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Dettaglio seduta n.56 del 25/05/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame progetti di legge n. 82 bis e 83 relativi ad "Interventi regionali per favorire il diritto allo studio" (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Riprendiamo l'esame del disegno di legge in discussione a partire dall'art. 11.
"Art. 11 - Esercizio della delega e delle funzioni affidate dai Comuni ai Consorzi di Comuni ed alle Comunità montane per la scuola secondaria superiore ed i Corsi sperimentali per lavoratori.
Le funzioni previste dall'art. 5 della presente legge saranno esercitate secondo i seguenti indirizzi: a) privilegiare gli interventi a favore del biennio b) favorire la sperimentazione didattica c) istituire servizi di mensa a prezzo non speculativo anche integrati con altri settori di utenza, secondo criteri di socialità e privilegiando gli studenti in condizioni di maggior disagio d) stabilire convenzioni con società di trasporto pubbliche o private per ottenere servizi di trasporto a prezzo politico per gli allievi e) attribuire ai Consigli di Istituto i compiti di proposta di erogazione di contributi di cui alla lettera c) dell'art. 5 e di accertamento delle relative condizioni economiche e di merito entro i limiti di finanziamento stabiliti annualmente dagli Enti delegati e secondo criteri indicati annualmente dai Consigli di Distretto f) indirizzare gli interventi agli allievi delle scuole secondarie superiori statali o istituite dagli Enti locali territoriali e agli allievi degli Istituti Professionali tenendo conto della situazione esistente prima dell'entrata in vigore della presente legge ai sensi della legge n. 1073 del 24.7.1962, dell'art. 20 della Legge 15.6.1931 n. 889 e dell'art. 5 dei provvedimenti legislativi concernenti l'apertura dei singoli Istituti Professionali di Stato.
Gli interventi di cui all'art. 5 della presente legge possono essere estesi, in termini di accesso a servizi collettivi, ad allievi di scuole secondarie superiori pareggiate o legalmente riconosciute qualora tali scuole siano situate in aree distrettuali prive di corrispondenti sedi statali o degli Enti locali territoriali oppure qualora siano accertate condizioni di effettivo disagio degli allievi, secondo criteri indicati annualmente dai Consigli di Distretto.
Nell'erogazione dei servizi di cui all'art. 6 gli Enti delegati dovranno privilegiare gli allievi dei corsi istituiti presso le scuole statali per il recupero dell'obbligo scolastico." Sono stati presentati alcuni emendamenti, alcuni dei quali vengono dal Gruppo della Democrazia Cristiana.
Il primo è di questo tenore: "Sopprimere la lettera a".
Con il secondo si propone di "Sopprimere la lettera f".
Un terzo richiede la sostituzione del secondo comma con la seguente dizione: "Gli interventi previsti dall'art. 5 sono estesi a tutti gli alunni frequentanti scuole statali e non statali che abbiano costituito organismi rappresentativi con criteri analoghi a quelli previsti dal decreto 31.5.74 n. 416 e che stabiliscano rette scolastiche non superiori al costo effettivo dei servizi secondo quanto previsto al secondo comma dell'art. 9".
Poi ancora: "All'ultimo comma, prima riga, dopo 'gli enti delegati' aggiungere: 'e le istituzioni scolastiche' ".
Avendo io già dato lettura del testo degli emendamenti, pregherei la Signorina Vietti di limitarsi alla loro illustrazione. Ha facoltà di parlare.



VIETTI Anna Maria

Li ho sempre anche illustrati. Devo però, in questo caso, rilevare che nella lettura si è incorsi in un errore, poiché il Presidente ha letto: "sopprimere la lettera a", mentre si tratta di "sopprimere la lettera e".
Questo emendamento, comunque, lo ritiriamo, in quanto, conseguentemente alla non approvazione dei nostri precedenti emendamenti, non vorremmo, di certo, essere noi a non accettare almeno che siano affidati dei compiti da parte dei Comuni agli organismi democratici della scuola.
Ritiriamo anche l'emendamento con il quale si chiede la soppressione della lettera f, ma ne presentiamo un altro in sostituzione, modificativo così formulato: "alla seconda riga sopprimere le parole 'statali o istituite dagli enti locali territoriali' ".
Noi riteniamo infatti che gli interventi debbano essere rivolti a tutti gli alunni, indipendentemente dal tipo di scuola che frequentano. Quanto all'altro emendamento, relativo al secondo comma, che manteniamo, osservo che esso è motivato dal fatto che per la scuola media superiore si effettua una discriminazione molto pesante, certo più pesante ancora che per gli altri tipi di scuola. Nelle scuole superiori, gli alunni delle scuole non statali potranno usufruire soltanto dei servizi collettivi e per di più quando la scuola esercita "supplenza" a livello di distretto scolastico, il che avviene in rarissimi casi. Ed anche quando si verifica tale evenienza gli alunni delle scuole non statali sono esclusi dai contributi per libri sussidi didattici, vitto ed alloggio. Si registra pertanto un notevole passo indietro rispetto alla situazione attuale: ora, nella scuola media superiore statale e non statale gli alunni, in difficili condizioni economiche, possono ottenere i buoni libro e, se capaci e meritevoli conseguire borse di studio. Tali agevolazioni sono negate dalla legge in discussione a tutti gli alunni delle scuole superiori non statali senza alcun intervento sostitutivo, anche se la scuola esercita "supplenza".
Questo pertanto è un articolo che discrimina gli alunni delle scuole non statali più di tutti gli altri articoli, sui quali pur abbiamo espresso la nostra opposizione.
Ripeto, anche se a Marchesotti non piace sentirlo dire, che la Giunta regionale pone su un piano di privilegio il figlio del professionista affermato che frequenta il liceo Cavour od altro liceo statale - e a Torino ve ne sono molti - rispetto al figlio del piccolo artigiano, del coltivatore diretto o dell'operaio che frequenta invece una scuola non statale, con un atteggiamento punitivo per la scelta del tipo di scuola che la famiglia ha effettuato.
Qualcuno mi potrà obiettare che i sussidi didattici sono concessi soltanto agli alunni in difficili condizioni economiche e che quindi l'esempio non è pertinente. Non è vero, perché rimane pur sempre la possibilità di accesso di tutti gli allievi della scuola statale ai servizi collettivi, mentre sono esclusi gli allievi della scuola non statale se essa non esercita "supplenza" a livello distrettuale.
Per i suddetti motivi manteniamo l'emendamento.
Ritiriamo invece l'altro emendamento, relativo all'ultimo comma perché, non essendo stato accolto l'affidamento di compiti alle istituzioni scolastiche, la ripartizione dei fondi non può avvenire fra le stesse.



PRESIDENTE

Non essendo presente alcun Consigliere del Gruppo repubblicano, non posso dare la parola per l'illustrazione dell'emendamento proposto da tale Gruppo. Credo di poter interpretare tale assenza come una sottintesa rinuncia all'emendamento stesso, d'altronde lasciata trapelare da una dichiarazione precedente.
Qualcuno chiede di parlare in merito agli emendamenti presentati all'art. 11?



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

La Giunta non è d'accordo, ovviamente, su questi emendamenti, e li respinge.



PRESIDENTE

Mettiamo allora in votazione gli emendamenti.
Prima di tutti, l'emendamento presentato dalla D.C. in sostituzione di quello, ritirato, per la soppressione della lettera f, con il quale si chiede invece di cancellare la parola "statali". I Consiglieri sono invitati ad esprimere il voto per alzata di mano. L'emendamento è respinto.
Votiamo ora l'emendamento relativo al secondo comma, nella dizione da me letta e ricordata dalla dottoressa Vietti. L'emendamento è respinto.
Esaurito così l'esame degli emendamenti presentati, possiamo porre in votazione l'articolo nella stesura originaria.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
"Art. 12 - Esercizio della delega per l'assistenza sociale e medico psico-pedagogica.
I Comuni esercitano la delega per le funzioni di cui all'art. 7 della presente legge istituendo ed organizzando servizi operanti su base territoriale. Gli interventi devono essere volti alla prevenzione all'individuazione precoce ed al recupero delle varie forme di handicap evitando e superando forme di intervento emarginanti e favorendo l'informazione psicopedagogica e sanitaria degli insegnanti e delle famiglie.
I Comuni attuano il predetto servizio sentiti i Consigli di Distretto i Consigli di Circolo e di Istituto ed in collaborazione con i Consigli di interclasse e di classe ed i singoli docenti".
E' stato presentato un solo emendamento, draconiano e sintetico: "Sopprimere l'articolo 12".



VIETTI Anna Maria

Lo ritiriamo, non essendo prevista la delega antecedentemente.



PRESIDENTE

Possiamo allora passare alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
"Art 13 - Coordinamento e gestione dei servizi di trasporto.
Ai Comitati di Comprensorio, istituiti con Legge Regionale 4.6 1975, n.
41, è affidato il compito di coordinamento nell'erogazione dei servizi di trasporto di cui alla lettera a) degli artt. 3, 4, 5 e 6 della presente legge.
In caso di necessità, accertata nel corso della redazione dei piani di cui all'art. 20, il Comitato di Comprensorio potrà proporre agli Enti delegati di utilizzare, per il servizio di cui alla lettera a) degli artt.
5 e 6 i mezzi di trasporto impiegati per l'espletamento del servizio di cui alla lettera a) degli artt. 3 e 4 a condizione che ciò non intralci il servizio di trasporto per gli altri ordini di scuola.
In caso di mancato accordo fra gli Enti delegati circa le condizioni di utilizzo congiunto dei mezzi di trasporto, deciderà la Giunta regionale.
Gli Enti delegati, per l'espletamento dei servizi di cui alla lettera a) degli artt, 3 e 4, possono istituire servizi di trasporto idonei a erogare contributi per gli alunni svantaggiati che non siano in grado di usufruire dei servizi di trasporto ordinari".
Non sono stati presentati emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Si passi alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 37 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
"Art. 14 - Limiti territoriali alla competenza degli Enti delegati.
Gli Enti delegati esercitano le funzioni di cui alla presente legge con riferimento alle Scuole, agli Istituti e alle Sezioni staccate aventi sede nel rispettivo territorio ed a favore degli alunni che le frequentano secondo le norme previste dalla presente legge".
Non sono stati proposti emendamenti Chiede di parlare la professoressa Soldano. Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Mi permetto segnalare che stamane ad un quesito da me proposto non è stata data risposta. Siccome ha attinenza all'argomento in discussione con questo articolo mi permetto di ripresentarlo.
Mi riferisco soprattutto agli allievi delle Scuole secondarie superiori, i cosiddetti pendolari, che con notevole disagio affrontano ogni giorno il viaggio dal Comune di residenza al centro scolastico. Gli eventuali contributi di cui si parla nella legge dovrebbero evidentemente essere dati ai ragazzi stessi dal Comune: ma quale Comune, quello di residenza o quello nel quale ha sede l'istituto scolastico? Devo segnalare la delicatezza che assume il rapporto nel caso di un allievo residente in un piccolo Comune, dove tutti si conoscono e dove è facile andare al di là di quanto comporti il rispetto dovuto alle singole persone, e richiamare le condizioni di disagio di cui soffrono molti degli allievi dei centri cosiddetti minori. Laddove esistono queste condizioni di disagio, noi ribadiamo che non vogliamo si verifichino situazioni emarginanti. La ragione fondamentale per cui chiedevamo di far passare questi eventuali contributi tramite i Consigli di istituto, era sostanzialmente questa: salvaguardare la correttezza dei rapporti interpersonali e, in particolare, il rispetto dovuto ai giovani in condizioni di disagio economico.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Chiarisco che competente è appunto il Comune ove ha sede la scuola, non il Comune di origine.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola. Possiamo quindi passare alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
"Art. 15 - Finanziamento dei Comuni consorziati.
I Comuni che si consorziano seguendo le indicazioni di aggregazione territoriale contenute nella presente legge ricevono, per il primo anno di attività del Consorzio, un incentivo finanziario nella misura del 20 dell'ammontare del finanziamento per le funzioni delegate da essi affidate ai Consorzi." Non sono stati presentati emendamenti. Nessuno chiede di parlare.
Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 39 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
"Art. 16 - Delega delle funzioni sui Patronati scolastici.
Tutte le funzioni degli organi centrali e periferici dello Stato, in ordine ai patronati scolastici ed ai Consorzi Provinciali dei patronati scolastici previsti dalla legge 4.3.1958, n. 261 e dal relativo regolamento di esecuzione emanato con D.P.R. 14.1.1972, n. 3, sono delegate rispettivamente ai Comuni per i patronati scolastici e alle Province per i loro Consorzi.
Tramite apposite convenzioni con i Comuni, i Comuni stessi, i Consorzi di Comuni e le Comunità montane possono utilizzare strutture e personale dei patronati scolastici nell'ambito dei propri piani di attività. Ciò non deve comportare l'affidamento di funzioni e l'erogazione di fondi regionali degli Enti delegati ai patronati stessi." E' stato presentato un emendamento aggiuntivo, che reca le firme Borando, Bianchi ed altri: "Al secondo comma, quarta riga, dopo la parola 'comportare' aggiungere: 'necessariamente' ".
Chiede di parlare la dottoressa Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

A noi pare sia giusto delegare ai Comuni le funzioni in ordine ai patronati scolastici, come già previsto dalla legge 27 e come previsto nella nostra stessa proposta di legge.Però riteniamo - perché crediamo nell'autonomia degli Enti locali, anche se abbiamo sostenuto che a ciascun Ente debbano essere affidate le proprie competenze - che non si debba vincolare il Comune a non attribuire funzioni o fondi ai patronati. Ci sono talvolta situazioni in cui i patronati scolastici hanno una razionale organizzazione, delle valide strutture e pertanto deve essere il Comune a valutare, secondo la situazione locale, l'opportunità delle scelte.
Nell'attesa della legge che superi i Patronati scolastici, sul che siamo d'accordo, nell'attuale momento, visto anche che si è verificato che in determinate situazioni, i Comuni - che per di più hanno i loro rappresentanti nell'ambito del Consiglio del Patronato Scolastico - hanno affidato compiti a tali Enti, per esaltare l'autonomia dell'ente locale permettendogli di fare scelte autonome, in considerazione della peculiarità delle singole situazioni, sosteniamo che l'utilizzo del personale non deve comportare "necessariamente" l'affidamento di funzioni o l'erogazione di fondi ai Patronati.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Il Patronato scolastico è uno di quegli enti che possiamo definire inutili, di cui si è orientati alla soppressione.
Mi pare non sia il caso di fare un passo indietro col dare la possibilità di affidare ad esso nuove funzioni. Respingerei pertanto l' emendamento, perché traviserebbe un po' il significato dell'articolo.



