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Dettaglio seduta n.69 del 16/09/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno è già stato svolto in parte nella seduta di martedì. Stamane iniziamo subito la seduta con una serie d'interrogazioni ed interpellanze che era stato previsto di svolgere prima d'iniziare l'esame delle leggi.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità d'intervenire per eliminare la discarica di rifiuti solidi urbani in località Bruere fra i Comuni di Rivoli, Collegno, Pianezza, Alpignano"


PRESIDENTE

La prima è l'interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità d'intervenire per eliminare la discarica di rifiuti solidi urbani in località Bruere fra i Comuni di Rivoli, Collegno, Pianezza, Alpignano".
Risponde l'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente ed inquinamenti

Rispondendo all'interrogazione in oggetto è innanzitutto opportuno precisare che la discarica interessa i Comuni di Alpignano, Rivoli Collegno e Grugliasco, con una popolazione complessiva di 132.000 abitanti.
Tale discarica rispetta, in linea di massima, le indicazioni del "piano orientativo per lo smaltimento dei rifiuti solidi sul territorio piemontese" approvato nel dicembre scorso dal Consiglio regionale, servendo i Comuni più urbanizzati dell'area d'intervento "Torino-Ovest".
La discarica, localizzata in località Bruere (Comune di Alpignano), ha una estensione utilizzabile di 96.000 mq, ed una potenzialità prevedibile per circa 10 anni.
Dalla stratigrafia del terreno risulta che ad una profondità di 2-3 metri dal piano di campagna esiste un banco di argilla, completamente impermeabile, profondo circa 20 metri, mentre gli strati superficiali, dal piano di campagna fino a 2-3 metri di profondità, sono di natura alluvionale (ghiaia e argilla) e quindi fortemente permeabili.
L'utilizzazione della discarica è iniziata il 1° luglio 1975, dopo che il Medico Provinciale, a seguito di un sopralluogo, ha espresso il proprio nulla osta (parere del 5 luglio 1974 n. 5916).
La discarica è realizzata con il metodo a trincee, scavate in profondità sul terreno argilloso, in modo che non si verifichino infiltrazioni di acqua che possano interessare sia la falda sottostante peraltro ad una profondità di circa 80 metri, sia il corso di acqua limitrofo (Dora Riparia).
I rifiuti versati nella trincea vengono regolarmente compattati con un bulldozer speciale, del tipo Sanitary Landfilling mod. 916 del peso di circa 400 quintali. I rifiuti triturati e costipati dal peso dei cingoli del suddetto automezzo riducono il proprio volume del 70 %.
I rifiuti infine giornalmente vengono ricoperti con una strato di terra.
Deve essere inoltre precisato che la discarica è recintata per la parte di facile accesso, è dotata di pesa pubblica ed è costeggiata per una parte da un filare di pioppi. Vengono inoltre effettuati trattamenti disinfettanti e derattizzanti, sia sulla discarica che nelle strade di accesso.
Dal sopralluogo effettuato risulta pertanto che la discarica è condotta in modo razionale e nel rispetto, in linea di massima, delle norme contenute nel disciplinare allegato alla legge n. 46/1975.
Dato il forte insediamento urbano della zona, le abitazioni della frazione Bruere si trovano ad una distanza di poco inferiore ai 1000 metri previsti dall'art. 24 della legge 20.3.1941 n. 366. Va comunque rilevato che tali abitazioni non dovrebbero essere interessate dalle esalazioni della discarica per due motivi: 1) - la conduzione della discarica avviene in modo razionale, con una ricopertura di terreno sufficiente. Si solleciteranno le Amministrazioni interessate in modo da aumentare la copertura durante il periodo estivo 2) - i venti dominanti non interessano la località in questione n altri centri abitati.
Per quanto riguarda le sorgenti di acqua denunciate nella interrogazione in oggetto, si rileva che queste provengono da una infiltrazione, che interessa il primo strato alluvionale, proveniente dalla bialera di Grugliasco situata poco più a monte. Questo fenomeno si verifica principalmente durante i periodi di forti precipitazioni.
Per ovviare a questo inconveniente le Amministrazioni interessate sono invitate a impermeabilizzare gli strati alluvionali delle pareti della discarica con il terreno argilloso, peraltro facilmente reperibile nell'area stessa.
Tale impermeabilizzazione dovrebbe inibire il fenomeno di infiltrazione laterale e garantirebbe l'utilizzazione razionale delle future trincee che verranno realizzate a 2-3 metri di profondità rispetto al piano di campagna. Un'altra azione consigliabile è l'impermeabilizzazione delle pareti laterali della bialera suddetta nel tratto in cui possono verificarsi infiltrazioni che interessano la discarica.
Sulla base del parere del Medico Provinciale, dei sopralluoghi effettuati, e dei contatti avuti con il Sindaco di Alpignano, si pu ritenere che la discarica dei rifiuti solidi urbani realizzata dai Comuni di Alpignano, Rivoli, Collegno e Grugliasco, in località Bruere, sembra offrire, adottando ancora qualche semplice accorgimento, sufficienti garanzie per la tutela dell'ambiente circostante.
A tale proposito va rilevato che la discarica, realizzata in una zona oggi praticamente inutilizzabile per qualunque scopo, verrà restituita all'ambiente in modo da essere adibita a verde pubblico.
Infine, posso assicurare il Consigliere interrogante che l'Assessorato regionale alla tutela dell'ambiente, anche attraverso l'autorità sanitaria comunale e provinciale, vigilerà periodicamente che la discarica di Bruere nel suo progressivo sviluppo, rispetti, sul piano igienico-sanitario, le disposizioni contenute nel disciplinare allegato alla legge regionale n.
46/1975 relativa a interventi a favore di Enti locali per lo smaltimento dei rifiuti solidi.
Abbiamo voluto privilegiare le discariche controllate proprio per una scelta che è dipesa da approfondimenti che sono durati anni, con visite anche all'estero, specie in Inghilterra dove, in rappresentanza del Consiglio regionale, ci recheremo tra poco e dove, nelle visite già effettuate, abbiamo potuto vedere che l'85 % delle soluzioni sono riferite a discariche controllate. La stessa città di Londra, con nove milioni di abitanti, ha un solo impianto di incenerimento, tutto il resto va nelle discariche allestite nelle paludi del Tamigi.
Noi ci siamo fatti carico di questa soluzione, anche dal punto di vista economico l'avevamo privilegiata; si tratta ora da parte di tutti di persuadersi che le discariche devono esistere e fare il possibile perch siano come vogliono la legge e il disciplinare allegato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per la puntualità e la dettagliata relazione tecnica in ordine a questo problema. Devo però dichiararmi insoddisfatto al di là della puntualità dei termini tecnici rilevati dall'Assessore, in quanto questo problema, che ormai da un anno interessa in particolare la frazione Bruere di Alpignano, ha interessato le forze politiche di minoranza, soprattutto, di questi Comuni per sollecitare una dislocazione differente della discarica pubblica, per alcuni particolari di carattere igienico, d'inquinamento delle falde e soprattutto di quella denuncia che l'Associazione "Italia Nostra" ha fatto a seguito di centinaia di firme raccolte dalla popolazione di questi Comuni.
Ritengo che, indipendentemente dalla condotta razionale, come rilevava l'Assessore, nell'applicazione della legge si debba tener conto anche dell'obiettiva sollecitazione che le popolazioni interessate hanno fatto, a seguito della situazione incresciosa che si è verificata questa estate con la calura estiva e con conseguenze non indifferenti, soprattutto per gli abitanti.
Per questi motivi ritengo che la Regione, promovendo e continuando la sua azione di controllo, debba impegnarsi diversamente perché occorre un controllo contingente per dare una risposta alla popolazione che ha chiesto un correttivo dell'attuale situazione.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Chiabrando: "Iniziative che la Giunta intende assumere per agevolare una positiva soluzione della vertenza di lavoro alla Magit"


PRESIDENTE

Passiamo a discutere l'interrogazione del Consigliere Chiabrando: "Iniziative che la Giunta intende assumere per agevolare una positiva soluzione della vertenza di lavoro alla Magit".
Risponde l'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Devo ringraziare il Consigliere interrogante perché è solo con questa interrogazione, che porta la data del 29 luglio, che il caso della Magit di Cavour è stato posto all'attenzione dell'Assessorato.
Chiabrando sa che mi sono fatto premura di mettermi in contatto con lui telefonicamente ai primi di agosto, però non è stato possibile accertare la situazione, dal momento che l'azienda era chiusa, gli operai in ferie, il proprietario non era reperibile. Alla ripresa dell'attività abbiamo avuto una serie di contatti con le organizzazioni sindacali, il Comune di Cavour ed il titolare dall'azienda. Ne riassumo le risultanze.
La Magit è articolata in due stabilimenti, uno a Cavour con circa 36 dipendenti e uno a Torino con circa 20. Negli stabilimenti di Cavour vengono eseguite lavorazioni di confezionamento di camicie, mentre a Torino sono svolte le parti terminali delle lavorazioni e la spedizione.
Il portafoglio ordini dell'azienda è buono, mentre difficile è la situazione finanziaria a causa della bassa produttività che, secondo il titolare, provocherebbe da tempo gravi perdite di bilancio. Per fronteggiare questa situazione e per utilizzare lo spazio inutilizzato nello stabilimento di Torino, si effettuerebbe questo trasferimento.
Lo stabilimento di Cavour verrebbe ceduto o affittato per impiantarvi una nuova attività e dicono che con tatti in tal senso sarebbero in corso anche con l'iniziativa del Comune di Cavour.
Essendo questa la situazione sembra difficile trovare un punto d'incontro fra le parti, dal momento che le maestranze oppongono resistenza a questa soluzione.
Un elemento determinante per la soluzione della vertenza potrebbe essere la sollecita individuazione di un imprenditore interessato ad avviare una nuova attività nello stabilimento di Cavour e la rapida definizione degli accordi relativi con la Magit.
Il Comune di Cavour, che già da tempo segue la vicenda, si sta attivamente interessando. Anche da parte nostra verranno poste in essere tutte le possibilità per favorire la soluzione della vertenza. Mi pare per che una cosa da fare subito sia chiedere la sospensiva di questo provvedimento, per non pregiudicare la soluzione definitiva che si ipotizza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Do atto della tempestività con cui l'Assessore Alasia è intervenuto purtroppo però la sua risposta non è soddisfacente, come lui stesso ammette. Trovandoci di fronte a difficoltà di carattere economico, si riconosce alla proprietà la necessità di questa concentrazione, però è chiaro che se a Cavour (e questo potrebbe avvenire anche con l'aiuto della Regione) si potesse avviare un'attività simile alla attuale, pur con un'altra gestione, il personale potrebbe continuare a trovare posto in quella sede, in quanto non desidera trasferirsi a Torino compiendo oltre 50 Km. di trasferta.
D'altra parte, potendo mantenere in Cavour il personale, l'azienda assumerebbe in Torino (e questo l'ha confermato di fronte ai sindacati) altro personale con ovvi vantaggi di carattere occupazionale.
Nel dichiararmi quindi parzialmente soddisfatto, invito l'Assessore a continuare ad interessarsi a questa vicenda per trovare possibilmente uno sbocco in questi termini.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazioni dei Consiglieri Cerchio - Soldano e Chiabrando - Bertorello - Cerchio: "Interventi della Giunta regionale in seguito alle grandinate che hanno colpito le province di Torino e di Cuneo"


