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Dettaglio seduta n.8 del 16/09/75 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Comunicazioni del Presidente Ulteriori adempimenti in applicazione dei decreti n. 376 e 377 Elezione dei rappresentanti del Consiglio Regionale nel Comitato di Controllo sulle Province e nelle Sezioni decentrate del Comitato di Controllo sugli atti degli Enti locali di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara Torimo, Vercelli, Alba-Bra, Biella, Casale, Ivrea, Mondovì e Pinerolo.
Designazione di due terne di esperti nelle discipline amministrative per la costituzione della Commissione di Controllo sugli atti della Regione.
Se non vi sono obiezioni l'ordine del giorno si intende approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Approvazione verbali precedenti sedute.
I processi verbali delle adunanze del 7 agosto e del 5 settembre sono stati trasmessi per posta ai singoli Consiglieri, io spero che li abbiano ricevuti.
Vi sono obiezioni, modifiche da proporre ai verbali? Non ne vedo e quindi si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Alcune brevi comunicazioni del Presidente.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Fiorini (per il noto motivo), Rosci e Chiabrando.


Argomento:

b) Presentazione ed assegnazione disegno di legge


PRESIDENTE

Annuncio la presentazione del disegno di legge da parte della Giunta Regionale, relativo al "Nuovo termine per la presentazione delle domande di cui all'art. 7 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 42. 'Provvedimenti per la promozione dello sport in Piemonte' ", che verrà assegnato alla Commissione competente.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario di Governo ha apposto il visto alla legge regionale 7.8.1975 "Interventi regionali per lo sviluppo dell'agricoltura e delle foreste negli anni 1975/76/77".
Le osservazioni però che il Commissario del Governo ha allegato al visto sono le seguenti: "Ai sensi e per gli effetti dell'art. 127 della Costituzione, appongo il visto sulla legge regionale del 7.8 scorso concernente 'Interventi regionali per lo sviluppo dell'agricoltura e delle foreste negli anni 1975/76/77', fermo restando che la predetta legge dovrà essere uniformata alle eventuali osservazioni che, come già noto a codesta Regione potrebbero essere formulate nella valutazione della compatibilità degli accordi previsti dall'art. 8 lettera B - reimpianto vigneti - con la normativa comunitaria.
Nell'occasione comunico che il Governo ha osservato, circa le nuove norme finanziarie di cui all'art. 21, che lo stanziamento del capitolo di spesa n. 1348 inscritto nel bilancio 1975 presenta, dopo le riduzioni apportate per lire 950 milioni, con precedente legge regionale 4.6.1975 n.
45 concernente interventi a sostegno delle strutture della cooperazione agricola e per l'associazionismo, e per lire 3.650.000 con il provvedimento in esame, presenta un residuo stanziamento di 400 milioni che peraltro, a quanto risulta dalla relazione illustrativa, è stato già utilizzato.
Ciò comporta che l'anzidetto capitolo 1348 non può considerarsi soppresso, così come disposto dalla legge in esame, e conseguentemente non può addivenirsi all'istituzione di nuovo capitolo di spesa, finanziato interamente con i contraenti mutui passivi, che rechi l'identica numerazione".


Argomento:

d) Programma dei lavori del Consiglio nella sessione


PRESIDENTE

Comunico inoltre che l'art. 8 comma quarto, prevede che nei dieci giorni che precedono ogni sessione ordinaria, il Presidente convoca la conferenza dei Capigruppo allo scopo di fissare, con accordo unanime, il programma ed il calendario di massima dei lavori della sessione. Tale riunione è convocata per domani pomeriggio. E' una riunione di particolare rilievo perché si tratta di programmare i lavori dell'intera sessione e sarà l'occasione per fare il punto sull'attività che il Consiglio Regionale è chiamato a svolgere all'inizio di questa seconda legislatura.
La convocazione è per le ore 16,30.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

e) Calendario dei lavori delle Commissioni permanenti


PRESIDENTE

I Presidenti delle Commissioni (che si saranno certamente consultati con i singoli Commissari) hanno stabilito con l'Ufficio di Presidenza il seguente calendario dei lavori delle Commissioni permanenti: lunedì mattina alle ore 10, III Commissione lunedì pomeriggio alle ore 15, IV- Commissione; alle ore 17, II e VIII Commissione martedì alle ore 9,30, VI Commissione, alle ore 10 la I Commissione; alle ore 10,30 la V martedì pomeriggio non vi sarebbero riunioni perché normalmente si prevede una riunione di Giunta mercoledì alle ore 10, II- e III Commissione; alle ore 11,30, VIII commissione mercoledì alle ore 15, IV e VII Commissione; alle ore 17, VI Commissione il giovedì viene tenuto libero perché si prevede la normale convocazione del Consiglio e viene tenuta libera anche la mattinata del venerdì per avere sempre la possibilità di un'eventuale prosecuzione dei lavori del Consiglio qualora non si esaurisca l'ordine del giorno nella seduta del giovedì venerdì alle ore 15, I e V- Commissione; alle ore 17, VII Commissione.
Naturalmente è sempre possibile apportare qualche modifica a questo calendario qualora i Presidenti ed i membri delle Commissioni si intendano avendo però sempre presente che il calendario deve in ogni caso tener conto della necessità di garantire la possibilità della presenza fisica dei Commissari eventualmente in due Commissioni; questo elemento regolamentare presiede un po' alla formulazione del calendario, dato che non si possono prevedere delle coincidenze che rendano impossibile la presenza dei singoli Consiglieri.
Ha la parola il Presidente della Giunta per una comunicazione.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente della Giunta Regionale.


VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Il 18 settembre a Roma si svolgerà una manifestazione al Ministero dell'Industria, organizzata dal Comune di Leinì e dagli altri Comuni circostanti oltre che dalle maestranze dell'azienda, la Singer.
Il Comune di Leinì ha chiesto l'adesione della Regione alla manifestazione e l'erogazione di un contributo per le spese di organizzazione e pubblicizzazione della stessa.
Il contributo potrebbe essere erogato sulla base della legge 4.1.1973 n. 2 inerente "Norme per l'organizzazione, l'adesione e la partecipazione a Convegni, Congressi e altre manifestazioni pubbliche attinenti l'esplicazione delle sue funzioni".
L'Assessorato al Lavoro ha esaminato in questo periodo, in più circostanze, la situazione occupazionale collegata alla crisi dell'azienda sollecitando l'intervento dei Ministri dell'Industria, delle partecipazioni statali e del lavoro, richiedendo una speciale attenzione del Governo alla situazione del Piemonte ulteriormente aggravata dalla vertenza Singer.
Il 28 agosto l'Assessore al Lavoro si è incontrato con una delegazione costituita dal Sindaco di Leinì, da Consiglieri comunali e da rappresentanti dei Consigli di fabbrica e delle organizzazioni sindacali interessate per discutere dei problemi dello stabilimento di Leinì di cui 2300 dipendenti sono posti a cassa integrazione a zero ore, con la prospettiva della chiusura della fabbrica e del licenziamento al 31.12.1975.
Ulteriori interventi della Regione si sono svolti il 29 agosto ad un'assemblea aperta all'interno della fabbrica, il 3 settembre con un incontro con l'Amministratore delegato dell' azienda, successivamente il 9 settembre in un incontro con il Vice Presidente della Singer, signor Brown.
La Giunta nel suo complesso ha incontrato gli amministratori interessati e le maestranze ai primi di settembre nella sede di Piazza Castello, alla presenza del Presidente della III Commissione.
Il nuovo intervento che la Regione compie aderendo alla manifestazione del 18 settembre a Roma si inserisce nel contesto degli interventi atti a salvaguardare l'occupazione ed in particolare a risolvere la questione della Singer di Leinì.
Alla manifestazione hanno fino ad oggi aderito i Comuni di Torino Leinì, Volpiano, Borgaro, Caselle, Brandizzo, Settimo, Chivasso, Ciriè Lombardore, San Benigno che hanno erogato contributi per le spese organizzative per una somma complessiva di lire tre milioni.
Il Comune di Torino ha deciso inoltre di erogare la somma di L.
1.400.000 corrispondenti ai gettoni di presenza dei Consiglieri comunali nella seduta del 15.9.1975.
Il Comune di Torino ha inoltre formato una delegazione composta da un Consigliere del PCI, uno dei PSI, uno della DC. che accompagnerà la manifestazione a Roma.
Si ritiene pertanto che l'adesione alla manifestazione costituisca un ulteriore atto di solidarietà ai lavoratori della Singer.
Al termine della seduta porrò ai Capigruppo l'esigenza di comporre una delegazione che con quella del Comune accompagni i lavoratori a Roma.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di intervento su questa prima parte della comunicazioni del Presidente? La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Il Gruppo consiliare della D.C. ha già manifestato più volte la sua solidarietà ed il suo interessamento al problema. Mi sembrerebbe opportuno usare un termine diverso da "manifestazione": questo di Roma è l'incontro del Governo con le rappresentanze sindacali e con quelle degli Enti locali e dell'Ente Regione per una produttiva risoluzione del problema, si tratta quindi di una partecipazione attiva. Io credo anzi che la rappresentanza della Giunta sia stata invitata a questo incontro con il Ministro, insieme ai rappresentanti dei sindacati e degli Enti locali.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Lo stiamo aspettando.



ALBERTON Ezio

Mi pare però che il nostro atteggiamento debba essere diverso contribuendo a sottolineare l'aspetto costruttivo dell'incontro di Roma più che il carattere di semplice protesta.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di intervento su questo argomento? Non ve ne sono.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Ulteriori adempimenti in applicazione dei decreti n. 376 e n. 377 (seguito)


PRESIDENTE

Terzo punto all'ordine del giorno "Ulteriori adempimenti in applicazione dei decreti n. 376 e n. 377": ha chiesto la parola il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Signori Consiglieri, l'ulteriore discussione di stamani sui decreti per un intervento eccezionale nell'economia e per il superamento della crisi ci offre l'occasione di relazionare al Consiglio sulle iniziative che sono state assunte e sulle posizioni che sono state concordate fra le Regioni e di fare alcune precisazioni. E questo lo diciamo subito con chiarezza, non per fare della polemica, non è il momento, ma per non risultare inadempienti.
Da quanto ci consta (non eravamo, allora al Governo) nel mese di luglio il Presidente della Lombardia, credo unitamente al rappresentante dell'Emilia, si è recato dal Ministro Morlino e successivamente dal Vice Presidente La Malfa e penso dal Presidente Moro per rappresentare la situazione assai grave e per concordare alcune misure. In quella sede venne fatta presente la necessità di un'indagine sia pure sommaria, sulla condizione dei lavori pubblici all'interno delle singole Regioni e sugli interventi che potevano essere fatti sulla base dei progetti, specialmente quelli esecutivi. Se non vado errato il Segretario del Presidente Golfari telefonò alla Segreteria della Giunta presieduta allora dall'Avv. Oberto...



OBERTO Gianni

Parlò con me.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

.... per sapere quali fossero i fabbisogni finanziabili ed appaltatili.
Il Presidente Oberto in una riunione ci disse che era necessario svolgere un'indagine. Nel mese di agosto venne eletta l'attuale Giunta che si premurò immediatamente di compiere un'indagine che durò per le prime settimane di agosto, fintantoché vennero pubblicati i decreti 376 e 377.
Furono approfonditi a quel livello tutti gli aspetti (riferirà stamani ancora l'Assessore Ferraris per quanto riguarda i problemi attinenti all'agricoltura, all'irrigazione e alla altre materie contemplate nei decreti), informatici sullo stato dei lavori pubblici all'interno della Regione Piemonte, dei Comuni e delle altre istituzioni, compilammo quell'elenco che venne trasmesso al Consiglio per competenza, il Consiglio dopo un dibattito, approvò all'unanimità le deliberazioni le quali, per evitare che potessero andare perdute, vennero inviate attraverso funzionari della Regione, una venne direttamente portata dall'Assessore Astengo che doveva recarsi sabato 6 a Roma.
Nella riunione alla Commissione Bilancio della Camera, presenti i Ministri La Malfa, Morlino e Colombo, il Vice Presidente del Consiglio La Malfa fece osservare che nella preistruttoria per il varo dei due decreti alcune Regioni avevano risposto per il fabbisogno, altre invece non avevano risposto. Sembravamo in quel momento inadempienti. Molte Regioni che non avevano partecipato alla riunione hanno fatto osservare che non avevano ricevuto niente per la preistruttoria.
Purtuttavia, nell'inviare le deliberazioni, abbiamo ritenuto di dire con sufficiente chiarezza qual era la situazione attuale, lo stato dei lavori, dei progetti anche esecutivi e dell'appaltabilità degli stessi.
Loro avranno avuto modo di vedere che nella delibera attinente ai lavori pubblici sono esattamente indicati: la data del decreto di approvazione del progetto generale stralcio, l'importo necessario per il completamento dell'opera, lo stato di avanzamento dei lavori in percentuale, la spesa già erogata, il tempo per ultimare le opere.
Io onestamente, quando ho visto questa polemica, mi sono chiesto quali altre cose avremmo potuto fare oltre a queste.
Il decreto, n. 376, "Provvedimento per il rilancio della economia riguardante le esportazioni, l'edilizia e le opere pubbliche" ci fa carico di inviare a determinati Ministeri l'elenco delle opere e le deliberazioni che sono state approvate. La Giunta ha provveduto unanimemente, nello spirito del mandato che gli ha dato il Consiglio, a far pervenire il giorno dopo a tutti questi Ministeri l'elenco e le deliberazioni. L'on. La Malfa si lagna di non averli ricevuti. Se avessimo pensato che poteva tornare utile quello stesso mattino l'avremmo fatti pervenire anche al Vice Presidente La Malfa, al Presidente Moro, al Ministro Morlino e a tutti gli altri Ministri, ma la legge ci fa carico di farli pervenire istituzionalmente a questi Ministeri e non ad altri. Se poi manca all'interno del Consiglio dei Ministri, un coordinamento atto a dare notizia all'interno del Consiglio dei Ministri ed ai singoli Ministeri di quanto avvenuto, istituzionalmente, per ogni Ministero, questo non è più un problema che riguarda la Regione Piemonte; ciò nonostante ci facciamo carico di far pervenire domani stesso al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per l'attuazione delle Regioni, all'on. La Malfa tutto il pacchetto che la Regione Piemonte ha deliberato.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta Regionale

Anche se è un po' irriguardoso che la Regione Piemonte coordini il Consiglio dei Ministri!!



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

L'onorevole La Malfa non ha fatto nessun telegramma, nessuna circolare non ci è pervenuto alcun documento di richiesta, lo abbiamo ancora cercato negli archivi, è stata un'iniziativa assunta dal Presidente Golfari e che ha comunicato, tramite la sua Segreteria, anche a tutte le Regioni. Il Friuli Venezia Giulia e molte altre Regioni ieri protestavano perché non avevano ricevuto nulla e non potevano concorrere in alcun modo.
Che vi siano poi delle Regioni che si considerano trainanti e che possono far tutto, e altre che possono far meno, questo può anche essere un dato di fatto, ma riguarda i passati Governi regionali.
Nel momento in cui abbiamo proposto al Consiglio le opere che dovevano essere sottoposte all'esame per il finanziamento, abbiamo anche fatto una scelta; ci sarebbe stato facile portare 1500/2000 miliardi di opere che potevano essere immediatamente appaltate, bastava fare la scelta viaria bastava fare le scelte delle grandi infrastrutture che il Consiglio Regionale ha respinto in precedenza, bastava aggiungere le tangenziali l'autostrada del Frejus, quella di Pinerolo. I progetti sono sul tavolo in attesa di essere appaltati, ma è proprio questo che abbiamo contestato, e ne parlerò successivamente.
Il 10 settembre le Regioni vennero convocate alla Commissione Bilancio presenti l'on. La Malfa, il Ministro Morlino ed il Ministro Colombo per una consultazione sui decreti. Al Senato vi fu una ulteriore consultazione per la legge di riforma contabile della finanza, in cui parlò, a nome di tutte le Regioni, l'Assessore Simonelli. Nel momento della consultazione alla Commissione Bilancio, vi fu una posizione unitaria di tutte le Regioni; i rappresentanti del Piemonte, Sicilia, Lombardia, Toscana e Campania, a nome di tutte le Regioni esposero al Governo ed ai rappresentanti parlamentari le ragioni di fondo che muovevano tutte le Regioni ad essere unanimi nei confronti delle scelte fatte dai decreti: vi fu una critica unanime di fondo ai decreti che si estrinseco nell'inadeguatezza dei decreti rispetto ai problemi del Paese, nello stravolgimento dei rapporti istituzionali tra Stato e Regione. Alcuni rilevarono inoltre la necessità di ricondurre i provvedimenti nell'ambito delle competenze regionali, al ruolo attivo che le Regioni possono espletare ai fini della tempestiva mobilitazione della spesa pubblica; altri posero in evidenza il tentativo di ricupero di competenze da parte centrale, dal Governo, introducendosi in materie già esclusivamente dì competenza regionale.
Al termine della riunione, e con nota successiva, le Regioni evidenziarono la necessità che nelle materie di competenza regionale la disponibilità dei due decreti fossero versate nei due fondi nazionali delle Regioni.
Il tentativo del Governo, è evidente, era quello di apprendere dalle Regioni quali erano i progetti appaltabili, di farne le scelte in sede centrale e di procedere direttamente alla esecuzione delle opere tagliando fuori le Regioni che, secondo quanto esprimeva in sottofondo il decreto non avevano che il compito di essere dei passacarte e quindi di evidenziare soltanto formalmente le opere che dovevano essere finanziate.
Dicevano ancora le Regioni che successivamente al versamento nei due fondi nazionali il Governo e le Regioni avrebbero concordato i parametri socio-economici di ripartizione dei fondi stessi e sarebbe avvenuto un confronto con il Governo, confronto che avrebbe visto certamente non una soluzione episodica di scelta irrazionale, ma una scelta razionale e programmata.
In tal modo -- ed era qui il punto --, si sarebbe data soddisfazione anche al principio anticongiunturale che animava i decreti governativi e non si sarebbe dispersa una risorsa importante.
Questa è la prima parte della consultazione del 10 settembre.
Successivamente i rappresentati delle Regioni concordavano una riunione per il 15 settembre presso la sede della Regione Toscana in Roma, ieri. Anche qui le Regioni hanno assunto posizioni unitarie su tutti i problemi di comune interesse. E' stato rilevato in quella sede, dal relatore Presidente Golfari, che il voto del 15 giugno aveva certamente modificato molti rapporti all'interno del Paese, aveva dato maggiore certezza e stabilità al quadro delle autonomie e al quadro regionalista, aveva dato un contributo all'interesse comune alla crescita, in sostanza ad un vero rapporto delle autonomie, ad un vero rapporto tra le Regioni ed il Governo che oggi suscita anche delle perplessità.
Le Regioni hanno posto, nella riunione di ieri, alcune questioni: 1) finanziamento agli ospedali (finanziamento che avviene con grande ritardo) e dell'anticipazione delle Regioni. Se non vado errato l'anticipazione da parte della Regione per la gestione ospedaliera supera oggi i 22 miliardi, è una esposizione bancaria che al 14% vuol dire tre miliardi all'anno di interesse e siccome gli interessi non sono previsti nella legge per il versamento alle Regioni, queste li metteranno in una partita di giro, dopo di che non li ricupereranno mai più; continuando di questo passo se il ritardo si aggraverà ancora, come sembra, le Regioni andranno ad una esposizione di 30/40/50 miliardi, che al 14% vogliono dire 6/7 miliardi non più di interessi attivi (siamo stati accusati di avere nel bilancio degli interessi attivi) ma di interessi passivi per un servizio a cui il Governo ci ha delegati e per il quale non ci dà i fondi necessari.
Nel bilancio di quest'anno probabilmente avremo una partita passiva di 3/4 miliardi che non potremo più ricuperare.
2) Trasporti. Il Governo ci fece allora carico di una esposizione, per quanto riguardava il pagamento di determinate indennità che erano state concordate, di cui non vi è ancora, oggi, una possibilità di ricupero.
3) Tesoreria. Come i Consiglieri sanno, la modificazione del quadro è che la Tesoreria centrale trattiene i fondi che sono delle Regioni e li da con il contagocce, tanto che oggi abbiamo alla Tesoreria centrale 30 miliardi depositati che non possiamo portare nelle casse regionali che poco alla volta, nello stesso tempo abbiamo 22 miliardi di esposizioni per conto del Governo, che ci costano ben il 14%.
4) 110 miliardi che debbono ancora essere ripartiti fra le Regioni.
Rilevavano ieri i rappresentanti delle Regioni (la seduta si è chiusa con una dichiarazione unanime che ci faremo carico di far conoscere a tutti i Consiglieri) l'insoddisfacente procedere della riforma finanziaria delle Regioni (la 281) che con il suo sistema dell'automatismo di ripartizione viene a danneggiare gravemente le Regioni.
Facevano anche osservare che la 382, cioè la legge che impegna il Governo a trasferire tutte le competenze, incontra delle enormi resistenze in sede ministeriale per cui si ha il timore che venga vanificata completamente, cioè che in sostanza non giunga alla sua conclusione nello spirito auspicato dal legislatore e dalle Regioni.
Oltre al trasferimento delle competenze, vi è anche il trasferimento delle risorse che costantemente manca su tutti i punti. Rilevavano le Regioni la necessità della riforma della legge comunale e provinciale e ponevano come punto centrale la riforma dell'urbanistica e della Cassa del Mezzogiorno.
Le Regioni sottolineavano anche l'esigenza di un incontro con il Presidente Moro per fare il punto sulla situazione attuale del rapporto fra le Regioni e Governo.
Infine rilevavano la necessità di un più forte coordinamento e di larghe intese fra tutte le Regioni.
Merita ancora ricordare che tutte le Regioni hanno rilevato che siamo in una situazione, dopo il voto del 15 giugno, più favorevole al quadro autonomistico perché nella stessa composizione governativa vi sono delle forze che nel momento in cui alla Commissione Bilancio vennero discussi con le Regioni i due decreti, si sono schierate decisamente a favore di un nuovo quadro per le autonomie, così come hanno fatto i Ministri Colombo e Morlino.



