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Dettaglio seduta n.7 del 05/09/75 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Tutti i colleghi hanno sotto gli occhi l'ordine del giorno e noteranno che al primo punto non c'è l'approvazione dei verbali della seduta precedente per la semplice ragione che i verbali non sono ancora stati distribuiti, d'altra parte la seduta e particolare, è stata richiesta, come voi sapete, dalla Giunta.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Gandolfi sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta in merito agli aumenti dei prezzi, pubblicate dai quotidiani il 10 agosto u.s.


PRESIDENTE

Al primo punto vi sono le interrogazioni e le interpellanze. La Giunta ha comunicato di essere pronta a rispondere all'interrogazione del.
Consigll'ere Gandolfi "Chiarimenti sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta in merito agli aumenti dei prezzi pubblicati dai quotidiani il 10 agosto u.s.".
A questa interrogazione risponde il Presidente della Giunta avv.
Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Il Consigliere Gandolfi ha inviato quest'interrogazione per avere chiarimenti in merito alla lettera indirizzata al Presidente del Consiglio on. Moro sul problema dell'aumento dei prezzi, pubblicata dai quotidiani il 10 agosto, in cui è stato fatto riferimento a preoccupazioni espresse dal Consiglio.
A questo riguardo vorrei dire al Consiglio che in quella seduta il Capogruppo del PCI aveva nel suo intervento, fatto espresso richiamo alla necessità di compiere un passo al fine di evidenziare la preoccupazione a proposito dell'aumento dei prezzi in atto (caro telefono, fertilizzanti metano) che i sindacati unitariamente a altre categorie sociali hanno denunciato e che secondo me non possono trovare insensibile il nostro Consiglio.
Continuava ancora il Capogruppo del PCI dicendo che poiché le misure in corso tendono ad aggravare un quadro economico che, come ha gia detto Libertini, sarà certamente più grave nel prossimo futuro, proponeva che la Giunta, a nome proprio e a nome del Consiglio (se le altre forze volevano associarsi) compisse questo passo assolutamente indispensabile. Non vi furono dichiarazioni contrarie, solo il Consigliere Gandolfi (e abbiamo il testo) ha specificamente richiamato l'opportunità di un esame più approfondito di tutta la materia. Noi parlammo di determinati problemi riferendoci al metano, agli aumenti telefonici, ai servizi sociali, ma il Consigliere Gandolfi disse che ad alcune di queste voci si poteva fare riferimento, ad altre invece no.
La Giunta ha ritenuto di cogliere queste preoccupazioni, di esprimerle di esternarle al Presidente del Consiglio dei Ministri. Di qui e nata l'interrogazione del Cons. Gandolfi il quale fa riferimento ad un orientamento del Consiglio che appare inaccettabile.
La Giunta ribadisce il concetto che quando all'interno del Consiglio vengono espresse preoccupazioni che sono state espresse d'altronde già da altre categorie, dai sindacati, dalle forze sociali delle comunità regionali, queste possono essere evidenziate agli organi competenti in materia, per cui ritiene che quell'intervento sia stato giusto ed abbia risposto alle aspirazioni della stessa comunità piemontese.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, io non posso certo dichiararmi soddisfatto della risposta.
Devo farle rilevare che una lettera del Presidente della Regione al Presidente del Consiglio dei Ministri è un atto politico di notevole rilevanza e nella fattispecie era un atto sostanzialmente critico verso le decisioni assunte dal Governo. Se è legittimo al Presidente della Giunta e alla Giunta assumerle nell'autonomia loro consentita dalla Costituzione e dallo Statuto della Regione, non è accettabile che in un atto politico di questa importanza si faccia riferimento a preoccupazioni espresse dal Consiglio quando le stesse sono state espresse da un Gruppo politico ben preciso; il Consiglio nel suo complesso non ha assunto determinazioni, non ne ha nemmeno discusso, tra l'altro in quella sede c'era stata una riserva esplicita espressa dal Gruppo repubblicano.
Noi abbiamo voluto sottolineare questo fatto per ribadire l'esigenza di una maggiore precisione in atti di questo genere nel rispetto, ovviamente delle competenze e dei margini di autonomia che sono propri di ogni organo della Regione.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata svolta.


Argomento: Trasporti aerei

Interpellanza del Consigliere Gandolfi in merito agli orientamenti della Giunta Regionale per l'assetto aeroportuale di Caselle


PRESIDENTE

Vi è ora l'interpellanza, sempre del Consigliere Gandolfi, inerente a chiarimenti in merito agli orientamenti della Giunta Regionale per l'assetto aeroportuale di Caselle.
La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Quello che abbiamo voluto sottolineare con questa interpellanza è che il decreto legge n. 377 che ha varato provvedimenti per il lancio dell'economia, tra le altre cose ha previsto il rifinanziamento di una legge precedente di finanziamento per opere aeroportuali nel nostro Paese.
A questo riguardo si pone una precisa esigenza, cioè che gli Enti locali torinesi definiscano una posizione precisa per quanto riguarda l'assetto aeroportuale di Caselle.
Molto brevemente devo ricordare che gli studi, le valutazioni a cui la precedente Giunta di centro-sinistra era arrivata, avevano messo in evidenza che la proposta della costruzione di una seconda pista di Caselle si dimostrava economicamente non corretta e non sostenibile e non poteva essere portata avanti per esigenze di potenzialità dell'aeroporto perché il traffico passeggeri e merci è tale che chiaramente non siamo arrivati ad una saturazione delle potenzialità di utilizzo della prima pista. I tecnici calcolano che a un aeroporto occorrano due piste quando c'è traffico di circa tre milioni e mezzo di passeggeri all'anno; a Caselle siamo arrivati a toccare il mezzo milione di passeggeri all'anno, cioè siamo sì e no a un settimo del livello che è considerato teoricamente di piena saturazione di una pista aeroportuale con le caratteristiche e i parametri del traffico aeroportuale attuale.
E' stato poi analizzato un secondo aspetto che dai tecnici della Sagat era stato portato come elemento determinante per un nuovo massiccio investimento a Caselle e cioè la presenza di forti penalizzazioni sull'attuale pista che ne rendevano economicamente critico l'utilizzo specialmente per il trasporto merci. Le analisi condotte, sia pure in prima approssimazione, avevano dimostrato che l'attuale assetto può essere reso operativo con una fortissima riduzione delle penalizzazioni previste sulle rotte continentali europee, con alcuni provvedimenti certamente molto lontani, come costo, dall'ordine di grandezza previsto invece per la costruzione di una seconda pista; si evinceva con sufficiente chiarezza che l'idea della costruzione di una seconda pista era stata lanciata sotto la spinta di richieste che nulla avevano a che vedere con una corretta gestione economica e tecnica dell'aeroporto, ma rispondevano piuttosto a impostazioni che potevano essere definite, come a proposito di altre infrastrutture, faraoniche, si trattava cioè di una spesa di puro prestigio che potrà forse essere necessaria fra venti o trent'anni, ma sulle basi di uno sviluppo, di una programmazione economica ben lontana da quella di oggi.
La nostra richiesta, quindi, che significato ha in questa situazione? Siccome con la legge precedente era stato concesso per l'aeroporto di Torino uno stanziamento di alcuni miliardi, altri miliardi possono aggiungersi a quelli e noi non vorremmo trovarci in una situazione in cui la società di gestione dell'aeroporto di Torino richieda e utilizzi questi finanziamenti per avviare la prima tranche di un'opera che oggi tutto concorre a far ritenere non necessaria e certamente, per alcuni decenni antieconomica. E' invece estremamente importante che se c'è una possibilità di recepire dei finanziamenti, il Comune di Torino e la Sagat sostituiscano il progetto già presentato al Ministero dei trasporti con un nuovo progetto che tenga conto di tutte le opere necessarie (ce ne sono ancora molte) per rendere funzionale l'assetto aeroportuale e per eliminare quegli inconvenienti che sul piano operativo oggi ci sono all'interno dell'aeroporto di Caselle. E' importante che la Giunta Regionale si muova con rapidità per sollecitare al Comune e alla Provincia - che sono gli azionisti maggiori della Sagat - la modifica di questi piani di intervento per avere la possibilità di utilizzare correttamente i finanziamenti, anche perché, signor Presidente, troppe volte a Torino si è lamentato che l'opposizione a talune grandi e sproporzionate infrastrutture avrebbe fatto perdere finanziamenti statali, mentre qui probabilmente si corre il rischio di non utilizzare degli stanziamenti che è possibile acquisire per delle opere necessarie, solo per inseguire degli interventi assolutamente sproporzionati alle esigenze, per una questione di prestigio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità e trasporti

Alla Giunta pare più che opportuna l'interpellanza presentata dal Consigliere Gandolfi, innanzi tutto per il rilievo che il problema ha avuto nel passato nell'opinione pubblica e in Consiglio, per aver dato adito all'avvio di studi e di riflessioni a cui ha fatto or ora riferimento il Consigliere, e perché i recenti provvedimenti governativi (decreto 377) pongono il problema in termini di attualità politica.
Innanzi tutto vorrei fare alcune considerazioni sull'aspetto finanziario. l'art. 15 della citata legge eleva il contributo per la legge 815 del 1973, da 200 a 351 miliardi; la somma aggiuntiva di 151 miliardi è per due tipi di opere infrastrutture e servizi di assistenza al volo. E' gia stato ricordato che la legge del 1973 erogò all'aeroporto di Caselle tramite il Comune di Torino, una cifra complessiva di 7,65 miliardi, con l'attuale art. 15 si prevede (da informazioni assunte a livello ministeriale) un incremento di circa il 40% dello stanziamento precedente ciò si evince anche dalla relazione ministeriale che accompagnava il decreto legge quando venne presentato a metà agosto alla Camera dei deputati, che motiva l'incremento di stanziamento per la realizzazione dell'attuale programma aeroportuale "a causa dei maggiori prezzi richiesti relativamente a prezzi di base-gara" (e la letterale citazione).
Si tratta quindi di un incremento modesto rispetto a quello precedente il cui importo è ben lungi dal permettere la realizzazione completa di quelle che sono state definite costosissime infrastrutture, opere di prestigio improduttive; in termini più chiari siamo molto lontani dagli oltre 30 miliardi necessari per il completamento della seconda pista.
C'e l'aspetto tecnico, ricordato or ora dal Consigliere Gandolfi relativo alle penalizzazioni; lo studio promosso a suo tempo confermò che era possibile ridurre notevolmente le penalizzazioni essenzialmente con l'adozione di alcune misure, prolungamento della pista di 200 metri rimozione di alcuni ostacoli (alberi) e interramento dell'elettrodotto.
Veniva posto anche il problema dell'utilizzazione in senso inverso della pista, che avrebbe comportato l'attraversamento della città di Caselle degli aerei in partenza, cosa abbastanza diffusa anche in altre città con grandi aeroporti, ma che comporterebbe spese di tipo ecologico, antirumore già adottate da altri aeroporti e che non sono mai state considerate, anche nell'attuale condizione di utilizzo della pista, dall'aeroporto di Caselle.
Il problema esiste relativamente ai voli internazionali a lunga distanza e del nord Atlantico, ma è impensabile ipotizzare un traffico rilevante in questa direzione, tale da giustificare una spesa del genere essendoci a 100 Km. da Torino l'aeroporto della Malpensa. D'altro canto l'introduzione degli aeromobili della nuova generazione pone il problema in termini di trasporto di passeggeri in dimensioni talmente diverse che rende ancora più difficile l'ipotesi dell'uso di due aeroporti e distanza ravvicinata.
Ma quando si parla di voli internazionali a lunga distanza lo studio rileva per esempio che la relazione Torino-Quibichef, la relazione Fiat su Città Togliatti è scarsamente penalizzata e quindi più che efficiente perciò si deve parlare di distanze di molte migliaia di Km e sono quelle che possono seriamente convergere sull'aeroporto di Torino e affidargli un ruolo internazionale di tutto rispetto.
C'e poi un terzo aspetto di ordine economico-gestionale che non pu essere ignorato. L'attuale situazione gestionale della Sagat è fortemente passiva. La previsione del 1975 e che le spese siano più che doppie delle entrate; non sappiamo come si concluderà la vertenza dei lavoratori del settore aereo che ha richiamato l'attenzione di tutti quanti, in ogni caso il deficit sarà all'incirca di due miliardi. Il coefficiente di passività della gestione dell'aeroporto si sta avvicinando a passi da gigante a quelli dei trasporti urbani, d'altro canto l'utilizzo dell'aeroporto porta a registrare, come è già stato rilevato, un'utenza annua di 504.000 passeggeri a consuntivo del '74, molto lontana dai tre milioni che sono la soglia che può permettere una gestione accettabile di strutture di questo genere.
Per brevità non mi soffermo su tutta una serie di altri aspetti di ordine economico più generale e di ordine ecologico che però sono sempre largamente sottovalutati.
Da tutto ciò si deduce la necessita di una rigorosa - ritiene la Giunta selezione e limitazione degli investimenti allo stretto necessario indirizzati alla qualificazione della attuale struttura ed anche al parziale recupero (aspetto non secondario) delle spese fatte in questi ultimi anni ed ancora in corso, per le quali - se le nostre informazioni sono esatte - inspiegabilmente non si è fatto ricorso all'utilizzo dei 7,6 miliardi assegnati nel 1973. La cosa è spiegabile con la scelta fatta per la seconda pista, per la quale i 7,6 miliardi avrebbero dovuto essere una prima tranche di realizzazione, ed in tal senso era stata inoltrata una istanza al Ministero dei Trasporti, accolta il 17 aprile 1975. L'istanza venne presentata nel gennaio 1975, dopo che l'argomento era stato ampiamente dibattuto e per la sua attuazione il Comune di Torino dovrebbe firmare un'apposita convenzione la quale, per l'evolversi della situazione politica, non è stata firmata da nessuno, perché in questo caso si porrebbe il problema della revoca della stessa.
Nell'attuale condizione politica, alla luce della situazione esposta pare più ragionevole rinunciare al progetto di convenzione e redigere con la massima celerità un progetto che preveda un impegno di spesa che utilizzi appieno il vecchio ed il nuovo stanziamento e che includa le opere in corso di esecuzione che comportano una spesa di circa due miliardi opere che hanno dato un contributo decisivo al peggioramento della situazione gestionale della Sagat.
Ciò per quanto si riferisce alle valutazioni della Giunta.
A questo punto pare giusto evidenziare ancora due aspetti: il primo è che giuridicamente su questa materia è competente il Comune di Torino, che è il maggiore azionista (55%) assieme ad altri azionisti, Provincia di Torino (7,5%), Fiat (25%) e un residuo del 12,5% suddiviso tra Enti pubblici (4%) e privati (8,5%). Quindi agli azionisti in generale, ma in primo luogo all'azionista di maggioranza competono gli atti amministrativi.
Posso però informare il Consiglio Regionale che nel corso di un recente colloquio ufficiale con l'Assessore ai trasporti della città di Torino Rolando, è emersa una sostanziale coincidenza di valutazioni sugli orientamenti che ho or ora espresso a nome della Giunta, ed in tal senso l'Assessore Rolando intende operare con la massima sollecitudine. La Giunta Regionale non può che rallegrarsi di questa coincidenza.
Nel corso del suddetto colloquio è stata sottoposta all'attenzione della Giunta (e siamo stati invitati a sottoporla al Consiglio Regionale) la posizione della Sagat per quanto riguarda la situazione economica gestionale e la sua struttura azionaria.
Di qui il secondo aspetto: il nostro Consiglio dovrà esaminare - nei modi e nelle forme che dovremo stabilire collegialmente - la proposta che è stata avanzata dal Comune di Torino di una partecipazione azionaria a totale o parziale sostituzione della quota che la Fiat ha annunciato voler ridurre del 15%, dal 25 al 10%. Si potrebbe riflettere sulle ragioni per cui la Fiat avanza questa richiesta, comunque non possiamo non rilevare che coincide con gli orientamenti pubblicamente espressi dalla Fiat stessa di ridurre il proprio impegno nel settore Aeritalia e la disponibilità a passare tutto il pacchetto azionario di questo settore alla quota pubblica.
E' una linea quanto mai discutibile di differenziazione "produttiva" della Fiat che non è oggetto di trattazione oggi, ma non potrà certamente essere ignorata nella fase preparatoria della conferenza economica e in quegli incontri che sono stati annunciati e che la Giunta avrà con la direzione generale della Fiat.
Il capitolo della partecipazione azionaria è aperto dalla necessità di ricostituire in tempi brevi il capitale azionario della Sagat che, a causa del passivo del 1974 che fu di 1111 milioni e che comportò la riduzione del capitale azionario da 1500 a 500 milioni, esige ora di essere portato a tre miliardi, il che pone a tutti gli azionisti la possibilità di inserirsi in questo meccanismo nei modi che riterranno opportuni; non c'è nessun strumento che possa imporre alla Fiat la ripresentazione di una propria partecipazione del 25%.
E' quindi un problema oggettivo che si pone e quella che ci viene avanzata è una richiesta contenuta per la sua entità, ma che investe problemi di principio oltre che finanziari, perché sul piano finanziario una partecipazione del 10% vuol già dire una messa a bilancio di un contributo per passività di 250 milioni. E' una cifra che di per sé non spaventa, ma che deve essere oggetto di riflessione da parte di tutto quanto il Consiglio, al fine di giungere ad una oculata e responsabile soluzione.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Gandolfi per la replica.



GANDOLFI Aldo

Innanzi tutto desidero dichiararmi soddisfatto delle comunicazioni che a nome della Giunta, ha fatto l'Assessore ai trasporti e rilevare alcuni elementi, in parte nuovi, che sono emersi dalle stesse.
Intanto mi sembra che vada sottolineato il fatto che sembra che la Sagat abbia rinunciato alla possibilità di avere un grosso contributo su opere gia fatte o in corso di svolgimento, puntando tutto invece su un'opera che, analizzata a fondo, ha fatto emergere questi aspetti così negativi.
In secondo luogo vorrei sottolineare che in definitiva il problema fondamentale dell'assetto aeroportuale di Caselle é, oltre quello di rendere pienamente operativa l'attuale pista, anche quello di condurre una politica promozionale, specialmente per quanto riguarda i collegamenti europei; può essere un pochino costosa, certamente dell'ordine di alcune decine di milioni all'anno, ma è il vero obiettivo, cioè l'aeroporto di Caselle per svilupparsi ha bisogno soprattutto di incentivare alcuni collegamenti a media distanza, con un'azione promozionale. E' un peso anche di carattere economico, ma certamente molto ridotto e di un ordine di grandezza assolutamente diverso da quelli che sarebbero gli oneri finanziari di un'operazione che richiederebbe 30/40 miliardi, dei quali lo Stato arriverebbe a darne forse dieci, forse qualcosa di più nei prossimi anni, ma che lascerebbe certamente un grosso margine di intervento a carico degli Enti locali.
Le ultime considerazioni che ci faceva l'Assessore riteniamo che debbano avere un approfondimento del Consiglio e in questo senso solleciteremmo, man mano che il discorso matura, una possibilità di discussione in Commissione, soprattutto per questioni di principio. Un intervento diretto di partecipazione azionaria della Regione in un problema di questo genere costituirebbe un precedente non trascurabile che potrebbe vedere rapidamente la Regione coinvolta non in attività promozionali di indirizzo legislativo, ma di corresponsabilizzazione in fatti, gestionali nel settore dei trasporti che potrebbero anche sollevare delle perplessità o avere degli aspetti negativi e quindi pregheremmo l'Assessore di relazionare appena il discorso potrà essere affrontato in termini più completi, con un confronto tra le forze politiche del Consiglio più approfondito.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Bajardi



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità e trasporti

Ai membri della II Commissione è noto, dallo svolgimento dei lavori di ieri, che è stato concordato un programma di incontri tra tutti gli Assessori del dipartimento "Assetto territoriale" e la Commissione. La prima riunione di ordine generale sulle linee che il dipartimento "Assetto del territorio" intende portare avanti, avrà luogo il 18 settembre seguiranno, sempre a livello dipartimentale, discussioni settoriali, alla presenza però di tutti gli Assessori del Dipartimento per evitare assenza di coordinamento.
In questa sede esamineremo concretamente i due aspetti che sono stati oggetto di attenzione nella replica e relativi all'attività promozionale e all'azionariato.
Per quanto riguarda il primo punto in questa fase pare indubbio debba essere ricercato un collegamento con il Comune di Torino e con la Provincia di Torino che non sono solamente azionisti, ma sviluppano anche iniziative promozionali per determinate direzioni di traffico (convenzioni su Ginevra e altre direzioni).
Per quanto concerne l'azionariato l' esigenza di affrontare questo capitolo con prudenza è già stata riconosciuta e accolta dall'interpellante, consapevole della pesante situazione che può venirsi a riversare sull'amministrazione comunale di Torino la quale, in carenza di nostre rapide decisioni, potrà trovarsi costretta a vedere elevato il proprio pacchetto azionario dal 55% al 70%, il che vorrà dire, per il '75 due miliardi/due miliardi e mezzo. E' una situazione che esigerà una certa attenzione.
Io ho citato, nella mia risposta all'interpellante, il fatto che i documenti ufficiali di legge presentati in Parlamento danno un senso ben preciso all'incremento di spesa sulla legge del 1973. Non posso però, per correttezza nei confronti di tutto quanto il Consiglio, ignorare che ci sono anche altri orientamenti che tendono ad individuare in tre aeroporti italiani (Fiumicino, Milano e Torino) l'oggetto dell'investimento complessivo aggiuntivo dei 151 miliardi E' un capitolo che riveste una certa importanza e che sottolinea l'esigenza di un'iniziativa politica che in tal senso porterebbe il nostro Consiglio ad una responsabilità di intervento a livello nazionale nel senso che alla valutazione dell'importo delle spese necessarie per l'aeroporto di Torino si arriva dopo una valutazione non campanilistica, ma oggettiva, in termini economici.
Alla luce degli altri punti all'ordine del giorno vorrei chiedere al Consiglio di non dover riferire sulla seconda parte del capitolo "aeroporti" perché è già stato illustrato cogliendo l'occasione dell'interpellanza; in ogni caso una nota scritta sarà consegnata sui tre articoli relativi ai capitoli "trasporti". Vedremo. Con l'evolversi dei lavori del Consiglio, emergerà il modo in cui concluderli, eventualmente con un ordine del giorno che esprima la volontà, mi auguro, della totalità del nostro Consiglio.


