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Dettaglio seduta n.68 del 14/09/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione per la morte del Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Mao Tse-Tung, e per l'anniversario della tragica scomparsa di Salvador Allende


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, la nostra assemblea ricorda oggi due eminenti personalità la cui impronta nella storia del nostro tempo è destinata a rimanere indelebile. E' scomparso pochi giorni or sono il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Mao Tse-Tung artefice della Cina moderna, capo indiscusso del popolo più numeroso della terra, protagonista, guida di una rivoluzione che ha portato il suo paese dalla decadenza coloniale, dalla oppressione straniera, dal feudalesimo alla indipendenza, alla liberazione dalla schiavitù e dalla fame. Molte cose si possono dire e si diranno per ricordare la sua figura e il ruolo che ha avuto nel portare il suo popolo da oggetto della storia a protagonista. Permettetemi che ricordi come quest'uomo approdò alla coscienza dell'impegno civile e politico. Racconta nel 1959 in una conversazione come aveva scoperto studiando il mondo: "Poiché il mondo è tanto grande, pensai, ci deve essere molta, molta gente.
Poiché c'era molta gente, ci dovevano essere molti problemi. Il villaggio di Sciaosan non era grande, la gente non era molta, ma ogni famiglia e ogni persona erano in miseria, non erano felici, o non avevano niente con cui vestirsi, soffrivano per il freddo e per la fame, quando erano malati non avevano dottori e morivano di malattia. Se era così nella contea, pensai la Cina e tutto il mondo dovevano essere suppergiù uguali. I poveri erano la maggioranza. Pensai così che non era ragionevole che gente nata al mondo soffrisse la miseria e non avesse felicità".
Ecco il punto di partenza della sua iniziativa rivoluzionaria.
Esso è tale da illuminare e indicare a ogni uomo la motivazione dell'impegno sociale, politico e umano di cui tutta l'umanità avrà sempre bisogno per ogni grande opera di rinnovamento e trasformazione Qualunque sia il giudizio politico sui singoli aspetti del suo pensiero e della sua azione la nostra assemblea si inchina a uno dei protagonisti del nostro tempo insostituibile nella sua complessità e grandezza.
E ricordiamo altresì qui, oggi, quel giorno di tre anni or sono quando la radio ci diede la notizia dell'assassinio del Presidente legittimo del Cile, Salvador Allende. Anche la sua figura è diventata uno dei simboli del nostro tempo, anche il suo nome viene ogni giorno ricordato e pronunciato nel mondo come esempio di libertà, di sacrificio per i propri ideali, di coerenza morale e politica, di disprezzo per il tradimento, di condanna per il fascismo, la dittatura, il terrorismo e la tortura che dominano oggi lo sventurato paese cileno di cui Salvador Allende fu l'ultimo Presidente eletto, voluto e amato dal popolo.
Ci inchiniamo alla sua memoria e facciamo nostre le parole pronunciate dal partigiano Benigno Zaccagnini in questi giorni: "Noi sappiamo che l'azione di quanti lavorano per riportare la democrazia nel Cile si sta coordinando a livello internazionale, nel nome di un'unità e di un comune sentimento democratico che finiranno per imporsi e per vincere. In questo senso assicuriamo agli amici - molti dei quali hanno scelto il nostro Paese e l'Europa come terra d'esilio - che faremo quanto sta in noi per abbreviare i giorni del loro dolore e perché possano ritrovare al più presto la patria per la cui costruzione hanno tanto lottato e sofferto".


Argomento:

Commemorazione per la morte del Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Mao Tse-Tung, e per l'anniversario della tragica scomparsa di Salvador Allende

Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I Consiglieri avranno certamente ricevuto i processi verbali relativi alle sedute del 23 e 26 luglio scorsi. Non essendovi osservazioni s'intendono approvati.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute

Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

I Consiglieri conoscono l'ordine del giorno: dopo l'approvazione dei verbali delle precedenti sedute vi sono le interrogazioni e le interpellanze che pero non verranno svolte nella giornata di oggi, ma avranno invece lo spazio che meritano giovedì mattina, nella prossima seduta.
Vi sono invece parecchie comunicazioni, sia della Presidenza del Consiglio, sia della Giunta e costituiranno una parte iniziale abbastanza rilevante dell'assemblea. Gli altri punti all'ordine del giorno avranno lo svolgimento previsto nelle sedute che si terranno oggi (seduta antimeridiana) ed il 16 settembre, mattino e pomeriggio.
Per quanto riguarda le comunicazione del Presidente del Consiglio, vi risparmio tutte le comunicazioni inerenti alle leggi approvate dal Governo e a quelle respinte, che abbiamo trovato modo, spero, ieri sera, d'infilare nelle cartelline, quindi le avete sotto gli occhi. Pertanto le do per lette e risparmio un po' di tempo.


Argomento:

Sul programma dei lavori

Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento: Protezione civile

a) Sugli interventi della Regione a favore del Friuli


PRESIDENTE

Mi pare invece opportuno informare il Consiglio sulla situazione in Friuli che domina, come avete visto, le pagine dei giornali e che interessa drammaticamente decine di migliaia di persone, anche perché siamo impegnati, come voi sapete, in un'azione di solidarietà concreta.
Nei giorni scorsi si è riunito il Comitato regionale di coordinamento dei soccorsi ed ha esaminato lo stadio d'attuazione del piano d'interventi per l'edilizia scolastica nei nove Comuni del comprensorio di San Daniele.
La riunione aveva permesso di rilevare come fossero ormai appaltati i lavori relativi a tutte le 35 scuole dei nove Comuni, come si prevedesse il termine dei lavori per il periodo compreso tra la fine di settembre e la metà di ottobre, come le spese fossero di poco inferiori al preventivato e potessero essere ampiamente coperte dalla disponibilità di fondi.
Il Comitato aveva altresì deciso di riferire ampiamente al Consiglio regionale sull'argomento in una delle prossime riunioni, presentando altresì, come previsto dalla delibera istitutiva del Comitato stesso, un rendiconto trimestrale dei fondi raccolti. Ma dopo le ultime scosse la situazione è cambiata in relazione alla nuova emergenza che si è venuta a creare. Si tratta di fornire alle popolazioni colpite, nei tempi più brevi mezzi e strumenti eccezionali capaci di fornire un ricovero alla gente costretta a vivere all'addiaccio in uno stato di permanente e angosciosa insicurezza.
E' quindi necessario che il Piemonte dia di nuovo il suo contributo per far fronte anche a questi problemi.
Mentre deve continuare e portarsi a conclusione il progetto relativo alla ricostruzione delle scuole nei nove Comuni, è indispensabile che una nuova fase della solidarietà si esprima con il reperimento e il trasporto nelle località colpite di roulottes, prefabbricati e altre forme di immediato impianto tali da essere in grado di soddisfare il problema fondamentale di dare un tetto e una provvisoria casa a coloro che ne hanno bisogno.
A tal fine è convocata per oggi alle ore 14,30, presso il Consiglio regionale, una riunione di Associazioni, Enti, ditte produttrici commercianti e altre istituzioni che possono avere a disposizione gli strumenti richiesti (roulottes, prefabbricati ecc.) al fine di accertare le immediate disponibilità, le condizioni della disponibilità, i problemi finanziari connessi e più in generale per addivenire al censimento del potenziale che il Piemonte può esprimere in questo settore.
L'appello è stato altresì rivolto, prima di tutto, ai privati possessori di roulottes. In effetti il Comitato desidera discutere ed elaborare delle proposte tendenti a far sì che si possa mettere a disposizione le quantità più rilevanti di mezzi adatti a ricoverare i terremotati anche attraverso l'affitto o la messa a disposizione temporanea.
Il Comitato si mantiene in stretto contatto con le riunioni che la Regione Friuli e i Comuni terremotati stanno tenendo nella giornata di oggi al fine di inserire il necessario nuovo sforzo di solidarietà piemontese in un piano organico d'intervento tale da superare le difficoltà, gli ostacoli e le insufficienze che si sono sinora rilevate e tale da inserire il contributo della Regione Piemonte nel quadro più generale delle iniziative che le Regioni hanno già assunto e stanno assumendo.


Argomento: Questioni internazionali

b) Sugli interventi della Regione a favore del Libano


PRESIDENTE

Completo le informazioni della Presidenza del Consiglio con una breve nota informativa: martedì 7 settembre è decollato dall'aeroporto di Caselle diretto a Cipro un DC8 dell'Alitalia contenente 30 tonnellate di viveri e medicinali per le popolazioni libanesi e palestinesi atrocemente colpite da una guerra civile, la cui gravità è data non solo dalle cifre dei morti e dei feriti che sono apparse sulla stampa, ma dalla distruzione totale di ogni apparato produttivo, dallo sconvolgimento del tessuto sociale, dal rischio reale di un suo allargamento che potrebbe compromettere la pace mondiale.
Il materiale inviato con questo aereo è il primo concreto aiuto della popolazione piemontese ed è stato reso possibile grazie anche al contributo di organizzazioni sociali e politiche, sindacali e cooperative, della Croce Rossa, degli Enti locali, di organizzazioni religiose e di singoli cittadini che hanno raccolto l'appello lanciato dal Consiglio regionale il 13 agosto scorso.
Tenendo conto della prontezza e dell'ampiezza di partecipazione all'iniziativa,che ha visto fra l'altro la Fulat, l'Anpac e la Sagat adoperarsi gratuitamente, credo si possa sottolineare il valore che, al di là della sproporzione evidente tra il carico ed i bisogni immensi delle popolazioni, va ricercato nella dimostrazione del fatto che in questo nostro Paese è possibile creare un clima di tensione morale e politica in grado di far superare molti elementi di divisione per contribuire in positivo alla risoluzione dei problemi.
E' partendo da questa prima esperienza che facciamo nostra l'impostazione politica della delegazione unitaria che ha visitato la Siria ed il Libano e ci impegniamo a continuare in quest'azione di solidarietà che si annuncia nelle prossime settimane attraverso una nave che partirà due volte la settimana dal porto di Livorno e raccoglierà tutti gli aiuti che nelle varie regioni, nei vari Enti locali saranno raccolti, in modo da garantire un flusso continuo di aiuto alle popolazioni che ne hanno bisogno.
Le comunicazioni del Presidente del Consiglio sono concluse.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Di fronte alla nuova situazione che si è venuta a creare in Friuli, la Giunta ritiene di dover sottoporre ai Presidenti di tutti i Gruppi eventuali nuovi interventi in aiuto a quelle popolazioni.
Prego quindi il Presidente del Consiglio di voler convocare per la fine di questa seduta o di quella di giovedì i Capigruppo per esaminare insieme ogni possibile nuovo intervento a favore del Friuli.



PRESIDENTE

Mi pare che la proposta sia del tutto saggia e se non vi sono obiezioni vedremo, nel corso dello svolgimento dei lavori di oggi e di dopodomani l'ora opportuna per tenere la riunione.
Vi sono altre dichiarazioni? Non ve ne sono, quindi passiamo al successivo punto.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Sul problema di Palazzo Lascaris


PRESIDENTE

Il punto successivo all'o.d.g. reca: "Comunicazioni del Presidente della Giunta", le quali però sono plurime e sono svolte da più Assessori.
Chiede di parlare il Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Non so se la competenza sia ancora sua, certo l'interesse è suo come Presidente del Consiglio.
Noi abbiamo avuto, durante i mesi estivi, molte notizie attraverso i giornali che hanno riferito comunicati ecc., quindi le notizie che ci date oggi praticamente vengono di rimbalzo perché le abbiamo conosciute a quel modo.
Tra le altre notizie conosciute c'è anche quella relativa a Palazzo Lascaris. E' competenza sua, signor Presidente del Consiglio, o della Giunta dire qualcosa a questo proposito, più approfonditamente?



PRESIDENTE

Lei parla del problema del palazzo?



OBERTO Gianni

E del non aver speso i quattrini, eccetera.



PRESIDENTE

La questione sta in questi termini.
Ancora recentemente, con il Vicepresidente Paganelli che è incaricato di seguire la questione nei suoi rapporti con la Giunta e anche con gli architetti, abbiamo esaminato il tutto, dopo la fase della presentazione del progetto e la consegna alla Giunta di tutti gli iter successivi. Per il 16 p.v. avevamo fissato un incontro con la Giunta regionale per esaminare tutti i problemi connessi alla questione, i tempi, le scadenze, gli ostacoli nell'approvazione di strumenti urbanistici, in sostanza, il quadro della situazione. In quella seduta avremmo fatto il punto e l'avremmo riferito in Consiglio.



OBERTO Gianni

Grazie.


Argomento:

Sul problema di Palazzo Lascaris

Argomento:

Comunicazioni della Giunta regionale

Argomento: Università

a) le sedi universitarie


PRESIDENTE

Passiamo finalmente alle comunicazioni della Giunta regionale. Do la parola per primo all'Assessore Rivalta sulla questione delle sedi universitarie.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale

