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Dettaglio seduta n.70 del 16/09/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Norme per l'attuazione delle direttive n. 72/159 - 72/160 - 72/161 del Consiglio delle Comunità Europee per la riforma dell'agricoltura (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Come i Consiglieri ricorderanno, ci eravamo lasciati questa mattina con l'impegno di riaprire la seduta alle ore 15,30 con una breve introduzione, a nome della Giunta, dell'Assessore Ferraris che avrebbe illustrato succintamente i termini della ripresa della discussione.
Ricordo che ogni Gruppo ha la facoltà di intervenire, uno per Gruppo nella misura e nella quantità che riterrà opportuno.
Al termine di questo ciclo di interventi la materia sarà rimessa alla VI Commissione, affinché istruisca la nuova fase del dibattito e della procedura legislativa, arrivando; entro il 20 di ottobre, a fissare due sedute nelle quali la legge sarà esaminata e licenziata.
Ha la parola l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

La Giunta nella riunione dei Capigruppo ha riconfermato la sua disponibilità e l'accettazione al rinvio della legge e dei suoi emendamenti.
Il rinvio viene accettato sulla base di due argomentazioni: la prima è quella già affermata a luglio, quando ottenemmo l'iscrizione della legge all'ordine del giorno; in quella occasione ci eravamo dichiarati disponibili ad aprire il dibattito, a sentire tutte le forze politiche, i vari gruppi ed a vedere se la mole degli emendamenti era tale da comportare una riflessione. La seconda è quella sollevata dal Capogruppo Bianchi e che noi avevamo considerato anticipatamente. In questo momento non ci sono ancora testi precisi, si tratterà di operare in due sensi: o con una serie di emendamenti che raccolgano le maggiori e migliori condizioni a favore della montagna, perché sostanzialmente è di questo che si tratta, più un capitolo a sé che è quello dell'indennità compensativa per la montagna e per le zone svantaggiate che è disancorata dai piani aziendali di sviluppo.
Quindi la Giunta o presenta una serie di emendamenti, oppure (sempre per dare qualche elemento se qualcuno intende intervenire) è intenzionata a recepire molto, o tutto, almeno nello spirito, il documento dell'UNCEM.
Sorge quindi il problema della delega alle Comunità montane.
Capisco che formalmente non si potrebbe fare una discussione sull'aspetto generale della montagna, c'è però tutto lo spazio che ogni gruppo intende prendersi per quanto riguarda la struttura delle tre direttive, che in ogni caso resta quella modificabile con le posizioni che già conosciamo, gli emendamenti che abbiamo e quelli che eventualmente venissero ancora presentati. Potremmo così avere un dibattito che si incentra fondamentalmente sulle tre direttive e ognuno può esprimere il proprio pensiero per quanto riguarda la quarta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Desidero esprimere la mia soddisfazione sia a titolo personale che come Presidente della Commissione Agricoltura, ed anche quella del Gruppo democristiano, per l'accordo raggiunto e per la disponibilità che la Giunta ha dichiarato. Questo certamente gioverà non solo alla formulazione del testo della legge (per la verità molto complicato), ma anche agli interessi dell'agricoltura, in quanto si arriverà all'elaborazione di un documento più completo anche per la montagna.
Detto questo desidero fare solo alcune osservazioni.
Qualche collega mi ha chiesto come mai le Comunità montane prima erano contemplate, ora non più. Permettetemi di esprimere un pensiero che ritengo obiettivo. La motivazione della richiesta di rinvio fatta dal nostro Gruppo era certamente quella di includere la quarta direttiva CEE, però vi era anche la necessità di coordinare meglio gli emendamenti proposti, alcuni dei quali tecnici, cosa che certamente può essere fatta meglio nella calma della Commissione e non nella fretta e nell'agitazione del Consiglio.
Per quanto riguarda la montagna, nel primo testo presentato dalla Giunta in alcuni articoli erano richiamate le Comunità montane, ma non per l'attuazione della quarta direttiva: erano richiamate come soggetti di delega amministrativa unitamente ai comprensori.
Per la quarta direttiva c'erano soltanto alcune anticipazioni, da parte della Giunta, perché in quel momento non erano ancora state emanate le leggi statali di recepimento. Tuttavia si era deciso all'unanimità di non inserire queste anticipazioni in un modo così scoordinato, ma di aspettare a farlo in modo più completo, per cui da parte della Giunta sono stati tolti questi due o tre interventi per la montagna. Ma volevo precisare a qualche collega che me l'ha domandato, che noi non abbiamo chiesto di togliere le Comunità montane; queste sono sparite dal testo per motivi che non conosciamo, esse erano indipendenti dalla quarta direttiva, erano due cose distinte, perché le Comunità erano richiamate per uno scopo e questi due o tre interventi della quarta direttiva erano inclusi invece in questo senso.
Ci siamo presentati al Consiglio di oggi con proposte collaborative tendenti ad eliminare alcuni aspetti illegittimi di cui credo la Giunta e l'Assessore si siano resi conto, ed anche per collaborare nel perfezionare anche dal punto di vista formale il testo della legge. Quindi era un appuntamento, quello di oggi, collaborativo, nell'intento di concludere nel miglior modo il testo di questa importante legge che certamente modificherà radicalmente l'atteggiamento pubblico nei confronti dell'agricoltura. In questa occasione desidero anche dare atto alla Giunta ed all'Assessore in particolare non solo dell'impegno con il quale ha presenziato a tutte le riunioni, ma anche delle molte innovazioni, modifiche, aggiornamenti realizzati col molto lavoro fatto in Commissione, che ha portato ad un buon livello il testo della legge. Non sto ad elencarle, ma sono molte le cose che abbiamo perfezionato: la precisazione delle cooperative di conduzione la trasformazione delle lire in unità di conto con l'aggiornamento delle tariffe, la contabilità che è stata affidata in parte alle associazioni, e diverse altre cose, anche di carattere tecnico come i 15 ettari del limite la maggioranza degli imprenditori agricoli e delle Commissioni, cosa molto importante e che desideriamo sottolineare. Questi miglioramenti sono stati acquisiti.
Adesso abbiamo fatto un lavoro di verifica con la base, con gli operatori agricoli, con i coltivatori e abbiamo dato un apporto suppletivo rispetto a quello precedente che risulta da questa serie di emendamenti che tendono a rendere, secondo noi, più legittimo il testo della legge, più approvabile da parte del Governo, diretto a raggiungere, se possibile anche un accordo politico su punti essenziali che riteniamo molto importanti; tra questi (l'ha già detto stamattina il nostro Capogruppo) la professionalità degli imprenditori a titoli) principale. Non ci pare che il testo attuale dica queste cose, lascia molto margine di non chiarezza e quindi vorremmo maggiormente precisato questo aspetto, come pure il reddito, che deve risultare dalla posizione fiscale (ma queste sono piccole questioni previste anche dalla legge 153), la tenuta della contabilità e dell'assistenza di norma, priorità secondo noi delle associazioni di produttori; e poi un aspetto grosso è quello dell'ESAP, al quale vengono sottratti alcuni compiti che gli competono più che non ai comprensori.
Comunque queste cose risultano anche dagli emendamenti.
Le Commissioni consultive le vorremmo meglio precisate, con riferimento alle organizzazioni nazionali e non regionali, come vuole la legge dello Stato; e non prioritariamente suddividere tra le organizzazioni i componenti, come invece la legge dice.
Queste e altre sono le cose che vorremmo discutere in Commissione e sono convinto che molte potranno essere accolte.
Concludendo ringrazio per questa possibilità di intervento che mi è stata data ancora oggi. Noi siamo pienamente disponibili a collaborare per la migliore formulazione della legge, sia dal punto di vista formale che dal punto di vista sostanziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Una rapidissima dichiarazione, signor Presidente.
Visto l'atteggiamento, la disponibilità della Giunta a riprendere l'argomento e a fare il vero discorso tecnico, ma soprattutto politico entro i termini stabiliti dalla Giunta stessa, entro il mese di ottobre, in questa circostanza resta ben poco da dire.
C'è da fare un'osservazione sul modo un pochino inconsueto (stamane il collega Cardinali diceva che già c'è stato un precedente) di porre la questione, in ogni modo nella posizione della Giunta c'è un fatto nuovo corposo che vale la pena di essere sottolineato: l'integrazione a questa legge della quarta direttiva che ieri forse non era possibile. Questo è l'unico elemento che ci consente di rinviare la discussione, altrimenti bisognava, logicamente e politicamente, farla stamattina verificando e confrontando le posizioni; poiché la posizione della Giunta è chiara ed è democratica, accettiamola, noi la facciamo nostra e ci diamo appuntamento alla nuova scadenza dibattimentale in questo Consiglio con le nuove posizioni, con la nuova impostazione che la Giunta darà alla legge prossima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gastaldi.



