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Dettaglio seduta n.67 del 26/07/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico anzitutto le conclusioni cui sono giunti i Capigruppo nella loro riunione. Esaminato l'ordine del giorno dei lavori, essi hanno concordato che si proceda alla trattazione di tutti i punti che è possibile svolgere, in quanto per essi tutte le pratiche sono state espletate ed i pareri sono stati espressi, nella giornata di oggi, andando avanti ad oltranza, eventualmente con qualche breve intervallo. Se non vi sono osservazioni, possiamo iniziare senz'altro a seguire questa linea.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Osservazioni del Governo alla legge regionale 25/5/1976 sugli "Interventi regionali per favorire l'esercizio del diritto allo studio" (seguito)


PRESIDENTE

Cominciamo con il sottoporre ad esame gli emendamenti che sono stati presentati in relazione alle osservazioni fatte dal Governo alla legge 25/5/1976 sugli interventi regionali per favorire l'esercizio del diritto allo studio. Proporrei per primi quegli emendamenti, in ordine cronologico che si riferiscono ad articoli nuovamente posti in discussione. Agli articoli 1-2-3-4 non vi sono osservazioni di alcun genere. Vi è invece all'art. 5 un emendamento aggiuntivo, presentato dal Gruppo democristiano: "La Regione affida ai Consigli di distretto scolastico l'assegnazione di borse di studio agli alunni capaci e meritevoli, in stato di disagio economico. L'attribuzione delle borse di studio, con pubblico concorso per titoli, e la loro entità sono stabilite ogni anno dalla Giunta regionale secondo i criteri fissati dal Consiglio regionale". Ha facoltà di illustrarlo la dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

L'emendamento che abbiamo presentato alla legge 82 bis è conseguente alle osservazioni del Commissario del Governo che recitano: "L'art. 26 recando la soppressione delle borse di studio, si pone in contrasto con i principi della legislazione statale, tanto più che l'art. 34 della Costituzione specificatamente indica le borse stesse come mezzo per rendere effettivo il diritto allo studio". E' precisamente quanto noi avevamo rilevato nel corso del dibattito sulla 82 bis. Noi avevamo cioè affermato oltre a riconoscere, senza mitizzarla, la validità delle borse di studio che esse si collocano nello spirito e nella lettera della Costituzione, che all'art. 34 recita: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso". Inoltre l'assegnazione di borse di studio è conforme al dettato dell'art. 38 della legge statale 24 luglio 1962 n. 1073, che per di più estende l'assegnazione delle borse a tutti gli alunni delle scuole superiori, indipendentemente dal tipo di scuola che frequentano: si fa, cioè, riferimento alla capacità ed ai meriti dell'alunno ed alle sue condizioni economiche, senza alcuna differenziazione tra il tipo di scuola, statale o non statale, che egli frequenta.
Noi riconosciamo, come ho detto, la validità delle borse di studio.
Perché, se è giusto potenziare i servizi per la scuola, come mense e trasporti, sono inoltre necessarie strutture edilizie adeguate ed una programmazione, nel settore dell'edilizia scolastica, perché la scuola sia il più possibile vicina all'alunno, al fine di garantire a tutti la fruizione del diritto allo studio, non si può coartare il diritto soggettivo del capace e meritevole, in difficili condizioni economiche, ad essere aiutato ad adire ai gradi più elevati dell'istruzione.
Noi facciamo pertanto una distinzione negli interventi a favore degli alunni della scuola superiore: 1) assegnazione di borse di studio ai capaci e meritevoli in difficili condizioni economiche 2) sussidi per materiale didattico, vitto ed alloggio, così come previsto nel disegno di legge della Giunta. Cioè proponiamo due tipi di intervento: i sussidi didattici a tutti gli alunni bisognosi, le borse di studio ai capaci e meritevoli, in difficili condizioni economiche.
Noto inoltre che la legge, così com'è, è contraddittoria, perché mentre all'art. 5 si prevedono sussidi agli alunni bisognosi, all'art. 11, ove si precisano i criteri per l'esercizio della delega da parte degli enti locali, si richiede inoltre che l'alunno sia meritevole. A me non pare sia possibile, attraverso un articolo che stabilisce il modo con cui gli enti locali devono esercitare la delega, apportare correttivi ai principi generali.
Per noi, l'erogazione di contributi ha un significato in quanto sostituisce gli attuali buoni libro e l'attuale pagamento di rette per ragazzi in difficili condizioni economiche, in genere praticato soltanto per gli alunni degli istituti professionali, ma, in casi eccezionali esteso agli alunni che frequentano altri tipi di scuola.
Tuttavia riteniamo che le modalità con cui sono state assegnate, nel passato, le borse di studio debbano essere modificate e pertanto proponiamo che, ogni anno, il Consiglio regionale stabilisca i criteri per la loro erogazione e ne fissi l'entità.
A nostro avviso l'interlocutore del Consiglio regionale come organo di erogazione delle borse di studio deve essere il distretto scolastico, che riteniamo abbia una dimensione adeguata per svolgere tale compito.
Riteniamo inoltre che, come organismo di programmazione scolastica, sia opportuno che al distretto siano assegnati compiti nel settore dell'assistenza scolastica, anche perché l'articolo 12 del D.P.R. 31/5/1974 n. 416 dà al distretto la possibilità di avere assegnazione di compiti da parte della Regione, che, come ho già avuto modo di dire altre volte rimarrebbe allo stato di pura potenzialità se la Regione non la rendesse operante, attraverso la sua legislazione, frustrando in tal modo la partecipazione delle componenti più vive della scuola, ed anche degli enti locali e dei sindacati, che saranno rappresentati nei Consigli distrettuali.
Come si pone la Giunta con le proposte di modifica, rispetto alle osservazione del Governo? Afferma che le borse di studio saranno sostituite da assegni assistenziali, che, secondo noi, dovranno sostituire i buoni libro, il pagamento delle rette in convitto, ma non le borse di studio afferma che non si tratta di soppressione delle borse di studio ma di sostituzione con altri interventi.
Inoltre, a parer mio, la Giunta arriva ad una proposta paradossale cioè i contributi, per cui i Consigli di Istituto dovrebbero fare la proposta di erogazione e l'accertamento delle condizioni di bisogno, sono attribuiti mediante pubblico concorso.
Il pubblico concorso è una prova delle cui risultanze non si può far altro che prenderne atto, Non riesco a capire come si possa presumere che un pubblico concorso abbia per risultato soltanto una proposta, un accertamento di condizioni economiche. Mi pare che questo metodo non risponda a criteri di praticità, di razionalità nel rendere operante il diritto allo studio per gli alunni della nostra Regione.
Pertanto, come già ho detto, presentiamo questo emendamento per riconoscere il diritto ai capaci e meritevoli di fruire di borse di studio perché sia affidato al Distretto il compito di bandire i concorsi per l'assegnazione delle borse secondo criteri stabiliti dal Consiglio regionale Senza voler mitizzare le borse di studio, le riteniamo certamente più valide che non l'erogazione di sussidi assistenziali, più conseguenti ad una moderna concezione del diritto allo studio, Con questo emendamento inoltre ci atteniamo allo spirito della legislazione statale, allo spinto ed alla lettera della Costituzione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione e assistenza scolastica

La Giunta ritiene di dover respingere questo emendamento in quanto la concezione nostra della borsa di studio è diversa. Noi abbiamo una visione differente da quella dei Colleghi democristiani dell'aiuto che si può dare al giovane, in termini di servizi, di provvidenze che servano, come e detto nell'ultima parte dell'art. 34 della Costituzione, a consentire al giovane studente di superare le difficoltà che incontra: noi riteniamo cioè che non sia bene dare soldi ma privilegiare il servizio e che soltanto in casi estremi si debba ricorrere alla monetizzazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano. E' respinto.
Si è concordato che per gli articoli sui quali gli emendamenti sono respinti e che pertanto rimangono invariati nel testo già approvato dal Governo non si procede alla votazione per appello nominale. Passiamo all'articolo 6.
E' stato presentato un emendamento aggiuntivo dal Gruppo D.C.: "Alla quinta riga, dopo la parola 'statali' aggiungere: 'pareggiate parificate e legalmente riconosciute' ".
Vi è qualche richiesta di illustrazione? Ha facoltà di parlare il Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Ho già avuto occasione di accennare a questo aspetto particolare nel mio intervento introduttivo. E' d'altronde un problema di cui già avevamo parlato in occasione della discussione del disegno di legge n. 82.
Ci sembra che, affrontando un tema così importante come quello dei corsi sperimentali per lavoratori - un momento della formazione che il movimento operaio ha conquistato attraverso le contrattazioni sindacali e che è ben lungi dall'aver trovato una sua sistematicità, un intervento che suscita interessamento nel mondo operaio, nei sociologi, nel mondo industriale, nel mondo della scuola, proprio per la particolarità dell'ambiente a cui si rivolge (non a caso si parla di corsi sperimentali) si dovrebbe tener conto di quanto sarebbe utile la partecipazione da parte di strutture più libere, al di fuori della organizzazione scolastica strettamente statale. Il voler limitare la possibilità dell'intervento dell'assistenza regionale per trasporti e sussidi didattici agli alunni in questo caso in età adulta, in grado indubbiamente di operare scelte proprie, con piena responsabilità - che si rivolgano alle scuole statali ci sembra un indice estremamente probante della volontà di ridurre le possibilità di scelta.
Come abbiamo già obiettato più volte, poco vale dire che finora non risulta che ci siano richieste per l'istituzione o la frequenza di questi corsi presso altre sedi. A parte l'avere una visione in positivo di questa eventuale richiesta, tanto, al limite, da favorirla, da sollecitarla proprio per stimolare un contributo convergente verso la crescita complessiva della comunità anche da parte di altre esperienze, ci sembra sia di rilevante importanza che per lo meno non si pongano a priori limitazioni e vincoli, e garantire che, se momenti di scelta autonoma dovessero sorgere, essi sarebbero premiati allo stesso modo di quelli oggi codificati o realizzati all'interno delle strutture statali.
Teniamo a sottolineare questo perché, ancora una volta, non sono qui in discussione i tipi di servizio che l'assistenza regionale deve erogare.
Abbiamo letto, a proposito della ripulsa da parte del Governo della legge 82, commenti delle organizzazioni sindacali di critica a questo atto governativo, che paralizzerebbe i propositi di intervento sociale della Giunta. Noi diciamo, con la franchezza che vogliamo ci sia nei nostri rapporti con le organizzazioni sindacali, che chi ha fatto commenti di questo genere li ha fatti aprioristicamente, senza conoscere assolutamente né la nostra posizione né il testo della legge. Perché non è mai stata posta in discussione né l'entità degli stanziamenti né la tipologia dell'intervento, ma - come abbiamo potuto constatare ancora questa mattina concetti di programmazione, concetti di controllo, concetti di interpretazione anche di natura costituzionale. Per la verità, avendo voluto controllare l'affermazione che il commento era comune a tutte le federazioni provinciali di tutte tre le centrali sindacali, ci siamo resi conto che non è affatto così, che una sola organizzazione sindacale ha espresso tale giudizio, attribuendolo anche ad altre: questo indubbiamente, non è un contributo alla chiarezza e onestà dei rapporti politici.
Ma proprio per questi motivi, perché sappiamo di rivolgerci ad un mondo sufficientemente maturo da comprendere appieno la nostra posizione insistiamo affinché non venga limitata, con questo art. 6, la portata dell'intervento regionale ma venga almeno potenzialmente ammessa l'estensione a qualsiasi tipo di scuola.



PRESIDENTE

Ha facoltà di rispondere l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Parlando personalmente con i rappresentanti ufficiali delle organizzazioni CGIL, CISL, UIL, responsabili regionalmente, li ho uditi esprimere un parere, sulle 150 ore, difforme da quello citato poco fa dal Consigliere Alberton. C'è stata richiesta esplicita da parte delle tre organizzazioni di avere un rapporto con la scuola statale, motivandolo anche con la possibilità di modificare la stessa scuola statale avvicinando gli insegnanti alla realtà della fabbrica; una realtà che si intende far entrare nella scuola concedendole largo spazio.
Noi abbiamo ritenuto logico accettare le richieste delle organizzazioni sindacali e quindi limitare i sussidi ai corsi organizzati dalle scuole statali. D'altronde, non mi risulta siano mai state fatte domande per scuole private.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento aggiuntivo.
L'emendamento è respinto.
Chiede di parlare il Consigliere Branchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Riterrei che queste votazioni, per la loro probabile rilevanza costituzionale, non politica, debbano essere registrate nelle risultanze numeriche.



PRESIDENTE

D'accordo. Renderò d'ora in poi esplicito l'esito del voto anche in termini numerici.
Passiamo all'esame dell'emendamento presentato in relazione all'articolo 7.
Si tratta di un emendamento soppressivo e sostitutivo presentato dal Gruppo D.C.: "La Regione, a norma dell'art 7 della legge 30 luglio 1973, n. 477 affida ai Consigli di distretto scolastico l'espletamento delle attività relative all'orientamento professionale, all'assistenza sociale e psicopedagogica, con particolare riferimento al recupero degli alunni che presentano handicap di carattere fisico, psichico e sensoriale.
I Consigli di distretto attuano il predetto servizio in collaborazione con l'unità locale dei servizi. I Consigli di distretto scolastico devono inviare al Comitato di comprensorio, entro il 30 giugno di ogni anno, un piano analitico degli interventi che corrisponda alle finalità enunciate nella presente legge ed alle direttive che sono emanate dall'Amministrazione regionale".
Chiede di illustrarlo la professoressa Soldano. Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Il presente emendamento soppressivo e sostitutivo rientra nella logica che già appare chiara dagli interventi succedutisi questa mattina da parte dei rappresentanti del Gruppo democristiano, con specifico riferimento al ruolo degli organi democratici collegiali nella scuola. In particolar modo però, in questo momento ritengo doveroso, da parte mia, richiamare quanto all'ultimo capoverso della comunicazione del Commissario di Governo viene precisato, ove, in particolare, si afferma: "Il Governo ha rilevato che la legge interferisce parzialmente nell'ordinamento dei Consigli di circolo e di istituto, atteso che stabilisce che, indipendentemente dal consenso degli organi suddetti o delle competenti autorità scolastiche, lo svolgimento delle funzioni regionali sia loro affidato laddove l'art. 12 del D.P.R. 31 maggio 1974 n. 416 individua nei Consigli di distretto gli organi autorizzati a svolgere compiti di assistenza scolastica affidati o delegati dalla Regione".
In verità, l'argomento che qui si affronta si riferisce, in particolar modo, all'assistenza medico-socio-psico-pedagogica. Ritengo si debba collocare questo tipo di assistenza nel quadro articolato dell'assistenza scolastica. Noi avevamo, fin dai mesi scorsi, richiamato l'attenzione del Consiglio sui compiti specifici del Distretto scolastico per particolari incombenze relative all'assistenza scolastica. Ma in special modo si riaffaccia ora il problema del ruolo degli organi collegiali come organi democratici: è cioè, un problema di interpretazione, tenendo presente tutto quel complesso di partecipazione che si identifica con un'assunzione specifica di responsabilità a livello di scelte e di gestione.
Nello stile della lettera del Commissario di Governo si potrebbe cogliere una visione di tipo verticistico o burocratico del Distretto scolastico. Noi non intendiamo in questo momento affrontare un problema che esulerebbe dalla nostra specifica competenza: riteniamo però di dover ribadire che, quando tentiamo di individuare il Distretto scolastico vediamo in esso un organo di programmazione scolastica, secondo quanto coerentemente il Consiglio regionale, già nella precedente legislatura e poi, successivamente, ha ritenuto di dover ribadire. In particolar modo come Gruppo della Democrazia Cristiana, auspichiamo un processo di partecipazione secondo una linea che muove dalla base al vertice. Il vertice assume particolari compiti di coordinamento, di guida eventualmente può avere anche quello di adempiere correzioni in questa azione di guida. Ma ciò che conta è realizzare la programmazione scolastica. Orbene, la programmazione scolastica non si può realizzare soltanto in una direzione, tenendo conto unicamente di ciò che, in senso stretto, si può definire "assistenza", secondo il significato tradizionale della parola. E' chiaro che deve essere esaminata nel quadro più ampio della graduale realizzazione del diritto allo studio, tenendo presente l'apporto che deve venire da tutte le componenti che scaturiscono dalla base.
Il distretto scolastico - già l'abbiamo detto nel precedente dibattito deve rappresentare una sintesi delle competenze statali e regionali secondo un processo unitario, come unitario è il processo educativo e formativo al centro del quale sta il soggetto, cioè il ragazzo-alunno.
Pertanto, noi abbiamo ritenuto di dover fare, in questo emendamento, un riferimento alla collaborazione - questa è una "aggiunta" in confronto al precedente "emendamento 7" che avevamo presentato nel primo dibattito - con l'Unità locale dei servizi. Permane in noi una grossa preoccupazione: qualora si mantenesse un dualismo che è evidente fra un certo tipo di servizio "socio-sanitario" (di competenza regionale), e un altro tipo di servizio, "educativo-formativo" che è compito specifico della scuola verrebbero meno gli elementi fondamentali per realizzare l'unitarietà nel processo stesso di questo particolare tipo di assistenza. In altri termini se la stesura dell'articolo 7 dovesse restare immutata, cioè come risulta nella legge precedentemente discussa e approvata dal Consiglio regionale anche se questo art. 7 non è stato menzionato espressamente dal Governo noi riteniamo che il servizio di assistenza sociale e medico-psico pedagogica resterebbe, di fatto, fuori dalla scuola, con tutti i rischi di fratture o di interferenze, quindi di disagio, per l'accentuazione di un certo aspetto socio-sanitario che tornerebbe a discapito dell'impostazione dell'intero problema educativo e formativo. Noi riteniamo, in particolare di dover puntualizzare la necessità di salvaguardare la libertà di scelta da parte della scuola, nei confronti delle equipe, come è indispensabile garantire la libertà di espressione e di prestazione del servizio nell'ambito più ampio di un pluralismo articolato. Ma fondamentalmente noi siamo mossi da una preoccupazione: quella di ricercare, e possibilmente trovare, un'autentica "qualità" per l'attuazione di questo tipo di servizio, che abbiamo definito in precedenza - e ribadiamo ora la definizione - "socio-educativo", se veramente vogliamo che sia completo e a servizio del ragazzo-alunno.
Il Distretto scolastico, come sintesi della programmazione scolastica può offrire indubbiamente una distinzione nell'ambito dei servizi, a livello della loro realizzazione, ma in una visione unitaria e nel rispetto delle competenze. Pertanto, ribadiamo: rispetto delle competenze significa armonico coordinamento delle iniziative e realizzazione di una razionale politica scolastica di piano, valorizzando sia le deleghe agli Enti locali sia l'affidamento di compiti agli organi collegiali che ne sono direttamente investiti dalla legge.
Stamane si è fatto un accenno ad una eventuale confusione. Si tratta esclusivamente di intenderci nel rispetto della legge. Soltanto ribadendo la necessità di attuare queste due forme d'intervento cioè da un lato la delega, dall'altro l'affidamento di compiti secondo una linea unitaria possiamo realizzare la collaborazione, nel rispetto delle competenze soprattutto facendo si che ogni organismo, a qualunque livello, dalla base al vertice, sia chiamato a collaborare per raggiungere insieme gli obiettivi prescelti.
Pertanto, questa precisazione, nonché l'emendamento da noi presentato rientra nella impostazione logica che noi avevamo già precedentemente affermato e che verrà riproposta nei successivi emendamenti. Le competenze relative al settore delle scelte pedagogico-didattiche siano delegate dalla Regione al Comprensorio, dal Comprensorio ai Distretti scolastici e alle scuole; quelle relative ai servizi di trasporto e mensa siano delegate dalla Regione al Comprensorio e agli Enti locali. Ciò che conta è ottenere che, dalla base al vertice, ad ogni livello, scaturisca quel lavoro di ricerca, di impegno, di costruzione che è indispensabile per assicurare un autentico servizio socio-educativo. Pertanto, noi ribadiamo questa posizione, che vuol essere tuttavia rispettosa di quella che sarà la decisione, quanto meno a maggioranza, del Consiglio regionale. Facciamo ancora una volta presente la nostra viva preoccupazione: non si deve dimenticare come oggi, al centro delle nostre discussioni, stia in effetti la qualità del servizio socio-educativo, che ci apprestiamo a fornire ai giovani piemontesi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di rispondere l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Noi riteniamo di mantenere la vecchia dizione, conformandoci all'impostazione politica generale della Giunta, ai Comuni deve essere assegnata la delega per questo servizio.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Si può quindi passare alla votazione dell'emendamento soppressivo - sostitutivo presentato nei confronti dell'art. 7.
Si sono pronunciati in favore dell'adozione dell'emendamento 21 Consiglieri; 30 hanno votato contro; si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'emendamento è respinto, e pertanto l'art. 7 rimane nella sua stesura originaria.
All'articolo 8 è stato presentato il seguente emendamento, da parte sempre del Gruppo D.C.: "Al quinto comma, quarta riga, dopo 'organi collegiali', aggiungere: 'o alle istituzioni scolastiche' " e "Al quinto comma, sesta riga, sostituire la dizione 'sulla base di piani elaborati dai Consigli di Distretto' con: 'in conformità ai piani elaborati dai Consigli di Distretto' ".
Chiede di illustrarlo il Consigliere Alberton. Ne ha facoltà.



ALBERTON Ezio

In realtà, per l'art. 8 c'è anche un emendamento della Giunta, e pertanto il nostro si riferisce sia alla legge precedente sia alla nuova formulazione, perché sotto questo profilo non ci sono differenziazioni.
Dico questo perché nel caso dovesse essere accolto, come probabile l'emendamento della Giunta, il nostro suonerebbe stonato e dovrebbe essere aggiornato.
La parte più importante è l'affermazione che occorre sostituire la dizione " 'sulla base di piani elaborati dai Consigli di Distretto' con la dizione: 'in conformità ai piani elaborati dai Consigli di Distretto' ".
In che cosa consiste la differenziazione? Nel corso della discussione della legge 62 avevamo proposto noi stessi quella formulazione interpretando però che il Consiglio di Distretto, che doveva ricevere le proposte di piano dai vari organi collegiali, consolidasse questi piani tenendo conto della necessità di integrazione fra diversi tipi di scuola fra diverse realtà locali, e facesse lui - momento dell'organizzazione scolastica in cui sono però presenti le componenti degli enti locali, le componenti sociali e via dicendo- il consolidato dei piani. Ci sembrava una formulazione sufficientemente chiara. In realtà, abbiamo avuto modo di verificare, come già dicevo questa mattina, che la Giunta dà di questo articolo una interpretazione ben diversa. A questo punto, allora, vale la pena cercar di uscire dall'equivoco e dare di questo aspetto la formulazione più precisa possibile. Se si ha da intendere che i piani proposti dagli organismi collegali siano poi elaborati e consolidati dai Distretti scolastici, dopo di che i Comuni fanno da momento di erogazione dei fondi per questo aspetto, ma non vanno a modificare ulteriormente questi piani, è un conto; e allora crediamo suoni meglio la dizione che proponiamo: " in conformità ai piani elaborati dai Consigli di Distretto".
L'altra espressione: "Sulla base di piani elaborati dai Consigli di Distretto" lascia effettivamente intendere che gli Enti locali, ricevendoli poi di ritorno dagli organismi di Distretto, possono ancora intervenire su di essi per apportarvi le modifiche che ritengano più opportune.
Ci pare opportuno far notare, al di là anche di questioni di natura politica, i problemi di gestione che potrebbero derivare. Pregherei i signori Consiglieri di voler seguire la prospettazione di quello che dovrebbe diventare, secondo la proposta della Giunta, l'iter di questa programmazione, che a me sembra estremamente complicato.
Partiamo dagli organi collegiali della scuola; questi mandano i piani ai Distretti e contemporaneamente ai Comuni; i Distretti, organi che governano su un certo territorio, dovrebbero consolidare i piani, quindi mandarli ai Comuni, i quali con la possibilità di intervenire per apportare loro ulteriori modificazioni, rischiano obiettivamente di scardinare le integrazioni, gli aggiustamenti che una realtà territorialmente a loro superiore ha operato; dopo di che i Comuni mandano ai Comprensori e questi inviano poi i finanziamenti ai Comuni Obiettivamente, al di fuori di ogni valutazione politica, questo meccanismo sembra a me molto complesso, e non potrà non ingenerare conflitti e problemi. Conflitti che non si risolvono aggiungendo continuamente nella legge espressioni come "sentiti gli organismi collegiali","sentito questo", "sentito quello". Quando c'è diversità di interpretazione si presuppone che qualcuno, cui è stato affidato questo compito, debba assumersi la responsabilità di dirimere la questione. Noi invitiamo ad affidare questa responsabilità all'organismo distrettuale.
Per quanto concerne invece la prima parte dell'emendamento, essa è in relazione al fatto che, per la modifica apportata alla legge, sulla quale conveniamo, non può prevedersi in maniera vincolativa la presenza di organismi collegiali nelle scuole non statali, per non introdurre sospetti di interferenza nella loro organizzazione interna.
In assenza di organi collegiali è necessario prevedere che la gestione di questi fondi sia assegnata alle istituzioni scolastiche competenti.



