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Dettaglio seduta n.59 del 07/06/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari - Presidi socio-assistenziali pubblici e privati

Esame progetti di legge n. 48-61,73 relativi al funzionamento, controllo e gestione dei consultori familiari (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Dobbiamo riprendere con l'esame dell'art 7 del disegno di legge relativo ai servizi consultoriali Articolo 7 - Prestazioni - Prontuario farmaceutico "L'onere delle prestazioni dei prodotti farmaceutici e di ogni mezzo contraccettivo e a carico dell'ente o del servizio cui compete l'assistenza sanitaria o della Regione nel caso di cittadini non abbienti o sprovvisti di altra forma di assistenza farmaceutica o quando particolari implicazioni di riservatezza lo impongano.
Sino alla revisione del prontuario farmaceutico, gli enti ospedalieri provvedono ad acquistare per conto dei servizi consultoriali i prodotti farmaceutici contraccettivi, sulla base dell'art 9 della legge nazionale 17 agosto 1974 n. 386" Il Consigliere Marchini ha presentato due emendamenti: "Al primo comma sopprimere le parole da 'o quando' della penultima riga fino all'ultima parola, 'impongano' " "Al secondo comma, terza riga, dopo la parola 'farmaceutici', aggiungere le parole 'ed i presidi' " Se lo desidera, il presentatore può illustrarli.



MARCHINI Sergio

La proposta del primo emendamento e a fini di chiarezza, perché mi pare che una norma di questo tipo lasci aperto un vasto campo discrezionale: non sappiamo neanche chi riterrà di acquistare direttamente questi presidi, per quali motivi, quali criteri si seguono Mi pare una norma estremamente vaga e non necessaria anche in relazione a quanto detto nello stesso articolo stesso comma.
Quanto al secondo emendamento, può sembrare una cineseria la mia: osservo però che i prodotti farmaceutici contraccettivi in senso stretto sono quelli che provengono appunto dalla scienza specifica e sono in definitiva dei fatti chimici, ma sappiamo tutti che ci sono anche mezzi meccanici e di altra natura.



PRESIDENTE

Qual è l'atteggiamento della Giunta?



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Potrei accettare l'esigenza di maggior chiarezza che il Consigliere Marchini desidera soddisfare con il suo primo emendamento con l'aggiunta delle parole "del servizio consultoriale". La frase suonerebbe pertanto così: " o del servizio consultoriale quando particolari implicazioni di riservatezza lo impongano". Si chiarisce così che è il servizio consultoriale che direttamente può fornire questi mezzi.
Quanto al secondo emendamento, scartando la parola "presidio", che mi fa un po' pensare ad una fortezza, emenderei con la dizione - e di mezzi".
Ringrazio il Consigliere Marchini della puntualizzazione, che mi pare sia stata opportuna.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola.
Abbiamo, dunque, due emendamenti che suonano diversamente da come erano qui scritti, suonano nella dizione precisata dall'Assessore Voteremo su questi, allora.
Pongo in votazione il primo emendamento: "Al primo comma, integrare la dove e detto 'o quando' in questo modo: 'o dal servizio consultoriale quando' ".
L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione il secondo emendamento: "Al secondo comma, terza riga dopo la parola 'farmaceutici.' e prima della parola 'contraccettivi' inserire le parole 'ed i mezzi' ".
L'emendamento è approvato, in questa nuova dizione.
Passiamo alla votazione dell'art. 7 quale risulta dopo l'accettazione degli emendamenti.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti: n. 32 Hanno risposto si: n. 32 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Articolo 8 - Metodologia d'intervento "L'attività di consulenza ha carattere di interdisciplinarietà ed il metodo di lavoro e quello di gruppo sottoposto a periodici momenti di verifica.
Il regolamento dei servizi consultoriali di cui al successivo art. 9 deve disciplinare anche l'organizzazione del lavoro, nel rispetto del metodo di gruppo, secondo i criteri di distribuzione, di responsabilità e dei campi di intervento di ciascun operatore.
Il servizio consultoriale deve tenere conto delle esigenze di informazione dei gruppi e delle comunità, oltreché dei singoli, intervenendo in modo particolare, anche al fine di promuovere la formazione di una coscienza socio-sanitaria, nei luoghi di lavoro, quartieri, scuole e comunità in genere.
Il servizio consultoriale promuove, inoltre, incontri specifici con i gruppi omogenei interessati per l'individuazione dei fattori di rischio che minacciano la salute psicofisica della donna e del prodotto del concepimento, al fine di rimuovere e prevenire le cause.
Nel rapporto utente-operatore si deve assicurare all'utente un ruolo attivo nella gestione dei problemi di carattere personale e di quelli del funzionamento del Consultorio.
A tal fine devono essere messi a disposizione locali per riunioni e gli strumenti informativi che consentano dibattiti, confronti e verifiche nonché momenti specifici di aggregazione".
Sono stati presentati alcuni emendamenti, dal Consigliere Marchini e dai Consiglieri Bianchi e Alberton.
Quello dei Consiglieri democristiani è un emendamento soppressivo: "Sopprimere l'ultimo comma: 'A tal fine devono.".
Il Consigliere Marchini vuole illustrare i vari emendamenti modificativi che ha presentato?



MARCHINI Sergio

La virgola di cui chiediamo la soppressione penso sia stata segnata per errore di copiatura: non ha molto senso un lavoro di gruppo che scinda il concetto di distribuzione da quello di responsabilità e dei campi di intervento; probabilmente si intendeva parlare di distribuzione di responsabilità, com'è ovvio per un lavoro di equipe.
L'aggiunta dell'aggettivo "omogenei" riferito a gruppi ci è parso che in definitiva finisca con il frustrare quello che è probabilmente lo scopo di questa norma, quello cioè di allargare il dibattito su questi problemi.
Omogeneità dei gruppi potrebbe significare, per esempio, che devono essere tutti affetti della stessa malattia, ma non mi sembra sia questo il concetto che si voleva affermare. Questo evidentemente comporterebbe anche il cambiamento della parola seguente.
Gli altri due emendamenti trovano evidentemente la loro giustificazione nel fatto che non ci sembra opportuno introdurre in un organismo di per s già allargato - come vedremo negli articoli successivi - alla partecipazione di tutti gli enti del territorio, di tutte le forze sociali questa situazione, in definitiva, di verifica permanente, oltretutto consideriamo, non a dei gruppi aggregati ma al soggetto utente, e cioè a colui che sta fruendo del servizio: che chi va al consultorio per ricevere un servizio si metta anche a discutere sul funzionamento del consultorio dopo di che apra dei dibattiti per una verifica di tale funzionamento mi sembra cosa un po' inadeguata al tipo di discorso che stiamo facendo, che evidentemente significherebbe, a mio avviso, soprattutto in tempi come questi, aprire questo tipo di centri, ancora da formare, ad una contestazione continua.



PRESIDENTE

Il Consigliere Alberton chiede di parlare per illustrare l'emendamento presentato dal suo Gruppo. Ne ha facoltà.



ALBERTON Ezio

Mi riferisco soprattutto al problema della messa a disposizione di locali per dibattiti, confronti e verifiche. Oltre al rischio di essere una esemplificazione alquanto riduttiva del tipo di rapporto fra utente ed operatore che si vuol garantire attraverso il comma precedente, tale richiesta rischia anche di diventare un vincolo molto rigido: se questi locali devono essere messi a disposizione dal Consultorio necessario prefigurarsi anche il caso in cui, dovendosi ricercare sedi ad hoc l'istituzione stessa dei Consultori possa risultare difficoltosa.
Aggiungo anche che, proprio per il carattere di sperimentalità che ha questo servizio, sarebbe opportuno che esso fosse tenuto sotto attento controllo in primo luogo dall'Ente gestore, cioè dal Comune, e che non si riducesse tutto il dibattito ad un confronto tra organismi di base e operatori del consultorio. In questo senso credo che le sedi del dibattito dovrebbero essere più correttamente a carico dell'Ente gestore, del Comune all'interno di un discorso generale di partecipazione.



PRESIDENTE

Qual è il punto di vista della Giunta su questi emendamenti?



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Per quanto riguarda la soppressione della virgola, siamo d'accordo Per il resto, no.
In primo luogo, l'espressione "per l'individuazione" che si vorrebbe sostituire con "all'individuazione" e il fatto che si parli di "gruppi omogenei" non vanno intesi nel senso in cui li ha intesi il Consigliere Marchini, ma nel senso di tutto il rapporto che si può stabilire fra i gruppi omogenei che operano all'interno delle Unità di base, per tutta la mutagenesi, in relazione anche al consultorio. Questo tipo di promozione fra servizio consultoriale, che promuove incontri specifici con i gruppi omogenei interessati "per" l'individuazione dei fattori di rischio, è molto collegato a questo tipo di ipotesi. Se questa mattina avessi avuto più tempo avrei potuto illustrare meglio anche questi profili della normativa che non sono di poco conto.



BIANCHI Adriano

Ci vorrebbe una virgola in più per poter dare l'interpretazione che l'Assessore ha indicato.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Visto che ne abbiamo tolta una sopra, possiamo compensarla a questo punto.
Per quanto riguarda invece l'emendamento relativo alla soppressione delle parole "confronti e verifiche" siamo nettamente contrari, proprio perché - è motivo con questo anche la posizione contraria della Giunta nei riguardi dell'emendamento dei Consiglieri Alberton e Bianchi -, se è vero che il Comune, Ente gestore, ha la titolarità di questi servizi deve fare sviluppare nell'ambito di questi servizi un confronto, occorre di qui impostare le norme regolamentari. E' altrettanto vero che il dibattito che si sviluppa all'interno del servizio consultoriale è qualche cosa che cerca di rovesciare praticamente il rapporto fra medico e utente, così è tradizionalmente inteso. S'intende aprire un rapporto nel quale ci sia molta parte di formazione, molta parte di informazione, ed è questa una delle finalità del servizio consultoriale fissate nell'art. 3. L'art. 3 ha fissato proprio in questo quadro il problema culturale che questo servizio al di là dell'intervento sanitario e sociale, si prefigura, e in questo quadro il confronto, il dibattito, la verifica del modo di gestione fa parte proprio del tipo di sviluppo della partecipazione che noi vogliamo dare a questo servizio.
In questo contesto, senza che si pensi che il servizio consultoriale sia un luogo di pubblica riunione nel quale si discute di tutto, occorre riconoscere la maturità che il movimento femminile ha prodotto sul piano politico e culturale in questi anni. In sostanza chi ha posto le premesse per questo tipo di tematica ha dimostrato con maturità di poter recepire una normativa di questo tipo. Evidentemente, nella norma regolamentare, nel dibattito che si farà all'interno dei servizi consultoriali - secondo quello che sarà l'iter sperimentale di questi nuovi servizi, che non dovranno essere staccati dal contesto complessivo di tutti gli altri servizi sul territorio - noi possiamo essere sicuri di avere una valvola di apertura e di miglioramento, di democrazia, non solo di partecipazione, ma di superamento anche dei limiti insiti nel disegno di legge in votazione.



(Applausi dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

Prego il pubblico di non manifestare né consenso né dissenso, in ossequio alle regole che ci siamo fissati: nell'aula del Consiglio regionale il pubblico è ammesso soltanto ad ascoltare i dibattiti.
Mettiamo in votazione gli emendamenti, a cominciare da quelli modificativi.
Pongo in votazione il primo emendamento: "Al secondo comma, penultima riga dopo la parola 'distribuzione', sopprimere la virgola".
Sulla soppressione della virgola c'e consenso generale. L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione il secondo emendamento: "Al quarto comma, seconda riga sopprimere la parola 'omogenei' e sostituire le parole 'per l'individuazione' con le parole 'all'individuazione' " L'emendamento è respinto.
Proporrei di non votare sull'aggiunta di una virgola suggerita dal Consigliere Bianchi e accettata dall'Assessore: provvederemo in sede di coordinamento.
Pongo in votazione il terzo emendamento: "Al quinto comma, ultima riga sopprimere le parole 'e di quelli del funzionamento del consultorio' " L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione il quarto emendamento del Consigliere Marchini:"All'ultimo comma, ultima riga, sopprimere le parole 'confronti e verifiche' ".
L'emendamento e respinto.
Pongo in votazione l'emendamento del Gruppo democristiano, soppressivo dell'ultimo comma "A tal fine devono.." L'emendamento è respinto.
Possiamo quindi passare alla votazione dell'articolo così come risulta con gli emendamenti approvati e con la modifica formale che faremo in sede di coordinamento.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti: n. 35 Hanno risposto si: n. 21 Consiglieri Si sono astenuti: n. 14 Consiglieri L'art 8 è approvato.
Articolo 9 - Gestione del servizio "Fino alla istituzione delle Unità Locali dei servizi, i Comuni, i loro Consorzi e le Comunità montane, gestiscono i servizi consultoriali garantendo il pieno diritto alla partecipazione democratica e popolare sulla base dell'art. 2 dello Statuto della Regione Piemonte.
Gli Enti gestori approvano con deliberazione consiliare o consortile il regolamento dei servizi consultoriali.
Il regolamento dei servizi consultoriali deve prevedere forme di partecipazione degli organismi di base e delle formazioni sociali organizzate nel territorio per quanto concerne la programmazione, la metodologia dell'intervento ed il controllo delle attività".
Sono stati presentati emendamenti soppressivi ed altri modificativi.
Un emendamento soppressivo è stato presentato da alcuni Consiglieri della Democrazia Cristiana, con la firma del Capogruppo Bianchi. Propone di: "Sopprimere l'ultimo comma dell'art 9, là dove si dice: 'La metodologia dell'intervento eccetera' ".
Vuole illustrarlo uno dei presentatori? La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

La soppressione riguarda esclusivamente l'espressione "metodologia dell'intervento". L'abbiamo richiesto anche al fine di ottenere chiarimenti.
Il nostro obiettivo è di salvaguardare al massimo la professionalità del lavoro di gruppo, che crediamo trovi proprio nella interdisciplinarietà un momento di salvaguardia e di verifica all'interno del servizio. Non vorremmo che sotto le tesi di partecipazione e di discussione della metodologia dell'intervento potesse essere sottovalutata proprio questa professionalità di lavoro e si confondesse questa professionalità con un generico discorso di tipo politico. Mentre concordiamo sui termini di "programmazione" e di "controllo delle attività", su questa specificazione vorremmo dei chiarimenti.



