Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.85 del 02/12/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Sono presenti nella tribuna del pubblico gli allievi della Scuola Media "Cesare Balbo" di Torino. Esprimo loro il saluto di tutto il Consiglio regionale, ma li prego di osservare il più scrupoloso silenzio durante i lavori dell'assemblea.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Iniziamo i nostri lavori con l'approvazione dei verbali delle precedenti sedute. I processi verbali delle adunanze del 18, 24 e 25 novembre sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni li intendiamo approvati. Bene allora passiamo al punto successivo.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Benzi: "Atteggiamento della Giunta regionale sul problema della metropolitana torinese"


PRESIDENTE

Il punto secondo dell'o.d.g. reca: "Interpellanze ed interrogazioni".
La prima interrogazione in elenco è quella presentata dal Consigliere Benzi relativa all'"Atteggiamento della Giunta regionale sul problema della metropolitana torinese". Risponde l'Assessore competente Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità e trasporti, attuazione e gestione delle infrastrutture

L'attività dell'Amministrazione regionale in ordine alla presentazione da parte del Comune di Torino di un piano dei trasporti nel cui ambito indicare gli interventi da sottoporre ad esame e verifica del Ministero dei Trasporti, al fine di innescare il dispositivo previsto dalla legge 1042 si è sviluppata su più terreni: 1) - innanzi tutto con un'iniziativa politica e di coordinamento generale tramite la convocazione di tre sedute del Comitato regionale di coordinamento dei trasporti 2) - il secondo terreno di attività ha riguardato il contributo dell'Assessorato regionale all'ufficio del piano, nell'informazione a carattere tecnico.
In particolare sono state presentate, oltre le indicazioni del piano territoriale di coordinamento ed i programmi di interventi delle FF.SS. sul nodo di Torino, le proposte della Regione per quanto riguarda le FF.SS., la rete e le corse dei servizi pubblici su gomma per tutto il comprensorio.
Tutto ciò è contenuto in sintesi nel piano di sviluppo '76/80 ed esteso in documenti in possesso già della Commissione consiliare.
Nelle prossime settimane il Consiglio regionale, previo parere del Comitato regionale di coordinamento dei trasporti, sarà chiamato ad esprimere il proprio parere sulle proposte delle FF.SS. E' in corso una verifica per controllare se l'ultimo documento delle FF.SS., approvato dal CIPE, corrisponde ai documenti che sono stati a suo tempo trasmessi alla Regione.
In terzo luogo è stata costituita una Commissione formata da funzionari del Ministero dei Trasporti, della Regione e del Comune di Torino per l'esame preventivo del piano.
Infine hanno avuto luogo una serie di riunioni e tra queste, la più importante, quella del 17 u.s. a Roma con il Ministro dei Trasporti, alla presenza di rappresentanti dell'Amministrazione regionale dell'Amministrazione provinciale e del Comune di Torino, oltre che di un gruppo di parlamentari.
In tale incontro sono stati esaminati pure i problemi dell'aeroporto di Caselle e della ferrovia Torino-Ceres.
Per quanto riguarda la riorganizzazione del sistema dei trasporti nell'area torinese, il Comune ha richiesto al Ministero che i fondi stanziati dalle leggi 1042 e 493, anziché essere vincolati alla realizzazione di un impianto metropolitano sotterraneo, siano destinati a finanziare il progetto diverso che l'Amministrazione comunale ha definito nelle sue linee generali.
Questa richiesta è spiegata dal fatto che il progetto del Comune di Torino corrisponde alle esigenze di traffico e di sviluppo dell'area metropolitana, mentre l'impianto sotterraneo è insieme sovradimensionato rispetto ai volumi di traffico e insufficiente rispetto alle esigenze complessive dell'area metropolitana. Nello stesso tempo il progetto di metropolitana sotterranea impone al Comune uno sforzo finanziario che la città di Torino non è assolutamente in grado di sopportare e che contrasta con la politica di austerità; il progetto elaborato dall'Amministrazione comunale di Torino risponde, invece, sia a criteri di funzionalità che a esigenze di economia.
Il Ministro dei Trasporti ha dichiarato di ritenere ragionevoli le proposte del Comune di Torino, ma ha sottolineato l'esigenza che questa soluzione venga realizzata attraverso un provvedimento legislativo per il quale il Ministero è disponibile e il Presidente della Commissione Trasporti, Libertini, ha dichiarato che la Commissione stessa è in grado di varare l'iniziativa legislativa in tempi rapidissimi.
Per coordinare questa iniziativa, che interessa quattro città, ha avuto luogo martedì della scorsa settimana, presso la Commissione trasporti della Camera, una riunione con i quattro Comuni interessati. Abbiamo avuto notizia che nel corso della riunione è stata esaminata una proposta di legge che affronta il complesso delle questioni richiamate, ossia: equivalenza del nuovo progetto presentato alle finalità a suo tempo approvate dal CIPE trasformazione del contributo statale in capitale, nello stesso importo fino all'80% ed in misura crescente negli anni successivi per un periodo di 20 anni anziché di 30 eventuale dilazione nell'inizio dei lavori previsti per il 31/12/1976.
L'insieme di questi orientamenti e decisioni consentirà di evitare che il Comune di Torino sia costretto a rinunciare al contributo statale e che si impegnino somme ingenti per le quali non esiste oggi alcuna concreta possibilità dell'amministrazione pubblica, come dimostrano i conteggi predisposti dall'Amministrazione comunale di Torino. Infatti, a fronte di un contributo statale del 4% per 30 anni con un contributo massimo di 180 miliardi, nello stesso periodo di tempo il Comune sarebbe chiamato ad una spesa di 1034 miliardi.
L'accoglimento della proposta di legge, mentre non comporta nessun onere aggiuntivo per lo Stato, riduce enormemente l'impegno aggiuntivo del Comune di Torino nel complesso, ma in particolare nel periodo di avvio potendo recuperare le annualità arretrate.
Proprio ieri si è svolta un'ultima riunione a Roma alla presenza del Ministro Ruffini il quale si è impegnato, prima della fine dell'anno, a presentare un decreto legge di proroga con scadenza al 31/12/76, il che comporta la necessità di una sua conversione in legge nel corso dei 60 giorni e dà tre mesi di tempo per essere concordata con gli altri gruppi parlamentari che hanno espresso un analogo intendimento e si possa procedere alla stesura quel documento di legge che non colga solo l'elemento della dilazione per la presentazione della domanda, ma quelle modificazioni dei contenuto e della forma nell'erogazione dei contributi dello Stato a cui ho fatto cenno poco fa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo ringraziare l'Assessore Bajardi per i nuovi elementi che ci ha fornito e che fino a ieri non conoscevamo.
In realtà avevo presentato un'interrogazione molto più semplice, volevo cioè sapere se il Comune di Torino sarebbe riuscito o no ad avere i 180 miliardi stanziati dal Governo con una legge particolare per le metropolitane.
E' vero, abbiamo avuto delle promesse, ma purtroppo i Ministri non sempre le mantengono e quindi una promessa ministeriale non è che mi soddisfi molto, non mi dà la certezza che questo denaro verrà a Torino e sarebbe una grossa iattura se non venisse perché perderemmo del lavoro per le aziende del settore e manterremmo una situazione abbastanza caotica nei trasporti urbani che tutti vorremmo vedere risolta.
Sarebbe stato bene che il Consiglio regionale fosse a conoscenza di questo piano perché i trasporti di Torino fanno parte del Comprensorio torinese, e quindi della Regione Piemonte. Non ne faccio nessuna colpa all'Assessore, anzi, lo ringrazio delle informazioni che ci ha dato, ma certamente Comune di Torino si comporta in modo difforme da come si comportava due o tre anni fa, quando l'Assessore ai Trasporti, l'allora collega Gandolfi, aveva preso in mano il settore e aveva fatto una certa azione che adesso non vediamo.
Pertanto, mentre sono senz'altro soddisfatto per l'esauriente risposta datami, ho i miei dubbii sulla possibilità che il Comune venga in possesso dei soldi che noi chiediamo.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Chiabrando: "Stato di erogazione dei contributi 1974 alle cooperative ed ai consorzi interessati"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Chiabrando: "Stato di erogazione dei contributi 1974 alle cooperative ed ai consorzi interessati". Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

I contributi alle spese di gestione del 1974, stanziati dalla Giunta regionale in data 24/3/1975 con delibere n. 162 e 163, sono stati pagati agli aventi diritto con gli ordinativi n. 85, 89, 90, 100, 101, 102, 114 tra l'8/7/1975 e il 17/7/1975, quindi mentre era in carica il collega Chiabrando come Assessore. Probabilmente o si tratta di amnesia, oppure egli intendeva riferirsi al 1975.



CHIABRANDO Mauro

Esatto, è un errore di dattilografia.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Se vuole riferirsi ai contributi alle spese di gestione del 1975 questi, deliberati dalla Giunta regionale in data 27/4/1976 con delibere n.
28 e 29, sono stati pagati tra il 3/8/76 e il 14/9/76. Se vuole posso leggerle i capitoli.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Chiedo scusa per l'errore materiale: si riferiva effettivamente al 1975 e non al 1974.
Prendo atto della comunicazione e mi dichiaro soddisfatto.
Per i pagamenti deliberati a marzo e pagati a luglio, c'è stato un mese o due di ritardo, ma nulla di male.
Vorrei però cogliere l'occasione per riferire all'Assessore (forse lo sa) che sovente in occasione delle consultazioni sulle leggi per l'agricoltura, emergono delle lamentele per i ritardi (non riferiti a questi casi, ma ad altri). Vorrei pregare l'Assessore di fare una verifica sia per quanto riguarda gli impegni, sia per quanto riguarda i pagamenti anzi, vorrei chiedere se è possibile avere anche la situazione generale dei pagamenti e degli impegni, perché non ne siamo più al corrente da molto tempo. C'era una situazione al 31 dicembre 1975,dopo di che non abbiamo più avuto dei dati. Se l'Assessore potesse farceli pervenire servirebbero a fugare le preoccupazioni e le lamentele che raccogliamo.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Beltrami e Vietti: "Intenzioni della Giunta per gli interventi nel settore traumatologico e neurotraumatologico"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Beltrami e Vietti, "Intenzioni della Giunta per gli interventi nel settore traumatologico e neurotraumatologico". Risponde l'Assessore alla sanità Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Concordo pienamente con i Consiglieri interroganti quando pongono l'accento sulle note carenze dell'anomala distribuzione dei centri di neurochirurgia della nostra regione. In particolare, risulta evidente l'insufficienza di questi indispensabili centri di alta specializzazione proprio nel comprensorio dell'area metropolitana torinese. I più accreditati indici di piano indicano in 0,09% i posti-letto per mille abitanti il fabbisogno di questo tipo di centri. Prendendo in considerazione solo il comprensorio torinese, con più di due milioni di abitanti, il fabbisogno risulta essere di 180 posti-letto; valutando invece la popolazione della provincia di Torino con due milioni 350.000 abitanti che verosimilmente per questo particolare tipo di esigenza e di alta specializzazione dovrà comunque sempre rifarsi a strutture collocate nell'area metropolitana, il fabbisogno risulta essere di 211 posti letto.
Attualmente l'unico centro collocato alle Molinette è dotato di 53 posti-letto. Vi è quindi la necessità di almeno due altri nuovi centri di neurochirurgia per coprire i fabbisogni dell'area metropolitana nel Comprensorio della provincia di Torino.
La Giunta regionale ha in corso un articolato programma per superare queste carenze attraverso due primi precisi orientamenti e cioè: il completamento dei servizi ospedalieri nella zona est della città mediante potenziamento della nuova Astanteria Martini, che potrà comprendere anche una nuova divisione di neurochirurgia; inoltre la creazione, in via prioritaria, della prevista divisione di neurotraumatologia nell'ambito dello specifico dipartimento traumatologico presso il C.T.O.
esplicitamente indicato nell'art. 18 della nota delibera consiliare del 30 aprile 1975, votato anche dai Consiglieri interroganti.
L'intera azione comprende poi alcuni quesiti in ordine alle attrezzature diagnostiche di cui i centri previsti e quelli esistenti devono essere dotati. Sotto questo profilo l'orientamento dell'Assessorato è estremamente esplicito, ritengo cioè che alcuni di questi centri debbano essere dotati delle attrezzature di base comunemente richieste per una corretta neurodiagnostica, nonché di idoneo personale specializzato. Va comunque sottolineato che la neurodiagnostica più avanzata si è recentemente arricchita di una nuova apparecchiatura più sofisticata, già in funzione presso centri ospedalieri di altre città italiane apparecchiatura denominata "Scanner" che integra e completa, per certe specifiche esigenze, le attrezzature diagnostiche tradizionali di base che sono tuttavia sempre necessarie.
Tali tipi di attrezzature, tenendo conto del loro alto costo e delle particolari esigenze del personale, nonché del fatto che il loro utilizzo non è di esclusiva pertinenza della sola neurochirurgia, non possono e non debbono essere moltiplicati in più centri. In altre parole, l'Assessorato non intende incentivare dei processi di inutile proliferazione, come è successo a suo tempo con le bombe al cobalto, né intende che la dotazione di un simile prezioso strumento, ormai indispensabile per l'area metropolitana, debba costituire unicamente una discutibile occasione di lustro, di prestigio di questa o di quella sede ospedaliera e per gli operatori delle medesime.
L'assegnazione di questo nuovo tipo di attrezzatura dovrà essere condizionata da tre essenziali elementi e cioè: dovrà essere a disposizione delle esigenze di tutti gli ospedali dell'area e, se necessario, in un primo tempo, dell'intera regione, comunque interessati ai problemi diagnostici neuro chirurgici e neurologici; dovrà consentire la concentrazione di personale specializzato idoneo e sufficiente; dovrà essere mantenuta in funzione per almeno due turni lavorativi giornalieri.
In altre parole, l'assegnazione di questa nuova attrezzatura diagnostica verrà decisa unicamente in funzione della triplice garanzia dell'utilizzazione interospedaliera, della reale efficienza funzionale e infine della massima continuità di utilizzo.
I Consiglieri interroganti hanno inoltre posto l'accento sul problema connesso alla neurochirurgia infantile e alla diagnostica ad essa collegata. Penso che intendessero richiedere l'istituzione di separati centri per la neurochirurgia infantile, cosa palesemente non realistica e metodologicamente non corretta. Ritengo invece che concorderanno con me sull'opportunità che nell'ambito della rete di centri neurochirurgici che ho sommariamente delineato, debbano trovare adeguata soluzione anche i problemi traumatologici, tumorali e malformativi dell'infanzia naturalmente in collegamento coi presidi pediatrici.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Ringrazio l'Assessore per la risposta molto dettagliata nei particolari relativi alle esigenze dei posti di neurochirurgia rapporto al piano ospedaliero.
Per quanto riguarda la risposta all'ultima parte della nostra interrogazione, relativa ai problemi dei traumi infantili, non è che noi chiedessimo l'istituzione di un reparto di neurochirurgia nell'ospedale infantile, mettevamo soltanto in rilievo come nell'area metropolitana siano carenti i posti di neurochirurgia, come lo stesso Assessore ha ammesso.
Siamo perciò lieti che si preveda l'istituzione di nuovi centri all'Astanteria Martini ed al CTO. Devo però rilevare che dell'istituzione di un nuovo centro al CTO si parla ormai da oltre un anno senza risultati apprezzabili, mentre c'è una vera carenza nel settore, nella nostra Regione.
Come abbiamo affermato nell'interrogazione, per la neurochirurgia occorre una diagnosi precisa, che può essere effettuata soltanto da personale specializzato; per quanto riguarda i bambini non soltanto si deve tener conto dei traumi, ma anche delle affezioni tumorali e malformative che esigono un trattamento specifico, collegato a presidi pediatrici.
D'altra parte, dalle stesse notizie di stampa abbiamo rilevato come attualmente esista presso il Regina Margherita di Torino un reparto ai neuroradiologia che potrebbe essere collegato, con un'organizzazione dipartimentale, al nuovo centro di neurochirurgia del CTO che deve essere istituito. Da informazioni che abbiamo assunto, sappiamo che il centro di neuroradiologia del Regina Margherita funziona da ben cinque anni e che ha diagnosticato numerosi tumori celebrali, ematomi da traumi ed idrocefali che il personale che presta servizio è altamente specializzato e che il suo riconoscimento potrebbe essere già un primo passo verso l'istituzione del servizio dipartimentale presso il CTO.
Dalla nostra interrogazione non può emergere l'intenzione, che non c'è di dare prestigio ad alcune sedi ospedaliere, o al personale che vi opera siamo pienamente d'accordo che l'intera materia va vista nella programmazione, nell'utilizzo di strutture altamente specializzate che gli interventi richiedono. Non si può tuttavia non tener conto della grande rilevanza dei traumi infantili e di altre diagnosi necessarie nella materia, nonché dell'esistenza del centro di neuroradiologia che funziona da cinque anni all'ospedale Regina Margherita e che pare non potrebbe più continuare a funzionare. La neuroradiologia sarà sempre necessaria in rapporto agli interventi che si dovranno effettuare nel campo dei traumi per l'infanzia. Riteniamo quindi che questo problema debba essere esaminato, per dare una risposta immediata a questa importante esigenza per la città di Torino, perché i traumi cranici infantili sono numerosi; sono altresì numerose altre forme collegate i cui portatori, in genere, si rivolgono al Regina Margherita, che deve fare una prima diagnosi per rispondere alle esigenze della cittadinanza.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione urgente del Consigliere Marchini: "Iniziative che la Giunta regionale intende adottare in relazione alla notizia diffusa dal GR 3 secondo la quale le compagnie internazionali dei Wagons Lit hanno messo in vendita vecchie carrozze che potrebbero essere utilmente inviate in Friuli"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Marchini: "Iniziative che la Giunta regionale intende adottare in relazione alla notizia diffusa dal GR 3 secondo la quale le compagnie internazionali dei Wagons Lit hanno messo in vendita vecchie carrozze che potrebbero essere utilmente inviate in Friuli". Risponde il Presidente della Giunta regionale.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signor Consigliere, nel corso della visita nel Friuli abbiamo esaminato anche alcune priorità di intervento da parte della nostra comunità rispetto alle popolazioni colpite; la possibile utilizzazione di vagoni ferroviari o di vagoni letto è stata fatta oggetto di un attento confronto con i responsabili delle zone terremotate. Abbiamo visto che qualche vagone ferroviario era stato utilizzato, purtuttavia abbiamo ritenuto di dare priorità ad altri interventi che in quella direzione, dal punto di vista della spesa e dell'utilizzazione, forse meglio corrispondono alla situazione in atto nel Friuli Infatti la richiesta che viene formulata è soprattutto rivolta all'utilizzazione di case prefabbricate, di edifici scolastici, di roulottes che permettano alla notte di dormire con tranquillità.
Un vagone letto è certamente utile, ma per il costo a cui si va incontro, per le difficoltà di trasporto e di collocazione, da un punto di vista economico non corrisponde alle necessita attuali.
Il Comune di Torino e l'Azienda trasporti hanno provveduto ad inviare una serie di pullman non più in grado di circolare all'interno della città per metterli a disposizione delle comunità locali. Forse il pullman risponde ancora meglio alla bisogna, è più piccolo, maneggevole, può essere trasportato e collocato in altre sedi, può essere utilizzato per la scuola oppure per una base anche commerciale; il vagone, invece, non ha dato grandi risultati per la difficoltà e le spese di trasporto, per cui abbiamo ritenuto di soprassedere.
Sappiamo però che vi sono costantemente in corso delle aste di vagoni ferroviari fuori uso o di vagoni letto e nel prossimo futuro, qualora si manifestassero delle necessità, la Giunta e specialmente il Comitato che oggi è presente in Piemonte per gli aiuti ai terremotati ne terrà certamente conto.
Ringrazio comunque della sua informazione relativa ai vagoni letto, che non conoscevo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

