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Dettaglio seduta n.74 del 07/10/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Vorrei che anzitutto ci accordassimo per lo svolgimento dei punti all'ordine del giorno, considerando che la maggior parte dei Gruppi mi ha prospettato l'opportunità di concludere i lavori non oltre le ore 18 poiché molti Consiglieri devono partecipare ad altre riunioni.
Qualcuno ha proposte da fare in proposito? Chiede di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Non vorrei introdurre un elemento di ulteriore ritardo, però devo far presente che, data l'importanza e urgenza dell'argomento, sarebbe opportuna ad un certo momento una riunione dell'VIII Commissione, che ha esaminato i problemi connessi alle elezioni comprensoriali (regolamento interpretazioni), dando corso all'impegno preso nella riunione dei Capigruppo fra i Capigruppo ed i rappresentanti della Giunta. A mio avviso si dovrebbe concludere oggi la questione, perché dobbiamo preoccuparci di fornire, prima che scadano i termini per la presentazione delle liste interpretazioni il più possibile autentiche sui punti in questione.



PRESIDENTE

Vi sono obiezioni in merito a questa richiesta, che comporterebbe una certa metodologia? Chiede di parlare il Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Non intendo muovere obiezioni, ma soltanto far rilevare che vi è praticamente da risolvere il problema di fondo, se l'VIII Commissione possa essere investita in quanto tale del compito di esprimere un parere su una circolare che dovrebbe essere inviata dalla Giunta per dare esplicazioni su un regolamento approvato dal Consiglio regionale. E' vero che l'articolo del regolamento è un po' a maglia larga, per cui ad un certo punto parla anche di "pareri su affari". Ma non è che questo sia un affare.
Bisognerebbe risolvere fin dall'inizio proceduralmente questo punto altrimenti impegneremo un'ora, un'ora e mezzo, come già si è fatto ieri in sede di Commissione, senza giungere ad alcunché di conclusivo.



PRESIDENTE

Propongo allora di procedere in questo modo: proseguire i nostri lavori regolarmente fino alle ore 17-17,15; poi sospendere la seduta per consentire all'VIII Commissione di riunirsi con i Capigruppo e la Giunta.
Al termine della riunione tornare in Consiglio e mettere ai voti una proposta di delibera che eventualmente fosse stata concordata sulla base delle conclusioni, non solo politiche, ma anche operative, raggiunte sulla materia. Si potrebbero in questo modo contemperare le due richieste che sono state avanzate: di concludere in ogni caso i lavori per le ore 18 e di affrontare il tema che qui è stato suggerito.
Vi sono obiezioni? Allora seguiremo la linea indicata. Questo comporterà necessariamente che alcuni punti all'ordine del giorno non potranno essere discussi oggi: vorrà dire che li affronteremo in una seduta successiva.


Argomento: Comuni - Comprensori

Esame proposta di legge n. 102: "Modificazioni delle delimitazioni stabilite con legge regionale 11/8/1973 n. 17"


PRESIDENTE

Passiamo quindi al punto quarto dell'o.d.g.: "Esame proposta di legge n. 102: 'Modificazioni delle delimitazioni stabilite con legge regionale 11/8/1973 n. 17' ".
Relatore designato è il Consigliere Calsolaro. Ha facoltà di parlare.



CALSOLARO Corrado, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in data 1° aprile i Comuni di Verzuolo, Paesana, Costigliole Saluzzo, Pagno, Busca e Brondello hanno presentato una proposta di legge regionale contenente: "Modificazioni delle delimitazioni stabilite con legge regionale 11/8/1973 n. 17".
L'iniziativa legislativa in oggetto si fonda sugli articoli 42, 48, 49 51 e 52 dello Statuto della Regione Piemonte e sulla legge regionale 16/1/1973 n. 4.
Con la legge regionale 11/8/1973 n. 17, la Regione Piemonte ha provveduto a ripartire, ai sensi dell'art. 3 della legge 3/12/1971, n.
1102, i territori montani in zone omogenee ai fini della costituzione delle Comunità montane.
In particolare per la Provincia di Cuneo, sono state - fra le altre previste, all'art. 1, terzo comma della legge regionale in oggetto, le zone montane omogenee n. 5 e n. 6.
La zona n. 5 comprende i Comuni delle Valli Po, Bronda e Infernotto; e cioè Bagnolo Piemonte, Barge, Brondello, Crissolo, Envie, Gambasca Martiniana Po, Oncino, Ostana, Paesana, Pagno, Rifreddo, Sanfront e Verzuolo.
La zona n. 6 comprende i Comuni della Valle Varaita; e cioè Bellino Brossasco, Busca, Casteldelfino, Costigliole Saluzzo, Frassino, Isasca Melle, Piasco, Pontechianale, Rossana, Sampeyre, Valmala, Venasca.
L'iniziativa legislativa, che reca il n. 102, e che è proposta da quattro Comuni delle Valli Po, Bronda e Infernotto (Verzuolo, Paesana Pagno, Brondello) e da due Comuni della Valle Varaita (Costigliole Saluzzo Busca), intende modificare la delimitazione stabilita con la legge regionale istitutiva delle Comunità montane con il trasferimento del Comune di Verzuolo dalla zona montana omogenea n. 5 (e quindi dalla Comunità montana delle Valli Po, Bronda e Infernotto), alla zona montana omogenea n.
6 (e quindi alla Comunità montana della Valle Varaita).
Ad illustrazione della proposta di legge gli enti locali interessati fanno rilevare: a) che il Consiglio comunale di Verzuolo aveva chiesto all'unanimità con due deliberazioni (in data 29 maggio e 22 settembre 1972), che il Comune di Verzuolo venisse incluso nella zona montana omogenea della Valle Varaita b) che la maggioranza dei rappresentanti dei Comuni della Valle Varaita aderente al B.I.M. omonimo si erano pronunciati sull'inserimento del Comune di Verzuolo nella Valle Varaita con dieci voti contrari, due favorevoli e due astenuti; mentre i Comuni della Valle Po, Bronda e Infernotto, in sede B.I.M., si erano pronunciati all'unanimità contrari all'inserimento di Verzuolo nella loro Comunità c) che i Comuni delle Valli Po, Bronda e Infernotto non erano stati consultati dal Comitato interassessorile per la montagna della Regione Piemonte.
A fondamento della proposta di legge gli enti locali interessati fanno richiamo ai criteri fissati dall'art. 3 della legge 1102 per la ripartizione dei territori montani ("unità territoriale economica e sociale" con il fine di "individuare zone che consentano l'elaborazione e l'attuazione della programmazione sovraccomunale"), soffermandosi su di un analitico esame dei confini e della posizione geografica, e pertanto dell'unità territoriale, delle comunicazioni stradali, della realtà economica e sociale (industria ed occupazione operaia; servizi ambulatoriali e scolastici; consorzi ostetrico e veterinario, assistenza domiciliare per gli anziani, raccolta rifiuti solidi).
L'VIII Commissione ha proceduto alla consultazione dei Comuni proponenti, delle Giunte delle due Comunità montane interessate, della Presidenza regionale dell'UNCEM nella seduta del 17/9/1976.
Nel corso dell'esame delle fattispecie di cui alla proposta di legge e della consultazione sono stati affrontati alcuni problemi di carattere generale, e principalmente quelli relativi al rapporto fra Comunità montane e Comprensorio, e ad una nuova eventuale delimitazione delle Comunità montane che meglio interpreti lo spirito e la lettera della legge 1102.
La legge 1102 ha dato una risposta valida all'esigenza di riorganizzare il territorio e di gestirlo democraticamente, di recuperare alla gestione democratica i servizi sociali verso i quali si indirizza la domanda del cittadino, e lo ha fatto dando vita ad un ente di emanazione comunale, di forte ancoraggio democratico, con poteri non settoriali, suscettibili di diventare il nuovo livello di governo locale destinatario di poteri concreti e soggetto di deleghe da parte della Regione.
La Comunità montana è nata appunto in contrapposizione alle soluzioni affidate ad enti settoriali, a strutture tecnocratiche e aziendalistiche alla politica degli interventi speciali straordinari.
Per la prima volta con le Comunità montane si è dato vita ad un'istituzione di governo locale che supera la stretta dimensione del Comune - universalmente riconosciuta come insufficiente ai fini di una vera programmazione del territorio e dei servizi ed agli stessi fini di una gestione razionale e incisiva di molti servizi locali - e che pone le premesse per aggregazioni territoriali nuove e diverse rispetto alle Province di cui alla legge comunale e provinciale. Per la prima volta si è usciti dalla logica dei consorzi monofunzionali che provocano un accentuato settorialismo ed una sorta di polverizzazione delle politiche locali, e che danno luogo a strutture non sufficientemente raccordate con le assemblee elettive locali, per dare vita a strutture e competenze globali intercomunali, ma strettamente legate alle realtà ed agli indirizzi politico- amministrativi dei Comuni.
E' chiaro quindi che la Regione, come naturale interlocutore delle Comunità montane, deve recuperare i ritardi accumulati soprattutto in termini di effettivo decentramento dei poteri, attraverso la delega ed il conferimento alle Comunità montane dei necessari mezzi finanziari, e soprattutto deve mettere ordine nella materia delle zonizzazioni di settore.
In questo senso si è mossa la Regione Piemonte che, nella legge regionale n. 9 del 1975 contenente le disposizioni per l'elaborazione dei piani pluriennali di sviluppo economico- sociale delle Comunità montane prevede che essi contengano, oltre all'acquisizione conoscitiva per l'analisi circostanziata di ogni settore della realtà economico-sociale della Comunità montana, la determinazione degli interventi di settore e delle necessarie interconnessioni per il conseguimento degli obiettivi di piano e l'individuazione di metodi, mezzi e strumenti per la realizzazione degli interventi previsti.
Gli esperimenti di zonizzazione sub-regionali finora attuati mostrano che le aree dei distretti scolastici e delle unità locali dei servizi fissati su standards grosso modo equivalenti possono essere fatte coincidere qualora vi sia una chiara volontà politica in tale direzione; e che la mappa dei Comprensori di programmazione e delle Comunità montane pu essere formata senza che vi siano divergenze obiettive notevoli rispetto a quella dei distretti e delle unità locali dei servizi.
Si impone quindi un lavoro di confronto e di omogeneizzazione tendente all'unificazione delle varie aree o, dove ciò non sia possibile, un reciproco coordinamento stabilendo tra le aree diverse relazioni di tipo multiplo-sottomultiplo.
I Comuni delle Valli Po, Bronda e Infernotto, e quelli della Valle Varaita, fanno parte dello stesso Comprensorio di Cuneo. Sono sottoposti al controllo della stessa Sezione decentrata del Comitato regionale di controllo di Cuneo.
Con la legge regionale n. 41 del 19/5/1976, i Comuni appartenenti alle due Comunità montane sono stati inclusi, ad eccezione di Busca, nella stessa zona n. 63 delle Unità locali dei servizi. Il Comune di Busca è stato incluso nell'U.L.S. n. 59.
Analogamente è avvenuto per la distrettualizzazione scolastica: i Comuni interessati sono stati inclusi con il D.M. 3/3/1976, emanato dal Ministro della Pubblica Istruzione dopo aver esaminato la proposta di suddivisione del territorio della Regione Piemonte in distretti scolastici deliberata dal Consiglio regionale del Piemonte in data 19/4/1975, nel distretto n. 65 di Saluzzo, mentre il Comune di Busca è stato incluso nel distretto n. 68 di Dronero.
Nel corso della consultazione, il Comune di Busca ha espresso una dichiarazione sulla volontà di chiedere il trasferimento alla zona montana omogenea n. 7 (Comunità montana Valle Maira), i cui Comuni sono inclusi tutti nella stessa zona U.L.S. e di distretto scolastico con Busca.
La consultazione non ha dato indicazioni univoche, pur non essendosi manifestate posizioni di principio contrarie alla proposta di legge.
I proponenti hanno insistito sulla necessità di accoglimento della domanda, mentre alcune osservazioni sono state avanzate da alcuni Comuni in merito allo stato dei Comuni parzialmente montani e all'opportunità di una revisione generale della delimitazione della Comunità montana.
Trattasi, per queste osservazioni, di problemi di carattere generale che investono rispettivamente le modifiche della legge regionale n. 1102 e della legge regionale sul riparto dei territori montani in zone omogenee.
Esse, tuttavia, richiedono tempi non brevi e comunque incompatibili con la procedura di approvazione delle proposte di iniziativa legislativa degli enti locali stabilita dall'art. 51 dello Statuto regionale i cui termini sono già stati superati.
L'VIII Commissione ritiene che la proposta di legge avanzata dai Comuni di Verzuolo, Paesana, Costigliole Saluzzo, Pagno, Busca e Brondello sia fondata su osservazioni valide e coerenti alle norme che presiedono alla ripartizione dei territori montani in zone omogenee, e ne propone al Consiglio regionale l'approvazione.
L'VIII Commissione propone infine che la Giunta regionale appresti a termini brevi un disegno di legge per il trasferimento del Comune di Busca dalla zona montana omogenea della Val Varaita a quella della Val Maira, la cui opportunità è emersa nel corso delle consultazioni.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente dell'VIII Commissione.
Chiede di parlare il Consigliere Martini. Ne ha facoltà.