PRESIDENTE

Vi sono poi alcuni emendamenti presentati dal Consigliere Marchini. Se lo desidera, il presentatore li può illustrare.



MARCHINI Sergio

La richiesta di soppressione dell'aggettivo "pieno" vicino a "diritto" e degli aggettivi "democratica e popolare" vicino a "partecipazione" vuol essere semplicemente una censura di stile: mi pare che il diritto sia qualcosa di ben preciso, che non esistano diritti più o meno pieni, più o meno vuoti; inoltre, il concetto di partecipazione è stato fissato, ed anche solennemente, all'art. 2 dello Statuto della Regione Piemonte, e il fatto di insistere sulla specificazione "democratico e popolare" mi sembra di gusto piuttosto discutibile. Una legge è una legge, non è una occasione per un dibattito politico o addirittura per un comizio.
Per quanto riguarda l'altro emendamento, certamente, direi, più probante, ci è sembrato opportuno richiamare la dizione del vecchio progetto che recava le firme dei Gruppi liberale e repubblicano proprio perché il rinvio generico fatto dalla Giunta agli Enti gestori, e poi così vincolante nel contenuto, ci sembra abbia in sé una contraddizione. E poi che forza abbiamo per andare noi a verificare le delibere che emetteranno gli Enti gestori? D'accordissimo sulla, diciamo così, sperimentazione di questo tipo di iniziativa, però mi pare che un primo regolamento debba uscire dalla Regione Piemonte, e che, bene o male, possa utilizzare come falsariga quanto era stato proposto nel primitivo disegno di legge.



PRESIDENTE

L'Assessore Vecchione vuol precisare il punto di vista della Giunta?



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Quanto all'emendamento della Democrazia Cristiana, chiederei caldamente che fosse ritirato. Si è usata l'espressione "gestione del servizio e metodologia dell'intervento" in riferimento all'art. 8, rubricato appunto "metodologia dell'intervento".
La Giunta, nel siglare, praticamente - l'abbiamo votato poc'anzi questo articolo, ha indicato come linea programmatica, come linea politica come linea metodologica, se vogliamo intenderla in questo senso, una serie di punti ai quali i regolamenti dei servizi e i servizi stessi si devono attenere. Quindi in relazione a quello che abbiamo detto prima, credo che la spiegazione si ponga negli stessi termini.
Se l'emendamento fosse mantenuto, pertanto, la Giunta non potrebbe accoglierlo.
Per quanto riguarda gli emendamenti del Gruppo liberale, noi diciamo che sì, è vero che il diritto è pieno, però è meglio riaffermarlo come fatto politico; così pure è bene in funzione politica ribadire "democratica e popolare", e pertanto intendiamo che l'espressione sia mantenuta nella legge.
Siamo nettamente contrari a che debba essere la Regione a regolamentare tutti i servizi consultoriali con proprie norme, proprio in quanto il decentramento dei servizi e la capacità degli Enti locali, con la partecipazione della gente, di costruirsi le norme regolamentari è una garanzia sufficiente perché la Regione non accentri assolutamente niente su di sé. E' chiaro che alla Regione rimangono dei poteri di controllo sullo svolgimento dei servizi e, quindi, un controllo di questo tipo essa pu esercitarlo in seconda battuta Siamo poi assolutamente contrari ad una normativa che preveda come la gestione dei consultori pubblici debba avvenire, a carico della Regione, e cosa dev'essere questo Comitato di gestione che qui viene indicato come formato da due rappresentanti del Comune, un rappresentante del personale medico, un rappresentante del personale paramedico, un rappresentante degli organi consultivi.
Su questo punto dei regolamenti noi abbiamo fatto riferimento espresso con una norma molto vaga, molto elastica, a quello che può essere il modo con il quale gli Enti locali, attraverso un dibattito politico, riescono a recepire nelle proprie norme regolamentari la sostanza della società che hanno intorno. Quindi, uno schema di questo tipo, che prevede delle rappresentanze fatte dalla Regione, sulla base di che cosa è stato formulato, vorrei sapere? Sulla base di quale ragionamento il personale medico, per esempio, o il personale paramedico deve avere un rappresentante? Perché non due, e perché magari non uno più uno, che pu essere un rappresentante o delle associazioni femminili o direttamente delle organizzazioni sindacali o delle lavoratrici che operano in una determinata fabbrica, quando in quella fabbrica si presentano dei problemi specifici per quanto concerne la tutela della maternità? Allora pare logico non fissare norme regolamentari tassative per tutto il territorio regionale; ma è logico, a nostro modo di vedere, riferirci all'art. 2 dello Statuto della Regione Piemonte, che dà alla partecipazione ed al controllo dell'attività amministrativa il carattere di un fatto politico essenziale.
Occorre quindi recuperare questa norma fissata nel 1970 nel nostro Statuto e lasciare praticamente alla funzione regolamentare propria degli Enti locali decidere le modalità specifiche attraverso le quali il regolamento deve esser fatto.
Questo, dunque, è un problema politico, sul quale è stata fatta una scelta politica, nell'ambito del Comitato ristretto prima e in Commissione dopo, giungendo alla determinazione di avere una normativa sufficientemente elastica, che permette alla Giunta sostanzialmente di considerare lo svilupparsi della realtà sul contesto sociale e seguire la sperimentazione di questi servizi.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Possiamo passare alla votazione degli emendamenti, che mi pare di aver capito siano tutti respinti dalla Giunta.
E' stato rivolto invito ai Collegi del Gruppo della D.C. a ritirare il loro emendamento soppressivo. Accolgono l'invito o mantengono l'emendamento? Pongo dunque in votazione l'emendamento soppressivo, là dove si dice: "la metodologia dell'intervento" eccetera.
L'emendamento è respinto.
Passiamo agli emendamenti modificativi.
Pongo in votazione il primo emendamento modificativo: "Al primo comma terza riga, sopprimere la parola 'pieno'; alla quarta riga sopprimere le parole 'democratica e popolare' ".
L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione l'altro emendamento: "Sostituire il terzo comma con i seguenti commi: 'L'organizzazione ed il funzionamento dei consultori pubblici sono disciplinati dal regolamento regionale' 'La gestione dei consultori pubblici è a carico della Regione ed è affidata ai Comuni, loro Consorzi e Comunità montane che vi provvedono attraverso un Comitato di gestione composto da: due rappresentanti del Comune, o Consorzio, o Comunità montana nominati dai relativi organi deliberanti, di cui uno in rappresentanza delle minoranze un rappresentante del personale medico operante nel consultorio un rappresentante del personale paramedico operante nel consultorio un rappresentante degli organi consultivi di decentramento comunale qualora costituiti a norma di legge' ".
L'emendamento è respinto.
Prima che si passi alla votazione dell'articolo, nella sua dizione originaria, essendo stati respinti tutti gli emendamenti, ha facoltà di parlare, per dichiarazione di voto, il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Parlo non tanto, signor Presidente e Colleghi, per dolermi della reiezione dell'emendamento soppressivo della dizione in ordine alla "metodologia dell'intervento" - l'emendamento e stato presentato più per provocare un chiarimento, sempre necessario ed opportuno quando la terminologia usata può lasciare adito ad interpretazioni non univoche quanto per fare alcune brevissime valutazioni, suggerite da una dichiarazione dell'Assessore.
Secondo il collega Vecchione, i termini "democratico" e "popolare" non sono due termini di accezione corrente, comuni, per cui vogliano dire la stessa cosa per tutti: servono a dare una qualificazione, una etichettatura politica (tale gliel'ha attribuita lo stesso Assessore), quindi sono usati tra virgolette, "democratico e popolare". Per cui, questa consultazione questa partecipazione , dovrà avere, secondo interpretazioni che qualcuno potrà auspicare in futuro, solo questo carattere; che diventerebbe, se le intenzioni dell'Assessore dovessero tradursi nella prassi, autenticamente discriminatorio, perché si avrebbe un tipo di partecipazione in cui solo certe parti politiche che si attribuiscono una certa qualificazione , e che in un certo modo si definiscono, ne sarebbero attori legittimi.
Per questa interpretazione, che è stata sottolineata dall'intervento dell'Assessore, che non pone problemi di chiarezza legislativa ma di qualificazione politica - e la partecipazione è per sua definizione già democratica e popolare -, noi ci asteniamo dal votare questo articolo.
Abbiamo voluto prendere dall'articolo semplicemente occasione per questa puntualizzazione.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione sull'articolo.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti: n. 43 Hanno risposto si: n. 26 Consiglieri Si sono astenuti: n 17 Consiglieri L'art 9 è approvato.
Titolo III - Altri servizi consultoriali Articolo 10 - Altri servizi consultoriali presenti nel territorio.
"La Giunta regionale autorizza la istituzione di servizi consultoriali da parte di istituzioni o Enti pubblici e privati che abbiano finalità sociali, sanitarie ed assistenziali, senza scopo di lucro, semprech rispondano a tutte le finalità ed alla metodologia di intervento di cui alla presente legge.
La Giunta regionale deve verificare la rispondenza del funzionamento dei servizi consultoriali autorizzati, alle disposizioni legislative regionali e statali vigenti".
Sono stati presentati alcuni emendamenti dal Consigliere Marchini, che può illustrarli, se lo ritiene opportuno.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi questi due emendamenti, l'uno conseguenza dell'altro, sono, a mio parere, i più cruciali fra quelli presentati. Perché se gli altri, in un certo senso, avevano lo scopo di concorrere, magari intempestivamente, alla formulazione di una legge la migliore possibile, com'è nell'interesse di tutti con questi emendamenti mi sembra si cerchi di sciogliere un nodo chiaro e preciso di volontà politica da parte della Giunta, sempre che io non abbia equivocato.
Non riusciamo infatti a capire cosa significhi "autorizzare la istituzione di servizi consultoriali", visto che c'è poi un intero articolo che concerne la convenzione con istituti privati che provengono da Enti pubblici.
La mia preoccupazione è che la Giunta voglia dare al termine "autorizza" il suo significato tecnico, la sua accezione più restrittiva il che significa, come gia abbiamo detto questa mattina per un altro tipo di problema, la verifica da parte dell'Ente amministrativo, e nella specie politico e amministrativo, che e la Regione, delle condizioni di legge per l'esistenza di altri consultori. Ora, mi pare che questo sia un punto che la Giunta ha il dovere di chiarire: potranno, a seguito di questa legge avere vita propria gli Enti privati che nascono spontaneamente nel contesto sociale, nei gruppi sociali, culturali, religiosi? In caso affermativo, non si capisce perché abbiano bisogno di una autorizzazione, la quale non ha poi forza propria come provvedimento, ma è la condizione direi pregiudiziale per poter poi procedere alla convenzione.
L'emendamento che noi suggeriamo non mi sembra sia dei più felici perché dice: "autorizza la convenzione", il che sarebbe stato meglio collocato, a rigor di logica, nell'art. 11 anziché nel 10. Ma l'abbiamo presentato, ripeto, soprattutto per aver occasione di richiedere alla Giunta di chiarirci il significato di questo articolo ed invitarla a modificarlo a sua discrezione in modo tale che appaia chiaro e lampante che i gruppi d'opinione, gruppi culturali, gruppi sociali, gruppi religiosi possono esprimere loro consultori, i quali non hanno nessuna intenzione di convenzionarsi ma ovviamente non hanno bisogno di alcuna autorizzazione.
Penso che il mantenimento di questa dizione finirebbe, tutto sommato, con il far sorgere qualche dubbio non solo sulla legittimità ordinaria di questa norma ma addirittura sulla sua legittimità costituzionale.



PRESIDENTE

Chiede di parlare la signora Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

L'interpretazione che abbiamo dato noi repubblicani a questo articolo è che con esso si sia inteso effettivamente garantire la serietà di qualsiasi iniziativa di carattere privato. Non possiamo, infatti, pensare che in nome di una iniziativa privata che è giustissimo ci sia, che noi appoggiamo sotto tutti gli aspetti, in campo culturale, sociale eccetera eccetera, si possa fare di ogni erba un fascio e qualunque privato possa fare qualsiasi opera che di fatto possa essere in realtà speculativa se non in senso economico, in altri sensi comunque deteriori.
La Giunta regionale, quindi, a nostro parere, con questo articolo prevede di autorizzare i servizi consultoriali che abbiano quelle caratteristiche che hanno anche tutti gli altri consultori. Perché a questo punto semplicemente uno psicologo, magari, come capita ormai, greco o turco, potrebbe impiantare qui uno studio, per applicarvi una qualche novità psicologica, unita ad altre pratiche di paramedicina, per non dire stregoneria o simili, e sostenere di aver impiantato un consultorio. Ora, a me pare che, perché un servizio possa chiamarsi consultorio, debba rispondere a determinate caratteristiche, la cui esistenza deve essere avallata dalla Giunta attraverso l'autorizzazione.
Questo, se ho ben capito, il significato di questo articolo. Se la mia interpretazione non fosse esatta pregherei l'Assessore di specificarlo.