Argomento:

Interpellanza del Consigliere Gandolfi in merito agli orientamenti della Giunta Regionale per l'assetto aeroportuale di Caselle

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Esaurito il primo punto all'ordine del giorno, passiamo al secondo: "Comunicazioni del Presidente" che cominciano con l'annuncio dei congedi.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Dadone, Menozzi, Paganelli e, come molti Consiglieri possono bene immaginare, l'Assessore Fiorini, che è stato colpito da malattia, e che ha subìto nei giorni scorsi un intervento chirurgico, felicemente risoltosi, ed al quale invio, a nome di tutto il Consiglio, gli auguri più fervidi ed affettuosi per un pronto ristabilimento ed un prossimo ritorno alla sua funzione di Assessore alla pubblica istruzione.
Il Presidente della Giunta ha da fare una comunicazione, a questo proposito.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Anche la Giunta si associa all'augurio rivolto all'Assessore Fiorini per una pronta guarigione.
E' sorto però un problema e cioè che l'Assessorato all'istruzione proprio in questo periodo, necessita del maggiore impegno per la prossima apertura delle scuole. La Giunta ha quindi affidato il mandato ad interim per questo periodo, all'Assessore Marchesotti.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Comunico che il Commissario del Governo ha posto il visto a tre leggi regionali: legge regionale 7.8.1975 "Rifinanziamento della legge regionale 12 agosto 1974 n. 23, concernente 'Provvedimenti per l'incentivazione turistico alberghiera' " legge regionale 7.8.1975 "Costituzione del Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione e del Comitato provvisorio per la progettazione di un sistema regionale integrato dell'informazione" legge regionale 7.8.1975 "Trasferimento alle Comunità montane delle funzioni in materia di bonifica montana".
Possiamo quindi congratularci con il Consiglio che avendo accelerato, nella fase prima delle ferie, l'approvazione delle leggi, ha consentito una rapida approvazione delle stesse.
Anche su questo il Presidente della Giunta desidera prendere la parola.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Voglio integrare la comunicazione del Presidente del Consiglio dicendo che l'ufficio romano (dr. Bussani) mi ha telefonato a mezzogiorno per dirmi che anche la legge per gli interventi in agricoltura è stata approvata, con alcune raccomandazioni per quello che è l'ordinamento CEE.
Non ne ho ricevuto ancora comunicazione scritta, ma ho voluto informarne il Consiglio per metterlo a conoscenza di quanto mi è stato detto dall'ufficio romano.


Argomento: Diritti umani

c) Condanna a morte di militanti baschi


VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Venerdì 29 agosto il Consiglio di guerra di Burgos ha condannato a morte, con una sentenza che attenta a tutte le norme del diritto, i due giovani militanti baschi José Antonio Garmendia di 24 anni e Angel Otaegui Echeverria di 33 anni, riconoscendoli colpevoli dell'uccisione di un caporale della guardia civile spagnola. Questo ultimo atto del regime franchista ripropone a tutto il mondo democratico la realtà di un paese in cui il fascismo, dato più volte per morto, morente o addomesticato continua ad opprimere, ad infliggere sofferenze e torture, ad uccidere.
Mentre le forze progressiste spagnole lavorano affinché l'inevitabile fine del regime fascista avvenga nella più larga unità possibile, senza conflitti e spargimenti di sangue, l'atroce sentenza rischia di far precipitare il Paese nel clima della guerra civile del '35 -'39.
L'Europa, l'Italia non possono assistere passive di fronte ai recenti avvenimenti spagnoli che ritardano l' instaurazione di un regime democratico nel vicino paese del Mediterraneo.
Pertanto è necessario ed urgente che tutte le forze politiche italiane i sindacati, i partiti, il Governo, esercitino sul Governo spagnolo pressioni energiche ed efficaci per scongiurare il duplice assassinio.
Certo di interpretare i sentimenti di sdegno delle forze democratiche rappresentate in Consiglio e della popolazione piemontese esprimo la solidarietà e l'adesione del Consiglio Regionale all'azione di quanti stanno lottando in Spagna e nel mondo affinché la sentenza di morte per i due patrioti baschi sia annullata.
Non è soltanto una questione di umanità. E' anche, e soprattutto un'urgente questione politica che interessa la democrazia in tutta l'Europa.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

d) Incontro con il Procuratore Generale ed il Presidente della Corte d'Appello


VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Proseguendo la serie di incontri ufficiali, iniziata nelle scorse settimane, mi sono incontrato con il Presidente della Corte d'Appello di Torino, Prato, e con il Procuratore Generale della Repubblica, Reviglio della Venaria.
In tale occasione ho ritenuto di farmi interprete del profondo senso di esecrazione della popolazione piemontese per la catena di sequestri di persona a scopo di estorsione che ha caratterizzato purtroppo le cronache di questi tempi, esprimendo il dolore per la tragica conclusione del rapimento della giovane Cristina Mazzotti ed ho manifestato la necessità di un pressante impegno degli organi competenti per arrestare l'intera organizzazione responsabile dei sequestri, individuandone tutti i componenti, e soprattutto i capi e i complici.
L'apprezzamento per il primo, positivo risultato della azione delle forze di polizia e dei carabinieri, che ha portato all'arresto di 15 persone, va accompagnato dalla necessita di ulteriori, decisi, pronti interventi che assicurino alla giustizia tutti i componenti della banda criminale, nelle sue diverse articolazioni nazionali ed internazionali territoriali e operative, e tutte quelle altre ancora ignote che hanno tuttavia potuto operare sinora nel nostro Paese provocando tanti lutti e tragedie.
Nello stesso tempo occorre condannare ogni strumentalizzazione che cercando di sfruttare i giusti sentimenti di sdegno e di dolore della popolazione per l'assassinio di Cristina Mazzotti, riproponga il ripristino della pena di morte come strumento risolutivo dei delitti anche i più aberranti. Non si può non ribadire come l'inasprimento delle pene si sia già dimostrato rimedio non valido contro certo tipo di delinquenza (come dimostra il fatto che il recente aumento della detenzione prevista per i reati di sequestro di persona non ha rallentato il verificarsi di questi stessi reati). Bisogna invece riconfermare la validità e l'opportunità di un costante, generale impegno di tutte le forze responsabili per l'eliminazione dei "mali" profondi di carattere sociale, economico e morale che sono così drammaticamente presenti nella società italiana.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

e) Convegno di Viareggio e crisi della finanza locale


PRESIDENTE

Si terrà a Viareggio dal 25 al 28 settembre l'annuale Convegno Nazionale dell'A.N.C.I. l'Associazione dei Comuni italiani, sui problemi della finanza locale.
Il tema del Convegno è "Il superamento della crisi economica reclama un ruolo nuovo delle Regioni e delle Autonomie locali nella gestione della finanza pubblica".
La Presidenza del Consiglio è stata invitata a partecipare con una delegazione di Consiglieri, ed ho pertanto invitato i Gruppi consiliari ad indicare un loro rappresentante per formare la delegazione.
Ritengo opportuno richiamare l'attenzione dei Gruppi su questa scadenza.
Il problema della finanza locale collegato al nuovo ruolo che le Regioni e gli Enti locali intendono svolgere per il superamento della crisi economica è un problema di estrema urgenza e gravità. Sappiamo tutti come diminuiscano costantemente le entrate dei Comuni mentre cresce vertiginosamente la misura del loro indebitamento anche in relazione alle necessità di intervento nei vari settori della vita economica e sociale.
La situazione di quasi tutti gli Enti locali è ormai sull'orlo del dissesto totale. Né quelli piemontesi si sottraggono a questa norma. Ancora ultimamente, in seguito ai tagli operati in sede di approvazione dei bilanci, alcuni Comuni della cintura torinese si sono riuniti per iniziativa del Sindaco di Nichelino per concordare un'azione unitaria su questo problema, azione che troverà il suo momento di espressione ufficiale a Viareggio. Il convegno di Viareggio sarà pertanto momento di verifica della situazione e di decisione per un'azione che sblocchi finalmente a livello governativo il problema non più procrastinabile di una reale riforma della finanza locale per la valorizzazione delle autonomie espressioni di base della vita democratica.
Sono ultimate le comunicazioni del Consiglio.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Consorzi artigianali - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta Regionale su: consulta artigiana; situazione occupazionale e crisi economica nella Regione; attuazione nella Regione Piemonte dei provvedimenti d'emergenza decisi dal Governo


PRESIDENTE

Se nessuno chiede la parola si può passare al terzo punto all'ordine del giorno: "Comunicazioni della Giunta Regionale su consulta artigiana situazione occupazionale e crisi economica nella Regione, attuazione nella Regione Piemonte dei provvedimenti di emergenza decisi dal Governo".
Sulla consulta artigiana vi è la relazione del Vicepresidente della Giunta Libertini, al quale dò la parola.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Signori Consiglieri, appena insediato nell'Assessorato e compatibilmente con il periodo feriale, ho preso contatto con le associazioni artigiane in ordine alla necessità di realizzare un contatto permanente con esse e di esaminare anche una serie di questioni importanti e urgenti che riguardano queste categorie. In questa occasione le varie associazioni artigiane mi hanno fatto notare che nel passato l'Assessore Petrini (che mi ha preceduto in questo ruolo) aveva provveduto ad istituire una consulta artigiana e debbo riferire al Consiglio che le Associazioni artigiane danno, di questa consulta, dell'idea di fare la consulta e dell'attività in questo senso dell'Assessore Petrini, un giudizio concordemente positivo e sollecitano la Giunta a procedere alla rimessa in funzione della consulta stessa.
Tenendo conto di questi suggerimenti e dell'esperienza già fatta dall'Assessore Petrini, la Giunta ha deciso - e ne informa il Consiglio di istituire, in via di fatto per il momento, la consulta artigiana con una modifica: già nella precedente legislatura vi furono molte critiche espresse in Consiglio non alla consulta, che incontrò un favore generale ma al fatto che la stessa fosse espressione dell'Assessorato, della Giunta.
Allora noi, riesumando la consulta e mettendola in funzione, intendiamo venire incontro a queste esigenze e fare in modo che sia una espressione del Consiglio. Per questo abbiamo scritto al Presidente della VII Commissione consiliare, invitandolo a designare una rappresentanza di tutti i Gruppi nella forma che la Commissione deciderà, per la partecipazione alla consulta artigiana.
La prima riunione della consulta è indetta per giovedì della prossima settimana, al mattino e ad essa, seguendo la esperienza precedente parteciperanno il Presidente della Commissione regionale dell'Artigianato i Presidenti delle Commissioni provinciali di Alessandria, Asti, Cuneo Novara, Torino, Vercelli, il Presidente ed il segretario del Comitato regionale dell'artigianato di Torino e provincia, il Presidente ed il Segretario della Federazione regionale artigiani piemontesi (La Generale) il Presidente ed il Segretario del Comitato regionale artigiano C.A.S.A.
inoltre i membri che la VII Commissione vorrà indicare.
Mi è stato riferito che nel passato di volta in volta si invitavano anche gli Assessori alla formazione professionale e gli Assessori al Commercio quando insorgessero problemi di loro competenza. E' la linea che noi intendiamo seguire.
Nella consulta discuteremo, insieme ad alcune questioni che sono in discussione e che sono molto urgenti, anche il problema del funzionamento futuro della consulta e della possibilità o no di istituzionalizzarla, ma se un orientamento di questo genere nascesse riferirei preventivamente al Consiglio.



PRESIDENTE

Chi chiede la parola? Il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Prendo atto delle dichiarazioni del Vicepresidente e dell'avvio di questi contatti e di questo lavoro che riguarda una categoria di tanta importanza. Ho solo un momento di perplessità sul fatto della designazione: la Commissione come tale designa a partecipare alla consulta? Mi riservo solo di pensarci su un momento.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Ci siamo limitati a porre il problema, al Presidente della Commissione affinché ci dica un parere sulle forme in cui può avvenire questa partecipazione da parte di tutti i Gruppi.



BERTI Antonio

Un decentramento di potere!



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Io d'altro canto ho dato questa in formazione al Consiglio affinch possa concorrere a queste decisioni che hanno un senso solo: decentramento dei poteri il fatto che la consulta nasca non come organismo dell'Assessorato, ma come un organismo che raccolga tutte le forze presenti in Consiglio E' questo l'obiettivo.



BIANCHI Adriano

Non è sull'obiettivo, è sulla sede in cui queste decisioni debbono essere prese che mi pongo l'interrogativo.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta Regionale.

La VII Commissione, in cui tutti i Gruppi sono rappresentati, potrà poi decidere.



PRESIDENTE

Per evitare di continuare questo simpatico dialogo direi di soprassedere alta questione nel senso che la comunicazione è stata fatta l'obiezione del Capogruppo della D.C. e stata accolta agli atti del dibattito. D'altra parte mi pare che la comunicazione consista nel fatto di avere comunicato che alla Commissione del Consiglio è stato esposto il problema, che il significato generale è stato illustrato dal Vicepresidente della Giunta e che la questione è del tutto aperta di fronte alla decisione degli organi del Consiglio e del Consiglio stesso. Salvaguardato che le sedi nelle quali le decisioni si prendono hanno da essere quelle che lo Statuto e la nostra prassi consentono, se non vi sono altri Consiglieri che chiedono di parlare si può passare all'altra comunicazione "Situazione occupazionale e crisi economica nella Regione".
E' ancora relatore, su questo punto il Vicepresidente della Giunta Libertini.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta Regionale

