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Dettaglio seduta n.71 del 28/09/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I Consiglieri hanno certamente ricevuto l'ordine del giorno, che reca: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Interrogazioni ed interpellanze 3) Comunicazioni del Presidente 4) Informazioni della Giunta regionale sull'incontro con le Organizzazioni sindacali sul problema dell'occupazione giovanile, in preparazione per sabato 2 ottobre 5) Esame dei problemi della riforma RAI- TV 6) Relazione sull'attività del Comitato regionale di coordinamento dei soccorsi ai terremotati del Friuli 7) Esame disegno di legge n. 101: "Delimitazione della zona montana omogenea n. 43 Alta Valle dell'Elvo: inserimento del Comune di Magnano" 8) Esame disegno di legge n. 111: "Modificazioni alla legge regionale 6 maggio 1974 n. 13 e rifinanziamento di alcuni interventi" 9) Esame deliberazione Giunta regionale: "Programma di interventi entro il quinquennio 1976-1980 per la prevenzione, diagnosi e cura dell'uremia cronica in Piemonte" 10) Esame deliberazione Giunta regionale: "Costituzione del Comitato regionale per la prevenzione dell'alcoolismo e delle tossicodipendenze Legge 22/12/1975 n. 685" 11) Esame deliberazione del Consiglio della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca in merito alla modificazione art. 1 dello Statuto.
Alcuni Assessori e il Presidente della Giunta arriveranno con un certo ritardo,perché si sono recati a presenziare all'inaugurazione del Salone della Montagna. Questo non impedisce tuttavia che il Consiglio inizi lo svolgimento dei suoi lavori.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Se non ci sono obiezioni, diamo per avvenuta l'approvazione dei verbali delle precedenti sedute. Benissimo; cominciamo i nostri lavori.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Marchini ed interrogazione del Consigliere Oberto sulle "Iniziative che la Giunta intende assumere in relazione al problema della viabilità in Valle di Susa"


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze. In relazione alle presenze in aula passiamo ad esaminare le interrogazioni del Consigliere Marchini e del Consigliere Oberto, entrambe concernenti la viabilità della Valle di Susa".
Risponde l'Assessore Bajardi, che immagino abbia preparato una risposta complessiva. Credo che non vi sia nessuna obiezione ad un'unica risposta da parte della Giunta, data l'analogia degli argomenti proposti. La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità

I Consiglieri Marchini ed Oberto, con distinte interrogazioni, hanno chiesto di conoscere quali iniziative intenda assumere la Giunta regionale in ordine al problema della viabilità in Valle di Susa.
La risposta che mi accingo a fornire ritengo possa soddisfare ambedue gli interroganti, o, quanto meno, far conoscere loro l'atteggiamento della Giunta relativamente alla questione.
Premetto che alcuni recenti incidenti avvenuti sulla Statale 25, nel tratto Susa-Oulx, hanno messo in evidenza alcuni aspetti, peraltro ben noti, sulla pericolosità del transito veicolare sulla strada citata.
Detti aspetti pongono all'attenzione della Giunta l'esigenza di procedere con rapidità, ma pur sempre all'interno del piano regionale dei trasporti e delle comunicazioni, in correlazione con il piano nazionale per il quale c'è un impegno per fine anno relativamente alle prime proposte indicative, all'approfondimento del problema nei suoi termini più generali e che sono stati elencati nel testo che è stato consegnato agli interroganti e che non ho letto per rimanere nell'ambito dei quattro minuti fissati per la risposta -, coordinata l'attività delle Organizzazioni sindacali, delle Ferrovie dello Stato, dell'Anas, della Provincia, dei Comuni e delle Comunità montane a mezzo di consultazioni e con la promozione di sedi tecniche.
Gli indirizzi che la Giunta intende seguire nella conclusione dello studio non potranno prescindere dall'intendimento di: valutare con adeguati studi il complesso degli effetti che un'opera infrastrutturale di tale portata sul piano nazionale, regionale e della valle, induce ai vari livelli del sistema, tenendo conto delle risorse ambientali, delle attività agricole produttive, dei valori culturali, delle relazioni di dipendenza ed emarginazione con le aree forti, delle risorse del turismo, dei problemi di carattere ecologico, sociale ed economico che esso induce alle popolazioni e sul territorio individuare gli elementi strutturali atti ad avviare una pianificazione territoriale ed urbanistica della valle su basi di consenso democratico avviare una politica dei trasporti e delle comunicazioni con caratteristiche di dinamicità atte a: 1) incrementare in sede regionale la potenzialità ed efficienza dei trasporti ferroviari delle persone e delle merci, ed in quest'ultimo caso con particolare riguardo alle lunghe distanze ed ai luoghi di movimentazione, di interscambio modale e di smistamento 2) adeguare, con interventi risolutivi sul sistema viario esistente ed anche con varianti sostanziali, la capacità delle strade statali 24, 25 e 335 all'incremento del traffico che verrà a realizzarsi con l'apertura del traforo (va tenuto presente, in linea di massima, che la capacità del traforo è di 900 veicoli all'ora per ogni senso di marcia e tale volume pu porre problemi reali di circolazione e di livello di servizio solo nei tratti più accidentati del tracciato e negli attraversamenti urbani) 3) considerare che l'ulteriore incremento dei traffici merci internazionali su gomma, dal 1980 in poi, può essere risolto con il futuro aumento di potenzialità della linea ferroviaria e con la realizzazione di strutture integrate ferro/gomma, di smistamento di stoccaggio e svincolo doganale lungo la valle e con il potenziamento ed il prolungamento dei servizi navetta fino a tale struttura (va al riguardo osservato, in ogni modo, che dal 1975 i transiti internazionali si mantengono ad una quota sensibilmente inferiore alle previsioni formulate con il modello gravitazionale utilizzato dalla SITAF negli studi preliminari per il traforo: infatti dai dati ANAS risulta al 1975 un transito complessivo ai valichi di circa 900 mila veicoli l'anno, contro una previsione SITAF al 1975 di circa 1.450.000 all'anno) 4) integrare lo studio da avviare con le risultanze delle indagini che l'Assessorato all'Ecologia sta conducendo sul dissesto idro-geologico sul bacino della Dora Riparia, i cui primi risultati sono previsti per la fine dell'anno in corso.
Ciò detto, la Giunta annuncia formalmente la prossima costituzione di una Commissione Regione,Provincia, Comuni e Comunità montane, impegnandosi a procedere secondo le indicazioni sopra espresse.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Ringrazio l'Assessore, soprattutto per la risposta dettagliata che ci ha fatto pervenire a domicilio.
In merito a questa risposta ci sarebbero da dire molte cose, alcune anche curiose, di colore. Rilevo, per esempio, che "il Moncenisio è un valico di più difficile apertura invernale rispetto al Monginevro"; in verità, il Moncenisio d'inverno non mi pare sia stato più aperto dal lontano 1700, quando i miei avi portavano le signorine inglesi a spalle (così si legge in testi storici).
Tralasciando, comunque, questi ed altri preziosismi, di cui potremo discutere in altra sede, mi pare che in termini politici, e soprattutto per quello che può interessare immediatamente questo consesso, si debba chiedere all' Assessore e alla Giunta di specificare nelle conclusioni laddove si dichiara l'impegno a costituire una Commissione Regione Provincia, Comuni e Comunità montane (non c'è menzione del Comprensorio e di altre piacevolezze di questo genere), che per Regione si intende il Consiglio regionale. "Regione" è espressione geografica o giuridica. Noi vogliamo sapere: a questa Commissione chi si vuol far partecipare, la Giunta o il Consiglio?



PRESIDENTE

Chiede di parlare il presentatore della seconda interrogazione Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Ho preso atto della risposta data per iscritto, tempestivamente dall'Assessore, che egli ha oggi riassunto. Vi si rilevano alcune imprecisioni, non addebitabili certamente al collega Bajardi ma a coloro che gliene hanno fornito gli elementi. Per esempio, là ove si dice che la previsione di transito per il 1975 era di 1.450.000 veicoli, mentre l'ANAS dice che oggi è stata di circa 900.000. Chi ha elaborato questo dato non ha evidentemente tenuto conto di quel che è successo dal momento in cui la SITAF ha fatto le previsioni ad oggi: il calo si è verificato per ragioni assolutamente estranee alla sostanza e alla bontà dell'iniziativa di questo traforo del Frejus: sono state le circostanze mondiali, europee, italiane francesi in modo particolare, a far realizzare un traffico relativamente inferiore a quello che era stato valutato in precedenza. Mi limito a questo accenno, ma se ne potrebbero fare altri.
Certo, signor Presidente, queste sono interrogazioni per le quali i quattro minuti concessi all'Assessore e i due agli interroganti sono assolutamente insufficienti: servono soltanto perché eventualmente la stampa raccolga la notizia e se ne faccia nuovamente eco, dopo aver parlato nei giorni scorsi dell'avanzamento dello scavo nel cuore del Frejus informando che è giunto al km. 2 da parte italiana, che avanza altresì dalla parte francese, che sarà pronto nel 1979, che fortunatamente i lavori procedono senza che vi siano stati, fino a questo momento almeno incidenti.
Vi sono però anche organi di stampa che - ecco la ragione della mia interrogazione e di quella del collega Marchini - parlano sui problemi di questa gravità a vanvera, scrivendo le cose più impensate e più sciocche.
Un quotidiano di domenica riferiva che "a Bardonecchia e a Modane si sono incontrati i rappresentanti delle Sezioni del PCI e del PCF per dichiarare che il tunnel - non le strade d'accesso, proprio il tunnel, che è ormai entrato in una legge di carattere internazionale - non s'ha più da fare".
Ma insomma, come viviamo, come siamo orientati? A fronte di dichiarazioni molto oneste, molto obiettive, con la proposta di uno studio di perfezionamento, deduciamo tutt'altro comportamento dalla lettura dei giornali - sui quali, d'altronde, siamo ormai soliti leggere notizie anticipate rispetto a quelle che ci fornisce la Presidenza del Consiglio o la Presidenza della Giunta, e veniamo posti in una situazione veramente imbarazzante. Chi domanda: ma che cosa succede? si farà o no questo traforo del Frejus? si sente rispondere: mah, il PCI non lo vuol fare, e non soltanto il PCI. Credo non sarà sfuggita questa notizia, scritta peraltro in un carattere particolarmente evidenziante la inconsistenza di quanto contenuto. Così però si creano delle turbative. Nella mia interrogazione facevo precisamente riferimento a queste distorsioni di notizie che creano delle situazioni di imbarazzo.
Non ho rilevato dalla risposta - ma il presupposto evidentemente c'è che la Giunta dia una grossa importanza a questo problema, che è problema oltre che italiano, europeo e mondiale. Traggo da una rivista calabrese sottolineo, non piemontese - mi permetterò poi di far giungere all'Assessore il testo conclusivo di una conferenza tenutasi nel 1972, in occasione del centenario del traforo del Frejus - la definizione del traforo del Frejus come "porta d'Europa aperta sul Mediterraneo" e da una pubblicazione del 1966 del Centro lombardo di studi e iniziative per lo sviluppo economico, che fa capo all'Unione regionale delle Camere di Commercio per la Lombardia, la dichiarazione che "il traforo stradale del Frejus sarebbe di notevole importanza anche per la Lombardia, in quanto aprirebbe un itinerario fra i più promettenti per noi". Questo a prescindere dallo sviluppo considerevole, che tutti quanti conosciamo, del traffico nella zona, che è stato quello che ha legittimato l'iniziativa e che ha soprattutto favorito il larghissimo finanziamento da parte di società ed istituti bancari italiani ed europei.
Io mi auguro che la Commissione proposta sia presto costituita e mi auguro soprattutto che questo discorso trovi la possibilità di un' ampia discussione e di una precisazione e di una presa di coscienza da parte di tutto il Consiglio regionale, se fosse possibile unanime, nel momento in cui discuteremo il Piano di sviluppo della Regione Piemonte, perch certamente questo è un elemento che in quel Piano deve trovare collocazione e soluzione.



PRESIDENTE

Vi sono più modi di concludere questa discussione. E' stata avanzata la proposta da parte del Consigliere Oberto che il tema sia ripreso con tutta l'ampiezza che merita, e da parte del Consigliere Marchini la richiesta che la Giunta operi in un certo modo. Non ho alcuna obiezione a che nella Conferenza dei Capigruppo si valuti l'opportunità di iscrivere questo tema all'ordine del giorno con la rilevanza che merita, anche per il fatto che è in preparazione una iniziativa internazionale, che potrebbe puntualizzare l'intera questione, e una delegazione del Consiglio regionale potrebbe recarsi in Francia e parteciparvi. Ci sono dunque tutte le condizioni per approfondire il discorso nelle sedi che riterremo più idonee.
Riterrei quindi opportuno seguire questa prassi, anziché dare la parola, per una immediata risposta, alla Giunta, ciò in deroga parziale al Regolamento che prevede la risposta dell'Assessore e la dichiarazione di soddisfazione o meno degli interroganti. Proporrò io stesso il problema all'attenzione dei Capigruppo.


Argomento: Variazioni di bilancio

Interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Alberton, Petrini, Martini Vietti e Bianchi: "Osservazioni del Governo su alcune leggi e relativo programma di assicurazione del Presidente della Giunta e tempi di variazione del bilancio di previsione"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Alberton Petrini, Martini, Vietti e Bianchi: "Osservazioni del Governo su alcune leggi e relativo programma di assicurazione del Presidente della Giunta e tempi di variazione del bilancio di previsione".
Ha facoltà di parlare l'Assessore Simonelli, cui compete rispondere.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio

Con questa interrogazione i Colleghi del Gruppo democristiano chiedono di conoscere, citando prima esattamente le lettere con le quali il Governo nell'approvare alcune leggi regionali, ha fatto riferimento ad una assicurazione fornita dal Presidente della Regione con fono 349 in data 26 agosto, di "apportare entro il più breve tempo possibile la variazione al bilancio regionale per l'assestamento del medesimo e conseguente assestamento delle osservazioni evidenziate dal Governo", se questa assicurazione della Giunta era stata richiesta come condizione dal Governo e, in secondo luogo, quando la Giunta presenterà il disegno di legge di variazione del bilancio.
Mi rifaccio molto sinteticamente alla questione di merito che sta dietro questo problema, e cioè al dibattito che in sede di approvazione del bilancio preventivo per il '76 vide una certa polemica sulla congruità delle appostazioni di bilancio per quanto concerneva le entrate.
I Consiglieri ricorderanno che in quel momento non erano stati ancora definiti i livelli in particolare del fondo comune e del fondo per il Piano regionale di sviluppo, che erano i due punti in contestazione, e che era ancora all'esame del Parlamento una legge, la legge che poi fu approvata per l'integrazione per il '75 e '76 di entrambi questi fondi. Le appostazioni di bilancio furono allora necessariamente disancorate dalla certezza di previsione sull'ammontare delle entrate. Si aprì, i Consiglieri ricorderanno, una polemica: si disse che c'erano trenta miliardi di appostazione di bilancio in più di quelli ragionevolmente prevedibili. Il Governo, nell' approvare il bilancio di previsione per il '76, fece rilevare che, essendo nel frattempo stata approvata la legge 355, che stabiliva il plafond tanto del fondo ex articolo 8 quanto del fondo ex articolo 9, vi era una previsione di bilancio eccessiva per quanto riguarda il fondo ex art. 8 di circa 11 miliardi, mentre dovevano essere contenute anche le previsioni relative al cap. 15 dell'entrata, dove erano stanziati 7 miliardi e 800 milioni come copertura dei fondi anticipati dalla Regione per i dipendenti delle autolinee, a fronte dei quali c'era una cifra complessiva, da distribuire fra tutte le Regioni, di 18 miliardi.
Il Governo, in sostanza, faceva questi due rilievi: mancano 11 miliardi sul fondo ex art. 8, e anzi, siccome mancheranno anche quelli del '75 occorre calcolare che in realtà i miliardi in meno saranno 16. Questo problema è stato risolto, perché abbiamo votato, nell'ultima seduta del Consiglio, una legge con la quale, facendo slittare l'anno per gli oneri di impegno conseguenti alle vecchie spese decise, abbiamo recuperato 15 miliardi, e quindi il bilancio '75 non è in discussione. Restano invece le carenze per il 1976, che siamo in grado, a questo punto, di identificare non ancora compiutamente, perché i 18 miliardi di rimborso dei fondi per i dipendenti delle autolinee in concessione non sono stati ancora ripartiti a tutt'oggi, e quindi una delle incognite non è ancora stata individuata, ma in misura approssimativa: noi siamo in grado di calcolare oggi esattamente che per quanto riguarda il fondo comune di competenza '76 abbiamo, rispetto alle previsioni di bilancio, una minore entrata di 16 miliardi e 160 milioni, con una maggiore entrata, però, per la integrazione '75, che dev'essere applicata al bilancio '76, di 5 miliardi e 350 milioni. Quindi ci troviamo ad avere, complessivamente, sul fondo ex art. 8 circa 10 miliardi e mezzo di meno. Per il Fondo regionale di sviluppo, invece abbiamo una previsione di 1 miliardo 184 milioni in meno sul '76, per abbiamo un fondo di 2 miliardi 441 milioni di integrazione '75. Poi abbiamo questi 7 miliardi 800 milioni che a questo punto la Giunta e dell'idea di togliere dalle entrate, salvo poi avere come residui attivi la quota che ci arriverà quando i 18 miliardi complessivi saranno stanziati.
Complessivamente, quindi, la manovra dell'entrata interessa una riduzione rispetto alle entrate previste di 25 miliardi e 144 milioni e un aumento rispetto alle entrate previste di 7 miliardi e 791 milioni. Quindi in totale, le minori entrate, sempre non tenendo conto di ciò che arriverà per i dipendenti delle autolinee, sono di 17 miliardi e 353 milioni.
Nell'operazione di variazione di bilancio queste minori entrate possono essere compensate da minori spese, in particolare per la mancata accensione di mutui a fronte dei quali era previsto in bilancio uno stanziamento complessivo di 13 miliardi e 283 milioni per le quote interessi e di 1 miliardo 335 milioni per il rimborso del capitale. Quindi, si ha, solo a questo titolo, e cioè per i mutui non contratti, una minor spesa di 14 miliardi e mezzo.
Quindi, riepilogando, minori entrate per 17 miliardi e 300 milioni minori spese, a titolo di oneri di mutui soltanto, per 14 miliardi e 600 milioni circa. Totale, circa 2 miliardi e 700 milioni ancora di minori spese, da reperire attraverso altre economie sui capitoli del bilancio.
Questa operazione, di variazione di bilancio, di riassestamento, come dice il Governo, è dunque praticamente in porto, e, come ho annunciato nella precedente seduta del Consiglio, la Giunta la presenterà entro la metà del prossimo mese di ottobre al Consiglio, tra il 15 e il 20 ottobre in concomitanza, tra l'altro, con quella discussione preliminare sul bilancio '77 che abbiamo concordato di tenere in seno alla I Commissione.
Questa è, quindi, la situazione di fatto. Rispetto al quesito che viene posto debbo dire che non c'è stata una formale richiesta del Governo al Presidente come condizione indispensabile. Però è stato fatto presente, in colloqui avuti dal Presidente, che in definitiva la formula usata dal Governo nell'approvare il bilancio, con l'invito alla Regione di approvare la variazione nel più breve tempo possibile richiedeva comunque, da parte nostra, un impegno ad adempiere queste variazioni, per le quali, ripeto non era fissata alcuna data.
Nel suo fono di risposta il Presidente ha assicurato che era intenzione della Giunta pro cedere alla emanazione di questa legge di variazione nel più breve tempo possibile, usando, cioè, la stessa formula contenuta nel testo che ci ha trasmesso il Commissario di Governo. Su questa base sono stata approvate le leggi che erano in discussione.
Si è trattato, quindi, non di una condizione posta formalmente, ma semplicemente di un adempimento con il quale la Giunta ha ricalcato la formula usata dal Governo.
In conclusione, la Giunta ha ritenuto che questa operazione di variazione di bilancio fosse da fare nel più breve tempo possibile, per avendo l'occhio all'intera situazione del bilancio, cioè avendo l'occhio da un lato alle minori entrate ma dall'altro anche alle minori spese, che oggi siamo in grado di definire con sufficiente tranquillità, nel senso che una operazione fatta a caldo, nel mezzo dell'estate, probabilmente ci avrebbe obbligati a ridurre delle spese che viceversa è, o è stato opportuno, fare mentre non avremmo potuto probabilmente verificare con sicurezza per esempio questo problema dei mutui, che ci consente con tutta tranquillità di togliere delle spese che comunque non sarebbe possibile fare. Quindi non c'è alcuna conseguenza negativa per le possibilità di spesa a breve della Regione, non c'è una riduzione drastica di impegni cui si sarebbe potuto adempiere, ma semplicemente la presa d'atto che l'assunzione dei mutui non può andare avanti in tempi brevi e quindi praticamente non c'è alcuna limitazione alla capacità di spesa della Regione.
D'altra parte, il rilievo fatto dal Governo, e ribadito anche nei colloqui avuti con il Presidente, riconfermato anche nel contesto delle trasmissioni di pareri sull'approvazione delle leggi, è che la Regione anche prima di questa legge di variazione di bilancio, ponga cura a non approvare impegni di spesa che vadano al di là delle previsioni di entrata presumibilmente esatte. Cioè, il fatto della variazione di bilancio è sì l'adempimento richiesto, ma ciò che conta, al di là del fatto formale, è che, nella sostanza, non si assumano sulle leggi di spesa approvate coperture che possibili non sono, e quindi non si vada al di là delle nostre effettive disponibilità. E questo é, per la verità, sempre avvenuto nel senso che proprio questa non assunzione di mutui copre, di fatto, quasi per intero le minori entrate. In effetti, tutte le leggi di spesa approvate dal Consiglio hanno completa copertura. E da questo punto di vista non si creano problemi nel bilancio '76. Beninteso, altro, diverso e più impegnativo discorso vale per i bilanci successivi. E questa è una condizione che deve tener presente il Consiglio regionale in questa tornata di lavori che vanno da questo momento alla fine dell'esercizio, una tornata di lavori in cui l'attività di spesa, le leggi di spesa devono essere rigorosamente contenute e controllate, per impedire che prima dell'approvazione del bilancio pluriennale e dell'impostazione del bilancio '77, che abbiamo deciso di impostare insieme in I Commissione, ci siano alterazioni degli equilibri relativi al prossimo esercizio, che davvero ci creerebbero grosse difficoltà.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'interrogante, Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Governo nei confronti della Regione Piemonte in materia finanziaria ha usato almeno due volte una larga comprensione. L'ha usata una prima volta quando, in limite, essendosi ormai bruciati i tempi anche dell'esercizio provvisorio, ha approvato, sotto una specifica condizione, il bilancio, e una seconda volta nel mese di luglio allorquando, di fronte a notizie che tre leggi della Regione non sarebbero state approvate, i rappresentanti della Giunta si sono precipitati a Roma e, con fonogramma di un giorno antecedente alla decisione sulle leggi hanno dato assicurazione che il bilancio sarebbe stato modificato.
Di fronte a questa comprensione del Governo come si è comportato il Governo regionale? Si è comportato una prima volta ignorando, praticamente e la condizione che il Governo aveva posto all'approvazione del bilancio, e una nostra specifica interrogazione, ed una seconda volta, di nuovo pressato da una nostra interrogazione, viene oggi a dire che sta predisponendo questa variazione di bilancio, ad oltre un mese dal fonogramma di impegno di variazione di bilancio.
Questo che cosa sta a significare? Che siamo alla fine dell'anno e sotto un profilo economico finanziario non abbiamo dinanzi ai nostri occhi come documento contabile il vero bilancio della Regione: noi stiamo andando avanti con un bilancio che ha delle poste inesatte.
L'Assessore oggi ci dice: abbiamo conosciuto queste cifre successivamente all'approvazione del bilancio. Questo è vero sotto il profilo dell'ufficialità, ma è altrettanto vero, e basta prendere gli atti consiliari per rendersene conto, che noi avevamo dichiarato - e non era neanche una grossa scoperta, perché facevamo riferimento al famoso disegno di legge Morlino e ai testi che circolavano - con esattezza l'ammontare del fondo comune, avevamo indicato esattamente qual era la somma a disposizione in sede nazionale per il rimborso alle Regioni in materia di autolinee.
Oggi, quindi, non si può dire che si è attesa l'ufficialità: i, dati erano già noti allora, solo che in quel momento si è voluto ingigantire il bilancio. Si dice ora: lo facciamo pareggiare rinunciando a certe spese. In sostanza, avremo un bilancio ben diverso da quello che era stato presentato. E' quindi giustificata una insoddisfazione viva del nostro Gruppo per il modo con cui si procede in materia economico finanziaria, e vogliamo attendere la Giunta a questo banco di prova, a questo confronto che ancor oggi è stato ripetuto che si vuol avere in I Commissione e che ci auguriamo avvenga al più presto possibile. Noi attendiamo la Giunta a questo banco di prova, al banco di prova della realtà, del riferimento a dati precisi, non solamente ad indicazioni che al momento effettivo mostrano di non avere reale corrispondenza. Questo è quanto sta avvenendo per il bilancio del 1976.



PRESIDENTE

Le interrogazioni sono state tutte svolte tranne una cui compete rispondere al Presidente della Giunta, che ritengo si possa trattare non appena egli arriverà in aula, se gli interroganti desiderano che sia discussa nella mattinata.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Occupazione giovanile - Apprendistato

Informazione della Giunta regionale sull'incontro con le Organizzazioni sindacali sul problema dell'occupazione giovanile, in preparazione per sabato 2 ottobre


PRESIDENTE

Il punto quarto dell'ordine del giorno reca: "Informazione della Giunta regionale sull'incontro con le Organizzazioni sindacali sul problema dell'occupazione giovanile, in preparazione per sabato 2 ottobre".
Il compito di informare e introdurre la discussione spetta all'Assessore Alasia, che ha facoltà di parlare.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