PRESIDENTE

Per l'art, 8 è stato presentato dalla Giunta un testo rielaborato ex novo di cui do lettura: Articolo 8 - Delega ai Comuni e conseguente affidamento di funzioni a Consorzi di Comuni, Comunità montane e Consigli di Quartiere.
Le funzioni di cui agli artt. 3, 4 e 7 della presente legge sono delegati ai Comuni, i quali le esercitano tenendo conto dei finanziamenti regionali nonché dei finanziamenti propri.
I Comuni, al fine di realizzare una maggiore funzionalità ed economicità dei servizi, possono consorziarsi tra loro. A tali Consorzi costituiti secondo criteri conformi ai Distretti Scolastici ed alla divisione del territorio regionale stabilita dalla Regione per le istituende Unità Locali dei servizi, è affidata la gestione delle funzioni di cui alla lettera a) degli artt. 3 e 4 e dell'articolo 7 e può essere affidata la gestione delle funzioni di cui alla lettera b) dell'art. 4.
Alle Comunità montane è affidata la gestione delle funzioni delegate ai Comuni che ne fanno parte fino a quando tali Comuni non si consorzino in unità superiori conformi alla divisione del territorio regionale di cui al precedente comma.
I Comuni, per l'espletamento dei servizi di cui alla lettera c) degli articoli 3 e 4 erogano i fondi stanziati alle singole scuole sulla base di piani di ripartizione elaborati dai Consigli di Distretto. La gestione e l'amministrazione dei fondi è attuata nell'ambito dei propri bilanci secondo quanto disposto dal D.P.R. 31/5/1974, n. 416, dai Consigli di Circolo e di Istituto o dai corrispondenti Organi Collegiali di cui ai successivi articoli 9 e 10, ferme restando le competenze dei Collegi dei Docenti e dei Consigli di Interclasse e di Classe.
Le funzioni di cui agli articoli 5 e 6 della presente legge sono delegate ai Comuni. La gestione delle funzioni di cui ai precedenti articoli è affidata alle Comunità montane, per i Comuni che ne fanno parte oppure ai Consorzi costituiti ai sensi del secondo comma del presente articolo ed è attuata direttamente dalle Comunità montane o dai Consorzi di Comuni sulla base dei finanziamenti regionali nonché dei finanziamenti dei Comuni che ne fanno parte.
I Comuni possono affidare funzioni loro delegate ai Consigli di Quartiere istituiti ai sensi di legge.
I Comuni, il cui territorio sia comprensivo di uno o più Distretti Scolastici, possono consorziarsi con le Province per l'espletamento delle funzioni loro delegate.
Le Comunità montane ed i Consorzi di Comuni, per l'esercizio delle funzioni loro affidate, possono stipulare convenzioni con le Province.
Do pertanto la parola all'Assessore Fiorini perché possa illustrare tale testo ed eventualmente rispondere alle obiezioni o interpretazioni del Consigliere Alberton.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Si tratta di uno degli articoli centrali della legge, in quanto prefigura meccanismi che o utilizzano prevalentemente gli organismi di matrice statale oppure tengono in maggior conto gli organismi degli enti locali. Noi abbiamo inteso privilegiare questa seconda visione per i motivi che abbiamo più volte illustrato. La proposta che facciamo risponde a due esigenze diverse: da una parte, quella di adeguare questo articolo ai richiami di legittimità rivoltici dal Commissario di Governo, dall'altra quella di armonizzare l'articolo stesso nell'ambito della legge. Per quanto concerne il primo punto, noi suggeriamo pertanto che venga sostituita quella parte dell'articolo in cui si subordinava l'erogazione a certe condizioni ("I Comuni devono affidare la scelta e l'amministrazione dei fondi stanziati ecc, ecc.") con: "I Comuni, per l'espletamento dei servizi di cui alla lettera c) degli articoli 3 e 4, erogano i fondi stanziati alle singole scuole sulla base dei piani di ripartizione elaborati dai Consigli di Distretto".
Vorrei rispondere a questo punto all'obiezione che muoveva il Consigliere Alberton: a noi pare che la elaborazione da parte dei Consigli di Distretto dei piani sia un elemento sufficiente di orientamento per i Comuni e che per ciò che riguardai Comuni sia bene invece lasciare loro la facoltà di dire l'ultima parola in merito.
"La gestione e l'amministrazione dei fondi è attuata nell'ambito dei propri bilanci secondo quanto disposto dal D.P.R. 416 dai Consigli di Circolo e di istituto o dai corrispondenti organi collegiali di cui ai successivi articoli 9 e 10".
A questo proposito mi sembra invece corretta l'osservazione fatta dal Consigliere Alberton che occorra sostituire, dato che li sostituiremo negli artt. 9 e 10, gli organismi tradizionali della scuola. Pertanto, la prima parte dell'emendamento democristiano all'art. 8 potrebbe essere in questo ambito inserita a questo punto, ferme restando le competenze dei collegi e dei docenti e dei Consigli di classe e di interclasse.
Per ciò che riguarda, poi, l'armonizzazione dell'articolo intero, dato che esisteva nel testo precedente una palese ripetizione, si è provveduto ad unificare due commi, il sesto e il settimo, nel quinto. Al tempo stesso il precedente comma quinto ("I Comuni possono affidare funzioni loro delegate ai Consigli di quartiere istituiti ai sensi di legge") è stato trasferito oltre, perché ci è sembrato più corretto dal punto di vista espositivo, anche se la sostanza dell'articolo non viene con ci minimamente alterata, a fini essenzialmente di una più facile e coerente lettura.
Questo l'emendamento che noi presentiamo, accogliendo, come ho detto parte dell'emendamento del Gruppo democristiano illustrato dal Consigliere Alberton.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Pongo semplicemente una domanda: è corretto usare la espressione: "I Comuni possono affidare funzioni loro delegate ai Consigli di quartiere"? Non esiste il principio generale per cui "delegatus non potest delegare"? Non andiamo contro questo principio? Poi, i Consigli di quartiere non hanno ancora veste giuridica.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Si tratta di affidamento di funzioni, non di delega.



PRESIDENTE

La discussione mi pare conclusa. Possiamo pertanto mettere in votazione l'emendamento presentato dal Gruppo democristiano, scindendolo in due parti visto che la Giunta intende accoglierlo parzialmente.
Chiede di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Contrariamente a quanto mi ero riproposto, voterò a favore dell'emendamento democristiano, nella sua interezza, facendo presente che questa interpretazione più o meno rigorosa era già stata risultato di una modifica in prima discussione, mentre il testo originario della Giunta era effettivamente nel senso che ora suggerisce Alberton, ed appariva certamente più chiaro e più specifico a favore degli organismi che non a favore dei Comuni. Mi pare logico tornare alla stesura primitiva.



PRESIDENTE

Votiamo allora, sul primo emendamento presentato dal Gruppo democristiano, là dove si dice: "Al quinto comma, quarta riga, dopo 'organi collegiali', aggiungere 'o alle istituzioni scolastiche' ".
Resta inteso che gli uffici provvederanno al coordinamento che risulterà opportuno della veste letteraria perché appaia evidente la volontà qui unanimemente espressa.
Chi è d'accordo su questo emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto all'unanimità. Veniamo al secondo emendamento: "Al quinto comma, sesta riga, sostituire la dizione 'sulla base di piani elaborati dai Consigli di Distretto' con 'in conformità ai piani elaborati dai Consigli di Distretto' ".
L'emendamento è respinto con 21 voti favorevoli, 30 contrarie 3 astenuti.
Votiamo ora l'emendamento sostitutivo, che concerne l'intero articolo presentato dalla Giunta e illustrato dall'Assessore L'emendamento è accolto con 30 voti favorevoli, 21 contrari, e 3 astenuti.
Ora passiamo alla votazione per appello nominale dell'articolo 8.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri All'articolo 9 sono stati presentati due ordini di emendamenti: un emendamento sostitutivo proposto dai Consiglieri Debenedetti e Cardinali: "All'art. 9, secondo comma, sostituire la dizione 'secondo criteri fissati dalla Giunta regionale' con la dizione 'secondo criteri fissati dal Consiglio regionale' " e un emendamento, piuttosto complesso, proposto dal Gruppo della Democrazia Cristiana: "Esercizio della delega per la scuola materna.
a) E' soppresso il punto d) del primo comma.
b) Il secondo comma è così sostituito: 'I Comuni erogano i fondi stanziati per i servizi di cui sopra a favore di tutti gli alunni delle scuole materne statali e autorizzate.
Sono escluse dagli interventi le scuole che perseguono fini di lucro ovvero le scuole che adottino rette complessive a carico delle famiglie degli alunni superiori al costo effettivo dei servizi, secondo il parere espresso sia dagli organi collegiali rappresentativi delle singole scuole ove esistenti, sia dai Comuni. In caso di controversia il giudizio è rimesso alla Giunta regionale, la quale decide in base a criteri approvati dal Consiglio regionale.
La Regione, anche ai fini della più corretta utilizzazione sociale dei contributi erogati con la presente legge, promuove l'istituzione nelle scuole materne autorizzate di organi collegiali da costituirsi secondo criteri analoghi a quelli previsti dal D.P.R. 31 maggio 1974 n. 416' ".
Qualche Consigliere desidera illustrare gli emendamenti? Chiede di parlare la dottoressa Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Gli emendamenti a questo articolo sono in rapporto alle osservazioni del Governo, e sono conseguenti a quanto da noi sostenuto in occasione del dibattito sulla legge: i beneficiari della legge sono gli alunni e pertanto differenziazioni sono ammissibili soltanto in rapporto a motivi di carattere personale degli alunni, cioè capacità e merito, e di carattere familiare, cioè condizioni economiche, non già in rapporto alla diversità delle scuole che essi frequentano. Nelle osservazioni del Governo si insiste in particolare su questo articolo, affermando che accanto alla scuola materna statale sussiste una categoria di altre scuole, comprensiva tanto della scuola degli enti pubblici che di privati, i cui allievi hanno egual titolo a godere delle provvidenze.
Le modifiche da noi proposte mirano proprio a far sì che gli interventi della legge siano diretti a tutti gli alunni, indipendentemente dal tipo di scuola che frequentano. Ci rendiamo conto che le differenziazioni tra gli alunni sono meno pesanti per la scuola materna che non per gli altri tipi di scuola, ma tuttavia esistono. Io ritengo che il Governo abbia voluto mettere in rilievo particolare l'esigenza dell'uguaglianza degli alunni per la scuola materna perché nella scuola materna c'è più stretto rapporto fra l'educazione familiare e l'educazione scolastica. Oltre tutto, nella nostra Regione, ben il 60 per cento degli alunni della scuola materna frequentano scuole non statali; nel nostro Piemonte hanno una lunga tradizione le associazioni di genitori e di cittadini che hanno dato vita a libere iniziative nel settore.
Stamane il Consigliere Marchini ha messo in rilievo che le libere iniziative devono essere sostenute da chi le ha istituite, ed ha fatto riferimento ad altri Paesi europei. Io potrei citare le legislazioni del Belgio, della Francia, della Germania Federale, dell'Olanda e dell'Austria dove così non è, dove lo Stato interviene con contributi per il pagamento delle competenze agli insegnanti di scuole non statali.
Ha detto che non ci devono essere oneri per lo Stato, come previsto dalla Costituzione. Mi pare che questo argomento sia già stato sufficientemente trattato in questo Consiglio. Noi ribadiamo, comunque, che le scuole non statali non rappresentano certamente un onere, ma uno sgravio, per lo Stato; dai conteggi che abbiamo effettuato, per sole spese di esercizio, esclusi pertanto gli immobili, l'attrezzatura, il trattamento di quiescenza, lo sgravio che comportano per lo Stato le scuole dell'obbligo e medie superiori non statali, nel nostro Paese, supera i 100 miliardi annui.
Ripetiamo poi ancora che la legge in discussione non regolamenta i contributi per le scuole, bensì gli interventi per il diritto allo studio degli alunni.
Bontempi ha affermato che non è pertinente trattare il problema del pluralismo nella discussione di questa legge e che il problema ideologico è stato esageratamente evidenziato. Noi abbiamo precisato che la nostra non era una polemica di tipo ideologico, ma che richiedevamo che la legge tenesse conto delle richieste della società e delle esigenze della scuola nel nostro Paese.
Si sostiene che non si fanno differenziazioni di alcun genere tra gli alunni. Ho già osservato che, nel caso della scuola materna, le differenziazioni non sono così pesanti come per gli altri tipi di scuola tuttavia, anche per la scuola materna, si afferma che gli interventi tendono a qualificare la scuola a gestione statale e a gestione comunale.
Il problema va però affrontato complessivamente.
Bontempi ha affermato che si ignora la legge, quando si discute di pluralismo, che il pluralismo non c'entra con questa legge. Mi pare gli abbia replicato lo stesso Assessore, tornando a mettere in rilievo l'esigenza di differenziazione di trattamento degli alunni, a seconda del tipo di scuola che frequentano. D'altronde, il problema ideologico e stato innanzi tutto portato avanti da Fiorini con il fare di continuo riferimento al 2° comma dell'art. 33 della Costituzione, in cui si afferma che lo Stato non deve sopportare oneri per le scuole non statali.
Come già abbiamo rilevato, in tale articolo, si parla di istituzione e se mai di gestione di scuole e non certamente di interventi per il diritto allo studio. Vorrei poi ricordare a Bontempi che la Giunta, nella legge presentataci inizialmente, non prevedeva alcun intervento per gli alunni delle scuole non statali.
Il d.d.l. originario comportava interventi soltanto per gli alunni delle scuole statali e comunali, salva l'eccezione per le scuole materne che svolgessero attività di supplenza a livello territoriale.
La legge approvata, certo, non ci soddisfa, perché ci sono ancora discriminazioni. Ma, in seguito alle consultazioni, al dibattito in Commissione ed in aula, qualche passo in avanti è stato compiuto. Noi riconosciamo che è stata recepita, anche se parzialmente, qualche nostra proposta, ma la volontà politica della Giunta, inizialmente, considerava beneficiari degli interventi regionali soltanto gli alunni delle scuole statali e comunali e non già gli altri alunni.
Negli emendamenti che presentiamo noi sosteniamo l'esigenza della estensione dei benefici a tutti gli alunni, senza discriminazioni. Le osservazioni del Governo fanno riferimento agli articoli 3 e 30 della Costituzione.
L'art. 3 recita: "Tutti i cittadini sono uguali"; l'art. 30: "E' dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli". Dunque libera scelta dei genitori della scuola per i propri figli, ma questa scelta non si può concretizzare se ci sono condizioni diverse, se, in modo indiretto, attraverso gli interventi per l'assistenza scolastica, si fa opera di coartazione di tale loro diritto.
Noi chiediamo pertanto riconoscimento esplicito, non formale, del diritto di libera scelta e la creazione delle condizioni che rendano effettivo l'esercizio di tale diritto.
Vorrei evitare di rispondere alle affermazioni dell'Assessore Fiorini.
Noi sosteniamo il pluralismo nella scuola statale ed anche il pluralismo di istituzioni scolastiche, perché riteniamo che i genitori, per poter scegliere, devono trovarsi di fronte diversi progetti educativi. Fiorini dice invece: noi scegliamo per l'alunno. Fino a prova contraria è la famiglia che deve scegliere, come stabilisce la stessa Costituzione.
Fiorini accusa poi i Ministri democratico cristiani di aver coartato la libertà nella scuola del nostro Paese. Ho vissuto anch'io, come Fiorini nella scuola statale e posso pertanto, a ragion veduta, affermare che questa affermazione non risponde a verità. Penso non avrebbero difficoltà a darmi ragione i genitori e gli allievi, gli altri insegnanti e la comunità intera: c'è stata, in questo trentennio di maggioranza democratico cristiana, una grande esaltazione della libertà. Respingiamo, pertanto queste accuse, che hanno carattere tipicamente elettoralistico.
I nostri emendamenti tendono a ribadire questa nostra posizione.
Proponiamo pertanto la soppressione del punto d) del 1° comma, ove si afferma che gli interventi sono volti a qualificare la scuola statale e la scuola a gestione pubblica.



MARTINI Mario

Noi costituiamo una forza politica seria, e diciamo queste cose perch ne siamo convinti. E pretendiamo che anche da parte di chi siede nei banchi della maggioranza si abbia rispetto, almeno, per le nostre opinioni.



(Il Consigliere Raschio interrompe)



VIETTI Anna Maria

Dicevo che proponiamo la soppressione del punto d) del 1° comma, in cui si afferma che gli interventi devono qualificare la scuola materna statale e a gestione pubblica.
La legge, con tale affermazione, ha come interlocutrice la scuola, non gli alunni, e pertanto già qui si determina una discriminazione, anche se non totale, introducendo il concetto della priorità per le scuole statali e comunali.
Proponiamo quindi l'estensione dei benefici a tutti e non consideriamo vincolanti le convenzioni tra Comuni e scuole, perché riteniamo sia misconoscere la funzione degli enti locali e degli organi della scuola il prevedere obbligatorie delle convenzioni che abbiano come oggetto l'acquisto del materiale didattico e ludico ed il modo di fruizione della mensa. D'altronde, si tratta anche qui, pur sempre, di una condizione riferita alla scuola, di cui l'alunno non deve sopportare le conseguenze nel caso essa non si verifichi.
L'unico punto su cui siamo d'accordo sull'emendamento presentato dalla Giunta è quello relativo agli organismi democratici della scuola. Anche qui ribadiamo il nostro punto di vista: già nella nostra proposta di legge era previsto che nelle scuole non statali dovessero essere istituiti gli organi collegiali della scuola, cioè vogliamo che tutte le scuole esercitino una funzione sociale, Bontempi, indipendentemente dalla natura giuridica dell'ente che le gestisce. Vogliamo cioè che anche nell'ambito della scuola non statale si esplichi una attività partecipata, una collegialità di decisioni tra le componenti più significative della scuola.
Noi prendiamo atto delle osservazioni che sono state espresse in proposito dal Governo, ma ci dichiariamo su posizioni identiche a quelle della Giunta, affermando che si dovrà favorire l'istituzione degli organismi collegiali per una migliore gestione dei fondi, per una vita partecipata nell'ambito della scuola e per una sua apertura alla società.
Però, presentando gli emendamenti, la Giunta dà l'impressione o di aver operato con superficialità dimenticando, come è avvenuto, che non essendo obbligatori gli organi collegiali deve essere previsto che pure le istituzioni scolastiche debbano presentare i piani, oppure di fare una affermazione pretestuosa quando afferma che intende accettare le osservazioni del Governo.
Inoltre dopo aver sostenuto, per recepire le osservazioni del Governo che non è vincolante la presenza degli organismi collegiali nelle scuole non statali, prevedendo soltanto che "la Regione e i Comuni promuoveranno l'istituzione di questi organismi", all'art. 27 si lascia immutata la dizione che "i contributi verranno dati a quelle scuole che entro il novembre del 1976 avranno istituito gli organismi collegiali della scuola".



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Si tratta unicamente di una svista. Nei nostri emendamenti era prevista la soppressione, così come era previsto un riferimento agli organi tradizionali della scuola.



VIETTI Anna Maria

Prendo atto di questa ammissione dell'Assessore. Noi abbiamo presentato un emendamento in merito. Mi compiaccio che ogni tanto, come capita anche in Commissione, attraverso la discussione riusciamo a dare il nostro contributo per rendere le leggi più coerenti nelle loro varie parti.
Le modifiche che la Giunta propone sono restrittive in rapporto alla prima stesura.
Quanto alla lettera d) si affermava che gli interventi dovevano qualificare la scuola statale e la scuola a gestione pubblica, si includevano tutte le scuole gestite dalle IPAB. Nell'emendamento ora presentato si parla di "Scuole statali ed a gestione comunale". Dunque dopo le osservazioni del Governo che invitano ad operare su un piano di uguaglianza, si è colta l'occasione per modificare un concetto che forse non esprimeva la volontà dell'Assessore, apportando una ulteriore limitazione alla parità di trattamento.
Siamo contrari anche alle altre modifiche, che prevedono ancora le convenzioni: secondo noi esse si riferiscono alle scuole, non invece agli alunni.
Noi pertanto sosterremo i nostri emendamenti, soprattutto per realizzare la parità di trattamento per tutti gli alunni, mantenendo ferma però la esclusione dai benefici delle scuole gestite a fine di lucro perché non riteniamo giusto incentivare istituzioni speculative.
Ci differenziamo però dalla posizione che la Giunta ha in proposito: la Giunta lascia la discrezionalità al Comune di stabilire il massimo di retta, in base al quale stabilire se una scuola persegue fini di lucro giudicando la situazione economica dell'alunno, in base alla retta praticata.
Questo non è giusto, perché ci sono tante istituzioni che hanno una retta elevata ma accettano, anche a titolo gratuito, gli alunni in difficili condizioni economiche. Diversa è dunque la nostra concezione: non già stabilire che siano escluse le scuole che superino una certa retta, per di più stabilita in modo discrezionale dai Comuni, ma quelle la cui retta superi i costi effettivi di gestione, ossia le scuole che sono vere e proprie aziende, che perseguono scopo di lucro.
Contemporaneamente, abbiamo anche noi un emendamento diretto a favorire ed estendere l'istituzione degli organismi collegiali della scuola, al fine di far sì che non solo le scuole statali, ma anche quelle non statali siano gestite con la partecipazione delle famiglie, che siano aperte alla società per realizzare appieno la loro gestione pubblica e la loro utilità sociale.



PRESIDENTE

Come già ho detto, è stato proposto per l'art. 9 un altro emendamento presentato dai Consiglieri Debenedetti e Cardinali, di cui ho già dato lettura e che, da quel che ho inteso, la Giunta è disponibile ad accogliere.
Chiede ora di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Desidero anzitutto ringraziare la collega Vietti per l'attenzione che ha prestato al mio intervento. In secondo luogo, la vorrei pregare di non ridurre il tipo di contributo che ho voluto portare ad un esame analitico e specifico diretto ad accertare se in qualche legislatura straniera sia previsto l'intervento dello Stato a favore di scuole non statali. Intendevo limitarmi a portare un contributo fondamentale su un vizio di discorso che si fa qui, cioè sulla scuola laica, sulla scuola di Stato, sulla scuola privata, cercando di focalizzare qual è la funzione della scuola privata in Italia.
Piaccia o no, in Italia la scuola privata ha una funzione surrogatoria cioè interviene laddove lo Stato non riesce ad intervenire. Come liberale ovviamente, io devo anzitutto auspicare che lo Stato assolva le sue funzioni. Naturalmente, in lunga prospettiva, in un dibattito direi quasi di carattere culturale, mi pare che il considerare diversa ed auspicabile la condizione della scuola anglosassone, che nasce come espressione di gruppi sociali e non come conseguenza di un impulso impresso dall'alto, sia un impegno abbastanza serio, che dovremo assumerci un giorno o l'altro, ma non in questa sede.
Mi permetto di ricordare che, a valle di questo tipo di impostazione della scuola, noi abbiamo, per esempio, i nostri colleghi avvocati di Londra che non si sono mai sognati di frequentare l'Università e certamente sono in grado di insegnarci il diritto, così come probabilmente nelle pianure del Texas abbiamo agricoltori che hanno frequentato l'Università il che ci spiega come un Paese come gli Stati Uniti sia in grado di esportare al tempo stesso cervelli elettronici e grano.
Questo era il senso del mio intervento: non volevo affatto entrare nel merito se gli Stati Uniti o l'Inghilterra diano sussidi alle scuole private. La scuola privata nei Paesi anglosassoni è protagonista della promozione dell'individuo: in Italia, purtroppo, è solo surrogatoria di una funzione dello Stato.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Ha facoltò di replicare l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Noi proponiamo questo emendamento in conformità a quanto si era concordato, di spostare cioè l'attenzione dagli aspetti istituzionali della scuola alle condizioni familiari, sia pur viste attraverso un parametro che ci viene dalla scuola stessa, della persona cui si attribuisce l'erogazione. L'emendamento proposto dal Gruppo democristiano mi pare invece vada esattamente in direzione opposta. Potrei rilevare anch'io una incoerenza nella formulazione di un emendamento di questo genere, perché in questo caso si continuerebbe a far riferimento chiaramente ad una condizione strutturale della scuola, che è quella dell'avere o meno un profitto, di essere o no una scuola speculativa. Noi ci basiamo sul livello della retta perché così si individua la possibilità non tanto di avere o no utili da parte della scuola ma da parte della famiglia di mandare il proprio figlio in quel determinato istituto.
Questo è il punto di vista al quale noi ci atteniamo. Accettiamo al proposito il suggerimento che viene dall'emendamento del Gruppo socialdemocratico, per cui la dizione del nostro emendamento risulterebbe: "e stabiliscono, secondo criteri fissati annualmente dal Consiglio regionale, un limite massimo della retta ecc, ecc.".
Ho cercato di essere breve, come si conviene quando si deve illustrare un emendamento.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Passiamo alla votazione degli emendamenti.
Iniziamo con i due emendamenti proposti dal Gruppo della Democrazia Cristiana. Emendamento soppressivo: "E' soppresso il punto d) del primo comma". Chi lo accetta è pregato di alzare la mano. Si sono dichiarati favorevoli 20 Consiglieri, contrari 31 e 4 si sono astenuti. L'emendamento è respinto. Emendamento sostitutivo che inizia con: "Il secondo comma è così sostituito..". Chi lo accetta è pregato di alzare la mano. Si sono dichiarati favorevoli 24 Consiglieri, contrari 31; 1 Consigliere si è astenuto. L'emendamento è respinto.
Poniamo ora in votazione l'emendamento presentato dal Gruppo socialdemocratico. Emendamento sostitutivo: "All'art. 9, secondo comma sostituire la dizione 'secondo criteri fissati dalla Giunta regionale' con la dizione 'secondo criteri fissati dal Consiglio regionale' ".
Chi lo accetta è .pregato di alzare la mano. Si sono dichiarati favorevoli 66 Consiglieri. L' emendamento è accolto all'unanimità.
Leggo ora l'emendamento presentato dalla Giunta quale risulta con l'adozione dell'emendamento socialdemocratico ora approvato.
Articolo 9 - Esercizio della delega per la scuola materna.
I Comuni esercitano la delega per le funzioni previste dall'art. 3 della presente legge secondo i seguenti indirizzi: a) il servizio di trasporto dovrà essere organizzato per la popolazione scolastica e coordinato nell'ambito del territorio favorendo in tal modo la realizzazione di una rete integrata e razionale di trasporto b) gli interventi di cui alla lettera b) dell'art. 3 dovranno garantire l'estensione e la generalizzazione di servizi di mensa a prezzo non speculativo c) gli interventi di cui alla lettera c) dell'art. 3 dovranno, per quanto possibile, garantire la gratuità del materiale didattico e ludico d) gli interventi di cui alle lettere b) e c) dell'art. 3 devono favorire la qualificazione della scuola statale e delle scuole materne autorizzate a gestione comunale.
I Comuni erogano i servizi di cui sopra anche a favore degli alunni di altre scuole materne autorizzate e stabiliscono annualmente, secondo criteri fissati dalla Giunta regionale, un limite massimo della retta complessiva a carico delle famiglie quale parametro per definire la necessità di intervento a favore degli alunni. Le scuole che applicano una retta complessiva inferiore a tale limite, e verso i cui alunni il Comune eroga i servizi previsti dalle lettere b) e c) dell'art. 3, devono stipulare con il Comune una convenzione che regoli in particolare: 1) le modalità di acquisto del materiale didattico e ludico scelto dalla scuola nel limite del finanziamento previsto 2) le modalità di fruizione da parte degli alunni del servizio di mensa.
La Regione, di concerto con i Comuni, al fine di favorire la democratizzazione e la gestione sociale della scuola, promuoverà nelle scuole materne a gestione comunale e nelle scuole convenzionate la formazione di Organi Collegiali secondo criteri analoghi a quelli previsti dal D.P.R. n. 416 del 31/5/1974.
Chi lo accetta è pregato di alzare la mano. Si sono dichiarati favorevoli 30 Consiglieri, contrari 23; 3 si sono astenuti.
Pongo infine in votazione il nuovo testo dell'art. 9, quale risulta con l'adozione degli emendamenti accolti.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 9 è approvato nel nuovo testo.
Nei confronti dell'art. 10 è stato presentato un emendamento del Gruppo della D.C.: "Il punto d) è così sostituito: d) gli interventi di cui sopra non indirizzati a tutti gli alunni delle scuole dell'obbligo statali, parificate, pareggiate o legalmente riconosciute. Sono escluse le scuole che perseguono fini di lucro, secondo quanto previsto al precedente articolo 9. La Regione, anche ai fini della più corretta utilizzazione sociale dei contributi erogati con la presente legge, promuove l'istituzione, nelle scuole dell'obbligo parificate pareggiate, o legalmente riconosciute, di organi collegiali da costituirsi secondo criteri analoghi a quelli previsti dal D.P.R. 31.5.1974 n. 416".
La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signori Consiglieri penso che nell'illustrare questo emendamento debba tralasciare riferimenti a principi generali che sono già stati esposti in precedenti interventi, ma credo che alcune considerazioni sull'articolato della legge finiranno poi per tirarli comunque in causa.
Sottolineo come sia già stato rilevato in linea generale dagli interventi del Capogruppo e di altri colleghi, come in fondo, nonostante l'intenzione di introdurre elementi innovativi rispetto alle osservazioni del Governo, la Giunta riperpetui l'errore precedentemente compiuto nella formulazione dell'altro disegno di legge di operare sostanzialmente una discrezionalità e una discriminazione sugli alunni che sono i soggetti beneficiari finali di queste provvidenze. Nella parte che riguarda il comma d) dell'art. 10 la Giunta introduce il riferimento agli alunni frequentanti scuole parificate o pareggiate legalmente riconosciute che ne abbiano necessità. A noi preme sottolineare come questa discriminazione sia quindi ancora presente e particolarmente con riferimento a provvidenze contenute all'art. 4 della legge, comma c), che sono fondamentali rispetto al contenuto degli interventi che la Regione intende fare per la scuola dell'obbligo. Il nostro emendamento offre la possibilità di dare questi contributi agli alunni di tutte le scuole dell'obbligo statali, parificate pareggiate o regolarmente riconosciute, con quell'esclusione che commenteremo successivamente. Ma la gravità dell'atteggiamento politico della Giunta, mi preme sottolinearlo in questa esposizione, deriva proprio dal fatto che questa discriminazione viene operata nell'ambito del settore fondamentale della scuola dell'obbligo.
Noi riteniamo, come Gruppo della D.C., di non avere complessi nell'affrontare i problemi di contenuto sia didattici sia strutturali che concernono questo momento fondamentale del diritto allo studio per i cittadini italiani, noi ci sentiamo in grado, come cattolici, di essere anche critici e quindi preoccupati di vedere estese provvidenze a strutture che, quand'anche sia vero, sono, come ha detto il Consigliere Marchini, in funzione surrogatoria di strutture dello Stato; non per questo si debbono collocare necessariamente in una posizione di dequalificazione, quindi di non possibilità di assolvere ad una funzione integrativa rispetto ad un disegno di costruzione di elevazione del grado di civiltà della popolazione che quindi deve essere riconosciuto non solo alle strutture statali in quanto tali, ma anche alle strutture che con quelle statali concorrono a questo obiettivo fondamentale.
Noi ci sentiamo in grado, ripeto, di fare questi rilievi e di sottolineare questa esigenza anche perché riteniamo di avere dato un contributo sostanziale alla scuola dell'obbligo dall'epoca della riforma Gentile all'attuale riforma che porta certamente la caratterizzazione e la matrice della nostra impostazione politica. Noi riconosciamo i limiti e le prospettive dei perfezionamenti che si vanno attuando e soprattutto siamo preoccupati della necessità di un'articolazione strutturale didattica nella direzione di un effettivo pluralismo che si avvalga quindi anche di incentivazioni e di compensazioni che possono, in qualche misura, essere in grado di far fronte alle iniziali deficienze, peraltro per aspetti diversi evidenziate e da tutti riscontrate.
Noi comunque denunciamo come vi siano margini di deresponsabilizzazione sostanziale politica che sono impliciti in questo disegno di legge, perch non vi è riferimento sostanziale come d'altra parte e già stato sottolineato, alla possibilità di affidare questo ruolo come avremmo voluto e come lo spirito di decreti esige, agli organi rappresentativi e siamo preoccupati in secondo luogo (ed è proprio questo il merito e l'oggetto dell'emendamento che abbiamo presentato) per la discriminazione che si viene ad operare su soggetti che invece dovrebbero essere in pari misura beneficiari di queste provvidenze.
Per quanto attiene poi al contenuto della proposta che la Giunta fa al punto d) dell'art. 10, noi vorremmo che ci fosse una precisazione da parte dell'Assessore Fiorini e cioè che per gli interventi di cui sopra siano intesi tutti gli interventi (mensa, trasporto, materiale didattico ecc ) ora, siccome la Giunta non è mai stata sufficientemente chiara su questo punto, sarebbe opportuno che una precisazione l'Assessore la potesse fornire.
In secondo luogo noi abbiamo evidenziato nella nostra proposta l'opportunità di una limitazione all'estensibilità indiscriminata del principio a qualsiasi istituzione. Noi riteniamo che le istituzioni private oggi non siano tanto strutturate in funzione di censo quanto di fatto si differenzino per tipi e per costi di servizi offerti, soprattutto per quei servizi che, molto più costosi dei didattici, purtroppo sono definiti servizi parascolastici.
Ora noi, siamo ben lungi dal riuscire a discriminare e quindi differenziare in termini di qualità didattica queste istituzioni, mentre altri Paesi (e credo non sia il caso di affrontare l'argomento), per esempio negli Stati Uniti, proprio per il tipo di erogazioni fiscali e di risorse che riescono a destinare a queste scuole, sono effettivamente in condizioni di poter differenziare sostanzialmente il livello ed il contenuto didattico in funzione anche proprio delle risorse che vengono spese e quindi della qualità didattica che viene prodotta; noi siamo in condizioni solo di poter valutare, come è già stato esposto dalla dottoressa Vietti e da altri in occasione della precedente discussione, i costi effettivi che si possono in taluni casi pareggiare, oppure in taluni altri casi, come si evidenzia nella dizione scuola, con finalità di lucro che ci debbono compensare con margini.
E' pur vero che per quanto attiene soprattutto agli istituti religiosi questo, come è già stato sottolineato, non è il caso più ricorrente, perch è certamente noto a tutti come il personale religioso, in molti casi altro personale cooptato da queste istituzioni, viene ad operare certamente a livelli di costi inferiori ai costi dello Stato, però siccome noi non possiamo non ammettere che possono sussistere in partenza anche casi di questo tipo, ci limitiamo al riferimento costi per evidenziare come sia possibile escludere eventualmente dalle provvidenze della legge alcune istituzioni, non ponendo comunque in discussione i principi generali cui ci siamo richiamati.
Purtroppo la verifica che suggeriamo è una differenziazione che non collima con le preoccupazioni della Giunta nella stesura dell'articolato della legge, perché deve essere chiaro che la nostra non è una proposta discriminatoria, ma una proposta che intende unicamente limitare le provvidenze in funzione di un ruolo e di una presenza che caratterizza queste istituzioni. Siamo in presenza invece, da parte della Giunta regionale, di una discriminazione che è sì in funzione di una possibilità di ripartire delle risorse disponibili, ma in linea di principio viene a discriminare il diritto delle provvidenze legislative delegate dallo Stato alle Regioni e dalle Regioni delegate ai Comuni.
Sgomberato quindi questo aspetto, noi pensiamo di dover ribadire quanto già precedentemente affermato, che cioè la preoccupazione della Giunta è una preoccupazione che invocando ordini di priorità di fatto impone una selezione politica della spesa, delle risorse, e viene a incidere e quindi ad investire non già le istituzioni, le quali non riescono ad essere sufficientemente differenziate rispetto ai propri compiti istituzionali di carattere generale, ma a discriminare gli alunni delle scuole che non frequentano scuole statali.
E' già stato detto che la condizione sociale non differenzia la partecipazione alla scuola statale o non statale e ribadiamo che la discriminazione operata è presente tale e quale in questo articolato così come viene proposto dalla Giunta dopo l'osservazione del Governo, come lo era nella precedente formulazione.
Noi comunque chiudiamo l'articolato relativo alla nostra proposta per quanto attiene al punto d) con un'affermazione che è simile, almeno per quanto attiene ai principi generali, a quella della Giunta, laddove si promuove l'istituzione nelle scuole dell'obbligo parificate, pareggiate o legalmente riconosciute di organi collegiali. Facciamo notare come la formulazione letterale della Giunta però di per sé contenga alcune indicazioni, quale "di concerto con i Comuni", che non vediamo come possa necessariamente essere invocato stante il fatto che l'istituzione di questi organi collegiali è già regolata da una precisa disposizione legislativa contenuta nel citato decreto.
Così come non vediamo assolutamente necessario invocare nella formulazione di questa proposta, al fine di favorire la democratizzazione la gestione sociale della scuola, quando, ripeto, gli stessi principi sono ampiamente contenuti nelle finalità istitutive della riforma stessa e quindi mi pare pleonastico che siano riprese in questi termini.
Noi invece riteniamo che al di là di queste finalità che sono peraltro implicite nell'istituzione stessa, sia da ribadire e da sottolineare l'esigenza che vengano assicurate, in particolare per quanto attiene al contenuto di queste leggi, gestioni democratiche dei contributi erogati con questa legge.
In questo spirito abbiamo inteso anche letteralmente limitare la formulazione al contenuto esposto nella proposta che è a vostre mani.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Vi è un emendamento della Giunta di cui do lettura: Articolo 10 - Esercizio della delega per la scuola dell'obbligo.
I Comuni esercitano la delega per le funzioni previste dall'art. 8 della presente legge secondo i seguenti indirizzi: a) gli interventi di cui alla lettera a) dell'art. 4 sono diretti alla popolazione scolastica e devono favorire la razionalizzazione del trasporto, in modo da consentire una distribuzione delle sedi scolastiche nel territorio che favorisca il superamento graduale delle pluriclassi e garantisca una maggiore efficacia del processo educativo ed economicità di gestione b) gli interventi di cui alla lettera b) dell'art. 4 devono essere attuati in via prioritaria nella scuola elementare, avviando e potenziando servizi di mensa a prezzo non speculativo in collegamento con la promozione di iniziative educative integrative ed in modo da favorire la sperimentazione didattica e l'estensione della scuola a pieno tempo; tali iniziative saranno promosse dai Comuni di concerto con i Consigli di Circolo e di Istituto e realizzate in collaborazione con i Collegi dei Docenti secondo le norme vigenti c) gli interventi di cui alla lettera c) dell'art. 4 devono valorizzare il ruolo degli Organi Collegiali e promuovere l'uso collettivo dei libri ed altro materiale didattico; favorire, per la scuola media, la gratuità degli strumenti didattici mediante il prestito d'uso e la formazione di biblioteche di classe. Le formalità di acquisto del materiale didattico per il prestito d'uso saranno regolate annualmente da direttive emanate dalla Giunta regionale d) gli interventi di cui alla lettera c) dell'art. 4, indirizzati in via prioritaria agli alunni delle scuole dell'obbligo statali, sono estesi agli alunni che ne abbiano necessità, frequentanti scuole parificate pareggiate e legalmente riconosciute. Pertanto i Comuni interverranno a favore degli alunni di scuole che stabiliscano rette complessive non superiori ad un massimo stabilito annualmente dal Comune delegato secondo quanto previsto dall'articolo 9.
La Regione, di concerto con t Comuni, al fine di favorire la democratizzazione e la gestione sociale della scuola, promuoverà nelle scuole non statali,verso i cui alunni sono indirizzati gli interventi previsti dall'articolo 4, la formazione di Organi Collegiali secondo criteri analoghi a quelli previsti dal D.P.R. n. 416 del 31/8/74'.
L'Assessore desidera illustrarlo?