L'aggravarsi della situazione economica e della situazione occupazionale nella Regione ha indotto la Giunta a chiedere alla Presidenza del Consiglio che nell'ordine del giorno di oggi fosse inserita un'informazione, alla quale possa seguire un eventuale dibattito, perch riteniamo che l'intero Consiglio Regionale debba intervenire in una materia così vitale per la nostra Regione.
Io comincerò dandovi alcuni dati.
Voglio ricordare che uno dei limiti molto gravi, attuali, della Giunta sta nel fatto che essa non ha nessuno strumento serio di reperimento di dati a questo riguardo, quando per un lavoro adeguato, sistematico, non di assistenza, sarebbe necessario avere gli strumenti di rilevazione della situazione occupazionale, mercato del lavoro, che funzionino periodicamente, almeno ogni trimestre. Informo nell'occasione il Consiglio che nella ristrutturazione dell'Assessorato, che è in corso (e quando la ristrutturazione sarà più avanti ne daremo informazione al Consiglio) noi intendiamo costituire, in seno all'Assessorato, una interfaccia per il rilevamento dei dati che abbia, come faccia corrispondente, da un canto l'IRES - col quale è già avviata una consultazione in materia per avere una predisposizione dei suoi strumenti in questa direzione - dall'altro gli uffici del lavoro, regionali e provinciali, che hanno dichiarato la loro piena disponibilità. Della cosa sono state informate anche le organizzazioni sindacali che hanno espresso soddisfazione per questo servizio che la Giunta intende mettere a disposizione della comunità piemontese e dei lavoratori.
Per il momento l'attività di rilevazione dati è estremamente ridotta tuttavia vi darò quelli che ho potuto raccogliere e che e giusto che il Consiglio abbia, aggiungendo soltanto che non sono esaurienti, sono significativi, ma non esaurienti.
Un primo dato riguarda la disoccupazione, ma è un dato poco significativo perché riguarda gli iscritti all'Ufficio di collocamento. A questo riguardo abbiamo fatto un'indagine ed una nota verrà trasmessa nei prossimi giorni a tutti i Consiglieri, quindi ometto un'analisi più specifica, voglio solo dire una risultanza, soggetta a molte cauzioni perché non tutta la manodopera che cerca lavoro passa attraverso l'Ufficio di collocamento. Comunque, anche questo dato indica un piccolo campanello d'allarme.
Voi sapete che nella nostra Regione il problema non è mai stato finora davvero quello della disoccupazione. In sostanza la situazione è la seguente: alla fine di luglio, rispetto al 31 dicembre 1974, abbiamo avuto un aumento dei disoccupati da 43.510 a 49.491 (15%) che risulta dagli Uffici del lavoro. Vorrei sottolineare la presenza notevole delle donne infatti, su questi 49.000 disoccupati, 21.749 sono uomini e 27.742 sono donne. E' un primo indice, estremamente limitato, indiretto, ma che sottolinea, anche da questo punto di vista, il prodursi di fenomeni che sono nuovi nella nostra Regione.
Ho poi dei dati che riguardano la Cassa integrazione, divisi in due ordini di dati; il primo riguarda la Cassa integrazione applicata, cioè le ore integrate durante il semestre gennaio-giugno 1975 e sono le seguenti: Alessandria 2.445.000 (lascio i rotti per brevità); Asti 2.201.000 Cuneo 1.845.000; Novara 4.541.000; Torino 27.142.000; Vercelli 4.086.000 per un totale di ore 42.263.431.
Abbiamo poi dei dati più recenti, che si riferiscono ai mesi di luglio e agosto, io però non tengo conto di quelli di agosto che sono, ovviamente poco indicativi perché è un periodo feriale, anche se è interessante sapere che anche in agosto abbiamo delle ore a Cassa integrazione.
I dati di luglio sono questi: Alessandria 374.452 ore; Asti 630.534; Cuneo 145.122; Novara 763.191 Torino 1.234.908 (tenete presente che su Torino incide molto la Fiat e quindi il periodo in cui gioca la Cassa integrazione viene molto aumentato); Vercelli 79.568.
Questi dati danno già un'idea di una situazione molto pesante, ma credo che i signori Consiglieri (anche se l'esposizione può essere tediosa per chi ascolta, ma qui siamo in una riunione di lavoro) avranno interesse anche ad un elenco rapido delle aziende che attualmente, nelle diverse province, sono in Cassa integrazione, in chiusura, o così via. Anche questo elenco lo trasmetterò a ciascuno di loro, leggo i dati fondamentali dicendo che anche questo non è un elenco esauriente e anzi, poiché è un elenco in costruzione via via che è in costruzione questo servizio, tutti quelli che ci possono aiutare ad integrarlo ci rendono un favore.
Provincia di Alessandria : TIFLE di Novi Ligure, sospensione di 35 dipendenti Gastaldi Raffinerie di Serravalle Scrivia, 50 richieste di sospensione e timori di licenziamento Franger &Frigo di Casale M., prospettive incerte e rischio di Cassa integrazione Montecatini di Spinetta Marengo, 300 dipendenti in Cassa integrazione Astuti di Casale M., chiesti 40 licenziamenti su 50 dipendenti. Occupata.
Delta di Cassano Spinola, rame e ottone. Richiesta di Cassa integrazione IMES di Alessandria, crisi collegata a quella dei tessili del Biellese Eaton Elpa di Casale, elettronica, capitale americano. Temuta imminente la chiusura.
Vi sono, in provincia di Alessandria, solo due sintomi positivi, che sarebbero una certa ripresa di esportazioni della Montedison e della Michelin.
Nella provincia vi sono 3700 lavoratori in Cassa integrazione nel mese di luglio 1975 e queste due aziende, la Vosa di Novi Ligure con 305 dipendenti che ne ha 110 in Cassa integrazione da 14 mesi; la Claude, materiale elettrico e lampadine con 250 dipendenti tutti in Cassa integrazione, non si intravedono soluzioni positive. E' una ditta della I.T.T. americana, e a capitale francese.
Asti. Questi dati sono aggiornati al 4 settembre 1975.
Way-Assauto, I.B.Mei, I.B.Mec e Weber :è ripresa l'attività, ma vengono proposti dalle direzioni massicci tagli nell'orario di lavoro Saclà di Asti. Intende licenziare 220 dipendenti su 450 a partire dal 15 settembre 1975. Per adesso metà dei dipendenti sono a zero ore. Noi siamo intervenuti come Giunta Regionale, ma il padrone della Saclà ritiene che l'occupazione della fabbrica da parte dei lavoratori precluda ogni possibile colloquio, stiamo sforzandoci di averlo.
Nicea di Nizza M., 16 licenziati, da 100 dipendenti a 50.
Settore vini. Gancia: Cassa integrazione per 142 dipendenti su 160 FRIGES di Canelli, 70 dipendenti in Cassa Integrazione Giovanni Bertolino di Nizza, 7 dipendenti in Cassa Cora, Costigliole d'Asti, 60 dipendenti.
La Cassa integrazione della provincia avrebbe 10.000 operai in Cassa integrazione. Vorrei sottolineare il rilievo che ha questo fenomeno ad Asti.
Cuneo. La PENNITALIA di Vernante: 60 dipendenti in Cassa integrazione minaccia di trasferimento a Salerno, Roccasecca Sifir di Cuneo: 30 licenziati per la chiusura dello stabilimento.
Novara. La Condotti del Gruppo Zegna, licenziamenti Ferrari Fonderie di Novara 300 dipendenti; amministrazione controllata Ego di Novara 400 dipendenti a orario ridotto da molti mesi Officina Sant'Andrea di Cressa (Novara) sta per chiedere la Cassa integrazione Gioielleria Italiana di Varzo, 20 dipendenti, chiude da ottobre Italtubi di Domodossola, 46 dipendenti, difficoltà, ma voglio aggiungere quasi certa chiusura Fiasa Rumianca di Pieve Vergonte, 800 dipendenti, serie difficoltà Unione Manifatture di Intra e di Trobaso, Cassa integrazione e chiesto licenziamento di 250 dipendenti, respinto dai sindacati GEWA del Verbano, 160 dipendenti in Cassa integrazione e minaccia di venti licenziamenti.
Un pre-allarme viene dalle Cartiere Prealpine di Tolmezzo che occupano complessivamente 500 dipendenti Nella Bitra di Sempione il 60% dei dipendenti è in Cassa integrazione La Montefibre è sempre in alto mare: la Montefibre di Pallanza ha 3.000 dipendenti in Cassa Integrazione su 3.600.
Nel Cusio vi sono 600 dipendenti delle fabbriche di rubinetteria in Cassa integrazione.
Torino Nebiolo 450 in Cassa integrazione e altre venti aziende del settore sono in Cassa integrazione per 4000 dipendenti.
La Cartotecnica Barone di Corso Vigevano, 100 licenziamenti. E' presidiata stamattina abbiamo avuto un incontro con la proprietà, Fedrigono di Verona ma l'incontro è stato negativo.
Singer di Leinì. Su questa tornerò fra poco, conoscete tutti la situazione in Cassa integrazione a zero ore.
HEBEL. 150 licenziati. E' stata sgomberata il 28 agosto dalla polizia.
Vorrei richiamare l'attenzione sulla condizione di questi 150 lavoratori i quali finora dallo Stato hanno avuto soltanto l'intervento di sgombero della polizia; questo e il tipo di assistenza che è stato loro dato.
Safa di Grugliasco, 246 su 400 dipendenti, in Cassa integrazione Prandi di Moncalieri, 22 licenziati Emanuel di Moncalieri: i superstiti 120 dipendenti continuano a presidiarla, A questo proposito darò dopo una notizia Vallesusa di Lanzo, 370 dipendenti, e presidiata, Cassa integrazione.
La Consigliera Vietti chiedeva informazioni su questo stabilimento, ci tornerò dopo parlando della Montedison.
C.M.C. Sistem, via Cacciatori 76 - Nichelino: 130 operai licenziati e riammessi in fabbrica dal giudice Magnoni &Tedeschi di Nole, Mathi e Cafasse, 800 dipendenti sempre in Cassa integrazione. E' intervenuta la GEPI. C'é il problema di una ripresa dell'attività, che per ora non avviene.
Vi sono poi, a Torino, molte vertenze in corso, ma su questo tornerò.
Vi è ancora la Calcerano di Venaria, 35 licenziati su 58.
Manifattura di Piobesi, riduzione d'orario per 121 dipendenti a otto ore settimanali Manifattura di Piossasco, 22 licenziamenti richiesti Geco, 15 licenziati su 60 dipendenti CIBS, 100 dipendenti in Cassa integrazione AMPITALIA, 150 dipendenti a 32 ore settimanali.
Dai sindacati ci sono state segnalate molte chiusure e nuove richieste di Cassa integrazione in alcune zone, Venaria e Borgaro. In ogni zona si va dai 1500 ai 2100 operai che sarebbero interessati alla richiesta della Cassa integrazione.
Vercelli. Livorno Ferraris, 185 dipendenti dal 25 agosto in Cassa integrazione per otto settimane Ceramiche Pozzi di Gattinara, Cassa integrazione.
Una trentina di altre piccole aziende nel settore tessile, del legno e dei laterizi in Cassa integrazione.
La Vicola di Bianze, procedura di fallimento.
Vorrei sottolineare che è un'azienda che ho visto e che tecnicamente è assai valida e costituisce un esempio di sperimentazione interessante, ma per motivi finanziari che prescindono dall'andamento aziendale viene ad essere chiusa.
Questo è un quadro, come ripeto, non completo (daremo via via al Consiglio delle informazioni più complessive), ma credo che possa essere completato se ci riferiamo, con più precisione, alla sorte di alcune grandi aziende e addirittura di alcuni grandi gruppi della nostra Regione.
In questa brevissima rassegna comincio con una nota positiva, la sola: questa mattina la Regione, il Comune di Torino, il Comune di Collegno e la Provincia di Torino hanno potuto dare l'annuncio della soluzione positiva della vertenza della Venchi Unica. Un nuovo gruppo e subentrato, vi è una garanzia per l'occupazione di tutti i 1600 dipendenti. La cosa è stata possibile per l'attività degli Enti locali e per l'intervento positivo di diverse banche.
Questa è l'unica nota positiva, vogliamo sperare che costituisca un precedente interessante.
La situazione della Singer è una situazione estremamente pesante. Vi è stata un'assemblea nella fabbrica, alla quale ho partecipato, (anche se il periodo feriale non ha consentito tecnicamente che tutti gli invitati ci fossero, voglio dire che d'ora in poi gli incontri che avrà la Giunta saranno sempre estesi a tutti i Gruppi consiliari). Era presente il Consigliere Alberton a nome della D.C.
La Singer è in una situazione estremamente pesante, anche se alcune notizie più recenti fanno vedere un quadro un po' diverso da quello che si era visto in precedenza perché ad esempio era opinione comune (devo dire che anch'io avevo questa impressione) che la Singer avesse degli impianti obsoleti e che quindi, oltre al fatto che una grande compagnia si disimpegna e se ne va (la Compagnia Singer americana) ci fosse il fatto che la fabbrica, dal punto di vista tecnologico, non era più valida. Viceversa l'Amministratore delegato mi ha informato - e i lavoratori che presidiano la fabbrica e il gruppo di tecnici lo hanno confermato - che un esame attento dimostra la validità della fabbrica dal punto di vista tecnico.
I problemi che si presentano alla Singer sono due, per così dire uno a monte e uno a valle: a monte la Singer fa parte di un grande gruppo multinazionale. Questo gruppo multinazionale fa degli interventi secondo la logica del profitto; in questo momento la Singer mondiale ha avuto anche delle difficoltà di cassa, di liquidità, gravi, è intervenuto un Consorzio di 29 Banche americane per garantirne la sopravvivenza, ma nelle condizioni del patto finanziario c'è la chiusura di aziende non attive, o passive, e Leinì rientra in questo caso. Venendo incontro alle richieste dei sindacati e del Consiglio di fabbrica, tuttavia la Giunta cerca di mettersi in contatto con la proprietà americana, parallelamente a sforzi che sappiamo vengono compiuti dal Governo con offerte di condizioni particolari che consentano il funzionamento della fabbrica.
Posso annunciare che mi è stato confermato ieri (mi era stato già detto l'altro giorno e i giornali hanno giustamente dato l'anticipazione) che martedì dovrebbe essere a Torino per incontrarsi con la Giunta, il Vicepresidente della Singer americana, Mr. Brown e con lui avremo un primo colloquio, anche se in questa direzione le speranze non sono certo molte anzi, sono poche, tuttavia esploriamo questa strada.
Debbo anche dire che nel corso dei contatti che la Giunta ha avuto sono venute fuori delle possibilità che Gruppi italiani subentrino alla Singer americana nello stabilimento di Leinì. Mi consentirete, per ragioni di riserbo, ovvie, di non fare nomi, debbo però dire che si tratta, per ora, di flebili speranze. Vi sono comunque stati dei colloqui, dei contatti, qualcuno si è fatto avanti, vedremo se questi fantasmi prenderanno corpo nei prossimi giorni.
L'altra difficoltà della Singer (voglio ricordarla) è che la Singer non ha mai venduto col marchio, la Singer è terzista, vende cioè apparecchi sotto altri marchi. Questa è sempre una condizione di difficoltà, ma in un periodo di crisi queste sono le prime aziende a saltare, per cui il problema che la Singer sia incorporata in un gruppo con un marchio (la Singer di Leinì) è uno dei più grossi, perché è vero che vi è la crisi del settore degli elettrodomestici, però è una situazione che presenta ombre ma anche luci, certi gruppi stanno riorganizzandosi, l'importante è sapere se lo stabilimento di Leinì, se vuole rimanere nel campo degli elettrodomestici, può entrare in una di queste riorganizzazioni.
Debbo dire che una delle società che vendevano apparecchi Singer era la San Giorgio, del gruppo Finmeccanica. Noi conosciamo come stanno le cose dal punto di vista delle partecipazioni statali, sappiamo che tutti i Gruppi politici sono alieni dall'indurre le partecipazioni statali ad operazioni di puro salvataggio, tuttavia questo problema esiste. Noi abbiamo sollecitato un incontro col Governo, questo ha convocato i sindacati il 17, noi abbiamo richiesto che la Regione Piemonte sia presente all'incontro, le trattative proseguono su tutti questi fronti e speriamo che portino un esito positivo, ma per ora la situazione -- lo abbiamo detto anche stamani ai lavoratori convenuti in piazza - è estremamente buia.
Emanuel. Questa società, mentre è in corso il tentativo, che il Consiglio, la Giunta hanno deliberato, di istituire un corso di formazione professionale (corso che ha suscitato l'interesse anche di qualche eventuale acquirente) ha proseguito i contatti in altra direzione. Noi rimaniamo dell'opinione che abbiamo già espresso in Consiglio, che un intervento delle partecipazioni statali sarebbe giustificato per tutti i motivi che sono stati detti e che del resto il Presidente Oberto, nella precedente Giunta aveva già ricordato in un telegramma al Governo, ecc. Vi è però la possibilità di acquisto da parte di privati, vi sono diversi gruppi interessati. Io voglio dire francamente che sarebbe una vera iattura se questi gruppi condizionassero l'acquisto del complesso Emanuel (sarebbe per noi inaccettabile) non tanto alla liquidazione dei livelli di occupazione, ma al licenziamento di quei lavoratori Noi speriamo che ci non avvenga, lo abbiamo significato ai maggiori gruppi industriali di Torino e provincia, è possibile che nella prossima settimana, in rapporto a colloqui in corso, si abbia una svolta che noi vivamente ci auguriamo.
Ma forse la situazione occupazionale piú grave in questo momento (e qui rispondo indirettamente, ma direttamente ad un'interrogazione della dr.ssa Vietti) è quella della Montedison. Debbo dire che abbiamo avuto, come Giunta, dei contatti con la Montefibre e con la Montedison, contatti informali in vista dell'inizio di un confronto che invece avverrà formalmente, con la Giunta e col Consiglio, del gruppo Montedison in relazione alla conferenza sull'occupazione.
Nei contatti informali, che sostanzialmente tendevano ad accertare le disponibilità del gruppo Montedison-Montefibre ad avere il confronto con la Giunta e col Consiglio, abbiamo avuto delle informazioni parziali; inoltre io sono stato allo stabilimento di Vercelli della Montefibre (vi erano tutti i gruppi politici di Vercelli presenti, era presente anche il Consigliere Cardinali) ed abbiamo rilevato la situazione. Dall'insieme delle notizie che ho - e faccio qui una dichiarazione che so abbastanza grave e quindi modero i termini, circondandola di tutti i condizionali necessari - il rischio che abbiamo di fronte è il seguente: che dell'insieme degli stabilimenti fibre e filatura, cioè Montefibre e C.V.S.
che occupano intorno a 12.000 dipendenti dei 27.000 che erano in tutti gli stabilimenti Montedison in Piemonte due anni fa, si abbia: il mantenimento dello stabilimento di Ivrea (al quale tra l'altro io penso, se andranno avanti certi piani su cui noi non siamo d'accordo, verrà trasferito il reparto "elion" di Vercelli); il mantenimento dello stabilimento di Pallanza, quindi cancellazione dell'opzione su Mergozzo, ma riduzione drastica dell'occupazione nello stabilimento di Pallanza; sostituzione nello stabilimento di Vercelli delle attuali produzioni con nuove produzioni; ma devo dire -- anche dagli incontri che abbiamo avuto l'altro giorno - che questi progetti in sostituzione danno scarso affidamento perché in definitiva la Montefibre dice: lasciatemi portare via il reparto "elion", che porto a Ivrea (questo non lo dice ma ) e io sostituisco il reparto "elion" in due anni, con un processo graduale di Cassa integrazione, non sono in grado di dire che cosa farò per gli altri reparti, vi giuro (testuale) che li sostituiremo, ma non sappiamo ancora come.
Anche ammettendo da parte della Montedison, della Montefibre, la massima buona volontà, può darsi che non riescano, per cui a quel punto Vercelli si ridurrebbe all'impianto che sostituisce l'"elion" Di qui la giusta reazione dei sindacati, delle popolazioni, di tutte le forze politiche Infine, io ho delle preoccupazioni molto serie che riguardano non il C.V.S.
della Valle di Lanzo (a proposito del quale il progetto respinto dai sindacati della fabbricazione di plastica, è tramontato comunque), non la Cassa integrazione, ma addirittura il licenziamento dell'intero complesso C.V.S. con le conseguenze che ciascuno di voi può immaginare.
Noi abbiamo posto questo insieme di problemi al primo posto nell'agenda del confronto che avverrà in Regione tra Montedison e Regione, Giunta e Consiglio; ma nel frattempo, aderendo ad una richiesta del Comitato permanente di Vercelli e dei sindacati, abbiamo indetto, come Regione, un convegno sabato prossimo di tutti gli stabilimenti Montedison del Piemonte perché il problema sia visto nel suo insieme e non si sfogli una foglia di carciofo alla volta. A questo convegno abbiamo invitato tutti i Gruppi consiliari ed io faccio un caldo appello perché tutti siano presenti, tutti intervengano perché si tratta di una questione estremamente seria e vitale per la nostra Regione.
In questo quadro oscuro una situazione relativamente meno grave pu sembrare quella del gruppo Fiat perché nell'insieme del gruppo Fiat vi è attualmente la sospensione delle assunzioni, quindi il blocco del turn over, con una perdita di occupazione netta; ma non vi sono licenziamenti e nei colloqui di ieri con i sindacati, in sostanza, la Fiat sostiene di essere in grado di mantenere la produzione e l'occupazione (ma col blocco del turn-over) fino al marzo prossimo se i sindacati però accordano 15 giorni di Cassa integrazione complessivi e se accettano anche dei grandi spostamenti di forza-lavoro all'interno degli stabilimenti.
La risposta dei sindacati (che io giudico seria, ma non voglio entrare nel merito di una vertenza nella quale non possiamo entrare) è che essi sono disposti a considerare le richieste di Cassa integrazione e anche quelle di mobilità della manodopera, solo nel quadro di un accordo globale che riguardi gli investimenti e l'occupazione del Gruppo Fiat. Il problema è aperto. Assai presto - come dirò tra poco - esso verrà all'attenzione diretta della Regione perché il primo confronto che la Regione avrà sarà proprio quello con il gruppo Fiat.
Debbo ancora aggiungere che le esperienze fatte da me e non solo da me in questo periodo (e sono numerose) pongono in rilievo come questa crisi se da un lato è particolarmente grave nel settore delle piccole imprese nelle quali è più facile passare dall'occupazione al licenziamento, alla chiusura, mentre in quelle grandi si applica il salario garantito, però è vero anche che nella piccola e media impresa esistono oggi margini di vitalità e di iniziativa assai notevoli, accanto ad aree di crisi verticali, vi sono aree di iniziativa e di intraprendenza. In particolare voglio sottolineare che da un'indagine che stiamo compiendo, le piccole e medie imprese che hanno canali di esportazione aperti, in generale non hanno problemi di Cassa integrazione o di chiusura. Questo sottolinea due aspetti importanti insieme: il ruolo che le piccole e medie imprese possono continuare ad avere e l'importanza che una nuova prospettiva dell'esportazione può avere per tirare l'economia piemontese, anche se non credo che ci si debba rimettere solo all'esportazione.



OBERTO Gianni

All'esportazione diretta.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta Regionale

Sì, sì, diretta. Ci sono dei piccoli imprenditori che hanno grande fantasia; per esempio nel settore tessile e dell'abbigliamento, dove vi sono delle difficoltà grandissime, gruppi di piccoli imprenditori, tra l'altro piccolissimi, anche artigiani (ora ci poniamo il problema come Regione di intervenire in questa direzione) sono andati per esempio alla Mostra dell'abbigliamento e del tessile di Colonia, affrontando delle spese: quelli che ci sono andati hanno garantito un anno di lavoro. Vorrei dire che in questo quadro nero non vale il fatalismo e la rassegnazione, si tratta anche di vedere che cosa si può fare e di garantire le possibilità di questa iniziativa e di questa intraprendenza che sono estremamente importanti nella struttura economica della Regione; nella quale noi vediamo la Fiat, la Montedison, la Olivetti, i grandi gruppi, ma teniamo conto che c'è anche questa fascia imprenditoriale estremamente interessante ed importante.
Io non intendo fare a questo punto un bilancio dell'andamento della crisi che determina la situazione che ho descritto (ne avremo occasione più avanti) voglio fare solo una considerazione, ma impegnativa, che riprenderemo in vista della conferenza dell'occupazione. Più volte abbiamo avuto occasione di dichiarare, in questo Consiglio, che tre ragioni, tre grandi ordini di ragioni insistono nel determinare la situazione di crisi: il primo è la fase negativa del ciclo mondiale; il secondo è l'insorgere in forme nuove, del divario tra Paesi avanzati e Paesi in via di sviluppo con la rimessa in discussione delle ragioni di scambio, del sistema internazionale di divisione del lavoro, crisi delle materie prime e così via; il terzo è un'incapacità dell'apparato produttivo italiano nelle condizioni in cui si è sviluppato, a reggere nella nuova situazione. Si è parlato di obsolescenza di determinate parti dell'apparato industriale italiano e di certe sue scelte produttive.
Ora, c'è un grosso dibattito nel mondo (ripeto, non voglio entrare nel merito della questione, lo faremo alla conferenza dell'occupazione) sull'andamento del ciclo; vi sono, per esempio, pareri contraddittori su quello che capiterà negli Stati Uniti (e questo è molto importante, tanto più oggi che i ritmi del ciclo americano si sono temporaneamente unificati con i ritmi del ciclo europeo):se fossero vere le previsioni che una parte degli economisti americani fa di una ripresa alla fine del 1975, inizio 1976, questo sarebbe certamente un elemento positivo, ma tra l'altro non è affatto un elemento certo se alcuni fattori - l'accordo di pace nel Medio Oriente - pesassero positivamente. In ogni caso il divario, materie prime e così via, rimane un tema esplosivo che certo non si può pensare di eliminare dal quadro internazionale nel giro di un breve tempo. Ma in ogni caso - ed ecco la considerazione che voglio fare - i problemi che riguardano l'economia italiana e piemontese, sono problemi strutturali, al di là di questi grandi fatti ciclici strutturali del mercato mondiale e di fronte a questa situazione, mentre è inutile abbandonarsi a fatalismi, o a pessimismo, però è bene sapere (e non possiamo aspettare) la soluzione dei problemi che abbiamo davanti da fatti esterni. Certo il concorso dei fatti esterni è decisivo, ma noi abbiamo il problema di andare ad un rinnovamento dell'apparato industriale italiano, alla soluzione dei problemi che in molte direzioni si pongono e che esamineremo alla conferenza dell'occupazione.
E qui sorge la questione della conferenza dell'occupazione che già nell'altro Consiglio abbiamo fissato per il 3, 4 e 5 ottobre. Noi prendemmo l'impegno, come Giunta, di consegnare alla I Commissione un documento, che non è un documento che entra nel merito perché raccogliendo le osservazioni di molti Consiglieri, tra l'altro del Consigliere Bianchi, prendemmo atto del fatto che non si poteva andare alla conferenza in una condizione di unanimità che non corrisponde alla condizione politica interna del Consiglio. Per cui il documento non può essere un documento di merito, ma di convocazione che fissa i temi della conferenza, stabilisce certe norme indica la tematica da discutere, documento che deve essere mandato a tutti quelli che invitiamo alla riunione. Il documento è pronto, la Giunta l'ha visto, verrà consegnato in serata al Presidente della I Commissione, lunedì faremo una discussione in quella Commissione.
Io voglio dire qui che il documento è stato scritto tenendo conto delle opinioni espresse nel dibattito, che la Giunta è disponibile a rivederlo, a modificarlo. Se per questa via si arrivasse a un documento del Consiglio (nel documento è scritto che questo non pregiudica il confronto, anzi, ci si impegna al confronto) noi riterremmo questo fatto positivo; se viceversa questa condizione non ci fosse allora lo invieremo come Giunta perché non è il caso di avere un voto su un documento di convocazione. Questo lo vedremo nella I Commissione.
Ma insieme a questo impegno che ora adempiamo (e la conferenza dell'occupazione sta assumendo una grande importanza, tra l'altro si preannunciano molte iniziative nella Regione, per esempio i Comuni di Biella e di Cuneo mi hanno fatto sapere che intendono procedere a delle conferenze comprensoriali sull'occupazione in rapporto alla formazione dei Comprensori, il Comune di Torino preannuncia un Consiglio comunale aperto i Comuni della cintura preannunciano una conferenza di zona, quindi si va a confronti molto larghi) vi sono altre iniziative che ha preso la Giunta una è quella, di cui ho parlato, del convegno Montedison, il 13, che si collega alla conferenza; l'altra è l'iniziativa dell' Assessorato all'Agricoltura che viene definita in rapporto con le organizzazioni dei coltivatori diretti e agrarie, per avere in Regione, nel terzo sabato del mese, un convegno, a carattere piemontese, in cui le organizzazioni agricole esprimano le loro esigenze ed i loro problemi rispetto alla conferenza sull'occupazione. Pensiamo di localizzare nel Cuneese, per la natura della provincia e per decentrare le iniziative, questo convegno.
Ma se tutte queste iniziative sono importanti, danno rilievo alla conferenza (che tra l'altro comincia ad avere spazio sulla stampa nazionale) grande importanza noi come Giunta annettiamo e crediamo il Consiglio annetta alle consultazioni che ci siamo impegnati ad organizzare e che cominceranno tra breve, con i grandi gruppi industriali. Rispetto a questo io devo dare un annuncio e cioè che la Fiat ha espresso per prima la sua disponibilità, in una forma del tutto soddisfacente, poi vedremo se saranno soddisfacenti i contenuti, però devo dire che apprezziamo la disponibilità della Fiat. Per cui nella prossima settimana (il giorno è ancora oggetto di trattativa rispetto ai reciproci impegni, possibilmente sarà venerdì 12) la Giunta inizierà una serie di colloqui di natura tecnica con una delegazione della Fiat, presieduta dall'amministratore delegato Umberto Agnelli e formata dai principali dirigenti di settore. Nel corso di questi incontri la Fiat ci esporrà i suoi programmi di investimento e di sviluppo nella Regione e in Italia per le connessioni che vi sono, noi esporremo a nostra volta la politica della Regione, le nostre disponibilità perché abbiamo detto fin dall'inizio che si tratta di dare e di avere, cioè di determinare insieme spazi produttivi.
La Fiat (io faccio questa comunicazione formale, che del resto ho già fatto al Presidente del Consiglio) è disponibile a venire nel Consiglio ritiene utile venire nel Consiglio, nella sede che questo sceglierà (lo vedranno i Capigruppo) a rispondere (e verrebbe l'amministratore delegato) alle domande ed a porre i suoi programmi. Preferirebbe - e anche il desiderio della Giunta è questo - venirci dopo che i colloqui con la Giunta siano iniziati perché intendiamo avere bilateralmente ai colloqui con la Giunta, una preparazione tecnica del dibattito in Consiglio un'esplorazione dei dati, cifre e così via e questo richiede un certo tempo.
Io voglio dire qui l'apprezzamento, intanto, per questa disponibilità della Fiat, che reputo molto importante per la nostra Regione.
Un secondo gruppo ha già espresso la sua disponibilità. Il 10 l'Assessore Simonelli ed io ci recheremo a Roma per incontri col Senato e con la Camera su inviti che sono venuti dai Presidenti delle Commissioni competenti. In quella occasione avrò un incontro con un dirigente della Montedison dal quale dovrei sentire qual è la loro disponibilità concreta anche se oggi la Montedison mi ha fatto conoscere la sua volontà di essere presente a questo confronto, al massimo livello possibile.
La Ferrero ha avuto un contatto con noi, ma ancora del tutto informale credo che il confronto ci potrà essere.
La Pirelli ha chiesto essa per prima un rapporto, nei prossimi giorni definiremo le cose come si svolgeranno.
Con la Olivetti non abbiamo preso ancora alcun contatto, stiamo per prenderlo, ma sappiamo già che vi è una disponibilità di massima che era stata espressa in precedenza.
Organizzeremo questi incontri, che sono della Giunta e del Consiglio.
Un gruppo pubblico (e questa è una questione di grosso interesse per la nostra Regione) col quale ci siamo messi in contatto perché i suoi programmi hanno un certo rilievo, è l'Enel. L'Avv. Oberto già nella precedente legislatura diede qui un'informazione circostanziata sui programmi Enel nella Regione, sui problemi aperti. Noi siamo partiti da quell'informazione, abbiamo avuto un primo contatto con l'Enel e abbiamo espresso il desiderio di discutere l'insieme delle questioni. Tra l'altro il Comune di Trino ci ha espresso il duplice orientamento, da un lato a ricevere la centrale di duemila MW, dall'altro di trattare l'intera questione con la Regione. E voglio sottolineare che la possibilità di dar luogo alla centrale termonucleare a Trino e nel nostro pensiero collegata (ma ne discuteremo via via che si svilupperanno i fatti) alla possibilità anche di costruire delle infrastrutture che non servano solo alla costruzione dell'Enel rispetto all'occupazione aggiuntiva che vi sarà, ma che si colleghino al problema dell'area industriale di Casale (che era stata già identificata).
L'Enel ha formato una sua delegazione composta da dirigenti piemontesi e nazionali, che si incontrerà con la Giunta entro il mese di settembre e che potrà avere con il Consiglio che riterremo opportuni.
Questo e il quadro generale.
Infine (scusatemi, sono abbastanza lungo, ma credo che queste cose vadano ricordate) vorrei dire molto sinteticamente che andare ad affrontare la crisi come si presenta, con le caratteristiche preoccupanti che ha significa per noi usare un insieme di strumenti. Ed io qui vorrei dire anche in riguardo ad un dibattito che vi è stato sui giornali, a cui hanno partecipato parecchi dei Consiglieri presenti oggi, per esempio sulla Gazzetta del Popolo che noi come Giunta (e la conferenza sull'occupazione lo dirà chiaramente) mentre siamo convinti che è impossibile andare ad una programmazione regionale piemontese avulsa dal contesto nazionale, strada che sarebbe utopica e priva di fondamento, siamo però decisi a far fronte fino in fondo a tutte le nostre responsabilità sul terreno di una seria programmazione regionale. E per questo noi pensiamo che si debbano usare alcune leve fondamentali: la prima leva che concorre ad una ripresa da parte nostra è quella della spesa regionale. Da questo punto di vista esistono due problemi: da un lato la strozzatura a monte della Regione (entrate delle Regioni, che più avanti si discuteranno e si discuteranno anche lunedì in occasione della riunione della I Commissione); dall'altro però anche i gravi ritardi nella spesa della Regione (i residui passivi che tendono ad accumularsi) e che sono un problema serio. Noi abbiamo iniziato una verifica e lo sforzo generale della Giunta è di giungere ad una liquidazione dei residui passivi e ad una piena utilizzazione della capacità-spesa della Regione, considerando questo il primo problema che abbiamo, perché è inutile fare la predica agli altri se noi per primi non riusciamo a far fronte ad un dovere elementare. Vi sono misure da prendere alcune di queste misure riguardano la Giunta, ma verranno esposte al Consiglio, altre riguarderanno il Consiglio e le porremo (vi sono anche le variazioni di bilancio, di cui si dovrà discutere) ma io voglio sottolineare questo come un problema di grande rilievo e che sarà al centro anche del discorso con i grandi gruppi.
La seconda leva è la contrattazione con i grandi gruppi, ne ho già fatto cenno.
La terza leva è la riattivazione dei canali di esportazione e noi pensiamo che da questo punto di vista vi siano delle misure da chiedere al Governo centrale e vi siano anche delle iniziative che la Regione pu prendere e che è intenzionata a prendere. E questo si collega direttamente col discorso della Finanziaria.
Infine c'è il problema di dotare la Regione di alcuni strumenti importanti che altre Regioni hanno e che la nostra non ha ancora: primo strumento, la Tesoreria regionale per il rapporto con le banche.
Colgo l'occasione per dichiarare - ed il Consiglio dovrebbe prenderne atto con soddisfazione - che i contatti avuti con le banche (del resto l'episodio della Venchi Unica ne è la prima prova concreta) hanno mostrato una grande disponibilità delle grandi banche piemontesi (la Cassa di Risparmio e l'Ist. San Paolo) ad avere con la Regione un rapporto costruttivo in una situazione nella quale, tra l'altro, stanno cadendo le restrizioni del credito.