GASTALDI Enrico

Il nostro Gruppo giudica la legge attuale un utile intervento nell'agricoltura perché vede in essa: una proposta di intervento sul miglioramento dell'azienda agricola basato sul criterio del reddito e non più sull'assistenza che non risolve ma aggrava il problema una proposta di interventi sull'azienda vista in modo globale e non a settori di produzione o di mezzi per la produzione, come hanno fatto le leggi dei vari piani verdi e quelli della nostra e delle altre Regioni una proposta di intervento sull'azienda collocata nella zona in cui opera, con un piano culturale adatto alla zona e nel quadro di una precisa programmazione, quella regionale, per una produzione sia qualitativamente sia quantitativamente corrispondente alle richieste del consumo una maggiore garanzia per l'esattezza di intervento, perché la complessità del piano richiesto esige il giudizio di più esperti e non più quello inappellabile di un solo funzionario, influenzabile da motivi contingenti più o meno giustificabili una spinta al contadino a giudicare la sua azienda in termini economici e non più a vivere passivamente alla giornata, obbligandolo a trovare una soluzione permanente al suo lavoro; - vede infine le premesse per un assestamento automatico delle aziende, con il ricupero di quelle insufficienti sia per superficie sia per coltura, attraverso l'aumento della superficie e dell'adeguamento alle colture.
Anche se vantaggiosa, il nostro Gruppo giudica però la legge attuale non di facile applicabilità perché non ancora sufficiente e per la difficoltà, nel momento attuale e con la organizzazione attuale, di valutazione dei prezzi. Infatti la base di giudizio della redditività di un'azienda è poter stabilire il reddito globale di essa.
Ma come è possibile, vista l'incertezza attuale dei prezzi dei prodotti agricoli? Delle leggi attuali solo quella sul latte dà criteri e modalità per la determinazione del prezzo (e il latte rappresenta una percentuale parziale della produzione agricola piemontese) e le tabelle CEE sono incomplete e poco adattabili alla realtà agricola italiana.
Mancano poi, in pratica, interventi statali, anche se sulla carta già codificati da leggi ed istituzioni che garantiscono, difendono la genuinità, la corrispondenza del prezzo al costo reale (NAS sofisticazioni).
Di non facile applicabilità, poi, perché manca un sicuro punto di riferimento per l'orario di lavoro, le 2.300 ore annuali o le 40 ore settimanali richieste dalla legge vanno giudicate sulla tabella e per coltura? Se provassimo a fare dei calcoli su tale tabella, ai prezzi attuali dei prodotti agricoli, vedremmo subito l'impossibilità di poter ricavare dalla agricoltura un reddito pari a quello dell'industria. Di non facile applicabilità perché questa legge non è ancora sufficiente.
Il problema agricolo infatti non va visto limitatamente al lavoro agricolo che si svolge nell'azienda, ma va visto connesso con i settori a monte e a valle di esso, settori nei quali operano ora organizzazioni di dubbia utilità e anche di dubbia liceità, settori per i quali esistono leggi talora tra di loro contraddittorie.
Concludendo, la nostra valutazione sulla legge attuale, presa in modo globale, è positiva perché ci pare l'inizio della strada giusta nell'organizzazione del settore primario e perché, se è vero che le leggi nascono dalle occasioni e dalle verifiche nella loro attuazione costringerà allo studio di altre leggi complementari, anche prima che intervengano altre direttive CEE, peraltro già promesse.
Quanto detto vale per una valutazione globale pratica della legge.
La sua valutazione sotto l'aspetto politico, che si desume dalle modificazioni alle direttive CEE che la legge 153 rimette alle Regioni potrà logicamente essere fatta nella discussione dei suoi articoli dato che è da essi che trasparirà l'impostazione politica regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, sono stato preceduto in questo dibattito dagli interventi dei colleghi Chiabrando, Gastaldi e Bellomo. Non voglio assolutamente togliere nulla al merito del loro impegno, ma credo di dovere e di potere dire che si è avuta la riconferma in questo momento della sostanziale inutilità di questo tipo di dibattito.
Forse aveva ragione questa mattina il collega Cardinali quando diceva che su tutto il Consiglio gravava la preoccupazione di discutere una legge così corposa, ricca di ben 66 articoli, facendola precedere da un'approfondita discussione di carattere generale. Siccome io, onestamente non avevo l'intervento preparato, magari anche da parte mia c'è stata un po' di sollecitazione per una soluzione piuttosto che per l'altra. Ma fuori dello scherzo, è evidentemente impossibile portare avanti adesso un qualunque intervento critico, o anche costruttivamente critico, nei confronti di questa proposta di legge e questo intanto in quanto si dà per scontato che noi ci troveremo messi di fronte, entro il 20 ottobre, ad una nuova proposta di legge che potrebbe anche, Assessore Ferraris, subire radicali innovazioni perché per la verità io non sono ancora del tutto convinto che le modifiche si limiteranno al ricevimento della quarta direttiva comunitaria; penso, o temo (prendetela come volete), che con il ritorno della legge in Commissione si darà forse luogo ad altro tipo di patteggiamento.
E allora che cosa possiamo dire al momento, non volendo anticipare troppo i tempi e anche per non tediare il Consiglio regionale che si troverà fatalmente messo di fronte ad una nuova discussione di carattere generale? Effettivamente da una parte esiste l'esigenza di un ritorno in Commissione per il recepimento della quarta direttiva comunitaria, anche se è vero - e onestà vuole che lo si dica - che forse l'argomento è stato un poco strumentalmente usato, tant'è che avremmo potuto criticare la Giunta per avere non ripreso in questa legge la quarta direttiva comunitaria esattamente come invece adesso ci attestiamo a dire che bisogna rinviare nel tempo perché occorre riprenderla.
Sono personalmente dell'opinione che non era giusto riprenderla solo in modo parziale e disorganico, preferisco dire con tutta onestà, anche se confesso che me ne sarei usato come argomento di polemica critica, che era da scegliersi il recepimento più generale e in modo più organico di questa quarta direttiva.
Restano, a riguardo di questa proposta di legge, alcune luci e molte ombre. Ho già detto stamattina, in quell'incontro a cui ho partecipato sostituendomi al mio Capogruppo, che qui alla radice il nodo del contendere è dato dalla divergenza di opinioni in ordine ai tre problemi di fondo: il criterio della professionalità, il problema dell'autogestione e soprattutto l'utilizzo dei comprensori o dell'ESAP.
Mi limito - tanto per precisare il nostro punto di vista - a dire che in ordine al criterio della professionalità mi sembra di avere riscontrato nel testo di legge che è portato al nostro esame, poca chiarezza di indicazioni, o quanto meno non sufficientemente chiare le indicazioni che ci sono state fornite. Una puntualizzazione in questo senso forse potrebbe essere ripresa in Commissione, altrimenti l'elaborato della Giunta sinceramente non credo possa essere accettato o accettabile da parte nostra.
Ma le nostre divergenze di fondo sono poi in uso al previsto impiego dei comprensori. Noi non sposiamo la tesi di altri Gruppi di questo Consiglio che privilegiano, o tendono a privilegiare l'ESAP, anche se obiettivamente dobbiamo dire che se questo Ente di sviluppo agricolo è stato costituito, ed è stato costituito - mi permetto ricordarlo - con la nostra decisa opposizione, tempo sarebbe di utilizzarlo in questa direzione; invece (e non è questo il primo caso) si tende un pochino a svuotare di contenuto e d'importanza l'ESAP stesso. Con questo non è che il non privilegiare questa tesi ci porti ad accettare l'altra tesi, anzi siamo più decisamente contrari alla soluzione del ricorso ai comprensori e lo siamo per una ragione estremamente pratica: se critica si ha da fare nei confronti di questo progetto di legge (parliamo per grandi linee, non scendiamo al dettaglio), la critica altro non può essere - e in questo coinvolgiamo anche la legge nazionale- che per il ritardo con il quale, a livello nazionale prima, e oggi a livello regionale, vengono ad essere recepite ed interpretate le direttive comunitarie. Volendo avvalersi dei comprensori, il ritardo è destinato fatalmente ad aumentare, con tutte le conseguenze che sono chiare e implicite in questa scelta a danno dell'agricoltura piemontese. E' vero che sono ormai state indette le elezioni per i Comitati di comprensorio, che si presentano a vicina scadenza, ma è facile ed è presumibile pensare che prima che i comprensori prendano effettivamente il loro avvio e siano in grado di affrontare una materia di questo genere, molto altro tempo passerà e quindi il ritardo non farà altro che essere accentuato, rendendo così ancora più negative le conseguenze di una legge che negativa già lo è da questo punto, e cioè circa i tempi di attuazione.
Noi abbiamo detto tutto questo perché stamattina, per una specie di accordo intercorso tra le parti politiche,ci eravamo impegnati a dire qualcosa in argomento; possiamo quindi dire che ci collochiamo, nei confronti di questa proposta di legge, su una posizione non di critica preconcetta, ma di riserva e di perplessità che non si sarebbe tradotta lo vogliamo qui anticipare - in un voto aprioristicamente contrario intanto in quanto siamo i primi a riconoscere che questa legge è necessaria, serve, ci vuole per l'agricoltura e non ci saremmo irrigiditi su posizioni di principio. Ciò non di meno talune riserve e perplessità rimangono.
Dovevamo dire tutto questo, lo abbiamo detto, ci riserviamo, quando la legge ritornerà all'esame del Consiglio regionale, di approfondire in modo più compiuto il nostro punto di vista in ordine a questa iniziativa.
Ci pare d'altra parte che i tempi prefissati per la discussione, cioè l'impegno concorde delle parti politiche di affrontare l'esame del nuovo testo entro la scadenza del 20 ottobre, siano tali da non pregiudicare in modo eccessivo l'iter della legge stessa. Forse effettivamente una rimeditazione su talune parti è cosa saggia e opportuna. Una rimeditazione abbiamo detto, (e non ripetiamo il senso dell'intervento di stamane) e non un patteggiamento compromissorio che finisca col servire, sì, gli interessi del PCI da una parte e della D.C. dall'altra, ma non col servire sostanzialmente gli interessi dell'agricoltura piemontese.



PRESIDENTE

La parola ai Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il significato del primo intervento che io ho fatto in materia perderebbe completamente validità se dovessi accedere a quello che forse in modo un po' cinico è stato detto che se tutto doveva ritornare in Commissione, allora il dibattito in Consiglio non aveva più importanza, anzi, il dibattito in Consiglio poteva ridursi..



CARDINALI Giulio

No, no.