La ringrazio, Presidente, per la risposta estremamente esauriente e direi anche gratificante per l'interrogante.
Il senso della mia interrogazione però era questo: dato che il nostro Paese, nel corso dell'ultimo secolo, ha visto ripetersi puntualmente ogni due anni disavventure come questa, a mio avviso bisognerebbe che lo Stato prima di tutti e, per quanto possibile, le Regioni, si dotassero di un parco di emergenza con cui intervenire. A questo scopo la casa prefabbricata non è uno strumento valido, soprattutto del tipo che si improvvisa in questi casi, perché non si recupera. La roulotte è un bene di consumo durevole, ma in certe situazioni poco durevole. La mia forse pu sembrare una coloritura, ma dei vagoni attrezzati che possano essere inviati su tutto l'arco del Paese, soprattutto perché non destinati certamente ad un'usura in tempi brevi, potrebbero dare la possibilità alla nostra Regione di intervenire non soltanto nel Friuli, ma anche in qualche altra dolorosa occasione, come risulta dalle statistiche.



PRESIDENTE

Posso aggiungere che il problema che ha sollevato il Consigliere Marchini, a cui ha già dato risposta il Presidente della Giunta, è attualmente all'esame anche del Comitato regionale per l'assistenza al Friuli in quanto molti dei mezzi che sono stati trasferiti nelle località terremotate sono già oggetto della nostra attenzione, perché saranno restituiti: una parte dei medesimi costituirà il primo nucleo del parco che il Consigliere Marchini auspica. Certamente dall'esperienza friulana trarremo anche la conclusione che la Regione Piemonte potrà cominciare a dotarsi di un parco a disposizione per tutte le emergenze che nella Regione, o fuori dalla Regione, potranno manifestarsi.


Argomento: Personale del servizio sanitario - Formazione professionale

Interrogazione del Consigliere Marchini: "Chiarimenti relativi alla circolare dell'Assessore alla sanità sulle scuole paramediche" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ad un'altra interrogazione presentata dal Consigliere Marchini: "Chiarimenti relativi alla circolare dell'Assessore alla sanità sulle scuole paramediche". Risponde il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signor Consigliere, già nella scorsa seduta abbiamo fornito una risposta alla dottoressa Vietti e ad altri Consiglieri (mi pare anche alla signora Castagnone Vaccarino) rispetto a questo problema; mi pare che anche lei fosse presente e quindi le sarò grato se non me ne vorrà se mi richiamo a quanto dichiarato in quella sede. La circolare non aveva l'intento di generare alcun vincolo di carattere normativo, ma soltanto di indicare alcune strade da percorrere per la formazione del personale paramedico.
Le dò assicurazione in quel senso e per meglio raccordare il senso delle nostre parole alle obiezioni degli interroganti, ci siamo ripromessi di iniziare una discussione al riguardo nella competente commissione.



MARCHINI Sergio

Ma la mia interrogazione si riferisce alla circolare sulla didattica ospedaliera



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Allora si sono sbagliati nel darmela, se c'è n'è un'altra le risponder in altra seduta.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne - Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Marchini: "Situazione delle consulenze conferite dalla Giunta presso l'Assessorato alla Pianificazione urbanistica"


PRESIDENTE

Passiamo alla terza interrogandone presentata dal Consigliere Marchini: "Situazione delle consulenze conferite dalla Giunta presso l'Assessorato alla pianificazione urbanistica". Risponde l'Assessore Astengo.



ASTENGO Giovanni, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'interrogazione del Consigliere Marchini è abbastanza articolata e anche espressa con punte polemiche, con riferimenti personali e quindi richiede una risposta adeguata.
Si chiede di sapere: il numero dei consulenti presso l'Assessorato all'urbanistica. A questo potrei rispondere, in modo molto semplice, che con la pubblicazione del volume in cui sono indicati gli incarichi di consulenza questa richiesta legittima è stata soddisfatta.
Le specifiche attribuzioni. Di questo parlerò dopo.
L'iscrizione agli ordini professionali e di questo non parler certamente perché non è di mia pertinenza accertare l'appartenenza ad un Ordine professionale quando si chiede una consulenza di carattere scientifico come quelle che sono richieste a professori di ruolo dell'Università.
Il nome dei professionisti incaricati dai Comuni che hanno richiesto il contributo. A questo risponderò perché si collega alla parallela interrogazione del Consigliere Picco. C'è il riferimento ad un nome scritto in maiuscolo: l'architetto Piazza. A questo risponderò in modo esplicito.
Quali motivi abbiano indotto l'Assessore ad affidare l'esame degli strumenti di particolare interesse a persone estranee. Risponderò.
Quali giustificazioni s'intende addurre alla nomina di persone estranee all'Amministrazione regionale, responsabili di un gruppo di lavoro in un settore particolarmente delicato. A questo non posso rispondere perché non esistono persone estranee che abbiano assunto questa indicazione che il Consigliere Marchini attribuisce.
La spesa prevista.
Parto dall'ultima domanda se il Consigliere Marchini consente. E' di 21 milioni in totale. Complessivamente l'Assessorato all'urbanistica ha fino ad oggi erogato 21 milioni che rappresentano, se non vado errato, un 20/22 della cifra globale di quanto è stato erogato a consulenti, come appare dall'elenco, quindi si tratta di una cifra molto ridotta.
Adesso vediamo partitamene.
I consulenti sono quelli della Commissione urbanistica, richiesti di una consulenza in due tempi. Con questo introduco un argomento che fu sollevato dalla signora Vaccarico dandole la risposta che altrimenti avrei dovuto chiedere di fare inserendomi in qualche altro modo.
Gli esperti che lavorano in due tempi furono precisamente: il prof.
Marcello Vittorini, ordinario di urbanistica; l'ing, on.le Todros, esperto di legislazione urbanistica; l'arch. Piazza che è un ricercatore e che aveva funzioni di segreteria di questo piccolo nucleo di studi. Essi fornirono in un primo tempo una prestazione a titolo gratuito nel senso che non si pensò, all'inizio, in questa prima esplorazione sullo studio della legge urbanistica, di fornire un compenso. Questa gratuità sollevò alcune perplessita e addirittura allarmi, ma, dato che si trattava di un piccolo gruppo estremamente qualificato, si pensò che si potesse chiedere in un primo tempo d'impostare (come effettivamente si fece) con un lavoro molto serrato e con l'apporto mio e del collega Rivalta per sbozzare l'articolazione complessiva, la struttura di quella che sarebbe stata la legge che il Consigliere ha visto essere piuttosto cospicua.
C'era però il fatto che il prof. Vittorini veniva da Roma e si pensò di compensare le spese vive. Su mia proposta fu fatta una deliberazione perché io ho portato delle mie esperienze personali esterne alla Regione: nel mondo si usa dare anche dei compensi forfettari, esistono addirittura delle tabelle (se vuole gliele posso fornire) delle Nazioni Unite e altre per delle consulenze generiche. La questione venne impostata in questi termini: vennero calcolate le spese in relazione al costo del viaggio in aereo andata e ritorno, del pernottamento ecc. e salto fuori la cifra di 170.000 lire per il primo giorno e 100.000 per il secondo. Il Commissarlo di Governo chiese che si chiarisse che questa cifra, sia pure forfettaria e che non superava il milione (nella delibera è detto "non oltre un milione") era relativa alle spese di viaggio dietro presentazione dei biglietti ecc., anche se questa specificazione contrastava con le leggi sulle tariffe professionali. Se avessimo applicato la tariffa professionale avremmo dovuto, come lei richiede, sapere se era iscritto all'Ordide ecc. Noi lo abbiamo invece interpellato in quanto professore universitario, tutto lì.
I commenti. Io non voglio entrare in merito. Se questa gratuità possa essere foriera di qualche compenso sotterraneo non è nell'interrogazione del Consigliere Marchini né in altri riferimenti ed io respingo qualsiasi possibile insinuazione di questo genere, che sarebbe non soltanto grave per le persone alle quali è attribuita, ma anche per l'Assessorato e per la Giunta.
Il nome dei professionisti incaricati dai Comuni. Qui non so se posso abbinare la risposta o se deve dare due risposte separate. Comunque sia forse è meglio, se me lo consente il Presidente...



PRESIDENTE

Lo consento se consentono gli interroganti.



PICCO Giovanni

Concludiamo un argomento per volta. Questa è la risposta a cui ha diritto il Consigliere Marchini, successivamente risponderà anche a me.



ASTENGO Giovanni, Assessore all'urbanistica

L'elenco è lo stesso ed è molto lungo, comunque c'è e la mia proposta è questa: entro nel dettaglio risparmiandolo nella risposta al Consigliere Picco perché è più pertinente al meccanismo dell'erogazione. L'elenco è comunque a disposizione e non è stato facile compilarlo.
Come dirò quando entrerò nel merito dell'altra interrogazione, sono 630 i Comuni che hanno fatto domanda, quindi lettere, deliberazioni incomplete pratiche che dovevano essere completate rispetto alla legge 34 e che hanno richiesto una verifica e una ricerca specifica i cui risultati sono quelli contenuti nella tabella.
Competenze affidate all'arch. Piazza. Ho già detto che l'arch. Piazza ha lavorato in quella prima trancia di impianto della legge urbanistica e poi nella delibera successiva in cui, oltre al prof. Vittorini, all'ing.
Todros ed all'arch. Piazza, sono stati chiamati anche due esperti giuristi e cioè il prof. Alberto Previeri dell'Università di Firenze e Giuseppe di Giovine di Venezia.
L'arch. Piazza ha svolto il suo compito di Commissario a titolo pieno nella Commissione, per la quale sono stati erogati venti milioni in complesso, con un lavoro che è durato parecchi mesi, integrato con la presenza nella II Commissione durante la discussione della legge e quindi con un carico di lavoro superiore a quello di altri membri della Commissione.
Non so se nel punto 3) si nascondano altre indicazioni, in caso affermativo prego il Consigliere Marchini di dirlo.
Quali motivi abbiano richiesto ad un certo momento di affidare il lavoro a due consulenti. Questi sì, sono due, uno assistente universitario e l'altro borsista universitario, a livello di assistente, perché gli uffici, che avevano una scadenza per l'esame dei vari strumenti urbanistici (in totale sono state esaminate ben 638 pratiche) ad un certo punto dichiararono la loro assoluta impossibilità, con le forze esistenti nell'ufficio, a terminare l'esame nei tempi occorrenti. E siccome esistevano dei piani regolatori che richiedevano un lungo esame soprattutto quello delle osservazioni, si convenne con il personale di affidare per due mesi questa integrazione di lavoro a due assistenti e se ne scelsero due che non fossero della Regione, quindi estranei certo, ma estranei alla Regione.
Una delle preoccupazioni è precisamente questa: se c'è un rapporto che inerisce ad atti della Regione, se c'è bisogno di una consulenza questa deve venire con parecchi Km di distanza e con persone che siano non solo di alta qualificazione, ma notoriamente (e con certezza da parte del proponente) totalmente estranee a problemi di progettazione, o comunque all'amministrazione della Regione. Questi signori hanno lavorato, ma non sono ancora stati compensati perché devono presentare una relazione finale.
Alla domanda sulle persone estranee ho già risposto: nel modo più tassativo non ne esistono. C'è un comando. Se il Consigliere Marchini si riferisce al fatto che un funzionario che è comandato non abbia a ritenersi inserito nel complesso dell'articolazione degli uffici, allora mi chiedo a cosa può servire l'utilizzazione dell'istituto di comando. Esiste un comando, certo, e questo funzionario comandato svolge il lavoro all'interno dell'Assessorato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

L'Assessore Astengo mi ha rimproverato, o comunque ha sottolineato il tono polemico della mia interrogazione. A me pare che sia nostro dovere non di Consiglieri, ma di parlamentari nel senso primitivo del termine, di rappresentare in questa sede certe situazioni e soprattutto quello che l'opinione pubblica pensa di certe situazioni.
E' chiaro che una mia interrogazione sull'argomento, pur filtrata con un retino molto sottile, non può certamente non esprimere, almeno in minima parte, le perplessità, le preoccupazioni e i molti interrogativi che la materia dell'urbanistica rappresenta a livello di amministrazioni periferiche e di opinione pubblica in genere. Lo dico con assoluta brutalità, a me personalmente il modo di condurre l'Assessorato lascia estremamente perplesso, la vicenda della circolare chiaramente sottolinea il tipo di gestione dell'Assessorato.
Circa gli incarichi professionali in genere, le dico subito che il sottoscritto, e moltissimi altri Consiglieri di qualunque parte, si sentono rimproverare che c'è il rischio (non so se questo sia avvenuto o no) di privilegi di natura politica nell'affidamento degli incarichi; in secondo luogo che ci sia una canalizzazione degli incarichi esterni.
Evidentemente ognuno di noi fa, su questa materia, il tipo di intervento che ritiene, filtrato finché si vuole, però le preoccupazioni esistono. Non dico che tutto ciò avvenga, dico che queste preoccupazioni esistono, quindi è mio dovere di Consigliere cercare di evidenziare il problema in modo che non avvenga. Bisogna poter dare chiarezza e serenità ai professionisti ed agli amministratori della periferia perché, a prescindere dalla correttezza sua di cui non dubitiamo e dell'Assessorato certe forze politiche in periferia, quando si tratta di nominare i professionisti incaricati dei piani - diciamocelo chiaramente perché ognuno di noi fa politica non da ieri - tendono a far credere che l'appartenenza ai partiti conti presso il suo Assessorato, cosa che io non credo e lo dico in questa sede: non è vero niente, un piano regolatore, se è ben fatto, da chiunque sia fatto, viene preso in considerazione. Questo però non avviene ed il fatto che a noi, Consiglieri regionali, vengano a dire che si fanno delle pressioni di natura politica, non da lei, Assessore Astengo, non dall'Assessorato, non dalla Regione, ma dalla periferia e dai quadri periferici di diversi partiti, è una situazione che va acclarata una volta per tutte.
Ed è per questo che io mi riservo di ritornare sull'argomento quando conoscerò la tabella degli incarichi affidati ai professionisti periferici perché è proprio qui che andremo a vedere se nei piani regolatori affidati ai Comuni si è concretizzata questa tendenza alla canalizzazione verso studi privilegiati dei piani urbanistici; a questo punto andremo a fondo e sarà non tanto un dibattito con lei, Assessore Astengo, ma con le forze politiche che esprimono questi tipi di professionisti e di studi professionali.
Ho fatto un riferimento personale abbastanza esplicito all'arch. Piazza che non ho il piacere di conoscere e prendo atto - e gradirei che questo fosse in qualche modo verbalizzato - che l'arch. Piazza ha nella Regione Piemonte solo la funzione di consulente per la legge urbanistica, perché a me sono venuti a dire che svolge altre funzioni. Se non è vero mi fa piacere, i nostri amministratori ed i tecnici incaricati dei piani sanno che con l'arch. Piazza parlano soltanto della legge urbanistica e non di altro. Questo è chiarito a livello di Consiglio regionale per cui non ci sono più problemi.
Il punto 6) era soltanto una nota di stile, è chiaro che a conclusione di un'interrogazione di questo tipo si chiedono anche consuntivi, però mi pare che quando lei ci parla di 21 milioni e ci dice che in definitiva è una legge urbanistica, viene fuori un altro appunto che le debbo fare e su cui io, Consigliere, non posso convenire e penso molti altri colleghi con me. Questa legge urbanistica è in discussione in Commissione, verrà in Consiglio, l'approveremo, non l'approveremo, cosa faremo non lo so; c'è una delibera consiliare che stanzia di nuovo decine di milioni per predisporre addirittura le veline di come verranno fatte le domande di licenza edilizia. In termini politici mi pare che si vada un po' al di là arriviamo a risparmiare i francobolli per avvertire i Consiglieri regionali e poi stampiamo il regolamento per l'elezione del Comprensorio del Comune di Torino che viene bocciato dal CO.RE.CO. E qui stiamo elaborando addirittura gli stampati per chiedere la licenza edilizia



ASTENGO Giovanni, Assessore all'urbanistica.