PRESIDENTE

Vi sono ora due interrogazioni sullo stesso argomento: quella dei Consiglieri Cerchio e Soldano e quella dei Consiglieri Chiabrando Bertorello e Cerchio, concernenti gli: "Interventi della Giunta regionale in seguito alle grandinate che hanno colpito le province di Torino e di Cuneo". Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Abbiamo due interrogazioni sulla questione della grandine e se gli interroganti sono d'accordo darei un'unica risposta.
La prima riguarda la grandinata del 9 agosto che ha colpito in particolare 22 Comuni della Langa ed ha visto l'intervento della Regione per la prima volta in quella forma coordinata che gli interroganti sollecitano. Per iniziativa del Presidente, l'Assessore e alcuni Consiglieri si sono trovati a Feisoglio dove, nell'incontro con la popolazione danneggiata, sono stati messi a punto alcuni interventi consistiti intanto in un immediato impegno da parte del Genio civile per quanto concerne i lavori di sistemazione delle opere pubbliche minori, e posso dire oggi che complessivamente l'intervento e stato di 378 milioni.
Se i colleghi lo ritengono posso dare la distinta delle spese fatte Comune per Comune.
E' stato poi assunto, com'era doveroso, l'impegno dell'applicazione più celere possibile della 364 (impegno adempiuto).
Infine si è parlato di una modifica della legge ed è stato assunto l'impegno per un intervento straordinario di 200 milioni che poi l'Assessorato all'assistenza ha aumentato a 300 milioni poiché nel frattempo si erano verificati altri danni; un ulteriore aumento a 400 milioni è stato preventivato, anche se non ancora formalizzato, perché c'è il problema della variazione di bilancio.
Come sappiamo l'Assessorato all'assistenza è di pertinenza dell'avv.
Vecchione; si tratta ora di creare quel meccanismo per una distribuzione corretta: per Cuneo è stato deciso di sentire il Comprensorio che dovrebbe farci una proposta per il riparto della somma destinata; per gli altri Comuni, essendo questi sparsi in vari Comprensori, con l'Assessore Vecchione verrà indetta una riunione con i Sindaci per arrivare a determinare equamente questa somma che non può che essere usata come si usano i fondi relativi all'assistenza e beneficenza, purtroppo attraverso l'ECA, e sappiamo tutti quante difficoltà comporterà per noi, ma soprattutto per i Sindaci, i quali però si sono impegnati a costituire Commissioni e ad utilizzare al meglio quelle risorse che possono essere poche, ma che sono molte se si considera che è la prima volta che si arriva ad uno stanziamento di questa mole sui capitoli dell'assistenza.
Rimane però aperto tutto il problema delle iniziative da avviare per la modifica della legge. Non so se in sede d'interrogazione posso riferire su quali sono gli orientamenti, che sono quelli che abbiamo detto in sede pubblica: occorre la modifica della legge, l'aumento del fondo in dotazione (questo è quanto chiedono la Regione e vari Gruppi parlamentari) va da 50 a 150 miliardi annui, le provvidenze, in particolare quelle di cui all'art.
14, vanno estese ad altre coltivazioni e non solo a quelle pregiate (viticoltura, ecc.), alcuni altri interventi di cui agli artt. 5 e 7 vanno migliorati, ma soprattutto occorre uno snellimento delle procedure.
Noi abbiamo presentato le proposte per tutte le delimitazioni, per tutti sappiamo che trascorre un anno: quindici giorni fa sono arrivati gli ultimi decreti di delimitazione per le grandinate dell'Astigiano dello scorso anno. I tempi, rispetto a qualche anno fa, si sono già ristretti perché allora si arrivava anche a due anni prima di avere il decreto con le eventuali correzioni e gli stanziamenti, però un anno passa, cosa che è in contrasto con lo spirito della legge che dalla Regione pretende che le proposte arrivino in 20/30 giorni, perché il Ministero del Tesoro, dovendo pagare, più rinvia e meno crea problemi di cassa allo Stato.
Se i colleghi sono d'accordo, dopo una discussione in Commissione VI si potrebbe portare in aula un nuovo ordine del giorno con una presa di posizione politica poiché si tratta di chiedere uno snellimento delle procedure e soprattutto la delega - se non si vuole regionalizzare il fondo alla Regione a delimitare essa le zone danneggiate. In quel contesto credo sarebbe utile fare un pensierino sulla nostra legislazione, quella che abbiamo cercato d'introdurre nel corso della precedente legislatura che non è applicabile proprio perché fa riferimento alle zone delimitate ai provvedimenti previsti.
Questo è quanto ho ritenuto di dover dire, consapevole che per quanto riguarda la modifica e le proposte da portare al Governo il discorso deve essere molto più ampio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Vorremmo anzitutto dire di essere parzialmente soddisfatti della risposta in quanto l'interrogazione, fatta all'indomani della grandinata e del nubifragio che ha colpito le Langhe ed in particolare la cintura torinese, ha visto una risposta da parte della Giunta con il convegno al quale faceva cenno l'Assessore, tenutosi nel Comune di Feisoglio.
L'interrogazione in realtà richiamava la necessità di un coordinamento oltre che di un intervento qualificato e notevole dell'Assessorato all'Agricoltura, fra tutti gli altri Assessorati che potevano in qualche misura essere competenti in materia, proprio perché il nubifragio aveva colpito non solamente l'agricoltura, ma le infrastrutture tutte della zona.
E' chiaro che l'intervento attraverso l'Assessorato all'assistenza, con quelle difficoltà a cui l'Assessore Vecchione più di una volta ha fatto cenno, crea dei grossi problemi. Forse l'aver demandato la questione al Comprensorio ha conferito al nuovo organismo che sta per sorgere una responsabilità che certamente dovrà assumersi per la ridistribuzione immediata di fondi stanziati tramite ECA.
La seconda interrogazione, che si riferiva in particolare alla grandinata successiva che nel giro di poche settimane ha nuovamente colpito i Comuni della cintura torinese (nei Comuni di Moncalieri, Nichelino e La Loggia il raccolto rovinato è del 90%), intendeva sollecitare la proposta che la Regione Piemonte, come Ente e come istituzione, si facesse carico nei confronti delle autorità governative, dopo quanto era emerso nelle proposte della precedente amministrazione regionale e che qui sono state richiamate dall'Assessore Ferraris, vale a dire un discorso di regionalizzazione e di un aumento del fondo e soprattutto di un'accelerazione dei tempi tecnici.
Avendo il nostro Gruppo politico già espresso in precedenti occasioni delle valutazioni in ordine all'aumento ed alla regionalizzazione del fondo ed all'accelerazione dei tempi tecnici di approvazione, la Giunta pu essere sicura che troverà l'unitarietà nella proposta; d'altra parte il Ministero, in occasione di calamità che hanno colpito il nostro Paese, si è dichiarato disponibile a questo discorso.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Oberto: "Iniziative della Giunta per completare l'esame organico del progetto di trasferimento nel Casertano della Olivetti contabile"


PRESIDENTE

Alla successiva interrogazione, presentata dal Consigliere Oberto: "Iniziative della Giunta per completare l'esame organico del progetto di trasferimento nel Casertano della Olivetti contabile", risponde l'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro e dell'industria

La ringrazio vivamente, Consigliere Oberto, per questa interrogazione che mi da modo di rispondere su un argomento sul quale io stesso desideravo e avevo l'obbligo d'intrattenere il Consiglio, dal momento che già nella scorsa seduta ho ricordato come fu strozzata quella votazione dell'ordine del giorno sul controllo numerico. Quindi l'occasione di rispondere mi è doppiamente gradita in quanto nella seduta del 26 luglio, quando votammo l'ordine del giorno, data la tarda ora non fu possibile discutere su questo argomento, peraltro molto importante e sentito.
Naturalmente ora rispondo nei termini di tempo che mi sono consentiti data la sede dell'interrogazione.
La Regione ha subito dato attuazione agli impegni che erano fissati nell'ordine del giorno che abbiamo votato; abbiamo subito scritto alla Regione campana nello spirito dell'ordine del giorno e nello spirito della politica più generale di questa Regione che, come lei sa, non va a discutere di questi problemi con una visione di difesa localistica, e dichiarando la nostra volontà di concorrere ad uno sviluppo del Sud, a condizione però che lo si faccia con operazioni che non siano sostitutive ma aggiuntive.
Ora attendiamo una risposta per decidere in modo coordinato con la Campania.
Il 6 settembre ho incontrato la direzione della Olivetti e mi permetto di rilevare, avv. Oberto, che se l'operazione di trasferimento a Marcianise inizierà dal 1976, essa nel suo complesso non è prevista a così breve termine come apparirebbe dalla sua interrogazione; l'operazione, in tappe varie, si attuerebbe entro il 1980 e più precisamente: entro il 1977 l'addestramento professionale e primo inizio di alcune attività lavorative entro il 1978 il completamento dell'addestramento e l'inizio del trasferimento di macchine da San Bernardo a Marcianise; nel 1979 l'avvio del montaggio e alla fine del 1980 la chiusura dell'attività di San Bernardo.
La garanzia che abbiamo avuto dalla Olivetti è che non verranno attuati licenziamenti a San Bernardo, con l'inserimento dei lavoratori di quella località in altre attività qualificate, corrispondenti ai livelli di qualificazione e anche in categorie impiegatizie. A Marcianise gli interessati sarebbero inizialmente 400 e si arriverebbe, al completamento di queste operazioni, a 700 più una settantina nella robotica, più una quota di impiegati.
Tutto ciò - assicura la Olivetti - in un quadro di potenziamento del controllo numerico.
Ora io non nascondo (e l'ho fatto presente anche alla Olivetti) che l'operazione, pur con queste gradualità e cautele, pur con meccanismi sindacali che per taluni aspetti sono apprezzabili, continua a lasciare forti perplessità. Perché? Intanto è prevedibile un esodo naturale che in questo settore (a detta della stessa direzione, data l'età e il grado di qualificazione) potrebbe essere attorno al 2 % annuo; e cioè nell'arco di tempo previsto per l'operazione può significare 100/120 lavoratori che non verrebbero comunque rimpiazzati. E questo è tanto più grave in quanto alla Olivetti da anni non si effettua il naturale turnover, è dal 1972 che c'è il blocco. Alla fine di quest'operazione - almeno dall'ottica prevedibile aziendalmente - si avrà dunque che il settore del controllo numerico crescerà in produzione e in fatturato, mentre l'occupazione sarà stagnante sostanzialmente diminuita nel complesso.
Questo concerne un grosso problema di politica generale e quello specifico - che lei, avv. Oberto, solleva nell'interrogazione - delle linee di viluppo dell'elettronica e per il quale mi chiede se abbiamo completato gli studi. Per questo io debbo rinviarla alla proposta del piano di sviluppo, poiché comprenderà che dalla seduta del 26 luglio, quando abbiamo votato l'ordine del giorno, ad oggi, essendoci di mezzo il mese di agosto è difficile pretendere di completare organicamente un disegno su una materia così complessa. Devo però ricordare che siamo stati nel frattempo al convegno promosso dalle Regioni all'Aquila per il piano nazionale dell'elettronica e che di qui sono emersi elementi sui quali abbiamo chiesto al Governo di confrontarci nella dimensione nazionale che il problema comporta.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante.



OBERTO Gianni

Le ricambio il ringraziamento, signor Assessore, per le sue risposte che puntualizzano la situazione. E' difficile poterci dichiarare soddisfatti o insoddisfatti, è la puntualizzazione di uno stato di fatto che è in via di sviluppo e pertanto la soddisfazione la dichiareremo nel momento in cui ci sarà qualcosa di più preciso e di più concreto.
Io non avevo la preoccupazione che fosse una questione di immediata soluzione, difatti nella mia interrogazione dicevo "sarebbe prevista a non lungo termine", era una forma per ovattare quello che era ed è lo stato d'animo della popolazione lavoratrice del complesso che alla Olivetti di Ivrea lavora in questo settore, perché erano corse delle voci che davano come immediato il trasferimento, anche di personale, che avrebbe dovuto assecondare la possibilità di rendere a Marcianise immediatamente operante questo settore particolarmente delicato e difficile che postula, senza alcun dubbio, una preparazione professionale di alto livello. Non è che si possa prendere un operaio che si presenta al lavoro per la prima volta e metterlo ad operare in un settore come questo.
Comunque prendo atto delle dichiarazioni che le sono state fatte desidero esprimere il pensiero che lei vorrà continuare a tenere d'occhio questa situazione proprio per evitare delle impennate o delle improvvisazioni alle quali siamo - non per il caso specifico, ma in linea generale - anche abbastanza abituati. Ci sono alle volte delle parole date e poi non mantenute, e quindi bisogna che stiamo molto attenti a seguite la questione.
Lo scopo vero della mia interrogazione - e lei lo ha sottolineato signor Assessore - era l'altro, era cioè vedere se la Regione avesse approfondito o stesse approfondendo (e lei mi dice che la sede per la discussione ampia di questo argomento sarà il Consiglio regionale stesso nel momento in cui si dibatterà il piano di sviluppo regionale) il problema relativo agli studi, in riferimento alla necessità di un progetto organico di sviluppo dell'elettronica in Piemonte.
E' chiaro che questo discorso deve essere fatto come all'Aquila a Torino, in relazione ai rapporti socio-economici e politici, di quella politica Nord-Sud che la Regione Piemonte ha sempre voluto sottolineare fin dal momento in cui si è dato lo Statuto, fin dal momento in cui ha convocato una conferenza che ha avuto una certa risonanza e ha avuto anche la soddisfazione di vedere, per la prima volta, nel foyer del Teatro Regio seduti allo stesso tavolo, rappresentanti nazionali del sindacato e rappresentanti nazionali degli industriali, proprio perché questo problema non può essere minimizzato e deve trovare una sua soluzione in accordi di progetti, di programmi, di studi che debbono essere altamente perfezionati.
Prendo quindi atto che la risposta completa alla mia interrogazione sarà data in sede di discussione del piano di sviluppo e per intanto la ringrazio della sollecitudine con cui ha ritenuto di rispondere.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Carazzoni: "Opportunità d'intervenire alla conferenza oraria che si terrà a Milano il prossimo ottobre per chiedere migliori collegamenti per il Novarese"


PRESIDENTE

Trattiamo ora l' interrogazione del Consigliere Carazzoni: "Opportunità di intervenire alla conferenza oraria che si terrà a Milano il prossimo ottobre per chiedere migliori collegamenti per il Novarese". Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità e trasporti, attuazione e gestione delle infrastrutture

Al fine di realizzare una presenza alla conferenza oraria di ottobre a Milano, oltre ad una più generale riflessione sull'esercizio delle FF.SS.
in Piemonte, è in corso nell'Assessorato un esame di tutte le richieste pervenute dalla comunità piemontese nel corso dell'anno.
In questo contesto si trovano le necessità specifiche del Novarese sulle cui peculiarità la Giunta sarà grata se potrà avvalersi di altre proposte concrete dell'interrogante, oltre a quelle già avanzate di istituire una seconda coppia di treni sulla linea Domodossola, Arona Novara, Torino e di potenziamento delle relazioni tra l'alto Novarese e il capoluogo regionale.
Coglie l'occasione la Giunta di rivolgere analogo invito a tutti i Consiglieri, ad avanzare proposte concrete per le rispettive zone.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante.