PRESIDENTE

Più nessuno chiede di parlare? Allora votiamo sull'emendamento, per alzata di mano.
L'emendamento è respinto.
Passiamo alla votazione dell'articolo nel suo testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
"Capo 4 - Assicurazione contro la responsabilità civile.
Art. 17 - Assicurazione a favore del personale delle scuole.
La Regione provvede direttamente ad assicurare il personale delle scuole statali e degli Enti locali territoriali di ogni ordine e grado contro i rischi loro derivanti dalla responsabilità di cui all'art. 2048 del Codice Civile".
Non sono stati presentati emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri.
"Capo 5 - Vigilanza.
Art. 18 - Vigilanza sugli Enti delegati.
Gli Enti interessati devono trasmettere entro il termine di 10 giorni copia delle deliberazioni, adottate nell'esercizio delle attribuzioni delegate, al competente organo di controllo.
Qualora tali Enti non adempiano alle funzioni loro delegate, la Giunta regionale, sentiti gli Enti interessati e previa assegnazione di un adeguato termine per gli adempimenti di competenza, si sostituisce ad essi nel compito dei medesimi.
Entro il 30 giugno di ogni anno i Comuni, i Consorzi di Comuni e le Comunità montane devono inviare al Presidente della Giunta regionale una relazione contenente: 1) un elenco analitico delle attività svolte, con una valutazione dei risultati conseguiti 2) il rendiconto economico e finanziario." Non sono stati presentati emendamenti. Chiede di parlare il Consigliere Picco. Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Mi pare che il termine del 30 giugno per presentare i rendiconti annuali dell' attività, visto che le scuole materne restano aperte nella città di Torino fino alla fine di giugno, sia un po' troppo restrittivo: penso sarebbe opportuno spostarlo a fine luglio, o meglio ancora, a fine agosto.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

A noi servono presto quei dati, per poter valutare i risultati, per approntare i piani. D'altronde, si tratta semplicemente di un rendiconto sulla spesa, non di un bilancio da approvare, e a quell'epoca le spese sono da tempo esaurite. Quindi, il rendiconto è possibile farlo, volendo, anche prima, senza serie difficoltà.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Passiamo allora alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello no- minale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 42 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
"Art. 19 - Vigilanza sulle attività affidate agli Organi collegiali scolastici.
I Consigli di Circolo e di Istituto o i corrispondenti Organi collegiali di cui ai precedenti artt. 9 e 10 sono tenuti ad inviare agli Enti delegati da cui ricevono i fondi, entro il 31 maggio, una relazione sull'attività svolta.
Entro tale data dovrà essere trasmesso altresì il rendiconto finanziario.
Qualora l'Ente delegato accerti la mancata osservanza della presente legge, sospende l'erogazione dei contributi e, sentiti gli Enti interessati e previa fissazione di adeguato termine, si sostituisce all'organo nello svolgimento delle competenze affidategli.
Qualora si accerti che il controllo di cui al 3° comma del presente articolo non è stato svolto, la Giunta regionale si sostituisce all'Ente nello svolgimento delle funzioni di vigilanza." Sono stati presentati tre emendamenti: uno soppressivo, uno modificativo ed un terzo probabilmente anche modificativo; due presentati dal Partito repubblicano, uno dalla Democrazia Cristiana.



CASTAGNONE Aurelia

Quelli repubblicani sono ritirati in quanto decaduti.



VIETTI Anna Maria

Conseguentemente alla non accettazione di altri emendamenti, viene ritirato anche il nostro.



PRESIDENTE

Più nessuno chiede di parlare? Passiamo in votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
presenti e votanti 44 hanno risposto SI 27 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 16 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
"Capo 6 - Programmazione e Finanziamento.
Art. 20 - Programmi di intervento e ripartizione dei finanziamenti.
Il Consiglio regionale, entro il 31 marzo di ogni anno stabilisce le quote di finanziamento spettanti ai singoli Comprensori sulla base di appositi criteri e di un piano annuale di attuazione della presente legge proposti dalla Giunta regionale.
La somma ripartita secondo i criteri di cui sopra dovrà essere calcolata sulla base del 75% dei finanziamenti disponibili.
La Giunta regionale entro il 30 novembre di ogni anno provvede all'assegnazione dei fondi ai Comuni consorziati aventi diritto al finanziamento di cui all'art. 15 della presente legge.
La somma restante verrà ripartita fra i vari comprensori secondo i criteri precedentemente fissati dal Consiglio regionale ad eccezione di una quota del 5% che la Giunta regionale potrà nel corso dell'anno utilizzare per interventi straordinari o volti ad incentivare nuove iniziative pubbliche.
I Consigli di circolo e di istituto delle scuole statali o i corrispondenti Organi collegiali di cui ai precedenti artt. 9 e 10, entro il 31 maggio di ogni anno presentano ai Comuni proprie proposte e richieste relative ai servizi di cui agli artt. 3, 4, 5, e 7 della presente legge.
I Comuni singoli o le Comunità montane o i Consorzi di' Comuni, per l'esercizio delle funzioni loro delegate o affidate di cui agli artt. 3, 4 5 e 7 della presente legge, devono presentare ai Comitati di comprensorio entro il 30 giugno di ogni anno, un programma di intervento con le relative richieste di finanziamento.
Tali programmi devono essere formulati di concerto con i Consigli di distretto scolastico, con la più larga partecipazione dei Consigli di circolo e di istituto e delle forze sociali rappresentative di interessi generali e, per le funzioni di cui all'art. 5, previa consultazione obbligatoria delle Province.
I Comuni singoli o le Comunità montane o i Consorzi di Comuni devono presentare ai Comitati di comprensorio, entro il 30 ottobre di ogni anno un programma di intervento con le relative richieste di finanziamento per gli interventi di cui all'art. 6 della presente legge. Tali programmi devono essere formulati di concerto con i Consigli di distretto scolastico e con la partecipazione delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative su scala regionale.
I Comitati di comprensorio, sulla base dei programmi presentati dai Comuni, singoli o associati, e degli indirizzi di cui agli artt. 9, 10, 11 e 12 della presente legge, nonché della ripartizione dei finanziamenti e del piano annuale di cui al r comma del presente articolo e dei criteri di cui all'art. 22, elaborano i piani di ripartizione dei finanziamenti tra i Comuni per l'esercizio delle funzioni loro delegate, entro il 31 luglio di ogni anno. I Comitati di comprensorio elaborano i piani di ripartizione dei finanziamenti per i servizi di cui all'art. 6, entro il 15 novembre di ogni anno.
I predetti piani di ripartizione devono essere inviati alla Giunta regionale, per l'approvazione, entro i 10 giorni successivi".
All'art. 20 sono stati presentati tre emendamenti dal Gruppo repubblicano e uno dal Gruppo D.C.
La parola alla Signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE Aurelia

Intendo mantenere l'emendamento sostitutivo al primo comma con una piccolissima variazione che è la conseguenza dei precedenti articoli.



PRESIDENTE

Gli altri due allora vengono ritirati.
Passiamo all'emendamento del Gruppo D.C., che leggo tutto così facciamo una discussione unica.
"Al quarto comma, quinta riga, sopprimere la parola 'pubbliche'.
Al quinto comma terza riga, sostituire 'ai Comuni' con 'ai Consigli di distretto scolastico'. Alla quarta riga, dopo 'art. 5' aggiungere 'art 6'.
Alla fine del quinto comma aggiungere: 'I Consigli di distretto elaborano i piani che devono essere trasmessi entro il 30 giugno di ogni anno al Comitato di comprensorio competente'.
Al nono comma sesta riga dopo 'tra i Comuni' aggiungere 'e tra le istituzioni scolastiche' ".
La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Anche durante le consultazioni, siamo venuti a conoscenza come la distribuzione dei fondi, in base alla presentazione dei piani, abbia determinato erogazione di contributi sperequati, senza valide ragioni, tra scuola e scuola. Abbiamo appreso che scuole, che hanno un numero molto più elevato di alunni, hanno avuto contributi inferiori ad altre con un numero più limitato.
Nella nostra proposta di legge abbiamo ripreso dalla legge 27 il principio della distribuzione dei fondi, secondo criteri oggettivi riteniamo tale principio valido soprattutto perché supera valutazioni di carattere discrezionale. La nostra proposta di legge prevede la distribuzione dei fondi in rapporto al numero degli alunni, con un correttivo per le scuole materne al fine di privilegiare le piccole scuole che sono gravate da spese più elevate, e con una maggioranza di contributi a favore dei Comuni montani e dei Comuni con popolazione inferiore ai mille abitanti, sempre per lo stesso motivo.
Visto poi che già notevoli erano i motivi di dissenso sulla proposta della Giunta non abbiamo presentato un emendamento in merito, rinviando il problema in occasione della discussione dei criteri per la ripartizione dei fondi che saranno stabiliti, di anno in anno, dal Consiglio regionale. Un passo in avanti si è fatto poiché la Giunta effettuerà la ripartizione non esclusivamente in base ai piani, ma anche in base a criteri da stabilirsi da parte del Consiglio.
Contemporaneamente però ci rendiamo conto che i criteri oggettivi non possano recepire la complessa realtà della Regione e quindi proponevamo che fosse riservato un 5% degli stanziamenti alla Giunta per intervenire in situazioni emergenti, che si riferiscono in particolare ai trasporti o a nuove esigenze, che possono presentarsi durante l'anno, onde superare eventuali situazioni di effettivo disagio.
La Giunta ha recepito dalla nostra proposta di legge soltanto la parte relativa alla riserva del 5% dei fondi e non il principio generale che i fondi siano distribuiti in base a criteri oggettivi fissati nella legge.
Però il disegno di legge in discussione stabilisce che questo 5% riservato alla Giunta, possa essere utilizzato, oltre che per interventi straordinari, soltanto per incentivare nuove iniziative pubbliche.
Noi affermiamo che nuove situazioni possono verificarsi anche in scuole non pubbliche, vi possono essere nuove istituzioni di scuole che necessitano di intervento; la dizione è eccessivamente limitativa, tanto più che è la Giunta che interviene per superare eventuali difficoltà. Il volere ancora una volta limitare gli interventi su fondi lasciati alla discrezionalità della Giunta alle scuole pubbliche è veramente effettuare una grave discriminazione.
Per quanto riguarda i successivi emendamenti pregherei la Giunta di stare attenta perché, in conseguenza dell'emendamento accettato, in base al quale i piani sono fatti dai Consigli di distretto, l'articolato deve essere corretto, altrimenti tutta la procedura diventa irregolare.
Al quinto comma, terza riga, si afferma che i "Consigli di circolo e di istituto devono entro il 31 maggio di ogni anno presentare ai Comuni proprie proposte". Poiché è stato accettato che i Comuni facciano i piani in base a quelli elaborati dai Consigli di distretto, noi proponiamo di aggiungere al quinto comma terza riga, dopo "ai Comuni" "e ai Consigli di distretto scolastico", di modo che i Consigli di Istituto e di circolo presentino i piani sia ai Comuni, sia ai Consigli di distretto.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Si tratterebbe di correggere aggiungendo "ai Comuni e ai Consigli di distretto scolastico".



VIETTI Anna Maria

Esatto, di modo che le istituzioni scolastiche inviino i piani sia agli uni che agli altri.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

D'accordo.



VIETTI Anna Maria

Alla quarta riga, dopo "art. 5" aggiungere "art. 6" di modo che, per quanto riguarda i piani, anche i Consigli di Istituto per i corsi di lavoratori abbiano possibilità di proposta. Se non esistono, in analogia con quanto abbiamo previsto per le scuole non statali, possono costituirsi organismi analoghi.
Alla fine del quinto comma noi proponevamo di aggiungere "i Consigli di distretto elaborano i piani che devono essere trasmessi entro il 30 giugno di ogni anno ai Comitati di comprensorio competente". Anche questo deve essere modificato conseguentemente all'emendamento approvato in precedenza avendo approvata la dizione che "i Comuni fanno i piani in base a quelli elaborati dai Consigli di distretto" propongo di aggiungere alla fine del quinto comma: "i Consigli di distretto elaborano i piani che devono essere trasmessi entro il 15 giugno di ogni anno ai Comuni".
Ritiriamo invece l'ultimo emendamento in quanto la distribuzione di fondi tra le istituzioni scolastiche non può più avvenire dopo quanto è stato precedentemente approvato.
Insisto sulla richiesta di sopprimere la parola "pubbliche" al quarto comma tanto più che è la Giunta che gestisce la riserva del 5 % dei fondi e nuove situazioni possono verificarsi, durante l'anno, non solo nell'ambito delle scuole pubbliche. Richiamo l'attenzione dell'Assessore su questo problema perché mi pare particolarmente importante per non fare un'ulteriore discriminazione.



PRESIDENTE

Vorrei un chiarimento. Nell'emendamento c'è scritto "trasmessi entro il 30 giugno", adesso lei ha detto "15 giugno", l'ha detto volutamente? Ha ristretto il tempo?



VIETTI Anna Maria

E' conseguente al fatto che la trasmissione avviene ai Comuni e non più ai Comitati di comprensorio.



PRESIDENTE

Allora modifica l'emendamento.



VIETTI Anna Maria

Lo rileggo.
Il primo emendamento rimane tale e quale.
Al quinto comma, terza riga, proponiamo di aggiungere dopo "ai Comuni" e ai "Consigli di distretto".
L'altro emendamento rimane immutato.



PRESIDENTE

Alla fine del quinto comma aggiungere: "I Consigli di distretto elaborano i piani che devono essere trasmessi entro il 15 giugno di ogni anno"?



VIETTI Anna Maria

"Ai Comuni" invece che al Comitato di comprensorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Vorrei solo invitare a riflettere un momento sulle date perché ho veramente paura che il meccanismo non sia facile: la legge fisserebbe entro il 30 maggio le elaborazioni dei Consigli di istituto, entro il 15 giugno quelle di distretto, entro il 30 giugno quelle dei Comuni. Ho l'impressione che 15 giorni di tempo per fare i piani dell'intero distretto, che comprende magari 80/90/100 Comuni, siano troppo pochi; i Consigli distrettuali devono avere almeno un mese a disposizione.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Indubbiamente è stato sollevato un problema di carattere tecnico che deve essere affrontato. Io chiederei un momento di riflessione per evitare che la legge sia inattuabile.
Per ciò che riguarda il primo comma è evidente che situazioni di emergenza possono ravvisarsi in qualsiasi caso. Prima a queste situazioni di emergenza non si faceva fronte in nessun modo.



VIETTI Anna Maria

C'era già la riserva del 5%.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Sì, d'accordo.
In questo caso si potrebbe pensare ad un'integrazione di quanto già fatto. In realtà nell'intendimento della Giunta si trattava di iniziative di carattere nuovo, di iniziative incentivanti rispetto a quelle normali tenendo conto che alla fine dell'anno c'è la possibilità di correggere eventuali calcoli mal fatti perché la seconda parte della tranche, cioè da quel 25% che è stato accantonato, verrà esclusa la parte del 20% lasciata di incremento ai Comuni e lasciata a disposizione di questi.
Per questo motivo io lascerei il termine "pubbliche".
Per ciò che riguarda il secondo emendamento lo accetto così modificato "Comuni e Consigli di distretto".
Per il resto forse non è nella prassi votare l'art. 21 prima dell'art.
20, ma datemi un attimo di riflessione per rimetterlo a posto.



PRESIDENTE

Intanto darei la parola alla signora Castagnone Vaccarino per illustrare il suo emendamento.



