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Dettaglio seduta n.58 del 07/06/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I signori Consiglieri hanno ricevuto l'ordine del giorno che reca: Approvazione verbali precedenti sedute.
Interpellanze ed interrogazioni.
Comunicazioni del Presidente.
Esame disegno di legge n. 86 "Rifinanziamento della legge regionale 4.6.75 n. 46 'Interventi a favore di Consorzi fra Enti locali per lo smaltimento dei rifiuti solidi".
Esame disegno di legge n. 88 "Rifinanziamento e integrazione della legge regionale 19.11.1975 n. 54 'Interventi regionali in materia di sistemazione di bacini montani, opere idraulico forestali, opere idrauliche di competenza regionale' ".
Esame disegno di legge n. 79 "Modificazione della legge regionale 30.3.1974 n. 9 concernente 'Contributi nelle spese di funzionamento delle Comunità montane' ".
Esame disegno di legge n. 91 "Norme provvisorie di salvaguardia alla istituzione di nuovi istituti privati di diagnosi e cura".
Esame progetti di legge n. 47 e 57 "Norme per la costituzione e il riconoscimento delle associazioni dei produttori zootecnici e per la determinazione del prezzo del latte alla produzione".
Successivamente sono stati ancora inseriti all'ordine del giorno i punti nono, decimo ed undicesimo che riguardano il disegno di legge n. 92 "Delega al Comune di Tortona della gestione della comunità protetta per profughi" l'esame progetti di legge n. 48, 61, 73 relativi al funzionamento controllo e gestione dei Consultori familiari ; la proposta deliberazione Ufficio di Presidenza relativa a "Costituzione e funzionamento del Comitato regionale di coordinamento dei soccorsi per i terremotati del Friuli".
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Se gli altri Gruppi sono d'accordo, chiedo che il punto decimo relativo all'esame dei Consultori venga passato nella mattinata, in maniera che non passi alla fine della seduta, quando le riunioni tendono alla stanchezza.



PRESIDENTE

Vi sono delle obiezioni a questa proposta?



BIANCHI Adriano

Noi siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Allora vedremo di gestire le cose in maniera che in mattinata si possa affrontare l'argomento.
Ci sarebbe ancora un'interrogazione da svolgere, ma non sono presenti né l'interrogante né l'Assessore Vecchione che doveva rispondere, quindi decade, la risposta verrà data per iscritto.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri Menozzi, Oberto, Forno, Beltrami, Franzi.
Rinnoviamo gli auguri ai Consiglieri Menozzi e Oberto che da parecchio tempo sono assenti per malattia.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Comunico che il Commissario del Governo ha apposto il visto alla legge regionale 6/5/1976 "Concessione di garanzia fidejussoria della Regione a favore della Società Cooperativa regionale Latte Verbano" e alla legge 6/5/1976 "Modifiche della legge regionale 23/5/1975 n. 34 recante 'Concessione di contributi in conto capitale ai Comuni ed ai loro Consorzi nonché alle Comunità montane per la formazione di strumenti urbanistici' ".


Argomento:

c) Presentazione ed assegnazione disegni di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti disegni di legge: n. 98 "Rifinanziamento della legge regionale 4/6/1975 n. 45 con modifiche ed integrazioni" presentato dalla Giunta regionale in data 31/5/1976 ed assegnato alla I Commissione n. 99 "Provvedimenti straordinari in materia di contributi in conto interesse per l'esecuzione di opere pubbliche da parte di Enti locali" presentato dalla Giunta regionale in data 31/5/1976 ed assegnato alla I Commissione n. 100 "Integrazione straordinaria per favorire l'esercizio del diritto allo studio" presentato dalla Giunta regionale in data 4/6/1976 ed assegnato alla III Commissione.


Argomento: Iniziativa legislativa popolare e degli enti locali

d) Presentazione all'Ufficio di Presidenza di una proposta di iniziativa popolare relativa a provvedimenti d'urgenza per l'uso sociale del patrimonio edilizio privato inutilizzato


PRESIDENTE

Devo fare un'altra comunicazione di natura politica.
In data 2 maggio venivano presentati alla Presidenza del Consiglio regionale i fogli per la raccolta di firme necessarie per la presentazione di una proposta di iniziativa popolare relativa a provvedimenti di urgenza per l'uso sociale del patrimonio edilizio privato inutilizzato.
Ai sensi dell'art. 3 della legge regionale in materia di iniziativa popolare, l'Ufficio di Presidenza deve vidimare entro cinque giorni dalla presentazione ogni foglio recante a stampa il progetto stesso; pertanto l'Ufficio di Presidenza ha provveduto a tale obbligo riservandosi, come previsto dalla legge, l'esame circa l'ammissibilità e la ricevibilità di tale proposta. Mentre la ricevibilità attiene alla regolarità della proposta che deve presentare alcuni requisiti formali, numero dei sottoscrittori, termine entro il quale sono raccolte le firme, ecc.
l'ammissibilità si riferisce al fatto che la proposta deve riguardare argomenti per cui sia prevista la possibilità di iniziativa popolare. La Regione deve cioè valutare l'ammissibilità delle proposte di legge regionale di iniziativa popolare, non solo sulla base delle norme contenute nello Statuto e nelle leggi regionali, ma anche e prima di tutto in relazione alle limitazioni costituzionali della propria competenza legislativa.
A questo proposito l'Ufficio di Presidenza ritiene opportuno rilevare e far conoscere sin d'ora che il progetto di legge appare inammissibile perché la requisizione di fondi urbani di proprietà privata esula dalle materie di competenza regionale enumerate dall'art. 117 della Costituzione così come risultano anche definite dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale, che e tra l'altro particolarmente rigorosa nei confronti della disciplina dei rapporti interprivati.
Vi sono richieste di parola sulle comunicazioni del Presidente.
Consigliere Picco, ne ha la facoltà.



PICCO Giovanni

Signor Presidente sono in attesa di risposta ad almeno quattro o cinque interrogazioni.
Vorrei sapere con quale criterio si pensa di affrontare questa materia e comunque sapendo che una di queste è stata proposta alla discussione quando io non ero ancora arrivato in aula pensavo che mi sarebbe arrivata la risposta scritta, ma non mi è arrivata.
La pregherei quindi di sollecitare la Giunta ad una maggiore tempestività e programmazione di queste risposte alle interrogazioni perché mi pare che si spostino in termini di mesi e perdono ogni attualità ed ogni utilità ad una successiva discussione in aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta, ne ha la facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signor Consigliere questo problema è stato esaminato nella Conferenza dei Capigruppo con il Presidente della Giunta e si è deciso di portare in ogni seduta un certo numero di interrogazioni e di interpellanze.
La Giunta non ha difficoltà oggi a rispondere a tutte le interrogazioni ed interpellanze che sono state presentate, ma perché non venga sollevato costantemente questo quesito, occorre - e lo richiedo espressamente al Presidente del Consiglio - che nella prima riunione dei Capigruppo si prenda una decisione una volta per tutte, in modo che non ci sia una costante accusa alla Giunta di non voler rispondere.
Come lei sa, Consigliere, noi in tutte le sedute (ad eccezione di quelle in cui specificamente è stato richiesto di non portare interpellanze ed interrogazioni) ne abbiamo portato un certo numero da discutersi pressappoco nel giro di un'ora, come si è fatto durante la precedente legislatura.
Se però i Presidenti dei Gruppi ritengono che alle interpellanze ed interrogazioni si debba dare risposta nel termine stabilito dal regolamento, la Giunta non ha difficoltà a farlo; bisogna solo decidere se vogliamo dedicare un mattino, due ore, o quanto e se al principio, alla fine, o quando.
Prego il Presidente nella prima riunione dei Gruppi di precisarlo affinché la Giunta non possa essere accusata di inadempienza.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Mi pare che la questione si possa facilmente risolvere perché dal punto di vista della quantità complessiva il numero delle interrogazioni presentate e non svolte è assai esiguo ed avevamo deciso di comune accordo di non discuterle solo perché abbiamo dato precedenza alla trattazione da problemi legislativi. Mi pare però del tutto opportuno che chi presenta un'interrogazione abbia la risposta in tempo utile.
La prassi che avevamo stabilito nella prece dente legislatura, che abbiamo seguito anche in questa, mi pare valida: all'inizio delle sedute c'è un'ora dedicata a questi argomenti. Il problema da risolvere a monte per garantire che questa ora messa a disposizione sia pienamente impiegata consiste nella puntualità della presenza, perché è chiaro che se l'ora dei mattino (che in genere e utile dal punto di vista della stampa per poter fare dei servizi completi e tempestivi sulla vita del Consiglio regionale) viene persa a causa del ritardo con cui si presentano Consiglieri ed Assessori, questo influisce sull'economia generale del Consiglio .
Come decisione di massima credo che possiamo senz'altro riproporre nella riunione dei Capigruppo di dedicare un'ora alle interrogazioni quando ce ne sono, evidentemente, e di applicare i criteri ed i tempi che ci siamo dati perché mi pare che, tutto sommato, siano criteri efficienti e civili.
Alla prima riunione dei Capigruppo porremo la questione all'ordine del giorno.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale


PRESIDENTE

Ha chiesto di fare una brevissima informazione l'Assessore Alasia sulla questione della Singer.
Dato che i problemi occupazionali continuano ad avere il rilievo che hanno sempre avuto, propongo di ripristinare - sempre in termini di informazioni e di scambio di opinioni molto brevi - il punto all'ordine del giorno vero e proprio, perché mi pare che dobbiamo continuare ad avere un controllo generale della dinamica occupazionale.
Ha la parola l'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Signor Presidente, Signori Consiglieri una breve informazione sulla Singer, che del resto mi è stata richiesta, e che credo doverosa dopo gli ultimi sviluppi di questi giorni (venerdì ci siamo incontrati con il Ministro Donat-Cattin).
I signori Consiglieri sanno che è prevista a Roma per domani una manifestazione delle aziende della GEPI ed in questo quadro ci saranno incontri con la IPO e con la GEPI per sollecitare provvedimenti.
Come Regione abbiamo avuto ripetuti incontri nei giorni scorsi con il Consiglio di fabbrica, con la F.L.M. e venerdì una conversazione con il Ministro Donat-Cattin. I problemi emersi sono quelli che sintetizzo dal documento che come Giunta abbiamo fatto pervenire al Ministro dell'Industria ed al Ministro del Lavoro. Si dice che il Consiglio di fabbrica e l'F.L.M. hanno ripetutamente sottolineato in questi giorni il grave rischio non solo di deterioramento degli impianti, ma anche di negative conseguenze dipendenti dal carattere nocivo dei residui di alcune lavorazioni. Ciò evidenzia il senso di responsabilità dimostrato dalle organizzazioni sindacali che, a nostro giudizio, non può essere disatteso da un palleggiamento di responsabilità fra l'IPO-GEPI da una parte e la Singer dall'altra.
Noi abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a sostenere la richiesta delle organizzazioni sindacali di effettuare anche direttamente la verifica delle condizioni ambientali, qualora vi fossero costrette dall'inadempienza della proprietà e dal disinteresse dell'IPO-GEPI. Io non sto qui a sottolineare i delicati problemi che ciò comporterebbe.
Rileviamo poi che, sempre in questa circostanza sono state avanzate dalla Singer alle organizzazioni sindacali alcune richieste, quale quella del trasferimento del calcolatore e del ritiro di parte della merce dal magazzino per l'immissione nel mercato, che pregiudicherebbero le condizioni complessive di ripresa del complesso.
Nell'incontro col Ministro abbiamo avuto l'assicurazione che l'IPO ha ricevuto il preciso mandato di verificare con la Singer la possibilità di un accertamento diretto sulla situazione degli impianti. Il Ministro ha aggiunto che qualora questo non fosse condotto bilateralmente dalla vecchia proprietà della Singer e dalia subentrante IPO-GEPI (che non è ancora proprietaria, ma ha rapporti con i lavoratori) l'IPO si dichiarerà disposta ad effettuare unilateralmente questa operazione, ma intende, ovviamente rivalersi, al momento dell'operazione di trapasso della proprietà, sulla stessa Singer per i costi relativi.
Noi dobbiamo dire che siamo d'accordo su questa impostazione perch abbiamo bisogno che non vi siano altri costi, altri sprechi ed altri danni che graverebbero sui lavoratori e sulla collettività quando si farà l'operazione di trapasso.
Per questo torniamo a sottolineare che la verifica deve essere fatta tempestivamente, e se si dovesse ancora assistere al palleggiamento delle responsabilità ed a rinvii che sarebbero incomprensibili, la IPO deve provvedervi unilateralmente, e la Regione e i sindacati dovrebbero garantire il loro appoggio.
In secondo luogo abbiamo avuto assicurazione dal Ministro che i provvedimenti per la cassa integrazione sono stati firmati il 26 maggio questo dovrebbe consentire a giorni gli interventi necessari, senza ulteriori lungaggini. Mi duole invece dover far presente al Consiglio che al momento, proprio per quanto abbiamo accertato nella conversazione con il Ministro Donat-Cattin, non si vedono prospettive chiare per le esigenze produttive. Il Ministro Donat-Cattin ha accennato ad alcune ipotesi che la GEPI sta sondando, ma siamo ancora allo stadio delle ipotesi o poco più.
Ho già fatto presente al Consiglio la scorsa settimana che sarebbe grave se dovessimo arrivare al 30 settembre, alla scadenza dell'operazione dell'IPO, senza essere giunti ad una soluzione, sarebbe grave perché allora l'IPO-GEPI mancherebbe al suo compito istituzionale che non è quello di fare dell'assistenza, bensì quello di condurre l'operazione in porto dal punto di vista delle esigenze produttive.
Debbo dire ai signori Consiglieri, per onestà e per completezza d'informazione, che anche il Ministro ha espresso questa preoccupazione ed ha aggiunto che a suo parere l'operazione, o almeno una larga parte di essa, dovrebbe essere condotta in porto prima delle ferie. Noi gli abbiamo risposto che siamo d'accordo con questa formulazione e che per questa scadenza ci adopereremo anche noi.
Stiamo seguendo numerose altre vertenze e vi rimando all'informazione che vi ho dato la scorsa volta, non essendovi grosse novità. Ricordo solo a tutti i Gruppi che essendo ad un punto molto critico la situazione della Emanuel, i lavoratori di quell'azienda hanno invitato, assieme alla Federazione Unitaria C.G.I.L., C.I.S.L., U.I.L., i Capigruppo ad un incontro per dopodomani.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di ulteriori informazioni? Non ve ne sono.


