddistinguono, ha anche cercato di dare valide giustificazioni.
Ricaviamo le sue argomentazioni da "Informazioni della Regione Piemonte": "Perché un bilancio di questo tipo?" Due le risposte. E' necessario attendere l'entrata in vigore della legge 357 (legge Morlino) sulla finanza regionale. La legge presuppone l'esistenza di leggi regionali di contabilità che ancora non sono state introdotte. Non potendo presentare un bilancio con la nuova normativa, era giocoforza, ha detto Simonelli presentare o un esercizio provvisorio o un bilancio tradizionale. Si è optato per questa seconda soluzione per poter disporre di un documento operativo anche oltre il termine dei quattro mesi dell'esercizio provvisorio.
Il secondo motivo e la mancata approvazione del piano di sviluppo regionale, in assenza del quale non è possibile operare scelte programmatiche. Per questi motivi è stato ritenuto opportuno rinviare le consultazioni sul bilancio al momento in cui sarà possibile confrontarsi sulle nuove scelte e sugli impegni decisi per il 1977.
Queste le motivazioni di Simonelli. E' ovvio che il nostro giudizio politico è alquanto divergente. La presentazione del disegno di legge di contabilità regionale ed i tempi stretti di varo del piano regionale erano adempimenti che facevano carico alla Giunta, su cui la Giunta si era impegnata e che oggi non possono essere asetticamente evocati.
Ma al di là del giudizio politico, certo divergente, un dato è emerso.
I nostri interlocutori, la Giunta, non sono quella macchina perfetta che per un po' di mesi avevano dato ad intendere con ampia pubblicità. Sono uomini con il positivo ed il negativo che ogni persona porta, uomini con cui discutere e con i quali confrontarsi. Simonelli ci ha in sostanza fatto ritrovare il piano su cui misurarsi.
E allora discutiamo brevemente questo bilancio provvisorio (è il termine che troviamo nella relazione della Giunta). Brevemente perché un bilancio di questo tipo non può avere la dignità di discussione e l'ampiezza di tempi che i bilanci hanno avuto negli anni passati. Ed allora affrontiamo una prima questione. Bilancio provvisorio o esercizio provvisorio? Con molta chiarezza il collega Cardinali ha detto nella seduta scorsa che di esercizio provvisorio avrebbe dovuto trattarsi. E in linea di principio anche noi saremmo d'accordo. Un documento che è stato al nostro esame per soli 15 giorni, sul quale non si è proceduto alla consultazione (che pure è uno dei cardini fondamentali della partecipazione prevista dallo Statuto) altro non potrebbe essere che un esercizio provvisorio che non può avere durata superiore ai quattro mesi.
Ma anche su questo punto l'Assessore Simonelli è stato sincero in aula e nella relazione. Egli sa che nell'arco dei quattro mesi non riuscirà a far varare quei provvedimenti legislativi ai quali si intende ancorare quella che figurerà come variazione di bilancio, ma che in effetti sarà solo allora - forse nella seconda metà dell'anno - il bilancio vero e proprio della Regione. E se si procedesse oggi al voto dell'esercizio provvisorio per il bilancio 1977 finiremmo di dover affrontare tre esami: a) quello di oggi (come esercizio provvisorio) b) quello di aprile per varare poi un bilancio provvisorio del tipo di quello che oggi viene proposto c) quello successivo che dovrebbe poi esaminare il vero e proprio bilancio.
Stando così le cose è evidente, e comprensibile, non corretto come dice la maggioranza nella sua relazione, che sotto il profilo della razionalità e dell'economicità di discussione il bilancio è preferibile all'esercizio provvisorio. Ma a questo punto è evidente che notevoli responsabilità politiche si assume la maggioranza che vota un tale tipo di bilancio. E noi abbiamo il dovere di evidenziarle.
I colleghi della passata legislatura ricordano certamente la posizione assunta dai Gruppi comunisti e socialisti nella seduta dell'11 gennaio 1973, allorquando venne presentato per la prima volta l'esercizio provvisorio per i primi mesi del 1973. (A volte può essere utile rileggersi gli atti consiliari). Pur tenendo conto che già l'esercizio provvisorio limita la gestione della spesa in dodicesimi ai mesi autorizzati, si disse allora: ma volete gestire le spese di investimento senza che sia stato fatto un esame approfondito, senza che si siano svolte le consultazioni? E la D.C., cui competeva allora la responsabilità del bilancio accettò, senza violenze verbali, nelle repliche, senza offendere alcun Gruppo politico, ma ritenendo che i contributi delle opposizioni possono essere utili, accettò di limitare l'esercizio provvisorio esclusivamente per la parte relativa agli oneri correnti.
La maggioranza, invece, con la via scelta oggi, avrà un bilancio intero, sia pure provvisorio, sul quale potrà operare senza limiti, un bilancio non approfondito e non dibattuto con le forze sociali e con gli Enti locali della Regione. Vedremo quale uso farà la Giunta di un potere che le perviene in via anomala. E la seconda preoccupazione viene dagli adempimenti che si devono compiere per poter giungere al bilancio reale ed effettivo senza procrastinare per la maggior parte dell'anno il cosiddetto bilancio provvisorio.
Il piano di sviluppo innanzi tutto, con la relativa legge sulle procedure, sul quale discuteremo presto nel dibattito che a gennaio si svolgerà, ma anche la legge di contabilità regionale. La legge statale in materia (la n. 335 del 1976) è del 19 maggio, ma a tutt'oggi, cioè a sei mesi di distanza, la Giunta regionale non ha presentato alcuna proposta o quanto meno bozza in materia. Si tratta di una legge assai complessa che deve disciplinare la formazione e la struttura del bilancio della Regione e le procedure di gestione del bilancio medesimo: una legge importante insomma, che dovrà introdurre delle novità come il bilancio pluriennale ed il bilancio di cassa e soprattutto legare questi bilanci al piano regionale di sviluppo.
Non si può pensare di ritardare ancora la presentazione del disegno di legge salvo poi, dopo averlo tardivamente presentato, chiederne un rapido esame ed una sollecita approvazione. D'altra parte, senza la legge di contabilità, non potrà realizzarsi nessuna delle novità di cui parlavamo poc'anzi. Solo con la legge di contabilità entrata in vigore si potrà procedere all'esame operativo del bilancio pluriennale e del bilancio di cassa e si potrà pensare seriamente al nuovo tipo di bilancio che dovrà essere impostato sui programmi e sui progetti e cioè in modo coerente al piano regionale di sviluppo, come richiede l'art. 9 della citata legge 335 dello Stato.
Perciò, se non si accelerano i tempi, questo bilancio provvisorio si trascinerà per buona parte dell'anno. Sul documento contabile abbiamo già detto che proprio per il tipo di impostazione che gli si è data, e di rapidità di esame, non è possibile approfondire il discorso in questo o quel settore, su questo o quel capitolo.
Poche notazioni: alcune di indirizzo, altre specifiche. I tradizionali capitoli dei fondi globali, il 1018 (ora 10.180) ed il 1404 (ora 14.040) sono vuoti, salvo una variazione che si collocherà sul 10.180. Vi è un nuovo capitolo, il 14.050 (fondo a disposizione per interventi in attuazione del programma regionale di sviluppo) su cui per ora sono confluiti tre miliardi 170 milioni.
In altre parole tutta una serie di leggi già operanti e che avrebbero dovuto essere rifinanziate per il 1977, difficilmente troveranno copertura nel corso dell'esercizio. E' sì vero che l'approvazione del rendiconto 1975 consentirà l'utilizzo dell'avanzo di amministrazione di 18 miliardi 370 milioni, ma è altrettanto vero che questa cifra è del tutto insufficiente per rifinanziare leggi e per accantonare fondi per il programma di sviluppo. Né il discorso può essere risolto con una pura domanda rivendicazionistica verso lo Stato. Certo, il rapporto Stato-Regioni continua anche sulla richiesta di maggiori fondi che le Regioni devono ottenere dallo Stato per lo svolgimento dei loro programmi, ma va dato atto che passi avanti su questa strada con la legge 357 (cosiddetta legge Morlino) ne sono stati fatti. E' solo nella nostra Regione che praticamente non ci accorgiamo, quest'anno, dei riflessi di questa legge ed il perch sta ancora tutto nel vizio di fondo del bilancio dello scorso anno che subito denunciammo, vale a dire nel sovradimensionamento delle entrate.
Anche se l'argomento è stato trattato dal collega Rossi, nella relazione di maggioranza, vogliamo ripetere con estrema chiarezza questi dati perché è giusto che l'attenzione della comunità regionale sia richiamata sulla questione: fondo comune assegnato alla Regione per il 1976 L. 60.190.000.000; fondo comune assegnato alla Regione per il 1977 L.
92.461.000.000, vale a dire 32 miliardi in più.
Poiché la Giunta aveva iscritto nel bilancio 1976 82 miliardi e mezzo che neppure l'aggiunta dell'integrazione prevista dalla legge Morlino riuscì a coprire (complessivamente per il 1975 e 1976 questa aggiunta ha portato 11 miliardi e 500 milioni che hanno portato l'entrata per fondo comune a 71 miliardi 689 milioni) sono evidenti due considerazioni che sono strettamente legate tra di loro: l'attuazione del bilancio 1976 si è sviluppata a fronte di entrate non disponibili e conseguentemente oggi, per il 1977, si sente assai poco il pur consistente aumento delle entrate per fondo comune il cui incremento è stato dalla legge correttamente legato in percentuale alle entrate tributarie dello Stato.
Su qualche singolo capitolo brevissime notazioni, solo per dire che in quello che viene definito "bilancio di non scelte", in alcuni settori le scelte vengono fatte. Lo abbiamo già ricordato ieri in un altro dibattito: al cap. 190 si pone un miliardo di lire per consulenze (anche se la Giunta ci dice che il capitolo è frutto di accorpamenti di vari capitoli e che complessivamente la spesa diminuisce), ma dobbiamo sottolineare che evidentemente la Giunta in questa materia vuole proseguire la strada intrapresa e che il discorso, come è già stato sottolineato ieri, deve avere molte puntualizzazioni per procedere con chiarezza.
Quando in alcuni capitoli sul personale vediamo rilevanti spese in più (come sul 720) non riusciamo ad intenderne l'esatto motivo e significato.
Quando sul cap. 10.440, spese per la sistemazione dei locali per gli uffici ed i servizi del Consiglio e della Giunta, vediamo un aumento da uno a tre miliardi (praticamente in questo capitolo vi è la stessa somma che è posta sul cap. 14.050 per gli interventi in attuazione del piano), dobbiamo esprimere delle perplessità.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ma c'è Palazzo Lascaris.



PAGANELLI Ettore

Presidente, lei stamane ha fatto una comunicazione, ha detto che il progetto è stato approvato. Siamo lieti che sia stato approvato, che la ristrutturazione di Palazzo Lascaris possa partire, l'inizio dei lavori però lo ha annunciato per la metà dell'anno, non credo che nel corso dell'anno vi siano dei grossi impegni di carattere finanziario.
Si tratta di scelte precise: Palazzo Lascaris, e forse ce ne sono anche altre. Non le discutiamo, ma queste scelte non hanno avuto alcun approfondimento ed alcun confronto con le forze politiche del Consiglio regionale. Quando avranno questo approfondimento, se le condivideremo, non avremo alcuna difficoltà a pronunciarci su questa materia.
Le considerazioni di fondo o specifiche, che abbiamo brevemente svolto legittimano abbondantemente il nostro atteggiamento negativo sul bilancio provvisorio. Questo bilancio non è un fatto a sé stante, occasionale e limitato come si cerca di dimostrare; per noi è la fotografia dell'insuccesso della politica della Giunta. Lo registriamo non certo con compiacimento, ma con preoccupazione. Sempre, e particolarmente in momenti difficili come questi (ed accogliamo la sincera perorazione finale del relatore nel suo documento), non sarebbe saggio ragionare solo in termini di opposizione. E la maggioranza sa benissimo che la nostra forza politica che rilevante è al di là del ruolo specifico di maggioranza o di opposizione che può esercitare nelle singole realtà, ragiona ed opera in termini di interesse e di crescita della collettività regionale. Ci auguriamo comunque che questi momenti di seria meditazione che un bilancio di questo tipo certamente impone, servano a tutti per l'attività futura.
Dobbiamo, per la verità, dire che la Giunta nei giorni scorsi, cioè nel mese di dicembre si è finalmente decisa ad un sostanziale confronto in I Commissione ed ha cominciato a portare gli elementi indispensabili per conoscere e valutare.
Anche se riteniamo e ribadiamo che in ogni caso la Giunta non possa mai venir meno all'onere, che le incombe in ogni settore, di essere organo di proposta (non vorremmo, in altre parole, che il trasferire il discorso in Commissione facesse venir meno quelli che sono specifici doveri e responsabilità propositive della Giunta), confermiamo, come Gruppo D.C.
che all'appuntamento in Commissione o in aula, di confronto, di dibattito di proposta, saremo costantemente presenti.
Rispondiamo con un impegno serio ai doveri che abbiamo verso la comunità regionale, una comunità regionale che ci segue e ci incoraggia assai di più di quanto appaia attraverso la pubblica informazione.
Il 1976, d'altra parte, e con più segni, ha fatto cadere l'illusione che qualcuno e con troppa sicurezza, forse anche in quest'aula, aveva cullato, di una D.C. alle corde, finita, sul viale di un inarrestabile tramonto ed ha fatto emergere - anche in Piemonte - una D.C. robusta popolare, battagliera, aggregante anche se è all'opposizione, o forse proprio per questo.
Ed è appunto con grande senso di responsabilità e nella consapevolezza del notevole interesse e delle attese che oggi vi sono anche attorno a noi che intendiamo proseguire la nostra azione nella Regione, nella comunità regionale dal ruolo che oggi esercitiamo: che è quello di una vigile responsabile, forte opposizione.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la signora Castagnone Vaccarino, ne ha facoltà.