Giovedì 2 settembre la Giunta regionale ha avuto un incontro con il Ministro Malfatti, nel corso del quale sono stati posti alcuni problemi che interessano per aspetti diversi, ma congiunti, la Regione, l'Università e il Politecnico. Si tratta delle sedi universitarie e del Centro di calcolo o per meglio dire, del sistema informativo.
Per quanto riguarda le sedi universitarie, noi abbiamo posto all'attenzione del Ministro quello che alla comunità regionale appare come un problema fondamentale, e anche urgente: quello della costituzione di nuove e autonome sedi universitarie, da realizzare in connessione con le linee di sviluppo socio-economico e di decentramento regionale.
Abbiamo richiamato all'attenzione del Ministro le previsioni contenute nel piano per le sedi universitarie che questo Consiglio approvò nel settembre del 1974 e che inviò appunto al Governo come risposta agli impegni di legge, che su questo problema richiedevano un parere-proposta da parte delle Regioni. Abbiamo illustrato personalmente al Ministro le ragioni che ci avevano indotti, dal punto di vista dello sviluppo culturale della società regionale e delle linee di sviluppo decentrato che la Regione si è data, ad individuare in Piemonte nuove sedi ed istituzioni universitarie autonome, ed in particolare, per un primo avvio, quelle del Piemonte sud orientale e del Piemonte nord orientale, incentrate su Novara ed Alessandria.
Il Ministro ha accolto positivamente gli indirizzi forniti attraverso quel piano, tenuto anche conto che questa politica di decentramento proposta dalla Regione Piemonte non soltanto fornirebbe soluzioni alla situazione di congestione delle Università di Torino, ma potrebbe contribuire a decongestionare le Università lombarde (in particolare quella milanese) e quella genovese.
Il Ministro ha assicurato la massima attenzione alla nostra proposta nel senso che si atterrà, nelle linee di programmazione dello sviluppo delle sedi universitarie, alle indicazioni delle Regioni, come d'altra parte ha già fatto nella trasmissione degli atti al CIPE.
Abbiamo però avuto - e questa è nota dolente - la manifestazione di preoccupazioni da parte del Ministro circa la possibilità che nel quadro della programmazione nazionale dello sviluppo delle sedi universitarie quelle piemontesi possano rientrare in una prima fase operativa. A questo proposito noi abbiamo espresso la nostra posizione di non concorrenzialità ad un quadro di sviluppo nazionale, ma anche abbiamo ribadito la richiesta di essere sentiti, di essere in qualche modo partecipi alla fase di definizione di questo programma, per far sì che le posizioni delle varie Regioni siano dialetticamente valutate e considerate.
Abbiamo inoltre espresso la nostra rimostranza per il persistere di iniziative riguardanti la costituzione di corsi staccati di facoltà universitarie torinesi in sedi decentrate, che contrastano nettamente con l'impostazione che la Regione aveva dato e che era invece quella dell'istituzione di nuove sedi universitarie autonome, da realizzare pur avvalendosi dell'esperienza delle Università esistenti, ma garantendo gradi di autonomia nella definizione e costruzione, tali da consentire anche un'evoluzione delle strutture universitarie in qualche misura originale e difforme, complementare, rispetto a quelle rappresentate dalle sedi universitarie esistenti. In particolare abbiamo sottolineato l'incongruenza, sotto questo profilo, del persistere di corsi di medicina staccati. In questa direzione il Ministro ha teso a distinguere i problemi riguardanti l'Università nel suo complesso e quello riguardante le facoltà di medicina, intendendo assimilare le facoltà di medicina a delle scuole di medicina ancorate agli ospedali. Ha però convenuto che anche in questi casi sarebbe opportuno che queste stesse iniziative si collocassero in quelle sedi indicate dalla Regione per le nuove sedi universitarie.
Nell'ambito di questo discorso sulle strutture universitarie, che rimane quindi aperto alle decisioni che verranno assunte in sede di programmazione nazionale, abbiamo posto al Ministro un problema particolare riguardante l'Università di Torino: quello della facoltà di agraria e veterinaria. Gli abbiamo prospettato le soluzioni, che erano state trovate già nella passata legislatura, e che sono state portate avanti in questi ultimi mesi in accordo con l'Ordine Mauriziano e con l'Università e che prevedono l'inserimento delle facoltà di agraria e veterinaria negli edifici rurali che precedono la palazzina di caccia di Stupinigi. Il Rettore dell'Università, prof. Cavallo, ha presentato i primi schemi che l'Università ha elaborato per l'inserimento di queste facoltà nel complesso di Stupinigi ed abbiamo ricevuto un'immediata e favorevole risposta del Ministro, interessato sia perché questa prospettiva risolve un problema che da 50 anni esiste all'Università di Torino, quello della sistemazione di agraria e veterinaria, sia perché questa soluzione si integra con una prospettiva di riqualificazione e di utilizzo di un patrimonio architettonico di valore storico- culturale.
Si è poi discusso su quali possono essere le procedure per rendere operativa, fattiva questa ipotesi, tenuto conto che le leggi attuali non consentono all'Università di operare con interventi se non su immobili di proprietà. A questo proposito il Ministro ha indicato come strada possibile quella della formulazione di una legge, che potrà essere approvata solo in sede di Commissione, per dare il consenso ad un intervento dell'Università su di un immobile che rimane di proprietà altrui. Nel caso di Stupinigi questo consentirebbe di non scorporare l'unità architettonica e monumentale, ma di utilizzarla per un periodo lungo di anni, integrando le funzioni universitarie a quelle agricole e zootecniche del Mauriziano.
Per la soluzione di questo problema, come per altri di cui parlerà il Presidente della Giunta, il Ministro Malfatti ha anche indicato i rapporti operativi che ci possono portare a conclusione, individuando nel Sottosegretario On. Del Rio il rappresentante politico dei rapporti tra la Regione ed il Ministero, salvo poi ricercare i funzionari che per i singoli problemi dovranno portare avanti le pratiche.
La riunione, che ci ha lasciato preoccupazioni circa la tempestiva istituzione delle nuove sedi universitarie, non per la linea di piano, che è stata accettata dal Ministro, ha avuto invece, per quanto riguarda le facoltà di agraria e veterinaria a Stupinigi, un risultato che può essere ritenuto positivo e foriero di ulteriori sviluppi.
Noi abbiamo già informato verbalmente i rappresentanti del Consiglio di amministrazione del Mauriziano di questa visita che rende più positiva e più concreta l'ipotesi che avevamo concordemente formulato nel passato. Ci siamo ripromessi di avere una riunione nelle prossime settimane onde definire una proposta che, accettata dall'Università e dal Mauriziano possa essere consegnata al Sottosegretario Del Rio per la formulazione di quel provvedimento che dovrebbe consentire l'inserimento dell'Università nell'ambito del patrimonio di Stupinigi. In questo modo si metterebbe un altro tassello, insieme a quello già prospettato con l'Ordine Mauriziano dell'utilizzo a parco della parte boschiva, e a quelli che dopo esplorazioni con il Ministro dei beni culturali dovremo porre per l'utilizzo della Palazzina, verso la costruzione di un piano di lunga durata per l'utilizzazione e la fruizione pubblica, sociale e culturale dell'intero complesso monumentale di Stupinigi.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

b) le finanze regionali


PRESIDENTE

Svolge l'informazione sulle finanze regionali e sui rapporti con il Governo l'Assessore competente Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alle finanze