CARAZZONI Nino

Signor Assessore, questa interrogazione era stata presentata con richiesta di risposta scritta, ma per la verità sono lieto di poter trovare lo spunto per riproporre - come già fatto nel corso della prima legislatura il problema dei collegamenti ferroviari tra la provincia di Novara e il capoluogo regionale.
Ho preso atto con attenzione e con interesse della sua dichiarazione che presso l'Assessorato è in corso un esame di tutte le richieste specifiche attinenti alla provincia di Novara. Ancora più con interesse - e di questo credo di doverla lealmente ringraziare - ho preso atto, perché mi pare anche essere una forma innovativa introdotta nel dibattito di interpellanze o di interrogazioni, della sua richiesta di suggerimenti concreti e da parte mia e da parte di tutti gli altri colleghi.
Credo veramente che l'Assessorato ai trasporti potrà fare cosa saggia e meritoria se riuscita a fare pesare in sede di conferenza oraria quelle che sono non rivendicazioni di carattere campanilistico, ma esigenze prioritarie di colle amento tra una provincia che si sente, da un certo punto di vista, emarginata, ed il capoluogo regionale che è lontano lontanissimo. Io potrei anche citare esperienze di carattere personale potrei dire per esempio che per essere puntuale qui stamane a questa seduta ho dovuto fare qualcosa come due ore e mezza di macchina, tanta è la distanza che ci separa dall'alto Novarese. Ora, non tutti possono usare la macchina, non sempre la macchina può essere usata, ma con i collegamenti ferroviari assolutamente impossibile, dopo certe ore del giorno, portarsi da qui all'alto Novarese o viceversa, al punto che - può sembrare assurdo talvolta ho trovato più facile, più conveniente, addirittura più comodo se non più concernerne, rientrare nell'alto Novarese addirittura passando da Milano, cioè recandomi da Torino a Milano e poi da Milano sulla linea del Semipione per arrivare all'alto Novarese.
Siamo in una situazione disastrosa, tutto quello che a questo riguarda la Regione vorrà e potrà fare io credo che non potrà non essere accolto con interesse e con favore dalla gente dell'alto Novarese, che già si sente declassata a zona piemontese di secondo grado,e che davvero avanza rivendicazioni che in questo caso mi paiono essere giuste e legittime.
Non mancherò, per quanto mi riguarda, di trasformare, come da sua richiesta, in indicazioni precise e concrete quelle che sono le richieste più pressanti della zona.
La ringrazio.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Atteggiamento della Giunta di fronte al documento di protesta dei coltivatori diretti per l'uso indiscriminato dei diserbanti"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione del Consigliere Cerchio: "Atteggiamento della Giunta di fronte al documento di protesta dei coltivatori diretti per l'uso indiscriminato dei diserbanti". Risponde l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Parto da un'osservazione contenuta nell'interrogazione: "Il documento indicato denuncia l'uso indiscriminato di diserbanti contenenti diossina utilizzati largamente in risicoltura, i quali hanno già provocato seri danni alle colture, agli animali domestici e alla selvaggina".
Credo che si debba fare una precisazione: allo stato attuale delle conoscenze, delle indagini e delle ricerche, il diserbante 245 T o 245 TP non contiene diossina, ma la diossina è un'impurità che si forma nel processo di fabbricazione dello stesso e quindi è probabile che il prodotto contenga una parte di impurità e che non sia rettificato e ripulito al cento per cento, non metterei la mano sul fuoco, come non l'ha messa nessun chimico o analista a cui ci siamo rivolti; ecco come stanno le cose, non è la prima volta che in Consiglio discutiamo di questo problema, nel 1971/72 in genere c'erano le mie interpellanze al collega Franzi ed al collega Armella, adesso c'è la tua ed anche altre.
Questo prodotto un tempo non era proibito, successivamente si è accertato che provocava danni alle coltivazioni non risicole della zona vicina, a cominciare dalle acacie, che sarebbe poco danno, ai vigneti e anche (alcuni medici lo sostengono) alle persone, le quali possono essere parzialmente intossicate.
L'uso del prodotto è stato quindi proibito, ma, come molte cose in Italia, il decreto non ne proibisce la fabbricazione ed il commercio. Di qui la serie d'inconvenienti: in un primo tempo si riteneva che i danni fossero provocati dall'esigenza, sia pure condannabile, da reprimere dell'utilizzazione delle scorte che c'erano nei magazzini dei vari rivenditori, dai Consorzi agrari a tutti gli altri, o nei depositi dei risicultori.
Si sono messi in moto comunque provvedimenti utilizzando i servizi della repressione frodi che, pur non essendo della Regione - voglio darne atto qui - sono in continuo contatto con noi, basta una telefonata e si precipitano anche i loro massimi esponenti come i prof. Tarantola e Callone e il dr. Tione, però sono servizi assolutamente inadeguati. Si è cercato di coinvolgere (ma questo è già stato fatto in precedenza) i nostri uffici come i medici provinciali (c'era una circolare del Presidente Oberto e dell'Ass. Armella che impegnava i vari servizi, i medici provinciali a vigilare) così come sono stati investiti recentemente i laboratori provinciali, cioè le Amministrazioni provinciali. E' stata anche fatta un'azione, con l'aiuto dei vari istituti tecnici, per accreditare e favorire l'uso di altri prodotti, come il Basangran e via di seguito, che non contengono sostanze tossiche. I danni sembrava che fossero ridotti almeno l'anno scorso, ma quest'anno, nonostante che l'Assessore Enrietti abbia rinverdito le disposizioni ai medici ed ai Sindaci, nonostante che in sede di Assessorato all'agricoltura (anche se non è di sua stretta competenza) siano stati affrontati i problemi delle frodi e discusso ancora una volta con gli Ispettorati agrari mettendo in moto tutti i controlli perché non dovessero verificarsi danni (ci sono state anche 5/6 denunce) nonostante tutto ciò si sono verificati l'ingiallimento delle vigne e i danni alle colline dell'oltre Po.
Di qui una serie di proteste, giuste, perché pare che i danni ammontino ad un miliardo, un miliardo e mezzo ad Alessandria e a Casale. Vi fu una riunione presso l'Assessorato con più di 50 agricoltori danneggiati, con i Sindaci, con i vari servizi antifrode ecc, per vedere come si fosse potuto verificare di nuovo il ricorso fraudolento a questo prodotto e lì è venuta fuori l'inadeguatezza della legislazione: è difficile dimostrare chi lo usa ed in genere i denunciati vengono assolti e probabilmente sono proprio queste assoluzioni a far sì che altri adoperino quel prodotto. Si è parlato di prodotto camuffato, senza l'etichetta, si dice anche annacquato, ma l'annacquamento semmai danneggia il produttore e non ne diminuisce la tossicità, così dicono i tecnici. Da quel momento si è messa in movimento un'azione che vede coinvolti i tre Assessori competenti: quello dell'Ecologia, quello della Sanità che ha una competenza diretta e quello dell'Agricoltura.
La Commissione ha già tenuto due riunioni, di cui una plenaria recentemente con i tre Assessori, i quali si sono recati, con il Presidente della Regione, dal Commissario di Governo e hanno chiamato in Giunta il Procuratore Generale (oggi Presidente del Tribunale di Torino) a cui hanno posto il grosso problema delle frodi e quindi anche dei diserbanti ottenendo dal Commissario di Governo l'impegno d'investire anche il NAS e le altre forze che dipendono dal Governo. L'allora Procuratore generale ha inviato una lettera (di cui ci ha mandato copia) di sollecitazione a tutte le Preture ad applicare severamente la legge.
Nell'ultima riunione che abbiamo tenuto in piazza Castello ci siamo mossi nell'ambito di una ricerca già affidata all'Assessore all'ecologia per l'ecologia agraria, che già metteva sotto inchiesta certi prodotti tossici, antiparassitari e pesticidi. Ora allarghiamo l'inchiesta approfondiamo per accertare l'impurità della diossina, quanta ne resta.
Questa indagine di tipo scientifico, che peraltro era già in corso, viene soltanto integrata per arrivare presto ad avere una situazione di garanzia e di tutela e quindi un'azione di carattere politico intesa a migliorare il decreto che proibisce chiedendo, se è possibile, che questo prodotto non sia più fabbricato e commercializzato. Tenete conto che uno dei prodotti base veniva da Seveso.
Appena completata l'indagine di carattere scientifico vi sarà la presentazione al Governo della richiesta di divieto di tutti gli altri prodotti, sul piano operativo un maggiore coordinamento dei vari servizi dello Stato, dell'antifrode, per impedire che abbiano a verificarsi nuovi danni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Mi rendo conto che la problematica è piuttosto vasta. L'interrogazione aveva il compito di portare chiarezza su di un argomento che tanto è stato discusso e che ha creato non pochi allarmismi; certo non aveva lo scopo di creare ulteriori allarmi, aveva invece la finalità di promuovere un giudizio ed una sollecitazione alla Regione per verificare, attraverso un coordinamento di tutti gli Assessorati che si sono interessati settorialmente al problema, un discorso di unitarietà, perché si rischia veramente, con questo tipo di discorso che continua ad essere giornalisticamente portato all'opinione pubblica, che gli Enti e le istituzioni, in questo caso la Regione, non dicano in termini precisi e con tempestività qual è l'intervento, qual è la soluzione ottimale, prevista.
E' vero che la legge proibisce l'uso del prodotto, ma non il commercio e la produzione, ma anche con questi limiti è possibile intervenire in questo settore.
Il discorso va chiaramente fatto anche sui surrogati a cui faceva cenno l'Assessore e su questa strada bisogna muoversi.
Un ultimo invito richiamato nell'interrogazione è quello che tutti gli organismi che per competenza diretta o indiretta si sono interessati del problema, quindi non solo gli Assessorati dall'ecologia, alla sanità, e all'agricoltura, coordinino un intervento con degli altri Enti (ad esempio le Province) per non creare delle sovrapposizioni o delle conflittualità in questo campo. E' notorio come la Provincia di Torino nelle settimane scorse si sia fatta carico di questo problema anche a nome dell'Unione delle Province del Piemonte: non vorremmo che ci fossero delle conflittualità o comunque degli interventi contradditori al riguardo.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione - Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Carazzoni: "Atteggiamento della Giunta sul problema delle carceri"


PRESIDENTE

Trattiamo ora l'interrogazione del Consigliere Carazzoni: "Atteggiamento della Giunta sul problema delle carceri". Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

L'informazione svolta l'altro ieri dal sottoscritto sulla situazione dell'edilizia carceraria torinese e più in generale sulla problematica carceraria, credo abbia già esaurientemente risposto all'interrogante.
Preme in particolare però ricordare l'azione svolta al fine di migliorare le condizioni degli agenti di custodia, in primo luogo con l'aumento degli organici, avanzando anche le già citate proposte di misure eccezionali, quali il ricorso ad una parte dei militari di leva per la vigilanza esterna ed ancora per il miglioramento delle condizioni di vita e delle retribuzioni.
L'avvio della riforma carceraria pensiamo creerà quelle condizioni di normalità, se così può dirsi, che dovranno escludere il ricorso all'oneroso intervento delle forze di P.S. dei Carabinieri, non sottraendole ai principali compiti di istituto, le cui problematiche normative e retributive sono presenti nell'iniziativa della Giunta e anche del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Assessore, dovrò usare adesso un tono forse diverso rispetto a quello che ho usato pochi minuti fa rispondendo ad altra interrogazione ma,voglio precisare subito, un tono che sarà di garbata polemica.
In questo spirito devo senz'altro riconoscere che su questo argomento molto già è stato detto nella seduta precedente, specie da parte del Consigliere Oberto, nelle cui parole mi è sembrato di cogliere insieme la preoccupazione e la critica nei confronti di talune iniziative della Giunta.
Io non sono intervenuto in quel momento perché mi ripromettevo di parlare con altro taglio sullo stesso argomento, quando, come oggi accade l'interrogazione da me firmata fosse venuta in discussione.
Vorrei a questo proposito rilevare che la mia interrogazione non ha voluto essere provocatoria, semmai voleva essere ironica e, mi si consenta amaramente ironica. L'Assessore Bajardi mi ha dato una risposta che vorrei chiamare di tipo burocratico. All'interrogante che faceva un poco di spirito dicendo: vista l'attenzione dimostrata nei confronti di coloro che stanno dentro le mura delle Carceri Nuove, la Giunta, continuando a ricoprire spazi che non sono suoi propri, si ricordi di occuparsi anche dei problemi di coloro che stanno al di qua delle mura stesse, cioè si occupi degli agenti di custodia, si occupi delle forze dell'ordine, si occupi dei Carabinieri, mi è stato detto sì, in effetti ci occuperemo anche di questo abbiamo già fatto talune proposte al riguardo. Io non entro neanche, in questo momento, nel merito delle proposte sulle quali potremmo e dovremmo dissentire; non è accettabile, per esempio, il principio di affidare la sorveglianza ai militari, non vorremmo trovarci con i proletari in divisa sulle mura e con i brigantisti rossi all'interno, complicheremmo un po' la situazione.
Ma, dicevo, non è il caso di entrare nel merito dei provvedimenti suggeriti. Il punto era un altro; il punto è che qui si voleva richiamare mi permetto di sottolinearlo - che esiste indubbiamente un problema da affrontare, io non sono d'accordo che debba essere la Regione ad affrontarlo, ma d'altra parte è lo Stato che in completo sfacelo dice alla Regione "occupatene". E anche questa è una triste, un'amara realtà di cui si dovrà pure prendere atto.
Il problema esiste indubbiamente, ma credo che lo si possa e lo si debba affrontare con un minimo di misura perché l'uomo della strada, il cittadino non nega che debba essere condotta una riforma carceraria (state al potere da 30 anni, non capisco perché non si sia provveduto anche in questa direzione! ), non nega che la pena non debba essere disumanizzante non nega che si debba in ogni modo cercare di ottenere il reinserimento, il ricupero civile di chi ha sbagliato; però il cittadino per bene, quello che ha, grazie a Dio, la fedina penale pulita e che forse non riceve così tanta attenzione, sa anche, vuole anche che il carcere sia un luogo di espiazione e non un luogo di villeggiatura, sa che è controproducente stare ad aprire il colloquio con chi ha fatto dell'occupazione delle Carceri Nuove di Torino pressoché il passatempo quotidiano, che forse è del tutto negativo indulgere a certi atteggiamenti proprio in un momento in cui la criminalità, politica e non, esplode (signor Presidente, lei stava a colloquio con quei detenuti quando a Biella il Vice questore veniva brutalmente assassinato da due brigatisti rossi); indulgere in certi momenti su questi temi è estremamente pericoloso.
Ed allora l'interrogazione questo richiamava e su questo punto non essendoci stata risposta, non posso dichiararmi soddisfatto. Vada a fare tutte le visite che crede alle Carceri Nuove, studi il problema come crede signor Presidente, ma lo ponga con un minimo di discrezione all'opinione pubblica, perché quando ci è dato di leggere certe sue trionfalistiche dichiarazioni rilasciate un'ora prima che le Carceri Nuove di Torino venissero occupate, quando abbiamo letto che lei addirittura parlava di risultati a livello europeo che si potevano ottenere e un'ora dopo, sui muri delle Nuove c'erano i detenuti in rivolta, noi pensiamo che l'uomo della strada si possa e si debba giustamente indignare.
Si cerchi quindi di fare le cose con un minimo di discrezione, anche in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ha già risposto, lei dice, in modo burocratico, il Vicepresidente. Ma veda, non è che la Giunta non esamini i problemi che esistono per tutti i cittadini, che, come ella dice, sono fuori e hanno il certificato penale pulito, non è di questo che si tratta, e lei lo sa, si tratta di vedere se riusciamo a risolvere il problema. Siccome a lei è consentito dalla legge siccome il regolamento e la legge danno alla Regione dei poteri, lei pu chiedere di accedere per esempio alle carceri così dette "Nuove" e avrà modo di rendersi conto di come stanno effettivamente le cose. Quando avrà fatto questa indagine potremo aprire qui un discorso diverso da quello che oggi lei ha fatto.
Voglio solo dire che se non si risolve il problema in un certo modo, le risorse finanziarie ed umane che dovranno essere poste a disposizione saranno di gran lunga superiori a quelle che noi invece vorremmo che fossero poste e non potranno essere destinate a quei cittadini che sono fuori e che attendono la casa, i trasporti pubblici, ai pensionati.
Io attendo che lei faccia un giro, che veda, che constati tutto, dopo di che riapriamo questo discorso.



PRESIDENTE

Le interrogazioni per le quali la Giunta aveva dichiarato la propria disponibilità a rispondere sono esaurite, anche se abbiamo superato l'ora dedicata a questi argomenti.


Argomento: Problemi energetici - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Sul problema delle centrali nucleari


PRESIDENTE

Mi pare che ci sia una comunicazione che la Giunta, attraverso l'Assessore Fonio, desidera fare sulle centrali nucleari, argomento sul quale vi sono peraltro due interrogazioni che erano state presentate a suo tempo dal Consigliere Oberto e dai Consiglieri Picco, Valetto e Franzi ragion per cui si potrebbe unificare il tutto e la comunicazione dell'Assessore potrebbe servire come risposta. Su questa comunicazione gli interroganti hanno diritto di intervenire, nei limiti del regolamento.
Prego anche l'Assessore di essere molto breve.
E' la Giunta che chiede di fare questa comunicazione oggi, quindi o vi è libertà d'intervento da parte di tutto il Consiglio, o la consideriamo come una risposta alle interrogazioni presentate da un gruppo di Consiglieri.
Mi rimetto al Consiglio, ma la Giunta insiste per esaminare l'argomento in mattinata.
La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Visto l'interessante argomento, visto che esistono, come ha dichiarato il Presidente del Consiglio, due interrogazioni e non tutti gli interroganti sono presenti, chiedo alla Giunta se non può essere differita la comunicazione, come risposta all'interrogazione, alla prossima riunione se invece e un problema urgente,allora non mi pare giusto imporre al Consiglio una discussione senza una sufficiente preparazione e per lo meno senza la presenza dei colleghi che hanno presentato le interrogazioni.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

Per la verità sentivo l'urgenza di dare una risposta alle interrogazioni giacenti da parecchio tempo e nella risposta si parla dell'eventuale dibattito in Consiglio. In questi termini aveva un senso improvvisare oggi una comunicazione che apra un dibattito, forse ha ragione il Consigliere Rossotto, non ne vale la pena, non avverrebbe con quella preparazione che il dibattito dovrebbe avere.