PRESIDENTE

Non vi sono atre richieste di parola. Ha facoltà di rispondere l'Assessore.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Penso che questo emendamento sia stato presentato perché non si è capito bene il meccanismo generale della legge.
Il servizio consultoriale, come prevede la legge 405 dello Stato, è un servizio di carattere sociale e sanitario. Le tre fasce di consultori possibili sono; i consultori privati, quelli pubblici, quelli convenzionati.
Nei confronti del consultorio di tipo strettamente pubblico, cioè quello istituto da Comuni, Consorzi di Comuni, Comunità montane, vi è la necessità che questo consultorio svolga un servizio nell'ambito di questa legge, cioè con tutte le finalità che questa legge si propone. Di qui la necessità del controllo da parte anche della Giunta sui servizi consultoriali dei Comuni.
C'è poi l'altra ipotesi, cioè quella dei servizi consultoriali allestiti da privati che si convenzionano con i Comuni. L'art. 6 - anticipo la discussione che sarà poi il fulcro di questo dibattito in Consiglio della legge 405 dispone che la Regione, sulla base delle proposte dei Comuni e dei Consorzi di Comuni, appronta il piano di finanziamento relativo ai consultori di cui all'art. 2. Il che vuol dire che abbiamo la possibilità di inserire in questo quadro sia i consultori di carattere pubblico sia i consultori, che ci vengono proposti attraverso il convenzionamento dai Comuni, che hanno una natura di carattere privato (cioè, che sono stati istituiti dai privati, ma nei confronti dei quali il Comune valuta l'opportunità e la globalità dell'intervento che il consultorio dà e stabilisce che il servizio consultoriale su quel territorio lo si fa in modo convenzionato fra Comune ed Ente privato). Di qui il discorso relativo al finanziamento. Al consultorio, invece, che liberamente si insedia sul territorio, senza chiedere finanziamenti alla Regione, operando sul territorio autonomamente, non può essere lasciata liberta d'azione indiscriminata, perché svolge pur sempre un servizio socio sanitario; e quindi, nel momento in cui svolge un'attività di carattere anche sanitario, ha necessità di avere una autorizzazione, che è una autorizzazione tipica di tutti gli interventi in materia sanitaria.
Altrimenti, abbiamo veramente dei servizi di cui non conosciamo la validità dal punto di vista sanitario e sociale, cosa della quale giustamente si preoccupava il Consigliere Bianchi nel suo intervento. Se vogliono essere servizi consultoriali che sviluppino sostanzialmente tutto l'intervento complessivo e globale che questa legge pone all'art. 3 e con le norme che ne discendono, devono chiedere una autorizzazione alla Regione. Non vedo in questo alcun intento repressivo, mentre l'autorizzazione del convenzionamento, come proposta nell'emendamento, determinerebbe un quadro in cui la Regione praticamente esercita un potere più repressivo subordinando il convenzionamento ad un certo tipo di autorizzazione.
A questo punto è chiaro che ci potranno essere delle iniziative sul territorio che si chiameranno magari consultori e non lo saranno; ma se vogliono esserlo in quanto consultori riconosciuti e autorizzati dalla Regione, devono rispondere alla globalità dei tipi di intervento che stanno attuando. E quando ci chiedono di avere l'autorizzazione regionale, noi dobbiamo esser certi che svolgono tutti l'attività connessa a quel determinato servizio. Quindi, è proprio una applicazione stretta della legge 405 e di tutta la problematica di carattere sociale e sanitario, in modo particolare, che occorre in qualsiasi presidio che sul territorio svolga anche quel minimo di attività di carattere di intervento sanitario per il quale occorre una autorizzazione.
Noi come Regione non potremmo certo lasciar disseminare il territorio di iniziative di vario tipo che si vogliano chiamare consultori ai sensi della legge 405 e della legge numero tal dei tali della Regione, quale essa sarà, senza fissare questi principi. Abbiamo bisogno di conoscere e vedere e il personale e chi vi opera e quali sono le finalità e con quali mezzi e strumenti si opera perché si possa rilasciare l'autorizzazione. Né più n meno di quel che capita per gli istituti di radiologia e per quelli di analisi di carattere privato, che hanno bisogno di una autorizzazione da parte del Presidente della Giunta tramite l'Assessorato alla Sanità in quanto svolgono delle attività di carattere sanitario.
Queste le ragioni per le quali la Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione sugli emendamenti Pongo in votazione il primo: "Al primo comma, prima riga, sostituire le parole 'autorizza l'istituzione' con le parole 'autorizza il convenzionamento' " L'emendamento e respinto.
Pongo in votazione il secondo: "Al secondo comma, seconda riga, sostituire la parola 'autorizzati' con la parola 'convenzionati' " L'emendamento è respinto.
Qualcuno desidera fare dichiarazioni di voto, prima che si passi alla votazione sull'articolo? Il Consigliere Marchini, ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Mi pare che il problema che ho sollevato sia stato in parte recepito dall'Assessore, anche se poi egli non e arrivato alle conseguenze che forse erano auspicabili.
Nella sostanza, l'Assessore ci dà atto che nella dizione generica "istituzione di servizi consultoriali" possono anche assimilarsi delle attività di assistenza psicologica, intellettuale, culturale e religiosa che sono evidentemente materie estranee alla presente legge.
Io mi auguro che quanto è stato dichiarato in quest'aula possa servire a chiarire le idee a qualche maresciallo dei carabinieri quando si troverà di fronte alla necessità di procedere nei confronti di qualche consultorio che non abbia le specifiche funzioni di quello oggetto di legge. In questo senso mi astengo proprio perché l'Assessore mi ha dato atto che questo tipo di preoccupazione e di realtà cui alludevo nella realtà può verificarsi.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare. Passiamo quindi alla votazione sull'articolo nella sua stesura originaria.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti: n 39 Hanno risposto si: n. 38 Consiglieri Si è astenuto: n. 1 Consigliere Articolo 11 - Convenzione fra Enti locali ed Enti pubblici e privati "I Comuni, i Consorzi di Comuni e le Comunità montane, per il raggiungimento delle finalità di cui alla presente legge, possono stipulare convenzioni con le Istituzioni e gli Enti di cui al precedente articolo 10.
In tali casi, ove non venga prevista nell'ambito della convenzione la gestione diretta del servizio da parte di Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane, le istituzioni e gli altri Enti pubblici e privati devono possedere i seguenti requisiti: assicurare tutte le prestazioni indicate nel precedente art. 3 disporre del personale indicato nel precedente articolo 5 garantire una metodologia di intervento a norma del precedente articolo 8 gestire i servizi con la partecipazione degli Enti locali e con le modalità previste dal 3° comma del precedente articolo 9 e dall'articolo 2 dello Statuto della Regione Piemonte.
La Giunta Regionale, esaminate le proposte di convenzione dei Comuni Consorzi di Comuni e Comunità montane, può inserire i servizi consultoriali convenzionati nel programma annuale per la ripartizione dei finanziamenti a tali scopi destinati".
Sono stati presentati alcuni emendamenti dal Consigliere Marchini.
Suggerirei, se possibile, di usare una procedura di illustrazione e replica un po' più sollecita, perché nell'ultima ora abbiamo completato l'esame di tre articoli soltanto e di questo passo giungeremo al voto conclusivo a tardissima ora.
La parola al presentatore Consigliere Marchini



MARCHINI Sergio

Qui le parti si invertono, semplicemente, rispetto al vostro diritto "pieno" e - "partecipazione democratica". Nel senso che la volontà della Giunta che i Comuni, i Consorzi, le Comunità montane abbiano un ruolo preminente in questa situazione, deve, secondo noi, essere raffermata più puntualmente, con la dizione che noi abbiamo suggerito.
Inoltre, siccome quanto sopra viene rimesso alla valutazione della Giunta, noi riteniamo che l'eventuale diniego della Giunta di accedere alle richieste di questi tipi di Enti debba trovare, come qualunque provvedimento di natura amministrativa e giurisdizionale, una motivazione per cui, insisto nel senso proposto da questi emendamenti, la cui sostanza ripeto, è questa: i Comuni, le Comunità montane, i Consorzi di Comuni hanno diritto ad essere inseriti nei programmi della Regione. Qualora la Giunta abbia dei motivi fondati per non inserirli, deve dare di ciò una adeguata motivazione, non limitarsi ad una motivazione di opportunità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare la dottoressa Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Non so se ho inteso bene lo spirito degli emendamenti del Consigliere Marchini. A parer mio, non si può, pur con le migliori intenzioni accettare l'emendamento il quale prevede che, allorquando il Comune stipula la convenzione con un consultorio, il servizio debba essere necessariamente inserito nel "piano" - infatti così prevede la dizione dell'emendamento cioè l'automatico inserimento del consultorio nel piano per il finanziamento.
Per l'esperienza che ho acquisito, in qualità di Assessore, so che c'è sempre un limite agli stanziamenti e pertanto nella legge non si pu affermare, in modo categorico, che necessariamente tutte le domande dei Comuni, sia per la gestione diretta, sia per quella convenzionata dei servizi debbano essere inserite nei piani. Le domande vengono esaminate e in rapporto agli stanziamenti ed alle priorità stabilite, sono accolte o meno.
Così, per il secondo emendamento, mi pare non si parli di rifiuto di convenzione, ma di rifiuto di finanziamento. Anche in seguito alle mie proposte in Commissione (ne parlerò in sede di dichiarazione di voto), non è più prevista la competenza della Giunta di approvare le convenzioni: secondo il testo in discussione la Giunta non approva affatto le convenzioni, le approva invece il Comune e le vista il CORECO, come avviene per qualunque altra deliberazione degli Enti locali.
Pertanto, pur con la miglior volontà di finanziare tutti i consultori convenzionati, mi pare sia impossibile recepire questo emendamento, perch il piano regionale di finanziamento ha i suoi limiti nello stanziamento di bilancio.
Dichiaro quindi che darò voto contrario.



PRESIDENTE

Poiché la dottoressa Vietti ha praticamente risposto interpretando esattamente le intenzioni della Giunta, l'Assessore Vecchione rinuncia a parlare. Possiamo pertanto passare alla votazione degli emendamenti.
Pongo ai voti il primo emendamento: "Al terzo comma, sostituire le parole "può inserire" con la parola "inserisce" ".
L'emendamento è respinto.
Pongo ai voti il secondo emendamento: "Dopo l'ultimo comma, aggiungere il seguente: 'La Giunta regionale, in caso di rifiuto della convenzione, deve fornire ai Comuni, loro Consorzi ed alle Comunità montane risposta motivata scritta entro trenta giorni dalla data della richiesta".
Anche questo emendamento è respinto.
Passiamo allora alla votazione sull'art. 11 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti: n. 40 Hanno risposto si: n. 40 Consiglieri L'art.. 11 è approvato.
Articolo 12 - Funzioni di vigilanza "La Giunta regionale esercita il controllo e la vigilanza su tutti i servizi consultoriali previsti dalla presente legge.
Le funzioni di vigilanza sui servizi consultoriali non convenzionati istituiti dalle istituzioni pubbliche e private di cui all'art. 10 della presente legge, sono delegate ai Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane, dove sono ubicati i servizi medesimi".
Si proceda alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto seguente esito: Presenti e votanti: 39 Hanno risposto si: 39 Consiglieri L'art 12 è approvato.
Articolo 13 - Programmazione degli interventi "La Giunta regionale, sulla base delle proposte dei Comuni, dei Consorzi di Comuni e delle Comunità montane, considerate le esigenze di un'articolazione territoriale del servizio, redige un programma annuale da sottoporre all'approvazione del Consiglio regionale, per il finanziamento e la localizzazione dei servizi consultoriali.
I servizi consultoriali di cui all'art. 11 della presente legge devono integrarsi nell'articolazione territoriale del servizio, nel quadro del programma annuale fissato dalla Regione.
Inoltre, nella predisposizione del piano annuale di intervento, devono essere osservati i seguenti criteri: a) consistenza demografica ed estensione territoriale b) situazione socio-economica c) stato dei servizi sanitari e sociali d) tasso di natalità, morbosità e mortalità perinatali ed infantili e) incidenza degli aborti f) condizioni della viabilità e dei trasporti".
E' stato presentato un emendamento a firma del Consigliere Marchini "Sopprimere le parole di cui alla lettera b)".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non siamo ancora abituati al linguaggio per neofiti che si usa nelle leggi e soprattutto nella tematica moderna, ma mi pare che i punti a), c) d), e), f) potevano essere riassunti sotto la formula "Situazione socio economica dei servizi". Tuttavia il fatto che il concetto di situazione socio-economica sia stato messo insieme con altri criteri, ci fa pensare che si sia voluto sottolineare la situazione socio-economica agli effetti della predisposizione del piano e secondo noi può creare la possibilità ed il pericolo che ci siano in definitiva delle discriminazioni una volta tanto a contrario. Ora, siccome io non credo che l'oggetto di questa legge sia appannaggio esclusivo di certi ceti sociali, ma sia comune a tutti i ceti sociali, anche a quelli economicamente evoluti, non mi sembra che questo tipo di sottolineatura abbia senso e debba essere mantenuto. Ripeto: la situazione socio-economica o la si considera come complesso dei fattori dell'ambiente da un punto di vista economico, sociale e culturale che possono determinare l'opportunità di un intervento annuale, oppure, se sottolineiamo altri elementi evidentemente li si vuole sottolineare con uno scopo preciso. Per cui insisto perché venga soppresso per evitare che possa essere considerata una discriminazione nei confronti, guarda caso, una volta tanto, dei gruppi non meno abbienti.