CASTAGNONE Aurelia

L'emendamento al primo comma è semplicemente di precisazione perch premetto che vanno tolte le parole "distretti scolastici" in seguito a quanto precedentemente approvato. Il comma sostituito suona quindi così: "Il Consiglio regionale entro il 31 marzo di ogni anno delibera le quote di finanziamento spettanti ai singoli comprensori e la ripartizione relativa tra scuola materna, scuola elementare, scuola media dell' obbligo e scuola secondaria superiore sulla base di appositi criteri e di un piano annuale di attuazione della presente legge proposti dalla Giunta regionale".
Credo che non ci sia bisogno di molta illustrazione. Desideriamo sapere semplicemente, nel momento della formulazione dei piani, quanto spetta ai vari ordini di scuola, mentre nella legge questo rimane imprecisato. Mi sembra che sia necessario, in una legge, essere il più precisi possibile e consentire alla Giunta di presentare un piano annuale che possa essere discusso in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

La soluzione tecnica che si potrebbe adottare per i tempi potrebbe essere quella di anticipare, dato che la cosa è possibile, dal 30 maggio al 15 maggio di ogni anno le proposte che devono venire dai Consigli di circolo e di istituto. La cosa è possibile perché basta che si mettano a lavorare un po' prima.
Inserire il termine del 15 giugno per i piani dei distretti e lasciare tutti gli altri termini per cui il comma quinto suonerebbe in questo modo: "I Consigli di circolo e di istituto delle scuole statali, ecc, ai precedenti artt. 9 e 10, entro il 15 maggio di ogni anno presentano ai Comuni ed ai Consigli di distretto proprie proposte e richieste relative ai servizi di cui agli artt. 3, 4, 5 e 7 della presente legge".
Respingerei "l'art. 6" non solo per i motivi che ho detto prima, ma perché i tempi, come forse ricorderà la signorina Vietti, sono diversi perché i corsi cominciano in epoca diversa e quindi le stesse domande vengono fatte in epoca diversa.
Dopo questo quinto comma, per evitare altri riferimenti alla legge che siano sbagliati inserirei che "i Consigli di distretto sono tenuti a presentare entro il 15 giugno le proposte di piano di cui all'art." e andiamo a vedere qual'è l'articolo precedente.



VIETTI Anna Maria

Infatti noi lo proponevamo alla fine del quinto comma.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Per quanto riguarda quanto dice la signora Castagnone Vaccarino proprio per il progetto di articolazione regionale debbono essere i comprensori a decidere il tipo di suddivisioni a livello comprensoriale.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione. Incominciamo con l'emendamento soppressivo del Gruppo della D.C. "al quarto comma, quinta riga sopprimere la parola 'pubbliche' ".
Chi è d'accordo alzi la mano.
E' respinto.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Gruppo repubblicano al quale ha dato testè risposta l'Assessore Fiorini.
E' respinto.
Passiamo all'emendamento del Gruppo D.C.: "Al quinto comma,terza riga aggiungere 'ai Comuni e ai Consigli di distretto' ".
E' approvato.
"Alla quarta riga, dopo 'art. 5' aggiungere 'art. 6' ".
E' respinto.
Per quanto riguarda l'ultimo emendamento do ancora la parola all'Assessore Fiorini per un ulteriore chiarimento.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Bisognerebbe aggiungere, alla fine del quinto comma, la parte relativa all' emendamento che ho presentato: "I Consigli di distretto sono tenuti a presentare entro il 15 giugno di ogni anno le proposte di piano di cui all'art. 8".



PRESIDENTE

Metto in votazione quest' ultimo emendamento.
E' accolto.
Pongo ora in votazione l'emendamento proposto dall'Assessore: "Al quinto comma dell'art. 20 il termine '31 maggio' viene sostituito dal termine '15 maggio' ".
E' approvato.
Passiamo alla votazione dell'art. 20 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 32 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
"Art. 21 - Autorizzazione di spesa.
Ai fini dell'attuazione della presente legge, è autorizzata, per l'anno finanziario 1976, la spesa di 8.210 milioni: a) per 2.000 milioni ai servizi di cui alla lettera a) degli articoli 3, 4, 5 e 6 b) per 1.950 milioni ai servizi di cui alla lettera b) degli articoli 3, 4 e 5 c) per 3.600 milioni ai servizi di cui alla lettera c) degli articoli 3, 4 e 5 e lettera b) dell'art. 6 d) per 600 milioni al servizio di cui all'art. 7 e) per 60 milioni agli oneri di cui all'art 17.
Per l'anno finanziario 1977 è autorizzata la spesa di 11.660 milioni destinata: per 4.100 milioni ai servizi di cui alla lettera a) degli articoli 3 4, 5 e 6 per 3.200 milioni ai servizi di cui alla lettera b) degli articoli 3 4 e 5 per 3.700 milioni ai servizi di cui alla lettera c) degli articoli 3 4 e 5 e lettera b) dell'art. 6 per 600 milioni al servizio di cui all'art. 7 per 60 milioni agli oneri di cui all'art. 17.
Le spese per gli anni finanziari 1978 e seguenti saranno autorizzate con successive leggi regionali".
Ci sono alcuni emendamenti del Gruppo D.C.



VIETTI Anna Maria

Sono ritirati.



PRESIDENTE

Se nessuno chiede la parola passiamo all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 21 è approvato.
"Art. 22 - Criteri di ripartizione della spesa.
La spesa di cui alla lettera a) dell'art. 21 sarà ripartita secondo i piani presentati dai Comuni singoli o associati con privilegio assoluto per gli interventi a favore delle scuole materne e dell'obbligo.
La spesa di cui alla lettera b) dell'art. 21 verrà ripartita secondo i piani presentati dai Comuni singoli o associati assegnando priorità assoluta alle scuole materne ed elementari e, per ciò che riguarda le altre scuole, ai piani che utilizzino con criteri di economicità strutture esistenti avendo ad un tempo riguardo alle condizioni di maggiore disagio degli allievi.
La spesa, di cui alla lettera c) dell'art. 21 verrà ripartita fra gli Enti delegati secondo il seguente criterio: per la scuola materna 100 milioni per la scuola elementare 600 milioni per la scuola media di primo grado 2.200 milioni per la scuola media di secondo grado 600 milioni; e per l'anno finanziario 1977, 700 milioni per i corsi sperimentali per lavoratori 100 milioni. La spesa di cui alla lettera d) dell'art. 21 verrà ripartita tenendo conto dei piani presentati dai Comuni".
Vi è un emendamento del Gruppo D.C.



VIETTI Anna Maria

E' ritirato.



PRESIDENTE

Passiamo all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 22 è approvato.
"Art. 23 - Disposizioni contabili.
All'onere di 8.210 milioni per l'anno finanziario 1976 si provvede: per 7.259 milioni mediante riduzione degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 232, n. 236, n. 238, n 240, n. 246, n. 249, n. 250 e n. 254 del corrispondente stato di previsione della spesa nella rispettiva misura di 150 milioni, 2.400 milioni, 2.990 milioni, 1.080 milioni, 40 milioni, 250 milioni, 180 milioni e 169 milioni per 951 milioni mediante riduzione, nella rispettiva misura di 6 milioni, 20 milioni, 600 milioni e 325 milioni, degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 224, n. 226, n. 241 e n. 258 del corrispondente stato di previsione della spesa che restano così soppressi.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976 saranno corrispondentemente istituiti: il capitolo n. 260, con la denominazione "Assegnazione a Comuni per l'esercizio, mediante delega, del servizio di trasporto a favore degli alunni della scuola materna, dell'obbligo, della scuola secondaria superiore e di corsi sperimentali per lavoratori"; e con lo stanziamento di 2.000 milioni il capitolo n. 262, con la denominazione "Assegnazione a Comuni, per l'esercizio, mediante delega, del servizio di mensa a favore degli alunni della scuola materna, dell'obbligo e della scuola secondaria superiore" e con lo stanziamento di 1.950 milioni il capitolo n. 264, con la denominazione "Assegnazione a Comuni, per l'esercizio, mediante delega, del servizio inerente la fornitura di materiale didattico e ludico, di pubblicazioni per biblioteche di classe e di istituto e la concessione di sussidi didattici" e con lo stanziamento di 3.600 milioni il capitolo n. 266, con la denominazione "Assegnazione a Comuni, per l'esercizio, mediante delega, di servizi di assistenza sociale e medico psico-pedagogica e con lo stanziamento di 600 milioni il capitolo n. 234, con la denominazione "Spese per l'assicurazione del personale delle scuole statali e degli Enti locali territoriali contro i rischi derivanti dalla responsabilità in vigilando", con lo stanziamento di 60 milioni.
Al maggior onere di 3.450 milioni per l'anno finanziario 1977 si farà fronte: per 389 milioni mediante un'ulteriore riduzione, di pari ammontare degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 246 e n. 250, nella rispettiva misura di 190 milioni e di 199 milioni per 3.061 milioni, con la disponibilità derivante dalla cessazione, a partire dall'anno finanziario 1977 degli oneri di cui ai capitoli n. 232 n. 236, n. 238, n. 240, n. 249 e n. 254 del bilancio per l'anno finanziario 1976, ridotti ai sensi del primo comma nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1977 i capitoli n.
260, n. 262, n. 264, n. 266 e n. 234 saranno iscritti con la denominazione indicata nel secondo comma, e con il rispettivo stanziamento di 4.100 milioni, di 3.200 milioni, di 3.700 milioni, di 600 milioni e di 60 milioni.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Anche qui vi è un emendamento del Gruppo D.C.



VIETTI Anna Maria

E' ritirato.



PRESIDENTE

Passiamo all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 23 è approvato.
"Capo 7 - Norme transitorie e finali. Art. 24 - Proroga dei termini.
Per l'anno scolastico 1976/77 il Consiglio regionale stabilisce le quote di finanziamento spettanti ai singoli Comprensori, entro 20 giorni dall'approvazione della presente legge.
Gli altri adempimenti di cui all'art. 20 della presente legge sono prorogati di 30 giorni".
Non ho emendamenti, si passi all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 43 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere L'art. 24 è approvato.
"Art. 25 - Funzioni attribuite agli uffici regionali.
Fino a quando non saranno costituiti i Consigli di distretto scolastico e i Comitati di comprensorio, ai compiti ad essi assegnati dalla presente legge provvederanno direttamente gli uffici della Regione".
Vi è un emendamento che dice: "Sostituire le prime due righe con 'fino a quando non saranno costituiti i comitati comprensoriali ai compiti ad essi assegnati provvedono le Amministrazioni provinciali' ".
Qualcuno desidera illustrarlo? Dottoressa Vietti, ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Noi abbiamo ritirato il precedente emendamento e lo abbiamo sostituito con questo. La Giunta ha più volte affermato che è stato molto laborioso avere rapporti con i singoli Comuni e che era necessario avere un' organizzazione diversa, più organica Pertanto non riusciamo a comprendere come non voglia accettare questo emendamento che riprende la primitiva dizione del disegno di legge della Giunta nonché la nostra proposta di legge. Abbiamo quindi soppresso una parte del nostro primitivo emendamento perché caduta in base alle precedenti votazioni, ma manteniamo la proposta che fino a quando non siano costituiti i Comitati di comprensorio le competenze loro attribuite siano esercitate dalle Amministrazioni provinciali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione ed assistenza scolastica

Preciso che gli uffici regionali, come i Consiglieri sanno, sono già attrezzati, le Province invece (ho parlato con alcuni Assessori provinciali) dicono che per un'operazione di questo genere occorrerebbe attrezzarsi e il farlo provvisoriamente creerebbe loro delle difficoltà.
Quindi in questo caso penso che debba essere mantenuta la dizione originale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato.
E' respinto.
Non vi sono altri emendamenti, passiamo all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 25 è approvato.
"Art. 26 - Soppressione delle borse di studio.
A partire dall'anno scolastico 1976/77 non saranno più assegnate le borse di studio di cui all'art. 38 della Legge 24 luglio 1962, n. 1073.
Gli studenti che all'entrata in vigore della presente legge abbiano maturato il diritto ad una borsa di studio lo manterranno alle condizioni previste nel bando di concorso sulla base del quale la borsa era stata loro assegnata".
C'è un emendamento soppressivo presentato dal Gruppo della D.C. che dice: "E' soppresso l'art. 26".
Qualcuno lo vuole illustrare? La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Abbiamo sufficientemente espresso il nostro parere. Manteniamo l'emendamento.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

Chi è d'accordo sull'emendamento alzi la mano.
E' respinto.
Passiamo alla votazione dell'art. 26.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri L'art. 26 è approvato.
"Art. 27 - Impegno alle elezioni.
Per l'anno scolastico 1976/77 gli interventi di cui all'art. 3 lettere b) e c) e all'art. 4 lettera c) sono erogati agli alunni delle scuole materne autorizzate e dell'obbligo parificate, pareggiate o legalmente riconosciute che si impegnino a costituire Organi collegiali secondo criteri analoghi a quelli previsti dal D.P.R. 31.5.1974 n. 416 entro il 30 novembre 1976".
Sono stati presentati due emendamenti dal Gruppo D.C.



VIETTI Anna Maria

Sono ritirati.



PRESIDENTE

Non vi sono richieste di parola, si passi all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 27 è approvato.
"Art. 28 - Domanda di convenzione.
Per l'anno scolastico 1976/77 le scuole materne autorizzate e non ancora convenzionate avranno diritto di fruire dei servizi di cui alla presente legge se presenteranno al Comune territorialmente competente domanda di convenzionamento, ferme restando le altre norme di cui all'ultimo comma dell'art. 9".
E' stato presentato dal Gruppo D.C. un emendamento soppressivo.