PRESIDENTE

Non è quindi una comunicazione della Giunta. Chiedo ai Consiglieri Obento, Picco, Franzi e Valetto firmatari delle interrogazioni se sono d'accordo di discutere in questo momento.
La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Io sentirei la risposta e rimanderei al momento in cui ci sarà la discussione.



PRESIDENTE

Gli altri Consiglieri sono d'accordo?



PICCO Giovanni

Penso sia opportuno che il dibattito ci sia, sarebbe bene perciò che per la prossima seduta fosse comunque programmato, se non vogliamo strozzarlo stamattina.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La presenza di queste interrogazioni muoveva la Giunta a fare alcune comunicazioni che ritenevamo interessanti, ma non per strozzare il dibattito, o per rispondere rapidamente e liquidare delle interrogazioni ma perché si sentiva questa esigenza.
Il metodo proposto mi pare quello giusto, cioè l'Assessore potrebbe dare alcune informazioni d'interesse immediato, successivamente, non dico alla prossima seduta perché ancora non permette un quadro generale, ma programmando all'interno della conferenza dei Presidenti dei Gruppi attraverso un'indicazione che dà la Giunta alla Commissione competente consiliare, ci sarà un dibattito in Consiglio regionale.
Questo mi parrebbe il metodo corretto da seguire.



OBERTO Gianni

Gli interroganti si riservano di prendere la parola....



PRESIDENTE

....in un dibattito che verrà programmato nella conferenza dei Capigruppo. Gli interroganti in questo momento sono dei privilegiati perché hanno sollevato il problema con un'interrogazione.
La parola all'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

La risposta definitiva viene nell'ambito di questa mia esposizione che voleva appunto dare corso alle interrogazioni dei colleghi Picco, Valetto Franzi da una parte e Oberto dall'altra.
Devo necessariamente rifarmi a quella che è stata un'ampia risposta che già diedi ai Consiglieri Franzi e Gandolfi nella seduta del 30 marzo u.s.
In quell'occasione spiegavo come di fronte alla lettera del Ministero dell'Industria del 17 novembre 1975 che ci invitava a indicare due aree suscettibili d'insediamento di centrali elettronucleari entro 20 giorni, e cioè entro l'8 dicembre 1975, da parte nostra contestammo tale pretesa rivendicando il diritto di fare una seria indagine su tutto il territorio piemontese avvalendoci dell'assistenza tecnica del CNEN, come previsto dalla legge, sentendo anche il Ministero della Sanità e l'ENEL e non senza aver compiuto ogni valutazione con i Comuni interessati.
Informavo inoltre il Consiglio del convegno tenutosi il 12 marzo a Cremona tra la Lombardia, il Piemonte e l'Emilia per una scelta dei siti delle centrali elettronucleari inserite nella realtà dell'intero bacino padano e attuate a livello interregionale, e riferivo come in quella riunione era scaturito un ordine del giorno col quale si comunicava al Governo che i termini previsti dalla legge n. 393 dovevano ritenersi sospesi e che le Regioni padane s'impegnavano a dare una risposta coordinata entro il corrente anno.
Frattanto a livello piemontese è proseguita la collaborazione tra gli uffici regionali e il CNEN e quest'ultimo ha consegnato ufficialmente, a fine aprile, la sua "relazione sulla ricerca di aree suscettibili d'insediamento di centrali nucleari nella Regione Piemonte".
La Giunta regionale nel mese di maggio ha esaminato e discusso la relazione del CNEN e alla fine ha ritenuto, data l'importanza e la delicatezza del problema, prima di affrontare il dibattito in Consiglio regionale per giungere alla scelta delle aree da indicare al Ministero come suscettibili d'insediamenti di centrali nucleari, di costituire una propria Commissione di esperti, da designare dal Politecnico e dalla Università di Torino per un esame tecnico della relazione del CNEN.
Il Politecnico ha subito segnalato tre nominativi: quelli dei proff.ri Del Tin, Gonella e Saracco, mentre perdurando il silenzio dell'Università malgrado ogni sollecito, è stato deciso di costituire la Commissione inserendo i proff.ri Pezzoli, Tournon, Bortolami e Quaglia, già consulenti della Regione per il piano regionale delle risorse idriche (abbiamo sempre detto che il problema, riferendosi alla questione delle acque, è uno dei più grossi e dei più seri in tutta questa vicenda), nonché l'IRES per ogni esigenza metodologica. Proprio per domani 17 settembre è già stata fissata la prima riunione della sopraddetta Commissione.
A questo punto, tenuto anche conto dei rapporti che dovranno essere mantenuti con le altre Regioni padane, in particolare con la Lombardia e l'Emilia, il programma della Giunta è il seguente: far compiere la verifica tecnica sulla relazione del CNEN nel più ristretto termine possibile onde recuperare il tempo perso per il periodo feriale e per le lentezze burocratiche non nostre consegnare quindi le relazioni con le indicazioni della Giunta alla competente Commissione consiliare perché si aprano le formali consultazioni con quelle comunità che risulteranno essere interessate pervenire al dibattito conclusivo nell'ambito del Consiglio regionale al quale è riservata la scelta definitiva, entro il prossimo mese di novembre.
Con l'impegno di tutti ed in particolare della Commissione che dovrà compiere le consultazioni, è un programma realistico attraverso il quale la Regione avrà fatto veramente tutto quello che responsabilmente richiede un problema di così grande importanza.
Per quanto riguarda le indagini intraprese dall'ENEL, da tempo nell'area di Trino, posso affermare che la Regione non ne è stata mai informata ufficialmente e che trattasi d'iniziativa unilaterale dell'ENEL.
In tutti i dibattiti cui ho partecipato ho sempre sottolineato che tale fatto rappresenta l'elemento maggiore di confusione poiché dà l'impressione che l'ENEL voglia procedere sulla via dei fatti compiuti prescindendo da tutte le procedure in corso. (I Consiglieri che hanno partecipato a quei dibattiti me ne possono dare atto).
La legge 393 del 1975 prescrive che l'ENEL potrà iniziare le proprie ricerche dopo aver ottenuto l'autorizzazione dal Ministero dell'industria e solo su quelle due aree che saranno indicate dalla Regione.
Al rappresentante dell'ENEL che tratta con l'Assessorato di queste questioni ho contestato più volte l'illegittimità e l'inopportunità di tale comportamento e nel mese di luglio u.s. mi è stata data assicurazione che le ricerche erano state sospese.
In effetti risulta che la sospensione c'è stata e sarà nostra cura insistere e controllare perché le indagini non vengano riprese se non nel rispetto di quelle che saranno le indicazioni del Consiglio regionale.



OBERTO Gianni

In che data è la comunicazione?



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

Alla fine di luglio.
Di fronte a tutte le interpellanze che chiedevano delle indicazioni, e siccome poteva sorgere la necessità di un dibattito, come avevo sottolineato nella risposta che diedi a marzo a Gandolfi e agli altri interroganti, mi pareva doveroso puntualizzare quale era la situazione affinché il dibattito in Consiglio avvenga non in termini generici. E noi c'impegniamo nel giro di due mesi, con questa aggiunta di procedura che c'è stata, ad esaurire la pratica.



PRESIDENTE

Gli interroganti?



OBERTO Gianni

Ne prendiamo atto e ci riserviamo di riparlarne.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Prendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore Fonio e soprattutto devo dire che l'impegno assunto qualche tempo fa di investire prioritariamente la Commissione dei problemi ecologici e delle acque e poi venire successivamente ad un dibattito in sede di Consiglio, viene puntualmente rispettato.



PRESIDENTE

Con questo abbiamo finito il capitolo delle interrogazioni.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta chiede la parola per una comunicazione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, l'Assessore Ferraris ha già accennato alla situazione delle sofisticazioni rispondendo ad un'interrogazione, ma io mi sono impegnato con i parlamentari delle Province di Cuneo, Asti ed Alessandria e con i rappresentanti di tutte le associazioni dell'agricoltura a fare questa comunicazione in Consiglio regionale ed a promuovere un dibattito relativamente al problema della sofisticazione del vino.
Come loro sanno, si è svolta ad Asti un'imponente manifestazione di migliaia di agricoltori e anche di cittadini che chiedevano degli interventi decisivi per evitare questo processo della sofisticazione del vino che si va aggravando. Come loro sanno, metà circa del vino dell'Astigiano e dell'Alessandrino del 1975 è ancora invenduto proprio perché i grossi rivenditori, i grossi trasformatori, coloro che detengono il monopolio della vendita preferiscono procedere alla sofisticazione anziché all'acquisto di vino genuino; si calcola che un buon terzo e più del vino in circolazione proviene dalle sofisticazioni e i modi per procedervi inoltre sono tanti che occorrerebbe una giornata intera per elencarli.
Le associazioni che hanno partecipato a quella manifestazione hanno chiesto che in Consiglio regionale venisse fatta questa comunicazione e che si procedesse ad un dibattito approfondito per verificare come stanno le cose.
Già l'Assessore Ferraris ha detto che la Regione attraverso i medici provinciali (unico mezzo che noi abbiamo) ha dato inizio all'opera che le compete; questi problemi sono stati affrontati con il Commissario di Governo che ha interessato la Guardia di finanza, il nucleo dei Carabinieri, l'Istituto del Ministero dell'agricoltura di Torino e del Piemonte, ma dei risultati concreti verranno soltanto quando riusciremo a mobilitare tutte insieme queste forze per impedire quanto sta avvenendo.
Nel corso della manifestazione sono passate alcune autobotti, i coltivatori le hanno fermate ed hanno preso alcuni campioni di vino dandoli al Prefetto perché li facesse analizzare. Questo vino aveva un odore e un colore indescrivibile ed era diretto ad uno stabilimento per la trasformazione. Cosa ne uscirà non lo so, perché rivoltava lo stomaco a vederne il colore e a sentirne il gusto. Questo vuol dire che ormai la sofisticazione ha assunto proporzioni evidenti, sfacciate, senza cautele lo si faceva di notte, furtivamente, oggi lo si fa alla luce del sole.
Chiederò alla cortesia dei Capigruppo e del Presidente del Consiglio d'introdurre questo dibattito nel mese di ottobre, con una preparazione idonea all'interno della VI Commissione agricoltura perché si proceda in modo da poter finalmente risolvere il problema. Forse non si valuta esattamente il danno che porta tutto ciò alla salute ed all'economia nazionale, il prodotto migliore poi rimane invenduto perché quello sofisticato scaccia il prodotto buono, è una vecchia legge che vale anche per le monete.
Infine, a livello internazionale non è più esitabile un vino che si sospetta sofisticato, e come loro sanno l'area del mercato internazionale è già ridotta.
La regione Piemonte, la quarta regione italiana nella produzione del vino, non può certamente essere assente da un processo che vuole correggere queste deformazioni.



PRESIDENTE

Poiché la comunicazione del Presidente ha fatto riferimento ad una richiesta di dibattito che dovrebbe avvenire nel mese di ottobre, non mi sembra opportuno aprire una discussione.
Nessuno chiede la parola, quindi possiamo passare al punto successivo dell'o.d.g.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 71: "Norme per l'attuazione delle direttive n. 72/159 - 72/160 - 72/161 del Consiglio delle Comunità Europee per la riforma dell'agricoltura"


PRESIDENTE

Il punto settimo dell'o.d.g. reca: "Esame disegno di legge n. 71: 'Norme per l'attuazione delle direttive n. 72/159 - 72/160 - 72/161 del Consiglio delle Comunità Europee per la riforma dell'agricoltura' ".
Relatore è il Consigliere Besate, al quale do la parola.