Argomento: Consorzi - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame disegno di legge regionale n. 86 "Rifinanziamento della legge regionale 4 giugno 1975, n. 46 'Interventi a favore di consorzi tra Enti locali per lo smaltimento dei rifiuti solidi'"


PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione del punto quarto dell'ordine del giorno: Disegno di legge regionale n. 86: "Rifinanziamento della legge regionale 4 giugno 1975, n. 46 'Interventi a favore di consorzi tra Enti locali per lo smaltimento dei rifiuti solidi'". La parola al relatore, Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano, relatore

Egregi colleghi con il disegno di legge n. 86 la Giunta regionale intende rifinanziare per l'esercizio 1976, la legge regionale 4 giugno 1975 n. 46 che prevede interventi a favore di consorzi fra Enti locali per lo smaltimento dei rifiuti solidi.
A tale scopo sono già previsti, negli elenchi n. 3 e n. 5 allegati al Bilancio, relativi ai fondi occorrenti per far fronte ad oneri derivanti da provvedimenti legislativi in corso di approvazione, oneri per 200 milioni per l'ammortamento del mutuo di 1.400 milioni che l'Amministrazione regionale erogherà ai suddetti consorzi sotto forma di contributi in capitale.
A questo proposito si deve rilevare che la disponibilità finanziaria per l'allestimento di discariche controllate viene elevata, con il presente disegno di legge, da 800 milioni a 1.400 milioni.
Il disegno di legge in esame prevede inoltre la concessione di contributi in interesse per la costruzione di impianti di trattamento dei rifiuti solidi per 450 milioni, il cui onere relativo è già previsto nell'elenco n. 4 allegato al Bilancio.
Questo stanziamento è leggermente inferiore a quello del 1975, in quanto dall'esame della materia è possibile ritenere che, in una prima fase, i Consorzi saranno preferibilmente disposti ad orientare le proprie scelte all'allestimento delle discariche controllate.
Vorrei ora che i Consiglieri e la Giunta facessero attenzione a questa parte della relazione che leggerò, perché questa impostazione può iniziare oggi, se accolta, e per molte leggi che seguiranno.
Le fonti di finanziamento del programma previsto dalla legge, e così dicasi per il disegno di legge n. 88 che seguirà, avvengono attraverso l'accensione di mutui per i quali il tasso massimo di interesse non deve superare il 13%. Questo limite del 13%, sottolineato nella riunione della I Commissione e fatto proprio dalla Giunta regionale, si dimostra coerente con le ipotesi di bilancio pluriennale, e relative capacità di indebitamento della Regione, illustrate dall'Assessore in occasione dell'approvazione del Bilancio per l'esercizio 1976.
Infatti si ritiene che l'assunzione di mutui a tassi di interesse maggiori possa costituire un grave ostacolo alla realizzazione di quel piano regionale di sviluppo che prossimamente saremo chiamati ad esaminare.
Questa decisione, se viene accolta dal Consiglio non deve farci dimenticare la situazione del mercato monetario, specie di questi giorni.
Sappiamo benissimo che le condizioni dei tassi richiesti dagli Istituti di credito sono ben superiori a quelli previsti dal disegno di legge e da altri in corso di esame.
E' evidente quindi che la limitazione da parte della Regione della misura dei tassi previsti per l'accensione dei mutui, è una scelta politica a cui deve accompagnarsi una azione coerente di tutte le Regioni, perché il Governo, le forze economiche e monetarie ed i relativi Istituti di credito concordino con la nostra impostazione, al fine di favorire con scelte prioritarie gli interventi economici e sociali a costi non esorbitanti.
Dal successo di quest'impostazione in materia dell'utilizzo del credito e quindi delle risorse finanziarie, deriverà anche la condizione per arrivare sollecitamente ad uno sviluppo economico e sociale della nostra Regione.
Invito quindi la Giunta a vedere attentamente le trattative in corso per quanto riguarda la Tesoreria ed a spingere in questa direzione altrimenti questa volontà politica di perfezionare le leggi al 13% di interesse è un grande atto di coraggio, ma significa la paralisi della nostra Regione. Ancora l'altro giorno sulla stampa abbiamo letto che la concessione dei mutui avviene solo al 18,50% di interesse. Ecco perch volevamo che tutti i Gruppi facessero attenzione a quanto venivo dicendo.
Quanto abbiamo esposto era doveroso farlo per richiamare ancora una volta l'attenzione del Consiglio.
Nel merito ancora del disegno di legge in esame, esso si inquadra in quelle scelte di priorità prima indicate e conseguentemente è meritevole di approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Signor Presidente, signori Consiglieri penso che il richiamo fatto dal Presidente della I Commissione Rossi sulla volontà politica esplicitata nella relazione sia di tutta evidenza.
Ciò nonostante ritengo che il richiamo non vada fatto tanto ai Gruppi politici del Consiglio regionale, quanto piuttosto alla Giunta. Il problema è squisitamente nell'ambito delle competenze di Governo della Giunta regionale e sinceramente per questo disegno di legge, come per altri, noi ci attendevamo che le conclusioni di trattative avviate da mesi per la Tesoreria e per la Finanziaria regionale portassero, per lo meno su alcune leggi, ad un'assicurazione precisa, cioè che per alcuni finanziamenti peraltro nemmeno troppo consistenti, come in questo caso, ci fosse l'assicurazione degli istituti bancari piemontesi a concedere i mutui.
Quindi noi vorremo che prima dell'approvazione del disegno di legge la Giunta esplicitasse questi suoi impegni e la sua volontà politica di utilizzare questi strumenti messi a fuoco dal Consiglio regionale per attuare una politica che sia contenuta nella spesa, così come ha detto il Consigliere Rossi Diversamente penso che questo disegno di legge, come altri, rimarrà nelle pie intenzioni del Consiglio regionale, ma certo non produrrà nulla agli effetti di spesa nella comunità regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali



CARDINALI Giulio

Credo che questo disegno di legge - che è un disegno di finanziamento in un settore che, lo riconosciamo tutti, sta diventando di fondamentale importanza e si richiama a quel dramma ecologico che ormai viviamo costantemente in tutte le nostre zone - ha un merito proprio in quest'affermazione che, detta in termini chiari, è un'affermazione politica.
Sono del parere anch'io che occorre mettere un alt a questo tipo di problemi, almeno per la destinazione di fondi di tipo particolare (questo è un principio che non mi pare possa essere generalizzato) e direi che il concetto di carattere politico e quindi la proposta che competerà alla Giunta di perfezionare e portare a conclusione, è prevalente sul rischio che si può correre della non immediata utilizzazione dei fondi a disposizione.
Proprio per questa ragione, in quanto con dividiamo come principio di fondo la selezione del credito, riteniamo di dover dire di sì a tutti quei passi che marciano in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri il problema che è stato evidenziato nella relazione del Presidente della I Commissione Rossi e dagli interventi degli altri Consiglieri, è già stato affrontato dalla Giunta in più occasioni. Anzi, nella riunione di tutti i Presidenti delle Regioni italiane unitamente al Ministro Merlino sono stati affrontati i problemi della quantità dei tassi di credito e del tempo medio, lungo, breve dei crediti che sono a disposizione non soltanto delle Regioni, ma di tutti gli Enti locali.
Una proposta che era venuta allora dal Ministro Merlino era quella di una indagine generale degli istituti a ciò preposti o di quelli che tradizionalmente svolgevano attività nel campo del credito agli Enti pubblici, per vedere quali fossero le disponibilità da una parte ed il fabbisogno dall'altra ed il tempo che poteva essere assegnato per la concessione dei crediti.
Per quanto riguarda specificatamente la comunità regionale piemontese dobbiamo dire che in occasione della Finanziaria e della Tesoreria un discorso in tal senso venne fatto, però bisogna rilevare subito che questo discorso in una certa situazione economica e finanziaria spesso viene ad essere vanificato perché alcune settimane dopo averlo affrontato la situazione si modifica radicalmente a seguito di altre situazioni economiche e finanziarie. Avendo concordato a suo tempo determinati limiti di tasso, in seguito non era stato più possibile usufruirne, pur non essendo altissima fa differenza, che comunque veniva ad incidere sulle leggi già esistenti.
La Giunta si propone di concordare, quanto meno per un certo tempo, con gli Istituti locali - perché evidentemente ciò non può essere fatto con le opere pubbliche, oppure con la cassa di DD.PP. che hanno determinate normative di carattere generale - i limiti dei tassi. Pero si noti bene che questa concordanza che può esserci tra la Regione e gli istituti, deve tenere presente che nella realtà piemontese operano anche altri Enti locali: da statistiche recenti ho visto che la Cassa di Risparmio è impegnata per un quarto dei suoi totali depositi nei confronti dell'attività di credito per gli Enti locali: il San Paolo non raggiunge il quarto, ma vi si avvicina molto. Si vede quindi quali difficoltà abbiano a superare gli stessi Istituti bancari che operano nella nostra Regione o che hanno sede nella nostra Regione. Così dicasi della Banca Popolare di Novara che anche in questo campo è grandemente impegnata.
Nell'accordo ultimo che accompagnerà l'attività della Tesoreria e quella della Finanziaria è certo che questo problema verrà posto all'attenzione.
La Giunta, quindi, si impegna quanto meno a concordare un periodo di tempo nel quale i tassi, l'erogazione, la quantica, il tempo siano esattamente determinati, riservandosi di riportare l'argomento all'attenzione del Consiglio. Questo è l'impegno che oggi assumiamo a seguito delle richieste che sono state formulate.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione degli articoli del disegno di legge regionale n. 86 "Rifinanziamento della legge regionale 4 giugno 1975, n. 46 'Interventi a favore di consorzi tra Enti locali per lo smaltimento dei rifiuti solidi' ".
Articolo 1 Per la concessione dei contributi in capitale di cui alla legge regionale 4 giugno 1975, n. 46, articolo 3, 1° comma, è autorizzata, per l'anno 1976 la spesa di 1.400 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante l'accensione di un mutuo di pari ammontare, ad un tasso non superiore al tredici per cento e per una durata non superiore a trent'anni da estinguersi mediante semestralità costanti posticipate.
La Giunta regionale è autorizzata ad assumere, con propria deliberazione, il mutuo predetto.
Nello stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 1976 verrà conseguentemente iscritto il capitolo n. 108 con la denominazione "Provento del mutuo relativo al rifinanziamento dei contributi in capitale a Consorzi tra Enti locali, nelle spese per l'allestimento di discariche controllate dei rifiuti solidi" e la dotazione di 1.400 milioni. Nello stato di previsione della spesa del medesimo anno sarà corrispondentemente iscritto il capitolo n. 1123, con la denominazione "Contributi in capitale a consorzi tra Enti locali, nelle spese per l'allestimento di discariche controllate dei rifiuti solidi" e lo stanziamento di 1.400 milioni.
All'onere derivante dall'ammortamento del mutuo di cui ai precedenti commi, valutato in 195 milioni per l'anno finanziario 1976, si provvede mediante una riduzione, nella rispettiva misura di 175 milioni e di 20 milioni, degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 1018 e n. 1406 del corrispondente stato di previsione della spesa, e mediante l'iscrizione nello stato di previsione medesimo, dei capitoli n. 398 e n. 1417 riguardante gli interessi passivi e la quota di capitale per il rimborso del mutuo, con il rispettivo finanziamento di 175 milioni e di 20 milioni.
Negli stati di previsione della spesa per gli anni finanziari 1977 e successivi, sino alla completa estinzione del mutuo, saranno iscritti i capitoli n. 398 e n. 1417, con stanziamenti pari alle rate di ammortamento ricadenti nei relativi anni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio.
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 37 Hanno risposto SI 29 Consiglieri Si sono astenuti 8 Consiglieri L'art 1 è approvato.
Articolo 2 Per la concessione dei contributi in interesse di cui all'art. 3, 2° comma della legge regionale 4 giugno 1975, n. 46, sono autorizzati, per l'anno 1976, il limite di impegno di 450 milioni e le conseguenti annualità di spesa per gli anni finanziari dal 1976 ai 2000.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione di pari ammontare del fondo speciale di cui al capitolo n. 1404 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976 e mediante l'istituzione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 1122 con la denominazione "Contributi in interesse a favore di consorzi tra Enti locali, nelle spese per la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti solidi." e lo stanziamento di 450 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 39 Hanno risposto SI 28 Consiglieri Si sono astenuti 11 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda pertanto alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 41 Hanno risposto SI 30 Consiglieri Si sono astenuti 11 Consiglieri Il disegno di legge regionale n. 86 è approvato.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Esame disegno di legge regionale n. 88 "Rifinanziamento ed integrazione della legge regionale 19/11/1975, n. 54: 'Interventi regionali in materia di sistemazione di bacini montani, opere idraulico-forestali, opere idrauliche di competenza regionale'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge regionale n. 88 "Rifinanziamento ed integrazione della legge regionale 19.11.1975 n. 54: 'Interventi regionali in materia di sistemazione di bacini montani, opere idraulico forestali, opere idrauliche di competenza regionale'".
Relatore è il Consigliere Rossi, al quale do la parola.



ROSSI Luciano, relatore

La necessità per uno sviluppo economico e sociale per le zone montane del Piemonte, come tutti conoscono sono molteplici.
Lo stanziamento di 5.000 milioni previsto da questa legge, al fine di rifinanziare anche durante l'esercizio 1976 la legge regionale 19.11.1975 n. 54, che prevede interventi regionali in materia di sistemazione di bacini montani, di opere idraulico-forestali e di opere idrauliche di competenza regionale, evidenziate anche nello studio dell'Ires sul Piano di sviluppo regionale, si colloca nel quadro delle priorità indicate dalla Regione.
L'onere per l'ammortamento dei relativi mutui, valutato in 700 milioni è già previsto negli elenchi n. 3 e n. 5 allegati al Bilancio.
Il disegno di legge in esame prevede inoltre un'integrazione dell'art.
6 della citata legge regionale, con la quale si dispone l'accantonamento del 10% dello stanziamento annuo globale, che deve essere impiegato per interventi urgenti conseguenti a fenomeni di dissesto sopravvenuti, o atti a prevenire danneggiamenti che eventuali fenomeni premonitori dovessero far ritenere possibili.
Per quanto concerne la copertura dei finanziamenti per la realizzazione dei programmi previsti nella legge regionale n. 54 del 1975, è prevista l'accensione di mutui per pari ammontare.
Il tasso massimo previsto per il mutuo è del 13%, quindi inferiore del 2% a quanto veniva stabilito nella prima stesura della proposta di legge.
I motivi di tale scelta sono già stati esposti in altra occasione, in quanto tassi meno elevati permettono alla Regione di estendere gli interventi di carattere economico e sociale.
La Commissione sottolinea ancora l'importanza di tale diffusione ed indica unanimemente al Consiglio che la legge in esame e meritevole di approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Penso di anticipare l'annuncio alle dichiarazioni di voto che lei probabilmente avrebbe chiesto di fare, per comunicare che il nostro Gruppo analogamente a quanto ha fatto per il disegno di legge n. 86, si asterrà per le insufficienti giustificazioni addotte dal Presidente della Giunta regionale sulla richiesta di impegni da parte di Istituti di credito ad assicurare il finanziamento necessario alla legge.
Noi ci auguriamo che il disegno di legge possa comunque avere esito in termini operativi ed indipendentemente dal merito del documento presentato intendiamo con questo voto sollecitare la Giunta ad assumere, per quanto attiene al problema del credito delle opere pubbliche, più precisi impegni.