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

L'emendamento che presentiamo, e che è a loro mani, rispecchia grosso modo l'orientamento dell'articolo precedente, cioè la soppressione di quella condizione che è stata ritenuta non accettabile.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Gruppo della D.C. Si sono dichiarati favorevoli 19 Consiglieri; contrari 28 e astenuti 5.
L'emendamento è pertanto respinto. La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

In fase di elaborazione definitiva del testo direi di vedere se si trova un termine leggermente diverso da quello che è scritto nell'emendamento "che ne abbiano necessità." Stabilire lo stato di necessità è un po' difficile, quindi direi di trovare qualcosa di meno cogente dello stato di necessità che fa veramente paura.
Chi lo determina lo stato di necessità? E' una raccomandazione.



PRESIDENTE

Qualunque raccomandazione che tenda a perfezionare il significato sostanziale di ciò che è nella volontà del legislatore è sempre da accogliere.
Pongo ora in votazione l'emendamento presentato dalla Giunta per alzata di mano. E' approvato con il seguente esito: favorevoli 29 Consiglieri contrari 22, astenuti 3.
Passiamo ora alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 54 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art 10 è approvato.
All'art. 11 vi è un emendamento soppressivo e sostitutivo del Gruppo D.C.
Sostituire il punto di cui alla lettera e) con: "e) attribuire ai Consigli di Istituto o alle istituzioni scolastiche i compiti di accertamento delle condizioni economiche degli alunni al fine della proposta di erogazione di contributi di cui alla lettera c) dell'art. 5 entro i limiti di finanziamento stabiliti annualmente dagli enti delegati e secondo criteri indicati annualmente dal Consigli di Distretto".
Sostituire il punto f) del primo comma con: "f) indirizzare gli interventi agli allievi delle scuole secondarie superiori statali, parificate, pareggiate o legalmente riconosciute e agli allievi degli istituti professionali tenendo conto della situazione esistente prima dell'entrata in vigore della presente legge ai sensi della legge 24.7.1962, n. 1073, dell'art. 20 della legge 15.6:1931 n. 889 e dell'art. 5 dei provvedimenti legislativi concernenti l'apertura dei singoli istituti professionali. Sono escluse le scuole che perseguono fini di lucro, secondo quanto previsto al precedente articolo 9. La Regione anche ai fini della più corretta utilizzazione sociale dei contributi erogati con la presente legge, promuove l'istituzione nelle scuole secondarie superiori parificate, pareggiate, o legalmente riconosciute di organi collegiali da costituirsi secondo criteri analoghi a quelli previsti dal D.P.R. 31.5.1974 n. 416".
Il secondo comma è soppresso.
Al terzo comma terza riga sopprimere la parola "statali". Chiede di illustrarlo la dottoressa Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Questo articolo che tratta gli interventi per la scuola superiore è certamente più discriminante degli altri: stamane: è stato affermato che non si discrimina fra gli alunni, che si è stabilita soltanto una priorità per gli alunni che frequentano scuole statali e che non vi sono delle esclusioni.
Chiunque legga questo articolo può dedurre con chiarezza come invece si determinino veramente delle esclusioni; pertanto, a parer nostro, è un articolo in cui sono palesi gli aspetti di incostituzionalità.
Esaminiamo quali sono attualmente gli interventi per gli alunni della scuola media superiore, statale e non statale: buoni libri, pagamento di rette presso convitti, eccetera, quando gli alunni sono in difficili condizioni economiche; borse di studio ai capaci e meritevoli, in difficili condizioni economiche.
Con questo articolo per gli alunni delle scuole non statali, invece, si prevedono esclusivamente interventi per i servizi collettivi, cioè mense e trasporto, e per di più solo quando la scuola esercita supplenza a livello distrettuale, perciò in casi del tutto eccezionali.
E proprio mentre si limita in modo così drastico l'intervento per gli alunni delle scuole non statali, assumendo un atteggiamento punitivo per la scelta che i genitori hanno fatto della scuola per i propri figli, con il limitare gli interventi relativi al trasporto e alla mensa per gli alunni che frequentano scuole che esercitano supplenza, a livello distrettuale, e negando ogni intervento per contributi di carattere didattico anche ai capaci e meritevoli, si ammette ancora la discrezionalità degli enti delegati ad intervenire perché si stabilisce che i benefici previsti, in termini di accesso ai servizi collettivi "possono" essere estesi agli alunni delle scuole non statali che esercitino supplenza.
Nello stesso modo - e questo lo ha già rilevato il Consigliere Alberton si stabilisce la possibilità di interventi soltanto per i lavoratori che frequentano i corsi sperimentali nelle scuole statali, negandola invece quando scelgono altri tipi di scuola.
I nostri emendamenti devono però essere modificati; ritiriamo il 1 emendamento relativo al punto e) perché, non essendo stata accolta la nostra proposta di mantenere le borse di studio e poiché la Giunta considera i contributi assistenziali sostitutivi delle borse stesse, non siamo certamente noi a non voler considerare, anche in merito, per la loro assegnazione.
La nostra posizione era però diversa proponendo due tipi di intervento: borse di studio ai capaci e meritevoli e bisognosi, interventi assistenziali soltanto in considerazione della situazione economica, anche perché talvolta un ragazzo nella prima classe, per l'ambiente da cui proviene, può non avere un rendimento scolastico molto elevato e pure necessitare e meritare un intervento assistenziale, che oggi si configura nella concessione del buono libro.
Trovo molto strano che la Giunta regionale non sia sensibile a queste esigenze di ragazzi, in difficile condizioni economiche che, non sono capaci e meritevoli in rapporto al rendimento scolastico per i più svariati motivi, ma che necessitano di un intervento assistenziale.
Manteniamo invece i due emendamenti che prevedono che gli interventi siano estesi a tutti gli alunni, così come proponiamo la soppressione della parola "statale" per i corsi per lavoratori al fine di superare ogni discriminazione.
Ho già rilevato che l'emendamento proposto dalla Giunta, relativo agli interventi sostitutivi delle borse di studio, che si limita esclusivamente alle parole "tramite pubblico concorso", su un piano formale e anche su un piano concettuale è quanto mai assurdo. Lasciare in una legge un articolo che recita "attribuire ai Consigli di Istituto i compiti di proposta di erogazione di contributo e di accertamento tramite pubblico concorso per titoli delle condizioni economiche e di merito" mi pare una cosa molto strana.
Il pubblico concorso, come ho già detto, viene espletato e dà dei risultati che non si possono che recepire. Il nostro emendamento invece va in una direzione diversa.
Con questo articolo si fa un passo indietro, in rapporto all'esigenza di garantire a tutti gli alunni delle scuole superiori, capaci e meritevoli, in difficile situazione economica, interventi che permettano loro di dire ai più elevati gradi dell'istruzione, perché prevede esclusivamente interventi assistenziali e discrezionali che non corrispondono ad un modo nuovo di intervenire per realizzare il diritto allo studio.
Noi ci troveremo di fronte a questa situazione: si concederanno i servizi collettivi, ossia il servizio di trasporto e la mensa, a prezzo politico, ad alunni che appartengono a famiglie in buone condizioni economiche e saranno rifiutati ad altri ragazzi, che si trovano in difficili condizioni economiche, soltanto perché frequentano una scuola non statale. E' una discriminazione veramente pesante contro cui noi vivamente protestiamo.
Il nostro emendamento invece si colloca nello spirito della Costituzione e delle osservazioni del Governo, che evidenziano come gli interventi di assistenza scolastica siano rivolti agli alunni e che pertanto nessuna discriminazione possa essere effettuata in rapporto al tipo di scuola che essi frequentano.
Evidenzio ancora la contraddizione che c'è fra l'art. 5, che fa riferimento solo alle condizioni economiche degli alunni, e l'articolo in discussione che invece, per lo stesso intervento, fa riferimento a condizioni economiche e di merito.



PRESIDENTE

Vi è anche un emendamento presentato dalla Giunta: Articolo 11 - Esercizio della delega e delle funzioni affidate dai Comuni ai Consorzi di Comuni ed alle Comunità Montane per la Scuola Secondaria Superiore ed i Corsi Sperimentali per lavoratori.
Le funzioni previste dall'articolo 5 della presente legge saranno esercitate secondo i seguenti indirizzi: a) privilegiare gli interventi a favore del biennio b) favorire la sperimentazione didattica c) istituire servizi di mensa a prezzo non speculativo anche integrati con altri settori di utenza, secondo criteri di socialità e privilegiando gli studenti in condizioni di maggior disagio d) stabilire convenzioni con società di trasporto pubbliche o private per ottenere servizi di trasporto a prezzo politico per gli allievi e) attribuire ai Consigli di Istituto i compiti di proposta di erogazione di contributi di cui alla lettera c) dell'art. 5 e di accertamento, tramite pubblico concorso per titoli, delle relative condizioni economiche e di merito entro i limiti di finanziamento stabiliti annualmente dagli Enti delegati e secondo criteri indicati annualmente dai Consigli di Distretto f) indirizzare gli interventi agli allievi delle scuole secondarie superiori statali o istituite dagli Enti locali territoriali e agli allievi degli Istituti Professionali tenendo conto della situazione esistente prima dell'entrata in vigore della presente legge ai sensi della legge n. 1073 del 24/7/1972, dell'art. 20 della legge 15/6/1931 n. 889 e dell'art. 5 dei provvedimenti legislativi concernenti l'apertura dei singoli Istituti Professionali di Stato.
Gli interventi di cui all'art. 5 della presente legge possono essere estesi, in termini di accesso a servizi collettivi, ad allievi di scuole secondarie superiori pareggiate o legalmente riconosciute qualora tali scuole siano situate in aree distrettuali prive di corrispondenti sedi statali o degli Enti locali territoriali oppure qualora siano accertate condizioni di effettivo disagio degli allievi, secondo criteri indicati annualmente dai Consigli di Distretto.
Nell'erogazione dei servizi di cui all'art. 6 gli Enti delegati dovranno privilegiare gli allievi dei corsi istituiti presso le scuole statali per il recupero dell'obbligo scolastico.
Do la parola per l'illustrazione dell'emendamento all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Capita spesso che ci siano contraddizioni in un articolo con un articolo precedente, non è una cosa molto preoccupante questa.
Illustrerei quindi l'emendamento che intendiamo proporre. Quando si dice "I Consigli di istituto e i compiti di proposte ed erogazione di contributi" si intende l'identificazione del tipo di contributi, mentre per ciò che riguarda l'accertamento "tramite pubblico concorso per titoli" che sono quei titoli ai quali si subordinano queste erogazioni, è evidente che si svolge un pubblico concorso.
Mi pare che, checché ne dica la dottoressa Vietti, ci sia una coerenza in tutto questo, per cui chiedo che si voti l'emendamento.



VIETTI Anna Maria

Il primo emendamento allora è ritirato.



PRESIDENTE

Gli altri pertanto li votiamo uno per uno.



BIANCHI Adriano

Quando non sono concatenati e subordinati si può fare un'unica votazione.



PRESIDENTE

Mi permettevo di interpretarlo così, perché ci può essere una volontà politica di differenziarsi su ciascuno dei punti. Vi è il desiderio di qualche Gruppo di differenziarsi su uno di questi emendamenti divisi? Non ve ne sono. Se così è, possiamo votare sul complesso di questi tre emendamenti raggruppati in uno.
L'emendamento è respinto con 20 voti favorevoli, 29 contrari e 3 astenuti.
Pongo in votazione l'emendamento della Giunta, che è approvato con 30 voti favorevoli, 21 contrari e 3 astenuti.
Passiamo ora alla votazione dell'intero testo dell'art. 11.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
All'art. 12 vi è un emendamento soppressivo, presentato dal Gruppo D.C.: "L'art. 12 è soppresso".
La signorina Soldano desidera illustrarlo?



SOLDANO Albertina

Questo emendamento da noi presentato si ricollegava all'art. 7, o meglio all'emendamento soppressivo e sostitutivo presentato da noi all'art.
7. Essendo caduto il nostro emendamento, permane la logica portata innanzi dal disegno di legge della Giunta; pertanto ritiriamo l'emendamento stesso.



PRESIDENTE

Allora l'art. 12 rimane nella stesura originaria della legge della Giunta.
All'art. 19 vi è un emendamento aggiuntivo, sempre del Gruppo D.C.: "Al primo comma, seconda riga, dopo 'artt. 9 e 10' aggiungere 'o le istituzioni scolastiche' ".
Vi è poi un nuovo testo presentato dalla Giunta, oltre a quello del Gruppo D.C.: Articolo 19 - Vigilanza sulle attività svolte dagli Organi Collegiali Scolastici.
I Consigli di Circolo e di Istituto o corrispondenti Organi Collegiali di cui ai precedenti artt. 9 e 10 sono tenuti ad inviare agli Enti delegati da cui ricevono i fondi, entro il 31 maggio, una relazione sull'attività svolta.
Entro tale data dovrà essere trasmesso altresì il rendiconto finanziario.
Qualora l'Ente delegato accerti la mancata osservanza della presente legge, sospende l'erogazione dei fondi e, sentiti gli Enti interessati e previa fissazione di adeguato termine, si sostituisce all'organo nello svolgimento delle "attività".
Qualora si accerti che il controllo di cui al 3° comma del presente articolo non è stato svolto la Giunta regionale si sostituisce all'Ente nello svolgimento delle funzioni delle vigilanze.



VIETTI Anna Maria

E' un emendamento analogo a quello già accettato: non essendo più obbligatori gli organismi democratici nelle scuole non statali, il rendiconto deve poter essere fatto anche dalle istituzioni scolastiche.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

L'avremmo suggerito anche noi questo, così come un altro che vedremo subito dopo e che è coerente con quanto si diceva prima.
L'art. 19 è stato così modificato per rendere più esplicito che non si tratta di attribuzioni e di subordinazione degli organismi collegiali ai Comuni e quindi le frasi che sono state mutate parlando di forme invece che di servizi, parlando di attività anziché di funzioni, vanno intese in questo senso. Quindi dopo "artt. 9 e 10" in questa stesura ci sarebbe la proposta del gruppo D.C. e le piccole variazioni che abbiamo apportato noi.



PRESIDENTE

La discussione sull'art. 19 non presenta altre richieste di delucidazioni, ragion per cui si può passare alla votazione del nuovo testo presentato come emendamento dalla Giunta.



VIETTI Anna Maria

Ma il nostro emendamento rimane.



PRESIDENTE

Rimane nel senso che è stato accolto, comunque votiamo anche questo.
Chiede di parlare la Signora Castagnone Vaccarino, ne ha facoltà.



CASTAGNONE Aurelia

Vorrei un chiarimento dall'Assessore Fiorini in quanto all'art. 19 il terzo comma suona esattamente così: "Qualora l'ente delegato accerti la mancata osservanza della presente legge, sospende l'erogazione dei fondi" e questo mi pare giusto "e, sentiti gli enti interessati e previa fissazione di adeguato termine, si sostituisce all'organo nello svolgimento delle attività".
Che cosa intendiamo in questo caso? Si sostituisce ai Consigli di circolo? Perché le attività sono quelle dei Consigli di circolo. Ma pu spettare all'ente delegato, cioè al Comune, di sostituirsi all'attività di circolo, quando i circoli in realtà dipendono dai Distretti? Non esiste qui una possibile conflittualità? In secondo luogo: "Qualora si accerti che il controllo di cui al terzo comma del presente articolo non è stato svolto, la Giunta regionale si sostituisce all'ente nello svolgimento delle funzioni di vigilanza".
Allora, la Giunta fa la vigilanza, mentre qui non si parla di vigilanza per quanto riguarda l'ente delegato e in realtà non sostituisce l'ente delegato che sostituisce il famoso Consiglio.
Direi che tecnicamente è un articolo un po' pasticciato e di difficile interpretazione.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? La Giunta vuole replicare?



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Questo articolo era stato preso di peso dalla vecchia legge 27, con una piccola modifica. In ogni caso è evidente che quando si tratta di compiti non svolti, si tratta soltanto dei compiti che vengono delegati dalla presente legge e non di altri compiti per i quali non potrebbe assolutamente sostituirsi; così come la Giunta regionale, in caso di non attività dell'organismo delegato, si sostituisce all'organo delegato stesso nel compimento di questi atti.



CASTAGNONE Aurelia

E quindi delle attività e non della vigilanza semplice.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Della vigilanza e, in caso di mancate attività, delle attività.



CASTAGNONE Aurelia

Sono due cose distinte, dovrebbe sostituirsi come vigilanza e come attività.



PRESIDENTE

Possiamo passare alla fase delle votazioni, o vi sono ancora richieste di delucidazioni? Votiamo allora per primo l'emendamento presentato dal Gruppo della D.C.
E' accolto.
Adesso passiamo alla votazione dell'art. 19 come risulta dopo avere accolto l'emendamento, per alzata di mano.



OBERTO Gianni

Questo dovrebbe essere votato per divisione, se no nasce un conflitto.



PRESIDENTE

Ma è già stato votato.



OBERTO Gianni

Ma lo ripetiamo.



PRESIDENTE

No, abbiamo accolto l'emendamento, adesso votiamo l'art. 19 come risulta dopo l'emendamento.
Chi è d'accordo alzi la mano.
E' approvato.
Passiamo ora alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 49 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 19 è approvato.
All'art. 20 il Gruppo D.C. presenta i seguenti emendamenti: "Al quinto comma, seconda riga, dopo 'artt. 9 e 10' aggiungere 'o le istituzioni scolastiche' ".
"Al quinto comma, ultima riga, sostituire la dizione 'le proposte di piano di cui all'art. 8' con " i piani di cui all'art. 8' ".
La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Il primo emendamento è sempre conseguente alla non obbligatorietà degli organismi democratici nelle scuole non statali, anche se auspichiamo la loro istituzione.
Il secondo emendamento, invece, specifica che i Comuni debbono fare i programmi in base a quanto elaborato dai Consigli di distretto. Questo è anche lo spirito delle osservazioni del Governo in cui si afferma che è ai Distretti che la Regione deve affidare compiti di assistenza scolastica.
In realtà nella scorsa seduta, quando la Giunta ha accettato il nostro emendamento che prevedeva che i Comuni facessero i piani in base ai piani elaborati dal Distretto, mi pare fosse chiaro a tutti che il Comune dovesse recepire i piani elaborati dai Distretti. In altre discussioni, e anche nella revisione formale della legge, poiché a noi era sfuggito di presentare un secondo emendamento a questo punto, invece di stabilire che i distretti dovessero elaborare i piani si è previsto soltanto che essi effettuassero "proposte di piani".
Noi rimaniamo ancora nella nostra convinzione e cioè che, se il Comune deve fare il programma in base a quello elaborato dal distretto quest'ultimo non è una proposta di piano, ma un piano vero e proprio.
Questi quindi sono i nostri due emendamenti: l'uno formale, che la Giunta credo accetti, in analogia a quanto è stato fatto antecedentemente e l'altro che precisa la competenza del distretto a elaborare i piani e non già ad essere soltanto un mero organo consultivo dell'ente locale territoriale.