VIETTI Anna Maria

E' ritirato.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 17 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 28 è approvato. "Art. 29 - Abrogazione.
Con la presente legge sono abrogate le leggi regionali 2.9.1974, n. 27 e 4.6.1975 n. 39.". Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 28 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri.
L'art. 29 è approvato.
"Art. 30 - Entrata in vigore della legge.
La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione".
Passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 30 è approvato.
Prima di passare alla votazione dell'intero disegno di legge darei la parola per dichiarazione di voto a chi la chiede.
Ha chiesto di parlare il Capogruppo della D.C. Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi, ci avviamo alla conclusione di un capitolo, di un confronto che ha conosciuto momenti anche di "confrontation", non solo di confronto, duri e che avrà un seguito perch la materia lo richiede e lo comporta.
Noi riteniamo che l'asprezza anche di certi momenti della consultazione, le apprensioni che si sono sviluppate nella comunità regionale, l'eco crescente che questa problematica ha avuto, siano derivate intanto da un errore, da un lapsus (come lo abbiamo definito) iniziale sintomatico della Giunta, la quale probabilmente non ha fatto una valutazione adeguata e sufficiente rispetto alla portata di questi argomenti ed alla sensibilità esistente nella nostra società in un momento di così viva attenzione politica e anche culturale.
L'errore, secondo me, il primo, è stato che fossero qui impegnati degli interessi particolari degni di rispetto e di valutazione, secondo un atteggiamento dettato da costante realismo, da costante attenzione per la realtà, ma esprimenti interessi, esprimenti un momento settoriale magari da considerarsi in via di emarginazione o di progressiva estinzione e non una concezione, una visione ed una presenza rinnovata rispetto alle esigenze della società, collegata e funzionale rispetto ai sentimenti, alle esperienze che si muovono nella gente.
Questo errore di valutazione iniziale ha dato dei frutti anche nel corso dei successivi atteggiamenti, anche quando questi erano ispirati da un'esigenza di rincorrere una realtà che non si era tempestivamente valutata e riconosciuta per cercare di correggere e modificare il taglio iniziale. Forse l'ordine del giorno del collega Marchini avrebbe dovuto essere presentato ancor prima del suo felice avvento in questo Consiglio e avrebbe dovuto essere abbandonato quel disegno di legge con decisione di voltare pagina è di moda oggi dire che si deve voltar pagina - e lì c'era veramente da voltar pagina e riprendere le cose dall'inizio, evitando di essere avviati su un binario che poteva consentire, come si è cercato rallentamenti, soste in stazioni, passaggi su binari morti temporanei, ma che non ha consentito, forse per una coerenza eccessiva alle posizioni formali rispetto alla coerenza suggerita dall'esigenza di dare una risposta valida ai problemi presenti nella nostra società.
L'altro errore è stato quello di ritenere che la sostanziale modestia attuale delle risorse utilizzabili attraverso questa legge, non comportasse delle prese di posizione di principio così accanite.
Prima di passare a dare alcune rapide sintetiche risposte, come è suggerito da questo tipo di intervento che è la dichiarazione di voto finale, voglio per chiarezza, riassumere ancora una volta le posizioni del Gruppo che rappresento, posizioni che sono state ispirate da uno sforzo non inteso a difendere quegli interessi che con errore sono stati ritenuti particolari e settoriali, ma inteso a dare un'interpretazione a queste soluzioni che valesse per l'intera comunità; per esemplificare subito: noi non abbiamo mai accettato una sorta di contrapposizione tra la scuola pubblica e la scuola così detta privata, come se a noi competesse un certo ruolo e ad altri un altro. Certo, noi abbiamo sentito di non rappresentare un momento antistorico, un momento di residua stanchezza di certe posizioni da tutelare in una fase di liquidazione, ma abbiamo sentito che, proprio per le modificazioni che sono intervenute e delle quali avete avuto coscienza più viva anche in occasione dell'incontro con quella delegazione di genitori ieri, con quella domanda di un'efficacia straordinaria di un socialista al rappresentante del Partito socialista perché rispondesse di una coerenza non astratta, ma di una coerenza sostanziale, rivelano come lo sforzo che è stato fatto da parte nostra era di dare una risposta valida per un problema che interessava tutta quanta la società.
Noi abbiamo tentato di dire, anche attraverso i contatti, i rapporti che ci sono stati in questa vicenda, in questa battaglia: cerchiamo di eliminare gli ostacoli che un falso modo di porre le cose dal punto di vista ideologico può gettarci tra i piedi, spostiamo l'attenzione sul soggetto, spostiamo l'attenzione sugli alunni, vediamo in che contesto vivono e di che servizi si avvalgono. Quindi, tutta l'attenzione sull' alunno destinatario delle norme.
Poi la ricerca della destinazione degli interventi e dei servizi agli alunni di tutte le scuole, quale che fosse la loro specifica configurazione giuridica, perché credo che uno dei dati acquisiti da questo dibattito, da questo confronto vivo nella società regionale, sia stato questo: è superato definitivamente, decisamente un vecchio concetto di pubblicità o meno della scuola, riferito ad una definizione meramente giuridica, ci sono scuole probabilmente che sono pubbliche in quanto statali e non adempiono correttamente ad una funzione pubblica, ci sono scuole, non statali, che adempiono ad una altissima funzione pubblica che deve essere riconosciuta.
C'è stata tutta una convergenza che si è mossa in questi 30 anni e che qualcuno cita ogni volta come se fossero i 30 peggiori anni della nostra storia e sono i 30 anni in cui si sono rotti tutti gli schemi, in cui si sono aperte tutte le libertà, in cui si sono messi in sviluppo e in moto tutti i settori di progresso del nostro paese, anche con tutti i contraccolpi e con tutte le difficoltà che ne derivano. Ebbene, c'è stata una convergenza tra questi due settori: la scuola statale che non era più la scuola laica per definizione in termine polemico e con un'ideologia unica, ma si è aperta e si deve aprire sempre di più ad un pluralismo interno rappresentativo dei vari momenti culturali, e la scuola definita già privata e un tempo definita come confessionale e che si apre attraverso la partecipazione delle famiglie, così viva come noi l'abbiamo constatata che si apre ai problemi della società contemporanea, si apre ai problemi dell'esigenza del mondo del lavoro, delle famiglie, dell'educazione dei figli, non in modo protettivo, come qualcuno ha voluto dire, ma in modo che sia di garanzia della possibilità di assumere le responsabilità dell' educazione da parte dei genitori con le loro scelte nei confronti dei figli.
Ecco come abbiamo potuto introdurre e far recepire anche dal disegno di legge della Giunta, il concetto che sanziona, definisce questo carattere pubblico di certi tipi di scuola che sono la grande generalità di quelle che si muovono e che in questo momento ansiosamente guardano verso il Consiglio regionale; io credo che mai si sia guardato con tanta attenzione da parte della comunità regionale a questo centro di decisione politica e di elaborazione legislativa.
La partecipazione, la richiesta legislativa della presenza degli organi rappresentativi anche nelle scuole non definite come statali, è una norma che non è stata introdotta surrettiziamente, per poi creare delle apparenze ai fini di giustificare l'erogazione di servizi o di contributi; abbiamo constatato che si tratta di recepire una realtà che è ben più avanzata qualche volta di quella che si è realizzata là dove l'istituzione degli organi rappresentativi è stata la conseguenza della legge dello Stato.
Perché dopo un primo momento di larga speranza e impegno c'é stato anche come è normale per queste questioni a volte, un periodo di pausa, di riflessione e di minore attivazione di questi organi, ma proprio in queste realtà nelle quali la partecipazione diretta delle famiglie ha trovato uno spazio ed un ruolo per esplicarsi, ecco che questi organi di fatto hanno creato dei momenti di grande interesse modificando la stessa struttura di queste scuole, modificando addirittura le linee operative e quindi accentuandone il loro carattere pubblico. E la definizione dell'esclusione delle scuole aventi fini di lucro era solo una mera garanzia, perch nessuno intendeva sicuramente guardare in questa direzione.
Pluralismo, quindi, nella scuola e delle scuole, con la conseguente tutela di una maggiore libertà di scelta.
La valorizzazione degli organismi democratici della scuola, credo che sia stata anche qui l'assunzione di una responsabilità. C'è stato un grande dibattito nel nostro paese, i giovani soprattutto sono stati coinvolti ricordo cartelli sui cancelli davanti alle scuole, polemiche tra vari gruppi politici, polemiche tra gruppi extra parlamentari e gruppi di giovani del PCI che affermavano l'esigenza di impegnarsi in questa realtà.
E' stata offerta a noi un'occasione per ridare un rilancio, per ridare un contenuto, per ridare una validità al ruolo di questi organismi e invece qui la timidezza, la sfiducia che viene a noi attribuita riguardo al ruolo dell'Ente locale, credo possa essere ribaltata in questa direzione. Voi date già per spacciati questi organismi in fondo, oppure esprimete involontariamente, subcoscientemente una diffidenza rispetto a questi momenti di autentica partecipazione che non è riconducibile a delle unità di comportamento, che rappresentano una diversità che disturba, una diversità che mette in difficoltà.
Ecco perché, per il diretto affidamento di compiti agli organi rappresentativi della scuola, ritenendo che questo non potesse suonare come momento disaggregante, mentre l'impostazione iniziale che poi si è sentita molto debole (credo l'abbia avvertito la Giunta, la maggioranza) quella che attorno ad una falsa razionalità ha voluto concentrare tutto nei Comuni senza considerarne il diverso livello, forse si è avuta presente una sola realtà, quella di Torino con la sua cintura e non l'intera realtà regionale, l'estrema diversità per collocazione, per interessi, per dimensione dei vari Comuni e la difficoltà di ottenerne un'aggregazione coerente anche dal punto di vista territoriale per la gestione della legge senza un quadro chiaramente definito, mescolando quindi materie eterogenee creando fonti di conflitti e di incertezze.
Noi abbiamo riconosciuto che in materia di servizi ai Comuni dovesse essere data la delega e potevamo essere disponibili a trovare - e lo abbiamo detto - un momento unificante sul piano operativo quando fosse assolutamente garantita la distinzione dei compiti e l'utilizzazione delle competenze, delle aggregazioni territoriali più omogenee rispetto ai problemi della didattica che riguardavano l'affidamento di compiti agli organi collegiali.
Ecco dunque come siamo arrivati al dibattito odierno con la presentazione - necessitata dal fatto che la votazione doveva avvenire pregiudizialmente sul disegno della Giunta - di una serie di nostri emendamenti. Riteniamo anche, in presenza di una serie di polemiche che si muovono in varie direzioni e in vari ambienti, di dover qui confermare quasi con testardaggine (consentitemelo) che il Gruppo D.C. non ha voluto cedere un solo momento a suggestioni chiamiamole di strumentalizzazione di questa materia e di questi argomenti. Però ci siamo impegnati fino in fondo, fino allo spasimo per fare intendere la validità delle nostre ragioni, per proporre soluzioni, per consentire un confronto che non lasciasse spazi vuoti od equivoci, perché questa battaglia, che si concluderà presumibilmente con l'approvazione della legge da parte della maggioranza non è una sfida, ma una legge imperfetta, insicura e contraddittoria come questa non può non comportare una prosecuzione prima di tutto con una verifica sul piano operativo e poi con la verifica della validità dei principi che sono stati adottati.
Quindi non vale la polemica condotta sulla contrapposizione tra il diritto allo studio e l'assistenza scolastica, è già stato messo in evidenza, così come non vale il rammarico di non aver potuto effettuare un confronto con la comunità regionale su delle linee preventive di orientamento, perché quel disegno di legge, pur modificato, aveva delle più esplicite linee di orientamento che consentivano un confronto e consentivano l'assunzione di tutte le responsabilità, così come entro certi limiti lo si è fatto modificando il testo successivamente.
Quindi ribadiamo che questo varrà anche per la condotta futura; se vogliamo possiamo indire anche dei dibattiti come abbiamo fatto in questa sede, per confrontarci su tematiche generali, ma quando ci dobbiamo confrontare con l'opinione pubblica, quando ci dobbiamo confrontare con le forze sociali occorrono dei termini di riferimento di certezza e di assunzione di responsabilità, senza di che si cade in forme di unanimismo confuso che lascia le soluzioni ad un pragmatismo senza principi, che è il principio della decadenza di ogni istituzione politica.
Quindi noi respingiamo l'accusa di non avere consentito un'elaborazione più dolce dell'argomento. Se la Giunta non si sentiva sufficientemente preparata, avrebbe dovuto essa provocare un confronto sui temi più spinosi per verificare come reagiva la realtà.
Noi non accettiamo l'accusa di aver proposto delle soluzioni secondo le quali ci sarebbe uno scollegamento con l'ambiente. C'è un unico territorio un unico governo, noi deleghiamo tutto ai Comuni, e qui si realizza una sintesi: così si sostiene. Anzitutto, non si tiene conto della differente dimensione dei Comuni, dell'incertezza in ordine alle dimensioni dei Consorzi, della mera virtualità della posizione dei Consorzi (non c'è neppure un meccanismo che li renda condizione necessaria per poter amministrare la delega, è lasciata questa libertà: sta bene il rispetto dell'autonomia, ma quando questa si vuol valorizzare attraverso una delega la delega deve avere per riferimento delle certezze di ambiti territoriali di capacità decisionali accettabili).
Il nostro collegamento con l'ambiente si realizza, anzi, in un, modo più qualificato, dando ai Comuni ciò che loro compete e dando agli altri organismi che hanno anche un ambito ed una competenza territoriale ciò che a questi dev'essere dato, quindi collegando il momento territoriale a quello sociale. Poi, voi lo sapete, proponevamo il momento di sintesi nel comprensorio, nel quale si recupera, in ogni caso, la presenza di tutti gli enti locali e l'incontro tra la Regione e gli enti locali rispetto a tutto il quadro dei problemi, sia quelli dei servizi trasporti e mensa, sia quelli che riguardano in generale i problemi della didattica.
Ci è stato detto che il disegno della Giunta risponde ad una concezione unitaria dell'uomo. Se questa concezione unitaria devo giudicarla dal tipo di soluzione che viene proposta per questa legge, devo dire che preferirei una soluzione più armonica e meno unitaria, e non una collocazione dell'uomo che rischia di essere unidimensionale, anziché tridimensionale o pluridimensionale come noi riteniamo debba essere. Non si può tendere ad assorbire tutto, a risolvere tutto nel momento politico: dev'esserci anche un momento che è prepolitico, che è culturale, che è morale, che è parapolitico.
So bene che qualcuno si sente ingiustamente accusato da questa argomentazione. Ma io traggo le conclusioni dalle soluzioni in concreto anche legislative, e dalla giustificazione che di queste si danno. Perch le leggi vanno al di là della volontà di chi le ha fatte: camminano,lo sappiamo, per loro conto, hanno una propria vita, e realizzano delle conseguenze che sono indipendenti dalla buona o dalla cattiva volontà esprimono una realtà. E questa, forse subcoscientemente, è stata espressa.
Noi pensiamo che occorreva qui uno sforzo maggiore per un recupero d'ordine culturale, e cioè recuperare la diversità delle funzioni, non aver paura della complessità delle situazioni,non tendere - come potrei dire? aprioristicamente, razionalisticamente, non ragionevolmente, a comprimerle in un quadro rigorosamente unitario dal punto di vista formale. Ci sono ruoli, esperienze, valenze, diversità che non devono essere sentite come un momento disaggregante o come un momento di disturbo. Questo vale, ad esempio, per il problema delle equipe psicomedico- pedagogiche, rispetto alle quali si è ritenuto di farne una collocazione che le riporti al momento unitario politico ben sapendo che il momento aggregante e di soluzione più valido ed efficace era invece un altro. Cioè, questa diversità, questa specificità di situazioni è stata sacrificata ad una visione più rigida che noi abbiamo riscontrato nella legge.
Così nel corso per i lavoratori. Non voglio fare anche qui il processo alle intenzioni, ma mi sembra che ci sia stata una preoccupazione che qualche volta - lo diciamo senza esitazione - anche i sindacati, o parte dei sindacati, assumano atteggiamenti che sono protettivi più di quanto non debbano essere protettivi gli atteggiamenti dei genitori rispetto ai figli quasi che la presenza in situazioni pluralistiche sotto il profilo politico culturale sia di danno o sia di pregiudizio o sia di pericolo per il mondo del lavoro.
Noi non siamo contro il pluralismo nella scuola, ma siamo per un autentico pluralismo, perché sia restaurato, conservato, difeso, realizzato meglio nella scuola pubblica il pluralismo affermato ma che tante volte viene annullato oggi da intimidazioni ideologiche, da mode, da costrizioni parasindacali, da situazioni che rendono perplessi, allarmati, genitori non sospetti, di ispirazione diversa anche da quella cattolica, o diversa da quella che noi rappresentiamo sul piano politico.
Noi sosteniamo un pluralismo tra le istituzioni non a scopo concorrenziale rispetto alla scuola statale, ma, se mai, di riferimento, di confronto, di stimolo alla scuola statale; perché costringe anche a guardare all'efficienza, ai risultati, alla armonica possibilità di valorizzare l'apporto delle varie componenti, genitori e studenti, al di là dei vecchi pregiudizi. Non si tratta, quindi, di paura di contaminazione non difendiamo dei ghetti, non pensiamo ad un tipo di pluralismo per cui l'ebreo, il cattolico, il marxista debbano avere scuole differenziate.
C'è un dato storico, nel nostro Paese, che non può essere dimenticato e c'é una situazione attuale che dev'essere conosciuta, derivata dall'evoluzione di una situazione storica che ha condotto ad una apertura verso la società e che sta dando delle risposte valide che non possono essere contestate né mortificate. In questo senso possiamo interpretare le manifestazioni, i telegrammi, le angosce di docenti, di insegnanti, di famiglie, di persone coinvolte in questo problema. Non è che si paventi una contaminazione: si teme però l'appiattimento, il livellamento, il conformismo, la stessa sovrapposizione della società alle famiglie.
Portiamo pure la scuola alla società, socializziamo al massimo la scuola ma stiamo attenti a non operare dei momenti di sovrapposizione del momento sociale rispetto a quello delle sue componenti autonome e valide, che sono le famiglie, che sono le comunità, che sono specificazioni della vita della società e articolazioni pluralistiche della vita della società. Non si pu ignorare - classificate come volete questa posizione, che è, questa si originale nostra - che c'è un potere originario della famiglia ai fini dell'educazione dei figli che noi riteniamo non possa essere alienato a favore di alcuna altra entità, posto che lo Stato e la società hanno il diritto di verificare la rispondenza di determinati principi e criteri e il rispetto di determinate condizioni.
Quindi, è un momento di arricchimento, l'abbiamo constatato, e non un ghetto. Per noi, certo, la scuola dello Stato è una scuola libera, vogliamo che sia tale, perché non ignoriamo la portata anche quantitativa della scuola statale. Non contrapponiamo come libera un'altra scuola a questa. E' certo che la scuola dello Stato è una scuola necessitata, è una scuola che lo Stato per suo compito istituzionale deve istituire; le altre esistono in quanto liberamente si scelga di istituirle e di sostenerle. Questo è il significato di quell'aggettivo "libere" tra virgolette. Quindi, è una polemica assolutamente sterile quella di attribuirci l'intenzione di considerare libere scuole di altro tipo in contrapposizione alla scuola dello Stato, intendendo dire che questa non è libera.