Signori Consiglieri, credo sia opportuna una brevissima disamina dei problemi che riguardano le finanze regionali tanto sotto il profilo dei fondi che affluiranno alle Regioni nel 1977, quanto sotto il profilo dei problemi di cassa in relazione a distinti incontri che si sono avuti nei mesi scorsi con il Governo e cioè successivamente alla fine della sessione dei lavori di questo Consiglio.
Sono informazioni che in parte sono già state comunicate e di cui si è presa visione attraverso la stampa, ma che, per la chiusura dei lavori del Consiglio,non era stato finora possibile portare a conoscenza dell'assemblea.
Per quanto riguarda il primo aspetto, e cioè il finanziamento alle Regioni per il 1977, dobbiamo dire che una nota positiva è introdotta dall'entrata in vigore della legge 356, la così detta legge Morlino, che per la prima volta aggancia, in riforma della legge 281, il flusso delle entrate che provengono alle Regioni dal fondo comune, previsto dall'art. 8 alla dinamica delle entrate tributarie dello Stato.
E' una vecchia rivendicazione avanzata dalle Regioni che, in forma diversa da quella accolta nel disegno di legge, rappresenta comunque un momento positivo di riforma.
In virtù di questa fondamentale riforma del fondo comune ex art. 8, nel 1977 le entrate delle Regioni nel loro complesso a questo titolo passeranno da un fondo che era nel 1976 inizialmente di 694 miliardi, più una quota di integrazione straordinaria di 72 miliardi e che era quindi complessivamente di 766 miliardi, il fondo passerà a 1.070 miliardi quindi con un aumento di 300 miliardi.
Se noi togliamo i 72 miliardi, che sono un'integrazione speciale, in termini di dinamica e di crescita il fondo subisce un aumento del 39,5% e cioè un incremento pari a quello delle entrate tributarie dello Stato che scontano nel 1977 un duplice aumento anche eccezionale: da un lato per la previsione più bassa fatta nel bilancio di previsione del 1976, cioè c'è un trand superiore a quello normale perché nel 1976 furono previste entrate minori di quelle che furono poi realizzate e perché naturalmente l'inflazione fa lievitare anche i dati relativi al gettito tributario. In ogni modo, per la prima volta dall'attuazione della riforma, si ha questo aumento notevole del fondo.
Anche il fondo di sviluppo previsto dall'art. 9 subisce un incremento ed è stato oggetto della riforma della legge 356, peraltro in una misura che non è ancora possibile valutare con molta sicurezza.
Secondo i dati che ha fornito il Ministro Colombo, giacché questo incontro avvenne prima della costituzione del nuovo governo, al plafond del fondo che era pari a 315 miliardi dell'anno scorso, comprese le integrazioni straordinarie e quindi partendo da un fondo di 315, che è la base garantita anche per tutti gli anni futuri, questa è stata una nostra richiesta esplicita, quest'anno il fondo dovrebbe aumentare di altri 105 miliardi dei quali 75 per l'affluenza di due leggi che prevedono fondi a destinazione vincolata che pero entreranno nel fondo e invece una cifra che è stata stimata in 30 miliardi, in attesa pero di conoscere con più esattezza il suo ammontare preciso e che deriva da un parametro variabile introdotto con la riforma che corrisponde ad una quota pari all'incremento della componente prezzi nella variazione del prodotto lordo; cioè un indice dinamico che peraltro lo stesso Governo ha ritenuto di non poter quantificare in modo molto rigoroso e in attesa di conoscere, con la relazione sulla situazione generale del Paese, quale può essere questo andamento. Quindi presumibilmente, in base ai dati provvisori, il fondo ex art. 9 passa da 315 a 420 miliardi.
Vi sono poi degli interventi particolari fissati da singole leggi che destinano fondi alle Regioni e che mostrano un incremento di circa 150 miliardi, da 347 a 489 miliardi. Le più rilevanti di queste leggi, che non sto a leggere nel loro elenco complessivo, sono le leggi che riguardano l'applicazione delle direttive comunitarie, il trasferimento di funzioni dell'ONMI e la legge istitutiva dei consultori familiari. Queste sono le note leggi che stanziano fondi a destinazione vincolata, dei quali la Regione non può evidentemente disporre se non per le finalità indicate nella legge stessa.
A queste devono essere aggiunte le quote che sono previste nel 1977 ancora per gli interventi in attuazione dei decreti di emergenza complessivamente pero anche da questi dati, per ora ancora schematici emerge la positività della riforma, che comincerà a funzionare nel 1977 anche se non possiamo ovviamente ancora ricavare dalle previsioni sulla parte di entrate che affluiranno alla Regione Piemonte, è certo che comunque ci sarà uno sviluppo positivo delle entrate. Il che consente di guardare con un'attenzione meno preoccupata alla formazione del bilancio per il 1977. I Consiglieri ricorderanno che quando discutemmo la prima bozza di bilancio pluriennale, emerse che il 1977 sarebbe stato un anno di particolare difficoltà, anzi, l'anno di maggiore difficoltà nel quinquennio sia per il maturare di una serie di impegni pluriennali di spesa che trovavano, che trovano nel 1977 il momento di maggiore peso per le finanze regionali, sia perché non era prevedibile nel 1977 una grossa svolta sul fronte delle entrate. Formulammo allora quelle ipotesi che chiamammo di minima e di massima sullo sviluppo del bilancio pluriennale, che comunque anche nell'ipotesi più favorevole, lasciavano un '77 come anno difficile cioè come anno in cui si sarebbe dovuto applicare una politica di rigoroso contenimento della spesa.
Ebbene, questi dati, se non ci consentono ancora di formulare un'ipotesi precisa di variazione del bilancio pluriennale, ma è una delle cose alle quali ci stiamo accingendo - lo dirò tra poco - però ci fanno vedere un 1977 che non è certo roseo, ma non è così drammaticamente nero come ci sembrava; in base ai dati della nuova finanza regionale, possiamo ritenere che si parta, nell'analisi delle previsioni di entrata dei prossimi anni, si parta da uno stato di fatto che è vicino all'ipotesi massima che avevamo previsto. Quindi si va ad evidenziare una situazione nella quale le risorse di cui la Regione disporrà si attesteranno su livelli vicini a quelli da noi ipotizzati come massimi.
Di questo argomento peraltro ritengo varrebbe la pena di fare dei successivi approfondimenti e credo che - lo dirò a conclusione di queste comunicazioni - lo si possa fare anche in tempi molto brevi.
Il secondo aspetto rilevante che è emerso in tema di finanza regionale riguarda i problemi di cassa. Come è apparso dalle dichiarazioni e dalle cronache riportate dalla stampa, ci siamo trovati, a partire dal mese di agosto, con dei problemi di cassa, cioè ci siamo trovati con un livello di ordinativi da emettere o già emessi, che rischiavano di non poter essere coperti dalle disponibilità della cassa regionale. E questo perché? Perch da un lato si è proceduto ad accelerare l'erogazione della spesa in modo da ridurre i tempi morti per rispondere ad un impegno che questa Giunta si era assunta davanti al Consiglio e davanti all'opinione pubblica del Piemonte cioè quello di non lasciare che la spesa ritardasse, di far sì che i ritmi dell'erogazione della spesa fossero i più solleciti possibile. Da questo punto di vista, quindi, la macchina amministrativa della Regione ha funzionato in modo tale da accelerare i ritmi di spesa. Siamo così arrivati ad avere delle necessità di spesa, cioè una erogazione di spesa reale mensile dell'ordine dei 12 miliardi.
A fronte di questo sforzo di accelerazione della spesa regionale abbiamo invece assistito, dall'altro lato, ad una concessione con il contagocce delle risorse da parte dell'autorità di Governo. Come i Consiglieri sanno, da alcuni anni non vige più la prassi che ha regolato l'erogazione di fondi dal Tesoro alle Regioni nei primi anni di vita delle stesse, ma esiste presso la Tesoreria centrale un conto corrente intestato alla Regione Piemonte sul quale vengono fatti affluire tutti i fondi che ci spettano e cioè le tranches delle entrate del fondo comune e tutte le altre entrate che dal Tesoro vengono erogate alla Regione. Da questo fondo, i cui interessi sono del 5%, il Tesoro preleva ogni mese una quota che invia alla Regione; la quota mensile che da questo fondo viene inviata alla Regione è dell'ordine di sei miliardi. Quindi abbiamo da un lato una nostra capacità di spesa normale che è stata negli ultimi mesi e che sarà presumibilmente nei prossimi, dell'ordine di 10/12 miliardi il mese, sempre, dall'altro un'erogazione di entrate dallo Stato nell'ordine d i 6 miliardi il mese.
Questo fatto, da solo, basta a giustificare il perché ci siano problemi di cassa, tenendo conto che per la prima parte dell'anno affluiscono alle casse regionali altre entrate, che sono quelle che derivano dai tributi propri della Regione e che quindi consentono di far fronte alle necessità anche integrando la quota che arriva dal Tesoro; esaurita ormai ogni possibilità di ricorrere ai tributi propri, esaurita anche la possibilità di ricorrere ai ratei d'interessi attivi sulle nostre giacenze di cassa, a questo punto si è aperto un problema sulle disponibilità.
Noi abbiamo discusso in due occasioni, con il Presidente ed il Vicepresidente della Giunta, con il Ministro del Tesoro e con il Direttore generale del Tesoro questi problemi, devo dire ottenendo un'attenzione responsabile e completamente consapevole dei dati che noi indicavamo; ci basti, per dire qualche cifra: abbiamo i dati di quali sono in questo momento le nostre giacenze presso la Tesoreria centrale. Noi avevamo, al momento dei nostri colloqui, cioè a fine agosto, presso la Tesoreria centrale, in giacenza 118 miliardi, tutti già di proprietà, di pertinenza completa della Regione. Pensate che di questi 118 miliardi circa 33 riguardano ancora erogazioni del 1975, in qualche caso addirittura gestione di competenze delegate, cioè materie sulle quali la Regione ha già fatto i pagamenti, ha già assunto gli impegni, ha già emesso gli ordinativi, ha già fatto i pagamenti. Quindi noi ci troviamo in una situazione nella quale abbiamo anticipato, con la liquidità normale di cassa, una serie di pagamenti che lo Stato addirittura ritarda a rimborsarci in questo caso per usare un termine improprio, addirittura dal 1975. Pensate che dell'intero fondo comune di spettanza per il 1976, per un ammontare che è ormai di oltre 50 miliardi maturato a fine agosto, non è stata erogata una lira, di tutta la quota del fondo comune 1976, che è la fonte più consistente delle entrate regionali, non è stata erogata una sola lira direttamente alle Regioni.
In una situazione di questo tipo il Governo evidentemente non pu disconoscere il fondamento della richiesta della Regione, che è quella di procedere ad una più sollecita e più consistente erogazione di queste risorse. D'altra parte il Governo ha fatto presente di avere dei problemi di cassa a livello di Tesoreria centrale e cioè ha fatto presente di essere costretto a fare un calcolo dei fabbisogni di cassa complessivi del Tesoro e della Tesoreria mensilmente, per poter mantenere fede agli impegni assunti in sede internazionale di non fare crescere il fabbisogno complessivo di cassa oltre un certo plafond concordato con gli organismi internazionali.
Detto questo il Governo si è dichiarato disponibile a trattare con le Regioni, tutti i mesi, quale possa essere la nostra effettiva necessità di cassa in maniera da poterla inserire nelle previsioni del fabbisogno di cassa della Tesoreria. Siccome noi avevamo evidenziato, con dati attendibili, un fabbisogno rilevante già maturato al 31 agosto che era complessivamente, tra ordinativi emessi, ordinativi da emettere, delibere in corso, ecc, dell'ordine dei venti miliardi, alla quota di settembre normale dei sei miliardi si è aggiunta una quota straordinaria di 10 miliardi, già tutti spesi. Quindi all'inizio di settembre dalla Tesoreria sono stati erogati alla Regione 16 miliardi. A questo momento, dunque, il fondo giacente da 118 miliardi è passato a 102. I 16 miliardi con i quali si fa fronte alle spese già decise, stanno già partendo tutti.
Per il mese di ottobre dovremo tornare a fare questa verifica di cassa con il Tesoro.
Questa situazione, sulla quale mi sono molto dilungato, ma ritengo opportunamente, perché il Consiglio sia posto al corrente di tutti i risvolti della situazione, ci fa venir fuori una serie di problemi che in parte sono nuovi e con i quali comunque ci dobbiamo confrontare e che sono per esempio (e mi limito a queste considerazioni): l'impossibilità di proseguire in una gestione che abbia ritmi accelerati di spesa; cioè qualsiasi tentativo fatto di razionalizzare, di rendere più snella, più dinamica, più rapida l'erogazione della spesa regionale, urta ormai contro una precisa difficoltà di cassa che in questo momento non è facilmente superabile, se noi non vogliamo aprire delle controversie forsennate con il Governo, cosa che riteniamo non si debba fare nel senso che noi abbiamo riconosciuto il fondamento di una tesi del Governo che è quella di dire: non fateci rompere il controllo sulla liquidità complessiva del sistema.
Però all'interno di questo chiediamo, e in questa fase di settembre abbiamo ottenuto comprensione per le necessità della Regione che sono quelle di spendere comunque quello che è necessario per non bloccare i flussi finanziari essenziali al funzionamento dell'Ente.
Accanto a queste considerazioni, ne desidero fare un'ultima, che è legata ad un impegno che la Giunta ha e che assolverà al più presto e che è quella di predisporre la legge di variazione del bilancio per il 1976 sulla quale c'è un'interrogazione presentata (non so se quello che dir valga, a norma di regolamento, anche come risposta all'interrogazione, lo valuterà la Presidenza del Consiglio e gli interroganti diranno se riterranno di essere soddisfatti di queste dichiarazioni).
Come il Consiglio sa, il preventivo per il 1976 è stato approvato dal Governo, però con delle avvertenze e l'invito alla Regione a volere apportare delle variazioni in relazione al prevedibile minore afflusso di entrate rispetto alle impostazioni di bilancio.
Ora siamo in grado, dopo la legge 356, di calcolare con un margine attendibile di esattezza quali sono le minori entrate prevedibili per il 1976, e sono nell'ordine di 17 miliardi. La cifra in questo caso è approssimata per eccesso; i 17 miliardi si calcolano molto rapidamente, si tratta di (do delle cifre approssimate) 10 miliardi per le minori entrate ex art. 8, circa un miliardo e mezzo in più di fondo ex art. 9 perché è stato integrato più del previsto, 7 miliardi e 800 milioni in meno che avevamo apposto come erogazione straordinaria per il rimborso da parte dello Stato dei soldi anticipati per i dipendenti delle autolinee in concessione.
In realtà di questa cifra esiste lo stanziamento di 18 miliardi complessivi per tutte le Regioni, che non è stata però ancora ripartita, ma è chiaro che su quei 18 miliardi a noi non arriverà una cifra tale da poter avvicinarci ai 7 miliardi e 800 che abbiamo messo a bilancio e che corrispondono alla spesa sostenuta dal Piemonte. Però, in attesa di conoscere quale sarà l'erogazione per questa parte, calcoliamo le minori entrate e poi vedremo in sede successiva quando questa cifra sarà nota come sarà.
Mettendo insieme questo, il fondo comune che è minore del previsto, il fondo ex art. 9 che è maggiore del previsto, questa integrazione straordinaria che non è ancora stata ripartita, complessivamente abbiamo circa 17 miliardi in meno di entrata.
Sul fronte della spesa abbiamo una cifra secca di minori spese di oltre 14 miliardi per oneri conseguenti ai mutui apposti a bilancio dei quali non abbiamo contratto una sola lira di mutuo.
E qui tocchiamo l'ultimo punto dolente e l'ultima novità rilevante della situazione della finanza regionale. Noi non abbiamo contratto nessun mutuo nel corso del 1976, ne contrarremo due piccolini nei prossimi giorni uno che riguarda il piano degli asili nido per tre miliardi e qualcosa, e un altro di un miliardo, mi pare, per il piano autobus, che sono ancora mutui impostati nei mesi scorsi e per i quali stiamo chiudendo su tassi di interesse inferiori al 13%, ma sono piccole operazioni già predisposte nei mesi scorsi e che riusciamo a condurre in porto anche in questa situazione mentre un mutuo più consistente nell'ordine di 25 miliardi per gli interventi in agricoltura, già concordato al tasso del 13 %, ci è saltato perché la Banca d'Italia ha posto il veto all'operazione; quindi il Consorzio per il credito di miglioramento fondiario di Roma ha dovuto ritirare la sua disponibilità per questo mutuo.
A parte questi piccoli mutui che andiamo a contrarre e che riusciamo ancora a fare con i tassi precedenti (mi pare che siano entrambi al 12,75%) non contraiamo altri mutui e questo non solo perché, come è noto, rispetto agli interventi previsti nel bilancio il momento di contrazione dei mutui slitta sempre comunque all'esercizio successivo, ma perché abbiamo ritenuto e riteniamo tuttora e crediamo che tutto il Consiglio ritenga con noi che accendere mutui in questa situazione sia veramente un lusso che la Regione non si può permettere; arrivare a sopportare dei tassi d'interesse di mercato, o anche i tassi di interesse più favorevoli che si potrebbero spuntare sul mercato e che comunque non sarebbero in ogni caso inferiori al 1647%, riteniamo sia un onere per la finanza regionale assolutamente insopportabile non solo perché ci siamo dati, in sede di bilancio pluriennale, il tetto dell'indebitamento corrispondente a tassi del 13 ma perché riteniamo che a questo punto oneri di questo tipo ci portino a dimezzare le possibilità degli interventi, veramente siamo fuori da ogni possibilità. In questo momento quindi non possiamo contrarre mutui, di conseguenza tutti gli oneri previsti a bilancio, relativi ai mutui, possono essere con tranquillità stralciati dalle spese di bilancio 1976 e arrivare così a compensare, non per intero, ma quasi, le minori entrate. Da un lato ho detto 17 miliardi, dall'altro circa 14 miliardi e mezzo, con altri due miliardi e mezzo, tre miliardi che devono essere reperiti con economie sugli altri capitoli della spesa.
Queste considerazioni dove portano? E qui voglio chiudere con una proposta al Consiglio. Portano alla necessità di affrontare sollecitamente e con tutta l'ampiezza e l'approfondimento necessari, la discussione sulla situazione finanziaria della Regione e sui criteri di orientamento per il bilancio 1977, giacché ci troviamo di fronte al alcune variabili, non tutte prevedibili in questi termini e comunque ad alcune novità che condizionano la vita della Regione. Le ho ricordate: da un lato una situazione sul fronte delle entrate che è migliore di quella prevedibile nel senso che la 356 ci consente di prevedere, sul fronte delle entrate, una condizione di maggior favore rispetto a quella di cui abbiamo discusso qui qualche mese fa dibattendo il preventivo 1976; però accanto a questa considerazione positiva ce ne sono due negative: la prima riguarda l'estremo rigore con il quale le risorse ci vengono messe a disposizione e quindi l'impossibilità di attivare, con la necessaria velocità, i flussi di spesa della Regione, e questo riguarda la parte normale della spesa, che è corrente e anche di investimento, ma che certamente riguarda in particolare anche la spesa corrente; la seconda riguarda l'estrema difficoltà, per non dire impossibilità, di contrarre mutui da parte della Regione e quindi di attivare, in tempi altrettanto brevi, la politica d'investimenti che abbiamo previsto.
E' chiaro che nei limiti in cui le nostre giacenze di cassa ci consentono di superare in qualche misura queste difficoltà, soprattutto quando avremo la Tesoreria funzionante, noi potremo in parte sopperire e alla carenza di risorse per la gestione di cassa, e ai ritardi con i quali dovremo accendere i mutui nel senso che potremo utilizzare il volano rappresentato dalle giacenze di cassa. Ripeto, quando ci sarà la Tesoreria questa operazione sarà assai più semplice di quanto non sia oggi.
Comunque è certo che, pur con questa eccezionale possibilità di manovra che ci è data, è chiaro che dobbiamo fare i conti con una situazione nella quale la spesa regionale è difficilmente manovrabile e in funzione anticiclica, e con capacità di erogazione tempestiva. Dunque dobbiamo fare i conti, nell'impostazione di bilancio, per il 1977, con questi dati nuovi che la realtà ci evidenzia.
Un altro elemento che merita di essere discusso in questa sede e che riguarda una fetta della spesa regionale, cioè quella a favore degli Enti locali per quelle che vengono chiamate le opere pubbliche e che mi risulta sia stata peraltro già discussa in seno alla Commissione dall'Assessore Bajardi, riguarda le possibilità di accedere ai mutui della Cassa depositi e prestiti che ha tutta una sua scala di priorità nella concessione dei mutui che ci è stata portata a conoscenza ed alla quale dobbiamo evidentemente collegare le erogazioni da parte della Regione.
In altri termini, per gli Enti locali non è esatto che anche in questa situazione non vi sia la possibilità di accedere a mutui agevolati, la Cassa depositi e prestiti ha un suo ordine di priorità, ha dei programmi precisi di intervento a favore di opere pubbliche dei Comuni, la priorità è per le opere igienico-sanitarie assistite da contributo regionale e per i completamenti, cioè prima di tutto per i completamenti di opere in corso e poi per le opere igienico-sanitarie assistite dal contributo regionale. E c'è l'impegno ad assolvere positivamente tutte le domande presentate dai Comuni per questi tipi di opere, cioè per i completamenti delle opere in corso, completamenti di opere i cui primi lotti sono stati assistiti dal contributo della Cassa depositi e prestiti, bene inteso, cioè non dal completamento di tutte le opere iniziate, ma di quelle opere per le quali la Cassa depositi e prestiti ha già dato un finanziamento. In secondo luogo le opere igienico-sanitarie assistite da contributo regionale che, fino ad un ammontare, per opera e per Comune, di 250 milioni, sono finanziate tutte. Terza scala di priorità: interventi di elettrificazione per costruzione di sedi comunali, per strade, viabilità assistite dal contributo regionale che sono assistite dall'intervento della Cassa fino ad un ammontare, sempre per opera e per Comune, di 100 milioni. L'ultima priorità per le opere non assistite dal contributo regionale, che arriva a 50 milioni, per cui s'interviene solo sulle opere fino a 50 milioni, ma questa direi che è una categoria che non ci interessa.
Sapendo che queste sono le priorità, ma che all'interno delle stesse l'intervento della Cassa ci sarà per il 1977, è chiaro che noi possiamo impostare un discorso di contributi regionali agli Enti locali, che faccia perno su queste disponibilità e che ci consenta, anche in una situazione diversa, di arrivare a dare degli incentivi all'effettuazione di opere pubbliche.
I nostri investimenti diretti attraverso una politica di assunzione di mutui della Regione devono essere sottoposti invece a quell'altra verifica che dicevo, partendo da un dato che per noi, in questo momento, è insormontabile, cioè l'opportunità di non contrarre mutui in questa situazione e di coprire, nei limiti del possibile con le nostre disponibilità, tutte le spese urgenti, indifferibili che nascono dagli impegni pluriennali già presi, rinviando ad un'epoca successiva l'avvio di programmi e di interventi nuovi.
Questo insieme di problemi credo valga peraltro un ulteriore approfondimento e che consenta anche uno scambio di opinioni più serrato e più approfondito con il Consiglio.
Io, a nome della Giunta, propongo come una delle possibili sedi perch questo confronto avvenga, la I Commissione, all'interno della quale potremo, al più presto, compatibilmente con i calendari che la I Commissione si è data di consultazioni per il piano di sviluppo e di altre cose, potremo cominciare ad approfondire questi aspetti. La Giunta avrebbe caro di poter avere, con tutto il Consiglio, o comunque con le rappresentanze dei Gruppi, all'interno della I Commissione, un confronto aperto, franco ed approfondito di opinioni che valga per consentirci d'impostare il bilancio 1977 alla luce di queste cose, avendo sentito prima ancora che il bilancio sia predisposto dalla Giunta, le opinioni dell'intero Consiglio.
D'altra parte il bilancio 1977 la Giunta ha intenzione d'impostarlo al più presto; noi riteniamo di portare questo bilancio in Consiglio per la discussione a novembre, soprattutto se c'è questo primo approfondimento mentre riteniamo di portare entro la fine di ottobre la legge di variazione al bilancio 1976 che può essere predisposta agli inizi del mese: ottobre per la legge di variazione al bilancio 1976, prima metà di novembre per l'inizio della discussione del bilancio di previsione 1977.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

c) le carceri


PRESIDENTE

Per l'informazione sulla situazione delle carceri ha la parola il Vicepresidente della Giunta Bajardi.