PRESIDENTE

Non vedo altre richieste, la parola alla Giunta.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Il primo abbiamo già detto che lo accogliamo.
Sul secondo la volta scorsa c'era stata una votazione alla quale avevano acceduto anche i colleghi D.C.. Noi riconfermiamo questo testo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo emendamento del Gruppo D.C.
E' approvato all'unanimità.
Pongo in votazione il secondo emendamento, che viene respinto con 19 Consiglieri favorevoli 30 contrari e 3 astenuti.
Passiamo ora alla votazione per appello nominale dell'art. 20 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
All'art. 21 vi è un emendamento aggiuntivo del Gruppo D.C.: "Al primo comma, lettera c) dopo le parole 'artt. 3, 4 e 5' aggiungere 'al secondo comma dell'art. 5' " "Al secondo comma terzo punto dopo le parole 'artt. 3, 4 e 5' aggiungere 'al secondo comma dell'art. 5' ".
Lo vogliono illustrare?



VIETTI Anna Maria

Poiché noi prevedevamo la possibilità di erogare borse di studio avevamo conseguentemente presentato l'emendamento all'articolo relativo all'autorizzazione della spesa, per far fronte agli oneri derivanti. Poich è caduto il nostro precedente emendamento, ritiriamo conseguentemente questo.



PRESIDENTE

L'art. 21 rimane allora com'era.
All'art. 23 vi sono emendamenti presentati dal Gruppo D.C.: "Al secondo comma, terzo punto, ultima riga, dopo 'didattici' aggiungere 'assegnazione ai Consigli di Distretto per la erogazione di borse di studio' al secondo comma, quarto punto, sostituire la dizione 'assegnazione a Comuni per l'esercizio, mediante delega, di servizi di assistenza sociale e medico - psico-pedagogica e con lo stanziamento di 600 milioni' con 'assegnazione ai Distretti scolastici per l'esercizio di servizi di assistenza sociale, psicopedagogica e orientamento professionale e con lo stanziamento di 600 milioni' ".



VIETTI Anna Maria

Sono emendamenti simili ai precedenti, sempre in rapporto all'autorizzazione alla spesa; prevedendo noi le borse di studio dovevamo proporre lo stanziamento relativo; così come proponendo che l'assistenza psico-medico-pedagogica fosse effettuata dai Distretti scolastici proponevamo modifiche conseguenti. Visto il risultato della votazione sugli emendamenti precedenti, ritiriamo questi.



PRESIDENTE

L'art. 23 rimane quindi nella stesura originaria.
All'art. 24 vi è un emendamento della Giunta: Articolo 24 - Termine per l'anno scolastico 1976/1977.
"Per l'anno scolastico 1976/1977 le ripartizioni di fondi previsti dall'art. 20 commi 1° e 9° saranno effettuati dalla Giunta regionale. I Comuni, le Comunità montane ed i Consorzi di Comuni dovranno assegnare i fondi loro erogati per i servizi di cui alla lettera c) degli artt. 3 e 4 secondo le direttive impartite dalla Giunta regionale, entro i 30 giorni successivi alla data di comunicazione relativa all'assegnazione dei finanziamenti.
La ripartizione dei fondi dovrà essere preceduta per quanto possibile dalle consultazioni di cui all'art. 20".
L'Assessore desidera illustrarlo?



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Oltre a questo testo, che è evidentemente formulato per rendere possibile l'applicazione ancora di quest'anno della legge, occorre, sulla base della modificazione che abbiamo fatto dopo l'accoglimento dell'emendamento presentato dal Gruppo socialdemocratico, aggiungere temporaneamente, per arrivare a questo risultato, un'ulteriore precisazione.
Tra il primo ed il secondo comma andrebbe quindi inserita questa dizione: "I criteri di cui all'art. 9, secondo comma, saranno fissati dalla Giunta regionale per l'anno scolastico 1976/1977". Questo per l'impossibilità di farlo fare, in questa situazione, dal Consiglio regionale, per quest'anno soltanto.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola?



OBERTO Gianni

Deve essere piuttosto a carattere transitorio.



PRESIDENTE

Certamente, di questo bisognerà tenerne conto.
Chi è d'accordo alzi la mano.
E' approvato con 6 astensioni.
Si passi ora all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 51 hanno risposto SI 31 Consiglieri si sono astenuti 20 Consiglieri L'art. 24 è approvato.
All'art. 26 vi è un emendamento soppressivo del Gruppo D C.
"L'art. 26 è soppresso".
Oltre all'emendamento del Gruppo della D C., vi è un nuovo testo della Giunta.
Articolo 26 - Sostituzione delle borse di studio A partire dall'anno scolastico 1976/1977 le borse di studio di cui all'art. 38 della legge 24 luglio 1962, no 1073 saranno sostituite dai servizi e contributi previsti dall'art. 11.
Gli studenti che all'entrata in vigore della presente legge abbiano maturato il diritto ad una borsa di studio lo manterranno alle condizioni previste nel bando di concorso sulla base del quale la borsa era stata loro assegnata.
La parola alla signorina Vietti.



VIETTI Anna Maria

Conseguentemente al risultato delle votazioni avvenute ritiriamo l'emendamento soppressivo.



PRESIDENTE

La Giunta vuole illustrare il nuovo testo?



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Si parla solo di sostituzione invece che di abrogazione delle borse di studio.



PRESIDENTE

Chi è d'accordo con questo testo alzi la mano.
L'emendamento è approvato con 30 voti favorevoli, 19 contrari e 3 astenuti.
Si passi ora all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 54 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 19 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 26 è approvato.
All'art. 27 vi è un emendamento soppressivo del Gruppo D.C.: "L'art. 27 è soppresso".
La parola alla signorina Vietti.



VIETTI Anna Maria

Durante la discussione di altri emendamenti abbiamo rilevato come sarebbe stato veramente contraddittorio dichiarare di accettare le osservazioni del Governo per quanto riguardava la non obbligatorietà degli organismi democratici nella scuola non statale, che pertanto si sarebbero solo promossi, e condizionare l'erogazione dei contributi all'istituzione presso le scuole non statali, degli organismi collegiali entro novembre prossimo.
Già l'Assessore Fiorini ha affermato che si tratta di una svista e pertanto ritengo che il nostro emendamento potrà essere accolto.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

L'emendamento era già previsto anche da noi, solo che all'estensore è sfuggito.



PRESIDENTE

Chi è d'accordo nell'accogliere l'emendamento alzi la mano E' approvato con un'astensione.
L'art. 27 scompare e bisognerà tenerne conto nella numerazione.
All'art. 28 vi è un emendamento soppressivo del Gruppo D.C.: "L'art. 28 è soppresso".
La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

In rapporto ai risultati delle precedenti votazioni lo ritiriamo.



PRESIDENTE

Abbiamo così concluso l'esame degli emendamenti presentati sia dal Gruppo della D.C., sia dalla Giunta.
Prima di votare l'intero disegno di legge, passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, signori Consiglieri non ripercorrerò gli argomenti che ho cercato di trattare questa mattina, né quelli che sono stati trattati nel corso della discussione seguita oggi pomeriggio. Rilevo soltanto, con un po' di amarezza personale se vogliamo, che l'andamento della discussione e della votazione rafforza necessariamente le valutazioni e le considerazioni anche più pesanti che avevo pur cercato di inserire in un quadro equilibrato stamane.
Ad un certo punto il dialogo diviene fra sordi, a chi chiede che ora è si risponde in che giorno ci troviamo e allora non c'è più molta materia per discutere.
Io ho molto rispetto, molta considerazione personale per tutti e anche per l'Assessore Fiorini, così garbato, ma mi consentirà di fare alcune considerazioni che riguardano il suo ruolo politico. L'ho sentito minimizzare, apoditticamente snobbare argomenti, non attenersi alle esigenze della sintesi, ma alle affermazioni di un freddo dogmatismo che sono abbastanza disarmanti, o sono rivelatori. Egli ha avuto il garbo di ricordarci che anche all'interno di una forza politica monolitica esistono differenziazioni e posizioni ed egli esprime questo di posizione, ci ricorda che esiste questa posizione. Allora ahimé, i tuoi sforzi, Bontempi sono in buona misura vanificati.
Io non ho mai pronunciato la parola "scuola privata" in tutto il mio intervento di questa mattina, ho cercato di fare uno sforzo qualitativo per attestare il Gruppo, che sento la responsabilità di rappresentare in un momento così delicato, in una prospettiva diversa da quella vecchia che era tra i due tipi di scuole perché di questo non si tratta, ce ne accorgeremo dopo in questa vicenda, non è questa la questione di fondo che è venuta all'esame del Consiglio. Invece l'Assessore Fiorini ha continuato a rispondere "scuola, scuola, scuola", egli si sente evidentemente il Ministro della P.I. regionale e come tale si muove ed opera.
Il problema della scuola in generale è uno dei problemi fondamentali essenziali della vita nazionale ed io non discuto né disprezzo l'ipersensibilità su questo tema, ma noi tentavamo appunto di disancorare questo discorso e di concentrarlo su quello che era proprio e cioè il problema dell'esercizio di alcuni diritti fondamentali che toccano la persona ed il problema dei diversi livelli e gradi di competenze in cui si svolge l'azione di riforma scolastica.
La qualificazione della posizione politica della Giunta è venuta anche con riferimento, più volte ricordato in controluce, alla presa di posizione della Toscana ed alla fortunosa approvazione di quella legge; quello è il punto di riferimento politico, in quello si riconosce una posizione che qui sarebbe stata compromessa, attenuata per ragioni di dialogo politico, ma quello è il momento rivelatore, il punto di riferimento di una posizione politica.
Quindi, Bontempi, non c'è stato da parte mia un apriorismo, una ricerca di portare in alto il discorso per portarlo fuori da secche imbarazzanti, è stato uno sforzo fatto (con risultati che ognuno può giudicare se validi sufficienti, buoni o no) per portarlo nella sua sede più propria.
In questo discorso - non posso sottacerlo - vi sono stati degli interventi del PRI, del PSDI, del PLI che per il riguardo che è loro dovuto, per lo spazio che occupano e che devono occupare non posso passare sotto silenzio, sarebbe sgarbo e non riguardo l'ignorare queste posizioni.
Ho notato, mi consentano i colleghi, quasi una preoccupazione per la sottrazione di uno spazio, quasi una preoccupazione per l'affermazione di una originalità che altrimenti si confonderebbe in un grosso confronto che riguarda le altre forze politiche.
Ora, questo problema è presente in ogni momento e non solo con riferimento a questa questione, alla nostra forza politica, è presente alla mia modesta sensibilità e mi faccio carico di queste posizioni. Non so se sia stato interamente colto, anche sotto questo profilo, lo sforzo che la D.C. ha fatto per attestare tutta questa tematica su un piano di totale, di piena, di integrale laicità nella concezione dei rapporti tra Stato e Regione e delle competenze regionali e del riferimento ai diritti degli alunni.
Io capisco quindi il momento di malumore - che ha anche una sua rilevanza politica - del collega Marchini che dice :questo Stato scollato questo Stato che non funziona,che diritto ha di richiamarci al rispetto della Costituzione? E' una battuta questa, è stata fatta ed io faccio la controbattuta senza fargli torto perché è così preciso, così rigoroso nell'esporre le proprie opinioni, è un momento di impazienza. Allora vogliamo, se lo Stato è un pochino scollato, se ha dei problemi per governare una realtà in movimento così complessa e difficile, vogliamo per esempio aprire le porte allo sconfinamento da ogni competenza, allo scardinamento costituzionale da parte della Regione perché avrebbe qualche titolo in più in quanto agisce in concreto e chi si impegna nel concreto può anche sbagliare? Certo no, ma sicuramente queste non sono le preoccupazioni vere, reali di Marchini. Egli esprime solo il disagio nel vedere un quadro ideale, classico dello Stato di diritto ogni giorno insidiato, e lo è, a volte anche da leggi positive, ma il fatto che sia insidiato da leggi positive e il fatto che sussista l'esigenza della realizzazione di una giustizia sociale, di un rinnovamento, di una spinta a riforme, non ci impedisce di essere vigili in ogni momento (noi abbiamo cercato di esserlo in questa circostanza) affinché i valori che lo stato di diritto contiene e afferma non siano compromessi mentre si ricercano nuovi traguardi di giustizia e di equilibrio nello stato sociale.
Il collega Cardinali poi, che io ho conosciuto sempre così controllato ha rivelato un tallone di Achille che lo rende a me più simpatico, e cioè anche Cardinali conosce i momenti della emotività e dell'irrazionalità e questo mi consola perché così mi sento ancora più vicino a lui, io lo invidiavo per la sua freddezza anglosassone, e invece no, anche Cardinali ha questi momenti che sono del resto momenti di sincerità. Io gli replico garbatamente e tocco l'argomento magari con altrettante emotività: noi Cardinali, non siamo identificabili con la Chiesa intesa soprattutto come comunità di credenti, i problemi che toccano una comunità di credenti intanto non sono risolvibili in voti, in maggioranza, in minoranza, non sono sottoponibili a questi tipi di valutazione e poi noi non abbiamo n l'onore né l'onere di rappresentare i problemi storici della Chiesa.



MINUCCI Adalberto

Solo un mese e mezzo fa sembrava un po' diversa la cosa.



BIANCHI Adriano

No, non è mai stata diversa. Allora ci spieghiamo: con questo noi siamo fermamente e fortemente impegnati a difendere dei valori che la cultura cattolica ha elaborato e dei valori religiosi con la testimonianza personale, non con l'imposizione sul piano politico Ebbene, si dice: ma oggi si fanno problemi di diritti. Intanto noi abbiamo cercato di spiegare che qui erano impegnati i problemi dei diritti soggettivi di tutti i cittadini, e non erano impegnati i problemi dei diritti soggettivi dei cattolici, o dei sacerdoti, o della Chiesa come comunità in questo dibattito, credo che sia pacifico. E poi i problemi della sorte riservata alla Chiesa ed ai cattolici in Polonia o in Cecoslovacchia sono molto grossi e molto complessi.
Io credo che in tutte le vicende storiche di costrizione o di persecuzione c'è chi cede, c'è chi bacia la mano del persecutore, c'è chi testimonia fino al sangue e c'è la Chiesa come struttura che accetta ad un certo punto, senza rinunciare a nessuno dei suoi diritti, accetta la condizione storica che le viene imposta e in questa cerca di operare. Credo che si riassuma in questo modo la posizione della Chiesa cattolica in Polonia, o in Cecoslovacchia. Certo, la presenza di questa comunità avente una così forte coesione rappresenta in quei Paesi la possibilità della presenza di un'opposizione virtuale, o quanto meno di una dialettica interna che non esiste assolutamente là dove questo tipo di organizzazione di comunità di credenti non esiste. Abbiamo già visto che sotto il fascismo la Chiesa ha reagito nella realtà in cui era e se domani un regime oppressore dovesse impadronirsi del nostro Paese io penso che la Chiesa non scomparirà. Del resto non ci sarà più la D.C., me lo consentano i comunisti, non ci sarà più il PCI e ancora ci sarà, io credo, la Chiesa non come struttura storica, ma come comunità di credenti.
Io penso che questi problemi abbiano avuto una loro maturazione e sono fuori dalla polemica in cui siamo impegnati; qui noi esercitiamo delle responsabilità politiche ed a questa abbiamo cercato di corrispondere in modo da lasciare, da rispettare lo spazio che esiste, che proprio in una circostanza come questa si va ampliando, proprio dopo che una elezione ha ristretto un certo spazio per certe forze politiche dal punto di vista rappresentativo, si riapre un largo spazio dal punto di vista culturale dal punto di vista politico, dal punto di vista di stimolo e anche in prospettiva di una possibile costituzione nel nostro Paese di un dipartimento meno perfetto o più perfetto e guardando a Paesi che hanno avuto un'evoluzione prima della nostra in questa direzione, si aprono maggiori spazi e maggiori possibilità di presenza in questo senso. E quindi possiamo rasserenare questi rapporti e soltanto ricordare questa vicenda per la segnalazione dell'esistenza di un delicatissimo problema che vale per tutti e per ciascuno di noi perché significa la valorizzazione di tutte le valenze che esistono nel nostro contesto politico.
L'atteggiamento della Giunta così freddamente negativo ed ostile, quasi timorosa di vedersi impegnata a dare delle motivazioni alla reiezione di alcuni emendamenti che non erano resistibili sul piano della logica e che sono stati respinti duramente, freddamente, senza motivazione, ci rafforza nel voto contrario, questo ci rafforza nella prosecuzione serena e costruttiva della nostra azione di opposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi ci sentiamo un poco imbarazzati nel dover prendere la parola dopo un intervento, da noi attentamente ascoltato, del Capogruppo D.C. che, con il consueto entusiasmo, con la solita passionalità, ha qui espresso il proprio punto di vista in termini anche di pregnante significato culturale.
In verità tutto il dibattito che si è svolto stamane e che è ripreso oggi con queste prime dichiarazioni di voto, è stato qualificante sul piano culturale. Da qui, come dicevamo, il nostro rammarico perché noi saremo invece costretti a dire cose molto più semplici, molto più squisitamente politiche, se si vuole molto più pedestremente politiche.
Noi siamo rimasti osservatori al dibattito di questa mattina e oggi pomeriggio ci siamo limitati a votare senza problemi, anzi, senza complessi, tutti gli emendamenti qui proposti dal Gruppo della D.C.
abbiamo inteso con questo significare la nostra posizione nei confronti del progetto di legge, ma è evidente che non possiamo qui ripetere le stesse cose che abbiamo or ora sentito pronunciare dal Capogruppo D.C. In realtà questo progetto di legge ci interessa, da un certo punto di vista ci piace per ciò che è venuto a rappresentare in un certo quadro politico.
Noi crediamo di dovere dire innanzitutto - ed è una sottolineatura che forse abbiamo sentito fare al di fuori di questa aula, ma non ripetere qui che questa iniziativa legislativa rappresenta, comunque la si voglia giudicare, un autentico infortunio della maggioranza di sinistra. Certo si è che nella politica di apertura, di aggancio, di aggregazione che con tanta costanza, dobbiamo dire, anche con una certa capacità, la Giunta di sinistra si sforza di portare avanti, la presentazione di un progetto di legge quale quello che si è intitolato all'Assessore Fiorini rappresenta indubbiamente una nota stonata, qualcosa che sovverte un certo clima conciliare, qualcosa che si insinua, come una zeppa, come un cuneo, in quel disegno che si cerca di portare avanti verso un più largo assemblearismo anche all'interno di quest'aula.
Eppure noi pensiamo, e lo diciamo non con spregiudicatezza, ma con sincerità, che l'Assessore Fiorini proponendo questo progetto di legge sia nel giusto dal suo punto di vista, siccome pensiamo che sia nel giusto quel comunista che ha il coraggio di portare avanti sino in fondo il proprio punto di vista, la propria convinzione, il proprio convincimento. Lei Assessore Fiorini forse ha sbagliato i tempi, forse è stato male consigliato, forse avrà qualche doglianza da parte del suo partito; ma sicuramente lei è un comunista che ci piace, non sono i comunisti come lei che ci fanno paura, ci fanno paura gli eurocomunisti, i criptocomunisti, i comunisti del pluralismo, i comunisti della falsa democrazia, i comunisti che si atteggiano a salvatori della libertà e dell'uguaglianza in Italia questi sono i comunisti che noi temiamo, quelli come lei no, ci piacciono tutto sommato.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

A me invece non piacciono i fascisti come lei.



CARAZZONI Nino

Assessore Fiorini, lei ha fatto il classico errore che io attendevo perché vede, se mi provoca su questo piano, allora la polemica diventa lunga e anche pesante, innanzi tutto perché le posso dire che fascista non lo sono, a differenza di taluni in quest'aula che fascisti lo sono stati in secondo luogo perché io milito responsabilmente in un partito che si chiama Destra Nazionale, che ha avuto il coraggio di rivedere il proprio passato, che non ha nulla da rivendicare sul piano della nostalgia, che è seriamente ancorato al presente e che è proiettato verso il futuro. Quindi non mi provochi su questo piano, perché è veramente facile darle una risposta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Che sia proiettato verso il futuro, poi!



CARAZZONI Nino

Mi consenta, Presidente, se spera di essere proiettato verso il futuro il PSI, sicuramente a maggior ragione questa speranza credo la possiamo e la dobbiamo coltivare noi della Destra Nazionale.



PRESIDENTE

Ognuno si proietti dove vuole, l'importante è che le Dichiarazioni di voto stiano nei dieci minuti consentiti dal regolamento.



CARAZZONI Nino

Cercherò di restare entro dieci minuti.
Posso capire che certe dichiarazioni valgano a mettere in imbarazzo qualche suo collega di partito, ma, consentirà.questo è proprio il libero gioco dialettico delle minoranze.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale

Ma se la storia vi ha condannati in tutto il mondo!



CURCI Domenico

Quella scritta da voi.



CARAZZONI Nino

Credo che la storia sarà quella che potranno leggerei nostri figli.
Comunque non vedo perché dobbiate essere così polemici quando con estrema serenità sto dando atto che avete finalmente in Giunta un collega che forse sbagliando, ha saputo essere il comunista vero quale noi ci auguriamo di trovare sempre a fronte nostra. Ci piacciono molto di più i comunisti così, che i comunisti mascherati quali voi vi state atteggiando ormai da troppo tempo.



FABBRIS Pierina

Discutiamo sul disegno di legge!