PRESIDENTE

La discussione è aperta, chi chiede di parlare?



OBERTO Gianni

Solo per una puntualizzazione cronologica che forse è opportuno preceda l'intervento di merito.



PRESIDENTE

La parola pertanto al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Il taccuino della mia memoria segna che al 23 di luglio, in obbedienza all'impegno che avevo assunto nell'ultima riunione del Consiglio Regionale (tornata precedente) ho convocato, con la Giunta, i Capigruppo e ho pregato di intervenire alla riunione anche il Presidente del Consiglio di allora Viglione, proprio per renderli edotti di questi fatti (la Giunta era stata notiziata in precedenza della cosa e l'Assessore Simonelli, che faceva parte del centro sinistra, era presente e con lui concordammo questo atteggiamento). Queste cose io le devo dire, al di fuori della polemica, ma per evitare che si porti come elemento di turbativa un eventuale improvviso comportamento della Giunta precedente in ordine al problema del quale ci occupiamo oggi.
In quella seduta dissi che anch'io ero stato colpito stranamente dal fatto che il Presidente di una Regione, attraverso al suo Segretario avesse riferito queste cose al Presidente di altre Regioni (le Regioni traenti semmai erano due,Presidente Viglione, Milano per il Nord e Reggio Emilia per il resto d'Italia, quindi non una trazione monocorde), ma una trazione che doveva portare a conoscenza, con un metodo che io non condivido, (come del resto non ho mai condiviso questo agglomerarsi di Regioni per esaminare problemi che devono essere studiati, a mio modo di vedere, autonomamente, Regione per Regione, salvo un coordinamento di carattere generale, a pena di perdere la faccia dell'autonomia regionale e a pena di condannare la Regione ad un anonimato al quale assolutamente noi non ci teniamo) ed informai i presenti di questa telefonata e dell'urgenza di un termine di scadenza, perché il 23 luglio significava 30 luglio pochissimi giorni. Aggiungevo che avevamo a disposizione alcuni progetti predisposti (ricordo che l'Assessore Petrini aveva per esempio tutto il settore dei lavori pubblici in evidenza) e che se i Consiglieri rappresentanti dei Gruppi -- che erano poi rappresentanti in forma anomala in quanto i Gruppi non erano ancora stati costituiti, rappresentavano le forze democratiche presenti nel Consiglio - lo ritenevano opportuno, io avrei mandato - attraverso ad un missus, che non aveva certamente l'autorità del collega Assessore Astengo, ma sarebbe stato soltanto un missus della Regione -- direttamente a Roma ai Ministeri quel tanto che potevamo portare in evidenza in relazione alla strettezza del tempo.
La memoria credo non mi tradisca e del resto gli atti penso siano lì parlanti. In quella stessa seduta, signor Vice Presidente Libertini, dettai un telegramma e lo mandai a spedire; quando ritornò il Segretario dicendo che il telegramma era spedito lo lessi nel suo testo a tutti quanti i presenti: si diceva che l'opportunità e la rapidità di questo intervento erano apprezzati, che tuttavia non potevamo essere strozzati, anche in relazione al fatto che doveva formarsi un nuovo Governo regionale e si pregava di tener conto di questa situazione, sospendendo, o concedendo quanto meno un poco di tempo per l'ulteriore corso della procedura. Si fu allora, veramente tutti consenzienti, non soltanto Giunta di centro sinistra, ma rappresentanti di tutte le forze che siedono in questo Consiglio Regionale.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta Regionale

Non c'è bisogno, di questo, ma voglio dire che posso testimoniare l'esattezza delle dichiarazioni che lei sta facendo.



OBERTO Gianni

Per adesso la memoria mi funziona ancora abbastanza bene, quindi la ringrazio della testimonianza, ma sono certo di dire una cosa che risponde a verità ed esattezza.
Questa era la puntualizzazione che mi premeva di sottolineare, se la Giunta me lo consente, forse neanche tanto per i Consiglieri che non conoscevano il passato, ma - e anche qui lo dico con infinito rispetto per la stampa, la quale qualche volta raccoglie meno chiaramente le posizioni del passato e del presente prospettando il futuro, creando delle situazioni di giudizio che veramente danno fastidio.
Non nasce la Regione con il 15 giugno la Regione con il 15 giugno continua la sua attività; gli elettori hanno voluto una certa trasformazione, non lo so; ma l'istituto della Regione ha operato già nei primi cinque anni e tutte le forze politiche, dai comunisti ai D.C., hanno dichiarato apertamente nei loro programmi e nei loro discorsi elettorali che questi primi cinque anni delle Regioni, con tutte le insufficienze possibili, non sono passati invano perché si è stabilito la premessa di quello che sarà un respiro più grande che tutti insieme tireremo nella legislatura seconda che dovrà perfezionare questa nostra attività.
Detto questo - siccome vi è stato da parte del Presidente Viglione una punta relativa al ritardo da parte dei Ministeri per la corresponsione delle somme che devono essere indirizzate agli ospedali -- vorrei invocare veramente la testimonianza dell'Assessore Simonelli e del Vice Presidente del Consiglio Paganelli che erano in Giunta e che se ne occupavano in modo particolare, e di tutti i Consiglieri Regionali della precedente legislatura: quante volte abbiamo detto che questo sistema era inaccettabile? Non scoprite assolutamente niente! Noi non facciamo delle polemiche contro il Governo, non ci siamo mai contrapposti al Governo, ma abbiamo sempre parlato in termini di una chiarezza estrema, come devono parlare persone che presentano delle istanze, che invocano l'assolvimento di doveri da parte di taluno e rivendicano l'accoglimento di diritti da parte di altri.
Il problema ospedaliero è stato oggetto di discussione di quasi tutte le sedute di Giunta, dal giorno in cui venne il Ministro della Sanità a Torino al quale rappresentammo anche la situazione, per cui anche qui non c'è assolutamente motivo di doglianza nel comportamento del passato Governo di centro sinistra che ha puntualizzato e radicalizzato la cosa.
E qui si inserisce un terzo discorso che entra nel merito, che mi suggerisce di prospettare una raccomandazione (i Capigruppo potranno discuterne, il Presidente della Giunta potrà raccoglierla, il Presidente del Consiglio potrà vederla): continua ad esserci la polemica sui 110 miliardi di cosiddetti "residui passivi" per i quali noi ci siamo crucciati e tormentati per un intero anno. Sono a conoscenza che al Parlamento vi sono due o tre proposte di legge di iniziativa di vari Gruppi, so del Gruppo della D.C. so del Gruppo comunista, mi pare ce ne sia una terza.



PRESIDENTE

Si, è del Gruppo repubblicano.



OBERTO Gianni

Allora bisogna che una volta tanto il discorso si faccia apertamente francamente, con il Parlamento italiano.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Parlando dei 110 miliardi non mi riferivo ai residui passivi, ma allo stato generale delle cose.



OBERTO Gianni

L'ho capito: io prendevo il discorso di qui per dire che per esempio di quei 110 miliardi si sono utilizzati gli interessi in cifra cospicua l'Assessore Simonelli lo sa, per poter provvedere ad anticipare delle somme e a pagare gli interessi delle stesse presso le banche che avevano fatto queste anticipazioni.
Io vorrei pregarla allora, signor Presidente del Consiglio, posto che lei e a conoscenza anche dell'iniziativa del terzo Gruppo, di vedere se non sia il caso che il Consiglio oggi voti un ordine del giorno indirizzato al Parlamento. Queste che vengono dette "leggine" (e io non sopporto il termine di "leggina" perché è una legge molto importante) se si vuole, in seduta di Commissione, in tre giorni Camera e Senato, possono sbloccarle come una legge, consentendo la destinazione di queste somme da impiegarsi in operatività diverse, senza che si corra il rischio, e questo sarà opportuno che sia ancora detto, soprattutto per la stampa che riprende il discorso e lo porta avanti - di diventare dei peculatori per distrazione non per appropriazione, ma per destinazione di somme che sono destinate a finanziare delle leggi regolarmente approvate e che non possono essere destinate diversamente.
E vorrei concludere - ho anch'io il mio temperamento, sono un proletario della toga come proletario della toga è il Presidente della Giunta e quindi abbiamo un temperamento un poco vivace, un poco esorbitante forse, no signor Presidente? Senza sprezzo e senza polemica. Già il Partito della D.C. ha detto con altri Gruppi a livello nazionale e locale la disponibilità per rivedere, per modificare questi decreti; sappiamo tutti che non sono perfetti, sappiamo tutti che hanno dei limiti nella loro portata; però siamo convinti che se anche si tratta sostanzialmente, in modo apparente, di poca cosa, che non soddisfa, è opportuno che non si trascini attraverso le polemiche, il tempo, in maniera che quello che pu utilmente essere disposto ancora per il prossimo autunno, anticipato da queste giornate fredde e piovigginose, non venga ulteriormente dilazionato recando dei danni.
Credo di poter dire che anche il Gruppo della D.C. che siede in questo Consiglio accede alla proposta romana del Partito e a quello che potrebbe essere un voto del Consiglio nel dire rapidamente si a quei ritocchi che rendono più agevole l'impiego, ma soprattutto che consentono l'impiego rapido di questi miliardi; altrimenti avremmo fatto ancora una volta tante e tante parole e senza arrivare a niente di costruttivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, accogliamo dalle dichiarazioni del Presidente della Giunta, anche quelle polemiche, l'occasione che ci viene offerta per arrivare a una discussione che riteniamo doverosa, e speriamo anche risolutiva per certi aspetti, sui problemi dei rapporti tra Stato e Regioni, con particolare riferimento al pacchetto dei provvedimenti di emergenza varato del Governo. Non ci interessano tanto le polemiche, che del resto erano, mi sembra, abbastanza strumentali, sulle procedure per la spedizione dei provvedimenti varati dalla Regione, ci auguriamo che consegnati a mano o spediti per posta rapidamente questi elementi si raccolgano nelle sedi opportune per il loro esame.
Quello che abbiamo voluto sottolineare nella discussione che si è svolta nell'ultima riunione del Consiglio Regionale e che vogliamo risottolineare in questa sede, è che ci ha francamente molto stupiti (e questo è l'elemento su cui dobbiamo meditare) l'atteggiamento che molte Regioni (e il Presidente della Giunta Regionale piemontese non ultimo) in circostanza della discussione sul "pacchetto" dei provvedimenti governativi hanno assunto, un atteggiamento estremamente e vivacemente polemico nei confronti del Governo e nei confronti di provvedimenti che, sia pure da diverse angolature e con diverse valutazioni, nell'arco dello schieramento politico nazionale avevano trovato degli elementi di valutazione e di contrapposizione e anche di polemica, ma certamente molto più cauti, e molto diversamente orientati da quelle che sono state le polemiche sollevate dalle Regioni.
E allora non possiamo non definire queste dichiarazioni di esponenti delle Regioni, retorica regionalistica. Ci risulta addirittura la discussione ci sono stati dei rappresentanti delle Regioni che hanno sostenuto che le Regioni non dovevano dare collaborazione al Governo su questo piano, ma dovevano respingere l'attuazione del "pacchetto" così com'era presentato (non parlo dell'ultima riunione della Commissione Interregionale). E' questo tipo di atteggiamento che ci sembra fortemente discutibile e sintomo di un modo di concepire i rapporti tra Stato e Regioni che va profondamente rivisto.
Quello che noi vogliamo e che dobbiamo ribadire in questa sede è che la valutazione che dobbiamo dare del "pacchetto" è quella di provvedimenti congiunturali di urgenza che non si collocano nel quadro di un ampliamento delle entrate ordinarie della Regione e quindi non vanno a toccare i meccanismi dell'art 9 della legge regionale; il Governo pensa di utilizzare le Regioni per molti canali di spesa, ma si riserva doverosamente un minimo di discrezionalità per una valutazione di quelle che possono essere le possibilità delle singole Regioni di spendere e ovviamente anche una discrezionalità sugli indirizzi di spesa complessivi da assumere. Ci sembra che con questi provvedimenti il Governo si riserva la possibilità di decidere in ultima analisi che ripartizione dare dei fondi tra le varie Regioni, non utilizzando quindi il meccanismo della ripartizione per parametri oggettivi previsto dall'art. 9 della legge regionale, ma utilizzando dei criteri di discrezionalità sulla base dei programmi presentati dalla Regione.
In secondo luogo col pacchetto non si distribuiscono indiscriminatamente dei soldi alle Regioni, ma si danno dei fondi vincolati su alcuni settori: l'edilizia economica popolare, le opere pubbliche e così via, perché sono quelli che il Governo, dopo il confronto con il Parlamento, giudica complessivamente di importanza prioritaria per la manovra congiunturale.
Un'impostazione di questo genere non è affatto lesiva dei poteri della Regione, ma anzi, per certi versi innova sostanzialmente procedure adottate in passato dai Governi di centro sinistra, semmai è questo Governo che in alcuni campi, tipo l'edilizia economica popolare, ha adottato dei criteri innovativi che valorizzano sostanzialmente l'intervento che attraverso le Regioni si può organizzare. Nell'ambito di questi decreti, sia pure con tutte le critiche necessarie da farsi per la limitatezza della spesa dobbiamo rilevare che ad esempio nel campo dei trasporti per la prima volta si accetta l'impostazione (che il Ministro del bilancio dei Governi di centro sinistra, Giolitti, non aveva mai accettato) che i soldi per il piano autobus siano dati direttamente alle Regioni; naturalmente ci sarà da discutere se sono sufficienti o insufficienti, ma sono le Regioni a darsi dei propri piani e dei propri programmi di intervento.
Io devo ricordare, per la partecipazione che ho avuto a lunghi lavori in due anni presso il Ministero del Bilancio, che l'impostazione che in precedenza quel Ministero aveva sempre dato era che le Regioni dovevano provvedere all'intervento del piano autobus con fondi propri, che però le commesse le avrebbe fatto il Ministero del Bilancio. Anche su questo piano obiettivamente, si sono fatti dei notevoli passi avanti.
Naturalmente, non ce lo nascondiamo, ci sono - e lo abbiamo detto nella riunione scorsa del Consiglio Regionale - degli elementi criticabili e da criticarsi con fermezza, ma l'impostazione del rapporto tra Stato e Regioni deve avere questo senso della concretezza e questa capacità di dare un contributo in una situazione particolarmente difficile della vita economica nazionale, un contributo ovviamente che non deve ricercare delle occasioni strumentali, delle forzature strumentali, ma deve avvenire su un terreno molto preciso e molto concreto di confronto col Governo. Questi decreti sono perfettibili se si accetta come si deve accettare, la logica che si tratta di interventi congiunturali, di interventi una tantum che non modificano il meccanismo della legge finanziaria e non stravolgono niente che si tratta di rapporti istituzionali normali tra Stato e Regioni che possono contenere degli elementi discutibili o pericolosi e che in rapporto corretto, nelle sedi appropriate, a livello parlamentare, possono tranquillamente essere rivisti.
Ma ci preme anche fare un'altra considerazione; se secondo noi è pericoloso e, tutto sommato, va rivisto l'atteggiamento contestativo che attorno a questo "pacchetto" è nato da parte dei rappresentanti delle Regioni, c'è un altro problema che ci sembra vada sottolineato e del quale le Regioni devono farsi carico e cioè che se il Governo si è fatto carico di un intervento eccezionale nella misura più consistente possibile per l'avvio di opere pubbliche, le Regioni, proprio per legittimare atteggiamenti di polemica o di contestazione a taluni elementi dei decreti devono far seguire un loro autonomo contributo sul piano degli interventi congiunturali.
Noi dobbiamo rilevare -- e mi rivolgo al Presidente della Giunta - che in tutto questo discorso della manovra della spesa pubblica, per tentare di alleggerire la situazione congiunturale abbiamo delle possibilità di manovra di bilancio e di interventi di carattere amministrativo rapidi e urgenti che possiamo mettere in moto e che poche Regioni hanno messo in moto.
Noi abbiamo incominciato ad esaminare, in sede di I Commissione, la situazione del bilancio regionale e abbiamo verificato che, sia pure in misura non consistente, c'è una manovra possibile sul bilancio del 1975 almeno in uno o due settori: tentare di utilizzare delle somme che possono non essere consistenti, ma possono essere significative per avviare delle opere pubbliche in grado di innescare un meccanismo di spesa di una certa entità. Questa è una direzione sulla quale le Giunte di tutte le Regioni si dovrebbero muovere rapidamente.
Ma c'è di più, dall'esame che abbiamo iniziato della situazione di bilancio del 1975, rileviamo che ci sono capitoli di spesa sui quali non ci sono ancora impegni di spesa della Giunta Regionale, cito sommariamente alcuni contribuir per i depuratori; per gli asili nido, sui quali ci sono già state dichiarazioni della Giunta che giudichiamo interessanti ed importanti per l'aumento dei contributi ai Comuni; per la viabilità provinciale e comunale; quelli previsti dalla nuova legge sui lavori pubblici per gli acquedotti e le fognature; quelli previsti dalla legge sugli impianti sportivi. E cito soli i più grossi, ma si tratta di una manovra di bilancio di 50/60 miliardi.
Ci rendiamo conto che la Giunta si è trovata, dopo le elezioni, ad affrontare problemi nuovi, con uomini nuovi, ma riteniamo che nel momento in cui si toccano problemi così complessi di azione congiunturale degli Enti pubblici, lo sforzo che si deve fare - e questo è lo sforzo costruttivo a cui bisogna pensare - è certamente quello di chiarire taluni aspetti dei rapporti istituzionali tra Stato e Governo, ma anche quello di fare uno sforzo congiunto, ordinato e responsabile, a tutti i livelli dello Stato, per varare un programma il più massiccio possibile di interventi di carattere infrastrutturale.
Per concludere, signor Presidente, quello che il Gruppo repubblicano ritiene di dover ribadire in questa sede è che quello che ci ha stupiti nel discorso che è stato fatto da parecchie Regioni, e che è stato ripetuto qua da lei,signor Presidente, e dall'Assessore Simonelli nella scorsa seduta, è stata l'impostazione eccessivamente polemica e la valutazione eccessivamente negativa di questo complesso di provvedimenti che non tiene conto della particolarità di questo tentativo di azione congiunturale del Governo e che, a nostro avviso, ha usato delle forzature polemiche. Noi riteniamo, signor Presidente, che se, come abbiamo ribadito la volta scorsa, scendiamo su un terreno più sereno e oggettivo di valutazioni certamente possiamo trovare una larga convergenza di valutazioni e soprattutto la capacità di individuare quel tipo di impostazione di rapporti tra i diversi livelli istituzionali dello Stato che pu permetterci di recepire tutta la positività di certe proposte che sono venute dal livello governativo e di risolvere alcuni grossi problemi. Ma dobbiamo richiedere da parte delle Regioni, una considerazione più attenta dei problemi e delle esigenze nelle quali gli organi governativi si sono messi.
Se faremo, tutti assieme, questo sforzo, certamente potremo lasciare alle spalle delle polemiche che riteniamo assolutamente improduttive.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Mi pare che si debba ritornare un momento ancora sul significato delle informazioni date dal Presidente; il rischio è che questa prima fase della legislatura abbia un prevalente motivo di fondo che caratterizza di fatto il rapporto tra Consiglio e Giunta. Il motivo di fondo rischia di essere come è già stato evidenziato, la polemica nei confronti del Governo polemica che, particolarmente per il merito di questi decreti, ma anche in generale, non ci interessa in questa sede. Soprattutto quando ci si trova di fronte ad atti che dovrebbero caratterizzare in modo molto più costruttivo l'operatività della Giunta stessa. E' già stato sottolineato come di fatto i Decreti non incidono sulla politica delle entrate della Regione, così come non incidono sul significato della spesa, sono provvedimenti eccezionali e la Regione ha il compito istituzionale di accondiscenderne, nel modo più corretto, l'utilizzazione da parte del Governo e del Parlamento.
Ma perché vogliamo continuare ad esaurire il rapporto associativo delle Regioni tra di loro, in una inutile polemica nei confronti dell'istituto governativo, quando vi sarebbe tutta una serie di apporti costruttivi da sollecitare nella direzione della programmazione? Ci lamentiamo per gli aspetti congiunturali e generali della situazione economica del nostro Paese, della mancanza di coordinamento nelle decisioni sulle infrastrutture, per carenza di programmazione nazionale. Benissimo esercitiamo il volontarismo associativo delle Regioni, dando un contributo nella direzione della programmazione della spesa. Allora l'associazionismo regionale ha un significato e non rischia, come ha già giustamente sottolineato Oberto, di soffocare l'autonomia delle Regioni.
Evitando per queste riunioni un bis delle rivendicazioni tipo ANCI laddove esistendo evidentemente un rapporto di diretta dipendenza dal Governo della spesa per alcuni aspetti (ad esempio la spesa per i dipendenti degli Enti locali) non ci si può sottrarre in taluni casi a questo tipo di polemica. Esiste invece la possibilità di evidenziare ed esaltare l'autonomia delle Regioni nel determinare la capacità di interpretare la spesa pubblica in termini costruttivi ed operativi, in un quadro di risorse che sono quelle che sono, e per le quali, nonostante tutte le polemiche, la situazione non riuscirebbe sostanzialmente a modificarsi.
Invito quindi il Presidente della Giunta a volere caratterizzare d'ora in poi le comunicazioni al Consiglio dando per scontato questo tipo di polemica che conosciamo e che per la terza o quarta volta si ripropone sul problema specifico dei provvedimenti congiunturali, cercando di indirizzare verso la programmazione le scelte per queste spese. Siamo ancora in tempo per suggerire al Governo un'utilizzazione intelligente delle somme messe a disposizione, non è il caso di essere né acritici né agnostici sulle proposte che abbiamo trasmesso al Governo e possiamo ragionevolmente pronunciarci su quelle opere che prioritariamente riteniamo debbano essere finanziate. Un giudizio che non vorremmo fosse affidato solo alla discrezionalità di qualche membro della Giunta (come è successo per l'Ospedale Civile di Asti); vorremmo invece che vi fosse, da parte della Giunta una proposta che le Commissioni e il Consiglio vaglieranno, in modo che il Governo, nel riparto del "pacchetto" a livello nazionale, possa fare le scelte più oculate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti



BERTI Antonio

Secondo me non è il caso di riprendere le argomentazioni che abbiamo portato nella seduta scorsa sul "pacchetto" di emergenza.
Per quanto riguarda il nostro Partito io ho detto, nella dichiarazione di voto, che lo abbiamo esaminato, giudicato, abbiamo presentato degli emendamenti nella discussione in corso al Parlamento, ma che avevamo concluso sostenendo che al di là dei contenuti bisognava renderlo operativo. Questa è la posizione da noi assunta.
La polemica per la polemica non serve a niente, se tuttavia si approfondiscono gli elementi politici che stanno alla base di questa polemica, si può veramente cogliere quello che e il problema di fondo che emerge e che è stato sottolineato dall'Ass. Simonelli nella seduta precedente e che oggi è al centro dell'iniziativa di tutte le Regioni, le quali hanno chiesto, come voi sapete, un incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri on. Moro.
In sostanza, ciò che emerge è la continua emarginazione delle Regioni.
Le critiche che si sono fatte al "pacchetto"...



GANDOLFI Aldo

Caso mai è il contrario.



BERTI Antonio

E' esatto, dirò poi qualcosa a questo proposito.
Non è una polemica di questi giorni, da quando le Regioni sono state istituite non sono mancate le predisposizioni delle Regioni stesse ad assumere poteri nuovi ed ogni qualvolta il Governo è intervenuto non abbiamo mancato di sottolineare la carenza di autonomia nei provvedimenti per la casa, nella legge 865 per l'edilizia scolastica, ed anche nella legislazione precedente abbiamo assunto posizioni di critica circa il fatto che il ruolo delle Regioni era, se non marginale, comunque di pura esecuzione degli orientamenti decisi dal Governo.
E la polemica di questi giorni perché si e sviluppata? Perch nell'incontro Governo-Regioni il discorso ha assunto degli aspetti che devono essere denunciati, in realtà non si è più parlato soltanto dei contenuti antiregionalisti, comunque limitativi della funzione delle Regioni; è pur vero che gli interventi sono di carattere congiunturale e non comportano modifiche di bilancio, quindi sono voci che si aggiungono ma le Regioni, le quali hanno fondato la loro attività sulla politica di piano, si preoccupano perché ogni intervento di carattere congiunturale sia coerente con una politica di programmazione e con gli obbiettivi che sono stati già enunciati anche in questo Consiglio Regionale. E se è vero l'ho detto l'altra volta e lo ripeto -- che il Governo ha il diritto di coordinare anche la spesa delle Regioni, cioè gli indirizzi, è altrettanto vero che le Regioni devono esprimere i loro orientamenti affinché questo coordinamento sia effettivo.
Al di là di questo che cosa è emerso? Consigliere Gandolfi, lei sa benissimo che nel corso dell'incontro Regioni-Governo, il Vice Presidente del Consiglio La Malfa ha fatto delle affermazioni quanto meno imprudenti.
La riunione è stata estremamente burrascosa e si è conclusa con l'uscita dell'on. La Malfa dopo una sua grave affermazione, che può essere addebitata ad un momento di eccessiva irritazione, o che so io, la realtà e che lui ha affermato in quella sede che in fondo la colpa di tutto questo non era dei rappresentanti delle Regioni, era colpa sua, di La Malfa, lui padre coscritto che ha costruito le Regioni le quali sono a suo dire, un errore storico, sono organismi che non devono esistere che non servono a niente. Questa è la polemica che si è scatenata e che conferma, con le parole espresse dal Vice Presidente La Malfa, che le affermazioni che si fanno di politica antiregionalista e del tentativo di accentrare comunque e sempre la spesa e la direzione nazionale a Roma, non accorgendosi che l'Italia ha bisogno di democrazia, che ha bisogno di dare ampio spazio al sistema delle autonomie locali, affondano le radici nel pensiero più profondo di chi ha delle grosse responsabilità nella direzione del nostro Paese. Giustamente quindi le Regioni hanno reagito nel modo che tutti sanno e giustamente oggi si preoccupano, di fronte alla situazione, di assumere iniziative di carattere politico. Non vorrei sentire ripetere in questa sede quello che abbiamo sentito quando chiedevamo all'allora Presidente della Giunta di partecipare all'azione di tutte le Regioni per affermare propri diritti e cioè che noi non volevamo incrementare il turismo, noi siamo del parere che le Regioni, e più che mai in questa situazione debbano unirsi per fare un fronte comune, per affermare i propri diritti sono tutte cose che abbiamo dette e quindi l'esigenza delle leggi di principio e il problema di un'altra impostazione del bilancio dello Stato sono cose note che tuttavia hanno purtroppo una drammatica validità oggi soprattutto se sono rapportate allo stato delle Regioni.
A me pare - e questo è un elemento di carattere molto positivo - che attorno alle Regioni aumenti l'attesa, la domanda che si rivolge e ancora più ampia di ieri ed è una domanda a cui troppe volte non si possono dare delle risposte per mancanza di poteri, di finanziamenti, per dei limiti che si ritrovano in un contesto più vasto che è la situazione generale del Paese la mancanza di una indicazione chiara di una politica economica del Governo, tutte cose che è difficile contestare, ma entro cui bisogna pure collocarsi.
Io sono d'accordo con coloro che dicono non facciamo la polemica per la polemica, ma dobbiamo convincerci tutti quanti che invece questo è il momento, semmai, di unire le forze del movimento regionalista per pretendere che il sistema delle autonomie locali possa finalmente assumere un ruolo determinante, senza il quale il nostro Paese non esce dalla crisi lo abbiamo detto, non bastano nuove linee di politica economica (e questa è un'esigenza di carattere immediato) occorre anche una riforma dello Stato per un modo nuovo di partecipare.
Non vorrei rifare il discorso che abbiamo già fatto tutti nella precedente legislatura.
In quanto poi al modo con il quale in particolare la Regione Piemonte discute con il Governo, io credo che sia persino ovvio sottolineare (e i rappresentanti della Giunta lo hanno più volte fatto, Consigliere Picco) che noi siamo per un discorso collaborativo con il Governo, non ci vogliamo contrapporre perché sentiamo che oggi occorre veramente un coordinamento in cui però ognuno mantenga la propria autonomia, il Governo nella sua fase di coordinamento e di indirizzo, la Regione nella costruzione di una sua politica che, coordinata con quella delle altre, affondi però nelle radici nella situazione economica di ogni Regione che hanno probabilmente bisogno di interventi di carattere diverso l'una dall'altra, soprattutto quando si vuole operare per ottenere dei risultati di carattere immediato.
Io sono obbligato a dire qui che purtroppo il rapporto non è facile non voglio ripetere l'affermazione che ha fatto il Vice Presidente Libertini l'altra volta e cioè che il discorso non è facile, ma la realtà è che tutte le richieste di informazione, di intervento, le sollecitazioni al Governo non hanno ottenuto ad oggi una risposta, nessun Ministro ha rivolto un cenno di risposta alla Regione Piemonte. E mi consenta il Vice Presidente di dire che mi ha fatto leggere adesso un telegramma del Ministro dell'Industria Donat Cattin, il quale ha diffidato la Regione Piemonte dall'intervenire sulla questione Montedison perché di competenza del Governo. Io prego di leggerlo, se la mia interpretazione è troppo schematica e drammatizzante, ma mi sembra che sia così.
Noi non neghiamo affatto, anzi, siamo noi che sosteniamo che per esempio la questione della Montedison è da affrontarsi a livello governativo, ma contemporaneamente affermiamo il diritto della Regione Piemonte, tra l'altro sollecitata da migliaia di operai, ad intervenire sollecitamente, giorno per giorno, (e guai a noi se non lo facessimo) presentando anche autonomamente delle proposte di soluzione.
L'affermazione che non bisogna porsi in termini di conflitto con lo Stato è esatta nella misura in cui però lo Stato si pone e pone le Regioni nella condizione di esercitarla una politica di collaborazione. Allo stato attuale delle cose io credo di poter affermare che non esiste.
E allora, compito di tutte le forze politiche - sono pienamente d'accordo con lei - è proprio quello di vedere, al di là di inutili e schematiche polemiche, come operare per uscire da questa situazione.
Io colgo una parte che mi sembra molto interessante del suo discorso: lei ha detto che ci sono delle disponibilità di bilancio, non lo so occorrerà verificarle, Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

E degli stanziamenti ancora da innescare, ci sono 50/60 miliardi non ancora impegnati.



BERTI Antonio

Non lo so, se è così, ancora meglio.
Da quanto e emerso nella I Commissione Bilancio la situazione mi pareva un po' diversa nel senso che le disponibilità della Regione Piemonte allo stato attuale non andrebbero oltre i 5/6 miliardi, sarebbe opportuna una precisazione.



GANDOLFI Aldo

Mi scusi, ma io ho accennato da un lato a 5/6 miliardi e dall'altro a quelli che da un calcolo sommario sono 50/60 di spese di previsione per opere pubbliche, che sono tuttora da impegnare.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

Non è ancora scaduto il termine per le domande.



BERTI Antonio

Mi sono perfettamente reso conto, certamente queste sono somme già destinate per legge e che quindi possono entrare in circolo. No, io mi riferivo alle disponibilità effettive per nuovi investimenti e quindi il limite (ne discuteremo più ampiamente) è molto grande, 5/6 miliardi. E questo sottolinea ancora che il ruolo della Regione è politico, e concreto nella misura in cui si può avvalersi di decisioni che spettano al Governo al Parlamento, di modifiche della legge finanziaria, di modifiche del bilancio dello Stato per disporre di finanziamenti ad un livello superiore.
Per la verità la legge sulla contabilità regionale che abbiamo cominciato ad esaminare non ci invita a previsioni molto ottimistiche, in realtà la situazione è molto brutta perché praticamente non cambia niente limita la facoltà di mutui alle entrate ordinarie, non associa il fondo che invece costituisce una scelta che precedentemente facemmo come Consiglio Regionale, il quadro quindi è piuttosto nero, mentre la domanda aumenta.
Allora è più che mai opportuno l'invito che lei ha fatto alla Giunta circa la necessità di procedere alla scelta di alcuni settori, concentrare la spesa in alcune scelte.
Io sono particolarmente lieto di questa sua affermazione perché è il nostro disegno di sempre, vorrete darci atto che noi, anche a proposito dei residui passivi siamo sempre andati alla ricerca delle forme per evitarli questa ricerca pare affondi le sue radici nella difficoltà che l'apparato regionale ha ad evadere tutte le domande, ma sta anche nel modo di fare le leggi, sta anche nella necessità assoluta di impedire l'approvazione di leggine che danno contributi a pioggia; "leggine", avv. Oberto, sta per leggi che non operano organicamente, che rispondono giorno per giorno alla necessità.
Concludo raccogliendo dal suo intervento l'invito, che noi comunisti accettiamo, ad impegnare i soldi della Regione secondo direzioni ben precise, scelte sulla via di programmi speciali di intervento da discutere da affrontare tutti assieme, evitando quindi interventi dì carattere dispersivo che non ci consentirebbero di attuare quello che lei ci invita a fare e che secondo me è del tutto giusto.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Bianchi che l'ha chiesta, poich è stato introdotto nella discussione il testo di un telegramma che il Consigliere Berti conosce, ma gli altri Consiglieri non conoscono, darei la parola per un minuto al Vice Presidente Libertini perché legga il telegramma a cui si è riferito il Consigliere Berti.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta Regionale.