CASTAGNONE Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, prima di affrontare direttamente il bilancio, non si può fare a meno di ricordare quello che è stato questo ultimo anno, le grandi speranze che aveva suscitato nella comunità piemontese la presentazione di un piano regionale, anche se, come repubblicani, la lettura del piano ci aveva indotti ad osservazioni assai critiche che, unite a quelle dei consultati, ritengo proporranno alla Giunta il problema di un suo profondo rifacimento.
Come intermezzo, nei confronti del piano, ci era stato presentato un elenco di progetti, per dire la verità assai disorganico e che non presentava nessun tipo di scelta. Questi progetti sono poi scomparsi e oggi non vediamo nessuna indicazione di quello che dovrebbe essere il piano di sviluppo collegato ad un bilancio che, non essendo un esercizio provvisorio, avremmo preferito che non dovesse essere indicato come un bilancio in realtà provvisorio.
Mancano, inoltre - è già stato osservato - le leggi sulla procedura e quelle sulla struttura. In carenza di tutto questo dobbiamo sottolineare dal punto di vista politico, essenzialmente la sincerità della Giunta, che apprezziamo, e francamente apprezziamo maggiormente la sincerità che proviene dalla durezza delle cifre, che non gli esercizi demagogici su quello che si farà o si potrà fare e che in realtà, a fronte delle cifre non si può fare.
Apprezziamo anche le critiche che la stessa relazione di maggioranza praticamente fa nei confronti di questo bilancio previsionale. Non possiamo fare a meno, quindi, di sottolineare che la Giunta, con questo bilancio, ci richiede una cambiale in bianco.
Vogliamo aggiungere a questa alcune altre osservazioni che, anche se sono contenute nella relazione della maggioranza, non possiamo fare a meno di sottolineare, proprio per la loro estrema importanza.
Il bilancio è di ordinaria amministrazione e la spesa corrente rappresenta il 50,1% della distribuzione delle risorse, prescindendo dall'assistenza ospedaliera e dalle contabilità speciali, rispetto al 43 del 1976; la spesa in conto capitale rappresenta il 49,2% rispetto al 56,4 del 1976, dati già contenuti nella relazione di maggioranza. Sulla spesa corrente, inoltre, gli oneri per l'ammontare di mutui, quote di interessi rappresentano il 14% circa, tenuto conto che questi gravano sulle competenze del 1977 solo per la metà circa del loro ammontare (poich sulla base della vigente legislazione regionale che autorizza l'accensione di mutui, questi ammonterebbero intorno ai 33 miliardi), valutati con riferimento ad una sola semestralità, essi gravano sul bilancio in modo tale da alterare l'equilibrio nei termini in cui rappresentano oltre il 10 delle risorse con destinazione non vincolata al netto dei proventi da mutui autorizzati per il 1977. E non bisogna sottovalutare il fatto che se si accendessero tutti i mutui autorizzati da leggi regionali, gli oneri rappresenterebbero, per il 1977, oltre il 20% delle risorse con destinazione non vincolata.
Queste ultime considerazioni pongono in risalto le caratteristiche di rigidità estrema del bilancio, caratteristiche che sono state evidenziate anche nella relazione della maggioranza, e il rischio che la Regione corre in assenza di precise scelte politiche e nella coerenza di un'attività di riorganizzazione e razionalizzazione della spesa, ma sottolineiamo che non si tratta solo di un fatto di organizzazione e di riorganizzazione, bensì di non avere più, a partire dal prossimo anno, margine alcuno di manovra finanziaria e pertanto di vedere annullate le sue reali possibilità di intervento.
In conclusione, potremmo essere nei prossimi anni nella condizione di fare bilanci per oneri di mutuo.
Il rinvio di ogni scelta e di ogni indirizzo nella spesa all'approvazione del piano di sviluppo, avrebbe potuto essere accettabile se la Giunta avesse fornito qualche indicazione precisa, anche di carattere metodologico, circa i progetti del programma, cioè quei progetti fantasma che rapidamente sono stati fatti sfilare davanti alla I Commissione e se questi indirizzi, anche di carattere generale, si fossero concretizzati almeno in un documento programmatico che ci dicesse quali linee, in realtà la Giunta intende seguire in cambio della cambiale in bianco che di fatto ci richiede. Nessuna indicazione precisa ci è stata fornita e quindi praticamente siamo di fronte soltanto ad un elenco disorganico di interventi che non hanno molto a che fare con quella che sarebbe l'ambizione della Giunta e cioè di poter presentare dei progetti integrati.
Non si può ritenere tale la proposta di piano sulla quale abbiamo già espresso una nostra presa di posizione e quindi ribadisco quanto ho già detto.
Non è accettabile la giustificazione che il bilancio del 1977 nasca dall'attesa dell'introduzione dei nuovi documenti contabili (legge regionale di contabilità prevista dalla legge 335) dal momento che, a nostro parere, l'attuazione della 335 potrà realizzarsi solo alla fine del 1977, dato i problemi che essa pone e la cui soluzione, a livelli nazionali ed interregionali, si presenta al momento piuttosto complessa. Se la Giunta ritiene che entro il primo semestre 1977 è possibile ottemperare agli adempimenti previsti dalla 335, deve quanto meno già in questa occasione presentare un tipo di bilancio che fornisca alcune prime indicazioni circa le modalità che intende seguire. In realtà nemmeno questo è stato fatto.
La conseguenza di tutto ciò è che ben poco di quanto ci è stato dato ci fornisce qualche indicazione anche lontana. Abbiamo piccolissime cose da sottolineare: nei dati che abbiamo ricevuto non potevano evidentemente essere ancora considerati gli oneri che deriveranno dal nuovo contratto nazionale per i dipendenti dello Stato, questione che naturalmente si riverbera anche sulla Regione e che dovrebbe in questo caso portare via una buona parte del fondo globale che è stato messo a disposizione del piano di sviluppo.
Tuttavia c'è una considerazione politica che, a fronte del giudizio negativo che dà il Gruppo repubblicano sul bilancio che ci è stato presentato, deve farci dire che davanti alla revisione delle leggi, che non hanno dato buona prova di sé e che hanno fornito una notevole quantità di residui passivi, revisione che la Regione ha già posto in essere, il PRI è sempre disponibile ad un confronto con la maggioranza. Quindi, se non possiamo che essere negativi oggi sul bilancio 1977 (con questo dichiaro già il voto negativo del Gruppo repubblicano), dobbiamo però dire che siamo disponibili per la revisione delle leggi. Ricordo che l'Assessore al bilancio si è impegnato nella sua relazione, e non sarà certo una cosa facile perché dei 18 miliardi circa che si presume di potere recuperare da queste leggi, non possiamo farci illusioni che sia in realtà la cifra che fatta la valutazione politica di queste leggi, si potrà recuperare. N possiamo pensare che sia molto facile la revisione delle leggi, quali che siano le spinte di carattere politico ed anche ovviamente di carattere clientelare, noi repubblicani ne siamo perfettamente consci e non pensiamo che una Giunta di sinistra abbia in questo caso inferiori pressioni di quante ne avrebbe una qualunque altra Giunta.
Saremo quindi disponibili alla revisione di queste leggi ed alla possibilità di offrire al piano regionale di sviluppo quel supporto di carattere finanziario senza il quale, per la verità, non è neanche il caso di parlare di piano regionale di sviluppo, perché a oggi, con un fondo di tre miliardi e 170 milioni, francamente non capisco come si possa parlare di qualsiasi tipo di piano di sviluppo; ma se per attuare un piano di sviluppo dobbiamo rivedere alcune leggi, l'impegno politico del PRI sarà appunto quello di partecipare alla revisione per accumulare risorse sufficienti ai fini del piano. Discuteremo poi naturalmente i progetti che la Giunta ci presenterà, le possibilità alternative, speriamo, e ci auguriamo, che in questo campo ci siano date delle quantificazioni precise per poter fare delle scelte politiche e finanziarie. Quindi, mentre non possiamo che dare un voto negativo proprio perché non ci è data nessuna possibilità di orientamento politico rispetto al futuro, siamo ampiamente disponibili per qualsiasi tipo di politica programmatica che la Giunta vorrà seriamente presentarci.
Qualche piccolissima domanda vorrei fare all'Assessore al bilancio per quanto riguarda, per esempio, l'aumento del fondo per l'IRES, che, in questi ultimi tempi, mi pare sia stato poco utilizzato come istituto di ricerche: se l'aumento del fondo significa in qualche modo un rilancio dell'istituto di ricerche; in che rapporto si porrà l'IRES rispetto alla Giunta, ovvero rispetto all'ufficio del piano.
Ricordo all'Assessore Bajardi che ieri si è dimenticato di rispondere alla mia domanda riguardante i finanziamenti per il piano autobus.
Un'altra considerazione è relativa al fatto che l'aumento delle spese correnti non ha tenuto in alcun conto le osservazioni che erano state avanzate l'anno passato dal Consigliere repubblicano Gandolfi sulla possibilità di ridurre alcune spese di bilancio riguardanti cultura assistenza, turismo, artigianato, agricoltura, sanità e commercio iscritte a bilancio in base a leggi statali: vi erano stati incrementi di spesa che non sono diminuiti in quest'anno, che non attengono a interventi di carattere strutturale, che sono quasi sempre affidati alla discrezionalità della Giunta e che si risolvono nella maggior parte dei casi in erogazioni di fondi, nemmeno agli Enti locali, ma sovente ad Enti di vario tipo, anche privati.
In questo campo bisognerebbe che la Giunta avesse una maggiore rigidità di metodo e l'opposizione, che in questo caso è la piccola opposizione del PRI, sarà sempre disponibile per rivedere questo tipo di spese e per dare un aiuto alla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, signori Consiglieri, il collega Paganelli, nel riconoscere onesta politica al tipo di presentazione del bilancio provvisorio effettuata dall'Assessore al bilancio, ritiene che questa onestà politica in effetti sia il fallimento della politica che la Giunta aveva evidenziato alle forze politiche presenti nel Consiglio ed alle forze sociali operanti nella Regione.
C'è da chiedersi se è veramente un fallimento, perché tutto ciò che proviene dall'opposizione deve essere colto e valutato attentamente e con profondo senso di responsabilità da parte delle forze che governano la Regione, specie quando queste osservazioni di dichiarazione presunta di fallimento provengono da un Gruppo politico di cui il collega Paganelli ci ha ricordato la forza, la costante presenza ed il dinamismo con cui si presenta alla ribalta del discorso democratico.
Fallimento o, invece, come si potrebbe anche pensare (il principio del dubbio è sempre un principio positivo), proprio per la correttezza e l'onestà che è stata riconosciuta alla Giunta, una fase positiva di un modo diverso di gestire le risorse? Se fosse fallimento credo che la stessa onestà dovrebbe portare la dichiarazione chiara e precisa del fallimento invece l'onestà con cui è stato presentato dice che siamo in una fase di profondo ripensamento.
So che i termini "nuovo modo di governare", "nuovo modello di sviluppo", suscitano molte volte delle reazioni anche epidermiche di repulsione. Credo che invece sia necessario, indispensabile che parliamo di un modo diverso di gestire le risorse. Perché esiste, alla base di questo bilancio, che chiaramente si presenta come bilancio provvisorio pur nella sua perfezione formale di essere bilancio, un motivo di ragionamento che deve coinvolgere tutti, non soltanto in una disponibilità a parole, ma in una disponibilità nei fatti, non soltanto in una critica puntuale e precisa quale deve essere effettuata da tutti quando ci sono gli errori - ed a maggior ragione questo è il compito dell'opposizione - ma anche in una critica che sappia nello stesso momento cogliere i caratteri positivi di una certa situazione.
Qual è stata la logica, allora, se questo è un modo diverso, o il tentativo di creare un modo diverso di gestire le risorse che ha dominato nel passato? A questo "diverso" che cosa corrispondeva? Credo che parlando del passato esistano anche delle non corresponsabilità, ma degli intenti di azione che coinvolgono tutte le forze politiche, che indubbiamente fanno riferimento ad un certo tipo di gestione al quale si vuole porre rimedio visti i risultati indubbiamente non soddisfacenti, per non dire negativi che dobbiamo oggi constatare.
Mi ricordo che nei bilanci del 1972/1973/1974/1975/1976, recependo una logica degli interventi del governo centrale, il calcolare in funzione a contributi in conto capitale o in conto interesse la mole di investimenti che si andavano a realizzare nel Paese o nella realtà regionale moltiplicava gli interventi per conto interessi, ma era difficile allora capirlo; capii, grazie all'aiuto dei colleghi che maggiormente conoscevano questo meccanismo, come si poteva moltiplicare per 35, per 30, per 25, per avere un totale di interventi. Con questa logica a livello nazionale effettuata anche da noi in un momento in cui il mercato finanziario consentiva la possibilità di reperire denaro, si è determinato un certo tipo di situazione che molte volte permette al facile moralismo di dire che gli Enti locali sono oggi in dissesto perché sono stati male amministrati.
Credo che gran parte di questo dissesto nasca proprio da questi interventi che stimolando, in funzione di una parte di intervento in conto capitale che era sempre molto ridotto perché era ridotta anche l'entità della somma disponibile come investimenti, invece molto di più sfruttando quella dell'indebitamento e quindi degli investimenti in conto interessi determinava automaticamente un'assunzione continua di indebitamento da parte degli Enti locali ed in questa logica si è arrivati, quando saltato un certo tipo di meccanismo del sistema del credito e si è passati dai tassi del 4/5/6% a quelli del 22/23/24%, all'impossibilità operativa da un lato e dall'altro alla crescita a dismisura in progressione non geometrica per fortuna, ma quasi aritmetica degli indebitamenti di per se stessi soltanto in funzione del rinnovo.
Allora ecco dove acquista un significato, e non una situazione di fallimento, questo bilancio provvisorio, dove acquista tutta la sua funzione in positivo come maggioranza - sento il dovere di sottolinearlo come fase di ripensamento che dovrebbe già partire da questo dibattito e che si ritroverà poi puntualmente in occasione del dibattito della proposta del piano di sviluppo regionale e nella costruzione di quelle modifiche negli interventi legislativi a cui accennava la collega Castagnone Vaccarino, ma sui quali è indubbio, se partiamo già con la convinzione che dobbiamo tener conto delle pressioni clientelari (e questo è un avvertimento a tutte le forze politiche, clientelari è un termine un po' negativo, direi di tutte le pressioni corporativistiche che nel Paese possono innescarsi nella realtà regionale), se dobbiamo agire con la logica degli interessi delle categorie che fondamentalmente e politicamente rappresentiamo come singole forze politiche e non in una visione generale del problema, questa revisione vuol dire portare le disponibilità da tre miliardi a 8/10/11 miliardi; e allora l'avvio di una fase di utilizzo delle risorse in una logica di politica di programmazione che sappia non soltanto, come ne siamo convinti, essere momento di azione politica amministrativa della Regione, ma sappia coinvolgere tutti gli operatori pubblici e quelli non pubblici, non avrebbe alcun significato.
Da questo momento dobbiamo incominciare a porci alcune domande, con estrema serietà per la situazione economica generale, per un qualche cosa che si è modificato in questi anni. E vorrei aprire una brevissima parentesi: una profonda modificazione sta avvenendo nel nostro sistema economico e sociale, sta avvenendo non soltanto nei confronti dell'Italia come paese industrializzato senza risorse primarie da trasformare, ma nel contesto di una politica economica dell'Europa, nei rapporti dei produttori del petrolio. Quando abbiamo affrontato il discorso cosa dovevamo fare di fronte ad una società per azioni che aumentava il capitale ricorrendo ad interventi della Libia? Ci siamo detti: qui realmente il Paese, tutta quanta una collettività nazionale, un contesto di civiltà, sta vivendo ad un livello più alto di quelle che sono le sue risorse, proseguendo in questa maniera indubbiamente queste risorse complementari aggiuntive su cui ci deve essere un momento di rottura per avviare un nuovo tipo di modello vogliono dire lentamente la cessione nei confronti di coloro che questi mezzi li hanno.
E penso che sia arrivato veramente il momento di affrontare questa modifica della legislazione passata, che non vuol dire assolutamente fare carico ad alcuno di ciò e premiare qualcun altro che allora non aveva la gestione, perché molta della legislazione passata regionale è stata votata all'unanimità. Gli interventi maggiori che possono essere effettuati dal governo centrale nei confronti della Regione (e qui sottolineava il collega Paganelli che c'è stato un incremento del fondo comune all'incirca del 50 dall'anno passato a quest'anno) non sono sufficienti per far fronte ad alcune delle esigenze prioritarie che la maggioranza ritiene siano già indicate nella proposta di piano di sviluppo, la minoranza può dire che non sono indicate, ma la realtà regionale riconosce in maniera molto esplicita che vi sono contenute ed in ogni caso, se così non fosse, è convinzione comune che vi devono intervenire.
Allora vuol dire ripensare anche in termini di estrema chiarezza al rapporto fabbisogni-risorse, o risorse-fabbisogni, e nei limiti delle nostre competenze, dopo aver ripensato come riutilizzare in modo diverso le risorse che non abbiamo più (è tutto quanto impegnato in una maniera diversa), dobbiamo operare.
E' arrivato il momento di chiederci, come Regione, nel confronto e nella corresponsabilizzazione non solo delle forze politiche, ma degli Enti locali, quanta della legislazione che abbiamo compiuto anche nel settore sociale (e questo non è clientelismo, è una scelta politica che ci sembrava potesse trovare risposta immediata come mezzi, come risorsa ai fabbisogni che esistono) è ancora oggi valida, perché credo che proprio sul disegno che ci si era dati negli anni passati di intervenire in aggiunta a decisioni governative, per esempio degli asili nido, con idonei interventi regionali che obbligavano il Comune ad un intervento nella spesa di investimento, lasciando alle sue spalle tutte le spese di gestione, ci siamo resi conto che questi processi non hanno camminato, si sono formati residui passivi perché i Comuni non potevano operare e ci siamo caricati di tutto l'onere di spesa.
Ma rimane l'ulteriore domanda sulla quale credo che nei prossimi giorni, nelle prossime settimane, dovremo incominciare a discutere: quante delle spese di investimento che si realizzeranno, creeranno poi spese di gestione che andranno ulteriormente ad aggravare la situazione che conosciamo e di cui il relatore Rossi ha parlato in maniera precisa, anche per la perfetta conoscenza ed esperienza fatte sulla pelle sua? Democrazia, rapporto responsabile con gli Enti locali attraverso i Comprensori, attraverso la dialettica, ma che deve ormai partire: mi auguravo che partisse da questo momento, preso atto della situazione di stallo e di riflessione del bilancio provvisorio.
E allora dobbiamo chiederci, nel confronto con i Comuni, se devono esserci altri tipi di intervento o se è più opportuno che trovino modificazioni, anche perché credo che i prossimi mesi ci porranno di nuovo di fronte ad alcune chiare esigenze di sollecitazioni politiche che sorgono dalla realtà regionale e credo che se la nostra esperienza politica non sapesse anticiparle come domande, sarebbe segno veramente di fallimento.
Vogliono dire: disegno di legge, la legge sull'equo canone, le modificazioni dei rapporti nei contratti di affitto che colpiranno ulteriormente le classi meno abbienti? Qual è il tipo di risposta che daremo? Sarà una risposta così immediata, sporadica, con interventi tampone, o vogliamo invece incrementare quel tipo di intervento su cui già la Regione si è impegnata nell'anno che si sta chiudendo per arrivare ad una diversa politica nei Comuni a favore dei centri urbani per il recupero di zone che sono oggi in forte degrado? Torno a ripetere, deve partire di qui l'iniziativa, certe risorse, invece di indirizzarle in modo che si creino ulteriori difficoltà e quindi impossibilità di risposta agli Enti locali, possono essere concentrate con spese di investimento molto più aderenti a certi tipi di richieste. E' indubbio che se si parte dal sociale si deve anche arrivare ai settori produttivi e penso, senza nessuna polemica, che esista anche la necessità di rivedere tutto un tipo di legislazione legato all'agricoltura che, proprio perché è il settore primario essenziale, cardine dell'attività regionale, deve esaminare quanto è possibile fare con interventi che modifichino realmente le strutture e sia un avvio di quel nuovo respiro di una politica agricola alimentare che il Paese, che la Regione aspetta, anziché continuare con una politica legata all'industria, la quale, pur risolvendo tanti problemi sociali, si chiama politica di assistenza e di adeguamento dall'esterno di un reddito tra campagna ed industria.
Credo che abbiamo già risposto in termini, mi auguro estremamente chiari, alla domanda della collega Castagnone Vaccarino: "sarà possibile?".
Abbiamo già toccato due grossi settori che si possono raggruppare in una risposta corporativistica nei confronti delle istanze regionali, è obbligo è dovere nostro di forze politiche sapere rompere questa logica corporativa portandola in un discorso più ampio e generale.
E' indubbio che se questo è un bilancio provvisorio come fase di costruzione di un modo diverso di gestire le risorse, il giudizio deve essere positivo, non positivo a tutto l'insieme, ma perché è coerente ad un certo tipo di impostazione politica che la maggioranza ha enunciato nei mesi passati e che sta faticosamente, consapevolmente realizzando, ma è necessario anche l'apporto costruttivo delle opposizioni.
E' indubbio che il dibattito sulla politica di piano deve facilitare e deve rappresentare, come poteva già rappresentare questa mattina l'esame di un bilancio presentato correttamente e onestamente, nei limiti che si sono riconosciuti, un momento di avvio di certi tipi di ripensamenti ripensamenti che non devono essere più chiusi nel nostro interno, ma devono essere manifestati anche con la possibilità - siccome nessuno di noi è portatore di verità assolute - di potersi ricredere. Certe cose devono costituire la premessa per una risposta diversa ad una situazione che altrimenti giorno per giorno si deteriora.