L'iniziativa che proponiamo sui problemi della occupazione giovanile riveste, a nostro giudizio, una grande importanza sia sociale che politica.
Credo di poter dire, signori Consiglieri, che la Giunta sta preparando questa iniziativa con il massimo di impegno, e, se me lo consentite, anche con la modestia necessaria in una materia in cui sarebbe, a nostro giudizio, assai grave e pericoloso indulgere sul terreno genericamente agitatorio e propagandistico, seminare attese ed illusioni alle quali poi non corrispondessero i fatti. Per questo noi non proponiamo una manifestazione, o una conferenza, o la anticipazione della conferenza prevista per il tardo autunno, ma, molto più modestamente, un incontro e un confronto con le Organizzazioni sindacali.
Ho fatto queste considerazioni, signori Consiglieri, perché si deve partire da esse per spiegare sia la scelta metodologica che abbiamo attuato per dibattere il problema sia le questioni di merito che mettiamo in discussione.
Io penso che lo schema di ragionamento che vi abbiamo consegnato stamane illustri già, oltre ai contenuti, anche il carattere del dibattito carattere che noi abbiamo concordato con le Organizzazioni sindacali, e desidero dirlo, con tutti i dieci Movimenti giovanili politici dell'arco democratico, che con la Regione seguono ormai da mesi questo problema. Non sto ad enumerare tali Movimenti: vanno dalla Democrazia Cristiana alla Federazione giovanile comunista al Partito Repubblicano a Lotta Continua alle Acli... ecc.
Mi limiterò ad illustrare qui le questioni essenziali. Noi non portiamo, signori Consiglieri, evidentemente, una proposta genericamente unanimistica sui contenuti, perché capite benissimo che questa non avrebbe senso e non avrebbe alcuna utilità. I Movimenti giovanili, nel dibattito che c'è stato nei mesi scorsi, hanno preparato ognuno un proprio documento e si tratta di dieci documenti che hanno taluni punti di contatto ed anche punti di differenziazione.
Abbiamo coscienza della complessità e rilevanza del problema, che nessuno deve illudersi di poter risolvere con un progetto di legge. E' un problema che sarà oggetto di una battaglia, di un confronto politico serio se si vorranno rimuovere le cause di fondo della disoccupazione e inoccupazione giovanile; non ci si potrà limitare agli aspetti occasionali.
Non portiamo, quindi, ripeto, una proposta genericamente unanimistica, che non avrebbe alcun senso, ma una proposta unitaria, accolta, ripeto, da tutte le Organizzazioni sindacali e da tutti i Movimenti giovanili, sul piano del metodo. Intendo riferirmi alla esigenza, da tutti sentita, di avere su questa materia un confronto con le Organizzazioni sindacali; di averlo per tempo, cioè prima del 30 ottobre, data in cui il Governo Andreotti si è impegnato a presentare al Parlamento il progetto di legge in materia, e di averlo sia sui temi generali sia su quelli particolari nei quali è coinvolta in modo più diretto l'azione della Regione.
I signori Consiglieri ricorderanno che nella seduta dell'8 luglio noi avevamo sollecitato dall'allora costituendo Governo l'assunzione di questo problema nel programma d'azione da esso formulato. Ebbene, nella esposizione programmatica che l'On. Andreotti ha fatto in Parlamento il problema veniva posto, con l'impegno di presentare entro il 30 ottobre un disegno di legge apposito. Per la verità - esprimo qui una opinione personale - nelle enunciazioni programmatiche del Presidente del Consiglio non si andava molto al di là dei titoli. (ho qui il testo integrale, che chi lo desidera può controllare): non lasciava, cioè, intravedere alcuna indicazione operativa, alcuna strumentazione. Detto questo, ritengo che alcune affermazioni dell'On. Andreotti meritino attenzione, perché sarà poi opportuno verificarne la rispondenza con gli strumenti che verranno posti in atto.
Mi riferisco essenzialmente a quella parte del discorso Andreotti in cui si afferma di voler "significativamente affrontare il problema nell' ambito di una strategia per l'allargamento della base produttiva". C'è poi un accenno al rifiuto di chiudersi nel pubblico impegno per la ricerca di soluzioni. Si parla, infine, di evitare utilizzi meramente assistenziali.
Così come sono, queste enunciazioni sono per noi interessanti ed importanti. Noi, però, speriamo di vederle trasferite concretamente negli atti.
Per questo reputiamo nostro dovere, come Regione, di far pesare sulle decisioni nazionali l'orientamento della Regione Piemonte, e di dire perché è nostro dovere farlo, anche la nostra disponibilità su questo terreno e i nostri impegni.
Se guardate alle posizioni che hanno espresso le Organizzazioni sindacali, vedete che da tutte vengono chiamate in causa le Regioni, sia per le forme di gestione previste per l'utilizzo del rivendicato Fondo nazionale, sia per la natura dei provvedimenti da attuarsi in alcuni scomparti precisi di quelli che sono stati definiti "servizi socialmente utili". Ebbene, signori Consiglieri, lo schema che è a vostre mani per il confronto che proponiamo con le Organizzazioni sindacali sabato parte da queste premesse. Noi non vogliamo né dobbiamo anticipare qui delle conclusioni che trarremo invece da quel confronto in modo corretto. E questo è tutto sul piano, come dire?, del metodo e delle considerazioni generali. Ma, per quanto concerne i contenuti, io vorrei rappresentare qui al Consiglio, sia pur brevemente, alcune considerazioni, ricordando che nella nostra proposta, in questo testo di discussione, tendiamo a cogliere sia le questioni di carattere generale, sia, ripeto, i campi specifici di intervento nei quali dovrà operare la Regione.
Naturalmente - mi riferisco alla seconda parte dello schema che vi è stato consegnato stamane - in questo campo non avrebbe alcun senso mettersi a quantificare ora, a dire quanto possono "buttare", (per usare il gergo) in campo occupazionale, gli interventi, anche perché non conosciamo ancora né le dimensioni né i criteri della destinazione nazionale; e sapete che abbiamo sempre sostenuto e sempre sosterremo dei criteri con carattere prioritario per il Mezzogiorno. Ma i singoli Assessori, dal momento che concepiamo questo incontro come un impegno di Giunta che coinvolge più Assessorati, hanno predisposto per questo uno schema di ragionamento che è contenuto nell'ultima parte del documento.
Sul merito, vorrei ancora ricordare che se noi esaminiamo la struttura della disoccupazione e inoccupazione giovanile anche nella nostra area possiamo evidenziare alcuni fatti fondamentali, che voglio qui richiamare.
Nell'industria abbiamo praticamente il blocco delle assunzioni, che perdura ormai da anni, e quindi la mancanza del turn over, che si riflette profondamente sull'occupazione giovanile. Le vertenze sindacali, in parte aperte e in parte da aprirsi in questo autunno, proprio sul tema degli investimenti e dell'occupazione, assumono così grande importanza. Se esaminiamo alcuni dei più recenti sviluppi di queste vertenze troviamo la conferma - lo ricordavo, mi pare, nella penultima seduta, a proposito dell'interrogazione del Consigliere Oberto per il controllo numerico della Olivetti - che, anche là dove registriamo sintomi di ripresa, secondo una politica che perdura da tempo, si tende ad utilizzare questi momenti di ripresa senza introdurre sostanzialmente modifiche alla struttura occupazionale. L'altro giorno l'ISTAT ha pubblicato i dati relativi a gennaio-luglio: da essi si desume (mi riferisco all'arco di tempo in cui si è registrata la ripresa congiunturale) che nelle imprese oltre i 500 dipendenti l'indice delle ore mensili lavorate è aumentato del 2,7 % mentre contemporaneamente l'occupazione è calata dell'1,7 %. Se, come è logico dobbiamo riferirci in particolare alla nostra area, vediamo che le liste di collocamento dell'Ufficio regionale del lavoro offrono dati significativi (si tratta, avverto, di dati parziali, che non rappresentano la reale disoccupazione giovanile nella sua effettiva dimensione ma solo quella parte della disoccupazione giovanile che si è orientata verso gli Uffici di collocamento; c'è la sicurezza che la disoccupazione è in realtà molto più alta): nel mese di agosto (il mese che notoriamente registra il minor incremento di iscrizioni ) tutto il Piemonte vi erano 63.304 iscritti contro i 56.578 dell'agosto del '75. Rispetto a questo monte complessivo la quota di Torino e provincia è di 37.392 unità. Nel dato complessivo che ho ricordato, gli iscritti della seconda classe, in base alle classificazioni che adotta l'Ispettorato del Lavoro, (seconda classe A e B cioè i giovani in ricerca di primo impiego, grosso modo fra i 15 e i 25 anni), sono 12.252 a Torino e provincia e circa 20.000 in tutto il Piemonte. Questi i dati di agosto, ripeto, non probanti del fenomeno interamente. L'Ufficio regionale del, lavoro - ho parlato con il dott.
Scollica - mi dice, però, che in queste settimane di settembre si è registrato un sensibile aumento di iscrizioni, specie in settori di alta e media scolarizzazione, a differenza da quanto si verificava in passato.
Un altro fenomeno mi pare vada evidenziato quando facciamo questo discorso, il fenomeno dell'apprendistato, proprio per la precarietà e l'arretratezza di questo rapporto di lavoro, la presenza di una massa imponente di giovani apprendisti, il cui sbocco poi in un rapporto di lavoro stabile è quanto mai dubbio.
Nel maggio del '76, quando si è chiuso l'anno scolastico, ci siamo trovati ad avere in tutta l'area del Piemonte 78.978 apprendisti, una cifra cospicua. Dall'indagine che la III Commissione ha fatto - mi spiace di non vedere in aula la Professoressa Soldano - risulta che il 34 per cento di questi ragazzi avrebbe la sola licenza elementare. Mi pare sia facile arguirne la fragilità e la precarietà: del rapporto di lavoro.
Desidero, signori Consiglieri, a questo proposito ringraziare, a nome della Giunta, i membri della III Commissione e gli esperti che hanno lavorato,la signorina Soldano, il Presidente Sanlorenzo che ha autorizzato questa indagine, un lavoro, a mio giudizio, molto serio. Ho qui le prime bozze: vorrei proporre, proprio per la grande importanza del materiale raccolto, ai membri della III Commissione di sistematizzarle (è un compito che non tocca più a me, visto che non sono più membro della Commissione) e al Consiglio di trarne una pubblicazione. E' una indagine, ripeto, che si riferisce ad un contingente di 78mila- 80mila ragazzi che si trovano nel rapporto di lavoro più precario, inseriti ai livelli formativi più arretrati.
Infine, è noto l'esodo dalle campagne, l'invecchiamento della popolazione agricola attiva.
Ho ricordato, per sommi capi, anche il carattere della nostra iniziativa. Tutto questo per spiegare le ragioni per le quali parliamo di carattere strutturale della disoccupazione giovanile, nel senso che essa ci riconduce ai nodi di fondo della nostra economia, e quindi all'esigenza di una profonda riconversione dell'apparato industriale e del superamento della crisi e dell'arretratezza dell'agricoltura. Perché diciamo questo? Perché se non si affrontano questi problemi, che sono problemi-chiave della nostra economia, e che sono previsti nel piano di sviluppo regionale, credo che resterebbe illusorio, dobbiamo dirlo con franchezza, ogni intervento operante in direzione dei servizi del pubblico impiego. E' per questo che diciamo anche che ogni intervento legislativo, qualsiasi intervento legislativo (il progetto che presenterà il Governo come il progetto che ha già presentato il Partito comunista o quello che ha già presentato il Partito socialista) - intervento che si può e si deve attuare - io credo che in questa situazione avrebbe obbligatoriamente un carattere settoriale di inserimento cioè di talune aliquote di giovani in servizi cosiddetti socialmente utili,e avrà un significato soltanto se sarà visto e concepito inserito nell'ambito di una politica economica generale che punti ad un mutamento della struttura produttiva; diversamente, le parole non avrebbero senso e il paventato carattere assistenzialistico che si denuncia e si rifiuta da tutte le parti, con effetti, cioè, puramente temporanei, senza un inserimento organico nei processi produttivi, finirebbe con l'essere anche se non lo si volesse, lo sbocco inevitabile.
Concludendo, signori Consiglieri, in discussione (nello schema che è a vostre mani), noi proponiamo - (è una traccia di ragionamento, non è la conclusione, lo ripeto a scanso di equivoci), per dimostrare anche la correttezza di questa nostra impostazione andando ad un confronto e volendo portare questa impostazione prima a conoscenza del Consiglio - per l'industria, di assumerci concretamente impegni di formazione, che sono ricordati, per settori che siano corrispondenti alla domanda di lavoro da parte delle imprese, trattandone però gli sbocchi occupazionali. Vorremmo cioè, affrontare come possibile la sfasatura esistente fra domanda e offerta di forza lavoro qualificata, ma garantendoci, e quindi contrattando (sarà un tema da discutere con le Organizzazioni sindacali) gli sbocchi occupazionali in scelte settoriali e zonali che siano previste dal piano di sviluppo e siano quindi qualificanti. Per l'agricoltura partiamo, lo ricordavo già, dalla considerazione dell'invecchiamento della popolazione attiva: ricordate che il censimento del '71 ci dice che il 40% degli occupati avevano superato i 55 anni di età e che uomini e donne giovani occupati sotto i trent'anni sarebbero venticinquemila, per cui è più che giusto l'allarme che si è registrato da molte parti.
Nel campo dei servizi vedrete l'assistenza, la sanità.... Sono state avanzate anche dai Sindacati proposte di preparazione di operatori sul terreno socio-sanitario, di operatori per il catasto eccetera. Voglio solo dire che noi pensiamo che in relazione a ciò si deve procedere contemporaneamente ad una riqualificazione dell'esistente e in alcuni casi puntare a questo prima ancora di parlare di inserimento di nuove leve, e fare questo non come un fatto parassitario ma proponendoci contemporaneamente la trasformazione e l'adeguamento dei ruoli di questi servizi.
Naturalmente, come comprendete benissimo, non è possibile quantificare ora, e quindi quello che si offre è uno schema di ragionamento, perch tutto dipenderà dalle risorse che nazionalmente saranno destinate, nel disegno di legge del Governo, dalle ripartizioni che verranno effettuate fra le Regioni e dal criterio che avrà un progetto che non conosciamo ancora. Qui offriamo una sede di discussione, anticipandola com'è nostro dovere.
Su questo complesso di valutazioni che io ho appena abbozzato prendono corpo gli interventi che proponiamo per la discussione. Essi si ricollegano alle linee di politica economica che sosteniamo nel progetto di piano e ne costituiscono, naturalmente, una specificazione sul problema dell'occupazione giovanile. Noi andremo, sulla base che non ho qui ricordato che sommariamente, ma che è diffusamente esposta nel materiale che vi è stato fornito, all'incontro e alla discussione con tutte tre le Organizzazioni sindacali e con i dieci Movimenti giovanili che hanno coordinato questo lavoro, sabato, 2 ottobre, alle ore 9, nel salone degli I.A.C.P.



PRESIDENTE

La discussione è aperta su questo tema. Chi chiede di parlare? Il Consigliere Alberton. Ne ha facoltà.