CARAZZONI Nino

Discutiamo su un disegno di legge presentato da un Assessore comunista e questa è la prima sottolineatura che dovevamo necessariamente e doverosamente fare.
Un'altra sottolineatura che torna doverosa a farsi è che abbiamo rilevato - e qui ci rivolgiamo in particolare al Gruppo della D.C. - con molto interesse, con molto conforto anche, l'impegnato spirito con il quale la D.C. e tutte le organizzazioni di tipo cattolico, di tipo clericale alle spalle della D.C. si sono espresse su questo terreno. Ne siamo lietissimi era ora che ci si trovasse di fronte a risvegli di questo tipo. Una sola marginale annotazione: certo sarebbe stato preferibile che la difesa di valori essenziali, perché sono certamente valori essenziali quelli che qui prima difendeva il Capogruppo D.C. fosse stata assunta anche in altre circostanze precedenti, e allora forse non si sarebbero raggiunti i negativi traguardi che sono stati raggiunti negli ultimi tempi. Noi non vogliamo certo dire che questa volta tutto un mondo si sia mosso solo perché era in gioco un pugno di soldi, questo non è vero, sappiamo benissimo che dietro al pugno di soldi stava la difesa intransigente di principi e di valori fondamentali; ma certo c'erano principi e valori fondamentali da difendere anche in altre circostanze, quando la Chiesa quando i Vescovadi, quando gli Episcopati, quando le Parrocchie hanno taciuto, e la D.C. ha taciuto in quelle circostanze. Si è mossa ora, ne prendiamo atto.
E infine, una terza annotazione riteniamo di fare. Comunque sia l'esito della votazione, è evidente che progetti di legge quale questo hanno se non altro un loro valore: vengono a intralciare il processo di compromesso storico, il processo di intesa tra forze di sinistra e forze cattoliche vengono quanto meno a ritardare nel tempo certi disegni che pure sono portati avanti con tanta attenzione e con tanto impegno in altre circostanze.
Noi di tutto questo dobbiamo prendere atto e, ne dobbiamo prendere atto nel momento stesso in cui diciamo, pur dopo questi riconoscimenti, che il nostro voto sarà ovviamente contrario alla legge Fiorini; e ne prendiamo atto proprio nel quadro della funzione politica che noi crediamo di dovere oggi esercitare, perché sappiamo benissimo che in questa realtà non possiamo essere una Destra di alternativa non avendone certamente la consistenza numerica; neppure possiamo essere una Destra di condizionamento, visto e considerato che nessuno si vuole fare condizionare, tanto meno la D.C. che si accinge a creare governi con la compiacente determinante astensione del PCI; possiamo soltanto essere quale cerchiamo di essere, una Destra di opposizione, cioè una Destra che sottolinei, che evidenzi, che quando ne ha la possibilità faccia scoppiare tutte le contraddizioni di questa politica di accordo e di compromesso contro la quale noi continueremo a batterci, anche in quest'aula, contro la quale stiamo battendoci oggi riaffermando qui il nostro no al disegno di legge in esame.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri la discussione che si è svolta oggi e che è stata amplissima, non ci ha concesso di cambiare opinione perché di fatto la legge è passata esattamente così com'era stata presentata dall'Assessore Fiorini.
Devo aggiungere alle osservazioni che ho fatto stamattina due brevissime considerazioni (non è mia abitudine essere molto lenta nelle dichiarazioni di voto).
Gli articoli che affidano ai Comuni la formulazione dei piani, sentiti i Consigli di Distretto, i Consorzi, ecc, devo dire francamente che assomigliano all'itinerario di certi treni elettorali che, dovendo toccare tutti i paesi, andavano qua e là e poi finivano per fare 20 Km, all'ora laddove avrebbero potuto farne tranquillamente cento. Ecco quindi che questi piani che avrebbero potuto essere affidati ai Distretti, secondo il nostro disegno continueranno ad andare da una stazione all'altra e speriamo che arrivino alla fine a produrre qualche cosa anche per la scuola.
Per quanto riguarda le parole che sono state dette dall'Assessore Fiorini sulle osservazioni che già avevo fatto stamattina, e precisamente queste (l'Assessore mi corregga se sbaglio) "Gli organi democratici della scuola potranno confrontarsi con le realtà confrontandosi col Comune", mi sia consentito di dire che spero che gli organi democratici della scuola e i Consigli distrettuali, che sono formati da genitori, da professori, da artigiani, da contadini, da imprenditori, da rappresentanti sindacali ecc., spero e mi auguro che non abbiano bisogno di confrontarsi col Comune per confrontarsi con la realtà. Spero invece che i Comuni, quando dovranno comperare dei gessetti oppure delle lavagne luminose sappiano confrontarsi con la realtà dei gessetti e delle lavagne luminose sulle quali, peraltro non hanno nessuna competenza e francamente nessuna capacità di giudizio.
In conseguenza di questo, come già è avvenuto nel mese di maggio, noi daremo il nostro voto negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri ho ascoltato con viva attenzione e anche con gusto le dichiarazioni di voto del Capogruppo della D.C. e ho notato come egli abbia cercato di portare ancora una volta, in sede di dichiarazione di voto, il tema del contendere su temi largamente disancorati dalla realtà del dibattito. Egli diceva (forse questo era il suo intendimento) che bisogna riflettere nel momento in cui si deve giustificare la riconferma ad una valutazione positiva di un disegno di legge così lungamente dibattuto, portando la valutazione politica a temi più generali, più importanti di quelli del contingente. Effettivamente noi oggi non lo abbiamo mai sentito parlare di scuola privata, o di piccoli problemi del contingente che purtroppo hanno però alimentato, nella conoscenza generale del disegno di legge quale fatto in parte critica, il disegno stesso di fronte ad una realtà regionale, e quale esso disegno di legge è oggi ancora conosciuto dai più come foriero di elementi liberticidi proprio di questi concetti di privatizzazione, o di lotta a qualche cosa di clericale che verrebbe portato avanti.
Io non credo che sia questo il tema del contendere.
La puntuale e logica enunciazione dei pericoli contenuta articolo per articolo, emendamento per emendamento che poteva realmente convincere del pericolo liberticida che queste impostazioni potevano dare, è mancata e direi che nei lunghi anni di lotta insieme, o di lotta in contrasto ho potuto vedere che elemento fondamentale delle caratteristiche del collega Capogruppo della D.C. è stato la serietà nell'approfondimento dei problemi.
Se il disegno di legge toscano (sul quale direi che si aprono tutti quei dubbi che se liberticida è, la colpa di chi è se ancora non ha potuto essere cassato dalla Corte Costituzionale) rappresenta il meglio, esiste una responsabilità politica, non fosse altro che nell'omissione, nel non averla saputa difendere validamente quando c'era la possibilità concreta ed è indubbio che ciò non colpisce noialtri, ma se da quel concetto generale di legislazione è stato riconosciuto che c'è stata tutta una modificazione nel tentativo di ricuperare valori, allora mi pare che è proprio su questi elementi che il giudizio si deve trasformare in positivo sul comportamento e sul modo di legiferare di questa maggioranza. Il tentativo è forse fallito,ma non perché il dialogo era tra sordi. Mi pare che se si è partiti con certe impostazioni dalla legge toscana e se si è arrivati a qualche cosa vuol dire che qualcuno, cioè le forze di maggioranza, l'Assessore, la Giunta, la realtà sociale che si riconosce in questo tipo di maggioranza che si può dire che è egemonizzata, questo signori, vuol dire fare il gioco di chi poi sulle piazze andiamo a dire che non avrebbe diritto di rappresentare nulla in questa realtà politico sociale che è la Repubblica fondata sulla Carta costituzionale quando si danno questi spazi così facili alle basse "querelles" e poi si rimane tutti quanti imbarazzati per paura di essere legati al loro disegno. Allora dico su questi tipi di recuperi che si sono fatti non mi pare che possa emergere una volontà liberticida o che in ogni caso cerchi di ignorare quella che è una realtà culturale, storica, di formazione, di grosse responsabilità, di riconoscenza che si deve dare per quello che è mancato. Ma oggi mi pare che sia dovere e diritto riconosciuto dalla Carta costituzionale che forze politiche, pur rispettando in pieno questi valori culturali, queste tradizioni, questi risultati anche positivi che fanno parte di tutto il nostro patrimonio, cerchino di realizzare quelle forze culturali e storiche sulle quali fondare una realtà democratica, una realtà di stato laico.
Mi pare che l'impostazione del dibattito, seria, ma che non ha colpito nessuno dei temi di fondo della discussione che da quattro mesi sta investendo la realtà regionale e che ancora oggi con la serie di emendamenti e di dibattiti che abbiamo avuto fa concentrare la nostra attenzione su questi articoli, non porti assolutamente a quelle conseguenze estremamente eleganti, estremamente attendibili, se avessero un riferimento con la realtà, che le dichiarazioni del Capogruppo D.C. facevano prevedere.
Non è dimostrato che con quello che noi andiamo approvando si sta cercando di cancellare, di distruggere valori storici culturali che sono patrimonio comune, si sta soltanto cercando di fare una giustizia e mi pare che la scelta che compete alle forze politiche che si riconoscono in altri disegni storici, culturali e filosofici che hanno però il loro fondamento sempre nel rispetto della loro e dell'altrui libertà, come fondamento una priorità diversa.
E allora io dico attenzione a voler sempre confondere e cercare di portare l'equiparazione tra gli elementi fondamentali, tra gli strumenti delle istituzioni pubbliche e i prodotti che diventano, anche essi elementi nel contesto della collettività, prodotti genuini di questa pluralità culturale così diversa anche nella realtà sociale italiana e così forte che vede riconosciuti tutti quei valori in cui giustamente ci si riconosce. Ma allora bisogna dirlo che giustamente ci si riconosce e non dire che invece il discorso non ha più l'impostazione tra il clericale e il laico. Nessuno l'ha voluto impostare in questa maniera, ma dal momento che ci si riconosce nella difesa di questi principi, si sappia che è anche estremamente pericoloso chiedere la continua equiparazione tra gli strumenti pubblici e gli strumenti che sorgono dalla realtà del pluralismo perché (e io credo che anche gli altri colleghi della maggioranza questa sensibilità l'abbiano) nel momento stesso in cui andiamo a fare questo paragone c'è il pericolo che si vada a tentare di organizzare quello che di spontaneo il pluralismo produce e determina. E questo mi pare la cosa più pericolosa che possa avvenire.
Ho sentito in precedenza dire dal collega Bianchi che la Chiesa in altri tempi, decenni fa, seppe trovare una certa coesistenza con una forza politica totalitaria a giustificazione di altre situazioni di necessità.
Questa è proprio la componente storica di chi è nella storia e che deve adeguarsi. Ma attenzione, perché proprio da quella capacità di allora di rendere tutto uguale e di riconoscere certi tipi di diritti, venne anche un'imposizione di uccisione degli elementi di pluralismo che in quel momento da parte di quella componente si pensa di difendere, cioè nel momento stesso in cui pretendi certi riconoscimenti uguali a quelli di cui il nostro dovere ci impone di occuparcene, nella totale generalizzazione di interventi, questo è estremamente pericoloso per la richiesta che pu sorgere da coloro che della libertà e del pluralismo possono avere una minor concezione. Proprio per questa massima concezione della libertà, del pluralismo, dell'iniziativa, delle possibilità che sorgano altri valori bisogna ricordarci che nell'applicazione degli articoli 33 e 34 della Costituzione tutto ciò deve avvenire nel pieno rispetto di quei principi economici e finanziari che la Costituzione ha sancito.
Fatto salvo il principio di fondo, in uno scontro che si è voluto colorare di impostazioni ideologiche, bisogna però scendere concretamente a quello che di fronte alla gravità della denuncia che è stata fatta a questo disegno di legge si concretizza veramente in qualcosa di pericoloso. E abbiamo visto che invece il tutto, nel momento della verifica concreta, è rimasto così, in queste scelte opzionali di certi tipi di impostazione di priorità e di scelta di strumenti che sono competenza assoluta e ancora nella totale libertà che la Costituzione lascia e impone alle forze che devono fare le scelte politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Inizierei anch'io dall'intervento del collega Bianchi, intervento che come costume, onora chi l'ha proferito e la parte che rappresenta.
Ringrazio il collega Bianchi per aver voluto sdrammatizzare qualche licenza verbale che era partita dai suoi banchi nei confronti dei piccoli partiti, in particolare del mio, quando si è voluto ritenere che la nostra posizione volesse essere a tutti i costi un distinguo. Certamente la posizione dei piccoli partiti di democrazia laica è un problema difficile però - e questo vorrei che lo ascoltassero in modo particolare i socialisti il bipartitismo in Italia se si avvia sulla distruzione delle forze laiche evidentemente non sarà un bipartitismo, ma sarà un frazionamento una lottizzazione (neologismi della politica attuale).
Io ritengo che le forze laiche in Italia abbiano, come forse non hanno mai avuto, la funzione di garantire che due forze di grande peso elettorale, che ahimè hanno però origine totalitaria da una parte e certamente integralista dall'altra, anche se poi lo schema liberale della società ha fatto sì che questi peccati di origine si siano emendati nel tempo tanto che non è consentito a nessuno di mettere sullo stesso piano l'uno e l'altro partito di fronte alla realtà; certamente però per noi liberali esiste la preoccupazione che nel tempo questi partiti, lasciati soli, senza la puntuale verifica quotidiana delle forze squisitamente liberali in senso ampio tendano a ricuperare il loro vizio di origine.
Questa mi pare sia la funzione dal punto di vista culturale e politica in prospettiva più delicata che compete ai piccoli partiti, ma che compete soprattutto al Partito socialista.
Detto questo, e riaffermato che non c'era nessuna volontà da parte mia di fare dell'equilibrismo di cattivo gusto nei confronti della D.C., mi pare che effettivamente nella specie sia stato un po' fuori dalla realtà questo voler difendere una situazione di fatto facendola coincidere con un'affermazione di principio. La libertà, l'eguaglianza dei cittadini, la libertà delle istituzioni non coincidono con la difesa di uno status quo che è quello che noi conosciamo e che certamente non è una situazione di fatto che mette i cittadini in una identica situazione.
Ora noi ci troviamo di fronte a una realtà ormai della Giunta di modificare questo status quo. Certamente c'è una modifica e allora è in confronto a questa situazione di modifica dello status quo della realtà in cui vivono i nostri cittadini che ci dobbiamo atteggiare. E qui non posso che ripetere quelle tre enucleazioni che erano state le motivazioni per cui avevo chiesto ai colleghi, anche ai D.C., di non passare alla votazione degli articoli perché questa legge mi sembrava grossolanamente viziata dal punto di vista costituzionale, dal punto di vista cioè della condizione dei cittadini di fronte alla legge e delle interferenze grossolane dell'ente politico, comunque voglia essere rappresentato; infine ci era sembrato che anche da un punto di vista della tecnica legislativa lasciasse molto a desiderare e questo mi pare che lo condivida anche Bianchi quando ci dice che anche elementi di pura lettura, di puro italiano sono stati rigettati.
Mi pare però che si debba dare atto alla Giunta che questa è una materia che,una volta fatta una scelta politica,richiede poi tutta una serie di elaborazioni, di distinguo e di piegamenti a una realtà diversificata, oltre tutto con la necessità di utilizzare strumenti che ci sono e altri che non ci sono.
Il mio augurio sostanzialmente è questo: che anche se è una legge che non soddisfa la parte che rappresento, possa andare in porto. Auguriamoci che la Giunta, dopo questa specie di atto di forza di conta dei fedeli e dei non fedeli su questo specifico argomento, si renda conto dei limiti oggettivi che ha la legge e dei grossi rischi che può far correre all'istituzione, sia pure in tono minore.
Teniamo presente - come diceva Bianchi stamattina - che l'attacco alle istituzioni non avviene certamente con i carri armati o con i moti di piazza, avviene con il superamento giorno per giorno di piccoli fatti, con la chiusura dei giornali ad esempio; secondo noi il superamento delle istituzioni avviene con la chiusura dei giornali, e guarda caso, tutti che guardano verso una veste politica; avviene con il superamento del pluralismo nella scuola che è anche un pluralismo di contenuti. Diceva giustamente Fiorini (ed io lo condivido):nella scuola privata non abbiamo la garanzia dell'indifferenza dell'insegnante nei confronti della scuola indifferenza nel senso che viene controllata la non faziosità in parole povere. Ebbene, diciamo chiaramente che in qualche scuola, in qualche Università la faziosità è titolo, non è un titolo negativo, è un titolo positivo.
Di fronte a tutte queste situazioni io mi auguro che negli anni che ci troveranno ancora insieme, sempre che non ci siano le elezioni regionali anticipate, cosa che farebbe pensare alla pluralità di interventi democristiani, che si possa questa legge emendare di quanto c'è di peggiore e che dia un servizio valido alla nostra collettività, il che in definitiva è nostro dovere prioritario.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bontempi, ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Nel fare la dichiarazione di voto a nome del mio Gruppo ritengo non sia il caso di ritornare sulle cose dette stamattina, faccio solamente due osservazioni.
La prima si ricollega ad un'affermazione del Consigliere Bianchi: hai ragione, veramente i miei sforzi sono stati vanificati, ma non in riferimento a quello che dicevi tu, bensì in riferimento all'invito formale e direi anche abbastanza esplicito che avevo fatto nel mio intervento a tener conto dei contenuti di questa legge e a non farne invece un'occasione anche nelle dichiarazioni di voto, per portare il dibattito, secondo me volutamente, su temi che fuoriescono da quelli in discussione. Quindi veramente i miei sforzi sono stati vanificati e mi dispiace sinceramente ma tutto il discorso sui diritti soggettivi, sullo stato di diritto, sullo stato sociale, tutte cose che sono state dette bene, Bianchi, perché le sai dire bene e magari possono anche portare ad essere d'accordo molti della nostra parte politica perché certe cose che hai detto sono valide, però non hanno riferimento con questa Legge, o se lo hanno è veramente un ragionamento forzato perché parte da affermazioni che sono state fatte all'insegna di un apriorismo anche quando la legge è stata modificata attraverso il confronto in Commissione, nelle consultazioni. Di diritti soggettivi conculcati secondo me non s'ha da parlare, s'ha da parlare invece di uno sforzo da fare insieme per collocare correttamente un intervento della pubblica amministrazione verso i suoi Destinatari. Quindi mi spiace, io dico ancora una volta, mi spiace perché hai ragione, è stato un dialogo tra sordi, anche il mio invito ad andare ad un confronto non è stato accolto. Certo, tu non hai parlato di scuola privata, ma hai parlato del modo in cui voi avete impostato tutta la vicenda partendo da una presunta discriminazione nei confronti della scuola privata. Questo, ho già avuto modo di dirlo, non è accaduto, la legge ne fa fede, possiamo discutere su come è stato reso il concetto attraverso il dettato legislativo e l'articolato, però, voi lo sapete benissimo, non c'è questa discriminazione perché il lavoro di confronto a cui abbiamo dato grande importanza durante la fase di gestazione della legge ci ha portati a definire, secondo me, una legge che è buona e su cui, l'ho detto stamattina e lo ripeto, la convinzione nostra è piena e totale.
Ma se è così, allora permettetemi di fare una seconda considerazione senza polemica -: ciò che non possiamo accettare nel vostro comportamento in generale è la personificazione dell'Assessore Fiorini nella legge. Io l'ho detto con molta chiarezza, questa legge è buona, ma credevo fosse sottinteso che è una legge in cui la Giunta e la maggioranza si ritrovano.
Possono esserci accenti diversi anche in relazione ai compiti e alle funzioni, però, se non l'avete capito, lo dico adesso in maniera esplicita: questa non è la legge Fiorini, è la legge della Giunta regionale piemontese ed è la legge in cui la maggioranza che regge questa Giunta si identifica e trova la sua omogeneità. Questo va detto perché purtroppo, anche se l'avete fatto con garbo, se lo avete fatto con intelligenza, questo modo di identificare questa legge nella figura dell'Assessore e un atto che non possiamo accettare. Non a caso c'è una sintonia, certo, su piani diversi fra quei famosi cartelli "Fiorini rubli", "legge Fiorini" e la vostra posizione che vede nell'Assessore l'artefice della legge mentre egli è un rappresentante in quel settore della Giunta, della maggioranza, la quale si è confrontata con tutte le forze politiche e con la comunità piemontese ed è arrivata alla determinazione di fare questa legge. Certo, occorre migliorarla, io sono dell'opinione che bisogna sempre lasciare degli spazi aperti, non sono affatto un assertore della bontà o meno di una legge prima della sperimentazione, però certo un po' di sperimentazione c'è stata, è una via nuova quella che si apre nel rapporto coni Comuni, è questo che crede la maggioranza, è questo che crede la Giunta nella sua interezza.
E permettetemi allora di dire che è sbagliato vedere delle differenziazioni dove non ci sono e se questo è un tentativo (e io sinceramente non penso che sia così non fosse altro che per la dignità del Capogruppo della D.C.), fosse un tentativo di suscitare momenti di differenziazione, ebbene, sarebbe sbagliato perché la mia posizione di Capogruppo del P.C.I. nell'affrontare i temi generali della legge è una posizione che per forza, obbligatoriamente si confronta con il politico quindi con le suggestioni lanciate dai vostri interventi. La Giunta aveva un compito, l'Assessore aveva quello molto preciso di analizzare i vari articoli e su questi dare la posizione della Giunta.
Questo è un argomento che voi, dovete ricordare, perché non si deve parlare di legge Fiorini come non parlate di legge Rivalta, come non parlate di legge Bajardi, parlate di leggi e si parla di leggi della Giunta regionale piemontese eletta il 1° agosto del 1975. La vostra interpretazione è sbagliata profondamente, soprattutto se è un modo per suggerire presunte differenziazioni all'interno della maggioranza, perch non esistono, noi ci confrontiamo e nel confronto siamo aperti (lo dico adesso, ma lo dico anche per dopo) a tutte le valide argomentazioni in merito. E voi ne avete portate, l'ha detto la signorina Vietti, l'ha detto il Consigliere Picco, in tutta la fase che ha preceduto la consultazione l'apporto del vostro Gruppo è stato sostanziale.questo mi pare sia giusto riconoscerlo, ma voi dovete riconoscere che noi democraticamente abbiamo recepito molte delle vostre osservazioni tenendo fermo nello stesso tempo un disegno originario che era quello di vedere questa legge in maniera evolutiva. Ed io non a caso ho sempre parlato della delega ai Comuni come momento qualificante di una nuova azione nel campo del diritto allo studio questo dovete riconoscerlo. Se quindi il metodo è stato democratico, se abbiamo cercato e cercheremo ancora il confronto nel merito e nei contenuti, è anche ora veramente di fare una riflessione sulle considerazioni che avete fatto, sulla amarezza, sulla delusione. Sulla delusione per cosa? Per il fatto che abbiamo mantenuto una legge di cui eravamo profondamente convinti tutti? Il vostro tentativo di esasperare la discussione mi pare sbagliato e comunque non accettabile, il voler fare di questa legge un momento di esasperata personalizzazione che, ripeto, ha trovato delle espressioni ben basse in altre sedi, ci mostra un modo di agire politicamente sbagliato e che noi non accettiamo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare l'Assessore Fiorini, a nome della Giunta. Ne ha facoltà.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Sì, a nome della Giunta, anche se un minimo di apporto personale nella discussione io mi permetterò di portarlo.
Se c'è qualcuno che in tutta questa vicenda debba chiudere con una certa amarezza, credo proprio che questo non debba essere il Capogruppo Bianchi, ma forse il sottoscritto e forse non sono estranee le motivazioni che il mio Capogruppo poco fa citava. In effetti, in tutta la vicenda io sono stato bersagliato personalmente, senza mai lamentarmene, e in modo che fa pensare che la tolleranza non sempre è virtù delle persone che partecipano a dibattiti. Io mi sono trovato in situazioni estremamente difficili e non le ho rifiutate, questo perché ho voluto manifestare anche personalmente una apertura nei confronti del mondo dei cattolici, del mondo di coloro che la pensano in modo diverso da me e che io ritengo giustamente abbiano diritto di pensarla come vogliono, ma che hanno anche il dovere di ammettere che ci sono altri che la pensano in modo diverso.
In certe manifestazioni (alcuni colleghi erano presenti) io non ho reagito e sono rimasto proprio per segnare questo stato di tolleranza e di scambio di idee che noi volevamo stabilire con tutta la popolazione piemontese. E questo non voleva dire però che noi dovessimo, di fronte a pressioni di quel tipo, cambiare idea, perché è evidente che il significato della discussione è quello di arrivare a stabilire che cosa è più o meno giusto, non è quello di dare decisamente ragione all'altro, perché, se così fosse, verrebbe meno ogni principio di discussione.
E qui mi pare, sia proprio questo che ci si chiede, non vi abbiamo dato ragione e quindi non abbiamo discusso, siamo stati (almeno il sottoscritto) apodittici, dogmatici e freddi.
E' chiaro, ci si poteva anche accalorare, ridire più volte cose già dette e ripetute, ma io credo che in quest'aula un minimo di funzionalità debba essere lasciato anche per ciò che riguarda il tipo di discussione cioè una discussione che vada al sodo, che conceda il meno possibile ai fatti irrazionali ed emotivi, ma sia un ragionamento su ciò che è oggetto della discussione. Questo mi pare un modo da Parlamento civile e quindi da Consiglio civile, questo e non gli exploits che a volte possono anche risultare garbati, ma che molto spesso finiscono per essere del tutto inutili in base alla logica del funzionamento dell'istituzione.
E' evidente che io continuo a ritenere che sia una buona legge. Sarà la pratica, sarà il contributo che la gente saprà darci che dirà se noi avevamo avuto ragione o torto; e per ciò che riguarda l'aspetto che più ha portato ad attriti tra maggioranza ed opposizione, cioè la divisione tra scuola pubblica e privata, io dovevo parlare di scuola pubblica perch dovevo entrare nel merito, anche se gli altri possono rimanere nel generico.collega Bianchi. Il fatto di aver dovuto ripetere "scuola, scuola scuola" non è dovuto ad una mia deformazione professionale, ma alla necessità di entrare nel merito dei problemi che dovevo trattare.



BIANCHI Adriano

Lo dicevo per il fatto che non parlava degli alunni, ma parlava della scuola.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Certo, perché alunni e scuola molto difficilmente si distinguono quando l'istituzione dà un'impronta all'alunno, quindi il problema della funzionalità della scuola diventa primario ai fini della buona educazione dei ragazzi, ai fini della loro maturazione, della loro capacità di reagire anche criticamente nei confronti della società.
Io vorrei sdrammatizzare il tutto; mi pare che lo stesso collega Bianchi abbia detto che tutto sommato bisognerà cercare di rasserenare le cose. E allora prendiamoci l'impegno di lavorare seriamente, assieme, così come si è fatto in Commissione, con la convinzione che esiste una maggioranza e una minoranza e quando la maggioranza non è convinta ha dalla sua parte il fatto di essere maggioranza, quando la maggioranza la penserà in un determinato modo cercherà in tutti i modi di assorbire dei contributi, ma alla sua funzione di maggioranza non può rinunciare e credo che nessuno possa pretendere che ciò avvenga.
Personalmente non voglio cogliere le osservazioni che faceva il collega Bianchi e che hanno dato lo spunto, con una strana convergenza, al collega Carazzoni per fare le sue osservazioni un po' a sproposito. In ogni caso se con il mio atteggiamento ho offeso qualcuno, questo non era certamente mia intenzione, la mia intenzione era esclusivamente quella di rispondere in modo conciso alle osservazioni che mi venivano fatte sulla base degli emendamenti, tenendo conto anche del fatto che in realtà i colleghi hanno bisogno di terminare questa seduta, che è probabilmente l'ultima approvando tutta una serie di altri punti all'ordine del giorno, assai importanti.



PRESIDENTE

La discussione si è così conclusa, vi sono state le dichiarazioni di voto, si può quindi passare alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 23 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il disegno di legge è approvato.
A questo punto suggerisco una breve sospensione, per permettere anche ai colleghi della VIII Commissione di riunirsi per esaminare il regolamento per le elezioni dei Comitati comprensoriali.
Se tutti siamo d'accordo, alle ore 19 in punto riprendiamo i lavori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18,40, riprende alle ore 19,05)


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Sulle dimissioni del Consigliere Calsolaro da Presidente della VIII Commissione


PRESIDENTE

La seduta riprende. La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Siccome avevo sollevato in quest'aula la questione relativa alle dimissioni presentate dall'amico e Consigliere Calsolaro, desidero informare il Consiglio che le dimissioni presentate nel luogo pertinente cioè in sede di Commissione che ha la competenza specifica della nomina del suo Presidente, sono state questa mattina ritirate a seguito della pressione fatta da parte di tutti i componenti della Commissione stessa e pertanto il problema ha trovato la sua soluzione nella sede normale, e, a mio avviso, nel modo migliore possibile.



PRESIDENTE

Prendiamo atto della sua comunicazione che è relativa al funzionamento con pienezza della VIII Commissione.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non intendo dichiararmi del tutto solidale con l'apprezzamento fatto dall'Avvocato Oberto.
Mi pare che la comunicazione delle dimissioni proposte ai Capigruppo abbia in qualche misura implicato la responsabilità delle forze politiche non solo, ma siccome oggetto delle dimissioni, o per meglio dire "occasione" era evidentemente la valutazione sul comportamento del Presidente di questa assemblea nei confronti dell'operato dell'assemblea stessa, mi sembra che la soluzione in sede di Commissione non sia compiuta perché non è un fatto interno alla Commissione: le dimissioni sono state date nell'ambito della Commissione e la stessa può accettarle, respingerle provvedere di conseguenza, su questo siamo d'accordo, ma certamente l'avv.
Calsolaro quando, con la sua correttezza, ha voluto portare a conoscenza dei Gruppi politici la sua decisione, in qualche misura ha voluto investire i Gruppi politici.
Ripeto ancora una volta: siccome si tratta di dimissioni relative ad un episodio avvenuto in quest'aula e siccome la contestazione fatta al nostro Presidente è estremamente pesante e anche specifica perché si usano degli aggettivi ben precisi, non possiamo considerare questo soltanto uno sfogo verbale per una intemperanza da parte di questo o di quello. Io non ho voluto essere presente alla riunione di Commissione perché mi pare che questo sia un nodo politico da sciogliere, per cui chiedo che le forze politiche su questo si pronuncino. Io prendo atto con soddisfazione che l'avv. Calsolaro ha ritirato le sue dimissioni e che abbia ripreso parte ai lavori del Consiglio, tuttavia mi pare che la valutazione espressa da un Presidente di Commissione, dal Capogruppo di uno dei partiti che regolano la maggioranza, nei confronti del Presidente del Consiglio, investa un problema politico o quanto meno investa un problema di rapporti tra questa assemblea e la sua signoria, signor Presidente.
Il ridurre la questione a un discorso di Commissione mi pare che sia minimizzarla e soprattutto può essere motivo per non fare dei discorsi che se è opportuno, si hanno da fare in quest'aula, altrimenti diamo la stura a considerazioni di questo genere: per adesso non se ne fa più niente, dopo le ferie vedremo. Invece, proprio per il fatto che andiamo in ferie e che l'unico organo della Regione che rimane nella pienezza dei suoi poteri, di fatto, è la Giunta, ritengo che il Consiglio abbia diritto di sapere se si è ristabilito un clima di serenità, oppure se queste perplessità rimangono.



PRESIDENTE

La questione che vorrei sollevare è che questo non è un punto all'ordine del giorno, comunque, sulla base delle dichiarazioni fatte dal Consigliere Oberto, do la parola al Consigliere Besate, Vice Presidente dell'VIII Commissione.



BESATE Piero

Credo che la spiegazione dell'intervento del collega Marchini (il quale, naturalmente, è libero di esprimere le sue opinioni) derivi anche dal fatto che egli ha scelto di non essere presente in Commissione ma solo presente in aula, altrimenti si sarebbe reso conto meglio del perché le dichiarazioni del collega Oberto sono state così stringate e nello stesso tempo così precise.
Nella precedente seduta è stato chiesto e accolto il principio che la discussione avvenisse in Commissione, quale organo competente che nomina il proprio Presidente: infatti le dimissioni sono state inviate al Vice Presidente ed ai membri della Commissione. Non so se ne è stata data anche notizia ai Capigruppo, comunque è chiaro che le dimissioni sono state presentate alla Commissione che l'ha nominato, non ad altri, tanto è vero che il collega Calsolaro (non so se vorrà prendere la parola su questo punto) ha confermato che le sue intenzioni erano quelle di mantenere la questione nell'ambito nel quale era nata. Così fu rilevato da Oberto nel precedente Consiglio, così venne accettato dal Consiglio nel suo complesso (ricordo la comunicazione che feci io stesso dopo la riunione dei Capigruppo).
Stamattina si è discusso seriamente, approfonditamente dei rapporti Commissione, Consiglio, Ufficio di Presidenza, Giunta ecc.; si sono rilevate diverse cose perché si è entrati nel merito e la conclusione è stata quella annunciata qui dal collega Oberto.
Io tanto dovevo dire, quale Vice Presidente di Commissione che ha presieduto la Commissione prima del dibattito, dopo di che è subentrato di nuovo il collega Calsolaro che ha ritirato le dimissioni e che tra poco sarà relatore di una delibera sul regolamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Non vorrei ripetere quanto ha detto adesso il collega Besate, dico semplicemente che le cose sono andate effettivamente così: la Commissione ha esaminato, secondo me nella sede più che legittima, le dimissioni che erano l'effetto del comportamento del Mio collega Calsolaro; questi presente in Commissione, le ha ritirate ritenendo quella la sede legittima.
Secondo me tutto finisce qui, anche perché si chiude il caso aperto dal collega Oberto nella seduta consiliare di venerdì scorso, che ha trovato la sua composizione sul piano della sistemazione interna e che dovrebbe essere concluso anche in questa sede.
E poi le occasioni per le verifiche, per i chiarimenti non mancano questa assemblea è una sede di confronto e di verifica, oggi pomeriggio abbiamo sentito riempire il volume di quest'aula di volontà di verificarsi di confrontarsi, non mancheranno ulteriori occasioni per guardarsi nelle pupille e chiarire le posizioni dei singoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Un brevissimo intervento solo per dare assicurazione a Marchini che la conclusione alla quale siamo pervenuti unitariamente in sede di Commissione, è tale da aprire delle prospettive per ulteriori discussioni su una problematica legata alle dimissioni del Presidente Calsolaro. E' un discorso che abbiamo chiuso nella sua giusta sede, ma che intendiamo unanimemente riaprire in occasioni successive per quanto attiene al funzionamento e soprattutto ai rapporti fra il Consiglio e le Commissioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini



MARCHINI Sergio

Mi ritengo soddisfatto soprattutto della dichiarazione del collega Martini che ha specificato bene che c'è un problema di Commissione che è stato risolto, e c'è un problema di rapporti istituzionali che andremo a chiarire in altra sede.
Mi pare che sia la risposta più pregnante che c'era da dare al mio interrogativo, anche se sul piano politico le mie riserve rimangono.