OBERTO Gianni

L'avevano già dimostrata per la Moncenisio, con quattro miliardi e mezzo.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta Regionale

In questa situazione le banche sono pronte a concorrere fortemente hanno mostrato una disponibilità chiara, noi questa disponibilità vogliamo raccoglierla e consacrarla in un accordo (di cui si discuterà in Consiglio preventivamente, quando avremo gli elementi) che riguardi la creazione di due strumenti connessi tra di loro; la Tesoreria, come consorzio tra banche, e la Finanziaria, vista come strumento di intervento per l'assistenza, la promozione, l'esportazione, il consorzio fidi, le aree industriali attrezzate e così via. Io voglio dire al Consiglio che lo sforzo della Giunta è di avere, entro questo mese, il progetto di Tesoreria presentato in Consiglio perché sia discusso, di avere, non oltre il 15 ottobre, il progetto di legge della Finanziaria presentato perché sia discusso; di avere la Finanziaria in funzione ai primi mesi dell'anno prossimo. Se questo si riuscisse a fare sarebbero degli strumenti importanti ai quali, tra l'altro, i nostri interlocutori hanno annesso grande importanza.
Debbo dire - e lo dico con due parole soltanto perché questo sarà oggetto della seconda parte della discussione in Consiglio - che grande importanza avrebbe il pacchetto delle misure di emergenza del Governo; dico "avrebbe" perché, come sentirete tra breve, non la Regione Piemonte, ma tutte le Regioni avanzano riserve radicali nei confronti del pacchetto prima di tutto per la sua reale capacità di incidere, oltre che per i problemi istituzionali che esso solleva nei rapporti tra Regione e Parlamento.
Io ho fatto questo richiamo, dopo di che altri Assessori parleranno della questione in dettaglio, solo per dire che il problema del pacchetto va collegato all'insieme delle questioni che qui ho posto.
Infine, vorrei dire ancora che l'insieme dell'uso di questi strumenti ha per noi un nome, l'uso di questi strumenti in direzione da una parte di una ripresa del mercato e dell'attività produttiva, dall'altra parte della sua qualificazione, ciò che passa per il cruciale problema della diversificazione produttiva e della conversione industriale sul quale vi è per lo meno in sede di indicazione generale, una convergenza molto larga si tratta ora di passare dai dibattiti generali ai fatti, alle scelte concrete e questa sarà la vicenda dei mesi di settembre, ottobre e novembre.
Dopo aver detto questo, vorrei sollevare da ultimo - e mi credano senza polemiche, che non giovano in una situazione drammatica - un problema assai delicato che la Giunta propone a tutto il Consiglio e per il quale noi chiediamo il concorso di tutti i Gruppi politici Paradossalmente, dal 1° agosto ad oggi la Giunta ha avuto positivi rapporti con tutti; con le organizzazioni sindacali, con le organizzazioni industriali, con i gruppi industriali, con le banche, con i grandi strumenti pubblici, abbiamo trovato dappertutto porte aperte, possibilità di collaborazione proficua organica e sistematica che ci sembra indispensabile perché senza coordinazione degli sforzi non vi è una politica efficace.
L'unica porta che ci è rimasta sistematicamente chiusa è quella del Governo. Noi non siamo riusciti, fino adesso, dal 1° agosto ad oggi, ad avere neppure risposta ai telegrammi ed ai messaggi che abbiamo inviato abbiamo grosse questioni, come quella della Singer, che viene discussa parallelamente su due tavoli, Regione e Governo. Noi non crediamo di poter venir meno al nostro impegno, e del resto questo è stato espresso da parecchi Consiglieri, lo chiedono i sindacati, ma non crediamo sia giusto occuparsi della Singer in due, a distanza, senza comunicare. Vi sono problemi di varia natura, ma ognuno di noi nella misura in cui è investito di responsabilità amministrative locali, nazionali o di Governo, per così dire cessa, per una parte, di essere l'uomo di una corrente politica e ha dei doveri pubblici di rapporti tra il Ministro dell'Industria, o il Ministro del Lavoro e il Presidente della Regione. Noi non vogliamo che questa difficile situazione (peraltro martedì cominceremo ad avere dei contatti, assieme a tutte le altre Regioni, su altri terreni) diventi materia di polemica, non è questo che ci interessa, vogliamo superare questa situazione che io segnalo con allarme, e per superarla avanzeremmo una proposta a tutti i Gruppi, posto che essi la ricevano, altrimenti la ritiriamo, non vogliamo creare su questo motivi di fratture. La proposta è questa: noi riteniamo che al di là delle singole vicende (Montedison ecc.) sarebbe estremamente proficuo avere un confronto generale con il Governo sulla situazione industriale piemontese; è una situazione complessa, che ha incidenza nazionale, sarebbe giusto un confronto per sapere cosa il Governo intende fare in questo campo, o cosa sta facendo e che il Governo senta da noi come la Regione si muove, per coordinare i programmi.
Per evitare che possano esservi, in questa materia così delicata strumentalizzazioni che danneggerebbero i lavoratori, la proposta che noi vi facciamo (e che siamo pronti a ritirare se non trova accoglienza) è che la stessa riunione del Consiglio di oggi nomini una delegazione che non sia della Giunta, ma sia del Consiglio, la quale delegazione (comprendente naturalmente la Giunta) chieda un rapporto col Governo, con questo solo punto all'ordine del giorno: esame della crisi industriale in Piemonte e delle misure che Governo, Regione, Enti locali si accingono a prendere.
Questa proposta noi la facciamo con molta franchezza e lealtà, non è una proposta strumentale, come ognuno di voi comprende, siamo pronti a ritirarla come se non fosse mai stata avanzata se gli altri Gruppi non sono d'accordo perché vogliamo raggiungere uno scopo operativo e non dar luogo a polemiche inutili, ma io voglio sottolineare che sarebbe di estrema importanza se il Consiglio Regionale, nella sua unità, contribuisse a sbloccare questa situazione e a stabilire rapporti che sono assolutamente normali, perché questa è la Regione Piemonte, non la Repubblica piemontese e parte dello Stato repubblicano, è una delle sue espressioni, delle sue articolazioni ed in questo modo la Giunta intende operare.



PRESIDENTE

Illustrata la seconda parte delle comunicazioni, si può porre un problema al Consiglio: se il dibattito si svolge solo su questa comunicazione, o se si allinea alle altre comunicazioni che la Giunta deve ancora fare sui pacchetti di emergenza. I due problemi sono distinti, ma sono anche collegati. Naturalmente rimetto alla volontà del Consiglio se fare un dibattito unico, oppure due dibattiti separati.
La parola al Capogruppo comunista Berti.



BERTI Antonio

Io proporrei di chiudere prima questa discussione, anche eventualmente per discutere la proposta della Giunta sulla nomina di una delegazione dopo di che si può passare all'altra parte delle comunicazioni.



PRESIDENTE

Vi sono opinioni contrarie? La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Intanto il Vicepresidente ha fatto una serie di importanti interessantissime comunicazioni con informazioni, valutazioni, proposte ecc. che, per quanta capacità di sintesi si abbia, richiedono un sia pure brevissimo, momento di concentrazione.
Il secondo argomento si collega largamente perché è già entrato addirittura nel dibattito, noi potremmo già metterci a discutere proprio per le comunicazioni che il Vicepresidente ha fatto, anche con riferimento alle proposte del Governo.
Io penso che anche dopo il secondo non potremmo esaurire la discussione su tutti gli argomenti, noi potremo dire su questo diamo una risposta subito, su questo preciseremo il nostro punto di vista, nei termini che ci saranno consentiti, stante l'ampiezza, l'importanza, l'incidenza politica e reale delle comunicazioni fatte.



PRESIDENTE

Vi sono altri pareri in merito alla discussione? La parola al Consigliere Cardinali



CARDINALI Giulio

Data la caratteristica del dibattito, io credo che se noi ascoltassimo anche l'altra relazione, che mi auguro stringata, come quella che ha fatto Libertini, avremmo l'argomento completo e potremmo legare alla relazione Libertini anche quella dell'Assessore Simonelli, dato che non si è trattato di proposte o di offerta di materiale tecnico, ma di materiale di informazione e di metodologia.
A me pare cioè che potremmo fare un discorso unico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io sono d'accordo, ma mi era parso di capire che le comunicazioni che seguono sono tre: una sulla casa, una sui trasporti, un'altra sui lavori pubblici, quindi mi pareva importante esaurire il discorso così drammatico dell'occupazione, anche se non mi sfugge il collegamento. Tuttavia, visto che gli altri Gruppi si esprimono in questo senso, facciamo pure così.



PRESIDENTE

Benissimo, allora passiamo all'altro punto all'ordine del giorno: "Attuazione nella Regione Piemonte dei provvedimenti di emergenza decisi dal Governo", che viene introdotto dal Presidente della Giunta Viglione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Signori Consiglieri, il Consiglio Regionale è oggi riunito per discutere alcuni interventi collegati all'attuale situazione di crisi economica che investe il Paese e la nostra Regione.
Il Governo ha infatti emanato due decreti legge inerenti l'uno "Provvedimenti per il rilancio dell'economia riguardanti le esportazioni l'edilizia, le opere pubbliche", l'altro "Provvedimenti per il rilancio dell'economia, riguardanti incentivi a favore delle piccole e medie imprese, agricoltura, interventi per il Mezzogiorno e trasporti".
Con i due decreti il Governo intende far fronte alla necessità ed urgenza di adottare provvedimenti straordinari per la ripresa economica.
L'intenzione in sé è certamente valida, ma intorno al cosiddetto "pacchetto La Malfa" si e sollevata l'attenzione delle forze politiche che hanno espresso posizioni anche contrastanti con i due provvedimenti. In questo dibattito si sono immediatamente inserite le Regioni cui il Governo ha, si può dire, imposto scelte importanti e scadenze strettamente ravvicinate. Ecco la ragione della convocazione d'urgenza di oggi.
Il decreto 376 relativo ai provvedimenti per il rilancio dell'economia riguardanti le esportazioni, l'edilizia e le opere pubbliche, dispone infatti i seguenti tempi per le Regioni: predisposizione entro l'8 settembre dei programmi regionali sulla cui base il Ministro dei Lavori pubblici formulerà il piano di assegnazione dei fondi per gli interventi di edilizia sovvenzionata (art. 4) comunicazione entro l'8 settembre ai Ministri per i Lavori pubblici e per la Sanità del fabbisogno relativo al completamento delle opere di edilizia ospedaliera per l'attribuzione del cosiddetto fondo speciale (art. 14) comunicazione entro l'8 settembre al Ministero del Bilancio e della Programmazione delle opere di competenza regionale da finanziare sul fondo speciale a ciò destinato (art 16) trasmissione entro il 18 settembre alla Cassa depositi e prestiti da parte delle Regioni delle domande dei Comuni interessati all'attribuzione del fondo per l'acquisizione ed urbanizzazione primaria delle aree (art.
9) comunicazione entro il 18 ottobre al Ministero del Bilancio e della Programmazione economica dei progetti che le Regioni intendono realizzare per l'assegnazione dei contributi speciali ai sensi dell'art. 12 della legge 16.5 1970 n. 281 (art. 15).
Il decreto n. 377 inerente "Provvedimenti per il rilancio dell'economia riguardanti incentivi a favore delle piccole e medie imprese, agricoltura interventi per il Mezzogiorno e trasporti" dispone che: entro il 28 settembre il Ministero dell' Agricoltura d'intesa con le Regioni provveda alla individuazione delle opere pubbliche di irrigazione da finanziare (art. 9) entro il 28 settembre il CIPE, su proposta del Ministro per l'Agricoltura, sentito il parere della Commissione interregionale determini gli indirizzi generali per l'attuazione degli interventi straordinari in materia di zootecnia provvedendo al riparto del finanziamento fra le Regioni.
Come vedete i termini sono articolati e le materie frazionatissime.
Come appare evidente, i tempi imposti dal Governo risultano particolarmente ristretti, soprattutto in relazione al periodo feriale in cui i decreti sono stati emanati Nei giorni scorsi si è svolto a Firenze un incontro dei rappresentanti delle Regioni, cui il Piemonte ha partecipato, sui provvedimenti per il rilancio dell'edilizia e dei Lavori pubblici. In questa circostanza le Regioni hanno espresso viva perplessità sul modo con cui il Governo è giunto all'emanazione dei decreti, che nel complesso si può ritenere lesivo dell'autonomia delle Regioni.
Tali interventi sono stati infatti decisi senza una preventiva consultazione delle Regioni e la stessa richiesta da parte del Governo di formulare programmi regionali su cui impostare successivamente il piano di assegnazione dei fondi, per i tempi e i modi in cui è concepita, tende a limitare l'autonomia regionale.
Dobbiamo anche contestare quanto ha detto ieri alla Commissione il Vicepresidente La Malfa e cioè che le Regioni non hanno provveduto ad impostare dei programmi. Non si possono certamente impostare programmi su problemi di questo genere, in così poco tempo.
Riteniamo che siano certamente indispensabili, nell'attuale momento di crisi, interventi in grado di sostenere l'economia e di rilanciare alcuni settori produttivi, incrementando pertanto i livelli occupazionali; ciò che non può tuttavia essere valutato positivamente, è il metodo adottato che contrasta con la logica di programmazione che le Regioni intendono realizzare, in particolare nei settori considerati nei decreti legge governativi; l'impostazione stessa dei decreti anticongiunturali è poi lesiva delle competenze regionali, in particolare per le scelte inerenti le opere pubbliche di competenza regionale, i trasporti e le opere ospedaliere, e nel complesso contrasta altresì con la recente n. 382 approvata dal Parlamento che completa le funzioni regionali, legge che penso tutti i Consiglieri conosceranno: è una legge che delega il Governo a trasferire entro un anno tutte le competenze del 117 usando altresì del 118 per accorparle, anche l'edilizia del demanio statale in cui sono ospitati uffici che appartengono alla Regione, dando finalmente esecuzione a tutta quella normativa di principio che noi abbiamo auspicato da molti anni.
In particolare le Regioni hanno auspicato, per quanto riguarda l'edilizia, il rispetto dei principi ispirati dalla legge sulla casa.
Nel complesso il tipo degli interventi predisposti con la concessione dei finanziamenti, tende a creare delle aspettative che rischiano di essere disattese per la difficoltà di far seguire iniziative concrete. Anche la 865 aveva creato queste aspettative per la cooperativa per la casa, per l'edilizia che poi sono state completamente disattese.
Va poi considerata l'esiguità del finanziamento che in alcuni settori quali le cooperative edilizie, raggiunge nel complesso pochi miliardi.
L'odierna riunione è stata pertanto richiesta dalla Giunta affinché il Consiglio possa discutere e ribadire ancora, in queste circostanze, il rapporto che deve sussistere tra le Regioni ed il Governo e che deve essere un rapporto non di subordinazione, né tanto meno di mera accettazione, di decisioni governative. Stante queste considerazioni che hanno carattere pregiudiziale e che dovranno essere ribadite ulteriormente e con forza nei confronti del Governo, è tuttavia necessario procedere ad una individuazione delle proposte concrete che il Piemonte dovrà fare. Il decreto ce lo impone, è quasi un atto dovuto e quindi noi dobbiamo procedere anche se, come ho detto, la situazione appare assai delicata.
Gli Assessori competenti illustreranno al Consiglio le posizioni della Giunta in merito alle singole proposte che il Piemonte sottoporrà al Governo e sulle quali il Consiglio dovrà pronunciarsi.
Secondo le ultime indicazioni, mercoledì prossimo le Regioni si incontreranno per una consultazione presso la Commissione Bilancio (riferirà l'Assessore Simonelli fra poco in merito alla parte finanziaria) al cui esame sono attualmente sottoposti i decreti governativi.
Tale riunione costituirà ulteriore occasione per esprimere le perplessità del Piemonte circa questo tipo di interventi governativi che non sono inseriti in una logica di piano e che rischiano di stanziare miliardi al di fuori di interventi programmati che, inoltre, per il meccanismo di utilizzazione, non potranno incidere efficacemente per la necessaria ed auspicata ripresa economica.
Considerata la differenziazione delle scadenze - oggi si vanno ad assumere delle decisioni per una parte del pacchetto, perché per l'altra parte vi è ancora un certo termine per cui occorrerà approfondire in tema di agricoltura e di altre materie - la Giunta, visti i tempi ristrettissimi a disposizione e le difficoltà di reperire le necessarie informazioni riferirà oggi sulle questioni di immediata scadenza, riservandosi di informare, con sollecitudine, il Consiglio sulle altre materie la cui scadenza è differita nel tempo.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Simonelli, devo informare il Consiglio che vi saranno numerose comunicazioni degli Assessori che, con quella del Presidente della Giunta, fanno sette. La procedura è un po' eccezionale, ma il momento è eccezionale e i tempi che la Giunta ha avuto a disposizione per predisporre i materiali informativi e per adempiere ad un compito, che mi pare corretto, cioè quello di sentire il parere del Consiglio sui pacchetti dei provvedimenti governativi, non hanno consentito una procedura diversa. Io auspico che si tratti di una procedura del tutto eccezionale, così come eccezionale sia il fatto che i Gruppi non hanno potuto ricevere, prima dell'inizio della seduta, il materiale necessario per poter partecipare a ragion veduta ad un dibattito così impegnativo, ma devo dire che la responsabilità politica di tutto questo è certamente non del Consiglio, né della Giunta Regionale piemontese e che non vi era obiettivamente altra via di uscita che fare come si sta facendo.
Credo d'altra parte che gli Assessori saranno succinti nella loro informazione e che quindi ci sarà lo spazio sufficiente e necessario al Consiglio per esprimere un parere, sia pure nei limiti che ho prima illustrato.
La parola all'Assessore Simonelli