E allora vuol dire l'impegno indubbio della Giunta - impegno che la maggioranza sollecita autonomamente per le sue responsabilità nei confronti della Giunta - di quei termini che ci sono, che sono la legge sulle procedure, la legge sulla programmazione, la legge sulla contabilità in adeguamento alla 335, che sono un sollecito a seguito di un dibattito che mi auguro le forze politiche vorranno fissare, visto che come maggioranza siamo pronti al dibattito sulla proposta di piano. Ho sentito che tutti sono disposti a vedere se è lacunoso questo tipo di proposta, dove vada migliorata, comunque rappresenta la base sulla quale la Giunta deve operare le sue scelte. Oggi è inutile mettere la Giunta in mora sul piano di sviluppo perché siamo ancora in una fase in cui la competenza è riservata alle forze politiche, ma sia chiaro che la maggioranza non ha tentato minimamente di ritardare od intralciare questa eventuale messa in mora che avverrà al termine del dibattito. Dal momento della chiusura del dibattito sul piano di sviluppo, al momento in cui la Giunta lo presenterà in maniera chiara, sintetica, precisa, finiranno, penso, le polemiche su progetti che disarticolano il programma, su programmi che sono buttati in aria e che invece hanno, a nostro parere, una chiara rispondenza alle necessità.
Preghiamo la Giunta di essere sollecita perché il dibattito sul piano è l'elemento fondamentale dell'avvio reale di una risposta che non è più provvisoria, ma sarà definitiva.
Colgo con estremo favore, d'altra parte, il significato, il concetto la volontà, se poi questo si traduce nella realtà dell'azione politica che come Unione Liberale Democratica ci siamo assunti di fronte ad una profonda disistima e sfiducia generale, è proprio di andare ad accertare, a determinare insieme quelle che sono le possibilità concrete di realizzi nuovi. E stamane c'è stata la disponibilità di Gruppi che indubbiamente non sono paragonabili (moralmente ognuno è convinto di essere almeno uguale a quelli che di moralità ne hanno il massimo) come forza numerica, come forza di tradizione, come impegno democratico al Gruppo della D.C. la quale, a sua volta, si è dichiarata disponibile, ed accolgo queste dichiarazioni con estrema soddisfazione, perché si può essere opposizione in un tono, in una posizione che fa crescere la realtà regionale non soltanto attraverso lo stimolo, ma attraverso anche la fase di costruzione.
Penso che proprio di fronte alla provvisorietà del bilancio, di fronte alla disponibilità chiara in termini politici concreti delle forze che devono essere coinvolte, è possibile non pensare che questo sia un bilancio provvisorio che cerca così, attraverso un modo subdolo, di gestire il più a lungo possibile una situazione che è cancrenosa e che non lo è solo per volontà e situazione o responsabilità di questa maggioranza, ma perch questa maggioranza ha fatto il punto, ha tirato le somme di una situazione in cui, al meglio, siamo tutti quanti responsabili. Qualcuno forse un pochino di più in quanto ha avuto precedenti responsabilità di gestione.
Lasciando le polemiche e cercando di costruire, credo che i termini dell'azione costruttiva partano da questo tipo di dibattito, possono partire dalla Commissione già dai primi di gennaio, possono evidenziarsi in occasione del piano di sviluppo e devono indubbiamente, di fronte all'attività a cui la Giunta è chiamata, non aspettare che la modifica della legislazione sia soltanto opera della Giunta, collega Castagnone Vaccarino, deve esserci un dibattito molto più approfondito che entri nella realtà sociale, che ottenga le giuste risposte non soltanto in termini di schieramento, ma nei termini dei fabbisogni che vogliamo soddisfare e di quelli che invece dobbiamo, purtroppo, con un certo rincrescimento, non soddisfare per mancanza di risorse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervenendo una settimana fa sulle dichiarazioni dell'Assessore al Bilancio, a nome del mio Gruppo ho fatto riferimento ad una questione di metodo che dichiarai subito, in modo chiaro, non avremmo approvato. Non insisto su questo tipo di argomento in quanto, tutto sommato, le giustificazioni portate dall'Assessore stesso e contenute nella relazione della maggioranza motivano la strada che la Giunta ha seguito, anche se, ovviamente, non offrono motivi validi per modificare l'atteggiamento che avevamo anticipato.
Dicemmo allora che ci pareva molto più logico e molto più aderente alla realtà, presentare la richiesta di esercizio provvisorio, che avremmo compreso e valutato in modo differente, proprio perché l'impegno a stringere i tempi ed a portare avanti immediatamente il discorso contemporaneo del piano di sviluppo e del bilancio, ci avrebbe permesso una verifica ed un confronto che era nostra intenzione fare in termini serrati ma soprattutto preoccupati per il futuro della nostra Regione.
E' evidente che la strada seguita dalla Giunta sposta nel tempo questo tipo di confronto, sposta nel tempo la possibilità della confluenza verso forme di dialogo che forse sono possibili ed evidentemente ci mette nelle condizioni di ribadire un no che ha questo significato. Crediamo però di dovere aggiungere anche che nella specie di rassegnazione con la quale la Giunta, e soprattutto i suoi difensori di questa mattina, hanno portato avanti il discorso delle difficoltà, c'è anche (forse scoperto all'improvviso) un certo tipo di realismo. E credo che si debba rimproverare all'attuale maggioranza l'avere sempre impostato il problema sul tenue filo dell'attesa che venisse risolto a livello governativo, per cui le anticipazioni di programma, di previsione erano sempre legate ad un qualche cosa che oggi, nella difficoltà dei tempi, mi pare assuma le caratteristiche di molto labile e quindi non immediatamente perseguibile.
Il realismo in che cosa consisteva? Nel valutare in termini chiari gli obiettivi del piano, discuterne in modo molto allargato e adeguare le nostre possibilità, le nostre risorse alla loro attuazione. D'altra parte un rimprovero che può essere fatto all'attuale maggioranza è di non avere portato avanti quella che noi abbiamo sempre ritenuto uno strumento idoneo a sopperire a latere delle iniziative regionali strettamente legate al bilancio: il fatto che la Finanziaria regionale langua tuttora e non abbia sbocchi attuativi immediati, a mio modo di vedere, significa ricadere nella logica di quella aspettativa rinunciando alla messa in funzione degli strumenti che ci competono.
Siamo d'accordo con l'ipotesi di andare a verificare ciò che nelle leggi regionali è possibile lasciare com'è e ciò che è necessario modificare e diciamo subito che siamo sempre in attesa (lo abbiamo gia ripetuto in altra circostanza) di un rendiconto dell'incidenza che nei settori, soprattutto primari, ha avuto l'intervento regionale. Attendiamo che ci venga dato dalla Giunta il quadro di una reale presenza attraverso gli strumenti legislativi regionali, sul modo in cui il Piemonte ha risposto, sul modo in cui si sono realizzati alcuni obiettivi e sul modo in cui possiamo dire che sono confortate le nostre iniziative.
Non entro nel merito delle cifre di bilancio perché non sono, a mio modo di vedere, un termine di confronto, di verifica. Dirò solo alcune cose molto semplici, molto pacate. Il PSDI oggi dice no perché dice no alla mancanza di verifica e di confronto; e proprio per allontanare l'ipotesi che molte volte viene alimentata sulla stampa o dall'intervento di qualche collega che lascia supporre cose che per il momento non sono supponibili non dico che la nostra dichiarazione debba essere interpretata nel senso di "Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi", vogliamo solo esprimere il nostro chiaro, preciso convincimento che ci avviamo verso momenti in cui l'apporto di tutte le forze (soprattutto di quelle che si richiamano ad un impegno particolare) in una direzione che va verso i grandi interessi popolari, richiederà incontri, approfondimenti, ricerca di momenti di vicinanza e non di scontro perché i problemi che stanno di fronte al nostro Piemonte - la stessa attuazione, lo stesso avvio dello strumento regionale nei termini che tutti auspichiamo - non richiederanno il rinchiudersi in gretti schieramenti, ma richiederanno dibattiti molto aperti attraverso i quali tutte le forze potranno contribuire a ricercare la soluzione più efficace, la soluzione migliore.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bellomo, ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Signori Consiglieri, ci troviamo a otto giorni di distanza da una valutazione politica che di fatto è già stata fatta giovedì scorso sulla proposta che aveva presentato l'Assessore al Bilancio per il modo in cui avrebbe voluto presentare il bilancio, modo che oggi siamo chiamati ad esaminare, unitamente ai contenuti del documento e per esprimere un parere definitivo a cui farà seguito il voto dell'assemblea.
E' ben vero che otto giorni fa ci siamo espressi, come dicevo prima, su una comunicazione dell'Assessore, il quale ipotizzava un modo nuovo (è stato definito "un modo strano") di presentazione del bilancio piuttosto che sui dati e sui numeri che nessuno di noi in quel momento obiettivamente, aveva avuto la possibilità di esaminare e di valutare. Per è altrettanto vero che, trattandosi di un bilancio tradizionale (uso le parole dell'Assessore), per alcuni versi quasi ripetitivo del precedente quello del 1976, il vero nocciolo della questione più che sui numeri, sui capitoli, ecc. sta proprio nella scelta fatta dalla Giunta di presentare un bilancio tradizionale provvisorio che implica in ogni modo una scadenza politica imperativa, anche se non è scritta sul calendario, anziché, come da qualche parte è stato detto, un esercizio provvisorio vincolato all'amministrazione corrente della spesa e vincolato al 30 aprile 1977.
Per parte nostra avevamo già detto, e lo ripetiamo ora, siamo consenzienti alla scelta fatta dalla Giunta che peraltro si allinea - da quanto abbiamo potuto sentire e leggere sulla stampa - a scelte analoghe fatte da altre Regioni, in un contesto nazionale piuttosto incerto e nebuloso e in attesa che si chiariscano e si puntualizzino le posizioni al cospetto della così detta legge Morlino. Siamo consenzienti e quindi voteremo ovviamente a favore dell'impostazione data dalla Giunta perch abbiamo visto nel comportamento, e quindi nella proposta della stessa, un vivissimo senso di realismo e di concretezza che non fa mistero di limiti e di condizioni vincolanti unitamente ad un'evidente e per noi politicamente eloquente volontà di consentire tutta l'elasticità possibile e quindi gli spazi disponibili perché questi prossimi mesi di gestione non siano robotizzati dal rigore dell'esercizio provvisorio, ma si possano invece utilizzare, nei modi possibili consentiti, per concludere almeno su alcune cose incominciate; che prese nel loro insieme, sia per la loro natura, sia per lo spessore economico e sociale, rappresentano già nel bilancio provvisorio non una scelta nuova di spesa o di investimento, ma certamente rappresentano già un progetto concreto da portare a compimento.
Con l'esercizio provvisorio di bilancio e con l'imposizione obbligatoria della spesa corrente, saremmo arrivati al 30 aprile prossimo nella stessa condizione di oggi, con l'aggravante che non si sarebbero affrontati alcuni indirizzi di spesa che invece il bilancio provvisorio ordinario consente.
Questo bilancio di previsione - è stato detto e lo ripetiamo anche noi non contiene scelte specifiche di investimento, non contiene precisi indirizzi di spesa per la ragione, sottolineata già dagli altri colleghi che le scelte della spesa non possono che essere le scelte fatte dal piano di sviluppo e da una loro definizione di priorità nel tempo.
Diventa allora comprensibile l'improponibilità di una scelta fatta oggi in difetto di una programmazione articolata e poliennale delle nostre risorse, che, se non ho capito male, restano ancora in parte da definire e quindi restano ancora in parte da consolidare in un bilancio.
Se è comprensibile l'assunto della Giunta, non si vede per quale ragione non si debba dare atto all'esecutivo di questa manifestata volontà politica che - si dica quello che si vuole e qualcosa è già stato detto - è non solo positiva, ma è anche autovincolata alle prossime scadenze legislative: piano di sviluppo, leggi sulle procedure, ecc., scadenze legislative che dovranno fornire la condizione essenziale per un nuovo assetto nell'investimento delle risorse finanziarie della nostra Regione principiando finalmente (ecco il nuovo modo di procedere) a spendere i soldi dei piemontesi sulla base di una ragionata e scrupolosa programmazione. Non si tratta, quindi, di firmare cambiali in bianco alla Giunta, né di accettare a scatola chiusa quello che la Giunta oggi propone si tratta, invece, di fare credito ai progetti della Giunta sulla base di logici proponimenti, di ragionate prospettive e di vincolate scadenze che la Giunta stessa, nel recente dibattito sulla situazione economica e ancora la scorsa settimana nel dibattito anticipato sul bilancio, ha assunto con chiarezza di linguaggio e con altrettanto chiara responsabilità politica.
Siamo sulla soglia di un ampio dibattito politico che scaturirà sulla presentazione della relazione, o di più relazioni, in ordine alle consultazioni sul piano di sviluppo. Il Presidente della I Commissione ha annunciato giovedì scorso che la relazione di maggioranza è stata trasmessa all'Ufficio di Presidenza perché i Presidenti dei Gruppi consiliari prendano le opportune decisioni in merito. Si ritiene che nei primi giorni del nuovo anno il documento, o i documenti, verranno in questa aula per essere esaminati e discussi dai Consiglieri. Questi sono impegni concreti di lavoro che danno, o dovrebbero dare, le più alte garanzie politiche circa la volontà di procedere della Giunta. Queste garanzie debbono affrancare tutte le forze politiche da ogni sospetto, o da ogni timore circa possibili ritardi che potrà subire il bilancio provvisorio in mancanza dei supporti legislativi e operativi che giustificano oggi la sua provvisorietà.
Siamo sicuri che la Giunta sarà fedele ai propri impegni, lo siamo ancora di più perché il lavoro della Giunta è legato al lavoro delle Commissioni e, per quanto riguarda la questione del piano di sviluppo, alla I Commissione, ma, al di là di questa, tutte quante le forze politiche del Consiglio sono ben decise a non concedere tempi morti nell'impegnativo lavoro di verifica e di confronto sul tema.
Ha ragione il collega Rossi quando afferma che questo bilancio, pur privo di scelte di grande respiro, assume tuttavia, nella situazione generale, un significato politico di rilievo perché rappresenta in definitiva un momento provvisorio di preparazione ad un successivo momento di rielaborazione, al fine di riempirlo di contenuti socio-politici qualificanti ed in ogni modo programmati sulla scorta delle disponibilità reali e sulla base dell'esigenza della collettività piemontese.
Concludendo, signori Consiglieri, noi socialisti riteniamo che la proposta di bilancio presentata dalla Giunta regionale ha (pur con le valutazioni che sono state fatte, anche dalla stessa Giunta) nello strumento provvisorio un aspetto positivo intrinseco che merita tutto il nostro consenso.
Il nostro consenso si articola su alcuni ordini di considerazioni che vogliamo sinteticamente richiamare all'assemblea affinché sia chiara la nostra motivazione.
Per quanto riguarda l'accusa di ritardo, tutte le Regioni italiane hanno atteso la scadenza di fine anno per verificare la possibilità di presentare i bilanci 1977 già impostati sulla nuova normativa di contabilità regionale (in base alla legge 335). E' stata quindi un'attesa largamente giustificata dalla necessità superiore di produrre uno strumento in relazione alle esigenze della legge nazionale; senonché, per poter attuare la legge 335 (lo ha già illustrato la scorsa settimana l'Assessore Simonelli), è necessario approvare prima una legge regionale di contabilità. Su questo adempimento le Regioni si sono impegnate a ricercare una base comune ed omogenea di impostazione della legge stessa. Un impegno del genere non è cosa di poco momento per cui occorrerà il necessario tempo tecnico e politico per raggiungere una conclusione concreta, omogenea e funzionale alla legge 335.
Da questa condizione è discesa la necessità di presentare ancora un bilancio tradizionale da intendersi provvisorio in attesa della nuova normativa. La Giunta non ha ritenuto di richiedere l'esercizio provvisorio perché questo non può andare oltre il mese di aprile 1977, mentre è possibile che la nuova legge sulla contabilità regionale e la successiva rielaborazione dei nuovi bilanci (oltre al bilancio preventivo 1977 dovranno essere fatti il bilancio di cassa ed il bilancio pluriennale) richiedano un tempo maggiore.
Questo però non deve voler dire un rinvio indefinito degli adempimenti stessi sui quali, invece, la Giunta è impegnata a dare corso entro il mese di giugno del 1977. Nei primi mesi del 1977 sarà anche approvato il piano regionale di sviluppo e perciò il nuovo bilancio sarà non solo diverso nella sua formulazione contabile, ma avrà come contenuto le scelte elencate nel documento di piano.
Collegato in tal modo al bilancio pluriennale, il preventivo 1977 ne costituirà la prima fase di attuazione.
Nella cornice di questa impostazione il bilancio contiene una previsione di entrata attendibile, come aveva già detto Simonelli, e la previsione delle spese normali di funzionamento della Regione, ma contiene anche le spese che derivano dalle leggi regionali in vigore.
In base alle richieste formulate dalla I Commissione sono state rifinanziate, limitatamente ad un semestre, le leggi relative all'assistenza farmaceutica, diretta all'agricoltura, agli artigiani ed ai commercianti. Gli altri provvedimenti di legge potranno essere finanziati nella ristesura del bilancio. A questo fine dovrà essere incrementato il fondo a disposizione per l'attuazione del piano di sviluppo che ora si consolida in oltre tre miliardi di lire, ma che dovrà vedere affluire nuove risorse derivanti dalla revisione delle leggi pluriennali e dai contributi per opere pubbliche non spendibili immediatamente.
In conclusione questo bilancio, pur essendo dichiaratamente uno strumento provvisorio, tende a non bloccare rigidamente la normale attività della spesa della Regione, senza al tempo stesso pregiudicare gli interventi prioritari che saranno fissati dal piano di sviluppo.
In questa visione di chiarezza politica e soprattutto pratica, noi socialisti responsabilmente sosteniamo la proposta della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La mia parte politica aveva già anticipato le sue conclusioni nell'esporre le motivazioni in ordine alla richiesta di non passaggio alle consultazioni proposte nella seduta precedente. In quella sede avevo anche esternato addirittura un ringraziamento all'Assessore, ma non soltanto per l'onestà politica, lo avevo fatto per la chiarezza di esposizione dei presupposti su cui ci faceva una richiesta. Ora, se torniamo un momento su questi presupposti, in definitiva l'unica altra proposta alternativa che è venuta fuori rispetto a quella della Giunta è quella del collega Cardinali il quale si è chiesto ancora stamattina se non avrebbe avuto più ragion d'essere l'esercizio provvisorio, anziché questo bilancio proroga (scusate il neologismo, ma mi pare che debba essere qualificato tale).
E allora valutiamo, da un punto di vista tecnico e da un punto di vista politico, che senso avrebbe avuto adire all'esercizio provvisorio anzich al bilancio.
Da un punto di vista tecnico apprezzo molto il tentativo che si fa di ancorare alla nuova legge di contabilità dello Stato la predisposizione del bilancio, apprezzo anche che questo vada ancorato al piano di sviluppo apprezzo soprattutto - e di questo prego l'Assessore di tenerne buona nota che il prossimo bilancio impegnativo della Regione dovrà prima passare attraverso più che ad una revisione delle leggi della Regione Piemonte, ad un'analisi accurata dello stato di attuazione delle leggi; in definitiva di verificare come le nostre leggi, come l'attività della Regione incida sulla realtà effettiva della nostra Regione.
Ora, sempre in termini tecnici, sono estremamente perplesso che si riesca, nell'anno 1977, a dare un contenuto al piano di sviluppo perch ricordiamoci che siamo in presenza di una proposta di piano, si è sempre detto che la quantificazione del piano e la distribuzione anche monetaria delle risorse era oggetto di un secondo tipo di considerazioni. Ora mi chiedo se arriveremo in termini tali da potere ancora elaborare un documento contabile di vero impegno per l'amministrazione nel 1977.
In secondo luogo ci si dice (e lo dice il Vice Presidente Bellomo) che la nuova normativa in materia di contabilità regionale è soggetta ad un lavoro comune insieme alle altre Regioni e questo se è certamente apprezzabile, propone delle riserve su quelli che potranno essere i tempi di attuazione.
Terza questione: mi pare che se veramente l'esame dello stato di attuazione delle leggi nella Regione Piemonte verrà fatto, come deve essere fatto, e come certamente verrà fatto data la serietà con cui gli organi preposti fanno questo tipo di discorso, con l'approfondimento dovuto chiaramente non so in che misura nell'arco del 1977 la Giunta riuscirà ad esporre un programma con scelte politiche.
Queste sono, quindi, le ragioni tecniche che dovrebbero, a mio avviso fare riflettere la Giunta sull'opportunità di scegliere la tesi di Cardinali. Ma esistono delle ragioni politiche che a mio avviso sono estremamente importanti e serie e che da parte dell'opposizione non possono non essere sottolineate con forza, anche se romperà un po' il clima natalizio. Mi pare che il bilancio provvisorio, anche e proprio con l'aggettivo che c'è dietro al bilancio, fosse la cosa più acconcia che poteva fare una maggioranza provvisoria. Certamente è una maggioranza provvisoria, e non temano i colleghi Consiglieri che io stia tramando con la contessa di Castiglione e con le guardie forestali o qualcosa del genere. E non mi riferisco tanto a quello che è nel cervello e nella preparazione dei magistrati, nella volontà degli elettori, mi riferisco soprattutto ad un'affermazione che è stata fatta qui nella seduta precedente di uno scollamento di maggioranza, mi riferisco alle smentite fatte da alcuni Assessori che, proprio perché vengono fatte, tendono a chiarire che esiste una difficoltà di Giunta, mi riferisco infine anche all'atteggiamento fisico di molti Assessori, perché a me avevano insegnato quando incominciavo a fare il piccolo amministratore comunale, che il bilancio è l'atto fondamentale della vita di una comunità, attraverso il quale si sceglie, si decide, ci si orienta: eppure vediamo alcuni Assessori che sono venuti qui ad assistere alla discussione sul bilancio solo per votare, si sono seduti credendo di votare immediatamente, e quando hanno capito che non era ancora l'ora sono andati alla buvette. Quindi questa maggioranza è provvisoria anche in termine positivo.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ma questa è una caratteristica comune anche a molti Consiglieri!