Quindici giorni fa abbiamo ricevuto in Giunta una delegazione del Comitato unitario permanente di Vercelli, di cui fanno parte tutte le forze politiche e le organizzazioni sindacali Il Comitato si pose il problema della smobilitazione in corso degli impianti Montedison e ci chiese un'iniziativa. La Giunta ha risposto a questa iniziativa, e del resto se n'è parlato in Consiglio, promovendo l'incontro presso lo stabilimento Montefibre di Vercelli, a cui hanno partecipato anche alcuni Consiglieri Regionali, ed il convegno sulla Montefibre-Montedison, che si è svolto a Vercelli sabato scorso ed a cui hanno partecipato più Consiglieri Regionali.
Subito dopo la visita del Comitato permanente di Vercelli e nell'assumere queste decisioni, abbiamo telegrafato al Ministro dell'Industria, al Ministro delle Partecipazioni statali, al Ministro del Lavoro, cioè ai Ministri competenti avvertendoli della grave situazione avvertendoli delle iniziative che andavamo a prendere e chiedendo un incontro perché ritenevamo che l'azione che la Regione doveva intraprendere sulla Montedison non potesse avvenire in un ambito regionale, ma dovesse essere coordinata razionalmente.
A questo messaggio non abbiamo mai avuto risposta, solo ieri sera mi arriva il telegramma a cui il Consigliere Berti ha fatto cenno e che dice: "Relazione telegramma Vice Presidente Giunta Regionale Piemonte mese agosto con cui richiedesi urgente incontro con rappresentanti Governo si fa presente che vertenza Montefibre est cardinata presso questo Ministero est ferma attesa decisioni competente Comitato programma chimico costituito presso CIPE. Non est quindi questione affrontabile autonomamente et in sede particolare con Regione Piemonte".
Noi non intendevamo affrontarlo in sede particolare, ma crediamo che la Regione Piemonte, che è investita in pieno dal problema, debba partecipare alla discussione su questa questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Dopo gli interventi puntuali dei colleghi Oberto e Picco, mi sentirei esonerato dall'intervenire, sennonché alcuni argomenti della discussione in atto sui rapporti tra Stato e Regione, e alcuni fatti che riguardano gli atteggiamenti, le decisioni, gli incontri, le elaborazioni di linee che si sono prodotti in questo tempo anche all'interno della D.C., mi suggeriscono brevissime ulteriori puntualizzazioni.
Noi cogliamo questa occasione per ribadire ancora una volta che la Regione ovviamente è un modo di essere dello Stato, non solo, ma traiamo tutte le conseguenze politiche e necessarie dal fatto che più che mai in questo tempo lo Stato, il Paese non è obbiettivamente governabile senza l'apporto coordinato e puntuale delle Regioni e pertanto dichiariamo che le Regioni sono Stato nel momento in cui rivendicano il rispetto e la valorizzazione della loro autonomia, ma devono esserlo, proprio in tempi come questi, anche nel momento in cui si pongono a valutare i limiti, le possibilità, gli strumenti a disposizione del Governo centrale, dello Stato nella sua unità. Quindi non lo possono essere in senso unidirezionale soltanto nel rivendicare legittimamente il rispetto delle proprie autonomie perché l'efficienza di questa autonomia è per noi una condizione di governabilità del Paese, è una condizione di sviluppo e di progresso democratico e civile del Paese. Sono cose ovvie, ma nella polemica vanno ribadite.
In questo spirito ci siamo collocati qui. Al centro, poi, abbiamo dato il nostro modesto contributo in materia di decreti anticongiunturali i quali obbiettivamente potevano presentare, nella loro strumentazione, più che nella loro impostazione il principio che riteniamo valida e legittima alcuni settori discutibili e opinabili. La D.C. a livello centrale (ripeto, abbiamo dato il nostro modesto contributo) si è collocata nei confronti di questa iniziativa credo in modo corretto e cioè riconoscendo che compete in questo momento al Governo, allo Stato di fissare i limiti il testo degli interventi, così come di fissare i settori di intervento, ma proprio anche ai fini dell'efficacia, dell'efficienza, della tempestività e della rapidità di intervento la rivendicazione di autonomia delle Regioni e la rivendicazione di una collocazione più esatta rispetto alla programmazione regionale, è di interesse generale comune. Ecco quindi il discorso degli emendamenti per i quali non solo siamo disponibili qui, ma per i quali abbiamo operato e vogliamo operare a livello centrale disinnescando così elementi artificiosi e di temperamento che hanno portato a delle polemiche che hanno investito addirittura la tematica fondamentale.
Noi ci preoccupiamo che non avvenga un tipo di contrapposizione, di dialettica fra le istituzioni mutuata da quella che è invece una corretta dialettica tra le forze politiche. Le istituzioni non sono forze politiche le istituzioni sono il momento in cui le forze politiche operano a livello dello Stato e della generalità degli interessi con un'interpretazione di sintesi. Il rischio che volta a volta può sorgere anche in certe forme di incontri e di sindacato fra le Regioni, è di trasformare le Regioni in forze politiche mentre sono istituzioni, sono lo Stato in una sua articolazione autonomistica.
Con questa distinzione noi ribadiamo che si deve continuare pacatamente, omettendo tutti gli elementi polemici che rendono difficili le soluzioni tecniche costruttive, perché si vada in fondo a questa vicenda dei decreti anticongiunturali, nel pieno esercizio dei poteri di direzione e di coordinamento del Governo e dello Stato, nella sua espressione centrale, e nel pieno rispetto delle autonomie e delle capacità di intervento più efficiente e di scelta immediata per la conoscenza delle realtà che le Regioni hanno.
Quanto alla polemica introdotta sul problema del telegramma anche qui occorre pazienza, non suscettibilità, affinché nel momento in cui si sollecita il Governo a prendere le tempestive iniziative nei settori di politica industriale, di sua competenza soprattutto in questo momento, la Regione possa dare i contributi che le sono naturali e che sono anche richiesti dalla comunità regionale che sollecitata delle supplenze e dei tipi di rappresentanza che sono diventati un fatto politico; questo fatto politico del rapporto tra le Regioni e le realtà che in essa si esprimono è un fatto che è stato positivamente giudicato, positivamente interpretato e rispetto al quale ci si colloca in modo costruttivo da parte della D.C. non solo nella sua espressione regionale, ma nella sua espressione nazionale come gli eventi di questi giorni hanno dimostrato.



BELLOMO EMILIO



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io sono purtroppo arrivato alle 10, convinto che il Consiglio iniziasse a quell'ora, ed ho perso una gran parte della relazione del Presidente della Giunta, mentre ho ascoltato gli interventi dei vari colleghi, al punto che mi pare quasi di potermi attribuire l'epiteto che veniva riferito al poeta Vincenzo Monti il quale veniva accusato di essere "gran traduttor dei traduttor d'Omero", come se cioè io raccogliessi in realtà le affermazioni del Presidente della Giunta attraverso gli interventi dei colleghi. Ma credo che l'argomento sia ormai stato dibattuto in più occasioni e quindi non ci sia molto di nuovo sotto il sole D'altra parte ha ragione il collega Berti quando dice che si è sempre trattato di un modo di interpretare il ruolo regionale che non sempre ha trovato perfettamente d'accordo le forze politiche.
Io credo che, al di fuori delle polemiche, che non mi pare siano da drammatizzare e che presentano la curiosa anomalia di essere portata avanti da forze politiche le quali sono invece ben altrimenti rispettose di una certa situazione governativa dal momento che tengono in piedi un Governo che attaccano poi, in tutti i modi, da altre parti, credo cioè che l'atteggiamento delle Regioni debba essere fondamentalmente quello di esigere che nel rapporto Regioni-Stato intervenga il fattore che non è mai intervenuto fino a questo momento, vuoi per incapacità dello Stato, vuoi anche per scarsa capacita delle Regioni e cioè il rapporto di programmazione. Io penso che se noi avessimo un rapporto corretto di programmazione, gran parte di queste polemiche cadrebbe automaticamente anche perché non si tratta di polemiche di carattere istituzionale, ma di carattere operativo in cui oltre tutto mi pare che le Regioni giustamente rivendichino un ruolo operativo che nei primi cinque anni hanno perfezionato, possedendo strumenti di intervento più adeguati ad una certa realtà periferica di quanto non abbia lo Stato accentratore. Ma si tratta ripeto, di polemiche che non possono essere portate oltre determinati limiti altrimenti rivelano la loro caratteristica strumentale con finalità che vanno molto al di là dell'esaltazione del ruolo delle Regioni.
D'altra parte noi parliamo sempre di rapporti Regioni-Stato e identifichiamo nello Stato il Governo ed i suoi Ministeri, ma occorrerà anche, ad un certo punto, affrontare il problema del rapporto Regioni Parlamento, perché il Parlamento, dove tutte le forze politiche sono rappresentate, è troppo spesso silenzioso su questi argomenti, quasi a lasciare intendere che tentativo di tenere le Regioni relegate in compiti del tutto marginali abbia un filo connettivo che passa all'interno dei Partiti, all'interno cioè di tutte le forze politiche che siedono in Parlamento.
Del resto dobbiamo anche riconoscere che mentre il nostro Presidente della Giunta si è probabilmente, e nei termini accesi che gli sono propri unito al coro delle proteste delle altre Regioni, ha predisposto insieme con la Giunta la presentazione di quei progetti e di quelle proposte che erano richiesti per rendere rapidamente efficace il "pacchetto" di intervento delle misure anticongiunturali.
Da ultimo essendo intervenuta la polemica relativa al telegramma del Ministro dell'Industria, io credo che sfrondando dalle caratteristiche personali e di carattere che contraddistinguono il Ministro dell'Industria occorra riconoscere che lo sforzo della risoluzione di un problema come quello della Montedison non possa essere appannaggio della sola Regione Piemonte la quale però, e del resto non da oggi, perché è certamente un campo di intervento in cui si è cimentata molto spesso anche la precedente Giunta, ha tutto il diritto non solo di intervenire, ma di pretendere che nel quadro generale di una risoluzione del problema chimico che riguarda l'importante settore produttivo siano tutelata non soltanto gli interessi della Regione in senso semplicistico di carattere economico, ma i fondamentali diritti del mondo del lavoro che gravita attorno a questo complesso.
Io ho voluto esprimere questi pochi concetti unendomi a coloro i quali ritengono di potere, anche attraverso un ordine del giorno, esprimere in concreto la tendenza della Regione ad avere rapporti chiari, corretti con il Governo, ma soprattutto immediati per quel che riguarda grossi problemi che investono la Regione e che non possono più mancare dell'interlocutore governativo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Indubbiamente la polemica tra il Governo centrale e le Regioni che da un po' di settimane è motivo di attenzione da parte del Consiglio non pu essere molto producente nei confronti dell'opinione pubblica per i rapporti corretti che dovrebbero esserci tra gli istituti previsti dalla Costituzione, ma è opportuno che prosegua proprio per la tutela e la giusta individuazione dei singoli diritti e doveri. Anche perché è impressione nostra che queste polemiche su certi riconoscimenti un po' estemporanei che il Vice Presidente del Consiglio ha fatto sul fallimento della politica regionalistica portata avanti nel Paese (ricordo che una delle impossibilità di accordo tra repubblicani e liberali, come fu riconosciuto nel congresso di questo Partito, era proprio il fatto che il PLI aveva condotto una campagna contro le Regioni) servano per non pagare le gravi inadempienze, l'impossibilità di agire del Governo centrale dopo una fallimentare politica condotta per oltre 14 anni, fallimentare quando parliamo di interventi, di necessità di spese, di carenze.
Il bilancio dello Stato quest'anno avrà un disavanzo di 11.500 miliardi, a questi si sommano i 1500 miliardi extra bilancio da reperirsi da parte dello Stato ed i 4500 miliardi del pacchetto congiunturale, con un totale di circa 18.000 miliardi che devono essere recepiti dallo Stato sul mercato finanziario e quindi con quel drenaggio di disponibilità attraverso il sistema bancario che potevano e che non potranno più esserci nella disponibilità dei privati. A questo si richiama la necessità di una ripresa e di una fiducia nel sistema più grave ancora per quegli Enti autonomi quegli Enti locali che devono sopravvivere oggi proprio in funzione del reperimento di queste somme. Ed è proprio per questo che si rileva nonostante la drammaticità della situazione di carenza di denaro liquido fresco, che il "pacchetto" può avere una portata enorme in questo quadro ma che si riduce a ben poca cosa nelle possibilità di risposte concrete che dà. Può anche apparire comodo da parte degli organi governativi e centrali giocare su questo scarico di responsabilità, sull'inefficienza di una macchina regionale, male avviata, senza leggi quadro, senza precisi riferimenti di logica degli interventi governativi e senza quel fondamento essenziale per poter essere operativi che una congrua disponibilità di spesa offre.
La verità è che noi col "pacchetto" congiunturale, o con altri interventi continuiamo sempre a tamponare una situazione che di giorno in giorno gravita sul Paese e non vogliamo andare a fondo sulla drammaticità dei problemi, drammaticità che si può chiamare il fallimento dell'autonomia degli Enti locali proprio per la carenza di una loro autonomia finanziaria con tutte le conseguenze che questo porta sui bilanci e regionali e statali di politica di residui passivi, a meno che proprio attraverso la politica dei residui passivi lo Stato cerchi, dopo aver dimostrato una sua volontà di operare e rispondere a certe esigenze sociali, di ricorrere a questo mezzo per evitare la forma inflativa, ma questo è di nuovo un atteggiamento di fare politica all'italiana, cioè di parlare di riforme e di non volerle poi attuare.
C'è la disastrosa situazione dell'assistenza sanitaria e ancora stamani il Presidente ha ricordato quello che può essere il pre-collasso dell'organizzazione ospedaliera italiana e quelli che sono i riflessi scaricati sugli Enti Regione. E questo perché non si è di nuovo voluto andare oltre, Noi dobbiamo porci, come operatori, in contrasto diretto con gli organi centrali, e dobbiamo farlo in occasione del rinnovo dei contratti che da più parti si sta richiedendo, di fronte alle esigenze di miglioramenti economici che pare che il sistema produttivo non possa sostenere, all'esigenza che da parte degli organi statali si ricorra ancora una volta a quella forma di ipocrisia del rapporto corretto con le leggi economiche, della fiscalizzazione degli oneri sociali, dobbiamo cioè evitare quell' effetto estremamente dannoso di cui parlava, in occasione della presentazione del programma della Giunta, il collega Zanone, della tassa sull'occupazione che grava soltanto su settori produttivi del Paese che determinano ricchezza e che stanno, per la loro entità e per la gravità della loro incidenza , portando il sistema fuori mercato.
Ora, le parole che a livello nazionale e regionale sono state dette cioè di volere mantenere una competitività del sistema, di voler salvare il sistema nelle sue forme e collocazioni tradizionali, dandogli una razionalizzazione diversa in cui gli elementi di giustizia sociale prevalgono sopra forme che, per incapacità precedente, oppure per necessità di ingiustizia, si sono determinate, fanno sì che su questi punti ci debba essere un chiaro confronto. In occasione di questo "pacchetto" congiunturale, dobbiamo dire queste cose e non accettare soltanto delle lezioni. Se la Costituzione fu fatta male vi sarà la possibilità di modificarla, ma è giusto che il singolo operatore la ponga nel giusto contrasto fra i diritti e i doveri che sorgono a livello di tutti, di Governo e nostro, perché soltanto in questo contrasto si può vedere dove il sistema costituzionale previsto è carente e non in discorsi generalizzati che hanno qualche cosa di qualunquistico e che assolutamente non risolvono niente E' indubbio che il Paese non può andare avanti con questo continuo ricorso, bisogna renderci conto che ormai il sistema previdenziale ha raggiunto dimensioni tali che è diventato un servizio sociale ed allora è opportuno affrontare concretamente il discorso se soltanto attraverso una tassa dell'occupazione, che sta distruggendo le nostre possibilità competitive, è possibile avanzare, o se è arrivato il momento di risolvere il problema attraverso un'imposizione fiscale particolare, ad hoc, che possa sovvenzionare il sistema.
Identico è il discorso sulla riforma sanitaria che è fermo a mezza strada e che sta creando gravi difficoltà che è ancora possibile evitare agli occhi della gente, che danno ancora una risposta a un servizio sociale in quanto è caricato sulle disponibilità delle Regioni le quali hanno dei residui passivi perché un certo tipo di sistema, di organizzazione di tutta quanta la macchina, ivi compresa quella degli Enti locali, ha permesso di realizzarli; questi residui passivi vengono distratti, come diceva giustamente l'avv. Oberto questa mattina, e potrebbero portare a nient'altro che ad una forma di peculato.
A questo punto è giusto che gli organi regionali facciano valere i loro diritti, indipendentemente dal fatto che possano rappresentare anche un danno, ma sono diritti che sono stati riconosciuti e che sono non solo legittimi, ma anche utili per la soluzione di certi tipi di problemi e perché evidenziano l'incapacità di spesa che lo Stato ha dimostrato, uno Stato che, ed è questa la cosa più drammatica, deve ricorrere ad un credito di 18.000 miliardi, mentre giorni fa sulle pagine della stampa il delegato dello Stato riconosceva che esiste la possibilità di recuperare centinaia di miliardi soltanto nella Regione Piemonte, di tributi già certi che la gente è disposta a pagare e che non è possibile averli proprio per l'inefficienza di una macchina. Queste sono le cose che veramente rendono perplessi: lo Stato non soltanto non è capace di incassare i soldi che il cittadino è disposto a dargli, ma non è assolutamente capace di realizzare le giuste entrate attraverso un'effettiva ed efficace attività impositiva e tributaria che è suo dovere essenziale e che porta ovviamente a queste condizioni, perché quando abbiamo un bilancio dello Stato di 11.500 miliardi già in spareggio, quando abbiamo tutta questa polemica sull'inefficienza della burocrazia e conosciamo le tensioni drammatiche anche a livello economico, che questi operatori dello Stato conoscono quando andiamo a vedere gli stipendi dei funzionari dello Stato negli uffici tecnici erariali oppure nelle funzioni di grado B delle singole attività, riscontriamo livelli di retribuzione che destano in noi un senso di profondo malessere, malessere che poi si traduce in proteste che lasciano il Paese attonito, tipo quella del 15 giugno, con la punizione di certe componenti.
Questi sono i dati di fondo su cui dobbiamo riflettere ed è opportuno anche proporre qualche cosa, perché la difesa di un sistema a economia di mercato spinta e indirizzata a fini sociali, oppure l'opposto di questo sistema si sta decidendo in questo periodo. O noi diamo strumenti agili perché ci sia di nuovo la possibilità di intervenire oppure lo Stato diventerà uno Stato assistenziale, uno Stato da cui dipenderà tutto quanto decisioni e successivi accentramenti, il che vorrà dire non più discorsi di programmazione indicativa, o necessità di larghe scelte, ma coercizione perché solo così sarà possibile riuscire dal dissesto verso il quale stiamo camminando.
Questo come situazione generale. Ma da un punto di vista concreto indipendentemente dalle linee indicate su cui la Giunta ha agito, su cui il Consiglio Regionale, pienamente d'accordo, aveva già espresso la sua volontà sui due decreti 376 e 377, mi pare sia tempo che noi indipendentemente da quello che diremo, sentiremo o contrasteremo dal 10 al 12 ottobre nella conferenza sull'occupazione e sugli investimenti produttivi e su quello che sarà il piano di sviluppo regionale, dobbiamo renderci conto che è possibile fare qualche cosa a livello regionale.
Esiste, -- ne ha accennato il collega Gandolfi - un disegno di legge sui lavori pubblici che era stato approvato dalla precedente Giunta e che è senz'altro uno strumento sul quale si deve operare. Io chiedo alla Giunta chiedo all'Assessore all'urbanistica, utilizzando questo strumento indipendentemente da quello che il Governo nazionale disporrà (bene o male lo valuteremo dopo) che cosa intendano fare per attivare questa norma che esiste con le sue disponibilità che possono creare già una concreta risposta.
Inoltre c'è la vexata quaestio degli asili nido. Noi abbiamo controllato nella I Commissione fortissimi ritardi di spesa avutisi nel settore; non esistono polemiche, noi abbiamo fatto leggi in funzione di quella che era la normale logica di tecnica legislativa, copiando quello che era stato fatto fino allora. Questo strumento si è dimostrato inadeguato a livello nazionale e si sta dimostrando inadeguato a livello regionale. Come è possibile intervenire? A volte si usa malamente la parola "fantasia", starà alla Giunta dare suggerimenti. E' indubbio che il nocciolo è incapacità per gli Enti locali che sono i beneficiari di questo servizio, di avere disponibilità finanziarie o di poter contrarre mutui.
Abbiamo saputo, in occasione della riunione della I Commissione e leggendo successivamente le dichiarazioni rilasciate ai giornali dall'Assessore Simonelli, della possibilità per la Regione di contrarre mutui a livello nazionale, è già stato realizzato un primo mutuo di 3600 miliardi.
Indubbiamente la Regione ha una diversa capacità contrattuale e allora, o la Regione fa alcune scelte di fondo sui Comuni invitandoli a partecipare a tranche di mutui che la Regione sta accendendo e di cui loro sono diretti beneficiari, con la finalizzazione di quelle opere pubbliche che possono essere direttamente avviate, o se no si faccia carico lei di tutta quanta l'opera caricando poi lentamente sugli Enti locali.
Se noi ci troveremo realmente con delle disponibilità di intervento per gli asili nido e per altre opere che non verranno realizzate, nel momento in cui la legge triennale avrà operato ed il risultato sarà stato negativo, creerà da parte degli organi centrali nei confronti degli Enti Regione un'ulteriore accusa di inefficienza, di incapacità di realizzare delle spese.
Indubbiamente il dover finanziare gli ospedali sta creando a carico della Regione una compensazione tra gli interessi attivi e gli interessi passivi, che è già l'inizio di condizioni non di sanità di bilancio. In questo quadro io penso che proprio per quello che è di competenza operativa immediata, la Regione potrà dimostrare la volontà di operare e la possibilità di incominciare a dare qualche piccola risposta.
E' indubbio però che il discorso e generale e porta a considerare che dobbiamo farci carico tutti di una visione globale dei problemi, ma renderci conto che è opportuno intervenire a fondo su alcuni nodi che implicano un enorme coraggio e la decisione anche di modificazione di certi rapporti che esistono nel Paese, rapporti che se sono affrontati secondo una certa visuale, vogliono dire ancora la permanenza, come a parole si è sentito dire da tutte le forze politiche, del nostro sistema economico in quelli che sono i rapporti necessari con Paesi ad economia di mercato e che rappresenta uno dei dati di fondo, delle difese di fondo a cui il nostro Partito e la nostra forza politica, anche se ridotta, non vorrà assolutamente venir meno.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, questo mio sarà un intervento brevissimo e, per dichiarata volontà, scopertamente provocatorio. Non mi era possibile, infatti, restare muto testimone al dibattito che qui si è svolto perché quanto meno io avverto il dovere, l'obbligo di ringraziare tutti gli intervenuti nella discussione i quali, da me attentamente ascoltati, hanno rappresentato in modo più efficace, in modo più incisivo, in modo certo più documentato di quanto a me forse non sarebbe stato possibile, la situazione attuale dei rapporti tra Stato e Regione. Una polemica stucchevole per il vero, che si trascina da lungo tempo, ma, che stamani è stata qui evidenziata con particolare efficacia e di cui a me, rappresentante della Destra Nazionale, non resta che prendere atto, con una punta malevola se vogliamo, di compiacimento.
Noi non comprendiamo poi il motivo di tanto stupore o addirittura di tanta indignazione per la tensione che non da oggi, ma da sempre, è presente nei rapporti tra lo Stato e le Regioni. Non ci sembra pertanto di doverci meravigliare o indignare quando il Presidente di questa Giunta all'unisono con i colleghi Presidenti delle altre Regioni italiane, porta avanti, al di là del tono più o meno irruente (che qualcuno ha voluto giustificare con le caratteristiche sue personali) un discorso di contestazione nei confronti dello Stato. Né riteniamo di doverci meravigliare quando leggiamo, quando sentiamo, quando per mille segni comprendiamo - ne diamo atto - che al centro è in corso tutta questa manovra riduttiva, addirittura soffocatrice se si vuole, delle prerogative delle competenze delle autonomie regionali e di cui, per esempio, il telegramma qui letto, del Ministro Donat-Cattin non è che indice dell'indifferenza, talvolta dell'insofferenza con la quale da parte del potere centrale si guarda all'attività delle Regioni.
Dicevo, non c'è motivo di meraviglia in tutto questo, è il motivo di fondo che la Destra Nazionale ha sempre portato avanti per criticare questa riforma, e oggi, signori Consiglieri, voi qui siete venuti tutti quanti dalle più varie parti politiche, a testimoniare che non infondata era la nostra critica allorquando ci battevamo contro questa riforma sostenendo non a torto, che il funzionamento regionalistico della Nazione avrebbe di fatto portato a questa contestazione tra Stato e Regione, che è sempre esistita, che non è un fatto di oggi. Le Regioni come sono sorte, come prima loro iniziativa hanno attuato un grande consorzio regionale che si è posto non come interlocutore, ma come contraltare allo Stato. Ricordiamo tutta la battaglia portata avanti con i decreti delegati per espropriare quanto più possibile competenze allo Stato e la resistenza dello Stato nel cedere queste medesime competenze. Oggi continuiamo a marciare lungo questa strada, oggi continuiamo a percorrere questo filone e noi non ce ne possiamo stupire, come non ce ne stupiamo.
Ci si deve meravigliare piuttosto di un'altra cosa, che è il dato politico che va poi sottolineato ed è che questo tipo di discussione questo tipo di polemica, questo tipo di dibattito viene portato avanti da quelle forze regionalistiche che sono le medesime, a livello periferico come a livello centrale; che senso ha la denuncia che a livello regionale la D.C. fa nei confronti di questo tentativo iugulatore dello Stato quando al Governo sta la D.C.? Che senso ha la polemica del Partito socialista che è stato per dieci anni partecipe del Governo e che oggi è ancora componente della maggioranza? Che senso ha la stessa polemica comunista se è vero, come è vero, che ormai il Partito comunista è forza di fatto maggioritaria e condizionante? Ora, che siate proprio voi, signori Consiglieri, a portare avanti questo tipo di discorso e di polemica, questo è il vero motivo di stupore e di meraviglia.
Per il resto, io devo rinnovare il ringraziamento di prima perché qui è stato rappresentato plasticamente il quadro disastroso e disastrato di uno Stato che non esiste più, di una Nazione che non c'è più, di Enti locali che hanno perso le loro possibilità autonome di una situazione politica che è condizionata, dominata, caratterizzata, dalla bega rissosa, dalla contestazione polemica.
Dirò solo più, dopo queste annotazioni che non potevo non sottolineare anche perché sono le vendette postume che si prende il rappresentante di una parte politica che è quotidianamente, sistematicamente ignorata ed emarginata in questo Consiglio Regionale e che ogni tanto si può divertire a trarre spunto proprio dai vostri interventi per fare questo tipo di polemica, ecco, dirò soltanto più, a conclusione, che sul merito dei "pacchetti" congiunturali il giudizio della mia parte politica è decisamente negativo. Come è noto la Destra Nazionale ha già dichiarato l'intenzione di battersi duramente e criticamente contro i decreti proposti, pur presentando una larga selva di emendamenti. Ed è proprio questo giudizio aprioristicamente negativo nei confronti dei rimedi suggeriti che, al di là del merito delle osservazioni avanzate qui da noi in sede regionale, ci fa giudicare del tutto esiziale, del tutto superfluo l'intervento regionale nel tentativo di migliorare provvedimenti che non avranno alcuna possibilità, alcun potere effettivo di risolvere la sempre più drammatica situazione economica della nostra Nazione.