Sono le concessioni convenzionate della legge che è passata in Parlamento.



MARCHINI Sergio

Lei, in quella delibera, non incarica i professionisti per documenti attinenti anche alla legge urbanistica regionale?



ASTENGO Giovanni, Assessore all'urbanistica

Sono atti successivi che avevamo opportunamente previsto sarebbero venuti a scadenza, per cui è già in corso questa deliberazione che ci consentirà di rimanere nei tempi (e sono tempi strettissimi, soprattutto per fissare le convenzioni tipo, ecc.) che la legge Gullotti, votata alla Camera e oggi al Senato, concede alle Regioni. In questa maniera siamo avvantaggiati.



MARCHINI Sergio

Posso aver letto male la delibera, ne leggiamo a centinaia, però questo riferimento mi sembrava di doverlo fare.
In sostanza, Assessore, finisco per dichiararmi soddisfatto della sua risposta perché ha messo il punto fermo su tutta una serie di interrogativi che si pongono alla collettività piemontese. Lei ha puntualizzato delle situazioni che si riferiscono anche a persone. Mi auguro che questa puntualizzazione serva a chiarire un tipo di problemi e che non sia più occasione per piccole speculazioni politiche, per piccole prevaricazioni che, le posso assicurare a titolo personale, avvengono e sono proprio di tutte le forze politiche e certamente non hanno nessuna etichetta particolare.
Per quel che riguarda i gruppi di lavoro mi riferivo specificatamente a quello che si occupa della lottizzazione. Certamente lei avrà valutato opportunamente le sue scelte, però mi pare che se c'è un argomento che deve essere affidato a persone nel modo più assoluto radicate all'amministrazione regionale, è proprio quello delle lottizzazioni. Quindi mi scuso del tono che ho usato nei suoi confronti, però lei mi darà atto che è nostro dovere sgombrare questo delicato argomento da ogni possibile ombra per darci la possibilità di lavorare più serenamente.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione presentata dai Consiglieri Picco, Petrini, Martini: "Situazione del piano di finanziamenti per gli strumenti urbanistici predisposto dall'Assessorato ai sensi della legge n. 31/76: elenco dei Comuni che hanno affidato l'incarico e nominativo dei progettisti"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Picco, Petrini, Martini: "Situazione del piano di finanziamenti per gli strumenti urbanistici predisposto dall'Assessorato ai sensi della legge n. 31/76: elenco dei Comuni che hanno affidato l'incarico e nominativo dei progettisti". E' competente a rispondere l'Assessore Astengo. Ne ha facoltà.



ASTENGO Giovanni, Assessore all'urbanistica

Si tratta di un primo elenco, che sarà integrato prossimamente, penso nell'ambito della riunione di Giunta che si terrà ancora in questa settimana, da un secondo elenco.
Questo primo elenco comporta un numero rilevante di contributi, per un ammontare complessivo di circa 900 miliardi, che conseguono al primo spoglio delle 612 domande presentate entro il termine fissato per la presentazione delle domande, 30 giugno, poi prorogato. Le richieste sono state ulteriormente integrate per quanto concerne i Comuni delle Comunità montane, perché per questi ci fu esplicita richiesta da parte dell'UNCEM di cercare di fare in modo che fossero le Comunità montane a gestire specialmente i contributi per la formazione di piani a livello di intera Comunità montana. Si chiarì che quel piano della Comunità montana era un piano di tipo intercomunale (il piano comprensoriale è un piano territoriale che coinvolge l'intero Comprensorio, e quindi supera anche le dimensioni delle Comunità montane), e quindi si chiese da parte dell'UNCEM di fare in modo che anche là dove solo alcuni Comuni avevano fatto la richiesta venisse lasciato il tempo per cercar di convincere gli altri Comuni ad aderire a questa iniziativa, in modo da fare un unico consorzio di piano e da poter avviare lo studio in modo più omogeneo.
Così, per quanto riguarda le Comunità montane, c'è stata una pausa e si è provveduto ad illustrare questa situazione, piuttosto complessa intricata, ai Comuni facenti parte delle Comunità e contemporaneamente alle Comunità stesse, spiegando la situazione ed invitando appunto a sollecitare l'estensione delle richieste all'intera Comunità. Comunque, alcune Comunità hanno già provveduto - tre hanno coperto l'intera superficie territoriale tutti i Comuni che ne fanno parte -, altre stanno provvedendo. Appunto in relazione a ciò verrà presentato il secondo elenco di Comuni.
Le domande, per di più, riguardavano una grande articolazione di casi: 89 concernevano la formazione di piani regolatori, 36 la formazione di piani regolatori intercomunali, che comprendevano complessivamente 190 Comuni, 25 l'elaborazione di piani urbanistici di Comunità montane, per 290 Comuni (ma molte volte non era detto di che tipi di piano si trattasse anzi, in alcuni casi si parlava di piano territoriale, e ciò ha richiesto una ridefinizione del tipo di piano stesso), 43 riguardavano piani di fabbricazione e 60 strumenti attuativi.
L'esame di queste domande è avvenuto senza un eccessivo rigore formale perché, se avessimo dovuto attendere che le pratiche venissero completate come richiedeva la legge, cioè con tutte le documentazioni richieste dalla legge 34 del '75 e 31 del '76 che ne è completamento (bilancio regionale e tutta una serie di atti, preventivi di spesa, conferimenti di incarichi...), ci troveremmo ancor oggi in una situazione di stallo.
Abbiamo preferito fare una certa cernita della documentazione essenziale.
L'importante era la dichiarazione della volontà di fare il piano. Il fatto che la designazione del professionista fosse rinviata a tempi successivi non ci ha indotti a scartare a priori alcuna domanda; così pure non abbiamo ritenuto essenziale che il bilancio comunale che doveva essere allegato fosse stato approvato o meno.
Abbiamo così cominciato a mettere insieme un elenco sulla base del quale sono state date le promesse di contributo, naturalmente subordinato al compimento di tutti gli atti. Inoltre, si è cercato di cartografare le localizzazioni dei singoli Comuni per verificare le coerenze fra i vari Comuni vicini, quelli che appunto si predisponevano già singolarmente a formare i piani intercomunali, e quelli adiacenti, che venivano interpellati per l'adesione o meno a queste formazioni di piani intercomunali da parte dei Comuni adiacenti.
Tutte queste cose sono dettagliatamente specificate in questo testo scritto, che ometterei di leggere, a meno che qualche Consigliere richieda questa lettura, dato che si diffonde in particolari di carattere burocratico.
Veniamo a due aspetti: i parametri per l'assegnazione di contributi e l'elenco dei Comuni con i nominativi dei professionisti.
Per i parametri, si è constatato subito che la dimensione del contributo non poteva essere esattamente quella della tariffa professionale, perché se avessimo applicato il criterio della tariffa professionale avremmo compiuto due distorsioni: una distorsione del bilancio (non si era fatta apposita previsione nella ripartizione attraverso i vari capitoli e non si è riusciti ad ottenere una assegnazione maggiore di quella stabilita, cioè un miliardo e 100 milioni in questo esercizio, 700 milioni in ciascuno dei due esercizi successivi), e una distorsione in quanto le tariffe professionali non favoriscono i Comuni piccoli. Allora, abbiamo preferito far apportare, rispetto alla tariffa professionale, una certa modifica di andamento, fissando un minimale al di sotto del quale non si scende, cioè 500 mila lire per i Comuni al di sotto dei 200 abitanti, fissando, quindi, dei parametri che in ogni caso raggiungessero un minimo di consistenza, e abbassando invece le aliquote per i Comuni più grossi, che hanno certamente altre possibilità d'integrare le spese, e applicando dei coefficienti, tre coefficienti di maturazione per presenza di aspetti di difficoltà idrogeologica, di aspetti di carattere paesaggistico, e di dispersione degli insediamenti sul territorio. Sono criteri che abbiamo assunto in linea preliminare: ci proponiamo di verificare che cosa questi parametri significheranno in concreto.
Nulla vieta che, nell'avviamento dei lavori, in relazione ad una revisione di finanziamento che io mi auguro sia possibile per la legge 34 possano essere anche eventualmente modificate alcune situazioni che non fossero ancora, anche con i parametri che sono stati alzati per i piccoli Comuni, sufficienti a rispondere alle esigenze reali. Questo è un grosso problema, che però non trovava ancora una risposta formulata perché è la prima esperimentazione che le Regioni stanno compiendo in questo campo.
Ometterei per brevità la lettura dell'elenco dei Comuni, che consegner ai Consiglieri interroganti, Martini e Picco. Essi potranno così, compiendo su di esso le loro valutazioni e i loro apprezzamenti, rendersi conto di come esistano effettivamente anche delle forme di unificazione, diciamo così, in termini molto blandi, eufemistici, di unificazione rispetto ad alcuni nominativi. Però, questi sono fatti locali, e non è compito nostro come Regione, di interferire nelle libere ed autonome scelte delle singole Amministrazioni comunali, se hanno fiducia in un professionista piuttosto che in un altro.
Appena il secondo elenco sarà stato deliberato, mi premurerò, come ho già detto, di provvedere all'aggiornamento dell'elenco stesso.



PRESIDENTE

La parola, per la replica, all'interrogante Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri, ritengo che la risposta data dall'Assessore Astengo testimoni qual è il grado d'informazione che hanno i Comuni su questa importantissima materia. E noi stessi componenti del Consiglio regionale siamo costretti a ricorrere alle interrogazioni per ottenere informazioni delle quali sarebbe logico disponessimo automaticamente, in un corretto rapporto fra Giunta e Consiglio e quindi fra Consiglio regionale e comunità locali.
Faccio presente che il discorso relativo allo stato di approvazione degli strumenti urbanistici, ripreso nel febbraio scorso e poi nell'ultima seduta del Consiglio regionale prima delle vacanze estive, per un breve aggiornamento, è tuttora un discorso pendente. Oggi ci viene detto che si è proceduto all'esame di 638 pratiche, quindi per meno di due terzi del complesso dei Comuni ancora in attesa di avere lo strumento urbanistico non dico approvato, il che sarebbe pretender troppo, ma almeno esaminato.
E' pertanto necessario che sull'argomento vi sia al più presto - e l'ho già richiesto almeno tre volte dopo le vacanze estive - un approfondito confronto, qui in Consiglio regionale, perché in questo campo, come già ha detto il Consigliere Marchini, vi è grande attesa e grande disagio per i riflessi di gestione delle attività dei nostri Comuni e delle Comunità montane.
Veniamo ora al merito dell'argomento prospettato dalle interrogazioni mia e del Consigliere Marchini: si tratta di aspetti relativi alla concessione dei contributi per gli strumenti urbanistici. I primi aspetti sono di carattere esterno ed hanno connessione appunto con il problema dello stato di attuazione e di approvazione degli strumenti urbanistici.
Interessa conoscere nel merito qual è l'elenco dei Comuni e qual è il tipo di aggregazione che si è venuto costituendo in prospettiva dell'applicazione della legge 34, per verificare qual è allo stato attuale l'effettiva possibilità di dare attuazione alle linee d'indirizzo di politica dell'Assessorato, così come sono state enunciate.
Non penso che si possa di primo acchito, rispetto ai numeri test riportati dall'Assessore, dare un giudizio ottimistico su questo innesco di nuovo corso nella predisposizione di nuovi strumenti urbanistici. Mi riservo comunque di dare un giudizio più approfondito del merito quando avrò potuto verificare, Comune per Comune, sulla base dell'elenco, quale connessione esista fra la decisione di affrontare un nuovo piano regolatore, quindi un nuovo strumento urbanistico, e lo stato di approvazione e di elaborazione di altri strumenti o giacenti o non approvati.
In secondo luogo, esistono aspetti che concernono invece la gestione interna, che non è solo, credo, di stretta competenza della Giunta regionale, anche se nella legge si dice che la Giunta elaborerà questi criteri. A mio avviso, sarebbe stato opportuno e corretto che l'Assessore fornisse alla Commissione elementi atti a valutare l'applicazione di questi criteri, perché, indipendentemente dal fatto che oggi esista un primo elenco, cui ne farà seguito un secondo, la convinzione all'esterno è che si è fatta una discriminazione su questa concessione di contributi, forse legata a valutazioni parametriche abbastanza obiettive, ma che necessariamente, avendo connessione e con il colore politico delle Amministrazioni e con il colore politico degli architetti incaricati, non può non dar adito a sospetti di questo tipo.
Noi ci riserviamo, quindi, almeno come parte politica, come Gruppo della D.C., di ulteriormente definire il nostro giudizio su come è stata gestita questa parte della concessione di contributi non appena disporremo e dei due elenchi che l'Assessore ha preannunciato e dei criteri che sono stati applicati per quanto concerne questa prima distribuzione di fondi.
Concludo pertanto dichiarandomi insoddisfatto per le risposte ricevute e ribadendo la necessità di tornare sull'argomento non appena disporremo di ulteriori elementi di valutazione.



PRESIDENTE

Le interrogazioni sono esaurite.
I Consiglieri avranno compreso il motivo per cui si è dedicato un così ampio spazio alle due ultime interrogazioni. Questo però costituisce una eccezione e non può in alcun caso mettere in discussione le norme che ci siamo dati in materia. Altrimenti, l'ordine del giorno ne risulterebbe stravolto e ne soffrirebbe poi l'ordine generale dei nostri lavori.


Argomento: Comprensori

Sulla distribuzione ai Consiglieri da parte della Giunta regionale di un volume relativo alle elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Come di consueto, ci viene distribuito un ponderoso fascicolo di documenti, fra i quali una relazione sui Consigli dei Comitati comprensoriali. Capisco che vi siano stati ritardi motivati nella pubblicazione dei decreti, ma non posso esimermi dall'evidenziare alcuni errori macroscopici, tali da indurmi a chiedere che il documento venga ritirato per non correre grossi rischi.
Nella sola paginetta che riguarda la mia zona, Ivrea e il Canavese, ho rilevato una serie di inesattezze. Vedo che per esempio Mario Rey, scelto come Capogruppo dal Gruppo della D.C., avrebbe riportato un solo voto di preferenza, e Parato Paolo, il quale ha avuto 7 voti, come tutti gli altri figura non averne avuto neppure uno, mentre, per contro, sono attribuiti 19 voti di preferenza ad un candidato, sempre della D.C., che in nessun modo avrebbe potuto averne tanti.
Sono, a mio modo di vedere, errori gravissimi, che mettono in forse la validità dei decreti di nomina emanati dal signor Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Può darsi che qualche decreto contenga errori, anche perché, cedendo alle insistenze, si è voluto giungere frettolosamente alla pubblicazione mentre io ritenevo fosse meglio non precipitare le cose per avere testi più curati.
Comunque, i Consiglieri che riscontrassero errori sono invitati a segnalarli: il relativo decreto sarà revocato e sostituito da altro corretto.
Si tratta, a quanto ha segnalato l'avv. Oberto, di errori che ineriscono soprattutto all'indicazione delle preferenze dei voti riportati da ciascuno, ma che non incidono nel quadro generale.