PRESIDENTE

Passiamo all'articolato.
Articolo 1.
Ai fini della realizzazione dei programmi di cui alla legge regionale 19 novembre 1975, n. 54, art 2, è autorizzata, per l'anno 1976, la spesa di 5.000 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante l'accensione di mutui, di pari ammontare, ad un tasso non superiore al tredici per cento e per una durata non superiore a trent'anni da estinguere in semestralità costanti posticipate.
La Giunta regionale è autorizzata ad assumere, con propria deliberazione, i mutui predetti.
Nello stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 1976 sarà conseguentemente istituito il cap. n. 109, con la denominazione "Proventi dei mutui autorizzati per gli interventi di competenza regionale in materia di sistemazione di bacini montani, opere idraulico-forestali e opere idrauliche" e la dotazione di lire 5.000 milioni. Nel corrispondente stato di previsione della spesa sarà istituito il capitolo n. 1140 con la denominazione "Spese per gli interventi di competenza regionale in materia di sistemazione di bacini montani, opere idralico-forestali e opere idrauliche" e lo stanziamento di lire 5.000 milioni.
All'onere per l'ammortamento dei mutui, di cui ai precedenti commi valutato in 700 milioni per l'anno finanziario 1976, si provvede mediante la riduzione di 700 milioni degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 1018 e n. 1406 del corrispondente stato di previsione della spesa nella rispettiva misura di 650 milioni e di 50 milioni, nonché istituendo, nello stato di previsione medesimo, il cap. n. 395 con la denominazione "Quote interessi per l'ammortamento dei mutui autorizzati per le spese in materia di sistemazione di bacini montani, opere idraulico- forestali ed opere idrauliche" e io stanziamento di 650 milioni, nonché il capitolo n. 1416 con la denominazione "Quote capitali per l'ammortamento dei mutui autorizzati per le spese in materia di sistemazione di bacini montani opere idraulico forestali ed opere idrauliche" e lo stanziamento di 50 milioni.
Negli stati di previsione della spesa per gli anni finanziari 1977 e successivi, sino alla completa estinzione dei mutui, saranno iscritti i capitoli n. 395 e n. 1416, con stanziamenti pari alle rate di ammortamento ricadenti nei relativi anni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 40 Hanno risposto SI 30 Consiglieri Si sono astenuti 10 Consiglieri L'art 1 è approvato.
Articolo 2 Il sesto comma dell'art. 6 della legge regionale 19 novembre 1975, n. 54, è così integrato: "Nei medesimi programmi annuali, il 10% dello stanziamento globale sarà accantonato per il finanziamento di interventi urgenti che si rendano necessari in conseguenza di dissesti sopravvenuti o che valgano a prevenire possibili eventi calamitosi".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 41 Hanno risposto SI 31 Consiglieri Si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 40 Hanno risposto SI 30 Consiglieri Si sono astenuti 10 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.


Argomento: Comunita' montane

Esame disegno di legge regionale n. 79: "Modificazione della legge regionale 30 marzo 1974, n. 9, concernente 'Contributi nelle spese di funzionamento delle Comunità montane'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge regionale n. 79 "Modificazione della legge regionale 30 marzo 1974, n. 9, concernente 'Contributi nelle spese di funzionamento delle Comunità montane' ". Relatore è il Consigliere Rossotto, che ha facoltà di parlare.



ROSSOTTO Carlo Felice, Relatore

Dal momento in cui la montagna piemontese è stata delimitata in 44 zone omogenee e costituite le Comunità montane sono passati due anni e mezzo durante i quali questo nuovo organismo ha operato i primi passi organizzativi ed attuativi.
Dopo aver approntato gli Statuti, le 44 Comunità montane piemontesi hanno attuato il programma di opere di interventi previsti dall'art. 19 della legge 1102 e sono in avanzata fase nell'elaborazione dei piani di sviluppo.
Con la legge regionale n. 9 del 1974 si è predisposto un contributo nelle spese di funzionamento delle Comunità montane per non vanificare il processo evolutivo delle zone montane e che consentisse un'organizzazione dei loro uffici, l'utilizzo di personale qualificato, l'adozione di procedure tecniche e l'impiego di strumenti adeguati.
Tale organizzazione può addivenire attraverso procedure tecniche ed impiego di strumenti adeguati.
Alla luce di queste esigenze e tenuto conto anche della lievitazione dei costi, il contributo fissato con la legge regionale 30 marzo 1974, n.
9, appare meritevole di adeguamento.
Tale contributo - ferma restando la quota fissa di L. 6.000.000 disposta a favore di ogni Comunità montana - e elevato per ogni ettaro di superficie classificata montana e per ogni abitante da L. 50 a L. 200.
La spesa annua è stimabile in L. 280.000.000.



PRESIDENTE

Non vi sono richieste di parola, passiamo quindi alla votazione degli articoli.
Articolo 1 A decorrere dall'anno 1976 il contributo aggiuntivo di cui all'art 1 secondo comma, della legge regionale 30 marzo 1974, n. 9, è aumentato: da lire cinquanta a lire duecento per ogni abitante residente nelle zone montane in base ai dati dell'ultimo censimento della popolazione da lire cinquanta a lire duecento per ogni ettaro di superficie in zone classificate montane.
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione Presenti e votanti 37 Hanno risposto SI 37 Consiglieri Articolo 2 A decorrere dall'anno finanziario 1976 è autorizzato l'aumento di 280 milioni della spesa indicata dalla legge regionale 30 marzo 1974, n. 9.
All'onere di cui al precedente comma si provvede, per l'anno finanziario 1976, mediante una riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n. 1018 dei corrispondente stato di previsione della spesa e mediante l'iscrizione della somma di 280 milioni nel capitolo n. 64, istituito nello stato di previsione medesimo ai sensi della legge regionale di cui al precedente comma.
Nei bilanci degli anni finanziari 1977 e successivi il capitolo n. 64 sarà iscritto con lo stanziamento di 640 milioni.
Il Presidente è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 37 Hanno risposto SI 37 Consiglieri Procediamo alla votazione della legge nel suo complesso.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 39 Hanno risposto SI 39 Consiglieri Il disegno di legge è approvato all'unanimità dei presenti.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Esame disegno di legge n. 91: "Norme provvisorie di salvaguardia alla istituzione di nuovi istituti privati di diagnosi e cura"


PRESIDENTE

Passiamo al punto settimo dell'ordine del giorno: Esame disegno di legge n. 91: "Norme provvisorie di salvaguardia alla istituzione di nuovi istituti privati di diagnosi e cura". Relatore è il Consigliere Ferrero, al quale do la parola.



FERRERO Giovanni, relatore

Questa legge non credo richieda una relazione molto ampia. E' una legge composta da un articolo unico che si pone il problema di salvaguardare, in attesa di indirizzi generali di piano, le autorizzazioni rilasciate ad enti privati in generale per diagnosi, laboratori di analisi e per cura, e che potrebbero precostituire situazioni non corrette.
Esiste poi una possibilità di deroga nel caso che vi siano motivate e fondate ragioni che la comportano.
Questa legge io credo meriti soltanto un paio di riflessioni. La prima riguarda il fatto che nella valutazione della spesa sanitaria non soltanto il numero di posti-letto è un elemento rilevante per determinare il modo di funzionamento ed anche il volume della spesa, ma lo sviluppo sempre più grande dei laboratori di diagnosi e la richiesta a volte anche un poco indiscriminata di immedesimare la medicina con le tecniche diagnostiche richiede grande attenzione e quindi credo che il Consiglio non possa che concordare su questo.
La seconda considerazione di tipo più generale è che sicuramente le leggi che hanno una funzione di blocco ed un meccanismo di deroga debbono essere, per sforzo comune dei Gruppi, tendenzialmente superate, per arrivare invece a considerare iniziative come queste come parte integrante di disegni programmatori e quindi propositivi innanzi tutto per le strutture pubbliche ed anche per le strutture private.
La ragione della mia assenza prima derivava dal fatto che penso vengano presentati emendamenti a questa legge ed io stavo cercando di sapere quale gruppo politico volesse farlo ed in quale forma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, pochissime osservazioni.
Il principio d'ordine generale di adottare norme di salvaguardia quando si sta per introdurre delle discipline di carattere generale e di carattere programmatorio è sicuramente corretto, perché lo stesso preannuncio di queste nuove discipline può costituire stimolo ad iniziative che siano in contrasto con la razionalizzazione di un settore.
Noto peraltro che per determinati tipi di servizi come quelli dei laboratori di analisi ad esempio, stante l'enorme aumento della domanda l'intervento privato non ha certi caratteri discutibili e fortemente criticabili di altre iniziative in campo sanitario, ma ha un carattere sussidiario ed anche a costi molto bassi, cosa che non è da trascurare, per cui la possibilità di deroghe anche in questo momento penso che per un settore come questo possa efficacemente funzionare, salvo il problema della discrezionalità affidata alla Giunta e questa è una richiesta di obiettività a carattere di pubblicità nella conoscenza del ricorso a trattazione di questa delicata materia, anche per la giacenza di una serie di domande in ordine alle quali potrà essere visto dove la deroga ha un significato.
Un'altra annotazione è quella alla quale faceva riferimento il collega Ferrero come Relatore ed è che ogni volta che si introduce una norma di salvaguardia questa non può essere stabilita a tempo indeterminato, sine die, noi sospendiamo di provvedere su una materia fino a che non sarà adottata una legge, bisogna che anche la pubblica amministrazione, che introduce una norma di salvaguardia, sia a sua volta vincolata con un termine che non può che essere breve in una cosa come questa, un certo numero di mesi, alla scadenza dei quali c'è sempre la facoltà delle proroghe, ma le proroghe significano spiegazione al Consiglio,alla pubblica opinione del governo che si fa dei propri propositi programmatori.
Quindi preannuncio (non l'ho formulato, l'avevo solo anticipato al collega Ferrero) un emendamento che potremo anche concordare, se non ci sono obiezioni, in modo che sia tecnicamente più pertinente rispetto alla legge, che suoni pressappoco in questo modo: "E' vietato fino all'entrata in vigore della legge regionale che approva il piano ospedaliero e comunque entro e non oltre il termine di un anno (di sei mesi, adesso vediamo) il rilascio di autorizzazioni all'apertura dei gabinetti, ecc.".
Accolto che fosse l'emendamento che ho genericamente enunciato evidentemente voteremo a favore.