MARTINI Mario

Prendo la parola innanzitutto per dare atto della sensibilità del Presidente dell'VIII Commissione, il quale ha recepito nella sua relazione tutta la problematica emersa attorno ad un problema all'apparenza marginale, ma in realtà di una certa rilevanza in senso generale.
La relazione del Presidente dell'VIII Commissione si conclude con l'invito alla Giunta di farsi promotrice di un disegno di legge per il passaggio del Comune di Busca dalla Comunità della Val Varaita alla Comunità della Valle Maira.
Quest'ultima richiesta fa seguito all'accettazione da parte della maggioranza della Commissione della proposta di legge presentata dagli altri cinque Comuni, con posizione di astensione, però, da parte del Gruppo della Democrazia Cristiana. Vorrei motivare questa astensione ed al tempo stesso esperire un ulteriore tentativo nei confronti della Giunta per vedere se si può arrivare ad un momentaneo accantonamento della votazione su questa proposta di legge, per arrivare a formulare un disegno di legge più completo.
Parto da una considerazione di carattere generale La Delegazione regionale dell'UNCEM ha preso contatto, fin dal momento dell'insediamento della nuova Giunta, con il Presidente della Giunta regionale dichiarandogli la propria disponibilità a collaborare con la Giunta stessa ed in genere con la Regione per un riesame di certi problemi concernenti la delimitazione delle Comunità montane, che si sono sempre più evidenziati via via che il territorio della Regione si è andato suddividendo a livello di aree di servizio ed anche di individuazione dei Comprensori. Questa disponibilità della Delegazione regionale dell'UNCEM è stata ribadita successivamente in un documento scritto inviato al Presidente della Giunta.
In questi ultimi giorni, poi, proprio sul problema specifico del passaggio di Verzuolo dalla Comunità della Valle Po alla Comunità della Val Varaita, la Delegazione dell'UNCEM, con lettera indirizzata all'Assessore all'agricoltura, Ferraris (in un primo momento avevamo avuto la sensazione che la scelta del destinatario fosse stata inesatta, ma in effetti l'Assessore Ferraris è delegato appunto ai problemi delle Comunità montane), ha ancora chiesto di poter avere contatti ufficiali con la Giunta regionale per esaminare tutta la problematica della delimitazione delle Comunità montane a livello regionale, "soprattutto tenendo conto di altre zonizzazioni", in particolare, ovviamente, di quelle relative ai Comprensori. A proposito di questa proposta di legge, vi è scritto: "Si ritiene pertanto opportuno richiedere che non vengano prese in esame singole richieste, in attesa che il problema possa essere impostato con una visione globale e razionale e non sulla scorta di particolari e discutibili situazioni locali".
Ora, inviterei la Giunta a prendere in considerazione queste reiterate richieste venute dalla Delegazione regionale dell'UNCEM, anche perché certi problemi di carattere locale, se dimensionati in una visione più ampia della problematica regionale, perdono un tantino del loro carattere campanilistico e polemico, al quale noi tutti in linea generale abbiamo mostrato di non voler indulgere, e si possono inquadrare in una visione più programmata delle nostre decisioni, dei nostri interventi, auspicabile da parte di tutti.
Faccio poi presente una circostanza particolare. Il Comune di Verzuolo chiede di passare dalla Comunità della Valle Po alla Comunità della Val Varaita. Contemporaneamente il Consiglio comunale di Busca vorrebbe poter uscire dalla Comunità della Val Varaita per passare a quella della Valle Maira. E' dunque in atto una certa ristrutturazione di queste Comunità.
Già in Commissione ho svolto queste considerazioni, ma le mie osservazioni non sono state tenute in gran conto, non per insensibilità, ma perché, la Commissione si è soprattutto preoccupata di formulare il proprio parere prima della scadenza dei due mesi di tempo concessi per l'esame della proposta di legge. A me sembra fosse possibile, mentre si recepiva l'istanza del Comune di Verzuolo, predisporre anche un disegno di legge che prevedesse il passaggio del Comune di Busca dalla Comunità della Val Varaita alla Comunità della Valle Maira, anche per non prendere un provvedimento di legge che stabilisce un ingrossamento anche notevole della Comunità della Val Varaita, già sapendo che sarà necessario nel giro di due mesi ridimensionare nuovamente tale Comunità. In questo momento, in cui si stanno portando a termine i piani di sviluppo - e in provincia di Cuneo l'approntamento dei piani di sviluppo delle Comunità montane è ormai quasi giunto a completamento, dovremmo cercar di dare, tutti assieme, quanto meno, la sensazione di avere una visione complessiva, non circoscritta, del problema.
A conclusione di questa mia premessa faccio una considerazione, L'art.
52 dello Statuto, a proposito delle iniziative di legge a carattere popolare e degli enti locali, stabilisce, mi pare al terzo comma: "Il Consiglio è tenuto a prendere in esame la proposta di iniziativa popolare e degli enti locali entro due mesi dalla relazione della Commissione". La Commissione ha presentato la relazione in questi ultimi tre o quattro giorni : abbiamo dunque circa due mesi di tempo per esaminarla ed esprimerci.
Pur trovandoci tutti d'accordo, sulla sostanza del problema, le opinioni divergono sulla necessità di dare organicità a questa legge che dobbiamo varare, non tanto perché vediamo le cose in modo diverso ma proprio per la preoccupazione della Commissione dello scadere dei termini.
Sollecitando, come ritengo mio dovere di appartenente alla minoranza la Giunta a prendere i contatti dovuti con la Delegazione regionale dell'UNCEM al fine di riceverne collaborazione per un'impostazione più organica di questa problematica circa i confini delle Comunità montane raccomanderei di non passare ai voti in questa seduta per quanto riguarda la proposta di legge cosi come è stata licenziata dalla Commissione, e di farsi promotrice invece di un disegno di legge che preveda il contemporaneo passaggio del Comune di Verzuolo dalla Comunità della Valle Po alla Comunità della Valle Varaita, e del Comune di Busca - ho qui copia della deliberazione, che posso consegnare a riprova della veridicità di quanto sto affermando - dalla Comunità della Valle Varaita alla Comunità della Valle Maira. Nei due mesi che ci stanno davanti avremo la possibilità di varare una legge completa. Ritengo che questa sia la linea più opportuna da seguire, anche per il prestigio dell'istituto regionale, che sicuramente avrebbe solo da perdere se a distanza di due mesi noi dovessimo assumere due provvedimenti di legge in rapporto alla stessa Comunità.



PRESIDENTE

L'intervento del Consigliere Martini contiene un'implicita richiesta di replica della Giunta in materia. Chi si incarica di darla? Chiede di parlare il Presidente della Commissione, Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Mi pare che la Giunta debba dare due risposte. Anzitutto deve dire se accoglie la proposta, contenuta alla fine della relazione della Commissione, di presentare a termini brevi il disegno di legge per il trasferimento del Comune di Busca dalla Valle Varaita alla Valle Maira. In merito a ciò ritengo che la Giunta non abbia nulla in contrario ad assumere un impegno. In secondo luogo deve pronunciarsi sulla questione che ha sollevato il collega Martini in relazione ad una lettera inviata dal Presidente regionale dell'UNCEM, in cui si richiede un contatto fra la Giunta esecutiva dell'UNCEM e la Giunta regionale per l'esame di varie situazioni concernenti la delimitazione delle Comunità montane. Il problema è duplice, perché c'è la questione del numero delle Comunità montane e c'è la questione della necessità di piccoli aggiustamenti di confini.
Già è stato detto nella relazione che, se si dovesse rinviare tutto al momento in cui si potrà dare una ristrutturazione più logica, più giusta in rapporto ai Comprensori, alle Comunità montane, si andrebbe molto in là nel tempo e questa proposta di legge continuerebbe a giacere.
Per quanto riguarda la proposta di legge, presentata da alcuni Comuni e quindi di iniziativa degli enti locali, il Consiglio regionale non ha altra scelta, visto che la relazione è già stata presentata e che ne ha comunque già discusso l'argomento, se non approvare la legge oppure decidere il non passaggio agli articoli. Lo Statuto e la legge sulle iniziative degli enti locali stabiliscono dei termini che, se non sono perentori, non sono neppure stati fissati "iocandi causa", tanto cioè per accontentare i titolari dell'iniziativa popolare e gli enti locali.
A me sembra che la soluzione più logica sia questa: che il Consiglio approvi, dando risposta positiva agli enti locali che l'hanno avanzata, la proposta di legge regionale n. 102, con l'impegno da parte della Giunta di approntare e sottoporre entro brevissimo termine - c'è già una deliberazione, ha detto il collega Martini, del Comune di Busca, che intende passare alla Comunità montana della Val Maira, all'esame dell'VIII Commissione (o di quella che sarà in relazione alle modifiche del Regolamento) - un disegno di legge che contempli tutti i piccoli aggiustamenti che risulteranno opportuni dai contatti fra la Giunta e la Delegazione regionale dell'UNCEM. Il problema generale, invece, dei rapporti Comunità montane - Comprensori - Province e via dicendo, di carattere più prettamente istituzionale, non potrà sicuramente essere affrontato a termini brevissimi.
Ritengo di dovere, interpretando la volontà dei colleghi che hanno aderito all'impostazione data nella relazione, di instare presso il Presidente affinché ponga ai voti la proposta di legge n. 102, rimanendo acquisito il contemporaneo impegno della Giunta nelle due direzioni che ho indicato.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà



BONTEMPI Rinaldo

Ritengo di dover fare una puntualizzazione su alcuni elementi che sono stati richiamati negli interventi del Presidente dell'VIII Commissione Calsolaro, prima, e del Consigliere Martini poi; elementi di carattere generale che riguardano la questione della revisione della delimitazione delle Comunità montane.
Il tema è già stato affrontato nei preliminari in sede di Delegazione UNCEM - ne sono al corrente in quanto faccio parte appunto della Delegazione regionale dell'UNCEM -; non solo, ma c'è stato un incontro con la Giunta in cui da ambo le parti si è riscontrato un profondo accordo sulle linee di fondo da cui partire. Non si è ancora scesi, ovviamente, nel dettaglio, ma c'è l'impegno a farlo da parte della Giunta e della stessa Delegazione regionale UNCEM. E' un duplice impegno, dunque, desidero rilevarlo: questo è un momento che vive in effetti di due spinte, da un lato c'è la Regione, dall'altro c'è la Delegazione regionale dell'UNCEM che si è dichiarata pronta a farsi carico dei problemi delle delimitazioni delle Comunità montane in relazione alle nuove realtà sovracomunali che sono cresciute (Comprensori, Unità locali dei servizi in particolare; ma soprattutto, l'esperienza di tre anni di vita delle Comunità). Tutto ci costituisce un punto di partenza politico importante. C'è un accordo, si tratta ora di vedere come fare per giungere in tempi ragionevolmente brevi non però certamente immediati o brevissimi, poiché sarebbe utopico sperarlo - a questa revisione della delimitazione.
Ritengo che, nella misura in cui questo lavoro verrà fatto nella maniera più concreta, ma anche più ragionata possibile, cioè tenendo conto di qual è stato il passaggio da un regime in cui la Comunità montana era l'unico elemento di sovracomunalità ad un regime come quello che ci apprestiamo tutti a costituire - Comprensori, Unità locali, distretti eccetera -, quindi in cui i momenti di sovracomunalità sono diventati un modo stesso di essere della Regione, si potrà arrivare ad una delimitazione il più possibile soddisfacente, anche se devo dire che purtroppo - e l'abbiamo sperimentato nella vicenda dei Comprensori, ma, tutto sommato, un po' anche oggi -, quando si tratta di problemi di delimitazione di confini anche se non esistono più i cippi o le barriere doganali, non mancano i motivi di divergenza.
Ritengo che questa sostanziale intenzione analoga della Regione, che ha bisogno di Comunità montane diverse per potere, secondo me, dar corpo ad una politica di programmazione e gestione del territorio a livello decentrato, e dell'UNCEM, che ravvisa ormai, dopo un'esperienza di tre anni, quindi dal vivo delle Comunità montane, la necessità di una revisione di certi criteri estremamente parcellizzati che avevano ispirato la prima suddivisione, sia il punto di partenza da cui devono muovere poi gli altri atti politici, e quindi la Giunta certamente, ma direi il Consiglio, la Commissione e dall'altra parte la stessa Giunta regionale dell'UNCEM.
Per quanto riguarda questo problema, quello della legge, penso di non poter far altro che associarmi all'intervento fatto dal Consigliere Calsolaro, Presidente dell'VIII Commissione, ed alla richiesta da lui fatta, anche perché ritengo, senza con ciò sminuire assolutamente le funzioni del Consiglio rispetto alla Commissione, che la sua relazione abbastanza completa ed esauriente, frutto del lavoro svolto proprio in Commissione, debba essere il tema che trova poi l'espressione di volontà politica nel passaggio al voto, nel quale poi ognuno esprimerà le posizioni che ritiene legittime.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Vicepresidente della Giunta, Bajardi. Ne ha facoltà.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Mi pare che il sostanziale consenso sulle proposte concrete e sulla metodologia permetta di sciogliere il quesito che ci è stato posto. L'avvio della discussione c'è già stato, ne informava adesso sommariamente il Capogruppo comunista. La Giunta si impegna a proseguirla, accelerandola anche nei limiti del possibile, in relazione all'esigenza forse di considerare due tempi, quello di una revisione più generale e quello di un'altra più a tempi brevi. Questa riserva non ci può impedire, in ogni caso, da una parte, di considerare l'unanimità espressa qui relativamente alla richiesta di Busca, e quindi di inserirla nella prossima ipotesi che potrà considerare Busca e gli altri Comuni che si riterrà opportuno sulla base della consultazione; dall'altra, considerando il sostanziale consenso sulla proposta della nuova collocazione di Verzuolo, di procedere oggi a questa decisione, tanto più che esiste - il che per proposte di origine comunale è un fatto non frequente, piuttosto occasionale, diciamo emblematico - una sostanziale convergenza sul merito della questione di procedere oggi all'accoglimento e dare uno sbocco favorevole alla proposta di legge avanzata dai Comuni interessati.



PRESIDENTE

Considero la discussione conclusa su questo punto, poiché non vi sono ulteriori richieste di parola. Si potrebbe quindi passare, se ho inteso bene, alla votazione dell'articolo unico del testo della proposta di legge accogliendo in ogni caso l'impegno sollecitato dal Consigliere Martini di garantire che comunque il progetto di legge di iniziativa popolare sia assunto entro il periodo di tempo indicato dallo Statuto, qualora sia mantenuto nei termini in cui è stato presentato.
Invito pertanto i Consiglieri che sono all'esterno a rientrare in aula per la votazione. Comunico inoltre che sto predisponendo un'iniziativa che servirà agli studenti delle scuole medie superiori per la loro educazione civica: essi saranno invitati a presenziare a gruppi alle riunioni del Consiglio. Si tratta di ragazzi sui diciotto anni, quindi già in età di dare il loro voto alle elezioni.
Do lettura dell'articolo unico della proposta di legge n. 102: "Articolo unico Il punto 5 dell'art. 1 della legge regionale 11 agosto 1973, n. 17, è sostituito dal presente: 5) Comuni delle Valli Po - Bronda - Infernotto: Bagnolo Piemonte Barge, Brondello, Crissolo, Envie, Gambasca, Martiniana Po, Oncino, Ostana Paesana, Pagno, Rifreddo, Sanfront.
Il punto 6 dell'art. 1 della legge regionale 11 agosto 1973, n. 17, è sostituito dal presente: 6) Comuni della Valle Varaita: Bellino, B ro ssasc o, Busca Casteldelfino, Co stiglio le Saluzzo, Frassino, Isasca, Melle, Piasco Pontechianale, Rossana, Sampeyre, Valmala, Venasca, Verzuolo".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri La proposta di legge n. 102 è approvata.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Comunicazione del Presidente sullo stipendio dei dipendenti regionali


PRESIDENTE

Prima di procedere oltre nello svolgimento dell'ordine del giorno desidero fare una comunicazione al Consiglio. Sono apparsi, fra ieri sera ed oggi, alcuni articoli di stampa che riportano notizie decisamente false circa la situazione degli stipenti dei dipendenti della Regione Piemonte.
Chi non fosse a conoscenza della situazione reale potrebbe essere indotto a credere che gli stipendi dei dipendenti della Regione Piemonte variano da un minimo di 8 milioni annui a 16 milioni. Desidero pertanto dare alcune cifre, per riportare alcuni elementi di verità in argomento.
Bisogna che tutti sappiano che un custode che lavora alla Regione Piemonte guadagna 170.000 lire il mese; un operatore 180.000 lire; un operatore specializzato 205.000 lire; un segretario 230.000 lire; un capoufficio 290.000 lire; un istruttore 310.000 lire; un capo-servizio 380.000 lire; un dirigente di settore 440.000 lire. La stragrande maggioranza dei dipendenti della Regione Piemonte è costituita da persone che svolgono queste mansioni. Le cifre da me indicate sono anche comprensive dell'indennità integrativa speciale, che ammonta a circa 80.000 lire.
Non comprendo il significato della pubblicazione di certi articoli. E' chiaro però che falsando in modo simile i dati effettivi si contribuisce soltanto ad ingenerare sfiducia, qualunquismo, e questo senza alcun costrutto, senza alcuna positività di alcun tipo, di alcun genere. Tra l'altro, non ho voluto mettere in risalto, nel mio intervento di questa mattina, per voluto rigore, un fatto che ora sono indotto ad evidenziare, e cioè il contributo disinteressato, determinante ed essenziale dato dalla stragrande maggioranza dei funzionari della Regione nell'opera di solidarietà per il Friuli, e non soltanto per questa, portata avanti al di fuori delle ore di lavoro, senza compenso di sonta. Anche domani sera partiranno volontariamente, per passare la notte in viaggio verso il Friuli, altri dipendenti, gente che guadagna 250, 230 o 270 mila lire al mese.
Le inesattezze contenute in quegli articoli non sono cosa che si possa lasciar passare senza una risposta. E' vero che esiste la giungla retributiva e che nessun organismo pubblico ne è praticamente immune. E' un aspetto che sarà opportuno sia al più presto esaminato da questo Consiglio per apportare le modifiche che risulteranno necessarie, ma non contribuisce certo a ingenerare nuova fiducia nello Stato, nelle istituzioni, gettare in pasto all'opinione pubblica informazioni di questa natura.



OBERTO Gianni

Può farci conoscere in via riservata il testo del giornale?



PRESIDENTE

Senz'altro. Si tratta di due articoli.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame disegno di legge n. 103: "Determinazione per l'anno finanziario 1976 delle spese per la concessione dei contributi previsti dall'art. 2 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 42 concernente 'Provvedimenti per la promozione dello sport in Piemonte' "


PRESIDENTE

Il punto quinto all'o.d.g. reca: "Esame disegno di legge n. 103: Determinazione per l'anno finanziario 1976 delle spese per la concessione dei contributi previsti dall'art. 2 della legge regionale 4 giugno 1975 n.
42 concernente 'Provvedimenti per la promozione dello sport in Piemonte' ".
La relazione è stata affidata al Consigliere Debenedetti, che ha pertanto facoltà di parlare.



DEBENEDETTI Mario, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il presente disegno di legge è diretto a rifinanziare la legge regionale 4 giugno 1975, n. 42, avente per oggetto: "Provvedimenti per la promozione dello sport in Piemonte".
L'opportunità di tale rifinanziamento emerge dall'esperienza acquisita nei primi anni di applicazione della stessa, la quale, pur nei limiti di intervento, sempre evidenziati fin dal momento della sua presentazione, ha dimostrato una sua validità, tanto che le domande di finanziamento avanzate dagli enti locali si sono dimostrate di gran lunga superiori alle disponibilità finanziarie.
Del resto, nella più generale carenza dell'intervento pubblico per quanto riguarda l'attività sportiva in genere, l'iniziativa legislativa regionale si è collocata come un primo momento di intervento regionale nel settore, operando una scelta rispondente a corretti criteri di programmazione, nel senso che i finanziamenti previsti sono diretti, in primo luogo, a dotare i Comuni e le Comunità in genere, che ne erano sprovvisti, di piccoli impianti sportivi, tali da consentire una prima concreta realizzazione nella pratica dello sport inteso come servizio sociale.
Indubbiamente, la problematica dell'intervento pubblico nel settore non può ritenersi esaurita o soddisfatta da questa forma di intervento, ma sicuramente l'agevolazione fornita ai Comuni ed ai quartieri per realizzare, nell'ambito dell'Edilizia popolare, impianti minimi e polivalenti per la pratica dello sport è un momento cui la Regione nell'elaborazione di un più ampio programma di interventi, correttamente intende attribuire la priorità.
Inoltre, tra le finalità perseguite dalla legge regionale, ha avuto riscontro positivo l'indicazione di privilegiare interventi a favore di opere consortili tra diversi Comuni, od a livello comprensoriale, allo scopo di consentire un più razionale e meno dispendioso uso degli impianti stessi. Si ritiene pertanto che, come già osservato, pur nei limiti ricordati, il rifinanziamento proposto con il presente disegno di legge corrisponda ad un'esigenza reale di primi interventi regionali nel settore.
In particolare, con questo disegno di legge viene sancito il principio che possono essere esaminate le domande presentate nel 1975 e non soddisfatte: si è ritenuto opportuno stabilire uno stanziamento di 2.100 milioni per l'esercizio finanziario 1976, che si presume idoneo a soddisfare sia le domande pervenute nel 1975, in numero di 427, sulla base dei dati forniti dall'Assessore, sia quelle pervenute nel 1976, che alla data del 30 settembre ultimo scorso risultarono essere 160.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Colombino.