MINUCCI Adalberto

Non è l'intenzione, è la prassi di questi trent'anni che vi ha portati a sfasciare la scuola di Stato.



BIANCHI Adriano

Questa è una polemica inaccettabile, sterile, ingiusta rispetto all'avanzamento della democrazia nel nostro Paese anche nella scuola, con milioni di persone, di tutti i ceti, che hanno avuto accesso alla scuola anche se in qualche momento in modo inadeguato, disordinato. Abbiamo spezzato delle barriere secolari, in questi trent'anni. Possiamo accordarci per correggere, tutti insieme, insufficienze ed errori: ma si è trattato di errori di apertura, non di errori di compressione o di deviazione della società italiana.



MINUCCI Adalberto

Ma quello è il secolo che lo ha portato.



BIANCHI Adriano

Ma che secolo! Questo è determinismo deteriore, è non voler riconoscere le nostre scelte.



MINUCCI Adalberto

In tutto il mondo è avanzata la scuola di massa, persino in India. Solo che voi l'avete fatta male, l'avete repressa, attuata in modo sbagliato



BIANCHI Adriano

Allora, i progressi sociali innegabili realizzati sotto il fascismo sono stati compiuti nell'interesse del mondo del lavoro? Vuoi dire questo con il tuo determinismo?



MINUCCI Adalberto

Nemmeno la scuola vostra, la scuola di questi trent'anni, è stata sempre nell'interesse del mondo del lavoro.



BIANCHI Adriano

Non è vero. Questa è polemica di tipo bassamente elettorale, che io respingo, perché il mio discorso non era impostato su questo.



MINUCCI Adalberto

Siete voi che state falsando la legge, state dicendo, per scopi elettorali, il contrario di quello che nella legge sta scritto.



BIANCHI Adriano

Mi rendo conto che probabilmente sei stato molto impegnato e non hai potuto approfondire, se non la vostra legge, certo la legge e le proposte che noi abbiamo formulato Tralascio molti altri argomenti per trarre rapidamente le conclusioni del mio intervento. E' stato rivolto un appello a non pretende- re di stravolgere le decisioni della maggioranza: siete minoranza, ci è stato detto, quindi proponete, lottate, discutete, avanzate emendamenti, ma non pretendete di far prevalere le vostre posizioni, questo è il gioco della democrazia. Ebbene, questo gioco noi l'abbiamo accettato anche con momenti polemici fuori da quest'aula. Non abbiamo alcuna intenzione di stravolgere gli orientamenti della maggioranza. E credo che una rilettura, fatta dopo il 20 giugno, con serenità di interventi svolti da componenti del mio Gruppo - misurati, calibrati, senza ricerca di inutili polemiche, senza ricerca di effetti - potrà dimostrare la coerenza di tutti gli emendamenti presentati e lo sforzo di motivarli. Noi ci siamo impegnati - forse provocando un certo fastidio alla maggioranza, ad una parte almeno di essa (ho notato, ad esempio, una differenza di comportamento tra la Giunta ed i Gruppi, una minore elasticità in chi era affezionato forse a formule già impostate e precostituite) - a fare il possibile per indurre la Giunta a trarre conclusioni logiche, univoche, necessarie rispetto anche ad alcune modificazioni che la Giunta aveva accettato. Qui, voi potete vederlo, non chiedo comunque che me ne si dia atto in questo momento, ci si è rifiutati di trarre le conseguenze logiche necessarie da impostazioni che già si erano raggiunte.
Le modificazioni accolte attenuano parzialmente alcune conseguenze pratiche di rigide affermazioni di principio, allargano peraltro le sfere della discrezionalità, specie a livello comunale ma indirettamente anche a livello regionale. Forse si pensa di poter risolvere contraddizioni e difficoltà con l'uso, o con il buon uso, di questa discrezionalità, quasi che certi rapporti di fatto e certi affidamenti temporanei e di natura economica potessero bastare. Ecco, l'errore forse parzialmente avvertito ma, ahimè, l'emotività della reazione del collega Minucci, sempre preoccupato, l'ho rilevato altre volte, di motivare più profondamente le proprie reazioni, mi fa adesso dubitare che sia stato veramente avvertito questo errore, mentre così mi era parso di cogliere dagli ondeggiamenti di prima, da certi atteggiamenti - è stato quello di credere che le preoccupazioni e le resistenze fossero principalmente dettate da motivazioni di ordine economico, da preoccupazioni relative alla sopravvivenza di certi momenti e di certe presenze. Non è stata questa la ragione determinante e prima, anche se esistono legittimamente degli interessi che non possono essere trascurati: la ragione è quella che attiene al riconoscimento delle nuove funzioni valide del diritto di piena cittadinanza, del superamento, cioè, di una polemica storica nella quale le forze politiche, certe forze, rischiano di essere in grave ritardo rispetto ad una realtà che ha camminato veloce con la società, adeguandosi alle sue domande non solo in termini di capacità operativa, ma di capacità di interpretare una richiesta ideale che attiene ai principi, a libertà concrete, ad un ruolo da svolgere nella società.
Il nostro voto sarà contrario, come più volte è stato preannunciato e motivato. E questo atteggiamento contrario non soffre attenuazioni, se consideriamo il livello tecnico, le incertezze,le confusioni e le approssimazioni che la legge contiene.
Il confronto e la battaglia su questi argomenti continueranno, ma con spirito, sotto questo profilo, collaborativo, cioè avendo presenti le esigenze della società che è fuori e non le esigenze di un momento di contrasto o di lotta, come se fossimo nell'arena. Noi confidiamo di poter concorrere ad ovviare a queste insufficienze ed a rimediare a questi errori nel confronto che seguirà nella sperimentazione della legge di fronte alla comunità regionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, il fatto che il dibattito su questa legge abbia già impegnato oltre quindici ore dei lavori di questo Consiglio regionale; il fatto che sia stata presentata - cosa che non si è verificata più di due o tre volte nella storia dell'attività del nostro Consiglio regionale - anche una relazione di minoranza al disegno di legge presentato dalla Giunta; quanto nella realtà regionale si è detto affermato, sostenuto - in termini, a quanto si sente ripetere qui, troppo schematici, troppo semplicistici - sul disegno di legge della Giunta: che oltre a negare precise garanzie costituzionali, potrebbe comportare ben più gravi pericoli per altri tipi di libertà; tutto ciò mi impone una volta ancora, di fronte al tentativo di attribuire una volontà di scontro, di affermazioni di principi contrari a realtà di volontà di libertà che la nostra comunità regionale rivendica, di riassumere brevissimamente gli elementi di fondo che caratterizzano questo disegno di legge.
E' un disegno di legge espressione di una volontà politica, indicativo di una scelta prioritaria a favore della scuola pubblica, con il significato profondo che tutto ciò ha per la realtà che noi conosciamo. In un libro della collana di Laterza ricordo di aver letto riportato il dibattito svoltosi nel Parlamento italiano nel 1881 quando passò la legge Coppino: ne emerge il riconoscimento di tutti i legislatori di allora, che il limite della quinta elementare per la obbligatorietà della scuola era troppo basso e che entro brevissimo tempo si sarebbe dovuto portarlo alla III Media o alla III Ginnasio, con tutti i problemi economici che ci comportava, non tanto per lo Stato, quanto per le famiglie, che si sarebbero trovato accollato più a lungo l'onere del mantenimento dei figli (non dimentichiamo che nel 1881 si era già forza di lavoro a undici-dodici anni, si dava già a quell'età il proprio contributo al bilancio familiare).
Quando, nel 1962, siamo arrivati a fissare l'ampliamento del periodo di obbligo scolastico, l'inadempienza della scelta a favore della scuola pubblica ha favorito indubbiamente una espansione della privata. Perché la scuola privata, se non è più, come giustamente ha affermato il collega Bianchi, confessionale, si è sviluppata, ha prosperato grazie alle inadempienze, alle continue carenze palesate dalla scuola pubblica, dato che aveva la possibilità di offrire qualcosa di più di quello che garantiva la scuola pubblica non essendosi per questa rispettati certi tipi di scelte prioritarie compiute in quegli anni.
E' un'accusa precisa, chiara, quella che faccio, non è trasformismo: queste cose sono state ripetute sulle piazze, nei convegni e nelle dichiarazioni politiche anche del Partito che mi son trovato costretto a lasciare per poter sostenere certi concetti profondamente liberali. Si vede allora esattamente in che consiste la libertà in campo scolastico e si comprende ancor meglio l'amarezza di quel padre che ieri, nella consultazione, rivolgendosi al collega Bellomo, che sostituiva il Capogruppo socialista, ha detto: "Sono obbligato a mandare mio figlio alla scuola privata perché dà qualche cosa di più di quello che dà la scuola pubblica". Questo significa che non si è operata una scelta in modo da concedere a questo cittadino la possibilità di ricevere,attraverso il servizio elargito dallo Stato, quanto egli desidera, cosicché egli è costretto ad andarlo a cercare in qualche altra istituzione che, essendo privata, forse è più efficiente, si è meglio adeguata ai tempi, ha sostenuto anche certi tipi di oneri che possono essere più facilmente riversati sugli utenti. Il fatto che persone che hanno avuto meno dalla vita siano obbligate, per avere un certo tipo di servizio, a pagare più di altri, pone un problema di fondo di cui si deve tener conto, che deve indurci a decidere di premiare la scelta della scuola pubblica.
A proposito della scuola pubblica, vi è stato un lapsus - almeno, così è stato definito - della maggioranza. Questa maggioranza - e credo che tutte le polemiche che si son fatte sul trentunesimo voto tornino ad affiorare in un momento in cui il discorso è chiaramente di confronto politico, ci auguriamo pacifico - si è chiaramente posta nell'agosto del 1975 come maggioranza aperta. Lo stesso modo in cui questo disegno di legge, per il tipo di scelta che ha effettuato a favore della scuola pubblica e per il tipo di gestione, è coerente ad un principio che abbiamo sempre affermato in questo Consiglio regionale, quello della necessità di un decentramento dei poteri per non creare nella Regione una eccessività di oneri, è notevolmente innovativo. E trattandosi di maggioranza aperta, essa era ovviamente aperta anche a correggere le imperfezioni, con quella correttezza in cui si pone come maggioranza aperta nei confronti di coloro che possono saperne di più. Credo che il fatto che nel corso della consultazione la legge n. 82 si sia trasformata nella 82 bis per accogliere alcune modifiche, il fatto che non si siano mai respinti emendamenti se non dopo approfondita valutazione, nonostante il tempo e la fatica che ciò ha comportato, e che ogni qual volta c'era, in questo principio di delega innovativa, qualche cosa che realmente ci veniva sollecitato senza intenti polemici, non per debolezza o incertezza, ma proprio forti della convinzione che si attuava un principio, quello di essere pronti a confrontarsi con coloro che ci potevano dire che si sbagliava, è la riprova di questa apertura. Un esempio convincente mi pare l'accettazione dell'emendamento all'art. 9, dove si affidava la delega al Comune vincolandone il giudizio a criteri che la Giunta doveva enunciare, e che la minoranza ha accettato già come un principio di qualche cosa, dimostra la volontà di non sopraffare, la volontà di fare un qualche cosa di innovativo. Questa disponibilità ad innovare, su cui c'è fermezza assoluta senza il minimo tentennamento - ben sapendo come si possa partire dal discorso dell'innovare per cercar di distruggere i principi fondamentali, i principi costituzionali, i principi di partecipazione, i principi di pluralismo (e se così fosse credo che questa maggioranza non si reggerebbe ma se a cinque mesi di distanza dal momento in cui si è integrata e si è resa operante si hanno ancora dei dubbi, pur con tutta la volontà di vedere le cose sotto l'aspetto più catastrofico, allora non si è capito come realmente esista la volontà, con estrema serietà, di rispondere con fermezza e con dignità di uomini che credono non soltanto nelle parole innovative, ma anche nei fatti, a costo di impopolarità, che bisogna avere il coraggio di affrontare, lasciando ad altri la responsabilità di avere attirato l'impopolarità su autori di gesti che possono sortire effetti positivi).
Se ci soffermiamo ad esaminare dettagliatamente ogni singolo articolo (l'abbiamo visto negli emendamenti, l'abbiamo visto nei dibattiti l'abbiamo visto nelle consultazioni) non possiamo non rilevare la disponibilità a garantire i principi costituzionali degli articoli 33 e 34.
Sono articoli che è inutile qui richiamare ma di cui io ricordo che vanno interpretati nel senso che si deve garantire l'eguaglianza degli oggetti fra cui vi è possibilità di scelta, cioè che scuola pubblica e scuola privata raggiungano analoghi risultati per cui non sia scontata in partenza la qualità inferiore dell'oggetto scuola pubblica e quindi la necessità di rivolgersi alla scuola privata.
E' logico che questa sia una esperienza che viene da Torino, dai Comuni della cintura, perché proprio qui drammaticamente si trovano le polveriere delle tensioni sociali. E' qui che bisogna intervenire con il salario reale di servizi efficienti, è qui che occorre misurarsi in contrasto, non soltanto con le tavole rotonde, ma attraverso disegni di legge capaci di dare adeguate risposte.
Il fatto che la maggioranza sia aperta ai suggerimenti non è segno di debolezza e neanche prova di orgoglio, ma di consapevolezza che si pu nell'agire, commettere qualche errore, che può essere modificato da chi è in grado di saperne di più per aver gestito, ed anche lungamente, il potere.
Vi sono due punti di fondo in questo disegno di legge che ci viene presentato, e sui quali, approvandolo, ognuno di noi si assume le sue responsabilità: se realmente si vuole, attraverso questo disegno di legge coartare la volontà espressa dalla Costituzione di garantire al cittadino la possibilità di scelta a parità di condizioni fra il servizio offerto dallo Stato, dagli organi che dallo Stato promanano, che vivono del contributo che la collettività intera dà perché lo Stato possa esistere, e quello offerto da individui che possono avere delle finalità diverse; se questa funzione di decentramento, che è momento innovativo, viene svolta correttamente.
Noi, credo, come maggioranza, da quello che abbiamo operato, che parte dalla convinzione che ci poteva essere qualche cosa che era stato da noi male interpretato e mal attuato, ammettiamo, con estrema sincerità, che pu darsi che anche nel decentramento abbiamo compiuto errori. Ma sia anche molto chiaro che aver sollevato così sovente battaglie di altro tipo da quelle tra scuola privata - scuola che, si dice, non è più confessionale . nella realtà ci sono infiniti istituti che hanno saputo trarre motivo di vantaggio per pochi dall'inefficienza dello Stato, fra cui un istituto che dispone di sale elegantissime, ed applica rette veramente elevate, ammesso al contributo della Regione per gli scuolabus.