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione, finanze e bilancio

Signor Presidente, colleghi, credo che le ragioni di questa un po' convulsa esposizione siano state chiarite; aggiungerei che la situazione del tutto eccezionale di questi giorni è documentata dal fatto che per esempio, sul metodo col quale fare pervenire la documentazione al Governo è giunto un telegramma dal Ministro del Bilancio ieri sera che indicava il tipo di documenti da inviare per gli interventi di completamento delle opere pubbliche di competenza della Regione Quindi si lavora praticamente di minuto in minuto, in una situazione di pressoché generale incertezza su quelli che sono gli adempimenti nostri. Questo spiega anche le ragioni per cui oggi, seppure brevemente, diversi Assessori dovranno esporre le linee di questi interventi e non c'è stato materialmente il tempo di condurre ad unità il discorso della Giunta; del resto, se il Consiglio vuole discutere è bene che ciò avvenga sulla base di esposizioni degli Assessori che, anche dal punto di vista tecnico, sono in grado di esprimere più compiutamente il contenuto dei singoli provvedimenti.
Io credo che in una valutazione di carattere generale, che brevemente premetto alle considerazioni dei colleghi e che fanno seguito alle cose che ha già detto il Presidente, occorra ribadire, come il Presidente ha teste fatto, il giudizio negativo che avevamo già espresso in quest'aula il 7 agosto su una serie di meccanismi connessi ai provvedimenti di emergenza e che la stesura definitiva dei due decreti consente di mettere a fuoco in tutti i loro aspetti di negatività che il 7 agosto non avevamo ancora di fronte. E non voglio neanche tanto riferirmi alla critica che allora facemmo in ordine alla mancata tempestività che certamente è connessa a questi decreti che dovrebbero provocare interventi di emergenza; basti pensare al fatto che le risorse per finanziare questi interventi verranno reperite sul mercato dei capitali, con emissione di obbligazioni, per renderci conto che i tempi saranno lunghissimi, anche se questa considerazione può essere corretta sulla base dei dati disponibili sulla liquidità esistente che potrebbero far prefigurare una rapida collocazione dei tempi.
Ma non è di questo che ci dobbiamo occupare, bensì di alcune osservazioni generali di merito su alcune questioni fondamentali. Intanto le questioni istituzionali di competenza delle Regioni, che già il Presidente ricordava. Noi qui ci troviamo davanti a provvedimenti che violano profondamente l'attribuzione di competenza alle Regioni e che sono in palese contrasto con la legge 382 (ex dis. di legge 114) che prevede viceversa una ampia rimeditazione delle competenze regionali, con assegnazione alle Regioni di una serie di attribuzioni nuove, con completamento dei trasferimenti, con delega di funzioni, con trasferimento di uffici e così via.
Nei decreti invece abbiamo la pratica cogestione, nella migliore delle ipotesi, di competenze regionali da parte dei Ministeri, abbiamo l'iscrizione nei capitoli della spesa dei Ministeri di somme che dovrebbero essere attribuite direttamente alle Regioni e abbiamo il potenziamento delle competenze dei Ministeri ed in particolare di quei Ministeri della spesa operanti in materia, che sono state integralmente trasferite alle Regioni. E questo è destinato a lasciare delle tracce profonde nel nostro sistema normativo se non viene affrontato di petto, anche approfittando dell'occasione dei decreti 376 e 377.
Non vale, sotto questo profilo, la considerazione fatta dal Vice Presidente La Malfa, secondo il quale questi decreti stanziano somme mai stanziate, a favore degli interventi regionali, giacché queste somme vengono stanziate a favore di interventi che sono nella sostanza regionali ma che vengono gestiti dal Governo e sui quali le Regioni sono chiamate ad esprimere soltanto delle valutazioni e in termini, tra l'altro, inediti; e sotto questo profilo mi pare importante sottolineare che vengono anche violate le norme della legge finanziaria regionale che prevedono che i fondi per questo tipo di investimenti affluiscano ai due fondi, quello dell'art.. 9 per i piani regionali di sviluppo e quello dell'art. 12 per i progetti speciali che hanno delle loro procedure particolari.
In questo caso noi assistiamo invece all'invenzione di alcuni fondi che vengono qui configurati per la prima volta e che dovrebbero essere il canale attraverso il quale procedono questi finanziamenti, per esempio di fondi presso la Cassa Depositi e Prestiti che sono una forma del tutto anomala.
Ma vi è ancora qualcosa di più grave: sotto il profilo dell'urgenza e quindi con la giustificazione dell'urgenza, in realtà vengono previsti dei meccanismi di erogazione che sono più lunghi e più complessi di quelli normali, perché i finanziamenti disposti sulla base dei meccanismi dell'art. 9 e dell'art. 12 che sono sostanzialmente simili, prevedono una procedura abbastanza semplice e cioè la determinazione del riparto da parte del CIPE, sentita la Commissione interregionale delle Regioni con ripartizioni su fondi del Ministero del Bilancio.
Viceversa le procedure così dette di urgenza, contenute nei decreti prevedono una serie di adempimenti che in ogni caso comportano dei passaggi ulteriori: presentazione delle Regioni in tempi brevissimi (come ricordava il Presidente), formulazione di un riparto da parte dei Ministeri che va al CIPE, il quale deve ancora sentire la Commissione interregionale e poi erogazione da parte dei Ministeri della spesa, quindi una serie di passaggi ancora superiori a quelli normali. Quindi va demistificata questa pretesa del Governo di avere inventato dei meccanismi che consentirebbero una spesa più rapida, perché in effetti attraverso questa procedura vi sono più passaggi e si perde più tempo che non seguendo le procedure normali della destinazione attraverso un fondo per i piani regionali di sviluppo, o per i progetti speciali delle Regioni.
Ma un altro elemento importante deve essere sottolineato e cioè il contributo obiettivo che questi decreti portano al definitivo sgretolamento della programmazione nazionale e regionale. Quando noi assistiamo ad interventi che, sotto il nome di interventi di urgenza, in realtà non sono altro che manovre anticongiunturali che però passano attraverso la messa in moto di investimenti ai quali si riconosce una certa priorità nella situazione generale del Paese, quando noi vediamo che non una volta si fa menzione, in questi decreti, dei meccanismi di programmazione, che non una volta viene utilizzato, per uno solo degli interventi, il fondo dei piani regionali di sviluppo, che anzi, viene fatto riferimento ad una situazione di opere pubbliche presenti in elenchi e in decreti ministeriali che in qualche caso, come in quello dell'edilizia ospedaliera, risalgono ad un periodo di anche dieci anni fa e in definitiva si vincolano le Regioni a realizzare delle opere programmate dieci anni, o anche solo indicate dieci anni fa, senza dare loro la possibilità di aggiornare questi interventi e di formularli sulla base di esigenze programmatiche concrete e precise, noi ci rendiamo conto del tentativo che viene fatto di obbligare in pratica ad un'attività anti-programmatoria e quindi di obbligare le Regioni a muoversi su un terreno di pura e semplice attività casuale di realizzazione di progetti che casualmente si sono trovati nel cassetto.
Questa situazione potrebbe valere solo se in effetti fosse veramente impossibile realizzare delle opere secondo delle indicazioni programmatiche. Viceversa è possibile realizzare delle opere secondo delle indicazioni programmatiche e quindi deve essere contestata questa valutazione che viene compiuta, che è poi la filosofia che sorregge i decreti.
C'è qualche altra cosa, ancora più grave, ad esempio l'art. 17 del decreto n. 376 che addirittura, ove passasse in questa forma, sarebbe veramente un attentato durissimo alla finanza regionale; è quello che prevede il passaggio alle Regioni di tutte le competenze dirette a definire i procedimenti amministrativi nelle materie che sono state trasferite, ma per quelle opere che erano in corso e che quindi sono rimaste nella competenza dei Ministeri (il collega Astengo darà i dati che riguardano il Piemonte) tutte le Regioni si trovano nella situazione per cui - in base ai calcoli fatti relativi alle cose che ci passano con questo articolo, e cioè la revisione prezzi, l'indennità di espropriazione, le perizie di varianti suppletive, nonché le risoluzioni di vertenze in via amministrativa e giurisdizionale - la somma corrispondente a questi impegni è superiore allo stanziamento per tutto il Paese. Si sono stanziati 35 miliardi, nessuna delle Regioni avrà un onere inferiore ai 33 miliardi sul suo solo territorio.
E' chiaro che se questo articolo passa così, nella migliore delle ipotesi il bilancio nostro si trova gravato di un onere di 30/40 miliardi solo per questa cosa. E' una cosa veramente assurda, pazzesca, che suona irrisione alle Regioni, che deve essere oggetto di una durissima contestazione.
Questi sono, tra i più gravi e i più grossi di carattere generale, i rilievi che possono essere formulati in ordine al contenuto di questi decreti, salvo tutte le altre considerazioni di carattere più specifico che saranno fatte dai colleghi.
Una conclusione può essere questa: la Commissione Bilancio della Camera ha deciso di sentire mercoledì le Regioni per avere una serie di indicazioni su questi decreti. Mi pare che ci sia un orientamento generale delle forze politiche in Parlamento a non mettere in discussione la natura dei decreti, ma a condurre battaglie di emendamento e le Regioni si faranno certamente carico di questa esigenza che è comune, in forme diverse, a tutte le forze politiche e quindi dell'impossibilità di ribaltare i decreti così come sono. E' dunque sul terreno degli emendamenti che anche le Regioni si porranno, cercando di coordinare anche le loro posizioni. A questo scopo, insieme ai colleghi Assessori al Bilancio della Campania dell'Emilia Romagna e della Toscana abbiamo convocato gli Assessori al Bilancio delle Regioni per il 9 a Roma perché si possa in quella sede verificare insieme la linea da temere per le consultazioni avanti la Commissione Bilancio. Però certo si è che la strada maestra lungo la quale ci si deve muovere, pare essere, anche sul terreno degli emendamenti quella volta a ricondurre il più possibile gli interventi dei decreti dentro i canali normali, che sono rappresentati dai fondi previsti dagli artt. 9 e 12 della legge finanziaria regionale e dunque attraverso forme di intervento che tutelino l'autonoma capacità di decisione delle Regioni, al limite garantendo anche il vincolo di destinazione per grandi interventi nel senso che, per esempio, per l'edilizia sanitaria e ospedaliera potrebbero essere destinati al fondo dell'art. 9 con vincolo di destinazione edilizia sanitaria ospedaliera, però consentendo alle Regioni di formulare i programmi di intervento sulla base delle reali esigenze attuali e non sulla base dei programmi del 1965. Nello stesso modo per i trasporti è chiaro che un contributo che vincolasse l'intervento delle Regioni a dare contributi nella misura del 30% per l'acquisto degli autobus, non consentirebbe, in pratica, di realizzare nessun intervento anche questo intervento può, invece, essere ricondotto, con vincolo di destinazione al piano autobus, dentro l'art. 9 della legge finanziaria regionale, consentendo alle Regioni con proprie leggi di destinare come credono e nella misura che credono gli interventi all'acquisto di autobus.
Ci sono molte Regioni, compreso il Piemonte, che sono su una posizione, con proprie leggi, già molto più avanzata rispetto al contributo del 30%. Se dovesse passare questa linea noi dovremmo addirittura adottare delle leggi più arretrate rispetto a quelle che sono già in vigore nella nostra Regione.
Nello stesso tempo si dovrà fare qualche sforzo per introdurre i meccanismi di finanziamento nuovi e diversi, per esempio pare che si possa adombrare la possibilità di introdurre i meccanismi che sono stati adottati nella legge 412 sull'edilizia scolastica, cioè un meccanismo che preveda un piano di riparto formulato dal Governo che assegna alle Regioni determinate somme, poi le Regioni predispongono il loro programma di intervento, quando conoscono l'insieme delle risorse che hanno a disposizione questo programma viene prospettato al Governo e poi le Regioni sono nella condizione di realizzarlo e in più sono nella condizione di stornare una parte di somma per interventi nuovi ed imprevisti - la legge sull'edilizia scolastica parla del 15% delle somme da accantonare per aumenti da asta, interventi nuovi ecc. - ed è previsto un meccanismo anche per consentire alle Regioni di finanziare dei loro interventi aggiuntivi che si aggiungono alla quota finanziata dallo Stato, è una legge che rappresenta già un elemento di miglioramento nei meccanismi e dovrebbe essere tenuta presente anche in questa sede.
Un'ultima considerazione riguarda la necessità di sbloccare le opere pubbliche che sono ferme per l'aumento dei costi e che rappresentano (queste sì, e davvero) degli interventi immediatamente realizzabili. Perch il paradosso, il dramma vero è che di fronte alla richiesta di programmi in realtà sta una domanda sociale largamente insoddisfatta che si traduce per noi, nelle famose giacenze di cassa che corrispondono a miliardi e miliardi di interventi che sono già pronti, ma che non partono perché non vengono dati i mutui ai Comuni.
Se il Governo si vuole mettere sulla strada di fare partire le opere pubbliche, c'è questa enorme massa di opere pubbliche pronte che possono essere finanziate e le Regioni hanno già chiesto, e non da ieri, che sia consentito (e questo potrebbe entrare nel discorso dei pacchetti di emergenza) un finanziamento per l'avvio delle opere pubbliche finanziate con contributi regionali da parte della Cassa depositi e prestiti, cioè con la determinazione di un fondo presso la Cassa Depositi e Prestiti, per finanziare, per un congruo numero di miliardi, gli interventi già pronti che godono di contributo regionale. In questo modo si allevia anche la difficile situazione della finanza locale e si mettono in moto delle opere pubbliche che certamente sono in grado immediatamente di decollare.
Queste sono alcune delle considerazioni che fin d'ora e possibile (l'ho detto in modo estremamente sintetico) fare, che saranno oggetto del nostro confronto con le altre Regioni il 9 e della nostra esposizione davanti alla Commissione della Camera, il 10. Evidentemente su queste cose, nella misura in cui non riguardano quegli adempimenti che andiamo a discutere oggi e che dobbiamo comunicare al Governo subito, ma riguardano l'insieme degli altri adempimenti che dovremo fare a scadenza ravvicinata, entro ottobre costituiranno ancora oggetto di ulteriore approfondimento e di esame da parte del Consiglio al quale, comunque, riferiremo dopo gli incontri romani in ordine agli ulteriori sviluppi della situazione.



PRESIDENTE

Ha ora la parola, per informare il Consiglio sulla parte di sua competenza, l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale

Il Titolo II del decreto legge 376 contiene provvedimenti per l'edilizia.
Anche per gli adempimenti relativi a questo settore sono previste delle scadenze estremamente limitate. Il decreto legge è del 13 agosto; è stato pubblicato il 18 agosto sulla Gazzetta Ufficiale, ma questa in realtà la si è avuta verso la fine del mese, e quindi sono risultati ben pochi i giorni a disposizione delle Regioni per operare nel rispetto delle scadenze.
Le scadenze previste sono: quella che ricade domenica 7 settembre riguardante il programma regionale di edilizia, sulla base del quale il Ministro stesso sembra voler provvedere ad individuare i Comuni a cui assegnare interventi di edilizia sovvenzionata; quella che ricade domani, sabato, riguardante l'edilizia convenzionata e agevolata, scadenza che è stata anticipata rispetto a quella prevista dal decreto attraverso l'invio di un telegramma.
Per l'edilizia convenzionata e agevolata si tratta semplicemente di ottemperare al trasferimento al Ministro degli elenchi delle domande già presentate ai sensi della legge 166 nei termini previsti del 27 giugno. Per questo adempimento non c'è argomento di merito da comunicare. Non se ne fa cenno nell'informazione scritta che è stata consegnata ai colleghi Consiglieri: l'adempimento a cui la Regione deve ottemperare consiste appunto nel semplice passaggio degli elenchi delle domande; elenchi (e qui appare una assurda complicazione delle procedure) che il Ministro ha già a disposizione perché gli operatori (cooperative e imprese) hanno, ai sensi della legge 166, presentato le domande, entro il 27 giugno contemporaneamente alla Regione, agli istituti di credito ed al CER, quindi al Ministro che ne è il Presidente.
Una terza scadenza riguarda l'assegnazione dei finanziamenti per le opere di urbanizzazione primaria. La formulazione del suddetto programma di distribuzione deve essere fatta entro il 18 settembre. Dico subito, per eliminare anche questo problema che il finanziamento verrà da noi assegnato a quei Comuni a cui è stato attribuito l'intervento edilizio della 166.
L'aliquota spettante al Piemonte per queste opere di urbanizzazione è di 8.900.000.000 ed è parte di un finanziamento nazionale di 150 miliardi. Un primo e sommario conteggio dice che con questo ammontare si potrà finanziare opere di urbanizzazione primaria pari a 300.000 lire per ogni vano costruibile con la 166. Noi abbiamo chiesto a tutti i Comuni beneficiari della 166, di farci pervenire i loro programmi entro l'8 settembre. Sulla base di tali programmi formuleremo il programma di assegnazione regionale. Saranno compresi tutti i Comuni che hanno avuto il finanziamento della 166, e ci discosteremo dalla valutazione media di 300.000 lire per vano, solo se alcuni Comuni avranno fatto richieste inferiori a questa cifra, il che consentirà di attribuire un maggior importo ai Comuni che abbiano presentato programmi più onerosi.
Vengo alla scadenza del 7 settembre, che riguarda l'edilizia sovvenzionata e che costituisce di fatto l'impegno maggiore richiesto alle Regioni. Alle Regioni è stato richiesto di presentare entro quella data un programma di edilizia, sulla base del quale, come ho già detto, il Ministro predisporrà il piano di assegnazione dei fondi. L'art. 4 fa intendere che il Ministro può anche escludere (in tutto o in parte) delle Regioni dalla ripartizione; lo farà sulla base di criteri di priorità e di celerità di spesa. Si intende privilegiare quegli interventi di edilizia sovvenzionata che già dispongono di aree e di progetti esecutivi.
Sottolineo qui che il Ministro, nel richiamare a sé stesso la competenza di predisporre i piani di assegnazione, attraverso il decreto 376 tende a recuperare competenze che con la legge 865, riconfermate poi dalla 166, erano state attribuite alle Regioni: con la 865 e con la 166 era stato attribuito alle Regioni il compito di predisporre i piani di assegnazione. Il Ministro ora avoca a se questo impegno (allo stesso modo pare voler avocare a sé, per l' edilizia convenzionata e agevolata, il compito di concedere i nullaosta per erogazione dei contributi, riducendo così la Regione ad operare come semplice passacarte).
Su queste questioni c'è stata una riunione, lunedì a Firenze, presenti gli Assessori di gran parte delle Regioni italiane, comprese alcune delle maggiori del Meridione. Verso questo atteggiamento c'è stata una posizione unanime di protesta che si è tradotta in un ordine del giorno mandato al Ministro e alla Commissione parlamentare, affinché nella conversione in legge del decreto vengano riconfermate piene competenze alla Regione sia per l'assegnazione dei fondi dell'edilizia sovvenzionata sia per la concessione dei nullaosta all'edilizia convenzionata e agevolata.
Vengo alla parte applicativa dell'art. 4, quella che riguarda la formulazione del programma edilizio. L'art 4 non precisa (e non abbiamo ottenuto successive informazioni da parte del Ministero neanche dopo nostre richieste) che cosa si debba intendere per "programma edilizio" . Noi abbiamo cercato di dare una interpretazione a questo termine. Non abbiamo voluto procedere indicando unicamente le potenzialità di recepimento dei piani della 167 (non costituisce un programma edilizio l'indicazione della potenzialità di recepimento della 167; peraltro sappiamo che molte 167 sono state progettate sulla base di una politica che tendeva a correggere errori di dimensionamento dei piani regolatori). Non abbiamo neanche voluto semplicemente indicare il fabbisogno, come abbiamo fatto le volte scorse (dire che in Piemonte c'è un fabbisogno di circa due milioni di vani è una denuncia della situazione, ma non costituisce un programma).
Abbiamo cercato di procedere, in questi pochi giorni che ci erano concessi,in una logica di carattere programmatorio, ed abbiamo quindi formulato un primo programma pluriennale di intervento edilizio al 1986.
Con quali obiettivi? Con l'obiettivo di soddisfare al 1986 una parte consistente del fabbisogno insoddisfatto che oggi è presente nella nostra Regione, nonché di soddisfare il fabbisogno addizionale futuro che per crescita di popolazione si determinerà in Piemonte di qui al 1986. La valutazione del fabbisogno presente è stata fatta sulla base dei dati del censimento del 1971 (utilizzando la prima parte dell'elaborazione che l'IRES ha attualmente in corso e già iniziata nello scorcio della precedente legislatura), stimando che dal 1971 ad 1974, a livello di ordine di grandezza, non sia cambiata la situazione abitativa. In questo modo abbiamo individuato il fabbisogno abitativo presente.
Abbiamo calcolato il fabbisogno addizionale futuro, al 1986, tenendo conto dell'ultima analisi di sviluppo demografico formulata in occasione del piano per gli insediamenti delle nuove sedi universitarie.
Per la soddisfazione di questi due fabbisogni entro il 1986 sarebbe necessario promuovere per undici anni un intervento annuo di costruzione di circa 91.000 vani utili nuovi e di risanamento di circa 163.000 vani utili esistenti.
Mi pare che debba essere sottolineato, appunto per individuare uno degli elementi caratteristici di questo programma, che per il prossimo futuro si auspica un intervento edilizio che si caratterizzi fortemente sul piano del risanamento dell'esistente. Infatti, l'indicazione di produzione di nuove costruzioni che annualmente indichiamo di qui al 1986 e inferiore al dato medio annuo di produzione edilizia nuova del decennio 1961/71. Nel decennio 1961/71 la produzione edilizia è stata pari a circa 140.000 vani utili all'anno. Dal programma pluriennale da noi formulato emerge l'esigenza di una produzione futura di 91.000 vani nuovi all'anno (che sarebbero comunque più dell'attuale produzione che per il 1974 è stata computata intorno ai 60.000 vani utili nuovi).
E' invece prospettata una forte crescita di intervento per il risanamento che negli anni passati è rimasto a cifre marginali inconsistenti, sostanzialmente non da prendersi in considerazione.
Fissata in questi termini la tranche annua dell'intervento globale di edilizia pubblica e privata che si dovrebbe produrre, abbiamo cercato di individuare quale dovrebbe essere l'aliquota spettante all'intervento pubblico per questo primo anno del programma. Non abbiamo delineato un programma pluriennale di intervento pubblico in quanto, per poter addivenire a delle valutazioni con un minimo di oggettività rispetto alla situazione reale, bisognerebbe conoscere i redditi familiari e tenerne conto, se si vuole promuovere un intervento pubblico capace almeno di risolvere i fabbisogni derivanti da quelle situazioni di reddito familiare che non potrebbero accedere all'edilizia privata. Tralasciando questo discorso, che cercheremo di affrontare in tempi più lunghi (necessari per condurre questo tipo di analisi), abbiamo cercato di considerare l'aliquota che dovrebbe spettare in questo primo anno all'intervento pubblico, facendo questa considerazione: se gli interventi di emergenza vogliono avere un ruolo anticongiunturale, come è nel loro spirito, devono essere in grado di promuovere, attraverso i finanziamenti da loro stanziati, una capacità produttiva edilizia pari almeno alla differenza fra la produzione media annua che si è avuta nel passato e la produzione dell'ultimo anno, già di accentuata crisi. La differenza fra la produzione media annua del decennio passato e la produzione del 1974 dice che l'intervento pubblico dovrebbe nel 1975 sollecitare una produzione edilizia di circa 80.000 vani: detratti i 23.000 gia promossi dalla legge 166 ne rimangono circa 56.000.
L'intervento pubblico di emergenza del 1975 valutato nell'ambito del programma pluriennale sopraindicato dovrebbe essere in grado di mettere in moto una produzione edilizia di circa 56.000 vani utili nuovi. Per quest'anno, non essendo predisposti gli strumenti di intervento necessari non si interverrebbe attraverso il risanamento, compensando negli anni futuri.
Abbiamo poi cercato di suddividere questo complesso di vani, da prodursi nel 1975 attraverso l'intervento pubblico, tra edilizia sovvenzionata ed edilizia convenzionata (l'art. 4 riguarda soltanto l'edilizia sovvenzionata). L'edilizia sovvenzionata promossa dalla legge 166 e pari al volume dell'edilizia convenzionata (in valore assoluto: 63 miliardi per la prima e 63 miliardi per la seconda). In base anche alle richieste che sono state presentate, abbiamo stimata proporzionalmente insufficiente la cifra relativa all'edilizia sovvenzionata. Soprattutto come espressione di volontà politica, abbiamo indicato l'esigenza che di questo nuovo intervento promosso dal decreto n 376 almeno il 60% (quindi un 10% in più rispetto a quanto era stato fissato dalla 166) sia di edilizia sovvenzionata.
L'edilizia sovvenzionata in questo primo intervento annuale dovrebbe essere allora in grado di produrre circa 33.000 vani utili in Piemonte, che (ai costi di costruzione previsti dallo stesso Ministero: 6 milioni e 500.000 lire per vano) corrispondono a 201 miliardi. Per avere una effettiva funzione anticongiunturale, l'intervento di edilizia sovvenzionata promosso dal decreto di emergenza dovrebbe essere in grado di finanziare per il Piemonte 201 miliardi.
All'intervento di 201 miliardi - ed i colleghi queste informazioni nella tabella n. 2 allegata alla relazione - abbiamo fatto corrispondere l'elenco dei Comuni che in Piemonte sono dotati della 167, poich l'edilizia sovvenzionata deve operare all'interno della 167. In quella tabella e rilevabile l'entità non solo degli interventi ancora assorbitile della 167, ma anche l'entità delle aree che già sono a disposizione dei Comuni ed i vani che vi possono essere costruiti, ed anche le aree per le quali è in corso la pratica di esproprio ed è prossimo il decreto di occupazione d'urgenza. Si potrà notare come sulle aree per le quali e in corso la pratica di esproprio sarebbe costruibile una aliquota consistente di quei 33.000 vani che noi vorremmo fossero sollecitati dall'edilizia sovvenzionata. Saremmo in condizione quindi di realizzare in tempi accelerati un programma del tipo di quello che abbiamo indicato potendo avviare i lavori nel momento in cui è emesso il decreto di occupazione d'urgenza (gli I.A.C.P., operano attraverso finanziamenti che provengono dalla Cassa depositi e prestiti, quindi non è necessario avere effettuato l'esproprio per ottenerne l'erogazione, come invece avviene nel caso di mutuo da una banca). Al decreto di occupazione d'urgenza si può arrivare presto (esperienza in questo senso la stiamo facendo per l'applicazione della legge 166 dove stiamo appunto verificando che nel giro di poche settimane si può ottenere questo decreto).
Oltre a questo elenco, abbiamo aggiunto, nella tabella 3 allegata alla relazione, la ripartizione provinciale dei 201 miliardi suddetti, fatta tenendo conto del fabbisogno arretrato presente nelle singole province.
All'interno di ciascuna provincia si potrebbero quindi assegnare fondi in quei Comuni che dispongono della 167, partendo da quelli che hanno già l'area disponibile, per passare ai Comuni per i quali è in corso la pratica di esproprio, ed infine agli altri per i quali bisogna avviare le pratiche di esproprio.
Queste, quindi, le linee programmatiche. Ci sembra una impostazione ragionevole, sia pure se scontiamo una approssimazione nelle cifre. Noi presenteremo al Ministro questo programma edilizio che corrisponde ai fabbisogni e ad una linea politica per la soluzione del problema abitativo all' 86. Chiediamo che i finanziamenti previsti all'art. 4 vengano convenientemente accresciuti per poter rispondere ai fabbisogni reali non soltanto della Regione Piemonte, ma anche delle altre Regioni. Infatti il finanziamento totale previsto dall'art. 4 del decreto è di soli 600 miliardi, e solo per il Piemonte sarebbe necessario un intervento di 201 miliardi.
Non volendo porci sul piano di una concorrenzialità nei confronti di altre Regioni, per prima cosa chiediamo che venga innalzato il finanziamento totale in modo da farlo corrispondere ai fabbisogni.
Nel caso in cui ciò non avvenga, e il finanziamento resti di 600 miliardi, noi abbiamo ritenuto di proporre un programma che è congruente a quanto presumibilmente di questa cifra toccherà al Piemonte. Abbiamo supposto e abbiamo sottolineato l'esigenza che in questo caso la ripartizione fra le Regioni non avvenga privilegiandone alcune a danno di altre, neppure in ragione della diversa disponibilità di aree. La disponibilità delle aree nella forma dell'occupazione d'urgenza si pu raggiungere rapidamente, e quindi non sarebbe giusto punire Regioni che non hanno ora disponibilità di aree, magari per le lentezze delle politiche delle passate amministrazioni. Noi abbiamo chiesto che nel caso in cui non venga accolta la domanda di accrescimento del finanziamento, questi 600 miliardi vengano divisi sulla base di quegli stessi criteri di ripartizione nazionale che sono stati fino ad ora utilizzati: cioè sulla base delle percentuali di ripartizione previste dalla delibera del CIPE del 1972. Alla riunione di Firenze di lunedì scorso abbiamo fatto rilevare, assieme ad altre Regioni, che queste percentuali non sono più adeguate, che la realtà è cambiata; abbiamo però convenuto con le altre Regioni che in questo momento, trattandosi di un provvedimento di emergenza, non si ricerchino altre aliquote di ripartizione e si applichino quelle.
Se venissero applicate quelle aliquote ai soli 600 miliardi oggi previsti dall'art. 4, al Piemonte spetterebbero 35,7 miliardi, ben lontani da quei 201 miliardi da noi stimati necessari.
La ripartizione provinciale dei 35,7 miliardi (vi è la tabella allegata) l'abbiamo fatta con gli stessi modelli di ripartizione usati per la legge 166 (li abbiamo utilizzati anche per accelerare i tempi dell'elaborazione). Questa ripartizione prevede che alla provincia di Torino, che proporzionalmente dovrebbe avere un intervento superiore al 60 del totale, sia attribuito solo il 50%. Oltre a ragioni di riequilibrio regionale già postulate e già sostenute nel passato, ciò è imposto da ragioni pratiche. Se si fosse proceduto ad una ripartizione proporzionale con i fabbisogni reali non avremmo potuto assegnare ad alcune province, in particolare ad Asti ed a Vercelli, il minimo di intervento unitario prescritto dal decreto, che è di due miliardi. La riduzione al 50 dell'attribuzione alla Provincia di Torino è stata anche necessaria per non eliminare dalla ripartizione due delle province piemontesi.
La ripartizione prevede, per alcune province, un solo intervento, per altre due interventi, per quella di Torino la possibilità di arrivare ad otto interventi.
E' poi stato utilizzato (e nelle ultime tabelle allegate alla relazione è indicato) in parte il criterio di selezione della 166 per l'individuazione dei Comuni, tenendo però conto degli interventi già promossi dalla 865 e dalla 166, al fine di privilegiare i Comuni che ancora non hanno avuto interventi. Si è pertanto definito un criterio di priorità nella scelta dei Comuni fondato da un lato dall'entità dei fabbisogni che ciascun Comune presenta, dall'altro dal fatto che certi Comuni hanno già avuto interventi nel passato. In più abbiamo elencato le aree che ciascun Comune ha già a disposizione, o in corso di esproprio. Nell'ultima colonna delle tabelle è scritto "Proposta di assegnazione ai Comuni". Seppur quest'ultima colonna è stata lasciata in bianco, in realtà il documento che manderemo domani al Ministro e che è oggi in discussione, dovrebbe portare il Ministro, nel caso effettui egli le assegnazioni, ad un'individuazione certa dei Comuni che dovrebbero avere, nell'ambito dei 35,7 miliardi l'assegnazione di un intervento unitario minimo.
Se verrà, come noi chiediamo, assegnata la competenza dell'assegnazione alla Regione (come già per la legge 865 e la 166) saremo noi a compilare quest'ultima colonna della tabella, e ritorneremo in Commissione od in Consiglio, verificando le conclusioni a cui conducono i criteri scelti.
Nella provincia di Asti vi sarebbe un intervento unico di due miliardi.
I Comuni che hanno la 167 nella provincia di Asti sono due: Asti e Castelnuovo Don Bosco; per fabbisogno e per disponibilità di aree l'intervento andrebbe al Comune di Asti. Nella provincia di Alessandria gli interventi sarebbero due, per un importo di quattro miliardi. I primi Comuni nell'ordine di priorità, per quel che riguarda il fabbisogno sarebbero: Alessandria, Casale, Tortona e Novi; ma dispongono ora di aree Alessandria e Novi, per cui, secondo i criteri di selezione scelti verrebbero eliminati, pur essendo avanti nella scala di priorità, Casale e Tortona, a favore di Novi.
Per la provincia di Cuneo gli interventi sarebbero due, in ordine di priorità vi sarebbero Cuneo, Alba, Fossano, Bra, Savigliano. I Comuni che dispongono di aree sono in questo caso proprio i due primi, e cioè Cuneo ed Alba. A Cuneo andrebbe un intervento di due miliardi e 900 milioni, ad Alba un intervento di due miliardi.
Nella provincia di Vercelli l'intervento sarebbe unico di due miliardi e 700 milioni. I Comuni in ordine di priorità per il fabbisogno sarebbero: Vercelli, Biella e Cossato. Nè Vercelli, né Biella dispongono di aree, per cui l'intervento andrebbe al Comune di Cossato.
Nella provincia di Novara gli interventi sarebbero due. In ordine di priorità si avrebbe Novara, Verbania, Borgomanero, Omegna, ed anche qui come nel caso di Cuneo, sono proprio i due Comuni primi in ordine di priorità che dispongono delle aree, e quindi gli interventi andrebbero a Novara ed a Verbania.
Per la provincia di Torino l'ordine di priorità secondo i fabbisogni sarebbe: Torino, Moncalieri, Nichelino, Rivoli, Venaria, Settimo Grugliasco, Collegno, Chivasso, Pinerolo, Beinasco, Rivalta, Orbassano Ivrea. I Comuni che dispongono di aree per contenere un intervento nella misura minima sono: Torino, Venaria, Settimo, Grugliasco, Pinerolo Beinasco ed Orbassano, e quindi secondo i criteri di selezione scelti dovrebbero essere questi i Comuni ad avere un intervento. A Torino andrebbero 4 miliardi e 500 milioni, che sarebbero necessari per edificare lotti già di proprietà dell'I.A.C.P., su cui esistono licenze edilizie. Per gli altri Comuni gli interventi sono nel limite minimo unitario, o leggermente superiori nel caso di Venaria e di Settimo.
Questo il programma edilizio che intendiamo domani inviare al Ministro accompagnandolo da una richiesta che vorremmo tradurre in ordine del giorno nella seduta di questo Consiglio perché venga modificato l'art. 4 aumentando il finanziamento previsto, e perché venga data la competenza alla Regione per le assegnazioni.