BESATE Piero, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono trascorse parecchie settimane da quando vi è stato fatto pervenire il testo del disegno di legge per l'attuazione regionale delle tre direttive comunitarie accompagnato dalla relazione che illustra l'ultima stesura del disegno.
Eravamo, invece, ai primi di febbraio, cioè or sono sette mesi e mezzo quando la Giunta ha presentato il suo disegno di legge. Mi viene allora naturale una prima considerazione che mi auguro sia condivisa dai colleghi: il tempo che ognuno ha avuto a disposizione sia per esaminare il testo approvato a maggioranza dalla Commissione, sia per esaminare il primitivo disegno della Giunta, rende opportuno non procedere alla pedissequa lettura della relazione che tutti avete avuto modo di leggere; operazione che talvolta diventa noiosa, formalistica sempre, anche perché credo che non ci sarà nessuno che oserà dire, dopo tanto tempo, per una legge particolarmente importante come questa, di non aver letto la relazione tanto più che è stata richiesta una dilazione, proprio per avere il tempo di fare un esame approfondito di tutto quanto la concerne.
Se non ci sono obiezioni io direi, quindi, di darla per letta limitandomi ad alcune considerazioni più penetranti che servano meglio all'economia della discussione in Consiglio.
I colleghi avranno avuto modo di rilevare le sensibili modificazioni apportate all'iniziale testo della Giunta dalla Commissione, con il concorso ed il contributo della Giunta stessa a mezzo dell'Assessore all'agricoltura che ha sempre partecipato puntualmente alle riunioni, con il contributo dei membri della Commissione, senza distinzioni, contributo costruttivo, polemico ma sempre teso a cercare il meglio, e anche con la partecipazione puntuale ed apprezzata del mondo agricolo sia con consultazioni dirette, sia con documentazioni, sia con la presentazione di un lavoro sinottico delle varie posizioni presentate dalle organizzazioni agricole. Tutto ciò testimonia da una parte lo spirito aperto con il quale la maggioranza e la Giunta hanno proceduto nel condurre la formazione di questa importante legge e dall'altra lo spirito costruttivo con il quale l'intera Commissione ha partecipato alla determinazione dell'attuale testo.
Tale spirito da parte della maggioranza permane anche in aula, con l'auspicio che si possano affrontare pacatamente, con lo stesso atteggiamento costruttivo della Commissione, i nodi che permangono e le vedute sulle quali non ci sono convergenze.
Ed ecco la prima considerazione, ed è un richiamo al Consiglio: noi discutiamo adesso l'attuazione regionale delle tre direttive, ma la prima idea di un intervento sulle strutture è del 1968, sono trascorsi otto anni.
Come è noto essa suscitò delle polemiche, delle ripulse, delle speranze perché fino a quel momento la CEE aveva quasi unicamente fatto ricorso alla politica dei prezzi con conseguenze disastrose: cumulo di eccedenze squilibri terribili tra le varie agricolture, particolarmente con danni per l'agricoltura italiana. Sembrava che con il memorandum si sarebbe avuta un'inversione di tendenza, cioè che la politica comunitaria avrebbe ribaltato i suoi interventi sulle strutture; invece, come si rileva dalla relazione, anche per il 1976 il bilancio della CEE prevede per l'80% di ripercorrere la vecchia fallimentare strada che crea tante confusioni e difficoltà. Fu principalmente la Repubblica federale tedesca ad opporsi al cambiamento di rotta, anche con argomenti abbastanza sostanziosi. Mansholt prevedeva astrattamente una dimensione aziendale e la Repubblica federale tedesca diceva guardate che le mie piccole e medie aziende sono efficientissime, come si può prevedere in astratto, per le diversità tradizionali, economiche, ecc., un'azienda di un certo tipo? La Francia invece lo aveva accolto favorevolmente proprio nella parte più discussa, cioè l'imposizione di astratte dimensioni aziendali; infatti con l'indennità di cessazione anticipata aveva già realizzato da tre anni numerosi obiettivi. E' una condizione diversa perché aveva la possibilità di dare uno sbocco lavorativo adeguato a quelli che cessavano di lavorare nel settore agricolo, era una economia diversa, una struttura industriale e tecnica dei servizi molto diversa. D'altro canto, come ben sappiamo, ha continuato a pretendere protezionismo (abbiamo parlato adesso del vino) ed il sostegno del prezzo del frumento, soprattutto per il nord della Francia si tratta di sostenere produzioni che sono largamente eccedenti.
Fu solo nel 1972 che la CEE emanò le tre direttive (la quarta sulla montagna nel 1975) i cui indirizzi noi stiamo esaminando e vi apporto, per la verità, apprezzabili positivi mutamenti, anche se non completamente soddisfacenti. Del resto le critiche alle tre direttive sono note. Se prendessi il verbale del Consiglio dell'Emilia Romagna potrei leggervi le critiche di Felicori, D.C., del socialdemocratico, del repubblicano alle direttive della CEE, ma non solo queste e vedremmo che coincidono in larga misura con quelle svolte dal relatore comunista; ma queste sono anche le critiche che vengono in generale dal mondo agricolo. Tuttavia dobbiamo dire che è scomparsa l'imposizione di un'astratta dimensione aziendale mantenendo invece l'obiettivo del reddito, l'obiettivo comparato con il reddito delle attività e del lavoro extra agricolo, concetto che già fu applicato da Roosevelt nel 1933.
Fu solo nel 1975 che la CEE emano la quarta direttiva sull'agricoltura di montagna. Al ritardo della CEE si aggiungeva quello del Governo italiano che solo nel maggio del 1975 trasferiva le tre direttive nella legislazione e solo nel maggio 1976, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 4 giugno 1976, la quarta direttiva della montagna: e voi sapete che il 4 giugno eravamo in prossimità del periodo elettorale.
Non solo, ma mentre la legge 382, quella per il completamento dell'ordinamento regionale, o per il completamento del trasferimento dei poteri alle Regioni, prescrive "il trasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative relative all'attuazione di regolamenti della CEE e di sue direttive fatte proprie dallo Stato, ecc." (e qui c'è un documento delle Regioni nella riunione di Firenze del 30.1.1976 che l'ha sottolineato), la legge 153 istituisce, invece del trasferimento delle funzioni amministrative, un regime di rapporti Stato-Regioni al di fuori del tempo. Né vale eccepire che il numero 153 viene prima di 382 perché poi lo stesso regime viene ripetuto nella legge della quarta direttiva che è come ho detto, del maggio 1976.
Il ritardo è grave (e con queste restrizioni), anche perché a quello quadriennale della CEE si è aggiunto quello triennale italiano. Ad esempio per la sola prima direttiva, quella dell'ammodernamento aziendale delle strutture, Danimarca, Germania, Olanda, Gran Bretagna solo per la fase della politica di avvio, di "demarrage", come dicono nel gergo comunitario relativa al 1973/74 hanno ricevuto un milione e 400.000 unità di conto e la Germania federale ha presentato domande di rimbordo supplementare per un importo di due milioni e 200.000 unità di conto per il 1974. Mentre gli altri partner avevano addirittura già avviato e fatto i piani aziendali ed interaziendali, l'Italia non aveva nemmeno fatte proprie con legge le direttive del 1972. E' una critica che è venuta da tutte le parti. E' stata quindi sollecita la Giunta regionale piemontese a presentare il 3 febbraio 1976 il disegno di legge di attuazione che avevamo votato il 15 giugno del 1975.
Ma voi avete ricevuto anche la tabella relativa all'assegnazione alle Regioni deliberata dal CIPE, quella che vi è stata inviata dopo perché vi fu un errore tra la tabella della quarta direttiva e la tabella delle tre direttive. Potete fare il conto di tre anni globalmente: per i piani di sviluppo due miliardi e 600 milioni, per i contributi aggiuntivi per sviluppo zootecnico 800 milioni, per la contabilità aziendale 1700 milioni per gli aiuti all'avviamento alle associazioni 170 milioni, in tre anni circa cinque miliardi e 200. Si tratta di finanziamenti molto esigui ai quali si aggiunge la norma veramente iugulatoria della 153 che dopo avere dato questi fondi e con questi limiti di consistenza, prescrive anche che si tratta di assegnazioni a destinazione vincolata. E qui è la differenza tra l'istituzione del regime di aiuto ed il trasferimento delle funzioni amministrative che avrebbe permesso, come era nell'opinione di tutti i Commissari che vi hanno partecipato e anche del mondo agricolo consultato di operare alcuni aggiustamenti all'interno della situazione regionale.
In questa condizione è mia opinione che, anche esaminate le leggi della Toscana e dell'Emilia (senza fare i primi della classe perché c'è il recepimento regionale proprio per un adeguamento anche come dice la 153 alle condizioni dell'agricoltura delle regioni e delle varie zone) il progetto piemontese è un prodotto positivo della Giunta e della Commissione e ciò è stato possibile anche grazie all'originalità dell'istituzione comprensoriale piemontese e alla lunga ed approfondita operazione di elaborazione del piano di sviluppo. Difatti piano, comprensori, piani aziendali, piani agricoli zonali sono il riferimento anche legislativo istituzionalizzato che rende i piani aziendali ed interaziendali non delle avventure individuali a sé stanti, un gioco delle tre carte, ma momenti veri e propri di libera scelta imprenditoriale, partecipata, autogestita sostenuta da un quadro d'intervento pubblico costruito partecipativamente e consensualmente dalla comunità regionale. Certo siamo ben lontani dalla perfezione, nessuna arroganza, nessuna presunzione. Siamo qui in aula per confrontarci, per perfezionare, per aggiungere, togliere, quindi nessuna posizione di manicheismo formale. C'è da dire però che restano aperte le incognite delle politiche nazionali e l'urgente necessità di rivedere profondamente la politica della CEE. Ma oggi è necessario avviarsi sulla strada dell'intervento programmato sulle strutture e postulare con la politica concreta dei fatti i necessari cambiamenti, sia accedere ai finanziamenti della CEE, sia per avviare un minimo di politica programmatica che è sempre meglio che il niente assoluto, che gli interventi a pioggia; i quali purtroppo, abbiamo avuto fino a questo momento, sia pure con interventi di correzione e di razionalità.
L'esperienza dirà - e questo soprattutto in rapporto all'esiguità dei finanziamenti - se e in che misura e in quale direzione eventualmente le disponibilità e le allocazioni delle leggi agricole regionali dovranno essere trasferite su questa legge, anche in dipendenza della sorte che in Parlamento avranno i progetti di rifinanziamento dell'agricoltura che sono presentati da diversi Gruppi per il quinquennio 1976/80.
Più in particolare avrete notato che, pur essendo un testo approvato a maggioranza, il relatore non ha ritenuto di dover puntualizzare i nodi delle divergenze, sia per le difficoltà di interpretare correttamente i concetti altrui, con il rischio di stravolgerli e creare occasioni di polemiche non volute (mentre il confronto in aula dovrebbe appunto, secondo la nostra intenzione, cercare, vedere di trovare maggiori punti di convergenza) sia perché l'aula darà modo ai colleghi di proporre e precisare le proprie posizioni in un confronto costruttivo aperto.
Probabilmente si discuterà - tanto per fare un esempio - dell'art. 7 ultimo comma, quello che riguarda gli imprenditori che non raggiungono i due terzi nella qualifica del titolo principale, ma che al termine del piano dimostrano di poterli raggiungere con un recupero per l'agricoltura di energie e di risorse umane e materiali di lavoratori da una parte, ma anche d'imprenditori e quindi risorse di capitali dall'altra. C'è discussione su questo, occorre porre dei limiti, occorrono delle garanzie per gli attuali coltivatori, per gli attuali agricoltori; l'essenziale è non creare una specie di chiusura, di corporazione medioevale per cui per entrare bisogna avere il lasciapassare.
Se si pensa di contrastare questo orientamento con l'esiguità dei fondi, il motivo è troppo debole, esiguità dei fondi non vuol dire negare ciò che è giusto, si tratta di avere più fondi, darsi da fare perché venga rifinanziata l'agricoltura, vedere di operare un trasferimento graduale che non crei degli shock nella situazione agricola piemontese. Se la volontà è quella di vedere queste cose in concreto, credo che le possibilità di un accordo ci siano.
Le altre questioni che riguardano l'assistenza tecnica vanno anche toccate: l'assistenza tecnica non bisogna più considerarla un fatto assistenziale che di tecnico ha poco. Stamane si è parlato dell'uso dei diserbanti in agricoltura. Ci sono dei bellissimi campi di fagioli nel Cuneese, dappertutto, e non vedete più una sola erba infestante, ma mica è stata tolta con le mani, è stata tolta con i diserbanti. Ben venga il progresso tecnico, crediamo che l'uso dei prodotti chimici, se bene indirizzato, con un'assistenza tecnica che sia degna di questo nome, farà si che gli stessi agricoltori ne riceveranno un beneficio, ne riceveranno un beneficio gli industriali onesti, ma i commercianti ed anche i consumatori. La socio-informazione, del resto già in atto in altri paesi sarà molto utile dal punto di vista non solo culturale, ma economico e per un rapporto anche con il mondo intellettuale che esce dagli istituti tecnici agrari piemontesi, per gli agrotecnici di cui si parla sempre troppo poco, per i laureati in agraria e per gli esperti.
Siamo tutti consapevoli dell'importanza di questa legge, ma sappiamo anche che non avrà effetti taumaturgici; le campagne non sono soltanto un contesto produttivo essenziale per la bilancia dei pagamenti l'occupazione, l'allargamento della base produttiva. Chi si vorrà sbizzarrire a narrare per la ennesima volta quanti miliardi al giorno si spendono per l'importazione di prodotti alimentari agricoli lo potrà fare su un campo aperto, grandissimo, sul quale trova la comprensione di tutti a parole, con ogni probabilità, ma si vuole invece far seguire queste denunce da una politica precisa.
Le campagne sono anche un ambiente socio-culturale che ha bisogno di un'appropriata politica di trasporti, di strutture scolastiche, culturali sportive, sanitarie, cio che va sotto la formula della diffusione dei valori urbani.
E finisco con due episodi di mia diretta conoscenza. In una cascina del Comune di Crova, un bambino per frequentare le elementari doveva, ogni giorno, fare 3 Km. in bicicletta. Naturalmente nei giorni di maltempo specialmente con la neve, non poteva frequentarla. I genitori, una giovane coppia, per assicurare la scuola al figlio si trasferirono a Vercelli; così un trattorista e conducente provetto di mietitrebbia è diventato un manovale di impresa e la moglie una lavoratrice domestica a ore. La statistica dirà due unità lavorative in meno in agricoltura. In realtà nessuno potrà mai valutare la perdita del patrimonio di formazione professionale, di capacità, di forza e di idee e di risorse umane.
L'altro esempio è quello di agricoltori di Casalvolone che in un'assemblea di genitori della scuola media di Villata, del Consiglio di istituto e del Collegio dei docenti, lamentavano che i loro figli sono in gravissime difficoltà a frequentare il doposcuola per via delle carenze del servizio di mensa e quindi dei trasporti e anche per quanto riguarda l'educazione fisica. Vale a dire che le componenti dell'esodo dalle campagne sono diverse: c'è un problema di mezzi di sussistenza, di reddito che è fondamentale e c'è un problema socio-culturale, del quale stiamo parlando.
La legge che vi viene proposta supera l'aziendalismo sia delle direttive della CEE sia della legge 153, collegandola ai piani di sviluppo zonali, ai piani comprensoriali, al piano regionale di sviluppo. E' un primo avvio sulla strada del superamento della separazione e del ghetto dell'agricoltura. Abbiamo bisogno di tanta unità in questa direzione perch non si tratta soltanto di un intervento settoriale, ma di un intervento produttivo fondamentale in quanto lo stesso piano di sviluppo prevede contrariamente a quelle che erano le previsioni dell'IRES, di mantenere, e se possibile aumentare, il numero degli occupati in agricoltura, e ciò si può fare soltanto con un rinnovamento generale creando tutte le condizioni di reddito, di lavoro e di ambiente che rendono possibile il raggiungimento di questo obiettivo che è uno degli obiettivi fondamentali dello stesso piano regionale di sviluppo.
Per la quarta direttiva abbiamo convenuto, dato che è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 4.6.1976, di andare rapidamente alla presentazione di una legge apposita per l'agricoltura di montagna osservando tuttavia che già in questo testo di legge sono state introdotte norme molto importanti che riguardano la montagna (certamente insufficienti perché bisogna avere il provvedimento organico); ad esempio l'art. 13, per quanto riguarda i tassi agevolati, particolarmente per quanto riguarda la montagna; l'art. 14 che riguarda la fidejussione; l'art. 22 per il premio d'insediamento e permanenza dei giovani nelle zone di montagna e di collina depressa, comunque nelle zone svantaggiate (ne ho citato uno ma ce ne sono altri), premi che non sono sostitutivi, ma sono aggiuntivi agli altri premi previsti dall'attuale progetto di legge.
Il resto lo conoscete, è contenuto nella relazione, e quindi concludo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, il mio intervento avrà carattere di pregiudizialità rispetto alla trattazione delle varie questioni di merito, alla quale procederanno altri colleghi del mio Gruppo.
Devo innanzi tutto ringraziare personalmente il relatore per il carattere esemplare della relazione, non la ripetizione di un rito stanco e faticoso, ma un apporto ulteriore rispetto alla relazione scritta, alla discussione in aula.
E' vero, questa legge ha già comportato un esame approfondito nel corso del quale ci sono state serie modificazioni ai testi per l'apporto di tutte le parti e credo per un sostanzioso, notevole apporto della parte che rappresento. Il mondo agricolo è stato attento in ogni fase alla deliberazione di questa legge fondamentale che, se anche proietta nel tempo i suoi possibili effetti, segna quello che si dice comunemente un salto di qualità, un mutamento di corso, un mutamento di politica, di mentalità e di modi d'intervento nell'agricoltura. E' vero che permangono ancora molti nodi, ma non possono essere motivo per arrestare un iter ulteriore che ci porti ad una conclusione costruttiva, anche tecnicamente accettabile. E' una legge delicata, esaminandola attentamente si può ad esempio subito anticipare che vi sono delle norme, magari dal punto di vista politico generale, che possono trovare larghi consensi, ma che obiettivamente già rivelano delle caratteristiche di dubbia legittimità per il quadro nel quale si opera tra le direttive e la legge nazionale di attuazione.
Il trascorrere del tempo, poi, ha fatto maturare alcune altre posizioni. Ricordava il relatore che la direttiva quarta è di data recentissima. Non ho difficoltà a ricordare i consensi generali, perché non è un motivo di contrapposizione o di critica, in ordine alla necessità, in una certa fase, di prevedere il rinvio dell'attività legislativa suggerita e richiesta da questa direttiva, ad un altro momento; ma il trascorrere del tempo, l'approfondimento degli argomenti e il fatto ricordato poc'anzi dal relatore che ha richiesto d'inserire già in questa legge delle norme che in qualche modo, direttamente o indirettamente, non ancora organicamente tengono conto delle esigenze della montagna, delle zone favorite (che poi rappresentano il 40% del territorio regionale) ci fanno meditare, anche per la preparazione che è stata già acquisita, sull'opportunità di un brevissimo ripensamento tecnico che consenta di racchiudere in un unico strumento legislativo anche le disposizioni richieste dalla direttiva n. 4 evitando di sottolineare, anche sotto il profilo formale, una specie di emarginazione, una specie di collocazione in una posizione arretrata subordinata, meno importante, nella trattazione e nella definizione delle politiche che riguardano queste zone così importanti e così decisive per lo sviluppo regionale; perché sono proprio quelle che soffrono di sottosviluppo che hanno subito le più drammatiche trasformazioni e che richiedono più diretta e immediata risposta.
Su questo tema - posso anticiparlo - interverrà specificamente, con la passione, la competenza e l'attenzione che lo contraddistinguono il collega Oberto, ma già io anticipo (ho già detto che è pregiudiziale il mio intervento) la richiesta e quindi la convinzione del nostro Gruppo convinzione che integra e modifica precedenti atteggiamenti che erano comuni e giustificati dalla situazione che è mutata: le cose non stanno più in quei termini, sono mutate ed è saggezza mutare conseguentemente anche consiglio. Quindi che si utilizzi la brevissima pausa, è un problema misurabile in giorni, in alcune settimane; è urgente procedere, è urgente non staccare il contatto dalla trattazione approfondita di questi tempi, ma non siamo sotto l'angoscia di dover decidere gli aiuti per il Friuli o cose di questo tipo, qui l'approfondimento, la chiarezza della definizione giuridica, la possibilità di corrispondere alle attese del mondo rurale sono prevalenti rispetto alla considerazione dell'urgenza dei termini, o di una diligenza meramente esterna e formale. Quindi questa prima richiesta.