PRESIDENTE

Veda di presentarlo per iscritto.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Io intervengo su questo disegno di legge avendo davanti il quadro generale in cui opera tutta questa attività e quindi l'immediata tendenza a valutarne gli aspetti positivi. Si tratta di mettere ordine in una materia che non è molto ordinata e di evitare, soprattutto per un settore così delicato, gli errori che sono stati commessi in altri settori (cito ad esempio quello del commercio, dove la proliferazione di determinate iniziative ha portato a risultati disastrosi in termine finanziario anche per i promotori).
Vi è tuttavia una considerazione che occorre fare e cioè: la disposizione di legge per l'istituzione di gabinetti privati di analisi per il pubblico ecc., implica un'istruttoria la quale a sua volta presuppone la costituzione degli impianti e la messa a punto delle apparecchiature per poter intervenire dopo di che c'è l'autorizzazione.
I casi che si sono determinati sono costituiti dal fatto che per alcune domande che erano e che sono attualmente in corso, dopo che c'è stato il visto favorevole proprio per queste considerazioni in quanto si è esaminato locali, attrezzature, ecc, da parte dei medici provinciali, vi è ora soltanto l'atto di passaggio alla Commissione che deve dare il via all'autorizzazione. E' chiaro che coloro i quali si trovano di fronte ad una situazione di questo genere e vedono su sé stessi cadere la mannaia di questa legge, si trovano ovviamente in situazioni estremamente difficoltose.
A questo proposito mi permetto di presentare un emendamento che sarebbe aggiuntivo all'intero comma e che suona: "Per le domande presentate in data anteriore all'entrata in vigore della presente legge la Giunta, sentita la competente Commissione consiliare, valuta le medesime in modo contestuale".
Il che lascia aperta la possibilità di un vaglio serio ma anche di un'autorizzazione conseguente.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Non siamo certo noi repubblicani favorevoli al proliferare di istituti privati di diagnostica o di qualsiasi altro tipo di istituto privato, per cui intendiamo interpretare questa legge come uno stimolo nei confronti della Giunta stessa ad operare in modo che le strutture pubbliche siano sufficienti, perché dobbiamo dire che oggi non possiamo fare affidamento esclusivamente sulle strutture ospedaliere e sulle altre strutture pubbliche: ad esempio gli elettrocardiogrammi che vengono fatti due o tre mesi dopo la prenotazione, a seconda degli ospedali ai quali ci si rivolge probabilmente verrebbero fatti dopo sei mesi. Ho fatto un solo esempio che però era particolarmente significativo, ma ce ne sarebbero altri altrettanto significativi in quanto si tratterebbe di medicina preventiva che viene invece in ritardo per quanto riguarda la diagnosi, e le terapie saranno susseguenti, addirittura dopo sei o sette mesi. Ora, chiamare preventiva una medicina che si fa dopo 180 giorni dall'insorgenza della presunta malattia, mi sembra una presa in giro che non possiamo ulteriormente tollerare.
Quindi, mi trova d'accordo una legge che mi dà la possibilità di operare con spirito programmatorio perché la considero come uno stimolo, ma se tale non dovesse essere prenderei la parola in ben altro modo nel momento in cui questa pianificazione ospedaliera non fosse avvenuta in modo da rendere ai cittadini quei servizi a cui hanno diritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi non sono certo io liberale a vedere con favore una legge che di fatto limita quell'iniziativa privata che è complementare di servizi disastrati e fatiscenti, tuttavia mi rendo conto della sua specifica funzione, della sua contraddizione con una norma pubblicitaria, norma che non tende a durare nel tempo.
Mi pare che non debba essere questa situazione particolare l'incentivo alla presentazione delle domande, le quali in definitiva prefigurano situazioni successive a quella che sarà la pianificazione regionale, mi fanno ritenere che questa legge, tutto sommato, meriti pur anche una valutazione positiva. Tuttavia, riallacciandomi a quanto diceva il collega Cardinali, devo dire che un emendamento a questa legge finirebbe, pur nella positiva volontà espressa di sistemare delle situazioni in corso, per comportare un'ulteriore situazione di difficoltà interpretativa e di possibilità di controversie anche di natura giudiziaria, Se vogliamo rimanere nello spirito e nell'ambito di uno stato di diritto nonostante tutto, ritengo che la retroattività di una norma giuridica non sia ipotizzabile.
Di conseguenza, - fermo restando il concetto di autorizzazione che ricordo ai colleghi, è un fatto ben preciso, l'autorizzazione non è la concessione di un privilegio della pubblica amministrazione, è semplicemente la valutazione che esistono dei presupposti affinché il cittadino eserciti un suo diritto - non possiamo noi con una legge vanificare una autorizzazione che probabilmente la Giunta avrebbe già dovuto dare, è la Giunta che è in mora, non il cittadino, per cui la norma dobbiamo farla nei confronti della Giunta, non nei confronti del cittadino.
Mi pare però che nello spirito di questa discussione, cioè che questa sia una norma transitoria oltre tutto destinata a non durare nel tempo come le poltrone, più che complicare la norma con un emendamento, si debba affidare alla Giunta ed all'Assessore questa nostra preoccupazione; le autorizzazioni secondo me sono di diritto ex iure perché nella misura in cui esistono i presupposti la Giunta le doveva dare e sarà tenuta a darle dopo. In effetti il testo della legge meriterebbe un emendamento perché il divieto non dovrebbe essere alla concessione di autorizzazioni, ma alla presentazione delle domande e le deroghe dovrebbero essere concordate sulla presentazione della domanda. Diversamente, ripeto, noi finiamo per far cadere sotto questa legge l'atto finale di un procedimento complesso quale e la richiesta di autorizzazione che va visto secondo la normativa precedente.
Non presento emendamenti, raccomando semplicemente alla Giunta di valutare la situazione proprio per evitare che a seguito di questa legge si crei una situazione di conflittualità anche a livello giudiziario con i soggetti delle procedure già giacenti sul tavolo dell'Assessore. E ripeto mi affido ad un senso di opportunità politica e di economia giudiziaria in questa materia, perché se andiamo a farne oggetto di una norma specifica probabilmente creiamo un altro tipo di conflittualità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Accogliamo l'invito di concordare eventualmente gli emendamenti, chiedo una sospensione di cinque minuti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

D'accordo, anche per la problematica sollevata, di accettare la sospensione di cinque minuti per vedere di comporre alcune divergenze.



PRESIDENTE

Il Consiglio è brevemente sospeso.



(La seduta, sospesa alle ore 11 riprende alle ore 11,20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La Giunta può comunicare il proprio parere sugli emendamenti?



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

Gli emendamenti presentati sia dal Consigliere Bianchi, sia dal Consigliere Cardinali sono accolti dalla Giunta.



PRESIDENTE

Leggo il testo dell'articolo unico: Articolo unico Al fine di non pregiudicare la programmazione ospedaliera di cui all'art. 29 della legge 12/2/1968, n. 132, è vietato, fino all'entrata in vigore della legge regionale, il rilascio di autorizzazioni all'apertura di gabinetti privati di analisi per il pubblico a scopo di accertamento diagnostico, terapeutico e di radium terapia, nonché di case di cura private.
Qualora la rete dei servizi sanitari esistenti in ciascuna delle istituende zone socio-sanitarie dovesse giustificare l'attivazione dei presidii di cui al comma precedente, la Giunta regionale potrà rilasciare previo accertamento in linea tecnica delle esigenze della zona interessata autorizzazione in deroga al divieto stabilito nella presente legge.
Essendo stati accolti gli emendamenti all'articolo unico, li pongo in votazione.
Votiamo l'emendamento aggiuntivo presentato dal Consigliere Cardinali che suona: "Per le domande presentate in data anteriore all'entrata in vigore della presente legge la Giunta, sentita la competente Commissione consiliare, valuta le medesime in modo contestuale".
Chi è d'accordo con questo emendamento alzi la mano.
L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione l'emendamento integrativo presentato dal Consigliere Bianchi.
"Al primo comma, dopo le parole "piano ospedaliero" inserire 'e comunque per un periodo non superiore ad un anno' ".
Chi è d'accordo alzi la mano.
L'emendamento è accolto.
Adesso votiamo l'articolo unico come risulta dagli emendamenti approvati.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 40 Hanno risposto SI 40 Consiglieri Il disegno di legge n. 91 è approvato.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Protezione civile

Proposta di deliberazione dell'Ufficio di Presidenza relativa a: "Costituzione e funzionamento del Comitato regionale di coordinamento dei soccorsi per i terremotati del Friuli"


PRESIDENTE

Vorrei ora passare ad una rapida approvazione del progetto di delibera con il quale si formalizza il Comitato di coordinamento per il soccorso dei Friuli, e tutte le operazioni di carattere finanziario che il Comitato deve gestire in questo periodo. E' stato presentato dall'Ufficio di Presidenza ed ha valore di regolarità formale.
Spero che i colleghi abbiano letto il testo e che vi sia un'approvazione sollecita.
Vi sono obiezioni, richieste di parola? "Costituzione e funzionamento del Comitato regionale di coordinamento dei soccorso per i terremotati del Friuli".
Il Comitato di coordinamento dei soccorsi per i terremotati del Friuli istituito su iniziativa della Regione Piemonte è composto dal Presidente del Consiglio regionale, che lo presiede e lo rappresenta, dal Presidente della Giunta regionale, dagli Assessori competenti designati dalla Giunta regionale e da rappresentati designati da ciascun Gruppo consiliare.
Il Comitato siede presso la Presidenza del Consiglio regionale.
Il Comitato cura la raccolta dei mezzi a favore delle popolazioni del Friuli colpite dal terremoto, promuovendo a tal fine opportune iniziative.
Il Comitato è competente a deliberare sulle utilizzazioni delle somme e delle cose in tal modo raccolte, e di quelle in qualsiasi modo elargite al Comitato stesso da parte di privati, e da enti ed organi anche pubblici per lo scopo di cui al precedente comma.
Tali utilizzazioni possono consistere tanto nella erogazione di contributi finanziari, quanto in aiuti di qualsiasi altra forma, come prestazioni di servizi, costruzione di opere, fornitura di assistenza anche tecnica ed altri interventi che risultassero opportuni Il Comitato delibera altresì sulla destinazione e l'impiego del personale messo a disposizione da Enti pubblici e privati.
Per la sua attività, il Comitato si serve delle strutture operative del Consiglio regionale.
Il Comitato presenta relazioni trimestrali sul proprio operato ai Consiglio regionale, che lo approva.
Il Comitato, al termine del proprio operato che verrà determinato dal Consiglio regionale, presenta altresì una relazione definitiva al Consiglio stesso che la approva.
Tali relazioni devono essere accompagnate dai relativi rendiconti.
C'è un'osservazione formale: "Il Comitato presenta, per la relativa approvazione relazioni trimestrali sul proprio operato, ecc." Vi sono richieste di parola? Chi è d'accordo alzi la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Esame d.d.l. n. 92: "Delega al Comune di Tortona della gestione della comunità protetta per profughi"


PRESIDENTE

Passiamo al punto nono dell'ordine del giorno: Esame d.d.1. n. 92: "Delega al Comune di Tortona della gestione della, comunità protetta per profughi".
La parola ai relatore, Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni, relatore

Devo confessare che mi giunge nuovo che mi fosse stata affidata la relazione su questo disegno di legge, che abbiamo discusso nell'ultima riunione della IV Commissione. Posso pertanto solo dire che la IV Commissione, preso in esame questo materiale, è stata unanime nell'approvarlo e nel decidere di proporlo al Consiglio perché venga da esso sanzionato.
Vorrei prendere lo spunto dalla circostanza per fare alcune considerazioni sul modo di funzionamento delle Commissioni. Non sempre come mi pare dimostrato anche dalla discussione che vi è stata sulla legge precedente, le Commissioni svolgono la funzione che dovrebbero avere cosicché si rischia di arrivare a discutere in Consiglio in un modo che non è il più efficiente dal punto di vista tecnico, anche se la sostanza politica e tecnica delle cose non cambia.
Della legge su cui avrei dovuto relazionare posso ancora dire che è una legge estremamente semplice, con la quale si affida al Comune di Tortona la gestione della comunità dei profughi, i quali, secondo quanto ci è stato riferito dalla Giunta, sono ormai in numero assai limitato e con tendenza ad ulteriore diminuzione. Il provvedimento non ha incontrato, proprio per il suo carattere di urgenza e di interesse, e comunque per il fatto che non coinvolge principi e considerazioni generali, alcuna obiezione da parte dei Commissari presenti, e in questo senso la IV Commissione l'aveva rassegnato alla Commissione I per il parere e poi al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi, che, essendo di Tortona, conosce bene la questione.



BIANCHI Adriano

Credo ci siano motivi morali e politici in senso generale che richiedono qualche brevissima considerazione, campanilismo a parte.
Questa legge costituisce un atto importante perché pone quasi la parola fine ad una vicenda che è stata di grande importanza, anche traumatizzante in certi momenti, per la città, e che ha registrato eventi e fatti estremamente dolorosi: dall'inizio, con i profughi giunti a migliaia dalla Venezia Giulia, e poi via via con i numerosi concittadini che le varie vicende, fino a quella della Tunisia, hanno portato al rientro in Patria.
Tortona ha ospitato questi, carichi di dolore, di sofferenza Questa cittadina, pur piccola, ha assimilato moltissime famiglie sradicate dai Paesi nei quali si erano stabiliti, e oggi all'anagrafe di Tortona figurano ormai stabilmente una serie di nomi, slavi e non slavi, di origine italianissimi di sentimenti.
Per giungere a questi risultati sono occorsi dei momenti di gestione estremamente laboriosi in certe circostanze. Devo dare atto qui di quanto è stato fatto anche in passato per prima accogliere, inserire nella città, e poi convincere, persone piegate dalla sorte, dalla vita, a riaffrontare condizioni di vita normali nella società, uscendo da una situazione che era sotto un certo profilo di disagio e sotto altri profili protetta.
Credo di poter ringraziare in particolare anche i funzionari della Regione, che con tatto, con modalità che esprimono grande umanità e comprensione, hanno negli anni precedenti compiuto quest'opera con contatti con le singole persone, per evitare ogni trauma di decisioni amministrative per progressivamente ridurre questa comunità ai minimi termini così com'è oggi.
La delega al Comune di Tortona credo sia un atto validissimo e doveroso. Tortona, che di fatto ha gestito, assimilato ed affrontato i problemi quando questi erano macroscopici e gravi, meritava forse una delega in tempi più lontani; credo comunque che anche adesso la decisione suoni anche come riconoscimento morale ad una città che ha affrontato un problema di questa portata.
Concludo formulando l'augurio che i pochi ospiti che ancora restano possano trovare soluzioni adeguate, possano accogliere anche le cordiali pressioni che la commuta politicamente organizzata fa nei loro confronti perché accettino di affrontare i rischi limitati di nuove soluzioni e condizioni. L'ambiente nel quale sono vissuti questi profughi, cioè la caserma del 38° Reggimento di Fanteria, è destinato urbanisticamente a soluzioni che sono vitali per la città (erano già state prese in considerazione delle soluzioni, anche queste, che potessero favorire i programmi ed i piani della città), e mi auguro che anche queste vadano a buon fine.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Vorrei replicare brevemente all'intervento del collega Ferrero, non tanto sull'oggetto all'ordine del giorno quanto sul funzionamento delle Commissioni in relazione alla presentazione in aula di emendamenti.
Desidero ribadire quanto già ebbi a dire a lei, signor Presidente: che per il mio Gruppo, e probabilmente anche per gli altri piccoli Gruppi, non può essere considerato in alcun modo indicativo o vincolante quanto avviene da parte nostra in Commissione, sia per la modesta portata numerica dei nostri Gruppi, sia per la difficoltà di articolarsi con le forze che, bene o male, in misura pur ponderalmente limitata, rappresentiamo. E' nostro già dichiarato convincimento che il cuore dell'Amministrazione regionale è quest'aula, in cui ci si confronta e si definiscono in ultima analisi le posizioni, a prescindere dagli atteggiamenti e dalla presenza o meno nelle Commissioni e nelle consultazioni.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola? Allora passiamo alla votazione degli articoli.
Articolo 1 "La Regione, in attuazione dell'art. 118, 3° comma, della Costituzione e degli artt. 66 e 67 dei proprio Statuto, delega al Comune di Tortona la gestione della 'Comunità Protetta per Profughi' ".
Non sono stati presentati emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 35 Hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art 1 è approvato Articolo 2 "Il Comune di Tortona gestisce la suddetta comunità, nel rispetto delle norme che regolano gli interventi nei confronti dei profughi, allo scopo di pervenire alla chiusura della comunità stessa, col conseguente inserimento nei contesto sociale di quanti ancora vi si trovano.
Il provvedimento di chiusura della comunità medesima e adottato dalla Giunta regionale.
E' compresa nella gestione anche l'erogazione di provvidenze stabilite dalla Regione nei confronti dei 'profughi ospiti della comunità' ".
Non sono stati presentati emendamenti. Nessuno chiede di parlare.
Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 36 Hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art 2 è approvato.
Articolo 3 "La Regione mette anticipatamente a disposizione del Comune di Tortona, sui fondi di cui al successivo comma, le somme occorrenti alla gestione della 'Comunità Protetta per Profughi'.
Il Comune di Tortona presenta annualmente alla Regione il rendiconto delle spese sostenute, anche ai fini degli eventuali conguagli.
Nel bilancio dell'anno finanziario 1976 sarà iscritto il capitolo 526 con la denominazione 'Spese per la gestione della comunità protetta per profughi di Tortona', con lo stanziamento di L. 7.000.000.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo 516 del bilancio 1976.
Nei bilanci degli anni 1977 e successivi, fino alla chiusura della 'Comunità', sarà iscritto il capitolo n. 526, con la denominazione 'Spese per la gestione della Comunità protetta per profughi di Tortona' e lo stanziamento di L. 7.000.000.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Non sono stati presentati emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 38 Hanno risposto SI 38 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Votiamo ora sull'intero disegno di legge n. 92.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 38 Hanno risposto SI 38 Consiglieri Il disegno di legge n. 92 è così approvato.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame progetti di legge n. 48-61-73 relativi al funzionamento, controllo e gestione dei consultori familiari


PRESIDENTE

Passiamo al punto decimo dell'ordine del giorno: "Esame progetti di legge nn. 48-61-73 relativi ai funzionamento, controllo e gestione dei consultori familiari".
Il relatore è la Signora Carmen Fabbris. Ha facoltà di parlare.