PRESIDENTE

A questo punto della discussione credo che i signori Consiglieri non si opporranno a questa proposta: una sospensione di dieci minuti per consentire a tutti qualche minuto di pausa, nel frattempo convocherei i Capigruppo per un rapido scambio di idee su alcune questioni che sono emerse e su altre che possono accelerare i lavori.
Riprenderemo fra dieci minuti, il primo a parlare sarà l'Assessore prof. Astengo. Gli Assessori mi hanno garantito che seguiranno una metodologia che consenta la chiusura dei lavori in tempi civili.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18, riprende alle ore 19,15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico i risultati della riunione dei Capigruppo.
Si sarebbe raggiunta l'intesa che, dopo la breve esposizione degli Assessori che ancora sono iscritti a parlare sul tema all'ordine del giorno, vi sarebbero delle brevi dichiarazioni dei Gruppi che si esprimerebbero sul complesso dei problemi che sono stati oggetto della seduta odierna, quindi si passerebbe alla votazione di tre delibere consiliari che la Giunta propone e su cui vi è stato anche uno scambio di idee, infine si passerebbe alla votazione di un documento che è in fase di elaborazione e in questo modo si concluderebbe la seduta per quanto riguarda i punti all'ordine del giorno.
E' stato altresì deciso di convocare il Consiglio Regionale per martedì 16 alle ore 9, con all'ordine del giorno: prosecuzione del dibattito inerente alle misure relative ai decreti di emergenza e con un altro punto che prevede l'elezione dei CO.RE.CO. e del Comitato regionale di controllo.
E' stata infine decisa la riunione dei Capigruppo per venerdì 12 alle ore 10.
Informato il Consiglio su quanto è stato deciso, darei la parola all'Assessore prof. Astengo.



ASTENGO Giovanni, Assessore agli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali

Signor Presidente, signori Consiglieri, gli argomenti che tratterò sono relativi a tre articoli del decreto 376 e precisamente quelli che concernono le opere di competenza regionale che però si articolano in opere che, già statali, sono state trasferite come competenza alle Regioni, anche se già attuate e in opere prettamente statali, ma che servono come completamento e insieme servono da elemento di paragone per alcuni giudizi che saranno espressi sull'art. 17.
L'art. 16 riguarda opere di competenza regionale di cui sono già stati avviati i lavori e per le quali il decreto dovrebbe fornire gli strumenti per il completamento, completamento che evidentemente comprende anche gli aggiornamenti dei prezzi dovuti alle variazioni di questi ultimi tempi.
Si chiede alle Regioni di indicare le opere da finanziare e il pacchetto complessivo di cento miliardi dovrà essere ripartito fra le Regioni.
Gli uffici amministrativi del Provveditorato hanno fornito gli elementi di informazione che sono esposti in forma sintetica, ma con tutti i dati richiesti anche dall'ultimo telegramma che il Ministro del Bilancio e della Programmazione economica ieri sera ha inviato chiedendo che per ogni opera fossero indicati non soltanto i dati dell'importo e l'importo aggiornato ma anche e soprattutto la percentuale dello stato di avanzamento dei lavori, l'importo necessario per il completamento e la spesa già erogata oltre al tempo previsto per il completamento. Gli uffici, con un tour de force notevole, hanno predisposto questo quadro dal quale risulta che complessivamente occorrerebbero 112 miliardi e 5 milioni per il completamento di lavori gia iniziati e relativi esclusivamente a queste due classi di opere: acquedotti e fognature, per le province del Piemonte.
La scelta delle opere da privilegiare è stata fatta dalla Giunta e i motivi di questa scelta sono abbastanza evidenti; scartati quindi i lavori di viabilità si è puntato soprattutto su quelle infrastrutture che sono fondamentali per la vita civile come l'acquedotto e le fognature. L'importo complessivo di queste opere a livello regionale supera l'importo a livello nazionale e quindi la quantità che verrà erogata sarà indubbiamente assai inferiore, diciamo dell'ordine del 10%. Ci sarebbe un invito alla Regione e quindi al Consiglio di fare delle scelte in questo quadro. Nell'ultima riunione della Giunta abbiamo riflettuto su questo punto e anche se un quadro ridotto era gia stato predisposto siamo dell'opinione che non sia opportuno fare questa contrazione di proposta, ma sia bene presentare l'insieme delle proposte.
Va tenuto conto che gli elementi di informazione che la Regione ha a disposizione sono insufficienti per vari motivi: prima di tutto i Geni Civili non sono più in grado, salvo una operazione di accertamento che richiederà del tempo, di fornire gli elementi precisi del vario stato di avanzamento dei lavori proprio perché sono state recentemente esonerate le varie ditte appaltanti dall'inviarli all'Ufficio del Genio Civile e quindi occorrerà ricuperarli, cosa che faremo al più presto, ma partendo dalle indicazioni che ci sono state richieste in questi ultimi giorni; inoltre manca un elemento fondamentale di giudizio per la validità di un'opera rispetto al quadro territoriale e cioè rispetto agli strumenti urbanistici esistenti, alla presenza di piani comprensoriali di sviluppo, o anche soltanto delle linee di questi piani e poi, nel suo complesso, rispetto al quadro di sviluppo regionale.
Per la parte relativa agli strumenti urbanisti, ci si provvederà, ed è intenzione del Dipartimento di avviare delle operazioni di stretta connessione delle opere infrastrutturali con gli strumenti urbanistici; su questo argomento riferiremo quanto prima, quando potremo esporre le linee in cui si muove questa nuova organizzazione dipartimentale.
In assenza di questi elementi di informazione, però non abbiamo altra possibilità che presentare questo quadro il quale, per essere valutato nella sua complessità, va ancora corredato da questa osservazione: gli uffici amministrativi del Provveditorato, che hanno dovuto risalire a tutti i vari decreti di approvazione delle singole opere, hanno, per mancanza di tempo, dovuto eliminare le più piccole opere ed i più piccoli importi e quindi si è partiti da cento milioni in su. Esiste invece una certa aliquota di queste opere che è stata valutata globalmente ed il complesso degli importi necessari alla copertura di questi completamenti salirebbe intorno ai 130 miliardi.
Siamo quindi in presenza della richiesta di una maggioranza del fondo oppure di accorgimenti tali che consentano di ampliare, anche con gli stanziamenti regionali ecc. la disponibilità che viene offerta da questo fondo.
Per quello che riguarda le opere dello Stato passate sotto le competenze regionali per effetto del trasferimento dei poteri, opere già eseguite e che hanno dei carichi pendenti per effetto delle revisioni prezzi, di perizie suppletive, di indennità di espropriazione non ancora pagate, di oneri fiscali, il carico dovrebbe essere in qualche modo sanato con gli importi messi a disposizione dall'art 17, che ammontano ad un pool di 35 miliardi per l'intero Paese. Sennonché dai conti fatti, che in questo caso sono molto precisi perché si tratta di valutazioni che sono già state effettuate dagli uffici statali, ci troviamo di fronte ad un importo di 41 miliardi 189 milioni 279.460 e constatiamo che l'insieme di questo debito che ha lo Stato e che viene trasferito alla Regione, nel complesso è molto superiore all'importo dell'insieme di tutte le Regioni. Il che vuol dire che la Regione Piemonte sarà messa in grado di pagare, per questi carichi pendenti, una cifra che non arriva al 10%, ma è valutata, se la percentuale di attribuzione sarà quella corrente, intorno al 7/7 1/2 per cento; si dovrebbe perciò ipotizzare che la restante parte del 91/92 1/2 per cento resti a carico di chi? Non vorremmo che fosse a carico della Regione.
Quindi riteniamo assolutamente doveroso segnalare questo fatto perché lo Stato decida una delle due strade- o aumenta fino al 100% gli importi sono debiti dello Stato e noi come Regione siamo unicamente i passacarte di questi completamenti di operazioni - oppure mantiene a carico del Ministero dei LL.PP. il completamento di queste pratiche.
Sarebbe assai grave che dietro a questa operazione si celasse invece il tentativo di scaricare sulla Regione qualche cosa come 38/39 miliardi di debiti dello Stato che la Regione certamente non ha alcun interesse a coprire, anche perché non si tratta di opere nuove ed in queste cifre non si parla di occupazione, sono semplicemente delle pendenze che dovrebbero essere sanate. E non vorremmo anche che i vari creditori dello Stato, messi sull'avviso che ormai il luogo dove bussare e la Regione, si precipitassero alla richiesta del saldo completo di questo stato debitorio. E' dunque una situazione - e questo l'Assessore Simonelli lo aveva già accennato anomala, abnorme, al di fuori dello stesso spirito del decreto e che quindi va segnalata con forza e va respinta in sede di conversione parlamentare del decreto legge in legge.
La conferma che questa operazione è in un certo senso maliziosa da parte dello Stato, deriva dal confronto che si può fare con l'articolo successivo, il quale ha le stesse caratteristiche del precedente, si tratta cioè sempre di revisioni prezzi, di indennità di espropriazione, oneri fiscali, ecc., ma di opere che sono partite come statali e restano statali ed il cui importo, che abbiamo avuto dal Provveditorato, complessivamente assomma a 13 miliardi 119 milioni Per questa classe di opere nel decreto abbiamo un monte di 115 miliardi. Ecco che allora il rapporto percentuale fra quello che è il debito dello Stato nella Regione Piemonte e il monte nazionale è esattamente rispondente all'aliquota del 9% circa e cioè press'a poco quella che spetta alla Regione. Lo Stato quindi, per le opere che sono da lui gestite si fornisce della quota completa per eliminare ogni pendenza mentre dà alle Regioni una cifra estremamente ridotta traslando tutta la sofferenza che deriva dal mancato adempimento delle varie situazioni debitorie.
Abbiamo voluto segnalare anche i dati dell'art. 18 proprio per mettere in evidenza, in rapporto all'art. 17, come occorra da parte dello Stato, in sede di revisione della legge, una maggiore equità di trattamento e lo diciamo in termini molto corretti e direi formali, ma sia ben chiaro che dentro a questa enunciazione c'è una forte carica di risentimento.
In sostanza si tratta, per l'art. 16 e per l'art, 17, di situazioni ormai definite, ma con un corrispettivo di finanziamento estremamente esiguo, esiguità che deve essere messa in luce in modo molto preciso.
Un'ultima considerazione: l'occasione di richiamare tutte le pendenze e metterle assieme in un quadro di attualizzazione, ci induce a considerare la necessità di non più procedere con opere che singolarmente vengono presentate, progettate, approvate e ricercano i finanziamenti, ma di collegarle strettamente a dei piani di sviluppo in modo che sia garantita l'efficacia della loro attuazione. Noi non diciamo che le opere attuate non sono efficaci, ma nessuno ci garantisce che certe fognature non possano eventualmente andare a coprire ove fosse stata applicata una più ferma politica di lottizzazione convenzionata ad esempio, o che certe operazioni di acquedotto non possano preludere a delle espansioni abnormi di alcuni centri abitati. Il raffronto fra l'opera, il suo importo, l'estensione dell'area che viene ad essere servita si può avere soltanto con il raffronto geografico in rapporto agli strumenti urbanistici programmati, il che consentirà appena sarà messa in atto questa operazione, elementi di giudizio di cui in questo momento non disponiamo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità e trasporti

Per quanto riguarda il settore dei trasporti è noto che i decreti non prevedono comportamenti specifici per le Regioni. I tre capitoli: aeroporti, metropolitane e autobus non indicano procedure particolari se non quella, abbastanza indefinita, per gli autobus con la quale si prevede il rimborso delle somme richieste. Questo come considerazione di ordine generale.
A mani dei Consiglieri vi è un fascicolo che mi permette di ridurre all'essenziale i problemi di ordine politico, di sorvolare sul capitolo relativo agli aeroporti perché è già stato affrontato nella risposta al Consigliere Gandolfi e quindi di limitarmi a pochi cenni ai problemi delle metropolitane e degli autobus.
Per quanto concerne le metropolitane non può che essere ricordato quanto avvenuto nella provincia di Torino e dire che la relazione allegata al decreto fa esplicito riferimento, come destinazione del finanziamento aggiuntivo, alla costruzione delle metropolitane di Roma e di Milano. Da questo punto di vista sorge un problema di ordine politico connesso agli orientamenti largamente acquisiti in Consiglio Regionale nel passato relativamente alla discussione sul problema della metropolitana e agli studi condotti a livello dell'Assessorato: occorre un'iniziativa che portando avanti questo discorso, favorisca, o crei le condizioni affinch il Comune di Torino (titolare delle concessioni e del rapporto con la legge 1042) possa avere il massimo di disponibilità non tanto per la costruzione di una ferrovia metropolitana, quanto per un corretto sistema di trasporti che corrisponda ai bisogni dell'area metropolitana torinese. La proposta politica che viene avanzata è quindi di un emendamento aggiuntivo all'art.
14 del decreto legge n. 377, che tenda a creare le condizioni per raggiungere questo scopo, permettendo così di sbloccare i 10 miliardi fermi per i finanziamenti della 1042 a livello statale, e gli altri due miliardi circa fermi a livello della Regione Piemonte con la stessa destinazione.
La proposta politica non tende quindi alla dilatazione del capitolo di spesa, ma all'utilizzazione dei residui accantonati già da quattro anni per finalità per le quali l'Amministrazione comunale di Torino deve sollecitamente assumere delle determinazioni.
Nell'incontro cui ho fatto cenno parlando del problema degli aeroporti l'Amministrazione comunale si è fatta carico di procedere, nell'ambito delle competenze che ad essa sono affidate, tenendo conto di questo orientamento.
Per quanto riguarda il capitolo degli autobus, non può che essere rilevato che la previsione di spesa di 30 miliardi per cinque anni, ad iniziare dal 1975, con contributi del 30%, vuol dire la possibilità di acquisizione di duemila autobus all'anno in Italia e di un piano quinquennale di 10.000 autobus.
Per quanto concerne il Piemonte, ipotizzando una attribuzione proporzionale alla popolazione, si può prevedere l'acquisto di 160/200 autobus all'anno e di 800/1000 autobus in cinque anni.
Vale la pena ricordare che nel bilancio 1975 era previsto un finanziamento sulle leggi apposite per l'acquisto di 370 autobus, cifra doppia di quella che verrebbe dal contributo nazionale.
Le richieste inoltrate da tutte quante le aziende pubbliche e da una parte di quelle private permettono di configurare un fabbisogno che oscilla, per gli anni futuri, tra a 480 ed i 500 autobus all'anno.
Questi sono i punti di riferimento per giudicare il finanziamento nazionale. Emerge quindi che l'integrazione al contributo regionale del 40 per le aziende private e del 75% per le aziende pubbliche, può essere considerato medio del contributo nazionale unico che è del 30%. Sorge quindi l'esigenza di ridurre al minimo il divario tra l'intervento regionale e l'intervento statale e di far corrispondere od avvicinare il più possibile il numero degli autobus al nostro fabbisogno, rapporto che è da uno a tre. Il problema è quindi anche qua a livello politico e la proposta che viene avanzata e che nell'incontro di martedì il nostro rappresentante metta in evidenza lo sforzo rilevante della Regione Piemonte che quest'anno ha potuto raggiungere un certo livello perché si è avvalsa dei residui non utilizzati nel 1974, altrimenti gli autobus avrebbero potuto essere solo 270 e non 370. Se non c'è un mutamento di queste cifre se vogliamo coprire il totale fabbisogno, che supera i 500, dobbiamo più che raddoppiare i titoli di spesa del 1975 per gli anni successivi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Enrietti, che è ultimo iscritto perché l'Assessore Ferraris ha fatto presente - e mi pare giustamente - che alcune delle scadenze che riguardano la sua materia in realtà hanno tempi più lunghi e possono essere messe in discussione nella seduta del 16. C'è quindi la sua rinuncia a parlare.
La parola all'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

Alcune brevi osservazioni perché le considerazioni di carattere politico generale sono state fatte in maniera precisa dal Presidente e dall'Assessore al bilancio.
Occorre dire innanzi tutto che la Giunta, nel deliberare questo pacchetto di opere di completamento degli ospedali del Piemonte, non intende assolutamente - come purtroppo è stato scritto su alcuni giornali di stamattina - proporre un piano ospedaliero di risanamento di tutta la situazione ospedaliera del Piemonte. Questo va detto in maniera precisa, si tratta semplicemente di un adempimento burocratico che la Giunta è stata costretta a fare in termini brevissimi, dal 13 giugno ad oggi. Infatti, il prospetto che la Giunta ha sottoposto al Consiglio, è la rilevazione dei dati che sono scaturiti da una corrispondenza fra l'Assessorato alla Sanità ed i Presidenti degli ospedali; gli enti ospedalieri hanno mandato le loro cifre, noi non abbiamo avuto né il tempo, né la possibilità materiale di intervenire nel merito e le abbiamo accettate come ci sono state fornite.
Il problema non è tanto, in questa fase, ottenere un piano ospedaliero e fare una discussione in merito alla distribuzione dei fondi assegnati perché è un impegno nostro, ed in particolare del sottoscritto, di parlarne in una prossima seduta del Consiglio. Non appena la vertenza fra la Regione ed il Governo sarà definita ed il fondo spettante alla parte ospedaliera stabilito, sarà nostra premura aprire un dibattito in Consiglio, in modo che la risoluzione delle quote spettanti ai vari ospedali non sia più solo come è stato oggi, un fatto burocratico, ma sia un fatto politico che impegni tutti noi.
Fatte queste premesse, ecco i dati segnalatici dai Presidenti degli ospedali: su 35 ospedali per opere di completamento occorrono 52 miliardi 412 milioni. Questi 52 miliardi scaturiscono dagli elenchi che sono stati approvati con decreti interministeriali dal '65 al '72, quindi opere previste nei piani dal '65 al '72. Per opere di completamento comprese tra il 1972 ed il 1975 occorrono altri 25 miliardi e 49 milioni.
Noi ci limitiamo quindi a trasmettere l'elenco dei 52 miliardi e 412 milioni, e a segnalare la necessità di altri 25 miliardi e 49 milioni per un totale di 77 miliardi per il completamento di tutte le opere ospedaliere all'interno del Piemonte, riservandoci però di aprire una vertenza con lo Stato per l'emendamento di questo articolo e una volta ottenuti i fondi discutere all'interno di questo Consiglio gli interventi settoriali ai vari ospedali.