L'altra mi porta a sottolineare alcuni punti fondamentali delle posizioni che il mio Gruppo, così largamente rappresentativo degli interessi, della sensibilità, della presenza del mondo della campagna ritiene di dover trattare.
Il primo è il problema della collocazione in posizione centrale quale presupposto della professionalità in agricoltura. Ieri sera ero presente in un gruppo dove vi erano dei qualificati operatori del mondo agricolo e c'erano altre persone presenti, appassionatissime per estrazione dei problemi dell'agricoltura, ma professionalmente impegnate in altri settori.
E alla conclusione si è constatato che oggi non c'è più spazio in agricoltura per forme d'impegno occasionali, non professionali, non nutrite di preparazione quotidiana, non sostenuta da una scelta di vita o da un impegno costante e permanente. Sì, ci sono degli spazi, ma non sono spazi che possono essere considerati ai fini di una politica di sviluppo dell'agricoltura che, secondo l'intuizione fondamentale delle stesse direttive, passa da un sostegno indiretto di mercato dei prezzi a quello di una politica non solo delle strutture come tali, ma delle strutture umane cioè della qualità delle persone, della loro collocazione e della loro difesa. Quindi l'impostazione che potrà emergere da alcuni dei numerosi emendamenti (oltre 40) che abbiamo presentato e che non hanno certamente il significato di una azione massiccia di opposizione, ma possono essere formalmente anche ritirati, riportati in Commissione, esaminati, rifusi non vuole essere un'azione massiccia dell'opposizione, vuole puntualizzare le posizioni del nostro Gruppo in ordine a questi temi. Dunque la difesa puntigliosa della professionalità non ha un significato corporativo riduttivo, restrittivo, volto a contenere l'accesso di nuove energie, ma vuol far si che l'accesso delle nuove energie avvenga in un quadro di certezza, di professionalità che elevi definitivamente l'agricoltura non solo come obiettivo per i redditi, ma anche come collocazione sociale al piano ed al livello delle professioni oggi socialmente più apprezzate.
L'altro tema (l'ho messo al terzo punto, ma lo riporto al secondo perché si collega anche a questo concetto della professionalità) è quello della gestione delle politiche della necessaria informazione, dei problemi della contabilità, dell'assistenza tecnica. Qui, anche attraverso gli emendamenti, attraverso quelle esplicitazioni che verranno dagli interventi dei colleghi, il problema è prima di tutto sollecitare, favorire, sostenere la responsabilità non individuale, come individuo separato, ma la responsabilità dei titolari, dei contitolari, degli operatori, nelle singole imprese, non scoraggiando questa sollecitazione all'esigenza che ciascuno cominci ad assumere le proprie responsabilità, a gestire tutto ci che può gestire nel quadro della propria professione, della propria attività professionale.
Subito dopo, ad integrazione di questa e non a contraddizione, viene il problema dell'autogestione attraverso le associazioni di categoria attraverso gli strumenti dell'autogoverno che si cerca di realizzare sempre di più come uno dei punti di qualificazione e anche di crescita culturale di crescita sociale, d'inserimento nella vita del Paese delle categorie agricole.
Infine l'intervento pubblico, l'azione della Regione, l'azione delle strutture pubbliche deve essere di supporto, di riferimento, di controllo di certezza e di supplenza al limite, ma non tale da scoraggiare il migliore sviluppo di quelle altre posizioni, della responsabilità personale e della responsabilità collettiva attraverso l'autogestione.
Infine, il terzo punto su cui desidereremmo ulteriormente approfondire alcuni temi è quello della ripartizione delle competenze, dell'esercizio delle funzioni, della gestione amministrativa. E' stata fatta una specie di scelta, si è sottolineato fortemente il ruolo dei comprensori. Io, lo sapete, ho partecipato anche a titolo personale attivamente e con grande impegno alla stesura della legge sui comprensori, sono convinto che nella direzione che la si è stabilita si debba andare, questo è anche una nuova strumentazione istituzionale ai fini di dare alla Regione una sua configurazione che attraverso la partecipazione di tutta la comunità attraverso il decentramento, abbia la volontà di respingere una tentazione centralistica e burocratica dell'Ente Regione. Ma qui io ho l'impressione che ci siano alcuni punti che sono andati al di là del voluto perché si creano enti, si è creato l'ESAP come ente strumento operativo della Regione, lo si è definito ente fondiario e poi si deferiscono una quantità di funzioni e s'impoveriscono gli uffici regionali, gli Ispettorati e così via a livello di mera istruttoria tecnica delle pratiche: poi si caricano i comprensori di funzioni di gestione amministrativa che va all'esame, si sottolinea addirittura "esame"; in un articolo (non ricordo bene quale) si sottolinea addirittura non "approvazione" (parlamentarmente il termine "approvazione" vuol dire che non è che si mette il visto, ma che si esamina anche) ma si sottolinea quasi operativamente che si procede all'esame dei comprensori caricati quindi della necessità di una struttura parallela a quella dell'ESAP, a quella degli Ispettorati agrari, elefantiaca, per esaminare decine di migliaia di programmi di piani aziendali. Credo quindi che ci sia qualcosa da rivedere, ferma l'impostazione sul piano della programmazione, della verifica della coerenza degli interventi in agricoltura, della distribuzione generale delle risorse in ordine alla finalità; noi riteniamo che i comprensori abbiano, con i supporti consultivi collaterali, un grosso ruolo da svolgere, ma non debbano essere trasformati in nuovi organismi burocratici appesantiti e quindi subito spogliati della loro essenziale funzione che non è quella di essere degli organi burocratici.
Queste sintetiche osservazioni, non per manovra di opposizione, non credo sia molto esatto, ma per senso di responsabilità ci suggeriscono di proporre al Consiglio, alla Giunta un momento di pausa, se vogliamo procedere oltre a conoscere, a verificare meglio nella discussione generale e in alcune battute della discussione generale le posizioni, lo possiamo fare, ma di fronte a tutta questa tematica, di fronte alla mole di questi emendamenti, di fronte alla sussistenza di alcuni nodi e giuridici e formali e sostanziali che possono essere più efficacemente risolti con un mandato a termine, se vogliamo, alla Commissione degli otto, dei dieci, dei quindici giorni, siamo in questi termini, non c'è più la lunga elaborazione, la preparazione dei singoli Commissari sull'argomento, non richiede di riprendere dalle discussioni generali, si va subito al dunque penso che a questo punto sarebbe opportuno, sarebbe saggio e sarebbe politicamente anche produttivo concludere la discussione generale, dare mandato alla Commissione di accorpare gli argomenti, di verificare anche meglio i punti di assenso e di dissenso perché attraverso una elaborazione semplicemente qui in aula si accentuano inutilmente i contrasti che poi si riverberano sulla coerenza del testo legislativo, delle posizioni che verificate in Commissione possono essere meglio condotte all'interpretazione delle rispettive posizioni.
Ho detto questo perché fosse chiaro subito quale significato avevano i nostri interventi e che quindi potranno essere accolti come un apporto in ogni caso costruttivo che ha presente in modo primario l'interesse del mondo agricolo che in tempi di crisi in cui si discute di sofisticazioni in cui ci si deve dolere di gravi calamità atmosferiche che tormentano, in cui ci sono i problemi degli inquinamenti e dei diserbanti, in cui ci sono colossali problemi di organizzazione e di mercato e così via, possa vedere che non si accende una mera polemica in cui ciascuno si richiama a dei sacri principi e poi si va in fondo duramente e drasticamente a delle scelte formali, ma si arriva anche alle posizioni contrastanti in modo chiaro e da tutti comprensibile e quindi in modo politicamente efficace.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, già in occasione di precedenti discussioni e dibattiti la Giunta ha sottolineato l'esigenza di procedere alla discussione e alla votazione di leggi importanti dell'attività regionale con molta attenzione. Io penso che l'intervento del Capogruppo Bianchi abbia voluto sottolineare questa esigenza, egli ha detto che non è un'attività contrastante l'approvazione di una legge, ma bisogna vedere di migliorare sostanzialmente il testo della legge.
Sotto questo aspetto la Giunta, che pure aveva sollecitato l'approvazione del disegno di legge, evidentemente ne coglie tutto il significato e non ha nulla da eccepire rispetto alla procedura che è stata testé dichiarata dal Capogruppo Bianchi.
Vi è un unico punto che vorremmo ancora che fosse precisato, cioè l'iter che deve avere questo disegno di legge. Intende proporne, il Consigliere Bianchi, la ridiscussione nella Commissione per verificare eventuali convergenze sugli emendamenti che sono stati presentati? E' anche un metodo che dobbiamo chiarire questo. La Giunta non si oppone certamente a che il disegno di legge ritorni nella sede naturale, che è la Commissione, verifichi con l'Assessore competente perché ci siamo trovati in più occasioni a dover verificare numerosi emendamenti ed a seguire sempre metodi diversi, si tratterebbe soltanto di accertare un metodo che valga anche in futuro.
Quindi la Giunta accoglie la richiesta che viene formulata, anzi dichiara che essa stessa ha più volte evidenziato la necessità, anche per quanto riguarda le leggi, di un loro approfondimento da tutti i punti di vista, anche formale; è stato rilevato dal Consigliere Oberto che spesso facciamo delle leggi formalmente non ineccepibili.
Quindi un incontro delle forze politiche per verificare gli emendamenti o eventuali miglioramenti della legge, il ritorno nella Commissione per riverificare, ma decidiamolo; non so quando il Consiglio vorrà affrontare l'argomento, fra 15/20 giorni, non ha importanza una settimana in più o in meno, purché la legge cresca in modo da coprire tutte le aree che intendiamo coprire, ma abbia certezza di destinazione istituzionale. E' questo che preoccupa la Giunta, anche per sapere quale sarà la sede nella quale andrà a discutere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Intanto ringrazio il Presidente per avere accolto la richiesta e la proposta e averne colto anche lo spirito.
Il Presidente chiede come si articola, che significato ha. Intanto la richiesta pregiudiziale era: approfittiamo della maturazione dei tempi e degli argomenti per fare una legge unica che recepisca le quattro direttive e quindi non separi e non rinvii la soluzione dei problemi che riguardano la montagna. Per far questo occorre un testo che la Giunta deve presentare.
Per la verifica sugli altri temi non consideriamo gli emendamenti, che vengono rinviati in Commissione, vi sono delle posizioni ancora tra i Gruppi, gli emendamenti sono un'esplicitazione scritta, ma lì si possono verificare i due o tre punti essenziali ai quali mi sono riferito e poi il testo può ritornare in aula completo nella trattazione degli argomenti e con le precisazioni che le forze politiche vorranno fare in Commissione delle definitive posizioni, in cui si registrano ulteriori convergenze ed alcune anche possibili divergenze finali, però ben chiaramente identificate nella loro portata e significato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Non direi nulla più di quanto ha detto il mio Capogruppo se non insistere (ed era il tema che avrei sviluppato) perché la legge sia organica, siccome oggi può esserlo organica, strutturalmente contenendo tutte le disposizioni relative alle quattro direttive comunitarie, cioè inglobando anche qui tutto l'argomento specifico relativo alla montagna e ai terreni meno pregiati.
Quando ci sia questa dichiarazione di accettazione, che la Commissione rivede, chiaramente bisogna ritornare in sede di Consiglio.
La Giunta, penso, potrà predisporre un suo testo. Posso comunicare che la Commissione tecnico-legislativa della Unione nazionale dei Comuni degli enti montani, avendo fatto delle consultazioni in materia, ha già predisposto un suo testo che, con tutte le possibilità di modificazioni, di aggiunte, di adattamenti, offre come canovaccio da aggiungere come titolo terzo, quarto alla legge esistente, in maniera che sia effettivamente eliminato quel grosso inconveniente. Il Presidente della Giunta è, come me avvocato: noi quante volte siamo tenuti ad andare a cercare una legge che rimanda ad un'altra legge, poi si va a cercare quell'altra legge e si ritorna alla prima? Facciamo una legge regionale nella quale ci sono dei piani e dei problemi che interessano organicamente tutti questi interventi a favore dell'agricoltura e per quanto si riferisce alla montagna, non soltanto all'agricoltura, facciamo uno strumento unico organico, preciso ponderato. La montagna ha pazientemente atteso, può aspettare ancora queste altre due o tre settimane, quanto necessario.
Signor Presidente della Giunta, mi permetto di ricordare che proprio uno della sua parte, attualmente Vicepresidente dell'UNCEM, l'On. Della Briotta, ha insistito molto perché vi sia quest'applicazione unitaria complessiva. A Torino fra pochi giorni avrà luogo il 13° Convegno della montagna che si inserisce nel quadro del 13° Salone internazionale della montagna, i montanari riceveranno certamente con piacere la notizia che il Consiglio regionale ha avuto la sensibilità di creare lo strumento il più rapidamente possibile e sono convinto anch'io che nello spazio di tre settimane la cosa è fattibile, bastando per esempio per la consultazione sulla quarta direttiva il Consiglio regionale dell'UNCEM al quale aderiscono tutte le Comunità montane, quindi non vi è bisogno di allargare molto il tema.
Signor Presidente della Giunta, vorrei aggiungere ancora questo: nel testo originale la Giunta aveva richiamato in diversi articoli i compiti alle Comunità montane, che poi sono spariti. Oggi questo argomento deve essere rivisto, ripreso e ricollocato nella sua giusta posizione, perch effettivamente anche quando ci saranno i Comprensori funzionanti, anche quando si voglia dare al Comprensorio una funzione che, a mio sommesso avviso - e condivido il punto di vista del collega Bianchi - non deve essere onerata, soprattutto all'inizio, di una molteplicità di problemi anche quando i Comprensori comunque esistano e funzionino, sempre le Comunità montane esistono e funzionano per i loro compiti specificamente delegati dalla legge.
Con questa assicurazione il mio intervento si chiude sperando che si dica apertamente che si intende accedere alla proposta che è stata fatta dal Consigliere Bianchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi ero prenotato in ordine all'intervento nel dibattito generale che era in corso e stavo valutando in senso costruttivo le ultime considerazioni che il Capogruppo della D.C.
aveva posto, cioè di procedere - così mi era sembrato di capire - al dibattito generale sul disegno di legge che era stato licenziato dalla Commissione, di valutare non in sede di Consiglio gli emendamenti rimandandoli in Commissione in maniera da avere un qualche cosa di più tecnico per costruire una legge più organica.
Dopo l'intervento del Presidente della Giunta, però, non afferro esattamente quello che potrebbe avvenire: egli ha detto che la Giunta è sempre aperta, siamo già arrivati ad un passo ulteriore, ma allora a questo punto, rappresentando io in Consiglio un piccolo Gruppo politico, così come altri colleghi, direi che è indispensabile che il dibattito, proprio per avere la massima ampiezza, prosegua sul disegno di legge qual è stato presentato, in maniera che tutte le forze politiche presenti nel Consiglio possano esprimere la loro opinione.
Penso che per i Gruppi repubblicano, socialdemocratico, liberale e dell'ULD, che sono così massacrati da tutta quanta una serie d'impegni nell'attività delle Commissioni, questa sia la sede per poter dare il loro apporto sulla validità degli emendamenti. Anche perché mi pare che il clima in cui questa legge è avanzata in Commissione sia un clima altamente positivo, i nodi che si sono evidenziati sono estremamente seri, non seri col dramma, seri nella loro impostazione.
Sento dire che uno dei punti su cui esistono delle posizioni contrastanti è l'ultimo comma dell'art. 7; è ovvio, come diceva giustamente il collega Bianchi, che non si fanno delle battaglie su questo soltanto in funzione di ideologie, non soltanto in funzione di una professionalità che viene data con bolla di un'autorità, sovrastante. Si tratta di modificare strutture e quindi tutto ciò è possibile soltanto con largo consenso quando anche le forze minori, dopo aver affermato i loro principi, sono disponibili ad alcuni aggiustamenti di posizioni.
Mi pare che sia necessario quindi proseguire il dibattito generale e la mia prenotazione riacquista il suo valore nel dibattito generale mentre qui è soltanto di metodologia.
Ricordiamoci tutti che in Commissione la possibilità di recepire la quarta direttiva c'era già stata, è stato ritenuto opportuno spezzarle proprio per il significato di grossi ritardi: da cinque anni le direttive 159, 160, 161 sono lì che aspettano da parte italiana di diventare esecutive, ma allora blocchiamola perché su questo ci sono state consultazioni, su questo c'è un grosso e costruttivo confronto con la realtà sociale della nostra Regione e non deludiamola mentre cammina, così come è stato richiesto, com'è stato accettato anche dalla Giunta che aveva invece proposto l'altra soluzione di rimandare la direttiva ultima uscita quella di giugno, sulla politica agricola montana, a un momento successivo molto rapido, in maniera da non deludere ulteriormente le popolazioni montane.
Questo disegno di legge ormai è pronto, penso sia opportuno valutare seriamente gli emendamenti in una sede più tranquilla quale non può essere quella del Consiglio, quindi è valida la Commissione. Però con questi limiti anche proprio di correttezza, se no noi diciamo di esaltare l'attività del Consiglio, ma in questa maniera non la esaltiamo, andiamo a premiare escludendo degli altri tipi di componenti politiche che esistono le quali devono, hanno il dovere, la funzione di rappresentare questo loro significato politico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, non credo che questo breve intervento potrà venire a modificare quella soluzione che, almeno sino a prima di quanto detto or ora dal collega Rossotto, si stava delineando. Tuttavia dobbiamo ugualmente fare una precisazione di posizione, non fosse altro che per assunzione di responsabilità.
Se la nostra presenza politica fosse spregiudicata, se cioè noi fossimo finalisticamente rivolti, con qualunque presa di posizione, a perseguire obiettivi politici in senso lato, senza tanto badare all'argomento concreto che sta al nostro esame, allora noi dovremmo tranquillamente dire che siamo contrari a qualunque rinvio, che vogliamo che questa legge venga discussa immediatamente, che ci opponiamo a qualunque differimento nel tempo che ha ad avviso nostro, il pericolo di giungere a soluzioni unanimistiche assembleari perché sappiamo come vanno a finire le cose quando da una parte si dice "siamo aperti" e dall'altra si risponde "vogliamo confrontarci".
Allora noi abbiamo una funzione politica e dovremmo dire venga subito invece avanti la discussione fin quando ci sono ancora questioni aperte fintanto che si riesce a mettere zeppe a questo progrediente accordo sempre più stretto tra il Gruppo D.C. ed il Gruppo comunista.
Tutto questo, mi consenta il Presidente della Giunta, lo devo dire perché voglio che sia chiara la posizione nostra affinché non esistano equivoci e non si dica che anche noi ci siamo prestati alla manovra.
Però, al di là di questa considerazione (adesso rettifico il tiro) non possiamo non essere d'accordo almeno sulla prima parte dell'intervento del Capogruppo D.C. il quale aveva esordito, se ricordo bene, dicendo "io non entrerò nel merito degli aspetti della legge che saranno più esplicitamente trattati dai miei colleghi". Poi, forse trascinato da una certa foga oratoria che lo contraddistingue, ha voluto lo stesso sottolineare taluni punti di differenziazioni, quello per esempio importantissimo dei Comprensori. E li già è sceso all'esame di merito.
Se il rinvio (vedremo dopo in quale sede) vuole puntare a trovare accordi su questi aspetti di merito qui sottolineati, allora io credo che stiamo veramente a perdere tempo perché di fronte a una scelta come quella che dalla maggioranza è stata fatta a favore dei Comprensori e alla controproposta D.C. di avvalersi invece dell'ESAP (scelte sulle quali al momento opportuno diremo quale sia il nostro punto di vista, noi respingiamo decisamente quella dei Comprensori, ma non è che siamo favorevoli neppure a quella dell'ESAP), allora io credo che qui non ci sia possibilità ormai, dopo tutte quelle che sono già state esperite in sede di Commissione, di ulteriori confronti, a meno che la volontà non sia davvero quella di arrivare a soluzioni unanimistiche ed assembleari.