BAJARDI Sante, Vicepresidente della Giunta regionale

Le vicende del carcere di Torino hanno ampiamente richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica e della stampa. Ne sono emerse anche valutazioni profondamente diverse. Su di esse però non vogliamo soffermarci oggi, limitandoci alla comunicazione di aspetti più pertinenti alle competenze regionali.
Nell'incontro svoltosi il 27 agosto con il Ministro di Grazia e Giustizia, presente una delegazione della Giunta regionale presieduta dal Presidente Viglione di cui facevano parte il sottoscritto, l'Assessore Vecchione ed anche il Sindaco di Torino, è stata presentata al Ministro la somma di osservazioni e di richieste che erano emerse nelle precedenti riunioni, connesse ai fatti successi a Torino, nel carcere, a metà agosto.
I problemi discussi riguardavano: 1) un migliore e più ampio rapporto interno tra il personale di custodia ed i detenuti, facilitato anche da un aumento dell'organico del personale di custodia 2) un aumento dell'organico dell'ufficio del giudice di sorveglianza 3) la rapida entrata in funzione delle strutture di servizio previste per l'attuazione della riforma carceraria 4) la soluzione dei problemi sanitari gravi e indifferibili 5) i problemi del reinserimento del detenuto nella vita civile e produttiva.
Nel corso dell'ampia discussione il Ministro Bonifacio ha preliminarmente dichiarato che tutta la problematica carceraria, nella sua estrema complessità, va impostata alla luce del principio costituzionale secondo il quale la pena deve tendere alla rieducazione del condannato.
Cito testualmente le parole del Ministro: "Le attuali tensioni nelle carceri italiane non possono perciò essere motivo per discostarsi dalle linee direttive fissate dalla recente riforma dell'ordinamento carcerario.
Si tratta anzi di un discorso che occorre portare avanti con impegno e con coraggio".
Bonifacio ha decisamente escluso che "l'umanizzazione della pena possa comportare il rischio di mettere in pericolo la sicurezza della società: al contrario, è certo che la società sarà tutelata proprio nella misura in cui il carcere non sarà più il luogo dell'abbruttimento della persona umana e diventerà un'istituzione finalizzata agli scopi indicati dall'art. 27 della Costituzione".
Il Ministro ha ancora dichiarato che i nuovi istituti dell'affidamento in prova al servizio sociale, del regime di semi-libertà e della liberazione anticipata rappresentano validi strumenti di una politica carceraria ispirata ai principi della Costituzione ed alle esigenze dell'attuale società. In questa ottica - ha aggiunto il Ministro Bonifacio deve essere valutato il problema posto dall'art. 47 - secondo comma della legge, che pone restrizioni all'applicazione delle su indicate misure.
La delegazione della Giunta regionale piemontese ha ricordato come la Giunta abbia deliberato concreti provvedimenti relativi al reinserimento degli ex detenuti, ed ha nel contempo denunciato la situazione edilizia delle carceri di Torino, sollecitando con urgenza la costruzione del nuovo carcere e la dismissione al demanio comunale o regionale della attuale struttura, invitando inoltre il Ministro ad impedire qualsiasi finanziamento per ampliamento delle strutture del vecchio carcere.
Inoltre, rilevando positivamente il contributo della circolare del Ministro del 31.7.76, ha richiesto che si risolva il problema della direzione politica ed operativa dei servizi previsti, coinvolgendo le responsabilità dirette degli Enti locali.
In ordine alle possibilità d'intervento dell'Ente locale in materia bisogna ricordare che la legge di riforma ed il successivo regolamento aprono all'Ente locale alcuni spazi d'intervento sul terreno specifico dei servizi socio-sanitari e della istruzione professionale per i detenuti nonché del reinserimento nel mondo del lavoro degli ex carcerati.
La Regione Piemonte intende pertanto intervenire operativamente in alcuni di questi settori: istruzione professionale: superando l'attuale formazione generica promovendo corsi di formazione finalizzati ad un reinserimento del detenuto nel mondo del lavoro, con programmi formulati sulla base delle reali richieste del mercato del lavoro.
In proposito il Comune, la Provincia di Torino e la Regione Piemonte intendono istituire un Consorzio con i fini di cui sopra per la gestione di corsi professionali nel carcere di Torino in collaborazione con il carcere stesso. - servizi sociali: gli istituti previsti dalla legge di riforma quali il Consiglio di aiuto sociale ed il Comitato di occupazione per gli assistiti dal Consiglio di aiuto sociale sono organismi che di fatto coprono un settore d'intervento che gli Enti locali già realizzano per tutta la popolazione.
Per evitare sovrapposizione di interventi territoriali si pu interpretare in modo estensivo l'ottavo comma dell'art. 106 del regolamento, là dove si dice che "il Presidente distribuisce tra i vari componenti la cura delle attività indicate negli artt. 75 e 76" quale delega del Consiglio di rappresentanti degli Enti locali di tutta la competenza in materia di assistenza alle famiglie dei carcerati ed agli ex carcerati.
Allo stesso modo i centri di aiuto sociale possono prevedere un piano di lavoro concordato e coordinato con l'Ente locale al fine di garantire anche un'efficace partecipazione della comunità esterna all'azione rieducativa.
asili nido: è ampiamente discutibile l'art. 16 del regolamento che prevede l'asilo nido interno. La Regione ha già provveduto all'utilizzazione delle attuali strutture esistenti nei quartieri, con l'impiego di assistenti sociali.
sanità: a seguito di un incontro avvenuto il 31 agosto con gli Assessori competenti e i funzionari ministeriali responsabili del settore è già stato formulato uno schema di convenzione per il servizio sanitario penitenziario da stipularsi con l'Ospedale Maggiore San Giovanni Battista di Torino, presso il quale è già funzionante, seppure con gravi carenze, un reparto per i detenuti.
L'Ente ospedaliero ha aderito alla richiesta ed il nuovo reparto avrà una capacità ricettiva di 30 posti letto.
La convenzione inoltre prevede la presenza nell'attuale Centro diagnostico delle Nuove di Torino di un servizio di guardia medica pomeridiana, notturna e festiva.
Il punto nodale però su cui richiamare l'attenzione per avviare tutto quanto il processo di riforma è la problematica dell'edilizia penitenziaria. Attualmente esistono progetti di nuovi carceri a Torino Ivrea, Vercelli, Aosta, Cuneo, Biella, Alba, i cui lavori, in alcuni casi o non sono ancora iniziati e si è alla fase di progetto, oppure il completamento si protrarrà per parecchi anni.
E' stata esaminata con i competenti organi ministeriali la proposta di terminare innanzi tutto i lavori per i carceri di Torino e Vercelli devolvendo su di essi gli stanziamenti previsti per Alba, Biella e Torino minorile, recuperando una somma pari a circa 4 miliardi che è possibile investire ed utilizzare nel corso dell'anno 1977 in primo luogo per il carcere di Torino, perché i completamenti di Vercelli e di Ivrea non richiedono grandi stanziamenti, se non l'accelerazione del loro completamento. Con la previsione di un ulteriore stanziamento di quattro miliardi si potrebbe procedere al completamento della prima parte del carcere di Torino nel corso del 1978.
Si è altresì richiesta l'apertura immediata del carcere di Cuneo, già ultimato, che per carenza di personale di custodia non permette l'utilizzazione di quei circa 350 posti che consentirebbero l'immediato trasferimento dal carcere di Torino il quale, come è noto, è stato costruito per una capienza di 500/550 detenuti, mentre oggi ne ospita circa 1100/1200, creando quelle condizioni che sono alla base di tutto quanto è avvenuto nel corso di questo ultimo mese.
Su queste nostre richieste il Ministro si è impegnato a rivedere il programma per quanto riguarda il Piemonte e anche se sarà possibile per quanto riguarda il Paese tutto. Siamo stati con l'occasione informati che dei 110 miliardi stanziati dal Governo per quelle branche di interventi sull'edilizia penitenziaria, sono stati assegnati finora solamente 50 miliardi, il che pone anche il problema di una visione più generale di riutilizzo delle risorse non solo nell'ambito della Regione al fine di una rapida conclusione delle attività edilizie, ma anche a livello nazionale.
Analogo impegno di interessamento il Ministro si è assunto al fine di accelerare sia la copertura quanto l'ampliamento degli organici degli agenti di custodia. In proposito siamo stati informati che gli organici rispetto al previsto sono al di sotto di 4000 unità in Italia, il che pone problemi regolamentari, forse anche di altro ordine. Noi abbiamo sottoposto all'attenzione del Ministro l'ipotesi di avvalersi di una proposta avanzata negli anni passati da molte parti, di utilizzare per il servizio di vigilanza sui muri quei militari i quali, per le ragioni più disparate ritengano di svolgere il loro servizio nella località di residenza, il che permetterebbe la fruizione del personale di custodia per superare le attuali carenze all'interno delle carceri.
Abbiamo poi prospettato al Ministro l'esigenza di avviare sollecitamente la riforma carceraria, pur compresi delle difficoltà notevoli che deve affrontare ed abbiamo sottolineato l'impegno della Regione Piemonte ad assolvere quelle funzioni di competenza cui essa è chiamata sia dalla legge di riforma, che permette tra l'altro a tutti i Consiglieri regionali di entrare nel carcere senza preventiva autorizzazione, sia dall'invito del Ministro pervenutoci nel mese scorso con una lettera, di costituire apposite Commissioni delle Regioni per sovrintendere a questa complessiva attività, ad utilizzare le sue specifiche competenze nei vari settori per uniformare la propria attività ai criteri generali della linea di riforma.


Argomento: Enti strumentali

d) il centro di calcolo


PRESIDENTE

Per l'informazione sulla situazione del centro di calcolo ha la parola il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, come già dicemmo nel corso di un'apposita comunicazione al Consiglio regionale, la Giunta si era impegnata a considerare la questione del "Consorzio regionale per il trattamento automatico dell'informazione", come uno degli impegni di maggiore rilevanza alla cui definizione pervenire con rapidità.
In questa linea, ultimata la stesura dello Statuto e della relazione di accompagnamento, documenti che sono stati consegnati ai Consiglieri (è stata distribuita una cartella per ogni Consigliere)....



PICCO Giovanni

Non pretenderai che li abbiamo già letti!



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

No, anzi, ho chiesto specificamente che fosse preparata una cartella perché la sola informazione non mette i Consiglieri in condizioni di approfondire il problema.
Si è provveduto, prima della sospensione estiva dei lavori del Consiglio, alla sua approvazione da parte della I Commissione del Consiglio regionale e dei Consigli di amministrazione dell'Università e del Politecnico di Torino.
Questa approvazione di massima era volta a sollecitare un incontro, su iniziativa della Regione Piemonte, tra Università, Politecnico, Regione e Ministro della P.I. al fine di illustrare l'iniziativa e, per quanto di pertinenza dell'Università, per rendere la necessaria autorizzazione la più rapida possibile. Perché si è posta la questione che, approvata da parte del Governo la legge che autorizza la costituzione del consorzio tra Regione, Università e Politecnico, fosse di per sé sola sufficiente ad autorizzare il Politecnico e l'Università, ma evidentemente l'approvazione da parte del Governo della legge regionale non può autorizzare implicitamente l'Università ed il Politecnico se non dietro una specifica autorizzazione del Ministro della P.I. Comunque era doveroso da parte della Regione, dell'Università e del Politecnico questo raccordo con il Ministro.
Alla fine di agosto è avvenuto l'incontro tra una delegazione di Giunta ed i due Rettori dell'Università e del Politecnico con il Ministro della Pubblica Istruzione On. Malfatti. E voglio giustificare l'interruzione di due mesi ricordando che giugno e luglio sono caduti nel corso delle elezioni politiche e quindi volevamo riferirci ad un Ministro del nuovo Governo perché era inutile andare ad un Ministro che poi fosse sostituito nel nuovo Governo. Abbiamo avuto la continuazione del Ministro Malfatti che ringraziamo per la sua cortesia e per la puntualità delle argomentazioni che si è avuto modo di discutere.
Attraverso questo rapporto che possiamo considerare positivamente vista la collaborazione dimostrata al proposito dal Ministro (il quale ha indicato l'On. Del Rio a trattare il problema, ed il suo Capo gabinetto prof. Di Palma a tenere i rapporti su questi argomenti), si è aperta una fase di lavoro su numerosi temi inerenti all'Università quali l'edilizia ed i nuovi insediamenti di cui ha riferito l'Assessore Rivalta. L'argomento centrale dell'incontro ha riguardato l'attuale fase di costituzione per del consorzio.
La delegazione del Piemonte ha illustrato il significato del consorzio nei suoi aspetti di razionalizzazione, con conseguente riduzione dei costi e di impegno culturale nel campo della programmazione socio-economica della didattica e della ricerca, ribadendo l'importanza e l'urgenza della definizione e avvio dell'iniziativa.
Si è sottolineato al Ministro la finalità generale del consorzio consistente nel mettere a disposizione degli Enti consorziati gli strumenti per soddisfare le esigenze di programmazione, ricerca, didattica e gestione operativa.
Si è ricordato inoltre come la Regione non intenda concedere deleghe ad altri enti, ma anzi intenda gestire in prima persona la sua ristrutturazione, assumendo anche in questo settore iniziative di coordinamento e di programmazione nei confronti degli Enti locali.
Il Ministro Malfatti ha preso in considerazione con molta attenzione la tematica espostagli, ha rilevato l'importanza di questo strumento fondamentale per il sistema informativo del Piemonte, riservandosi di approfondire ulteriormente tutte le modalità necessarie alla definizione dell'iniziativa, dandone una valutazione globalmente positiva, nella reciproca autonomia della Regione e dell'Università per tutti gli aspetti inerenti alla ricerca scientifica.
Il Ministro ha comunicato che esiste già un centro di elaboratori a Casalecchio sul Reno per tutta l'attività del Ministero ed ha trasmesso tutti i documenti al prof. Quaranta (che mi pare diriga quel Centro) col quale ci siamo già messi in comunicazione e anche questo raccordo verrà tenuto rispetto all'organizzazione di informazione che il Ministero ha già a tal proposito.
A tal fine ha indicato nel sottosegretario On. Del Rio (ex Presidente della Regione Sardegna) il tramite preposto per il perfezionamento dei contatti.
Di quanto sopra è stato immediatamente informato il Comitato provvisorio del consorzio unitamente al Comitato scientifico riuniti presso la Giunta regionale. Per tenere i necessari contatti con il Ministero è stata costituita una Commissione formata dai componenti i due Comitati.
Nel contempo, ribadendo la necessità che si proceda a ritmo serrato secondo le linee precedentemente tracciate, si è individuato nell'approntamento della sede del Consorzio il primo passo per il suo avvio.
La Giunta regionale, che peraltro già si era mossa su questa strada sta per definire, in ogni suo aspetto, una soluzione e contemporaneamente valutando le necessarie questioni organizzative in vista del trasferimento dei calcolatori nella nuova sede, individuabile presso una parte della Casa di Riposo per anziani di corso Unione Sovietica.
Come loro sanno C. Unione Sovietica ha 100.000 mq, di superficie abitabile di cui meno di un terzo è occupata dall'istituto. Vi sono problemi di ristrutturazione dei servizi alternativi e quindi probabilmente andrà ancora riducendosi, c'é una larghissima superficie che può essere messa a disposizione.
Vi sono poi altre sedi offerte da istituti, come mi pare il G.
Ferraris, ma forse C. Unione Sovietica è la sede più adatta anche per la vastità dei locali messi a disposizione e anche per i il costo non troppo elevato.
Se non sorgono difficoltà da parte degli organi preposti a ciò dal Ministero, penso nel prossimo gennaio-febbraio 1977 di avere già in funzione il Centro di calcolo.



PRESIDENTE

Concluse le comunicazioni della Giunta è aperta la discussione.
E' iscritto a parlare il Consigliere Oberto, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi fermerei, con alcune considerazioni, su un problema molto grave che è stato illustrato dall'Assessore Rivalta. Intanto proponendo che come prima azione il Presidente della Giunta, per il quale abbiamo avuto dei momenti di preoccupazione, lo abbiamo visto al centro di tutte queste manifestazioni estive..



PRESIDENTE

Per fortuna fuori, però!



OBERTO Gianni

Fuori fino ad un certo punto perché i giornali lo mettevano a fuoco, la televisione lo metteva a fuoco ed io ho pensato, se lo mettono a fuoco anche i detenuti qui va a finire che perdiamo il Presidente della Regione! Dicevo che è un problema molto grosso. Intanto ha del grottesco in s parlare del carcere di Torino chiamandolo ancora "Le Nuove" nel 1976 è veramente grottesco: un ambiente fatiscente come costruzione, fatiscente all'interno nonostante i molti miliardi che ormai sono stati profusi per un certo risanamento, un carcere che è praticamente al centro di cento e uno motivi di preoccupazione, un carcere che tuttavia riesce, come un poco i carceri di tutta Italia, a dare anche la figura di chi ti piglia in giro la droga che va e che viene, che si compra, che si smercia nel carcere (i giornali ne hanno parlato a non finire), quello che è tutto punzecchiato perché si sarebbe drogato lo pigliano, lo mandano in un ospedale e lì dicono macché droga; questo aveva escogitato un sistema per cui tutti ci eravamo inteneriti per la estrinsecazione fatta soprattutto dalla stampa e dalla televisione, mentre quello la droga la conosce come la conosco io, un buon bicchiere di vino, una tazza di caffè, resta a quel limite. Aveva escogitato tutto questo per potersene andare via.
Il problema grosso è questo: dai carceri italiani si evade, molto sovente,con connivenze o senza connivenze (dico questo con tranquilla coscienza perché certe fughe da certi carceri non sono pensabili assolutamente se non vi è in qualche maniera una connivenza) e determina delle grosse preoccupazioni, preoccupazioni che poi la gente comune, signor Presidente della Giunta, capisce poco e pensa: ma come, questi fanno una mezza rivolta, una mezza rivoluzione pretendendo l'applicazione della legge penitenziaria, e hanno ragione di chiederla, dopo di essere stati i violatori della legge. E l'opinione pubblica s'intenerisce in questa direzione mentre ci sono (lo abbiamo letto sui giornali l'altra mattina) i pensionati i quali dicono: "ma a noi quand'é che si pensa?".
Vorranno tutti consentire che queste battute iniziali hanno un senso e un significato unicamente esteriore, non certamente di fondo e di sostanza anche per dire che le cose che capitano alle Nuove, ma non soltanto alle Nuove, capitano da molto tempo. Io leggevo su La Stampa del 10 settembre ritagliato, un comunicato che si riferiva ad una sollevazione avvenuta alla "Generale" di Torino il 10 settembre 1876, un secolo prima: "Ieri mattina si sparse per Torino la notizia di gravi disordini scoppiati nella casa di correzione di pena per minorenni della 'Generale' . La notizia ci sorprese non poco pensando che appena l'anno scorso avemmo a deplorare un simile incidente per il quale il Ministero cambiava tutto il personale di direzione e di custodia e non sono venti giorni che questo personale veniva di nuovo mutato per certe misure burocratiche che non sappiamo indicare". E continua l'articolo.
Il problema carcerario ha diversi aspetti: quello che compete alla Regione oggi è molto importante, signor Presidente, lei insegna a me che al detenuto è stato riconosciuto persino il diritto di reclamo che non viene indirizzato più soltanto al Ministro di Grazia e Giustizia, al giudice di sorveglianza, al magistrato che ha le cure delle carceri, ma, in base all'art. 35, anche al Presidente della Giunta regionale. Appena lo sanno in carcere stia pure tranquillo che arriveranno a valanghe queste prese di posizione con diritto di reclamo e lo distrarranno dalle cure notevoli di altri problemi.
Ma non è soltanto un problema di muri, lei lo ha implicitamente rilevato, ma vorrei dire non sufficientemente - lo dico con uno spirito con il quale lei accetterà queste mie espressioni - non è soltanto questione di muri, i muri vanno e vengono, o meglio, non vengono: Cuneo è stato 16 anni se io non sono male informato, con un carcere nuovo eretto dal quale andavano ad asportare il complesso dell'arredamento rendendolo praticamente in condizioni di doverlo ricostruire per metterlo in gestione ed ancora oggi non è in gestione, però i muri a Cuneo ci sono e manca il personale di guardia; perché manca il personale di guardia? Perché vi sono continui conflitti con i detenuti, perché non si sa a chi dare ragione, perché non si vuole andare a fondo per cercare responsabilità che tuttavia vi sono e che debbono essere ricercate e colpite tutte le volte che ci siano. La vita comunitaria è una vita estremamente difficile, la vita del carcere è difficilissima. Presidente Viglione, questo punto in più rispetto a lei ce l'ho e lei non me lo cava, sono 50 anni che vado in carcere e sono sempre uscito tremendamente sconfortato e convinto che il problema del recupero del detenuto è di una gravità e di un'eccezionalità tali da lasciare tutti perplessi e sfiduciati perché difficilmente si riesce a ricuperare qualcuno.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Mi hanno parlato di Cuneo...