PRESIDENTE

Concluse le comunicazioni della Giunta, è aperta la discussione nei limiti e nei termini concordati con i Capigruppo.
E' iscritto per primo a parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, io vorrei intervenire brevemente non tanto sulle relazioni dei singoli Assessori, alcune delle quali avevamo già considerate nell'ambito della II Commissione e che, a meno di qualche elemento di dettaglio, sono perfettamente condivisibili quanto sulle dichiarazioni politiche introduttive del Presidente della Giunta e dell'Assessore al Bilancio che non ci possono trovare assolutamente concordi.
Il Presidente Viglione e l'Assessore Simonelli, in un crescendo di affermazioni, di sottolineature, hanno dichiarato che i provvedimenti varati dal Governo violano le competenze regionali, hanno parlato di mistificazioni, di sgretolamento della programmazione, di un tentativo anti programmatorio. E siccome conosciamo l'intelligenza politica del Presidente e dell'Assessore al Bilancio, dobbiamo a nostra volta accusarli di toni che ci sembrano un pochino di demagogia antigovernativa e lontani da una obiettiva e serena considerazione dei problemi che si sono posti e si pongono con questi decreti di intervento straordinario.
Se vogliamo scendere su un terreno obiettivo e sereno di considerazione di questi decreti dobbiamo, con una certa fermezza, ricordare alcune cose: qui non si tratta di interventi di programmazione ma, come è stato riconosciuto molto onestamente, di interventi di carattere puramente congiunturale; non sono interventi di ampliamento delle dotazioni della finanza degli enti locali, per i quali sarebbe legittimo il richiamo all'art. 9 della legge finanziaria, sono interventi congiunturali che hanno l'obiettivo di determinare dei meccanismi di spesa immediati e che quindi non possono intanto ricorrere al meccanismo normale e tradizionale della legge finanziaria perché comunque è un meccanismo che introduce dei lassi di tempo notevoli dall'attribuzione di cifre alle Regioni alla spesa effettiva (ormai è risaputo che le Regioni complessivamente hanno più di mille miliardi di attivi di cassa, cioè cifre impegnate ma non spese).
Occorre una valutazione estremamente attenta e con dei margini (e poi verremo anche al merito di queste cose) di discrezionalità non tanto relativi al dare o non dare alle Regioni certe cifre, ma a quali Regioni è più logico darle, tenuto conto delle caratteristiche di urgenza di questi provvedimenti, con tutti i rischi che comportano perché possono anche non essere perfettamente coerenti con certi indirizzi di programmazione nazionale (potrebbe capitare che nel campo delle opere pubbliche Regioni che ne hanno più bisogno, ma che per varie ragioni non sono in grado di predisporre dei piani di intervento, si possano trovare più svantaggiate rispetto ad altre che magari ne hanno meno bisogno ma sono in grado di rispondere con maggiore immediatezza all'esigenza di innescare dei meccanismi di spesa pubblica ed abbiano così la possibilità di una qualche incidenza verso l'obiettivo della ripresa economica).
Se teniamo presenti queste cose e anche altre - visto che parliamo di tentativi anti-programmatori, che poi in definitiva le Regioni non hanno fatto (e la Regione Piemonte e tra queste) dei piani di sviluppo economico che siano corredati anche di piani di spesa pluriennale e definiti settorialmente e che costituiscano, anche per il governo e la programmazione nazionale, un punto di riferimento preciso - allora il giudizio deve essere un tantino più equilibrato e sereno. Noi dobbiamo tener conto che il Governo è sicuramente partito dal presupposto importante e fondamentale dell'attuale congiuntura economica, che certamente ci sono stati nell'ambito dei decreti delle norme molto discutibili, che chiaramente su un tentativo di innesco di una spesa pubblica di emergenza ci sono stati dei tentativi della burocrazia ministeriale di scaricare delle altre cose, o di risolvere a proprio vantaggio degli altri problemi.
Gli accenni che faceva il prof. Astengo, ad esempio, sul trasferimento delle competenze alla Regione per la liquidazione delle pendenze statali sono abbastanza significativi, ma allora si tratta veramente di entrate nel merito dei singoli decreti, di avviare col Governo un rapporto che non sia così aprioristicamente contestative, ma realisticamente teso a mettere in luce semmai, questo tipo di contraddizioni, accettando però quello che mi sembra si debba accettare, cioè lo sforzo del Governo di mettere in atto dei meccanismi che abbiano rapidità di intervento, che rispondano ad esigenze non di carattere programmatorie, ma puramente congiunturale, che pure sono importanti, e ovviamente di favorire anche quel tipo di Regioni che sono in grado di innescare con una certa rapidità meccanismi di spesa pubblica.
Quindi noi vorremmo richiamare la Giunta alla considerazione di questi elementi perché su questo terreno certamente ci possiamo incontrare; se invece si dovesse mantenere un tono di contestazione tout court non troviamo, nemmeno in sede di Consiglio, una possibilità concreta di arrivare ad un discorso più preciso e più approfondito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Prima di esprimere un giudizio sulla portata dei decreti 376 e 377 e sulle relazioni dei singoli Assessori, è opportuno osservare che questi decreti segnano chiaramente il fallimento di una politica di programmazione mai esistita negli anni passati, di una politica delle riforme che a parole è stata portata avanti negli anni passati e che oggi, nel cercare di tamponare la situazione drammatica che stiamo conoscendo a tutti i livelli propone di esaminare anche i settori dove questi fallimenti si sono maggiormente evidenziati. Perché non è soltanto evidenziando scelte che si fa della programmazione, ma è rispettando i vari livelli decisionali che nel paese esistono, che la Costituzione prevede e che le singole battaglie politiche avvenute nel nostro Paese hanno portato a realizzarsi.
Il fallimento della politica delle riforme è dimostrato dalle analisi che sono state portate come sintesi finale dei loro interventi (drammatici interventi, come si è visto) dai vari Assessori, con cifre paurose da reperire per completare opere che da circa due lustri attendono e che avanzano con le spinte clientelari pre-elettorali. Non si parla neanche di programmazione, ma si cerca di utilizzare le disponibilità che il paese ha per realizzare qualche cosa che risponda alla domanda sociale. Non aver compiuto queste opere, aver lasciato ogni Ente in balia di se stesso ha fatto sì che se oggi facciamo la somma di tutte le esigenze della Regione Piemonte arriviamo a cifre veramente astronomiche e se le sommiamo a quelle delle altre Regioni diventano paurose.
Ma a monte di queste mancate scelte, di questi mancati impegni, vi sono errori che lentamente si sono sommati l'uno all'altro e in più il grande ed ultimo fallimento di una politica finanziaria nei confronti degli Enti locali che ha determinato la paralisi finale di tutte quelle opere pubbliche (che potevano costituire il volano di una ripresa dell'economia) che quegli Enti dovevano e potevano fare se avessero avuto maggiori disponibilità e che hanno determinato gli inconvenienti ben noti dei residui passivi a livello nazionale e regionale.
Noi non siamo né corresponsabili, né dobbiamo difendere l'azione di un Governo verso il quale avevamo avuto una fase di benevola astensione non polemica, ed è indubbio che siamo preoccupati quando, a favore di un immediato rilancio di attività economiche e produttive, il Paese vuole mortificare principi fondamentali sui quali si deve avanzare dal momento che sono state fatte determinate scelte. Questo dubbio che ci sia una volontà di accentramento sorge dalla lettura dei decreti delegati indipendentemente dalle dichiarazioni che il Vicepresidente del Consiglio La Malfa ha rilasciato in Commissione - in cui viene detto che è necessario attribuire maggiori poteri decisionali al Governo centrale proprio per l'incapacità delle Regioni, degli Enti locali a provvedere. Ai dubbi affiorati ieri in Commissione si aggiungono le dichiarazioni rilasciate a Roma dal Vice Presidente del Consiglio, autore di questi due decreti delegati, che dimostrano chiaramente la strada che si vuole percorrere: premiare l'efficienza e punire le Regioni inefficienti.
Anche qui è opportuno dire che a monte dell'inefficienza che esiste a livello regionale c'è una grossissima responsabilità del potere centrale e non soltanto di ordine politico, ma di funzionalità: il non avere effettuato quelle leggi quadro che erano e che sono indispensabili proprio per evitare (come l'esempio tra il ferroviere di Palermo e quello di Bologna) che nel Paese si creino altri cento tipi di realtà, non premiando quindi l'autonomia degli Enti locali, è un principio politico estremamente grave, come è grave volere dimostrare che soltanto proseguendo su questa strada imboccata dal decentramento (imboccata male per le carenze legislative e finanziarie che noi ben conosciamo) si può risolvere il problema.
Il tentativo di scaricare su di noi tutta l'impopolarità di una litigiosità che raggiunge cifre astronomiche per tutte le carenze amministrative degli Enti, per l'incapacità di gestire certe cose (fenomeni dentro i quali sarebbe forse opportuno guardare profondamente a seguito di alcuni episodi che ieri un Commissario diceva che sono visibili nella nostra città, tipo le scheletriche strutture che da sei anni esistono deturpando le Molinette e che dovrebbero costituire la sede della nuova clinica di rianimazione, cose assurde che hanno creato costi e benefici e rendite per coloro che vedevano gli appalti interrotti) tutte queste cose liquidarle con 35 miliardi ripartibili fra le Regioni vuol dire dare a noi l'impopolarità per non saper risolvere i problemi, vuol dire immettere eventualmente 35 miliardi che non saranno motivo di altra produzione se non nel momento in cui certi tipi di imprenditori, per loro buona volontà decidessero di ritentare i rapporti con la pubblica amministrazione.
In questo quadro ritengo opportuno che il Consiglio Regionale (senza nessuna polemica) osservi che in materia di edilizia quello che fa il Governo tutto sommato rappresenta, in aggiunta alle disponibilità della 166, un qualche cosa di concreto su cui si può contare. L'unica preoccupazione, viste le dichiarazioni del Vice Presidente del Consiglio, è che il Governo rispetti i termini e le procedure indicate dalla legge 166 fatta prima delle elezioni del 15 giugno e quindi con una diversa geografia elettorale italiana e regionale; il mancato riferimento a questo non vorrei che rappresentasse qualche cosa di estremamente deleterio dal punto di vista del rispetto delle regole fondamentali sancite dalla Costituzione, e quindi del riconoscimento dei poteri degli Enti locali in funzione della lotta elettorale negative per un certo tipo di componente politica (in cui posso riconoscermi) e favorevole ad altri.
Quindi in materia di edilizia dovrebbe uscire da questo Consiglio un documento che chieda il rispetto delle procedure della 166.
In materia di opere pubbliche, viste le folli necessità (dico "folli" perché è conseguenza di una follia l'aver lasciato che le fognature andassero avanti a piccoli lotti, con tutti i costi e gli sperperi del denaro pubblico che si sono determinati) lasciare agli uffici di Roma scegliere quali di queste opere possono essere fatte, è veramente un atto di grave lesione delle nostre responsabilità. Bisogna chiedere che una somma venga data alla Regione con vincolo di destinazione, ma con libertà di scelta da parte del Consiglio Regionale, proprio perché fa parte di un qualche cosa che in precedenza non si è fatto. Non seguire questa strada vuol dire percorrere quella precedente, intanto i 112 miliardi di fognature saranno diventati 150 o 160 perché i costi si sono dilatati, a questo punto riavremo una massa di problemi e a nessuno daremo risposta, con una carenza di credibilità anche nei confronti dell'Ente regionale. Non credo che questo sia lo scopo che gli organi di Governo vogliono perseguire.
Infine bisogna intervenire come potere regionale prima di tutto per evitare permanenze di disponibilità finanziarie nelle casse regionali e nazionali, con la conseguenza dei famosi residui passivi e poi perché è indubbio che una disponibilità maggiore negli Enti locali determinerebbe l'immediata ripresa di lavoro con la realizzazione di asili nido, scuole o quelle opere per le quali, pur essendoci i contributi, mancano i finanziamenti.
Su questi tre punti: rispetto delle procedure stabilite dalla 166 richiesta di somme chiare e precise con destinazione vincolata, ma con liberta nostra e con qualche cosa che i decreti non contengono, ma che bisogna chiedere come rappresentanti degli Enti locali; richiesta di aiutare congiunturalmente le finanze degli Enti locala, mi pare che il Consiglio Regionale potrebbe elaborare un documento che in appoggio ai deliberati della Giunta potrebbe rappresentare un qualche cosa che indipendentemente dalle responsabilità di Giunta, che nel gioco dialettico devono essere lasciate alla stessa, può coinvolgere le altre forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, un poco in contrasto con i due colleghi che mi hanno preceduto io mi limiterò a quella breve dichiarazione che era stata concordata nella riunione dei Capigruppo.
Credo che il nostro compito sia quello di arrivare all'essenziale e mi pare che l'essenziale emerso oggi, indipendentemente dalle varie dichiarazioni che hanno accompagnato la presentazione dei provvedimenti, e che la Giunta Regionale del Piemonte ha predisposto i programmi di risposta alle richieste governative. Questo è il fatto positivo che il mio Gruppo non ha esitazione ad appoggiare.
E' evidente che non voglio entrare nel merito della validità del pacchetto, delle sue caratteristiche, sul fatto che il pacchetto si proponga scopi immediati e rinunci quindi a scopi più generali e programmatori, e tempo di pacchetti, la Francia ha il suo in gestazione l'Italia ha il suo. Vorrei avere una fiducia incrollabile in questo tipo di provvedimenti, purtroppo l'esperienza, dall'epoca del decretone in poi, non mi autorizza, almeno personalmente, a sperare molto. Vero è che il tentativo di mettere a disposizione grosse cifre per intervenire in maniera concreta e immediata in determinati settori (sono privilegiati in modo particolare i settori dei lavori pubblici, dell'edilizia, dell'agricoltura) è un fattore positivo. Sul grado di incidenza e soprattutto di predisposizione a raggiungere i fini e gli obiettivi ho qualche riserva e molti dubbi. Credo però si debba dare atto alla Giunta Regionale di avere predisposto, in termini concreti, ciò che immediatamente può rappresentare a sua volta il pacchetto della Regione Piemonte e penso sia stato positivo l'averlo inserito in un contesto non tanto di fabbisogno quanto di esigenza globale, là dove si è cercato, almeno in questo senso, di restituire una veste programmatoria anche a livello di intervento congiunturale visto in un'entità tale da incidere realmente sulla situazione in cui ci troviamo. E qui il problema ritorna a ciò che aveva esposto il Vice Presidente della Regione in merito alla situazione dell'occupazione, della crisi industriale che travaglia il Piemonte e che rappresenta il quadro sciaguratamente ogni giorno più grave di una situazione che va controbattuta.
In questo senso è evidente l'importanza che attribuiamo tutti alla conferenza di ottobre come momento di verifica di posizioni, di proposte di indicazioni concrete per risolvere o per avviare a soluzione il problema piemontese nel contesto più generale del problema nazionale.
Il Vice Presidente Libertini aveva richiesto una presenza globale del Consiglio Regionale in merito al rapporto con il Governo per sensibilizzare quest'ultimo su un piano generale, alla crisi piemontese. La risposta che con un apposito ordine del giorno i Capigruppo daranno al Consiglio è condivisa da parte del mio Gruppo, in quanto non sottilizziamo in questi momenti sugli aspetti formali. Fermo restando il punto di vista ed il giudizio di ciascuno di noi sulla politica attuale del Governo e sulle prospettive di una certa linea politica, noi non verremo meno alla solidarietà, all'impegno che abbiamo con le popolazioni piemontesi.
A questo punto tutti gli sforzi che verranno fatti devono essere sforzi comuni del Consiglio Regionale perché solo in questo modo potremo dare una sensazione di unitarietà nella valutazione dei gravi problemi della Regione. D'altra parte mi pare di ricordare che c'è stato già un precedente da parte della Giunta precedente per una determinata riunione fatta a Roma riunione avvenuta con la partecipazione diretta del P.C.I. allora all'opposizione.
Noi siamo consenzienti quindi e annuncio che voteremo l'ordine del giorno proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Cercherò anch'io di essere breve il più possibile.
Pregiudizialmente mi associo, facendo mie le dichiarazioni più autorevoli del Presidente del Consiglio in ordine all'assoluta eccezionalità della procedura cui siamo stati necessariamente sottoposti pur dovendo riconoscere, per obietti- vita e correttezza, il grande impegno e anche la grande fatica che sicuramente, sul piano personale, i singoli membri della Giunta sono stati soggetti per addivenire alla tempestiva presentazione della deliberazione e rendere così possibile l'attuazione delle iniziative governative.
Ringrazio il Presidente della Giunta per le notizie fornite, nel solco di una tradizione che si era instaurata con la precedente e che, vista la complessità, purtroppo, cui questi dati attingono, richiede uno sforzo di completezza, di organicità nella rappresentazione della realtà. Sotto questo profilo mi permetto di sollecitare, in termini che sono ovvi stante la sensibilità dell'interlocutore, l'ulteriore specificazione dei dati affinché vengano aggregati secondo omogeneità di causalità, di condizioni e di sbocchi, perché è già molto conoscere il quadro, ma a questo punto e proprio mentre cerchiamo di ottenere delle indicazioni razionalizzanti anche attraverso la conferenza, attraverso indagini e confronti con tutte le realtà piemontesi, questo elemento è sicuramente produttivo e necessario.
Prendiamo pure atto delle non molte buone notizie fornite e anche noi siamo dell'avviso che la realtà italiana e quella piemontese in particolare, insieme ai molti elementi di grave preoccupazione, presenta dei dati di vitalità, di volontà e di capacità di reagire alle difficoltà del momento che non consentono scoramenti, ma impegnano in questa assemblea e impegnano il nostro Gruppo ad un'azione che deve essere nello stesso tempo di vigile realismo, ma anche di non rassegnazione scorata di fronte alla complessità dei problemi.
Siamo d'accordo pienamente col Vice Presidente della Giunta nel ritenere che non dobbiamo attenderci da fatti esterni la soluzione di molti problemi che dipendono anche o principalmente da noi, non si tratta solo di modificazioni importanti e decisive di strutture, non si tratta soltanto di coordinamento dell'impiego delle risorse, credo che si tratti di problemi sociali, umani, politici, culturali che riguardano i comportamenti politici e sociali di tutta la comunità, attraverso i quali sarà più facile ottenere le spinte e gli aiuti che più robuste situazioni di altri Paesi sufficientemente legati al nostro nella sorte di un comune indirizzo economico possono contribuire a dare.
In ordine alla conferenza sull'occupazione e sullo stato dell'economia piemontese che è in via di preparazione, noi ribadiamo il nostro proposito di una partecipazione costruttiva ed il proposito di dare una collaborazione che però deve essere tanto più efficace quanto più si esprime in autonomia, sia nella fase iniziale di formulazione dei quesiti e di presentazione delle metodologie, sia nelle fasi dell'interlocuzione con i protagonisti della vicenda economica, sia nella fase conclusiva delle indicazioni.
Noi abbiamo già previsto che sulla complessità di questi argomenti il discorso dovrà necessariamente proseguire in collegamento con la presentazione di ulteriori provvedimenti di emergenza e con la comunicazione dei risultati cui perverrà la I Commissione esaminando il documento della Giunta; non ci addentriamo quindi in considerazioni marginali che diventerebbero superficiali a questo riguardo. Sentiamo tutti come occorra un grande sforzo ed un grande impegno per condurre a sintesi ad unità le indicazioni, perché le risorse non sono infinite, i tempi sono brevi e non si può , col perfezionismo o verbale o di analisi fare attendere problemi che toccano così da vicino la realtà umana della nostra Regione.
La nostra partecipazione ai lavori della conferenza regionale vorrà essere una partecipazione in cui non sarà prevalente certamente la preoccupazione della collocazione politica e del rapporto e del gioco politico, ma proprio perché vorrà essere un impegno serio, non sarà trionfalisticamente unanimistico.
Se le convergenze ci saranno, come dovranno esserci, saranno sicuramente prevalenti rispetto ai motivi di dissenso e saranno suggerite dalla serietà del reciproco rapporto e dalla gravità dei problemi che vorremmo affrontare con quello spirito che abbiamo già annunciato nei primi rapporti post-elettorali tra le forze politiche, in cui abbiamo indicato come e su che punti poteva essere richiesto questo grande sforzo di unità nella distinzione delle responsabilità e senza confusione nei ruoli.
Naturalmente anche noi non faremo prevalere gli aspetti formali rispetto a quelli sostanziali. E' per questo che abbiamo concorso alla formulazione dell'ordine del giorno che ha per riferimento la conferenza sull'occupazione e i rapporti fra le istituzioni; abbiamo voluto portarla fuori da ogni sospetto di polemica o di puntigliosa contrapposizione tra le istituzioni. Noi riteniamo, ad esempio, che gli incontri tra le Regioni debbano essere salvaguardati dal tentativo di costituire continuamente delle specie di cartelli, che poi non sono neanche omogenei perché non sono assolutamente omogenee le situazioni socio-economiche ed i problemi delle varie Regioni nei confronti del Governo. E' vero, abbiamo accettato anche nella prima legislatura, in un ruolo diverso, una posizione dialettica nei confronti dello Stato perché è una cosa inevitabile tra le istituzioni mentre una istituzione, cioè la Regione, cerca un suo spazio completo organico, coerente e razionale, ma riteniamo che non si debba lasciarsi prendere la mano in questa direzione e quindi concordo con l'indirizzo e le valutazioni che ha fatto, a questo riguardo, il Consigliere Gandolfi.
Perché anche in relazione alla conferenza economica, in relazione alla constatazione delle limitate competenze regionali, la tentazione ad un certo punto di fare delle analisi e delle sintesi da rovesciare poi, nelle loro conclusioni, a casa altrui o in riferimento ad altre istituzioni, sarà fortissima. io credo che con questo riferimento le condizioni e le situazioni che possiamo determinare dovranno costituire la finalità e lo sbocco principale e fondamentale.
Quanto alle deliberazioni che tendono a dare una risposta al Governo per le proposte ed il pacchetto dei provvedimenti di emergenza, noi riteniamo che debba darsi innanzi tutto una valutazione generale politica positiva in ordine al quadro, ai propositi, agli intenti, al contesto con cui il Governo ha elaborato questi decreti e ha fatto queste proposte, e concorderei con alcune indicazioni date dall'Assessore Simonelli secondo le quali ci si colloca nella posizione di chi emenda, di chi integra, di chi tenta di salvaguardare al massimo livello e di affermare l'autonomia regionale e con questa le condizioni di efficienza per gli interventi. Io sono convinto che le Regioni, almeno alcune di esse e per i settori presi in considerazione la nostra Regione, siano in grado di garantire allo Stato e quindi alla comunità nel suo complesso, le condizioni di massima efficienza e quindi di brevità anche nei termini degli interventi se ad esse tutta la fiducia viene accordata e tutto lo spazio istituzionale e costituzionale previsto viene riconosciuto.
Quindi ci collochiamo nella logica di una sollecitazione a proseguire con questo spirito costruttivo e collaborativo che non impedisce la durezza, la fermezza e la chiarezza, ma che tende al risultato, anche se non sarà l'ottimo (spesso l'ottimo è nemico del bene).
Le vicende attraverso le quali siamo giunti a questa conclusione non ci hanno consentito compiutamente una valutazione di merito sulle singole proposte, noi non possiamo dare un'approvazione piena, totale, in blocco delle proposte, noi voteremo a favore delle deliberazioni che la Giunta ci propone avendo presenti soprattutto le finalità e l'urgenza di un adempimento che è essenziale. Sul merito ci riserviamo valutazioni ulteriori con la speranza della possibilità di aggiornamenti che la stessa Giunta potrà ottenere o fare in itinere per giungere ad un risultato più producente; ci sono alcuni settori per i quali si potrebbe già dare una totale adesione, altri su cui, come per gli interventi sanitari, ho sentito riserve, richieste di chiarimenti e così via e per i quali, ripeto, in occasione della discussione delle prossime proposte di deliberazione potremo portare l'ulteriore nostro contributo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Prendo la parola brevemente per annunciare che il nostro Gruppo vota a favore della deliberazione e approva l'ordine del giorno presentato da tutti i Gruppi. Ciò alla luce del carattere costruttivo del dibattito di oggi a cui tutte le forze hanno contribuito e per quanto riguarda l'ordine del giorno in conseguenza dell'ulteriore aggiornamento fatto dal Vice Presidente Libertini sulla situazione economica e del fatto che il Consiglio tutto si è ancora una volta reso conto della drammaticità della situazione e dell'esigenza di stabilire rapporti continui e tempestivi con il Governo per un coordinamento delle iniziative da assumere, in modo da assicurare dei risultati positivi ed eliminare le frammentazioni che non possono che essere dannose.
Desidero soltanto sottolineare due aspetti che emergono dalla discussione di oggi.
Certo, sul carattere dei decreti governativi si potrebbe fare tutta una serie di osservazioni e noi, per quanto riguarda il nostro Partito, anche in sede nazionale non abbiamo mancato di farlo; in Parlamento presenteremo degli emendamenti per assicurare un carattere più organico all'intervento contingente. Tenuto conto della situazione l'importante oggi è intervenire il problema di fondo sembra essere diventato in questo momento la capacità di spendere subito, di intervenire immediatamente per ottenere dei risultati sul piano dell'occupazione e sul piano dei risultati economici.
Il Vice Presidente del Consiglio La Malfa - ho visto ancora in un'intervista di oggi - ha polemizzato con quanti assumono posizioni di critica sulla scarsa considerazione che si fa in generale delle Regioni. Io non nego che ci siano degli elementi di verità, secondo me si tratta di valutare intanto l'atteggiamento tra Regione e Regione ed in secondo luogo gli impedimenti ad operare che vengono da tutta una serie di motivi che per quanto ci riguarda, sono di carattere obiettivo. L'on. La Malfa cita due Regioni in particolare, la Lombardia e l'Emilia Romagna, che invece si sarebbero presentate con dei progetti operativi ed io colgo questo punto del suo intervento per riproporre, e non in termini polemici, ma come argomento di attualità, quanto il nostro Gruppo ha fortemente sostenuto nell'ultimo anno della gestione passata circa l'esigenza di procedere per programmi speciali di interventi. Voi vorrete darci atto che in questa direzione il nostro Gruppo ha più volte affermato l'esigenza di fare interventi di questo tipo, mi è sin troppo facile dire che forse, se avessimo proceduto all'impostazione di quei programmi speciali di intervento, l'on. La Malfa avrebbe potuto citare anche la nostra Regione tra quelle che presentavano dei progetti operativi.
Mi sembra di dover sottolineare (anche gli altri Gruppi lo hanno fatto e li ringraziamo) che pur nella ristrettezza dei tempi - e ciò giustifica il modo nel quale oggi discutiamo - tuttavia lo sforzo vada sottolineato specialmente per quanto riguarda alcune delle proposte che sono state fatte; non è tanto uno sforzo di quantità, quanto di qualità nel senso che il metodo seguito tende a dare alle proposte di intervento un carattere organico, cioè suscettibile di produrre effetti positivi anche per impostazioni programmaticamente più valide per il futuro.
Questo credo vada colto come un metodo che noi vorremmo e cerchiamo di rendere permanente nell'attività della Regione Piemonte.
L'ultimo argomento - è già stato sottolineato, ma lo risottolineo - è quello che riguarda (sempre in ordine alla capacità di spendere immediatamente) la trascuratezza, il modo con il quale si sono considerate le possibilità di intervento dei Comuni che, secondo la nostra opinione rimangono ancora gli strumenti più validi per spendere immediatamente. Noi siamo convinti che se il pacchetto di emergenza avesse puntato naturalmente con il coordinamento dei programmi da parte delle Regioni, ad un finanziamento diretto ai Comuni, avremmo potuto superare tutta una serie di ostacoli di carattere burocratico e avremmo avuto, sul piano della spesa immediata, dei risultati molto più concreti. Il pericolo di residui passivi, secondo me, esiste anche con il metodo ora adottato, ma si trattava di coordinare il tutto attraverso le Regioni ottenendo anche il risultato - che è quello emerso drammaticamente ieri in una riunione che si è tenuta presso il Comune di Nichelino ed a cui hanno partecipato tutta una serie di Comuni della cintura e della provincia di Torino - di intervenire subito e di dare anche ossigeno ai Comuni i quali, attraverso questo tipo di finanziamento, avrebbero potuto completare delle opere che sono comprese nelle indicazioni settoriali del pacchetto di emergenza governativo. Il risultato sarebbe stato duplice e indubbiamente positivo.
Colgo l'occasione per dire che nell'incontro tra Regioni e Governo dovrebbero essere esaminate le possibilità che ancora sussistono di considerare l'eventualità, nel contesto dell'intervento, di assegnare delle somme direttamente ai Comuni per l'esecuzione di opere pubbliche che fanno parte delle proposte coordinate dalle Regioni. In questo senso, anche se non in forma definitiva, si otterrebbe comunque lo scopo di dare spazio a quello che rimane uno strumento fondamentale di democrazia e di operatività del nostro Paese, che sono i Comuni.
Queste sono alcune dichiarazioni con le quali concludo la dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa.
La Giunta ha ancora da aggiungere qualche cosa? La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione, finanze e bilancio