BIANCHI Adriano

Registreremo con maggior chiarezza le distinzioni.



CARAZZONI Nino

Mi pare che il tempo per registrare le distinzioni non sia mancato allora ci converrebbe addirittura andare avanti adesso.
Invece mi consenta, collega Bianchi, io la seguo e sono perfettamente d'accordo con lei quando dice: qui ci troviamo da pochissimo di fronte ad un fatto nuovo. Cosa? La quarta direttiva che giustamente, se si vuole fare una legge organica, andrebbe addirittura recepita adesso nella nostra legge regionale. Su questo piano allora mi sembra che la richiesta di rinvio possa essere accolta anche da parte nostra, sollecitata anche da parte nostra, senza cadere nel peccato di prestarci a manovre di compromesso. Era qui che volevo arrivare.



OBERTO Gianni

Maometto va alla montagna!



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

E' un peccato veniale!



CARAZZONI Nino

A questo punto anche noi siamo perfettamente consenzienti al fatto che essendosi sinora aspettato si possa benissimo attendere, certo, non un periodo di tempo illimitato, dieci giorni si è detto, tre settimane al massimo, ma che si torni di nuovo in aula con una legge che organicamente tenga conto anche di questa novità che non esisteva all'atto dell'inizio dei lavori della VI Commissione. Da questo punto di vista il rinvio potrebbe essere condiviso ed accolto. Facendoci però osservare che se siamo su questa soluzione, e mi sembrava che il Presidente della Giunta lo fosse nella sua dichiarazione iniziale, poi anche lui ha parlato di più ampie convergenze, magari anche su altri aspetti, io mi limito a questo; se siamo d'accordo su questo non vedo come si potrebbe però in questo momento fare una discussione di carattere generale perché ne può uscire, con il ritorno in Commissione e con il recepimento della quarta direttiva, anche una legge sostanzialmente modificata.
Penso che correttamente noi dovremmo prendere atto che siamo in presenza di un fatto nuovo, l'esistenza di una quarta direttiva comunitaria che non è recepita in questa legge, che altrettanto correttamente, e senza recare offesa ai Gruppi minori - ce ne recano tante di offese in questo Consiglio regionale, non ultima quella del Consigliere Rossotto che si è "garbatamente" dimenticato della nostra esistenza - ma io non mi sento per niente sminuito se in questo momento non posso fare una discussione generale in Consiglio perché avrò tempo di farla successivamente, e non mancherò di farla, ma correttamente il progetto di legge dovrebbe ritornare in sede di Commissione, dovrebbe essere rivisto, speriamo che non dia luogo a quegli incontri di fronte ai quali io ho espresso tutti i miei timori e le mie perplessità, questa penso dovrebbe essere la procedura più saggia da seguire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Mi pare che l'intervento del collega Bianchi abbia sollevato un problema di natura istituzionale, se questa parola non è fuori luogo; poi è venuto fuori un problema anche qui di carattere istituzionale che riguarda le comunità ed i comprensori, con una prima anticipazione di carattere sostanziale sulla professionalità in agricoltura.
Dirò subito che ciò che mi preoccupa di più è la questione di carattere istituzionale o procedurale, ma direi più istituzionale che procedurale perché dobbiamo ben chiarire che cosa significa questo rinvio in Commissione: è il rinvio della legge in Commissione, o è l'esame degli emendamenti da parte della Commissione? E allora, se è un esame degli emendamenti da parte della Commissione chiaramente una preoccupazione di carattere politico viene fuori perché non possiamo rimproverare alla D.C.
che quando ritiene di riuscire ad ottenere qualcosa nell'ambito della Commissione, che notoriamente è più sereno di quanto non sia il Consiglio fa esaminare i suoi emendamenti in Commissione, quando questi emendamenti si prestano di più, diciamocelo chiaramente, è un discorso di platea tipo quello sul diritto allo studio, ecco che altrettanti emendamenti altrettanto numerosi, altrettanto ponderosi vengono discussi in Consiglio.



ALBERTON Ezio

Dopo averli già discussi in Commissione.



MARCHINI Sergio

Questo problema non me lo pongo perché tra l'altro gli emendamenti non li ho, nessuno me li ha mandati, è una questione di metodo: che la Giunta aderisca ad esaminare in Commissione solo gli emendamenti ed in questo senso chiedendo anche alla correttezza degli altri partiti di non presentare altri emendamenti.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Io ho parlato di confronto.