PRESIDENTE

Ha ancora chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Vorrei solo fare una richiesta: in relazione alla parte di intervento di Gandolfi relativa ai 50 miliardi che si metterebbero in movimento con l'applicazione della legge sulle opere pubbliche approvata dal precedente Consiglio, chiederei in tempi più brevi possibili che l'Assessore competente e comunque la Giunta venga in Commissione a presentare lo stato di applicazione di questa legge, eventualmente per vedere anche quali modifiche apportare perché operi il più rapidamente possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi



GANDOLFI Aldo

Con riferimento a questa richiesta, come Presidente della II Commissione posso informare il Consigliere Berti che ci siamo accordati con gli Assessori competenti per un incontro con la seconda Commissione proprio per un confronto programmatico con la Giunta e per approfondire in particolare questo aspetto - che si terra il 1° ottobre. Non è possibile prima perché l'Assessore Bajardi mi diceva poco fa che gli uffici regionali solo alla fine del mese saranno in grado di dare la situazione complessiva dello stato di avanzamento dei lavori.



BAJARDI Sante, Assessore ai trasporti

Speriamo, perché gli uffici avevano chiesto tre mesi per fare questa verifica.



GANDOLFI Aldo

Se permette farei poi una brevissima considerazione sui riferimenti polemici al mio intervento. In particolare in relazione a quanto ha detto il Capogruppo comunista, direi che siamo perfettamente d'accordo che l'ottica nella quale bisogna collocarsi nell'esaminare questi problemi è proprio quella programmatoria, ma da questo punto di vista quello che mi preme fare rilevare e che vorrei risottolineare è che la polemica, in sostanza, è nata alcune settimane fa perché da parte delle Regioni sostanzialmente è stata avanzata la richiesta che i fondi per gli interventi congiunturali venissero messi a disposizione delle Regioni senza vincoli, con i meccanismi della legge finanziaria e che sulla scelta fatta dal Governo, sia pure con le riserve sui meccanismi operativi, alla Commissione Bilancio della Camera c'è stata invece una sostanziale convergenza, anche il rappresentante del Partito comunista ha dichiarato che non veniva messo in discussione il principio di indirizzo complessivo della spesa pubblica e quindi la facoltà di indirizzo e di coordinamento delle facoltà discrezionali che nell'ambito dell' azione congiunturale il Governo era giusto che si riservasse. Si possono, semmai discutere taluni elementi di dettaglio non irrilevanti, ma che non autorizzano certo ad assumere i toni di critica che abbiamo sentito.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della II Commissione per aver automaticamente risolto il problema della richiesta avanzata dal Consigliere Berti e se non vi sono altre richieste di parola sull'argomento, darei ancora la parola al Presidente della Giunta prima della replica finale dell'Assessore Simonelli.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Signori Consiglieri, non sarei più intervenuto se alcuni Consiglieri non me ne avessero offerto lo spunto.
Nella mia relazione ho detto con assoluta chiarezza che le Regioni non si pongono come anti-Stato, che le Regioni, nella riunione di ieri unitariamente, nella riunione alla Commissione di Bilancio e in precedenti incontri, non hanno posto una condizione né di anti-Stato, né di rottura né di lacerazione, ma hanno fatto un dialogo corretto di confronto, pur nelle rispettive competenze fissate dalla Costituzione e hanno posto anche l' esigenza degli adempimenti da parte del Governo e di un corretto confronto con il Parlamento che viene indicato l'interlocutore più valido nei confronti delle istituzioni regionali e delle autonomie. Quindi tutto quello che è stato detto in modo esasperato dal Consigliere Carazzoni, non ha il minimo fondamento di verità. Che egli possa, come ha detto, venire qui per divertirsi e per divertire il Consiglio ci lascia del tutto indifferenti e lo riguarda come parte politica, ma vorremmo sottolineare che la nostra non è assolutamente una posizione di rottura, né nei momenti in cui siamo andati al confronto con il Governo per i decreti, si è registrato alcuna posizione di rottura, si è preso atto - e qui voglio anche rispondere al Consigliere Gandolfi - della giustezza dell'intervento di emergenza, che non era posto in discussione, lo abbiamo detto più volte e si è posta l'esigenza di concordare un intervento che non facesse recuperare al Governo centrale certe competenze che già erano delle Regioni e che nello stesso tempo fosse un inizio di programmazione e non un fatto episodico. Ci pare che sia corretto tutto questo, (e con questo rispondo al Consigliere Picco) questo intervento riguarderà 4000 miliardi, e non è poco, il Parlamento non si sa ancora quale linea sceglierà e quale quantità indicherà al Governo, ma non si può parlare soltanto di intervento episodico atto a contribuire al superamento della crisi, si deve parlare di dare alle istituzioni, alle autonomie, alle istituzioni locali, alle Regioni un modo di iniziare un fatto di programmazione. Non c'è nessuna polemica nelle nostre parole, nei nostri atti, c'è un modo corretto di confronto con il Governo che intendiamo portare innanzi costantemente.
Ecco che allora dobbiamo dire al Consigliere Carazzoni che non si tratta di un divertimento, ma di una cosa assai seria che vede la vita delle comunità locali fortemente impegnata anche come fatto di partecipazione, di decisione, di informazione, cioè di tutta quella tematica che noi abbiamo sempre sostenuto per le autonomie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli che conclude questo primo aspetto del punto all'ordine del giorno.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione, finanze e bilancio

Signor Presidente, colleghi, la discussione sui decreti 376 e 377 l'abbiamo già fatta nella seduta scorsa e credo che valgano ancora tutte le cose che si sono dette allora, come ricordava il Consigliere Berti poc'anzi, con questa avvertenza, che i limiti dei decreti, quelli che noi abbiamo denunciato e quelli che sono emersi in tutta la loro evidenza nel confronto in seno alla Commissione Bilancio della Camera, li ha riconosciuti anche il Governo. Questa è l'unica vera novità che si è inserita in questa vicenda, i limiti dei decreti intanto (ma questo non ha neanche costituito oggetto della nostra polemica) sono insiti nella loro natura di strumenti anticongiunturali; il Consigliere Gandolfi ci ricorda in ogni suo intervento che sono provvedimenti anticongiunturali non programmatori e di questo noi abbiamo preso atto e non facciamo la polemica, i limiti veri sono nei meccanismi di erogazione della spesa e nel mancato rispetto delle competenze delle Regioni, cioè sono limiti istituzionali e limiti tecnici.
Questo discorso è stato, in fondo, recepito dal Governo, giacché il Ministro del Tesoro, a chiusura della consultazione in seno alla Commissione Bilancio della Camera, si è impegnato a verificare la possibilità di introdurre emendamenti nei due decreti e questo è, mi pare il nodo intorno al quale ci siamo confrontati ritenendo, non a torto, che le Regioni non potessero lasciare passare, sotto la spinta dell'urgenza delle misure gravemente lesive nel quadro delle loro competenze e dei rapporti corretti tra Stato e Regione. Semmai l'elemento a cui si riferiva il Consigliere Berti, che ha un po' vivacizzato, ma non drammatizzato devo dire, per il senso di responsabilità di tutte le forze politiche e dei rappresentanti delle Regioni in quel confronto, sono state le dichiarazione del Vice Presidente del Consiglio che forse, da un punto di vista di esasperazione dialettica nel confronto, è arrivato a sostenere una serie di corollari che erano i seguenti: l'autonomia delle Regioni è un residuo ottocentesco, incompatibile con la politica dello sviluppo, la colpa è nostra, di chi cioè ha fatto la Costituzione nel 1946 e di chi ha fatto le Regioni nel 1970.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta Regionale

Colpa perdonabile nel 1946.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione, finanze e bilancio

Colpa perdonabile nel 1946 perché la cultura politica dei costituenti non poteva non essere impregnata di valori ottocenteschi, colpa meno perdonabile nel 1970 quando la politica di sviluppo avrebbe già dovuto fare emergere il contrasto tra queste due cose.