OBERTO Gianni

Le hanno parlato di Cuneo che presto entrerà in funzione. Me lo auguro e certamente sarebbe..



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Il 15 gennaio.



OBERTO Gianni

Vorrei che anche queste date fossero tutte segnate perché ci sono già degli slittamenti circa impegni assunti.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Questo è l'ultimo.



OBERTO Gianni

Quando avevo la responsabilità del governo della Regione, anche prima del Consiglio di questa assemblea, soventissimo ero richiamato alla data del calendario; se noi dovessimo fermarci a questo indubbiamente dei richiami ce ne sarebbero moltissimi.
E' stato accennato al problema di Ivrea. Io vivo ad Ivrea, come anche il collega Alberton. E' stata costruita una piccolissima porzione, non del carcere, ma dell'avancarcere, cioè dove dovranno esserci gli uffici, il direttore, ecc. E vi è, come si sa, la prima pietra, la seconda pietra l'ultima pietra, ecc. I casi sono tanti, pensi, Assessore, che in quella cittadina sono state assegnate delle distinzioni, come dire dei premi delle onorificenze, quando il carcere non c'è, a coloro i quali sono stati in qualche maniera gli esecutori dei loro doveri: Procuratore della Repubblica, Sindaco della città. Ecco allora le medaglie, ecco la pubblicità sui giornali, il nuovo carcere di Ivrea, la gente si monta la testa e in definitiva non c'è niente, gli avvocati di Ivrea, come gli avvocati di tutto il Piemonte, si trovano nella condizione (aspetto che deve essere anche considerato) di doversi muovere dalle loro sedi, e le famiglie dei detenuti di doversi muovere dalle loro sedi e di andare a cercare a Fossano chi sta a Susa, a Susa chi sta eventualmente a Vercelli riuscendo a trovare il detenuto qualche volta sì e qualche volta no. E chiudo anche questa seconda parentesi.
Il carcere ha bisogno essenzialmente di un'opera interna che deve essere fatta prima di tutto da coloro che hanno il tremendo compito di custodire i detenuti. Come sono preparati, come sono scelti, come sono pagati, come sono difesi, come sono assistiti, come sono tutelati? Io non so se lei ha ancora il tempo di frequentarlo il carcere di Torino, salvo nelle giornate d'agosto calde, così come facciamo noi proletari della toga che andiamo a trovarci i nostri clienti, i nostri detenuti: fa paura entrare là, si ha la sensazione, sempre, di essere in pericolo. E la ricerca fatta l'altro giorno nelle varie celle ha portato alla scoperta di arnesi che la stampa ridimensionava parlando di "rudimentali pugnali e coltelli". Caspita , quando me l'abbiano piantato nella pancia, rudimentale o no è una certa quantità di coltelli che hanno trovato in carcere, vorrei dire che è peggio ancora quel tipo di arma che loro adoperano. Come mai vi è questa situazione? Punto interrogativo per il compito grosso che spetterà alla Regione e al quale daremo, per quanto di nostra competenza, tutto l'aiuto.
Ma c'è l'altro problema, quello dell'educazione: non so, signor Presidente, non so, Assessore, se loro conoscano questa pubblicazione di Piero Malvezzi, carissimo amico, della parte vostra, certamente di sinistra, non D.C., figlio di quel Giovanni Malvezzi che ha fatto insieme ai Giacosa un centro di raccolta di coloro che amano la cultura, la bellezza, la poesia, ma anche contingentemente i problemi concreti della vita quotidiana. Piero Malvezzi ha pubblicato - da Feltrinelli, non da un editore di parte nostra - un volume "Scuola in carcere" che mi permetterei di consigliare di leggere per quello che noi Regione possiamo e dobbiamo fare. Dico possiamo, ma dico anche dobbiamo perché effettivamente è stato assegnato come compito specifico delegato dal 1972 alla Regione, non soltanto il problema generico dell'assistenza. Io ho letto con un certo interesse, ma anche con un certo scetticismo che si vorrebbe fare addirittura un reparto all'Ospedale Maggiore di Torino per ricoverare i detenuti, creando Dio sa quali problemi per l'Ospedale Maggiore quando vi sia una situazione di questo genere.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Un piccolo reparto c'è già.



OBERTO Gianni

Si, lo so, ma lo si vuole ingrandire, lo si vuole rendere più accogliente e questo va bene, ma lo si vuole ingrandire con impegno, signor Presidente, lei me lo insegna, di gente che stia a custodire, di gente che fa le otto ore di servizio, 8-16-24..



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Questo è uno dei punti nodali: tutti i detenuti che attualmente sono nei vari ospedali richiedono dieci carabinieri per ogni detenuto. Se invece si fa un reparto per i 2700 detenuti del Piemonte, ce ne vogliono dieci per tutti.



OBERTO Gianni

Ce ne vogliono 30 perché il problema delle possibilità di fuga si moltiplica.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

E' giusto, ed è un problema interessante.



OBERTO Gianni

Vorrei che l'esperienza fatta da Malvezzi, che è andato ad insegnare nei vari corsi di addestramento, fosse tenuta in conto ed in considerazione dalla Giunta e da noi del Consiglio perché è qui il punto: perdonate, ma molti di coloro che sono in carcere lo sono perché (e lo dico tra virgolette, senza il minimo di offesa), perché ignoranti innanzitutto perché non hanno frequentato la scuola, perché non sono stati istruiti perché non sono stati educati. Qui ci sono dei colleghi avvocati i quali possono aggiungere la loro testimonianza a questa mia: c'è l'ignoranza più nera che porta ad un certo momento a diventare anche delinquenti.
Ma a Torino ci dovrebbe essere qualche cosa in corso. Io ricordo una circolare che è stata mandata dal Ministero di Grazia e Giustizia (e loro potranno procurarsela) il 15 maggio 1972, cioè al momento della delega agli ispettori distrettuali. E' una circolare che ha ancora un contenuto come dire, di riserva verso le Regioni. Dice: adesso ci sono le Regioni alle quali spettano dei compiti, delle funzioni, però tutto deve avvenire in armonia, ecc. Ed in un certo senso è logico ed anche giusto.
Accanto alla circolare vi è un prospetto di situazione dei corsi professionali che per esempio dovevano funzionare, io non so se abbiano funzionato, bisogna vederlo, è un apporto che ritengo estremamente positivo e non lungo più di tanto perché chiudo su questa ipotesi, vi è un corso professionale per ebanisti, triennale, che dipende niente meno che da quell'Istituto professionale di Stato "Plana" di Torino che è una delle perle degli istituti torinesi. Corso professionale per congegnatori meccanici, anche questo triennale, dipendente anch'esso dall'Istituto professionale di Stato "Plana"; il corso di addestramento professionale per elettricisti, che è annuale, che dipende dal Consorzio provinciale per l'istruzione tecnica; il corso di addestramento professionale per giardinieri, annuale, che dipende dal Consorzio provinciale per l'istruzione tecnica; il corso di addestramento professionale per radiotecnici, anche questo annuale, dipendente dal Consorzio provinciale per l'istruzione tecnica; il corso di addestramento professionale per maglieriste, annuale, dipendente dal Consorzio provinciale per l'istruzione tecnica.
Si potrebbe vedere a che punto si è. La legge nuova stabilisce che sotto l'aspetto sanitario il medico riferisca, mi pare semestralmente, qual è la situazione della sanità. Coloro i quali presiedono a questi corsi professionali dovrebbero altrettanto riferire.
Se cerchiamo di risolvere il problema penitenziario avendo riguardo all'uomo, ma fornendo all'uomo non delle illusioni, non soltanto la presenza, nel momento del tumulto, per dire siamo qui cerchiamo noi di fare, ma aiutandolo veramente a riemergere, forse qualche cosa si potrà fare, altrimenti, se il buon Dio mi darà ancora degli anni di vita, dovrei concludere come concludo oggi, con un enorme scetticismo sulla capacità e sulla possibilità di redenzione; ma soprattutto bisogna non ingannare e non creare delle illusioni in coloro che hanno già delle pene, delle sofferenze, che pensano domani tutto sarà fatto, quando domani niente sarà fatto, ancora molto tempo richiedendo la soluzione di questo problema che ho voluto sottolineare, colleghi Consiglieri, nella mia qualità di Consigliere regionale, quella sottostante di avvocato, ma anche di amministratore di enti piemontesi. Ricordo che una delle prime riunioni alla quale ho partecipato come Presidente della Provincia di Torino, quindi andiamo indietro di dieci anni, fu qui nel Palazzo della Prefettura c'erano rappresentanti dei vari Ministeri, c'erano tutte le autorità cittadine, si parlava del problema delle Nuove, della riforma, della modifica, della nuova sede, si parlava in quell'occasione dell'abbattimento del macello (e il macello è stato abbattuto), ma le Nuove restano vecchie dov'erano, il problema carcerario resta a quel punto.
Signor Presidente della Giunta, lei troverà dei momenti di sconforto come trovo io in questo momento, bisogna egualmente fare il proprio dovere ma dobbiamo, se ha da essere veramente un modo nuovo di governare, non accontentarci di parole e di espressioni, ma scendere alla concretezza dei fatti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Desidero intervenire brevemente sulle comunicazioni dell'Assessore Rivalta per quanto attiene al problema delle sedi universitarie.
Noi non abbiamo avuto modo, almeno per quanto riguarda i Consiglieri della nuova legislatura, di entrare nel merito delle decisioni e delle indicazioni programmatiche ed operative che a suo tempo erano state delineate dal Consiglio regionale. Mi preme comunque sottolineare due aspetti.
Primo: per quanto concerne il problema delle nuove sedi, concordiamo con la sollecitazione al Governo per esplicitare anche in termini di tempi quale sarà l'impegno ad affrontare in fase operativa queste realizzazioni.
Vorremmo però che la Regione, nel sollecitare questa precisione dei tempi collaborasse con le strutture universitarie - sia Politecnico, sia Università - per quanto attiene alla verifica delle sperimentazioni che finora sono state fatte con i corsi preliminari.
Io conosco alcune esperienze relative ai corsi della Facoltà di ingegneria a Novara e penso che non si possa dire che siano esperienze da non ripetersi e quindi non necessarie nella fase di impostazione e di ricerca della dimensione ottimale e della qualificazione dell'istituzione universitaria in quella sede; penso che invece siano sperimentazioni che vadano seguite attentamente e vadano piuttosto sostenute con mezzi tra l'altro che finora hanno fatto capo alle strutture locali: Amministrazione provinciale di Novara, Camera di Commercio, mentre forse potrebbero vivere queste sperimentazioni, in modo molto più dignitoso se facessero capo a finanziamenti che potrebbero derivare anche da altri livelli istituzionali.
Penso che una proliferazione di questi corsi presenti dei problemi e non sia certo il modo corretto per affrontare il tema, però penso anche che le sperimentazioni che finora sono state fatte debbano semmai essere controllate e verificate nella direzione di accertare quali effetti positivi possono produrre, non solo, ma possano dare quelle indicazioni che sono necessarie per la ricerca delle aree, per l'individuazione della dimensione di strutture migliori che dovrà essere prevista in quella sede.
Chiudo questo discorso per affrontare il secondo.
Sul secondo aspetto relativo alle Facoltà di agraria e veterinaria nel complesso di Stupinigi, noi non abbiamo potuto a suo tempo intervenire nel merito, però ci pare di poter rilevare che l'intervento promozionale della Regione è andato al di là delle sue competenze promozionali così dette nell'individuare una soluzione nell'ambito del complesso dell'Ordine Mauriziano di Stupinigi.
Noi riteniamo che la soluzione prospettata al Ministro per l'utilizzazione delle strutture preliminari del complesso monumentale di Stupinigi presenti alcuni rischi che è bene che vengano a priori valutati sia in termini di costi, sia in termini di conseguenze che ne deriverebbero all'alterazione dell'ambiente e sarebbe opportuno che immediatamente, a lato di questa ipotesi, che io non scarto a priori e rispetto alla quale certamente dovranno essere fatte delle verifiche, si esamini attentamente la possibilità, pur rimanendo in quell'ambito, di costruire delle strutture, delle sedi completamente nuove, però sufficientemente defilate rispetto al complesso monumentale.
Penso che in questo senso il contatto e la correlazione con l'Università e l'Ordine Mauriziano dovrebbero essere, da parte della Regione, non in positivo, ma ricercando con loro una soluzione che sia di comune accettazione per le esigenze comuni.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Paganelli.
In realtà c'erano due altri Consiglieri che si erano iscritti a parlare prima di lui, ma preferisco dare la parola al Vicepresidente perché devo assentarmi un attimo per andare dal Commissario di Governo.



PAGANELLI Ettore

Intervengo brevemente sulle dichiarazioni dell'Assessore Simonelli per dire innanzi tutto che il Gruppo D.C. non intende rinunciare alla discussione autonoma dell'interrogazione che ha presentato su aspetti della variazione di bilancio; d'altra parte l'Assessore oggi ha toccato solo marginalmente questi problemi e ci sono degli aspetti che intendiamo puntualizzare in sede di interrogazione.
Nel merito delle comunicazioni noi prendiamo atto che oggi l'Assessore ha fatto proprie alcune critiche che noi avevamo sollevato durante la discussione del bilancio e durante la discussione di una precedente interrogazione che avevamo presentato appunto sulle osservazioni del Governo in ordine all'approvazione del bilancio.
L'Assessore con realismo ne ha preso atto oggi; si poteva, per la verità, prenderne atto già prima, già nei momenti in cui avevamo fatto queste discussioni, ma in quel momento evidentemente le nostre osservazioni contrastavano con quello che era l'aspetto grandioso, trionfalistico della discussione sul bilancio che si voleva fare.
Noi prendiamo atto che l'Assessore oggi ha sostanzialmente proposto con la sua richiesta di discussione tra le forze politiche ed in Commissione, di voltare pagina, di discutere tra i Gruppi, tra le forze politiche prima che le stesse si trovino di fronte a un tutto deciso e abbiano la bontà di leggerlo sulla stampa. Per un discorso nuovo, per un discorso che volti effettivamente pagina.il Gruppo D.C. è disponibile a discutere, a confrontarsi, così come è disponibile a prestare la sua opera e la sua attività per il superamento di quelle difficoltà di cassa che indubbiamente esistono e che l'Assessore ha ampiamente illustrato.
La posizione del Governo d'altra parte è una posizione che è sorta alcuni anni fa -e non gli si può neanche dare torto - nel momento in cui le Regioni incameravano e depositavano nelle banche creando degli scompensi nella Tesoreria. Di fronte alla documentata esposizione che la Regione è in grado di spendere e di spendere immediatamente, il Governo deve fare affluire i fondi. Per questa opera che la Giunta ha già iniziato noi siamo disponibili a prestare anche l'attività del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Franzi, ne ha facoltà.