MARCHINI Sergio

Ma è la Giunta che propone al Consiglio un documento e che ha il dovere di raccogliere le osservazioni che emergono dal Consiglio, è la Giunta che ci viene a chiedere un parere e che deve ascoltarlo.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ma se lei non è mai presente in aula, è sempre fuori!



MARCHINI Sergio

Non ne faccio un fatto personale, e la pregherei di non farlo nei miei confronti.
Le dico che c'è un problema istituzionale, la Giunta in questa sede ha il dovere di raccogliere l'apporto costruttivo che viene dall'opposizione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ma se siamo qui a scrivere appunti!



MARCHINI Sergio

Gliel'ho gia detto l'altra volta, Presidente, io l'apprezzo molto, lei rappresenta la Giunta, ma non è la Giunta. Se mi lascia terminare, vorrei dire che la provvisorietà di questa Giunta è soprattutto in linea con gli eventuali apporti di carattere costruttivo, anche numerico, o magari col diverso atteggiamento di alcune forze politiche che si apprestano a fare in questa sede un certo discorso. Il discorso è aperto, è inutile che ce lo nascondiamo con dei gesti di stizza, quindi mi pare che, tenendo anche presente che per il passaggio del bilancio ci vuole una maggioranza qualificata (se non è l'unico, è uno dei pochi casi), mi sembra più rispettoso nei confronti delle forze politiche che si avvicinano ad una decisione, ad una valutazione del loro atteggiamento, ripeto, non di entrata in maggioranza, di entrata in Giunta, ma di un diverso tipo di rapporto con la maggioranza, mi sembrava più serio che questo problema venisse posto proprio in occasione del dibattito sul bilancio; non possiamo abbinarlo al piano di sviluppo, alla legge sulla contabilità, doveva avvenire sul bilancio; quindi bisognava presentare un bilancio impegnativo alle scadenze che la realtà politica, se non tecnico-giudiziaria, ci avrebbe proposto.
Dico questo perché qualunque sia l'atteggiamento delle forze politiche su certi problemi, abbiamo il dovere, tutti insieme, noi Consiglio regionale, di far sì che un qualunque tipo di valutazione delle forze politiche sui problemi di schieramento, di contenuto su quella che sarà la gestione della Regione, non debba essere più affidato allo scandalismo debba essere affidato a motivazioni politiche le quali potranno trovare il loro supporto soltanto su indicazioni programmatiche precise della Giunta perché non si diventa improvvisamente amici o nemici della Giunta di sinistra solo perché si va o non si va d'accordo, lo si diventa su un documento programmatico. E secondo noi sarebbe stato opportuno che questa che è una Giunta provvisoria, presentasse un documento provvisorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, ritengo che il dibattito di oggi, che ha avuto i suoi presupposti la scorsa settimana, sia un dibattito che, al di là di alcuni momenti abbastanza episodici, abbia inquadrato con una notevole correttezza, da parte di tutti gli intervenuti, il fuoco dei problemi ed abbia soprattutto colto in tutto il loro realismo gli elementi che nella relazione al bilancio presentata dalla Giunta e anche nella relazione presentata dalla Commissione sono contenuti.
Quindi inizierei questo intervento da una constatazione, cioè dal fatto che mi sembra che partiamo da analoghi giudizi sulla presentazione del documento di bilancio, sulle sue caratteristiche, già riconosciute la scorsa settimana, di provvisorietà, di transitorietà e su tutti gli aspetti tecnici su cui non ritengo di dovermi soffermare soprattutto perché ciò è stato fatto con molta completezza e con molta conoscenza di causa dal relatore, Consigliere Rossi. Mi pare però importante sottolineare questo elemento della concordanza di un giudizio di fatto, che rende più corretti i termini della discussione e quindi dei giudizi di valore o politici che i Gruppi esprimono. Si tratta di un documento transitorio presentato per una scelta di carattere eminentemente tecnico in questa veste anziché come esercizio provvisorio, un documento che è però la preparazione di tutta una serie di atti ravvicinati nel tempo, atti e provvedimenti di grande importanza, di grande peso che auspichiamo siano ravvicinati ed immediati nel tempo e sono le cose che conosciamo e che sono state qui un po' da tutti ricordate, vale a dire soprattutto il piano di sviluppo l'approvazione del piano di sviluppo, la legge delle procedure, la revisione delle leggi, le leggi di contabilità regionale, il bilancio pluriennale.
Lo stesso intervento del collega Paganelli che ha aperto questo dibattito, pur esprimendo valutazioni politiche su cui non concordo (ritornerò sull'argomento) ha avuto il merito di aver incanalato correttamente la discussione sui binari giusti, cioè l'analisi di fatto della situazione. Non credo di peccare di eccesso di interpretazione se affermo che ho colto con piacere nell'intervento di Paganelli, ma non solo di Paganelli, nell'intervento di Cardinali e in quello della signora Castagnone Vaccarino degli elementi nuovi, di grande interesse, quali l'affermazione della disponibilità al confronto, la dichiarazione di un impegno costruttivo dei Gruppi, che attualmente non fanno parte della maggioranza, di fronte alle scadenze importanti, di fronte alle scadenze decisive che ci attendono in questi mesi. E ritengo che questo sia un dato particolarmente significativo, perché sappiamo che queste sono delle scadenze tali che caratterizzano tutta quanta questa legislatura; non una serie di provvedimenti sparsi, cioè, ma il decollo concreto, reale della politica di programmazione. Si tratta, in altre parole, di ciò che è destinato a qualificare la Regione Piemonte, questo Consiglio regionale anche nel quadro nazionale con un rilievo del tutto peculiare e positivo segnando uno dei primi casi (ma non è forse il primo davvero? ) in cui le istituzioni democratiche intraprendono la via della programmazione come scelta di modo d'essere e di agire.
Questa disponibilità, quindi, al confronto, questo impegno espresso in maniera chiara dai Gruppi, dai Consiglieri Paganelli, Cardinali, Castagnone Vaccarino, è un dato positivo, è un dato che vogliamo cogliere in tutto il suo valore e su cui dobbiamo costruire dei momenti più elevati ancora, più precisi di confronto per arrivare a quella definizione concreta che la gente attende, che i tempi attendono e che in fondo siamo impegnati a dare proprio per differenziare dal passato la programmazione come esercitazione scientifica o para-scientifica per farne invece una cosa concreta, cioè un modo nuovo di fare politica.
Detto questo, ritengo che da questi elementi sia importante partire per poi esaminare più a fondo anche le altre questioni che sono poi questioni di valutazione, di giudizio politico, variamente espresse e variamente rese da chi è intervenuto.
Il giudizio politico che è stato dato dal Gruppo della D.C. è un giudizio politico certa mente negativo, e si è corredato di alcune affermazioni, di alcune frasi del tutto esplicite, quali il bilancio è "la fotografia del fallimento", "la fotografia della non capacità della Giunta" e via dicendo. Ebbene, amici democristiani, non comprendete che nel momento in cui ammettiamo, con tutto il realismo necessario, il carattere di questo bilancio, ma lo colleghiamo in maniera così intima, strutturale, alla serie di impegni decisivi in scadenza tra poco, abbiamo già il segno, da questo ma anche da quello che ha preceduto in questi mesi, il segno di un salto di qualità grande nell'azione della Regione, un salto di qualità rispetto al passato che non può essere negato (e dirò poi, cercando di suffragarlo con dei fatti, non solo con delle affermazioni apodittiche, perché c'è stato questo salto rispetto al passato) e che rende inaccettabile, del tutto inaccettabile, il giudizio espresso dal Consigliere Paganelli, nella parte del suo intervento in cui più o meno esplicitamente tendeva a tirare (pro domo sua) una morale di questo tipo: "ma non siete poi così bravi, In fondo è tutto come prima" (a parte la singolarità di un giudizio di questo tipo da parte di un Gruppo politico che per giudicare negativamente una Giunta si rapporta, come metro di giudizio negativo, a quello che esso stesso ha fatto come azione di governo durante la precedente legislatura, certamente è un po' singolare ...).



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Cioè come non si dovrebbe fare!



PAGANELLI Ettore

Non l'abbiamo fatto da soli nella precedente legislatura. Presidente non provochi perché riprenderemo la parola per dichiarazione di voto.



BONTEMPI Rinaldo

Paganelli Ettore, ho parlato di singolarità.



PAGANELLI Ettore

Si colloca sempre male il Presidente della Giunta regionale in questa aula, possiede questo grande dono.



BONTEMPI Rinaldo

Parlavo di salto di qualità comunque e il salto di qualità secondo me è stato un salto di grande portata, ma direi di più, è stato un salto che abbiamo compiuto assieme, che tutti abbiamo contribuito a rendere possibile. Pensiamo solo al clima di quest'aula, al modo con cui, tra alti e bassi certo, e con errori anche, si è però stabilito un rapporto positivo tra le forze politiche, al fatto di avere sempre teso (e questo è anche un riconoscimento che va fatto all'azione della minoranza), di avere sempre teso, dicevo, non allo scontro, ma a sviluppare il confronto politico sui temi concreti, determinando nel complesso una crescita di livello rilevante, su terreni più avanzati. Ma pensiamo, per fare un esempio, al tema della revisione delle leggi. Secondo me è un tema fondamentale, è un tema chiave, ove si può verificare quale salto di qualità abbiamo compiuto tutti assieme, perché se un anno o due fa avessimo introdotto un ragionamento di questo tipo, sarebbe stato un ragionamento d'avanguardia destinato a cadere nel vuoto più completo. Certo, occorre verificare poi nel merito concreto se e come la faremo, questa revisione, resta però un fatto, che si registra oggi, da parte di tutti i Gruppi politici democratici, questa spinta a rivedere il modo di essere della Regione, al suo produrre legislazione, nel tentativo corretto di collegare un discorso che finora è stato frammentario, di legislazione stratificata e pregressa in un disegno di scelte, in un disegno di programmazione, in un disegno di interventi non a pioggia (non assistenziali, si è detto spesso) ma che recuperi il massimo di risorse possibili per interventi di struttura.
Questo emergere di concetto che ci ha trovati finora a livello di enunciazione, di impegno (ma è già molto), è un salto di qualità obiettivo un salto di qualità profondo di cui dobbiamo renderci conto tutti e ritengo che occorra rimarcare con forza che la scelta operata dalla maggioranza subito dopo la sua costituzione, di andare decisamente sul terreno della programmazione, è stata la scelta che ha fatto fare questo salto di qualità. Una scelta che oggi sappiamo tutti avere gambe e fondamenta solide, già visibili, già concrete: la consultazione della comunità piemontese sulla proposta di piano ce ne è testimone.
Nello sforzo di argomentare il grande salto di qualità rispetto al passato non possono essere dimenticati poi due altri dati di fondo che hanno politicamente caratterizzato questi 18 mesi: la stabilità dell'esecutivo ed insieme il carattere "aperto" con cui è nata questa Giunta: un carattere cioè capace di provocare un autentico confronto, di ricevere tutti i contributi possibili da parte della minoranza, un carattere aperto, per cui, se abbiamo avuto e se ci sono state delle cadute, delle minori tensioni, ebbene, voglio qui affermare, cogliendo l'occasione che mi è data, che dobbiamo correggere queste tendenze perch in questo crediamo, non crediamo che si possa affrontare l'originale novità di questo momento, la gravità della crisi che colpisce il Paese e che si ripercuote così pesantemente anche nella nostra regione, se non mantenendo questo carattere di fondamentale apertura, è il carattere che ci siamo dati quando abbiamo costituito la Giunta, è il carattere che noi rivendichiamo e che continuiamo a proporre alle forze che credono nella positività del confronto e nella crescita reale dei processi politici. Ma, forse mi si potrà dire, veniamo alle cose, ai fatti concreti, ai fatti veri che scandiscono la politica e che poi fanno, da parte della gente, dare giudizi. C'è stato questo salto di qualità nelle cose che abbiamo fatto? Ebbene, credo di poter dire con serenità e certo senza iattanza, con tutta la coscienza della complessità del processo che cogliamo proprio nel momento in cui all'incontro con la realtà dobbiamo operare, con tutti i limiti del nostro istituto, con i limiti più generali della situazione economica, anche nelle "cose" si è imboccata una strada nuova, marcando una differenza netta rispetto al passato: è partita la politica di programmazione, le fondamenta solide che prima richiamavo sono state poste.
Ricorderei allora un momento, anche per aiutare il giudizio sul bilancio giudizio che si deve dare oggi su questa presentazione anomala del bilancio, ricorderei l'impegno che abbiamo collocato nei primi mesi del 1977 (e devono essere proprio i primi mesi del 1977) che è quello del piano, un piano su cui ci sono state molte discussioni, su cui la D.C. ed anche il PRI in varia misura hanno espresso dissensi, critiche, ma che comunque è una realtà e che sia una realtà (da precisare, certo, da definire nelle implicazioni di localizzazione, di impegni finanziari, di scelte e di priorità) ce l'ha dimostrato l'attenzione, l'interesse sostanzialmente il giudizio positivo della comunità piemontese.
E quando parlo della comunità, parlo di uno spettro abbastanza complesso di presenza sociale, parlo quindi di gruppi imprenditoriali parlo dei sindacati, delle forze sociali, degli Enti locali e c'è stato, di fronte a questa proposta di piano, un interesse oggettivo, ma soprattutto un consenso e ritengo di andare ancora un po' più al di là perché ritengo che quello che ha fatto dare questo giudizio positivo è stata una linea che emerge dal piano, ma soprattutto la comprensione da parte di queste forze sociali ed economiche e politiche del nostro Piemonte che si aveva la volontà di andare al piano, che questo poteva essere anche un tentativo perfettibile e se possiamo lo dobbiamo perfezionare in questi mesi, ma certamente c'era la volontà di programmare per lasciarsi alle spalle tutto un tipo di legislazione, tutto un tipo di amministrazione diretta come unico canale di interpretazione dell'attività regionale; c'era cioè la volontà di dare un quadro di certezze pur nella certo ben comprensibile incertezza e drammaticità del momento generale. E l'originalità di questa impostazione, l'originalità di questa volontà, di questa fatica, perch certo, fare il piano, lo sappiamo benissimo, è anche fatica, è scontrarsi con le mille difficoltà dell'apparato, da un lato, e dall'altro far riferimento a delle variabili economiche così difficilmente in questo momento assumibili come dati certi, però questa fatica, questa volontà è sboccata nella manifestazione di volontà concreta che è la proposta di piano. La consultazione di mesi non la ripercorro qui, una relazione ampia ricca e sostanzialmente fedele allo spirito della consultazione ci è stata consegnata stamattina ed a questa rimando, rimando soprattutto all'impegno che dobbiamo assumerci e su cui penso che ci sia un largo accordo da parte delle forze politiche di andare a gennaio, all'inizio di gennaio, se possibile, ad un'approfondita discussione sul piano, perché questa è la condizione del confronto che aprirà la possibilità di ridurre al minimo di tempo l'anomalia di questo bilancio e invece accelerare al massimo le scelte della programmazione.
Per finire, perché sono stato forse un po' prolisso, riprenderei i discorsi fatti stamane manifestando disponibilità. Mi pare di dover ribadire che la parte più interessante di stamattina, la parte su cui tutti dobbiamo riflettere profondamente, è l'affermazione di disponibilità al confronto ed all'impegno costruttivo; ebbene, chiedo allora, e credo di poterlo chiedere, una verifica di questo impegno reso senz'altro con molta sincerità, proprio su questi dibattiti che dovranno portare non solo al decollo , ma al punto di arrivo, al primo punto di arrivo formale della politica di programmazione, che sono quella serie di atti che dicevamo. Qui ognuno dovrà fare la sua parte, il suo mestiere, lo dovrà fare certamente la Giunta, ma lo dovremo fare anche noi forze politiche, lo dovranno fare in particolare le forze politiche di minoranza perché sul piano hanno maturato opinioni, hanno maturato idee, se n'è scritto parecchio, anche se purtroppo spesso con un taglio aprioristico e negativo, ebbene, vediamo di arrivare alle proposte, l'invito che potrei vestire di augurio, visto che siamo alla fine dell'anno, un invito che penso, cogliendo lo spunto datomi da Paganelli, potrei rivolgere a tutte le forze politiche, è di arrivare in questi primi mesi dell'anno, proprio per concludere un primo atto formale con una sua prima definitività, il processo di programmazione, l'invito è quello di avanzare in concreto le proposte, di mettere sul tavolo del confronto non solo elementi critici che comunque sono utili, ma porre una serie di proposte che insieme, attraverso la corretta esplicazione democratica del confronto, possano arrivare alle scelte che devono essere sostenute dal massimo consenso possibile.
Chiudendo, come potrei sintetizzare questo intervento? Sono convinto che sia stato fatto un grande salto di qualità, che questo anno e mezzo sia stato un anno ricco di stimoli, ricco di cose nuove, un anno che ha portato ad un livello politico più elevato, in ogni caso al confronto, ed ha portato ad una possibilità di risultati anche concreti di grande peso e portata per l'avvenire, ma sono peraltro convinto che un maggior salto di qualità ancora lo faremo solo se sapremo nella realtà, con l'urgenza e l'incisività che i tempi e la popolazione del Piemonte ci richiedono sviluppare quel confronto aperto, privilegiando questo momento rispetto a quello della contrapposizione degli schieramenti, soprattutto impegnandoci in uno sforzo unitario per approdare a quei risultati concreti che il salto di qualità che abbiamo già fatto merita di generare; lo merita per l'impegno con cui in questo anno e mezzo abbiamo lavorato tutti, per i ripensamenti che un po' tutti ci siamo fatti e questa è anche una cosa da ricordare, ma soprattutto perché mi pare che se validità ha quello che definiamo molto spesso democrazia, partecipazione e confronto, ebbene, lo verificheremo soprattutto nella capacità che avremo di mostrarci, al di là di ogni apriorismo, capaci di arrivare a delle scelte, che affermino e garantiscano il ruolo dell'istituzione regionale come ruolo di "governo" vero dei processi economici e sociali. Così facendo - ed è per questo obiettivo che il Gruppo comunista coerentemente si batte in ogni momento avremo cominciato a dare dal Piemonte una risposta nuova e possibile alla crisi; ed un contributo non di poco conto al cambiamento.