ROSSOTTO Carlo Felice

Parlavo in generale come ipotesi, se poi in questo si ritrova il collega Cardinali posso dire che il garbato cinismo di cui egli a volte fa sfoggio è estremamente utile e consente ad ognuno di noi degli atteggiamenti migliori, evitando di trasformare gli interventi in pura accademia, o in un intervento che, preparato, bisogna farlo perché si è faticato per prepararlo. No, io ritengo che questo disegno di legge che ritorna in Commissione - deciso dai Capigruppo in maniera opportuna impone l'esame attento di quello che stiamo discutendo.
Penso che questa dovrà essere un'occasione di attenta meditazione di quello che è il rapporto tra una politica di piano regionale, di piano nazionale con quella che è una politica non di piano, ma una politica che la CEE, di cui siamo partecipi e crediamo come istinto politico, come desiderio politico, come volontà politica, deve rappresentare in positivo.
E quindi non soltanto una ridiscussione dei termini e dei temi del rapporto di una politica europea agricola, ma anche di tutto quello che presuppone un discorso di politica europea di cui alcune volte si è parlato qui, forse in termini molto limitati, ma con la necessaria apertura per uscire anche da un certo provincialismo non soltanto a parole, ma nella concretezza dei fatti dal momento che noi dobbiamo poi operare in concreto con il riferimento, con la pietra filosofale della validità delle nostre scelte con quella che vuole essere una politica decisamente europea.
Quando noi leggiamo che negli impegni del governo esistono quattro punti fondamentali e tra questo c'è il discorso dell'agricoltura (esiste il discorso della riconversione industriale, il discorso del Mezzogiorno, il discorso dei trasporti, ed esiste il discorso dell'agricoltura) riscontriamo che questi sono i punti che il documento in discussione proposto alla realtà regionale piemontese, enti locali, realtà socioeconomiche porta anche nella politica di piano. E noi ci rendiamo conto che tutto ciò è possibile nella misura in cui veramente andiamo a incidere su un discorso di strutture, il che vuol dire che alcune grosse riforme, o rivoluzioni, possono essere democraticamente attuate se si ha il massimo e il più largo consenso. Allora è opportuno andare a vedere perch esistono ancora dei nodi e non è assolutamente valido nascondere i problemi a monte e le responsabilità che ognuno si deve assumere, rimandando al momento in cui gli addetti ai lavori possono risolverli; perché mi pare che tutto ciò offra il fianco a un discorso non di risoluzione dei problemi, e il collega Carazzoni, in alcuni suoi brillanti interventi nella giornata odierna, sia nella riunione dei Capigruppo, sia in quest'aula, può indicare tutto quanto in funzione di gioco o di schieramenti e non di problemi che per essere risolti impongono al realizzarsi di certi tipi di accordi politici che uniscono forze che ideologicamente hanno la necessità di trovare il loro incontro.
Ecco allora l'opportunità di ritornare il tutto in Commissione per recepire ciò che la Giunta aveva già richiesto, cioè la direttiva comunitaria sulla politica agraria montana, ma anche per risolvere questi nodi. Allora questo disegno di legge perché assume importanza? L'ha detto stamane, mi pare in maniera molto chiara, con perfetta conoscenza dei problemi che stanno a monte e che sono la prospettiva di un obiettivo che dobbiamo raggiungere, il collega Besate. Esiste prima di tutto il discorso del piano di sviluppo regionale che prevedeva degli interventi al fine di evitare ulteriori esodi, che punta e che deve puntare non solo all'arresto del numero degli addetti all'agricoltura, ma alla possibilità che gli addetti siano giovani e non vi sia invece un ritorno all'agricoltura di persone che dopo aver esercitato la loro attività in altri settori ritornano, quasi come per hobby, all'agricoltura.
Questi sono i problemi che il piano di sviluppo ha posto e che mi pare all'art. 7 ultimo comma si ripropongono.
Con questo spirito mi pare opportuno andare a verificare che non si vada invece a premiare un discorso in senso opposto. Rappresentare una rottura nei confronti del corporativismo per un'apertura di quello che è il recupero di energie, è il significato che è stato colto e che è volontà della Giunta e della maggioranza che la sostiene.
Un altro discorso che si ricollega alla politica di piano è quello della socio-informazione, dell'autogestione, di come è possibile che il singolo agisca. E se noi crediamo nei discorsi che abbiamo fatto nel momento in cui l'Ente Regione è nato, nel momento in cui l'Ente Regione si è impegnato, crediamo nella politica di piano, dobbiamo anche credere nei mezzi per fare questa politica di piano, negli strumenti di questa politica che hanno la loro funzione per non creare il carrozzone regionale, il comitato comprensoriale.
Anche su questo il ritorno del tema in Commissione può consentire un'ulteriore comprensione, ma mi pareva indispensabile ricollegare tutto ciò a un significato non soltanto egemonico del pubblico contro il privato ma a tutela dell'iniziativa dei valori che il privato può esprimere, alla necessità che esistono delle ferme, delle precise regole che oggi noi chiamiamo programmazione, che oggi noi chiamiamo politica di piano che già trovano negli indirizzi del governo centrale il collegamento che più volte abbiamo chiesto, alle carenze che prima c'erano e che oggi non esistono nelle indicazioni programmatiche del governo Andreotti che ha indicato l'agricoltura secondo certe finalità e alla necessità quindi che poi in sede nazionale si vada a livello europeo per difendere e per garantire certi tipici obiettivi che vogliamo raggiungere. Ecco allora che il generale nuovo obiettivo si impone come momento di verifica.
Penso che, garantiti i valori singoli, i valori dell'autogestione che hanno indubbiamente dei grossi richiami di simpatia, in un popolo, in una regione che cosi fortemente ha creduto nei valori di democrazia, tanto da essere tra le protagoniste di quello che è stato il riscatto del ritorno alla libertà e ad un clima di libertà, che è stata l'ultima che ha ceduto le bandiere sia nel movimento proletario operaio, sia nei movimenti borghesi, sia nei movimenti illuminati di fronte ad un discorso di tirannide che si è abbattuto sul nostro paese, questa sensibilità di autogestione vuol dire garanzia in quelli che sono i significati generali che un discorso di programmazione, di pianificazione, di indirizzi non coercitivi, ma di indicazioni di quelli che sono i limiti della attività del singolo operatore, vanno a significare.
Ecco allora che i famosi tre punti su cui esiste il contrasto, su cui si cerca di mediare in maniera subdola non esistono perché sono portatori ognuno delle forze politiche; di qui la necessità almeno delle indicazioni del dibattito sotto questo aspetto perché il Consiglio si responsabilizzi su questi punti e sappia ridare fiducia nei confronti dei colleghi che in VI Commissione hanno così bene operato, se no nulla di nuovo avviene nel mondo agricolo e noi continuiamo ad assistere alle cose che in maniera molto razionale il collega del Gruppo repubblicano enunciava: politica assistenziale tout court con cui molte volte noi bolliamo gli interventi nel settore agricolo, perché nulla modificano in termini di strutture; se modifiche di strutture possono avvenire è solo e unicamente (questo è il grosso significato della politica del confronto) per arrivare al consenso più ampio.
Mi pare che esser parte di una maggioranza, credere in certi tipi di linee,vuol dire anche rafforzare certi valori che sono stati espressi legislativamente con delle parole, perché queste parole nel senso di modifica non possono stravolgere questi significati, ma abbiano invece l'espressione di un'intesa politica che ha saputo portare ognuno alla rinuncia a quel qualcosa di particolare che può essere lasciato in funzione di quel generale che deve essere raggiunto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, intervengo in questa discussione brevemente, per necessita, con la convinzione di portare un contributo del tipo di quelli che i colleghi giornalisti chiamano "fuorisacco", cioè un qualche cosa destinato a rimanere a latere di un iter della nostra legge che mi pare ormai segua una strada che abbiamo definito.
Credo comunque che sia interessante dire due parole, ma soprattutto chiedere all'Assessore competente se ci potesse portare, al momento in cui voteremo la legge tra venti giorni- un mese, l'obiettiva situazione del grado di incidenza che gli interventi regionali hanno avuto sulla agricoltura piemontese non da oggi, non in questa legislatura, non con questa Giunta, ma dal momento in cui si è cominciato ad operare nell'agricoltura.
Il mio timore è che in realtà noi abbiamo saputo amministrare l'erogazione di fondi, ma sia mancato, sempre o molto spesso, il filo conduttore che contemperasse gli obiettivi da raggiungere con i mezzi che venivano profusi.
Non ho la sensazione che l'agricoltura piemontese abbia raggiunto dei risultati consistenti, sia per quanto riguarda la permanenza degli operatori economici dell'agricoltura sulla terra, sia per quel che riguarda i grossi problemi che investono tutta l'agricoltura italiana e che rappresentano la possibilità di fare della nostra agricoltura uno strumento che ci metta al coperto di certe sudditanze, non per ragioni autarchiche ma per ragioni di difesa di carattere monetario.
Ebbene, credo che questo Consiglio abbia il diritto di sapere cosa realmente è avvenuto, che cosa si è trasformato, quali fenomeni si sono appalesati con i massicci interventi della Regione di decine di miliardi dal 1972/73 ad oggi. E' evidente che la legge che viene rinviata e che riguarda l'adeguamento alle norme comunitarie è una legge di obbligo, pero anche questa, mi si consenta di dire, è una legge che si preoccupa esclusivamente di assicurarsi, di garantirsi delle erogazioni, dei contributi comunitari, anche questa cioè ha il difetto di volere garantire un intervento, di volersi assicurare la partecipazione alla divisione di determinati fondi, ma non ha obiettivamente dei grossi impegni di carattere programmatico.
Il collega Rossotto, che è sempre molto più realista del re, vede le cose con ottimismo e auspica che questo rappresenti una via di piano. Direi di no, il piano è un'altra cosa, il piano ci dirà obiettivamente in che direzione intendiamo far maturare gli interventi e anche questi interventi che il collega Besate con molta franchezza ha detto non avranno quel carattere massiccio che può rappresentare un'ipotesi di trasformazione radicale nella nostra agricoltura.
Quindi mi pare che dovremmo affrontare questi problemi al di fuori delle schermaglie politiche, con senso di realismo e con la preoccupazione soprattutto di ottemperare agli obiettivi che il piano certamente fisserà e che credo ci troverà largamente concordi, con gli strumenti che abbiamo a disposizione, i nostri in primo luogo, quelli comunitari ai quali questa legge ci permette di attingere.
Restano i problemi di fondo che hanno suggerito la richiesta dei colleghi della DC di un rinvio alla Commissione e l'accettazione da parte della Giunta del rinvio stesso.
Ritengo che si tratti di problemi che investono permanentemente un modo diverso, o un modo difforme, di concepire l'attuazione e la messa in esecuzione di determinati strumenti. Non credo di avere da questo punto di vista la possibilità di dare un contributo originale con il suggerimento di indicazioni; credo che noi avremmo potuto, con estrema franchezza approvare ciò che è proposto nella legge che abbiamo rinviato, anche se riconosciamo validità di alcune tesi affermate dai colleghi della DC sulle quali ci soffermiamo, però esaminandole sul piano di una valutazione più di carattere tecnico che di carattere politico, riconosciamo che sul piano della caratteristica squisitamente politica il rinvio sarebbe assolutamente inutile perché mi pare che il contrasto investa problemi di carattere molto diverso che non quelli di un particolare e originale e razionale tipo di applicazione.
Sul piano, per esempio, della difesa della professionalità noi riteniamo che nell'agricoltura debbano operare coloro che per questo tipo di attività siano qualificati, non ci sentiamo di respingere l'ipotesi di partecipazione a questo sforzo di settori che non siano interamente coinvolti da questo fenomeno, ma che possano in qualche modo essere coinvolti. Il nostro parere è che l'agricoltura debba diventare un settore produttivo assolutamente parificato a tutti gli altri settori di intervento, non riteniamo che questo sia più facilmente ottenibile attraverso la garanzia di particolari qualifiche di chi già opera, ma che sia soprattutto legato a chi realmente ha volontà di insediare se stesso, i propri familiari in un'attività che deve corrispondere alle sue aspettative.
Per quello che riguarda i comprensori il problema certamente non è legato a questa legge, ma dovrà essere obiettivamente discusso nel momento in cui i comprensori decolleranno. Io credo che ai comprensori noi dobbiamo dare una serie di compiti, di mansioni che devono rappresentare un iter cautamente sperimentale, anche se riconosco che nelle intenzioni della Giunta, nel riconoscimento oggi di una certa funzione per questo specifico momento della legge che stiamo esaminando, o che dovremmo esaminare, il fatto di concedere una delega di approvazione di determinati piani ai comprensori rappresenta un modo elegante per mantenere in proprio un certo controllo su tutto questo nella fase istruttoria e nella fase conclusiva.
Ma anche questa credo che non sia una cosa insormontabile, c'è certamente nel decollo dei comprensori un'ipotesi tutta ancora da discutere, le elezioni le faremo nei prossimi mesi, i compiti che daremo ai comprensori non sono ancora definiti, ma mi pare che non si possa farne un argomento di battaglia e di contrasto tale da addirittura modificare le possibilità di accoglimento della legge stessa. Direi che il discorso dei comprensori non è compromesso dall'impegno assunto in questo momento legislativo, lo potrà essere o comunque dovrà essere verificato nel momento in cui ai comprensori daremo specifiche deleghe e specifiche competenze.
Ho voluto dire questo anche se avevo premesso nella riunione dei Capigruppo che non ritenevo utile una discussione generale che è destinata a riproporsi nel momento in cui esamineremo la legge, non abbiamo nessun preconcetto, nessun timore, nessuna preoccupazione che questa legge possa trovare delle con- temperanze o dei punti di incontro fra le posizioni che sono proposte dalla Giunta e argomenti che sono portati avanti dai colleghi DC, per noi la preoccupazione non è tanto quella di avere un concetto espresso in un modo o in un altro, ma è di arrivare ad una rapida conclusione che ci permetta di avere lo strumento idoneo per inserirci nella grande possibilità che è offerta dalla CEE per contribuire al rafforzamento della nostra agricoltura.
In questo caso sia nella Commissione precedentemente, sia in sede di discussione effettiva della legge, ci proponiamo di verificare in modo equilibratoti in modo non passionale e non preconcetto le proposte che riterremo le più efficaci, le più coerenti, le più utili per realizzare gli obiettivi che ci siamo prefissi.