FRANZI Piero

Vorrei rifarmi alle dichiarazioni dell'Assessore Rivalta nel passaggio in cui dice che nell'incontro del 2 settembre con il Ministro Malfatti sono state riproposte e sostenute le indicazioni a suo tempo prospettate dal Consiglio della Regione per quanto riguarda l'insediamento delle Università a Novara ed Alessandria.
A questo riguardo lei sa che in quell'occasione non c'è stata l'unanimità del Consiglio e ricorderà sicuramente le proteste, le polemiche che sono venute in modo particolare dagli ambienti vercellesi. Vorrei sapere se lei è informato che sia l'Amministrazione provinciale di Vercelli, sia l'Amministrazione comunale di quella città hanno assunto impegni, o quanto meno hanno proposto delle sollecitazioni alla Giunta regionale affinché riveda quella decisione assunta due anni fa; e se è a conoscenza e che tipo di risposta intende dare all'iniziativa assunta dalle Amministrazioni provinciali e comunali di Novara e di Vercelli, per quanto riguarda la possibilità di trovare una soluzione integrativa di questo centro universitario che possa soddisfare le esigenze delle popolazioni delle due province.
Questo è un documento di data recente e mi pare che ci sia anche una richiesta di incontro con l'Assessore e con la Giunta. Proprio pochi giorni fa, parlando con il Sindaco di Vercelli, che non è di parte mia, ma sua concordava sul fatto che ci sarebbe l'opportunità di una revisione di quell'impegno, per far sì che anche le popolazioni di Vercelli possano avere una risposta alle attese da tanto tempo portate avanti.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Brevemente sul Consorzio per il trattamento delle informazioni.
Da parte nostra c'è il pieno assenso sulla procedura politica esterna seguita, di rinviare cioè l'approvazione formale da parte del Consiglio regionale, così come da parte degli altri due enti consorziandi, Università e Politecnico, della bozza di statuto del Consorzio stesso a dopo una presa di visione ed un benestare altrettanto formale da parte del Ministero.
Questo ci sembrava opportuno, proprio per rendere i rapporti i più fluidi possibile.
Da parte nostra c'è anche il pieno assenso con quanto rilevato dal Presidente della Giunta, ancora una volta positivamente in pieno accordo con il Ministro, che questo Consorzio non deve soffocane, anzi, deve stimolare la specificità propria di ciascuno dei tre consorziandi. Se il Ministro lo ha sottolineato per gli enti da lui direttamente dipendenti come Università e Politecnico, bene ha fatto il Presidente della Regione a sottolineare come anche la Regione intende garantirsi una sua autonomia ed il Consorzio è solo uno strumento per la realizzazione delle proprie finalità.
Ho però due perplessità.
Nell'ultima riunione del Comitato provvisorio e del Comitato scientifico abbiamo appreso tutti, con notevole preoccupazione, la decisione formale dell'Università - che, come è stato riconosciuto, non veniva altro che a rendere formale una situazione di fatto ampiamente conosciuta - di spegnere il proprio Centro di calcolo per impossibilità finanziarie di proseguire questa attività.
Questa decisione rende tutte le decisioni da prendersi da parte del Consorzio molto più urgenti di prima, perché tutta quella fase progettuale che prima pensavamo di poter portare avanti avendo a disposizione un certo lasso di tempo, mentre ciascuno degli enti consorziandi continuava il proprio lavoro, viene a cadere e ci troviamo nella necessità di far comunque fronte alla soluzione di emergenza.
Ho già espresso in sede di Comitato la perplessità sul fatto che i lavori del Comitato scientifico, o quei lavori interni di approfondimento tra i diversi enti consorziandi, abbiano subito dei rallentamenti paralleli a quelli di tipo esterno nei confronti del Ministero.
Penso che le due cose avrebbero potuto essere superate e se era logico aspettare un benestare del Ministero prima di intraprendere, come stiamo facendo, la strada della formale approvazione dello statuto, una fase di indagine interna, di progettazione interna dei lavori avrebbe potuto continuare. Perché il grosso rischio di fronte al quale ci troviamo oggi è di riuscire si a tamponare la situazione grave dell'Università accelerando i lavori, mettendo di fatto, se non formalmente, a posto la situazione perché l'Università e quindi anche la Regione ed il Politecnico possano continuare i loro lavori, ma rischiamo di farlo in un'ottica di pura passiva eredità della situazione attuale che sappiamo non essere la più funzionale; cioè ci manca a tutt'oggi una sufficiente presa di consapevolezza della priorità dei problemi da affrontare, di come affrontarli, problemi che in questi mesi avrebbero potuto essere ulteriormente approfonditi.
La seconda considerazione che vorrei fare qui in aula è in relazione a quanto iniziato a discutere in sede di Comitato provvisorio, di Comitato scientifico come possibilità di trovare una soluzione di emergenza per questa fase transitoria che consenta di accelerare i lavori, ma nello stesso consapevoli di non poterli formalizzare fino a che il Ministero e quindi tutti gli altri organi abbiano approvato formalmente lo statuto.
Si è accennato, nella sede del Comitato provvisorio e scientifico, alla possibilità dell'individuazione di una persona che assuma su di se l'onere della gestione di questa fase transitoria, di colui che in futuro dovrà fare il direttore del Consorzio ed è stato proposto che la Regione dia una mano agli altri due enti, formalmente forse più in difficoltà, attraverso una possibile consulenza della Regione. Tutta la parte più analitica sicuramente sarà da discutere in sede di Comitato provvisorio e scientifico; in questa sede viene da parte nostra l'invito pressante alla Giunta affinché a forme di questo genere si ricorra solo garantendo la massima pubblicizzazione di questa decisione, garantendo in tutti i modi una convergenza di corresponsabilità in questa decisione con l'Università ed il Politecnico, quindi con il Comitato provvisorio attualmente in atto.
Credo che tutti si rendano conto dell'importanza di questo passo, che può in una maniera o nell'altra già prefigurare e condizionare le situazioni formali successive, quindi vorremmo avere la garanzia delle disponibilità della Giunta su un'impostazione di questo genere, essendo disponibili in questo modo ad acconsentire che con la massima buona volontà tutti insieme si possa trovare soluzioni temporanee non ancora introdotte dentro la formalità del Consorzio, ma necessarie per risolvere i problemi immediati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sul problema del carcere, dopo la relazione dell'Assessore Bajardi e soprattutto dopo l'integrazione che ne ha fatto il collega Oberto (che certamente non è un proletario della toga, a meno che in un lapsus freudiano anche lui non interpreti già il termine "proletario" in modo laudativo verso il futuro, comunque il termine "proletario" si addice forse al sottoscritto, ma non certamente all'avv. Oberto) mi pare di dover rivolgere alla Giunta un plauso e insieme una raccomandazione precisa: il plauso è per il tipo di intervento immediato, direi anche visivo se non televisivo che gli ha voluto dare; tutto questo però mi pare che comporti una conseguenza immediata: che la popolazione piemontese, ed in specie quella interessata al problema, con ciò sia portata a vedere la Regione come protagonista e soggetto di questo discorso. Questo significa evidentemente che la Regione si è posta su un binario che, per la particolare delicatezza del problema accennato dal collega Oberto, è senza ritorno, cioè la Regione non può tirarsi indietro e soprattutto non pu porre avanti quelle che sono le limitazioni normative del suo intervento.
Di conseguenza mi pare che la Giunta debba andare avanti ad utilizzare tutti gli strumenti che le dà la legge, ma di non farsi troppi problemi, di gonfiare un po' la sua giacca e cercare di forzare la realtà complessiva di questa situazione, magari al di fuori dei suoi compiti istituzionali.
La raccomandazione però è che ad ogni azione deve conseguire una reazione, ad ogni discorso ci deve essere un'immediata concretizzazione perché andiamo purtroppo ad agire in un ambiente di estrema delicatezza e suscettibilità.
L'avv. Oberto non era in questa sede per questioni di salute quando io avevo definito addirittura la legge carceraria "un atto di terrorismo politico" perché aveva scatenato all'interno delle carceri delle aspettative che oltre tutto già nella lettera erano trasferite di qui ad anni e che questi signori, che non conoscono molto la differenza tra uno strumento legislativo ed un altro, ritenevano una realtà immediata.
La raccomandazione quindi è di questo tipo: che ci siano delle iniziative, ma che ci sia l'immediatezza dell'intervento, la concretezza.
Un'ultima nota su questo problema è quanto potrebbe fare la Giunta su un problema specifico, quello delle carceri mandamentali. Nelle carceri mandamentali, che di fatto in parecchi casi sono diventate giudiziarie, i problemi di carattere umano, disciplinare, educativo, rieducativo e di primo contatto del cittadino col carcere, o di ultimo contatto del carcerato con la società direi che sono particolarmente evidenziati e particolarmente delicati.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

E' stato proposto dal Ministero.



MARCHINI Sergio

Non solo, Presidente, ma c'è l'aspetto finanziario del problema, perch parecchi nostri Comuni, in una situazione di grossissima ingiustizia, sono costretti ad affrontare un peso economico che è del tutto ingiustificato rispetto alla loro dimensione.
Su questo la pregherei di voler avviare una vera e propria indagine conoscitiva che possa essere di supporto ai Comuni per delle rivendicazioni più documentate e più organizzate nei confronti del Ministero.
Mi spiace che non sia presente il Presidente del Consiglio, ma vorrei rilevare con soddisfazione una sottolineatura che il Presidente ha voluto fare due volte in ordine agli interventi sul problema palestinese. In questa sede molto correttamente il Presidente del Consiglio ha dichiarato che gli aiuti sono destinati al popolo palestinese e libanese. Sarei lieto se soprattutto gli organi di stampa recepissero questo tipo di sottolineatura, perché è stato con una certa perplessità che ho letto sui giornali che nella conferenza stampa di Caselle si è fatto del nostro intervento un'adesione alla lotta palestinese; e questo mi pare fuori dallo spirito di questa iniziativa perché, se è pur vero che i piemontesi, come tutte le coscienze sociali civili del mondo, sono vicini al dramma palestinese, certamente non è detto che lo siano con le stesse motivazioni nei confronti di tipo di lotta che si sta facendo e degli strumenti che vengono utilizzati e soprattutto un dibattito di natura politica ci porterebbe a dover individuare le strumentalizzazioni del dramma palestinese, vedere quali forze ci sono dietro, che tipo di mitra usa questa gente.
Per cui apprezzo che il Presidente Sanlorenzo abbia sottolineato che si tratta di un intervento diretto a queste disgraziate popolazioni che in questo angolo di mondo travagliato vivono questa tragedia, i palestinesi ed i libanesi, per cui non è un intervento che ha una coloritura politica, ma è soprattutto un intervento di solidarietà e in questa misura mi trova ampiamente d'accordo.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone.