PRESIDENTE

C'è un emendamento dei Gruppo D.C., aggiuntivo all'art.13: Dopo il secondo comma aggiungere: "Possono essere concessi contributi per i servizi consultoriali, di cui al precedente articolo 10, per un importo complessivo non superiore al 5 % dello stanziamento previsto dalla presente legge".
La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

La legge nazionale 29.7.1975 n. 405 prevede tre tipi di gestione dei consultori: una gestione diretta degli Enti locali territoriali, cioè dei Comuni, dei Consorzi di Comuni, e delle Comunità montane; una gestione di Enti pubblici e privati, che svolgono attività nell'ambito socio-sanitario e non abbiano fini di lucro, convenzionati con gli Enti locali territoriali ed infine una gestione diretta da parte di Enti pubblici e privati, che non abbiano scopo di lucro e che svolgano attività nel settore.
All'art. 6 della citata legge, si prevede la possibilità di finanziamento di tutti e tre i tipi di consultorio, sia di quelli gestiti dagli Enti locali territoriali, sia di quelli convenzionati, sia di quelli gestiti direttamente dagli Enti pubblici e privati di cui sopra.
Rilevo che, invece, la legge in discussione dà la possibilità di finanziamento esclusivamente per i consultori gestiti direttamente dagli Enti locali territoriali e per quelli convenzionati.
Noi siamo favorevoli alla gestione diretta ed alla gestione convenzionata degli Enti locali territoriali, ma riteniamo che la legge nazionale debba essere recepita nella sua interezza; anche se riteniamo che i consultori gestiti direttamente da Enti privati - sempre tuttavia finanziati attraverso le proposte dei Comuni - richiedano uno stanziamento limitato per il loro finanziamento, non accettiamo che siano del tutto esclusi, anche perché i piani sono elaborati, in rapporto all'articolazione territoriale, e quindi il servizio convenzionato sarà presente soltanto là dove non c'è il servizio gestito direttamente dall'Ente locale.
Noi crediamo che la delicatezza del servizio richieda la possibilità di scelta dell'utente, perché deve dargli la garanzia che l'aiuto e la consulenza rispondano alle peculiari esigenze del proprio nucleo familiare.
Riteniamo inoltre che, poiché si tratta di un nuovo servizio, siano opportune sperimentazioni che un Ente privato, meno legato da schemi rigidi, possa esperire più validamente che non un Ente locale territoriale.
Pertanto, pur richiedendo uno stanziamento minimo, ossia il 5% dello stanziamento complessivo, riteniamo che la Giunta accogliendo il nostro emendamento avrebbe la possibilità di garantire la libera scelta dell'utente, almeno in alcuni casi, e di effettuare delle sperimentazioni.
Ne raccomandiamo quindi l'approvazione soprattutto per non coartare il pluralismo di iniziative anche in questo settore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Mi pare che questo sia il punto politico centrale della legge in discussione.
Quando si avvia un servizio nuovo, il legislatore nazionale ha presente la situazione per regolarizzare questo tipo di rapporto fra pubblico e privato. Ha quindi fissato il servizio consultoriale nell'art. 2 considerando i servizi consultoriali istituiti da Enti pubblici e privati ma quando è sceso all'esame dell'art. 6 della legge 405 ha posto chiaramente, in termini inequivocabili (lo vedremo anche con atti parlamentari) che la Regione, sulla base delle proposte dei Comuni e dei Consorzi di Comuni, faccia il piano finanziario per l'istituzione di servizi consultoriali dell'art. 2.
Allora, se interpretiamo questa norma nel modo in cui la vuole interpretare la dottoressa Vietti, vuol dire che le richieste di finanziamento che il consultorio privato fa alla Regione devono passare attraverso il Comune e così far diventare il Comune un servizio postale, se non ho capito male, mentre il legislatore ha voluto dire - proprio per il rispetto del pluralismo e proprio perché il pluralismo si sviluppa secondo il modo in cui si vanno a fare questi servizi - che i Comuni, i Consorzi di Comuni e le Comunità montane (aggiungiamo noi perché è una realtà politica che abbiamo nel nostro territorio) al momento in cui devono istituire i servizi hanno una serie di scelte: o se li fanno loro, o stabiliscono un rapporto con l'Ente privato e quindi sviluppano quel momento convenzionale con l'Ente privato. Secondo noi questo è un fatto estremamente positivo.
Perché? Mi pare che in tutte le leggi che il III Dipartimento ha portato in aula, in modo particolare per quanto riguarda il mio Assessorato, non c'è provvedimento in cui non si sia fissata una linea precisa di rapporto fra l'Ente locale titolare di tutti i servizi e la realtà esistente e preesistente sul territorio (siano gli E.C.A. gli IPAB, gli Enti privati ecc.). Non si è voluto abbattere le vecchie esperienze o le situazioni che ci sono sul territorio, ma mettere in moto questo processo di integrazione fra Comune e istituzioni pubbliche e private che non appartengono alla sfera elettiva, per aprire quel discorso di integrazione che rompa queste assistenze parallele che esistono nel nostro Paese: l'uno lo stato assistenziale tradizionale che sta al di fuori degli Enti locali, l'altro quello che faticosamente cerca di nascere, che è lo stato dei servizi sociali che i Comuni, i Consorzi di Comuni e le Comunità montane devono portare avanti.
Questo lo spirito, quindi, ed è importante affermare questa scelta perché non andiamo a colpire esperienze precedenti sul territorio, ma stiamo costruendo un servizio nuovo e sarebbe un errore secondo me riservare il 5, il 10, il 20% al privato. A me non interessa il discorso della percentuale, ci potranno essere 15/20/30 servizi consultoriali convenzionati, ciò che conta è che il rapporto dovrà correre fra Comune ed Ente perché insieme (e qui si realizza, in questo tipo di dialettica, il pluralismo dell'intervento) creino questo tipo di servizio.
Che questa fosse la volontà dei legislatore è chiarissimo perché, a conclusione della decisione sull'art. 6 della legge nazionale, viene presentato da tre parlamentari: la Magnani Noya per la parte socialista, la Maria Eletta Martini per la DC e Abbiati Dolores per il PCI, un ordine del giorno accolto dal Governo.
L'ordine dei giorno dice; "La Commissione igiene e sanità della Camera riaffermando che il pluralismo dell'istituzione non diminuisce, anzi valorizza il potere decisionale dell'organo pubblico sia nella programmazione, sia nell'istituzione di consultori da realizzarsi da parte degli Enti locali o, se del caso, a mezzo specifiche convenzioni con i consultori privati, auspica (quindi il discorso della Commissione Igiene Sanità alla Camera e chiarissimo sotto questo profilo) che si prevedano intorno ai consultori forme di partecipazione degli utenti e delle forze sociali, sindacali, politiche, democratiche popolari esistenti nel territorio in cui essi operano ed invita il Governo ad adoperarsi in tal senso".
Il Governo accoglie questo ordine del giorno.
Ecco come la volontà del legislatore concludeva un iter faticoso della legge che aveva certamente posizioni diverse, il Partito repubblicano era in una posizione di netto privilegio per il servizio pubblico, lo ha posto anche nell'ambito della propria proposta legislativa; la D.C.
necessariamente aveva una posizione politica diversa. Si è raggiunto non un compromesso sul consultorio, ma secondo me su di una linea politica molto corretta per quanto riguarda i servizi sociali considerando che vanno recuperati con un processo politico che sappia collegare gli Enti locali alle istituzioni pubbliche e private, ferma restando la gestione politica da parte dell'Ente locale.
Se noi aggiungiamo che questo è un servizio all'interno dell'unità locale dei servizi, ci rendiamo conto che non possiamo far crescere nulla di estraneo, di esterno a quella che è la volontà politica pubblica affermata dal legislatore nell'art 6, non mortificata in questa legge, ma solo spingendo la comunità a mettere in moto un processo politico dal quale questo tipo di rapporto si costituisca, si crei e si realizzi.
E' così che la Giunta ha valutato attentamente questa ipotesi.
D'altronde era logico che si ponessero anche diverse posizioni, ma con l'invito che rifaccio al Gruppo della DC di considerare l'opportunità di capire lo spirito con il quale stiamo formulando questa legge: non vi è nulla di repressivo nei confronti di qualsiasi tipo di iniziativa. Il potere sta ai Comuni ed ai Consorzi di Comuni, e il piano, lo affermo per la seconda volta nella giornata di oggi, dovrà trovare con la Giunta, con gli Assessorati competenti, la partecipazione di altre forze, cioè di forze estranee al Consiglio, estranee alla Giunta, realizzando quel metodo nuovo di amministrare la cosa pubblica che credo stiamo dimostrando da tempo.
La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

La discussione è terminata.
Pongo in votazione il primo emendamento presentato dal Consigliere Marchini.
E' respinto Pongo in votazione il secondo emendamento presentato dal Gruppo della D.C.
E' respinto.
La parola alla dottoressa Vietti per dichiarazione di voto.



VIETTI Anna Maria

Noi dichiariamo di votare contro questo articolo, anche per le dichiarazioni dell'Assessore In realtà la legge statale è molto chiara e prevede tre tipi di gestione dei servizi consultoriali: gestione diretta gestione convenzionata e gestione dei privati. Certo che l'articolo 6 della citata legge prevede che i piani per il proprio ambito territoriale vengano proposti dai Comuni e noi non abbiamo mai inteso che il privato dovesse rivolgere la domanda direttamente alla Regione perché è il Comune che deve avere la responsabilità in questo settore. L'Ente privato avrebbe dovuto fare domanda al Comune il quale, valutata la validità del servizio, lo poteva inserire nelle proposte per l'intervento finanziario della Regione pertanto c'era il filtro dell'Ente locale territoriale e non già, come ha affermato l'Assessore, che il Comune svolgesse esclusivamente un servizio postale.
Non mi pare quindi si possa affermare che noi procediamo su un doppio binario; i Comuni, avendo la vigilanza sul servizio, avrebbero avuto certamente la possibilità di controllare il modo con cui i fondi elargiti venivano spesi e inoltre, come abbiamo rilevato, lo stanziamento da noi proposto poteva servire per iniziative di carattere sperimentale.
Non ritengo sia pertinente il riferimento all'ordine del giorno sottoscritto dall'Onorevole Maria Eletta Martini, dall'Onorevole Magnani Noya e dall'Onorevole Aletto; il documento citato auspica che la gestione dei consultori si effettui con la partecipazione degli utenti e delle forze sociali presenti nel territorio. La premessa del documento mi pare molto chiara: afferma che il pluralismo delle iniziative non sminuisce, anzi valorizza il ruolo del Comune e poi tratta dei servizi gestiti direttamente o convenzionati dagli Enti locali, considerandoli quasi come un' unica realtà; quando affronta il problema del pluralismo delle iniziative per fa, di certo, riferimento all'articolo 2 della citata legge, che prevede i vari tipi di gestione dei servizi consultoriali.
Pertanto noi, pur riaffermando che ritenevamo prevalente la gestione diretta e la gestione convenzionata degli Enti locali, riteniamo giusto che si fosse previsto un pur modesto stanziamento per i consultori privati, che veniva sempre erogato tramite i Comuni, ma che permetteva di intervenire per iniziative sperimentali e garantiva il pluralismo delle istituzioni.
Non essendo stato accolto il nostro emendamento dichiariamo di votare contro l'articolo.