GANDOLFI Aldo

Per come è stato fatto, non perché è stato fatto!.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione, finanze e bilancio

Io penso che nessuno abbia voluto prendere queste affermazioni testuali virgolettandole e facendone oggetto di una polemica, la verità però è che dietro questa posizione, che io sono convinto esprima un voluto - calembour a spunti polemici limitati, viene quello che le Regioni hanno denunciato cioè il permanere nella classe burocratica ancor più e con più preoccupazione che nella classe politica centrale, di vocazioni centraliste che sono quelle che danno la filosofia dei decreti, una filosofia nella quale le Regioni sono confinate ad un ruolo che non è il loro proprio, sono confinate ad un ruolo di puri e semplici anelli di passaggio di un meccanismo, come lo è, per esempio la Cassa depositi e prestiti che è un organismo tecnico del Governo.
Questa è la critica di fondo, anche se dobbiamo dire onestamente che questa posizione ha conosciuto delle sostanziali correzioni. Quando il Consigliere Bianchi ci ha detto qui che la sua parte politica ha operato perché i decreti venissero modificati in modo da venire incontro a questi problemi, ha espresso quella che è stata esattamente la posizione che i rappresentanti D.C. i Presidenti D.C. delle Regioni hanno sostenuto nella Commissione Bilancio della Camera, evidentemente essendo essi reduci da un incontro che è durato parecchie ore, con il Segretario della D.C.
Zaccagnini, esprimendo una linea che e quella D.C. e che del resto hanno confermato gli interventi, in quella sede, prima Morlino e poi di Colombo.
Quindi c'è stata una presa di posizione molto responsabile, non demagogica non retorica, non velleitaria delle Regioni che hanno portato sul tappeto dei problemi reali e di cui il Governo ha preso atto essere tali.
A questo proposito vorrei dire che tutti i comportamenti che si sono tenuti in questi giorni, tutta l'azione che le Regioni hanno svolto quest'ultimo periodo e stata improntata alla stessa esigenza di concretezza di operatività e non di demagogia. Quando, per esempio, abbiamo discusso il disegno di legge Morlino sulla contabilità regionale alla Commissione Bilancio del Senato, in quella sede, come ricordava il Presidente, io ho per incarico delle Regioni esposto la linea che le Regioni intendono seguire illustrando gli emendamenti che abbiamo illustrato per iscritto e il Sottocomitato della Commissione Bilancio che opera su questa materia, ha preso atto dell'estremo senso di responsabilità e della concretezza con la quale si muovono le Regioni, proprio nel quadro di quel tipo di rapporti a cui il Presidente faceva riferimento, cioè di un tipo di rapporti nel quale le Regioni ritengono di essere Stato e non quindi un interlocutore che si contrappone allo Stato, ma parte dello Stato e si battono però perch questo sia riconosciuto in tutti i provvedimenti che le altre componenti dello Stato vanno adottando, in particolare nei confronti del Governo.
Questa è la linea che si è seguita nella riunione dei Presidenti delle Regioni di ieri che, con un loro documento approvato da tutte le Regioni hanno ribadito i punti del confronto con il Governo dichiarandosi insoddisfatti dello stato dei rapporti Stato-Regione, certamente insoddisfatti su tutta una serie di problemi che vanno dalla questione della finanza regionale, dell'incertezza, dell'impossibilità di fare delle previsioni pluriennali, del fatto che non abbiamo garanzia sull' erogazione neppure dei fondi che riguardano la gestione normale delle Regioni, che vanno dalle inadempienza governative a integrare il fondo sanitario nazionale e ad introdurre degli elementi certi e quantificati precisi sulla distribuzione delle somme che spettano alle Regioni che vanno dall'ancora mancata soluzione del problema relativo all'accordo-ponte per un successivo contratto per i dipendenti delle aziende concessionarie dei trasporti, che vanno dai ritardi, dalle lentezze e dalle procedure arbitrarie con le quali, somme destinate alle Regioni, vengono trattenute sui fondi presso la Tesoreria centrale, che vanno dalla mancata soluzione dei problemi di riforma generale della 281. Tutta questa serie di temi sono nel calendario degli incontri che le Regioni hanno chiesto e chiederanno ai Ministri ed al Presidente del Consiglio dei Ministri, ma tutto all'insegna di un discorso che è estremamente puntuale, che non sbanda in velleità di panregionalismo che si rifiuta di uscire dal solco tracciato da corretti rapporti istituzionali, che chiedo soltanto che tutti facciano la loro parte su questo terreno.
Il Piemonte si colloca evidentemente in questo contesto, non esasperando una sua posizione, ma semplicemente facendo la sua parte insieme con le altre Regioni in questa dialettica istituzionale nella quale, ripeto, non hanno parte le influenze della dialettica politica che divide e confronta tra sé i programmi e le posizioni dei Partiti.
E del resto, Consigliere Picco, non possiamo pretendere che il Piemonte faccia la sua parte meno di quanto la faceva già con la Giunta di centro sinistra, quando già il Piemonte era parte di questa posizione con le altre Regioni e quando nella Giunta non si lesinavano critiche, anche dure, al Governo e alle scelte centraliste che venivano portate avanti. Qui mi pare che si stia correndo il rischio di chiedere alle forze che guidano la Regione Piemonte di tenere un atteggiamento addirittura più morbido di quello giustamente duro che fu tenuto in passato, nell'anno e tre mesi del centro sinistra. La verità e che su questo terreno, una volta affermato il criterio da cui si parte e cioè che noi non contestiamo lo Stato, ma desideriamo giocare il nostro ruolo come componenti dello Stato, bisogna mettere con franchezza sul tavolo quelli che sono i punti di dissenso bisogna andare a verificare gli elementi intorno ai quali non ci troviamo d'accordo, anche perché siamo convinti, e ne abbiamo la riprova tutti i giorni, che ci siano delle forti resistenze, che ci sia un'offensiva neo centralista addirittura mirante a svuotare le Regioni delle loro prerogative e delle loro possibilità d'azione. Questo è il discorso. E anche nei decreti, sotto il manto e l'alibi dell'emergenza, è passata questa linea che ora il Governo si è impegnato a correggere, quindi non è inutile la battaglia che si va combattendo perché dà dei risultati ed è comunque un dovere d'ufficio per le Regioni - se non le vogliamo dare il peso che noi riteniamo debba avere, di una precisa scelta politica - di difesa del ruolo istituzionale che alle Regioni compete.
Passando, poi, a chiusura di questa brevissima replica, ai problemi che sono stati più direttamente collegati alla politica di bilancio della Regione, io credo che le cose che sotto questo profilo sono state dette qui siano molto interessanti e condivisibili tanto dal Consigliere Gandolfi quanto dal Consigliere Berti. In sede di I Commissione noi abbiamo visto come l'operazione di censimento dell'andamento della spesa, l'esame dello stato di attuazione del bilancio ci metta davanti a due precisi problemi distinti: da un lato la possibilità di trovare delle economie e quindi di poter destinare delle somme ad interventi di emergenza con una legge di variazione di bilancio, e questo riguarda in base ai dati che abbiamo fin qui presumibilmente una somma globale dell'ordine di 5/7 miliardi dall'altro (problema sollevato da Gandolfi e ripreso da Berti) la necessità di fare una verifica sui grandi programmi di investimento che coinvolgevano cifre grosse (Gandolfi ha parlato di 50/60 miliardi) ma dobbiamo dire comprensive delle cifre mutuabili, cioè sono interventi per 50/60 miliardi ma in gran parte dovuti a mutui.
Qui il discorso è più delicato e merita un approfondimento attento proprio perché quei mutui erano legati ad una serie di scelte programmatiche compiute e quindi devono restare tra gli impegni che andiamo ad assumere, perché se dovessimo destinare quelle somme mutuabili ad altri interventi verremmo a far cadere tutta una serie di cose. D'altra parte alcune di quelle spese sono difficilmente innescabili subito, per esempio per l'intervento del piano di risanamento delle acque, in assenza di una rapida costituzione dei consorzi di Comuni che facciano partire i progetti lo sono invece, per esempio, quelle per gli asili nido, sulle quali infatti ci siamo mossi; lo possono essere quelle per le opere pubbliche.



GANDOLFI Aldo

Allora ci sono 5 o 6 miliardi utilizzabili per quest'anno.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione, finanze e bilancio