MARCHINI Sergio

Ma il confronto siamo tutti d'accordo che deve esserci, io le chiedo semplicemente che ci venga specificato se la legge torna in Commissione con lo scopo specifico di esaminare gli emendamenti della D.C., oppure se gli emendamenti D.C. vengono trattati in Commissione e questo evidentemente comporta un precedente che va chiarito da un punto di vista di correttezza ed istituzionale; perché mi pare che nelle nostre leggi di problemi d'interpretazione abbastanza delicati che poi vengono strumentalizzati dai partiti, ce ne sono, ad esempio nella legge dei Comprensori.
Ad un certo punto bisogna essere chiari: andiamo in Commissione ad esaminare gli emendamenti, oppure andiamo in Commissione a rivedere questa legge utilizzando come occasione qualificante, direi costruttiva, gli emendamenti D.C.? Semplicemente noi Gruppi minori vogliamo sapere se andiamo in Commissione a trattare gli emendamenti, oppure la legge in occasione degli emendamenti.
Questo è un problema di chiarezza proprio agli effetti del precedente non direi tanto dell'oggetto che stiamo trattando oggi perch evidentemente, dato il tipo di dialogo che è venuto fuori tra maggioranza e D.C. con i suoi emendamenti, ci rendiamo noi stessi conto che in definitiva si tratta di andare a confrontare oggettivamente gli emendamenti D,C., non facciamo della fantasia. Dico però che siccome stiamo creando forse un precedente, va chiarito per una questione di rispetto dell'istituzione.
In secondo luogo il problema sollevato da Oberto, sulla presenza delle Comunità, mi pare che debba sollecitare tutti quanti noi a verificare realisticamente, al di fuori della lettera, se le Comunità esistono, se funzionano, perché non funzionano ed in quale misura la nostra volontà politica. Nei dare alle Comunità delle attribuzioni, possa vivificarle e renderle attuali. Il problema è in questi termini: della Comunità è rimasto un consorzio di Comuni per la gestione della pala meccanica o cose del genere, o è diventata, come dovrebbe essere, un ente che collabora con il Comprensorio, con la Regione per l'organizzazione del territorio? Questo dobbiamo chiedercelo perché non possiamo impostare tutta la programmazione di organizzazione del territorio e dello sviluppo della Regione su un partner zoppo, o lo ignoriamo, oppure facciamo in modo che cammini evidentemente l'ignorarlo in certe situazioni qualificanti fa sì che questo zoppo non tenda ad essere rieducato, ma tenda ad aggravare questa sua malformità.
Sul problema della professionalità in agricoltura come elemento qualificato, qualificante, d'accordo. Ringrazio Bianchi della sottolineatura sul concetto di non esclusione e direi di non integralismo perché il concetto di professionalità è un po' diverso da quello d'imprenditorialità. La figura dell'imprenditore agricolo che venga completamente esclusa mi sembra veramente un salto un po' forte, però nel momento stesso in cui lei mi dice è un termine di privilegio, non un termine di esclusiva, può essere accettato.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, dopo l'intervento del Consigliere Marchini mi pare di cogliere questa esigenza di chiarezza.
Il problema delle procedure da seguirsi in casi come questo, che tra l'altro sono abbastanza frequenti, è stato sollevato dalla Giunta, non vedo come lei debba dolersene; in secondo luogo la Giunta dichiara la sua disponibilità ma non ad esaminare gli emendamenti proposti. La Giunta è monda da intenti peccaminosi quali lei invece ha, Consigliere Carazzoni nell'ipotesi in cui non riuscisse a fermare questo confronto. Noi non abbiamo queste suggestioni peccaminose e quindi possiamo andare avanti.
Il problema sta proprio nel metodo: non diciamo che la Giunta deve scegliere un metodo o un altro, il metodo lo scelgono i Gruppi politici. E allora i Gruppi politici, in carenza di un regolamento (anche se esiste un testo, ma non è ancora stato approvato) danno delle interpretazioni.
Detto questo dichiariamo di essere disponibili a discutere la proposta che il Consigliere Bianchi ha fatto.
Quale sarà questa proposta? La discussione generale oggi sulla legge? Il discorso ritorna fra i Gruppi politici informalmente, senza andare in Commissione? Ritorna in Commissione come momento di ulteriore composizione della legge? Non per esaminare un emendamento o l'altro, ma per un confronto anche con fatti nuovi che possono essere intervenuti? Detto questo siamo disponibili alla discussione generale sul disegno di legge, come le forze politiche decideranno, ci rimettiamo all'interpretazione delle forze politiche, e dichiariamo che la Giunta è disponibile al confronto. Mi pare che ci sia la chiarezza assoluta non per quanto riguarda la D.C., ma per quanto riguarda le posizioni dei singoli partiti che sono rappresentati in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE Aurelia

Qui si sta sviluppando un interessante dialogo a questo proposito e pur tenendo conto dei rilievi del Consigliere Marchini, mi pare che l'impostazione che si deve dare francamente sia un'altra.
Il Consigliere Bianchi ha chiesto di poter riesaminare la legge introducendo anche una parte totalmente nuova che la legge non contempla quindi non si tratta soltanto di esaminare degli emendamenti e di rinviarli nuovamente in Commissione, ma si tratta di una posizione nuova rispetto a quella che poteva essere stata presa in Commissione. Se si dovessero semplicemente rivedere degli emendamenti della D.C., noi non potremmo che essere perfettamente d'accordo con il Consigliere Marchini, ma qui si tratta, a mio avviso, di aprire la discussione, come già aveva detto il Consigliere Rossotto, per permettere a quelle forze che non sono presenti nella Commissione agricoltura di far conoscere non soltanto al Consiglio ma anche ai cittadini quali sono le loro posizioni.
Sono quindi favorevole, a nome del Gruppo repubblicano, all'apertura della discussione quest'oggi sulla legge così come è stata licenziata dalla Commissione, salvo che alla fine della discussione generale si presenti una situazione per cui sia opportuno il rinvio alla Commissione, senza predeterminarlo adesso, perché nessuno di noi in questo momento è in grado di sapere come si svolgerà la discussione. Teniamo quindi conto della richiesta del Consigliere Bianchi di una disposizione da parte della Giunta e chiediamo che sia aperto il dibattito generale, lasciando impregiudicato il risultato dello stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Il mio intervento sarà molto breve.
Ho l'impressione che su molti di noi, su di me certo, gravi questa minaccia di 66 articoli da votare col metodo che conosciamo e di 40 emendamenti che probabilmente diventeranno anche di più, il che effettivamente fa tremare le vene e i polsi. Credo però che ci sia un precedente nella legislatura fino al 1975: in una situazione analoga la Giunta di allora, in accordo con l'opposizione, rinviò una legge, ma la rinvio come tale, cioè la legge abbandono l'aula, abbandonò l'iter che aveva già iniziato e tornò in sede illustrativa.
Credo che, tutto sommato, fatti di questo genere, che non dovrebbero ripetersi, rappresentino un poco infortuni degli Uffici di Presidenza nel momento in cui stakanovisticamente si pretende di mettere degli argomenti all'ordine del giorno per riempire un calendario e si finisce col forzare situazioni che invece potrebbero essere viste diversamente.
Credo che la cosa importante sia far tornare la legge nella sua sede impegnandoci a rendere minimi, o brevissimi questi tempi, ma non facciamo oggi una discussione che a mio modo di vedere sarebbe del tutto superflua accademica, per chiarire che cosa? Mi pare che le posizioni sono tali per cui ogni partito, piccolo o grande, sarà in grado, al momento in cui si troverà di fronte ad un testo definitivo, di esprimere la propria posizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

A questo punto, posto che non mi ripromettevo sicuramente di impedire e l'ho detto esplicitamente - che ogni Gruppo esprimesse le proprie posizioni generali in ordine a questa legge, credo di aver fatto una proposta dal punto di vista anche procedurale, perfettamente corretta o riconducibile a perfetta correttezza nel senso che già adesso il collega Cardinali ha indicato e il rinvio in Commissione di una legge che richiede a vario titolo un riesame è un momento dell'attività parlamentare perfettamente corretto, ma qui è integrato dal fatto che si chiede (e mi sembra che sia stato accolto, e questo è da chiarire) che la legge venga rinviata nella prospettiva che alla Commissione verrà sottoposto anche un testo supplementare per la fusione e per la formulazione di un testo più completo che affronti tutta quanta la materia. Questa è anche la motivazione proceduralmente più rilevante e qualificante.
Infine, non ho assolutamente chiesto che venissero mandati i nostri emendamenti in Commissione dicendo che sono un modo di manifestazione delle nostre posizioni; in Commissione, ritornando la legge, sarebbero già stati lì presenti, ma non da esaminare uno per uno come tali per mandato del Consiglio. Esistono queste posizioni, sono esplicitate, saranno esaminate come quelle di ogni altro Gruppo.
Infine, per ordinare questo ulteriore momento della discussione perch ogni Gruppo possa esprimersi nei termini più completi, corretti e richiesti, senza discussioni accademiche fatte sotto il peso già di una riserva che le svuota del loro significato, chiederei la convocazione dei Capigruppo per cinque minuti durante i quali forse possiamo definire i rispettivi atteggiamenti e portare una proposta al Consiglio.



PRESIDENTE

Do ancora la parola all'Assessore all'agricoltura, poi sospenderò la seduta per qualche minuto.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Prima che i Capigruppo si riuniscano e decidano è bene parlarne, perch qui si intrecciano, come sempre, questioni procedurali di forma, ma fondamentalmente di contenuto. Il Presidente giustamente ha accolto la pregiudiziale del collega Bianchi anche in forza di una dichiarazione che l'Assessore (e ho qui davanti a me il testo stenografico) aveva reso al Consiglio, a nome della Giunta, quando si decise l'inserzione all'ordine del giorno. Dice testualmente: "Noi le poniamo all'ordine del giorno così come sono state approvate dalla maggioranza. Nel corso della prima seduta si aprirà il dibattito generale e alcune forze politiche (certo la D.C., ma anche quelle di minoranza che magari avevano avuto minori possibilità d'intervenire sui contenuti) presenteranno gli emendamenti. (Già avevamo la sensazione che ci sarebbero stati molti emendamenti). Al termine del dibattito generale e anche nello specifico di alcuni emendamenti, ecc decidiamo". Avevamo detto possiamo rinviare alla Commissione o sospendere per meditare meglio, perché valutare a uno a uno i 42 emendamenti senza contare che ne possono venire altri, vuol dire aver già deciso "no, sì no", comunque sarà no a quel punto perché in un minuto l'Assessore non pu consultare l'intera Giunta. Questo era il discorso.
Poi qualcuno ha cominciato a discutere sui contenuti, il collega Bianchi per quanto lo riguarda lo ha fatto, e la discussione non è più procedurale.
Ora, che cosa c'è di modificato rispetto al discorso di prima? La questione della montagna, avv. Oberto, voglio chiarire che sulla questione della montagna il testo delle direttive della Regione Piemonte (forse una delle poche) già anticipava, per quel che poteva, la quarta direttiva e per questo l'Assessore è stato oggetto di critiche continue da parte anche delle organizzazioni. Quando siamo arrivati alle ultime battute in sede di Commissione (i Commissari vorranno darmene atto) l'Assessore ha detto: prima ci criticavano perché andavamo oltre, non sul merito, ma per il pericolo che il Governo lo rinviasse, adesso la quarta direttiva è recepita, dobbiamo inserirla organicamente e l'Assessore s'impegna a valutare in Giunta ed a portare le proposte. Tutti insieme, a cominciare dal Presidente, si è detto no, questo interrompe l'iter, ci sarebbe da fare la consultazione, mandiamo avanti le tre direttive così come sono, con quel tanto che hanno di montagna, perché qualcosa c'è se lei lo ha detto.
Ho accettato proprio perché il discorso che mi trova completamente d'accordo è quello che ha fatto lei, cioè che nel progetto originale si parlava delle Comunità montane, in questo sono sparite, ma se sono sparite è perché la Giunta ha accettato, non totalmente, certe posizioni che venivano dal suo Gruppo. Io le dico francamente adesso, per gli impegni che questa Giunta ha preso nei confronti delle Comunità montane e perché è una convinzione nostra, non sarà possibile derogare dal delegare ampiamente la quarta direttiva e tutto quanto è previsto nella prima, nella seconda e nella terza, che andrà ad essere conglobato con la quarta, alle Comunità montane. Questo è un grosso problema di contenuto.
Tutto il discorso sull'esodo, gli interventi per favorire l'esodo che sarebbero in contrasto con la quarta direttiva che invece incentiva la permanenza, noi l'abbiamo articolato in modo che siano appunto i Comprensori e le Comunità montane a decidere se devono favorire l'esodo o no.
Quindi per me l'ideazione delle tre direttive così come le ha concepite questa Giunta diventano un completamento, però dobbiamo essere conseguenti fino in fondo. C'è questa parte che può essere aggiunta nel testo e marciare a latere rapidamente.
Lei ha fatto riferimento all'UNCEM. Anche noi abbiamo collaborato a stendere quel testo, quindi le posizioni della Giunta evidentemente non si distaccano da quel testo. Ci sono invece gli altri tre punti sui quali ha sia pure brevemente, accennato il collega Bianchi: difesa della professionalità, questione del part-time, autogestione e gestione delle funzioni amministrative affidate ai Comprensori, che poi sono notevolmente diverse dal testo originario e non comportano più tutto il discorso che qui Bianchi ha sottolineato.
Su questo io credo che sarebbe utile un ampio dibattito per poi andare in Commissione con un mandato che decidono le forze politiche: e limitato a definire le tre direttive così come sono, con l'impegno di far seguire immediatamente la quarta, o è complessivo? Evidentemente se è complessivo c'è qualcosa nella procedura che non marcia perché ci sarà una parte che viene sottratta alla consultazione.
Queste sono le osservazioni che mi aveva fatto anche Chiabrando in Commissione quando ne abbiamo parlato. Ci potrebbe essere l'altra osservazione di carattere istituzionale, ma sulla quarta direttiva in Consiglio non si è parlato.
Per cui, per non far sorgere dei problemi di procedura difficilmente risolvibili, discutiamo il testo così com'è, coloro che hanno una posizione (e Bianchi ce l'ha, e l'avv. Oberto ce l'ha ben chiara) approfittino dell'occasione per dare il proprio contributo anche in relazione alla quarta direttiva; in sede di Capigruppo e di Ufficio di Presidenza si decidono le questioni di forma e di procedura e allora possiamo andare in VI Commissione e rapidamente risolvere i problemi esaminando i 40 emendamenti e le posizioni che le altre forze politiche vorranno rappresentare.



PRESIDENTE

E' stata presentata la richiesta di una breve sospensione per decidere in una riunione dei Capigruppo la soluzione che bisogna scegliere.
Sospendo quindi per pochi minuti la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 12,45 riprende alle ore 13,30)


Argomento:

Sulle conclusioni della Conferenza dei Capigruppo


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Si è riunita la Conferenza dei Capigruppo che ha preso in esame l'ipotesi di proseguimento dei lavori sul punto specifico che era all'ordine del giorno.
Le decisioni sono state: alle ore 15,30 riprenderanno i lavori del Consiglio e non alle 15, stante anche l'ora a cui siamo giunti; la ripresa dei lavori avverrà su una breve dichiarazione della Giunta e dell'Assessore Ferraris che informerà della volontà politica della Giunta in merito all'argomento che si sta discutendo, dopo di che i Consiglieri, se lo desiderano, avranno l'opportunità, uno per Gruppo, di esprimere un orientamento, nei termini di regolamento, sull'argomento stesso. Al termine di questo scambio di opinioni, la materia verrà trasmessa alla VI Commissione, sia per le iniziative che annuncerà la Giunta, sia per un nuovo riesame. La decisione politica è altresì che entro il 20 ottobre si trovino le due giornate necessarie per discutere ed approvare la legge che verrà licenziata dalla VI Commissione.
Non credo che questa prima fase dei lavori pomeridiani andrà per le lunghe, il che ci consentirà probabilmente di esaminare tutta una serie di altre leggi.
Questo comporta spostamenti di orari rispetto a quelli che avevamo già annunciato. Mi permetto di suggerire la riunione della I Commissione alle 15 e alle 15 anche la riunione dei Consiglieri che si recheranno in Gran Bretagna per prendere conoscenza della struttura regionale inglese.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,35)



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