COLOMBINO Michele

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge n. 103 proposto dalla Giunta regionale per la determinazione della spesa da porsi a carico del bilancio regionale per l'anno finanziario 1976 per l'attuazione delle provvidenze destinate alla promozione dello sport in Piemonte, che solo oggi giovedì 7 ottobre 1976 viene portato alla discussione ed approvazione del Consiglio regionale, mi trova senz'altro consenziente, anche se la circostanza comporta la malinconica constatazione dell'inscusabile ritardo con cui il provvedimento legislativo è stato predisposto dalla Giunta: non si trattava infatti di un evento imprevisto ed imprevedibile, ma soltanto di dare puntuale e tempestiva applicazione agli artt. 13 e 14 della legge regionale 4 giugno 1975, che esplicitamente rinviavano ad una successiva legge la fissazione della spesa per il 1976 e l'indicazione del relativo finanziamento.
Al riguardo ho il preciso dovere di rendermi portavoce, in questa sede del disorientamento e del malcontento con cui molti Comuni, Comunità montane ed enti promozionali hanno visto approssimarsi e giungere a scadenza il 30 settembre, data ultima prevista per la presentazione delle domande di concessione delle provvidenze, senza avere la certezza delle somme che la Regione era intenzionata a destinare nel 1976 allo sport per impianti ed attrezzature e per le attività.
Una tempestiva proroga dei termini avrebbe avuto certamente un valore ed un significato più logico e più rispondente all'attesa, se non altro come testimonianza di sensibilità verso gli enti locali interessati al problema.
Ben è vero che il disegno di legge regionale in esame prevede che le domande presentate entro il 31/12/1975 siano tenute buone per il 1976, ma questo espediente, a cui la Giunta ha dovuto far ricorso per non aver provveduto alla tempestiva istruttoria delle richieste concernenti l'esercizio 1975, vieppiù aumenta la confusione e dà corpo e vigore alle perplessità e alle lamentele dei Comuni e degli altri enti più sopra ricordate: ed un riflesso immediato dell'atmosfera di sfiducia riscontrata si è immediatamente avuto nella diminuzione del numero delle richieste di finanziamento presentate nel primo quadrimestre dell'anno in corso. Sarebbe auspicabile accertare se i deprecati rinvii siano da imputare alla lentezza burocratica o piuttosto a vere carenze dell'Amministrazione: potrebbe essere elemento chiarificatore che l'Assessore indichi l'esatto numero di sedute sinora tenute dalla Commissione tecnica consultiva di cui all'art.
10 della legge regionale 4/6/1975, n. 42, per l'esame delle 386 domande.
Mettiamoci ora nei panni di chi da tempo attende una risposta definitiva alla sua domanda di contributo: ebbene si abbia il coraggio di dire anche di no, perderemo forse un amico ma almeno avremo messo i postulanti in condizione di rivolgere altrove le loro premure e richieste.
Desidero qui sottolineare che i rilievi premessi sono dettati unicamente dal desiderio di contribuire, con lo stimolo della critica costruttiva, ad una decisa, concreta e rapida azione promozionale del settore dello sport popolare piemontese, al quale ho dedicato in passato alcune energie e tuttora mi sento legato.
Sottoscrivo pertanto l'affermazione che lo sport deve essere inteso come servizio sociale e visto come attività che ogni cittadino ha diritto di svolgere: il concetto non è nuovo, essendo già questo il principio informatore della legge regionale n. 42/1975.
Né pare che gli obiettivi che l'attuale Amministrazione dichiara di voler perseguire ("consentire a tutti i cittadini la possibilità di svolgere attività motorie, diffondendo sul territorio le attrezzature di base e realizzando, nel contempo, la massima possibilità di scelte dell'attività") siano innovativi e rivoluzionari, risolvendosi solo in ampliamenti, alquanto demagogici e - per ora - utopistici, del conclamato principio dello sport "servizio sociale": nella contingenza attuale, vale a dire quando ancora non conosciamo quali funzioni saranno definitivamente delegate alle Regioni in materia di sport dalla 382, riteniamo sia molto più serio non azzardare affermazioni roboanti , per non perdere quel poco di credibilità che rimane alla classe politica tra i giovani, che sono in definitiva i primi, se non unici, destinatari della legge sulla promozione dello sport e debbono quindi essere, in questo campo, i nostri principali interlocutori.
Ora la gioventù a gran voce reclama lo sport, chiede di essere messa in grado di dedicarsi alla pratica sportiva: ignorare tale richiesta significa costringere i giovani alla ricerca di alternative insane: i vantaggi fisici e morali derivanti dall'attività sportiva sono da tutti riconosciuti ed è parimenti ben noto che, in difetto, la loro esuberanza fisica si indirizza altrove, trovando talvolta sbocchi impensati ed esplosioni inattese.
Ben venga dunque affermandosi il diritto allo sport, non come mera dichiarazione di principio ed affermazione di buona volontà, ma come concreta realizzazione di una sentita esigenza di valorizzazione fisica e di rafforzamento morale.
L'esercizio degli sport è giunto qui da noi alla maturità organizzativa, per cui necessita solo di affiancamento da parte dell'ente pubblico: le comunità sportive sono sorte ovunque, nei quartieri della grande città come nelle piccole frazioni di campagna.
Al di sopra di ogni colore, d'ogni concezione politica, d'ogni interesse di parte - ai quali è auspicabile che lo sport rimanga sempre estraneo - queste collettività possono e debbono ancora svolgere funzione veramente elevatrice dello sport, oggi intossicato da concezioni professionistiche e da manovre speculative, che sono inconciliabili sia con la moralità intrinseca di tale attività umana che con la fiamma olimpica accesa tremila anni or sono al mondo in Grecia, ma più ancora con l'ideale vincolo di solidarietà umana, pegno ed impegno di pace per tutti i popoli che lo sport deve rappresentare per l'umanità intera.
Si muova dunque in questa direzione la Giunta regionale ed avrà il nostro responsabile appoggio.
Intanto ho notato - e qui scendo di nuovo al pratico - che ancora una volta viene sottolineata la mancanza di un preciso quadro di riferimento rispecchiante l'attuale situazione degli impianti esistenti nella Regione.
Non è certamente una constatazione incoraggiante che torna ad onore della Giunta regionale! E' questo uno dei più pressanti impegni di cui la Giunta deve curare l'urgente adempimento, per non trovarci ancora un altr'anno a versare lacrime su tale carenza: sarei grato se, nella sua risposta agli interventi, l'Assessore vorrà rassicurare l'assemblea circa i tempi in cui s'impegna alla predisposizione di tale quadro.
Per intanto può servire come punto di partenza l'indagine conoscitiva sulla "situazione e prospettive dello sport italiano" portata a termine a fine 1975 dalla Commissione Interni della Camera.
Nella relazione allegata al disegno di legge non se ne fa cenno, ma sono certo che le sue risultanze sono ben note all'Assessore competente fornendo esse materia fondamentale per lo studio e l'analisi del fenomeno sportivo e per l'avvio e l'elaborazione di ogni responsabile programmazione nel settore. Questo al fine di poter al più presto disporre di quelle "utili indicazioni per la formulazione del programma regionale in materia di sport", indicazioni che la "Consulta regionale", all'uopo appositamente istituita con la legge regionale 1/4/1976, non sarà per molto tempo in grado di fornirci, risultando che solo in questi giorni pervengono agli enti interessati le richieste di designazione dei nominativi per la sua costituzione: ne abbiamo accolto, a suo tempo, l'istituzione con qualche riserva, non perché non convinti della sua utilità, ma perché timorosi degli inconvenienti e delle disfunzioni che può in generare l'alto ed elevato numero dei componenti : 29; trattandosi di organo consultivo per la Giunta, sembrava infatti più utile e convincente disporre di un limitato numero di competenti e di esperti del settore: un organo per essere funzionale ed operare con speditezza deve essere il più possibile ristretto e professionalizzato, tanto più allorché si allarga il discorso alla programmazione pluriennale d'interventi.
Proprio non vorremmo che l'elevato numero dei membri rechi come conseguenza, sia pure non voluta, la trasformazione della Consulta in carrozzone dispensatore di gettoni, più che sede dalla quale si ottengono apporto di contributi e di capacità personali.
Giustamente poi si lamenta nella relazione la sotto-utilizzazione di impianti e palestre.
Vorrebbe allora spiegarci l'Assessore gli arcani motivi per cui campi palestra e piscina della ex G.I. di Piazza Bernini, appena trasferite all'Amministrazione regionale sono state chiuse in gran fretta? Eppure il CONI vi organizzava e mandava a termine regolari corsi sportivi per i ragazzi di Torino, naturalmente tramite la G.I.
Qui delle due, una: o non si ritiene meritoria l'attività promozionale ed addestrativa dell'ente di Stato, il CONI, oppure si ripete nel caso in esame, il classico paradosso di puntare al nuovo chiudendo al vecchio.
Come non è molto piaciuta la spesa dei 20 milioni deliberata dalla Giunta, sotto l'ammanto della promozione turistica, per finanziare manifestazioni collaterali a partite di calcio di "Coppa dei Campioni".
E questo mentre si ostenta sordità - e vorrei che la mia osservazione fosse ormai superata! - alla richiesta di contributo per l'organizzazione del Campionato mondiale di bocce, che proprio qui a Torino avrà svolgimento dal 21 al 24 corrente: con queste scelte la Giunta ha privilegiato il tifo sportivo e non la pratica sportiva, dimenticando che elevatissimo e il numero dei suoi amministrati affezionati al gioco delle bocce, sport popolare, diffusissimo nella regione, ben più sano, salutare ed educativo delle urla incivili con cui troppo spesso la tifoseria segue dagli spalti la partita di calcio.
E' questa una scelta che non possiamo condividere: noi siamo, non a parole ma in concreto, dalla parte dello sport povero, degli sport popolari.
Proprio per questo motivo abbiamo chiesto, sin dal 15 luglio scorso, di conoscere quale azione la Giunta intendeva promuovere al fine di ottenere ufficiale riconoscimento ad un altro sport molto seguito nella nostra regione, quello del "pallone elastico" inspiegabilmente non preso in considerazione nel Decreto del Ministro per la Sanità in data 5 luglio 1975, che detta norme rivolte a tutelare la salute di chi intende accedere alle singole attività sportive, con particolare riferimento all'età, al sesso, alla qualifica dilettantistica o professionistica dei praticanti, ed indica tassativamente i casi in cui sono obbligatorie le visite prima e dopo le gare, in relazione al rischio ed al carico al quale viene sottoposto l'atleta.
E' un'esclusione che ci ha vivamente sorpreso e che ci sembra davvero immotivata, a meno che l'omissione sia dovuta ad errore materiale od a fortuita dimenticanza.
L'accenno al decreto ministeriale 5/7/1975 mi induce a sottoporre alla Giunta regionale alcune altre considerazioni.
Nel decreto è in chiari termini previsto l'obbligo di sottoporre a visita medica per ottenere il riconoscimento dell'idoneità alla pratica sportiva, i ragazzi che, prima del 14 ° anno di età, intendono dedicarsi ad attività sportiva.
Il compito di effettuare tale visita - gratuitamente - è attribuito agli ufficiali sanitari, ai medici condotti ed ai medici scolastici.
Quanti invece vogliono praticare attività sportive ed agonistiche dopo il 14° anno, debbono sottoporsi anche ad indagini sanitarie ed accertamenti diagnostici chiaramente indicati nella norma ministeriale.
Tali indagini ed accertamenti sono affidati, in via prioritaria e preferenziale, a sanitari in possesso di specifica qualificazione in campo medico sportivo ed espletati presso i Centri di medicina dello sport.
L'adempimento della prescrizione ministeriale da parte degli atleti presuppone evidentemente l'esistenza ed il regolare funzionamento di tali Centri, almeno a livello provinciale.
Ora mentre il Centro di medicina dello sport di Torino, esistente nello Stadio comunale di Corso Sebastopoli 123 e diretto dal prof. Vittorio Wiss di chiara fama, ci è invidiato da tutta la penisola ed è secondo nel Continente, non altrettanto liete sono le note raccolte da una rapida indagine presso le altre province.
Infatti, mentre a Cuneo il Centro disimpegna discretamente il suo compito, se passiamo ad Asti ed Alessandria i Centri locali danno scarsi segni di funzionamento, ed ancor meno a Biella ed a Novara, dove è appena in fase di costituzione.
Un segno concreto di interessamento verso la vicenda sportiva del Piemonte potrebbe essere indirizzato al potenziamento dei Centri di medicina dello sport inefficienti e, ove l'intervento finanziario non risulti di competenza regionale, gli Assessori regionali interessati troveranno certamente modo di star dietro e pungolare chi è tenuto a dar corso a tali adempimenti.
Il decreto ministeriale afferma inoltre là gratuità di tutte le visite ed accertamenti praticati nei confronti degli atleti qualificati dilettanti.
Da fonte attendibile (e vorrei poter essere smentito) viene tuttavia asserito che tutte le visite sono praticate dietro corresponsione di onorari che, in Torino, variano da L. 5.000 a 15.000: il che non costituisce evidentemente ostacolo insormontabile per le grosse Società e per i privati cittadini che in gran numero vi ricorrono (si ha una media di ben 300.000 visite all'anno a Torino), mentre arreca gravi preoccupazioni agli enti e sodalizi minori, sempre alle prese con problemi di bilancio e con conti che non tornano.
Ebbene la Regione Piemonte potrebbe assumere a suo carico l'onorario almeno parziale - delle visite praticate dai Centri agli atleti delle Società minori.
E' infatti doveroso e giusto pensare alla creazione di impianti ed all'acquisto di attrezzature: è parimenti giusto e doveroso tutelare la salute e l'integrità degli atleti, facendoli assoggettare a periodiche visite e controlli all'inizio dell'attività addestrativa, di quella agonistica e prima e dopo le gare.
Se però si vuole che lo sport progredisca e si sviluppi effettivamente come "servizio sociale" è necessario che la Regione, anziché premiare le Società a livello professionistico, indirizzi ogni sforzo a sostegno delle piccole Società; e l'accollo dell'onere - integrale o parziale - delle visite mediche potrebbe rappresentare un primo significativo passo nella giusta direzione.
Quanto ho affermato - a nome del Gruppo D.C. - non è stato dettato da critiche disgregatrici e da opposizione preconcetta: vuole invece essere contributo costruttivo per la crescita e promozione dello sport piemontese al quale credo siano ugualmente affezionati i Consiglieri di maggioranza e di minoranza.
Ma nel gioco dialettico delle parti è doveroso che la minoranza dica chiaramente il suo pensiero su certi aspetti non marginali della vicenda.
Il voto favorevole al disegno di legge suona volontà di corrispondere anche parzialmente, alle attese della comunità sportiva, e suona stimolo per quanto ancora rimane da fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, brevissime considerazioni ad integrazione di quanto il collega Colombino ha rilevato in ordine al dettato legislativo, ad alcune prospettive di sviluppo e di azione ed alla politica sportiva della Regione Piemonte.
Noi abbiamo dato un giudizio sostanzialmente positivo su questa legge ma, dobbiamo dire, a malincuore. Più di un anno di assenza di iniziativa promozionale da parte della Giunta regionale nell'applicazione del dettato legislativo della precedente legge sullo sport, l'incertezza di numerose Amministrazioni comunali che in questo anno e nell'anno precedente hanno presentato leggi di finanziamento in riferimento alle legge n. 42, ci portano a dare un giudizio chiaramente positivo su questa legge, ma critico nel senso di uno stimolo, di un'occasione per delle proposizioni alternative in un progetto di legge sullo sport che deve tener conto non solo di un rifinanziamento ma anche di proposte alternative.
Data la non conoscenza della mappa dell'esistente dell'impiantistica sportiva, promessa e non realizzata dall'Assessorato regionale, e delle esigenze potenziali oggi, siamo nell'impossibilità di fare una disamina critica obiettiva e realistica del fabbisogno sportivo nella nostra Regione. Né d'altra parte la consultazione con i Comuni e con gli enti locali, promessa dalla Giunta in ordine all'assegnazione dei contributi in base all'attuale legge regionale sullo sport, è stata attuata in questi mesi. Le manifestazioni di disponibilità della Giunta regionale sono state reclamizzate per oltre un anno, però senza giungere ai risultati promessi.
La tendenza di molte Regioni e quindi anche della Regione Piemonte a prendere comunque delle iniziative particolari, peraltro lodevoli soprattutto con l'obiettivo di risolvere il problema degli impianti e delle strutture insufficienti a rispondere ad una concezione sociale dello sport è stata attuata nella passata legislatura con la legge n. 42, che però non può che rappresentare un punto iniziale propedeutico per un discorso più organico sul piano sportivo.
E' in questa ottica che noi riteniamo di dovere sollecitare la Giunta a dare delle risposte concretamente alternative alla pressante domanda del settore. Se la Regione Piemonte deve avere (e noi riteniamo debba avere) primo fra tutti il compito di programmazione di strutture e di impianti tale programmazione degli insediamenti esige che questi siano visti in rapporto alle strutture esistenti, alla popolazione, all'equilibrio del territorio, ai servizi scolastici, ai servizi sanitari, ai servizi urbanistici. Non solo, ma si dovrà avviare una seria ed organica politica di formazione attraverso corsi di aggiornamento finanziati dalla Regione Piemonte per animatori ed istruttori di questo settore.
Parlare di programmazione e di completezza degli interventi significa comunque anche parlare di studio, di ricerca, di sperimentazione affinch lo sforzo programmatico non sia uno sforzo individuale, ma razionalmente finalizzato ad una crescente partecipazione popolare dello sport ed a favorire l'esercizio dell'attività in modo continuativo.
Un progetto di attività cosi ambizioso, così ampio, cosi vasto, impone una serie di sforzi notevoli non solo alla Regione, ma postula anche la piena collaborazione da parte degli enti locali, da parte degli enti di promozione sportiva e d, altre associazioni similari. Una verifica di tale politica sarà compito - e lo ha richiamato il collega Colombino dell'istituenda consulta per lo sport, il turismo ed il tempo libero, circa la quale peraltro noi verifichiamo purtroppo ancora lentezza nell'avvio e nella sua realizzazione. Accelerare quindi i tempi per realizzare la consulta regionale è un fatto importante, noi riteniamo, perché solo attraverso ad essa potrà svilupparsi un'articolazione compiuta, si potranno armonizzare i distinti discorsi che potere politico, enti tecnici ed associazioni di base devono sviluppare.
In questo quadro la Giunta non potrà sottrarsi, come per la verità purtroppo ha fatto in questo anno, ad una chiara ricerca di metodo per rendere più adeguata ed efficiente l'azione dell'intervento pubblico. A tale scopo bisogna individuare i principali problemi che cosi si possono sintetizzare: innanzi tutto l'urgenza di una moderna definizione delle relazioni fondamentali fra lo sport, il tempo libero, la scuola, la cultura, la residenza, il lavoro, in modo da avere chiara tutta la problematica che può svilupparsi intorno alle caratteristiche delle attrezzature, con particolare riguardo alla loro reciproca ubicazione e quindi alla configurazione degli insediamenti; in secondo luogo la necessità di un esatto rilevamento, dicevo all'inizio, soprattutto critico dell'attuale stato di consistenza qualitativa e quantitativa degli impianti, della loro disponibilità e del loro stato di conservazione; in terzo luogo la necessità di un esatto rilevamento delle aree realmente disponibili previste dagli strumenti urbanistici vigenti; infine la necessità di approfondire uno studio sulla tipologia che ne evidenzi le eventuali priorità da articolare secondo la logica regionale, che caratterizza il nostro modo di concepire la programmazione e che veda gli enti locali protagonisti della stessa programmazione.
In detto studio dovranno pur tuttavia essere tenute presenti alcune considerazioni di carattere generale, quali le tendenze in atto per gli spostamenti e per gli insediamenti delle popolazioni, quali il riassetto urbanistico di molte aree urbane ed altre problematiche di questo genere.
Su questo punto la Giunta e l'Assessorato competente deve esprimere, a nostro parere, non solo dei giudizi o delle dichiarazioni, pur positive, di volontà e di disponibilità, ma porre mano a quantificare ed a tradurre in una disamina critica il problema.
Inoltre non sono necessari, certamente utili ma non determinanti (lo abbiamo verificato e confrontato unitariamente a livello di VII Commissione) interventi legislativi finanziari, se poi si lascia immutata la situazione precedente. Sarebbe assurdo indirizzarsi a creare nuovi strumenti, a destinare ulteriori fondi senza avere prima definito il quadro delle finalità che si vogliono conseguire e delle strutture che debbono gestirlo e soprattutto garantirlo.
In questo quadro non possiamo che esprimere, in termini non entusiastici, il voto favorevole alla legge proposta. Sarebbe stato opportuno da parte della Giunta predisporre degli strumenti propedeutici a questo discorso, soprattutto avviare, sulle problematiche indicate poc'anzi, una nuova legislazione fondata sulla concezione di servizio sociale per lo sport, in armonia con la legislazione sanitaria e scolastica professionale, in modo da impedire che gli interventi siano considerati a livello ancora settoriale e non collegato, una legge che deve purtroppo ancora nascere e forse ancora essere pensata dalla Giunta e che noi riteniamo debba avere anche una funzione pedagogica.
In questo senso diamo voto favorevole alla legge, che purtroppo è solamente ancora una legge occasionale di rifinanziamento, ma riteniamo di dover stimolare con queste nostre osservazioni critiche la Giunta a predisporre degli strumenti alternativi e concreti su una politica ed una concezione dell'utilizzo dello sport in termini veramente sociali qual è il significato attuale che lo sport deve avere nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Vi sono altri che desiderano intervenire? La parola per la replica all'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore allo sport