VIETTI Anna Maria

Non è vero!



ROSSOTTO Carlo Felice

Non è vero? Il Maffei non aveva questo? Allora sono stato male informato, perché invece mi è stato detto che proprio quell'istituto lo aveva. Se non è vero sono contento. Aveva altri contributi però, perché se si era talmente scatenato contro questo disegno di legge vuol dire che gli toglieva qualche cosa, a meno che fosse anche lui preso dal pluralismo per paura che, diventando efficiente la scuola pubblica, nel futuro le sue possibilità di sopravvivenza diminuissero. Essendo un servizio che deve essere dato, penso che non sia assolutamente venir meno a dei principi di difesa di valori di pluralismo e di valori di privatizzazione in cui io credo, forse indegnamente, ma ne voglio essere testimone ed affermatore in tutti i momenti del dibattito politico.
L'altro momento è quello del decentramento e noi come Regione andiamo a decentrare ad organismi che non possono essere soggetti ad un decentramento efficace ed organico come gli organi scolastici, anche per gli interventi a pioggia che hanno determinato. Noi abbiamo scelto quella che è l'unità esatta, cioè l'ente locale, ma se non diamo fiducia all'ente locale non si può continuare a parlare in astratto di concetti di partecipazione e di decentramento.
Ecco perché questo disegno di legge, anche se contiene degli errori che nella sua gestione si evidenzieranno e che dovranno essere modificati (e questo è il valore di una forza politica che sa assumere le proprie responsabilità e sa confrontarle quotidianamente per valutare quanto di meglio si può fare) questo disegno di legge, che indubbiamente modifica integralmente, stravolge, rinnova e innova completamente un certo tipo di intervento nel settore della scuola, che forse con un eccesso di presunzione si dice che viene "a favorire l'esercizio del diritto allo studio", ma che è una affermazione anche di volontà da parte di chi ha la responsabilità di avere sostenuto tutto ciò che si è detto e si dirà, non viola assolutamente alcuno dei principi costituzionali, di quei principi di libera scelta, di quei principi che devono rispettare quanto nella legislazione dello Stato già esiste come maggiore democrazia del momento della scuola.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE Aurelia

Il Gruppo repubblicano è abituato ad essere non solo in minoranza, ma ad essere la minoranza di una minoranza, non si scandalizzerà quindi nessuno se le proposte fatte dal PRI sono rimaste in gran parte inascoltate. In gran parte, ho detto, ma non del tutto, perché diamo atto alla Giunta di avere recepito in questa discussione alcune delle istanze delle minoranze, perciò non parlo solo del PRI, ma anche della D.C.
Un certo maggior peso ai distretti, per quanto assolutamente insufficiente per i repubblicani, è stato indubbiamente dato e do atto all'Assessore Fiorini di avere sovente accettato proposte in questo senso.
Per quanto riguarda il dibattito che qui si va svolgendo con tanto calore sulla scuola privata e sulla scuola pubblica, credo che per i repubblicani non ci sia nessun problema, abbiamo una tradizione secolare una di quelle tradizioni laiche che per quanto possano sembrare talvolta un po' antiquate a noi servono benissimo ancora e semmai il rimprovero che vogliamo fare alla Giunta rispetto a questo progetto, è il fatto di non avere sufficientemente favorito la scuola laica, non nel senso di dare minori erogazioni alla scuola privata, perché ritengo che quanto è stato dato alla scuola privata sia esattamente quanto le si doveva dare, se non si vuole essere faziosi, ma di non avere avuto invece fiducia nei nuovi organi della scuola e soprattutto nei distretti, di non avere accettato la nostra proposta di far fare non soltanto i piani dai distretti e di avere dato la totale delega ai Comuni, la quale svuota naturalmente i distretti se i distretti dovevano essere un principio del rinnovamento della scuola pubblica, noi in questo momento abbiamo negato la possibilità di questo rinnovamento.
Questo è l'unico rimprovero che posso fare alla legge. Ci saranno naturalmente altre imperfezioni, si vedranno nella pratica, ogni legge che si fa non è l'ultima legge, quindi anche questa potrà essere modificata e rinnovata.
Ci sono poi altri punti che, come avevo già accennato nell'introduzione, ritengo estremamente importanti e qualificanti.
Importantissimo penso che sia il concetto dell'assistenza totale, cioè del servizio totalmente gratuito che deve essere dato agli utenti: nel momento in cui noi abbiamo accettato di parlare di un servizio mensa a prezzi non speculativi, in quel momento stesso abbiamo cambiato totalmente le concezioni di tipo benefico- assistenziale che fino adesso hanno retto tutte le leggi che sono state proposte.
Dato atto di questi fatti, non essendo stata accettata la proposta fondamentale del PRI, il nostro voto al complesso della legge sarà negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi, la mia prima fatica di Consigliere regionale mi pare veramente di un certo peso. Trovandomi questo disegno di legge sulla scrivania ho cercato di capirci qualcosa e ne sono venute fuori alcune note che poi hanno in un certo senso informato il mio comportamento da ieri ad oggi.
Dico subito che dalla prima lettura di questa legge è venuta fuori chiaramente la volontà di privilegiare la scuola pubblica. E' chiaro che la cosa non mi ha assolutamente disturbato, vorrei soltanto sottolineare: la scuola pubblica nei confronti della scuola privata e non già nei confronti della scuola confessionale, o viceversa. Questa terminologia mi pare superata e direi anche di gusto un po' discutibile.
La scelta della Giunta a favore della scuola pubblica mi ha evidentemente lasciato soddisfatto, conforme ai nostri principi che la società deve quanto meno garantire eguaglianza di punti di partenza ai cittadini, convinti come siamo che di lì in avanti lo Stato assistenziale a tutti i livelli, tipo nordico, possa portare a certe conseguenze.
Dal punto di vista politico quindi bene mi va questa impostazione della Giunta, tuttavia mi pare che abbia comportato necessariamente, come conseguenza, delle complessità nella legge, la quale, letta in trasparenza risulta più che una somma di volontà e di decisioni, soprattutto una somma di volontà e di decisioni da evitare. E' un discorso un po' involuto, ma mi pare che una battaglia ideologica non c'è stata; e mi fa piacere che il Capogruppo D.C. Bianchi in definitiva abbia detto sì, in effetti quando ci siamo accorti che questo era uno scontro ideologico e non una trattativa tecnica sulla scuola, forse sarebbe stato il caso di fermarci un momento per fare prima il discorso generale su quella che è la premessa ideologica della scuola, per poi discutere il contenuto della legge e forse lo scontro avrebbe dovuto avvenire già in Commissione, nelle consultazioni; invece questo discorso di fondo non è venuto fuori e ha viziato, a mio avviso, da un punto di vista formale, la legge, tanto che l'ho considerato l'elemento di base che doveva giustificare un ordine del giorno di non passaggio agli articoli. E mi pare che la discussione che c'è stata abbia confermato questa mia impressione. La complessità di questa legge, il ritorno a competenze, tutto questo, ripeto, considerando che la nostra funzione prima è di dare leggi chiare, semplici, di pratica attuazione ai cittadini evidentemente non può autorizzarci a dare un voto favorevole.
Oltre a questa preoccupazione di ordine tecnico che, secondo me, è il risultato del rifiuto della Giunta di accettare uno scontro aprioristico ideologico, ma di filtrarlo attraverso le provvidenze, ha comportato tutta una serie di conseguenze. Dove però, dal punto di vista politico oltre che da un punto di vista tecnico la nostra posizione si scontra con quella della Giunta, è là dove la legge non è più obiettiva e non a favore della scuola privata o della scuola pubblica, ma nei confronti della scuola, cioè non rispetta più la libertà della scuola. Libertà della scuola, a mio avviso, significa nessuna interferenza in quelle che sono le scelte più delicate che riguardano, ad esempio, il materiale didattico.
La discussione in aula non mi ha convinto che non ci sarà la possibilità dei Comuni di avere delle interferenze. A questo punto mi si dirà: lei non ha fiducia nei Comuni. Ma, cari amici, i Comuni sono pur retti da maggioranze, queste maggioranze si formano, lo sappiamo tutti, su convincimenti politici e allora, se c'è la possibilità di un intervento del Comune, ci sarà certamente anche l'intervento di una forza politica che è quella che esprime la maggioranza.



ROSSI Luciano

I Comuni servono solo per dare dei soldi!



MARCHINI Sergio

Io esprimo il mio parere, lei poi interverrà, io sto spiegando perché a mio avviso questa legge, che in termini politici di fondo è da noi condivisa perché privilegia la scuola di Stato, non è condivisibile. A me pare che provochi e determini delle interferenze indebite dell'ente amministrativo, che è pur anche un ente che si forma su volontà politica nell'ambito della scuola, nell'ambito del contenuto di certi strumenti didattici. Questa, secondo me, è la violazione di un principio fondamentale di libertà nella scuola, libertà nella scuola in questo senso: non essere condizionati da una valutazione politica, ognuno esprime le opinioni che crede.
In secondo luogo, non rispetto della democrazia non riconoscendo ai Consigli, democraticamente eletti nelle scuole, quelle funzioni promozionali e direi autonome e privilegianti che sia i decreti delegati sia soprattutto la realtà ci imporrebbero di realizzare. Qualcuno ha detto che questi organismi nella scuola stanno subendo una crisi. Evidentemente stanno subendo una crisi di identità e di contenuto, perché non riescono a capire bene a che cosa servano, Allora ad un certo punto ci sembra che veramente, al di là di una preoccupazione tecnica che la Giunta ha sottolineato, destinatario di delega può essere solo il Comune, non certamente l'organismo scolastico, a questo punto tutti insieme dovevamo trovare il modo di privilegiare anche formalmente, con una presentazione in prima persona e c on responsabilizzazioni proprie, questi tipi di enti che vivono all'interno della scuola. Questi due tipi di interferenze nella scuola sono del tutto indebiti e in questo senso sono inaccettabili da parte liberale la quale, solo per questo, potrebbe votare contro.
Altra considerazione: mi pare che da un punto di vista sistematico del diritto e direi quasi da un punto di vista pubblicistico, il non aver voluto accettare una vecchia dicotomia che era tipica degli economisti e dei finanzieri liberali, il non aver voluto considerare molto semplicemente il trasporto e la mensa come servizi sociali, sia stato uno sbaglio non vedo perché debbano essere costretti e condizionati dal fatto che la scuola sia privata, sia pubblica, abbia o non abbia certe rette. L'accesso a qualunque tipo di scuola già adesso comporta il diritto alla riduzione sul treno, cari colleghi. Questo mi pare che doveva essere un principio di base molto elementare, molto semplice, chiunque debba frequentare la scuola materna, la scuola dell'obbligo e secondaria per questo solo deve poter fruire di trasporti a certi prezzi politici, per questo solo, a prescindere dalle sue condizioni economiche e prescindendo ovviamente dal tipo di strumento scolare che andava ad utilizzare. Altrettanto mi pare che vada detto per la mensa.



BIANCHI Adriano

Ci sono dei servizi specifici ad hoc.