OBERTO Gianni

Ho voluto fare questa osservazione per evitare l'ufficializzazione di errori attraverso un documento ufficiale della Giunta, come è questo.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Non pretendiamo di essere infallibili né perfetti: se ci sono errori segnalateceli e noi li correggeremo.



PRESIDENTE

Suggerirei di trarre profitto dal rilievo del Consigliere Oberto pregando chi incontrasse nei documenti che sono stati consegnati eventuali errori di segnalarli, al fine di permetterci di correggerli, evitandone la diffusione attraverso un documento ufficiale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Il punto terzo dell'o.d.g. reca: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Cardinali, Minucci, Rossi e Martini.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: disegno di legge n. 144 - "Modificazione agli stanziamenti del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1976 per l'assistenza ospedaliera" presentato dalla Giunta regionale in data 29 novembre '76 disegno di legge n. 145 - "Interventi diretti alla promozione del turismo giovanile", presentato dalla Giunta regionale in data 29 novembre '76; proposta di legge n. 146 - "Modifiche alle leggi regionali 30 ottobre '72 n. 11 e 4 maggio '76 n. 23 sul fondo di previdenza e solidarietà dei Consiglieri regionali", presentato dai Consiglieri Sanlorenzo, Bellomo Paganelli, Benzi, Castagnone Vaccarino, Fabbris e Petrini, cioè dall'Ufficio di Presidenza, in data 30 novembre '76.


Argomento:

c) Proposte per il miglioramento dei lavori del Consiglio


PRESIDENTE

Comunico le conclusioni a cui sono giunti i Capigruppo, con la Presidenza del Consiglio, nella riunione del 30/11. Si sono presi in esame i complessi problemi sollevati nell'ultima seduta del Consiglio regionale ed a proposito dei quali erano emerse chiare numerose insoddisfazioni. Sono state poi prese alcune decisioni, mentre altre sono state ribadite.
Una prima decisione è stata quella di confermare nel giovedì il giorno abituale di convocazione del Consiglio regionale, il venerdì e il sabato in casi eccezionali. Ciò ad evitare che l'eccezionalità diventi norma.
L'orario di inizio di ogni seduta è stato fissato, per il mattino, alle ore 9,30, con o senza discussione di interrogazioni ed interpellanze, ad evitare che una più rapida discussione di interrogazioni o interpellanze o l'eventuale assenza giustificata con congedo di interroganti o di Assessori provochino la possibilità di affrontare dei punti dell'o.d.g. senza che ci sia la presenza di tutti coloro che invece devono essere presenti, cioè Consiglieri ed Assessori. Al pomeriggio si inizierà alle ore 15 precise, e le sedute termineranno non oltre le ore 18,30. La chiusura alle ore 18,30 è la norma, alla quale si potrà derogare quando vi sia accordo unanime.
L'obbligo della presenza e della richiesta di congedi in caso di impedimento, come voi sapete, è precisato dal Regolamento. Mai norma comunque, è stata tanto negletta. Ora si è deciso che tutto ciò che è previsto all'art. 28 del Regolamento provvisorio sia applicato, compresa la denuncia in assemblea per i Consiglieri che non richiedano congedo per cinque volte consecutive, compresa la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione e via dicendo. La novità consiste nel fatto che il Regolamento sarà scrupolosamente osservato in tutta la materia.
Risposta alle interrogazioni e interpellanze. Se l'interrogante o l'interpellante non è presente, l'interrogandone o interpellanza viene trasformata in risposta scritta, e quindi non la si discute più in aula; se l'Assessore non è presente, la Giunta dev'essere comunque in grado di rispondere. Può succedere che, nonostante tutta la buona volontà, un Assessore non possa essere presente; in questo caso la Giunta dev'essere in grado, comunque, di rispondere all'interrogazione, attraverso un altro Assessore, oppure attraverso lo stesso Presidente della Giunta.
Discussione di una legge senza la presenza dell'Assessore competente.
E', ovviamente, l'assoluta eccezione, ma in tal caso vi sarà assunzione di competenza da parte della Giunta, che dev'essere in grado di replicare dopo il dibattito che si fosse sviluppato su quella legge.
Ripartizione fra le forze politiche dei tempi dei dibattiti. C'è un articolo del Regolamento che già disciplina questa questione e detta delle norme per l'occasione del bilancio, ed a questo in genere ci siamo attenuti in passato. Ma può essere utile, si ritiene anzi indispensabile, che i dibattiti di un certo rilievo vengano definiti con tempi d'intervento riservati ai vari Gruppi politici, come già avviene, tra l'altro, alla Camera dei Deputati, mantenendo valido il Regolamento e il relativo diritto di ogni Consigliere ad eccepire nei confronti anche delle decisioni dei Capigruppo, ma naturalmente cum granu salis e con intelligenza politica collettiva. In sostanza, questo consentirebbe una valutazione preventiva dei tempi occorrenti per alcuni dibattiti di carattere generale, ripartendo il tempo, con il consenso di tutti, tra le forze politiche. Questa soluzione permetterebbe di organizzare persino i dibattiti in modo da evitare che ci siano molti interventi di un solo gruppo cui ne seguono altri di un altro Gruppo, e non ci sia invece quel dialogo che è indispensabile garantire quando c'è un confronto di idee su questioni di grande portata.
Per il programma dei lavori consiliari le decisioni sono state: per prima cosa di formulare una previsione di massima trimestrale, che è anche prevista dal Regolamento, ma abbiamo riscontrato che, al di là della volontà, non è sempre facile programmare trimestralmente i lavori. Una previsione di massima, però, è opportuna ed è possibile, nello spazio di un trimestre, e questo consentirebbe a tutti i singoli Consiglieri, a tutti i Gruppi, di organizzare gli appuntamenti, i confronti politici di vario tipo e di vario genere. E' prevista per il mese di dicembre, anche se non è tassativa per tutti i mesi, una riunione dei Presidenti e dei Vicepresidenti delle Commissioni per far sì che alla decisione di rinnovamento e di ristrutturazione delle Commissioni segua puntualmente il processo di aggiustamento necessario per garantire alle Commissione stesse nuova efficienza e nuova produttività, motivi che sono stati alla base della riforma, quindi le riunioni mensili dei Presidenti e dei Vicepresidenti di Commissione sono indispensabili per valutare tutti gli inconvenienti che ancora permangono e per definire le modifiche occorrenti così che, nell'arco di due o tre mesi, le Commissioni siano, anche dal punto di vista tecnico e funzionale, in grado di elevare la qualità della loro produzione, migliorando, attraverso questa via, il funzionamento complessivo dell'assemblea (questa è la seconda decisione).
La terza decisione adottata riguarda il sistema, in vigore ormai da due o tre sedute, di comunicare l'ordine del giorno alla fine della seduta del giovedì, con sette giorni di anticipo, quindi, rispetto alla seduta successiva, sistema che si è già dimostrato vantaggioso. Perché sia possibile attuarlo abitualmente occorre che alla fine di ogni tornata di lavori vi sia uno scambio di idee fra la Presidenza del Consiglio ed i Capigruppo, così che l'o.d.g., fissato con anticipo di una settimana risulti non una determinazione da parte della Presidenza del Consiglio, ma una sintesi delle volontà dei Gruppi di maggioranza e di minoranza e della Giunta. E' anche questa una norma piuttosto importante, perché permette di razionalizzare il lavoro della nostra assemblea.
Non ho altre comunicazioni da fare.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Programmazione: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni della Giunta regionale a) Sulla cessione di un pacchetto azionario FIAT alla Banca di Libia


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta regionale chiede di fare alcune comunicazioni.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, ieri, nel pomeriggio, mi ha telefonato il Presidente della FIAT per mettermi al corrente delle decisioni prese dal Consiglio d'Amministrazione della Società. Sapete già tutti di che si tratta, dato che ne hanno parlato ampiamente tutti i quotidiani nelle loro edizioni di questa mattina: un intervento nella proprietà e nel capitale azionario della FIAT da parte della Banca Libica attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale, un prestito obbligazionario convertibile ed un mutuo a particolari condizioni. Di questa operazione noi non avevamo avuto in precedenza alcun sentore, né mi pare, a leggere il comunicato, che ne fosse stato informato il Governo.
Non abbiamo voluto rilasciare ieri alcuna dichiarazione ripromettendoci di farlo stamane, in apertura dei lavori del Consiglio, a mente più fredda. Dopo aver meditato ed esserci consultati all'interno del Governo regionale, riteniamo di dover esprimere una opinione sostanzialmente un po' diversa da quella che abbiamo letto stamane in riferimento ad organizzazioni o ad esponenti politici.
Intanto, ci pare doveroso sottolineare che accordi di questa natura non sono un affare privato o aziendale ma evidentemente assumono un diverso significato. Sotto questo profilo quanto è avvenuto è abbastanza grave perché non trova raccordo con alcun termine di programmazione e si inserisce in modo disorganico e fuor di ogni logica d'inquadramento all'interno delle istituzioni e del mondo imprenditoriale. E' quindi indispensabile un confronto pubblico franco, anche per conoscere tutti gli aspetti dell'operazione, in quanto finora sono stati resi noti soltanto i risultati complessivi di natura finanziaria ma non eventuali altre intese per linee di intervento che possano essere state raggiunte fra il Governo libico e la Società FIAT.
Questa esigenza di conoscere non significa pretesa di subordinare la logica e le scelte dell'impresa ad una sorta di veto del potere pubblico ma solo riaffermazione del fatto che operazioni finanziarie di questa natura riguardano tutto il Paese e non solo gli azionisti interessati.
Cioè, non può essere ignorato, in operazioni di queste dimensioni, il raccordo che esiste fra gli interessi del Paese e gli interessi della Società che questi rapporti conclude.
Il nostro sistema vive oggi in una economia mista, operiamo in un mercato aperto, che ha le sue regole, e fra esse anche quella della libera circolazione dei capitali. Non abbiamo nulla a ridire, pertanto, per il fatto che capitali stranieri siano presenti sul nostro mercato. Da questo punto di vista ci pare giusto rilevare che l'operazione può anche tradursi in un fatto positivo per la nostra bilancia dei pagamenti: l'immissione sul mercato italiano di 415 milioni di dollari può indubbiamente avere un effetto positivo per il nostro Paese.
Desideriamo anche rimarcare, per quanto questo elemento non sia stato certo posto alla base della trattativa, che questo accordo ha anche il significato di un accordo di pace. Non ignoriamo che il Presidente del Governo libico ha costantemente dato prova, in questi ultimi anni, di aggressività: il fatto che oggi, invece di orientarsi all'acquisto di "Mirages" contro petrolio o di armi contro greggio, questo Paese produttore di petrolio abbia stipulato un accordo con una impresa italiane, avente caratteristiche sostanzialmente industriali, e quindi abbia inteso svolgere un intervento in campo industriale, tra l'altro in un settore condizionato nei suoi sviluppi dai costi delle forniture di petrolio, può essere considerato un indice positivo della politica futura della Libia e dell'insieme dei Paesi dell'OPEC, comunque dei Paesi produttori di petrolio, che hanno nella Libia un esponente certamente non trascurabile.
Negativo reputiamo invece il fatto che dell'operazione non sia stata data notizia fin dal suo avvio alla Regione, e probabilmente, a quel che pare, neppure al Governo, ragion per cui è mancato un indirizzo di raccordo generale. Certo, sarebbe opportuno anche conoscere se vi sono state nell'accordo sottoscritto anche clausole relative alla fornitura del greggio, e questo non può portarci che ad una ulteriore deprecazione del silenzio, della mancanza di informazione su tutti gli aspetti ancora non noti.
Un altro aspetto particolarmente qualificante dell'accordo, a parte i suoi punti oscuri, è che esso si innesta su un processo di investimento nell'area mediterranea dei Paesi emergenti del Terzo Mondo, e pertanto ci sottrae un po' a certe ipoteche che sono presenti in Europa ad opera di Paesi indubbiamente più forti del nostro. Naturalmente, bisognerà verificare in futuro questo processo d'investimento nell'area mediterranea che è estremamente importante e vede il nostro Paese dialogare in prima persona, perché non vorremmo che esso preludesse ad un disimpegno all'uscita dal nostro Paese di attività di carattere industriale. Questo è uno degli interrogativi cui ci induce questa operazione, per ora senza risposta.
E' di fondamentale importanza anche conoscere la destinazione del finanziamento di 415 milioni di dollari (al prezzo reale di mercato circa 400 miliardi di lire), di questa cospicua pioggia di valuta pregiata sul nostro Paese. Nel momento in cui apriremo la trattativa e il confronto con la FIAT chiederemo assicurazioni che questo fatto si innesti su un processo nuovo. Noi ribadiamo infatti la priorità dell'intervento nel Mezzogiorno come uno dei mezzi per eliminare gli squilibri fra Nord e Sud ancora presenti nel nostro Paese. Con un finanziamento di questa entità certamente si potrebbe andare in quella direzione, dell'avvio di un processo di diversificazione anche dell'apparato produttivo.
Ecco dunque i motivi che inducono il Governo regionale ad assumere un atteggiamento favorevole rispetto a questa problematica: il fatto che questa operazione si indirizza in termini di pace, il fatto che essa investe un'area mediterranea con i Paesi emergenti, il fatto che il denaro immesso potrebbe portare, se non ad una totale eliminazione - certo questo intervento non sarà sufficiente a tal fine - ma ad una sensibile attenuazione degli squilibri esistenti fra Nord e Sud attraverso innesti produttivi diversificati da quelli attualmente esistenti e quindi avviando un processo nella direzione che noi abbiamo sempre auspicato.
La Giunta era già impegnata a sollecitare un confronto con la FIAT, e questo già era in programma a breve scadenza: la FIAT attendeva soltanto di definire le linee della piattaforma con le forze sindacali per iniziare il dialogo con la Regione, sulle prospettive degli investimenti e dell'occupazione. Anche questo contribuisce, da un punto di vista positivo a dare maggiori garanzie per quelli che sono gli investimenti, il livello occupazionale degli investimenti e della produzione, esigenza oggi ancora più pressante. La Giunta terrà il Consiglio costantemente informato su tutti gli aspetti di questa verifica.
Concludendo, l'operazione Fiat-Governo libico presenta degli aspetti negativi (la non informazione, e quindi il non avvio di un processo che ci avrebbe raccordati), degli aspetti oscuri (il non sapere se, oltre ai termini noti dell'operazione, ve ne siano altri che non sono stati rivelati), ma anche degli aspetti positivi, che il Governo regionale si permette di segnalare al Consiglio aprendo un dibattito sull'argomento.



PRESIDENTE

Chiede ai parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Ringrazio il Presidente per aver aperto un dibattito, che sarà sintetico e pertinente, su di un fatto che, se si è svolto ineccepibilmente dal punto di vista formale, nel quadro giuridico privatistico, ha tale rilevanza pubblica da non poterci consentire di rimanere...



(Brusii dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

La rilevanza del dibattito, che si svolge con la simpatica presenza di un folto gruppo di giovani studenti, mi impone di ricordare al pubblico che, assistendo alle discussioni, deve osservare il più assoluto silenzio ed ai Consiglieri che sono tenuti a rimanere ai loro posti, per seguire attentamente il dibattito apertosi su di un fatto di portata internazionale. Prosegua, Consigliere.