PRESIDENTE

Non ho più iscritti a parlare, dal che deduco che la discussione si intende chiusa e, secondo le intese dei Capigruppo, tutta la materia verrà riesaminata dalla VI Commissione.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Edilizia scolastica

Osservazioni del Governo alla legge regionale 19.7.1976: "Norme per l'affidamento e l'esecuzione delle opere di edilizia scolastica di cui alla legge 5.8.1975 n. 412". Provvedimenti conseguenti


PRESIDENTE

Passiamo al punto ottavo dell'ordine del giorno: "Osservazioni del Governo alla legge regionale 19.7.1976: "Norme per l'affidamento e l'esecuzione delle opere di edilizia scolastica di cui alla legge 5.8.1975 n. 412". Provvedimenti conseguenti." La segreteria mi informa che gli articoli sui quali il Commissario del Governo ha fatto eccezione sono tre: il n. 6, il n. 10, il n. 14.
Il Presidente della Commissione competente mi ha inviato la lettera che vi leggo per sottolineare l'unanimità raggiunta in sede di riesame: "La II Commissione ha esaminato in seduta odierna il disegno di legge n. 90 'Norme per l'affidamento e l'esecuzione delle opere di edilizia scolastica di cui alla legge 5.8.1975 n. 412' nel testo ripresentato dalla Giunta in seguito al rinvio governativo ed ha espresso approvazione all'unanimità".
Se nessuno chiede di parlare metto in votazione il primo articolo contestato, il n. 6 "Approvazione dei progetti".
Ha chiesto di parlare l'Assessore Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale

La prima richiesta di modificazione da parte del Commissario di Governo riguarda l'art. 6, nel quale era detto che le delibere dei Comuni e delle Province di approvazione dei progetti di edilizia scolastica erano immediatamente esecutive.
Il Commissario di Governo ci chiede di depennare "immediatamente esecutive", in quanto il nostro intervento modificherebbe le procedure previste dalla legislazione nazionale. Abbiamo apportato questa correzione.
La seconda richiesta di modifica si riferisce all'art. 10 nel quale avevamo rielencato le possibilità di affidamento dei lavori che sono consentiti dalla legge nazionale e in questo quadro avevamo fatto riferimento anche alla trattativa privata. A precisazione, si era aggiunto che la trattativa privata sarebbe stata ammessa in presenza di speciali ed eccezionali circostanze giustificative, purché nei limiti dell'importo a base d'asta. Il Commissario di Governo ci sottolinea che le modalità sono contenute nella legislazione nazionale. Nella modifica abbiamo quindi fatto riferimento alla legge nazionale, che davamo per altro come implicita.
La terza richiesta di modifica riguarda il collegio arbitrale. Avevamo proposto un collegio arbitrale che dipendesse dal Tribunale di Torino. La legislazione nazionale, di parecchi anni addietro, fa riferimento alla magistratura centrale di Roma. Per evitare difficoltà burocratiche derivanti da una dipendenza tra Roma, noi avevamo indicato, come anche altre Regioni, un collegio arbitrale nominato in sede locale. Il Commissario di Governo ci richiama al rispetto della legislazione nazionale, nonostante che essa sia stata promulgata quando non esistevano le Regioni e ogni funzione era centralizzata. Noi abbiamo tolto l'intero articolo. La questione è risolta con l'ultimo articolo della legge che, per quanto nella legge regionale non è detto, rimanda alla legislazione nazionale.
In questo modo pensiamo che siano state accolte appieno le richieste del Commissario di Governo.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Rivalta per i chiarimenti forniti.
Leggo il nuovo testo dell'art. 6 "Approvazione dei progetti".
I progetti delle opere finanziate ai sensi della presente legge non sono sottoposti ai pareri tecnici previsti dall'art. 285 della legge L.C.P.
3.3.34 n. 383 e successive modificazioni e sono approvati con delibera del Consiglio dell'Ente obbligato.
Gli Enti obbligati, nella deliberazione dei rispettivi Consigli devono attestare che i progetti siano contenuti entro la spesa prevista nel programma, salvo gli interventi integrativi di cui all'art. 3 della legge 5/8/1975, n. 412 e rispettino gli indirizzi indicati nell'articolo 1 della predetta legge, nonché le norme tecniche di cui al D.M. 18/12/1975.
Copia della suddetta deliberazione dev'essere trasmessa alla Giunta regionale, unitamente al progetto per il formale impegno di spesa entro 5 mesi dalla data di pubblicazione del programma triennale di edilizia scolastica sul Bollettino Ufficiale della Regione.
Se nessuno chiede di parlare passiamo alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 10 - Licitazione privata, trattativa privata e appalto concorso.
L'appalto delle opere avviene di norma mediante licitazione privata, da esperire ai sensi dell'art. 1 punto c) della legge 2 febbraio 1973, n. 14 e anche nel caso di presentazione di una sola offerta.
Quando l'offerta comporti un aumento, l'aggiudicazione definitiva da parte dell'Ente appaltante è subordinata al giudizio favorevole della Giunta regionale sulla congruità dell'aumento stesso e sulla possibilità di concedere l'integrazione nei limiti delle disponibilità di cui all'art. 3 della legge 5/8/1975, n. 412.
Può consentirsi l'aggiudicazione dell'appalto a trattativa privata quando ricorrano le condizioni previste dall'art. 41 del R.D. 23 maggio 1924 n. 827.
Quando all'appalto si proceda mediante appalto concorso l'aggiudicazione viene pronunciata da una Commissione composta : dal legale rappresentante dell'Ente obbligato, che la presiede dal dirigente dell'ufficio tecnico dell'Ente o da un libero professionista nominato dall'Ente obbligato da altri tre membri, nominati dal Consiglio dell'Ente obbligato particolarmente esperti in discipline tecnico-amministrative regolarmente iscritti negli albi professionali di competenza o dipendenti di pubbliche amministrazioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale, se nessun Consigliere chiede di parlare.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Si proceda ora all'abrogazione dell'art. 14.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Esito della presa d'atto della soppressione dell'art. 14: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
La presa d'atto è avvenuta.
Ne consegue che tutti gli altri articoli anticipano di un numero, ma questa è una modifica formale che naturalmente non viene posta in votazione.
Pongo ora in votazione l'intera legge con gli articoli così modificati.
Qualcuno desidera parlare? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 30 Consiglieri La legge si intende approvata.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati - Opere pubbliche

Osservazioni del Governo alla legge regionale 19.7.1976: "Provvedimenti straordinari in materia di contributi in conto interesse per l'esecuzione di opere pubbliche da parte di Enti locali". Provvedimenti conseguenti


PRESIDENTE

Il punto nono all'ordine del giorno reca: Osservazioni del Governo alla legge regionale 19.7.1976: "Provvedimenti straordinari in materia di contributi in conto interesse per l'esecuzione di opere pubbliche da parte di Enti locali". Provvedimenti conseguenti.
Relatore è il Consigliere Rossi, a cui do la parola.