Esatto ed infatti i 5/6 miliardi si traducono in un miliardo, in 800 milioni di somme a bilancio che però concordano a determinare i 5/7 miliardi di cui noi disponiamo, anzi, in pratica le uniche vere economie rilevanti, di qualche consistenza, che il bilancio consentirà di avere sono proprio le somme per le quote di ammortamento e di interesse sui mutui che non vengono contratti, questa è la parte più consistente dei cinque miliardi.
In verità il problema può essere spinto ancora più avanti ed è quello che si sta facendo in II Commissione e che si sta facendo come uffici finanziari, cioè la necessità di fare una verifica completa sulla natura e sulla consistenza delle giacenze di cassa della Regione e andare a verificare in che misura gli impegni già presi e quindi le somme già stanziate, impegnate e non ancora utilizzate per l'insieme di opere pubbliche in tutti e cinque gli anni passati, possono in parte essere sbloccate perché i lavori a cui si riferiscono non si faranno più. Questo è un aspetto del problema che siamo impegnati ad approfondire per giungere nel giro di pochi mesi e quindi in concomitanza con il piano, con il bilancio 1976, cioè con queste scadenze operative precise, a definire che risorse abbiamo ancora a nostra disposizione che utilizziamo sui programmi non realizzati degli anni passati, ma questo è un lavoro impegnativo lungo, che passa attraverso una verifica molto analitica anche con i Comuni e che richiede un certo periodo di tempo.
Aggiungerò ancora che legato a questo esame e a questa verifica ci sta poi un impegno che la Giunta si è preso e che vuole ribadire qui e cioè quello di arrivare ad una politica di realizzazione delle opere, concordata con i Comuni, per blocchi di lavori; è un po' una variante rispetto a quello che sollecitava Berti dei progetti speciali, cioè noi ci siamo resi conto come, soprattutto per quelle opere che la Regione finanzia assumendo essa dei mutui, sia del tutto sbagliato, improduttivo, ridicolo al limite che la Regione contragga un mutuo, con un istituto di credito per dare contributi in conto capitale ai Comuni e che poi questa somma resti nella nostra giacenza di, cassa perché i Comuni non innescano la parte residua contraendo a loro volta i mutui necessari per giungere a coprire l'intera opera.
A questo punto, a parte il problema dell' opportunità di mettere allo studio eventualmente una revisione della legge, c'è una possibilità di intervento che è dettata dal fatto che la Regione si dà carico di coordinare la domanda di mutui che proviene dai Comuni e quindi di contrattare, per conto dei Comuni, dei blocchi di mutui che sono i mutui della Regione e dei Comuni e che consentono di coprire l'intero arco delle opere che sono finanziate innescandole immediatamente. Se questa operazione, che è già stata avviata per gli asili nido, per cui il Consorzio di credito per le opere pubbliche che dà il mutuo alla Regione dà contemporaneamente anche i mutui ai Comuni che sono interessati a fare gli asili nido e quindi le somme vengono erogate contemporaneamente alla Regione e ai Comuni e parte insieme il programma, se questo meccanismo pu essere utilizzato e innescato per esempio almeno sui grandi istituti nazionali, Cassa depositi e Prestiti e Istituto di credito per le opere pubbliche, nonché sugli Istituti di credito che, come le Casse di Risparmio, hanno in carico mutui a favore degli Enti locali, cioè se per blocchi di investimento si riesce a fare questa azione di coordinamento, si ottiene il risultato intanto di evitare il formarsi di ulteriori residui passivi, di sbloccare quelli che ci sono e di consentire alle opere di partire e ultimo, ma non meno importante, di agevolare i Comuni nell'assunzione di mutui perché i singoli piccoli Comuni sono un po' alla mercé degli istituti di credito e spesso in estrema difficoltà.
Con questa operazione si ottiene tutta una serie di risultati positivi.
Questo è senz'altro un compito impegnativo, ma indispensabile sul quale la Giunta intende muoversi. Ma ripeto, sarebbe veramente un errore se noi migliorando i nostri meccanismi di spesa, cercando di rastrellare dal fondo del barile tutto ciò che di economia può essere rastrellato nel corso del 1975, ci preoccupassimo poi di destinare bene queste somme secondo indirizzi programmatici e ci disinteressassimo della destinazione delle somme che ci arrivano con i provvedimenti di emergenza che, date le loro dimensioni, sono di un'altra scala; pensate che con i provvedimenti di emergenza si arriva ad un bilancio e mezzo, presumibilmente intorno ai 200 miliardi, cioè si arriva ad una somma che, ove fosse spesa e destinata in base a criteri puramente astratti decisi dai Ministeri della spesa - vedi fondi per l'edilizia ospedaliera - avrebbe un impatto talmente distorcente che vanificherebbe anche lo sforzo programmatorio che facciamo con le nostre limitate risorse. Se ci arrivano 200 miliardi che devono essere spesi in base a quello che dice il Ministero dei LL.PP. non ha poi molto senso che facciamo delle lunghe discussioni per spendere i sei che possiamo racimolare sul nostro bilancio; mi pare che ci sia la necessità di coordinare insieme tutta questa attività e di riuscire, pur rispettando le necessità dell'urgenza che abbiamo sempre sottolineato, a non contraddire quell'altra necessità, che è quella della programmazione, che è quella del fatto di inserire queste nostre scelte in una visione d'insieme. E a questi compiti la Giunta è impegnata e nelle Commissioni che nei prossimi giorni continueranno questo esame avremo l'occasione di approfondire ulteriormente il discorso.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Ferraris converrà fare il punto sui nostri lavori dato che, come i Consiglieri sanno, siamo vincolati alla conclusione della seduta nella mattinata poiché la sala per oggi pomeriggio è impegnata per la Provincia, non solo, ma mi pare che una parte della Giunta sia impegnata anche in incontri con la Fiat alle 15 e quindi c'è un problema orario da tenere presente.
I lavori potrebbero procedere così: la parola all'Assessore Ferraris il dibattito su questa comunicazione, poi la Giunta mi ha fatto pervenire la richiesta di una rapida sospensione per elaborare la delibera conseguente alle comunicazioni di Ferraris e al dibattito, su cui però ci deve essere l'espressione del voto del Consiglio, con l'approvazione o meno della delibera; nel frattempo si potrebbe utilizzare questa sospensione per una rapidissima riunione di Capigruppo per esaminare ciò che era stato deciso nella precedente riunione dei Capigruppo e per fissare una qualsiasi altra data di riunione.
Se vogliamo completare bene questo "pacchetto" di lavori che ci attende, la raccomandazione che farei a tutti coloro che devono intervenire e di essere particolarmente succinti per garantire che il complesso di oneri che ancora ci incombe sia esaurito.
Non è assolutamente un rilievo critico rispetto al dibattito di stamattina, che è stato invece estremamente interessante, è una constatazione circa i lavori che ancora ci attendono.
Vi sono obiezioni a questa procedura? Non ve ne sono, allora dò la parola all'Assessore Ferraris per la sua comunicazione.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'oggetto della mia comunicazione e della delibera è parte integrante dei provvedimenti che avevamo adottato nella seduta precedente e potrebbe riaprire la discussione che si è ora conclusa nel senso che si tratta delle osservazioni formulate dalla Giunta ieri sera alla VI Commissione agricoltura, e accolta dai membri della stessa, al decreto legge 377, ossia alla seconda parte del cosiddetto "pacchetto La Malfa".
Il D.L. 377 assegna al settore agricolo la somma complessiva di 750 miliardi di cui: 60 miliardi (art. 6) per pratiche FEOGA (54 per contributi in conto capitale e 6 come limite di impegno per contributi per concorsi in interesse) 100 miliardi (art. 7) per la meccanizzazione agricola sul fondo di rotazione 130 miliardi (art. 8) per attività di bonifica 260 miliardi (art. 9) per l'irrigazione 200 miliardi (art. 10) per interventi a favore della zootecnia; anche qui fondo di rotazione.
Inoltre con l'art. 12 del D.L., si interviene a modificare il regime dell'IVA sui fertilizzanti riducendo tale imposta all'aliquota del 3% sino a tutto il 30 gennaio 1976.
Per quanto riguarda l'art. 6 - FEOGA, 60 miliardi, la destinazione della spesa non è chiaramente definita. In base ai chiarimenti ottenuti per vie brevi, si ritiene che i finanziamenti previsti siano destinati a finanziare il supero di spesa dei progetti in corso di esecuzione o parzialmente realizzati, già ammessi dalla CEE ai contributi FEOGA. Il MAF non procederà pertanto a ripartire lo stanziamento fra le Regioni e non accetterà programmi. Per la regolazione dell'accesso a questo provvedimento la Regione dovrà selezionare le domande di approvazione delle varianti dei progetti mano a mano che verranno presentati agli Uffici regionali da parte dei beneficiari. L'Assessorato sta comunque procedendo ad un esatto accertamento dei progetti ammessi o ammissibili al finanziamento FEOGA e non completati con relativa revisione dei prezzi, allo scopo di quantificare il supero di spesa necessario al loro completamento.
L'art. 7, che riguarda le meccanizzazione, stanzia 100 miliardi.
L'intervento si prefigge l'integrazione dei fondi per le finalità di cui all'art. 12 della legge n. 910 del 1966 (piano verde), prestiti quinquennali per acquisto di macchine e l'accensione di mutui decennali sia per l'acquisto di attrezzature mobili e semimobili destinate alla realizzazione di reti di distribuzione dell'acqua al fine di sviluppare l'irrigazione, sia per le attrezzature di impianti necessari per le coltivazioni forzate, riscaldamento serre ecc..
Le assegnazioni integrative prevedibili, almeno sulla base delle passate assegnazioni, su tutti i capitoli, o gli interventi a favore della meccanizzazione, si sono sempre aggirati intorno al 10%. Se venisse mantenuto questo metro (ma è difficile) la Regione potrebbe fruire di circa 10 miliardi che saranno utilizzati in parte per soddisfare le domande del 1975 ed in parte dovranno essere tenuti a disposizione per le nuove domande, soprattutto per acquisto macchine ed impianti irrigui o serricoli.
La situazione delle domande giacenti presso gli Ispettorati al 10 settembre 1975 rileva un'esigenza di 12 miliardi di importo di prestito. A questo bisogna aggiungere un presumibile importo di tre miliardi per mutui decennali destinati alle reti di distribuzione delle acque irrigue ed alle serre. Si ricorda che la legge regionale n. 51/75 prevede uno stanziamento di 600 milioni per prestiti che consentono acquisti di macchine per 8 miliardi circa. Inoltre la legge regionale 51/75 prevede uno stanziamento di 500 milioni per contributi in conto capitale per acquisti di un miliardo.
L'art. 8 riguarda opere di bonifica per le quali stanzia 130 miliardi prevede il rimborso alle Regioni delle eventuali somme anticipate per opere di bonifica di cui alla legge n. 514 e la copertura delle maggiorazioni di spesa per le opere finanziate sulle leggi n. 514 e 512. Non pare che tale articolo possa interessare la nostra Regione, in ogni caso esiste la possibilità di trasferire sul successivo art. 9 i progetti di opere irrigue già programmate in accordo con le Regioni in sede di definizione dei programmi di cui alle leggi 514 e 512.
L'art. 9 riguarda l'irrigazione e prevede uno stanziamento di 260 miliardi. Le Regioni dovrebbero essere chiamate, dico dovrebbero essere chiamate a realizzare un'intesa con il MAF per la programmazione di opere irrigue, tale intesa deve essere realizzata tassativamente entro 40 giorni cioè entro il 27 settembre. Ad ogni Regione verrebbe comunque assicurato un tetto di spesa presso la Cassa depositi e prestiti.
In base a tale articolo possono essere finanziate solo opere già munite di progetti esecutivi ed immediatamente appaltabili.
Dalle norme applicative del D.L. gia emanata dal MAF emerge che l'individuazione definitiva dei progetti da finanziare in via di massima può aver luogo secondo le seguenti priorità.
a) progetti di completamento di opere, atte a dare un livello di funzionalità e compiutezza ad impianti già iniziati b) progetti di ripristino e di adeguamento, onde consentire la regolare funzionalità di impianti esistenti ed evitare rilevanti perdite di produzione c) progetti di completamento per l'estendimento di impianti già esistenti.
Rientrano tra le opere finanziabili su questo articolo anche le opere di prosecuzione di quelle già comprese nel programma di cui alle leggi n 512 e 514. In proposito elencazione di queste opere avrebbe solamente carattere indicativo e la Regione può solo formulare le proprie considerazioni al riguardo.
L'art. 10 riguarda la zootecnia. Ho già detto che lo stanziamento complessivo è di 200 miliardi.
Il testo di questo articolo rappresenta una sintesi del piano di coordinamento degli interventi pubblici nel settore zootecnico che era in corso di elaborazione al MAF con la collaborazione delle Regioni. Le Regioni devono concordare fra di esse e con il MAF gli indirizzi generali la cui proposta è già stata fatta al MAF; contatti in questo senso sono già avvenuti.
L'assegnazione di 200 miliardi non è interamente destinata alle Regioni e questo è grave ma in parte sarà utilizzata direttamente dal MAF.
Pertanto si dovrebbe sollecitare, da parte della Commissione parlamentare che sta esaminando i decreti, (cosa che del resto è stata già fatta da alcune parti politiche) un emendamento soppressivo dell'ultima parte del secondo comma dell'art. 10, a partire dalle parole "nonché alla determinazione della quota". Si dice che sarà fatta l'assegnazione fra le Regioni e si determina una quota che rimarrà a carico del MAF. Si dovrebbe insistere perché questa parte venga soppressa.
Inoltre sarebbe estremamente importante affrontare in questo contesto anche se non mancheranno altre occasioni, un più ampio discorso sui finanziamenti delle A.P.A, (Associazioni provinciali allevatori) che devono essere a carico del MAF ma assegnati alle Regioni unitamente alla delega per la tenuta dei libri genealogici.
Il complesso delle misure relative al settore agricolo contenute nel D.L. 377 del 13.8.75, come è già stato detto per l'altro decreto della seduta scorsa e come si è ancora confermato nel dibattito di questa mattina, a nostro avviso si muove nella vecchia logica degli interventi settoriali centralizzati, per alcuni aspetti su una linea anti regionalistica ed è quantitativamente inadeguato rispetto alle esigenze del settore.
Occorrono pertanto modificazioni capaci di consentire un minimo di coordinamento e di programmazione e lo snellimento delle procedure atte a garantire che gli interventi previsti possano svolgere, nella grave situazione economica attuale, un'efficace funzione anticongiunturale, in generale va rivendicata l'assegnazione diretta dei finanziamenti alle Regioni, riconoscendo alle stesse libertà di scelta negli investimenti.
In particolare si propone: 1) l'unificazione dei fondi di rotazione per la meccanizzazione e la zootecnia, come primo passo verso la loro regionalizzazione. Ricordo che a proposito di fondi di rotazione ne esiste un altro che dovrebbe essere unificato e regionalizzato, quello della proprietà contadina, ma il decreto non riguarda la proprietà contadina, si limita a rifinanziare questi due quello della meccanizzazione e quello della zootecnia 2) l'assegnazione dei 260 miliardi per le opere di irrigazione alle Regioni per il completamento di impianti irrigui già iniziati, allo scopo di conseguire la più sollecita utilizzazione delle risorse idriche disponibili 3) l'utilizzazione dei 200 miliardi per la zootecnia da parte delle Regioni per le finalità di uno sviluppo produttivo del settore ed uno stanziamento straordinario di almeno 50/60 miliardi come limite di impegno per il concorso nel pagamento degli interessi sui mutui necessari per la realizzazione di impianti per la produzione, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti zootecnici 4) l'assegnazione a carico del MAF dei finanziamenti necessari all'attività delle APA e la sua assegnazione alle Regioni unitamente alla delega per la tenuta dei libri genealogici 5) l'abolizione dell'IVA sui fertilizzanti, in considerazione dell'eccessivo aumento dei costi di produzione in agricoltura, in particolare dei fertilizzanti, degli antiparassitari ecc. Quindi, se già si e riconosciuta l'esigenza di intervenire in questo senso, almeno per quanto concerne la riduzione del 3% dell'IVA, giusto sarebbe arrivare, almeno per un certo periodo, alla sua totale abolizione 6) la riduzione dei tassi di interesse a carico degli imprenditori agricoli in una misura non superiore al 5% per il credito di conduzione e del 3% per il credito di miglioramento fondiario. Ciò è consentito dalla situazione monetaria attuale poiché il tasso di sconto è stato abbassato.
Parallelamente dovranno essere ridotti i tassi globali dal 14,50 al 12% per i mutui di esercizio, dal 13,80 al 10% per i prestiti di miglioramento. Ed è importante in un momento come questo sottolineare l'esigenza della riduzione dei tassi, tanto più che lo Stato (per lo meno la maggior parte delle Regioni ha interpretato quella famosa legge in modo tale che ha provocato questa situazione) i fondi di rotazione li concede al 5%, per cui abbiamo un afflusso di domande sul fondo di rotazione e non sulle leggi regionali che fanno pagare il 7% dove lo Stato fa pagare il 5. Questo punto è stato sottolineato da tutti i membri della Commissione agricoltura e credo che debba essere sostenuto con particolare forza da parte di tutto il Consiglio e della Giunta.
7) un congruo stanziamento da ripartire fra le Regioni per le opere di forestazione.
Infine, data la drammatica situazione verificatasi nei settori ortofrutticolo e vitivinicolo, con riferimento alla questione del moscato ecc., tenendo presente il provvedimento adottato in merito al settore lattiero (legge 306) si sollecita l'introduzione in questo decreto legge di norme rivolte ad estendere la pratica degli accordi interprofessionali tra industrie di trasformazione e produttori agricoli in materia di ritiro e di prezzi.
Questo per stare alle osservazioni e alle proposte che la Giunta ha sottoposto, tramite l'Assessore, alla VI Commissione.
Colgo l'occasione per sottolineare le posizioni già espresse in alcune occasioni dal sottoscritto a nome della Giunta, in particolare ad Asti nel corso di un convegno di viticoltori e ad Ovada sabato scorso, per quanto riguarda un problema che non ha niente a che fare con questo decreto: mi riferisco a tutta la vicenda dei regolamenti comunitari, alle decisioni unilaterali assunte dal Governo di Parigi e quindi alle posizioni che devono essere portate avanti.
Tutti abbiamo letto sui giornali di stamattina che la Commissione esecutiva della CEE ha dichiarato illegale la decisione del Governo di Parigi, che aveva pure avuto il consenso del Consiglio. Naturalmente non possiamo stare tranquilli, si tratta di vedere come reagisce la Francia e come deve reagire il nostro Paese. Credo che comunque questa decisione ci dia un po' di respiro; se non vogliamo fare un'ampia discussione in questa sede potremmo affrontare il problema nella prima riunione della Commissione agricoltura per partire dalle posizioni che già avevamo sulla politica del vino, definita nel convegno del settembre scorso da parte della precedente Giunta e del Consiglio e aggiornarle alla situazione attuale prendendo una posizione cha valga a salvaguardare gli interessi dei viticoltori piemontesi ed italiani in un contesto più ampio che a mio avviso esige una contestuale ed organica revisione dell'insieme dei regolamenti comunitari.
Detto questo, passo senz'altro ad illustrare rapidamente, l'oggetto della delibera alla quale, rispetto alla proposta di ieri, sono stati apportati i suggerimenti che abbiamo concordato in sede di VI- Commissione.
Si è data la priorità ad opere già realizzate e che ancora richiedono completamenti per renderle efficienti e utilizzabili (Est Sesia completamento 1° stralcio diramatorio Alto Novarese per 750 milioni).
Seguono le opere di nuova progettazione che hanno lo scopo di invasare acqua per irrigare terreni non ancora irrigui e per integrare le attuali portate di canali che presentano croniche carenze stagionali con danni più o meno gravi alle colture (diga torrente Ravasanella - 3950 milioni superficie irrigua ha. 5000 circa) oppure completamento di opere, nuovi stralci di progetti per la maggior parte realizzati, quali il II stralcio di Diramatore Alto Novarese che, con acqua del Lago Maggiore, integra la portata del Canale Cavour a partire da Est del fiume Sesia per integrare la portata di molti canali irrigui del Novarese che con frequenza denunciano carenze stagionali (luglio-agosto). Il complesso dei progetti comporta una spesa di 6500 milioni.
Si include pure la rete di distribuzione dell'acqua dell'invaso sull'Orsola, che permette di irrigare 1850 ha. circa e che rappresenta il completamento dell'invaso stesso (2000 milioni).
Si considerano pure prioritari i lavori di adeguamento della funzionabilità dei Canali Cavour ed Elena, che in provincia di Novara presentano esigenze di rinnovamento e di manutenzione straordinaria in diversi punti, al fine di ridurre le perdite di carico e di normalizzare la portata, (2600 milioni) nonché il rivestimento dei canali con lastra di cemento e l'adeguamento dei diramatori Sella e Vigevano per la regolare fornitura di acqua irrigua durante l'intera stagione a circa 20.000 ha. di terreno (2100 milioni).
Le opere indicate sono tutte di interesse nazionale e dovrebbero essere finanziate dal Ministero Agricoltura e Foreste per un valore complessivo previsto di 15.900 milioni.
In ordine d'importanza seguono poi le opere di carattere regionale e che dovrebbero essere finanziate dal Ministero Agricoltura quali: il completamento della diga sul torremte Ostola per il quale è prevista una spesa di 550 milioni (con tale completamento l'invaso permette di irrigare circa 1800 ha. di terreno della Baraggia Vercellese) la ristrutturazione e l'adeguamento di vari canali irrigui (1300 milioni) che richiedono lavori urgenti di manutenzione straordinaria a causa della grave degradazione degli stessi con inconvenienti nella distribuzione dell'acqua e perdite di portata notevole (600 milioni e 1100 milioni) il completamento del cavo Pratinuovi (300 milioni) in zona di nuova irrigazione il riordino irriguo di alcune rogge nel Novarese (500 milioni) per la sistemazione della Roggia Mora e l'attraversamento (25 e 42 milioni) si tratta di revisione prezzi e quindi di opere già iniziate.
Le opere elencate e sulle quali con la delibera che andiamo a prendere viene dato mandato alla Giunta di raggiungere un'intesa, sono in questo ordine di priorità: 1° Gruppo - progetti irrigui programmati sulle leggi 512 e 514 del 1973 trasferibili sui fondi dell'art. 9 D.L. 377 Est Sesia - completamento 1° str. diram. Alto Novarese - 750 milioni 2 Gruppo - progetti pronti finanziabili sull'art. 9 del D L 377 A) di interesse nazionale: Baraggia Vercellese - Invaso torrente Rovasanella 3950 milioni Est Sesia - Diram. Alto Novarese II stralcio 6500 milioni Baraggia Vercellese - Diga Torrente Ostola 550 milioni Consorzio Baraggia Vercellese - Lavori costruzione rete irrigua Ostola 2000 milioni Si viene così a risolvere il problema della Baraggia perché si è trovato l'accordo fra coloro che si opponevano prima al riordino fondiario forzoso e poi all'esecuzione dei lavori così com'erano impostati. Raggiunto l'accordo va avanti parallelamente una doppia soluzione che consente per un tratto l'irrigazione a riso e per l'altro l'irrigazione a pioggia per coloro che vogliono fare del pascolo ecc. Con una forzatura riusciamo a far passare subito e a privilegiare queste opere, così sarebbe concluso il travaglio della precedente legislatura.
Segue l'elenco delle opere che a detta dei più esperti (novaresi e vercellesi)servono più gli interessi di altre Regioni che della nostra: Est Sesia - adeg. funzionalità dei Canali Cavour ed Elena 2600 milioni Rivestimento e adeguamento diram. Sella e Vigevano 2100 milioni B) di interesse regionale o interregionale: Est Sesia - Ristrutturazione e adeguamenti vari canali irrigui per 1300 milioni Completamento Roggia Mora 600 milioni Adeguamento funzionalità cavo Cid 1100 milioni Completamento cavo Pratinuovi 300 milioni Riordino irriguo rogge Novara 500 milioni Sistemazione Roggia Mora 25 milioni Traversa Isarno su Roggia Mora 42 milioni In totale 21 miliardi e 567 milioni. Totale generale, primo e secondo gruppo, 22 miliardi 317 milioni Come i colleghi avranno notato da questa rapida lettura, tutte le opere irrigue che siamo in grado di presentare e che possono essere tutte, o in parte, finanziate coi 260 miliardi, riguardano l'Est e l'Ovest Sesia. Non ha potuto essere recepita nessuna delle tante proposte proprio perché sono solo proposte di progetti, di cui si parla da trent'anni nell'Alessandrino nell'astigiano, nel Cuneese: Consorzio per lo sfruttamento irriguo e non solo irriguo delle acque del Tanaro, Moiola e Gagnola, agro di Poirino e via di seguito. Perché? Perché qui siamo di fronte ad un Ente che lo si potrà criticare (io sono stato uno dei primi a criticarlo) ma è un Ente che opera, che ha delle strutture; là invece siamo in presenza di belle idee e di tentativi di costituire consorzi che non si costituiscono mai; il riconoscimento per le acque del Tanaro e del Consorzio di bonifica era stato concesso ancora dal Ministro Romita padre, quindi qualche passo era stato fatto, ma sono tutte opere che si sono bloccate.
Si è ora raggiunta un'intesa, in sede di VI Commissione, che prevede questo: l'Assessore farà un rapidissimo accertamento di queste proposte di progetto, poi insieme all'Assessore Fonio convocherà le due Commissioni, la V- e la VI- per un primo esame delle proposte di progetto al fine di formulare un programma realizzabile da presentare successivamente alla Giunta e al Consiglio per le determinazioni di loro competenza.



PRESIDENTE

Ascoltata la relazione dell' Assessore Ferraris, si apre il dibattito.
Chi chiede di intervenire? .
Il Consigliere Martini, ne ha facoltà.



MARTINI Mario

Intervengo anche per una questione di carattere pregiudiziale. E' vero che ammiro la sinteticità con la quale l'Assessore ha saputo esporre sia il metodo seguito dalla Giunta e dalla Commissione nell'impostare la delibera sia l'elencazione delle opere, però mi domando (anche se questi problemi sono stati deliberati nelle giuste sedi, di Giunta e di Commissione) se un Consigliere che viene qui sui banchi del Consiglio debba trovarsi senza un minimo di documentazione nelle mani che, pervenuta, non dico tanto, ma 48 ore prima, metterebbe in condizione di poter quanto meno dare uno sguardo ad una problematica che da quanto è emerso dagli interventi di questa mattina, per la sua consistenza, ha un peso specifico superiore a quello delle possibilità e delle disponibilità del bilancio regionale.
Ciò forse è dovuto all'avvio di una nuova amministrazione, di una Giunta che ha bisogno di un periodo di assestamento, può darsi che questo si verificasse anche nel passato, ma è indubbio che se così è va contro una prassi corretta io penso che almeno ai Capigruppo questi documenti siano stati fatti pervenire al momento opportuno, ma anche i Consiglieri hanno bisogno di ragionare con la propria testa, soprattutto perché devono rispondere nei confronti degli elettori di problemi che, per mancanza di tempo oggettivo per l'esame, potrebbero anche essere trascurati dalla Giunta e non presi in dovuta considerazione neanche in sede di Consiglio.
E' una questione pregiudiziale che ho voluto sollevare in occasione di questa deliberazione, ma che ritengo debba essere presa in considerazione per una prassi normale che si deve instaurare a livello di Consiglio Regionale, perché in caso contrario non so neanche se su certi problemi valga la pena che si mantenga una presenza fisica qui quando si ha bisogno quanto meno di un po' di tempo per riflettere sui dati che vengono sottoposti alla nostra attenzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris per una breve risposta.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Io trovo giustificatissime le critiche del collega Martini proprio perché in passato ho avuto molte volte occasione di farle indipendentemente da questo però non e giusto che un collega sia costretto a discutere sulla semplice relazione dell'Assessore.
Le cose sono andate così: esaminato in Giunta questo tema e deciso di presentarlo in questa seduta, perché se veniva nell'altra era soltanto una relazione orale sulla base di semplici appunti, ho chiesto la convocazione della VI- Commissione per venerdì, ma non è stato possibile perché i membri della stessa erano già impegnati e quindi la riunione si è avuta soltanto ieri pomeriggio, la Commissione ha modificato l'elenco (quello che avevo prima era diverso da questo) ed ha finito i lavori alle 18, l'Assessore non ha più potuto andare all'Assessorato perché impegnato ad Asti fino a mezzanotte, stamattina sono appena riuscito a fare le modifiche, che spero siano state date almeno ai Capigruppo. Non si potevano distribuire prima, a meno di fare il Consiglio fra due giorni.
Lei ha quindi perfettamente ragione, bisogna soltanto che l'Assessore non sia costretto a riferire in Commissione, (non è colpa di nessuno almeno per ora, è colpa forse delle scadenze) alla vigilia del Consiglio.
Io speravo che almeno stamani fossero state date le modifiche a tutti i colleghi, invece sono state consegnate solo ai Capigruppo. Comunque credo che le sue osservazioni debbano essere prese in considerazione da tutta la Giunta, e, per quanto mi riguarda, può essere certo che farò in modo che non si verifichi più in futuro.



PRESIDENTE

Chiarita la questione e prendendo atto dell'osservazione del Consigliere Martini, cercheremo di rimediare perché la sua è stata un'osservazione fondamentalmente legittima.
Ha chiesto di parlare l'Assessore Moretti, ne ha facoltà.