Darei in questo mio breve intervento prima una risposta al Consigliere Colombino, però devo anche dire che il Presidente della Commissione nella relazione ha dato delle indicazioni di carattere generali sull'impostazione dello sport non solo sugli impianti, ma come politica sociale.
La Giunta viene accusata di ritardo. Innanzi tutto devo chiarire che sono state presentate 427 domande nel 1975 e la Commissione è stata informata due o tre volte dal sottoscritto con documentazione (i Consiglieri ne sono in possesso) di domande presentate, di domande che erano già state istruite e di altre che i Comuni hanno presentato ma che non sono corredate dei requisiti necessari, e perciò non son o state prese in considerazione.
Oggi ci troviamo di fronte a questa situazione: delle 427 domande ne sono state istruite 387, delle 387 circa 270 sono già finanziate (una parte è stata finanziata nel mese di agosto, un'altra parte verrà finanziata alla prossima riunione di Giunta), l'altra parte di domande non può essere finanziata in quanto la pratica non è ancora corredata della documentazione a cui la legge fa riferimento. Noi abbiamo fatto dei solleciti e non è che gli uffici agiscano con un sistema burocratico, anzi, con una certa agevolazione si cerca di far presente ai Comuni questa documentazione, ma il ritardo è dovuto al tipo di istruttoria necessario: abbiamo stanziato circa 700 milioni dei 940 che la legge prevede.
Abbiamo aumentato la cifra; per quale ragione? Ecco il difetto della legge iniziale: noi non potevamo finanziare discrezionalmente le domande presentate, la Giunta ha creduto quindi opportuno prendere in considerazione tutte le domande presentate finanziandole fino alla cifra possibile per non creare forme di clientelismo.
Nella relazione del Presidente della Commissione si dice che le domande ammontavano a circa 427 più 160, la cifra richiesta era di 13 miliardi mentre quella a cui noi abbiamo creduto opportuno, anche come scelta politica, di arrivare è di 2 miliardi e 100 milioni. Abbiamo finanziato le attrezzature sportive, l'ultimazione degli impianti, ora dobbiamo passare al finanziamento di quelle domande che richiedono un contributo di una certa rilevanza, cioè non possiamo far costruire sul territorio piemontese migliaia di piscine o di campi sportivi con un intervento irrazionale; noi vogliamo fare una verifica nel Comprensorio, attraverso il quale bisogna scegliere dove installare l'impianto sportivo, che deve essere polivalente la scelta non deve essere fatta dalla Giunta regionale.
Per quanto riguarda l'impegno delle spese cui faceva riferimento il collega Colombino, devo rispondere ad un'interrogazione e risponder dettagliatamente.
Nell'arco di un anno la Giunta ha già un programma relativo all'impostazione dello sport; chiedo scusa al collega Colombino, ma in Commissione non è mai stato sollevato alcun problema, comunque il Consiglio regionale è la sede dove si può intervenire per farsi una maggiore pubblicità.
Per quanto concerne invece l'impostazione di carattere generale, mentre la passata amministrazione ha portato in approvazione dopo cinque anni una legge sui contributi, noi in un anno che cosa abbiamo predisposto? Innanzi tutto uno studio sulla consistenza degli impianti pubblici e privati; lo stiamo già predisponendo, però vorremmo impegnare i Comprensori a fare questa indagine ed una programmazione per poi intervenire con un piano di carattere pluriennale, non con il contributo che non soddisfa quella che e la politica impiantistica che la Regione deve affrontare.
Siccome il collega Colombino ha ampliato il suo discorso, devo dire che la Regione oggi, stando anche alla legge di trasferimento di deleghe, ha competenze solo per quanto riguarda la parte impiantistica; per quanto concerne la parte formativa non ha nessuna competenza, tant'è che nella 382 noi dobbiamo affrontare il discorso sul trasferimento della delega per la promozione e la formazione anche alle Regioni.
In questi giorni alcuni giornali hanno già parlato di ristrutturazione dello sport; io ho già partecipato ad una riunione col Ministro Antoniozzi per affrontare il problema in attesa della discussione della 382. Per siccome avevo qui tracciato quella che è la linea politica della Giunta regionale, vorrei accennarvi, altrimenti sembra che la Giunta disattenda a quello che deve essere il discorso di carattere generale e affronti solo il problema che riguarda l'impianto sportivo del Comune di Chieri, oppure di un altro Comune.
Nell'ambito di una moderna politica culturale il problema delle attrezzature sportive non può più essere affrontato in modo settoriale, ma deve rientrare nel quadro più generale relativo alle attrezzature per il tempo libero e perciò oggetto di approfondita ricerca di progettazione e di pianificazione. Nel mese di novembre ci saranno le elezioni e l'insediamento dei Comprensori, in quella sede dovremo affrontare il discorso della pianificazione per quanto riguarda l'impiantistica dello sport.
Sulla parte promozionale e di formazione, mi riservo di portare in Consiglio regionale un piano completo. Secondo me il discorso dello sport è legato a quello del tempo libero e quando si dice che lo sport deve essere un servizio sociale, occorre anche dire con quali strutture crearlo. E allora sì, se lo affrontiamo anche nell'ambito della politica del tempo libero diventa un discorso di carattere sociale, ma, caro Colombino diventa difficile affermare che lo sport è un servizio sociale solo con gli impianti industriali, è anche nel campo culturale che bisogna sviluppare tutto il discorso dello sport.
Non voglio dilungarmi oltre. Resta il mio impegno di presentare in Consiglio regionale un quadro generale sulla parte impiantistica, sulla promozione e sulla formazione dello sport.