ALBERTON Ezio

Non mi dilungherò, perché tutti sappiamo quanto a lungo dovremmo discutere ed analizzare, se volessimo addentrarci in un tema di questo genere. Non sono, tra l'altro, in grado di entrare nel merito delle proposte contenute nel documento della Giunta, dato che questo ci è stato consegnato solo questa mattina.
Posso dire che il tono con cui l'Assessore Alasia ha illustrato questa iniziativa merita apprezzamento. Abbiamo sentito sottolineare molto opportunamente la necessità di affrontare questo problema con umiltà umiltà che è imposta dalla consapevolezza della difficoltà del problema stesso.
Sarebbe forse stato opportuno mettere in evidenza come questo problema dell'occupazione giovanile non sia che una componente del più ampio problema dell'occupazione italiana in generale, e come per risolvere questo debbano giungere a soluzione alcuni dei problemi fondamentali che condizionano l'occupazione tout-court, ad evitare di percorrere una strada illusoria. Il taglio che ha voluto dare alla impostazione ed illustrazione del tema fa pensare che l'Assessore sia pienamente consapevole di ciò. Se noi pensassimo di risolvere il problema dell'occupazione giovanile sganciandoci dalle considerazioni generali che potremmo fare, che abbiamo già fatto e che rifaremo soprattutto quando discuteremo il piano regionale di sviluppo, in tema di finanza pubblica e in tema di situazione complessiva del sistema industriale, nazionale o regionale, percorreremmo una strada errata. Di qui la necessità di misurare ogni intervento volto ad incrementare l'occupazione giovanile in termini di produttività dell' intervento. Credo che a questo concetto non potrà sottrarsi neppure l'intervento nelle strutture pubbliche. Giustamente si parla di progetti a termine proprio perché di questi si sappia valorizzare il reale significato anche in termini di produttività sociale, ma non si disperda l'iniziativa in una direzione dalla quale si può anche cancellare l'aggettivo assistenzialistico ma poi alla fine lo si consuntiva, al di là delle intenzioni iniziali.
Evidenzio il rischio che potremmo fare mille operazioni, anche già difficili di per sé, per poi trovarci a constatare che abbiamo forse turn overato un po' la forza lavoro, abbiamo eliminato forza anziana e immesso forza giovanile con interventi ad hoc. Forse è già una operazione interessante e necessaria in certe condizioni, ma non è sicuramente questa l'operazione complessiva che vorremmo veder compiere.
Mi auguro, quindi, che in questo incontro, che molto opportunamente viene dopo la data in cui il Governo avrà presentato, ci auguriamo, il progetto di riconversione industriale, e quindi con l'intelaiatura fondamentale a disposizione, si tengano in considerazione in maniera estremamente seria queste situazioni di fondo. Direi che, dal breve esame che ho potuto fare mentre l'Assessore riferiva, non risulta sviluppata nell'argomento una analisi del fenomeno artigianale. A me pare che questa sia un'area da prendere in serio esame, a fianco dei settori agricoltura industria e servizi pubblici, per affrontare il problema.
Noi, comunque, parteciperemo a questo incontro di sabato. Ci auguriamo che, messo a fuoco questo problema, si vada ad incontri analoghi con le altre componenti interessate al fenomeno, che possono essere espressione degli amministratori pubblici o delle organizzazioni imprenditoriali, per cogliere completamente il senso della realtà; cercheremo anche a questi incontri di intervenire, e come partito e con le espressioni autonome dei gruppi giovanili, al fine di dare il contributo più serio e qualificato possibile alla risoluzione di questo importantissimo problema.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, la relazione che l'Assessore Alasia ha tenuto sull'argomento della disoccupazione giovanile è una relazione che si potrebbe dire di attesa, nel senso che con essa l'Assessore mira a sondare l'opinione dei Colleghi in previsione dell'effettivo svolgimento, che si avrà il 2 ottobre, alla Conferenza che è stata indetta.
Devo dire anch'io che, essendoci stato il testo fornito solo questa mattina, non siamo in grado di dare un parere meditato sulle proposte. Poco male, lo faremo in altra occasione.
Non vorrei che il mese di ottobre fosse un mese denso di conferenze sull'occupazione. Già un anno fa, quando si svolse una imponente manifestazione, con tanto di contorno musicale, avevo osservato che in quel modo non si sarebbe concluso nulla, attirando ovviamente su di me gli sguardi corrucciati di chi evidentemente non aveva molta pratica nel campo del lavoro. Ancora una volta la realtà ha dimostrato, però, che le conferenze sono si luogo di dibattito, di recitazione, ma normalmente danno pochissimi frutti. Perché il campo del lavoro non può essere influenzato dalle parole, ma richiede concretezza immediata, assoluta, dura. Al termine di tanti bei discorsi, ci stringiamo la mano, ci congratuliamo a vicenda ma la crisi permane, perché nessuno veramente sa cosa fare. Sono purtroppo anziano e in tanti anni ho avuto occasione di seguire centinaia di conferenze, o di parteciparvi, come piccolo industriale; ebbene, ho sempre visto che alla fine si torna a casa delusi dall'una come dall'altra parte.
C'è un accenno che noi facciamo nei nostri discorsi, quasi ritualmente: che si deve dare sempre la preminenza al Mezzogiorno. Abbiamo in casa i cadaveri della nostra industria, del nostro artigianato, eppure continuiamo a parlare del Mezzogiorno. E' giusto, lo riconosco, che aiutiamo il Mezzogiorno, ma non è giusto che il Mezzogiorno sprechi il denaro dei contribuenti. Dobbiamo avere il coraggio di dire che gli investimenti nel Sud vanno fatti, ma anche controllati. C'è una casistica enorme che dimostra quante aziende hanno turlupinato la collettività nazionale facendosi dare contributi per la creazione di aziende nel Sud che non hanno mai realizzato, limitandosi a portare nel Sud vecchi macchinari riverniciati. Sono fatti scandalosi. Sono fatti che dobbiamo assolutamente evitare che si ripetano. Gli investimenti nel Sud sono sì necessari, ma si deve controllare che vengano spesi bene, in modo da risolvere almeno parzialmente i problemi dell'occupazione nel Sud.
Se avessimo avuto una ripresa edilizia a Torino, in Piemonte, tutta la disoccupazione non qualificata - escludendo cioè gli studenti, i laureati o i diplomati - sarebbe stata assorbita. Sono cose che i Sindacati dell'edilizia hanno fatto presenti un anno, due anni fa: l'ex Presidente Oberto ricorderà sicuramente come nelle riunioni tenute essi lamentassero come fossero andati persi trentamila posti di lavoro. Questo settore non è aiutato: non soltanto non si procede nel campo dell'edilizia finanziata dallo Stato ma neanche nel campo privato. La gente non costruisce più, e perciò è venuta a mancare quella che era la seconda occupazione in Piemonte. Ci sono così nel solo Piemonte 30-35 mila disoccupati nel settore edile. Dovremmo cercare di rimettere in moto questo settore, perché è quello meglio in grado di assorbire mano d'opera non qualificata, coloro che per contingenze particolari, per povertà, non hanno potuto frequentare scuole di maggior impegno.
E' chiaro che il problema più difficile, quello più grave, è costituito dal fatto che i due terzi dei giovani disoccupati, per lo meno a Torino sono giovani che hanno conseguito una laurea. Non è facile sistemare una massa simile, che ogni anno viene accresciuta da altri elementi che hanno conseguito un diploma di scuola media superiore o altro titolo di studio.
In Italia ogni anno si diplomano centomila geometri, mentre l'assorbimento è di diecimila. Gli altri novantamila che cosa possono fare? O si rassegnano a fare il bigliettaio sui tram oppure il tornitore alla Fiat oppure si iscrivono all' Università per scaldare ancora i banchi, con il miraggio di ottenere, alla fine, un impiego a livello superiore. Ebbene occorre allora impedire che proseguano gli studi giovani che difficilmente potranno trovare uno sbocco di lavoro adeguato alla cultura acquisita, alle spese che le famiglie hanno sostenuto, talvolta con enorme sacrificio nell'illusione di aiutarli a procurarsi una buona sistemazione.
Un altro elemento che noi spesso trascuriamo è rappresentato dal famoso "lavoro nero". Vorrei che si facesse un censimento, a Torino, di coloro che, avendo già una occupazione, svolgono un'attività collaterale, talvolta rimanendo a casa con il pretesto di una malattia fittizia per andare invece a decorare case, posare pavimenti, far lavori idraulici. E' un comportamento che va a scapito dei veri disoccupati. E anche a livello impiegatizio c'è molta gente che ha già un lavoro regolarmente remunerato e tiene in aggiunta l'amministrazione di condomini oppure cura a casa la tenuta dei libri-paga: sono posti che vengono sottratti ad altri individui privi di lavoro. Si tratta, oltretutto, di gente che sfugge ad ogni controllo anche dal punto di vista fiscale, di evasori fiscali, perché tale attività secondaria non figura in alcun modo. Eliminando queste sfasature si potrebbero rendere liberi, penso, dai cinque ai diecimila posti di lavoro. Occorrerebbe che l'Ufficio del lavoro, collaborasse con noi a snidare questa gente che si fa la seconda casa al mare, la casa in montagna con il denaro così ricavato mentre altri non trovano alcuna possibilità di sistemazione.
Diceva giustamente prima Alberton che nella relazione non si è parlato molto dell'artigianato. Eppure l'artigianato, se aiutato in qualche misura offrirebbe senz'altro buone possibilità di assorbimento ai giovani in attesa di primo o secondo impiego. Ci sono in Piemonte centinaia di migliaia di azienda artigianali o piccolo-industriali: se incoraggiate queste potrebbero senza eccessiva difficoltà intervenire positivamente in campo occupazionale. Una forma di incoraggiamento potrebbe essere quella di concedere premi alle aziende che assumono artigiani. Perché oggi prendersi a carico dei dipendenti senza avere la possibilità di alleggerirsi quando il personale è in esuberanza non è preoccupazione di poco conto per chi ha una azienda a carattere personale, con quattro o cinque persone (non mi riferisco, ovviamente, alle aziende statali o parastatali, tipo quelle dell'Egam, che non pagano più i creditori ma tengono gli impiegati, anche se c'è pochissimo da fare, dissanguando così le casse dello Stato che è così costretto a torchiare i contribuenti).
Un'altra forma, che avevo suggerito in un mio intervento di quattro o cinque mesi fa, è che il Governo esenti le aziende imprenditoriali commerciali, artigianali, piccole e medie industrie, di parte del carico contributivo, per esempio un 50 per cento. La riduzione di tali contributi darebbe alla disoccupazione veramente un grosso colpo. Ovviamente questo è un intervento che esula dalle nostre possibilità regionali: però noi potremmo sollecitarlo al Governo, visto che la disoccupazione giovanile e la disoccupazione in generale riguardano non solo il Piemonte ma tutta l'Italia. Bisogna che il Governo smetta di fare imposizioni continue per cui il lavoro viene a costare talmente caco che a volte è più conveniente rinunciare per un imprenditore ad una commessa. Se vi fosse la possibilità di assumere personale a costo più moderato, pur mantenendo invariate le provvidenze per la tutela del lavoro, per l'assistenza in caso di infortunio e la pensione, molte aziende se ne avvarrebbero certamente.
Scarterei tutti i progetti di cui si va leggendo sui giornali di aiuti temporanei, per un anno: si fa solo un danno ai ragazzi sistemandoli per un anno e poi lasciandoli al loro destino. Chi viene assunto deve poter contare veramente su un lavoro duraturo, che gli consenta di crearsi una famiglia e di mantenerla stabilmente.
Come Regione, proprio attraverso l'Assessorato che il collega Alasia regge, diamo contributi agli artigiani (fino ad un massimo di 25 milioni).
Molte volte gli artigiani, gli industriali, nell'inoltrare le domande di prestiti per investimenti produttivi, dichiarano che intendono accrescere la produzione e assumere quindi altro personale, con sollievo per la disoccupazione. Ma il più delle volte non mantengono i propositi dichiarati. Io propongo allora che da parte dell'Assessorato e degli istituti bancari che concedono prestiti di questo tipo, o, meglio ancora da parte dell'Ufficio del lavoro, si controlli che le assunzioni, che si è dichiarato di voler fare, vengano fatte effettivamente. Non si deve permettere che chi riceve denaro dallo Stato, e quindi dalla collettività si smentisca in modo così spudorato: chi ottiene denaro pubblico dev'essere costretto ad assumere le persone che ha dichiarato di voler assumere.
Sull'istruzione professionale l'Assessore Alasia ha già detto benissimo: prendiamo l'iniziativa di istituire corsi professionali, dopo aver accertato quanti posti sarebbero disponibili per elementi specializzati. Sono d'accordo con lui, purché riusciamo a farlo. Sappiamo tutti che c'è una certa carenza di lavoratori specializzati; visto che le scuole non sono in grado di procurarli, se veramente riusciremo attraverso corsi professionali a preparare i tecnici necessari faremo un buon passo avanti.
Termino con un accenno alla presenza dei giovani nel settore agricolo.
E' anche questo un grossissimo problema, lo avvertiamo tutti: finora le presse della Fiat non sono state in grado di stampare né il granturco né il grano né le bistecche, per fortuna nostra. E' necessario, quindi, che il lavoro dei campi non sia abbandonato, ed anche che vada a lavorare in campagna gente non di origine contadina. In attesa, comunque, che la nostra agricoltura si evolva, modernizzandosi ed allineandosi a quella di altre nazioni, sarà opportuno che diamo a chi rimane in campagna a lavorare una incentivazione a base di denaro. Altrimenti i ragazzi continueranno ad allontanarsi dalla terra: basteranno una grandinata o due come quelle che si sono avute quest'anno a deciderli, se non li aiutiamo. La Regione, e ancor più lo Stato, dovrebbero garantire a chi lavora in agricoltura un premio in denaro annuale di riconoscimento e incoraggiamento.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare la dottoressa Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE Aurelia

Anche noi repubblicani non abbiamo potuto analizzare compiutamente la relazione dell'Assessore Alasia, e quindi interveniamo con una certa improvvisazione, il che non è buona norma. Ma ci sono alcuni punti che richiedono comunque una presa di posizione da parte nostra, data l'importanza dell'argomento. Mi limiterò a due tipi di osservazioni.
E' chiaro che, come ha già detto giustamente il Consigliere Alberton il problema della disoccupazione giovanile, come quello, d'altronde, della disoccupazione o della sottoccupazione femminile, non può essere visto che all'interno del problema dell'occupazione in generale.
Strettamente connessa a questa considerazione è l'osservazione che il funzionamento degli Uffici del lavoro e della cossiddetta Massima Occupazione è così carente che si dovrebbe in realtà parlare di disfunzionamento. Per poter provvedere ad una riorganizzazione di questo tipi di uffici occorre vedere quali sono i compiti di questi uffici ed eventualmente anche assegnare certe responsabilità a chi si iscrive nelle liste di disoccupazione ed altresì all'Ufficio che dovrebbe collocare al lavoro le persone disoccupate. Mi riferisco ad un sistema in vigore in alcuni Paesi occidentali che non possono certo essere definiti di estrema destra, come può essere, per esempio, l'Olanda. Le persone che si iscrivono all'Ufficio per l'occupazione hanno diritto all'indicazione di tre posti di lavoro: se rifiuteranno, non ritenendoli adeguati, tutti i tre posti verranno depennati e non più considerati in attesa di occupazione ma persone che non hanno intenzione di lavorare. Anche da noi sarebbe opportuno accertare quanti sono coloro che si rivolgono all'ufficio del lavoro essendo effettivamente disoccupati, cioè privi anche di una occupazione senza libretti, e che hanno veramente l'intenzione di lavorare e non si iscrivono soltanto per dare un contentino alla famiglia.
Il secondo punto sul quale desidero dire qualcosa è quello che riguarda l'istruzione professionale. Il Partito repubblicano dedica così grande attenzione a questo problema che il nostro Gruppo ha presentato una proposta di legge consiliare appunto sull'istruzione professionale, una proposta che riteniamo dovrebbe stimolare la Giunta ad esaminare l'opportunità di procedere secondo certi indirizzi. In questa proposta si attribuisce una rilevante importanza alla scuola di tipo aziendale (naturalmente, con determinate correzioni che restringano il carattere aziendalistico dell'insegnamento, sul che penso che l'Assessore Alasia non possa che essere perfettamente d'accordo), che offre indubbiamente buone possibilità di professionalità. Al proposito mi è parso di ravvisare una certa contraddizione fra quanto ha dichiarato l'Assessore Alasia, a meno che io non abbia interpretato esattamente le sue parole, nel qual caso gliene chiederei scusa, e quanto ha fatto l'Assessorato all'Istruzione sospendendo i contributi a tutte le scuole professionali aziendali. Se vogliamo valorizzare l'apporto tecnico professionale, sia pur con certe correzioni, come ho detto, è molto strano che togliamo il contributo regionale a questo tipo di scuola.
Queste, data l'assoluta insufficienza di tempo per l'accurata lettura della relazione, mi sembrano le osservazioni che il Partito repubblicano può fare in questo momento.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Marchini, ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

La mia parte si riserva di portare il contributo che riterrà di riuscire a produrre in tempo utile nella sede propria. Tuttavia ritengo doveroso intervenire su quanto ha portato il collega socialdemocratico su un argomento estremamente stimolante ed interessante quale quello della disoccupazione di diplomati e laureati.
Qui evidentemente siamo di fronte ad un problema di carattere storico culturale, politico che trascende i termini della vicenda così com'è impostata dall'Assessore Alasia, cioè in termini anche congiunturali e strutturali e proprio per questo motivo merita, a mio avviso, un accenno particolare diretto più che a questo Consiglio in sede propria, a noi tutti come rappresentanti di forze politiche che dobbiamo farcene carico all'interno della nostra vicenda.
Come liberale ritengo di dover respingere fermamente quello che sembrava negli intendimenti del collega socialdemocratico,cioè dire alle famiglie non mandate più i figli a scuola perché non trovano lavoro. Me lo consenta caro collega, io liberale, pur con tutte le riserve che si possono fare alla riforma scolastica, a questa esplosione di lauree, diplomi e patenti con bolli e firme, non posso che compiacermi che la nostra popolazione scolastica, anche di livello qualificato, sia migliorata e soprattutto sia arrivata a tutti i ceti sociali.
Mi pare piuttosto che il problema sia diverso, cioè come dicevo prima finalmente di scelta culturale. Questo dibattito lo abbiamo già fatto sulla legge al diritto allo studio e mi pare veramente che il nostro Paese abbia la necessità di fare un salto nell'impostazione del concetto scuola, cioè di superare concetto napoleonico, se così vogliamo, della patente per esercitare una certa attività,della scuola che è in definitiva una patente di guida, una patente di lavoro che oltre tutto crea una situazione di aspettativa, di diritto assoluto ad un certo impiego, ad una certa collocazione sociale, a un certo reddito; e questo evidentemente è profondamente sbagliato e crea una situazione drammatica che è di frustrazione. E se per gli altri disoccupati giovani, in definitiva, si è soltanto in una situazione di aspettativa non ancora realizzata, per i giovani laureatiti diplomati e per le loro famiglie,soprattutto se di estrazione meno abbiente,si tratta veramente di un dramma di notevolissima portata e direi proprio dalle implicazioni di natura psicologica non facilmente valutabili.
Penso però che questo argomento possa trovare delle panacee di carattere immediato proprio facendo un salto immediato, facendo in modo che con delle opportune previdenze si considerino i laureati e i diplomati dei cittadini come gli altri che debbono entrare nel mondo di lavoro previa una certa parte di tempo dedicata a una riconversione intellettuale, cioè rendersi conto che il titolo di studio che essi hanno non è più tanto una patente per lavorare, ma una patente per essere cittadini. Evidentemente questa è una panacea, possiamo pensare alle forme più diverse, cioè alla possibilità di borse di studio, al fatto che le aziende possono assumere senza contratti specifici, con fiscalizzazione degli oneri sociali e cose di questo genere, ma certamente è una panacea.
Se riteniamo, come riteniamo certamente, che l'Università e la scuola superiore debbano continuare a vedere presenti tutti quanti gli strati sociali della nostra popolazione, noi dobbiamo portare avanti, tutte le forze politiche insieme, un discorso che, al di là del numero chiuso e della stroncatura delle ambizioni dei meno abbienti, porti alla rivoluzione del concetto s colare e per quanto possibile porti al modello anglosassone in modo tale che la scuola sia finalmente un luogo dove il cittadino si qualifica, si matura, cresce in tutta la sua dimensione e quindi la società, attraverso altri tipi di canali e di strutture, gli dia una collocazione nel mondo del lavoro.
Questo è un dibattito, però, che sfugge alla dimensione di questo Consiglio, sfugge alla dimensione del documento dell'Assessore Alasia tuttavia mi pare che sia un tipo di dibattito che le forze politiche dovranno, prima o poi, affrontare se non si vuole che questa situazione tenda ad incancrenirsi ed a peggiorare nel tempo.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Dadone.