PRESIDENTE

Qualcun altro desidera prendere la parola? Pongo in votazione l'art. 13.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti: n. 40 Hanno risposto si: n. 27 Consiglieri Hanno risposto no: n. 12 Consiglieri Si è astenuto: n. 1 Consigliere Articolo 14 - Criteri per la localizzazione dei servizi consultoriali.
"Al fine di realizzare servizi integrati e per la migliore utilizzazione delle strutture e risorse disponibili, i servizi consultoriali preferibilmente, devono essere collocati in strutture comuni o quanto meno contigue agli altri servizi sociali, sanitari ed assistenziali presenti nel territorio".
Vi è un emendamento presentato dai Consiglieri Castagnone Vaccarino e Gastaldi che dice "I locali adibiti ai servizi consultoriali debbono essere idonei a garantire la riservatezza del colloquio con l'utente".
La Giunta mi ha già comunicato che accetta l'emendamento.
Vi sono richieste di parola? Passiamo all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti: n. 41 Hanno risposto si: n. 41 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Articolo 15 - Proposte dei Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane Termini e contenuti "I Comuni, i loro Consorzi e le Comunità montane formulano al Presidente della Giunta regionale le proposte per l'inserimento dei servizi consultoriali nel piano regionale e per ottenere i contributi, entro il 30 giugno dell'anno precedente per il quale il contributo viene richiesto.
Le proposte di inserimento nel piano devono contenere, oltre alle indicazioni di cui alle lettere a), b), c), d), e), f) del precedente articolo 13, quelle relative a: 1) programma di attuazione 2) strumenti necessari alla realizzazione 3) notizie sulla situazione dei servizi esistenti e l'indicazione di altre iniziative rispondenti alle finalità di cui alla presente legge 4) mezzi di gestione 5) previsione degli oneri di gestione".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti: n. 40 Hanno risposto si: n. 40 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Articolo 16 - Programma annuale e piano finanziario.
"La Giunta regionale, sulla base delle proposte formulate ai sensi del precedente articolo 15, redige il programma di cui al primo comma dell'art.
13 della presente legge ed il piano di finanziamento degli Enti locali ammessi a contributo.
Il programma dei servizi consultoriali ed il piano di finanziamento sono sottoposti all'approvazione del Consiglio regionale entro il 30 settembre dell'anno precedente a quello per il quale il programma ed il piano finanziario si riferiscono".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti: n. 41 Hanno risposto si: n. 41 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Articolo 17 - Norme transitorie "Per l'anno 1976 i termini di cui ai precedenti articoli 16 e 15 vengono fissati in mesi due dall'entrata in vigore della presente legge".
Vi è un emendamento soppressivo e sostitutivo presentato dal Consigliere Marchini: "Sopprimere l'intero articolo e sostituirlo con il seguente 'Per l'anno 1976 i termini di cui ai precedenti articoli 15 e 16 vengono fissati rispettivamente in mesi due e mesi quattro dall'entrata in vigore della presente legge' ".
La Giunta lo accoglie.
Pongo in votazione l'emendamento.
E' accolto.
Si passi all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti: n. 37 Hanno risposto si: n. 37 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
Articolo 18 - Integrazione del contributo statale "La Regione, per l'anno finanziario 1976 integra, nella misura di 100 milioni, l'assegnazione dello Stato di cui all'articolo 5 della legge 29 luglio 1975, n. 405.
Per gli anni finanziari 1977 e seguenti la misura dell'integrazione di cui al precedente comma sarà stabilita con successive leggi regionali".
Si passi alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti: n. 38 Hanno risposto si: n. 38 Consiglieri L'art. 18 è approvato Articolo 19 "Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata, per l'anno finanziario 1976, una spesa pari alle quote assegnate alla Regione a seguito del riparto, per gli anni 1975 e 1976, del fondo di cui all'articolo 5 della legge 29 luglio 1975, n. 405, integrata nella misura stabilita ai sensi del precedente articolo.
All'onere di 100 milioni di cui al precedente articolo si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n.
1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1976.
Nello stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 1976 sarà conseguentemente iscritta, al capitolo n. 36, una somma corrispondente alle quote di cui al primo comma.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976 saranno corrispondentemente iscritti: il capitolo n. 490 - Rubrica n. 8 - Assessorato alla Sicurezza Sociale e Sanità - con la denominazione "Spese per l'istituzione, il funzionamento e la gestione dei servizi consultoriali", con stanziamento pari alla metà della somma assegnata alla Regione a seguito del riparto, per gli anni 1975 e 1976, del fondo di cui all'articolo 5 della legge 29 luglio 1975, n. 405 e con l'integrazione di 50 milioni il capitolo n. 541 - Rubrica n. 9 - Assessorato, all'Assistenza con la denominazione "Spese per l'istituzione, il funzionamento e la gestione dei servizi consultoriali ", con stanziamento pari alla metà della somma assegnata alla Regione a seguito del riparto, per gli anni 1975 e 1976, del fondo di cui all'articolo 5 della legge 29 luglio 1976, n. 405 e con l'integrazione di 50 milioni.
Nei bilanci per gli anni finanziari 1977 e successivi saranno iscritti il capitolo n. 36 di entrata, con dotazione pari alla somma che, per ciascun anno, risulterà assegnata alla Regione a seguito del riparto del fondo di cui all'art. 5, secondo comma, della legge 29 luglio 1975, n. 405, nonché i capitoli n 490 e n 541 della spesa, con stanziamenti rispettivamente pari alla meta del contributo integrativo regionale di cui al precedente articolo 18 e dell'assegnazione derivante, per ciascun anno, del riparto del fondo di cui sopra.
Le somme non impiegate in un esercizio possono essere impiegate negli esercizi finanziari successivi.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio" Chiede di parlare la dottoressa Vietti, ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Vorrei fare un rilievo. Chiedo scusa se non l'ho fatto in Commissione dove abbiamo a fungo discusso: in genere, per le norme di carattere finanziario si esamina la cifra complessiva dello stanziamento e non si esaminano i particolari; solo in seguito ho rilevato quanto sto per dire.
Trovo molto strano - e voglio chiedere spiegazioni alla Giunta - il fatto che lo stanziamento complessivo venga frazionato in due, metà iscritto in un capitolo di bilancio della Sanità, e metà in un capitolo dell'Assistenza.
Con tutte le conclamate dichiarazioni circa la globalità della Giunta circa il lavoro a livello dipartimentale e l'esigenza che sul territorio i servizi siano unici, che si superi la frammentarietà delle competenze tipica del passato, se non ci sono dei gravi motivi tecnici, perché questa suddivisione di competenze? La Giunta precedente, che non faceva dichiarazioni così trionfalistiche, mai ha frazionato gli stanziamenti tra due Assessorati per un unico servizio.
Pertanto vorrei delle spiegazioni in merito.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

La questione era già nata anche in Commissione e la domanda era già stata fatta da me, ma forse la signorina era uscita. Dal punto di vista del controllo e di quel tanto di gestione del piano, lo stanziamento in due capitoli, uno alla Sanità e l'altro all'Assistenza che cosa significa? A nostro avviso è giustissimo il rilievo della Vietti che vorrebbe fosse attribuito ad un capitolo solo. Non siamo in grado però di dire anche perché siamo da poco tempo in Consiglio - se sarebbe meglio affidarlo alla Sanità oppure all'Assistenza. Comunque sia ci sembra che sarebbe opportuno che fosse nelle mani di un solo Assessorato.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di altri Consiglieri? Non ve ne sono, la replica all'Assessore Vecchione



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza.

Alla domanda delle colleghe Vietti e Vaccarino rispondo che siccome la Giunta ha il dipartimento nel cuore, spezzare il cuore sarebbe grave a parte la battuta, la realtà è che ci sono dei problemi chiaramente legati al settore sociale ed al settore sanitario e c'è la necessita di sviluppare un settore dipartimentale, dovrebbe quindi essere diviso in tre il capitolo perché c'e il problema della formazione degli operatori che interessa direttamente l'Assessore all'Istruzione del III Dipartimento.
La ragione era quella di avere le due possibilità, cioè i due capitoli che indicano questo momento dipartimentale di lavoro, momento che per la terza volta nella giornata di oggi dico che deve svilupparsi nella costruzione del piano annuale di servizi consultoriali, con una partecipazione complessiva intorno agli uffici degli Assessorati, ma con una partecipazione della gente che si interessa di questi problemi.
Ma direi di più: non riesco a capire come non si sia fatta una critica al bilancio, cioè la stessa struttura del bilancio noi ce la siamo posta come Giunta, andrà poi finalizzata per Dipartimenti ed a quel momento non ci saranno più questi problemi perché nel III Dipartimento.



(Interruzioni e brusii in aula)



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ma sono le leggi, riformate soltanto adesso, che ci hanno trasmesso lo stanziamento per capitoli di bilancio.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Mi pare che ci sia la buona volontà di partecipazione del Consiglio a questo tipo di operazione. Nella legge si afferma che il piano dei consultori deve essere affrontato dal Consiglio, si può quindi tranquillamente affrontare questo tipo di lavoro in Commissione sviluppando l'impulso del dipartimento nel suo contesto, nella sua complessità, senza rompere cuori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi per dichiarazione di voto.



BIANCHI Adriano

L'imbarazzante spiegazione dell'Assessore per noi è eloquente, non insistiamo oltre, ci asteniamo fiduciosamente sperando nel futuro.



PRESIDENTE

La parola ai Presidente della Giunta



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri non c'è alcun imbarazzo in noi, ma la questione come l'ha posta la signorina Vietti va affrontata e chiarita. Soltanto con l'attuale riforma della legge sulla contabilità si possono operare alcune scelte di carattere più generale nei capitoli singoli di bilancio, si potrebbe anche dare una veste diversa, ma l'attuale conformazione del bilancio scinde; allora la sanità la diamo anche all'assistenza e viceversa? Non avrebbe nessun rapporto, evidentemente noi vogliamo che il bilancio sia fatto per il futuro, a seconda della legge di riforma, nel momento in cui sarà fatto in modo diverso, che accorpi grandi problemi nell'insieme, sarà possibile accorpare diversamente i capitoli di bilancio.
Oggi la legge discussa e approfondita in Giunta ed anche in Commissione, fa rilevare due momenti che vengono divisi secondo il vecchio schema di bilancio che è ancora in uso.



VIETTI Anna Maria

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

No, no.



VIETTI Anna Maria

Sono stata chiamata in causa.
Non vorrei che si venissero a dire delle cose estranee al dibattito solo per giustificare determinate richieste degli Assessori competenti: non mi si venga a dire che è una esigenza conseguente alle norme della contabilità dello Stato perché tanti servizi non sono di stretta competenza di un solo Assessorato (ad esempio scuole materne, asili nido, istruzione professionale per i corsi in alcuni settori, gli assegni di natalità alle lavoratrici autonome) ma mai si è frazionato lo stanziamento assegnandolo a vari Assessorati.
Evidentemente si esprime una volontà politica di dividere anziché di unire ma, Viglione, non parlare di contabilità dello Stato; è molto meglio non fare affermazioni del genere perché allora tanti altri stanziamenti dovrebbero essere suddivisi.



PRESIDENTE

La parola ai Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Parlo anch'io col sorriso sulle labbra così come hanno fatto l'Assessore Vecchione ed il Capogruppo Bianchi.
Magari diremo ancora qualcosa dopo sulle cose più importanti della legge e forse su questa piccola questione non sarebbe neanche il caso di intervenire, però dato che non ne ho parlato prima e mi sono imposto di starmene zitto e tranquillo, adesso vorrei dire qualcosa.
Mi pare che al di là delle interpretazioni, che sono sempre possibili il fatto di avere ripartito su due Assessorati una spesa che fra l'altro non è enorme sia giusto e per questo diamo voto favorevole all'articolo.
Che poi i capitoli di bilancio siano divisi mi pare una questione abbastanza secondaria rispetto all'enunciazione fatta dall'Assessore di un'azione a livello dipartimentale in cui entrambi i settore, quello della sanità e quello dell'assistenza, vengano visti in un'unità funzionale.
A me pare che questo articolo, ai di là dell'interpretazione, non meritasse questo tipo di osservazioni e ritengo che l'intervento dell'Assessore soddisfi le esigenze di unità di intervento, di unità di servizio, di unità di funzionamento che hanno anche un riflesso nelle strutture regionali assessorili che le devono sorreggere.
Per questi motivi diamo voto favorevole