BIANCHI Adriano

Questa importanza e questo rilievo nazionale ed internazionale ci richiamano ad esprimere un nostro primo giudizio, che non può che essere cauto per l'esiguità delle informazioni avute finora, con riserva naturalmente di trarre più ampie valutazioni nel momento in cui il Consiglio sarà direttamente investito di questa materia, nel quadro più ampio dei rapporti che concernono la programmazione regionale, dei rapporti con un interlocutore determinante quale è la FIAT. A questo riguardo mi richiamo ad un precedente dibattito-discussione con lo stesso Presidente sulla necessità che il Consiglio non riceva comunicati attraverso la stampa, ma i comunicati alla stampa passino, in materia come questa attraverso il Consiglio, con tempestivo utilizzo della sua tribuna.
Anch'io rilevo nell'operazione Fiat-Governo libico diversi aspetti.
E' indubbiamente positivo, come può facilmente rilevare anche un profano, il consistente apporto finanziario, in buona misura capitale di rischio, sempre più raro da reperire in questi tempi; il che costituisce motivo di meditazione dell'interno. Significa infatti fiducia nella capacità tecnica e nella validità economica e produttiva di una grande azienda italiana in un momento di crisi che è economica ma anche politica e quindi in un momento in cui, a nostra volta, dobbiamo rafforzare i motivi di fiducia, adottando i comportamenti politici atti a determinarla e consolidarla.
Un secondo motivo positivo è quello della costituzione di rapporti di collaborazione fra l'economia dei Paesi produttori di materie prime, nel caso specifico di materie energetiche, e l'apparato produttivo di un Paese industriale tipicamente trasformatore e dipendente per l'approvvigionamento di petrolio. L'equazione, poi, petrolio-automobile ha uno specifico significato ed una rilevanza per le sue proiezioni nel futuro, che sono colte anche dal profano, dal cittadino che si limita a dare una frettolosa scorsa ai giornali.
Un motivo di riflessione è costituito invece dall'impatto, che questo fatto realizza e nello stesso tempo sottolinea, con una realtà dura, che impone all'Europa intera, e in essa all'Italia che non ne costituisce certamente il punto di maggior forza, una profonda revisione della sua politica economica, del suo modo di lavorare, del suo costume di vita e del suo modo di consumare. Questi fatti ci ricordano che siamo in una fase di trapasso addirittura storico da un ruolo ad un altro. Quanto prima ce ne renderemo conto - e lo choc di questi avvenimenti può aiutarci a farlo tanto più potremo adeguarci positivamente ai tempi che maturano.
Vi sono poi dei motivi di preoccupazione, costituiti dalla possibilità che questi fatti aprono la strada all'affievolirsi dell'autonomia decisionale del Paese nel suo complesso e della Regione per le sorti del suo apparato produttivo. E qui si colloca la nostra ansiosa ed ovvia richiesta e sollecitazione di garanzie, che possono essere date e dalla conoscenza dei fatti e dall'indicazione delle ulteriori prospettive per un rinnovato e rafforzato impegno del capitale italiano e dei gruppi dirigenti, affinché le loro responsabilità e le loro iniziative non vengano sfumate dal nuovo corso. E vogliamo che questi fatti non significhino e non possano significare, anche al di là delle volontà - e non facciamo il processo alle volontà - un modo di passare lentamente la mano rispetto a responsabilità che vogliamo vedere gestite da forze rappresentative del Paese in prima persona.
Il fatto, importante e clamoroso per la qualità dei protagonisti e per il settore emblematico che ne è investito, ci sollecita - per quanto ci riguarda traggo le prime conclusioni - ad affrettare i tempi dell'azione convergente del Governo, del Parlamento, delle Regioni, dei Sindacati delle forze sociali e politiche per l'adozione delle misure e dei comportamenti atti a garantire non solo la riconversione dell'apparato industriale, ma il complesso delle riforme, delle iniziative capaci di avviare il Paese ad una fase di civiltà industriale matura, garante insieme dei valori civili di libertà e di quelli nazionali di indipendenza, che possono cominciare ad essere messi in discussione, e che ci stanno, lo confermiamo qui, profondamente a cuore come momento essenziale al quale raccordiamo ogni giudizio sui fatti e sui momenti che riguardano l'economia.
Infine, la conoscenza tempestiva, la capacità di valutazione di ciò che si muove a casa nostra e attorno a noi, una realistica ed efficace programmazione, coinvolgente la responsabilità di tutti i momenti della vita sociale ed economica, sono l'obiettivo urgente che deve essere perseguito. Questi fatti ci sollecitano a passare - e ricordo qui le polemiche svolte e quelle in corso sul piano di sviluppo e sulle iniziative che la stessa Regione deve prendere affinché si passi ad un'azione concreta, realistica, dimensionata alle esigenze dei tempi. Non deve cioè avvenire che le iniziative isolate, la mancanza di informazioni possano trovare giustificazione o pretesto nella mancanza di riferimenti precisi e concreti da parte della pubblica amministrazione. Quando noi, come momento pubblico, sollecitiamo il settore privato a determinati comportamenti dobbiamo poter presentare tutte le carte in regola.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Consigliere Bianchi ha messo in luce quasi tutti gli aspetti della questione che meritavano sottolineatura, per cui mi limiterò a qualche breve aggiunta.
Osservo anzitutto che se la Fiat non avesse condotto questa operazione che a mio avviso è senz'altro positiva, con la riservatezza che le viene qui rimproverata, non sarebbe certamente giunta a concluderla, perché tutte le forze presenti oggi in Italia, di tutti i generi, quali favorevoli e quali non, le avrebbero messo i bastoni fra le ruote per impedirglielo.
Non c'è da stupirsi nel vedere capitale straniero arrivare in Italia nell'ambito dell'industria. La maggior parte delle industrie italiane sono sorte con capitali e con uomini stranieri. Risalendo agli anni fra il 1880 ed il 1900 troviamo anche qui a Torino, già allora una delle città industriali più importanti, imprese che sorgono con capitali svizzeri tedeschi, francesi. La singolarità di questa operazione sta nel fatto che è un Paese nuovo, un Paese africano a scegliere l'Italia per i suoi investimenti di capitali. E il fatto che in momenti come questi uno Stato dimostri fiducia nelle nostre industrie private è un segno positivo. Certo avrei visto molto più volentieri uno Stato estero accollarsi l'EGAM o altre istituzioni del genere, o i trasporti privati: ma i libici sono abbastanza intelligenti per non scegliersi certi istituti, ma solo quelli dove vi sono capitani d'industria ancora capaci di gestire in modo economico.
E' indubbio che ci sono in questo accordo dei lati oscuri, anche perch non ne conosciamo totalmente il contenuto. C'è però da tener presente che oggi le aziende soffrono di carenza di capitali freschi. Nessuna azienda privata è infatti in condizioni di dare alle banche interessi quali quelli che lo Stato fornisce loro, del 10, 12 o 14%. E, d'altronde, con i modesti o pressoché inesistenti, utili che danno le aziende, falcidiati ancora nella misura del 50% dalla tassa sulle azioni, nessun privato fornisce oggi capitali alle aziende. E' proprio questa carenza di capitali una delle ragioni più valide delle difficoltà in cui si dibattono le aziende.
La Fiat ha concluso questa operazione certamente per avere disponibilità di capitali freschi. All'azienda torinese dobbiamo riconoscere di aver avuto la correttezza di informarcene, dando così la possibilità di discuterne su piano nazionale: altre aziende avrebbero fatto lo stesso senza dire un bei niente, e ci saremmo accorti del cambiamento solo vedendo comparire nel corso delle azioni un nome strano, nuovissimo.
A conclusione di questo mio intervento, breve in quanto mi astengo dal ripetere quanto ha detto Bianchi, le cui conclusioni condivido all'80 direi che questo accordo Fiat-Libia costituisce una iniezione di fiducia proprio nel mondo industriale, un mondo che è a molti sconosciuto e che ha tanto bisogno di fiducia e di capitali.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la notizia, che ha colto tutti di sorpresa, dà adito ad una lunga serie di interrogativi.
Il primo interrogativo è questo: era veramente necessaria tanta riservatezza? Secondo il Consigliere Benzi, sì, ad evitare che l'operazione non giungesse in porto. Non mi sento di pronunciarmi nell'un senso o nell'altro, né di dire se l'affare sia vantaggioso, tanto più che non sappiamo se non sia stato tenuto in serbo qualche particolare importante da farci conoscere in un secondo tempo.
Di fronte ad un accordo di questa portata, che presenta indubbiamente insieme ad aspetti positivi, anche lati negativi, dobbiamo dire essenzialmente alcune considerazioni, con estrema chiarezza: è nostra convinzione che avvenimenti di questo tipo non possono essere lasciati ad uno sviluppo spontaneo - e questo ha certamente inteso dire il collega Bianchi quando ha fatto riferimento ad una seria, precisa politica di programmazione - in quanto esistono interessi, necessità e problemi generali che non possono essere messi in non cale dal prevalere della logica di pochi, o pochissimi, personaggi importanti, con condizionamento della collettività.
Veniamo alla questione di metodo, cioè al problema della riservatezza.
Siamo in un'economia di mercato, e quindi i capitali possono circolare liberamente, purché siano rispettate le condizioni che le leggi hanno fissato. Chi opera all'interno di un'azienda ha indubbiamente capacità decisionale per quanto concerne gli assetti interni ed ha piena competenza per scegliere soluzioni, quali l'aumento di capitale, per sopperire a difficoltà aziendali in fatto di liquidità. Ma tutte queste libertà devono corrispondere ad un momento non di diritto di veto, ma di confronto e di valutazione attenta di che cosa tutto ciò voglia dire.
Anzitutto, mi pare che dica un qualche cosa (che il collega Bianchi ha sottolineato e che ritengo debba essere ribadito) che voglio da parte mia ulteriormente rimarcare. Nel '73 è avvenuto un fatto di portata storica: eventi che erano in lenta maturazione da tempo sono improvvisamente esplosi, facendo si che i prezzi dei prodotti energetici si quadruplicassero (oggi il prezzo è ormai arrivato a cinque volte quello iniziale), con conseguente inversione e spostamento di ricchezza. Lo Scià di Persia, nelle sue puntate a Saint Moritz per le vacanze invernali soleva osservare che gli europei conducevano un tenore di vita che i suoi sudditi non avrebbero potuto permettersi neppure cent'anni dopo. E' stata forse anche questa constatazione ad indurre certe determinazioni. Ed in effetti l'Iran recentemente ha compiuto un'operazione, nella Germania occidentale, dello stesso tipo di quella che ora la Libia ha avviato in Italia. Noi, per contro, dovremo necessariamente abbassare il nostro troppo alto livello di consumi e di bisogni, cui eravamo giunti sulla base di una presunta ricchezza del passato che oggi cominciamo a constatare che più non esiste.
In rapporto poi alle politiche industriali notiamo un altro fatto, che costituisce un ulteriore interrogativo. Proprio il complesso che oggi ha bisogno di capitali stranieri per esercitare la sua attività in Italia è un complesso che continua ad effettuare un certo tipo di investimenti all'estero, in altre zone, o che li ha completati nell'arco degli ultimi tempi, in applicazione di quella politica per cui le unità produttive del mondo dell'auto devono operare a livello di continenti. Gli investimenti effettuati dalla Fiat in Brasile sono, credo, di gran lunga superiori agli interventi che oggi la banca libica ha operato e che servono a conferire maggior serenità all'attività del gruppo automobilistico.
Ma continuiamo a cercare gli interrogativi che dobbiamo porci per i nostri tipi di competenza. Cosa vogliono dire, nell'impatto con la nostra realtà, 450 miliardi di lire circa, fra aumento di capitale, obbligazioni (che è già previsto siano del tipo aumento di capitale: credo sia da intendere in questo modo questo tipo di obbligazioni convertibili), e prestito decennale a condizioni assai vantaggiose, però sempre in valuta pregiata, che alla fine dovrà essere restituita? Il collega Bianchi ha osservato che noi dobbiamo affrontare queste cose nella logica della politica di programmazione. E' certo che anche il Piemonte sta attraversando una fase di crisi congiunturale e strutturale: abbiamo per la netta sensazione, per quel che possiamo dedurre dai dati ufficiali, che esistano situazioni in fatto di occupazione per cui qualsiasi tipo di ulteriore investimento potrebbe rimettere in movimento quei fenomeni di immigrazione che tutti abbiamo riconosciuto negativi. Mi pare che questo discorso, questa ulteriore precisazione la dobbiamo fare proprio per quelle che sono le nostre responsabilità su questo argomento.
Ieri sera alle 20, alla televisione, che è stata l'unica fonte di informazioni sull'argomento, per noi come per qualsiasi altro cittadino abbiamo sentito il Presidente della società interessata a questa operazione, in riferimento ad una domanda specifica che gli era stata rivolta - il che sta a dimostrare che anche culturalmente su questi problemi il Paese ha camminato -, se la conclusione di questa intesa porterà anche finalmente all'avvio di una politica di investimenti nel Mezzogiorno che freni l'esodo verso il Nord dei lavoratori meridionali rispondere, con molta chiarezza e precisione, senza alcuna attenuazione diplomatica, in senso negativo, trovando giustificazione in certi atteggiamenti già sperimentati.
E poi - ecco un motivo di ulteriore preoccupazione - cosa vogliono dire questi 450 miliardi, per noi che affrontiamo un discorso di programmazione di piano di sviluppo, che ci contrastiamo in faticosi dibattiti per giungere ad accordarci alla fine sulle scelte migliori, su cui incentrare le nostre davvero esigue disponibilità, quelle degli Enti locali e quelle degli operatori privati? Un flusso del genere può determinare tutto il salto di un certo nostro tipo di politica. Ora, potenziare il Mezzogiorno è uno degli obiettivi su cui siamo tutti d'accordo - e mi pare che a giorni il nostro Consiglio dovrà parlarne a proposito della proposta di piano. E mi preoccupa fortemente la denuncia che sono stati compiuti in passato gravi errori, aggravati dalla più generale crisi energetica: errori che sono da addebitare all'operatore privato, nonostante la sua efficienza nell'esercitare con la maggiore ampiezza il suo sacrosanto diritto di fare liberamente le sue scelte, ma errori che si sommano a quelli delle forze politiche, anch'esse non esenti da possibilità di colpa, con notevole aggravio della situazione.
Dare un giudizio su questa operazione, in senso positivo o negativo sarebbe dunque assai difficile, dato il gran numero di interrogativi che esistono, per alcuni dei quali dovremo attingere risposta non soltanto dalla società direttamente interessata ma, direi, dalla maggior conoscenza dei problemi economici e sociali che esistono alla base di questi tipi di problemi, ma anche nel quadro generale del Paese.
Quello che desidero ancora sottolineare, e che è un grosso campanello d'allarme, per i motivi cui accennava il collega Bianchi e per quello che tutto ciò significa, è che possono avvenire fatti tali da vanificare completamente la certosina faticata attività con la quale noi cerchiamo di dare equilibrio, risposte sociali, di raggiungere, cioè, un livello di vita più giusto, anche se non è detto che sia di maggior benessere, senz'altro superiore, sotto l'aspetto sociale, di quello che conosciamo attualmente.
Avvenimenti del genere di quello di cui stiamo parlando devono essere visti sotto questo angolo visuale di drammatica individuazione di tutto ci che possono comportare. Possono anche essere fatti logicissimi compatibilissimi (ma su questo mi sentirò in grado di dare un giudizio definitivo solo quando si sarà risposto ai molti interrogativi che ho prima indicato), ma che però di per se stessi pongono seri problemi all'azione pubblica, data la sua estrema fragilità, se qualche cosa, anche sotto l'aspetto della buona volontà e del reciproco rispetto nell'uso delle proprie libertà, dovesse venire trascurato dai singoli soggetti che fanno parte di questa collettività democratica.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bellomo. Ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Penso, signor Presidente, che il dibattito debba essere necessariamente contenuto e stringato, proprio per le ragioni che già altri colleghi hanno ricordato, e per il fatto che questa operazione Fiat, chiamiamola così per comodità di discorso, è stata improvvisa, inopinata.
L'avv. Agnelli ha dichiarato ieri sera che la trattativa è durata diciotto mesi. Da ciò deriva un primo motivo di perplessità. Qualcuno di noi si domanda: come mai, in questi diciotto mesi, le trattative hanno potuto svolgersi sotterraneamente, all'insaputa di ogni istituzione? Visto che, poi, abbiamo l'impressione che si tratti di un'operazione corretta non comprendiamo perché non si sia consentito che essa si sviluppasse alla luce delle istituzioni. Operazioni come questa, che vedono protagoniste aziende private le cui decisioni involgono gli interessi pubblici, sarebbe bene avvenissero nel quadro delle istituzioni, nel quadro anche del Parlamento.
Come ha già detto il Presidente della Giunta, Viglione, noi non pretendiamo che ci si venga a chiedere preventivamente un consenso, ma chiediamo, a nome della società regionale che rappresentiamo come Gruppo socialista, che decisioni di tali dimensioni, di tale portata, vengano discusse preventivamente.
Non vorremmo però che questa operazione della Fiat significasse un tentativo di disimpegnarsi dall'Italia per andare a realizzare altrove i suoi prodotti. Riteniamo invece positiva un'intesa fra questa nostra grande azienda ed un Paese produttore di fonti energetiche cosiddette, che potrebbe anche voler dire che questi Paesi produttori di petrolio non intendono strangolare i Paesi che producono automobili.
C'è, in sostanza, tutta una serie di fattori, in parte positivi, in parte meno chiari, come ha detto il Presidente Viglione, sui quali sarebbe opportuno far luce completa.
Quindi, noi concordiamo, sostanzialmente, sull'intenzione espressa dal Presidente di avere un contatto, un incontro, di scendere in profondità conoscere tutti gli aspetti di questa operazione finanziaria, al di là dell'aspetto meramente economico, sui cui vantaggi qualcuno dei colleghi già si è pronunciato in senso favorevole: si tratta di soldi che arrivano a risanare la bilancia dei pagamenti. Però vorremmo essere rassicurati, come già hanno dichiarato i sindacati, che non siano state poste clausole, nel corso dell'operazione, che non si son volute render note. Se non c'è niente di questo genere, ben vengano operazioni siffatte, però nell'ambito del controllo pubblico, perché sono operazioni che, pur partendo da privati involgono l'interesse di tutto il Paese.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Ritengo che il dibattito abbia già dato sufficienti indicazioni sulle posizioni che la Giunta ed i vari Gruppi politici sono venuti assumendo su questo avvenimento indubbiamente inopinato e di vasta portata.
Non è però solamente un motivo di ordine cronologico, temporale, cioè il tempo relativamente esiguo, molto esiguo anzi, intercorso dall'annuncio di ieri pomeriggio dell'operazione ad oggi, che ci deve indurre ad una cautela di giudizio, e forse anche, per certi aspetti, ad una sospensione in assoluto di giudizio, portandoci a soffermare la nostra analisi su alcuni fatti, partitamente considerati, che possono avere delle intonazioni positive, o anche negative: ritengo che la formulazione di un giudizio come d'altronde il dibattito fin qui svoltosi mi pare abbia fatto abbastanza chiaramente trapelare, debba essere rimandata a quando si conosceranno le decisioni di impiego, di investimento di questa cospicua somma, di questo cospicuo apporto di capitale, soprattutto a quando si potranno verificare in concreto gli indirizzi produttivi del gruppo Fiat.
Indubbiamente non possiamo non rilevare come questa operazione contenga degli elementi, degli appunti indubbiamente interessanti per la novità e originalità derivante non solo dal tipo di partner che è entrato per la prima volta, mi pare, in un grande gruppo italiano, ma anche dal fatto sottolineato un po' da tutti, in particolare dal Presidente Viglione, che questo afflusso di capitale avviene in un'economia, come quella italiana che risente di una sua profonda situazione di difficoltà, e si presenta così con il significato di fondo, che non può essere sottovalutato, di fiducia indotta in questo tipo di investimento da parte di capitale straniero; ed è singolare che il Paese con il quale si è conclusa l'operazione sia un Paese non certo aduso, nella nostra storia, ad entrare nelle industrie, donde il valore anche politico di questa operazione. Molto calzante mi è sembrato il richiamo che ha fatto il Presidente all'area del Mediterraneo ed a questo collegamento.
Ecco, sono elementi, questi, diciamo, per citare soltanto i due che ci appaiono di maggior evidenza, ma potrei riprenderne altri, toccati da coloro che mi hanno preceduto, di cui la nostra analisi non può non cogliere l'interesse, in un certo senso la potenziale positività. Per ripeto, non possiamo fare a meno, in questo momento, rimandando il giudizio positivo o negativo su quella che sarà la politica della Fiat, dopo questo massiccio ingresso di capitale, a quando avremo potuto compiere un'analisi seria e motivata di questa operazione, di farci una domanda, già accennata da altri ma che io desidero sottolineare in modo particolare: che cosa si nasconde sotto questo accordo? E' un interrogativo che credo tutti noi abbiamo pieno diritto di porci anche perché, obiettivamente, le vicende di queste operazioni, che certo spettano ai gruppi privati, ma che troppo poco, o assolutamente nulla come in questo caso, trovano il conforto di un dibattito, di un meccanismo di democrazia che faccia emergere gli orientamenti, lasciano giusto motivo alla formulazione di questo dubbio, su quali ne siano effettivamente la portata reale e le conseguenze reali.
Non possiamo, cioè, esimerci dal chiederci in maniera sintetica se questa collocazione di capitale da parte, ripeto, di un partner che ha queste caratteristiche di originalità positiva, un Paese mediterraneo capitale che affluisce alla nostra economia, è un modo - e se lo fosse saremmo pienamente favorevoli a questo tipo di iniziative - per ridare fiato finanziario alla nostra economia, alla nostra industria in un momento così delicato, finalizzato soprattutto a prospettive reali di rinnovamento di diversificazione produttiva.
E' questo il punto. Questo ingresso di capitali, come, in genere nell'economia di mercato, un afflusso di denaro fresco, deve essere valutato politicamente in termini positivi se questo porta in realtà ad uno sviluppo nel grande segno indicato dalle forze lavoratrici, direi indicato dal Paese attraverso il dibattito delle forze politiche. Cosa diversa sarebbe certamente, e quindi ben diverso sarebbe il nostro giudizio, se invece sotto questa operazione, o comunque nei suoi sviluppi anche al di là delle intenzioni, si nascondessero elementi diversi, e questo non apparisse in realtà, invece, come una svendita. E' un pericolo che oggi, certo, non possiamo identificare se esista o no, ma di cui dobbiamo preoccuparci in maniera concreta, in maniera reale.
Il fatto, cioè, su cui dobbiamo incentrare decisamente la nostra attenzione è ancora una volta, quindi - e qui mi riallaccio all'argomento metodologico già svolto da altri - se questo tipo di operazione, per una realtà così consistente, direi così importante e decisiva per la nostra economia e per il nostro Paese, possa continuare ad essere, in fondo rispondente alla logica dei fatti compiuti, o se non sia invece necessario anche e soprattutto in questi casi, riportare nella sede idonea, che è poi il Parlamento del nostro Paese, il confronto su questi indirizzi, su queste decisioni; non tanto per l'aspetto finanziario, ma, ripeto, per quell'aspetto di controllo degli investimenti, degli orientamenti produttivi che è il segno da cui ricaveremo l'indicazione se questa operazione è stata positiva o negativa.
Il fatto, richiamato, mi pare, dal Consigliere Rossotto, che ieri sera nella prima intervista, a caldo, sulla questione, in cui l'avv. Agnelli è apparso - per la prima volta in tanti anni da che si presenta alla televisione con la sua nota classe e distinzione, il suo noto savoir faire se vogliamo il suo noto distacco - piuttosto teso ad anticipare nelle sue risposte il giornalista che l'intervistava, Edilio Antonelli, il Presidente della Fiat, alla domanda se questo apporto di capitali farà mutare qualcosa in senso positivo anche per il Mezzogiorno d'Italia, abbia risposto negativamente in modo assai poco distaccato, anzi con tono piuttosto secco dicendo che il gruppo dovrà proporsi, anzitutto, la difesa degli interessi anche di questo nuovo partner, così come di tutti gli altri, con riferimento ad esperienze anche negative, senza dare quel segno in rapporto al quale crediamo si debba valutare anche questa operazione, senza cioè confermare se la Fiat intenda in concreto seguire le due grandi direttrici indicate anche dal Presidente nella sua relazione, cioè la diversificazione produttiva da un lato, il rinnovamento della struttura produttiva italiana in genere ma che parte certo anche dalla Fiat, e lo sviluppo del Mezzogiorno, non ci è sembrato per nulla incoraggiante.
In queste condizioni non possiamo quindi non rilevare, senza alcun intento polemico o critico ma certo come dato di fatto, la necessità di tenere in sospeso il giudizio e agganciare strettamente, intimamente, la nostra possibilità di giudizio a quello che succederà, in termini di investimenti, di orientamenti produttivi dell'azienda Fiat. Solo se questi orientamenti si dimostreranno validi, gli elementi di per sé positivi ed interessanti che ricordavo prima - l'apertura al Mediterraneo, l'avvio di una cooperazione economica e politica, e, nei miei auspici, anche politica il fatto che ci sia fiducia nella grande azienda torinese, che ci siano, in ogni caso, dei risultati concreti di apporto di capitale - ci indurranno a dare un giudizio positivo su questa operazione, sciogliendo anche le perplessità che ho ritenuto di dover manifestare.