DADONE Pietro

Nel dare l'adesione del nostro Gruppo e del nostro Partito alla conferenza che è stata convocata dalla Giunta per sabato prossimo con le organizzazioni sindacali ed i movimenti giovanili, intendiamo porre l'accento sul ruolo che le Regioni (in particolare la nostra) devono svolgere per la risoluzione del problema della disoccupazione giovanile.
Se sono giuste le analisi che sono state fatte da più parti - anche quelle che abbiamo sentito ancora stamattina, e con le quali concordiamo da parte dell'Assessore e del Consigliere Alberton - che il problema della disoccupazione giovanile è solo parte del problema generale della disoccupazione ed è un nodo del problema strutturale della nostra economia e non solo un problema contingente da risolversi con alcuni interventi di tipo assistenziale, questo implica che per la sua risoluzione debbano intervenire tutte quelle forze e quelle istituzioni che sono impegnate (e debbono esserlo sempre di più) per fare uscire il paese dalla crisi dei vari settori produttivi. E quindi nel momento in cui stiamo preparando il nostro piano di sviluppo, nel momento in cui le Regioni hanno già una parte importante nell' esercitare le funzioni della formazione professionale e dovranno riceverne ancora di più come da noi rivendicato, le Regioni rivestono un ruolo importantissimo.
In effetti in questi giorni è stato presentato un progetto di legge da parte del nostro partito al Parlamento sul tema dell'occupazione giovanile con il quale proponiamo che le materie principali, ossia gli interventi concreti per quanto riguarda il lavoro temporaneo e la qualificazione professionale vengano demandati alle Regioni che possono inserirli all'interno del piano che già stanno attuando, soprattutto per quanto riguarda la formazione professionale sia nel campo della qualificazione che della riqualificazione dei lavoratori.
E questo anche per superare le obiezioni che faceva il collega Alberton sulla necessità di esaminare attentamente il problema per non cadere in alcuni errori che si potrebbero commettere molto facilmente: gonfiare la pubblica amministrazione, oppure sostituire gli anziani nei posti di lavoro senza crearne dei nuovi. Questi sono problemi che potranno essere risolti se il governo Andreotti delegherà alle Regioni determinate cose, perché le realtà regionali sono diverse (pensiamo soprattutto alle differenze fra Nord e Sud).
La nostra Regione aveva già indetto, assieme ai movimenti giovanili tutto quell'insieme di conferenze che dovevano poi sfociare nella conferenza regionale sull'occupazione giovanile e che hanno dato, sia pure con alterne fortune e vicende, degli importanti risultati, soprattutto sul piano della mobilitazione dei giovani, delle forze sociali, e degli Enti locali su questo problema.
Le varie conferenze fatte sia a livello cittadino sia a livello provinciale, hanno portato in alcuni casi a delle analisi approfondite sulle realtà locali, ma non sono sfociate nella conferenza regionale per le vicissitudini elettorali che tutti conosciamo. Io penso che sia stata una decisione importante quella della Giunta di non aspettare la fine di questa serie di conferenze e la conferenza generale, ma di indire questo incontro con le organizzazioni sindacali e con i movimenti giovanili in questo momento, mentre il governo Andreotti sta preparando il suo disegno di legge su questo tema, nel momento in cui il governo sta per presentare al Parlamento il piano per le riconversioni industriali, proprio per le connessioni che esistono fra questi vari problemi: l'intervento della nostra Regione pone il problema sul tappeto, lo discute con le organizzazioni interessate, intanto fa presente al governo di essere disponibile ad intervenire, sottolinea le nostre difficoltà e le scelte che stanno compiendosi a livello del piano di sviluppo e quindi si rende partecipe in prima persona alla risoluzione del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Nella sua esposizione l'Assessore ha detto che il problema della disoccupazione giovanile si ricollega ad altri fenomeni di disoccupazione quale quella femminile, o emarginazione di forze non immediatamente utilizzabili date le caratteristiche di domanda e di disponibilità di lavoro. Il che vuol dire che il problema nodale di fondo è la lenta e continua restrizione della base produttiva che il paese subisce.
E quindi, in un momento in cui la Regione affronta, attraverso il dibattito sulla politica di piano, il discorso più generale per vedere come riuscire a trovare allargamento di questa base produttiva attraverso una riqualificazione di produzioni che possono rappresentare momenti di accumulazione, è opportuno l'incontro diretto con le categorie che rappresentano i vari settori, perché io penso che, come si è detto questa mattina, è bene che qualche cosa incominci a muovere, anche se impone l'assunzione di impopolari decisioni. Perché è errato dire che dovremmo difendere l'occupazione giovanile attraverso i posti di lavoro in agricoltura, sapendo quale sia il processo in corso da anni e che nulla pare lo arresti, con una continua emarginazione di forze del lavoro del mondo dell'agricoltura.
Se si va ad estrapolare le cifre di tasso negativo si vede che gli addetti sono sempre più anziani, mentre vengono espulse le forze giovanili se si pensa ad un aumento di disponibilità nel terziario pubblico, ci si deve rendere conto di quanto siano incidenti su tutte le disponibilità finanziarie che il paese nella sua collettività ha. Per cui anche qui, come correttamente nel documento della Giunta si osserva, più che di espansione si può parlare di una riqualificazione, di una maggiore efficienza del servizio.
Ecco allora l'importanza di questo incontro per le responsabilità che indubbiamente la Regione ha sulla scelta di alcuni obiettivi chiari e precisi come politica di sviluppo, che ha negli strumenti di istruzione professionale per facilitare il raggiungimento della politica degli studi quindi non l'istruzione professionale soltanto come temporanea soluzione dei problemi di sussistenza dei giovani, ma la possibilità di coordinarla a quella che deve essere la dinamica nuova del processo produttivo che si vuole dare alla Regione, in stretto collegamento con il complesso di disposizioni a favore della disoccupazione giovanile che il governo nazionale sta varando. Se noi pensiamo cos'è e a che livello è il sistema catastale, che è poi la base per ogni imposizione corretta di ricerca attraverso i tributi, quando pensiamo a quante sono le denunce di ingiustizia sotto l'aspetto del rapporto corretto tra cittadino e collettività nel pagamento dei tributi, ci rendiamo conto che esistono possibilità per interventi tampone che diano al laureato, al diplomato, o al giovane che ha titoli di studio inferiori, la possibilità di un'immediata utilizzazione che è anche produttiva di ricchezza, che è anche produttiva di quel nuovo rapporto tra le forze sociali ed economiche che il paese, nel rispetto delle leggi fondamentali della democrazia e delle libertà, deve conoscere.
Io penso che un momento di meditazione, di incontro "costruttivo" (tutti gli incontri sono costruttivi anche nel momento in cui fanno emergere elementi corporativi, o soltanto di stretta demagogia, o di non sufficiente responsabilizzazione) faccia parte di quel processo che la Regione, stimolata anche da organizzazioni giovanili, ha da tempo affrontato.
E' una tappa che mi pare possa, attraverso il dibattito che stamane si è aperto in questo Consiglio, essere affrontata con piena assunzione di responsabilità da parte delle forze politiche per quello che è il loro ruolo, in una chiara dialettica con le componenti sindacali che devono necessariamente rappresentare in modo più sintetico non soltanto delle proposte, ma anche le loro disponibilità per una nuova modificazione perché questo allargamento della base produttiva, che è la base della soluzione non soltanto del fenomeno della disoccupazione giovanile, ma di tutte le situazioni di crisi che conosciamo, abbia a verificarsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, il dibattito qui avviato dalla relazione dell'Assessore Alasia si sta svolgendo lungo un duplice binario: quello che si riferisce agli aspetti generali del problema della disoccupazione giovanile e quello più particolare che attiene alle iniziative concrete che la Regione Piemonte intende e si propone di assumere in questo settore.
Quanto al primo aspetto, la Destra Nazionale non può che convenire sulla drammaticità e sul realismo di constatazione che porta a considerare l'aumento crescente, sia qualitativo, sia quantitativo, della disoccupazione giovanile. In realtà le giovani generazioni stanno oggi pagando pesantemente, oltre che gli errori delle gestioni politiche e dell'inefficienza amministrativa, le conseguenze di un'espansione industriale non programmata, di un'immigrazione selvaggia, di un esodo dissennato dalle campagne. Ed è per questo che anche la nostra parte politica concorda con l'analisi qui fatta che il problema non è soltanto congiunturale, ma strutturale e che può essere risolto solo con una diversa impostazione, che differisca profondamente da quella sino ad oggi seguita.
E' un problema strutturale, ma senza dubbio crediamo di dover aggiungere che e anche una questione che deve essere collocata in un necessario cambio di mentalità.
Ad esempio qui abbiamo sentito parlare da più parti (se ben ricordiamo dal Consigliere Benzi prima e dal Consigliere Marchini poi) dell'affluenza dei giovani alla scuola. Noi forse non abbiamo capito esattamente i termini del dibattito apertosi tra i due colleghi, ma se così non fosse, crediamo di dovere precisare che e senza dubbio accettabile il principio che tutta la gioventù sia messa nell' obiettiva condizione di poter accedere a qualunque livello di istruzione: ma che non è assolutamente accettabile proseguire con il costume sino ad oggi seguito di una scuola che mon è più selettiva, di una scuola che non è più generatrice di elementi validi preparati, responsabilizzati, soprattutto qualificati.
Ci pare quindi che come considerazione generale si debba dire che il problema della disoccupazione giovanile intanto è pesante in quanto vengono sfornati sul mercato centinaia, migliaia, decine di migliaia di giovani che una male intesa moda ha portato a raggiungere comunque la conquista del classico pezzo di carta - laurea o diploma che sia - senza che si sia operata nel corso dei loro anni di studio quella selezione naturale indispensabile, più che mai necessaria oggi, che avrebbe portato ad avere in Italia forse meno dottori in legge, o meno diplomati in ragioneria; ma con qualche maggiore utilità per tutti, più stagnini, più elettricisti, più artigiani.
Questa è la considerazione di carattere generale che ci pare debba essere tenuta presente.
Quanto poi all'esigenza di fare qualcosa, di tentare di fare qualcosa in questo settore, non saremo certo noi, non sarà certo la nostra parte politica, a criticare eventuali iniziative che al riguardo fossero assunte dalla Giunta regionale, la quale ci sembra che abbia affrontato il problema con un'espressione (forse esattamente definita dal Consigliere Alberton) "di umiltà".
Ecco, noi al pari degli altri colleghi non abbiamo ancora avuto il tempo per leggere la relazione che qui è stata distribuita, ma anche solo sfogliandola crediamo di potere e di dovere dare atto che qui si è condotta un'indagine meditata, legata alla concretezza della realtà, ben lungi da altre analisi e da altre relazioni che in diverse occasioni ci erano state presentate. Forse ha giocato, su questo ridimensionamento di intenzioni e di impostazioni, proprio l'esperienza della prima conferenza regionale sull'occupazione, che noi criticammo subito, definendola una manifestazione velleitaria e trionfalistica della nuova Giunta e che adesso sentiamo criticare, come abbiamo sentito ancora stamane, anche da altre parti politiche: così ne ha parlato il Consigliere Benzi, così ne aveva scritto...



BENZI Germano

Anche la nostra parte l'aveva criticata.



CARAZZONI Nino

Diamo atto al Consigliere Benzi di essere anche lui "antemarcia" perché anche noi la criticammo subito definendola, come dicevamo, una manifestazione velleitaria e trionfalistica che in effetti, come veniva denunciato ad esempio dalle colonne della stampa di qualche giorno fa, a nulla o a ben poco è servita per incidere realmente sulla situazione occupazionale della nostra Regione.
Oggi ci si avvia ad un'altra conferenza, quella appunto dell'occupazione giovanile. Noi dobbiamo subito collocarci in posizione di critica perplessità anche nei confronti di siffatta manifestazione non tanto per le ragioni che adesso diremo, ma proprio perché temiamo che abbia a ripetersi, con l'occasione, la stessa parata di enunciazioni di principio, di affermazioni programmatiche, di dichiarazioni solenni così come sentito e visto fare nel corso della prima conferenza dell'autunno scorso, che tuttavia però ben poco sono servite a incidere sulla realtà effettiva della disoccupazione piemontese.
E ci poniamo in posizione critica nei confronti di questa manifestazione promossa dalla Regione Piemonte, anche perché ne siamo stati ingiustamente, e a nostro avviso non intelligentemente, discriminati. Noi non crediamo assolutamente che si possano o si debbano introdurre discriminazioni di sorta di fronte a problemi così drammatici quali sono quelli del posto di lavoro, della sistemazione lavorativa delle centinaia delle migliaia di giovani in Piemonte. Noi non parteciperemo a questa conferenza perché nessuno ha pensato di invitarci: eppure, signor Assessore, noi desideriamo anticiparle che abbiamo annunciato e che proprio questa mattina noi depositeremo uno specifico progetto di legge con il punto di vista della nostra parte su questo problema e con una serie di concrete indicazioni su quello che, ad avviso nostro, si può e si deve fare in questo settore. Probabilmente nel quadro, nello spirito delle dichiarazioni che lei ha fatto stamane qui e che aveva anticipato l'altro giorno in una conferenza stampa, lei vorrà definire i suggerimenti che noi abbiamo ritenuto di responsabilmente portare all'attenzione del Consiglio regionale, come provvedimenti tampone.
Noi non vogliamo qui anticipare una discussione di merito su quello che sarà il giudizio che verrà dato a questa nostra iniziativa: vogliamo soltanto dire e sottolineare che a questo passo ci siamo indotti per dare la concreta dimostrazione che il problema della disoccupazione giovanile è ben presente all'attenzione della Destra, anche se la Destra non viene invitata alle vostre conferenze; e che la Destra ritiene, anche attraverso questa scelta, di potere e di dovere responsabilmente indicare una propria strada, di potere responsabilmente suggerire una propria impostazione che valga, nelle nostre speranze e nelle nostre intenzioni, ad attenuare quanto meno questo dramma che oggi vede oltre ventimila giovani piemontesi, tanti quanti risultano dalle ultime statistiche, disoccupati o alla ricerca del primo impiego.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alasia per la replica.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti in questo dibattito.
Era probabilmente inevitabile che la discussione si aprisse anche a considerazioni di carattere più generale, ma è stato utile anche questo.
Dal momento che non ho molto tempo a disposizione per la replica, e non perché queste considerazioni non meritino attenzione, ma perché non dobbiamo, non vogliamo anticipare qui la discussione che si farà sabato, mi consentirete di non riprendere le questioni in questa sede.
Io ho già precisato il carattere di incontro- confronto che diamo alla riunione del 2 ottobre, è vero, Consigliere Bianchi, e non ne facciamo una questione terminologica, non ci interessa; ma quando diciamo che affrontiamo Un a riunione di lavoro, in una sala che contiene 300 persone questo lo diciamo perché è una meditata scelta metodologica che non vuole indulgere alle parate, come diceva Carazzoni, noi non facciamo delle parate; ma vuole essere la sede più utile per stabilire il confronto.