ROSSI Luciano, relatore

La relazione sarà breve, ma sono tenuto a farla per rispondere in modo articolato, anche se succinto, alle osservazioni del Commissario di Governo alla legge che nel luglio scorso abbiamo votato all'unanimità in Consiglio.
Il Commissario del Governo con provvedimento in data 16/8/1976 ha rinviato al nuovo esame del Consiglio la legge regionale 19 luglio 1976 concernente "Provvedimenti straordinari in materia di contributi in conto interesse per l'esecuzione di opere pubbliche da parte di Enti locali", che rientra nel novero di altre leggi regionali tendenti a realizzare la politica di progressiva eliminazione dei residui passivi.
Lo scopo della legge è infatti quello di trasferire all'esercizio 1976 l'utilizzazione delle somme autorizzate negli esercizi precedenti e non erogate alle Province, ai Comuni ed altri Enti, per favorire l'esecuzione di opere pubbliche di loro competenza, stabilita in base alle relative leggi statali.
Il meccanismo previsto è quello di trasferire all'esercizio 1976 la decorrenza della prima annualità, ancora da versare, dei contributi costanti trentacinquennali, precedentemente assegnati, sui mutui che i suddetti Enti devono contrarre per la realizzazione di dette opere spostando nel tempo la durata complessiva degli interventi.
Le corrispondenti somme conservate sui residui degli esercizi finanziari 1972 - 1973 - 1974 e stanziate nel bilancio di competenza dell'esercizio 1975 sono mandati in economia nel rendiconto dell'esercizio finanziario 1975, come risulta dalle tabelle allegate, realizzando minori spese per un ammontare di 15.275.030.935 che vanno a compensare il minore accertamento avutosi per talune entrate (Fondo comune, Imposta locale sui redditi, Interessi attivi) di competenza dell'anno 1975, rispetto alle previsioni del relativo bilancio.
Le osservazioni del Commissario di Governo nel suo provvedimento di rinvio riguardano, da un lato, alcune modeste economie, già accertate nei rendiconti degli esercizi 1972 - 1973 - 1974, di cui non si è tenuto conto nel calcolo delle somme che vengono trasferite all'esercizio 1976, e dall'altro, la circostanza che la legge non dispone le occorrenti variazioni al bilancio 1976, al fine di adeguare gli stanziamenti dei capitoli di spesa di cui trattasi.
Gli emendamenti apportati accolgono le osservazioni del Commissario di Governo relative alle economie già accertate nei precedenti rendiconti, con l'adeguamento alle nuove appostazioni contabili che nel frattempo si sono create a seguito di pagamenti eseguiti, come seconda annualità, a carico di alcuni capitoli interessati.
Inoltre è stata valutata l'opportunità di trasferire la decorrenza delle annualità ancora da versare all'esercizio finanziario 1977, anzich all'esercizio 1976, come indicato inizialmente nel testo di legge.
Si è rilevato, infatti, ad esercizio finanziario ormai avanzato, che il pagamento di ulteriori annualità nel corso del 1976 appare ormai del tutto improbabile, e che eventuali richieste in tal senso potrebbero essere comunque soddisfatte all'inizio del prossimo anno.
Viene meno in tal modo anche l'osservazione del Commissario di Governo relativa all'adeguamento degli stanziamenti del bilancio 1976 ai nuovi maggiori oneri.
Sul bilancio 1977 vengono pertanto a gravare le annualità di cui è previsto lo spostamento della decorrenza, annualità che ammontano a lire 8.200.138.403 e che rappresentano un maggior onere di lire 3.798.138.403 rispetto ai relativi stanziamenti del bilancio dell'anno in corso.
Alla copertura finanziaria di questo maggior onere si farà fronte con l'utilizzo della maggiore somma spettante alla nostra Regione, a decorrere dal prossimo anno, del riparto del fondo comune secondo i criteri di cui all'art. 1 della legge 10 maggio 1976, n. 356.
A seguito degli emendamenti proposti, la legge risulterà, composta da otto articoli: i primi quattro riguardano il trasferimento di decorrenza e di scadenza delle annualità; il quinto riguarda le economie di spesa accertabili nel rendiconto dell'anno 1975, ed il sesto la copertura finanziaria del maggior onere ricadente nell'esercizio 1977 e successivi.
L'art. 7 affida alla Giunta il compito di dare esecuzione al trasferimento di decorrenza e di scadenza delle annualità, che risultano indicate nei provvedimenti di assegnazione dei contributi agli Enti beneficiari.
L'ultimo articolo prevede che la legge sia dichiarata urgente.
Per quanto sopra esposto la Commissione approva le variazioni alla legge del 19 luglio 1976 sulla base del nuovo articolato inteso come emendamento al testo precedente.
Questa procedura seguita dalla Commissione è coerente alla prassi stabilita dai Capigruppo in questo Consiglio: quando una legge rientra con osservazioni, si possono fare modifiche migliorative, sostitutive o aggiuntive. Ecco il significato del nuovo articolato che passa da quattro a otto articoli.
Gli allegati spiegano l'articolato, spetta al Consiglio decidere se seguire l'articolato disposto in base agli emendamenti, o se dare una lettura specifica si singoli articoli sulla base degli emendamenti che la Commissione ha accolto e che ha demandato al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, la legge regionale che oggi ritorna in discussione aveva principalmente uno scopo: eliminare, al fine di ottenere il pareggio, 15 miliardi nel consuntivo 1975. Nel bilancio del 1975 tutte le Regioni d'accordo avevano gonfiato di un 25% il fondo comune vi erano stati anche degli altri capitoli un po' ingigantiti, ed è evidente che con questo provvedimento si è inteso articolare un meccanismo che dovesse realizzare il pareggio in sede di consuntivo.
Su questo punto nulla avevamo da obiettare, nulla abbiamo da dire, ma nel fare questa manovra di assestamento contabile la Giunta, con il precedente disegno di legge che il Consiglio aveva approvato, ha stabilito un trasferimento di spesa sul bilancio del 1976.
Il Governo dice (ed è questa l'osservazione principale, perché le altre sono assai marginali) che non sono state fatte le variazioni di bilancio in modo da adeguare i capitoli alle nuove necessità. Ed allora ritengo che si debba fare un'osservazione: anche in questo caso abbiamo la prova che in materia di bilancio si è proceduto quest'anno - voglio usare una parola molto semplice - in modo semplicistico; ci vuole maggiore rigore. Abbiamo discusso in sede di bilancio, con delle interrogazioni, abbiamo preso atto l'altro giorno delle dichiarazioni dell'Assessore Simonelli che si vuole abbandonare un certo modo di fare il bilancio, di trattare la materia finanziaria, ma direi che anche questo (ed il Governo è molto attento su questi aspetti) è un caso che ci richiama ad un maggiore rigore in materia finanziaria allorquando si fa riferimento a capitoli di bilancio.
La Commissione ha deciso in questo modo, ma ho qualche dubbio che si possa sostenere che questa legge che approviamo, che addirittura fa dei finanziamenti su dei bilanci futuri, si possa considerare come emendamento come modifica alla legge preesistente. Però vi è un'altra osservazione che è di carattere politico, che emerge dal modo con cui la Giunta cerca di superare l'ostacolo che il Governo ha sottolineato: dice "abbiamo fatto la variazione di bilancio nel 1976 e prevediamo che queste spese si faranno nel 1977". Ma allora vi è un'altra meditazione che dobbiamo fare a questo proposito: se non sentiamo oggi la necessità di impinguare i capitoli del 1976, vuol dire che questi soldi in materia di contributi per le opere pubbliche non si spendono, vuol dire che non si ha la previsione di spenderli, vuol dire che le opere pubbliche non vanno avanti. Ed è una meditazione che penso noi dobbiamo fare nel momento in cui ci accingiamo a votare la legge con questo espediente ed io colgo l'occasione per invitare la Giunta a darci degli elementi per vedere come vanno avanti le opere pubbliche, quali sono le difficoltà; mi pare che l'Assessore Simonelli in quella relazione fatta nel precedente Consiglio avesse fatto appunto riferimento ai nuovi finanziamenti, ai canali di finanziamento che in certi settori la Cassa depositi e prestiti od altri istituti hanno. E' evidente che bisogna andare a fondo su questo rapporto che oggi c'è tra i contributi che la Regione concede e l'effettiva erogazione dei finanziamenti ai Comuni, altrimenti ci troveremo sempre di fronte a dei grandi finanziamenti, ma in effetti le opere restano sulla carta.
Io vorrei che si prendesse spunto da questa legge che stiamo per votare, da questa modifica che ci porta a meditare su questi aspetti per fare un approfondito esame della questione.
Evidentemente se si sposta al '77 una spesa che si pensava di fare nel 1976 vuol dire che nel 1976 non si fa, ma questo deve indurre il Consiglio regionale a meditare sui meccanismi in modo che l'operatività della Regione sia effettiva e non sulla carta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alle finanze