PRESIDENTE

Chiede di parlare la signora Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE Aurelia

Vorrei iniziare questo mio intervento partendo proprio da quanto ha or ora enunciato il collega che mi ha preceduto. Il Consigliere Bontempi mi è sembrato effettivamente assai pensoso della situazione, cosa che d'altra parte non stupisce da parte del Capogruppo del partito che fa parte della maggioranza che governa la Regione Piemonte, preoccupato per la risposta estremamente secca data ieri sera dal dott. Agnelli (non avvocato, l'ha precisato egli stesso ripetutamente) in merito agli investimenti da farsi nell'Italia meridionale, dicendo che un'azienda come la Fiat deve soprattutto orientare le sue scelte in investimenti produttivi.
Di qui a risalire al fatto che questo accordo è dovuto alla carenza di liquidità della Fiat, e quindi alla mancanza di accumulazione dei capitali di questi ultimi anni il passo mi sembra abbastanza breve e non credo che su questo possano esserci dubbi da parte di alcuno. Vorrei qui rilevare alcune responsabilità che toccano tutti, chi è stato al Governo e chi è stato all'opposizione. Queste responsabilità, cui d'altra parte ha fatto cenno anche il Consigliere Rossotto, che fa parte della maggioranza qui in Piemonte, sono proprio quelle di un aumento evidente dei consumi, derivato da un aumento delle retribuzioni. Non c'è alcun dubbio che esiste una qualche responsabilità anche da parte della stessa Fiat, che in cambio della pace sociale ha sempre preferito accettare aumenti salariali incompatibili con il suo bilancio aziendale ed incompatibili anche con la situazione italiana, dando il via, per il fatto di essere la maggiore industria manifatturiera italiana, ad un certo tipo di accordi di carattere sindacale, sia sul piano salariale sia sul piano normativo, che hanno messo in difficoltà anche molte altre industrie italiane.
Questo ritenevo di dover dire in questa specie di tranquillo dibattito che per la verità non può essere poi tanto tranquillo, perché l'intervento del capitale libico nella maggiore industria manifatturiera italiana è un fatto di rilevanza politica nazionale e non è quindi, come d'altra parte hanno ripetuto quasi tutti, un fatto privato dell'industria Fiat.
A questo punto interviene subito una questione di carattere metodologico: non essendo, e non potendo essere, questa operazione, un fatto privato dell'industria Fiat, è inconcepibile che il Governo italiano non ne sia stato messo al corrente, se è esatto quanto naturalmente si sa fino a questo momento. E' meno inspiegabile, date le ragioni di segretezza anche se possiamo esserne dispiaciuti, che non sia stata messa al corrente la Regione Piemonte; ma si tratta di una multinazionale, non di un'azienda soltanto di carattere piemontese, quindi possiamo esserne dispiaciuti ma non farne rimprovero alla Fiat.
Ci hanno stupiti, sotto un certo aspetto, certi tipi di intervento che sono stati fatti oggi in Consiglio. Qualcuno ha parlato di positività dell'intervento del mondo arabo nell'industria italiana. Non riesco a vedere questa positività in un rapporto con uno degli Stati che fino ad ora non ci è parso essere il più qualificato ed accreditato per rappresentare il mondo arabo. Ricordo a questo proposito un fatto significativo: durante una visita a Parigi il Presidente Gheddafi cercò di acquistare l'intero "Le Monde": ebbene, nonostante la crisi dei giornali e nonostante l'amicizia della Francia per i Paesi arabi, non mi risulta che abbia potuto acquistarne neppure un'azione.
Questi fatti importano evidentemente questioni che non sono soltanto di carattere industriale o di acquisizione di valuta pregiata per il nostro Paese, ma implicano un certo tipo di rapporti di politica estera. E mi stupisce che le sinistre, che ogni qual volta c'è stato un intervento da parte di capitale straniero in Italia hanno levato alti lai, in questo caso mettano semplicemente in rilievo la positività dell'intervento nell'area mediterranea e via dicendo. Quando altri capitali sono venuti in Italia si è trattato sempre di capitali che provenivano da un'area politica entro la quale si trova l'Italia, con dibattiti ed approvazioni a livello parlamentare, mentre a noi non risulta affatto che ci sia stato un dibattito a livello parlamentare per quanto riguarda rapporti privilegiati nei confronti della Libia. Dobbiamo assumere un atteggiamento analogo in tutti i casi, e se dovessimo deprecare gli interventi dei capitali stranieri, dovremmo farlo per tutti, perché gli interventi di qualsiasi capitale sono evidentemente determinanti nei confronti della politica italiana.
Queste sono, essenzialmente, le osservazioni che ritenevamo di dover avanzare, in aggiunta a quelle già esposte da altri sul fatto che, essendo la Fiat una multinazionale, non un'azienda della cintura torinese evidentemente, come non è obbligata a dirci dove attinge i suoi capitali (e ce lo può dire con una conferenza-stampa alla Radiotelevisione), così non è obbligata a dirci quale destinazione intende dare a questi capitali.
Al Consigliere Benzi, che ha visto questo intervento solo in senso positivo ed ha parlato dell'assoluta indipendenza del capitale privato di andare e venire (assoluta indipendenza che non mi pare ci sia, visto che chi si porta via dieci dollari dall'Italia passando per la frontiera, se scoperto, viene subito acciuffato e riportato indietro), dico che in realtà è stato chiesto un intervento della Banca d'Italia per questa operazione per quanto ne sappiamo e per quanto riferiscono i giornali. Evidentemente se è interessata la Banca d'Italia, non si può dire che si tratti semplicemente di una trattativa fra privati nella quale lo Stato italiano non abbia niente da dire e per la quale lo Stato italiano non sia richiesto di intervenire, quando fa comodo, a posteriori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Onorevoli colleghi, penso che di fronte ad un avvenimento di questo tipo, che è soltanto l'episodio di un avvenimento storico, proprio per non cadere nel ridicolo che è la contrapposizione di cose troppo grosse rappresentate da personaggi troppo piccoli, si dovrebbe cercare di usare un po' di umorismo. E allora mi pare che veramente qui debbano cominciare a fiorire le barzellette tipo "Giovanni batte Carlo Martello" o simili. Sono barzellette, è vero, ma a me sembrano cose estremamente importanti sulle quali bisognerebbe riflettere, al di là della pura congiuntura di movimento di un certo numero di miliardi dal punto A dell'emisfero del globo terracqueo (come ci insegnavano a scuola) ad un altro punto. Sono fenomeni culturali a cui bisogna avvicinarsi, secondo me, con ampia latitudine mentale, senza farci condizionare dalle giustificazioni di ordine contabile e ragionieristico che verrà a farci quel certo avvocato così fotogenico.
Come abitante delle nostre vallate, vivo questa esperienza con molto interesse; sarà il caso (lo dicevo a Moretti prima) di andare a rispolverare nelle nostre valli i campanili a cipolla di chiara tradizione levantina e poi andremo magari a tirare fuori quei bassorilievi del X secolo in cui ci sono i Cristi con la barba a pizzetto divisa un po' da una parte e un po' dall'altra.
Visto che si è voluto fare un dibattito, penso che i temi su cui dovremmo riflettere non tanto come politici, ma come uomini, sono questi: che cosa sta succedendo di questo nostro mondo, di questa nostra cultura? Che cosa succederà, dopo questa tragedia, bene o male, dei nostri valori che vengono soltanto più visti come operazioni di borsa o di piccoli cambiavalute? E allora io, che ho anche dei caratteri somatici (adesso forse diventeranno di moda) non proprio europei, ma certamente levantini (da piccolo mi scambiavano sempre per meridionale) posso pensare che questo pareggio tra Giovanni Agnelli e Carlo Martello sia un fatto positivo.
Dagli interventi ascoltati stamane ho cominciato però a preoccuparmi un po', non vorrei che qualche doganiere troppo zelante sequestrasse questi capitali quando entreranno in Italia, o che qualche procuratore aprisse un procedimento penale contro Gheddafi per esportazione di capitali perché, se usassimo verso i nostri "amici" (in questo caso) che vengono a Torino a portare dei capitali, lo stesso rigore usato verso i nostri cittadini che ritengono di fare altrettanto all'estero, arriveremmo al punto che il signor Gheddafi verrà tratto in catene e punito pesantemente con alcuni colpi di verga. E non è detto che ciò non avvenga, almeno in termini politici.
Fatti positivi e fatti negativi. A me pare che di positivo ci sia il fatto che la nostra industria torinese riesca ad essere protagonista di questa grande vicenda, di questa grande confusione (non nel senso deteriore del termine), di questa confluenza di interessi tra un mondo in espansione ed un mondo che vuole continuare a sopravvivere. Fatto positivo come segno non come giudizio, è un più, certamente non è un meno, ma nella tematica i più non significano ancora niente, è necessario vederli rapportati con i meno ed allora tutti quanti, con un po' di umorismo, bisogna che si guardi a queste cose e ci si renda conto di come alcuni nostri discorsi in termini economici siano veramente ridicoli, non solo umoristici.
Vediamo, ad esempio, che la prima notazione da fare è che la Libia (è notorio che i Paesi si distinguono in consumatori, importatori e lavoratori di materie prime) sarà certamente, per un decennio almeno, un grossissimo paese importatore ed allora bisogna pensare che ha investito dei capitali in un tipo di operazione che produrrà (e noi ce ne rallegriamo) un grosso tasso di esportazione. Mi pare che questa notazione ci debba fare riflettere sulla lievità di tanti nostri discorsi, anche fatti a livello di Commissione qui a Torino.
Mi sembra che, come politici (così diceva anche l'amico Bontempi), non possiamo dare un giudizio, perché un fatto positivo non significa ancora che le conseguenze che ne verranno saranno positive. Da parte nostra dobbiamo impegnarci a portare tutta una serie di fatti e di segni positivi che sono, ad esempio, cominciare a non guardare più nell'ottica intercontinentale certi problemi con pregiudiziali diventate pregiudiziali di comodo nella misura in cui siamo riusciti a portarle avanti. E' chiaro che quando il dott. Giovanni Agnelli porta avanti la sua giustificazione pregiudiziale e dice: "Un momento, ricordatevi di Gioia Tauro prima di insegnarmi a fare l'investimento nel Sud", per qualche giorno non possiamo fare molti discorsi.
Per quanto riguarda il nostro benedetto piano di sviluppo, già così massacrato dalla congiuntura, mi pare che venga definitivamente affossato da questa operazione, sempre che vogliamo essere interlocutori validi e credibili in questo discorso e se vogliamo essere interlocutori validi e credibili per un momento dobbiamo, non dico abbandonare, ma accantonare il nostro piano di sviluppo perché, se riteniamo che le scelte già elaborate devono essere i canali attraverso i quali passano le decisioni del gruppo industriale investito da questa operazione, chiaramente parleremo di cose diverse ed allora certamente il colloquio non verrà fuori.
Siamo il terzo Paese europeo investito da questo tipo di interessi degli amici libici: il fenomeno è incominciato in Germania, è passato alla Francia ed è arrivato all'Italia. Se dobbiamo considerare questa come una graduatoria di efficienza, di capacità e di appetibilità, ci sembra che ci si debba dichiarare soddisfatti e dire che, tutto sommato, nonostante tutta la cenere che siamo abituati a buttarci sul capo, qualcosa di buono ne viene. E non mi pare veramente il caso di aprire il processo ad un gruppo finanziario italiano perché ha fatto una certa politica; e lo dico con una punta polemica, mi sembra un po' strano che la punta polemica nei confronti di questo gruppo industriale venga proprio fatta dal partito che ne è stato privilegiato in tutti i termini, anche di facciate, anche di presenza ai comizi. Certamente questo non impegna per il futuro.
Quindi un fatto di segno positivo, non diciamo neanche un fatto positivo, nei confronti del quale le forze politiche come la nostra devono mettersi in una posizione realistica tacendo una constatazione che è di natura mondiale: la programmazione funziona come istituto là dove esiste un rapporto gerarchico fra chi decide e chi esegue, ai diversi livelli. Quando questo rapporto di natura gerarchica, che può anche essere democratica, non esiste, la programmazione non funziona, come non ha funzionato in Russia.
Ed allora si dice che, guarda caso, non è piovuto; non funziona in Italia e si dice che c'è stato il terremoto. Funziona dove? Funziona dove veramente una gerarchia si crea, magari spontaneamente, come negli Stati Uniti, dove sul progetto Apollo chiaramente è avvenuta una programmazione di cointeressati e di gente che si è regolata di conseguenza; il progetto Apollo ha significato, per l'economia americana, una mobilitazione a livelli diversi, c'è stata una programmazione nel tempo, i generali hanno detto "facciamo il vettore", quindi le industrie si sono collegate e alla fine, arrivate nell'ultima officina dell'Arizona, hanno fatto il programma generale. Pensare che la programmazione, così come è in Italia, possa arrivare a dire una parola decisiva su un fenomeno economico di questa portata e direi di portata non solo economica, non solo politica, ma storica, culturale, non è ammissibile, non possiamo pensare che questa gente, investita dalla nostra civiltà perché andiamo a portare loro il nostro modello di sviluppo, il nostro modo di vivere, le nostre abitazioni i nostri vestiti, non ci riporti indietro qualcosa, ci riporterà sicuramente qualcosa ed allora cerchiamo di essere aperti di fronte a questi fenomeni, proprio noi che abbiamo le testimonianze di questa grande civiltà che centinaia di anni fa ha perso a Poitiers e che adesso, guarda caso, sta vincendo a Torino.