Argomento: Comprensori

Riunione della I Commissione per l'esame dei ricorsi sulle elezioni comprensoriali


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, vorrei avanzare alcune proposte per gestire la parte finale della mattinata: propongo anzitutto di sospendere la seduta per pochi minuti, per consentire alla I Commissione di definire la relazione sui ricorsi relativi alle elezioni comprensoriali, è una questione da sciogliere assolutamente entro oggi, altrimenti dovr convocare il Consiglio nel periodo che va fra Natale e Capodanno. Ci sarà poi una breve replica del Presidente della Giunta e dell'Assessore al bilancio, infine si passerà alla votazione. Credo che tutto questo si possa svolgere entro le ore 13,30/13,45 e quindi potremo concludere la seduta verso le ore 14, esauriti tutti i punti all'ordine del giorno.
La parola al Presidente della I Commissione, Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Chiedo, signor Presidente, che ai lavori della Commissione partecipi il Presidente della Giunta o un Assessore delegato in rappresentanza della Giunta, perché ci sono dei problemi che dobbiamo esaminare insieme.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Partecipa il Vice Presidente Bajardi.



PRESIDENTE

Vi sono obiezioni? Nessuna, allora sospendo la seduta per pochi minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,50, riprende alle ore 13,15)


Argomento: Bilanci preventivi

Dibattito sul disegno di legge n. 155: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1977" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha la parola, per la prima parte della replica sul dibattito generale testé svoltosi, il Presidente della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, come già è stato ricordato, per il bilancio 1977 la Giunta regionale non ha ritenuto di chiedere l'esercizio provvisorio.
Le Regioni, attraversano, infatti, una fase particolarmente importante e delicata a seguito dell'entrata in vigore della legge 335 in materia di bilancio e contabilità, che prevede l'emanazione di apposite leggi regionali (per una abbiamo già provveduto e per altre siamo in fase di approntamento).
Su iniziativa della Giunta si è sviluppata negli ultimi mesi un'attività per la definizione di uno schema omogeneo di legge di contabilità regionale, in attuazione del disposto della legge nazionale n.
335 del 19 maggio 1976, che è confluita nei giorni scorsi nella formalizzazione di una Commissione tecnica e politica interregionale a cura dei Ministeri del bilancio, delle Regioni e del Tesoro.
L'attività di tale Commissione, cui la nostra Regione partecipa con l'Assessore Simonelli (che chiuderà il dibattito) e con tecnici competenti (abbiamo provveduto, sempre in adempimento al costante indirizzo del Consiglio, a promuovere la partecipazione anche dei dipendenti, dei tecnici regionali alle Commissioni interregionali: è un'osservazione che tengo a fare perché è una cosa a cui anche la Giunta annette molta importanza), si articola da un lato nella definizione di un'impostazione omogenea della futura normativa e nella ricerca di ipotesi comuni su cui fondare il bilancio pluriennale delle Regioni e, dall'altro, sulla preparazione di una comune metodologia per la costruzione del programma regionale di sviluppo cui agganciare il documento pluriennale di bilancio sulla base dell'art. 1 della legge n. 335.
Alla presentazione dei bilanci tradizionali da parte di tutte le Regioni, in questi giorni si accompagna pertanto un'attività comune di specificazione della loro veste futura e dei loro contenuti che vede la nostra Regione in prima linea, essendo l'unica - in adempimento alla legge nazionale 335 - che oggi abbia presentato una proposta di piano regionale di sviluppo come richiesto dalla legge stessa e che è la sola, insieme alla Lombardia, che si appresti a discutere a breve scadenza un articolato sulle procedure della programmazione, di cui la citata Commissione interregionale sarà importante momento di confronto e di verifica.
A livello regionale, poi, prosegue l'attività di ulteriore specificazione, anche sulla base delle risultanze delle recenti consultazioni, dei contenuti della proposta di piano di sviluppo, la cui articolazione in azioni di programma, piani di settore e progetti (è meglio specificare perché qualcuno ha voluto affermare il contrario) sta procedendo parallelamente alla formulazione delle proposte del futuro bilancio pluriennale e del bilancio preventivo definitivo per il 1977 (la famosa variazione di bilancio di cui tanto si è parlato): la previsione è per la primavera, quindi nei mesi di maggio-giugno.
Va infine precisato che questa attività è strettamente collegata alla concreta revisione della normativa regionale in vigore, di cui alcuni primi risultati sono già stati forniti alla I Commissione consiliare.
Tale operazione, insieme ad un miglioramento in corso delle procedure di informazione e di attuazione delle opere pubbliche e insieme ad una revisione delle modalità attraverso cui viene distribuita e gestita la spesa ospedaliera, permetterà di meglio calibrare da un lato gli stanziamenti a bilancio per i vari settori di competenza e dall'altro di organizzare l'attribuzione e l'utilizzazione di parti consistenti delle risorse già per l'esercizio 1977. Ecco la ragione per cui abbiamo scelto non l'esercizio provvisorio, ma l'approvazione di un bilancio ridotto.
Presentando l'attuale bilancio di previsione si è voluto pertanto non limitare la normale attività di spesa della Regione, pur senza precostituire schemi che obbligassero o, ancor peggio, compromettessero le scelte programmatiche attualmente in via di formazione, in modo che la stessa destinazione complessiva delle risorse e parte della manovra dell'indebitamento autorizzato, venga definita soltanto dopo l'individuazione più precisa del programma di sviluppo. Quindi l'attuale bilancio non compromette il futuro e dirò poi che cosa intendiamo fare.
In particolare è prevedibile un incremento del fondo (non si tratta di gran cosa) a disposizione per attuare il piano regionale di sviluppo, fondo che ora comprende la somma di 3 miliardi e 170 milioni (sarà l'incremento che si vorrà poi attribuire).
A tale scelta la Regione Piemonte è pervenuta dopo un ampio confronto fra le Regioni, avvenuto anche nel corso dei recenti incontri con il Ministro Morlino; alcune Regioni hanno usato il sistema dell'approvazione del bilancio ridotto, altre hanno preferito l'esercizio provvisorio, le Regioni si sono divise fra quelle che spendono e che vogliono immediatamente procedere e Regioni che hanno avuto, nel corso della loro storia, delle remore oppure delle crisi (e non sono poche) e pertanto hanno preferito l'esercizio provvisorio.
Il Piemonte oggi si distingue dalle altre Regioni per la politica che sta attuando di notevole accelerazione della spesa. E qui mi permetterà il collega Paganelli, che ha fatto delle osservazioni a tale riguardo, che io risponda ma, mi creda, senza alcuna punta polemica.
E' stata infatti operata la scelta di ultimare tutte le opere in corso nei diversi settori di intervento. Non si può infatti andare ad un programma se abbiamo ancora un bagaglio che ci preme alle spalle, non è possibile. Come si fa un piano di sviluppo, quando si hanno sulle spalle mille miliardi che premono di opere iniziate e non ultimate? Ciò ha notevolmente incrementato tutto il processo della spesa, consentendo quindi di recuperare parte del tempo perduto.
Inoltre si è avviata la meccanizzazione del bilancio (con esperti già nominati dalla precedente Giunta) che, completandosi (già si e completata per il bilancio e sta procedendo, attraverso ulteriori fasi di progettazione, per tutta l'attività regionale, quindi la meccanizzazione ormai è in corso per tutta l'attività, non solo per il settore del bilancio e speriamo entro 24 mesi di raggiungere questo risultato), consentirà di incrementare ulteriormente il processo della spesa; attraverso la meccanizzazione saremo in grado di erogare sino a 40 miliardi mensili quasi due miliardi al giorno lavorativo (miliardi che non abbiamo perch come voi sapete, vi è difficoltà di cassa e la Tesoreria non ce li dà, per cercheremo di sopperire anche a questo).
Ho già più volte richiamato al Consiglio il nostro impegno ad eliminare i residui passivi; non si può partire con un piano di sviluppo ed avere alle spalle una massa enorme di residui passivi.
E' questo un tema che e stato oggetto di particolare attenzione da parte di numerose Regioni, costituendo un oggetto di confronto politico che, anche nel corso della riunione a livello del Ministero per le Regioni è stato diffusamente affrontato.
La presente discussione mi consente di riaffermare il nostro impegno in questa direzione.
Ritengo che questo sia un settore di estremo interesse per l'Amministrazione regionale e che costituisca un elemento importante anche nei confronti degli altri Enti locali e della comunità regionale (infatti si identifica tutta la spesa in tutti gli Enti che operano nella Regione) spendere, infatti, il denaro regionale per realizzare opere nella nostra Regione è un fatto che contribuisce a ridare fiducia nella pubblica amministrazione, troppo spesso tacciata di inefficienze e di lentezze.
E', questa che stiamo combattendo contro i residui passivi, una battaglia interessante, anche se non ci nascondiamo le difficoltà ancora numerose che dovremo affrontare.
A questo punto, se i Consiglieri mi permettono, voglio offrire un quadro della situazione ad oggi.
Desidero comunicare al Consiglio regionale le cifre dei pagamenti effettuati al 23.12.1976, rispetto agli impegni assunti negli anni 1972/1973/1974/1975/1976, come risultano dal consuntivo 1975 che è stato recentemente approvato. Abbiamo ancora 7/8 giorni di fronte in cui vi è già un altro ventaglio di pagamenti per circa 15 miliardi; le cifre che vi comunico non tengono conto di questi 15 miliardi.
All'inizio dell'anno abbiamo ancora trovato impegni per 10 miliardi del 1972 ed abbiamo pagato tre miliardi e mezzo; abbiamo trovato 23 miliardi e 900 milioni del 1973 e abbiamo pagato 8 miliardi e 134 milioni; del 1974 c'erano ancora 55 miliardi e ne abbiamo pagati quasi 17; del 1975 c'erano 219 miliardi e ne abbiamo pagati circa 65; abbiamo impegnato (e questo è il dato più significativo) fino ad oggi 315 miliardi e 593 milioni e ne abbiamo già pagati ad oggi 275. Con quello che andiamo a pagare alla fine dell'anno avremo pagato circa 290 miliardi, talché lo sbalzo del 1976 tra l'impegnato ed il pagato che diventa residuo passivo è meno del 10% della somma ed è estremamente significativo. Nel corso del 1976, abbiamo pagato dei residui passivi 1972/73/74/75, cento miliardi, accelerando enormemente il processo, cifra che rappresenta circa il 30 % delle somme che erano a disposizione e che raggiungeranno, con la fine di gennaio (il punto di riferimento è il 1° di febbraio per una certa attività regionale), circa il 35%.
In sostanza, solo nel 1976 abbiamo pagato 368 miliardi e 779 milioni e con i pagamenti che interverranno in questi giorni, sfioreremo i 400 miliardi.
Come dirò poi, l'impegno che abbiamo preso nel 1975, nel momento in cui abbiamo assunto le responsabilità di governo, di spendere i 700 miliardi per la fine del 1976, lo abbiamo collocato al 1° febbraio 1977 perché c'è sempre il mese che ha un'onda che non può essere arrestata; vi dimostrer che abbiamo quasi pagato i 700 miliardi dall'agosto 1975 al 31 gennaio 1977, quindi non è vero che siamo stati trionfalisti, no, abbiamo adempiuto a tutti i nostri impegni.
Va osservato innanzi tutto che per il 1976 si possono considerare quasi completamente effettuati i pagamenti, mentre abbiamo liquidato il 30% dei residui della vecchia gestione che avevano meccanismi ancora difficili, non abbiamo quasi formato residui passivi, pochissimi, il 10%.
In generale fino al 1975 i pagamenti non effettuati riguardavano spese di investimento o contributi conferiti ad Enti, Comuni o Province, che non hanno ancora cominciato la loro attività e pertanto abbiamo revocato tutti i contributi per opere non eseguite.
Può essere interessante analizzare infine le cifre inerenti al totale dei pagamenti effettuati nei vari anni.
Nel 1970 furono pagati 184 milioni, nel 1971 626 milioni, nel 1972 10 miliardi e 400 milioni, nel 1973 circa 94 miliardi, nel 1974 95 miliardi nel 1975 352 miliardi di cui quasi 200 miliardi pagati dalla nuova Giunta nei suoi 4 mesi e pochi giorni di vita; nel 1976, come ho detto, i pagamenti ammontano ad oggi a 369 miliardi circa e per la fine dell'anno dovrebbero sfiorare i 400 miliardi.
A febbraio daremo la suddivisione delle somme spese, anche per avere un quadro della situazione, ma siccome le spese del personale e della gestione rappresentano il 2,80% circa del totale, il resto diventa investimento, il che vuol dire che tra quanto abbiamo pagato nel 1975 (circa 200 miliardi) e nel '76 (circa 400 miliardi) siamo a circa 600 miliardi, con quanto andremo a pagare nel gennaio - febbraio 1977 raggiungeremo la cifra di 650 miliardi. Tenendo presente che la Tesoreria non ci ha erogato le somme che richiedevamo, per cui vi saranno ancora dei pagamenti in sofferenza per qualche settimana fino a febbraio-marzo, se non raggiungeremo con gennaio il tetto dei 700 miliardi, li raggiungeremo sicuramente verso metà febbraio 1977, cioè venti giorni dopo, avremo un ritardo di soli venti giorni su un arco di 17/18 mesi nel pagamento dei 700 miliardi.
Quindi non è stato affatto trionfalistico il nostro atteggiamento l'accelerazione della spesa è stata enorme: nel 1974 si pagavano 95 miliardi e quest'anno ne abbiamo pagati 400.
Ho voluto dire questo, perché la mancata conoscenza dei dati pu ingenerare opinioni errate che vogliamo correggere. A fine febbraio o ai primi di marzo chiederemo un dibattito sull'accelerazione della spesa e sui residui passivi, dando il dettaglio per materie di tutte le spese sostenute in modo da presentare il quadro generale di come si è proceduto. Si vedrà allora che nel corso della nostra attività ritarderemo di venti giorni nel pagamento di 700 miliardi, che ci siamo impegnati a fare, e perch probabilmente questo risultato sarà raggiunto il 20 febbraio e non il 31 gennaio. Non avendo avuto le somme che ci aspettavamo dalla Tesoreria abbiamo dovuto procedere con una certa difficoltà, ripartendo le spese nel tempo.
Vi è stato da parte della Giunta, quindi, un notevole impegno volto ad incrementare la spesa nel quadro di scelte politiche che intendiamo continuare a discutere con tutte le forze democratiche presenti nel Consiglio regionale.
Trova infine ulteriore conferma l'importanza di ottenere le somme necessarie e che spettano di diritto alla Regione, il Governo non pu gestire il nostro denaro depositato alla Tesoreria. Anche per questo confronto con il Governo - su cui ho più volte riferito - sarà indispensabile l'appoggio di tutto il Consiglio regionale.
Come conclusione, riteniamo che uno dei fatti forse più positivi che possiamo rappresentare al Consiglio sia quello che oggi abbiamo dei residui passivi limitati che andremo ad affrontare nel corso del 1977 per la parte ancora del 1972/73/74/75. Abbiamo ridotto a meno del 10% il residuo passivo del 1976 e non ne formeremo uno nuovo, se non per quelle che sono le normali vicende delle opere pubbliche: non si può pretendere che, prendendo un impegno oggi, domani sia fatta la fognatura o l'acquedotto, ci vuole sempre un arco di tempo. Dai dati che ho trasmesso mi sembra però che siamo sulla buona strada e che gli impegni che la Giunta ha assunto siano stati mantenuti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore al bilancio per la replica finale.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e programmazione