Molto brevemente, signor Presidente, per ringraziare i colleghi che sono intervenuti nel dibattito e che, seppure in tempi abbastanza ristretti, hanno consentito di esaminane con sufficiente ampiezza e con un approfondimento adeguato, tutti i problemi che sono sul tappeto.
Non voglio ripetere le cose che già sono state dette e che mi trovano largamente d'accordo Mi pare si possa concludere dicendo che la valutazione, sostanzialmente unitaria, che è stata data dei problemi sul tappeto - sia di quella della crisi, sia delle scadenze che abbiamo di fronte, sia anche nella risposta globale da dare sui due decreti che costituiscono i provvedimenti di emergenza, sia suffragata dall'andamento della discussione.
Forse qualche brevissimo chiarimento può essere dato su alcuni punti che sono stati gli unici a rappresentare un momento di diversificazione nelle valutazioni, in particolare al Consigliere Gandolfi.
Intanto vorrei sgombrare subito il terreno da un possibile equivoco che può essere sorto in questa discussione e cioè che da parte della Giunta, o dei Partiti che la compongono, ci sia il disegno di aprire il fuoco attraverso questa via, sul Governo, cosa che mi pare non vi sia nella discussione di oggi, ma neppure nel quadro generale della valutazione che i Partiti hanno dato dell'attività del Governo. Direi che anzi esplicitamente non solo il Partito Socialista, ma il P.C.I., non si sono posti minimamente il problema di recare, su questa vicenda in particolare ma su ogni questione in generale, difficoltà alla sopravvivenza di questo Governo e che per quanto riguarda le vicende del pacchetto si sia, da parte di ogni forza politica presente in Parlamento, esclusa una battaglia frontale ed anche una battaglia volta a ribadire la filosofia degli interventi di emergenza, mentre si è configurato invece il confronto sul terreno dei miglioramenti attraverso la battaglia degli emendamenti.
Ripeto, e all'interno di questo discorso che anche la nostra Regione, come le altre mi pare, deve collocare e intende collocare i suoi interventi.
Detto questo, mi pare doveroso per le Regioni sviscerare, nel limite del possibile, i contenuti di questi provvedimenti per coglierne alcuni aspetti che io ritengo preoccupanti e non solo perché, al di la del dato dell'emergenza, restano provvedimenti che comunque costituiranno un precedente nella nostra legislazione, ma perché c'è una serie di sintomi di una ripresa centralista di cui questi provvedimenti sono solo uno degli episodi. Nello stesso filone potremmo ricordare le dichiarazioni rilasciate all' "Espresso" la settimana scorsa dal prof. Andreatta in ordine ad un presunto ritardo nella politica di opere pubbliche dovuta all'entrata in funzione delle Regioni, per cui nel 1970 si facevano tante opere pubbliche nel 1974, con le Regioni funzionanti, se ne fanno molto meno, ergo, la colpa è delle Regioni se si sono rallentati gli investimenti pubblici. Ma il prof. Andreatta dimentica che le opere pubbliche si sono rette su una politica creditizia che nel frattempo è passata attraverso la stretta e che quindi i Comuni non hanno più avuto a loro disposizione, negli ultimi anni le somme necessarie per realizzarle.
E allora qui veniamo ad uno dei nodi veri del discorso ed al rischio di una ripresa centralista che vada contro le Regioni, che non è certamente nelle intenzioni né del Vice Presidente La Malfa e io credo neppure del Governo in quanto tale, ma che è presente all'interno di questi provvedimenti nei quali (e lo ricordava lo stesso Consigliere Gandolfi) la burocrazia ministeriale ha potuto mettere mano in una forma che forse ha prevaricato la stessa doverosa attenzione dei Ministri proponenti, se è vero, come è vero, che alcune norme appaiono veramente una furberia per scaricare guai sulle Regioni e dunque anche per trovare domani degli alibi anche di fronte ad uno scarso impatto con la realtà degli stessi provvedimenti anticongiunturali, per trovare degli alibi da scaricare sulle Regioni che poi non sarebbero in grado di rispondere alle attese che si sono riposte in loro.
E' dunque su questo terreno, cioè sulla doverosa attenzione a problemi istituzionali che nascono anche da provvedimenti di emergenza, perché anche questi restano nel nostro sistema normativo, che occorre insistere perch ripeto, le indicazioni emerse - come ricordavano il Consigliere Bianchi prima e il Consigliere Berti poi - sono tese, certo nella chiarezza e nella durezza dei confronti, non ad un ribaltamento dei provvedimenti, ma ad un miglioramento che vada in alcune direzioni che tengono conto dell'emergenza e quindi dell'urgenza di avviare subito delle spese pubbliche, ma facendo perno su alcune cose che possono essere fatte senza stravolgere il quadro.
Come dicevo, bisogna andare in tre direzioni: da una parte cercare di riportare gli interventi nei limiti in cui ciò è possibile, ai meccanismi previsti dalla legge finanziaria, ossia ai piani regionali di sviluppo ed ai progetti speciali previsti dall'art. 12, per esempio gli interventi per l'agricoltura o quelli per i trasporti che senza alcuna difficoltà rientrano in questo quadro.
In secondo luogo verificare la possibilità di innescare meccanismi di spesa innovativi che riducano i passaggi e che consentano alle Regioni dentro grandi vincoli di destinazione della spesa, di scegliere autonomamente i progetti e i criteri di erogazione; tipica un'innovazione da introdurre per l'edilizia ospedaliera che non vincoli la spesa regionale alle richieste delle amministrazioni ospedaliere di dieci anni fa. E allora non dobbiamo sottovalutare il pericolo distorcente di un finanziamento come quello dell'edilizia ospedaliera, che impatta per 600 miliardi, che è di gran lunga il più grosso tra tutti quelli previsti dai decreti e che va in una direzione che riconosciamo sbagliata. Dobbiamo invece cercare di ricuperare queste disponibilità ad una politica che, con la stessa capacità di mettere in moto i cantieri subito, vada in una direzione che da un lato risponda alle esigenze delle realtà locali e dall'altro consenta alle Regioni di dispiegare i loro poteri costituzionali nella scelta delle opere.
Sotto questo profilo non devono neppure essere taciuti quei meccanismi nuovi che vengono introdotti dai decreti e che per esempio rompono il quadro dei rapporti istituzionali Regioni-Governo nella sua collegialità oppure Regioni-Ministri di indirizzo, cioè Bilancio e Tesoro, stabilendo un rapporto, per la prima volta nel nostro sistema normativo, tra la Commissione Interregionale e i Ministri della spesa i quali si configurano in particolare quello dell'Agricoltura - come Ministri che coordinano e guidano l'attività delle Regioni; ossia proprio quei Ministri che al limite avrebbero dovuto essere soppressi nel momento del passaggio di funzioni alle Regioni ritrovano, sotto l'alibi dell'urgenza e dell'emergenza, dei poteri di guida e di indirizzo che rompono anche i rapporti istituzionali di collegialità Governo-Regioni e stabiliscono un rapporto di subordinazione delle Regioni col singolo Ministro della spesa. E' un quadro che, se anche dettato dall'emergenza, introduce degli elementi innovativi che sono pericolosi e deve essere valutato per quello che è.
Detto questo e ricondotto a questa esigenza il ruolo dialettico tra le Regioni ed il Governo, resta che questa Giunta ha inteso, portando questa discussione oggi al Consiglio, non solo consentire un ampio e proficuo scambio di vedute, ma al limite giungere, in conclusione, ad approvare delle delibere che però sono una risposta puntuale ai decreti così come sono. Nessun velleitarismo e nessuna fuga nella demagogia, con tutte le critiche che abbiamo qui fatto, che mi pare siano state largamente condivise anche dal Consiglio, che noi intendiamo riportare davanti alla Commissione della Camera mercoledì, però portiamo all'approvazione del Consiglio delle delibere che sono l'esatta risposta nei termini che i decreti chiedono, della Regione Piemonte a ciò che questi decreti chiedono a tutte le Regioni.



PRESIDENTE

Siamo alla fase conclusiva di questa nostra seduta e dobbiamo passare alla votazione dei documenti che la concludono.
Prima di tutto vi sono tre progetti di delibere predisposti dalla Giunta, il primo dei quali è inerente all' edilizia sovvenzionata, il secondo all'edilizia ospedaliera e il terzo al completamento delle opere di competenza delle Regioni.
Il primo suona come segue: "Il Consiglio Regionale Visto il D.L. 13/8/1975 n. 376 Visto il secondo comma, art. 4 del D.L. succitato Preso atto del documento recante i programmi regionali del Piemonte ed i criteri attuativi dei medesimi, ai sensi del precitato art. 4 del D.L.
376, predisposto dalla Giunta Regionale in data 5 settembre 1975 e sottoposto all'esame del Consiglio Regionale e ritenendolo meritevole di approvazione delibera di approvare il programma degli interventi straordinari dell' edilizia sovvenzionata di cui all'art. 4 del D.L. 13/8/1975 n. 376 quali risultano dall'allegato documento (All. A). Data l'imminente scadenza del termine previsto dal secondo comma dell'art. 4 del provvedimento legislativo succitato, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'articolo 49 della legge 10/2/1953 n. 62 e sarà pubblicata sul B.U. della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Su questo primo progetto di delibera, immediatamente esecutivo, si vota per alzata di mano.
La delibera è approvata all'unanimità, con la presenza di 46 Consiglieri.
Seconda delibera: "Il Consiglio Regionale Visto il D.L. 13/8/1975, n. 376 Visto il terzo comma, art. 14, del D.L. succitato Preso atto del documento predisposto dalla Giunta Regionale in data 5/9/1975, contenente fabbisogno relativo al completamento delle opere comprese negli elenchi allegati ai programmi di cui al primo comma dell'art. 14 del succitato D.L. 376, sottoposto all'esame del Consiglio Regionale Ritenendo il documento medesimo meritevole di approvazione delibera di approvare il fabbisogno relativo al completamento delle opere di edilizia ospedaliera comprese nei programmi di intervento disposti in applicazione della legge 30/5/1965 n. 574 e successive modificazioni ed integrazioni, ed approvati con decreti interministeriali 10/11/1956 16/3/1968, 19/10/1968, 23/1/1970 e 10/2/72, quale risulta dal documento allegato alla presente deliberazione sotto il numero 1.
Data l'imminente scadenza del termine previsto dal succitato terzo comma dell'art. 14 del D.L. 376, la presente deliberazione e dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'articolo 19 della legge 10/2/1953 n.
62.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul B.U. della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano: la delibera è approvata all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.



MARTINI Mario

Avevo già chiesto la parola, ma lei Presidente, non se n'è accorto, per dire che di questa delibera non abbiamo ricevuto copia, per cui gradiremmo averla.



PRESIDENTE

Il Consigliere ha perfettamente ragione, verrà subito distribuita.
Io non ho visto la richiesta di parola, per cui il documento ormai è votato.
Terza delibera: "Il Consiglio Regionale Visto il. D.L. 13/8/1975 n. 376 Visto il terzo comma dell'art. 16 del D.L. succitato Preso atto del documento recante l'individuazione delle opere di competenza regionale da finanziare in Piemonte con fondo speciale costituito presso la Cassa Depositi e Prestiti ai sensi del primo comma dell'art 16 del sopraccitato D.L. 376; documento predisposto dalla Giunta Regionale in data 5 settembre 1975 e sottoposto all'esame del Consiglio Ritenendolo meritevole di approvazione delibera di approvare l'individuazione delle opere di competenza regionale da finanziare con fondo speciale costituito presso la Cassa DD.PP. ai sensi del primo comma dell'art. 16 del D.L. 13.8.1975 n. 376, quali risultano dall'allegato documento (All. A).
Data l'imminente scadenza del termine previsto dal terzo comma del succitato art. 16 del D.L. n. 376, la presente deliberazione è dichiarata immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul B.U. della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Vi sono ancora richieste di parola? I Consiglieri hanno coscienza di ciò che si sta per votare? Allora chi è d'accordo alzi la mano.
La delibera è approvata all'unanimità.
Abbiamo ancora da approvare un ordine del giorno che reca la firma dei Consiglieri Berti, Bianchi, Calsolaro, Cardinali, Robaldo, Rossotto.
"Il Consiglio Regionale considerata la gravità della situazione economica piemontese e il persistente pericolo di un'ulteriore flessione della occupazione udite le aggiornate informazioni comunicate dalla Giunta a questo proposito nell'odierna seduta attesa la preparazione in corso della Conferenza economica regionale cui hanno aderito con vasto impegno collaborativo tutte le forze economiche e sociali della Regione e dalla quale si attendono esiti rilevanti di indicazione operativa considerando l'assoluta necessità che in questa situazione non si producano sfasature o frantumazioni nell'azione dei pubblici poteri e che vi sia invece un loro efficace coordinamento ritiene di dover sollecitare al Governo l'instaurazione di un rapporto adeguato con la Regione Piemonte in ordine agli sviluppi della crisi economica ed industriale in atto decide la costituzione di una delegazione rappresentativa del Consiglio Regionale che esponga al Governo tutti gli elementi di conoscenza acquisiti dal Consiglio, anche attraverso il quotidiano confronto con i lavoratori e la realtà produttiva, al fine di pervenire all'adozione urgente di adeguate e coordinate misure".
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Solo una precisazione interpretativa, per la parte che mi riguarda, di quest'ordine del giorno. Non aggiungo nulla a quanto già accennato, preciso solo che la delegazione che questo ordine del giorno preannuncia, ha un carattere eccezionale espositivo e rappresentativo presso il Governo di tutta la realtà nelle sue varie valutazioni piemontesi, in relazione al tema oggetto dell'ordine del giorno.
La continuità del rapporto che deve essere costituito tra le istituzioni è troppo evidente che è riservata, con le responsabilità relative, agli organi a ciò preposti.



PRESIDENTE

La precisazione mi pare del tutto pertinente e oculata e credo che la Giunta non abbia nulla da obiettare.
Vi sono altre richieste di precisazioni? Non ne vedo, quindi metto in votazione l'ordine del giorno per alzata di mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità.
Il Segretario Consigliere è pregato di leggere le numerose interrogazioni ed interpellanze che sono state presentate e di cui verranno lette soltanto le parti centrali.


Argomento:

Comunicazioni della Giunta Regionale su: consulta artigiana; situazione occupazionale e crisi economica nella Regione; attuazione nella Regione Piemonte dei provvedimenti d'emergenza decisi dal Governo

Argomento:

Interrogazioni ed interpellanza (annuncio)


FABBRIS Pierina, Consigliere Segretario

Interrogazione del Consigliere Armella concernente la richiesta di chiarimenti sulla delimitazione delle zone colpite dalla grandine in provincia di Alessandria e provvedimenti in favore delle famiglie.
Interrogazione del Consigliere Martini relativa ai chiarimenti circa il criterio di distribuzione della pubblicazione "I comprensori piemontesi" e richiesta di copia della lettera circolare 18/8/75, n. 3198.
Interrogazione urgente dei Consiglieri Bertorello e Chiabrando sulla grave situazione dei produttori del latte in provincia di Torino, richiesta di chiarimenti circa le misure che la Giunta intende adottare.
Interpellanza del Consigliere Gandolfi su "Chiarimenti circa la circolare relativa all'istituzione dei comprensori inviata ai Comuni del Piemonte".



PRESIDENTE

Comunico ancora ai Consiglieri che il Consiglio sarà convocato il 16 settembre alle ore 9 con l'ordine del giorno che ho prima comunicato.
La parola al Vice Presidente della Giunta che ha ancora una comunicazione da fare.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta Regionale

Debbo dire che la dott.ssa Vietti aveva presentato un'interrogazione che riguardava la Montedison: con la relazione che ho fatto ho inteso rispondere anche a quella. Vorrei che di questo si desse atto.



VIETTI Anna Maria

Considero la relazione del Vice Presidente sulla situazione relativa alla Montedison, come risposta alla mia interrogazione sul Cotonificio Valle Susa.



PRESIDENTE

I lavori sono così conclusi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21)



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