PRESIDENTE

Prima di concludere questo punto mi corre l'obbligo di rilevare l'utilità del dibattito, nel senso che le comunicazioni della Giunta hanno consentito alla nostra assemblea, la prima nel Paese a convocarsi dopo l'avvenimento, di avere un proficuo confronto di idee e non delle dichiarazioni a titolo personale sui giornali. Da questo punto di vista la Regione, senza volerlo, ha assolto ad una funzione di tribuna, di occasione e di confronto che ritengo particolarmente necessaria e puntuale; è un esperimento, questo, di comunicazioni della Giunta fatte al momento opportuno, a caldo, che aprono la possibilità di un confronto su un tema così rilevante.
L'altra questione che si può rilevare rispetto al nostro recente passato, nei rapporti con le grandi industrie, non soltanto con la Fiat, è che nella prima legislatura la Regione Piemonte, per prima in Italia, avvi tutta una serie di contatti tendenti appunto a stabilire una forma di controllo democratico sui rapporti fra potere economico e potere politico che, se non sbaglio, tutti i Gruppi presenti in questa assemblea hanno ritenuto opportuno continuare; la mia raccomandazione è che tutti gli organi della Regione, se pure non hanno potuto sapere in anticipo ciò che stava per succedere, oggi siano messi in condizione di conoscere e di discutere gli esiti, gli intendimenti, gli investimenti e le conseguenze che ci saranno in seguito a questo avvenimento. Le conseguenze saranno come tutti hanno ricordato, di grande rilevanza e non potranno non influire sul contratto di lavoro dei metalmeccanici, che è questione che interessa centinaia di migliaia di lavoratori piemontesi, e sul piano regionale di sviluppo, questione che interesserà nelle prossime settimane il nostro Consiglio regionale e che riguarda i destini del nostro Paese per quanto concerne gli investimenti nel Mezzogiorno, la collocazione della nostra economia nei confronti del Medio Oriente e dell'Europa, i rapporti reciproci, secondo ciò che in questa assemblea è stato più volte affrontato, e nei confronti della quale mi corre l'obbligo di dire che nessuna forza politica ha mai manifestato in questa sede chiusure nazionalistiche di alcun tipo e di alcun genere per quanto riguarda il mercato dei capitali. Nessuna forza politica, nell'assemblea regionale piemontese, ha mai sostenuto posizioni autarchiche o di ostilità alla circolazione dei capitali, agli investimenti in Italia, abbiamo superato da lungo tempo questa posizione, ideologica. Ci siamo occupati dei problemi europei, e intendiamo mettere in atto una politica in questa direzione partiamo di qui, senza chiusure nazionalistiche, per affrontare un episodio grande che influirà certamente sull'economia, sulla cultura e sulla politica della nostra Regione, se pensiamo che l'entità dei miliardi libici è pari al bilancio annuale della Regione Piemonte.
Invito quindi gli organi della Regione ad avviare tutti i contatti sufficienti e necessari per conoscere ciò che oggi è ignoto, per confrontare ciò che deve essere confrontato, al fine che le linee di sviluppo dell'attività regionale siano coerenti con i suoi disegni programmatori, con ciò che c'è scritto nello Statuto, risolvendo e avviando a soluzione il problema dei rapporti fra potere economico e potere politico, rapporti che sono certamente messi in eccezionale rilievo da questo episodio, con tutta la loro carica di drammaticità, di interrogativi non sciolti e di questioni ben chiare di fronte agli occhi di tutti i Consiglieri.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

b) Sul rinnovo della delega al Governo in ordine all'applicazione della legge 22/7/1975, n. 382


PRESIDENTE

Per concludere la mattinata (ormai è chiaro che non possiamo fare altro) vi è ancora una comunicazione del Vicepresidente della Giunta Bajardi, in ottemperanza alle decisioni prese nella conferenza dei Capigruppo, circa la questione dei Comprensori. I Gruppi della DC e del PRI decideranno se le comunicazioni del Vicepresidente della Giunta sono esaurienti rispetto alle mozioni da loro presentate sull'argomento, o se invece, pur prendendone atto e discutendole, intendono mantenere le loro interrogazioni, interpellanze o mozioni che fossero.
Però, prima ancora delle comunicazioni del Vicepresidente Bajardi, il Presidente della Giunta, Viglione, desidera fare una comunicazione in merito alla legge n. 382.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, forse è una notizia che vi è nota: la Camera ed il Senato hanno approvato il disegno di legge sul rinnovo della delega della 382 e stabiliscono la norma che, entro sei mesi dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il Governo dovrà adempiere alla delega che gli è stata conferita dal Parlamento.
Vi è stato a questo riguardo un incontro con il Ministro Morlino, ma stante l'ora tarda e la comunicazione che deve essere fatta a nome della Giunta dal Vicepresidente Bajardi sui Comprensori, ritengo opportuno chiedere che alla prossima seduta si possa aprire un dibattito su questo argomento, cioè sulle prospettive che le Regioni in quell'occasione hanno manifestato.
Dò quindi questa notizia e mi riservo di procedere ulteriormente.



PRESIDENTE

Oggi pomeriggio in sede di conferenza dei Capigruppo, in conclusione di seduta, esamineremo il punto per iscriverlo all'ordine del giorno.


Argomento: Comprensori

c) Sulle decisioni adottate dalla Giunta stessa per dare inizio al funzionamento dei Comitati comprensoriali


PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta per la sua comunicazione.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Dopo l'approvazione da parte della Giunta dei risultati dell'elezione dei Comprensori, il Presidente della Giunta, come prevede la legge, ha firmato i decreti di composizione dei Consigli comprensoriali e sta procedendo alla firma dei decreti di nomina dei singoli membri, previo spoglio per individuare quei casi di opzione che sono già emersi e che quindi permetteranno rapidamente la soluzione dei problemi aperti e la totale composizione degli organi.
La fase che ci sta di fronte, quindi, come prevede la legge sui Comprensori, è quella della nomina dei Presidenti che avverrà su convocazione del Presidente della Giunta nel corso di una riunione collegiale di tutti i membri del Comitato. Adempiuto a ciò, i Comprensori previa approvazione di quei risultati, con decreto del Presidente della Giunta, sono ufficialmente istituiti e in grado di funzionare.
La Giunta propone che per l'operazione di nomina dei Presidenti venga scelta un'unica sera, in modo che l'insediamento avvenga contemporaneamente in tutto quanto il Piemonte e suggerisce la data di sabato 18 dicembre.
Esiste un problema di località per un unico Comprensorio, mentre per gli altri 14 la sede è già individuata. Deve essere risolto il problema relativo al Comprensorio Saluzzo - Savigliano - Fossano onde non fare assumere a questa riunione un carattere di scelta della futura sede; la Giunta propone che debba essere sorteggiata una delle tre località in modo che non rappresenti nessuna precostituzione di scelta.
Ai fini della sede specifica per lo svolgimento di queste assemblee non può essere ignorato che tutte le sale dei Consigli comunali e provinciali sono sottodimensionate rispetto alle esigenze; i Comprensori sono di norma doppi, o di un terzo o poco più, maggiori dell'attuale composizione. La Giunta propone una presa di contatto con i sindaci dei Comuni capoluogo e con i Presidenti delle Province per quanto riguarda quei Comprensori ove hanno sede le sale dei Consigli provinciali per individuare di comune accordo la sede più idonea e anche forse più rappresentativa per questa prima seduta che ovviamente dovrà essere aperta al pubblico e che rappresenta di fatto l'avvio ufficiale dei Comprensori. Come esempio pare corretto indicare, per il Comprensorio di Torino, la sala di Palazzo Madama che sintetizza un po' tutta la storia e la tradizione politica della città capoluogo di regione; indicazioni analoghe potrebbero emergere per le altre località senza escludere però l'utilizzo delle stesse aule dei Consigli provinciali e comunali qualora possano corrispondere allo scopo.
Ci auguriamo che questa proposta incontri il parere unanime delle forze politiche e che le stesse sappiano cogliere in essa un'indicazione positiva che ci permetta rapidamente, prima ancora delle festività natalizie, di andare ad una rapida e piena responsabilizzazione degli organi comprensoriali.
In pari tempo però ci pare giusto e necessario ribadire la necessità di approfondire alcuni aspetti connessi al sorgere dei Comprensori, innanzi tutto in termini più generali sull'attività degli stessi, sulle loro competenze, da quanto deriva dalla legge che li istituisce, ma anche dagli altri atti legislativi che sono all'attenzione del nostro Consiglio, che sono già stati approvati nel corso di questi giorni; altri aspetti connessi al funzionamento degli organi comprensoriali, il Consiglio, la sua articolazione futura, l'organizzazione degli uffici, l'eventuale individuazione delle sedi ufficiali che ne permettano un corretto funzionamento. Sottolineiamo anche la necessità di non perdere l'occasione per una verifica della presenza periferica delle attuali strutture della Regione: le nostre sedi, il nostro personale; tra parentesi ricordo che il personale della Regione è per il 50% e più decentrato nella sua articolazione periferica attualmente fondata sulla Provincia e che dovrebbe o potrebbe orientarsi verso la dimensione comprensoriale, puntando in particolare, anche per le nostre strutture, ad una doverosa razionalizzazione ed economia. Massima economia perciò e razionalità devono essere alla base dell'inizio di funzionamento dei Comprensori.
Per avviarci su questa strada la Giunta propone che in uno dei giorni tra il 20 ed il 23 dicembre abbia luogo una riunione solenne, possiamo chiamarla, dei Presidenti neo-nominati, alla presenza della Giunta e del Consiglio, nel corso della quale, oltre alla firma dei decreti di nomina dei Presidenti dei Comprensori, si abbia un primo scambio di idee che tenda a questo obiettivo di razionalità e di economia citata che non contraddice certamente alle positive attese della comunità verso questo nuovo organo istituzionale.
I temi del confronto possono essere più ravvicinati e individuati nell'indicazione che ogni Comprensorio si dia entro 60 giorni un regolamento; l'autonomia di ogni Comprensorio non può assolutamente escludere rapporti collegiali tali che possano individuare i terreni di una comune attività in questa direzione che tenda ad un rapido adempimento di questa indicazione e che permetta alla Giunta ed al Consiglio di approvare forse anche prima degli altri successivi 60 giorni di tempo questi stessi regolamenti. Sono aperti però in ogni caso i problemi del personale e delle sedi e vi sono state in merito numerose sollecitazioni dalla periferia che non debbono essere né sottovalutate e nemmeno sopravvalutate.
In merito a ciò noi dobbiamo dire che non è stata assunta ancora nessuna decisione e che siamo orientati in una direzione di attesa per concordarle assieme in modo da permettere di raggiungere quegli obiettivi più generali di razionalità e di economia che ho ricordato.
Più in generale la Giunta condivide la proposta contenuta nell'interpellanza del Consigliere Bianchi di convocare una conferenza nel mese di gennaio, dopo le feste natalizie, con un'adeguata preparazione da parte dei Gruppi consiliari, delle forze politiche e degli altri livelli istituzionali, Comuni e Province. Per la prima fase di convocazione che ci sarà nel mese di dicembre, invitiamo i Comprensori ad utilizzare personale locale e le sedi attuali dei Comuni e delle Province. Per quanto riguarda le sedi in particolare debbo informare che è in corso di riproduzione un fascicolo nel quale vengono esaminate criticamente le varie proposte che sono pervenute alla Giunta dalla periferia. Detto materiale di informazione e documentazione sarà trasmesso ai Consiglieri per un vaglio critico che assieme agli altri contributi ci permetterà di assumere, a suo tempo, le nostre autonome decisioni come Consiglio.
Per ora non vi sono previsioni di spesa, ma è fuori dubbio che esse saranno anche fortemente condizionate dalle concrete disponibilità del bilancio 1977 che andremo ad esaminare nelle prossime settimane.
Mi pare di avere implicitamente risposto anche alle interpellanze dei Consiglieri Bianchi, Castagnone Vaccarino e Gastaldi. Decideranno gli interessati se la comunicazione è da considerare valida anche ai fini delle due interpellanze