Signori Consiglieri, mi pare che tutti i colleghi intervenuti in questo dibattito abbiano rilevato i due lati essenziali che quest'anno ha la discussione sul bilancio di previsione per il 1977 e cioè non solo i tempi stretti, la mancanza di consultazioni e la rapidità con la quale si perviene al varo del documento, ma anche due considerazioni che mi preme di sottolineare: l'avvio di una novità sostanziale nel metodo di lavoro e la presentazione, con il bilancio 1977, di un momento di verità sulla situazione della Regione.
Non entrerò nell'analisi del bilancio, perché è stata fatta dai colleghi che sono intervenuti e, in modo particolarmente egregio, dal relatore Rossi. Credo debba essere rimarcato che col bilancio 1977 si è iniziata quell'analisi della situazione di fatto che, se accompagnata anche con la presentazione alla I Commissione e quindi a tutti i Gruppi ed al Consiglio di tutti gli elementi, di tutte le informazioni disponibili sulle condizioni finanziarie della Regione, in modo tale da consentire, intorno ai problemi finanziari e di gestione della spesa, di reperimento delle entrate e di bilancio della Regione, un confronto che sarà quasi continuativo nei prossimi mesi, ci impegnerà senza soluzione di continuità.
E con ciò, colleghi, venendo anche a superare una tradizionale impostazione che faceva della discussione sul bilancio sì, come ha ricordato Marchini il momento centrale del confronto politico, ma che le dava un valore quasi mitico di confronto quasi sacrale intorno ad un testo, quasi che passata la discussione, il confronto, la polemica, tutto potesse scorrere tranquillamente e di problemi finanziari non se ne parlava più per un anno intero. Ad onta del fatto che il bilancio era diventato, per lo Stato come per le altre amministrazioni pubbliche, un documento in gran parte di mera registrazione di impegni di spesa già precedentemente assunti e quindi da un lato si bruciava incenso al carattere sacrale di grande documento politico e di grande perno di tutte le scelte del documento di bilancio, ma dall'altra il documento di bilancio non rappresentava più niente, perché le scelte erano già state compiute con la legislazione pluriennale di spesa che stavano a monte, i bilanci sono sempre più rigidi e dunque, ad un apparente rilievo politico, non si accompagnava e non si accompagna in gran parte una sostanza di scelta. In realtà, con la scelta della programmazione e anche con gli adempimenti nuovi che la riforma Morlino ha introdotto e non dimentichiamolo, in parte accogliendo le richieste e le spinte venute dalle altre Regioni, ci mettiamo su un terreno diverso che darà alla gestione finanziaria dell'Ente il carattere di una verifica costante continua degli impegni di spesa, dei risultati raggiunti, dello stato di attuazione delle leggi e così via. Ci mettiamo cioè, su un terreno completamente nuovo, innovativo rispetto alla tradizione.
Questo deve significare metodo della programmazione.
Abbiamo creduto, nel momento di presentare il bilancio (non voglio ripetere le cose che ho detto la settimana scorsa davanti al Consiglio) fosse dovere nostro registrare qual era lo stato oggi di questa discussione e presentare dunque un bilancio che non aveva e non poteva avere pretese superiori a ciò che in questo momento eravamo in grado di dire al Consiglio e abbiamo perciò detto: questo è un bilancio provvisorio perché non è possibile decidere adesso le grandi scelte, questo bilancio dovrà essere cambiato radicalmente nel giro di pochi mesi, chiediamo al Consiglio di accelerare le procedure di approvazione, tenendo conto che l'appuntamento sui contenuti, sul metodo politico approfondito è solo rinviato di qualche tempo, non è una tappa che vogliamo saltare.
Questo era il senso della presentazione di un bilancio realistico, in cui abbiamo messo ciò che oggi ci pare correttamente proponibile. Quindi non un bilancio asettico, o meramente contabile; ho già detto che non esistono i documenti meramente contabili, il bilancio è quello che è, con tutto ciò che rappresenta nel bene e nel male, è testimonianza soprattutto di un'attività di spesa che si è protratta per sei anni e della quale siamo chiamati insieme oggi a rivedere gli effetti, tenendo conto (come ricordava Rossotto nel suo intervento) che spesso questa attività di spesa è stata frutto di votazione unanime del Consiglio e che quindi le leggi che andiamo a rivedere, in molti casi, non portano nessun marchio di origine di qualità sul retro. Mi rendo conto che il bilancio, almeno in questo, mantiene le sue caratteristiche di occasione di confronto necessariamente anche polemico, ma non è possibile accusare ogni volta la Giunta di trionfalismo se propone delle scelte e delle spese precise e poi di fallimento se invece registra la necessità di un approfondimento ed evidenzia la difficoltà di reperire nuove risorse.
Non è possibile che dobbiamo correre necessariamente tra uno Scilla ed un Cariddi di questo tipo.
E del resto vorrei ricordare ai colleghi che la presentazione di bilanci di questo genere non è un problema del Piemonte, è un fatto di tutte le Regioni italiane, i Consigli regionali sono riusciti a deliberare dei bilanci che hanno queste caratteristiche, oppure con richieste di esercizio provvisorio. E questo perché? Perché è vero che la legge Morlino ha validità dal maggio o giugno dell'anno scorso (come ricordava Paganelli nel corso di un intervento che non ho difficoltà a riconoscere lucido penetrante e attento a cogliere tutte le implicazioni che la problematica che abbiamo oggi di fronte ha), è vero che è vecchia di sei mesi, però è anche vero che nessuna Regione ha ancora potuto approvare delle leggi di contabilità regionale in attuazione di quella legge per una ragione molto semplice e cioè che si è pensato non produttivo affrontare dall'angolo separato di ogni Regione i problemi posti dalla riforma della contabilità e c'è uno sforzo comune per rendere omogenee almeno le grandi linee che ispirano le leggi regionali di contabilità.
Il Presidente ha già ricordato che si è costituito, prima informalmente e nell'ultima riunione del 14 dicembre della Commissione interregionale per la programmazione, in modo formale, un gruppo di lavoro composto dai rappresentanti del Ministero delle Regioni, tra cui anche il Piemonte, e dai rappresentanti dei Ministeri del Tesoro e del Bilancio, che ha come scopo proprio quello di tentare di individuare criteri comuni per rendere omogenee le leggi regionali di contabilità ed i bilanci pluriennali, cioè per tentare di offrire alle Regioni, già in accordo con il Governo, la traccia lungo la quale procedere per i nuovi documenti richiesti dalla riforma.
Questo lavoro si presume di poterlo completare nel giro di pochi mesi così come abbiamo scritto nella relazione, e rende d'altra parte improponibili in questa fase, se non come una mera esercitazione, degli schemi di legge. Avremmo anche potuto proporre qui, a scopo puramente dimostrativo, una bozza di legge di contabilità, tra l'altro due Regioni il Lazio e la Toscana, l'hanno già elaborata, ci bastava copiala e la presentavamo senza grande fatica, però deve essere discussa e la dovremo vedere in sede di Commissione interregionale. Avremmo potuto fare i diligenti e ricopiarci una di queste leggi, o una sintesi delle due, ci volevano due giorni per farlo, ma ci è sembrato non serio perché non sono le dimostrazioni di questo tipo che contano, diciamo che lavoreremo sulla base del materiale elaborato e dell'altro che ognuno di noi porterà. Tra l'altro abbiamo preferito, invece, offrire alla meditazione del Consiglio ancora un riaggiornamento della proposta di bilancio pluriennale che noi abbiamo già fatto (e le altre Regioni no) e che porteremo al confronto ed alla discussione delle altre Regioni avendo, anche dal punto di vista metodologico, fatto qualche passo avanti con lo schema di bilancio pluriennale già contenuto nel piano di sviluppo ed il cui aggiornamento per la parte che riguarda le entrate, abbiamo allegato alla relazione al bilancio che è stata presentata.
Ma, dice qualche Consigliere, voi evidenziate una situazione drammatica (mi pare fosse il Consigliere Cardinali in particolare a denunciare una situazione di gravità) vi siete fatti cogliere di sorpresa dalla carenza di risorse. Ed anche qui devo ricordare al Consiglio che tanto nella relazione al bilancio del 1976, quanto nel documento del piano di sviluppo, si chiariva a tutte lettere che la politica della spesa facile per la Regione era finita e si indicava nel 1977 l'anno di svolta negativo, il momento cioè in cui saremmo stati alla paralisi delle nostre possibilità di intervento e si indicava nel bilancio 1977/78 il momento di maggiore difficoltà perché l'attività di spesa decisa in passato produceva nel biennio 1977/78 i suoi massimi effetti come capacità di irrigidimento del bilancio, le risorse non sarebbero aumentate in proporzione e quindi avremmo avuto un biennio di pausa a cui sarebbe poi seguito, nel 1979/80 in virtù dell'aumento prevedibile delle entrate che affluiscono alle Regioni, la possibilità di una ripresa di investimenti. Politica di piano significa anche capacità di prevedere nell'arco pluriennale, perché se noi ci stracciamo le vesti nell'anno in cui non abbiamo risorse a disposizione e non guardiamo avanti confrontandoci e vedendo di recuperare negli anni successivi là dove le possibilità ci saranno, se programmazione non significa questo, allora non significa nulla.
Avevamo individuato tempestivamente - ed il Consiglio lo può verificare che ci saremmo trovati nel 1976 all'impatto con una realtà particolarmente dura e anticipavamo allora che gli effetti della riforma Morlino non sarebbero stati tali da consentire alle Regioni le nuove spese per investimenti rese necessarie dall'approvazione dei piani di sviluppo ma avrebbero solo consentito di non finire nella paralisi totale. Ed è vero che apparentemente sentiamo meno, come ricordava Paganelli, l'aumento che tra il 1976 ed il 1977 c'è stato nel fondo ex art. 8 perché nel 1976 avevamo una previsione di entrata superiore a quella che poi abbiamo ottenuto in realtà, però questo non sposta i termini reali del problema e cioè: che le nuove risorse affluite con la riforma Morlino bastano a preservare le Regioni dal blocco totale delle loro attività ed a consentir loro l'ordinaria amministrazione nei prossimi anni; che per finanziare gli investimenti aggiuntivi resi necessari dai piani regionali di sviluppo occorre mettere in moto altri meccanismi finanziari che la legge finanziaria regionale del 1970 prevede e che sono l'art. 9 per finanziare il piano regionale di sviluppo (che fin qui è stato finanziato per cifre irrisorie, a noi arrivano 13/14 miliardi l'anno e non sono nulla, tra l'altro sono già impegnati in gran parte per le leggi sull'agricoltura che rappresentavano la priorità della programmazione nazionale su cui ci siamo impegnati negli anni passati, quindi con questi soldi paghiamo le annualità ed i limiti di impegno dei provvedimenti decisi in passato) ed il fondo ex art. 12 per finanziare i progetti speciali delle Regioni (che finora non è mai stato finanziato, con un'eccezione sola di cento miliardi, una tantum con i decreti La Malfa).
La situazione era stata evidenziata dai documenti di piano e dalla relazione al bilancio 1976 negli stessi termini in cui viene evidenziata oggi, non c'è assolutamente nessuna drammatizzazione ulteriore, solo che questo evento, che l'anno passato prevedevamo senza grosse ambizioni di profeti, in base ai dati disponibili, oggi è realtà e con questa realtà dobbiamo fare i conti.
In questo senso sollecitavamo allora, e abbiamo risollecitato nei mesi scorsi, e abbiamo iniziato presentando la documentazione in I Commissione la verifica delle leggi regionali già approvate e dell'attività dei contributi dati per opere pubbliche ai Comuni, proprio perché in una situazione caratterizzata dalla mancanza di risorse non è possibile dare per scontato che le risorse che abbiamo continuino ad essere spese sulla base dei provvedimenti di legge adottati in epoche diverse che oggi possono essere opportunamente ripresi in esame. E devo dare atto che in questo dibattito anche i Consiglieri dell'opposizione, critici su questo o quell'aspetto, sul bilancio (Cardinali, Paganelli, Castagnone Vaccarino e altri), hanno peraltro ribadito quello che mi pare un dato fondamentale politicamente importante: la disponibilità di fare insieme questo confronto sulla legislazione passata che ci può consentire di recuperare risorse da destinare a nuovi interventi, o al rifinanziamento di leggi che non abbiamo potuto rifinanziare sul bilancio, perché anche questo deve essere messo sul tavolo.
Abbiamo diversi problemi: 1) le risorse nuove da recuperare devono servire sia a dare attuazione al piano, sia a rifinanziare quelle leggi pluriennali che sul bilancio 1977 non sono rifinanziate. Di qui sorge la necessità di una continua verifica sulla situazione finanziaria della Regione, che l'aumentata capacità di spesa rende ancora più necessaria e più drammatica. Il Presidente ha indicato le cifre sulla capacità di spesa della Regione, che sono testimonianza di una macchina che funziona meglio grazie anche all'introduzione della meccanizzazione, per il fatto che ci sono risorse immediatamente spendibili, come quelle ospedaliere e così via.
2) Le nostre disponibilità di cassa. Non a caso quest'anno, per la prima volta, sono diminuite le giacenze di cassa presso gli istituti di credito di circa nove miliardi e questo può essere salutato come un fatto positivo. Credo che lo sarebbe se funzionassero gli altri canali attraverso i quali arrivano i finanziamenti alla Regione, cioè, se dal livello centrale ci arrivassero i finanziamenti in modo tempestivo, rapido per le erogazioni necessarie, a cominciare dalla nostra quota del fondo ospedaliero nazionale, potremmo tranquillamente non far conto sulle nostre giacenze di cassa, ma sappiamo che le nostre giacenze di cassa sono il volano indispensabile per non morire, perché su queste si fonda la nostra capacità di non chiudere gli ospedali, per esempio, erogando anticipi che ormai hanno raggiunto 36 miliardi.
E allora dobbiamo dire che il fatto che la macchina regionale sia oggi capace di macinare spese in misura superiore al ritmo con cui affluiscono le entrate, ci sta facendo toccare un altro limite inedito e cioè ad un certo punto saremo costretti a spendere di meno, non perché non riusciamo a spendere più in fretta, ma perché non abbiamo soldi da spendere, pur avendoli giuridicamente, non li abbiamo di fatto nella nostra disponibilità. E questo è un altro dei problemi che dovremo affrontare insieme. Così come quello dei mutui, sul quale non voglio soffermarmi data l'ora, ma che i colleghi della I Commissione sanno essere uno degli argomenti più grossi che sono sul tavolo.
Credo quindi che nella presentazione di un bilancio volutamente scarno e che dichiara chiaramente qual è la sua natura, non ci sia il tentativo di contrabbandare altre cose, né di sottrarsi a verifiche e a confronti, che poi per sua parte questa Giunta va apprestandosi a fare in tutte le direzioni.
Mi sono stupito di sentire dire ancora dal collega Cardinali che la Finanziaria langue; della Finanziaria abbiamo approvato, mi pare 15 giorni fa, lo Statuto, stanno arrivando in questi giorni dalla Banca d'Italia le autorizzazioni agli istituti di credito che devono sottoscrivere il capitale, a gennaio la Finanziaria avrà l'atto costitutivo. Quindi non solo non langue, ma sta per nascere, si sono rotte le acque.



OBERTO Gianni

Speriamo che non ci voglia il forcipe!