MARCHINI Sergio

D'accordo, ci sono dei servizi specifici ad hoc, ma il principio fondamentale su cui ci si doveva basare era una diversità di impostazione dopo di che forse avremmo semplificato questa legge che mi sembra macchinosa e di difficile applicazione e tale, lo ripeto, da poter determinare delle situazioni di conflittualità tra i diversi organismi.
Anche perché - diciamocelo molto chiaro - non ci sarà nessun amministratore locale che si sentirà di spiegare esattamente cosa vuol dire questa legge agli organismi democratici della scuola perché, siccome soprattutto dal punto di vista delle Giunte di sinistra, si cerca giustamente di avere il massimo consenso possibile, questa legge dovrà avere un'interpretazione nel senso che sostengo io e che forse sostenevano i D.C., al di fuori della lettera, cioè la massima e maggiore partecipazione degli enti democratici della scuola. E allora perché questo tipo di indirizzo non dovevamo codificarlo nella legge invece di lasciarlo alla volontà degli organi a cui andiamo a delegare gli interventi? Mi pare, cari colleghi, che il dibattito non abbia tolto molto alle preoccupazioni che io avevo ieri, è un dibattito che fa onore a questo consesso, di cui io mi onoro di far parte e do atto alla D.C. dello sforzo che ha fatto intervenendo anche con un personaggio da film inglese come la signorina Vietti, colorito e caratteristico; do atto anche alla collega repubblicana della serietà con cui ha espresso le sue opinioni.
Concludendo, pur condividendo l'impostazione fondamentale della Giunta di avere privilegiato la scuola di Stato, ma non condividendo le interferenze indebite che di fatto si vanno attuando nell'ambito della scuoia, sia essa privata, sia essa pubblica, con questo tipo di legge dichiaro a nome del Gruppo che rappresento che voterò contro.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo socialista dichiara di votare a favore del disegno di legge proposto dalla Giunta per le ragioni che già ho esposto nel corso del mio intervento nella discussione generale. Si tratta di ragioni che trovano la loro giustificazione nell'introduzione (per la prima volta nella nostra legislazione regionale come è stato fatto osservare da altri Colleghi) dell'istituto della delega abbandonando l'esercizio diretto di funzioni amministrative, così come previsto dalla Costituzione, da parte della Regione. Poi nel fatto che esso affida agli organismi della scuola compiti che sono correttamente connessi alla loro funzione di enti di settore, senza che ciò porti ad un loro depotenziamento, ma inserendoli nell'organizzazione della legge regionale secondo le linee della legge istitutiva, e riservando agli enti locali territoriali competenze di carattere generale e politico che si fondano sulla loro natura di garanti dell'interesse complessivo e globale della collettività. In questo senso rientrano specificatamente gli articoli 8 10, 11, 12, 19 e 20 del disegno di legge. Peraltro, noi tutti sappiamo che i Comuni si sono fatti per lungo tempo promotori dello sviluppo della domanda scolastica proveniente dalla collettività; così come sappiamo che dal grande movimento democratico nato dalla contestazione studentesca, e dalla contestazione sindacale della fine degli anni Sessanta, sono nate le Regioni e si sono affermati i principi di riforma delle istituzioni del nostro Paese, e così anche delle istituzioni scolastiche.
Siamo a favore di questa legge perché attribuisce ai Comitati di comprensorio funzioni tipiche specifiche in materia di organizzazione dei trasporti e di ripartizione dei finanziamenti in rapporto ai programmi presentati secondo le norme della legge regionale istitutiva dei comprensori. Siamo favorevoli a questa legge perché privilegia la scuola pubblica, pur tenendo conto, ampiamente direi, della necessità di favorire le istituzioni scolastiche non statali là dove esse svolgono una funzione di interesse generale, di interesse pubblico, per le carenze che potranno essere ravvisate nel servizio pubblico, nella giusta valutazione del costo di un servizio non speculativo, e quindi popolare, e della effettiva partecipazione democratica, così come si recita nella relazione della collega Ariotti.
Noi siamo convinti, e in questo senso votiamo a favore di questa legge che sia una buona legge. Né, peraltro, la maggioranza ha mai posto questioni di preclusione. E' stato, anzi, uno dei principi fondamentali ai quali essa si è richiamata, durante la discussione sul programma allegato al bilancio: quello di essere aperta all'opportunità di continue verifiche confronti, miglioramenti delle leggi regionali, per sempre meglio adeguarle agli interessi generali della collettività (per il caso in cui si ritenesse, per esempio, che fossero venute a mutare le condizioni per la loro operatività). Direi, quindi, una concezione dinamica, quella che è stata data dalla maggioranza all'interpretazione delle leggi regionali che, a nostro avviso, la differenzia da una concezione statica dell'interpretazione delle leggi regionali.
Il Presidente della III Commissione ha ringraziato tutti i componenti della Commissione per il contributo che hanno dato all'elaborazione della legge. Volevo dire, già durante il mio intervento, ma me ne sono dimenticato, che non ho personalmente partecipato all'elaborazione di questa legge, perché, come Presidente della VIII Commissione - di questo credo mi possa dare atto il Vicepresidente, collega Besate - mi sono trovato impegnato in una serie di problemi molto importanti.
Abbiamo dovuto affrontare la questione dei confini comprensoriali dell' "irredentismo comprensoriale" (può rendere testimonianza il collega Martini, che del suo Gruppo è stato sicuramente il più attento partecipe alla elaborazione della legge), e il problema relativo alla riforma della legge sui Comitati regionali di controllo. Quindi, se non ho partecipato alle riunioni della III Commissione, non per questo i socialisti sono stati assenti nella fase di elaborazione della legge, perché questa non interessava il Gruppo: i socialisti sono stati presenti sia a livello di Giunta, così come lo sono stati, indipendentemente dalla quantità degli interventi svolti, in occasione della discussione.
Do atto al collega Bianchi che c'è effettivamente una differenza fra le posizioni del Gruppo e la Giunta. La stessa cosa noi abbiamo rilevato durante le precedenti Giunte. Esiste sicuramente una differenza fra la delegazione in Giunta e il Gruppo consiliare, nel senso che la Giunta rappresenta il Gruppo nella qualificazione di governo, il Gruppo rappresenta le posizioni politiche, e in quanto tale media anche le posizioni fra i vari Gruppi: è proprio questo che, a mio avviso correttamente e con responsabilità, è stato fatto dai Gruppi della maggioranza nell'occasione di questo dibattito.
Il voto del Gruppo socialista è dato nella convinzione di quanto emerso. Per quanto già ha detto prima, nel corso del suo intervento, il Presidente della Giunta, ed anche per quanto è stato rilevato nei corso del mio intervento nel dibattito generale: riteniamo che questa legge non attui discriminazione alcuna, ma che sia stata approntata nell'interesse della collettività. In questo spirito daremo il nostro voto in favore della legge.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signori Consiglieri, nel fare la dichiarazione di voto favorevole ovviamente a nome del Gruppo consiliare comunista, non riprenderò gli aspetti positivi della legge che ho già ieri avuto occasione di illustrare nel corso dell'intervento: la delega organica ai Comuni; l'avvio di un processo di gestione sociale della scuola; il tentativo di andare ad un rapporto di decisione democratica in sede locale. Oggi vorrei invece un momento soffermarmi, perché credo che lo meritino, su alcune considerazioni necessarie per chiarezza sulle cose che sono state dette in questo dibattito e mi riferisco in particolare a quanto ha affermato il Capogruppo della D.C., Bianchi.
A questo proposito devo dire, con tutta serenità, che mi è parso un discorso irreale, mi è parso cioè che per dieci minuti almeno, con foga con entusiasmo, con partecipazione senz' altro abbia parlato di principi che sarebbero stati conculcati in questa legge, di esigenze che non sarebbero state considerate; e più parlava e più mi sembrava un discorso non reale, al punto che - per parafrasare una delle famose battute della creatura favorita di Villaggio, Fracchia - faceva "incrociare gli occhi".
Noi abbiamo una legge, abbiamo degli articoli che dicono con chiarezza che questa distinzione non c'è e invito ancora una volta a rileggerli, invito tutti a rileggere l'articolo per esempio, sulla scuola materna in cui non c'è il più piccolo spiraglio di discriminazione. Ma allora perché non avere il coraggio di dirle queste cose? Anche ieri alla delegazione che abbiamo incontrato perché non abbiamo risposto ad un'affermazione scritta che riporta slogan di anticostituzionalità, di discriminazione, di punitività della nostra legge, perché non si è risposto che non è vero che discrimini? Ma direi di più: perché i discorsi che ha fatto oggi il Capogruppo Bianchi non li andrà a riproporre a settembre-ottobre, quando gli alunni delle scuole materne e una gran parte anche delle altre scuole avranno ricevuto i contributi? Cosa direte loro? Direte che era un discorso da fare perché era imminente una consultazione? Io non credo che questo sia lo spirito con cui Bianchi conduce le cose, ma allora perché ancora oggi qui, nella dichiarazione di voto, ha ricalcato i temi che sono stati un leit- motiv fisso durante tutta questa lunga fase preliminare della legge? E la stessa valutazione di inizio, un lapsus? Io dico che non è stato un lapsus, è stata una proposta che abbiamo fatto e come tutte le proposte l'abbiamo confrontata con voi innanzi tutto e con le nostre reali preoccupazioni, con i nostri reali problemi, in Commissione e poi con la gente. E se parliamo delle consultazioni, parliamone in maniera chiara diciamo che ci sono state persone che hanno espresso in maniera ampia certe esigenze. Ma di tutto questo non c'é niente nei volantini. Perché, amici della D.C., non dite che noi abbiamo cambiato la legge in una certa parte mantenendone la struttura e riconoscendo certi elementi reali nella coerenza estrema di un metodo democratico che è la nostra stessa ragione di procedere e di fare politica? E se parliamo delle consultazioni, parliamo di tutti quelli che hanno detto che la legge andava mantenuta così com'era e parliamo anche di chi invece ha tenuto un atteggiamento che non è stato costruttivo, che non era frutto di angosce, come ha detto il Capogruppo D.C. Bianchi; questo lo dobbiamo dire e dovete dirlo anche voi. Io ho partecipato a qualcuna di queste consultazioni e devo dire che essendo nella posizione più aperta e democratica, l'avere avuto di fronte certe reazioni esasperate da parte di alcuni, non era di aiuto. Non sono state queste manifestazioni a farci cambiare, ma è stata la riflessione, è stato il contributo di tutti, certo non era l'angoscia di chi, come al convegno del Valdocco, ha detto che i comunisti schiacciano il pluralismo e poi ha ammesso di non avere letto la legge. E nei confronti dell'Assessore Fiorini, come si sono comportati? Gli hanno addirittura spesso impedito di parlare. Queste cose ce le dobbiamo dire. Purtroppo c'è stata della disinformazione e anche oggi i giornali hanno mentito sapendo di mentire, riportando pari pari certe affermazioni discriminazioni, iniquità della legge, punitività. Ripeto, facciamoli fra tre mesi questi discorsi. Ieri qualcuno ha avuto il buon gusto di innalzare il cartello "Fiorini rubli". Eppure noi cogliamo, nonostante questo e anche in questo, tutti gli elementi di dialettica democratica, però non possiamo accettare certi discorsi che ancora oggi non sottolineano quello che è stato uno sforzo di tutti per presentare una proposta di legge che non fosse punitiva, ma che desse un principio di priorità alla scuola pubblica.
L'ho detto ieri alla delegazione e lo ripeto qui oggi, è un principio di priorità per la scuola pubblica e non un principio di discriminazione.
D'altra parte sono gli articoli che fanno testo, e le garanzie, che ci da il meccanismo democratico di partecipazione che soprattutto si deve riferire ai Comuni, sono le migliori che tutti noi possiamo avere, i genitori per primi.
Si dice che gli emendamenti sono stati respinti. Ma noi abbiamo avuto una fase preliminare, con le consultazioni e abbiamo potuto così arrivare alla definizione di due formulazioni, una nostra e una vostra che erano per alcuni aspetti, ancora diverse; molti degli emendamenti presentati erano nient'altro che la vostra legge, la quale non dava priorità in positivo alla scuola privata, quindi il non accoglimento degli emendamenti mi pare una conseguenza logica e non certo un atteggiamento di chiusura n della Giunta né della maggioranza.
Tra l'altro, per quanto riguarda le divergenze tra Giunta e Gruppo, io ritengo che chiunque abbia assistito oggi al dibattito si sia reso perfettamente conto che gli scollamenti eventuali derivano da una tecnica degli emendamenti, tecnica legislativa svolta nell'affannoso volgere di pochi minuti, ma l'accordo invece c'é perché l'orientamento, è chiaro, sul quale chiediamo anche a voi un'opera di confronto e anche di collaborazione se ce la volete dare per i momenti di attuazione, se non c'è discriminazione, come non c'è negli articoli, se non c'è punitività, come non c'é nei confronti né degli alunni delle scuole private, né degli organi collegiali, e lo potremo verificare ancora meglio lavorando insieme su quelli che saranno i pur complessi problemi dei meccanismi attuativi. Il vostro contributo sarà importante, ma io ritengo avrebbe potuto anche essere importante oggi non affermare di nuove le stesse cose, sembra veramente che sia passato un periodo di tempo senza che sia successo niente, invece è successo qualcosa perché ci siamo fatti carico di una realtà complessiva, perché la nostra proposta è stata democraticamente aggiornata alla luce di quello che ci ha detto la gente, lo stesso fatto di aver voluto presentare un disegno di legge 82 bis e di non ricorrere invece a dei cambia menti interni è stata la risposta alla comunità che la Giunta di sinistra, la Giunta che viene definita discriminante e antidemocratica ha voluto dare ed è la prima Giunta che presenta, su emendamenti di due o tre articoli solamente, un nuovo progetto di legge per dire: l'abbiamo costruita insieme a voi questa legge, anche insieme a quelli che sono venuti solo per fare della strumentalizzazione.
Ci dividono ancora dei punti, d'accordo, però ritengo che siano stati fatti degli sforzi per capire i vostri problemi e voi dovete fare degli sforzi per capire i nostri indirizzi, i nostri orientamenti. L'intendimento comune è il funzionamento di questa legge, il concetto del diritto allo studio. Quindi non resta che rimandare ad un ulteriore approfondimento, io penso però che forse questo mio intervento serve a dimostrare che - sia pure nella funzione nuova, nel ruolo nuovo che mi è stato assegnato, e con la massima apertura, non credo neanche a livello personale, ma soprattutto a nome del mio Gruppo - si può continuare a dare dei giudizi, ad assumere delle posizioni sulla base di un'oggettiva disinformazione, ma non credo che sia disinformazione con la volontà di stravolgimento di dettati nell'articolato che sono precisi e che riassumo ancora una volta: non ci sarà un alunno di scuola materna sia pubblica sia privata, compatibilmente col bilancio, naturalmente, che resterà escluso o discriminato; alla scuola dell'obbligo in particolare si dà una priorità in positivo e mi si permetta di dire che questa priorità in positivo va data perché è un orientamento dello Stato italiano a cui dobbiamo tenere tutti e che voi stessi nei vostri interventi avete a volte sottolineato.
E non possiamo dimenticare - scusate questa ultima battuta anche se un pochino polemica - che ci siamo fatti carico di tutti i problemi della gente che per sua scelta manda i figli alle scuole private, ma facciamoci carico tutti insieme, anche attraverso questa legge su una materia circoscritta come quella dell'assistenza, dei problemi della scuola pubblica perché è vero, Bianchi, che è cresciuta enormemente la popolazione scolastica; ma è vero anche che è cresciuta enormemente la domanda di trasporto e che a questa si è risposto con autostrade ed infrastrutture non altrettanto si è risposto per quanto riguarda la scuola, mentre uno sforzo della Regione in questa direzione ritengo sia un contributo importante; è una priorità in positivo, con ciò quindi non si discrimina ma si dice questo è l'indirizzo, è a questo soprattutto che dobbiamo tendere, con ciò facendoci carico di una realtà che esiste e che gli articoli in maniera precisa stabiliscono.
Se dialogo è soprattutto volerci confrontare per fare dei passi avanti insieme, anche da posizioni diverse, noi dobbiamo dire con forza e con serenità che questa legge non è da presentare in maniera trionfalistica, è una legge che dobbiamo affrontare subito sul piano del funzionamento e della sua attuazione, ma comunque è una legge che si pone in maniera corretta e risponde alle esigenze della collettività; soprattutto è una legge equa, non iniqua, antidemocratica, discriminante, è una legge che stabilisce un criterio in positivo e che riconosce le realtà, esistenti.
Questo è il frutto della riflessione storicistica e gradualistica della società, e voi lo sapete bene, e quindi accusarci oggi, tra l'altro a 20/25 giorni dalle elezioni, di certe cose che non hanno il raffronto nella realtà, è farci un torto che neanche voi, sia pure in questo momento, ci dovete fare.
E ai genitori che sono venuti ieri a presentarci la petizione, che continuano a fare certe affermazioni di principio al di là delle richieste specifiche, ebbene, diamogli la legge, diciamogli i criteri di attuazione e poi ci confronteremo: secondo me non ci sarà un solo ragazzo delle scuole materne che, nei limiti di compatibilità del bilancio, sarà escluso e questa è la migliore risposta a chi ci accusa, infondatamente, di discriminazione.