CURCI Domenico

Ha parlato anche Benzi di parate.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Può darsi, non l'ho sentito. Torno a ripetere che non sarebbe corretto e non sarebbe utile anticipare qui delle conclusioni che trarremo invece dal dibattito di sabato.
Intanto devono ricordare che se talune valutazioni che sono contenute nel documento non approdano oggi a delle quantificazioni, oppure presentano termini problematici, è perché la preparazione di una discussione si fa in termini problematici e non categorici; in secondo luogo perché questa iniziativa, che reputiamo utile proprio perché anticipa i provvedimenti governativi nazionali, manca di quel riferimento che è lo strumento nazionale, per cui non avrebbe nessun senso quantificare oggi, non si conoscono ancora le linee 'i proposte dal governo; si conosce soltanto quello che abbiamo in mano, cioè una cartella e mezzo di dichiarazioni programmatiche dell'On. Andreotti e che io ho commentato prima.
Fatte queste considerazioni, non riprendo i temi generali, debbo fare solo alcune precisazioni sulle cose che sono state dette dai Consiglieri.
E' vero, Alberton, l'occupazione giovanile costituisce un problema di carattere generale e vorrei ricordare che è detto a chiare lettere proprio nella apertura del documento: "esso costituisce l'aspetto più rilevante del problema più generale dell'occupazione".
Detto questo poi bisogna coglierne anche tutta la particolarità e la specificità. Di qui ne consegue una messa a punto molto più puntuale in relazione al problema giovanile.
Accetto la critica che ha fatto Alberton che nel documento non è presentato il problema artigiano, è vero, come è vero - e lo rilevava Benzi che non è presentato il lavoro precario e nero e la colpa è tutta mia però è uno schema di discussione. Voglio comunque assicurare i colleghi che stiamo già lavorando su questo e che nella relazione di apertura, che non dovrà evidentemente ripetere pedissequa mente il documento, forniremo elementi di valutazione sia sull'uno sia sull'altro argomento.
Alberton richiamava ancora l'esigenza di promuovere incontri con altre controparti. Certamente, noi lo faremo; a incominciare intanto dall'Unione Industriale, ho detto appunto che tentiamo una forzatura in direzione degli sbocchi occupazionali dell'industria avendo come base quel programma formativo al quale ho accennato brevemente, perché non possiamo fare un piano in astratto e poi non sapere dove va a sfociare.
Spero, Benzi, che non fosse una critica la tua, quando rilevavi che non era stato possibile un esame preventivo dello schema perché in questo caso dovrei difendere la correttezza di questo metodo. Ve l'ho consegnato stamane. Io sono stato per 17 anni Segretario della Camera del Lavoro di Torino, ho partecipato a molte riunioni convocate dal Presidente Oberto alla Giunta regionale, dal Presidente Oberto della Giunta provinciale e non ho mai avuto uno schema prima; è stato quindi fatto uno sforzo notevole per anticipare le linee di una discussione che si farà.
Sull'artigianato ho già detto; non vorrei però che su questa dimenticanza si arguisse che non stiamo seguendo i problemi dell'artigianato, che siamo assenti dal nostro impegno.
Nei giorni scorsi ho tenuto un'intera giornata di riunioni della Consulta con le tre confederazioni dell'artigianato per discutere tutti questi problemi ed a giorni i signori Consiglieri avranno a disposizione 10.000 copie di un opuscolo che si riferisce al funzionamento della legge sui finanziamenti; con l'Assessore Fiorini abbiamo messo in piedi una Commissione emanazione degli enti gestori di formazione professionale delle categorie artigiane per esaminare i problemi.
Convengo con la dottoressa Castagnone Vaccarino circa il rilievo che faceva sugli Uffici del lavoro e della massima occupazione. La mia modestissima opinione è che si dovrebbe trovare un modo di decentrare, di regionalizzare queste strutture perché davvero si riscontrano le discrepanze che diceva. Per ora le cose stanno così ed allora a noi non rimane che cercare di stabilire degli efficaci rapporti di lavoro dato che come si sa, sono strumenti di emanazione del Ministero.
Per quel che riguarda il progetto di legge che il Gruppo del P.R.I. ha proposto alla Commissione sulla formazione professionale, non vorrei dire che non . è -) di mia competenza.
Ma, devo precisarlo, io non lo conosco. Mi dicono i miei colleghi di partito che da una prima valutazione la cosa presenta un notevole interesse. Io personalmente continuo a nutrire il dubbio (lo avevo detto quando ero in III Commissione) sull'opportunità di legiferare su questa materia in sede regionale, in assenza di una legge cornice ed in assenza della modifica dell'obbligo; ma con questo non voglio dare alcun giudizio.
Vorrei poi dirle, Consigliere Carazzoni, che l'informazione che ho dato qui vale per tutto il Consiglio, e quindi vale anche per lei.
Per quanto riguarda i rapporti tra le forze politiche e i problemi che secondo me legittimamente pongono i dieci Movimenti giovanili che ho citato prima; le questioni che pongono le tre organizzazioni sindacali che ho citato prima e che io condivido - quelle che lei chiama discriminazioni quelle sono cose che non investono l'informazione che ho dato in Consiglio.
Per quel che concerne la mia modestissima opinione nei riguardi della sua forza politica non sto nemmeno a dirla; l'ultima volta che ci siamo incontrati è stato il 25 aprile del 1945 (non dico con lei perché era troppo giovane). Comunque l'informazione che ho dato vale per i 60 Consiglieri, quindi vale anche per lei; rapporti di altro genere, mi consenta, non ne abbiamo.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa.


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Ci troviamo di fronte al problema di come procedere con i nostri lavori. Suggerirei, stante il fatto che è appena mezzogiorno, una procedura di questo genere: dare la parola al Presidente della Giunta che ho visto rientrare, perché possa svolgere quell'interrogazione che avevo annunciato prima, poi passare alcune delibere che non ritengo necessitino di un'ampia discussione e finire i lavori della mattinata non oltre le 13, così da lasciare al pomeriggio la discussione, certamente corporosa, sulla RAI-TV dedicandole lo spazio che i Gruppi riterranno opportuno. Avanzo questa proposta perché sarebbe sempre opportuno, tendenzialmente, che la mattinata di ogni seduta fosse caratterizzata dalla discussione su problemi di una certa consistenza; stamane mi pare che la cosa si sia felicemente svolta per quanto riguarda l'occupazione giovanile, oggi pomeriggio potrebbe aver luogo il dibattito sulla RAI-TV, in modo da non addossare argomenti di grande rilievo uno sull'altro, e non spezzarne nemmeno lo sviluppo, se è possibile, agli effetti di un'economia generale dei lavori.
Vi sono osservazioni? La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Siccome all'ordine del giorno ci sono due questioni: un disegno di legge per Finse/i mento del Comune di Magnano Nell'alta Valle dell'Elvo e una deliberazione della Comunità montana Valle Chisone per una modifica di Statuto, vorrei chiedere a lei ed al Consiglio se non fosse possibile anche l'esame di un'altra deliberazione che riguarda la Comunità montana Val Grande, per una integrazione di Statuto. E' una cosa minima e farebbe corpo con le altre due questioni relative alle Comunità montane.



PRESIDENTE

Se non vi sono obiezioni, non avrei nessuna difficoltà ad inserire la questione all'ordine del giorno.
Sulla procedura che ho proposto vi sono obiezioni? La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Colgo l'occasione per chiederle, signor Presidente, di essere così sollecito a raccogliere le raccomandazioni di tutti i colleghi ad inserire argomenti di particolare importanza, non solo quando provengono dalla maggioranza.



PRESIDENTE

Se volesse essere più chiaro...



MARCHINI Sergio

Non voglio aprire una polemica, ma le ricordo che è tuttora inevaso il suo impegno preso nella riunione dei Capigruppo in ordine alla legge istitutiva dei Comprensori e la Giunta ha già pubblicato i manifesti elettorali. Quindi mi permetto di ricordarle, cogliendo questo piccolo momento di pausa, di essere così sollecito e di non troncare le proposte dei Consiglieri di minoranza su argomenti che possono venire fuori sul momento su una particolare situazione.



PRESIDENTE

Mi scusi, ma assolutamente non capisco il suo riferimento.



MARCHINI Sergio

Allora glielo ripeto in modo chiaro: nell'ultima seduta di quest'assemblea, dopo che doverosamente il Consiglio aveva accettato di discutere un argomento non all'ordine del giorno, una ratifica di delibera proposta dal collega Rivalta, senza nessun tipo di sabotaggio o di attività provocatoria, com'é costume del Consiglio, quando ho posto tutta una serie di problemi che venivano dall'interpretazione della legge istitutiva dei Comprensori lei ha troncato la discussione, non lasciando neanche finire di parlare il collega della destra estrema (visto che qui si fanno anche delle confusioni). Lei ha assicurato una riunione dei Capigruppo su questi problemi di carattere interpretativo. Le ricordo che quest'impegno non è stato ottemperato. Prendo atto che la Giunta ha pubblicato il manifesto elettorale dove si trovano) risolte e autenticamente interpretate dalla Giunta delle questioni che io avevo rammostrato all'attenzione del Presidente.
Colgo pertanto l'occasione della richiesta fatta dal collega Calsolaro che mi trova consenziente, di trattare l'argomento nella misura in cui sia possibile, per chiedere a lei Presidente, di essere sempre così sollecito nel caldeggiare le proposte dei Consiglieri su argomenti di immediata necessità, ma non soltanto quando vengono portate da quelli di maggioranza o comunque da partiti che hanno la fortuna di essere rappresentatl più ponderosamente del mio.



PRESIDENTE

Consigliere Marchini, la risposta è una sola: l'ordine del giorno viene fissato nella riunione dei Capigruppo; questo ordine del giorno è il primo nella storia della seconda legislatura che non sia stato fissato nella riunione dei Capigruppo, semplicemente perché la riunione dei Capigruppo non si è potuta tenere (infatti tre Capigruppo erano all'estero, e con loro anche il Presidente del Consiglio). Tutti i punti all'ordine del giorno di qualsiasi seduta del Consiglio regionale, sono concertati nella riunione dei Capigruppo, è sempre stato così e sempre credo dovrà essere. Il che significa che nella prossima riunione dei Presidenti di Gruppo la proposta che lei ha avanzato nella precedente seduta sarà da me riportata, sarà da lei sicuramente caldeggiata, sarà decisa - se tutti i Capigruppo e la Giunta saranno d'accordo - di portarla all'ordine del giorno del Consiglio regionale, secondo la prassi che è invalsa dal primo giorno di insediamento del Consiglio regionale del Piemonte.
Sulla procedura dello svolgimento dei lavori vi sono altre richieste di parola? Non ve ne sono, quindi procediamo con i nostri lavori.


Argomento: Questioni internazionali - Rapporti Regioni - Governo

Interrogazione del Consigliere Oberto circa l'esito degli interventi del Presidente della Giunta regionale al Ministero degli Esteri per ottenere la scarcerazione di Padre Gianfranco Testa, detenuto nelle carceri argentine


PRESIDENTE

Do quindi la parola al Presidente della Giunta Viglione, che risponde ad un'interrogazione del Consigliere Oberto circa l'esito degli interventi del Presidente della Giunta regionale al Ministero degli Esteri per ottenere la scarcerazione di Padre Gianfranco Testa, detenuto nelle carceri argentine.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Mi scuso con il Consiglio, ma l'apertura dei lavori per il Convegno annuale sulla montagna mi ha impedito di essere, come sempre, presente nella continuità di chi mi aveva preceduto; anche lei,avv. Oberto era sempre puntualmente presente.
Mi scuso anche se chiederò al Presidente del Consiglio di fare due brevi comunicazioni.
Rispondendo alla sua interrogazione, desidero innanzi tutto farle presente come la vicenda di Padre Testa, arrestato in Argentina il 18 aprile 1974 (come tutti sanno egli è originario della nostra provincia di Cuneo) tuttora detenuto nel carcere di Resistencha, sia seguita con estrema attenzione. Non illustro in questa sede tutta la vicenda del sacerdote italiano, ben sapendo che ella, durante il suo mandato alla Presidenza:della Giunta aveva già svolto un'azione nei confronti del missionario nel suo o viaggio in Argentina. Desidero tuttavia ricordare che il 29 aprile 1976 è stata inviata al Ministro degli Esteri On. Mariano Rumor una petizione con la quale si richiedeva un intervento presso le autorità argentine per ottenere la scarcerazione di Padre Testa.
Questo passo compiuto nei confronti dell' autorità competente, è stato richiesto dai familiari e sollecitato da parte dell'opinione pubblica a conoscenza della vicenda. In data 20 maggio 1976 è giunta la risposta del Ministro degli Affari Esteri, On. Mariano Rumor, nella quale si afferma: "Questo Ministero ha seguito sin dall'inizio la vicenda e la nostra ambasciata in Buenos Aires ed il competente Consolato generale in Rosario in ottemperanza alle istruzioni loro impartite, hanno prestato ogni possibile assistenza ed aiuto a Padre Testa, intervenendo più volte in suo favore presso competenti autorità argentine".
Il 14 aprile scorso il sacerdote ha potuto incontrarsi con il nostro Console in Rosario. In tale circostanza il religioso è apparso in buone condizioni fisiche, sereno e fiducioso circa l'esito del processo.
Padre Testa ha tenuto a manifestare al nostro rappresentante la sua gratitudine, per l'azione svolta in suo favore dal Governo italiano.
Conclusasi la fase istruttoria del processo, si è in attesa di conoscere la decisione del Pubblico Ministero (io non conosco la procedura penale argentina, ma deve esserci qualche fase intermedia che non è presente invece nel nostro processo penale) "cui replicherà l'avvocato di fiducia del nostro Consolato".
In data 9 luglio 1976 il Capo di Gabinetto del Ministero di Grazia e Giustizia rispose ad una richiesta di intervento presso le autorità argentine da parte dei familiari del missionario, asserendo che don Testa era stato condannato ad una pena detentiva di tre anni, non escludendo la possibilità che la pena sopra citata potesse essere ridotta.
I successivi contatti intercorsi con il Ministero degli Esteri e con il Ministero di Grazia e Giustizia ci consentono ora di fare il punto della situazione. La fase istruttoria del processo è terminata, la sentenza non è ancora stata pronunciata. L'avvocato difensore del missionario, signor Raul di Resistencha, interpellato telefonicamente dal Ministero degli Esteri ritiene che sarà emanata una condanna in prima istanza di tre anni.
La particolare situazione politica argentina crea anche difficoltà nel superamento della vicenda che vede comunque codesta Presidenza seriamente impegnata a seguirla per giungere ad una soluzione il più possibile rapida e soddisfacente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Le sono grato di questa risposta data in ritardo, ma non sono lieto del ritardo perché se il Consiglio avesse avuto la possibilità di presenziare all'inaugurazione di questo fatto molto importante che è la 13^ edizione del Convegno della montagna a carattere internazionale, non sarebbe stato male. A me la cosa sarebbe stata di particolare interesse perché oltre tutto ricopro ancora la carica di Presidente del Collegio dei probiviri dell'Unione nazionale dei Comuni e degli enti montani. Cercherò di fare una visita nel pomeriggio, attaccato a quei principi che lei ha voluto amabilmente ricordare.
Così come amabilmente ha voluto ricordare che l'episodio di Padre Testa era stato portato innanzi anche dalla precedente Giunta, la quale non ha evidentemente avuto mai la fortuna di conoscere canali per far pubblicare attraverso quotidiani e non quotidiani tutte le notizie, ivi compresa quella di un intervento della Giunta presso il Ministero degli Esteri,per ottenere che qualche cosa si facesse. Ma al di là di quella che può essere una battuta meramente polemica, prendo atto con dispiacere della situazione in cui Padre Testa continua a trovarsi e con soddisfazione di quelle che sono le notizie, peraltro precise, che lei è stato in grado di fornirci.
Nemmeno io conosco la procedura penale dell'Argentina, mi sembra molto strano questo comportamento, con una richiesta del Pubblico Ministero, poi l'intervento del difensore, in definitiva un processo, già indicata una pena che dovrebbe essere scontata e deciderei che ci fosse una sottolineatura, ma proposta da lei, non proposta da me interrogante, perch il Consiglio regionale piemontese, anche in quella direzione prendesse una certa posizione per denunciare delle situazioni che certamente sono incresciose, limitative del diritto della libertà e della dignità della persona umana, si tratti di un sacerdote, si tratti di un non sacerdote per ottenere l'attenzione degli organi centrali di Stato per ulteriori passi ed ulteriori pressioni.
Le dirò, signor Presidente, che quando io ebbi occasione di parlare allora in termini evidentemente non ufficiali, perché la Regione non ha un suo collegamento diretto, direi istituzionale, con l'ambasciatore del nostro Paese all'estero, ma quando ebbi occasione di occuparmi della cosa con l'ambasciatore, con il Console, con alcuni sacerdoti già in passato (e due anni sono passati) avevo trovato una certa grossa preoccupazione - non ho difficoltà a dirlo - a prendere a cuore questo problema; e non ho mancato di riferire, come mia impressione (perché non altro era che un'impressione) al rientro, di questa situazione non sufficientemente decisa e precisa.
Se il Consiglio regionale, accogliendo la risposta da lei data a me, ma data evidentemente a tutto il Consiglio, esprimesse un voto perché vi fosse effettivamente un ulteriore rapido passo in questa direzione, la mia interrogazione avrebbe avuto un senso e un significato che va al di là di quello che mi ero proposto.



PRESIDENTE

Ho colto un segno di assenso del Presidente della Giunta e le posso confermare, Consigliere Oberto, che sono completamente d'accordo con la proposta da lei avanzata e quindi la inviterei addirittura a farsi promotore di un'eventuale conclusione formale della questione in questa stessa seduta, al termine dell'assemblea, in modo da formalizzare il contenuto delle cose da lei dette.