FABBRIS Pierina, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri la legge nazionale n. 405 del 29 luglio 1975, che prevede l'istituzione da parte dei Comuni, o di loro Consorzi, dei Consultori di assistenza alla famiglia e alla maternità quali organismi operativi delle istituende unita locali dei servizi (articolo 2) demanda alle Regioni la determinazione mediante "Norme legislative" (articolo 7) dei "criteri per la programmazione, il funzionamento, la gestione e il controllo del servizio".
Con il D.D.L. n. 73 la Giunta regionale ha proposto le linee di intervento in tale direzione, avendo presente la preoccupazione che, in attesa della realizzazione delle Unità Locali dei Servizi, il Consultorio non debba configurarsi come un servizio a sé stante, ma piuttosto essere un'attività integrata o integrabile con gli altri servizi socio sanitari già esistenti sul territorio.
Infatti, nell'ottica della riforma dei servizi sociali e sanitari, il Consultorio deve collocarsi all'interno dell'organizzazione dei servizi che la Giunta va predisponendo, secondo le linee pro grammatiche scaturite dal Consiglio, attraverso un processo che si è già perfezionato in un primo atto concreto nella definizione degli ambiti territoriali entro i quali verrà contenuto l'insieme dei servizi integrati e gli organi di Governo che li gestiranno Progetto che ha superato la fase istruttoria da parte della IV Commissione e che quanto prima verrà presentato per il dibattito consiliare.
Questo orientamento, d'altra parte, è conforme alla volontà emersa nella discussione avvenuta nelle Commissioni parlamentari nel momento in cui è stata approvata la legge 405, orientamento condiviso da tutti i Gruppi parlamentari, i quali, pur partendo da punti di vista diversi, hanno comunque concordato sul testo che è diventato legge, che fissa alcuni principi che si collegano alla riforma della sanità e dell'assistenza.
Nel fissare tali principi, i Gruppi parlamentari hanno inteso cogliere la spinta, la sollecitazione che proveniva dalla collettività, ed in modo particolare dalle masse lavoratrici e dalle donne, su un tema tanto delicato quale quello di una maternità e paternità libera e consapevole e di una educazione ed igiene sessuale e demografica, accogliendo così - come ebbe ad affermare l'Onorevole Raffanella, relatore della Commissione parlamentare - "le istanze civili e sociali di un mondo in evoluzione riconoscendo il diritto ai genitori, in particolare alle donne, di avere figli solo se e quando lo desiderano, di evitare il ricorso, alle volte molto frequente e pericoloso, all'aborto clandestino, di incidere sul grave fenomeno del danno che provoca la prolificità incontrollata al lavoro della donna, ad un suo ruolo più consapevole e positivo nella società".
La costituzione dei Consultori per la maternità qualifica e sviluppa quindi, un servizio e un consumo sociale che offre la strada maestra per affermare il valore sociale della maternità, per affermare una collaborazione nuova tra famiglia e società, aiutandola ad arricchire i valori interpersonali nei rapporti fra i coniugi e fra i coniugi e la prole, quale risposta alla rapida e profonda maturazione che la base del Paese sta vivendo circa il ruolo dei cosiddetti "diritti civili".
Il nuovo diritto di famiglia di recente approvazione rappresenta un momento decisivo di tensione ideale che contribuisce a formare culturalmente e moralmente in aspetti più maturi i coniugi e i figli. I Consultori dovranno offrire risposte concretamente esigibili, nella negazione del paternalismo e del controllo ideologico, perché la crescita della consapevolezza, della cultura, della libertà, dell'uguaglianza possa consentire agli uomini e alle donne di poter avere i figli che essi desiderano, per conquistare nuovi modi di decidere e quindi pervenire a nuovi tipi di equilibri fra i vari ruoli all'interno della famiglia, a favore soprattutto dell'elemento più debole, che è attualmente la donna.
Queste le finalità, gli obiettivi che l'ampia intesa di tutte le forze democratiche costituzionali ha stabilito nella legge 405, a conclusione di un lungo iter parlamentare, e sulle quali le Regioni e gli Enti locali sono impegnati per l'attuazione del servizio consultoriale per la famiglia. Gli Enti locali, infatti, sono i titolari dell'istituzione dei servizio, in quanto il provvedimento in oggetto "anticipa un disegno, realizza uno strumento ed un sussidio che dovrà trovare un più preciso inquadramento nell'ambito dei futuri servizi sanitari locali", come ha affermato l'Onorevole Foschi, a nome del Governo, nel momento in cui è stata votata la legge. E' pur vero che in questo momento siamo in una fase di "transizione", di carenza delle strutture pubbliche e di presenza di iniziative private in questo settore. Questo è uno degli aspetti lungamente discussi sia in sede parlamentare che in quella regionale.
Data la complessità dell'argomento, in sede parlamentare è stata raggiunta un'intesa che ci sembra inequivocabile, sulla quale lo stesso relatore della Commissione affermò testualmente nella relazione "Auspico che si operi onde evitare il ripetersi di un fenomeno già diffuso in altri settori in cui esiste l'intervento dello Stato. E cioè il fenomeno dell'accaparramento di meriti, anche inconsistenti , per spartirsi la torta di dieci miliardi annui, riducendola in tante briciole, con l'effetto di disperdere in mille rivoli, con scarsi risultati, il finanziamento pubblico".
E sempre sull'argomento l'Onorevole Foschi ebbe a precisare che "attribuendo alle Regioni e agli Enti locali una competenza specifica in materia, dobbiamo anche credere che, essendo questa forza rappresentativa della base sociale, avranno la preoccupazione di privilegiare il momento della programmazione e della partecipazione , così come sarà loro compito definire adeguate forme di garanzia e di controllo sulle eventuali convenzioni che ritenessero di dover stipulare".
Ne questo concetto svalorizza il principio del pluralismo, sul quale si è lungamente discusso anche in sede regionale. A chiarimento mi limiterò a citare l'ordine del giorno approvato dalla Commissione parlamentare all'unanimità e accolto dall'Onorevole Foschi, a nome del Governo, in sede di approvazione della legge 405, ordine del giorno che così recita: "La Commissione igiene e sanità della Camera, riaffermando che il pluralismo dell'istituzione non diminuisce, ma anzi valorizza, il potere decisionale dell'organo pubblico, sia nella programmazione sia nella istituzione dei Consultori da realizzarsi da parte degli Enti locali, o, se del caso, a mezzo di specifiche convenzioni con i Consultori privati, auspica che si prevedano intorno ai Consultori forme di partecipazione degli utenti e delle forze sociali, sindacali e politiche esistenti nel territorio in cui essi operano ed invita il Governo ad adoperarsi in tal senso".
Questo il contesto nel quale è nata la legge nazionale n. 405, cui si ispira il D.D.L. della Giunta.
La IV Commissione consiliare ha lavorato prendendo in esame contestualmente il D.D.L. n. 48, presentato dai Consiglieri del Gruppo D.C., della P.D.L. n. 61, presentata dai Consiglieri dei Gruppi P.R.I. e P.L.I. e del D.D.L. n. 73 presentato dalla Giunta.
Il progetto che la IV Commissione presenta ora all'attenzione e all'approvazione del Consiglio regionale è il risultato della confluenza dei vari progetti e frutto di una larga intesa tra le forze politiche. Esso recepisce non solo il contributo dei singoli Consiglieri, ma anche proposte che i Gruppi titolari di altri progetti hanno espresso.
Sui tre progetti di legge è stata svolta dalla IV Commissione un'ampia consultazione, cui hanno partecipato numerosi Enti locali, forze politiche organizzazioni sindacali, Enti ed associazioni pubbliche e private interessate all'argomento, organizzazioni democratiche, associazioni femminili, fra cui la Consulta femminile. Significativo è stato il contributo venuto dalla consultazione particolarmente in ordine alle finalità del servizio, alla gestione e alla sua programmazione nel territorio.
Tenuto conto di tutte queste istanze, progetto ora all'esame del Consiglio è articolato sui presenti principi fondamentali: 1) Il Consultorio si configura come momento promozionale per la realizzazione di un servizio per l'assistenza sociale,sanitaria e psicologica al singolo, alla coppia, alla famiglia nei suoi vari componenti e alla maternità quale avvio per la realizzazione dei servizi integrati nell'ambito della costituzione delle Unita Locali dei Servizi, operando in collegamento con la realtà socio-economica del territorio.
2) Viene salvaguardato il principio dell'autonomia dell'Ente locale territoriale, riguardo la programmazione, la gestione, le deleghe sul controllo e la partecipazione democratica e popolare. Ed è in funzione di questo principio di autonomia locale che il D.D.L. non prevede norme rigide circa le modalità di funzionamento e i momenti di partecipazione e di gestione, nel quadro di un'attività di indirizzo e coordinamento che la Giunta e il Consiglio dovranno assumere.
Questa scelta risponde anche alla consapevolezza delle diverse condizioni di sviluppo della nostra Regione, che impone la necessità di accumulare esperienze originali, lasciando spazio alla capacità di inventiva, senza prefigurare schemi che potrebbero ostacolare la ricerca di soluzioni adeguate alla realtà dei problemi e nel rispetto del pluralismo con il quale si manifestano.
Secondo questo orientamento, gli Enti locali dovranno garantire momenti di partecipazione e di aggregazione di gruppi omogenei (associazioni femminili, organizzazione di lavoratori e di cittadini), in modo da costruire un processo dialettico fra gestione e partecipazione popolare affinché i piani di zona scaturiscano da un'effettiva risultante di questo processo.
3) Per quando riguarda le finalità del servizio consultoriale, viene privilegiata l'azione promozionale diretta alla formazione di una coscienza sociale e sanitaria sui problemi di una procreazione libera e responsabile non limitata a fornire risposte individuali estranee ad un contesto di domanda sociale generalizzata e ormai chiaramente configurata dalla cittadinanza, attraverso la cui pressione il Parlamento ha approvato la legge sui Consultori.
Non possiamo infatti ignorare come da questa legge la collettività si aspetti dei tentativi di risposta ai problemi assai gravi del nostro Paese: l'incremento di natalità pari al 20 per mille, uno dei più alti d'Europa l'alto tasso di mortalità e morbilità infantile ed in particolare di mortalità perinatale, che pone l'Italia al penultimo posto, dopo il Portogallo, della graduatoria europea; l'elevato quoziente di mortalità materna, dovuta a gravidanza, parto, puerperio ed aborto. Intervenire su questi fenomeni significa soprattutto intervenire nel periodo preconcezionale, a livello di efficace educazione sanitaria, demografica e sessuale.
4) Per quanto concerne la tutela della salute, il P.D.L. tiene conto degli indirizzi programmatici della Regione, e quindi prevede forme di raccolta di dati e notizie con particolare riferimento agli aspetti dell'ambiente di lavoro, assicurando la massima segretezza su di essi.
Viene inoltre prevista l'istituzione del libretto sanitario quale principio di responsabilizzazione del cittadino circa il controllo sulla propria salute e quale momento importante e partecipato della più globale attività di prevenzione del rischio socio-sanitario, con particolare attenzione agli aspetti dell'ambiente di lavoro.
Questa iniziativa costituisce un importante contributo alla individuazione dei rischi specifici, soprattutto se sarà collegata con gli altri istituti di tutela dei lavoratori, quali le Unità di Base, ed avrà la garanzia di essere effettivamente legata alle esigenze della popolazione e non astrattamente guidata da interessi ad essa estranei.
5) I Consultori si avvalgono dell'attività di equipe pluriprofessionali sottoposte ad una verifica permanente del proprio operato, sia attraverso un rapporto democratico con l'utente, sia attraverso il riconoscimento della partecipazione e del controllo organizzato da parte delle forze sociali presenti sul territorio.
Il rapporto operatore-utente così inteso fa sì che il Consultorio divenga pure sede di formazione permanente degli operatori, i quali inseriti in un lavoro di gruppo, supereranno le posizioni gerarchiche e la rigidità dei ruoli professionali.
6) Sul piano della formazione la Regione programma corsi per la qualificazione e l'aggiornamento permanente degli operatori, tenendo conto anche delle necessità di riqualificazione del personale proveniente da altre strutture come l'ONMI.
In questo ambito la riconversione del personale acquista, nella fase di istituzione dei Consultori, un carattere prioritario, intendendo privilegiare l'utilizzo del personale già operante nei servizi socio sanitari esistenti o in via di estinzione.
7) Viene indicata l'opportunità dell'utilizzo, oltre che del personale anche delle strutture esistenti, sia per l'attività di consulenza che per l'assistenza tecnica qualificata (esami di laboratorio, radiologici eccetera), non solo per una rispondenza ai criteri di integrazione con gli altri servizi, ma anche per un principio di riappropriazione da parte della cittadinanza di strutture pubbliche che hanno subito un processo di sottoutilizzazione (come gli ospedali, le strutture dell'ONMI, del Consorzio provinciale antitubercolare eccetera).
Sulla base di questi principi, la proposta che viene presentata si compone di sei Titoli e 20 articoli, che brevemente illustro: l'art. 1 istituisce il servizio affidandone la gestione ai Comuni, loro Consorzi, Comunità montane, in attesa della sua integrazione nell'Unita locale dei Servizi gli artt. 2 e 3 prevedono analiticamente le finalità del servizio l'art. 4 indica gli strumenti (scheda socio-sanitaria e libretto sanitario) atti a conseguire lo scopo di fornire dati per la programmazione socio sanitaria e tutelare la salute dell'utente l'art. 5 descrive le figure professionali che operano all'interno del Consultorio e disciplina i corsi di formazione e di aggiornamento del personale gli artt. 6 e 7 stabiliscono l'utilizzo dei servizi socio-sanitari esistenti, ai fini dell'attività consultoriale, e la gratuità delle prestazioni l'art. 8 fissa la metodologia e i campi di intervento da parte dei gruppi di lavoro all'interno dei Consultori l'art. 9 affida la gestione del servizio consultoriale ai Comuni, loro Consorzi e Comunità montane, garantendone la partecipazione democratica e popolare l'art. 10 nel rispetto del pluralismo dell'intervento, riconosce la possibilità da parte di istituzioni o Enti privati che non si pongono scopi di lucro di istituire altri servizi, per i quali dovrà essere espressa l'autorizzazione da parte della Regione l'art. 11 prevede la possibilità di convenzioni fra Enti locali ed Enti pubblici e privati l'art. 12 stabilisce le funzioni di vigilanza e di controllo gli art. 13 e 14 stabiliscono le procedure per la localizzazione e la programmazione degli interventi gli artt. 15, 16 e 17 fissano le modalità per la presentazione delle domande di contributo e i criteri per l'elaborazione del programma annuale di finanziamento gli artt. 18 e 19 riguardano la tematica del finanziamento dell'attività l'art. 20 richiede la dichiarazione d'urgenza della legge.
Signor Presidente e colleghi Consiglieri questo è il testo concordato dalle forze politiche in sede di IV Commissione del quale si raccomanda al Consiglio l'accoglimento e l'approvazione.