Il meccanismo che ha consentito di spostare gli oneri relativi a queste opere al 1977 è in realtà derivato dal fatto che abbiamo potuto constatare come nel corso del 1976 non sia insorta la necessità di fare dei pagamenti.
Il Governo aveva rilevato, con un'analisi molto minuziosa e attenta della legge, che in base allo slittamento degli oneri di attualità di un anno restava scoperta una semestralità giacché nel bilancio del 1976 avevamo inserito una sola semestralità, cioè l'equivalente di una sola semestralità di contributi.
E' chiaro che se noi avessimo dovuto mettere l'intera annualità sul bilancio 1976 avremmo dovuto reperire con una legge di variazione di bilancio i tre miliardi e 700 milioni, sennonché sarebbe stata un'operazione puramente fittizia, visto che non essendo a tutt'oggi prevedibile di spendere questi soldi nel 1976 sarebbe assurdo che noi impinguassimo questi capitoli. Quindi possiamo fare lo slittamento sul 1977 che diventa a questo punto il maggiore onere solo di una semestralità perché l'altra era già prevista, semestralità che può essere coperta con l'aumento del fondo comune.
D'altra parte questo meccanismo è vero ed è possibile proprio sulla base delle considerazioni che faceva il Consigliere Paganelli, cioè che queste opere non sono ancora partite e che quindi il problema in buona parte ce lo ritroveremo davanti nel corso del 1977. A questo proposito sta emergendo una constatazione, che cioè le opere che hanno più difficoltà a partire sono le più antiche, ossia quelle finanziate negli anni 1972/73 proprio perché i finanziamenti non erano ancora correlati con le disponibilità concrete della Cassa depositi e prestiti e quindi sono finanziamenti che molti Comuni non sono in grado di attivare, soprattutto con la stretta creditizia e con il livello dei tassi di oggi. Viceversa legando il finanziamento regionale con la concreta disponibilità dei mutui è possibile ridurre questi residui e quindi in pratica per gli ultimi anni 1975/76, il fenomeno è meno rilevante per cui noi in realtà ci trasciniamo appresso, fino a che non arriveremo ad un'operazione di verifica puntuale opera su opera, che bisogna pur fare, ci portiamo appresso queste opere non realizzate con contributi che risalgono al 1972/73/74.



PRESIDENTE

Procediamo con le otto votazioni.
" Art.. 1 - La decorrenza della seconda annualità derivante dai limiti di impegno iscritti nei capitoli n. 1148 e n. 1314 dei bilanci di previsione per gli anni finanziari 1972, 1973 e 1974 è trasferita all'anno finanziario 1977.
La decorrenza della seconda annualità derivante dai limiti di impegno iscritti nei capitoli n. 1154 e n. 1172 dei bilanci di previsione per gli anni finanziari 1973 e 1974 è trasferita all'anno finanziario 1977.
La scadenza dell'ultima annualità derivante dai limiti di impegno di cui ai precedenti commi è conseguentemente trasferita all'anno 2010.".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Art.2- La decorrenza della seconda annualità derivante dai limiti di impegno di cui ai cap. n. 1214, n. 1222 e n. 1310 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1972 è trasferita, nei riguardi degli impegni assunti o da assumere fino alla concorrenza dei rispettivi importi complessivi di lire 328.627.390, di lire 879.080.000 e di lire 59.363 000 all'anno finanziario 1977. La scadenza dell'ultima annualità è conseguentemente trasferita all'anno 2010.
La decorrenza della terza annualità derivante dai limiti di impegno di cui ai capitoli n. 1214, n. 1222 e n. 1310 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1972 è trasferita, per gli importi rispettivamente di lire 31.299.155, di lire 6.450.000 e di lire 637.000, all'anno finanziario 1977, in corrispondenza delle erogazioni di pari ammontare effettuate a carico dei capitoli medesimi del bilancio per l'anno finanziario 1972 e dei corrispondenti capitoli n. 1215, n. 1223 e n. 1311 del bilancio per l'anno finanziario 1973. La scadenza dell'ultima annualità è conseguentemente trasferita all'anno 2009.
La decorrenza della seconda annualità derivante dai limiti di impegno iscritti nei capitoli n. 1214 e n. 1310 dei bilanci di previsione per gli anni finanziari 1973 e 1974 è trasferita all'anno finanziario 1977. La scadenza dell'ulti ma annualità è conseguentemente trasferita all' anno 2010."



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato Passiamo al nuovo testo dell'art. 3.
"Art. 3 - La decorrenza della seconda annualità derivante dai limiti di impegno di cui ai capitoli n. 1222 e n. 1224 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1973 è trasferita, nei riguardi degli impegni assunti o da assumere fino alla concorrenza dei rispettivi importi complessivi di lire 875.600.000 e di lire 409.025.000, all'anno finanziario 1977. La scadenza dell'ultima annualità è conseguentemente trasferita all'anno 2010.
La decorrenza della terza annualità derivante dai limiti di impegno di cui ai capitoli n. 1222 e n. 1224 del bilancio per l'anno finanziario 1973 è trasferita per gli importi rispettivamente di lire 10.400.000 e di lire 975.000 all'anno finanziario 1977, in corrispondenza delle erogazioni di pari ammontare effettuate a carico dei capitoli medesimi del bilancio per l'anno finanziario 1973 e dei corrispondenti capitoli n. 1223 e n. 1225 del bilancio per l'anno finanziario 1974. La scadenza dell'ultima annualità è conseguentemente trasferita all' anno 2009.
La decorrenza della seconda annualità derivante dai limiti di impegno iscritti nel capitolo n. 1224 dei bilanci di previsione per gli anni finanziari 1972 e 1974 è trasferita all'anno finanziario 1977. La scadenza dell'ultima annualità è conseguentemente trasferita all'anno 2010."



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
"Art. 4 - La decorrenza della seconda annualità derivante dal limite d'impegno di cui al capitolo n. 1222 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1974 è trasferita, nei riguardi degli impegni assunti o da assumere fino alla concorrenza dell'importo complessivo di lire 895.955.000, all'anno finanziario 1977. La scadenza dell'ultima annualità è conseguentemente trasferita all'anno 2010.
La decorrenza della terza annualità derivante dal limite di impegno di cui al precedente comma è trasferita all'anno finanziario 1977 per un ammontare complessivo di lire 4.000.000, in corrispondenza delle erogazioni di pari ammontare effettuate a carico del capitolo medesimo del bilancio per l'anno finanziario 1974 e del capitolo n. 1223 del bilancio per l'anno finanziario 1975. La scadenza dell' ultima annualità è conseguentemente trasferita all'anno 2009."



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
"Art. 5 - Per effetto del trasferimento della decorrenza delle annualità, ai sensi della presente legge, nel rendiconto per l'anno finanziario 1975 saranno eliminate dal conto dei residui e costituiranno economia di spesa: le somme conservate in corrispondenza dei capitoli n. 1149, n. 1215 n. 1223, n. 1225, n. 1311 e n. 1315 del bilancio per l'anno finanziario 1973, fino alla rispettiva concorrenza di lire 399.977.500, di lire 328.627.390, di lire 879.080.000, di lire 400.000.000, di lire 59.363.000 e di lire 70.000.000 le somme conservate in corrispondenza dei capitoli n. 1149, n. 1155 n. 1173, n. 1215, n. 1223, n. 1225, n. 1311 e n. 1315 del bilancio per l'anno finanziario 1974, fino alla rispettiva concorrenza di lire 999.977.500, di lire 50.000.000, di lire 299.994.000, di lire 719.896.545 di lire 1.761.130.000, di lire 809.025.000, di lire 160.000.000 e di lire 139.960.000. Nel rendiconto di cui al precedente comma saranno indicate economie di spesa le somme stanziate ai capitoli n. 1149, n. 1173, n. 1215 n, 1225, n, 1311 e n, 1315 del bilancio per l'anno finanziario 1975, nella rispettiva misura di 1.600 milioni, di 500 milioni, di 1.220 milioni, di 1.410 milioni, di 310 milioni e di 340 milioni.
Nel rendiconto di cui al primo comma le somme stanziate nei capitoli n.
1155 e n. 1223 del bilancio per l'anno finanziario 1975 saranno indicate economie di spesa per il rispettivo ammontare di 150 milioni e di 2.668 milioni".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 5 è approvato " Art. 6 - Alle annualità di spesa trasferite ai sensi della presente legge per un importo complessivo di lire 8.200.138.403 si farà fronte, per quanto riguarda la maggior spesa di lire 3.798.138.403 ricadente nell'anno finanziario 1977 ed in ciascuno degli anni finanziari successivi, con una quota di pari ammontare della maggior somma che risulterà attribuita alla Regione Piemonte, a partire dall'anno finanziario 1977, in attuazione dell'articolo 1 della legge 10 maggio 1976, n. 356".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
" Art. 7 - I contributi assegnati dalla Regione sui limiti di impegno indicati negli articoli 1,2,3 e 4 della presente legge sono confermati.
La Giunta regionale assumerà gli atti deliberativi occorrenti per dare esecuzione al trasferimento delle decorrenze e delle scadenze di cui alla presente legge".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
"Art. 8 - La presente legge regionale e dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul B.U. della Regione Piemonte ai sensi del 6° comma dell'art 45 dello Statuto."