PRESIDENTE

Nessuno chiede di parlare, passiamo allora alla votazione degli articoli del disegno di legge n. 103 secondo il testo a mano dei Consiglieri.
"Articolo 1 - Per la concessione dei contributi di cui all'articolo 2 della legge regionale 4 giugno 1975, n. 42, è autorizzata per l'anno finanziario 1976 la spesa di L. 2.100 milioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri L'articolo 1 è approvato.
"Articolo 2 - Le domande presentate nell'anno 1975 entro i termini di cui all'art. 7 della legge regionale 4 giugno 1975, n. 42, modificato con legge regionale 14 novembre 1975, n. 52, possono essere esaminate per la concessione dei contributi di cui alla presente legge ed ai fini dei correlativi impegni di spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 47 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
"Articolo 3 - All'onere di cui all'art. 1 della presente legge si provvede mediante l'accensione di un mutuo, di pari ammontare, ad un tasso non superiore al 13 % e per una durata non superiore ad anni trenta, da estinguersi mediante semestralità costanti posticipate.
La Giunta regionale è autorizzata ad assumere, con propria deliberazione, il mutuo predetto.
Nello stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 1976 sarà conseguentemente iscritto il capitolo n. 141, con la denominazione: 'Provento del mutuo relativo al rifinanziamento degli oneri per la promozione dello sport in Piemonte' e con la dotazione di L. 2.100 milioni.
Nel corrispondente stato di previsione della spesa sarà iscritto il capitolo n. 1389, con la denominazione: 'Contributi in capitale a Comuni Consorzi di Comuni ed a Comunità montane per la costruzione, l'ampliamento od il miglioramento di impianti per l'esercizio sportivo o per l'acquisto di attrezzature tecnico sportive, nonché a Istituti Autonomi Case Popolari per la costruzione di impianti per l'esercizio sportivo a servizio dei quartieri realizzati dagli Istituti stessi secondo i programmi di edilizia pubblica residenziale' con lo stanziamento di L. 2.100 milioni.
All'onere derivante dall'ammortamento del mutuo di cui ai precedenti commi, valutato in L. 300 milioni per l'anno finanziario 1976, si provvede mediante una riduzione, nella rispettiva misura di 280 milioni e di 20 milioni, degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 1018 e n. 1406 del corrispondente stato di previsione della spesa e mediante l'iscrizione nello stato di previsione medesimo, dei capitoli n. 943 e n. 1466 riguardanti gli interessi passivi e la quota di capitale per il rimborso del mutuo, con il rispettivo stanziamento di 280 milioni e di 20 milioni.
Nei bilanci per gli anni finanziari 1977 e successivi, sino alla completa estinzione del mutuo, saranno iscritti i capitoli n. 943 e n.
1466, con stanziamenti pari, in complesso, alle rate di ammortamento ricadenti nei relativi anni.
Le somme non impegnate nell'esercizio finanziario 1976 possono essere impegnate negli esercizi finanziari successivi.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 46 Consiglieri.
L'articolo 3 è approvato.
Qualcuno desidera prendere la parola? Si passi alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 49 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 103 è approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Norme generali sui trasporti - Trasporti su gomma

Esame disegno di legge n. 125: "Contributi per l'ammodernamento ed il potenziamento del parco veicoli dei trasporti pubblici, in connessione con l'intervento finanziario statale (Piano autobus)"


PRESIDENTE

Poiché l'esame del disegno di legge n. 122 è rinviato, dato che l'Assessore è a Roma per impegni improrogabili, passiamo all'esame del punto settimo dell'o.d.g.: "Esame disegno di legge n. 125: 'Contributi per l'ammodernamento ed il potenziamento del parco veicoli dei trasporti pubblici, in connessione con l'intervento finanziario statale (Piano autobus)' ".
La parola al relatore, Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo, relatore

Il presente disegno di legge di cui si chiede l'approvazione al Consiglio, è passato all'unanimità sia nella I che nella II Commissione quindi la mia relazione sarà brevissima.
Il disegno di legge ha origine dallo stanziamento del decreto legge 13/8/1975, n. 377, e dalla legge 493 dello Stato con cui il Governo autorizzava la spesa di 30 miliardi in tutto il territorio nazionale per gli anni che vanno dal 1975 al 1979 per la concessione alle Regioni di contributi per l'acquisto di veicoli destinati al trasporto pubblico di persone. Questo contributo, fissato nella misura del 50 % del costo della fornitura, segue un piano di riparto che è stabilito dal Ministero del Bilancio e della Programmazione d'intesa con la Regione. Alla Regione è toccata una disponibilità annua di due miliardi e 240 milioni, per cui per il corrente esercizio 1976 la disponibilità è comprensiva di due annualità 1975 e 1976.
Occorre far rilevare che una delle condizioni per l'ammissione al piano di riparto è che i veicoli abbiano le caratteristiche conformi a quelle indicate dal Ministero dei Trasporti.
Di fronte a questo punto di partenza occorre predisporre lo strumento per consentire l'erogazione concreta alle aziende dei contributi ed il punto di partenza nel campo della legislazione regionale erano le leggi regionali vigenti che prevedevano l'erogazione di un contributo del 75% per la spesa di acquisto di autobus alle aziende pubbliche e del 40% alle aziende private, entro un plafond complessivo di stanziamento di 5 miliardi e 500 milioni per le prime e di un miliardo e 700 milioni per le seconde.
La via proposta nella legge è quella di lasciare immutato il contributo del 40% alle aziende private, consentendo in pratica alle stesse di derogare all'obbligo della conformazione dei mezzi ai criteri stabiliti dal Ministero dei Trasporti; entrando in vigore questo criterio vincolativo verso le aziende pubbliche, in pratica lo stanziamento viene ad essere collegato all'intervento delle aziende pubbliche.
Secondo quanto prevede la legge che oggi dobbiamo votare, le aziende riceveranno un contributo del 50% di tutto il costo della fornitura, fino alla concorrenza naturalmente materiale dello stanziamento messo a disposizione dallo Stato. Adesso potrà essere aggiunto, in base alle leggi vigenti della Regione, un contributo del 25%, in modo che le aziende ricevano il contributo totale, previsto nella legge originale, del 75%.
In sostanza, nel 1976 i contributi alle aziende pubbliche verrebbero assegnati in questa maniera: per un primo gruppo di autobus si attinge per il 50% dal fondo statale e per il 25 % dal fondo regionale, mentre per il secondo gruppo di veicoli, quelli che vanno oltre il plafond di concorrenza, si attinge dal solo fondo regionale, senza avere a disposizione quello statale, l'intero 75%.
Il disegno di legge si compone di quattro articoli che per la loro schematicità e semplicità, al di là delle norme finanziarie, non illustro e chiederei quindi che, data l'unanimità emersa in Commissione, si passi direttamente al voto.


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Oberto chiede di parlare, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

C'era una pregiudiziale che alle ore 17 si sarebbe sospesa la seduta per riunirci, VIII Commissione e Capigruppo, per risolvere quella questione che entro le ore 18 deve essere approvata.



PRESIDENTE

Consigliere Oberto, penso che nel giro di pochissimi minuti, se non vi sono richieste d'intervento, possiamo varare questa legge.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei chiedere alla Presidenza ed al Consiglio di passare questa legge, per anche di provvedere, vista l'urgenza, alla definizione delle Commissioni: questo vorrà dire spostare di un quarto d'ora l'incontro per i Comprensori, ma non potremo esaurire l'ordine del giorno.
Ormai c'è uno sfilacciamento nell'attività delle Commissioni, propongo quindi di metterle in grado di funzionare. Verso le ore 17,15 - 17,20 dovremmo essere in grado di riunirci per decidere sui Comprensori.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Norme generali sui trasporti - Trasporti su gomma

Esame disegno di legge n. 125 "Contributi per l'ammodernamento ed il potenziamento del parco veicoli dei trasporti pubblici, in connessione con l'intervento finanziario statale (Piano autobus)" (seguito)


PRESIDENTE

Per il momento procediamo con la votazione della legge, poi vedremo per l'ulteriore proseguimento della seduta.
Art. 1 - "Ai sensi dell'art. 17 del decreto legge 13 agosto 1975, n.
377, convertito con modificazioni nella legge 16 ottobre 1975, n. 493, la Regione concede fino al 31 dicembre 1979 e avvalendosi dei fondi stanziati dallo Stato, contributi in capitale alle aziende pubbliche e a partecipazione pubblica e agli Enti locali che effettuino investimenti per l'acquisto di autobus destinati al trasporto pubblico di persone.
I contributi di cui al precedente comma sono stabiliti nella misura del 50% delle spese riconosciute ammissibili per l'acquisto".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - "La Regione concede, per gli anni dal 1976 al 1979, una integrazione dei contributi di cui al precedente articolo, nella misura massima del 25% della spesa riconosciuta ammissibile per l'acquisto".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - Per l'integrazione dei contributi di cui al precedente articolo sono autorizzate le spese di 2.240 milioni per l'anno finanziario 1976 e di 1.120 milioni per ciascuno degli anni finanziari 1977, 1978 e 1979.
All'onere di 2.240 milioni per l'anno finanziario 1976 si provvede mediante una quota di pari ammontare del provento del mutuo di 5.500 milioni autorizzato ai sensi dell'art. 1 della legge regionale 7 maggio 1976 n. 26.
Nello stato di previsione dell'entrata del bilancio per l'anno finanziario 1976 la dotazione del capitolo n. 121, istituito in attuazione della legge regionale di cui al precedente comma, è ridotta da 5.500 milioni a 3.260 milioni, ed è istituito il capitolo n. 119, con la denominazione: 'Provento del mutuo relativo al finanziamento dell'onere per la concessione di contributi alle Aziende pubbliche o a partecipazione pubblica e agli Enti locali, nella misura massima del 25% della spesa riconosciuta ammissibile per l'acquisto di autobus destinati al trasporto pubblico di persone' e con la dotazione di 2.240 milioni.
Nello stato di previsione della spesa dello stesso bilancio lo stanziamento del capitolo n. 1195, istituito ai sensi della legge regionale di cui sopra, è corrispondentemente ridotto da 5.500 milioni a 3.260 milioni ed e istituito il capitolo n. 1194/1, con la denominazione "Contributi alle Aziende pubbliche o a partecipazione pubblica e agli Enti locali nella misura massima del 25% della spesa riconosciuta ammissibile per l'acquisto di autobus destinati al trasporto pubblico di persone" con lo stanziamento di 2.240 milioni. Nello stato di previsione medesimo gli stanziamenti dei capitoli n. 619 e n. 1431 saranno ridotti rispettivamente di 263 milioni e di 29 milioni, e saranno istituiti i capitoli n. 630 e 1434, riguardanti gli interessi e la quota per il rimborso del capitale relativo al mutuo di 2.240 milioni, con il rispettivo stanziamento di 263 milioni e di 29 milioni.
Nei bilanci degli anni finanziari 1977 e successivi, i capitoli n. 619 630, 1431 e 1434 saranno iscritti con stanziamenti pari alle rate di ammortamento ricadenti nei relativi anni.
All'onere di 3.360 milioni per gli anni finanziari 1977, 1978 e 1979 si provvede mediante l'accensione, per ciascuno degli anni medesimi, di un mutuo di 1.120 milioni, ad un tasso non superiore al tredici per cento e per una durata non superiore ad anni 30, da estinguersi mediante semestralità costanti posticipate. La Giunta regionale è autorizzata ad assumere con proprie deliberazioni i mutui predetti.
Nei bilanci per gli anni finanziari 1977, 1978 e 1979 i capitoli n. 119 di entrata e n. 1194/1 di spesa saranno iscritti rispettivamente con la dotazione o con lo stanziamento di 1.120 milioni, e con le denominazioni di cui al terzo e quarto comma del presente articolo; nei bilanci medesimi saranno altresì iscritti appositi capitoli riguardanti gli interessi passivi e le quote per il rimborso del capitale dei mutui di cui al precedente comma, con stanziamenti pari alle rate di ammortamento ricadenti nei relativi anni.
Al maggior onere derivante dall'ammortamento dei mutui, valutato in 150 milioni per l'anno finanziario 1977, in 300 milioni per l'anno finanziario 1978 e in 450 milioni per l'anno finanziario 1979, si provvede utilizzando quote, di pari ammontare, delle maggiori somme derivanti dal riparto, per ciascuno degli anni medesimi, del fondo di cui all'art. 8 della legge 16 maggio 1970, n. 281, modificato dall'art. 1 della legge 10 maggio 1976 n.
356.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 127 della Costituzione e dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Qualcuno desidera intervenire? Si procede pertanto alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 125 è approvato.