PRESIDENTE

La discussione generale è aperta. Chi chiede di parlare? La dottoressa Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Desidero fare dichiarazioni estremamente brevi, anche perché mi rendo conto che il Consiglio ha ancora parecchio lavoro da svolgere per arrivare all'approvazione di questa legge.
Si tratta dell'attuazione di una legge nazionale Una legge che non arriva nemmeno tanto presto: ricordo che la presentazione del primo disegno di legge, fatta dal Senatore Tinto, era caduta nel generale scetticismo degli italiani riguardo a questa materia.
In sede regionale noi abbiamo avuto tre progetti, e debbo dare atto alla Commissione di aver lavorato in modo da poterli fondere insieme senza che il progetto della Giunta prevaricasse in modo assoluto su quelli degli altri Gruppi.
Ciò premesso, debbo segnalare alcuni difetti strutturali di questa legge Alcune delle enunciazioni sono di carattere un po' vago. Si tratta d'altra parte, di un istituto che noi sperimenteremo per la prima volta, e probabilmente la indeterminatezza dello stesso dettato, pratica mente degli stessi articoli, è dovuta anche e proprio al fatto che si tratta di dare una certa libertà, possibilità effettivamente di istituirlo in modo opportuno in un altro e di vedere, dopo averlo sperimentato, come potrà eventualmente essere corretto con una nuova legge, quella che oggi ci apprestiamo a varare.
Do quindi, nel complesso, parere favorevole alla legge, riservandomi di intervenire, se del caso, sui singoli articoli, come tutti gli altri Colleghi del Consiglio.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bellomo. Ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri la legge istitutiva dei servizi consultoriali che questo Consiglio oggi è chiamato a discutere ed approvare costituisce, secondo me, al di là di ogni ragionevole dubbio, un momento qualificante della politica della Regione Piemonte in ordine alla problematica, sempre vasta e complicata della cosiddetta sicurezza sociale.
Credo che per prima cosa si debba centrare la nostra attenzione proprio sul concetto di sicurezza sociale, in contrapposizione all'altro concetto obsoleto, riduttivo e paternalistico, di assistenza, che fino ad oggi ha rappresentato il solo modo di intendere, di volere e di indirizzare gli interventi pubblici nei confronti di cittadini in stato di necessità. Con l'affermazione del principio di sicurezza sociale si vuole e si deve dunque superare la condizione emarginante e talora avvilente della beneficenza pubblica, che vede il cittadino come semplice destinatario di interventi assistenziali programmati dall'alto, troppo e sovente dispersivi, troppo e sovente settoriali, discriminatori quasi per la loro stessa natura quando non addirittura strumentalizzati, per proporre invece un diverso rapporto che veda il cittadino come soggetto di diritto, cioè come protagonista responsabile di tutto il processo attinente alla sua salute psicofisica.
Noi socialisti da quasi un secolo ormai, credo, o da poco meno comunque, andiamo conclamando ad ogni piè sospinto come il cittadino si debba trovare in posizione di diritto rispetto allo Stato, nel senso che la salute collettiva, quella fisica e quella psichica, costituisce un patrimonio e una ricchezza collettiva che lo Stato deve tutelare e garantire.
L'affermazione socialista, che viene da lontano, secondo la quale la sicurezza sociale deve seguire il cittadino dalla culla alla tomba è oggi forse più urgente e totalizzante di ieri, poiché oggi, con un ritmo di vita un po' obliquo e stressante, deteriorato dal piacere ineffabile e smodato del consumismo e dall'impegno del lavoro e della sopravvivenza quotidiana il cittadino, il lavoratore, ha più di ieri diritto ad essere aiutato e tutelato.
E' evidente a tutti, credo, come la società italiana sia civilmente cresciuta ed abbia conseguentemente e coerentemente maturato una nuova coscienza del proprio preciso e non delegabile, diritto ad essere sempre garantita per quello che è l'aspetto primario e fondamentale di ogni società democratica, cioè la tutela della salute, la tutela della integrità psicofisica di tutti i cittadini. Ciò significa che va finalmente capovolto il concetto, o meglio, il principio, per il quale fino ad oggi tutti o quasi gli interventi sono stati finalizzati verso un momento terapeutico dando quasi per scontato il concetto di malattia come fattore ineluttabile e per malattia intendiamo dire tutto quel complesso di manifestazioni e di reazioni che, determinando una situazione di disturbo e di squilibrio nell'individuo, si riflettono di conseguenza in tutta la interazione sociale dell'individuo stesso, per privilegiare invece finalmente il momento della prevenzione.
Questo vuol dire due cose essenziali, a mio modo di vedere: in primo luogo, ripeto, riconoscere al cittadino il suo pieno diritto ad essere garantito e tutelato, consentendogli un modello ed una condizione di vita civile, cioè di tranquillità, cioè di sicurezza, personale e sociale; in secondo luogo, la contrazione quantitativa globale del fatto patologico inteso nella sua estensione più ampia, e pertanto, credo, un vantaggio concreto, pratico, di ordine economico per l'intera collettività.
Non vi è dubbio che i servizi previsti dagli istituendi consultori rappresentano già una conquista di significativo rilievo, civile e democratico, quindi una conquista di rilievo politico, per l'avviamento di un discorso nuovo nella cornice, nel quadro, anzi è meglio dire, della sicurezza sociale. I problemi che i singoli individui o la coppia si trovano ad affrontare sono sovente gravosi, a volte sono addirittura drammatici, come testimonia la stessa cronaca giornalistica quotidiana: dai rapporti interpersonali della coppia ai rapporti educativi e generazionali nei confronti dei figli; dalla formazione sessuale rigorosa e svuotata di ogni falsa retorica alla libera scelta della maternità e della paternità consapevole e veramente responsabile; dalla prevenzione sanitaria ostetrico ginecologica per la donna alla sua autentica liberazione dal trauma dell'aborto mediante il libero, gratuito accesso, la libera, gratuita disponibilità dei presidi anticoncezionali; dalla salvaguardia dei diritti e della dignità personale della ragazza-madre al dramma costituito dai tanti bambini handicappati, per i quali sussiste sempre il rischio di una emarginazione crudele e definitiva; tutto questo, dicevo, è una sorta di campionario della problematica che assilla, e talora travolge, l'uomo o la donna, l'uomo e la donna, impotenti, incapaci, disarmati davanti a questa stessa problematica.
La mancata soluzione di questi problemi ha determinato e determina tuttora situazioni conflittuali e di rottura irreversibili, con guasti talora non più riparabili, sia a livello individuale che a livello collettivo. Occorre allora tutta una serie di strutture alternative e di strumenti di intervento nuovi, efficaci, efficienti, che offrano al cittadino un aiuto valido e concreto per la presa di coscienza e per la soluzione di quei problemi, ma che gli offrano anche, nel contempo, la garanzia di non dover sottostare ad alcuna forma di discriminazione, ad alcuna forma di condizionamento ideologico e moralistico o comunque coercitivo della sua personalità, che non obblighi il cittadino a venire a patti con se stesso e con la sua coscienza.
Dall'esame di questo disegno di legge mi pare che, al di là dei diversi enunciati, dei contenuti cosiddetti tecnici, sui quali non mi soffermo perché so che sono stati oggetto di profondi e responsabili dibattiti nell'ambito della Commissione IV, anche se non sono stati sempre convergenti, si pongano in chiara evidenza alcuni aspetti di particolare e significativa importanza, su alcuni dei quali intendo fare rapidissimamente una considerazione ad alta voce.
La gestione democratica dei consultori, mediante la partecipazione diretta della base come occasione permanente di incontro e di verifica sistematica e di crescita quindi di questo utente con l'Ente locale dovrebbe significare conseguentemente l'abbandono del sistema verticistico e paternalistico che ha sempre caratterizzato gli interventi assistenziali nel nostro Paese e dovrebbe anche affrancare dal rischio di trasformare il Consultorio in una specie di nuovo confessionale nel quale la donna o l'uomo vanno, più o meno timidamente, o più o meno spavaldamente, a confessare i propri peccati, voglio dire , a presentare i propri problemi davanti ad un tipo nuovo di sacerdote, magari in blue jeans, rappresentato dalla figura del consulente. Il Consultorio non sarà, allora, un settore a se stante della sicurezza sociale, ma una specie di santuario contraddistinto da una targhetta più o meno invitante, con un apparato a se stante indipendente, ma dovrebbe essere una parte integrante ed integrata dei diversi servizi sociosanitari previsti nell'ambito dell'unità locale.
Ciò, evitando la frammentazione degli interventi, la conseguente dispersione dei mezzi finanziari, e la sempre mici dia le burocratizzazione autonoma o para autonoma, consentirà la realizzazione di un servizio pubblico razionale, efficiente e sotto duetto e costante controllo.
L'utilizzo di tutte le strutture idonee attualmente esistenti nell'ambito del territorio e del relativo personale, nei confronti del quale la Regione provvederà alla specifica riqualificazione professionale può e deve significare che l'attività del Consultorio potrà essere programmata in tempi brevi, e comunque nel tempo previsto da questo disegno di legge, per poter dare una immediata risposta alla pressante e non dilazionabile esigenza che sale dalla società oggi. L'accesso, gratuito, e libero, vale a dire, svincolato da interferenze e pressioni di ogni tipo alla prestazione del Consultorio, garantirà l'attuazione integrale del principio del diritto alla tutela della salute sancito dall'articolo 32 della Costituzione e, mi pare, dall'articolo 6 del nostro Statuto regionale.
Per queste ragioni, così sinteticamente da me ricordate, crediamo che questa legge istitutiva del servizio consultoriale abbia un suo contenuto valido e positivo, e perciò noi socialisti la sosterremo e la voteremo.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi noi liberali esprimiamo compiacimento per il fatto che questa legge sia giunta sui nostri tavoli, in quanto la nostra parte è stata certamente una delle poche che hanno promosso l'avviamento di questo problema.
Questa constatazione non ci esime però da una rigorosa valutazione della legge, che a nostro avviso - e ci sono ponderosi emendamenti da noi presentati a testimoniarlo - presenta tuttora, nonostante il lungo lavoro di limatura, alcuni aspetti di estrema delicatezza.
Illustrerò rapidamente i nostri emendamenti nel loro complesso.
Anzitutto, spezziamo una lancia per una maggiore proprietà di linguaggio: ci sembra sia meglio scartare due aggettivi, come "democratico" e "popolare", che talvolta vengono utilizzati per indicare l'opposto di quello che comporterebbe il loro significato etimologico: si parla, ad esempio, di Repubblica popolare tedesca e di Repubblica democratica cinese.
Poi la legge non ci dà soddisfazione dal punto di vista dell'assoluta riservatezza che occorre per questi problemi.
Da ultimo, ci pare di dovervi individuare una costante di questa Amministrazione: quella di guardare con estremo sospetto tutto quanto sa di privato, quasi che dietro ci fosse chissà quale tipo di interesse arrivando al punto veramente, secondo noi, cruciale di questa legge l'articolo 5, se non vado errato, ad ipotizzare il concetto di autorizzazione per l'esistenza di Consultori privati. Evidentemente, questo sarà uno scoglio su cui si verificherà la volontà di questa Giunta di arrivare ad una approvazione unanime, ottenendo anche il nostro consenso, o meno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione, per la replica.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Mi limiterò per ora a due considerazioni soltanto, perché penso che la discussione degli emenda menti ci darà modo di riaffrontare il discorso in termini generali.
Penso sia un fatto positivo che questa legge giungo, in Consiglio dopo un lavoro lungo e meticoloso svolto dalla Commissione. In essa si è tenuto conto in buona parte delle varie spinte che nel contesto sociale ci sono attorno alla richiesta di questo tipo di servizi, e queste sono state valutate dalle diverse forze politiche. Sulle sfumature di differenziazione che permangono su alcuni punti discuteremo. Nel contesto generale, nel suo impianto generale, la legge tiene bene, a mio modo di vedere, nel confronto stesso con la comunità.
Una sola cosa vorrei far rilevare al Consigliere Marchini. Nulla vieta che i Gruppi politici presentino nell'ambito del Consiglio i loro emendamenti ed illustrino le loro posizioni politiche, ma in un caso come questo, in cui si portano in discussione in Consiglio tre disegni di legge di cui uno a firma del suo Gruppo, penso che il discorso degli emendamenti avrebbe dovuto essere esaurito in Commissione, così da snellire ed evitare notevolmente il lavoro da svolgere in Consiglio. Non avrei mosso questo appunto se all'interno della Commissione il Gruppo liberale non fosse stato rappresentato e se il suo progetto di legge non fosse stato praticamente unito agli altri in un'unica discussione.
Ci sono indubbiamente emendamenti che necessitano di un minimo di ripensamento, di un minimo di discussione. In fondo, gli emendamenti che vengono presentati oggi dalla Democrazia Cristiana, come quelli presentati dai repubblicani, hanno formato oggetto di discussione nell'ambito della Commissione ed hanno una loro collocazione politica. La Giunta non è affatto contraria a che il dibattito legislativo si svolga in sala. Ma proprio per il rispetto dei tempi e la necessità di dibattere in Consiglio i punti qualificanti e altresì necessario che questa discussione venga il più possibile sfrondata attraverso la precedente trattazione in Commissione.
Mi sorprende che proprio da lei venga fatto il discorso della questione relativa ai privati: non me lo sarei aspettato da un Consigliere appartenente ad una forza di tipo laico come la sua, da un esponente di quel Gruppo liberale che nella passata legislatura aveva assunto una chiara impostazione su una serie di leggi che venivano presentate in quel torno di tempo, inducendoci stranamente ad una convergenza come Gruppo di minoranza.
Qui non si sacrifica nel modo più assoluto il discorso relativo al privato, ma lo si considera nell'ambito di quella impostazione che il Consigliere Bellomo dava, che nella relazione della Signora Fabbris era tenuta presente: che cioè questi servizi vanno visti come punti di riferimento essenziali nei Comuni, nei Consorzi di Comuni, nelle Comunità montane, cioè nelle Unità locali dei servizi, che sono una struttura di natura pubblica in ordine alla quale il rapporto con il privato può correre soltanto attraverso la convenzione. E questo è contenuto nel disegno di legge che viene proposto per l'approvazione. Quando discuteremo sull'emendamento specifico avremo modo anche di spiegare chiaramente come questo non sia frutto di una invenzione della Giunta, ma sia frutto di una discussione politica già radicata nel Parlamento a cui oggi non facciamo altro che dare attuazione.
Concludo ringraziando la Commissione per il proficuo lavoro svolto. Con soddisfazione ho preso atto che la relazione non è una relazione di maggioranza, ma una relazione che nel discorso politico generale ha trovato tutte le forze insieme. Sulle differenziazioni che permangono circa alcuni punti cercheremo ancora in aula di ottenere quel chiarimento, quel recupero, quel coagulo di forze in ordine alla discussione di carattere generale, o alla problematica generale che abbiamo affrontato.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola. Passiamo quindi all'esame dei singoli articoli della legge.
Titolo I - Istituzione dei servizi consultoriali Articolo 1 - Istituzione dei consultori e compiti della Regione.
"La Regione Piemonte, in attuazione della legge 29 luglio 1975, n. 405 promuove l'istituzione dei consultori familiari per l'assistenza sociale sanitaria e psicologica al singolo, alla coppia, alla famiglia nei suoi vari componenti e alla maternità, quale avvio per la realizzazione dei servizi integrati nell'ambito della costituzione delle Unità Locali dei Servizi e secondo l'articolazione territoriale delle stesse.
La Regione Piemonte per l'attuazione dei servizi di cui alla presente legge, assume compiti di promozione, indirizzo, coordinamento e controllo nell'ambito delle finalità di programmazione di cui all'articolo 6, della legge 29 luglio 1975 n. 405 e stabilisce gli indirizzi ed il coordinamento delle attività dei Consultori con i servizi sociali e sanitari di Comuni loro Consorzi e Comunità montane".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare.
Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 38 Hanno risposto SI 38 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 - Servizio consultoriale "Il servizio consultoriale deve rispondere alle finalità ed agli scopi tutti previsti dall'articolo 1 della legge 29 luglio 1975, n. 405, nonché a quelli di cui alla presente legge.
Il personale e le strutture dei consultori pediatrici e materni della disciolta ONMI, trasferiti agli Enti locali con legge 23 dicembre 1975, n.
698, sono utilizzati nell'ambito del servizio previsto dalla presente legge e all'interno delle qualifiche di cui al successivo articolo 5".
E' stato proposto dal Consigliere Marchini il seguente emendamento: "Alla penultima riga del secondo comma sopprimere la congiunzione 'e' prima della parola 'all'interno".
Il presentatore può illustrare l'emendamento se lo desidera.