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Vi sono dichiarazioni di voto? Non vedo richieste di parola, quindi passiamo alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Edilizia scolastica

Esame deliberazione Giunta regionale n. 69 del 23/6/1976 relativa alla "Legge 5/8/1975, n. 412 - Programma triennale di edilizia scolastica 1975 1976-1977 approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 58 dell'8/1/1976. Variazioni"


PRESIDENTE

C'è una richiesta di parola dell'Assessore Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale

Chiedo ai colleghi Consiglieri ancora qualche minuto di attenzione per sottoporre a ratifica una delibera della Giunta regionale riguardante alcune variazioni di indirizzo del finanziamento di edilizia scolastica.
Dopo la votazione del programma, avvenuta l'8 gennaio, alcuni Enti locali, Comuni o Province, hanno richiesto delle modifiche di destinazione del finanziamento da un tipo di scuola ad un altro, oppure una diversa localizzazione all'interno del Comune stesso. Abbiamo atteso un po' di tempo per consentire a tutti i Comuni di avere modo di esprimersi.
Il 23 giugno abbiamo presentato al Ministero, seguendo la stessa procedura di approvazione del programma, una delibera della Giunta discussa in Commissione, che accoglieva la richiesta di modifica di tutti gli Enti locali che l'avevano sollecitata, e che sono: Mondovì, Venaria Reale, la Provincia di Vercelli, Arona e la Provincia di Torino.
Il 29 luglio è arrivata la risposta dal Ministero che dice testualmente: "Si riconosce la fondatezza e l'opportunità delle variazioni di programma proposte dalla Regione Piemonte"; e alla fine di questa comunicazione dice: "Si rimane ora in attesa della comunicazione dell' approvazione delle predette variazioni di programma da parte del Consiglio regionale".
Di queste variazioni avevamo parlato già nel mese di giugno nella III Commissione, alla quale successivamente avevamo dato anche comunicazione della raggiunta intesa col Ministero.
Per il completamento dell'intera procedura manca soltanto la ratifica da parte del Consiglio della delibera di Giunta del mese di giugno.
Chiedo che questa ratifica sia concessa ancora questa sera, senza rimandarla ad un'altra settimana.



PRESIDENTE

Secondo le norme del regolamento questa proposta può passare se il Consiglio è d'accordo che venga iscritta all'ordine del giorno. Vi sono obiezioni?



CHIABRANDO Mauro

E gli assenti?



PRESIDENTE

Gli assenti hanno sempre torto! La parola alla signorina Soldano.



SOLDANO Albertina

Devo precisare che quanto è stato dichiarato testè dall'Assessore corrisponde agli accordi intervenuti, a tempo opportuno, a livello di Commissione. In quest'ultimo periodo, nell'ambito della Commissione non abbiamo più ritenuto di dover affrontare di nuovo il problema semplicemente perché per noi era già stato risolto.
Credo, pertanto, che, interpretando anche il pensiero di altri membri della III Commissione, sia doveroso evidenziare l'urgenza di addivenire all'atto conclusivo della pratica; altrimenti correremmo il rischio, con il progressivo aumento dei costi, di porre in ulteriori gravi difficoltà i bilanci comunali o provinciali, interessati al complesso problema.
A nome dei Commissari, ed in particolare a nome dei colleghi della D.C., ritengo dunque di dover esprimere voto favorevole.



PRESIDENTE

Se non vi sono obiezioni o richieste di parola leggo la deliberazione presentata dall'Assessore Rivalta.
"A relazione dell'Assessore Rivalta: Visto l'art. 3 della legge 5/8/1975, n. 412 che fa riferimento alla eventualità che si effettuino variazioni dei programmi di intervento come approvati dalle Regioni vista la deliberazione del Consiglio regionale n. 58 in data 8/1/1976 con la quale la Regione Piemonte ha approvato i criteri di informazione ed il programma di localizzazione degli interventi per grado e tipo di scuola nel triennio 1975-76-77, formulato ai sensi dell'art. 3 della legge 5/8/1975, n. 412 viste le successive deliberazioni: della Giunta Municipale di Mondovì (Cuneo) n. 101 in data 10/2/1976 del Consiglio Comunale di Venaria Reale (Torino) n. 90 in data 27/4/1976 con le quali i suddetti Comuni,riprecisando le priorità di intervento chiedono di modificare la destinazione del contributo assegnato della Giunta Provinciale di Vercelli n. 723 in data 17/5/1976 della Giunta Municipale di Arona n. 259 in data 3/6/1976 con le quali viene richiesta la modifica del titolo di spesa lasciando inalterata la destinazione del finanziamento della Giunta Provinciale di Torino n. 138/6754 in data 16/6/1976 con la quale viene richiesto di modificare la destinazione del finanziamento assegnato, nel caso di intervento, e di variare l'entità dei finanziamenti per altri tre interventi, fermo restando l'importo globale nonché la nota del Comune di Carignano (TO) in data 24/2/1976, con la quale viene rettificata la localizzazione dell'intervento di sistemazione ed ampliamento dell'edificio per la scuola elementare.
Considerato che dalla situazione evidenziata dal Comune di Mondovì emerge come, seppure quantitativamente l'inadeguatezza delle scuole elementari sia più rilevante, le condizioni di precarietà della scuola materna sono "tali da non consentire un'ulteriore utilizzazione delle attuali sistemazioni" ciò giustifica la richiesta di trasferire il finanziamento assegnato dal primo al secondo ordine di scuole.
Considerato che il Comune di Venaria esprime la necessità di potenziare prioritariamente le scuole elementari al fine di eliminare, per tale ordine di scuole, il fenomeno dei doppi turni: situazione per altro non chiaramente leggibile dalle informazioni ricevute dal Comune in sede di formazione del programma considerato inoltre che l'Amministrazione Provinciale di Vercelli modificando come richiesto il titolo di utilizzo del finanziamento assegnato da "ampliamento" in "acquisto", è in condizione di acquisire parte di un edificio - costruito per uso scolastico: adiacente alla parte già occupata dalla sede che si intende ampliare che nella sua totalità sarà destinato ad istruzione secondaria superiore ed inoltre acquisendo n. 18 aule più due palestre: quindi con un costo medio lordo per aula di circa 27 milioni. Sembrano in tal modo verificarsi le condizioni di idoneità edilizia e funzionale nonché di convenienza economica la cui verifica è richiesta per destinare i fondi all'acquisto di edifici esistenti.
Considerato che l'Amministrazione Provinciale di Torino chiede di concentrare sull'intervento dell'I.T.I.S. di Orbassano parte dei finanziamenti già attribuiti sempre ad Istituti Tecnici, di Moncalieri e Settimo, inoltre di utilizzare, come sede di Liceo Scientifico, l'edificio in località Bellavista (Ivrea), per il quale è stato previsto un intervento di riattamento.
Considerato che, il Comune di Arona (NO), per un sollecito avvio del decentramento dei servizi nel suo territorio, ritiene più opportuno iniziare una nuova costruzione invece che ampliare una sede già esistente mantenendo il finanziamento per la scuola elementare.
Considerato infine come la variazione di ubicazione dell'intervento nel Comune di Carignano sia dovuta ad un equivoco nella segnalazione da parte del Comune ritenute valide tali motivazioni qui esposte in forma sommaria e più ampliamente descritte e valutate nella relazione che si allega, che fa parte integrante della presente deliberazione e che viene contemporaneamente sottoposta all' esame della III Commissione consiliare.
La Giunta regionale, a voti unanimi espressi nelle forme di legge delibera: a) di recepire le proposte di modificazione del primo programma triennale di interventi ai sensi della legge 5/8/75, n. 412 nella forma riportata nei prospetti allegati b) di proporle formalmente al Ministero della Pubblica Istruzione per il perfezionamento dell'intesa c) di demandarle all'approvazione formale da parte del Consiglio regionale.
Data l'urgenza dei conseguenti provvedimenti, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62".
Metto in votazione la deliberazione per alzata di mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità.
Sull'elezione dei Comitati comprensoriali.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchini chiede di parlare, ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa ai colleghi, ma ritengo doveroso presentare al Consiglio alla Giunta, anche per le responsabilità funzionali che loro competono in materia di elezioni comprensoriali , alcune obiezioni che sono emerse nell'ambito delle forze politiche in ordine all'interpretazione dell'art.
12; di queste perplessità una riguarda il capoverso quarto, su che cosa significhi "in ogni caso per assicurare la rappresentanza della minoranza la votazione si svolge con voto limitato a due terzi". Sembrerebbe un'interpretazione abbastanza pacifica nel senso che c'è una limitazione forzosa della proporzionale. Dove invece secondo noi c'è un grosso problema e una dizione curiosa della legge, è al terzo capoverso, là dove si dice: (parliamo di elezioni nei Consigli comunali capoluoghi e nelle Province) che l' elezione avviene nel corso di una seduta dei rispettivi Consigli, in modo da garantire la rappresentanza proporzionale dei gruppi consiliari.
Mi pare che la Giunta, il Consiglio regionale dovrebbe esprimersi (preventivamente alle elezioni, perché dopo ci metteremmo in un mare di guai) se il Consiglio comunale a suo tempo voleva mettere l'accento sulla garanzia di rappresentatività dei Gruppi consiliari, oppure sul proporzionale, che secondo me va letto come aggettivo, oppure come modo di elezione.
In altri termini, molto più semplici, si tratta di accertare se i Consigli provinciali e i Consigli di Comuni capoluogo debbono votare e applicare la proporzionale, che tutti sappiamo cos'è, o non piuttosto votare in modo da garantire la rappresentanza di tutti i Gruppi consiliari questa rappresentanza, evidentemente, sarà proporzionale l'un l'altro alle rispettive forze. Questa mia tesi, come piccolo partito, ritengo debba essere salvaguardata e mi pare che sia doveroso da parte nostra (non so istituzionalmente se compete al Consiglio o alla Giunta) rappresentare ai Comuni il problema che nasce, cioè di qualificare il Gruppo consiliare.
In altri termini mi pare che preventivamente alla votazione ogni Comune capoluogo e ogni provincia autonomamente debba dare una sua definizione di Gruppo consiliare avente diritto alla rappresentanza, diritto che noi Consiglio comunale le abbiamo dato nel lontano 1975.