CASTAGNONE Aurelia

Desidero solo fare una richiesta di chiarimenti all'Assessore Bajardi il quale, parlando del finanziamento delle opere carcerarie, ha toccato di sfuggita il problema del carcere minorile dicendo che si tratta di rinviare i finanziamenti per le opere del carcere minorile, privilegiando invece altre opere.
Data la situazione drammatica in cui si trova il carcere minorile e dato soprattutto il profilo di interesse di educazione (é forse più facile rieducare qualcuno prima dei 18 anni che non dopo) io chiedo cos'é che ha spinto la Giunta a fare queste valutazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, alcuni colleghi del mio Gruppo sono intervenuti sul merito delle dichiarazioni specifiche che sono state fatte dal Presidente della Giunta e da alcuni Assessori su argomenti di notevole rilievo e credo che dobbiamo essere soddisfatti di questa seduta per gli argomenti che ha trattato e per una metodologia che vorremmo vedere applicata puntualmente.
L'iscrizione all'ordine del giorno del Consiglio è stata chiesta dal mio Gruppo in sede di riunione dei Presidenti di Gruppo perché durante questa estate, per vari fatti, per varie iniziative, si era acutizzata ancora di più una questione che è motivo di costante polemica e che credo finirà per andare a posto; ancora poc'anzi il Presidente della Giunta mi manifestava, con cordialità personale squisita, la sua volontà, la sua preoccupazione di esaminare preventivamente, di fare insieme, comunque di confrontare nei tempi e nei modi dovuti le posizioni prima di assumere iniziative di un qualche rilievo e questo ad ogni fine, sia dei corretti rapporti a livello istituzionale, sia dell'efficacia degli interventi.
Il momento della polemica, che non è ancora conclusa e che è stata alimentata con un fatto ulteriormente emblematico da quel tipo di conferenza stampa - chiamiamola così - sulla legge urbanistica e di cui ci siamo doluti ancora in sede di tavola rotonda dei Capigruppo e del Presidente della Giunta per esaminare i risultati e gli indirizzi che sono venuti fuori da questo primo anno di nuova legislatura, è costituito dal fatto che troppo sovente ci troviamo di fronte a discussioni che dovrebbero partire da qui per andare fuori per avere un momento di deliberazione preventiva nella sede istituzionale, di coinvolgimento preventivo nella sede istituzionale e che invece vengono prima fatte al di fuori del Consiglio, quasi a costituire un impegno che poi funge da pressione diretta sul Consiglio.
Non per tutti gli argomenti di oggi vale questa osservazione, per alcuni è un fatto meccanico di necessità, la presa di contatto col Governo per conoscere e per discutere i problemi di cassa ecc., al di là delle osservazioni esatte fatte da Paganelli sull'impostazione del bilancio e sulla puntualità e tempestività delle critiche mosse, rientra nei doveri e nei compiti della Giunta ed è puntuale il venire a riferire. Ma per altri problemi le cose stanno in termini diversi perché avviene una specie di rovesciamento addirittura delle parti perché la Giunta si fa portatrice magari in termini che sono stati definiti qualche volta un po' enfatici di impostazione di soluzioni, e poi tocca all'opposizione richiamare a dei ridimensionamenti per quanto è imposto dalla realtà, quasi ad assumere un ruolo sommamente antipatico. E' sempre avvenuto, nel gioco delle parti, che in genere sono le opposizioni che chiedono le cose impossibili e poi è il Governo che deve dire no, cari miei, non si può. Qui avviene, anche per un particolare contributo dei temperamenti, che le cose impossibili qualche volta le propone la Giunta e poi le ammissioni si devono fare quasi richiamati dal senso di realismo. Il momento istituzionale non è poi merito dell'opposizione, è che tornando al merito istituzionale si deve dire: dobbiamo ridimensionare le cose.
Aperto e chiuso il discorso, aperto in sede di Capigruppo e chiuso qui credo non usando sgarbo a quanto ha detto ancora poc'anzi il Presidente della Giunta, vorrei che questo tipo di polemica potesse concludersi vorremmo poter apprendere prima in sede istituzionale e di Gruppo e non soltanto in sede quasi privata di rapporto tra il Presidente ed il Capogruppo di alcune intenzioni: ci possono anche essere dei momenti delicati, non tutto si può propagandare, non tutto si può prima portar fuori per poi doverlo ridimensionare all'interno, lo stiamo dicendo.
Occorre un più corretto rapporto tra la Giunta ed il Consiglio affinch quest'ultimo non venga in qualche modo svuotato da una presentazione che diventa più impegnativa e mette in moto situazioni e consensi al di fuori diventando poi un momento di mera registrazione.
Spero e mi auguro, anche per le dichiarazioni fatte dall'Assessore Simonelli in ordine ad un nuovo modo di discutere i problemi del nuovo bilancio, che si possa raddrizzare, diciamo così, questa prassi dando ad essa una sua corretta interpretazione, con beneficio per tutti, del ruolo delle istituzioni prima di tutto, della soluzione dei problemi, evitando come è stato anche osservato, che nell'opinione pubblica possano essere di volta in volta accreditate prospettive e possibilità che poi invece vengono smentite.
L'occasione mi consente anche di dire che va benissimo essere riusciti a mandare l'aeroplano con i soccorsi per poveri disgraziati quali sono questi profughi in quella condizione, va benissimo che ne seguano anche altri, ma stiamo attenti a moltiplicare (prendo lo spunto da quello, ma non vorrei, proprio in assenza del Presidente Sanlorenzo, che si pensasse ad una critica specifica) in generale, proprio nel momento in cui abbiamo bisogno di approfondire e di rendere efficaci gli interventi nei settori di competenza, a lasciarci prendere dalla tentazione di evadere in modo dispersivo in infinite direzioni. Le cause nobili, le cause grandi, le cause importanti sono infinite, ma l'uomo ha dei limiti, le istituzioni hanno dei loro limiti, entro questi limiti cerchiamo di operare, sia pure con tutto lo spirito che ha improntato la nascita delle Regioni che si fanno portatrici, rappresentanti, momenti di riferimento di tutti i problemi della comunità, cerchiamo di approfondire e non di disperdere le iniziative.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Cari Consiglieri, la Giunta ha inteso dare alcune informazioni sui problemi che ritiene più significativi oggi all'apertura della Camera regionale. Certo ciò sarebbe avvenuto in modo diverso se non vi fosse stato il periodo delle ferie ed ogni settimana avrebbe potuto affrontare l'argomento di volta in volta.
Proporrei al Consiglio un metodo di risposta diverso da quello che potrebbe dare in questo momento la Giunta ai singoli Consiglieri che sono intervenuti, di riportare cioè nelle sedi delle Commissioni i problemi che sono stati trattati stamane per proporli poi ad una successiva discussione del Consiglio. Ogni argomento: carceri, tratta mento del Consorzio per l'informazione, finanza, Università, ha riferimento in una Commissione.
Propongo quindi un metodo di lavoro nelle varie Commissioni, presenti tutte le forze politiche, per riportare poi gli argomenti in Consiglio per la discussione in sede definitiva.
Per quanto riguarda il carcere la legge dà dei compiti alle Regioni; vi è in corso una trattativa che non dura soltanto da oggi, ma dura da circa un anno col Governo ed ha avuto momenti assai importanti e significativi.
Molte cose sono cambiate, ma le dirò, avv. Oberto, che è stato necessario superare ostacoli perché le prime Commissioni di detenuti che si formarono per trattare con la Commissione della Regione, inopinatamente dopo le prime riunioni si sciolsero perché i detenuti vennero trasferiti.
Abbiamo così perduto più volte alcuni interlocutori, ma abbiamo continuato nella linea da lei indicata. Lei, come il Consigliere Marchini ha posto dei problemi di grande rilevanza che vanno visti e discussi nella sede propria della Commissione e riportati poi maturi in aula per essere definiti.
Anche la questione posta dalla signora Vaccarino è gia stata discussa la risposta potrà essere precisata dal Vicepresidente Bajardi nella sede propria, ed è che per i minori non si deve proseguire su quella strada. Non è che non occorrano 900 milioni, occorrono, ma in altra direzione perch se, come ha detto il Consigliere Oberto, nel 1876 alla "Generale" avveniva la rivolta, pensate un secolo dopo, nella stessa struttura, che cosa pu avvenire.
Per quanto riguarda il problema di fondo posto dal Capogruppo della D.C. avv. Bianchi, noi già lo abbiamo affrontato all'inizio del nuovo Governo sorto con le elezioni del 15 giugno e non riteniamo di avere violato quel principio che abbiamo affermato tutti quanti insieme, per pensiamo che non sia ancora sufficientemente portato innanzi per corrispondere alle attese che il programma su questo punto aveva evidenziato, cioè il governo regionale non può essere ristretto in una camicia nel momento in cui va riconoscendo il primato del Consiglio, come abbiamo sempre affermato, quindi la direzione politica del Consiglio.
Occorre necessariamente valutare di volta in volta quale può essere l'impegno che il Governo assume nel momento in cui comunica quanto intende che sia fatto conoscere alla comunità, delimitando chiaramente qual e l'ambito nel quale avviene tutto questo, perché nella presentazione che si è fatta della legge urbanistica abbiamo detto chiaramente che tutto ci sarà rimesso alla Commissione consiliare che procederà alle consultazioni dalle quali scaturiranno le osservazioni, le innovazioni, le modificazioni che poi saranno portate nell'ambito del Consiglio il quale dovrà decidere.
Noi intendevamo presentare un nuovo strumento alla discussione della comunità regionale, non definendolo già nei suoi termini esatti, ma lasciandolo poi alla comunità per una decisione che deve scaturire dal basso.
Il problema però esiste, non lo nascondiamo, esiste un problema non di coinvolgimento, lo abbiamo già detto in occasione della tavola rotonda, ma di confronto costante tra le forze politiche e non soltanto sui grandi temi che possono scaturire spesso all'interno del Consiglio, ma su ogni aspetto della vita regionale. Sotto questo aspetto devo dire che è ancora insoddisfacente, non che lo abbiamo violato, non è stato ancora probabilmente portato nei reali termini in cui deve essere portato, in cui tutte le forze politiche vengono chiamate (ognuna per il proprio ruolo, non nell'assemblearismo, che non è voluto neanche da noi, ma ognuna nel rispetto del proprio ruolo) a contribuire alla vita regionale nel più largo modo possibile Mi sono impegnato con il Capogruppo del Gruppo più forte dell'opposizione, è vero, ma intendo ribadire in questa sede un'ancora maggiore puntualizzazione, un'estensione del rapporto che ci veda presenti in un coinvolgimento dei propri ruoli vero, effettivo e profondo.
E credo che la Giunta non debba dolersi del contributo che è venuto oggi da parte del Consigliere Bianchi, ma debba anzi ringraziarlo di questo stimolo che renderà certamente migliori i nostri rapporti e su questo noi possiamo praticamente impegnarci.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Informazione della Giunta regionale sulle principali vertenze occupazionali


PRESIDENTE

Chiuso il dibattito sul quarto punto all'ordine del giorno, passiamo al quinto punto: "Informazione della Giunta regionale sulle principali vertenze occupazionali".
Ha la parola l'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Come avevamo previsto nell'ultima seduta che si è tenuta prima delle ferie, il post-ferie mi pare che confermi che porta, assieme a sintomi di una ripresa che è stata definita "incerta", una ripresa parziale, "drogata" come dicevamo in una seduta di fine luglio, porta a situazioni difficili per delle grandi, medie e piccole aziende che sono in crisi produttive oppure in crisi finanziaria, oppure in una crisi che definirei di incerta ristrutturazione.
Come al solito, non affronto l'analisi della situazione economica generale, mi limito, come di consueto, ad un aggiornamento delle principali vertenze occupazionali che abbiamo sul tavolo e che sono state comunicate ieri all'Ufficio di Presidenza, ricordando però ancora una volta che la Giunta, accogliendo l'opportuna richiesta che aveva fatto il Consigliere Oberto, ha già fornito e tornerà a fornire in questi giorni ai signori Consiglieri un prospetto scritto, analitico di ogni singola vertenza occupazionale; è un prospetto che di volta in volta si aggiorna perch come i Consiglieri sanno, questa è materia che ha una dinamica incessante e direi ogni vicenda ha un suo particolare iter. Questa sera ci incontreremo con il Ministro Donat-Cattin ed è probabile che domani io sia in grado di dire cose diverse (lo spero almeno).
Singer. I signori Consiglieri ricorderanno (ormai la vertenza dura da un anno) le tappe di questa vicenda. A giugno avevo riferito sul nostro incontro con il Ministro Donat-Cattin, quando il Ministro espresse l'opinione che l'operazione di assetto proprietario produttivo, almeno per i quattro quinti dell'operazione, doveva risolversi prima delle ferie, così sarebbe rimasta una residua coda, un'aliquota limitata per settembre.
Com'è noto questo non è avvenuto. Non solo, ma i successivi incontri hanno purtroppo dimostrato che le varie ipotesi che si facevano sono via via sfumate o stanno sfumando. E' caduta l'ipotesi ANIE, adducendo questa ragioni di concorrenza internazionale; il mercato che avrebbe tirato nel primo quadrimestre dell'anno, non tirerebbe più; l'ingresso sul mercato della CEE di altri forti concorrenti e quindi limiti del mercato anche interno oltre che internazionale.
All'inizio di agosto il Ministro dell'Industria, nell'incontro con sindacati e Regione, ci ha riferito essere praticamente caduta anche l'ipotesi Magic-Chef.
Come voi sapete, fra alcune settimane scade la gestione IPO-GEPI e la vicenda dura da un anno con un'amministrazione assistenziale che, come è noto, è un passivo per tutti; i lavoratori stessi l'hanno criticata l'hanno poi subita per ovvie ragioni, ma molto responsabilmente l'hanno definita una gestione parassitaria. Vorrei poi che ci intendessimo sulla parola "assistenziale", assistenziale per modo di dire perché sino ad oggi sono stati erogati il 50% delle spettanze maturate.
Venerdì 10 settembre vi è stato un incontro successivo a quello con il Ministro dell'Industria. La situazione, a mio giudizio, è molto grave e la sintetizzo: le ipotesi nel settore degli elettrodomestici paiono sfumate, il Ministro dell'Industria fa una previsione che questo settore subisca un'ulteriore caduta nell'ultimo trimestre dell'anno le ipotesi in altri settori sono ancora più vaghe e l'unica che era stata ventilata, quella del settore siderurgico, nel campo degli acciai speciali coprirebbe grosso modo un quarto dell'attuale occupazione (si dice da 400 iniziali a 600) e presenterebbe problemi gravi per l'occupazione femminile (dal momento in cui parliamo della Singer) e di una ventilata ipotesi siderurgica. E comunque comporterebbe la liquidazione della Singer in quanto complesso produttivo.
Ora si è aperta la discussione al Ministero su come assicurare, dopo il 30 settembre, almeno la soluzione assistenziale. Vi sarei grato, signori Consiglieri, di un momento di attenzione perché stasera si discuterà di questo ed io, anche pressato da molte cose (e non perché non sia sensibile ai richiami dell'avv. Bianchi) siccome il 15 e cioè domattina, si riunisce il CIPE e noi dovevamo prendere posizione, come Giunta abbiamo assunto una posizione che però mi sono fatto premura di mettere sui vostri banchi.
Dico subito una cosa: noi saremo contrari all'eventuale, peraltro ventilata, ipotesi di costituire una società di così detto parcheggio, con capitale proprio, perché ci pare una formula per andare ancora più decisamente alla liquidazione. Chiediamo al CIPE, chiediamo al Governo di attuare una formula che garantisca la continuità del rapporto di lavoro e che l'IPO-GEPI (che non riguarda solo la Singer, sono 13 le aziende fuori del Piemonte interessate) venga inclusa organicamente nei piani di settore da definirsi in relazione all'istituzione del fondo di riconversione.
Vogliamo infine che il problema della Singer sia affrontato in coordinamento con i problemi aperti nelle altre aziende del settore, anche per il valore che ha per noi, sia pure parziale, di diversificazione produttiva nella nostra area. Ma su tutta la questione ho rimesso ai signori Consiglieri la nota della Giunta.
Cimat. Il 31 luglio in Regione abbiamo incontrato, assieme all'Assessore al lavoro del Comune di Torino, il signor Mac Philip curatore, ed altri dirigenti italiani.
E' vero che in quell'incontro i dirigenti della Cimat e dell'azienda di Cleveland, italiani ed americani, si sono impegnati solo a non effettuare i licenziamenti prima del 24 agosto; il 25 sono partite le lettere, ma è vero anche che di fronte ai nostri rilievi, e soprattutto di fronte al rilievo critico nei loro confronti, cioè che essi avevano lasciato cadere una possibilità che il Ministro Donat-Cattin aveva dato formalmente e che noi avevamo sostenuto in primavera, di finanziamento a tasso agevolato, hanno promesso di adoperarsi per una cessione che non fosse una svendita. Finora questo impegno non è andato in porto e noi ci stiamo adoperando con l'Unione Industriale per una soluzione che salvi l'integrità del complesso produttivo.
Le ipotesi prevedibili sono due: una fa riferimento all'Unione Industriale, l'altra, o le altre, ma io non sono in grado di dire quali sono perché pongono la condizione, durante le trattative, di non rendere pubblici i nomi in questa fase) è quella, pare garantita (scusate il condizionale, ma questo è un mondo di rinvii) di assorbimento in altre attività dei lavoratori della Cimat la cui alta qualificazione è riconosciuta da tutti; ma questa è un'ipotesi che sia la Regione, sia i sindacati, non considerano in questo momento. Del resto è un'ipotesi che potrebbe sussistere con le altre due.
Non posso infine nascondere che questa operazione è resa più difficile dal fatto che l'azienda proprietaria di Cleveland vorrebbe conservare i progetti di macchine speciali, mentre a Torino, con la cessione, cederebbe la parte dei progetti delle macchine standard.
Pan-Electric . Mercoledì 8 settembre abbiamo tenuto a Novara quel coordinamento rappresentato dal Sindaco, dalla Provincia di Novara, dal Sindaco di Crema, dalla Regione Lombardia e dalla Regione Piemonte con le organizzazioni sindacali.
Il nostro parere su questa ingarbugliata vicenda e le nostre decisioni operative, quelle che adesso vi riassumo, sono unanimi, quindi posso così sintetizzarle: 1) il regime di amministrazione controllata risponde ad una prima richiesta che è stata fatta per fare luce sull'intera vicenda, ma rimangono per intero tutti i problemi immediati di salario e quelli più generali di prospettiva produttiva che il dissesto comporta. Questi problemi sono, come ho detto, la corresponsione dei salari; c'è un arretrato di un miliardo e 336 milioni, salvo parziali acconti che sono stati dati in questi giorni (arretrati che risalgono da maggio) e noi con il Sindaco di Novara abbiamo preso contatto con gli istituti di credito che operano a Novara e con il San Paolo con esiti parzialmente positivi. Per avere che cosa? Per avere denaro fresco dietro la cessione del credito privilegiato dei lavoratori sui loro salari arretrati.
Il secondo punto, non meno grave, anzi, a mio giudizio più grave, è la situazione di fondo per la quale ci sarebbe uno scoperto di alcune decine di miliardi che rischierebbe di coinvolgere, assieme alla casa madre numerose altre attività collegate a questa fungaia che è la Pam-Electric.
Devo però denunciare ancora una volta che la cosa è tanto più grave in quanto ci sono accuse di avere manovrato politicamente e in quanto le prospettive produttive e di mercato, il carico di lavoro, le commesse che ha in portafoglio sono tutt'altro che trascurabili. Per esempio per la PEM (Pan Electric Mediterranea) gli attuali lavoratori occupati non bastano Rossano Calabro avrebbe lavoro per un anno e mezzo assicurato; Piombino avrebbe lavoro per due anni; Mantova ha lavoro certo per un anno; il rapporto con l'estero è ricchissimo di prospettive; con l'Arabia è previsto un anno e mezzo di lavoro; in Marocco deve essere aperto il cantiere quindi è tutta occupazione, impiantistica da farsi; in Belgio c'è lavoro assicurato per almeno sei mesi; a Marsiglia si deve aprire il cantiere. E' vero che è più difficile la situazione negli stabilimenti perché Novara avrebbe lavoro per quattro mesi, Carvico per un mese, Crema per 4/5 mesi.
Ma c'è da considerare che in questi giorni ci sarebbe un preoccupante storno di ordini, tanto più preoccupante dal momento in cui essi avverrebbero da aziende nemmeno della partecipazione statale, ma interamente controllate dal Ministero dell'Industria.
Il coordinamento pubblico di cui vi ho parlato chiederà quindi: 1) che non si proceda ad operazioni di scorporo e che si mantenga l'unità di questo complesso tra officine e impiantistica, cosa essenziale che in un primo tempo lo stesso ing. Capuani ha condiviso, salvo venirci a dire ora che vorrebbe scorporare l'impiantistica 2) che non si stornino gli ordini, perché ciò costituirebbe nei fatti l'inizio dello smantellamento 3) che gli eventuali finanziamenti a tasso agevolato vengano concessi (voi sapete che la Regione fa parte della Commissione che eroga questi contributi, o comunque esprime il parere per una delle due leggi) solo dietro presentazione di un preciso piano di riassetto (diciamo noi, senza con questo spendere delle parole grosse) che veda anche delle modifiche e delle garanzie nuove nel gruppo dirigenziale che ha portato a questa situazione.
Infine c'è la questione della Venchi Unica.
Noi avremo stasera alle 20 un incontro col Ministro Donat-Cattin e quindi mi riservo di riferire le cose che, come dico, possono cambiare nel giro di sei ore. Adesso riferisco solo le cose essenziali: 1) purtroppo l'accordo sindacale che avevo annunciato in Consiglio alla fine di luglio, è stato solo parzialmente mantenuto perché dopo la corresponsione delle centomila lire date nel mese di luglio, l'altro impegno, quello di corrispondere quattordicesima e stipendio del mese di agosto è stato mantenuto solo parzialmente.
Voi capite che al di là dei nomi che si possono fare in questa situazione sconvolta che è la Venchi Unica, tutto questo non depone a favore della credibilità della proprietà dell'azienda.
2) Debbo smentire qui, nel modo più formale, che l'esecuzione di quell'accordo fosse condizionata all'accoglimento della 464, questo non è vero; quell'accordo fu stipulato prima che si parlasse di qualsiasi finanziamento, 464 compresa, e fu firmato solo - come del resto era giusto in sede sindacale, senza interessare la Regione perché era un accordo di natura prettamente sindacale.
Devo dire, rispetto a tutte le voci che sono corse, che è bensì vero che noi come Regione (e il sottoscritto è membro della Commissione della 464 ed ha votato in quella sede) abbiamo dichiarato la nostra disponibilità, come abbiamo fatto per decine di altri casi, a sostenere nella Commissione ministeriale la richiesta di finanziamento a tasso agevolato, ma lo abbiamo sempre fatto e lo faremo sempre (quindi anche per la Venchi Unica) alla condizione precisa che la richiesta sia correlata da un piano di previsione produttiva e siano garantiti i livelli occupazionali, altrimenti soldi, per quel che dipende da noi, non ne daremo. E' ora di finirla di erogare decine di miliardi di denaro pubblico senza sapere bene a quale disegno di insieme ubbidiscono.
Alla Venchi Unica stiamo assistendo ormai da tempo a manovre non edificanti, gruppi che si combattono, si denunciano, si danno del ladro a vicenda, il giorno dopo li ritrovi assieme a costituire altre combinazioni.
Allora si devono mettere le carte in tavola e noi saremo pronti a fare come Regione, quel che dobbiamo fare, senza dare prima assicurazioni a chicchessia per nessun finanziamento.
Ho finito con le comunicazioni sui quattro punti che avevo segnalato alla Presidenza del Consiglio, ma non posso sottrarmi a quello che reputo un mio preciso dovere, trarre cioè una considerazione di carattere generale da queste vicende e dalle altre, numerosissime, quelle che forniremo Consigliere Oberto, nel bollettino scritto perché non posso parlare un'ora.
Il nostro Paese ha bisogno di darsi un preciso riferimento di politica economica, se non vuol correre pragmaticamente dietro ad ogni singola vicenda così come si presenta, senza un disegno di insieme.
Credo che chiunque si sia dedicato a questi problemi abbia sentito più volte un profondo senso di disagio ed a volte di impotenza, davanti allo sviluppo illogico determinato dai meccanismi che finora hanno operato.
Un'economia che si deve riconvertire avrà pure bisogno di momenti di mobilità intersettoriale, interaziendale, ma modifiche dell'apparato produttivo che non siano coordinate portano a quella mobilita che noi non potremo mai accettare, perché è la mobilità fra l'occupazione e la disoccupazione.
Parleremo dopodomani, avv. Oberto, della sua interrogazione su Marcianise e sul controllo numerico. Mi scuso se non lo abbiamo fatto prima, ma quando mi trovai qui con quell'ordine del giorno, tutti furono d'accordo nel votarlo ma era tardi e non venne discusso.
Abbiamo così il fatto (Marcianise può insegnare e la vertenza della 127 alla Fiat lo dimostra) che anche là dove si registrano delle tendenze di ripresa produttiva, anche se parziali, esse tendono ad attuarsi nel blocco del turn-over e nell'intensificazione dello sfruttamento della manodopera già occupata, cioè nel rifiuto anche a cogliere tali momenti per introdurre delle modifiche sostanziali nella struttura dell'occupazione. Ne conseguono legittime tensioni, come quella del rifiuto dello straordinario sulla "127", o come rischia di essere quella di cui parleremo dopodomani per cui si prevede uno sviluppo del controllo numerico, una forte espansione e aumento del fatturato, un aumento qualitativo e quantitativo della produzione, ma alla fine del ciclo dell'operazione, nel 1980 (l'azienda parlerà di stabilità) noi diciamo regresso perché nemmeno il naturale turn over non si fa.
Credo che da quest'aula la Giunta ed il Consiglio debbano inviare un caldo e rispettoso ringraziamento a Padre Pellegrino, Arcivescovo della nostra Provincia, sempre così sollecito e impegnato (ne spiegherò le ragioni) sui problemi occupazionali.
L'altro ieri siamo stati, con il Consiglio di fabbrica, alla Messa che il Cardinale ha celebrato nella Chiesa della Comunità di via Ortigara, per i lavoratori della Cimat; non per un indifferenziato popolo di fedeli. Noi siamo troppo rispettosi nei confronti dell'Arcivescovo per permetterci (e non lo faccio io che con la liturgia ho poca dimestichezza) di interpretare la sua omelia; mi limito solo a dire una cosa alla quale pensavo mentre ero in chiesa, dove non vado sovente, forse non vi andavo da 30 anni!