Argomento: Statuto - Regolamento - Consiglio, organizzazione e funzioni

Ristrutturazione delle Commissioni permanenti: proposta di modifica al Regolamento


PRESIDENTE

Accantoniamo momentaneamente il punto ottavo dell'o.d.g., per la cui trattazione mi pare sussista qualche difficoltà, e passiamo quindi all'argomento successivo.
Il punto nono dell'o.d.g. reca: "Ristrutturazione delle Commissioni permanenti: proposta di modifica al Regolamento".
Nei confronti di questo punto, desidero fare una brevissima introduzione, data la portata del provvedimento che stiamo per esaminare in Consiglio.
Il principio fondamentale che ha ispirato la ristrutturazione delle Commissioni è stato quello di una riduzione del loro numero per ragioni di maggior funzionalità e speditezza di procedimento, mediante un accoppiamento di materie che tenesse conto della struttura dipartimentale della Giunta. E' stata solo enucleata, per il particolare rilievo, la materia dell'agricoltura, che è parso opportuno fosse affidata ad una Commissione specifica.
La soluzione prescelta dovrebbe facilitare i rapporti Giunta Commissioni. Inoltre, allo scopo di favorire la partecipazione dei Consiglieri ai lavori delle Commissioni, è stata modificata la norma che prevedeva che anche gli Assessori dovessero obbligatoriamente far parte di almeno una Commissione. Infatti gli Assessori già devono spesso partecipare, nella loro veste di Assessori, ai lavori della Commissione competente per materia, il che rende loro pressoché impossibile seguire come Consiglieri i lavori di un'altra Commissione.
Si è anche ritenuto di ovviare ad una incongruenza contenuta nel Regolamento per le Commissioni, che prevedeva che le stesse restassero in carica due anni. Il periodo di trenta mesi, pari a metà legislatura, e corrispondente a quello della durata in carica dell'Ufficio di Presidenza appare più logico, anche se evidentemente non potrà esplicare tale effetto in questa legislatura. Si è altresì stabilito, per colmare un vuoto normativo, che le riunioni congiunte di due Commissioni siano presiedute a tutti gli effetti, e quindi anche per quello delle convocazioni, dal Presidente più anziano per età.
Una delle esigenze evidenziate da tutte le forze politiche in sede di strutturazione delle Commissioni è stata quella di ampliare i poteri dei Vicepresidenti delle Commissioni stesse, sia come ulteriore mezzo delle minoranze di partecipare alla gestione delle Commissioni, sia per ragioni di funzionalità tendenti ad alleviare il carico, invero non lieve, che la conduzione di siffatte conduzioni addosserà al Presidente. Proprio per tali ragioni si prevede che il Presidente debba sentire il Vicepresidente per convocare la Commissione e fissare l'ordine del giorno; che le Commissioni possano operare per Sottocommissioni e gruppi di lavoro presieduti dal Vicepresidente. Si è anche meglio definita l'eventualità, che del resto la nuova ristrutturazione delle Commissioni dovrebbe rendere meno frequente che un progetto di legge debba per affinità di materia essere affidato all'esame di due Commissioni.
Un'altra istanza avanzata à livello politico è stata quella di ampliare le competenze delle Commissioni, pur restando nei limiti del dettato statutario. Le norme contenute nell'art. 6 bis non sembrano contrastare con il dettato statutario, prevedendo l'ipotesi che indagini conoscitive, quali quelle previste nell'art. 19 lettera a) dello Statuto, siano affidate anche a Commissioni permanenti quando l'argomento oggetto dell'indagine rientri nelle competenze di una di queste; stante anche il fatto che le modalità di istituzione delle Commissioni permanenti e di quelle speciali sono le stesse. E' evidente che tali indagini debbono essere finalizzate all'attività delle Commissioni o a quella del Consiglio, e a tal fine è previsto un momento, che si potrebbe definire di verifica, a livello di Ufficio di Presidenza o dello stesso Consiglio.
Nel corso della prima legislatura e nel primo anno della seconda si sono riscontrate alcune difficoltà, di carattere soprattutto procedurale per quanto attiene al parere obbligatorio della Commissione programmazione e bilancio, di cui all'art. 22 lettera c) dello Statuto. Si è pertanto cercato di definire, con l'aggiunta di due nuovi commi all'art. 7, tempi ed effetti di tale parere obbligatorio.
Si è infine ritenuto d'inserire uno specifico obbligo d'informazione da parte della Giunta nei confronti delle Commissioni, e ciò al fine di coordinare l'attività dei vari organismi regionali e di attuare, prima di tutto, all'interno dell'Ente Regione quel principio d'informazione che lo Statuto sancisce all'art. 8.
Potrei infine aggiungere che la filosofia generale che ispira il provvedimento è di permettere a tutti i Gruppi, nella nuova realtà politica del Consiglio regionale determinatasi con la seconda legislatura, di seguire effettivamente i lavori delle Commissioni; anche ai Gruppi formati da pochi Consiglieri o a quelli che hanno numerosi loro componenti impegnati nell'attività di Giunta. Ciò ad evitare quanto succedeva di frequente, anche ora, che al lavoro di Commissione fossero presenti quasi solo membri del Gruppo di maggioranza relativa e del maggior Gruppo dell'opposizione; favorire una più incisiva partecipazione della minoranza all'attività legislativa preparatoria svolta in Commissione; valorizzare il ruolo del Vicepresidente, rendendolo compartecipe della gestione della Commissione; evitare lo svolgersi contemporaneo delle riunioni di più Commissioni.
Mi pare che tutti questi principi siano di grande rilevanza, per cui si configura una specie di riforma della funzionalità del Consiglio, con rilevanti implicazioni politiche, che sottopongo all'attenzione dei Consiglieri e dell'Assemblea.
Chiede di parlare il Consigliere Bontempi, ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Ritengo che proprio per l'importanza dell'argomento, sottolineato dal Presidente del Consiglio, sia opportuno un breve intervento da parte del mio Gruppo politico. Questo problema è comunque arrivato ad un punto di maturazione, è stato talmente sviscerato all'interno di tutte le forze politiche del Consiglio regionale, che penso di potermi esimere dal diffondermi molto su di esso, il che mi consentirà di essere coerente con l'impegno dichiarato dal Presidente di concludere entro una certa ora la seduta per lasciare spazio all'assolvimento di altre incombenze di Consiglio e di certi Gruppi.
Osservo innanzitutto che attraverso questa riduzione e ricomposizione delle Commissioni noi chiudiamo il ciclo apertosi con il primo avvio della Regione, in cui il funzionamento poggiava su strutture più numerose di Commissione. Si tratta, anche se il bilancio non è certo negativo (anzi) di un sistema che ha mostrato nel suo procedere nel corso dei lavori alcuni limiti. Questi , già ricordati dal Presidente, vengono soprattutto dall'esigenza di tutela della presenza dei Gruppi minori. Un sistema organico che contempli un numero più ridotto di Commissioni può permettere una maggior presenza viva delle minoranze. Soprattutto, poi, direi che l'accorpamento delle Commissioni è più rispondente anche al criterio di tenere sulle varie questioni dibattiti non meramente ratificativi o non meramente polemici sugli articoli, ma dibattiti reali, in cui cioè si potenzi, si sviluppi la vera funzione d'indirizzo e di controllo generalizzata che attraverso le Commissioni deve avere il Consiglio nei riguardi dell'Esecutivo, e tutti possano partecipare, almeno come uguaglianza di opportunità.
Con questa riduzione del numero delle Commissioni, naturalmente, non è che si sia fatto tutto: si son poste in essere le condizioni per il raggiungimento di un miglior livello qualitativo del lavoro delle Commissioni; il buon esito dell'innovazione dipenderà poi molto dalla volontà delle forze politiche, dalla loro capacità di cogliere tutte insieme questo momento innovativo, le nuove Commissioni, come stimolo ad un nuovo rapporto tra Consiglio e Giunta.
Sono convinto che, come il collega Bianchi ed altri colleghi hanno più volte richiamato, questo sia uno dei terreni su cui possiamo sperimentare tutti insieme subito la nostra capacità di elevare il livello del confronto anche in qualità.
Questo non ci esime, pero, dal constatare che con questa riduzione questo accorpamento le Commissioni vedranno crescere i loro compiti.
Diventa particolarmente importante, allora, l'esigenza che i Presidenti, in particolare, e i Vicepresidenti, ai quali riteniamo opportuno attribuire una funzione specifica e pregnante - l'amico Bianchi ha approntato in proposito un emendamento correttivo, che siamo disponibili a sottoscrivere tendente a far si che la figura del Vicepresidente abbia funzioni di maggior rilievo - si sentano impegnati a svolgere l'attività di Commissione non a "part-time" ma a tempo pieno, con dedizione continua. Perché, se crediamo in questo nuovo rapporto, se crediamo che nelle Commissioni si possa sviluppare la funzione d'indirizzo e di controllo da parte del Consiglio, in una corretta dialettica dei vari momenti istituzionali, non possiamo prescindere dalla considerazione che queste Commissioni avranno maggior lavoro non solo in senso quantitativo ma anche in senso qualitativo.
Il mio vuol essere, quindi, un invito, di cui verificheremo nei fatti l'accoglimento reale. Come Gruppo politico noi intendiamo fare opera di stimolo e di sollecitazione perché queste condizioni, tempo pieno e dedizione al massimo livello al lavoro delle Commissioni, vengano osservate da parte di tutti.
Aggiungo un'ultima considerazione di ordine politico più generale. La scelta del numero di cinque Commissioni - un numero non tanto perfetto, n per gli antichi, né forse oggi in rapporto alla costituzione dipartimentale della Giunta - ha costituito un compromesso, a mio avviso, tra una visione che strutturalmente forse sarebbe stata più conchiusa, quella di avere quattro Commissioni in corrispondenza dei quattro Dipartimenti, e quella che in questo momento mi sembra non meno importante, di fare in modo che tutte le forze politiche, anche quelle minori, possano partecipare con funzioni di direzione al lavoro delle Commissioni.
In questo caso mi sembra invece sia stata buona cosa cercar di contemperare le due esigenze, di una struttura funzionale e della presenza dei Gruppi politici, anche di quelli minori, secondo una ripartizione che facendo diventare pregnante il ruolo della Vicepresidenza, con sue funzioni di coordinamento e di partecipazione a tutta l'attività delle Commissioni porta a delineare, nel quadro delle dieci fra Presidenze e Vicepresidenze un equilibrio anche fra le forze politiche, maggioranza e minoranza rispondente ai criteri che abbiamo adottato con questa nuova legislatura.
Devo dar atto che su questo problema tutte le forze politiche con cui abbiamo intrattenuto rapporti per arrivare di comune accordo a questa soluzione hanno mostrato piena disponibilità e maturazione.
In sintesi, questa soluzione, che esce da una esigenza di razionalizzazione, di potenziamento dell'attività del Consiglio, ma esce anche da un'esigenza di dare presenza adeguata, a livello dirigente, a tutte le forze politiche, anche a quelle minori, crediamo sia soluzione buona, in ogni caso; buona come soluzione, ma buona come punto di partenza.
Vedremo poi sul piano del funzionamento, quindi, di questa dialettica tra i vari momenti istituzionali, quanto, partendo di qui, potremo fare.
Il lavoro da compiere è molto e assai importante. Ci attendono alcune scadenze non indifferenti sul piano legislativo, ma ci attende anche secondo me, tutta un'attività di indirizzo più generale, come Consiglio che può passare anche attraverso il nuovo modo di essere delle Commissioni che esprima compiutamente le esigenze che sono state manifestate più volte anche dai banchi della minoranza: rapporto corretto esecutivo- istituzione consiliare, tenendo presente che al Consiglio - non mi stancherò mai di ripeterlo - la funzione d'indirizzo, di controllo e di rappresentatività esterna appartiene in prima persona, prima ancora che all'esecutivo.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