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati - Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta chiede di parlare, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, vorrei informare (poi darò, magari nella prossima seduta, dati maggiormente rilevanti) circa l'incontro che i Presidenti delle Regioni hanno avuto con il Ministro Morlino, che, come loro sanno, è attualmente Ministro per gli affari regionali e Ministro del Bilancio. Nel momento in cui venne nominato Ministro del Bilancio, il Presidente Andreotti ritenne di confermargli anche la carica di Ministro per le Regioni.
Nell'incontro che si è avuto - incontro che a giudizio dei Presidenti delle Regioni è stato positivo - si sono esaminati soprattutto due aspetti del rapporto fra le Regioni ed il Parlamento, fra le Regioni in genere e lo Stato. Le due questioni più rilevanti sono state: quella attinente alla finanza, e più propriamente alla partecipazione delle Regioni alla formulazione del bilancio dello Stato, e la sorte della legge 382.
Per quanto riguarda la legge 382 (lo si sapeva già perché il Consiglio dei Ministri si era riunito appositamente soltanto per questo) è stato proposto il rinnovo, non la proroga perché era scaduta ormai la delega quindi non si poteva certamente parlare di proroga, ma il rinnovo della delega del Parlamento al Governo per l'attuazione della legge.
I tempi. La legge prevede che i sei mesi proposti decorrano dall'entrata in vigore della nuova legge di rinnovo.
L'informazione non è ancora precisa perché andiamo incontro ad una discussione parlamentare e l'esito della stessa non ci può essere in questo momento noto, ma è presumibile che il termine vada a scadere nel mese di giugno del 1977.
L'iter della legge, la discussione nei due rami del Parlamento, la promulgazione,la pubblicazione e l'entrata in vigore non ci consentono certamente di prevedere un termine più breve di quello che è stato indicato. E questo è il primo problema, ma certamente i Presidenti delle Regioni, pur dichiarando la loro preoccupazione per il fatto che la delega non avesse avuto ancora attuazione, né la si prevedesse a termini brevi pur tuttavia hanno sottolineato che, se vi è questa volontà, non potranno essere certamente alcune settimane a togliere il significato vero che pu avere l'attuazione di questa importante legge.
Per quanto concerne invece il bilancio, le risorse finanziarie, ma più propriamente la partecipazione alla formulazione del bilancio dello Stato quindi un momento attivo che le Regioni pongono in essere verso il Governo e verso il paese nell'insieme, si è stabilita una modalità che vedrà una reale partecipazione delle Regioni.
Il Ministro ha sottolineato che la sua doppia carica di Ministro del Bilancio e di Ministro delle Regioni permette in sostanza di avere un raccordo più importante con questa realtà programmatica che le Regioni intendono darsi e che il governo intende portare innanzi.
La Giunta ha ritenuto di consegnare al Ministro Morlino, in modo ufficiale, la proposta di piano di sviluppo come contributo a quelle che saranno le linee programmatiche che il governo intenderà portare avanti in relazione ad un programma che è in fase di elaborazione e di cui già ieri abbiamo avuto i primi risultati con l'incontro con le forze sindacali.
Il primo momento è la consegna ed una discussione con il Ministro del Bilancio e degli affari regionali per una successiva consegna al Presidente del Consiglio dei Ministri On. Andreotti.
Volevo dare comunicazione di questo al Consiglio perché riteniamo che la proposta di piano di sviluppo non sia soltanto una realtà della comunità regionale piemontese, ma un contributo anche alle problematiche nazionali.
Mi pare poi di cogliere nell'intervento del Consigliere Marchini quelle problematiche che erano sorte per quanto riguarda l'elezione comprensoriale. Se non vado errato, la seduta scorsa lei ha sollevato alcuni problemi attinenti all'interpretazione della normativa legislativa ed a quella regolamentare. Per questo voglio assicurare al Consigliere Marchini che la Giunta ha riunito in primo luogo i segretari dei centri comprensoriali che dovranno ricevere e nello stesso tempo coordinare l'azione all'interno dei Comprensori per le elezioni. Da questa riunione è scaturita una Commissione che ha esaminato alcuni problemi i quali verranno esaminati dalla Giunta in tempi assai brevi, rimessi alla Commissione VIII affinché poi, attraverso un dibattito in Consiglio, si possa in tempo utile dare non un'interpretazione autentica, ma comunque alcuni chiarimenti di fondo che serviranno per le elezioni comprensoriali.
Fra qualche giorno sarò in grado di dare un testo organico delle osservazioni in modo che prima la Commissione e poi il Consiglio ne siano investiti.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di delucidazioni sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta? La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Mi pare che stamane siamo un poco abnormi come osservatori del regolamento.
Vorrei farmi portatore di una certa preoccupazione che c'è in giro circa l'erogazione dei fondi per l'acquisto dei libri Siccome abbiamo le leggi, su e giù, in iter e siccome le scuole aprono quanto prima, ci sono delle serissime preoccupazioni. Si può sapere qual è l'orientamento della Giunta al fine di evitare ulteriori disguidi?



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Nel primo pomeriggio, in un intervallo dei lavori, saremo in grado di dare quest'informazione.



PRESIDENTE

Suggerisco addirittura che la questione sollevata (almeno questa) correttamente dal punto di vista del regolamento, sia risolta in fine di seduta. Ma vedo già la richiesta di parola del Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Noi prendiamo atto delle dichiarazioni del Presidente della Giunta in ordine ai rapporti con il Ministro delle Regioni e del Bilancio sulla disponibilità delle Regioni e sua particolare in relazione a questo lieve differimento. D'altra parte le dichiarazioni del Presi dente Viglione sono state riportate addirittura dal giornale degli Enti locali della D.C. e quindi siamo lieti che le abbia ripetute anche in questa occasione.
Per quanto riguarda la partecipazione delle Regioni alla stesura ed alla formazione del bilancio dello Stato, che è una vecchia battaglia che si era sempre fatta, noi aderiamo all'impostazione che la Giunta mantiene assieme alle altre Regioni; le Regioni devono partecipare, per l'importanza e per la stretta connessione economica e finanziaria che vi è all'impostazione e formazione del bilancio dello Stato. Ma perché questa partecipazione sia effettiva, posto che si trovi tra le Regioni ed il Governo nazionale un accordo, è evidente che ci deve essere l'impegno della Giunta di tenere questa partecipazione con tutte le forze politiche, con tutti i Gruppi consiliari, altrimenti non sarebbe la partecipazione della Regione, ma sarebbe solamente quella di una parte della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Rispondo al Consigliere Paganelli assicurandolo della reale volontà della Giunta di rendere partecipi di questo disegno, che non è di oggi, ma è stato portato avanti anche negli anni scorsi, coinvolgendo il Consiglio e tutte le forze politiche dell'obiettivo che abbiamo di partecipare al rapporto con il Governo, con il Parlamento, con lo Stato e quindi con la realtà più importante che è quella del bilancio che si traduce poi nella realtà dell'attuazione.



PRESIDENTE

Possiamo allora procedere secondo lo schema dei nostri lavori.


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 101: "Delimitazione della zona montana omonegea n. 43 Alta Valle dell'Elvo: inserimento del Comune di Magnano"


PRESIDENTE

Il punto settimo dell'ordine del giorno reca: "Esame disegno di legge n. 101: "Delimitazione della zona montana omogenea n. 43 Alta Valle dell'Elvo: inserimento del Comune di Magnano".
Relatore è il Consigliere Calsolaro, a cui do la parola.



CALSOLARO Corrado, relatore

La Giunta regionale ha presentato, in data 4 giugno 1976, il disegno di legge regionale n. 101, relativo all'inserimento del Comune di Magnano nella zona montana omogenea dell'Alta Valle dell'Elvo.
La Commissione Censuaria Centrale, con deliberazione assunta in data 21/3/1976, ha incluso, ai sensi della legge 25 luglio 1952, n. 991, il Comune di Magnano nell'elenco dei territori montani.
Il Comune di Magnano ha chiesto di essere incluso nella zona montana omogenea dell'Alta Valle dell'Elvo.
Poiché ai sensi dell'art. 3 della Legge 3.12.1971, numero 1102, i territori montani sono ripartiti con legge regionale in zone omogenee, e le delimitazioni sono adottate di intesa con i Comuni interessati, la Commissione ha provveduto ad inviare alla Comunità interessata e ai singoli Comuni che la costituiscono - e cioè Donato, Graglia, Muzzano, Netro Pollone, Sala Biellese, Sordevolo e Torrazzo - formale richiesta di pareri e osservazioni al disegno di legge in oggetto.
In data 17 luglio 1976 il Presidente della Comunità montana dell'Alta Valle dell'Elvo ha comunicato che la maggioranza dei Sindaci dei Comuni aderenti alla Comunità ha espresso parere favorevole all'inserimento del Comune di Magnano nella Comunità stessa.
La Commissione rassegna pertanto relazione e testo legislativo al Consiglio regionale proponendone all'unanimità l'approvazione.



PRESIDENTE

Se non vi sono richieste di parola passiamo alla votazione dell'articolo unico: "Il Comune di Magnano (Prov. Vercelli) - incluso, per la totalità del suo territorio, dalla Commissione Censuaria Centrale con deliberazione n.
3556 del 31 marzo 1976 nell'elenco dei territori montani ai sensi dell'art.
1 della legge 25 luglio 1952, n. 991 e successive modificazioni - è inserito, d'intesa con il Comune stesso, nella zona montana omogenea numero 43 "Alta Valle dell'Elvo" che pertanto risulta ora costituita dai seguenti Comuni: Donato, Graglia, Magnano, Muzzano, Netro, Pollone, Sala Biellese Sordevolo, Torrazzo".
Passiamo alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'articolo è approvato.
Il disegno di legge n. 101 è approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Esame disegno di legge n. 111: "Modificazioni alla legge regionale 6 maggio 1974 n. 13 e rifinanziamento di alcuni interventi"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare il punto ottavo dell'ordine del giorno: Esame disegno di legge n. 111: "Modificazioni alla legge regionale 6 maggio 1974 n. 13 e rifinanziamento di alcuni interventi".
Relatore è il Consigliere Bono, a cui do la parola.



BONO Sereno, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, sottoponiamo oggi all'esame del Consiglio regionale un provvedimento legislativo di modificazione della legge regionale n. 13 del 1974, nonché di rifinanziamento della legge medesima per alcuni interventi.
Come è evidenziato nella relazione predisposta dalla Giunta regionale in accompagnamento al disegno di legge, si è ritenuto opportuno modificare l'art. 8 della legge regionale n. 13 aggiungendo alla norma che prevede l'erogazione a enti pubblici o privati di un contributo regionale pari al 90% della spesa per la ricostruzione dei beni silvo-pastorali distrutti dal fuoco, una norma che prevede l'intervento diretto e totale della Regione in tal senso, tenuto conto delle disposizioni contenute dalla recente legge cornice nazionale n. 47 in riferimento alle norme integrative per la protezione dagli incendi boschivi, ove si parla di opere a totale carico dello Stato.
Per lo stesso motivo di uniformità di disposizione, si è ritenuto necessario sostituire nell'art. 4 quarto comma la dizione "compensi fissi giornalieri" con "compensi orari", per quanto riguarda la retribuzione dei lavoratori impegnati alle varie operazioni di spegnimento, ecc.
Inoltre, non potendo operare esclusivamente con i fondi stanziati appositamente dalla legge nazionale 47 del 1975, in quanto insufficienti occorre usufruire dello stanziamento disposto dalla legge regionale n. 13 del 1974.
Il rifinanziamento del capitolo 1374 non fu previsto nella legge regionale n. 10 del 30.1.1976 "Modifiche e integrazioni a taluni interventi previsti dalla legge regionale in materia di agricoltura e foreste" poich per affrontare spese di investimento si sarebbe dovuto attingere da fondi provenienti dalle leggi nazionali 1.3.1975 n. 47. Tale legge all'art. 1 prevede la predisposizione di piani regionali entro il 15 settembre 1975 ma in data odierna molte Regioni non hanno ancora ultimato i piani antincendio.
La Regione Piemonte vi ha già provveduto a tempo debito. A ciò consegue che l'assegnazione dei fondi, che avverrà solo dopo l'approvazione dei piani da parte dei competenti ministeri, non si è verificata per il 1976 e forse non si avrà neppure nel 1977.
Per quanto sopra ci si trova nell'impossibilità di acquisire qualunque bene ad utilità ritenuta necessaria per il servizio antincendio che deve ancora essere definito ed ultimato per quanto riguarda le attrezzature.
Lo stanziamento richiesto sul capitolo di cui all'art. 3 ha lo scopo di mettere le basi finanziarie per una continuità di interventi che non sarebbe possibile nell'attuale fase di stasi conseguenziale alla mancanza di finanziamento.
La Commissione ha valutato in senso positivo all' unanimità le modifiche proposte dalla Giunta e in questo testo sottopone il provvedimento al Consiglio regionale proponendone l'approvazione.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola? Non ne vedo.
Passiamo all'esame dei singoli articoli che avete sotto i vostri occhi "Art. 1 - L'art. 8 della legge regionale 6 maggio 1974 n. 13 è sostituito dal seguente: 'Alla ricostituzione dei boschi percorsi dal fuoco può provvedere direttamente la Giunta regionale con finanziamenti a totale carico della Regione.
Per l'occupazione temporanea dei terreni boscati da ricostituire a norma del precedente comma, non viene corrisposta, in deroga alle vigenti leggi, alcuna indennità al proprietario.
La Giunta regionale può anche concedere contributi fino al 90% delle spese necessarie per l'esecuzione delle opere di cui al primo comma determinate dagli Uffici forestali regionali, agli enti o privati interessati che intendano eseguire le opere di ricostituzione e ne facciano richiesta entro sei mesi dalla data in cui si è verificato l'incendio' ".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
"Art. 2 - Le parole "..compensi fissi giornalieri.." del 4° comma dell'art. 4 della legge regionale 6 maggio 1974 n. 13 sono sostituite con il termine: "..compensi orari..".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
"Art. 3 - Per le attività previste all'articolo 3 ed all'art. 6, lett.
a,b,c,d,e,g,l, della legge regionale 6 maggio 1974, n. 13, è autorizzata la spesa di lire 45 milioni per l'anno finanziario 1976 e per ciascuno degli anni successivi.
Agli oneri di cui al precedente comma si provvede, per l'anno finanziario 1976 e gli anni finanziari successivi, mediante la riduzione di una somma di pari ammontare dello stanziamento previsto al capitolo 1344 del bilancio 1976 ed ai corrispondenti capitoli dei bilanci per gli anni successivi.
Nel bilancio per l'anno finanziario 1976 sarà conseguentemente iscritto il capitolo 1338 con la denominazione "spese per le attrezzature, gli impianti e le opere riguardanti la prevenzione e l'estinzione degli incendi forestali"con lo stanziamento di lire 45 milioni.
Nei bilanci degli anni finanziari successivi sarà iscritto il corrispondente capitolo con la denominazione e lo stanziamento di cui al precedente comma.
Le spese autorizzate ai sensi della presente legge non impegnate nell'esercizio finanziario di competenza, possono essere impegnate negli esercizi finanziari successivi anche in corrispondenza di attività da effettuare negli esercizi medesimi.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Passiamo alla votazione del disegno di legge nella sua interezza.
Vi sono richieste di parola? Nessuna, si passi pertanto alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 49 Consiglieri.
Il disegno di legge è approvato.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame deliberazione Giunta regionale: "Programma di interventi entro il quinquennio 1976-1980 per la prevenzione, diagnosi e cura dell'uremia cronica in Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la deliberazione della Giunta regionale: "Programma di interventi entro il quinquennio 1976-1980 per la prevenzione, diagnosi e cura dell'uremia cronica in Piemonte".
Ho qui davanti a me una lettera firmata da Vittorio Beltrami, ma si vede che ci sono delle intese di Commissione.
Chiede di parlare il Consigliere Ferrero, ne ha facoltà.