MENOZZI Stanislao

Meglio tardi che mai.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Ma è anche bene che molti cardinali e vescovi abbiano capito che la vita reale è anche in fabbrica.



MARTINI Mario

E' un bene reciproco.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

E' un compromesso!



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

No, non si tratta di compromesso, si tratta di capirci sulle cose che contano.
Mi limito solo a dire che per me in questa omelia c'è un significato profondo che merita riflessione, là dove si riferiva a San Giacomo ricordando il richiamo secondo il quale "soltanto con le parole non si difende la fede" e "se la fede non ha opere è morta in se stessa".



OBERTO Gianni

Si vede proprio che lei non frequenta le chiese, perché lo stanno dicendo tutte le domeniche.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Non dico che lo sta dicendo come una "novità", ma che lo sta "dicendo" e mi fa molto piacere e le spiego anche il perché: perché in questa Italia di ordini del giorno, in questa Italia di orge programmatone alle quali assistiamo da 15 anni a questa parte, dove alla fine nei processi reali se non intervengono le lotte i padroni fanno quello che vogliono, forse queste sono parole che meritano una riflessione da parte di ognuno di noi. Lo abbiamo vissuto tutti il dramma della Singer, è un anno che si parla di formule, di IPO, di GEPI, sembrano diventati tutti giuristi gli operai, ma alla fine si trovano con un pugno di mosche.
Credo che il corrispondere con i fatti alle parole sia un richiamo che merita veramente l'attenzione di tutti e non lo dico polemicamente con nessuno; prendiamolo come un avvertimento di carattere generale.



OBERTO Gianni

La data della concessione dell'esercizio provvisorio per l'azienda di Novara, qual è?



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Ci deve essere la verifica il 10 ottobre del Comitato dei creditori.



PRESIDENTE

Vi sono dei Consiglieri che intendono interloquire sulle dichiarazioni dell'Assessore Alasia?



OBERTO Gianni

Nel ringraziarlo vorrei che ci dicesse anche qualche cosa sulla Emanuel.



PRESIDENTE

Anche il Consigliere Franzi desidera interloquire. Ha facoltà di parlare.



FRANZI Piero

Ho sentito parlare delle vertenze più impellenti, però vorremmo sapere qualcosa anche in merito alla Montefibre, perché penso che sarà sicuramente informato delle preoccupazioni dei sindacati circa gli atteggiamenti dilatori che ancora una volta va assumendo la Montefibre per quanto riguarda il rispetto per i tempi di attuazione del secondo accordo che qualche mese fa era stato definito.



PRESIDENTE

Sulle dichiarazioni precedenti nessun altro chiede di parlare? Allora, se l'Assessore vuole, può dare queste precisazioni.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Una risposta telegrafica sulla Montefibre.
Noi abbiamo già preso contatto con la direzione, l'avevo comunicato nella seduta dell'ultimo Consiglio, forse lei non c'era, ma ne avevo parlato con la dottoressa Vietti. Uno dei punti che prevedeva l'accordo anche per Lanzo era quell'inizio del corso propedeutico (propedeutico a casa mia significa introduttivo a qualcosa). Per poter decollare noi abbiamo bisogno di sapere se sarà un'ipotesi tessile, o metalmeccanica, se faranno biciclette o carciofi, perché evidentemente cambia la natura del corso.
Ho preso subito contatto con la Montefibre, abbiamo anche inviato una lettera, loro hanno rinviato le risposte su specifici argomenti ad un incontro che ci hanno promesso nel prossimo futuro.
Avv. Oberto, la questione della Emanuel l'ho spiegata nell'ultima riunione di Consiglio: è chiusa.



OBERTO Gianni

Gli operai sono tutti sistemati in Provincia?



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

No, ci sono vari scaglioni previsti per Comune, Provincia, Regione cose diverse, ad esempio il Comune di Gassino dovrebbe assumerne uno; ma l'ipotesi che avevamo fatto di difendere il complesso come integrità produttiva è caduta dopo 26 mesi.



PRESIDENTE

Anche il punto quinto è stato ampiamente discusso.


Argomento: Economato e Servizi di tesoreria

Deliberazione della Giunta regionale: "Condizioni generali per l'affidamento del servizio di Tesoreria. Proposta al Consiglio regionale"


PRESIDENTE

Sono quasi le ore 13, i Gruppi pensano che si possa ancora svolgere il punto sesto relativo alla deliberazione della Giunta regionale: "Condizioni generali per l'affidamento del servizio di Tesoreria. Proposta del Consiglio regionale". Non dovrebbe essere molto lungo.
E' relatore il Consigliere Rossotto, al quale do la parola.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con la proposta concernente le "Condizioni generali per l'affidamento del servizio di Tesoreria", la Giunta regionale adempie alla norma prevista dall'art. 4 della legge regionale 5/12/1975, n. 59.
L'insieme delle condizioni generali sono poste a base della convenzione che, come recita il secondo comma del citato art. 4, "é approvata dalla Giunta ed è stipulata dal Presidente della Giunta medesima".
I diciannove paragrafi di cui constano le "condizioni generali" stabiliscono organizzazione e funzioni del servizio di Tesoreria.
Senza entrare nel merito dei singoli paragrafi occorre per sottolineare i punti più qualificanti contenuti nella proposta presentata dalla Giunta regionale.
La convenzione dà la possibilità di far assumere al Tesoriere, su richiesta del Presidente della Regione, il servizio di Tesoreria per gli enti ed aziende istituiti dalla Regione.
Altri aspetti qualificanti sono costituiti dalla possibilità che il Tesoriere provveda all'elaborazione elettronica della contabilità regionale fornendo situazioni periodiche ed il rendiconto generale, e dalla possibilità che Tesoreria e Ragioneria regionale raccordino periodicamente la propria contabilità.
Soprattutto merita positivo rilievo la possibilità che gli istituti di credito facenti parte del Consorzio di Tesoreria concedano mutui alla Regione per finanziare iniziative economiche e sociali alle migliori condizioni possibili.
A proposito del paragrafo che riguarda "Conto della cassa", proprio per il fatto che i rapporti fra enti pubblici nel futuro dovrebbero basarsi sempre più su una base egualitaria, sarebbe opportuno fosse osservata la regola che la differenza fra il tasso attivo sui depositi ed il tasso passivo sulle anticipazioni di cassa sia strettamente limitata alle spese di gestione bancaria.
Se si acquisisse un tale risultato, veramente si farebbe un salto di qualità molto importante nel rapporto tra enti pubblici anche di diversa natura.
Inoltre la Tesoreria concederà alla Regione, fatte salve le disposizioni eventualmente impartite dalla Banca d'Italia, anticipazioni fino all'ammortamento bimestrale delle quote di tributi erariali e del fondo comune di cui alla legge regionale n. 281 del 1970. Le eventuali anticipazioni saranno estinte entro l'esercizio finanziario in cui sono state contratte.
Infine nell'ultimo paragrafo la regolamentazione proposta prevede la possibilità di adattamento alle nuove norme statali di coordinamento in materia di contabilità regionale, alla legge ed agli eventuali regolamenti regionali di contabilità, dal momento della loro entrata in vigore.
Nel contesto di quanto sinora abbiamo evidenziato, si invita la Giunta regionale a prendere in considerazione l'opportunità di valersi anche degli eventuali contributi dell'apposita Commissione nella fase di elaborazione della convenzione prevista dalla legge.
Tale opportunità non è tesa a limitare i poteri che la legge affida alla Giunta regionale, ma di valutare lo spirito di collaborazione della Commissione Bilancio; in tal senso la Commissione si ritiene a disposizione.
Questo anche per l'importanza innovativa dell'istituto della Tesoreria per gli elementi che sono stati individuati di fronte ai grossi temi in discussione, sia della riforma del sistema bancario, sia del nuovo rapporto per la politica di piano tra Regione ed enti locali, e quindi anche per la possibilità da parte della Commissione investita dei problemi del piano e di tutti quelli connessi alla gestione finanziaria della Regione, di dare il suo apporto costruttivo in quest'altra importante fase che la Giunta si appresta ad affrontare nel momento in cui la Convenzione otterrà l'approvazione del Consiglio.
Signori Consiglieri, l'atto che il Consiglio è chiamato a votare è assai importante perché coordina e qualifica maggiormente un ufficio fondamentale della Regione.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede la parola? Non vedo nessuna richiesta.
Pongo in votazione la deliberazione, che leggo: "Condizioni generali per l'affidamento del servizio di Tesoreria.
Proposta al Consiglio regionale.
Vista la legge regionale 5/12/1975, n. 59, concernente l'istituzione del servizio di Tesoreria della Regione Piemonte visto che, ai sensi dell'art. 2 di tale legge la Giunta regionale deve affidare il servizio medesimo a trattativa privata, mediante convenzione ad un Istituto di credito di notoria solidità, esercente attività nel territorio della Regione, ovvero a più Istituti di credito appositamente associati o consorziati visto altresì l'art. 3, relativamente alle modalità inerenti allo svolgimento del servizio visto infine l'art. 4, per il quale le condizioni generali per l'affidamento del servizio, da porre alla base della convenzione, sono approvate dal Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale il Consiglio regionale delibera di approvare la proposta di condizioni generali per l'affidamento del servizio di Tesoreria, allegata alla presente deliberazione per farne parte integrante, ai sensi dell'art. 4, primo comma, della legge regionale 5/12/1975, n. 59".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.
Il Consiglio proseguirà i suoi lavori il giorno 16 settembre alle ore 9,30 ed alle ore 15 con l'ordine del giorno già a mani dei signori Consiglieri.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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