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e programmazione

Non credo, penso che la Banca d'Italia rinunci ad usare questo strumento. Ad alcuni istituti le autorizzazioni sono già arrivate, quindi non ci sono difficoltà di questo tipo.
Rispondo volentieri anche alla domanda puntuale fatta dalla signora Castagnone Vaccarino, riguardo all'IRES. Il maggiore stanziamento all'IRES che è di 600 milioni anziché di 400, testimonia la volontà della Giunta di giungere ad un potenziamento e ad un rafforzamento delle capacità di ricerca dell'Istituto, di cui riconosciamo l'insostituibilità per la Regione, ma di cui riconosciamo in modo altrettanto chiaro ed evidente l'attuale insufficienza. Riteniamo che l'IRES debba essere potenziato nelle sue capacità di ricerca, debba soprattutto estendere la sua attività ad una serie di filoni di cui la programmazione regionale ha in questo momento particolarmente bisogno e che per l'innanzi non sono stati oggetto di attenzione e di cure particolari, mi riferisco all'economia industriale all'economia del lavoro, alla finanza pubblica, ai servizi. C'è quindi un programma preciso (di cui discuteremo anche in Consiglio) di potenziamento e di rafforzamento del ruolo dell'Istituto.
In conclusione, questo che abbiamo presentato è dunque un bilancio di verità, un bilancio provvisorio, certamente, un bilancio che introduce una serie di discussioni sulla politica finanziaria della Regione, discussioni che proseguiranno nei prossimi mesi. In questo senso è ad una serie di appuntamenti che ci apprestiamo ad andare, non certo ad una chiusura del discorso sulle cose sulle quali ci siamo scambiati qui le nostre opinioni.
In seno alla I Commissione abbiamo introdotto una unica variazione di rilievo al bilancio, ci sono degli emendamenti relativi ad alcuni articoli delle entrate e della spesa che leggerà poi il Presidente al momento di approvare il bilancio, ma la sostanza degli emendamenti riguarda un solo settore. In seno alla I Commissione è emersa, per valutazione unanime dei Consiglieri, la convinzione che delle leggi a contenuto pluriennale scadute nel 1976 ce ne fosse una che richiedeva un immediato rifinanziamento per un semestre (anzi, tre di contenuto identico) e cioè la legge che estende l'assistenza farmaceutica ai coltivatori diretti, agli artigiani ed ai commercianti. E ciò nel presupposto che entrando in funzione la riforma sanitaria a giugno del 1977 vengano a decadere queste leggi, ma nello stesso tempo con la convinzione che proprio per avere carattere di continuità la legge stessa dovrebbe operare da gennaio e quindi o la inseriamo, la finanziamo a bilancio, oppure, di fatto, ci troveremo nella necessità di finanziarla dopo che l'ultimo suo periodo di validità sarà trascorso.
A questo punto si è deciso, all'interno della I Commissione, e la Giunta ha concordato, di provvedere a reperire il miliardo e 50 milioni necessario per il rifinanziamento di queste tre leggi, attraverso una previsione realistica di incremento dell'Ilor (l'Ilor era messa a bilancio per la cifra di otto miliardi e cioè sul livello minimo previsto dallo schema di bilancio pluriennale che aveva stabilito le previsioni per l'Ilor in una fascia da otto a 11 miliardi, con 8 miliardi previsione minima, e undici miliardi previsione massima). Avevamo messo a bilancio la previsione minima, abbiamo ritenuto che non fosse una cosa priva di senso aumentare di un miliardo questa previsione che stava sempre al di sotto del punto di equilibrio tra il minimo ed il massimo ed in questo modo possiamo finanziare la legge, o meglio, possiamo ripristinare il capitolo ex 1018 che è diventato 10180, fondo a disposizione per i nuovi interventi legislativi, in maniera da potere rifinanziare queste leggi. Ma queste cose le ha già dette Rossi nella sua relazione e non voglio dilungarmi oltre.
La Giunta ritiene di avere fatto, anche su questo punto, il suo dovere che non è sempre quello di enfatizzare le possibilità di intervento, ma che è anche quello di affrontare i nodi che abbiamo di fronte, uno ad uno con il linguaggio della verità. Una Giunta che, Consigliere Marchini, non ritiene di essere provvisoria, certo, tutto è provvisorio, io, per esempio che ho la febbre a 39 e mezzo, potrei anche tra qualche giorno non trovarmi più a far parte della Giunta per eventi naturali, tutto è provvisorio a questo mondo, ma il Consigliere Marchini esprimeva una specie di disappunto perché questa maggioranza, in occasione del bilancio, non ha trovato un ulteriore ampliamento di consensi. Non vorrei che si forzasse oltre misura la divina provvidenza, la Giunta pensa di avere una maggioranza sufficiente e sarà lieta, come lo è stata, se in modo autonomo dei consensi si verificheranno intorno alla linea che stiamo portando avanti; non è provvisoria e punto su punto ha adempiuto agli impegni contenuti nel programma; chiede di essere verificata nella complessità delle opere che fa, ma anche per l'insieme dei risultati raggiunti, togliendo ad ogni occasione di dibattito il valore di una seduta del tribunale della storia giacché pensiamo che proprio perché non ci consideriamo provvisori, il giudizio complessivo sul quale chiediamo di essere valutati sia poi, tutto sommato, la fine di questa legislatura.



PRESIDENTE

Si è così conclusa la discussione generale.
Prego i Consiglieri di attendere ancora un attimo prima della votazione perché vorrei fare una comunicazione che mi pare inerente al tema.
Dopo una prima consistente riduzione della previsione di spesa del Consiglio effettuata alcuni mesi fa ed in gran parte dovuta al fatto che non si prevedeva di effettuare, nel corso dell'anno, le spese relative alla sistemazione di Palazzo Lascaris - riduzione che per unanime decisione dell'Ufficio di Presidenza era stata chiesta alla Giunta, come è stato puntualmente fatto, di destinare come intervento per i danni alluvionali subiti dalle campagne piemontesi - l'Ufficio di Presidenza ha ieri constatato che alla chiusura della gestione 1976 è prevedibile un avanzo di amministrazione di almeno 150 milioni.
Quest'ultimo risparmio è frutto di una politica della spesa che l'Ufficio di Presidenza ha volutamente contenuto in termini di risparmio delle spese correnti, come la situazione economica nazionale e regionale richiede.
Le principali voci che concorrono a formare questo avanzo sono: le spese di rappresentanza; le spese di funzionamento dei servizi consiliari quelle per indagini conoscitive; quelle per adesione a convegni e congressi e già i primi frutti di un certo risparmio nelle spese postali che sono come voi sapete, enormi e da questo si constata che i provvedimenti decisi assieme hanno immediatamente dato dei benefici.
La determinazione della destinazione della somma risparmiata è stato deciso di concertarla fra tutti gli organi del Consiglio e la Giunta, per un investimento che raccolga gli unanimi consensi di tutte le forze presenti nel Consiglio regionale. La determinazione della destinazione della somma sarà fatta di comune intesa.
Non ho altre comunicazioni da fare.
Le dichiarazioni di voto preferite farle alla fide, oppure le volete svolgere adesso?



BIANCHI Adriano

Adesso.



PRESIDENTE

Va bene, non vi sono difficoltà.
Chi chiede di parlare per dichiarazione di voto? Il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, il collega Paganelli ha già fornito in termini lucidi, meditati, seri, i giudizi tecnici e politici del mio Gruppo che conducono alla posizione del voto negativo e che esprimono gli atteggiamenti positivi e costruttivi del Gruppo D.C.
Credo che una piccola postilla, non tecnica, mi sia però consentita in ordine alle dichiarazioni fatte dal Presidente, cioè ribadire che siamo molto lieti che la Regione abbia acquisito, nascendo, crescendo, facendosi le strutture, una capacità di spesa maggiore. Per una parte riterrà certo anche il Presidente con me che questo era assolutamente naturale e fisiologico, un bambino che nasce, man mano crescendo, aumenta la sua capacità di reggere pesi; però vorrà, Presidente, darmi anche atto che la presentazione di questi dati, un pochino acritica e presentata come un bollettino della vittoria in extremis, non consente un'analisi, o mette in difficoltà perché di fronte ad una contestazione sembra quasi esprimere un dispetto per fatti che invece hanno degli aspetti positivi e che ci possono trovare in una posizione comune e concorde. Ci sono degli evidenti squilibri, c'è un salto quantitativo, ad un certo punto, che non consente la comparazione di tempi diversi, qualcosa di più forse andava detto, ma capisco, chi opera ha bisogno di documentare che si risponde a tutti gli impegni. Ed allora dal 1972/'73/'74 e poi al 1975.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

C'è l'onere ospedaliero.



BIANCHI Adriano

Appunto, ci sono i 200 miliardi per gli ospedali. Simonelli, che è attento, ha colto già queste cose per l'aria e l'ha subito detto: c'è questo salto che naturalmente modifica in modo macroscopico i termini della comparazione. La nostra attenzione sarà accentuata per verificare gli adempimenti sui quali si è impegnata la Giunta. Simonelli ancora adesso ci ha ricordato che si tratta di un bilancio di verità amara, di un bilancio provvisorio, introduttivo, di un appuntamento; a questo appuntamento saremo presenti con anticipo, possibilmente, se ci sarà consentito, perché qui non si tratta di firmare una cambiale in bianco (si usano questi termini) abbiamo invece consentito che si possa riscuotere un assegno ed andremo a verificare come si impiega il riscosso, non tanto come si utilizza un titolo dietro il quale non si sa bene quale provvista vi sia.
Come conclusione, in una dichiarazione di voto dobbiamo registrare con riferimento all'appassionato, come egli stesso l'ha definito intervento di Bontempi - un mutamento: la tentazione (che vorremmo poter vedere superata in modo definitivo e costruttivo) di fare confronti continuamente tra un certo passato e un certo presente, non ha consentito di far passare senza osservazioni il fatto che il modo nuovo di governare e un'esigenza che si è proposta in termini quasi più pressanti e drammatici per l'attuale maggioranza rispetto ad atteggiamenti trionfalistici, a posizioni che ne hanno caratterizzato l'avvio, non che abbiamo sempre da rifare esami, rivedere situazioni. C'è una dura forza di persuasione che viene dai fatti e questa dura forza di persuasione ha ottenuto dei risultati nei comportamenti delle forze politiche e di quelle che hanno l'iniziativa come maggioranza. Si vorrà dare atto che in questa forza pressante dei fatti c'è, modesta forse, ma anche come fatto obiettivo, la presenza di una forza politica, di una collaborazione oppositiva perch l'opposizione, anche quando è dura, quando è polemica, tende a uscire in risultati positivi per la gente che da fuori guarda e ne aspetta l'azione.
E non vorrei essere trionfalistico, ma, credo, siamo molto lontani dalle mete che ci proponiamo, credo che nessuno si aspettasse, dopo i risultati del 15 giugno e anche del 20 giugno una D.C. così compatta, così attenta e forse migliore di quando le responsabilità più dirette di potere non le consentivano di esprimere il meglio di sé.
Neanche accarezziamo come posizione facile e nobilitante quella dell'opposizione, perché sentiamo che questa non ci esonera dal mettere le mani nelle situazioni difficili e dall'impegnarci, e questo noi faremo con tutte le capacità che ci sono consentite. Quindi il nuovo modo di governare diviene un'esigenza rilevante rispetto a tutta la metodologia ed al modo di proporsi di fronte ai problemi, per il nuovo modo quindi di interpretare i fatti, di agire, di proporre, di rappresentare, di decidere, un nuovo modo di costruire il Paese. Ma questo nuovo modo non è un fatto, sanzionatorio di una metodologia in sé condannata e da condannare per sempre, è la lezione della storia e dei fatti che ci induce ad essere all'altezza dei problemi che sono gravissimi e ci impedisce di fare delle prognosi troppo sicure su quello che sarà l'avvenire, mentre ci induce ad assumere gli atteggiamenti interiori e politici atti ad affrontare con virilità le difficoltà che vengono avanti.
E quindi chiudiamo, chiudendo quest'anno, una forma di polemica, che diventa ormai sterile, tra un vecchio che qualcuno dovrebbe rappresentare e un nuovo che in qualche modo qualcuno avrebbe introdotto; c'è del vecchio e del nuovo per tutti, c'è un vecchio da abbandonare per tutti e c'è un nuovo da costruire per tutto il Paese. E allora noi, nel rigore che ricerchiamo nella nostra azione di opposizione, vogliamo rappresentare in questo senso il nuovo che diamo come contributo allo sviluppo della comunità regionale.
Perciò il nostro voto negativo, che è anche giustificato per il fatto che non può essere la firma della quietanza o del rendiconto finale del mandato che la Giunta ha, insieme possiede la carica estremamente positiva dell'impegno per il piano di sviluppo, per tutte le leggi che ne costituiscono la strumentazione, per i problemi dell'assetto del territorio, per quella serie di problemi per i quali la riduzione delle risorse, collega Simonelli, non sarà giustificante rispetto ad una caduta di iniziativa da parte della Regione, c'è tutta una vasta gamma di interventi nei quali la carica politica di quadro, di metodologia, di sollecitazione è molto più elevata di quanto non possa essere espressa dai termini quantitativi delle somme da impiegare.
In questa direzione, che affinerà anche il nostro modo di fare politica, saremo presenti, come siamo stati sollecitati, con la nostra proposta, con la nostra iniziativa, come sempre abbiamo cercato di fare anche se non sempre riuscendoci al livello che ci proponevamo.
Concludo con l'augurio a tutti, al Presidente che ci ha sempre retto con efficienza, con bravura e con l'equilibrio massimo che è consentito a chi è fortemente impegnato in una certa direzione politica, perché il nuovo anno ci consenta dibattiti aperti, anche duri, chiari, ma nei quali la popolazione, la gente si riconosca, veda riflessi i propri problemi reali e non le ragioni dialettiche di confronti tra gruppi teatrali.



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni di voto? Mi permetto, prima di dare la parola alla signora Castagnone Vaccarino di sottolineare che alcune frasi del collega Bianchi valgono un po' per tutta l'assemblea, devono essere accolte da tutta l'assemblea e vanno ben al di là di una dichiarazione di voto di un solo Gruppo.
La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE Aurelia

Nel momento in cui annunciamo il nostro voto negativo sottolineiamo il significato di stimolo di questo voto.
Il voto negativo è un no alle non scelte. Il Gruppo repubblicano è invece sempre disponibile al confronto sulle scelte, sia quelle che dovranno essere in negativo per eliminare ciò che nelle nostre leggi è superfluo, o superato, o non prioritario, sia quelle positive per quanto riguarda le scelte di piano.
In un momento così grave per la vita del Paese e del Piemonte sottolineiamo l'apporto delle minoranze in sede di Commissione, nelle consultazioni, in sede di dibattito consiliare. Questo apporto non mancherà certo, almeno da parte nostra, per il 1977. Quali che siano le forze politiche al governo, la credibilità della democrazia passa attraverso l'impegno di tutte le forze politiche, ciascuna nella sua precisa collocazione; questa collocazione critica e contemporaneamente costruttiva è oggi e sarà nel 1977 quella del PRI.
Molti auguri a tutta l'assemblea per il prossimo anno e per il lavoro che dovremo svolgere assieme.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Nell'esprimere il voto favorevole del Gruppo comunista ritengo di dover riprendere, sia pure in maniera molto breve, l'intervento reso qui in sede di dichiarazione di voto dal collega Bianchi, un intervento che non ho nessuna difficoltà a dire che mi è piaciuto, un intervento reso anche, se mi è permesso, ad un livello che auspichiamo sia una delle componenti del nuovo modo di fare politica. E gli accenni fatti dal collega Bianchi a che cosa c'è di vecchio, a che cosa c'è di nuovo nelle varie forze politiche sono accenni che dobbiamo fare nostri con realismo, con serenità soprattutto con l'amore rigoroso per la verità, che è poi la condizione di fondo per essere capiti e compresi dalla gente.
Con questo ritengo che poi ogni parte politica nella sua storia ideale culturale , nel suo patrimonio di idee e di proposte, abbia da riprendere gli elementi che ne danno l'identità e la continuità. Penso che il salto di qualità vero a cui siamo chiamati oggi dalla storia è quello di partire sì da queste "individualità ideali" ma per giungere a stabilire un metodo permanente di confronto costruttivo tra le forze politiche perché sappiamo che il male profondo del passato è stato spesso dare premio - e lo sappiamo bene perché ne abbiamo ricevuto tutti gli effetti negativi - noi comunisti dico, dare premio ai momenti di schieramento, di discriminazione, di apriorismo ideologico.
La gravità del momento, la vita ed il futuro stesso della nostra democrazia esigono che gli elementi di divisione e di distruzione vadano ricomposti in un nuovo livello che sia quello dell'affrontare i problemi (dell'economia, della società, delle istituzioni) e affrontarli attraverso un confronto reale in maniera che non ci siano degli esclusi e che gli esclusi siano quelli che si prendono la responsabilità di autoescludersi dal confronto sui contenuti e sulle cose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Richiamo le argomentazioni fatte nella discussione generale a fondamento del voto contrario. Ovviamente non posso che associarmi ai discorsi di augurio che rivolgo in prima persona al Presidente della Giunta ed a lei, signor Presidente, e quindi a tutti i colleghi Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Nel dichiarare il voto favorevole vorrei cogliere nell'intervento dell'Assessore al bilancio la positività e l'impegno chiaro che è stato espresso da parte della Giunta quale volontà di trasferire i buoni propositi in termini operativi. Di fronte ai timori che un certo tipo di bilancio fosse provvisorio, in attesa della dichiarazione di un fallimento della linea politica generale, la maggioranza con estrema chiarezza, con la modestia di chi è sicuro dei risultati raggiungibili, si augura che a questo tipo di impegno possa giungere l'apporto di esperienze ed eventualmente di consensi che possano confluire nel momento in cui le scelte diventeranno definitive ed operanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente, richiamandomi alle considerazioni fatte nell'intervento di stamane, il collega Carazzoni ed io voteremo contro.



PRESIDENTE

Se più nessuno chiede di parlare possiamo passare all'esame dei singoli articoli. Vi dò lettura dell'articolo 1 avvertendovi però che è già stato presentato un emendamento modificativo da parte della Giunta.
"Articolo 1 - E' approvato in lire 422.289.000.000, come dalla tabella n. 1, annessa alla presente legge, lo stato di previsione dell'entrata della Regione per l'anno finanziario 1977.
Sono autorizzati, secondo le leggi in vigore, l'accertamento e la riscossione dei tributi istituiti dalla Regione, la riscossione dell'imposta locale sui redditi con l'aliquota stabilita dalla Regione ed il versamento, nella cassa della Regione, delle somme e dei proventi dovuti nell'anno finanziario 1977".
L'emendamento consiste sostanzialmente in una variazione della cifra che non dovrebbe più essere di lire 422.289.000.000, ma di lire 422.635.000.000.
La Giunta desidera illustrare l'emendamento? E' molto chiaro.
La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Poiché gli emendamenti sono conseguenti ad un accordo che abbiamo raggiunto in Commissione, sugli emendamenti, per distinguerci dal voto contrario che diamo sul bilancio, ci asteniamo.