MARCHINI Sergio

La nostra preoccupazione è che quella "e" possa far pensare che il personale dell'ONMI viene trasferito tout-court con le qualifiche attuali nelle nuove strutture.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Noi riteniamo che la congiunzione debba rimanere, perché diversamente dovrebbe passare al Servizio consultoriale soltanto quel personale che ha le facoltà previste all'articolo 5. Dato che ci muoviamo in relazione alla formazione, qualificazione e riqualificazione del personale della disciolta ONMI, e dato che ci possono essere dei dipendenti della disciolta ONM1 che non hanno quelle qualifiche specifiche, indicate del resto piuttosto elasticamente all'articolo 5, riteniamo che la parte congiuntiva sotto questo profilo presenti una maggiore possibilità di utilizzazione di questo personale. Se no potremmo trovarci con servizi consultoriali in cui un certo tipo di lavoro è stato fatto da certe persone che non hanno quel tipo di qualificazione che è prevista nell'art. 5, che però sono soggette o dovranno essere soggette ad una qualificazione e riqualificazione e per il semplice fatto che non si collocano nell'ambito di quella categoria tipica non possono essere utilizzate. Noi invece diciamo: devono essere utilizzate, ma devono essere contemporaneamente qualificate e riqualificate e formate permanentemente.
La Giunta, quindi, non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Si passa alla votazione dell'emendamento, per alzata di mano.
L'emendamento è respinto.
Passiamo alla votazione dell'art. 2 nel suo testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 44 Hanno risposto SI 43 Consiglieri Si è astenuto 1 Consigliere.
Titolo II - Finalità, interventi e gestione Articolo 3 - Finalità del servizio consultoriale "L'attività consultoriale si configura come un servizio rivolto al singolo alla coppia, alla famiglia nei suoi vari componenti, alle comunità, alle organizzazioni sociali ed è organizzato in modo da essere parte integrante delle prestazioni fornite dalle equipe sociosanitaria del territorio.
Il servizio è gratuito per tutti i cittadini ed anche per gli stranieri residenti o dimoranti nel territorio della Regione ed ha la finalità di: 1) fornire l'assistenza sociale e psicologica per la preparazione alla maternità ed alla paternità responsabile e per la soluzione dei problemi del singolo, della coppia e della famiglia naturale, adottiva o affidataria, anche in riferimento alla problematica minorile 2) fornire alla donna l'assistenza nei casi di interruzione spontanea della gravidanza e nei casi di interruzione ammessi dall'ordinamento giuridico avvalendosi delle strutture abilitate a tale scopo 3) promuovere il conseguimento di una equilibrata vita sessuale, sia dal punto di vista sanitario, che psicologico 4) divulgare le informazioni idonee a promuovere la gravidanza, anche in casi di presunta sterilità, e quelle idonee a prevenirla 5) fornire gli strumenti culturali, di informazione e di assistenza per la tutela psicofisica della donna e del prodotto del concepimento, anche in rapporto ai fattori genetici ed alle cause di mutagenesi ed alla patologia infettiva 6) individuare e somministrare i mezzi necessari per conseguire i fini liberamente scelti dal singolo e dalla coppia in ordine alla procreazione libera e responsabile nel rispetto delle convinzioni etiche e dell'integrità fisica degli utenti 7) promuovere l'informazione sessuale individuale e l'organizzazione e la gestione di corsi scolastici, da convenire con gli organi collegiali della scuola e le autorità competenti e di corsi pubblici".
Sono stati presentati tre emendamenti.
Due recano la firma del Consigliere Marchini: "Al primo comma, penultima riga, sostituire la parola 'equipe' con la parola 'unità' " "Al n. 5 del secondo comma, dopo l'ultima parola, 'infettiva', aggiungere le parole 'maschile e femminile' ".
Il terzo è un emendamento aggiuntivo presentato dai Consiglieri Soldano Vietti, Bianchi, e propone di: "Promuovere opportuni rapporti con l'Ufficio del Giudice tutelare, con il Tribunale per i minorenni e con le strutture giudiziarie operanti nel settore del diritto di famiglia".
Suggerirei di fare una discussione unica sugli emendamenti, per poi procedere, com'è ovvio, a votazioni separate.
Chi intende illustrarli? La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il primo emendamento, evidentemente, tende a sostituire un termine generico ed improprio con uno più preciso che fa riferimento alla sistematica del territorio.
Il secondo penso sia necessario perché mentre l'articolo fa riferimento soltanto alla "tutela psicofisica della donna e del prodotto del concepimento", ci pare che tutta la materia del n. 5 possa interessare anche l'uomo.



PRESIDENTE

Chiede di parlare la dottoressa Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Prima di illustrare il nostro emendamento vorrei precisare in riferimento al primo emendamento del Consigliere Marchini, che già io, in Commissione, avevo fatto rilevare come non mi paresse opportuno, in una legge, usare il termine francese "equipe ", anche se ormai largamente in uso. Suggerirei l'espressione "gruppo di lavoro". In fondo, l'equipe cos'è? E' un gruppo di lavoro. Il termine "unità" potrebbe generare confusione con l'unità dei servizi. Potremmo comunque cercare insieme la formulazione più appropriata.
L'emendamento che il Gruppo della Democrazia Cristiana caldeggia consiste nell'aggiungere in questo articolo, tra i compiti dei Consultori come punto 8°, la possibilità di collaborazione con gli organi giudiziari.
E' un emendamento conseguente ad una delle peculiarità della nostra proposta di legge. Tale compito ha una particolare rilevanza in questo momento, in rapporto ai complessi problemi relativi all'attuazione delle nuove norme del diritto di famiglia.
In base a tali norme gli organi giudiziari debbono effettuare accertamenti sulla maturità psicofisica dei nubendi, sui motivi per la dispensa da impedimenti al matrimonio, devono dare consulenza in caso di disaccordo dei coniugi sull'indirizzo della vita familiare e sull'educazione dei figli, devono anche effettuare tentativo di riconciliazione nelle cause di separazione personale, ecc..
Di questo argomento si è discusso in un incontro di studio fra magistrati, promosso dal Consiglio Superiore della magistratura, ed è stato formulato, in modo ufficiale, l'auspicio che gli istituendi consultori avessero la possibilità di collaborare con gli organi giudiziari nei problemi connessi alle tematiche familiari ed alla problematica minorile.
Riteniamo che assegnare tali compiti ai consultori sia di notevole importanza e pertanto raccomandiamo l'accettazione dell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola, per la replica, all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Rispondo anzitutto in merito agli emendamenti del Consigliere Marchini Per quanto riguarda la sostituzione del termine "equipe " con "unità" sono dello stesso avviso della dottoressa Vietti, che non è facile sostituire questa parola francese ormai entrata nella terminologia per quanto concerne i servizi sociali. "Unità" è, secondo me, una definizione che introduce elementi di confusione. Se il Consiglio è d'accordo sostituirei, come ha proposta la dottoressa Vietti, questa parola con la dizione "gruppo di lavoro", dando così un chiarimento sostanziale su questo punto.
La Giunta non accoglie il secondo emendamento, in quanto appare pleonastico aggiungere le parole "maschile e femminile" proprio perch tutto il servizio consultoriale, così come è stato impostato nella legge non ha riferimento soltanto alla donna, ma riguarda tutta la problematica del singolo, donna o uomo che sia, e della coppia; quindi mi pare che sarebbe una specificazione senza senso.
La Giunta accoglie, nonostante qualche perplessità, l'emendamento presentato dal Gruppo della Democrazia Cristiana per quanto riguarda i rapporti che il Servizio consultoriale deve o può avere con gli Uffici del Giudice tutelare, il Tribunale dei minori eccetera. Perché con perplessità? Perché nel corso della consultazione, dato che sono andati in consultazione tutti tre i disegni di legge, si è avuto un pronunciamento sufficientemente indicativo contro questo tipo di rapporto, determinato anche dall'assenza totale di svolgimento di una funzione propria da parte di queste istituzioni: l'Ufficio del Giudice tutelare, il Tribunale per i minorenni.
A monte di questo discorso sta anche una ragione di carattere istituzionale; con la legge 38 le Regioni chiedono il trasferimento delle funzioni amministrative del Tribunale dei minori come funzioni loro proprie.
Però, un discorso altrettanto valido ci porta a considerare l'opportunità di inserire questa normativa nell'ambito della legge che ci apprestiamo a votare: questi organi esistono pur sempre, cioè sono organi che fanno parte dell'ordinamento dello Stato, di cui fa parte anche, come ordinamento dello Stato e della Regione, il servizio consultoriale. Quindi se c'è possibilità di instaurare rapporti di questa natura, non si vede perché non dovrebbe essere detto, anche se non dicendolo sarebbe ugualmente implicito perché non equivarrebbe a negarlo.
Noi pertanto riteniamo di accettare l'emendamento, anche sulla base di una esperienza che passa attraverso altre due leggi regionali sui Consultori, quelle dell'Emilia e della Toscana, che hanno avuto l'introduzione di una normativa di questo tipo, e perché è bene sostanzialmente, che anche su questo punto non si determinino frizioni assolutamente inutili e controproducenti poiché ridurrebbero la compattezza di consensi che su questa legge il Consiglio deve manifestare nel proporla come un atto politico rilevante.