MORETTI Michele, Assessore regionale

Signor Presidente, il Partito socialista per quanto riguarda l'urgenza del problema concorda con l'esposizione dell'Assessore Ferraris, ma siamo dell'opinione (nell'intervento del collega Ferraris vi è un impegno circa l'irrigazione) di affrontare il problema in termini complessivi e cioè discutere la situazione del territorio agricolo che riguardai il Piemonte per non trovarci di fronte all' urgenza e finanziare le opere che sono state già avviate. Quindi va benissimo l'accertamento, ma secondo il PSI occorre (e anche qui c'è la disponibilità della Giunta) affrontare in questo Consiglio tutta la problematica che riguarda l'agricoltura, che è importantissima.
Noi oggi ci troviamo di fronte ad un problema urgente come quello dei viticoltori, questo è un problema da affrontare con l'impegno di tutto il Consiglio Regionale in quanto investe l'economia di una parte della Regione.
Pertanto il nostro Partito si dichiara favorevole a quanto indicato dall'Assessore Ferraris.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Mi limito a prendere atto, come già fatto ieri in sede di Commissione del lavoro elaborato dall'Assessore Ferraris per quanto riguarda le proposte da suggerire al Ministero circa i programmi regionali per il completamento o l'attuazione di opere relative all'irrigazione nel territorio della Regione Piemonte.
Non è la prima volta che il Ministero ci chiede di indicare le opere da finanziare con priorità. Con la legge 512 in parte erano già state finanziate e un'altra parte vengono finanziate con i 260 miliardi di adesso e già allora si era fatto riferimento a progetti già approvati, e resi esecutivi.
In Piemonte ci sono organismi che funzionano da molti anni. Non è solo da adesso che si conosce questa situazione, i Consorzi di bonifica e di miglioramento fondiario Est e Ovest Sesia della Baraggia non è da adesso che funzionano. E' evidente che questi consorzi hanno avuto la possibilità di fare un lavoro di accertamento, di progettazione e di presentare già diversi anni fa progetti per il completamento e la costituzione di opere irrigue che interessano i comprensori di loro competenza. Il completamento del diramatore Alto Novarese non è altro che il completamento di tutta una serie di canalizzazioni collegate alla più vasta derivazione del canale Elena da parte delle acque del Ticino. Sono programmi che risalgono ad almeno 10/15 anni fa e che oggi hanno la possibilità di trovare un finanziamento attraverso queste leggi; pare quindi non solo logico, ma giusto dare risposte favorevoli perché ci sono delle situazioni che devono essere viste nella loro reale consistenza.
Per quanto riguarda le esigenze territoriali di altri comprensori piemontesi non è la prima volta che si pone questo quesito. Ieri se n'è parlato in Commissione e ricordo che in uno dei miei ultimi interventi fatti in Consiglio nella passata legislatura ebbi ad indicare l'esigenza di impegnare la Giunta a portare avanti questo processo di accertamento, sulla base di uno studio predisposto dall'IRES alcuni anni fa e che aveva fatto la fotografia di tutta la situazione irrigua del Piemonte. Quindi documentazione ne abbiamo, si tratta solo di andare avanti, abbiamo anche lo strumento operativo, che è l'Ente di sviluppo, il quale tra i suoi compiti ha anche quello di individuare le necessità di completamento e di irrigazione dei territori del Piemonte e soprattutto di predisporne i progetti.
Per quanto mi riguarda già ieri ho dichiarato il mio assenso all'elencazione dei lavori che vengono indicati al Ministero e dichiaro in forma ancora più ufficiale in sede di Consiglio che questa è non un'altra è la possibilità che la Regione Piemonte ha di utilizzare quei 260 miliardi che il Governo ha messo a disposizione per le opere irrigue.
Se dovessimo indicare altri lavori forse li vedremmo scartati perch non sono sorretti da piani, da programmi e da progetti resi già esecutivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Guardandomi bene dal correre il rischio di rimettere in discussione tutto il "pacchetto", d'altro canto ampiamente dibattuto, anche se l'importante problema si presterebbe a ciò ed il rischio si potrebbe facilmente correre, come ha premesso lo stesso Assessore e come richiederebbe l'esame dei finanziamenti assegnati all'agricoltura visto nel contesto più ampio e nell'aspetto globale del "pacchetto" in discussione mi limiterò soltanto ad affermare che i 750 miliardi assegnati all'agricoltura, pur manifestandosi carenti ed insufficienti, potranno comunque, nell'attuale difficile frangente, manifestare una loro validità se la procedura sarà quella invocata e se la tempestività sarà tale da assegnarli alle Regioni soprattutto con equità.
Sulla evidenziata opportunità di arrivare alla soppressione del secondo comma dell'art. 10, io reputo invece necessario che la Regione vigili attentamente a che le quote che saranno trattenute dallo Stato siano effettivamente utilizzate per opere di sua competenza e soprattutto per opere aventi una specifica validità ed efficacia, perché in caso contrario noi entreremmo in conflittualità e riporteremmo in discussione il D P.R. n.
11 cosa che penso non sia oggi opportuno fare.
D'accordo, ripeto, sull'evidenziata necessità di snellire le procedure.
Per quanto attiene ai singoli campi di intervento, alla meccanizzazione, tutti sappiamo quante sono le domande giacenti, quant'è il desiderio di continuare sulla strada della meccanizzazione. In fatto di procedura e soprattutto di metodologia io penso che sia opportuno, come più volte invocato in passato, che la Regione si renda portavoce della necessità che i prestiti per la meccanizzazione vengano concessi in rapporto alla funzione economica che la meccanizzazione deve esprimere e non purtroppo come è avvenuto sino ad oggi. Sino ad oggi si è cercato di applicare delle trasfusioni ad una circolazione sanguigna in campo industriale non certamente valida, prelevando sangue addirittura da fisici leucemici, come può essere quello della agricoltura.
Noi dobbiamo amaramente constatare - ripetendo quanto dissi in passato che l'avere superato il traguardo di oltre centomila trattrici in Piemonte è un fatto che visto globalmente è decisamente controproducente per cui si determina una inversione di tendenza e di questo dobbiamo farcene carico.
Sorvolando su quanto attiene ai finanziamenti concessi per la bonifica mi soffermo invece un momento su quelli previsti all'art. 9 per l'irrigazione. Chi è che non rileva che non potrà esservi potenziamento zootecnico e sviluppo generale nella nostra agricoltura se non si parte da questo elemento essenziale? L'acqua in agricoltura è considerata l'oro bianco.
Prendiamo atto con compiacimento che l'irrigazione, che ha da un secolo una sua valida ragion d'essere, ha dato una sua particolare impronta all'agricoltura del sud Piemonte, ma non possiamo ignorare, come facemmo rilevare anche nella riunione di Commissione di ieri pomeriggio, che esiste anche tutta l'altra parte del Piemonte; l'Assessore ne ha preso atto ed io formulo il voto che la proposta consultazione per un esame preliminare di tutta la situazione irrigua del Piemonte abbia a venire quanto prima e che il Consiglio abbia a sviluppare un ampio dibattito in proposito.
Non sto qui ad evidenziare il gravissimo problema del Tanaro, del Bormida, ma questo stanziamento ci fornirà l'occasione di incominciare con certe puntualizzazioni, che si impongono.
Ciò detto non aggiungo altro per mantener fede all'invito rivoltoci dal Presidente, per dimostrare, almeno una volta, che so anche essere breve.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Signor Presidente, dò per scontato, anche a nome del mio Gruppo, il giudizio generale più volte espresso sull'insieme dei provvedimenti di emergenza nei quali rientrano i provvedimenti di cui si sta discutendo concernenti l'agricoltura. E ciò rispetto agli importi stanziati, alle destinazioni, ai meccanismi che presiedono alla ripartizione, alla destinazione e al Governo di questi stanziamenti.
E' partendo da questi elementi di critica in linea di massima che ieri in VI Commissione, abbiamo constatato convergenze interessanti ed importanti su problemi di immediato interesse e di immediata necessità per l'agricoltura, per le aziende contadine, in generale per le strutture ed in particolare per quanto riguarda le questioni dell'irrigazione e le osservazioni da muovere ai decreti da convertire in legge sia per quanto concerne le priorità da individuare circa gli interventi particolari e per quanto riguarda l'irrigazione.
Noi desideriamo soltanto sottolineare, accanto alla già ricordata necessità di un nuovo modo di atteggiarsi e di nuovi indirizzi politici nazionali necessari, anche in questa occasione, in cui emerge l'esigenza di questi nuovi orientamenti, che dopo cinque anni non è ancora stata soddisfatta l'esigenza di avere un piano regionale di sviluppo coi relativi piani di zona agricoli e che ci troviamo a dovere intervenire sulla base di ciò che la situazione ci permette di avere sottomano senza poter affrontare, per esempio, il problema dell'irrigazione, di cui tanto si discute, sia in rapporto alle acque irrigue, sia in rapporto agli sviluppi colturali sia in rapporto alla più generale utilizzazione delle acque che costituiscono un quadro complementare; sono due aspetti di uno stesso problema di cui uno integra l'altro.
Di particolare interesse è poi la proposta avanzata ieri dall'Assessore competente circa la prospettiva di un convegno regionale sull'agricoltura in vista della conferenza del 10/12 ottobre sull'occupazione e sugli investimenti, di cui l'agricoltura è senz'altro una delle componenti essenziali e non marginali, da non considerarsi sempre e solo come una questione settoriale della cosiddetta grande malata che resterà sempre grande malata se viene considerata come un problema a se, pur conservandone la specificità e le caratteristiche sue tutte particolari e autonome.
Sottolineiamo anche noi l'importanza del lavoro svolto dall'Assessorato che ci ha permesso di pervenire oggi alla presentazione delle proposte e di una delibera che concerne l'individuazione degli interventi e le osservazioni da muovere ai decreti che stanno per essere convertiti in legge, al fine di ottenere miglioramenti in tutti i sensi, per quanto possibile, nella prospettiva di non vederli semplicemente come interventi strettamente congiunturali, ma di collocarli gia in una prospettiva di piano, quindi più organica dell'intervento nazionale e regionale.
A questo fine noi sottolineiamo l'importanza della proposta della conferenza del 10/12 anche per l'agricoltura perché se è vero, come vero che Marcora e tanti altri vanno criticando il fatto che le importazioni massicce di determinati prodotti agricoli sono dovute alla necessità di trovare una contropartita alle esportazioni industriali, e fuor di dubbio che la questione della riconversione industriale per avere un sistema produttivo a più alto livello tecnologico diventa anche una delle condizioni per riequilibrare il settore agricolo; viceversa il settore agricolo considerato in una funzione diversa da quella che è stata qui sottolineata anche dai colleghi che mi hanno preceduto, con grande competenza, diventa non solo un mercato dei prodotti agricoli, ma un necessario completamento culturale, economico e sociale del tessuto della società piemontese.
Ed è in questa prospettiva che noi dichiariamo il nostro assenso alle proposte illustrate dall'Assessore, con tutti gli avvertimenti che sono già stati fatti ieri in Commissione, soprattutto per quanto riguarda un'iniziativa che consideri il Piemonte nel suo complesso in relazione all'utilizzazione delle acque piemontesi e anche sul piano interregionale.
Nello stesso tempo, nel dare il nostro assenso, ci impegniamo unitariamente a dare il nostro contributo fattivo di opere e di intervento per far sì che questo processo abbia uno sbocco positivo il più presto possibile sia nell'ambito dell'individuazione della definizione dei piani di zona agricoli che stabiliscano con maggior precisione e organicità gli interventi da operare nell'agricoltura piemontese.



PRESIDENTE

Ancora la parola brevemente al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Io sono destinato a peccare sempre, sia quando sono prolisso, sia quando sono (raramente) estremamente breve come stamattina.
Una parola soltanto in riferimento all'annosa questione della cosiddetta guerra del vino. A nome del Gruppo della D.C., del mio Gruppo a scanso di equivoci...



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale.

Da quanto abbiamo letto sui giornali non pare sia così!!



MENOZZI Stanislao

Non raccolgo la provocazione del Presidente.
Noi prendiamo atto con compiacimento della decisione adottata ieri dall'esecutivo CEE e ciò non solo nella speranza che la vicina Francia voglia ricredersi dell'inopinato atteggiamento assunto con la sua decisione che non esiterei a definire irresponsabile, ma anche perché questa comunità, purtroppo ed ahimè così vacillante, ieri ci ha fornito un gesto della sua volontà di fare sentire e far valere la sua ragion d'essere. E' indubbio che se la Francia, come ufficialmente ha gia fatto sapere, non intende assolutamente rispettare la dichiarata legittimità dell'esecutivo il problema si ripresenterebbe in tutta la sua portata, in quanto non possiamo ritenere sufficienti le, seppur apprezzabili, deliberazioni adottate per favorire l'esportazione del nostro vino verso i paesi terzi per indurre la Germania ad abolire i montanti compensativi, perché è indubbio che il prodotto che oggi prende la via della Francia non si riuscirebbe certamente in breve tempo a farlo affluire verso altre vie.
Auguriamoci un gesto di responsabilità, se questo non vi sarà ovviamente il problema si riproporrà anche alla nostra attenzione.



PRESIDENTE

A questo punto sospendiamo la seduta per cinque minuti per dare modo alla Giunta di predisporre la deliberazione, mentre convochiamo i Capigruppo, dell'apposita saletta.



(La seduta, sospesa alle ore 13 riprende alle ore 13,25)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La Giunta mi ha fatto pervenire un progetto di deliberazione del quale dò lettura e su cui poi si aprirà la discussione.
La Giunta Regionale, a voti unanimi espressi nelle forme di legge determina di proporre al Consiglio Regionale l'adozione della seguente deliberazione: "Il Consiglio Regionale Visto il D.L. 13/8/1975 n. 377, concernente provvedimenti per il rilancio dell'economia riguardanti incentivi a favore delle piccole e medie imprese, agricoltura, interventi per il Mezzogiorno e trasporti Visto in particolare l'art. 9 del provvedimento legislativo succitato il quale prevede l'istituzione presso la Cassa Depositi e Prestiti di un fondo speciale con gestione autonoma destinato al completamento, ripristino ed adeguamenti funzionali di impianti relativi ad opere pubbliche di irrigazione, purché già muniti di progetti esecutivi, e con una dotazione di 260 miliardi, e nel quale è previsto anche che la individuazione delle opere da finanziare sia predisposta dal Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste d'intesa con le Regioni interessate nel termine di 40 giorni dall'entrata in vigore del D.L. medesimo, e cioè entro il 27 settembre 1975 Visto il documento predisposto dalla Giunta Regionale, relativo all'individuazione delle opere in Piemonte aventi i requisiti di cui all'art 9 del D.L. 377 sopra richiamato Sentita la relazione della competente Commissione consiliare delibera 1 - di approvate il documento predisposto dalla Giunta Regionale relativo all'individuazione delle opere da finanziare nell'ambito della Regione Piemonte - ai sensi dell'art. 9 del D.L. 13/8/1975 n. 377 concernenti completamenti, ripristino ed adeguamenti funzionali di impianto relativi ad opere pubbliche di irrigazione muniti di progetti esecutivi 2 - di dare mandato alla Giunta Regionale di definire l'intesa con il Ministero dell'Agricoltura e Foreste, nei termini di cui al terzo comma dell'art. 9 del D.L. succitato, relativamente all'individuazione delle opere da finanziare nell' ambito piemontese.
Data l'imminente scadenza dei termini previsti dal decreto legislativo n. 377 per gli adempimenti da parte del Ministero dell'Agricoltura, sentite le Regioni, la presente deliberazione viene dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul B.U. della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Questo è il progetto di delibera che la Giunta propone che sia messo in approvazione La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi, il mio Gruppo aveva intenzione di chiedere che, dichiarata pur chiusa la discussione generale, si procedesse alle dichiarazioni di voto ed alla votazione su questa proposta di delibera nella prossima seduta, per sottolineare anche formalmente la necessità che tutti i Consiglieri siano messi nella condizione di valutare compiutamente quanto si accingono ad approvare o meno. Sennonché, già anticipata questa richiesta alla Giunta che si è dichiarata perfettamente disponibile riconoscendo la validità delle richieste formulate dal Consigliere Martini è stato comunemente constatato che il Governo ha posto dei termini più brevi ancora di quelli legali per l'avvio delle pratiche con scadenze al 22 di settembre che non consentono di rinviare la votazione.
Poiché, anche per le dichiarazioni di carattere generale che abbiamo fatto in altra sede, non vogliamo assolutamente portare nessuna remora rinvio o polemica ulteriore fra gli organi centrali e le Regioni dichiariamo che ci riteniamo soddisfatti e del riconoscimento e dell'impegno assunto a evitare in prosieguo situazioni come quella odierna e dichiariamo che voteremo a favore della delibera proposta secondo limiti e le indicazioni che abbiamo già formula lo m precedenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni



CARAZZONI Nino

Noi ci asterremo dalla votazione di questa delibera. Infatti, e pur considerando ragionate e meditate le richieste avanzate dalla Regione Piemonte, intendiamo con l'astensione sottolineare la nostra sfiducia che a livello nazionale si traduce in una serrata critica al tipo di intervento disposto dal Governo per fare fronte ai problemi economici del momento.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Prima di mettere in votazione desidero dare atto del grande senso di responsabilità espresso dal Consigliere Bianchi nel pronunciare le parole che ha testè pronunciato. Io sono molto sensibile alla questione che stava dietro alla sua presa di posizione e cioè la necessità che tutti i Consiglieri, tutti i Gruppi siano sempre messi preventivamente in grado di conoscere i dettagli di ciò che devono discutere e decidere. Questa situazione quindi, che già l'altra volta definii eccezionale, è stata riconosciuta ancora una volta eccezionale, ma in nessun caso, ripeto, deve costituire la prassi, quindi faremo in maniera, Consiglio e Giunta, di garantire che per ogni altro atto che il Consiglio debba deliberare i Consiglieri d'ora in poi (certo anche il Governo deve fare il suo dovere) siano messi in grado di conoscere preventivamente gli argomenti di cui si deve discuter.
Pongo in votazione la delibera che è stata prospettata dalla Giunta.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
La delibera è approvata.
Stante l'ora tarda mi pare che non vi siano le condizioni per svolgere il quarto e quinto punto all'ordine del giorno. I Consiglieri d'altra parte hanno già visto sui giornali e nei comunicati ufficiali dell'Ufficio di Presidenza che vi è uno scambio di opinioni politiche fra i Gruppi per addivenire a delle intese su questa materia per cui non apro la discussione in questo momento dato che avremo modo di parlarne nella prossima seduta.
Comunico che domani alle ore 16,30 vi sarà la riunione dei Capigruppo che dovrà definire la programmazione dei lavori per la sessione. La prossima seduta del Consiglio Regionale sarà convocata a domicilio perch occorrerà tenere conto, nella determinazione della data, di parecchi impegni che nella prossima settimana interessano non solo i Gruppi, ma anche i singoli Consiglieri Sono infatti in programma il Convegno di Viareggio e altre importanti iniziative, quindi i Capigruppo, fra le altre cose, domani esamineranno, assieme all'Ufficio di Presidenza, la data di convocazione del Consiglio Regionale.
Comunico inoltre che la riunione della IV Commissione Sanità e Sicurezza sociale, già convocata per giovedì 18, è rinviata a nuova data causa la convocazione a Roma degli Assessori interessati. Vedremo di definire rapidamente la data della riunione.
Si dia ora lettura delle interrogazioni.


Argomento:

Interrogazioni (annuncio)


FABBRIS Pierina, Consigliere Segretario

Interrogazione del Consigliere Borando relativa alla situazione del personale regionale trasferito e comandato.
Interrogazione del Consigliere Cerchio concernente l'attuazione della legge regionale sui trasporti pubblici relativamente al consorzio dei Comuni del Chierese.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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