PRESIDENTE

Vi sono altri interventi? Non ve ne sono.
Passiamo alla votazione per alzata di mano dell'emendamento all'art. 1.
E' approvato con 41 voti favorevoli, 2 contrari e 14 astenuti.
Passiamo ora alla votazione dell'art. 1 così emendato.
Vi sono dichiarazioni di voto? Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 57 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - E' approvato in lire 422.289.000.000 come dallo stato di previsione di cui alla tabella n. 2, annessa alla presente legge, il totale generale delle spese della Regione per l'anno finanziario 1977.
E' autorizzato il pagamento delle spese, in conformità allo stato di previsione di cui al precedente comma".
Anche per questo articolo c'è un emendamento modificativo della Giunta e cioè la cifra di 422.289.000,000 viene modificata in 422.635.000.000.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento.
E' approvato con 41 voti favorevoli, 2 contrari e 14 astenuti.
Passiamo alla votazione dell'art. 2 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 57 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 - E' approvato il quadro generale riassuntivo del bilancio per l'anno finanziario 1977 annesso alla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 57 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
"Articolo 4 - Sono considerate spese obbligatorie e d'ordine, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 40 del R.D. 18 novembre 1923, n. 2440 quelle descritte nell'elenco n. 1, annesso allo stato di previsione della spesa.
Il Presidente della Giunta regionale, su conforme deliberazione della Giunta, dispone con proprio decreto il prelevamento, dal fondo di riserva per le spese obbligatorie e d'ordine, di cui al capitolo n. 10140, delle somme da iscrivere nei capitoli di spesa indicati nell'elenco di cui al precedente comma".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 57 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
"Articolo 5 - E' approvato l'elenco n. 2, annesso allo stato di previsione della spesa, dei capitoli relativi alla restituzione di somme avute in deposito o comunque introitate per conto di terzi.
Il Presidente della Giunta regionale, su conforme deliberazione della Giunta regionale, dispone con proprio decreto l'iscrizione, in corrispondenza con gli accertamenti delle entrate, delle somme occorrenti per la regolazione delle spese di cui al precedente comma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 57 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
"Articolo 6 - Per provvedere ad eventuali deficienze nelle assegnazioni di bilancio, che non riguardino le spese di cui ai precedenti articoli 4 e 5, il Presidente della Giunta regionale, su conforme deliberazione della Giunta, provvede, con proprio decreto, in conformità dell'articolo 42 del R.D. 18 novembre 1923, n. 2440, al prelevamento di somme dal fondo di riserva per le spese impreviste, di cui al capitolo n. 10160 ed alla loro iscrizione nei capitoli da integrare od in capitoli nuovi.
I decreti del Presidente della Giunta regionale che dispongono i prelevamenti dal fondo di cui al comma precedente, sono pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione e sono presentati entro 30 giorni dalla pubblicazione al Consiglio per la convalida con legge regionale" Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 57 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri L'art. 6 e approvato.
"Articolo 7 - Il Presidente della Giunta regionale, su conforme deliberazione della Giunta regionale, dispone con proprio decreto l'iscrizione delle somme assegnate alla Regione dallo Stato in capitoli istituiti o da istituire nello stato di previsione dell'entrata, anche in eccedenza alle dotazioni ad essi eventualmente conferite, nonch l'iscrizione di dette somme in corrispondenti capitoli di spesa ed in conformità alle loro specifiche destinazioni".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 54 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
"Articolo 8 - Le somme ripartite a favore della Regione Piemonte sul fondo per il finanziamento dei programmi regionali di sviluppo di cui all'articolo 9 della legge 16 maggio 1970, n. 281, in eccedenza a quelle stanziate nel capitolo n. 140 dello stato di previsione dell'entrata, sono iscritte nel capitolo n. 140 medesimo e nel fondo di cui al capitolo n.
13950 dello stato di previsione della spesa con la procedura di cui al precedente articolo.
Con analoga procedura si provvederà all'iscrizione, nei capitoli n. 143 dello stato di previsione dell'entrata e n. 13960 dello stato di previsione della spesa, delle somme assegnate per le finalità indicate da leggi di contenuto particolare per le quali sia prevista la confluenza nel fondo regionale di sviluppo.
Le somme di cui ai precedenti commi verranno utilizzate per il finanziamento delle spese stabilite nei provvedimenti legislativi statali o regionali a cui si riferiscono e, ove prescritto, secondo gli indirizzi di cui alle deliberazioni del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
"Articolo 9 - Sono confermate, per l'anno finanziario 1977, le autorizzazioni di spesa: di 10.000 milioni per la concessione dei contributi in capitale nelle spese per la costruzione di collettori e di impianti di depurazione degli scarichi di acque reflue, di cui alla legge regionale 29 aprile 1975, n.
23 di 1.120 milioni per la concessione di contributi per l'acquisto di autobus destinati al trasporto pubblico di persone, di cui alla legge regionale 11 novembre 1976, n. 54 di 2.000 milioni per la concessione di contributi per il rinnovo e l'efficienza del materiale rotabile delle imprese esercenti autoservizi di linea di cui alla legge regionale 11 novembre 1976, n. 54 di 10.100 milioni per la concessione dei contributi in capitale per il miglioramento ed il potenziamento della zootecnia, di cui alla legge regionale 2 luglio 1974, n. 17 di 650 milioni per la concessione di contributi in capitale a favore di cantine sociali, di cui alla legge regionale 11 settembre 1974, n. 31 di 2.000 milioni per la concessione dei contributi in capitale per opere di urbanizzazione primaria di aree destinate ad insediamenti industriali ed artigianali, di cui alla legge regionale 9 aprile 1975, n.
21 di 300 milioni per la concessione delle rate dei contributi quinquennali per investimenti nel settore del turismo e dell'industria alberghiera, di cui alla legge regionale 13 agosto 1974, n. 23.
Sono altresì confermate le autorizzazioni ad accendere i mutui indicati nelle leggi regionali di cui al precedente comma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
"Articolo 10 - La spesa per la concessione all'Istituto di Ricerche Economico-Sociali (I.R.E.S.) del contributo di cui all'articolo 12, lettera b), della legge regionale 2 settembre 1974, n. 29 è determinata, per l'anno finanziario 1977, in 600 milioni ed è iscritta nel capitolo n. 970 del relativo stato di previsione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
"Articolo 11 - E' approvato il bilancio di previsione dell'Azienda regionale per la gestione della tenuta "La Mandria" per l'anno finanziario 1977, allegato al quadro generale riassuntivo della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
"Articolo 12 - La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell' articolo 45 dello Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Si procede ora alla votazione dell'intero disegno di legge. Vi sono richieste di parola? Non ve ne sono.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri Il disegno di legge n. 155 è approvato.


Argomento: Comprensori

Sui ricorsi presentati in merito alle elezioni comprensoriali


PRESIDENTE

Prima di concludere i nostri lavori abbiamo ancora una breve relazione che il Presidente della I Commissione deve tenere in merito ai ricorsi sulle elezioni comprensoriali.
La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Presidenza del Consiglio ha trasferito alla I Commissione un gruppo di ricorsi relativi alle elezioni dei Comitati comprensoriali svoltesi il 19 novembre scorso I ricorsi sono stati suddivisi dalla Commissione in tre gruppi: alcuni non sono tenuti in considerazione, perché pervenuti alla Giunta prima della proclamazione dei risultati elettorali e pertanto, in base alla legge istitutiva che regola la materia, non possono essere qualificati "ricorsi" perché si fa ricorso entro dieci giorni dal momento della proclamazione sono stati considerati dalla Commissione come indicazioni, sollecitazioni inviti, tipo quello che il collega Oberto aveva presentato in questo Consiglio su certi risultati che si conoscevano in ordine all'elezione nel Comune di Ivrea. In ogni caso, anche fossero stati presentati tempestivamente, non potevano essere accolti perché generici, senza alcun interesse soggettivo.
Altri due in modo particolare non sono stati considerati dalla Commissione per motivi di forma ed è stata interpellata la Giunta per sapere se da parte degli uffici, nella sede dello spoglio dei dati, si era tenuto conto di eventuali irregolarità.
I due ricorsi invece sui quali il Consiglio è chiamato a pronunciarsi sono: il primo presentato dal candidato Fiorenzo Sala il quale, con ricorso tempestivo pervenuto alla Segreteria della Giunta in data 10 dicembre 1976 ha evidenziato irregolarità nello spoglio elettorale avvenuto nei Comuni di Pomaro Monferrato, Pontestura, Villamiroglio, facenti parte del Comprensorio di Casale. La Commissione si è articolata in un lavoro di Sottocommissione, composta dal sottoscritto e dai colleghi Alberton e Dadone, che ha adempiuto alle formalità che risultano da lunghi verbali di cui, se il Consiglio è d'accordo, darei il sunto. (La Sottocommissione ha fatto i suoi accertamenti aprendo le buste regolarmente, controllando quello che c'era dentro e poi riferendo alla I Commissione la quale ha poi raggiunto i risultati di cui dirò in seguito).
Le doglianze presentate dal candidato Sala sono due: la prima relativa al Consiglio comunale di Pomaro Monferrato, infondata; risulta da copie fotostatiche a disposizione che non esistono irregolarità, che non esisteva nessuna scheda, come lui asseriva, portante un certo tipo di preferenza; la seconda, relativa al Consiglio comunale di Pontestura e di Villamiroglio.
Realmente era stato compiuto un errore, perché alla lista della D.C., PLI e indipendenti senza annullamento del contrassegno, erano state al fianco indicate tre preferenze di candidati della lista di Iniziativa Socialista Laici Indipendenti. In base all'art. 57 comma nono della legge elettorale comunale a cui faceva riferimento la regolamentazione delle elezioni per i Comprensori, questo voto deve essere attribuito alla lista di Iniziativa Socialista e non considerata nulla la scheda.
Si è anche valutato se tutto ciò avrebbe portato ad una modifica del risultato generale elettorale e da 209 voti si è passati a 211, si è controllato che questo aumento di voti della lista non incideva sulla ripartizione dei seggi, invece l'utilizzo delle preferenze incide sull'ordine delle preferenze stesse della lista di Iniziativa Socialista.
La Commissione ha accertato quali modificazioni si venivano a verificare sono stati espressamente indicati i candidati n. 3, 4, 11 e 12, ma quello che ci interessa è il rapporto tra il candidato n. 21 e il candidato n. 24.
Erano entrambi a pari numero di preferenze, 34, l'ultimo eletto risultava Davide Zemide, per motivi di età, con l'aggiunta di un voto il ricorrente Fiorenzo Sala ha raggiunto la quota 35 per cui deve essere considerato l'ultimo eletto, mentre Davide Zemide viene retrocesso nella posizione di primo escluso.
Pertanto la Commissione invita il Consiglio ad accettare il ricorso in questione ed a dare mandato alla Giunta perché provveda agli incombenti relativi di proclamazione di sostituzione dell'atto.
Il secondo ricorso è un caso strettamente di interpretazione giuridica riguarda l'art. 12 comma terzo della legge ed è stato presentato dai Signori Adriano Ferrara, Alfonso Francesca ed Egidio Ticozzi, relativamente all'elezione avvenuta al Consiglio comunale di Novara. E' da precisare che il comma tre dell'art. 12 della legge parla esplicitamente dei Consigli provinciali e dei Consigli comunali dei capoluoghi di provincia indicando che si deve garantire la rappresentanza proporzionale dei Gruppi consiliari al termine delle elezioni. In questo caso i ricorrenti denunciano che il tipo di votazione effettuato nel Consiglio comunale di Novara non ha garantito il diritto che la legge tutelava, talché il Gruppo del M.S.I.
D.N., con tre Consiglieri non ha avuto nessun eletto, mentre il P.R.I., con un solo Consigliere, ha avuto un eletto. Indubbiamente non si è proceduto neanche nel senso dell'interpretazione autentica che l'VIII Commissione aveva dato di formazione di liste che potessero garantire questo esercizio per cui la Commissione ha ritenuto, all'unanimità, di accettare il ricorso perché valido, anche in aderenza ad un principio di eguaglianza a quello che è avvenuto ai Consigli comunali di Torino e di Vercelli.
Devo in merito anche segnalare al Consiglio - affinché informazioni di stampa non possano creare diverse interpretazioni - che la Commissione ha anche valutato (indipendentemente dal fatto che questo non era il termine di ricorso, ma mi pare corretto riferirlo ai Consiglieri che dovranno procedere alla decisione terminale) che la ripetizione delle elezioni nel Consiglio comunale di Novara non pregiudica assolutamente la funzionalità e la legale costituzione del Comitato comprensoriale di Novara, perché il Presidente è stato eletto dal Consiglio provinciale, non dal Consiglio comunale: su 80 Consiglieri il Presidente ha avuto 65 voti, togliendone 16 cioè i rappresentanti eletti dal Consiglio comunale di Novara, si arriva a 49, mentre la metà più uno fa 41. Questo è il principio assodato che viene applicato in maniera costante, uniforme, verso tutte le eventuali irregolarità esistenti nella formazione degli organi collegati e pertanto in aderenza a questo principio, la Commissione, all'unanimità, ha richiesto l'accoglimento del ricorso dando mandato alla Giunta di prendere gli opportuni provvedimenti.
Le delibere sono state formalizzate e dovrebbero già essere pervenute al tavolo della Presidenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, Consiglieri, per debito di riconoscenza e con riferimento al ricorso che è stato esaminato dalla Commissione competente sull'eccezione sollevata dal Gruppo M.S.I.-D.N., di Novara, debbo pubblicamente dare atto al rappresentante della Giunta Bajardi, al Presidente della Commissione Rossotto, a tutti i Commissari componenti della serenità e dell'obiettività con la quale è stata esaminata la questione. E', più che un riconoscimento, una doverosa presa d'atto che desideravo qui fare.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Passiamo allora all'esame delle singole delibere.
La prima così recita: "Il Consiglio regionale, udita la relazione della I Commissione relativa al ricorso presentato da Adriano Ferrara, Alfonso Francesca e Egidio Ticozzi in data 15.12.1976 sulla designazione dei Consiglieri comprensoriali in rappresentanza del Comune di Novara delibera: di accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione unitamente al verbale della I Commissione di dar mandato alla Giunta regionale per gli ulteriori adempimenti del caso".
Vi sono richieste di parola? Chi è d'accordo alzi la mano.
E' approvata all'unanimità dei 51 Consiglieri presenti in aula.
Vi leggo la seconda delibera: "Il Consiglio regionale, udita la relazione della I Commissione relativa al ricorso presentato da Fiorenzo Sala, Consigliere del Comune di Mombello (AL) in data 10.12.1976 sulle votazioni dei Consigli comunali di Pomaro Monferrato, Pontestura Villamiroglio, delibera: di accogliere il ricorso in oggetto, che si allega alla presente deliberazione unitamente al verbale della I Commissione di dare mandato alla Giunta regionale di provvedere in merito".
A me è parso di capire che il ricorso nei confronti del Comune di Pomaro Monferrato non vale. E' così?



ROSSOTTO Carlo Felice

Per Pomaro è tutto regolare.



PRESIDENTE

Allora bisogna cambiare la delibera. Il ricorso lo accogliete per tutti e tre o per due?



ROSSOTTO Carlo Felice

C'è il verbale, Presidente.



PRESIDENTE

Va bene, allora alleghiamo il verbale.
Vi sono richieste di parola? Chi è d'accordo alzi la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 51 Consiglieri presenti.


Argomento: Formazione professionale

Esame disegno di legge n. 143: "Modificazioni della legge regionale 4 maggio 1976, n. 19 ed integrazione di spesa per la formazione professionale"


PRESIDENTE

C'è ancora una questione da dibattere, già annunciata ieri sera in chiusura di seduta, ma che l'Assessore Fiorini desidera venga esaminata



FIORINI Fausto, Assessore alla formazione professionale

E' una spesa che, se non viene votata questa sera, va poi ad economia mentre vorremmo utilizzarla per il cap. 344. D'altra parte credo che su questo ci sia l'accordo completo della Commissione competente.



PRESIDENTE

In sostanza si tratta del disegno di legge n. 143: "Modificazioni della legge regionale 4.5.1976 n. 19, ed integrazioni di spesa per la formazione professionale".
Il testo, su cui ha espresso parere favorevole tutta la Commissione consta di due articoli di legge Chiede di parlare la signorina Vietti, ne ha facoltà



VIETTI Anna Maria

La Commissione ha già espresso parere favorevole ad alcuni corsi che senza l'approvazione di questa legge, non avrebbero possibilità di finanziamento. Se non si approvasse la legge, sarebbe impossibile provvedere ad adempimenti su cui già c'è il parere unanime della Commissione.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Passiamo quindi all'art. 1.
"Articolo 1 - Ai fini della concessione di contributi, ad Enti pubblici e privati, per l'organizzazione ed il funzionamento di corsi di formazione ed addestramento professionale e dei corsi per apprendisti, ai sensi delle leggi 29 aprile 1949 n. 264, 4 maggio 1951 n. 456, 2 aprile 1968, n. 424 e 13 luglio 1966, n. 615, è autorizzata l'ulteriore spesa di lire 172.350.000.
Alla spesa di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento del capitolo n. 548 istituito nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976 ai sensi della legge regionale 4 maggio 1976 n. 19, e mediante l'iscrizione della somma di lire 172.350.000 al capitolo n. 344 dello stato di previsione medesimo.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 45 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - (Dichiarazione d'urgenza) - La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi del sesto comma dell'articolo 45 dello Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti:42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Se nessuno chiede di parlare, possiamo passare alla votazione del disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri Il disegno di legge n. 143 è approvato.
Comunico che con l'inizio del prossimo anno, molto probabilmente lo Statuto regionale sarà approvato nella nuova edizione, per cui qualche noia, come quella degli appelli nominali, ci sarà in qualche misura risparmiata.
Siamo veramente alla fine, tanti auguri di buone feste a tutti i Consiglieri a nome della Presidenza e grazie per la collaborazione e per il buon funzionamento del Consiglio regionale.
Ritengo che il Consiglio sarà riconvocato attorno al 13 gennaio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,15)



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