PRESIDENTE

Tutti i Gruppi si sono espressi, bisognerà distinguere le questioni istituzionali da quelle politiche, questa sede è adatta a discutere le une e le altre, la questione in discussione è stata posta nella sede opportuna e sciolta in quella sede, i Capigruppo, quando si riuniranno per mettere all'ordine del giorno ciò che riterranno opportuno, iscriveranno i punti che vorranno iscrivere e se ne parlerà quando il Consiglio riprenderà i suoi lavori.
Vi sono altre richieste di parola? Devo assentarmi perché domani mattina abbiamo una riunione dei Presidenti delle Giunte regionali per esaminare gli aiuti al Friuli e a che punto stanno i lavori in merito delle singole Regioni, dato che ottobre si avvicina e la situazione è ancora grave.
Quindi parto questa sera per Udine e chiedo congedo al Consiglio per potermi recare a questa riunione.



PAGANELLI ETTORE


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

All'ordine del giorno ci sono alcune nomine, vorrei sapere dai Capigruppo per quali di queste sono già intervenuti gli accordi, e che quindi è possibile effettuare.
La prima è quella su "La Mandria", è pronta?



BONTEMPI Rinaldo

Per quanto riguarda il Consiglio di amministrazione siamo sicuramente pronti. Le nomine del Comitato tecnico-politico potrebbero essere pronte per una parte e per un'altra no perché si devono eleggere cinque membri del Comitato comprensoriale e ci pare politicamente più corretto che le nomine di questi cinque membri vengano dal Comitato comprensoriale, anzich anticiparle noi con un atto che potrebbe essere sbagliato.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Siccome c'è ancora questo nodo da sciogliere, potremmo passare alle altre nomine all'ordine del giorno per poi ritornare a quella.
Passiamo ora alla "sostituzione di un componente dimissionario del CO.RE.CO. di Asti". Si distribuiscano le schede.
Il nome è quello di Fracchia Fausto.



VIETTI Anna Maria

Chi è?



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Sostituisce un membro deceduto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 45 ha ottenuto voti: Fracchia Fausto 32 Schede bianche 9 Schede nulle 4 Proclamo quindi eletto il signor Fracchia Fausto membro del CO.RE.CO.
di Asti in sostituzione del signor Giuseppe Gaeta deceduto.
Votiamo adesso la "Sostituzione di un componente dimissionario del CO.RE.CO. sulle Province".
La sostituzione del signor Sergio Marchini che ha rassegnato le dimissioni avviene nell'ambito del partito che lo aveva designato e che indica il nominativo del dr. Giorgio Canavesio.
Si proceda alla distribuzione delle schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 46 ha ottenuto voti: Giorgio Canavesio 42 Schede bianche 4 Proclamo quindi eletto il Signor Giorgio Canavesio membro del CO.RE.CO.
sulle Province in sostituzione del signor Sergio Marchini.
La nomina successiva riguarda il rappresentante della Regione nel Consiglio di Amministrazione Accademia Albertina Belle Arti.



BONTEMPI Rinaldo

Dovrebbe essere una designazione della minoranza.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

E' pronto il nominativo?



BIANCHI Adriano

A quanto mi risulta, non è pronto.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Allora passiamo a votare il rappresentante della Regione nel Consiglio Nazionale per i beni culturali ed ambientali.



BONTEMPI Rinaldo

Noi siamo pronti.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Allora si distribuiscono le schede.
Il nome che viene proposto è quello di Gian Luigi Bravo.



BELLOMO EMILIO



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 44 ha riportato voti: Bravo Gian Luigi 32 Schede bianche 10 Schede nulle 2 Proclamo quindi il signor Gian Luigi Bravo rappresentante della Regione nel Consiglio Nazionale per i beni culturali ed ambientali. Rimane ancora da effettuare, la nomina del rappresentante della Regione nel Consiglio di Amministrazione dell'Istituto Italiano di Idrobiologia di Verbania.
Non è pronto il nominativo quindi la nomina viene sospesa.
Passiamo allora alla nomina del Presidente del Collegio sindacale della Cooperativa di garanzia libera artigiani della zona di Tortona e di due rappresentanti della Regione in seno al Consiglio di Amministrazione.
Questa nomina è pronta? Vorrei sentire i Capigruppo.



BONTEMPI Rinaldo

No.



RASCHIO Luciano

Ma è la Giunta che dovrebbe dare questi nominativi.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Non lo so, comunque la sospendiamo.
Riprendiamo ora con la "Nomina del Consiglio di Amministrazione e del Comitato tecnico-politico della tenuta La Mandria".
I Capigruppo sono pronti?



BONTEMPI Rinaldo

Per il Consiglio siamo pronti.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Cominciamo a votare i cinque membri del Consiglio. La votazione è limitata a tre nomi che sono quelli di: Carli, Boasso, Scalvini.
La parola al Consigliere Bontempi per un chiarimento.



BONTEMPI Rinaldo

Vedo che si stanno ingenerando delle incomprensioni per il fatto che stiamo facendo le cose con la massima fretta perché siamo arrivati ad una certa ora.
Per La Mandria bisogna votare prima per il Consiglio di Amministrazione cinque membri, voto limitato a tre nomi. Nella composizione del Comitato tecnico-politico ci sono i Consiglieri regionali da votare, quelli del Comprensorio, per quali aspettiamo la designazione da parte del Comprensorio, in più ci sono i sette esperti i cui nominativi stiamo definendo in questo momento, quindi, anche se sono comprensibili le sollecitazioni, abbiamo da esperire quello che non si è potuto fare prima perché si è discusso d'altro.
Richiamerei quindi tutto il Consiglio alla calma a cui mi vorrei ispirare per poter andare avanti profittevolmente.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Si proceda allora alla distribuzione delle schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto il seguente esito presenti e votanti no 42 hanno riportato voti: Annibale Carli 27 Angelo Boasso 27 Giuseppe Scalvini 27 Bruno Corno 14 Mario Minello 14 Schede bianche 1 Li proclamo quindi eletti.
Distribuiamo ora le schede per la nomina dei Consiglieri regionali. La votazione è limitata a tre nomi.
I nominativi sono: Rosci, Marchiaro, Calsolaro, Castagnone Vaccarino Bertorello.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto seguente esito: presenti e votanti n. 43 hanno riportato voti: Rosci Marco 27 Marchiaro Maria Laura 28 Calsolaro Corrado 28 Bertorello Domenico 13 Castagnone Vaccarino Aurelia 12 Rossi Luciano 1 Schede bianche 1 Proclamo eletti i Consiglieri Rosei, Marchiaro, Calsolaro, Bertorello e Castagnone Vaccarino.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo pochi minuti di sospensione per definire l'ultima parte che riguarda La Mandria.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Sono tutti d'accordo sulla sospensione?



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta Regionale

Perché non possiamo passare intanto al punto successivo.



BONTEMPI Rinaldo

Se possiamo passare al punto successivo mentre procediamo con i nostri lavori, per me va benissimo..


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame deliberazione Giunta regionale: "Proposta di variazione alla distrettualizzazione scolastica della Regione Piemonte"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Passiamo al punto quinto dell'o.d.g.: Esame deliberazione Giunta regionale: "Proposta di variazione alla distrettualizzazione scolastica della Regione Piemonte".
La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

La variazione che proponiamo oggi ha un presupposto fondamentale: i Distretti sono stati già approvati dal Ministero, ma così com'erano stati formulati a suo tempo non tenevano conto né della suddivisione del territorio in Comprensori, né della suddivisione del territorio in zone per l'unità locale dei servizi.
Ora che il Consiglio regionale ha, in alcuni casi all'unanimità approvato la suddivisione in Comprensori e la suddivisione in zone del territorio piemontese per le unità locali dei servizi, si è ritenuto opportuno adeguare quella che era la vecchia distrettualizzazione alla suddivisione del territorio in zone per le unità locali dei servizi. Questo ha comportato spostamenti di Comuni da un Distretto ad un altro, cioè dai Distretti precedenti a quelli attuali che, ripeto, corrispondono alle unità locali dei servizi.
Come era previsto noi abbiamo fatto le consultazioni in merito aggiungendo una domanda relativamente all'opportunità di adeguare i Distretti alle zone delle unità locali dei servizi in fase di consultazione. Le risposte sono state unanimemente positive e quindi noi oggi presentiamo le variazioni che sono a mani dei Capigruppo, quelle definitive, con una suddivisione del territorio che corrisponde esattamente a quelle delle unità locali dei servizi.
In Commissione è stato sollevato qualche problema, la risposta a questo è molto semplice: le osservazioni in alcuni casi sono venute a volte anche dai Provveditori e hanno motivazioni che ovviamente, dal punto di vista scolastico, hanno una loro giustificazione e vanno prese in considerazione.
Ciò che si può rispondere è che le zone delle unità locali dei servizi sono in una prima fase di sperimentazione e che sarebbe sbagliato arrivare alle elezioni dei Distretti in autunno con una distrettualizzazione diversa da quella delle unità locali dei servizi.
Quindi, se si dovranno in seguito modificare circoscrizioni, le modifiche potranno essere apportate sulla base di entrambe le circoscrizioni.
Per questo noi abbiamo sottoposto al Consiglio l'ipotesi di una variazione che riguarda 60 Comuni che passano da un Distretto all'altro per mutamento di Comprensorio e di 150 Comuni che passano da un Distretto all'altro per mutamento di zona. Penso che non sia necessario leggere l'elenco, è a vostre mani e chiunque può fare osservazioni in merito.
Dato però che sono state fatte consultazioni con gli amministratori e con i Provveditori, la maggioranza dei quali ha già risposto in modo largamente positivo (è il caso del Sovrintendente regionale) credo che potremo presentare al Governo questa nuova proposta con la possibilità che venga rapidamente approvata e che le elezioni che si svolgeranno in autunno fruiscano di questa auspicabile coincidenza.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

Devo precisare anzitutto che, in sede di Commissione, non è stato possibile analizzare compiutamente con la dovuta diligenza il problema.
Pertanto non abbiamo potuto formulare un vero e proprio parere in proposito.
A nome del Gruppo della D.C. ho l'incarico di dichiarare che noi riteniamo sia opportuno l'adeguamento della distrettualizzazione scolastica alla suddivisione territoriale; cioè nell'ambito del Comprensorio è opportuno far corrispondere le suddivisioni per le unità locali dei servizi con i Distretti scolastici. Questo, in linea generale ed in linea di principio, può essere accettato. Tuttavia, siccome in sede di Commissione non abbiamo potuto completare il lavoro, riteniamo, a questo punto, di dover fare delle precisazioni, quanto meno a titolo personale, sulla base dell'esperienza che ciascuno di noi, nell'ambito della provincia di residenza può avere.
Anzitutto prendiamo atto di quanto ci comunica l'Assessore circa la consultazione. La consultazione è avvenuta, per iniziativa della IIV Commissione, quando si è trattato di verificare la proposta di ripartizione del territorio in unità locali dei servizi, tenendo però presente, in modo specifico, l'aspetto socio-sanitario della questione; cioè, anche se una domanda in termini generici può essere stata posta in quella occasione per quanto concerneva il servizio scolastico, in realtà a noi, membri della III Commissione non risulta nulla al riguardo. Nella Proposta che ci viene presentata ora noi cogliamo quella divergenza che poche ore fa, a livello delle considerazione che facevamo relativamente al Distretto scolastico alla sua articolazione, particolarmente al servizio di assistenza socio medico-psico-pedagogica, abbiamo dovuto riscontrare.
Ora, se è vero che esiste anche una nostra corresponsabilità tanto a livello di lavori del Consiglio regionale quanto nell'ambito delle Commissioni competenti, noi ribadiamo che dovevamo essere, quanto meno informati.
Per quanto poi concerne la consultazione con i Provveditori, è vero: noi abbiamo partecipato; ma non tutti i Provveditori erano presenti e soprattutto, a noi pare che questa consultazione sia avvenuta quando ormai tutto il lavoro era stato svolto: o dovevano i Provveditori essere invitati, quanto meno, nello stesso momento in cui erano invitati gli Amministratori locali, oppure il problema doveva essere portato, in precedenza, in Commissione. E' una questione di metodo che noi facciamo, ma soprattutto una questione di sostanza: il problema doveva essere visto in una visione unitaria, tenendo presente la qualità del servizio che si vuole offrire ai cittadini.
Noi sappiamo che le unità locali dei servizi dovranno iniziare la loro sperimentazione.. L'Assessore avanza alcune riserve: però queste, a maggior ragione, dobbiamo farle noi. Fra l'altro, l'Assessore ci dice che e stato distribuito un elenco. L'elenco ci è stato distribuito; ma dopo la distribuzione ufficiale del primo elenco, sono arrivati altri elenchi neppure distribuiti a tutti i Consiglieri, ma solo, per un totale di una decina di copie, ai Gruppi. Per quanto mi concerne, affrettatamente ho fatto una verifica: però sinceramente, in questo momento - almeno a titolo personale - devo dichiarare che temo assai che si stiano per commettere nuovi errori; raffazzonare, all'insegna della fretta, è pericoloso.
In particolare è vero: ci sono state distribuite le cartine illustrative. Per la verità, ci sono state fornite perché, nell'ultima riunione di Commissione, abbiamo chiesto espressamente che ci venissero date, per poter verificare l'adeguamento della suddivisione comprensoriale a quella dell'unita locale dei servizi e delle nuove proposte per la definizione dei Distretti scolastici. Sia detto senza nessun appunto particolare ai funzionari responsabili dell'ufficio. Indubbiamente i funzionari usufruiscono dei mezzi che hanno a disposizione; non possiamo pretendere che, soprattutto quando c'è fretta, il lavoro venga accelerato e portato a termine con la cura dovuta. Comunque, oggi ci è stato dichiarato che quelle cartine non erano esatte, ma purtroppo sottoposte a diversi errori. Pertanto noi non le possiamo considerare valide; quindi mi sia concesso richiamare all'attenzione dei colleghi almeno qualche problema che conosco meglio, che ho potuto in queste ultime ore verificare, se non in loco, quanto meno attraverso informazioni dirette.
Mi riferisco alla provincia di Cuneo, che conosco meglio. Sulle altre province chiedo ai colleghi di ogni Gruppo politico, e particolarmente a quelli dei Gruppi di minoranza, di verificare con cura le proposte di adeguamento della precedente distrettualizzazione scolastica ai nuovi confini territoriali.
Per quanto concerne la provincia di Cuneo - e devo precisare che quanto sto per affermare non corrisponde soltanto al parere degli amministratori ma anche a quello del Provveditore agli studi - tenuto conto della qualità del servizio che si vuole offrire agli utenti, la proposta di istituzione del Distretto scolastico di Borgo San Dalmazzo e un'autentica stonatura perché oltre la metà della popolazione scolastica, cioè di coloro che dovrebbero essere gli utenti del servizio scolastico organizzati nel Distretto, gravita naturalmente su Cuneo. Bisognerebbe addirittura forzare tempi, usanze, abitudini; si dovrebbero costringere, di fatto, i giovani a frequentare scuole che non esistono e che, nell'attuale situazione economica non e possibile ipotizzare neppure a livello di biennio della scuola secondaria di secondo grado, Il problema di fondo, per l'istituzione del Distretto scolastico, è infatti il collegamento del biennio con il futuro triennio della scuola superiore, cioè con tutte le articolazioni, in chiave opzionale, che il triennio dovrà offrire. Si aggiungano poi le gravi, attuali carenze dal punto di vista dell'edilizia scolastica, le difficoltà che i Comuni incontrano ogni giorno nel reperire attrezzature per la scuola o almeno quanto è indispensabile al riguardo. Pertanto noi siamo certi che, qualora un Distretto scolastico venisse istituito per la zona di Borgo San Dalmazzo, si verificherebbe, ripeto, una grave stonatura nell'ambito della programmazione scolastica, con conseguenti errori, a danno degli utenti.
Si aggiunga poi la questione di Monchiero: erroneamente Monchiero è già stato inserito nell'unione locale dei servizi di Alba. Devo dichiarare - e mi assumo la piena responsabilità di quanto affermo - che nessun esponente dell'Amministrazione comunale di Monchiero era presente alla consultazione.
E' vero che la stessa Amministrazione comunale aveva insistito, a suo tempo, perché il Comune fosse inserito nel Comprensorio di Alba: ma è altrettanto vero che il 99% degli studenti di Monchiero frequentano la scuola di Bra; anzi, passano a Narzole per andare a Bra e Narzole è compresa nel Distretto scolastico di Bra. Fra l'altro, esistono notevoli distanze tra Monchiero e Alba; mancano i servizi di trasporto; pertanto la stessa Amministrazione di Monchiero chiede oggi di essere considerata nell'ambito del Distretto scolastico di Bra, non in quello di Alba. Da parte della stessa Amministrazione di Monchiero stanno per essere prese le opportune deliberazioni per addivenire ad una proposta di correzione anche nell'ambito dell'unità locale dei servizi.
Non so se mi sono espressa in modo sufficientemente chiaro. In verità sono assai preoccupata per le possibili conseguenze delle proposte che ci vengono ora presentate all'insegna della fretta. Giustamente ha fatto rilevare l'Assessore Fiorini che forse la precedente distrettualizzazione non teneva conto della suddivisione comprensoriale né, tanto meno dell'unità locale dei servizi. Non ne poteva tener conto semplicemente perché queste delimitazioni non esistevano ancora, esistevano, al massimo le delimitazioni delle aree ecologiche proposte dallo studio dell'IRES.
Tuttavia io devo asserire che, a livello di ricerca del servizio da realizzarsi nel modo migliore possibile per gli studenti di oggi e di domani,nell'ambito dell'Assessorato e nell'ambito della Commissione competente avevamo compiuto, durante la precedente legislatura regionale una ricerca molto particolareggiata, cosicché alcuni Comuni erano già stati compresi in taluni Distretti scolastici proprio in vista di quella che sarebbe stata l'unità locale dei servizi e, in correlazione, l'unità comprensoriale.
Chiedo pertanto anche ai colleghi provenienti da altre province di verificare con molta cura le nuove proposte di distrettualizzazione. Per quanto riguarda la Provincia di Cuneo, mi permetto di aggiungere che volendo, si potrebbe rimettere in discussione la stessa istituzione del Distretto di Dronero; tuttavia, devo ricordare che questa era stata richiesta dalle Amministrazioni comunali interessate e analogamente rientrava in una richiesta molto dettagliata, precisa e circostanziata presentata dall'Amministrazione provinciale di Cuneo. Anzi, rammento che l'Amministrazione provinciale aveva fatto due proposte di suddivisione della provincia di Cuneo: una in cinque Distretti, l'altra in nove Distretti, lasciando alla Regione la decisione definitiva. Tenuto conto delle esigenze di base, si era giunti alla formulazione di nove Distretti ma se ora dovessimo ancora giungere all'istituzione di un decimo Distretto asfittico sotto ogni punto di vista, sinceramente noi lo faremmo morire prima ancora di istituirlo. La proposta dell'istituzione del Distretto scolastico di Borgo San Dalmazzo è inutile perché inconsistente, cioè priva di supporto valido. Forse la foga e la preoccupazione mi hanno, in un certo senso, condizionata nell'esprimere con chiarezza espositiva quanto pensavo.
Ritengo comunque sia mio dovere chiedere espressamente che, piuttosto che correre il rischio di commettere nuovi errori, non si compiano troppe innovazioni.
Realizziamo un primo periodo di sperimentazione a tutti i livelli.
Eventualmente, si effettueranno correzioni in seguito, quando si potrà fare perno sulla consapevolezza e sulla corresponsabilità di tutti coloro che sono chiamati ad assumersi, ognuno al proprio livello, ognuno nell'ambito delle proprie competenze, precise responsabilità: amministratori locali organizzazioni sindacali, forze sociali, insegnanti, genitori, studenti.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Ha chiesto di parlare il Consigliere Martini, ne ha facoltà.



MARTINI Mario

In parte ripeterò i concetti che sono stati enunciati dalla collega Soldano per evidenziare una questione di metodo che, secondo me, ha la sua importanza.
Non si può trovare l'alibi nella consultazione per arrivare a delle definizioni affrettate, perché e evidente che ha fatto perno sulla consultazione il desiderio logico, che va riconosciuto, che è un'aspirazione a cui tutti diamo il nostro assenso, di far coincidere i vari livelli territoriali; è un desiderio però che la consultazione fatta recentemente per i Distretti scolastici non riesce a suffragare interamente.
Una consultazione era stata fatta dall'Amministrazione provinciale di Cuneo a suo tempo, convocando un'assemblea di presidi, di sindacalisti e di forze politiche: l'assemblea aveva espresso una Commissione la quale aveva lavorato per tre mesi ed era arrivata a delle conclusioni politicamente valide nel senso che, avendo individuato sette centri di distretto in zone di gravitazione consolidata che corrispondono ai sette grossi centri della provincia di Cuneo, aveva poi individuato due piccoli centri come quelli di Dronero e di Ceva che dovevano servire appunto come centri equilibratori di una certa situazione che poteva anche appesantirsi se l'avessimo abbandonata alle gravitazioni naturali.
Alla validità e alla serietà delle consultazioni, a mio modo di vedere noi dobbiamo prima di tutto crederci e soprattutto non ingenerare la sfiducia in queste forme di consultazione. Difatti se le consultazioni vengono portate avanti seriamente, prima che le risultanze, già acquisite peraltro a livello ufficiale dalla Regione, vengano sconfessate bisognerebbe quanto meno riuscire a portare delle documentazioni altrettanto probanti in una sede che permetta un confronto dialettico delle due posizioni.
Cosa è avvenuto che non è convincente? E' lo stralcio che è stato fatto, nell'ambito del Distretto di Cuneo, di un ulteriore Distretto. Qui non vale neanche la tesi della coincidenza dei confini tra le zone socio sanitarie e i Distretti scolastici perché intanto c'è già una coincidenza a livello multiplo. Solo che, ad un certo punto, anziché farla coincidere con due Distretti scolastici si ritiene opportuno farla coincidere con un Distretto scolastico unico, creando un Distretto scolastico artificiale.
Vorrei appellarmi alla esperienza ed alla conoscenza diretta della zona che ha il Presidente della Giunta regionale per dire che non so come si possa conciliare una gravitazione, per quanto forzata possa essere, da Boves Peveragno e Chiusa Pesio verso Borgo San Dalmazzo, fra l'altro verso un paese che sta scoppiando e che non va cercando delle strutture scolastiche che aggravino ulteriormente una situazione già esistente. C'e l'impossibilità matematica di far gravitare su Borgo San Dalmazzo tre Comuni che da soli rappresentano 17.000 abitanti.
Vorrei concludere ribadendo questa considerazione: non si tratta di far saltare tutta una questione di coincidenze di confine, qui è stato stralciato un Distretto scolastico, però direi che lo si è stralciato in modo abnorme e non risponde neanche alle esigenze vere di un possibile Distretto scolastico.
Una seconda considerazione è questa: se aspiriamo ad avere una coincidenza di confini, vorrei anche che questa coincidenza venisse vista con un minimo di elasticità perché quanto meno ci sarà una certa esperienza che dovrà, specialmente nelle zone di dubbio, convalidare la validità di una tesi o dell'altra.
Per cui l'accettazione di due confini leggermente diversificati non credo che debba spaventarci, tanto più che non ci troviamo di fronte a dei confini fissi. Sappiamo che c'è tutta una realtà in movimento (so che c'è Verzuolo che vuole passare da una comunità all'altra) ma queste cose le dovremo verificare perché ci sono addirittura delle proposte di legge che devono poi venire all'esame del Consiglio.
D'altro canto sappiamo che ci sarà la zonizzazione per i piani di zona agricoli ed io non vorrei che anche per questi piani fossimo così condizionati da questo reticolato fisso, perché allora vuol dire che avremmo una forma mentis leggermente deformata e vorremmo risolvere dei problemi tecnici, economici e sociali appellandoci al libretto rosso, e mi pare che queste cose dobbiamo cercare, tutti assieme, di evitarle.
Concludo quindi dicendo che lo stralcio del Distretto scolastico di Borgo San Dalmazzo non ha nessuna ragion d'essere e inviterei caldamente l'Assessore e la Giunta a ripristinare il Distretto preesistente anche in considerazione che tutti Distretti che gravitano sui grossi centri, cioè sui capoluoghi di provincia, normalmente sono Distretti dimensionati almeno a centomila persone. E' una realtà che è inutile cercare di modificare e direi che nel momento attuale è una realtà di equilibrio che non turba la politica di programmazione che vogliamo portare avanti anche a questo livello.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferrero, ne ha facoltà.



FERRERO Giovanni

Le questioni che sono state sollevate mi pare che siano di tre tipi: innanzitutto quella che riguarda la serietà della consultazione.
Io penso che si possa convenire che ci debbono essere delle modifiche nello Statuto della Regione, la consultazione deve avvenire in altra forma e anche su questioni di merito e non solo su questioni di procedura ed in una certa misura anche di forma. Io penso che il ruolo delle Commissioni dovrà sicuramente essere sviluppato perché sia resa più chiara agli Enti consultati la materia del contendere.
Questa mi sembra però un'argomentazione che esula parecchio dallo specifico di ciò che si discute è anche al di fuori dei tempi che abbiamo.
La questione delle consultazioni (lo voglio dire perché mi servirà dopo nell'argomentazione) ha una possibilità di essere risolta attraverso l'avvio dei Comprensori e delle Unita locali dei servizi, ma anche attraverso la presenza dei Consiglieri regionali alle consultazioni e non in una forma che è contraria a quanto dice lo Statuto della Regione esclusivamente a quei Comprensori o a quelle zone dei quali i Consiglieri si ritengono più direttamente espressione. Io dico che la presenza dei Consiglieri alle consultazioni, anche al di fuori della propria zona, è un elemento importante perché, quando si formulano leggi o disposizioni, si tratta di trovare dei criteri unitari e non di sommare un insieme di casi particolari e di norme in deroga o di situazioni secondo me difficilmente compatibili con un quadro legislativo corretto.
Detto questo, mi pare che le questioni che qui sono state sollevate siano due: una questione di forma, e quella della Commissione consiliare.
Per questo, pur nella mia esperienza, non posso che richiamarmi a quanto Bianchi e altri Capigruppo hanno sostenuto e cioè che il Consiglio regionale è pur sempre l'organo sovrano e dirimente e che quindi, se esistono questioni procedurali e di forma le quali vanno pur rilevate questo non modifica per nulla la capacità che ha il Consiglio regionale di decidere in materia. Mi pare che siano questioni che non possono essere confuse tra di loro.
Per quello che riguarda invece la questione di merito e che concerne Cuneo, non è questa la sede, ne io ho la competenza per entrare nel merito.
Io dico però che, data la sovranità del Consiglio, in questa assemblea all'unanimità, esclusa una astensione che riguardava però il Comune di Torino e non la materia che discutiamo, una decisione era stata presa.
Questa decisione, presa all'atto della votazione delle Unità locali dei servizi, che era venuta da ampie consultazioni, consultazioni che i Consiglieri che qui sono intervenuti hanno avuto modo di conoscere perch vi hanno partecipato nella zona in questione, aveva stabilito un certo criterio, un certo modo e una certa territorializzazione. Infatti la relazione (mi spiace citarmi) era stata concordata dalla IV Commissione tra tutte le forze politiche e recitava testualmente: "Gli elementi sui quali si è localizzato l'interesse e il consenso sono stati: innanzi tutto la necessità che zonizzazioni previste per servizi differenti abbiano confini coincidenti, eventualmente prevedendo la presenza di accorpamenti territoriali che siano in rapporto tra di loro in termini di multipli o sottomultipli, ciò al fine di permettere ai Comuni, e non solo a loro, di predisporre in modo semplice, unitario e coordinato, le necessarie misure organizzative per la gestione e l'indirizzo dei servizi".
E più in particolare rilevava, sulla base delle risultanze delle consultazioni: "E' stato da più parti ricordato come nella fase attuale sia auspicabile, se non addirittura indispensabile, il più stretto contatto tra i differenti servizi sociali oggi erogati o di cui si prevede l'avvio decentrato. La Commissione propone quindi in particolare che vengano al più presto effettuati i passi necessari per la modifica degli attuali ambiti dei distretti scolastici, secondo i criteri qui esposti e in conformità con la zonizzazione unica dei servizi come approvata dal Consiglio regionale".
So bene che una relazione non e atto legislativo, però questa era una relazione concordata. Mi pare quindi che in questa situazione il ritornare su una scelta già fatta metta in moto un meccanismo che nella legge è previsto ed è il meccanismo di modifica dei comprensori e delle Unita locali dei servizi, meccanismo che avevano deciso a suo tempo che poteva essere proficuamente avviato sulla base dell'esperienza concreta di gestione delle Unità locali dei servizi e dopo che gli organi comprensoriali avessero potuto in concreto sperimentare i problemi che insorgevano nella loro attività. Quindi una fase che mi pare non sia la fase che concordemente avevamo deciso essere l'attuale, ma che veniva rinviata in modo tale che fosse possibile, in un quadro organico e coerente, procedere alle modifiche di Comprensorio e di Unita locali dei servizi che l'esperienza e ulteriori suggerimenti avrebbero potuto portare.
Detto questo , a me pare che l'allontanarsi da questo metodo e da questo criterio, anche se può comportare alcune soluzioni da qualcuno ritenute non perfettamente idonee per la zona, abbia un effetto estremamente più grave e generale, cioè abbia l'effetto di innescare un processo di continua ridefinizione di ambiti territoriali e quindi l'effetto di ritardare la concreta delega ed attività di questi strumenti in generale (non parlo solo dei Distretti scolastici, ma della delega in generale delle funzioni ai Comuni).