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni di voto? Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti: n 42 Hanno risposto si: n. 42 Consiglieri L'art. 19 è approvato Articolo 20 - Dichiarazione d'urgenza "La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi del 6 comma dell'art 45 dello Statuto".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito Presenti e votanti: n 42 Hanno risposto si: n 42 Consiglieri L'art 20 è approvato.
Passiamo ora alla votazione dell'intero disegno di legge.
Vi sono dichiarazioni di voto? Ha chiesto di parlare la signorina Vietti, ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Il testo della legge che abbiamo testè approvato è il frutto di un ricco dibattito che è avvenuto nella comunità regionale ed anche di un confronto che ha avuto luogo nell'ambito della IV Commissione tra le tre proposte di legge in materia: quella del Gruppo DC, quella presentata dai Consiglieri Zanone e Robaldo e quella presentata dalla Giunta.
Quali sono gli scopi fondamentali che intendiamo affidare al consultorio? Innanzitutto l'educazione alla maternità ed alla paternità responsabile, l'aiuto e la consulenza al singolo perché possa vivere in modo armonioso i rapporti interpersonali ed, in modo particolare, l'aiuto alla coppia ed alla famiglia. Si parla tanto, m questo periodo, di crisi della famiglia, conseguente alle trasformazioni sociali che sono avvenute nel nostro Paese e che hanno notevolmente inciso sull'istituto familiare.
Io ritengo però si tratti soprattutto di "crisi dì crescita" perché in Italia l'istituto familiare rappresenta ancora un grosso valore. Certo, nel passato, la famiglia artigiana e contadina - che era anche luogo di lavoro poteva apparire fisicamente più unita, ma non sono le strutture esterne a rappresentare l'essenza del problema. Adesso la famiglia è sempre più autonoma, e raramente unità economica e di lavoro, ma deve diventare unità totale di vita riscoprendo i suoi valori essenziali ed esaltando la responsabilità di ciascun componente.
Da tale nostra concezione del servizio consultoriale discendono le peculiarità della nostra proposta di legge, che prefigura il consultorio non come un mero consultorio demografico, ma come un servizio globale alla famiglia, alla coppia ed al singolo. Ne discende una particolare composizione dell'equipe degli operatori, non prevalentemente sanitaria, ma comprendente il consulente familiare, l'assistente sociale, lo psicologo ed il pedagogista. Un'altra peculiarità della nostra proposta di legge consiste nell'attribuire un'ampia autonomia agli Enti locali escludendo ogni intervento burocratico da parte della Giunta regionale.
Ulteriore caratteristica nostra e la possibilità di collaborazione dei consultori con gli organi giudiziari per rispondere alle complesse tematiche, conseguenti alle nuove norme del diritto di famiglia. Inoltre vi è chiara volontà di garantire il pluralismo delle iniziative per la libera scelta dell'utente ed anche per favorire sperimentazioni.
Ora ci chiediamo, queste peculiarità della nostra proposta sono state accolte nel testo di legge che stiamo per votare? Certamente non tutte; abbiamo pertanto delle riserve sul testo di legge così come è stato approvato nei singoli articoli: ci siamo infatti astenuti sugli articoli otto e nove ed abbiamo votato contro l'articolo tredici tuttavia, pur sostenendo con tenacia le nostre convinzioni, siamo sempre disponibili ad apprezzare e ad approvare ogni contributo valido, emerso nella consultazione e nella Commissione.
In seguito al dibattito ed al confronto ed anche all'accoglimento, da parte della Giunta, del nostro emendamento, relativo alla collaborazione con gli organi giudiziari, possiamo affermare che, anche se non totalmente molte delle nostre proposte sono state recepite.
Evidenziamo ora alcune nostre proposte che in Commissione sono state accolte.
E' stata accolta l'integrazione della definizione del consultorio che nel disegno di legge della Giunta, veniva considerato soltanto come un servizio socio-sanitario - definizione ancora ribadita stamani dal Consigliere Bellomo - con l'aggiunta dopo la dizione dì "servizio socio sanitario" di "servizio psicologico", anche per accentuarne la caratteristica di servizio globale alla famiglia ed al singolo.
Nell'articolo relativo alle finalità del consultorio, oltre all'accoglimento del nostro emendamento di cui ho già parlato, relativo alla collaborazione con gli organi giudiziari, che noi riteniamo qualificante, è stato soppresso il seguente comma del disegno di legge della Giunta: - operare studi ed analisi sulla problematica sessuale e dell'apparato genitale", compiti che noi riteniamo di alto livello scientifico e che quindi debbano essere svolti dagli istituti universitari e non già dai consultori.
Inoltre è stata modificata, in modo razionale, l'enumerazione dei compiti, dando l'adeguato rilievo all'assistenza sociale e psicologica per l'educazione alla maternità ed alla paternità responsabile.
E' stata poi accolta la proposta che la scheda socio-sanitaria - che può essere utile per raccogliere dati e notizie relative all'ambiente di lavoro - sia anonima, così come è stato accolto che sia registrato sul libretto sanitario l'oggetto dell'intervento soltanto a richiesta dell'utente. Riteniamo positive tali modifiche al fine di garantire la riservatezza del servizio e per superare ogni remora di libero accesso al consultorio da parte degli utenti.
E' stata arricchita l'equipe di base che, nel disegno di legge della Giunta, prevedeva soltanto la presenza dell'assistente sociale e dell'assistente sanitaria, o ostetrica, od infermiera professionale aggiungendo il medico e lo psicologo. Noi avremmo visto con favore la presenza nell'equipe di base della "consulente familiare", operatore nuovo che deve avere una preparazione globale sui problemi della famiglia, essere molto esperto nel colloquio ed essere il trait d'union tra l'utente e l'equipe di cui fa parte, figura professionale presente in tutti i consultori familiari dell'Europa occidentale; è stata però accettata la nostra proposta di inserire la consulente familiare tra gli operatori esperti che possono essere presenti nel consultorio. La stessa osservazione vale per il pedagogista per gli interventi a favore dei minori.
E' stata accolta la nostra richiesta, emersa anche dalla consultazione di attribuire piena autonomia all'Ente locale: si è quindi superata la parte del disegno di legge la quale prevedeva che la Giunta regionale approvasse il regolamento del consultorio e che fosse la Giunta regionale a revocare le convenzioni fra i Comuni e i privati. Quest'ultima previsione era, perlomeno, anomala perché la convenzione e bilaterale tra Comune e privato e quindi deve essere il Comune a revocarla e non già la Giunta regionale.
Così come nel disegno di legge della Giunta poteva parere contingente la possibilità di stipulare convenzioni tra Comuni e privati perché si affermava: "fino alla riforma sanitaria i Comuni possono stipulare convenzioni con Enti pubblici e privati", mentre la legge statale prevede la possibilità permanente di stipulare convenzioni: anche questo è stato superato.
Pertanto, pur mantenendo alcune riserve relative alla garanzia del pluralismo delle iniziative e ad alcune norme della legge, quali quelle che sanciscono l'esigenza che il consultorio abbia saloni per dibattiti che, a parer nostro, potrebbero snaturare la peculiarità del servizio consultoriale, tuttavia apprezziamo le modifiche avvenute durante l'iter dell'esame della legge e dichiariamo il nostro voto favorevole.
Auspichiamo soprattutto che i consultori si istituiscano con una adeguata diffusione sul territorio, che svolgano la loro azione per aiutare la famiglia non soltanto a costituirsi, ma a realizzarsi come comunità non chiusa in se stessa, bensì aperta alla società, idonea a svolgere la sua insostituibile funzione di formazione equilibrata della persona dei propri componenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Sarò telegrafico.
Stamani abbiamo preso la nostra posizione ed illustrato il nostro punto di vista anticipando praticamente la dichiarazione di voto. Stamani abbiamo detto e stasera confermiamo che il progetto di legge presentato dalla Giunta, unificato successivamente in sede di Commissione, si deve intendere come positivo, ha contenuti validi e concreti e quindi riconfermiamo quella validità.
Diamo atto che nel corso del dibattito avvenuto in aula oggi anche l'opposizione ha portato il suo contributo e in ciò c'è la conferma palmare che questa Giunta è aperta ai contributi concreti e validi.
Noi socialisti con la legge 405 perseguivamo tre obiettivi di fondo: 1) la pianificazione delle nascite, l'assistenza alla maternità ed ai neonati 2) la programmazione e l'istituzione dei centri di medicina preventiva e servizio di consulenza ed assistenza per la prevenzione delle gravidanze indesiderate 3) l'educazione sanitaria e sessuale in collegamento con la realtà del territorio, le scuole, i quartieri, le fabbriche, ecc.
Tralascio di sottolineare che la posizione dei socialisti è da sempre volta a privilegiare il momento pubblico rispetto al momento privato.
Questi obiettivi io credo che siamo in fieri in questo progetto di legge che stiamo per approvare e noi lo approviamo votando a favore.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone Vaccarino



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Anche la mia dichiarazione sarà brevissima, perché fin dall'origine la legge presentata dalla Giunta recepiva molte di quelle che erano le motivazioni repubblicane, e proprio per il fatto che il primo articolo non è stato discusso io vorrei sottolineare che per noi non è tanto importante l'assistenza che il consultorio dà alla famiglia, quanto l'assistenza sociale, sanitaria, psicologica al singolo, alla coppia come che sia costituita, alla famiglia nei suoi vari componenti alla maternità quale avvio per la realizzazione dei servizi integrati e così via.
Questo ci sembra un principio fondamentale e ci pare che nel complesso la legge tenda effettivamente a sviluppare l'applicazione di questo principio, cioè l'art. 1 non è rimasto isolato dal contesto della legge.
Sono inoltre state recepite le richieste del P.R.I. in ordine alla segretezza ed alla riservatezza dell'incontro fra l'equipe medico-sanitaria e l'utente, mentre abbiamo naturalmente alcune riserve perché ci riesce abbastanza difficile comprendere, così come nella legge sono stati enunciati; i modi di partecipazione dell'utente sia come singolo, sia come gruppo. Evidentemente queste cose saranno sperimentate nella realtà.
Tenuto quindi conto già dall'inizio della vicinanza fra il P.R.I. ed il P.C.I. in rapporto a questa legge e degli emendamenti che sono stati apportati e ringraziando la D.C. per molte puntualizzazioni e per alcune precisazioni che riteniamo abbiano migliorato la legge, noi dichiariamo che voteremo a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi



BONTEMPI Rinaldo

Nei dichiarare il voto favorevole del Gruppo comunista a questa legge ritengo di non dover ripercorrere i temi che sono stati tracciati e denunciati con molta ampiezza nella relazione della Commissione da parte della Signora Fabbris ed anche nell'intervento dell'Assessore. Non credo cioè necessario in questo momento sottolineare i punti qualificanti di questa legge, penso invece che si debbano richiamare i Consiglieri (anche se non sono moltissimi quelli presenti in questo momento) alla grande importanza di questo provvedimento, molto atteso dalla popolazione, in specie da quella femminile. E' un provvedimento che prendiamo con soddisfazione, con spirito unitario in relazione a quello che è stato fatto anche in Parlamento. Forse abbiamo l'abitudine di essere più attenti quando non c'è accordo sulle votazioni, oggi che invece abbiamo una posizione unitaria (almeno a sentire le dichiarazioni dei colleghi) forse c'è maggiore disattenzione perché c'è meno suspense. Io ritengo che invece varrebbe la pena anche oggi, mentre stiamo per votare questa legge ricordare bene di che cosa si tratta.
Si tratta innanzi tutto di un atto a cui la Regione Piemonte arriva quarta dopo il Lazio, l'Emilia e la Toscana e che abbiamo cercato di accelerare tutti assieme, in Commissione, affinché venisse al più presto in aula proprio per il suo rilievo.
Come partiranno i consultori? Molti Comuni hanno già preso iniziative in questo senso, e credo siano la migliore verifica della positività e dell'urgenza di questa legge.
Sui punti qualificanti, ripeto, non mi voglio esprimere, vorrei solo trattare un aspetto che in alcuni interventi è stato visto da un angolo visuale un po' limitativo, quello delle riserve espresse ancora oggi negli ultimi interventi sulle forme di partecipazione degli utenti singoli od organizzati al servizio consultoriale. Io ritengo che questo aspetto della partecipazione non molto specificato (non deve essere molto specificato deve essere lasciato a quella che è la dinamica reale di questi processi partecipativi), sia uno dei punti fondamentali: naturalmente dobbiamo scontare qualche rischio di imprecisione, come ci viene oggi rimproverato ma non vediamo come potrà essere garantito il funzionamento di questa partecipazione. Questi locali per riunioni non sono luoghi di dibattito generico, sono luoghi in cui si crea attorno alla struttura del servizio un elemento di partecipazione fondamentale, ma in fondo tutta la politica dei servizi aperti, dei servizi domiciliare, dei servizi agli anziani è centrata su questi criteri, cioè non si fa più del servizio un momento puramente tecnicistico, ma è un ampliamento anche del controllo, della partecipazione e quindi delle istanze più generalmente democratiche degli utenti.
Se questo è valido, se è vero per tutti i servizi socio sanitari, in particolar modo lo deve essere per il servizio consultoriale e quindi anche le forme di partecipazione previste in questa legge (che sono state lasciate, ho detto prima, in una certa indeterminatezza perché le forme concrete le decideranno le comunità locali e gli utenti).
Di qui nascono anche le nostre preoccupazioni, lo dico molto chiaramente. Io credo che possano esserci dei pericoli, in certe affermazioni, riguardanti le strutture parallele private e certe figure filtro o quasi che si vorrebbero fare assumere ad esempio ai consulenti familiari. Noi riteniamo che tutta la struttura debba avere un carattere di funzionalità, di omogeneità, ma anche un rapporto a livello interdisciplinare e generale per quanto riguarda la pluralità dei servizi con gli utenti e con i potenziali partecipanti. Da questo lato diventa importante il lavoro di gruppo, qui si è insistito molto, si è tolto il termine equipe, si è rimesso quello di gruppo. Ho lasciato da parte gli elementi specifici, ma penso che dobbiamo puntare molto su questo e che l'impegno delle forze politiche, al di là del voto su questa legge, sia quello di verificare, nella continuata del processo formativo e istitutivo dei consultori, la correttezza di queste linee, soprattutto facendosi carico del problema chiave che sta dietro tutta la questione femminile e anche dietro alla richiesta di consultori; anche le forme istituzionali possono essere dei consultori, altre forme ancora non possono assolutamente essere sottratte al controllo, alla discussione e alla partecipazione dell'utenza.
In questo senso le istituzioni devono muoversi, detto in generale, ma in particolare sui consultori. Per questo la legge, che apre grandi possibilità, mi pare positiva ed il Gruppo comunista voterà a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini



MARCHINI Sergio

Saro brevissimo anche perché sono debitore alla cortesia del Consiglio di troppo tempo che ho portato via nell'esame degli emendamenti.
Anticipo che il mio sarà un voto favorevole e spero non lo vorrete considerare in contrasto con i numerosi emendamenti presentati ai quali non è stata data risposta affermativa.
A me sembra che questa sia una legge positiva, positiva più nella volontà che esprime e nei disegni che prefigura che nella sua oggettiva concretezza. Sono rimaste alcune ombre abbastanza grandi, tipo quelle sulla riservatezza e sulla possibilità che le minoranze di qualunque tipo possano esprimere propri strumenti di consultazione. Tuttavia mi pare che la volontà della Giunta possa concordare con il mio convincimento, cioè ci sia l'apertura ad un dibattito con i giovani e le donne su questi problemi, di conseguenza il voto di fiducia è anche un ringraziamento alla Giunta per l'attenzione che ha voluto dare ai miei emendamenti e anche se qualcuno non è stato accolto, com'era nella logica, mi sembra che qualche problema che io ho posto sia stato preso in considerazione da coloro che in definitiva dovranno poi amministrare questa legge.
Ripeto, è un voto favorevole che nasce soprattutto dalla consapevolezza che la legge deve e può contare sulla collaborazione dei giovani, delle donne, delle forze politiche, delle forze sociali della nostra Regione che certamente saprà farne un buon uso.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della legge nel suo complesso.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti: n. 44 Hanno risposto si: n 44 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.
Mi siano consentite pochissime parole di commento a questo voto perché si presta ad alcune considerazioni che riguardano il funzionamento dei Consiglio regionale.
Intanto mi pare positivo il fatto che sia il primo disegno di legge sul quale si arriva a confrontare le opinioni dei vari Gruppi e dei singoli Consiglieri sulla base di numerosi progetti di legge presentati dai singoli Gruppi: vi è stato un progetto di legge della Giunta e uno della D.C. e questo ha portato ad un progetto di legge unificato, il che mi pare un procedimento del tutto conforme con quella che è la sostanza ispiratrice dell'idea stessa della Regione.
In secondo luogo anche in sede di Consiglio si è potuto avere, con la fantasia e l'insistenza dei singoli Consiglieri e anche con il noviziato che alcuni di loro stanno compiendo, un positivo contributo al miglioramento formale, in alcuni casi sostanziale, della legge stessa.
In terzo luogo la legge si presenta come un frutto non soltanto dell'accordo tra le forze politiche, ma dell'apporto delle organizzazioni femminili e mi pare che la consulta femminile abbia fatto, su questo argomento, una delle sue prime esperienze positive.
Infine, permettetemi di dire che in un momento come quello che vive il nostro Paese, tendenzialmente portato a divaricare le posizioni, a non raccordare molti punti unitari, il fatto che questa legge sia approvata da tutti i Gruppi dell'assemblea è un sintomo positivo e di fiducia verso i tempi che incombono sul nostro Paese e verso le prospettive che dobbiamo affrontare nello stesso spirito unitario con cui abbiamo affrontato oggi questa importante legge che segna un elemento nuovo di qualità della vita.
Per questo quindi mi pare di particolare importanza.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Zootecnia - Commercio

Esame progetti di legge n. 47 e n. 57 "Norme per la costituzione e il riconoscimento delle associazioni dei produttori zootecnici e per la determinazione del prezzo del latte alla produzione"


PRESIDENTE

Possiamo ora passare all'esame dell'ultimo disegno di legge che ci occuperà questa sera e discuteremo come e in che maniera trattare l'argomento: si tratta del progetto di legge n . 47 e 57 "Norme per la costituzione ed il riconoscimento delle associazioni dei produttori zootecnici e per la determinazione del prezzo del latte alla produzione".
Vi sono delle ipotesi di lavoro: ci sarà una relazione del Consigliere Chiabrando, ci sarà un certo tipo di discussione, suppongo che i Gruppi qualcosa diranno e poi si avranno le votazioni degli articoli, che sono piuttosto numerosi. Parecchi Gruppi questa sera hanno un impegno politico quindi bisognerà che valutiamo se l'intero disegno possiamo esaminarlo questa sera fino in fondo, oppure se sarà opportuno fare il dibattito generale adesso e la votazione caso mai alla prossima seduta, perch interrompere le votazioni a metà mi pare assai difficile e non confacente ad una corretta prassi.
Intanto dò la parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, relatore

Prima di entrare nel merito della discussione vorrei dire che questa che è una legge statale, quindi abbastanza normale, è stata ampiamente discussa da tutte le forme politiche in Commissione e suppongo che la discussione sarà breve.
La mia relazione è altrettanto breve, quindi proporrei di cominciare decisamente e poi vedremo cosa fare.
La legge 8 luglio 1975 n. 306 ha fissato i criteri attraverso i quali deve essere determinato il prezzo di vendita del latte alla produzione, di provenienza bovina e di ogni altra specie animale, a qualsiasi uso destinato.
Ciò allo scopo di favorire lo sviluppo della produzione zootecnica e di garantire adeguati livelli di reddito alle aziende agricole singole ed associate.
Per raggiungere questi fini la legge chiede che le Regioni stabiliscano con proprie leggi i requisiti per la costituzione di associazioni di produttori zootecnici; che, sentito il parere delle parti contraenti e fatte salve le disposizioni comunitarie e nazionali, determinino lo standard merceologico minimo del latte, le percentuali di maggiorazione in relazione al contenuto in grasso e proteine, al valore batteriologico, alle condizioni igienico-sanitarie del bestiame, alla refrigerazione del latte alla stalla, nonché alle norme tecniche per la valutazione ed i controlli delle qualità merceologiche, igieniche e sanitarie del latte.
In precedenza, sempre in base alla legge 306, la Regione ha già promosso un accordo tra le parti per la determinazione del prezzo del latte, da valere su tutto il territorio regionale. Questa è stata una grossa innovazione, che ha fatto giustizia di molte situazioni anomale nelle quali i produttori, in posizione di debolezza e di inferiorità, non riuscivano nemmeno ad ottenere il giusto prezzo per il loro prodotto.
Grazie a questa legge in molte zone il prezzo del latte è aumentato di colpo di 20-30 lire il Kg.
All'esame della Commissione VI- sono stati assegnati due diversi progetti di legge concernenti l'attuazione della legge 8 luglio 1975 n.
306: la proposta di legge n. 47, presentata da Consiglieri del Gruppo della Democrazia Cristiana, ed il disegno di legge n. 57 presentato dalla Giunta regionale.
Su questi due progetti l'11 febbraio scorso sono state effettuate le consultazioni, alle quali hanno partecipato i rappresentanti delle Province, dei Comuni, delle Comunità montane, dei Sindacati, delle Organizzazioni agricole e cooperative, delle centrali del latte, delle Associazioni degli industriali del settore, oltre ad alcuni tecnici della materia.
La Commissione VI^, dopo una lunga serie di riunioni che l'ha vista impegnata per oltre 3 mesi, è pervenuta, in accordo con la Giunta, alla elaborazione di un solo testo legislativo, nel quale hanno trovato una articolata integrazione le norme previste nei due progetti di legge in esame, opportunamente perfezionate, specie per quanto riguarda la parte strettamente tecnica, dai preziosi suggerimenti pervenuti dagli Enti e dai tecniiì consultati. Occorre comunque sottolineare che la legge, oltre a fissare le norme per la determinazione del prezzo di vendita del latte alla produzione, dà ampio rilievo alla costituzione di associazioni di allevatori con norme tese ad incentivare l'associazionismo per la difesa delle produzioni zootecniche, sia nel comparto del latte che in quello della carne.
In particolare l'art. 2 stabilisce i requisiti che devono avere le associazioni dei produttori zootecnici: tra questi, avere dimensioni organizzative ed economiche che, avendo riguardo anche al numero dei soci ed al volume della produzione, permettano un'efficace azione per il miglioramento e la disciplina della produzione e per la tutela del mercato essere disciplinate da norme statutarie che prevedano il voto pro capite per i soci singoli; assicurare agli organi collegiali la rappresentanza delle minoranze; deliberare regolamenti e programmi di produzione e di vendita vincolanti per i produttori associati con l'obbligo per gli stessi di provvedere alla vendita dei prodotti zootecnici per il tramite dell'associazione.
Sul problema della dimensione delle associazioni, la Commissione ha discusso molto valutando varie possibilità di determinazione tra cui le Province, i Comprensori, le zone ove opereranno i piani di sviluppo agricoli e le quantità di prodotto, ma poi si è concluso di rinviarlo ad una delibera che il Consiglio regionale potrà dettare in modo più conforme alle iniziative che nel frattempo sorgeranno.
Tra i compiti che l'art . 3 affida alle associazioni ci sono: organizzare e difendere la produzione di carne e di latte e suoi derivati proporre alla Regione indicazioni relative ai piani di ristrutturazione unificazione e risanamento concernenti le strutture di produzione trasformazione e commercializzazione dei prodotti; promuovere rapporti di collaborazione con le Associazioni Provinciali Allevatori territorialmente interessate; svolgere opera di propaganda e promuovere studi e ricerche utili al miglioramento ed alla valorizzazione del prodotto.
Queste associazioni sono ammesse a fruire dei benefici previsti dalla legge regionale 4 giugno 1975 n. 45 (art. 13).
Per la contrattazione e la valorizzazione del prodotto è costituito un Comitato economico (art. 5) di cui fanno parte i rappresentanti delle associazioni stesse e che è presieduto dall'Assessore regionale all'Agricoltura.
Per la definizione del prezzo base alla stalla del latte, nell'art 6 viene fissato lo standard merceologico per quanto riguarda il contenuto grasso, quello di proteine, il valore batteriologico e l'indice citologico.
Sulla base dei dati fissati all'art. 6, nel successivo art. 7 vengono stabilite le maggiorazioni percentuali da applicare al prezzo base del latte. Va comunque precisato che sia lo standard merceologico che le percentuali di maggiorazione previste in questi due articoli valgono per l'attuale campagna lattiera, casearia, mentre per le campagne a venire potranno subire variazioni. Di ciò è fatta riserva all'art. 8.
L'annata lattiero-casearia inizia il 1°- gennaio e termina il 31 dicembre di ogni anno (art 11).
Le analisi del latte potranno essere effettuate dall'Istituto Zooprofilattico e da altri laboratori pubblici autorizzati dalla Giunta con attrezzature adeguate e personale specializzato (art 9) ed osservando le norme tecniche espressamente stabilite all'art. 10.
Infine nella legge (art. 12) viene previsto che per l'annata lattiero casearia 1976, per quanto concerne il prezzo del latte bovino alla produzione, vale l'accordo stipulato fra le parti in data 19 novembre 1975.
Per quanto non espressamente previsto dalla legge regionale, viene fatto rinvio alla normativa della legge 8 luglio 1975, n 306.
Come gia rilevato, il testo che viene sottoposto all'approvazione del Consiglio regionale è frutto di un lungo e approfondito esame da parte della Commissione VI^ che l'ha licenziato all'unanimità, in accordo anche con l'Assessore competente in rappresentanza della Giunta.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Gastaldi. Ne ha facoltà.



GASTALDI Enrico

Il nostro Gruppo intende fare qualche osservazione.
In primo luogo, una osservazione di principio; avremmo preferito discutere una legge- quadro che desse un ordinamento per tutto il settore zootecnico, che fosse di più facile consultazione per gli operatori e che spingesse in modo adeguato alla cooperazione sia nella produzione, per la quale la cooperazione è utile non solo ai fini del reddito ma anche ai fini sociali e sanitari, perché la stalla, richiedendo una continua presenza riduce la libertà del contadino, e, con il continuo contatto con mangimi e loro polveri, provoca malattie croniche varie, quali l'asma bronchiale ed altre, sia ancora nella vendita del prodotto, risolvendo anche l'annoso problema della vendita diretta del prodotto zootecnico, ovviando all'inconveniente per cui, data l'incertezza delle leggi attuali, sono sotto denuncia alla Magistratura tutte le forme associative di vendita diretta.
In secondo luogo, il nostro Gruppo avrebbe preferito che fossero dettate norme non solo per la valutazione del prezzo del latte ma anche di quello della carne, che costituisce il 50 per cento del prodotto zootecnico della nostra Regione, soprattutto nelle zone collinari, dato che la legge nei suoi primi articoli fa esplicito riferimento anche alla carne. E' vero che questo è un problema per cui giungere ad una soluzione è più difficile che per il latte; ma non è impossibile.
Tra i criteri di valutazione del prezzo del latte, manca il riferimento al prezzo praticato nella CEE. E' forse intendimento della Giunta che questo criterio sia studiato in seno al Comitato previsto dalla legge. Tale Comitato, però, non sembra possa avere per ciò ne l'autorità né i mezzi che potrebbero essere inizialmente anche di natura finanziaria. E' questa una delle maggiori critiche già mosse alla legge 306 appena uscita, e poi ripresa dopo che diciannove Regioni l'hanno applicata in sede locale. Non ancorando, infatti, il prezzo del latte nostro a quello CEE, non esistendo un meccanismo di intervento, si favorisce l'importazione, già d'altra parte agevolata dai montanti compensativi e solo ridotta dal deposito del 50 per cento. Il prezzo CEE per il latte per il 1976 e di L. 152, mentre studi fatti in Italia già alla metà del '75 calcolavano un prezzo di costo di L.
171 per le stalle di venti mucche e di L. 160 per le stalle di tipo industriale. Infatti nel periodo fine '75-inizio '76 vi è stato un aumento nella importazione di latte dai Paesi esteri dell'83 % rispetto agli anni precedenti. L'importazione, poi, provoca automaticamente dell'invenduto che riduce il prezzo del venduto.
Concludendo, il nostro Gruppo deciderebbe ricevere dalla Giunta una risposta a queste osservazioni, che chiarisse le intenzioni in merito della Giunta stessa.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Besate, Ne ha facoltà.