PRESIDENTE

Mettiamo ora in votazione i singoli emendamenti Mi e parso di capire che il Consigliere Marchini sia disposto ad accettare la modifica del suo emendamento nel senso di sostituire il termine "unità", che egli proponeva invece di "equipe" con la dizione "gruppo di lavoro sociosanitario". Metto in votazione questo emendamento.
E' approvato.
Votiamo ora sull'emendamento aggiuntivo presentato dal Gruppo democristiano. E' approvato.
Votiamo ora sull'emendamento aggiuntivo che dice: "al n. 5 del secondo comma, dopo l'ultima parola, 'infettiva', aggiungere le parole 'maschile e femminile' ". L'emendamento non è accolto.
Possiamo ora votare sul testo dell'articolo quale risulta con l'inserimento degli emendamenti accolti.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 39 Hanno risposto SI 38 Consiglieri Si è astenuto 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
Articolo 4 - Scheda socio-sanitaria "Il servizio consultoriale deve acquisire, anche ai fini della programmazione regionale dei servizi, con particolare riferimento agli aspetti dell'ambiente di lavoro, tutti i dati epidemiologici individuali e generali per il raggiungimento degli scopi di cui all'art. 3.
I dati vengono raccolti e trasmessi secondo i metodi ed attraverso gli strumenti di registrazione ed elaborazione fissati dalla Giunta regionale che, a tal fine, fornisce ad ogni Consultorio, inserito nel piano regionale, la scheda socio-sanitaria sulla base del modello unico regionale. La scheda deve essere anonima.
I dati raccolti devono essere riportati, a richiesta, sul libretto sanitario personale dell'utente. Il libretto sanitario può, a richiesta dell'utente, essere depositato presso il servizio consultoriale.
Per la tenuta e l'uso delle informazioni raccolte e per gli obblighi di segreto professionale valgono le norme in vigore nei confronti delle cartelle cliniche degli ospedali, in quanto applicabili".
Vi sono quattro emendamenti, presentati dal Consigliere Marchini. Ha facoltà di illustrarli, se lo ritiene opportuno.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, in definitiva i miei emendamenti su questo articolo si riducono a due.
Per la registrazione delle notizie sul libretto sanitario, il testo proposto dalla Giunta dice che avviene semplicemente "a richiesta": trattandosi di notizie riservate, a me sembra che la richiesta debba provenire personalmente dall'utente. L'eventuale accoglimento di questo emendamento comporterebbe ovviamente l'accettazione anche del secondo.
Quello che maggiormente mi preoccupa è terzo comma, sempre nell'ambito come avevamo detto nella introduzione, della difesa del diritto alla assoluta discrezione su questo tipo di situazioni Ci sembra che il fatto che questo libretto, che è personale e dovrebbe essere tenuto dall'utente sia lasciato in deposito presso il Centro stia a significare un certo tipo di remora, o comunque un interesse a depositarlo; remora che può essere di natura culturale, familiare, sociale o che so io. Poiché non esiste nel testo una disciplina in merito al deposito di questo libretto, come sanno bene i colleghi che fanno il mio mestiere - non so se si tratti di un contratto di deposito o di un deposito in senso generico - è scontato il diritto degli aventi causa dell'utente a ritirare questo libretto. A me pare invece che nell'ambito di una materia così riservata l'unico a poter disporre del libretto sanitario dev'essere l'utente e nessuno gli si pu sostituire, neanche in caso di morte. Mi sembra una questione estremamente delicata.
Senza più stare a presentare ovviamente altri emendamenti, osservo ancora che non mi pare abbia molto pregio l'ultimo comma, con il rinvio a norme esterne, cioè l'affermazione che la riservatezza sulla scheda viene in definitiva regolata dalle norme che valgono per le schede ospedaliere: questo è un ordinamento fuori dalla condotta regionale, per cui il rinvio non ha molto senso. Non insisto proprio perché già in Commissione avevamo ottenuto il riconoscimento che sulla scheda conservata presso il Centro dev'essere mantenuta la più assoluta riservatezza. Insisto in particolare sull'emendamento relativo alla conservazione e restituzione del libretto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

La Giunta accoglie solo alcuni degli emendamenti. Per quanto riguarda il primo, relativo alla sostituzione delle parole "dalla Giunta regionale" con le parole "dal Consiglio regionale", rilevo che questa normativa fa parte di leggi sanitarie della Regione e noi ci siamo limitati a riportarla testualmente. Non c'è dunque alcuna appropriazione da parte della Giunta ma è uno strumento tecnico sostanzialmente da porre in esame. In più, credo di poter anticipare quanto è già stato detto in Commissione, e accennato nella relazione: anche la gestione di questa legge sarà una gestione ampiamente partecipata con la comunità, partecipata con una Commissione anche di carattere allargato, perché dovrà stabilire come si fa la scheda che cosa dev'essere, e altre cose di questo genere. Quindi, non ci sono conflitti di competenza sotto questo profilo.
La Giunta non ha difficoltà ad accogliere il secondo emendamento, cioè la richiesta di aggiungere le parole "dell'utente", ed accoglie anche il terzo, tendente ad eliminare una ripetizione.
Sull'ultimo emendamento non siamo invece d'accordo, e spiego perché. La titolarità di questo libretto spetta in modo assoluto all'utente, che, se lo desidera, può depositarlo. Trattandosi però di un servizio che svolge funzioni anche di carattere sanitario, in una ipotesi in cui si possano verificare fatti o accadimenti per cui questi documenti possono e devono essere acquisiti da altre autorità, non si può imporre che il decesso dell'utente comporti automaticamente la distruzione di un documento che sostanzialmente potrebbe anche essere utile. Abbiamo pertanto equiparato questo tipo di libretto, questo tipo di scheda alle cartelle cliniche quanto a regolamentazione, cartelle che hanno oggettivamente una disponibilità di carattere pubblico e quindi non solo strettamente privatistico.
C'è poi da aggiungere un altro ragionamento: qui stiamo discutendo dei servizi consultoriali come se fosse implicito che su questi argomenti si debba osservare la massima segretezza: io voglio però sperare che la comunità, nel volgere di dieci, quindici, vent'anni, si rivolgere a questi consultori per risolvere i suoi problemi a viso scoperto; tutte le misure di segretezza dovranno cadere nella misura in cui su questo tipo di problematica si riuscirà a portare avanti una coscienza avanzata complessiva. Anche per questa considerazione, non riesco pertanto a comprendere le ragioni per cui si insiste per fissare fra le norme la distruzione di un libretto sanitario di questa natura, in cui è segnato l'andamento clinico relativo ad una persona, con elementi che potrebbero rivelarsi utili.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dei singoli emendamenti.
Primo emendamento: "Al secondo comma, terza riga, sostituire le parole 'dalla Giunta regionale' con le parole 'dal Consiglio regionale' ".
L'emendamento è respinto.
Secondo emendamento: "Al terzo comma, prima riga, dopo la parola 'richiesta', aggiungere le parole 'dell'utente'".
L'emendamento è accolto.
Terzo emendamento: "Al terzo comma, seconda riga, sopprimere le parole 'dell'utente' ".
L'emendamento è accolto.
Quarto ed ultimo emendamento: "Al terzo comma aggiungere il seguente: 'Il libretto depositato dev'essere restituito unicamente al titolare e, in caso di suo decesso, dovrà essere distrutto' ".
L'emendamento è respinto.
Pongo ora in votazione l'art. 4 nel testo che risulta con inserimento dei due emendamenti che sono stati accolti.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 44 Hanno risposto SI 43 Consiglieri Si è astenuto 1 Consigliere Articolo 5 - Personale dei consultori e sua qualificazione riqualificazione e formazione permanente.
"Il servizio consultoriale agisce sulla base di gruppi di lavoro plico sociosanitari atti ad assi curare l'assistenza sanitaria, psicologica e sociale degli utenti.
A tal fine deve essere utilizzato prioritariamente il personale addetto alle condotte mediche, alle condotte ostetriche, alla medicina scolastica ed agli altri servizi sanitari e sociali del territorio, compreso quello appartenente alla disciolta O N M. I.
Il personale deve essere in possesso dei titoli specifici in una delle seguenti discipline: medicina, psicologia, pedagogia, assistenza sanitaria e sociale, nonché ove prescritta, dell'esercizio professionale Di norma devono essere garantite almeno le seguenti figure professionali medico preferibilmente ginecologo, psicologo, assistente sociale assistente sanitaria od ostetrica od infermiera professionale.
Solo in caso di comprovata necessità o di mancanza di personale con i requisiti richiesti, gli Enti gestori possono procedere direttamente a nuove assunzioni.
Ogni servizio consultoriale, è, altresì, integrato da adeguato personale di segreteria ed ausiliario.
I servizi consultoriali si avvalgono inoltre anche dell'opera di esperti esterni attraverso rapporti di consulenza o convenzione qualora, per la disciplina necessaria, non siano reperibili specialisti all'interno di Enti pubblici.
I servizi consultoriali possono avvalersi di altri esperti quali consulenti familiari e pedagogisti.
Può essere ammesso a svolgere attività nei servizi consultoriali personale tirocinante che frequenti corsi per operatori socio-sanitari, nonch l'Università nelle facoltà e dipartimenti relativi alla materia in oggetto.
Può anche essere utilizzato eventuale perso naie volontario, purché in possesso dei titoli relativi alle discipline di cui al presente articolo.
Il personale tirocinante ed il personale volontario non può essere retribuito nè può coprire posti nell'organico previsto dal servizio consultoriale.
Tutto il personale addetto ai Consultori di cui alla presente legge frequenta i corsi programmati dalla Regione. Tali corsi, aventi carattere interdisciplinare per la qualificazione, riqualificazione e formazione permanente del personale dei servizi consultoriali, sono programmati dalla Regione entro il termine di 180 giorni dall'entrata in vigore della presente legge".
Sono stati presentati tre emendamenti, uno dei quali assai ampio. Il Consigliere Marchini ha facoltà di illustrarli, se lo desidera.



MARCHINI Sergio

Il primo richiede semplicemente la correzione di quello che sembrerebbe un errore di trascrizione dattilografica; sul secondo ci sembra opportuno insistere perché evidentemente e ancorato all'emendamento aggiuntivo all'art. 5 che ripropone semplicemente la normativa già oggetto del progetto di legge a firma Zanone e Robaldo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione, a nome della Giunta.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Sulla sostituzione di "del" con "al" siamo perfettamente d'accordo: l'abilitazione e all'esercizio, non dell'esercizio della professione.
Sugli altri due emendamenti non concordiamo, perché la fissazione del termine è stata ampiamente discussa in Commissione, e anche l'Assessore Fiorini, interpellato, ha riconosciuto come termine corretto per lo svolgimento di questi corsi quello di 180 giorni.
La normativa di questo articolo 5 è stata estremamente tormentata nella sua elaborazione, sia in fase di consultazione che in Commissione. Alla formulazione proposta si è giunti attingendo a tutti tre i disegni di legge, e sul testo si è raggiunto un accordo generale. All'interno di questa normativa è compresa anche la soluzione di problemi di carattere politico che sono stati posti (penso al Gruppo della Democrazia Cristiana per quanto riguarda una figura professionale che abbiamo inserito, quella di esperti). Essa è quindi il frutto di un lavoro di sintesi che la Commissione ha svolto. Riproporre integralmente il testo presentato per questo articolo nel disegno di legge dei Gruppi liberale e repubblicano vuol dire non tenere conto che su questo disegno di legge comunque si è operato a lungo per arrivare ad un accordo su questa formulazione complessiva.
La Giunta, pertanto, accoglie il primo emendamento, ma non il secondo e il terzo.



PRESIDENTE

Chiede di parlare la Signora Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.
Sarebbe però opportuno - è una osservazione puramente marginale la mia che in fase di discussione degli emendamenti ci fossero prima le richieste di parola dei Consiglieri a cui la Giunta possa replicare, così da evitare perdite di tempo e da rendere la replica più completa.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Chiedo scusa, ma non pensavo che avrebbe risposto l'Assessore visto che nessuno aveva ancora parlato sulla seconda parte dell'emendamento.
Desidero far presente che noi repubblicani rinunciamo alla riduzione del termine da 180 a 120 giorni, sia in considerazione della discussione avvenuta, sia perché in fondo è meglio che i corsi siano fatti bene in 180 giorni anziché essere male strutturati in 120.
Rinunciamo anche alla dizione completa da noi proposta per l'articolo perché, tutto sommato, nella legge quale oggi si è venuta configurando, la enunciazione completa dell'art. 5 della nostra legge risulta praticamente non armonizzabile con il resto dell'articolato. Proprio per questo abbiamo fatto inserire alcuni punti nell'art. 5 senza insistere per la riadozione integrale del nostro.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo emendamento: "Al terzo comma, penultima riga sostituire le parole 'dell'esercizio' con le parole 'all'esercizio' ".
L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione il secondo emendamento: "All'ultimo comma, penultima riga, sostituire '180' con '120' ".
L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione il terzo emendamento: "Dopo l'ultimo comma aggiungere il seguente comma: "La Regione promuove, entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, corsi interdisciplinari di qualificazione e formazione del personale paramedico (consulenti ed assistenti) dei consultori e seminari di aggiornamento del personale medico.
I corsi interdisciplinari si terranno presso i capoluoghi di provincia della Regione, con durata non inferiore a 150 ore sulla base di un programma predisposto dalla Regione in collaborazione con i competenti Istituti universitari.
L'accesso ai corsi interdisciplinari è subordinato al diploma di scuola media superiore. L'idoneità dei partecipanti e attestata da un esame cui sono ammessi coloro che abbiano conseguito una frequenza non inferiore ai quattro quinti delle lezioni per ogni gruppo di materie.
L'idoneità conseguita è titolo indispensabile per l'assunzione in ruolo del personale paramedico dei consultori.
I medici operanti nei consultori esistenti all'entrata in vigore della presente legge e quelli che faranno parte dei centri di nuova istituzione dovranno frequentare seminari promossi annualmente dalla Regione in collaborazione con i competenti Istituti universitari.
La frequenza di precedenti corsi e le pubblicazioni specifiche sono titolo preferenziale per l'accettazione dei medici nell'organico del consultorio".
L'emendamento è respinto.
Possiamo ora passare a votare l'art. 5 quale risulta dopo l'approvazione del primo emendamento.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 39 Hanno risposto SI 38 Consiglieri Si è astenuto 1 Consigliere Vorrei ora saggiare l'opinione del Consiglio sulla prosecuzione dei lavori. Potrebbe, a questo punto, avere qualche fondamento l'ipotesi di continuare fino a concludere l'esame di questa legge nel giro di un'ora circa. Pero c'è ancora all'ordine del giorno un'altra legge, quella sul latte di cui è relatore il Consigliere Chiabrando, il quale però non è in aula.



RASCHIO Luciano

Sono certo che oggi pomeriggio il Presidente della Commissione Chiabrando, sarà presente. Comunque, se egli dovesse avere qualche impedimento, potrei sostituirlo io nella lettura della relazione.



PRESIDENTE

Allora, non è possibile terminare i lavori prima di pranzo; li riprenderemo pertanto, con una seduta prevedibilmente breve, oggi pomeriggio.
Pongo ancora in votazione l'art. 6, per il quale non sono stati presentati emendamenti Artucolo 6 - Strutture socio-sanitarie "I servizi consultoriali, ai fini dell'assistenza, si avvalgono degli Enti operanti nel territorio, sia per esami di laboratorio e radiologici sia per ogni altra ricerca idonea al conseguimento delle finalità previste dalla presente legge.
Gli Enti ospedalieri ed i presidi specialistici degli Enti pubblici di assistenza sanitaria sono tenuti a fornire le prestazioni loro richieste senza che ciò costituisca un onere di spesa a carico dell'utente." Non sono stati presentati emendamenti. Nessuno chiede di parlare.
Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 43 Hanno risposto SI 43 Consiglieri Il Consiglio è convocato per le ore 15. Raccomando vivamente la puntualità dato che si inizierà subito con la votazione sull'art. 7.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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