MARTINI Mario

Mi permetto di dire che non stravolgo niente con la mia proposta perché si inserisce proprio in quella decisione.



FERRERO Giovanni

Martini Mario, mi pare di ricordare che tu hai proposto eventuali modifiche di alcuni Comuni, Busca e altri. Forse ho capito male, tutti noi possiamo essere stanchi e non capire bene, ma io colgo qualche cosa di più che non la valutazione (di cui ti do atto di essere competente) di una certa Unità locale, di un certo Distretto, di una certa zona, io colgo due questioni di principio di tipo politico sulle quali il mio Gruppo non pu convenire: una è quella di accettare che obiezioni di questo genere possano in ogni momento essere messe in atto, e quindi modificare e ritardare l'attività concreta di questi Enti; l'altra è che queste considerazioni possano diventare criteri generali che rimettendo in discussione continuamente le decisioni che abbiamo assunto, le rendano nei fatti vane e non operanti. A me pare che questo sia il rischio che in Commissione IV abbiamo valutato, pur sapendo (e infatti era stato introdotto nella relazione) che un processo di azzonamento essendo legato a dei contenuti e quindi non essendo solo fatto formale, ha un meccanismo di aggiornamento.
Io vorrei concludere, con riferimento alla discussione che ho sentito oggi e quindi per motivare l'intervento del mio Gruppo, dicendo che esiste una tendenza che deve essere superata - da me in particolare, ma dai Consiglieri in generale - a considerare gli atti legislativi o le proposte paragonabili a pitture sulla parete, a disegni, a effigi, ad argomentazioni eleganti, senza che sia mai chiaro cosa in concreto cambia per i cittadini di quelle Unità locali dei servizi, di quei Distretti, cioè quale è il numero di persone che devono spostarsi, come lo spostamento del Distretto potenzia quei servizi e questioni di questo genere; e voglio riferirmi a quanto ho sentito oggi, che nel caso ad esempio della assegnazione alla scuola del settore di igiene e sanità ecc, sarebbe interessante discuterne non come enunciazioni di principio, cioè privazione alle scuole di una funzione (mi riferisco alla legge che abbiamo votato oggi) ma in termini pratici di come oggi avvengono queste cose e di come certe affermazioni le modificano.
Oggi nelle scuole il meccanismo che è avocato alle scuole consiste nel chiamare personale esterno che ha soltanto funzioni di diagnosi e che in genere non segue la terapia, perché si dà per scontato che le strutture mutualistiche questa terapia non la fanno, è una tendenza, purtroppo, di molti Comuni, di intasare in questo modo ulteriormente strutture ospedaliere e poliambulatoriali, di erogare quattrini dello Stato e di non offrire nemmeno un minimo di rendicontazione di quelli che sono i risultati sanitari.
In una situazione di questo genere alcune disquisizioni a me risultano francamente incomprensibili. Io non vorrei che la questione dei Distretti al di là di un fatto formale o di soddisfazione dei Comuni interessati avesse dei risultati pratici (scusate se sono stato fin troppo lungo essendomi messo a dialogare) per i ragazzini di quelle scuole assolutamente nulli.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri io debbo dire qui che fare queste cose non è certamente né facile n semplice avendolo io personalmente sperimentato quando il problema è venuto sul tappeto due anni fa. E' tremendamente difficile accontentare tutti così come è difficile, sulla scorta delle così dette consultazioni, trarre delle conclusioni perfette, perché non si possono ottenere da tutti i consultati delle indicazioni che vadano perfettamente d'accordo.
Se la consultazione è una espressione di democrazia, bisogna anche dire che la democrazia qualche volta va guidata, altrimenti non se ne viene fuori.
Avendo lasciato ai miei colleghi la parte critica al provvedimento, io mi limiterò a fare presente quanto è stato segnalato da alcuni Amministratori locali per quanto riguarda la provincia di Novara. Il Distretto di Novara è di 130.000 abitanti, quello di Romentino è molto più piccolo, ma evidentemente si tiene conto di molte cose nella indicazione e nella individuazione dei Distretti. L'Assessore Fiorini nella circostanza della consultazione, la settimana scorsa, bene ha fatto a chiamare i Provveditori perché in definitiva sono i rappresentanti periferici dello Stato nel settore e se si concorda a priori una determinata soluzione, il Ministero della P.I. poi non solleva obiezioni. Se invece in questa sede c'è la contestazione, o una divergenza di vedute tra Regione e Provveditore, è evidente che il Ministero della P.I. finirà col tenere conto di questa differenza di vedute.
Mi riferisco al Distretto scolastico di Verbania il quale, insieme ad altri 22 Comuni aggregati al distretto di Verbania, annovera: Brovello Carpugnino, Colazza, Lesa, Massino Visconti, Meina, Nebbiuno, Pisano Stresa che sono situati sulla sponda occidentale del Lago Maggiore, cioè sulla statale n. 33, mentre il Distretto è collocato sulla sponda orientale del Lago Maggiore. Se si esaminano la distanza, la logica, la proiezione naturale bisogna dire che questi Comuni sono più naturalmente aggregabili al Distretto di Arona, come lo erano in precedenza, che non a quello di Verbania.
Ad un primo quesito posto è stato risposto che gioca il problema della differenza di Comprensorio, avendo Arona desiderato collocarsi nel Comprensorio di Novara anziché in quello di Verbania (mi diceva Beltrami che in questi ultimi tempi Arona si sta muovendo per spostarsi nel Comprensorio di Verbania, comunque di questo bisognerà tenerne conto quando sarà avvenuto) ma se si tiene in conto il criterio della differenza del Comprensorio, in questo caso fa a pugni con un'altra logica, quella dell'Unità dei servizi locali ed in particolare del settore sanitario perché l'ospedale di Stresa è legato a quello di Arona e quindi ci troveremo ad avere Arona in un Distretto e Stresa nell'altro con una struttura sanitaria divisa.
Non sono qui a dire che bisogna fare la guerra per questo, dico solamente che bisogna proporsi di non essere assoluti in queste cose occorre avere la massima elasticità, non per cambiare le cose un giorno per l'altro, ma, alla luce delle sperimentazioni, sia i Comprensori, sia le Unità locali dei servizi, sia gli stessi Distretti scolastici possono essere suscettibili di modificazioni in futuro. A un certo punto bisogna decidere, perché io sono del parere che le cose bisogna meditarle studiarle, vagliarle ma ad un certo punto bisogna decidere, il non farlo è già un errore perché va a finire che si vedono gli eventuali errori solo sperimentandoli.
Questa osservazione l'ho fatta, caro Fiorini, perché era già stata fatta l'anno scorso e desidero che rimanga a verbale, perché è talmente illogica l'aggregazione all'altra sponda che mi fa ricordare "Piccolo mondo antico" quando al canto di "Addio mia bella addio" partendo dalla sponda nostra andando dall'altra parte si andava addirittura in un altro Stato.
Oggi ci sono gli aliscafi che attraversano il Lago Maggiore però, proprio perché manca una razionale possibilità di comunicazione rapida se non attraverso via acqua, avendo quella strada un traffico così pesante, molte volte diventa difficile sul piano logistico ammettere che questa zona possa essere aggregata all'altra. In definitiva, siccome deve essere percorso da mezzi pubblici in prevalenza per trasportare studenti a scuola, nell'ambito del Distretto, ne risentiremo domani.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola alla signorina Vietti.



VIETTI Anna Maria

Prendo la parola per rispondere a quanto ha affermato il Consigliere Ferrero.
Non credo di essere uno di quei membri delle Commissioni che non partecipano alle riunioni ed alle consultazioni: ho partecipato ad un buon numero di consultazioni per la legge sull'istituzione delle Unità locali dei servizi ed, ancora oggi, mi dichiaro d'accordo con la relazione del Consigliere Ferrero in aula, alla quale in Commissione avevamo dato parere favorevole. Cioè concordo sul fatto che, in linea di massima, la zonizzazione territoriale debba permettere una programmazione globale, sia per i servizi sociali e sanitari che per quelli scolastici. Questo perch noi riteniamo siano opportune delle suddivisioni omogenee, anche se, come ha detto Borando, tutte le regole possono avere, seppur in casi limitati qualche eccezione.
Però abbiamo anche sostenuto l'esigenza di aggregazioni di queste suddivisioni, abbiamo previsto la possibilità di multipli e di sottomultipli nelle varie suddivisioni del territorio, che, mi pare, sia quanto qui sostenuto dal collega Martini per quanto riguarda i distretti scolastici di Cuneo e di Borgo San Dalmazzo. Pertanto, accettata l'affermazione di principio, ribadita ancora la nostra adesione alla relazione sulla legge istitutiva delle Unità locali, non possiamo non replicare a Ferrero, che afferma che noi, di volta in volta, modifichiamo la nostra posizione, perché se è vero che noi abbiamo approvato la zonizzazione socio-sanitaria, ciò è avvenuto anche perché in Commissione è stato affermato che sono state accolte tutte le richieste dei Comuni, ad eccezione soltanto di quelle che erano in contrasto con la suddivisione comprensoriale e, per di più, in tale occasione è stata avanzata l'obiezione, da parte del collega Beltrami, relativa alle zone di Arona e di Verbania, facendo addirittura modificare un articolo della legge per la possibile utilizzazione, in forma consortile, dell'ospedale di Stresa utilizzato ora in maniera difforme dalla zonizzazione socio-sanitaria, in previsione di una modifica della delimitazione del Comprensorio, da parte dei Comuni interessati, che è allo studio. Comunque quanto è stato affermato dal collega Martini è coerente con la relazione della legge istitutiva delle Unità locali dei servizi perché, per quanto riguarda il distretto di Cuneo e di Borgo San Dalmazzo, si tratterebbe di un distretto scolastico multiplo di due Unità locali.
Ecco perché, se è vero che si è giunti in Consiglio con un voto unanime sulla zonizzazione socio-sanitaria, per quanto riguarda la zonizzazione distrettuale noi abbiamo dichiarato, in Commissione, che, poiché la consultazione sulla deliberazione, proposta dalla Giunta, era avvenuta troppo celermente, non potevamo esprimere un parere, dovendola esaminare riservandoci di esprimere il nostro giudizio in sede di Consiglio. Già in Commissione ho però dichiarato che la programmazione, affidata al distretto scolastico, potrà avere validità se sarà riferita ad un territorio comprensivo di un numero adeguato di popolazione.
La legge statale, istitutiva dei distretti, afferma che, in linea di massima, in ogni distretto, vi dovranno essere tutti i tipi di scuola media superiore, perciò a parer mio, solo nelle zone di montagna, ove vi sono difficoltà di comunicazione, in cui vi è scarsa densità demografica, è giustificato che gli abitanti del distretto siano notevolmente inferiori alle 100.000 unità. Nel caso in discussione, il distretto è comprensivo della città di Cuneo, dove vi è un agglomerato urbano di notevole entità ed in questi casi la legge statale prevede che il distretto possa raggiungere i 200.000 abitanti.
Pertanto, ribadendo la nostra adesione di massima all'esigenza di far coincidere le zonizzazioni, previste per i vari interventi, perché la programmazione deve essere globale, rilevando l'opportunità di prevedere agglomerazioni più vaste per determinati servizi, realizzando zone multiple e sottomultiple, nell'ambito del Comprensorio, dei distretti scolastici e delle Unità locali dei servizi, affermiamo che quanto è stato richiesto dal Consigliere Martini è coerente con la nostra posizione e risponde all'esigenza di una miglior programmazione scolastica, la quale si realizza soltanto se il distretto ha una dimensione demografica adeguata.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Premetto che sono anch'io del parere che i Distretti scolastici coincidano con le scelte già effettuate dal Consiglio regionale per i Comprensori e le Unita locali dei servizi perché, pur effettuando interventi diversi o complementari è quanto mai opportuno che essi avvengano nella stessa dimensione territoriale.
Ma vorrei fare brevemente due osservazioni relative al Comprensorio del Biellese.
Innanzitutto penso che sia un'omissione involontaria, dovuta probabilmente alla fretta di stilare il documento, il non avere elencato il Comune di Sandigliano nel Distretto scolastico di Biella e il Comune di Crevacuore nel Distretto scolastico di Borgosesia, omissione alla quale si può facilmente ovviare ed è in questo senso appunto il mio invito all'Assessore Fiorini.
Piuttosto mi preme sottolineare che sempre, nel Comprensorio biellese il precedente Consiglio regionale, durante il corso della prima legislatura, aveva individuato nel Distretto scolastico n. 48, cioè nel Biellese orientale, la sede del Distretto in Trivero anziché in Cossato come oggi ci viene proposto; e ciò per ragioni logiche, dettate soprattutto dai suggerimenti che ci erano giunti da due delle tre Comunità montane presenti sul territorio vale a dire dalla Comunita della Valle di Mosso e dalla Comunità della Val Sessera. Infatti, se è vero che Trivero, Mosso e Cossato sono i tre centri riferiti ai diversi bacini di utenza, Trivero dispone dell'Istituto superiore alberghiero, Mosso dispone dell'Istituto superiore per ragionieri e dell'Istituto professionale per il commercio mentre Cossato non ospita alcun Istituto, cioè si trova nella mancanza assoluta di strutture scolastiche a livello di scuola media superiore.
Gli amministratori montani di quelle zone inoltre ribadirono a suo tempo di desiderare e volere un Distretto policentrico e quindi non monocentrico con sede a Cossato, per non andare incontro ad una penalizzazione di Trivero e Mosso, dato che il centro di Distretto scolastico deve possibilmente coincidere con i centri scolastici; infatti gli Istituti presenti negli altri due centri si ridurrebbero di rango rispetto a quelli ancora da crearsi nella nuova sede di Distretto. Ma soprattutto ribadirono che non si difende la montagna portando la scuola o le istituzioni in pianura e che con la scelta conseguenziale di Trivero la pendolarità veniva limitata, lasciando cittadini, docenti e studenti più vicini ai rispettivi luoghi di abitazione.
Infine, constatando che attualmente si trova una serie di Istituti superiori con dislocazione oltre che a Mosso e Trivero anche a Vallemosso a maggior ragione la sede del Distretto avrebbe dovuto essere fissata a Trivero, perché ciò avrebbe consentito di coordinare ed avviare ad integrazione una rete di istituzioni scolastiche culturali territorialmente più vicine, ma disperse in più centri.
Per tutti questi motivi, che sono ancora oggi quanto mai validi, invito l'Assessore Fiorini ed il Presidente Viglione a rivedere la sede del Distretto del Biellese orientale e dare assicurazione al riguardo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE Aurelia

Mi rendo conto che l'ora non è la più adatta per fare gli interventi ma si tratta di un problema abbastanza grosso da non poter lasciare sotto silenzio alcune cose.
Premesso che ogni pensiero di razionalizzazione e di programmazione fa sì che si pensi di far coincidere Unità locali dei servizi, Distretti e così via, io resto sempre esterrefatta dal fatto che questo Consiglio sembri composto esclusivamente di persone che vivono in provincia e di nessuna che viva a Torino, perché i Distretti scolastici, così come le Unità locali dei servizi ecc. di Torino sono stati fatti corrispondere ai quartieri, secondo una richiesta che veniva dalla città di Torino, ma dove arriviamo all'assurdo di avere dei Distretti scolastici di 18.000 abitanti là proprio dove la struttura di una città sarebbe quella di consentire la possibilità di Distretti scolastici ogni 200.000 abitanti per poter avere tutti i servizi all'interno di un determinato Distretto.
Noi siamo quindi nelle condizioni di avere, per due zone parzialmente collinari, 18.000 e 28.000 abitanti, cosa che non mi risulta esista in nessun'altra zona della provincia. Mi chiedo quindi se la questione dei multipli e dei sottomultipli non sia veramente da esaminare per non moltiplicare inutilmente delle strutture che non riesco a capire come possano diventare funzionali in un domani.
Sono anch'io d'accordo che le cose bisogna farle e poi si verificheranno, certo ci saranno delle storture, ma vi si porrà rimedio però ricevere, come è capitato, 25 minuti fa questa delibera che dovrebbe essere quella giusta, mi lascia alquanto perplessa; non si può fare un discorso serio, perciò mi sia consentito di fare soltanto queste osservazioni superficiali soprattutto per la città di Torino di cui evidentemente i Consiglieri qui presenti non si sentono rappresentanti.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Una brevissima valutazione d'ordine tecnico.
Sta bene per quanto riguarda il comprensorio di Vercelli e della Val Sesia individuare i vari centri, Vercelli, Santhià, Gattinara e Borgosesia però non so chi abbia fatto la proposta di inglobare nel Distretto di Vercelli i Comuni di Lenta e Rovasenda che sono confinanti con Gattinara.
Penso che il Vice Presidente Bellomo concordi con me che i ragazzi di Lenta e di Rovasenda preferiscono andare a scuola a Gattinara che è a 10 Km. di distanza e non a Vercelli che si trova a 40 Km. di distanza e anche perché Vercelli ha 85.000 abitanti come Distretto, mentre Gattinara ne ha appena 39.000. Se pensiamo che possano gravitare su Gattinara i ragazzi di Sizzano e Ghemme che sono dall'altra parte del Sesia e che sicuramente continueranno ad andare a Novara o da un'altra parte, ritengo che a maggior ragione debbano gravitare quelli di Lenta e di Rovasenda che sono confinanti.
Se ritenete però di fare questa divisione, siete la maggioranza e potete decidere come volete.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Credo che non sia stato chiarito sufficientemente un aspetto: in primo luogo che si è fatta una suddivisione del territorio ai fini dell'Unità locale dei servizi e che oggi si trattava esclusivamente di rispondere alla domanda se era o no logico che vi fosse la stessa suddivisione del territorio per ciò che riguarda servizi analoghi quali possono essere quelli dati, ad esempio nel campo dell'assistenza, dai Distretti. Questo non vuol dire che necessariamente tutti coloro che abitano all'interno di un Distretto debbano poi andare a scuola in quel Distretto, può anche darsi che non sia così, perché la legge stessa fa l'eccezione quando dice che anche se non c'è una sede nel Distretto di una scuola superiore, pu esserci il criterio della contiguità.
Ma a parte questo, dal punto di vista della dimensione, non vedo perch debba essere un'assurdità perché con gli attuali livelli di scolarizzazione, con 20.000 abitanti si arriva già a fare una scuola con un bacino scolastico per la scuola superiore che tocca i 600 allievi, che è quasi la soglia ottimale (800/1000 allievi) per costituire una scuola superiore. Non vedo quindi neanche difficoltà dal punto di vista della gestione delle scuole superiori e quindi neanche dal punto di vista scolastico la possibilità che questo sia sottodimensionato rispetto alle esigenze della scuola.
Ci troviamo quindi in questa situazione: se fare una distrettualizzazione ora, con l'alternativa tra arrivare in autunno ad una votazione per Consigli di Distretti che siano completamente diversi per 150 Comuni della Regione da quelle che sono le Unità locali dei servizi, oppure arrivare a questa soluzione che non è definitiva, ma che dovrà essere, come ha detto giustamente il Consigliere Ferrero, verificata nella pratica in questi due o tre anni senza pregiudicare la possibilità di mutamenti in seguito.
Io solleciterei il voto favorevole proprio perché se noi dovessimo arrivare alle elezioni con dei Consigli territorialmente sfalsati rispetto alle Unità locali dei servizi, potremmo trovarci in difficoltà assai maggiori di quelle in cui potremmo trovarci con un Comune o due che si trovano a disagio per problemi di spostamento degli allievi.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La discussione è terminata, passiamo alla proposta della Giunta. Vi leggo la deliberazione: "Il Consiglio regionale del Piemonte, visto il D.P.R. 31.5.1974 n. 416 vista la propria deliberazione del 29.4.1975 n. 146 - C.R. 3260 con la quale si approvava la presentazione al Ministro della P.I. della proposta di suddivisione del territorio della Regione Piemonte in 71 Distretti scolastici visto il decreto ministeriale 3.3.1976 concernente la distrettualizzazione della Regione Piemonte, visto l'art. 9 del succitato D.P.R. n. 416/74 ed in particolare il primo comma che prevede la possibilità di apportare variazioni alla suddivisione della Regione in Distretti scolastici, nonché l'art. 10, ritenuto di adeguare la distrettualizzazione scolastica alla suddivisione del territorio regionale in zone sociosanitarie ai sensi della legge 9.7.1976 n. 41, viste le indicazioni, in ordine alle variazioni da apportare ai Distretti scolastici fornite dalla Giunta regionale, preso atto che sono stati sentiti in merito gli Enti locali interessati e gli organi periferici dell'Amministrazione scolastica, ritenuto di approvare la proposta di variazione che determina in Piemonte n. 76 Distretti scolastici secondo l'elenco di cui ai documenti allegati presentati dalla Giunta regionale delibera di presentare al Ministro della P.I., ai sensi dell'art 9 primo comma del D.P.R. 31.5.1974 n. 416, la proposta di variazione alla distrettualizzazione scolastica della Regione Piemonte, che determina n. 76 Distretti scolastici, secondo l'elenco e la distribuzione territoriale dei Comuni risultanti dai documenti allegati che fanno parte integrante della presente deliberazione".
La parola alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

Vorrei chiedere una precisazione: la richiesta avanzata dal Comune di Monchiero è ricusata?



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La delibera viene mantenuta integralmente.



SOLDANO Albertina

Analogamente è mantenuta anche la parte che si riferisce all'istituzione del Distretto scolastico di Borgo San Dalmazzo?



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Sì.



SOLDANO Albertina

Allora, a titolo personale, per le ragioni che mi pare siano evidenti dal mio intervento e soprattutto perché sono convinta che è in gioco un problema di qualità del servizio, nel quadro globale della programmazione scolastica, dichiaro di votare in senso negativo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

A nome del Gruppo della D.C.: su questo problema abbiamo fatto presenti già in Commissione alcune perplessità e molti dei colleghi le hanno manifestate qui in aula. Siamo fermamente convinti della necessità di arrivare in tempi più brevi possibili alla partenza di questi organismi nello stesso tempo abbiamo la convinzione che sarebbe stato opportuno approfittare di questo ripensamento sulla delibera precedente in relazione alla nascita dei Comprensori e delle Unità locali dei servizi per rivedere il complesso della distrettualizzazione proprio con l'ottica che consenta di assegnare ad essa una funzione di programmazione reale.
Le considerazioni fatte e in relazione a Distretti di altre Province e della Provincia di Torino e quelle, che facciamo nostre, proposte della Signora Castagnone Vaccarino in relazione alla città di Torino, ci convincono dell'opportunità di arrivare in fasi successive a delle modificazioni di questa ripartizione territoriale; non volendoci per assolutamente assumere alcuna responsabilità sul ritardo della partenza di questi organismi, dichiariamo di astenerci su questa proposta di delibera.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE Aurelia

Avendo già votato in senso negativo per quanto riguardava le Unità locali dei servizi proprio a causa della suddivisione irrazionale, a mio avviso, della città di Torino, non posso che votare nella stessa maniera per quanto riguarda i Distretti scolastici, altrimenti mancherei di coerenza.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Se più nessuno chiede di parlare metto ai voti la delibera.
E' approvata con 27 voti favorevoli, 5 contrari e 10 astensioni.


Argomento: Comprensori

Esame regolamento per le elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali di cui alla legge regionale 4.6.1975 n. 41


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Il punto sedicesimo all'o.d.g. reca: "Esame regolamento per le elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali di cui alla legge regionale 4.6.1975 n. 41".
Relatore è il Consigliere Calsolaro a cui do la parola.