BESATE Piero

Signor Presidente, colleghi un collega di un altro Consiglio regionale diceva, in una riunione, che nel suo Consiglio, di solito, quando si parla di agricoltura, la discussione è "snobbata"; ci sono molti più Consiglieri fuori aula che dentro; ed un altro, appartenente ad un altro Consiglio, annuiva vivacemente; e sì che si trattava, non faccio misteri, di Consiglieri della Toscana e della Lombardia, dove pure l'agricoltura ha forse persino maggiore importanza che in Piemonte. Sarà anche la necessità di scaricare la tensione di una giornata di discussioni su una legge così importante come quella che abbiamo testé portato a felice conclusione e quella di rispettare il divieto di fumare in aula che ha indotto molti Colleghi ad uscire per una boccata d'aria. Ciò però sminuisce alquanto l'importanza di questa legge.
Desidero esprimere la nostra soddisfazione per il modo in cui questa legge è stata elaborata Come ha detto il Presidente della VI Commissione sono occorsi ben tre mesi di discussione, di dibattito, di consultazioni di interventi partecipativi. Quando già la VI Commissione (c'è stato anche un episodio curioso) aveva ormai messo a punto il testo, vi è stato ancora un ulteriore incontro delle organizzazioni professionali e cooperative degli allevatori tecnici con la Commissione per rendere la legge ancor più adeguata al raggiungimento degli scopi che ci si prefigge.
La mia soddisfazione è non solo e non tanto perché la legge è la sintesi del disegno della Giunta, della proposta della Democrazia Cristiana e della partecipazione più che attiva che c'e stata, ma anche per gli scopi che questa legge si prefigge e l'importanza che essa ha. E' importante molto, più di un tassello, è un disegno più generale per una nuova agricoltura. Essa e uno degli strumenti essenziali di quell'agricoltura associata che, per concorde opinione - e la partecipazione lo ha dimostrato è un passaggio obbligato di ogni vera politica economica generale che si proponga di affrontare in termini immediati, reali, concreti e di prospettiva la profonda crisi del Paese. Noi riteniamo questo un primo essenziale rapporto che si deve stabilire a livello della politica economica, più in particolare a livello della politica e dell'economia agraria. Perché? Perché, come l'esperienza disastrosa di decenni dimostra non è sufficiente dirottare nuove risorse verso l'agricoltura: occorre scegliere. Non basta una politica di attribuzione di risorse all'agricoltura, distribuite, come si suol dire, a pioggia (una espressione, tra l'altro infelice, perché lascia intendere che ne vengano sempre bagnati un po' tutti, sia pure insufficientemente, mentre in realtà vengono sempre beneficiati i soliti non ignoti, e ne abbiamo avuto anche conferma dalle espressioni piuttosto vivaci in un giovane della Coldiretti al Convegno a Verbania, in polemica con i rappresentanti di grandi agricoltori, delle grandi concentrazioni agricole: occorre scegliere).
Ma, fatta la scelta, bisogna sostenerla.
Tutti si è ora d'accordo nel criticare e nel volere che sia superato il sistema detto "dei contributi a pioggia". Ma allora bisogna anche formulare dei piani, assumere degli indirizzi, operare delle scelte. Oggi tutti - ne ho sentito parlare persino dai socialdemocratici alla televisione - si ricordano della esistenza della zootecnia, e che si spendono 5 miliardi al giorno per importare prodotti zootecnici. Ma per dire che c'è una politica occorre ben altro che fare una denuncia e organizzare della propaganda.
Ora, dunque, questa legge - una legge che mi pare anche ben elaborata con il concorso di tutti i Gruppi, con il concorso dei tecnici, delle organizzazioni professionali e cooperative, con il concorso dell'Associazione allevatori - può essere veramente il primo pilastro di una riforma democratica consensuale associata dell'agricoltura per creare una condizione di nuova imprenditorialità nelle campagne che veda veramente i giovani ritrovarsi in una attività produttiva, in un'attività economica che, sostenuta anche dall'applicazione delle tre direttive comunitarie (l'intervento sulle strutture, l'intervento sull'informazione socio economica, l'intervento sulla riqualificazione professionale) dia alle campagne ed a tutta l'economia un nuovo slancio.
In Piemonte ci sono le forze nuove per le campagne, formatesi in scuole specializzate - l'Istituto tecnico agrario a Novara, l'Istituto tecnico agrario a Vercelli, l'Istituto di Torino, quello di Lombriasco, l'Istituto professionale di agricoltura a Cuneo, l'Istituto professionale di Meccanica agraria di Trino, con la Sezione di Solcio, in Comune di Lesa, la Facoltà di Agraria, naturalmente, e quella di Veterinaria. Sono 4000 gli studenti che in Piemonte si dedicano alle materie agricole ai vari livelli scolastici. Ogni anno escono dalle scuole 350-400 diplomati, maturi comunque con un attestato, un diploma in tasca. Negli ultimi anni ne sono stati sfornati 3000 dalle sole scuole piemontesi, a tutti i livelli. Nelle campagne ci sono, dunque, forze nuove che, unendo le proprie conoscenze di studio all'esperienza dei vecchi agricoltori rimasti nelle campagne possono veramente dar vita ad una nuova epoca per la nostra agricoltura piemontese.
La strada l'abbiamo imboccata con l'approvazione della legge sulle terre incolte, con questa legge, con la legge sulle tre direttive comunitarie e con il rifinanziamento della legge n. 45 per la cooperazione e l'associazionismo, l'intervento sui piani agricoli di zona, concordati collegati, con i piani comprensoriali, l'intervento sull'irrigazione, che è l'elemento fondamentale a monte di ogni sviluppo ed ogni ulteriore allargamento della base produttiva; credo che tutto ciò possa determinare veramente un nuovo concetto di politica agraria, di imprenditorialità capace di sortire positivi risultati per il Piemonte, per l'agricoltura e per l'economia in generale.



PRESIDENTE

Qualcun altro desidera parlare? Ha facoltà di replicare, a nome della Giunta, l'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Come già ha fatto rilevare il relatore, Presidente dalla VI Commissione, ed ha pure sottolineato il mio collega e compagno Besate, si tratta sì di una legge di attuazione, di applicazione di una legge nazionale, ma di grande rilievo. Essa viene finalmente ad aprire la possibilità di costruire una strumentazione, una normativa per la determinazione del prezzo alla produzione, e di un prezzo che tenga conto e dei costi di produzione e delle qualità organolettiche del prodotto. Non vi è dubbio che questi sono problemi che non si risolvono in moto taumaturgico, che non si risolvono soltanto con la legge, e di ciò ha dimostrato di aver coscienza il legislatore nazionale quando ha abbinato questo problema della normativa per la trattativa del prezzo alla normativa per la costituzione ed il riconoscimento delle associazioni dei produttori.
In questo sta il valore indicativo, l'importanza di questa legge.
Indubbiamente, ci sono inadeguatezze e carenze, e io posso comprendere e condividere le preferenze segnalate dal collega Gastaldi. Tutto il Consiglio, io per primo, avrebbe preferito trovarsi a dover decidere sull'applicazione di una legge non così settoriale, poiché questa si pu definire la legge dei produttori zootecnici (però, in pratica, norma soltanto per i produttori di latte: noi abbiamo già fatto uno sforzo per cercar di coinvolgere in qualche modo il problema carne, anzi, l'avevamo anche specificato meglio nei testi precedenti, poi siamo ritornati alla dizione complessiva - "zootecnici" per evitare che la legge venga respinta), avremmo preferito qualcosa di molto più ampio, cioè una legge normativa quadro per la determinazione del prezzo di tutti i prodotti destinati alla trasformazione industriale, e quindi anche per le uve moscato, ad esempio, che credo lei ben conosca, un settore in cui tutti gli anni a settembre iniziano trattative che si trasformano in veri e propri scontri, così come per altre produzioni non ancora coperte da normative di contrattazione. Ed avremmo preferito anche che le norme relative alla istituzione dell'Associazione dei produttori fossero norme-quadro per tutte le Associazioni di produttori, cioè per i produttori di tutti i settori quelli zootecnici e altri non considerati.
Purtroppo noi qui ci troviamo ad applicare una legge che e si importante, perché apre questo discorso importante nel nostro Paese, ma è assai parziale.
Peraltro, a proposito del suo riferimento alla CEE, non va dimenticato che la legge nazionale e stata impugnata dalla CEE. Non so come sia poi finita questa impugnativa presso la Corte di Giustizia, quindi non so neppure se pericolo della decadenza della legge sia già del tutto superato Contro questa legge, pur parziale, pur inadeguata, del resto, si sono schierati ed hanno sparato le loro cartucce e l'Assolatte e i vari gruppi operanti nel settore, sia quello della commercializzazione sia quello della trasformazione. Io non posso che dirle che avrei preferito anch'io tante e tante cose diverse; ma poi, dovendoci applicare a dare attuazione ad una legge nazionale che era parziale, ci siamo sforzati di allargarne il raggio d'azione, nei limiti però consentiti, per non giungere all'approvazione di un disegno di legge che avrebbe poi rischiato di esserci rinviato, senza il visto delle autorità centrali, come purtroppo è stata rinviata, per esempio, la legge sulle terre incolte.
Penso che il collega si sia reso conto delle ragioni della limitatezza dei provvedimento. Voglio soltanto sottolineare, indipendentemente dai limiti che ci sono, e che sono gravi, indipendentemente dalle difficoltà di applicazione, che comunque risultati già sono stati prodotti dall'accordo extra legem, in attesa che la legge venisse fatta, come ha sottolineato il collega Chiabrando.
Desidero rilevare i due momenti di questa legge. Con tutti i difetti di una legge parziale, veniamo finalmente a porre in concreto, sia pure per un solo settore (il resto dovrà essere strappato, e in via di accordo interprofessionale, come stiamo facendo per il moscato, anche in assenza di legge; c'è un'azione operativa di coordinamento, di mediazione anche dell'Assessore con le varie organizzazioni e con gli industriali per fissare il prezzo del prodotto; ma il discorso riguarda tutti gli altri settori, fra cui quello della carne, in cui le cose sono ancora più complicate), le basi per la determinazione del prodotto in base alla qualità, ai suoi costi di produzione. Si viene quindi a creare uno strumento che va nella direzione del rafforzamento del potere di contrattazione di una parte, la parte dei produttori agricoli che, com'è noto, ha sempre difettato di potere e tuttora difetta di potere di contrattazione nei confronti del grosso commercio organizzato, delle industrie di trasformazione. L'altro elemento che va sottolineato e che viene appunto a rafforzare questo diritto alla contrattazione istituzionalizzato è l'associazionismo, l'associazione dei produttori che diventa lo strumento, insieme all'istituto della contrattazione, al Comitato economico, con il quale si potrà cercare di far giocare tutti i riferimenti, tutti i sussidi, tutti gli elementi, anche quelli, quindi, che lei ha citato. Oltre a questo apporto, l'Associazione dei produttori come tale - e qui l'Associazione potrà essere, dovrà essere sia dei produttori di carne sia dei produttori di latte - può diventare grande strumento di programmazione della produzione zootecnica, di partecipazione organizzata dei produttori per costruire, con la Regione nel suo insieme, i piani settoriali di sviluppo e per il rilancio della zootecnia, quindi dell'allevamento nel suo complesso, e i piani comparto, per così dire, per lo sviluppo da carne, lo sviluppo del settore più propriamente lattiero caseario, così come può promuovere in forma organizzata la partecipazione per tutto il discorso del miglioramento qualitativo della produzione del latte e della carne. Quindi, noi vediamo nelle Associazioni, per adesso limitate a questo settore, che costituisce un esempio da estendere agli altri, lo strumento per realizzare una nuova imprenditorialità, per realizzare la partecipazione ai programmi della Regione e quindi la concreta difesa degli interessi dei produttori. Vi vediamo uno strumento che concorre alla realizzazione di alcuni di quelli che sono per questa Giunta gli obiettivi da realizzare attraverso il Piano regionale di sviluppo, per il quale, come sapete, abbiamo già formulato le nostre proposte.


Argomento:

Esame progetti di legge n. 47 e n. 57 "Norme per la costituzione e il riconoscimento delle associazioni dei produttori zootecnici e per la determinazione del prezzo del latte alla produzione"

Argomento:

Sul programma dei lavori della prossima seduta


PRESIDENTE

Proporrei una sospensione di due minuti per concertare la procedura di prosecuzione dei lavori.



(La seduta, sospesa alle ore 18,05 riprende alle ore 18,10)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della riunione che abbiamo tenuto con i Capigruppo per concertare il prosieguo dei nostri lavori.
Si sarebbe convenuto di concludere la seduta odierna a questo punto per riprenderla mercoledì 9 alle ore 9,30, dedicando all'inizio una mezz'ora alle interrogazioni, in modo da soddisfare le richieste venute da Consiglieri della Democrazia Cristiana e da tutta l'opposizione di trattare le interrogazioni ancora giacenti. Subito dopo si procederebbe alla votazione degli articoli della legge sulla quale si è ora discusso. Quindi si passerebbe all'esame del disegno di legge che riguarda la zonizzazione sanitaria, che è già stata licenziata dalla Commissione e il cui articolato e stato distribuito questa sera ai Capigruppo e può essere consegnato immediatamente anche ai Consiglieri che ne vogliano prendere conoscenza: manca la relazione, che dovrebbe essere pronta per le prime ore del pomeriggio di domani. Infine se la I Commissione avrà licenziato il disegno di legge presentato dall'Assessore Fiorini che riguarda il finanziamento, in un unico articolo potremo trattare anche di questo iscrivendolo all'ordine del giorno.
Dopo la seduta di mercoledì, il Consiglio non verrebbe più riconvocato fin dopo le elezioni. Nel frattempo si terrebbe una riunione dei Capigruppo in cui si esaminerebbe il prosieguo dell'attività per recuperare in qualche modo il tempo che certamente perdiamo, almeno agli effetti del Consiglio regionale, in questo periodo.
Questa l'intesa raggiunta. Vi sono obiezioni a che si proceda in questo modo? Dunque, la odierna seduta si chiude a questo punto.



(La seduta ha termine alle ore 18,15)



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