PRESIDENTE

Sulle dichiarazioni del Vicepresidente ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Ieri, nella riunione dei Presidenti dei Gruppi, questa materia era stata oggetto di un approfondito e prolungato esame ed oggi il Vicepresidente viene puntualmente a citare ulteriori conclusioni.
Intanto devo compiacermi per il fatto che la segnalazione dell'urgenza che una serie di problemi rappresenta, viene riconosciuta come valida e con la prospettiva di tempi di discussione e di deliberazione che consentano alla Regione di adempiere alle sue responsabilità in ordine alla costituzione di questa nuova realtà che è insieme un momento ed un modo di vita della Regione ed è un momento anticipatore di un nuovo modo di vita e di presenza delle autonomie locali e dei livelli delle autonomie locali.
In relazione alla proposta della Giunta di fissare per l'elezione dei Presidenti il giorno 18 dicembre, il mio Gruppo non ha alcuna obiezione di principio da muovere, riconoscendo che, fatta un'elezione, bisogna procedere agli ulteriori adempimenti nei tempi utilmente utilizzabili e che a questo deve farsi seguito con tutte le altre determinazioni del caso.
Ricordo però, per ragioni di prudenza, che, fissando l'elezione dei Presidenti, si fissa la decorrenza dei termini di 60 giorni per l'approvazione del regolamento dei Comprensori i cui contenuti non sono da enfatizzare in termini costituenti, ma che hanno un'importanza, un rilievo e che, perché siano il frutto di un approfondimento, di una partecipazione vera, di un'omogeneità di preparazione da parte dei vari Consiglieri eletti nei Comprensori, richiedono un minimo di tempo.
Sappiamo - lo abbiamo constatato anche in questo Consiglio - cosa occorre anche per persone preparate, intelligenti e sensibili per calarsi in una realtà. Fissando come data il 18 e sapendo che con tutta la volontà di leggere, di studiare, di lavorare, la settimana natalizia e di fine anno comporta una certa interruzione, noi sottraiamo tempo a quei 90 giorni e già predisponiamo situazioni che possono portare facilmente a superare i termini e questa non è una cosa molto simpatica.
L'altro aspetto - e sono gli unici due che voglio sotto questo profilo rilevare - è quello delle incertezze che stamane sono state segnalate quasi incredibili, in ordine all'elezione di membri del Comprensorio con i termini che sono concessi di 10 giorni per ricorrere: siamo già in dicembre, il 18 è domani, rischiamo addirittura di non avere neanche i tempi per costituire con certezza definitiva dei Comitati comprensoriali nella loro vera composizione.
Queste sono le due uniche osservazioni che presentiamo in ordine alla proposta di fissazione della data.
Vi sono poi altri problemi che toccano più da vicino tutta la tematica politica e l'organizzazione.
Circa le sedi, il personale e le strutture, secondo un discorso che abbiamo cercato di fare con una linea, con un filo conduttore attraverso vari momenti e tempi dei nostri interventi in Consiglio regionale o nelle Commissioni, non si tratta di un problema tecnico, noi non abbiamo proposto il problema della tempestività (non ne faccio un appunto, in questo non è totalmente esauriente la risposta del Vicepresidente della Giunta) per affrontare l'organizzazione tecnica della scelta delle sedi, del personale noi proponevamo la questione dell'indirizzo, della strada sulla quale si intende camminare per utilizzare le risorse periferiche, per stabilire un raccordo ed un rapporto con la Provincia in specie là dove questa ha oggi strutture di dimensioni e anche di competenze di personale notevoli che sono in buona misura inutilizzate e che nella prospettiva di trasformazione, di assorbimento in un'unica realtà comprensoriale devono trovare già una risposta perché è in questi momenti iniziali di scelta che si pongono le premesse per determinate soluzioni. In questo senso parlavamo di conferenza, ma non è che siamo affezionati al termine della conferenza la Giunta ci risponde che è pronta ad organizzarla per gennaio e va benissimo, penso che non possa essere indetto un incontro, un momento di meditazione e di scelta delle varie istanze interessate, con gli impegni che ha il Consiglio regionale in questi brevi termini. La prospettiva era un'altra, ma a questa accompagnavamo - e questo è l'argomento che enunciamo solo e che riprenderemo in un secondo momento - le nostre valutazioni in ordine al modo in cui nascono i Comprensori, perché gli stessi investiti dell'elezione oggi non hanno davanti a sé, perché non lo ha davanti a sé il Consiglio regionale del Piemonte, il quadro di riferimento delle prospettive, delle competenze, dei ruoli che devono essergli affidati. C'è la legge istitutiva, c'è tutta una tematica di discussione a livello nazionale, ci sono alcune leggi già approvate che hanno ipotecato in una certa misura le competenze ed i ruoli dei Comprensori, ce ne sono altre che sono per strada e in ordine a questo, per fare un discorso che abbia un riferimento politicamente rilevante sulle sedi, sull'utilizzazione del personale, sulle dimensioni dei ruoli amministrativi e dei ruoli politici di programmazione e di scelta dei Comprensori, questo quadro deve essere rifatto e quindi ripropongo il problema. Naturalmente anche il regolamento come stabilire la struttura del modo di lavorare del Consiglio, le Commissioni in cui si può articolare il Comitato comprensoriale, il significato che può avere la Giunta prevista dalla legge, un mero comitato esecutivo, una Giunta che si modella sulla Giunta regionale e su quelle degli Enti locali con le ripartizioni in Assessorati, a seconda della scelta fondamentale che si fa di indirizzo politico, anche il regolamento potrà avere delle esplicitazioni significative.
Quindi è un momento molto delicato, un momento di scelta e se vogliamo fare l'affermazione di principio che ci prendiamo le vacanze di Natale per insediare, facciamo pure 18; non tutti i Comprensori saranno in condizioni di eleggere il Presidente a quella data, avendo anche presente che l'elezione del Presidente già in sé anticipa tante soluzioni politiche e quindi getta delle ipoteche su altre questioni, ma a questo attiene la responsabilità delle forze politiche, ognuno deve assumerle nei tempi in cui queste si propongono; andiamo pure il 18 a questa manifestazione di volontà politica nel senso di attivare i Comprensori, ma poi ogni altro impegno deve essere preso non attraverso delle manifestazioni più o meno trionfalistiche senza seri contenuti e senza relazioni preparatorie adeguate, altrimenti il dialogo sarà informe, oppure avverrà che le forze politiche ed i loro uffici studi finiranno per passare sopra la testa di questa vasta mobilitazione che deve essere di personale politico che vogliamo attivare ed immettere nel ruolo operativo della Regione.
Quindi formalmente, tanto abbiamo la facoltà di riparlarne, posso dichiarare che l'interpellanza sulla questione del personale è discussa e chiusa, ma mi riservo - se non vi saranno risposte adeguate in ordine alla tematica che ho riproposto adesso succintamente sui modi di preparare l'avvio all'elaborazione dei regolamenti, l'avvio alle scelte politiche di fondo che riguardano la responsabilità della Regione che deve dare il quadro di riferimento nel quale, come abbiamo detto ieri, poi si realizzano i contenuti di autonomia dei comitati - di presentare direttamente una mozione invece di trasformare l'interpellanza perché sarebbe una sfiducia che in questo momento non voglio pronunciare, nel senso che la Giunta ieri e questa mattina ha voluto mostrarsi sollecita nel rispondere alle iniziative ed alle indicazioni venute dall'opposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Intervengo molto brevemente perché ritengo che non sia il caso di ripetere, anche se potrebbe essere utile, quello che si è detto nella conferenza dei Capigruppo.
Mi pare però di dover ribadire le posizioni che ho espresso a nome del mio Gruppo consiliare e che sono sostanzialmente queste: occorre andare ad un punto di riferimento rapido da cui si possa iniziare tutto il meccanismo che vede la necessità di un confronto tra le forze politiche regionali ed un confronto aperto all'interno della comunità e quindi con gli stessi comitati. Pertanto la data del 18 dicembre, proposta dalla Giunta, ci trova consenzienti, ci rendiamo conto che è una data non molto distante, ma ritengo che a questo punto sia possibile da parte delle forze politiche sbrigare gli incombenti che toccano loro per arrivare al 18 alla definizione e quindi all'elezione delle presidenze.
Molto importante, invece, è la fase posteriore e da questo lato colgo positivamente tutto quello che ha affermato il Consigliere Bianchi, in ogni caso tenendo presente un'esigenza di fondo ed è che dobbiamo dare risposte sufficientemente rapide e chiare alla comunità, soprattutto agli eletti nei Comitati comprensoriali che dal momento in cui sono stati eletti, il 14 novembre, e dal momento in cui saranno eletti i presidenti, avranno giustamente la necessità, il desiderio di mettersi al più presto al lavoro.
La data del 18 in un certo senso accelera questo processo e deve essere vista positivamente.
In particolare cosa potremo fare noi, come forze politiche? Mi associo e faccio mia, sia pure in via secondaria, la proposta del Gruppo della DC di indire una conferenza, vedremo la forma, la conferenza forse è la forma migliore perché è la più allargata, però voglio ribadire che dovremo andare probabilmente, cogliendo l'occasione di questa conferenza, al confronto e al dibattito più ampio e più aperto che cerchi anche di enucleare il maggior numero di punti fermi. E' indubbio che la riforma che abbiamo iniziato istituendo i Comprensori è un processo che si completerà con la sperimentazione. Da questo lato, voglio dire, noi dovremo tener fermi forse soprattutto i punti di riferimento dei compiti che sicuramente discendono dalla legge e dalle volontà politiche delle forze che hanno fatto questa legge e non l'hanno mai smentita e tendere ad avviare in concreto gli atti che i vari Comprensori dovranno compiere per rispondere a questi compiti compiti che abbiamo detto di programmazione, di promozione, di coordinamento e di gestione relativa alla programmazione. Comunque entreremo nel merito dopo.
Ora mi pare che sia più importante ribadire questo. E' giusto il discorso che fa Bianchi, che anche una soluzione adeguata per le strutture in fondo anche per le stesse sedi, dipenderà da come imposteremo questi termini di riferimento originali, che sono cioè i compiti, le funzioni, il ruolo rispetto alla Regione. Il fatto che oggi ci troviamo a dover dare delle risposte alle richieste delle comunità mi pare che ci debba indurre a svolgere questo dibattito ed a svolgere quelli che sono i nostri orientamenti politici, lasciando i margini di autonomia che i Comprensori dovranno avere, cercando di cogliere il punto di equilibrio tra il massimo di omogeneità a livello regionale, ma anche l'approfondimento e diciamo pure l'espressione profonda di questa autonomia, il che vuol dire che toccherà a noi in quella sede di conferenza concordare, se possibile unitariamente, quali sono questi indirizzi originali che attengono ai compiti ed alle funzioni, quali sono gli indirizzi riguardo alle sedi riguardo al personale che competono alla Regione e lasciare concludere questo dibattito a livello locale, a livello dei Comprensori, perché noi possiamo cominciare bene l'operazione di riforma che parte con i Comprensori, solo se sapremo (e non sarà facile) contemperare continuamente le due esigenze di fondo che sono: unitarietà e omogeneità dell'azione regionale che vede nei Comprensori una sua espressione come organismo e nello stesso tempo la produzione di un processo reale dal basso da parte dei Comprensori che faccia sì che anche i primi passi, che sono quelli istitutivi del personale, delle sedi, abbiano il massimo di riuscita anche sul piano politico, perché da questo lato commettere degli errori di eccessiva autonomia e frammentazione, o anche di eccessivo dirigismo potrebbe essere un prezzo che poi pagheremo.
Quindi ben venga il dibattito, aderiamo a questa richiesta, riteniamo però di dovere già dire che dovrebbero essere questi i riferimenti, ripeto omogeneità e unitarietà, contemperati però con un reale approfondimento dell'autonomia dei Comprensori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere



BELLOMO Emilio

Non ho molto da aggiungere. Mi dispiace di non essere stato presente all'inizio dell'intervento del Consigliere Bianchi, ma ascoltando attentamente la sua conclusione mi pare che si sia dimostrato d'accordo sulla proposta fatta dalla Giunta già in sede di Presidenti dei Gruppi quella cioè di un'elezione contemporanea dei 15 presidenti, salvo che ci sia un Comprensorio che non è in grado di farlo. In teoria non mi pare che i Comprensori non siano in grado di farlo simultaneamente. Stamattina il Consigliere Oberto ha sottolineato qualche refuso nel volume, non so se sostanziale o se non muta la condizione degli eletti, per cui il Bellomo che risulta essere stato eletto nel Consiglio del Comprensorio con 18 voti ne aveva invece soltanto 17; se resta immutata la sostanza dei decreti del Presidente, i Comprensori sono nella condizione di eleggere il presidente e questo è già un primo grosso fatto positivo e politico.
Voglio dire, in sostanza, che la fretta, la tempestività in queste cose deve essere considerata una virtù e non un modo di stravolgere l'autonomia dei Comprensori, autonomia che verrà rispettata sostanzialmente, ma che non deve essere l'anarchia comprensoriale, essendo appunto questi degli organismi della Regione Piemonte.
Riteniamo che questo sia un primo fatto positivo, salvo che ci siano delle condizioni che documentatamente mostrino il contrario.
Mi pare di avere capito che la seconda proposta fatta dalla Giunta quella di un incontro dei 15 Presidenti appena qualche giorno dopo la loro elezione, sia caduta; vedevo in quell'incontro un momento di conoscenza che non doveva gettare ipoteche e vincoli di nessun tipo sulla proiezione immediata dell'avvio comprensoriale, ma se non si farà non mi pare una tragedia, questo momento potrebbe benissimo essere conglobato nel dibattito consiliare della conferenza tra le forze politiche nei corso della quale tutti i colleghi che hanno delle problematiche da esprimere troveranno la sede adeguata per farlo e ci auguriamo troveranno le risposte adeguate.
Quindi, come Gruppo socialista, saremmo d'accordo sulla proposta della Giunta, ci rendiamo conto che c'è una vasta problematica da affrontare, ma ci rendiamo anche conto che in Piemonte in ogni eletto c'è l'attesa per passare dalla fase di impostazione alla fase operativa. Oltre tutto ci sono dei problemi incombenti e questa gente che abbiamo eletto con il nostro suffragio vuole essere responsabilizzata fino in fondo. Per cui tutti i giorni che non perdiamo in dispute sul sesso degli angeli sono tutti giorni guadagnati e questo si che è positivo ed è politicamente valido.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE Aurelia

Ringrazio il Vicepresidente della Giunta che ha già voluto rispondere all'interpellanza del Gruppo repubblicano che era stata fatta il giorno 17 e dichiaro subito che mi pare sia stata colta nel suo significato che era quello di dire "facciamo attenzione". Se la Giunta, come ha detto, questa attenzione farà, noi lo verificheremo in seguito nei fatti.
Comunque ci riteniamo soddisfatti della risposta che per oggi ci è stata data, dato che per il momento si è in attesa di un certo metodo che mi pare corrisponda a quello da noi indicato.
Tralascio ogni discorso sui contenuti o meno dei Comprensori oltre a quelli che nella legge già si troveranno, perché se questo dibattito verrà fatto a livello o di conferenza, o di altro tipo di incontro, mi pare inutile ripeterlo più volte.
Per quanto riguarda la data del 18 sulla quale il nostro Gruppo non ha assolutamente nulla da eccepire, voglio soltanto ricordare che il Presidente della Giunta ci ha cortesemente oggi rimproverati di avere, con la nostra richiesta, affrettato i risultati, comportando come conseguenza degli errori. Non vorrei che questa fretta che noi non poniamo, ma recepiamo dalla Giunta, fosse invece foriera di ulteriori errori, cioè che le nomine non fossero ancora state fatte, ci fossero delle questioni pendenti perché è chiaro che queste elezioni (desideriamo dichiararlo con estrema precisione) saranno fatte soltanto a conclusione di ogni pendenza perché non si può neanche immaginare che possano essere fatte elezioni mentre ci sono ancora ricorsi in atto o da risolvere. Pertanto in questo caso è la Giunta che si è presa l'impegno di risolvere i problemi in un tempo così rapido, non ci rimprovererà poi se non sarà in grado di farlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Solo una proposta. Nella riunione dei Capigruppo e della Presidenza della Giunta e del Consiglio, indicando questo incontro verso la fine di gennaio, chiedo se non ci sia l'opportunità di invitare anche i Presidenti delle Comunità montane. Questo al fine di evitare dei conflitti che emergono già per certe imprecisioni e certe valutazioni. Avanzo questa proposta come motivo di meditazione e di decisione da parte degli organi responsabili.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola e pertanto il Consiglio è aggiornato alle ore 15 precise.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



< torna indietro