PRESIDENTE

Non ho inteso subito qual era l'argomento, anche se l'ho capito dopo perché me l'aveva rappresentato, tuttavia vorrei farle presente che la seduta del Consiglio regionale aveva esaurito i suoi punti all'ordine del giorno. Il Consigliere ha parecchie forme attraverso le quali può esprimere opinioni, pareri, ecc., ma non vorrei che si instaurasse una prassi, per cui, alla fine della trattazione dell' ordine del giorno, il Consigliere propone, con tutte le ragione che ritiene opportune, l'inserimento di una questione.
Vorrei ora sapere con quale criterio mi regolo, perché, avendo lei chiesto la parola e avendogliela io concessa, potrei darla a chiunque volesse interloquire su questo argomento che, come minimo, affascinerebbe 60 persone per alcune decine di ore. Adesso do la parola all'Assessore Simonelli per una breve replica, poi, se la questione è meritevole di importanza, la portiamo all'ordine del giorno di una prossima riunione.



MARCHINI Sergio

Mi permetto solo di dire, in termini di procedura, che non chiedo n una pronuncia, né una discussione, ho rappresentato una situazione che emerge in questi giorni ed è di estrema attualità, perché i Gruppi politici che stanno alle nostre spalle, secondo me, hanno dato un'interpretazione di questa norma come di una specie di malattia scolastica, perché tutti noi a scuola ci siamo andati e ci ricordiamo vagamente la proporzionale corretta.
Evidentemente in questa norma quello che viene fuori subito è il concetto proporzionale. I nostri partiti vengono a dirci che al Comune di Torino si applica il quoziente 3,3, questo mi pare veramente travalicare il senso della norma. E' un problema di estrema attualità che non poteva essere rimandato e che non potevo proporvi prima in una qual forma.
Chiedo scusa, ma la questione mi è stata posta in una conversazione non più tardi di oggi pomeriggio: noi a Torino facciamo il quoziente. Ma cosa vuol dire fare il quoziente? Il problema è se noi siamo o non siamo un Gruppo consiliare.



PRESIDENTE

Benissimo, Consigliere Marchini, abbiamo capito. Allora propongo una procedura che mi salva la prassi e dal costituire dei precedenti. Lei ha rappresentato un problema, le ho dato la parola, ho capito dopo di che cosa si trattava. L'Assessore Simonelli rinuncia alla replica, che pure aveva scritto e, per cortesia, anche il Consigliere Curci rinuncia a fare le eccezioni che ho già capito che voleva fare; l'argomento si affronterà correttamente nella prima riunione di Capigruppo.



CURCI Domenico

E' quello che volevo proporre.



PRESIDENTE

Molto bene, ci siamo capiti, ragion per cui la questione verrà affrontata in una riunione dei Capigruppo al fine di esaminarla con tutte le dovute attenzione e meritevoli cure.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Sullo stanziamento predisposto dalla Giunta regionale a favore dei terremotati del Friuli


PRESIDENTE

Devo ancora fare una comunicazione. Nella riunione dei Capigruppo di questa mattina il Presidente della Giunta ha proposto (i Capigruppo hanno consentito e la Giunta aveva già deciso) di stanziare 150 milioni suppletivi per intervenire a favore dei terremotati del Friuli. Credo che i Consiglieri lo abbiano già saputo, ma mi pare corretto dire che è in formazione una grande colonna di roulottes che partirà domani sera e arriverà sabato mattina nelle zone terremotate. Le roulottes saranno certamente più di 200 e la colonna supererà i 10 Km. I problemi organizzativi sono stati esaminati di concerto con il Comune, con il Governo e con le organizzazioni che hanno dato il loro straordinario contributo.
La Giunta ha provveduto, di concerto con il Comitato di solidarietà per il Friuli, a spedire un telegramma con il quale si informa di tutto questo il Governo ed il Commissario straordinario Zamberletti, auspicando altresì che i provvedimenti legislativi presi proprio in queste ore tengano conto del ruolo che le Regioni debbono avere nell'esercizio delle funzioni di assistenza e di solidarietà.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Richiesta di far pervenire a tutti i Consiglieri una relazione dell'Assessore Astengo sugli strumenti urbanistici


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Ho una richiesta da fare.
Lei non presiedeva l'ultima seduta del Consiglio di luglio che si concluse con le comunicazioni dell'Assessore Astengo, verbali, su un argomento che ritengo molto importante e che concerne l'approvazione degli strumenti urbanistici.
Chiedo che la relazione venga inviata ai Consiglieri e che si calendarizzi la discussione di un impegno che era stato conseguente ad un'interpellanza discussa in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Vi sono difficoltà? Non ve ne sono, l'impegno si ritiene quindi assunto.


Argomento:

Richiesta di far pervenire a tutti i Consiglieri una relazione dell'Assessore Astengo sugli strumenti urbanistici

Argomento:

Interrogazioni ed interpellanze (annuncio)


PRESIDENTE

Sono pervenute alla Presidenza un buon numero di interrogazioni ed interpellanze. La parola alla signora Fabbris.



FABBRIS Pierina, Consigliere Segretario

Interrogazione del Consigliere Colombino concernente le eventuali responsabilità degli uffici regionali per la mancata apertura del Museo Egizio a ferragosto.
Interrogazione del Consigliere Colombino sui criteri che hanno ispirato la redazione della cartina "Piemonte turistico" in relazione all'esclusione di monumenti storici del Pinerolese. Interrogazione del Consigliere Cerchio sulla futura utilizzazione pubblica del Parco Cavour di Santena dopo la concessione per il festival dell'Unità.
Interrogazione urgente del Consigliere Cerchio concernente l'apertura della caccia in Piemonte e l'opportunità di posticiparla per evitare l'invasione dei cacciatori lombardi.
Interrogazione del Consigliere Cerchio relativo all'uso indiscriminato di diserbanti a base di diossina utilizzati in risicoltura, uso che ha già provocato seri danni, soprattutto nel Chivassese.
Interrogazione urgente dei Consiglieri Cerchio e Soldano relativa alla disastrosa grandinata abbattutasi in Provincia di Cuneo, con particolare riferimento all'Alta Langa, il 9 e 10 agosto, per conoscere quali provvedimenti, oltre quelli tradizionali, la Giunta regionale intende predisporre.
Interrogazione dei Consiglieri Cerchio, Chiabrando e Bertorello concernente i provvedimenti che la Giunta regionale intende predisporre a favore dei danneggiati dalla grandinata abbattutasi il 17 agosto su Moncalieri, Nichelino, La Loggia, Piobesi, Vinovo, Pancalieri, Virle Castagnole e zone limitrofe.
Interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Alberton, Petrini, Martini Vietti e Bianchi sulle osservazioni del Governo ad alcune leggi regionali e relativo programma di assicurazioni del Presidente della Giunta e sui tempi di variazione del bilancio di previsione.
Interrogazione del Consigliere Chiabrando relativa alle difficoltà in cui si dibatte la ditta di confezioni Magit di Cavour e alle iniziative della Giunta regionale per agevolare la positiva soluzione del problema.
Interrogazione con richiesta di risposta scritta del Consigliere Martini relativa all'opportunità di offrire assistenza ed ospitalità ai bambini friulani in età scolare presso il Preventorio infantile di Limone Piemonte.
Interrogazione del Consigliere Oberto sulle iniziative che la Giunta regionale intende assumere in relazione al problema della viabilità in Valle di Susa.
Interrogazione del Consigliere Oberto concernente il ritardo ad esprimere il parere obbligatorio ex legge 393 sull'insediamento di unità nucleari nel territorio regionale.
Interrogazione del Consigliere Oberto concernente l'esito degli interventi del Presidente della Giunta regionale al Ministero degli Esteri per ottenere la scarcerazione di Padre Gianfranco Testa, dal 1974 detenuto nelle carceri argentine.
Interrogazione del Consigliere Oberto concernente il progetto di trasferimento nel Casertano della Olivetti controllo numerico di S.
Bernardo di Ivrea.
Interrogazione urgente del Consigliere Marchini sulle iniziative che la Giunta regionale intende assumere in relazione al problema della viabilità in Valle di Susa.
Interrogazione del Consigliere Marchini sulle motivazioni e l'ammontare del contributo concesso dalla Giunta regionale al Comune di Torino per l'inziativa del "Settembre pedagogico".
Interrogazione del Consigliere Benzi sull'opportunità che l'autostrada Torino-Savona sia sistemata a doppia carreggiata e mezzi con i quali la Giunta regionale intende intervenire sia nei confronti del Governo sia di altri Enti interessati.
Interrogazione del Consigliere Benzi per conoscere l'atteggiamento della Giunta regionale nei confronti del ventilato aumento della benzina da parte del Governo.
Interrogazione del Consigliere Carazzoni concernente i colloqui avuti dal Presidente della Giunta regionale e da Assessori socialisti e comunisti con i detenuti delle Carceri Nuove e richiesta di concrete misure di intervento a favore degli agenti di custodia, degli agenti di P.S., dei carabinieri e in genere delle forze dell'ordine.
Interrogazione del Consigliere Carazzoni concernente la cartina "Piemonte turistico" edita dall'Assessorato al turismo, e le numerose inesattezze e manchevolezze che contraddistinguono la Provincia di Novara.
Interrogazione con richiesta di risposta scritta del Consigliere Carazzoni concernente l'opportunità che la Giunta regionale sostenga, alla Conferenza oraria ferroviaria, la richiesta del Comune di Verbania di istituire una seconda coppia di treni sulla linea Domodossola-Aronanovara Torino.
Interpellanza urgente del Consigliere Franzi relativa alla grandinata abbattutasi sul Basso Vercellese e concernente l'opportunità di solleciti interventi a favore dei produttori agricoli duramente colpiti.
Interpellanza del Consigliere Aurelia Castagnone Vaccarino concernente il numero di consulenti della Regione Piemonte, in quale settore e per quali obiettivi sono utilizzati, i titoli di qualificazione di ognuno e la cifra globale di spesa.
Interpellanza dei Consiglieri Paganelli, Alberton, Petrini, Martini Vietti e Bianchi per conoscere come avvenga l'assunzione di personale seppure a carattere provvisorio, la copertura di posti resisi vacanti per dimissioni o pensionamento; chiedono inoltre che sia fornito l'elenco dettagliato dei dipendenti regionali e l'indicazione delle consulenze divise per settori.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18)



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