FERRERO Giovanni

La valutazione che aveva dato la Commissione era che,siccome esisteva parere unanime sull'apparato deliberativo che viene proposto, non fosse nemmeno il caso di formalizzare una relazione, stante anche il consistente volume del materiale dal punto di vista tecnico, conoscitivo e informativo e credo sarà opportuno che vi sia in questa sede ancora un incontro tra le forze politiche.
La cosa che invece si era valutata in Commissione come positiva era un'eventuale presentazione, al termine dei lavori del Consiglio, di un breve ordine del giorno che cogliendo quanto di interessante esiste in quello studio e quindi in quella deliberazione, puntualizzasse la necessità di agire in questo, come in altri temi, sugli aspetti preventivi, per evitare un carico a ridosso delle strutture sanitarie che tende rapidamente a crescere e a diventare quindi non più sostenibile (problema generale di alcune malattie croniche, particolarmente importante in Piemonte per quanto riguarda l'uremia cronica) e che accanto a queste indicazioni di necessità di studio e di valutazioni più attente degli aspetti preventivi venisse anche messo in moto da parte della Regione un meccanismo molto semplice di verifica e di controllo negli anni successivi della corrispondenza tra le previsioni che in quella delibera vengono proposte e la realtà che via via si determinerà, in modo da poter disporre di uno strumento conoscitivo e quindi di orientamento dell'intervento che permettesse poi una relazione periodica da parte della Giunta o dell'altro organismo esecutivo al Consiglio e quindi una valutazione da parte di tutto il Consiglio degli effetti di questo intervento.
Credo con questo di avere anche illustrato le ragioni per le quali la Commissione si è dichiarata d'accordo e penso che sia possibile brevemente, attraverso un'intesa tra le forze politiche, valutare l'opportunità di mantenere questo ordine del giorno; altrimenti credo che la dichiarazione che io ho qui fatto rappresenti quello che era l'intento unanime della IV Commissione.



PRESIDENTE

Non vedo richieste di parola, questo vuol dire che i Gruppi consentono con questa interpretazione e con la proposta, cioè che al termine dell'approvazione o forse al termine della seduta, se i Gruppi ritengono opportuno formalizzare in un ordine del giorno le questioni che sono state sollevate questo si può benissimo licenziare anche nella stessa seduta di oggi.
Non vi sono richieste di parola. Leggo allora la deliberazione che avete sotto i vostri occhi, nel testo che avete approvato in Commissione.
"La Regione Piemonte, con legge regionale 25/11/1974 n. 34, ha fissato norme per l'assistenza dialitica domiciliare.
Occorre tuttavia predisporre un programma per l'organica definizione di una serie di interventi che si rendano atti a garantire, su tutto il territorio piemontese, una efficace attività di prevenzione, diagnosi e cura dell'uremia cronica. Si vuole cioè impostare organicamente i provvedimenti necessari a coordinare l'attività diagnostica nefrologica emodialitica ospedaliera, domiciliare e ad assistenza limitata - self service, integrata con la creazione e successiva attivazione di un centro per trapianti renali.
A tale scopo è stato predisposto l'unito programma di interventi che implica un finanziamento dell'importo di L. 3.000.000.000 circa nel quinquennio 1976/1980.
Il Consiglio regionale, dopo ampia e approfondita discussione sull'argomento, cui partecipano i suoi componenti, condividendo le proposte contenute nel programma, ad unanimità di voti, delibera di approvare il programma di interventi per la prevenzione diagnosi e cura dell'uremia cronica in Piemonte, da realizzare entro il quinquennio 1976/1980 predisposto dai competenti uffici dell'Assessorato regionale alla sanità e sicurezza sociale".
Non vi sono obiezioni? Chi è d'accordo alzi la mano.
La deliberazione è approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Tossicodipendenza

Esame deliberazione Giunta regionale: "Costituzione del Comitato regionale per la prevenzione dell'alcoolismo e delle tossico-dipendenze - Legge 22.12.1975 n. 685"


PRESIDENTE

Il punto decimo dell'ordine del giorno reca: Esame deliberazione Giunta regionale: "Costituzione del Comitato regionale per la prevenzione dell'alcoolismo e delle tossico-dipendenze - Legge 22.12.1975 n. 685".
Anche per questa deliberazione non è scritto chi dovrebbe riferire. Si intende con ciò che la Commissione l'ha licenziata all'unanimità? Vedo che il Consigliere Beltrami è assente, quindi così dobbiamo interpretarla.
Vi sono richieste di parola sull'argomento? Leggo il testo della deliberazione che è sotto i vostri occhi.
"1) E' costituito il Comitato regionale per la prevenzione dell'alcoolismo e delle tossico-dipendenze, previsto dalla legge statale n.
685 del 22.12 1975.
Il Comitato è organo di consulenza regionale in ordine all'educazione sanitaria, prevenzione ed intervento al fine di assicurare la diagnosi, la cura, la riabilitazione ed il reinserimento sociale delle persone interessate contro: l'uso non terapeutico delle sostanze stupefacenti o psicotrope, contro l'alcoolismo e le altre intossicazioni voluttuarie, e tutte le altre forme di devianza che richiedano analoghe necessità e modalità di prevenzione e di intervento.
Il Comitato è presieduto dall'Assessore regionale alla sicurezza sociale e sanità. Di esso fanno parte come componenti di diritto: 1 Funzionario designato dal Ministero della Sanità 1 Funzionario degli organi periferici della Pubblica Istruzione 1 Ispettrice di Polizia 1 Funzionario o Ufficiale delle Forze di Polizia il Presidente del Tribunale dei Minorenni del capoluogo della Regione i Presidenti delle Sezioni Civili specializzate dei Tribunali e delle Corti d'Appello o delle Sezioni designate in via transitoria ai sensi dell'art. 107 della legge statale n. 685 13 esperti designati dal Consiglio regionale, tenendo conto della necessità di attuare una rappresentanza omogenea, in seno al Comitato, di tutto il territorio regionale e di assicurare adeguata rappresentanza degli operatori che appartengono ai servizi territoriali comunali e provinciali l'Assessore regionale all'Assistenza l'Assessore alla sanità del Comune di Torino l'Assessore alla sanità della Provincia di Torino 1 rappresentante designato dall'A.N.C.I.
1 rappresentante designato dall'U.P.I." 2) E' approvato, altresì, l'unito schema di regolamento che deve formare parte integrante della deliberazione consiliare.
Regolamento - Art. 1: Compiti del Comitato.
Il Comitato: a) raccoglie i dati statistici semestrali di cui all'art. 104 della legge 685 secondo le modalità stabilite dal Ministero della Sanità b) esprime parere per le materie di competenza, sui piani di intervento, sulle convenzioni con Enti ed Istituzioni pubbliche o private per l'esercizio delle attività di prevenzione e di intervento contro l'alcoolismo e le tossico-dipendenze, sull'istituzione delle sezioni speciali del Tribunale della Corte d'Appello, previste dall'art. 101 della Legge 685 c) formula, anche d'ufficio pareri d) propone interventi e) compie le opportune indagini conoscitive richiedendo informazioni sulle materie di sua competenza a qualsiasi organo della pubblica amministrazione operante nella Regione f)- promuove e coordina di concerto con i Provveditorati agli Studi, la formazione dei Comitati di studio di cui alla legge 685, perché attraverso ad essi si realizzi l'attuazione delle iniziative di formazione del personale della scuola e di educazione sanitaria nei servizi scolastici previste dalla medesima legge g) promuove e coordina, di concerto con le autorità militari l'attuazione delle iniziative di aggiornamento e di educazione sanitaria per gli allievi ufficiali e sotto-ufficiali ed i giovani svolgenti il servizio militare, previste sempre dalla legge 685.
Art. 2 - Sede del Comitato: Il Comitato ha sede in Torino, presso gli uffici dell'Assessorato alla sicurezza sociale e sanità.
Art. 3 - Durata in carica dei componenti: I componenti del Comitato, durano in carica fino alla scadenza del Consiglio regionale che li ha eletti, continuano ad esercitare le funzioni fino alla nomina del nuovo Comitato.
Art. 4 - Riunioni del Comitato: Il Comitato si riunisce di regola ogni tre mesi e può essere convocato ogni qualvolta sia necessario o su richiesta di almeno 1/4 dei componenti.
Per la validità delle riunioni occorre la presenza della maggioranza dei componenti.
Art. 5 - Convocazione: Il Comitato è convocato dal Presidente con lettera raccomandata contenente l'ordine del giorno almeno cinque giorni prima della seduta.
Art. 6 - Votazioni: Le deliberazioni del Comitato sono adottate a maggioranza di voti, in caso di parità, prevale il voto del Presidente.
Art. 7 - Vice Presidente: Nella loro prima riunione, i componenti il Comitato eleggono un Vice Presidente. Per la nomina del Vice Presidente è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti; se tale maggioranza non è stata raggiunta dopo due votazioni, basta la maggioranza semplice.
Art. 8 - Decadenza: I componenti non di diritto, che senza giustificato motivo sono assenti a tre sedute consecutive, decadono dalla nomina, con la procedura appresso indicata. In caso di decadenza, ovvero per dimissioni di uno dei componenti, il Presidente del Comitato ne dà tempestiva segnalazione al Presidente della Giunta regionale per la sostituzione.
La decadenza è pronunciata dal Consiglio regionale sentiti gli interessati. I componenti nominati in sostituzione di membri decaduti o dimissionari, durano in carica fino allo scadere del Comitato.
Art. 9 - Segreteria: La funzione di Segretario del Comitato è svolta da un funzionario dell'Assessorato alla sicurezza sociale e sanità nominato dal competente Assessore. Il Segretario redige e sottoscrive con il Presidente il verbale di ogni seduta.
Art. 10 - Indennità di trasferta: Ai componenti del Comitato spetta l'indennità di trasferta secondo le norme della legge statale n. 836 del 18.12.1973.
Art. 11 - Scioglimento: Il Comitato può essere sciolto nel caso di : a) dimissioni della maggioranza dei suoi componenti b) quando per più di due sedute non viene raggiunto il numero legale dei componenti.
Lo scioglimento è disposto con decreto del Presidente della Giunta regionale previa conforme deliberazione del Consiglio regionale, adottata a maggioranza dei 2/3 dei componenti.
Il Comitato deve essere ricostituito entro 30 giorni dalla data del provvedimento di scioglimento".
Chi è d'accordo alzi la mano.
E' approvata all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Esame deliberazione del Consiglio della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca in merito alla modificazione dell'art. 1 dello Statuto


PRESIDENTE

Il punto undicesimo dell'ordine del giorno reca: "Esame deliberazione del Consiglio della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca in merito alla modificazione dell'art. 1 dello Statuto".
Relatore è il Consigliere Calsolaro, a cui do la parola.



CALSOLARO Corrado, relatore

Il 12 marzo 1976 il Consiglio della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca ha deliberato, con la prescritta maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio, il trasferimento della sede della Comunità montana da Perosa Argentina a Pomaretto.
Poiché a norma dell'art. 9 della legge regionale 11 agosto 1973, n. 17 lo Statuto della Comunità montana deve stabilire fra l'altro la sede della Comunità, e l'art. 1 del vigente Statuto della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca ha fissato detta sede in Perosa Argentina, è pacifico che il mutamento della sede implica, come logica conseguenza, la modifica della norma statutaria che la riguarda.
Si rende pertanto necessario modificare l'art. 1 dello Statuto della Comunità montana interessata, così come deliberato dal Consiglio della Comunità, sostituendo la dizione "con sede in Perosa Argentina", con quella "con sede in Pomaretto".
A norma dell'art. 4 della legge 3 dicembre 1971, n. 1102 l'approvazione degli Statuti delle Comunità montane è di competenza della Regione. Detta approvazione avviene con decreto del Presidente della Giunta regionale su conforme deliberazione del Consiglio regionale. L'VIII Commissione propone pertanto al Consiglio regionale l'approvazione della deliberazione seguente, che ritengo debba essere letta dal Presidente.



PRESIDENTE

Il Consiglio regionale del Piemonte, visti gli art. 4, quarto comma della legge 3.12.1971, n. 1102; 9 e 10 della legge regionale 11.8.1973, n.
17; 1 e 27 dello Statuto della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca vista la deliberazione 12.3.1976 del Consiglio della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca di cui all'oggetto: "Modifica Statuto all' art. 1: variazione sede della Comunità montana", vistata per quanto di competenza dalla Sezione decentrata di Pinerolo del Comitato regionale di controllo approva la modificazione dello Statuto della Comunità montana Valli Chisone e Germanasca con la quale all'art. 1 la dizione "con sede in Perosa Argentina" viene sostituita da quella "con sede in Pomaretto".
Vi sono richieste di parola? Non ve ne sono.
Chi è d'accordo alzi la mano.
E' approvata all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Comunita' montane - Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame della deliberazione del Consiglio della Comunità montana Val Grande relativa alla determinazione del rimborso spese agli Assessori e Consiglieri della Comunità. Modalità di liquidazione


PRESIDENTE

Considero votata la proposta che è stata avanzata dal Consigliere Calsolaro, prima di inserire un nuovo punto all'ordine del giorno che suona: "Esame della deliberazione del Consiglio della Comunità montana Val Grande relativa alla determinazione del rimborso spese agli Assessori e Consiglieri della Comunità, Modalità di liquidazione".
Riferisce il Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, relatore

Il 29 maggio 1976 il Consiglio della Comunità Val Grande, ha deliberato, con la prescritta maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio, la integrazione dello Statuto della Comunità con l'inserimento di un articolo aggiuntivo 27 bis, recante la seguente disposizione: "Ai Consiglieri è corrisposta, entro i limiti previsti dalla legge un'indennità di presenza per ogni giornata di effettiva partecipazione alle sedute di Consiglio, da determinarsi dal Consiglio medesimo".
A norma dell'art. 4 della legge 3 dicembre 1971, n. 1102 l'approvazione degli Statuti delle Comunità montane, è di competenza della Regione. A norma dell'art. 10 della legge regionale 11 agosto 1973, n. 17 le integrazioni allo Statuto della Comunità montana avvengono con decreto del Presidente della Giunta regionale su conforme deliberazione del Consiglio regionale. La VIII Commissione propone pertanto al Consiglio regionale l'approvazione della deliberazione seguente, che credo debba leggere il Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

Il Consiglio regionale del Piemonte, visti gli art. 4, quarto comma della legge 3.12.1971, n. 1102; 9 e 10 della legge regionale 11.8.1973, n.
17; 7, 1° comma, lettera a), dello Statuto della Comunità montana Val Grande; vista la deliberazione 29.5.1976 del Consiglio della Comunità montana Val Grande di cui all'oggetto: "Determinazione del rimborso spese agli Assessori e Consiglieri della Comunità. Modalità di liquidazione" vistata per quanto di competenza dalla Sezione decentrata di Novara del Comitato regionale di controllo, ed annullata per la parte interpretativa di detta delibera, quanto al rimborso spese forfettario agli Assessori nonché alla decorrenza retroattiva del provvedimento; approva l'integrazione dello Statuto della Comunità montana Val Grande con l'art.
27 bis che testualmente recita: "Ai Consiglieri e corrisposta, entro i limiti previsti dalla legge, un'indennità di presenza per ogni giornata di effettiva partecipazione alle sedute di Consiglio, da determinarsi dal Consiglio medesimo".
Vi sono richieste di parola? Chi è d'accordo alzi la mano.
La deliberazione è approvata con 45 voti favorevoli e 3 astenuti.
Con ciò abbiamo esaurito i lavori della mattinata. Quindi sospendo la seduta del Consiglio, raccomandando però a tutti i Consiglieri di essere presenti alla ripresa dei lavori alle ore 15. Alle ore 15 è previsto altresì un incontro dei Capigruppo con i rappresentanti della Venchi Unica e con i Sindacati. Convoco tutte e due le riunioni alle ore 15. E' chiaro che il Consiglio regionale inizierà i suoi lavori quando l'incontro sarà terminato, ma in un quarto d'ora credo che l'incontro si possa svolgere.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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