La strada per giungere a queste conclusioni è stata relativamente lunga. Noi abbiamo avuto dapprima perplessità circa l'eccessiva riduzione delle Commissioni, che avrebbe forse comportato un sovraccarico di lavoro e difficoltà tecniche. Le abbiamo superate nella considerazione che fosse giusto far corrispondere alla struttura della Giunta, dell'esecutivo, anche una struttura delle Commissioni, in modo che vi fossero discorsi omogenei e non deviazioni d'indirizzo in ordine ai rapporti tra Consiglio ed esecutivo. Avevamo acceduto, infine, alla proposta di massima razionalizzazione con la costituzione di quattro Commissioni. Eravamo convinti che anche per l'agricoltura, che pur ha un carattere cosi particolare e preminente, fosse opportuno un inserimento negli altri settori di attività economica, affinché si svolgessero nelle due direzioni anche qui, i flussi e di informazione e di impostazione socio-economica e culturale. Alla fine, per ragioni pratiche, si è derogato a questo principio, e noi, seppur avanzando alcune riserve, abbiamo accettato di tenere l'agricoltura separata, in una quinta Commissione, ben consapevoli che dal punto di vista quantitativo del lavoro da assegnare alla Commissione economica in generale e alla Commissione agricoltura ciò dava maggiori garanzie di funzionalità.
Siamo, evidentemente, molto interessati al lavoro delle Commissioni perché si tratta della sede nella quale chi è all'opposizione ha più spazio per discutere, verificare, controllare le proposte e le iniziative della Giunta, che strutturalmente finisce con l'essere la depositaria quasi esclusiva, dell'iniziativa legislativa, perché ha anche gli strumenti di rilevazione tempestivi e di proposta ed è quindi sulla proposta dell'esecutivo che ci si misura.
Accogliendo questa soluzione, e introducendo il principio del Vicepresidente corresponsabile, non si è attenuato o insidiato il primato del Presidente nella direzione, nel coordinamento e funzionamento delle Commissioni. Con l'attribuzione iniziale, nelle sedute d'impostazione del lavoro di ogni singola Commissione, delle funzioni specifiche, oltre che di quelle generali di partecipazione alla direzione delle Commissioni stesse con la presenza dei gruppi di studio, abbiamo introdotto un istituto che serve a dare spazio alla funzione di presenza e di controllo, in termini corretti, non antipatici, da parte dei Gruppi politici di opposizione. Si risponde così anche al fatto che con quattro o cinque Commissioni, come si arriva ad avere ora, la somma di impegni che saranno caricati sulle Commissioni saranno tali per cui esse dovranno organizzare il proprio lavoro in termini più agili e meno plenari di quanto avvenuto in passato con la suddivisione in gruppi maggiori.
Un'ultima osservazione, prima di leggere la piccola proposta d'integrazione, più che emendamento, all'art. 5, riguarda l'utilizzazione del qualificato personale che assiste il lavoro delle Commissioni, che è strumento essenziale della efficacia del lavoro che le stesse compiono.
Penso si possa definire un primo tipo di ufficio, chiamiamolo così legislativo, dal punto di vista tecnico più che di iniziativa, costituito dai funzionari che assistono le singole Commissioni, prevedendo per questi un lavoro anche collegiale di affinamento, tale da portare ad acquisire una metodologia, un linguaggio, una comune impostazione che consenta di dare dei contributi per migliorare la qualità del lavoro legislativo che le Commissioni andranno svolgendo.
E' ovvio che,attraverso questo rilancio che il lavoro nelle Commissioni riceve con la risoluzione che sta per essere votata, l'impegno del Gruppo della D.C. è quello di contribuire a farle funzionare nel modo più efficiente nell'esercizio dei compiti politici che ad ogni parte, peraltro compete.
Leggo l'emendamento che propongo, per il quale già sono state preannunciate le adesioni di alcuni Gruppi, o meglio, leggo il testo dell'intero articolo come risulterebbe integrato secondo la mia proposta: "Le Commissioni possono suddividersi in Sottocommissioni o Gruppi di lavoro per lo studio di determinati settori di competenza o di singoli problemi. E' però riservata la definitiva deliberazione alla Commissione plenaria.
Il Vicepresidente ha funzioni permanenti di partecipazione alla responsabilità di direzione e coordinamento del lavoro delle Commissioni.
La Presidenza delle Sottocommissioni o dei Gruppi di lavoro può essere affidata al Vicepresidente".



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di intervenire? Prima di passare all'adempimento formale, vorrei sottoporvi un quesito per tentare di risolverlo insieme.
In effetti, con la decisione che stiamo per assumere, noi violiamo l'art. 23 dello Statuto, secondo il quale le modifiche al Regolamento vanno apportate su proposta della Commissione per il Regolamento, che in realtà non è stata convocata a tale scopo. Ma la questione può essere superata se c'è la volontà politica generale del Consiglio, e su questo mi pare che non possano sussistere dubbi, dopo che questa vicenda ha avuto un iter di lavoro così lungo, che ha coinvolto ampiamente i Gruppi. Ho preferito comunque far presente l'anomalia, perché qualora qualche Consigliere, ora non in aula, volesse poi sollevare qualche eccezione, si abbia tutti consapevolezza del fatto che stiamo compiendo un atto di volontà politica che, in fondo, supera la norma prevista dall'art. 23.
Vi sono osservazioni? Allora, possiamo passare alla votazione, prima di tutto, dell'emendamento proposto dal Consigliere Bianchi: "All'art. 5, dopo il primo comma, inserire nel testo: 'Il Vicepresidente ha funzioni permanenti di partecipazione alla responsabilità di direzione e coordinamento del lavoro delle Commissioni' ".
Chi è d'accordo su questo emendamento alzi la mano.
L'emendamento è approvato.
Possiamo ora procedere all'approvazione della seguente proposta di deliberazione: "Il Consiglio regionale del Piemonte, viste le proposte di modifica del secondo stralcio di norme di Regolamento in relazione alla ristrutturazione delle Commissioni delibera 1) di approvare tali proposte, che fanno parte integrante della presente deliberazione 2) di dare mandato all'Ufficio di Presidenza di provvedere a regolamentare la fase di trapasso dei poteri delle Commissioni al fine di favorirne la migliore funzionalità", perché ci sarà comunque una fase di trapasso, che va in qualche modo gestita, fino al momento in cui insediamo le nuove Commissioni, i nuovi Presidente ed i nuovi Vicepresidenti.
Qualcuno chiede di parlare? Il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Vorrei proporre un emendamento puramente formale. All'art. 2 è scritto: "Ciascun Consigliere, ad eccezione del Presidente e dei componenti della Giunta regionale, dev'essere assegnato ad almeno una Commissione e non può far parte di più di due Commissioni".
Direi di modificarlo come segue: "Ciascun Consigliere, ad eccezione del Presidente della Giunta, degli Assessori regionali e del Presidente del Consiglio regionale, è assegnato ad almeno una e a non più di due Commissioni".
I componenti della Giunta regionale si chiamano più propriamente Assessori e l'espressione "dev'essere assegnato ad almeno una Commissione e non può far parte di più di due Commissioni" mi sembra scritta in un italiano assai discutibile.



PRESIDENTE

D'accordo. Pongo in votazione, attraverso la deliberazione che ho prima letto, le modifiche proposte, con le correzioni formali suggerite dal Consigliere Calsolaro e con l'emendamento approvato del Consigliere Bianchi.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Comprensori

Sul programma dei lavori della prossima seduta consiliare, con particolare riferimento all'elezione degli organi comprensoriali e alle determinazioni conseguenti


PRESIDENTE

Dobbiamo ora prendere collettivamente una decisione, risparmiandoci una riunione di Capigruppo.
Ho sentito ventilare la possibilità, prospettata anche dal Capogruppo del Partito comunista, di tenere una seduta del Consiglio regionale martedì mattina, per lo svolgimento dei punti che eventualmente si ritenessero opportuni, ma, in ogni caso, del punto concernente la regolamentazione delle elezioni nei comprensori, secondo la complessa materia problematica e le proposte che sono state avanzate. Questo permetterebbe alla Commissione VIII ed ai Capigruppo di riunirsi con una certa comodità per affrontare la materia e venire in aula con un testo definitivo, fra l'altro (perché le modifiche devono essere apportate mettendo nero su bianco, non solo con manifestazioni di volontà, secondo quanto oggi pomeriggio ci ha ricordato il Consigliere Oberto).
Potremmo dunque convocare il Consiglio per martedì mattina eventualmente alle 10 anziché alle 9,30 come di consueto? Vi sono obiezioni? La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Devo fin d'ora avvertire che martedì non mi sarà possibile partecipare alla riunione, anche se la cosa non ha di per sé grandissima importanza.
Vorrei però che rimanesse ben fissato a verbale il mio punto di vista che già avevo dichiarato questa mattina: a mio avviso nessuna Commissione è praticamente in grado di esprimere dei pareri su giudizi di competenza della Giunta. Quando nel Regolamento si parla di "altri affari" non credo proprio che si voglia fare riferimento ad un parere espresso dalla Giunta la quale chiede all'VIII Commissione, o, in altra occasione, alla V, di esprimere il proprio parere sul suo parere. Le Commissioni sono fatte per esaminare progetti, disegni di legge, modifiche, riforme, leggi che sono state rinviate, ma non per dare il proprio parere su di un documento che resta comunque, positivo o negativo che sia il parere della Commissione, un documento della Giunta, con la responsabilità della Giunta.



PRESIDENTE

Certo, Consigliere Oberto. Tuttavia, nulla osta a che in sede di Commissione VIII ci possa essere un confronto di opinioni fra Capigruppo e Commissione VIII alla presenza della Giunta, confronto che può portare poi eventualmente alla formalizzazione di questo parere unitario da parte della Giunta, che poi arriverà in Consiglio dove sarà approvato. E' una via che si può seguire, altre potranno essere esaminate dalla Commissione VIII quando verrà convocata con i Capigruppo.
Possiamo dunque procedere in questo modo? Ritrovarci martedì mattina alle ore 10? Può darsi rimanga spazio per trattare anche qualche altro punto, del che sarete informati tempestivamente.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,40)



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