CALSOLARO Corrado, relatore

La Commissione ha esaminato, in una seduta praticamente ininterrotta da stamane ad oggi pomeriggio, la proposta di regolamento per le elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali presentata dalla Giunta regionale.
L'importanza del provvedimento si fonda, ad avviso della Commissione sulla necessità di dare ai Comprensori una effettiva ed autentica rappresentanza democratica, così come verrà espressa dal voto dei Consiglieri comunali e provinciali in rapporto alle previsioni della legge istitutiva e per il raccordo che i Comprensori, i cui organi verranno eletti il 14 novembre prossimo, troveranno con la politica di piano della Regione.
Si attua in questo modo un impegno essenziale del Consiglio regionale volto a qualificare il momento partecipativo delle collettività locali alle scelte politiche ed economiche della Regione.
La Commissione ha ritenuto di modificare alcune norme della proposta della Giunta per renderne l'interpretazione più agevole e semplice e sottopone il testo, che è stato approvato alla unanimità, al voto del Consiglio regionale. La Commissione aveva anche pregato la Giunta di far avere una tabella, che è stata predisposta dall'Assessore Simonelli, per avere un quadro preciso della composizione dei singoli Consigli dei Comitati comprensoriali. Essa consente ad ogni categoria di Comuni di sapere qual è il numero complessivo di Consiglieri che ad essa compete.
Per quanto riguarda il testo del regolamento è necessario far rilevare che sono state ulteriormente apportate da parte della Commissione che si è riunita poco fa, tre modifiche al fine di perfezionarlo. Esse riguardano rispettivamente gli articoli 2, 4 e 5. Siccome il regolamento non verrà approvato articolo per articolo, ma in blocco, è opportuno che i colleghi annotino queste modificazioni, anch'esse decise all'unanimità. All'articolo 2, seconda pagina: anziché "Il candidato può presentare la propria candidatura in una sola lista e soltanto nell'ambito ecc.", "Nessuno pu essere candidato in più di una lista e soltanto nell'ambito della categoria del Comune di appartenenza". L'emendamento è stato proposto dal collega Debenedetti che, in quanto recepito dalla Commissione, l'ha ritirato.
All'art. 4, il comma "Le liste devono essere affisse a cura del Sindaco nell'Albo pretorio a partire dall'8 novembre 1976" passa alla fine del punto c). E' una modifica meramente formale.
All'art. 5 il primo comma è così modificato: "Il Sindaco convoca i Consiglieri comunali per procedere alla elezione del Consiglio comprensoriale per la data del 14 novembre 1976, fissando l'ora di inizio e di chiusura della votazione. L'avviso di convocazione deve essere recapitato ai Consiglieri entro il 6 novembre 1976. La durata delle votazioni ecc." e si continua fino alla fine.
Queste sono le ultime modificazioni che la Commissione ha apportato al testo predisposto dalla Giunta. Comunque relazione, testo e tabella sono stati approvati dalla Commissione all'unanimità e come tali vengono rassegnati al Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Se nessuno chiede la parola leggo la delibera: "Il Consiglio regionale, vista la legge regionale 4.6.1975 n. 41, preso atto del regolamento presentato dalla Giunta regionale per le prime elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali di cui alla citata legge considerato che la Commissione VIII ne ha concluso il relativo esame per quanto di competenza, apportandovi opportune variazioni ed approvandolo all'unanimità delibera di approvare il "Regolamento per le prime elezioni dei Consigli dei Comitati comprensoriali di cui alla legge regionale 4.6.1976 n. 41, e di approvare altresì la tabella allegata".
Pongo in votazione la delibera per alzata di mano.
E' approvata con 41 voti favorevoli ed uno contrario.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame deliberazione Giunta regionale n. 56-3849: "Contratto collettivo nazionale per gli operai avventizi addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria, stipulato in data 15 aprile 1976. Recepimento"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Esaminiamo ora il punto diciassettesimo dell'o.d.g.: "Esame deliberazione Giunta regionale n. 56-3849: 'Contratto collettivo nazionale per gli operai avventizi addetti ai lavori di sistemazione idraulico forestale e idraulico-agraria, stipulato in data 15 aprile 1976 Recepimento' ".
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Si tratta del contratto nazionale stipulato in sede nazionale, ma questa volta con la presenza delle Regioni. In ogni caso è un contratto collettivo di lavoro e la Regione lo deve rispettare, però questa volta le organizzazioni sindacali hanno voluto che le Regioni partecipassero e si rendessero più responsabili.
La delibera prevede anche il mandato alla Giunta e poi lo riporteremo in Consiglio, per l'apertura della trattativa dell'integrativo regionale e di questo la Giunta informerà la Commissione e quindi il Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

Due raccomandazioni soltanto a nome della Commissione: 1) che le giornate lavorative non superino le 165 ai sensi della legge n. 54, altrimenti bisogna modificare la legge. Quindi garanzia che prima di procedere ad un accordo che modifichi la legge, la questione sia portata in aula e valutata.
2) pur essendoci la tendenza a chiedere degli aumenti sindacali rilevanti in quanto sono di natura straordinaria (tipo incendio del bosco ecc.) non provvedere ad assunzione di personale in organico senza averci prima ben riflettuto.
Quindi, delega sì, ma con queste due raccomandazioni.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

La Giunta accetta le raccomandazioni.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Leggo allora la deliberazione della Giunta regionale: "Il Consiglio regionale preso atto del contenuto del 'c.c.n.l. per gli operai avventizi addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale ed idraulico-agraria, eseguiti in amministrazione diretta dai consorzi di bonifica' quale risulta dall'accordo stipulato a Roma il 15.4.76 fra la SNEBI e le organizzazioni sindacali di categoria (Federbraccianti - CGIL FISBA - CISL, UISBA-UIL); vista la dichiarazione politica relativa al rinnovo del su accennato c.c.n.l., firmata nella stessa data dalle parti contraenti e dai rappresentanti delle Regioni; visto il protocollo aggiuntivo al citato c.c.n.1. 15.4.76 con cui i rappresentanti regionali convenuti alle trattative per il rinnovo del contratto si impegnavano a sottoporre ai competenti organi regionali il testo dell'accordo, al fine di promuoverne il recepimento nelle forme e con le modalità consentite dai rispettivi ordinamenti regionale delibera 1) di recepire, nelle forme e con i limiti e le modalità della vigente normativa regionale, il testo dell'accordo in data 15.4.1976 citato in premessa relativo al rinnovo del 'c.c.n.l. per gli operai addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale ed idraulico-agraria, eseguiti in amministrazione diretta dai consorzi di bonifica' e di curarne l'applicazione ai lavori eseguiti in amministrazione diretta dagli uffici regionali 2) di dare mandato alla Giunta regionale di partecipare alle trattative per la definizione con le controparti sindacali del contratto integrativo regionale da valere per gli operai sopraddetti, con riserva di procedere nelle forme e con le modalità necessarie, all'adozione formale dei conseguenti provvedimenti".
Pongo in votazione la delibera per alzata di mano.
E' approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 115: "Concessione di garanzia fidejussoria per anticipazioni di cassa alla Società Subalpina di imprese ferroviarie S.P.A con sede in Domodossola"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Esaminiamo ora il punto diciottesimo all'o.d.g.: Esame disegno di legge n. 115: "Concessione di garanzia fidejussoria per anticipazioni di cassa alla Società Subalpina di imprese ferroviarie S.P.A, con sede in Domodossola".
La parola all'Assessore competente, Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità, trasporti, attuazione e gestione delle infrastrutture

Si tratta di una situazione connessa a ritardi legislativi, a livello statale, che mettono in gravissime difficoltà questa linea ferroviaria che ha un significato internazionale e che quindi si avvale di finanziamenti statali a copertura di bilanci sulla base della legge 1221, ma anche in forza di una convenzione internazionale che regola questa ferrovia che serve migliaia di lavoratori frontalieri che tutti i giorni vanno a lavorare in Svizzera, con le conseguenze positive di ordine valutario che ci inducono a considerare seriamente la situazione.
Nella relazione allegata è presentata la situazione di bilancio.
Dopo una fase di discussione, lo stesso Ministro dei Trasporti, la cui lettera abbiamo consegnato ai membri della Commissione, ci ha invitati, in carenza della situazione governativa che rendeva precaria una soluzione a livello statale, a provvedere, affermando che lo Stato avrebbe provveduto in un secondo tempo a rimborsarci le spese affrontate in termini di fidejussione e non in termini di esborso.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE Aurelia

Esprimo solo qualche perplessità, non sulla necessità che questo avvenga e sull'importanza di questa linea, su cui sono perfettamente d'accordo con Assessore, ma semplicemente sul fatto che non so se basti una lettera del Ministro o una sua dichiarazione personale a far sì che in una materia nella quale la Regione non è delegata, possiamo fare delle fidejussioni.
Esprimo solo questa perplessità non riguardante la sostanza del provvedimento e la sua importanza e mi chiedo se in questo caso il Commissario di Governo si senta di approvare un provvedimento in una materia di questo genere.
La mia quindi più che altro è una domanda rivolta alla Giunta.



BAJARDI Sante, Assessore alla viabilità e trasporti, attuazione e gestione delle infrastrutture

Voglio solo far rilevare, perché mi sono dimenticato di dirlo, che la stessa segnalazione del Ministro ci è pervenuta tramite il Commissario del Governo, il quale ci ha fatto notare che un nostro intervento in tal senso non può che essere fatto altro che per legge, noi quindi non avevamo altra alternativa.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Se nessuno chiede di parlare, passiamo alla votazione dell'articolato.
Articolo 1. - L'Amministrazione regionale è autorizzata a prestare una fidejussione nell'interesse della Società Subalpina Imprese ferroviarie S.P.A., con sede in Domodossola, per un'anticipazione di cassa dell'ammontare massimo di 370 milioni, oltre ad interessi, commissioni ed accessori, estinguibile entro il 31 luglio 1977.
La fidejussione, solidale ed indivisibile con la Società di cui al precedente comma, concerne l'estinzione dell'anticipazione nonché il pagamento degli interessi, delle commissioni e degli accessori, ed è prestata con espressa rinuncia al beneficio di cui all'art. 1957, primo comma, del Codice Civile ed alla preventiva esclusione della Società medesima.
Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2. - Ai fini dell'attuazione della presente legge, nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976 sarà iscritto il capitolo n. 605, con la denominazione "Garanzia fidejussoria per l'anticipazione di cassa alla Società Subalpina di Imprese ferroviarie S.P.A., con sede in Domodossola" e con lo stanziamento di 450 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione da 1000 milioni a 550 milioni dello stanziamento di cui al capitolo n. 1010 del bilancio per l'anno finanziario 1976.
Le somme non utilizzate nell'esercizio finanziario 1976 potranno essere impegnate nell' esercizio finanziario successivo.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
Articolo 3. - (Urgenza) La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi del sesto comma dell'art. 45 dello Statuto.
La presente legge regionale sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'articolo 3 è approvato.
Pongo in votazione l'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 115 è approvato.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame proposta di deliberazione della Giunta regionale n. 77-4043: "Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Passiamo ad esaminare il punto diciannovesimo dell'o.d.g.: Esame proposta di deliberazione della Giunta regionale n. 77-4043: "Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani".
Chiede di parlare l'Assessore Vecchione. Ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

A poco più di 60 giorni dall'approvazione della legge è stato fatto il piano con rispetto dei termini per la presentazione delle domande da parte dei Comuni.
Ringrazio la Commissione per la rapidità con la quale ha provveduto anche perché in questo modo possiamo già dare le anticipazioni ai Comuni del 50% per quanto riguarda i servizi che devono attivare. In Commissione sono stati anche presentati i criteri di applicazione della legge e accolti in una discussione molto aperta, molto franca anche per il piano del 1977 torneremo in Commissione per ottenere quel parere che noi riteniamo essenziale prima di giungere in Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La parola alla signorina Vietti.



VIETTI Anna Maria

Abbiamo esaminato in Commissione il piano di distribuzione dei fondi per l'assistenza domiciliare e, pur mantenendo le riserve che abbiamo espresso in altra occasione in questo Consiglio ed ora in Commissione relative al timore che il servizio possa non dare risultati positivi se non si consorziano i piccoli Comuni, se c'è una polverizzazione di interventi e se non dispone di personale che abbia adeguata preparazione professionale esprimiamo parere favorevole nella speranza che la sperimentazione del servizio riesca a superare le nostre perplessità.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Se più nessuno chiede la parola leggo il dispositivo della delibera proposta dalla Giunta: "Il Consiglio regionale visti i criteri (allegato C) da adottarsi per l'ammissione ai contributi di cui alla legge regionale 4.5.1976 n. 19 criteri già esaminati con parere favorevole dalla competente Commissione consiliare; viste le proposte della Giunta regionale concernenti il piano per la ripartizione dei contributi ai Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane per il servizio di assistenza domiciliare, infermieristica e riabilitativa agli anziani, inabili, minori e per i centri di incontro (allegati A e B) delibera di approvare, ai sensi dell'art. 7 comma 3 della legge regionale 4.5.1976 n. 19, i criteri ed il piano proposti dalla Giunta regionale per la ripartizione dei contributi a favore di Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane, per gli interventi di assistenza domiciliare infermieristica e riabilitativa e i centri di incontro per l'anno 1976 mandando alla Giunta regionale medesima ogni determinazione successiva per la definitiva assegnazione dei contributi ai singoli Enti beneficiari e peri conseguenti impegni di spesa".
Chi è favorevole a questa delibera è pregato di alzare la mano.
La delibera è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Zootecnia - Cooperazione - Commercio

Osservazioni del Governo alla legge regionale 9.6.1976 relativa a: "Norme per la costituzione ed il riconoscimento delle Associazioni dei produttori zootecnici e per la determinazione del prezzo di vendita del latte alla produzione". Provvedimenti conseguenti


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Passiamo ad esaminare il punto ventiduesimo dell'o.d.g.: "Osservazioni del Governo alla legge regionale 9.6.1976 relativa a 'Norme per la costituzione ed il riconoscimento delle Associazioni dei produttori zootecnici e per la determinazione del prezzo di vendita del latte alla produzione'. Provvedimenti conseguenti".
Ha facoltà di parlare l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Si tratta di riadottare la legge regionale che abbiamo adottato il 9.6.1976 per il riconoscimento delle Associazioni dei produttori di latte e per la determinazione del prezzo di vendita alla produzione.
Le osservazioni del Governo sono marginali, ma formalmente ineccepibili. Noi avevamo cercato di snellire e dare mandato alla Giunta o al Consiglio in modo che il Governo ha ritenuto non aderente alla lettera della legge n. 306 da cui dipende la legislazione regionale in merito. Per cui accettiamo in toto le tre osservazioni del Commissario di Governo.
Si tratta quindi si sopprimere formulazioni difformi: all'art. 4 dove avevamo previsto che il ricorso al TAR va fatto in 30 giorni; all'art. 6 nel quale si tratta di sopprimere il testo precedente per inserire quello che emerge dalla legge nazionale. L'Art. 6 riguardava la determinazione dell'altro latte: siccome riteniamo che in Piemonte il latte normale è quello di origine bovina, per l'altro avevamo dato la delega alla Giunta invece dovrà essere il Consiglio, con una legge, a stabilire lo standard.
L'art. 8 prevedeva che il Consiglio potesse modificare lo standard con un atto amministrativo, invece il Consiglio può solo modificare le percentuali; se si renderà necessario modificare la base dello standard lo dovrà fare il Consiglio con un'altra legge.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Se nessuno chiede di parlare passiamo alla votazione.
Poiché si tratta di emendamenti sostitutivi, prima li votiamo per alzata di mano e successivamente per appello nominale.
Leggo l'art. 4 (Riconoscimento delle associazioni).
Il Presidente della Giunta regionale, su conforme deliberazione della Giunta stessa, sentito il parere delle organizzazioni professionali e cooperative maggiormente rappresentative e dell'Associazione Regionale Allevatori, provvede entro 60 giorni dalla presentazione della relativa istanza ad accertare la presenza, o meno, dei requisiti richiesti ed emana il relativo decreto. Con lo stesso provvedimento viene approvato lo Statuto.
Qualora l'Associazione operi nel territorio di più Regioni, il riconoscimento è effettuato separatamente da ciascuna Regione interessata alla quale deve essere presentata separata istanza.
In conformità a quanto disposto dal penultimo comma dell'art. 2 della legge 8 luglio 1975 n. 306, le cooperative agricole, anche di trasformazione, ed i loro consorzi possono essere riconosciute come Associazioni di produttori zootecnici.
Le Associazioni possono costituire Associazioni di secondo e terzo grado a più ampia base territoriale, per il raggiungimento degli scopi di cui al presente articolo e per il necessario coordinamento, garantendo negli organi direttivi, esecutivi e collegiali la rappresentanza proporzionale delle minoranze.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'articolo 4 è approvato.
Articolo 6. - (Standard merceologico) Per la definizione del prezzo base alla stalla del latte di provenienza bovina a qualsiasi uso destinato, lo standard merceologico, valevole per l'intero territorio regionale, viene così determinato, ai sensi della procedura di cui agli articoli 8 e 9 della legge 8 luglio 1975 n. 306: 1) contenuto di grasso: fino al 3,3 2) contenuto di proteine: fino al 3 3) classi indicative del valore batteriologico.
Col metodo del bleu di metilene: A) tempo di reduttasi superiore a h. 4,30' B) da h. 2 a h. 4,30' C) inferiore a h. 2.
Col metodo della numerazione: A) numero di germi inferiore a 500.000 per millilitro B) da 500.000 a 1.500.000 di germi per millilitro C) oltre i 1.500.000 di germi per millilitro.
4) classi dell'indice citologico: A) inferiore a 300.000 leucociti B) da 300.000 a 800.000 leucociti C) oltre 800.000 leucociti.
Il latte ovino, ai fini della determinazione del prezzo base, deve avere un contenuto in grasso fino al 5,5% ed un contenuto in proteine fino al 4,5%.
Per il latte di provenienza da altre specie animali, lo standard merceologico è definito con legge regionale sulla base delle caratteristiche minime di idoneità alla commercializzazione previste dalla vigente legislazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'articolo 6 è approvato.
Articolo 8. - (Variazioni) Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta regionale, può deliberare sentite le parti, per le successive campagne lattiero-casearie, variazioni alle percentuali di maggiorazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'articolo 8 è approvato.
Si passi alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
Il disegno di legge è approvato.


Argomento:

Nomine (seguito)


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Le forze politiche mi hanno portato i nominativi di coloro che dovranno costituire il Comitato tecnico-politico nel Consiglio di Amministrazione de "La Mandria".
Si proceda alla distribuzione delle schede.
I nominativi sono sette: Luigi Medici del Vascello, Bruno Fassi, Bruno Peyronel, Gian Piero Vigliano, Domenico Romita, Angelo Pichierri, Augusto Cavallari Murat.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 40 hanno ottenuto voti: Luigi Medici del Vascello 39 Bruno Fassi 39 Bruno Peyronel 39 Domenico Romita 39 Angelo Pichierri 39 Gian Piero Vigilano 37 Augusto Cavallari Murat 39 Framarin 2 schede bianche 1 Poiché la legge prescrive anche la qualifica vi rileggo i nominativi completandoli con la qualifica: Luigi Medici del Vascello (agronomo); Bruno Fassi (forestale); Bruno Peyronel (botanico); Gian Piero Vigliano (architetto di restauri); Domenico Romita (zoologo); Angelo Pichierri (sociologo); Augusto Cavallari Murat (museologo).
Passiamo ora alla nomina del rappresentante Regione nel Consiglio di Amministrazione Accademia Albertina Belle Arti.
Mi è stato fornito il nominativo del prof. Carlo Carducci. Si distribuiscano le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 36 hanno ottenuto voti: Carlo Carducci 33 Marco Rosci 1 schede bianche 2 Proclamo eletto il Signor Carlo Carducci.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno relativo al trasferimento nel Casertano della Olivetti controllo numerico


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Ho qui due ordini del giorno, uno presentato dalla Giunta regionale in ordine al problema della Olivetti elettronica, l'altro presentato dai Consiglieri Alberton, Raschio e Benzi relativo alla lotta degli operai della Venchi Unica. Un terzo ordine del giorno, firmato da tutti i rappresentanti dei Gruppi, e relativo alla questione della concessione dei contributi per i programmi di edilizia residenziale convenzionata.
Li leggo rapidamente e li pongo in votazione.
"Il Consiglio regionale piemontese esaminato il progetto di trasferimento nel Casertano della Olivetti controllo numerico di San Bernardo di Ivrea, anche sulla scorta dell'informazione data dalla Giunta regionale sui colloqui avuti con l'azienda e sulle discussioni intercorse tra le organizzazioni sindacali e l'azienda stessa sull'argomento rileva la necessità che, data la delicatezza e la complessità della questione, non vengano per intanto assunte decisioni unilaterali che potrebbero pregiudicare ogni organica soluzione.
Dopo i colloqui già avviati con la Giunta regionale chiede all'azienda l'apertura di un esame e confronto con Regione, sindacato, forze politiche Comuni interessati che per la sua ampiezza possa consentire un'attenta valutazione.
Invita la Giunta regionale a promuovere un incontro con la Regione Campania affinché la questione sia esaminata e risolta nell'ottica unitaria e nazionale che sempre ha contraddistinto l'operato delle due Regioni.
Nel merito del progetto ed allo stato attuale delle informazioni e conoscenze, il Consiglio regionale piemontese rileva che la Regione Piemonte, in tutte le sue iniziative e posizioni, si è sempre fatta portatrice delle esigenze di sviluppo e industrializzazione al Sud che per corrispondere ad un'equilibrata politica di sviluppo debbono in linea generale, assumere carattere di attività addizionali di quelle preesistenti e non interessare attività già avviate con conseguenze negative sui livelli occupazionali già raggiunti.
L'operazione così come sino ad ora è stata presentata non offre garanzia alcuna per l'attuale occupazione a San Bernardo, né dal punto di vista numerico non effettuandosi il naturale turnover né dal punto di vista qualitativo dovendosi considerare l'alta qualità e specializzazione di queste maestranze alle quali deve essere garantito un adeguato impiego e utilizzo. Proprio l'alta qualità e specializzazione di queste maestranze le rendono non facilmente e non immediatamente sostituibili.
Va ora rilevata la preoccupazione vivamente presente che con il progettato trasferimento non abbia inizio un'operazione di graduale abbandono del settore del controllo numerico, Un'ipotesi di questo genere risulta inoltre in contrasto con le indicazioni settoriali contenute nel piano di sviluppo 1976/80. Il piano infatti individua: 1) il ruolo centrale del settore dei beni strumentali ai fini della diversificazione e della riqualificazione dell'apparato produttivo piemontese necessario per garantire un adeguato sviluppo occupazionale 2) la necessità di una politica di valorizzazione delle risorse disponibili 3) la necessità di un confronto sulle scelte di investimento all'interno di un quadro programmatico di medio periodo definito sia in termini settoriali che territoriali.
Per queste ragioni si ritiene necessario un esame più organico del progetto di trasferimento nel Casertano della Olivetti controllo numerico di San Bernardo di Ivrea, in riferimento sia alla politica di investimenti complessiva che il gruppo Olivetti intende realizzare nel medio periodo (potendosi così individuare altre attività produttive oggetto di possibile trasferimento e potenziamento nel Mezzogiorno) sia, più in generale, in riferimento alla necessità di un progetto organico di sviluppo dell'elettronica teso a garantire e potenziare qualitativamente e quantitativamente i livelli occupazionali.
In quest'ultima direzione il Consiglio regionale invita la Giunta ad avviare un confronto con le Regioni maggiormente interessate ad uno sviluppo del settore per individuarne le direttrici".
Qualcuno chiede la parola? Lo pongo ai voti. E' approvato all'unanimità.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla lotta dei lavoratori della Venchi Unica


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Leggo il secondo o.d.g., firmato dai Consiglieri Alberton, Raschio e Benzi: "Il Consiglio regionale esprime la propria solidarietà ai lavoratori della Venchi Unica in lotta per la salvaguardia del proprio salario e per difendere, con le prospettive produttive dell'azienda, l'occupazione degli operai e degli impiegati denuncia il susseguirsi di speculazioni e di manovre che hanno portato la Venchi Unica in una paradossale situazione di difficoltà finanziaria quanto, per contro, lo stesso complesso registra ottime condizioni di mercato e produttive Il Consiglio regionale torna a sottolineare come tale situazione, in tutte le sue responsabilità, anche amministrative, deve essere prontamente accertata anche dalle autorità di Governo alle quali rinnova la richiesta di una pronta indagine e intervento anche in vista di concorrere ad una soluzione positiva del definitivo assetto proprietario.
Il Consiglio regionale, dopo avere avviato in queste settimane rapporti con gli Istituti di credito piemontesi, ricercando ripetutamente un loro pronto intervento per la necessaria apertura di credito a breve termine rinnova agli stessi l'invito ad attuare l'operazione necessaria a garantire i salari arretrati e presenti dei lavoratori.
A tal fine il Consiglio regionale rinnova anche al Governo l'invito ad adoperarsi per rendere concrete le garanzie necessarie per tale operazione sottolineando come non si tratterebbe di un'operazione di salvataggio in perdita, ma di un intervento attivo dal momento che esistono per il complesso concrete condizioni commerciali e produttive".
Qualcuno chiede di parlare? Lo pongo ai voti per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Ordine del giorno relativo alla concessione dei contributi per i programmi di edilizia residenziale convenzionata


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Leggo il terzo o.d.g.: "Il Consiglio regionale, considerato che il ritardo con cui vengono emessi i decreti di concessione dei contributi relativi ai programmi di edilizia residenziale convenzionata, finanziati con le leggi 166 e 492 ha gravi ripercussioni sull'attuazione dei programmi, provocando stasi nell'andamento dei lavori, pur tempestivamente avviati entro la scadenza del 29.2.1976, accrescendo la situazione di incertezza e di crisi occupazionale in cui versa il settore edilizio considerato inoltre che il contenimento della durata dei mutui nel limite di venti anni ed il rinvio della stipula del contratto definitivo di mutuo determina a carico dei soggetti che attuano gli interventi di edilizia convenzionata oneri elevati tenuto conto che una tale situazione vanifica sia il carattere di interventi di emergenza e urgenza a cui sono state ispirate le leggi 166 e 492, sia l'obiettivo di produrre abitazioni a prezzi contenuti sollecita che venga eliminato ogni ritardo burocratico e si provveda alla rapida emissione dei decreti e che siano forniti indirizzi agli Istituti di credito affinché vengano immediatamente stipulati i contratti definitivi di mutuo e venga assunto in 25 anni il termine minimo di ammortamento e affinché i fondi provenienti dalla emissione delle obbligazioni siano prioritariamente destinati al finanziamento dei programmi di edilizia convenzionata promossi dalle leggi 166 e 492.
Infine fa voto affinché alla soluzione dei sopra indicati problemi faccia immediato seguito: 1) la programmazione degli interventi pluriennali di edilizia residenziale pubblica rispondenti alle effettive esigenze 2) la definitiva sistemazione dell'assetto istituzionale del settore secondo principi di decentramento fondata sul riconoscimento primario delle Regioni sia nella programmazione, sia nella gestione degli interventi".
Questo ordine del giorno è stato presentato da tutti i Capigruppo delle forze politiche presenti, per cui più unitario di così non può essere.
Lo pongo in votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Comunicazioni dell'Assessore Astengo sull'esame degli strumenti urbanistici di carattere generale, dei piani regolatori e dei piani di fabbricazione


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Prima di farvi gli auguri di buone ferie l'Assessore Astengo ha chiesto un minuto per una rapidissima comunicazione.
La parola all'Assessore Astengo.



ASTENGO Giovanni, Assessore agli strumenti urbanistici comunali ed intercomunali

Sarò ultrabreve. Siccome c'era un impegno con il Consiglio di riferire sull'esame degli strumenti urbanistici di carattere generale, dei piani regolatori e dei piani di fabbricazione, vorrei assolvere a questo compito.
La situazione è la seguente: mi riferisco ai dati pubblicati sulla circolare del 2 giugno nella quale era data la valutazione globale degli strumenti giacenti, 444, di cui 225 esaminati, con vario esito, fra il 30 settembre 1975 e il 10 marzo 1976. Tra il 10 marzo scorso ed oggi sono stati istruiti ed esaminati e passati bei Comitati 152 strumenti urbanistici, di cui 19 piani regolatori generali e 133 programmi di fabbricazione; 64 sono istruiti e prossimi a passare nel Comitato che, a partire da domani, lavorerà in continuazione per esaurire l'esame di queste pratiche. In totale quindi sono stati smaltiti in questo periodo 216 strumenti urbanistici generali, per un totale di 441. Il che significa che esistono soltanto più tre piani ancora da istruire, ma per i quali esistono delle particolari ragioni che richiedono di trattenerne l'istruttoria: Barge perché allo studio ha già un piano regolatore e ha dichiarato di ritenere sorpassato il programma di fabbricazione; Benevagienna perché ha allo studio la revisione generale del piano; Cuneo che ha attualmente in istruttoria il piano quadro del centro storico, ma siccome rappresenta un problema abbastanza delicato e di dettaglio sarà completato per l'inizio di settembre.
Posso quindi dire che con notevole sforzo degli uffici si è assolto l'impegno di dare una risposta a tutti gli strumenti che erano giacenti.
Questo significa però che il problema non risolto, anzi, si apre con l'inizio di settembre la fase molto più importante che è quella della sollecitazione, dell'aiuto e del sostegno che l'Assessorato intende offrire ai Comuni che hanno in revisione gli strumenti urbanistici. In questo senso anche l'erogazione della prima quota dei contributi che sono stati ormai decisi per legge, di cui esiste l'elencazione e che potranno essere erogati a partire dai prossimi giorni, dovrebbe costituire elemento di carattere concreto atto ad avviare questa operazione di ripresa dei vari strumenti urbanistici.
E' evidente che i problemi saranno molto ampi ed io mi riprometto di riferire all'inizio della nuova sessione, nella prima riunione del Consiglio, qual è, il programma è di concordare con la Commissione II e con i Consiglieri che avranno interesse a questo argomento un piano di lavoro per passare alla fase operativa di esame sul posto dei problemi e all'individuazione dei sistemi più corretti e anche più rapidi per predisporre piani che siano studiati in termini sia dimensionali che strutturali già in funzione degli obiettivi generali che il Consiglio si è dato.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE BELLOMO

Ringrazio l'Assessore Astengo e auguro a tutti buone ferie.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 22,15)



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