PRESIDENTE

Non vi sono più richieste di parola per dichiarazioni di voto, d'altra parte tutti i Gruppi hanno espresso il loro pensiero, si può quindi passare alla votazione dell'intero disegno di legge.
Si passi all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri Il disegno di legge 82 bis è approvato.
I Consiglieri consentano, terminato il confronto tra le forze politiche, una breve considerazione e un lieve ammonimento sull'esperienza che possiamo trarre tutti assieme da questo confronto che è durato oltre due mesi e che qualcosa tuttavia ha insegnato (questo dobbiamo rilevarlo) all'istituto regionale nel suo complesso ed alle sue varie articolazioni.
In effetti noi abbiamo avuto, dal mese di marzo ad oggi: due bozze preliminari di presentazione di un progetto di legge; due disegni di legge il confronto in una serie di riunioni di Commissione su questi due disegni di legge; consultazioni in 15 comprensori; consultazioni di cinque organizzazioni di categorie di vario genere; 4000 partecipanti alle consultazioni di comprensorio; 450 interventi nei dibattiti comprensoriali 80.000 firme raccolte in difformità rispetto a uno dei progetti di legge abbiamo avuto un dibattito di due giornate intense quale c'è stato soltanto per il bilancio e in poche altre occasioni in questa legislatura e nella precedente.
Credo che al di là delle valutazioni, che non mi competono, sulla bontà o meno di questa legge, un risultato dobbiamo trarre dalle cifre che ho ricordato: ne viene esaltata la potenzialità dell'istituto regionale, della Regione nel suo complesso. Non esiste nessun istituto parlamentare paragonabile alla Regione che consenta un confronto, qui dentro e fuori di qui, su un qualsiasi disegno di legge, l'istituto regionale nella sua potenzialità, nella sua prospettiva, esce da questa prova rafforzato e questo è qualcosa da mettere nel bagaglio positivo della vita dell'inizio della nostra seconda legislatura.
C'è qualcosa che però dobbiamo trarre da questa esperienza complessivamente positiva, come un ammonimento, qualcosa che dobbiamo per correggere. Mi sono permesso di darlo, questo ammonimento, nel corso di questi due mesi e intendo ribadirlo qui a conclusione della discussione per ciò che riguarda l'istituto della consultazione; non la vivacità della consultazione può essere censurata, non certo la quantità di partecipanti non le forme di confronto che si sono realizzate, ma un certo travolgimento che in alcuni momenti delle consultazioni si è affacciato, questo sì.
Avvertirei le forze politiche sull'opportunità di vedere questo episodio che abbiamo vissuto assieme come qualcosa che non deve ripetersi, le consultazioni non sono sedi di dibattito politico, non sono sedi di confronto tra le forze politiche e nemmeno sedi di confronto fra la Giunta l'opposizione ed i cittadini, le consultazioni, come sono previste dall'art. 20 del nostro Statuto, sono sedi in cui chi si presenta a nome del Consiglio e della Giunta regionale, ascolta coloro che vengono consultati per trarre gli elementi che permettano al Consiglio di prendere in piena autonomia, le sue decisioni per quanto riguarda la definitiva stesura dei progetti di legge. Se non fosse garantita questa autonomia l'istituto della consultazione, che ci ha consentito queste cifre e questi risultati, sarebbe rapidamente travolto. Sarei estremamente preoccupato se consultazioni su altri progetti di legge dovessero trasformarsi nei fatti in qualche cosa di profondamente diverso, non è questo né lo spirito né la lettera dello Statuto, questa cosa l'abbiamo rilevata durante lo svolgimento e l'iter della legge, i Capigruppo hanno consentito con questo ammonimento, abbiamo superato i momenti di crisi che ci sono stati anche in questa situazione, ricordiamolo adesso nel momento finale in cui la legge ormai è stata licenziata, anche perché - e mi sia concessa questa unica annotazione di valutazione - poiché non penso che questa legge sia l'ultima spiaggia del pluralismo cattolico e nemmeno la prima pietra miliare di un nuovo laicismo, credo che abbiamo la possibilità di valutare serenamente i risultati complessivi e democratici di questo impegno che ci tiene occupati da due mesi, come una prova di forza della Regione, un momento di crescita del nostro istituto regionale e credo anche un'esperienza appassionante per i nuovi Consiglieri che da poco fanno parte del Consiglio regionale e della seconda legislatura.


Argomento: Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 87 relativo all'Azienda autonoma regionale della tenuta "La Mandria"


PRESIDENTE

Adesso passiamo ad un altro argomento: come concludiamo i nostri lavori? La maggioranza fa presente l'opportunità di riuscire ancora a licenziare questa sera il progetto di legge sulla Mandria, impegno un po' oneroso ma a cui tuttavia possiamo accingerci con una certa solerzia se siamo coerenti con ciò che il progetto stesso già ci indica essere, un progetto di legge assai unitario e quindi con nessun emendamento.
Vi sono contrasti rispetto a questa esigenza? Non ve ne sono. Possiamo procedere.
Il relatore sul disegno di legge è il Presidente della VIII Commissione, Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, relatore

Il Consiglio regionale ha approvato nella seduta del 1 marzo 1976 la deliberazione di acquisto della tenuta "La Mandria".
Successivamente, in data 9 aprile 1976, la Giunta regionale presentava il disegno di legge regionale n. 87 per la "Costituzione dell'azienda autonoma regionale della tenuta La Mandria".
Il disegno di legge veniva assegnato alle Commissioni V e VIII per l'esame congiunto in sede referente.
Non sembra dubbio che la tenuta "La Mandria" (o meglio quella parte della tenuta oggetto di acquisizione da parte della Regione) costituisca un bene del Demanio regionale per acquisto a titolo oneroso, ai sensi degli articoli 822, 2° comma, Cod.Civ. e 11, 1° comma della L. 16 maggio 1970, n.
281.
Preme piuttosto far rilevare l'opportunità che la Regione provveda quanto prima ad una normativa di carattere generale intesa a regolare il regime giuridico dei beni del demanio e del patrimonio regionale.
L'art. 119 della Costituzione stabilisce che "La Regione ha un proprio demanio e patrimonio, secondo le modalità stabilite con legge della Repubblica". Alcune norme in materia sono appunto dettate dalla citata legge n. 281.
In applicazione di tali norme sembra doversi concludere per l'urgenza dell'approvazione di una legge sull'amministrazione dei beni della Regione che ne determini l'appartenenza al demanio pubblico regionale o al patrimonio regionale secondo le norme delle leggi statali e quelle del codice civile richiamate, fissando nel tempo stesso le specifiche attribuzioni di competenza di cui all'art. 39 dello Statuto regionale, e ne preveda l'inventario, la custodia e la consegna ad agenti responsabili.
L'istituzione di un'azienda speciale per la gestione della tenuta appare pienamente fondata, tanto dal punto di vista giuridico, ai sensi dell'art. 72 dello Statuto regionale, quanto da quello più propriamente sostanziale, attesa la finalità del bene che presenta componenti di varia e difforme natura, che lo qualificano a sua volta come complesso multiforme di beni suscettibile e nel tempo stesso necessitante di una gestione unitaria.
Si ritiene che questo obiettivo possa essere raggiunto proprio attraverso la proposta azienda speciale, anche al fine di evitare la settorialità di diverse competenze (patrimonio, ambiente, parchi e riserve naturali, agricoltura, caccia e pesca, turismo, istruzione, e così via) che potrebbero alterare la visione di insieme in un quadro unitario che la tenuta, come bene destinato a soddisfare un rilevante interesse pubblico deve invece mantenere.
Di particolare rilievo è la proposta contenuta nell'art. 8 del d.d.l.
concernente la costituzione del Comitato tecnico-politico. In questo modo non solo si attua con correttezza la norma contenuta nel citato art. 72 dello Statuto circa le funzioni di indirizzo, coordinamento e controllo sulle aziende regionali, ma si innesta sul momento politico di presenza attiva del Consiglio regionale, e dell'organo comprensoriale quale espressione più immediata degli interessi della collettività locale l'elemento di qualificazione tecnica di supporto con l'individuazione di particolari categorie scientifiche, ciascuna delle quali è chiamata ad adempiere alla propria specifica funzione nella definizione dei programmi.
Il disegno di legge, così come viene presentato al voto del Consiglio dopo l'esame congiunto delle due Commissioni, consta di 18 articoli in luogo dei 17 di cui al d.d.l. della Giunta, essendosi sdoppiato l'art. 10 relativo al personale, collocando nelle disposizioni transitorie (art. 17 del nuovo testo legislativo) i due commi relativi alla prima costituzione dell'organico con il personale dipendente dell'azienda agricola.
Le Commissioni hanno valutato positivamente l'iniziativa legislativa della Giunta ed hanno provveduto ad alcune modificazioni meramente formali del testo legislativo.
Cosi dalla dizione dell'art. 1 è stato scorporato il secondo comma (contenente l'elencazione dei beni dell'azienda), compendiando nell'unico comma dell'art. 1 l'indicazione dei beni con riferimento al loro regime giuridico.
Lo scioglimento del Consiglio d'amministrazione di cui all'art. 5 del d.d.l. e previsto, anziché "per gravi deficienze o irregolarità" per il caso di "azione contraria alle norme di legge o per gravi inadempienze che pregiudichino gli interessi dell'azienda". Trattasi, ad avviso delle Commissioni, di proposizioni che consentono una valutazione obiettiva sull'esistenza delle condizioni per il provvedimento.
La relazione ed il testo legislativo licenziati dalle Commissioni sono stati approvati all'unanimità.
Dopo l'approvazione della relazione e del testo di legge sono sorte due questioni.
La prima relativa all'ordinaria amministrazione della tenuta nelle more della costituzione degli organi dell'azienda: la Giunta ha presentato in proposito un articolo aggiuntivo che contiene, appunto, le disposizioni finanziarie transitorie con attribuzione di competenza alla Giunta stessa.
Le Commissioni V e VIII hanno dato parere favorevole nella riunione che hanno tenuto ieri.
La seconda è un'informativa sui due stanziamenti rispettivamente di 900 milioni di lire per il fondo di dotazione e di 500 milioni di lire per il contributo annuale di funzionamento.
A questo proposito viene fatto osservare che nella tenuta esistono due aziende zootecniche funzionanti, delle quali la Regione ha acquistato le strutture, ma non il bestiame. Si tratterà pertanto (e lo farà l'azienda) di acquistare il bestiame che potrà essere quello esistente in loco o altro. L'attuale potenziale è di 800 capi, ma si stimerebbe di poterlo anche aumentare.
Analogamente si dovrà procedere per l' azienda di allevamento della selvaggina.
La gestione dell'azienda ha comportato per l'anno 1975 spese per circa 600 milioni. La nuova gestione dovrà far fronte alle spese per circa sei mesi dell'anno in corso.
Per il potenziamento dell'allevamento della selvaggina, e cioè per portarlo da 100.000 a 180.000/200.000 capi, è prevista una spesa di circa 300 milioni. Anche programmandola per più anni, una quota di spesa dovrà essere affrontata l'anno prossimo.
Esistono poi necessità varie di manutenzione straordinaria per strade le abitazioni ed il castello con conseguenti ingenti spese.
La sola ripassatura dei tetti - anche se da programmare nel tempo comporterebbe una spesa di circa cento milioni.
Esistono poi esigenze di infrastrutturazione che comprendono la sistemazione delle strade, i servizi primari, l'acquedotto, l'energia elettrica e termica. Si tratta di spese che rientrano in quella previsione generale che, ricordo, è di 900 milioni per i fondi di dotazione e di 500 milioni per il contributo annuale di funzionamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Molto brevemente, senza riprendere i temi della relazione di Calsolaro che tra l'altro è stata approvata all'unanimità dalla V e dalla VIII Commissione e quindi anche da me.
Io ritengo di dovere solo sottolineare qualche aspetto particolarmente significativo, contenuto nel disegno di legge in approvazione.
In primo luogo si tratta del naturale e tempestivo seguito che viene dato alla delibera che il Consiglio ha assunto il 1 marzo con l'acquisizione dell'azienda. Con la costituzione dell'azienda autonoma si dà vita (anche se, per il momento, in assenza di una normativa di carattere generale che regolamenti la gestione del demanio e del patrimonio regionale) ad una struttura capace di gestire in modo democratico e globale un patrimonio rappresentato da beni con caratteristiche diverse. Infatti il patrimonio de La Mandria è costituito in primo luogo da un ambiente vario ricco, particolarmente vasto e dotato di flora e di fauna, rappresentato da alcune importanti attività agricole, dalla presenza di edifici e di strutture di carattere storico e di significativo valore artistico. Queste strutture (e ho citato le tre principali) vanno gestite unitariamente avendo sempre presenti le interrelazioni che corrono tra di esse e che esaltano il valore globale del patrimonio.
Il disegno di legge n. 87 corrisponde pienamente al soddisfacimento di questa fondamentale esigenza, al fine di un completo utilizzo dell'importante patrimonio per gli scopi che sono stati alla base della sua acquisizione.
Questi scopi devono essere in primo luogo indirizzati ad una pubblica utilizzazione per attività ricreative, turistiche e culturali che possono essere svolte all'interno della proprietà, mettendo a disposizione della popolazione torinese, di questa grande concentrazione urbana, una prima area sufficientemente ampia nella corona che la circonda, per l'utilizzo in modo giusto del tempo libero.
In secondo luogo vi è la conservazione ed il potenziamento del patrimonio ambientale e culturale.
Il disegno di legge n. 87 soddisfa anche l'altro aspetto, quello di garantire una gestione democratica del patrimonio acquisito; e troviamo la soddisfazione di questa esigenza anche nella composizione del Consiglio di amministrazione che deve gestire l'azienda e che su cinque membri (compreso il Presidente) prevede due rappresentanti della minoranza.
La soddisfazione di questa esigenza si evidenzia però soprattutto nella costituzione del Comitato tecnico-politico che garantisce in modo unitario la presenza di qualificati esperti con un'adeguata rappresentanza del Consiglio regionale, della Giunta regionale e del Comitato comprensoriale competente per l'area.
L'istituzione dell'azienda autonoma non rappresenta ancora l'istituzione del parco, la cui perimetrazione potrà estendersi, anzi dovrà estendersi nei progetti ben oltre l'attuale proprietà della Regione e la stessa regolamentazione del parco dovrà attuarsi con atti successivi a quello che oggi stiamo compiendo. Oggi noi, con questa legge, garantiamo una gestione seria e ordinata ad un importante patrimonio regionale, ma soprattutto con questo atto viene riaffermata con coerente decisione la volontà politica di perseguire una ferma azione di difesa ambientale in funzione del miglioramento delle condizioni di vita degli uomini, per mettere questo patrimonio a disposizione delle esigenze degli uomini.
L'aspetto importante e caratterizzante di questa volontà politica quindi, emerge da questo disegno di legge presentato con tanta tempestività ed approvato all'unanimità dalle due Commissioni congiunte, come ha ricordato il Presidente dell'VIII Commissione, Calsolaro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Signor Presidente, colleghi, poche parole per brevissime considerazioni su questo disegno di legge che viene proposto alla nostra attenzione e che rappresenta, forse, l'ultimo atto di un lungo e defatigante processo per la gestione della tenuta La Mandria.
E' dal 1972, se la memoria non mi tradisce, che sono iniziate le prime trattative per acquisire alla Regione il complesso de La Mandria trattative che si sono portate avanti per lunghi anni e concluse con l'atto di acquisto di qualche mese fa.
Il disegno di legge che stiamo per esaminare rappresenta un atto legislativo necessario per la gestione dell'azienda, perché finora noi abbiamo inteso, e forse erroneamente, che la tenuta de La Mandria potesse essere considerata alla stregua dei parchi e quindi regolata dalla legge istitutiva dei parchi stessi. Invece, essendo localizzato nell'ambito della tenuta un complesso di beni aziendali quali l'azienda agricola, l'azienda faunistica e altri che devono essere gestiti con la visione imprenditoriale, si rende necessario dare una definizione giuridica a questa situazione che diversamente non potrebbe essere curata.
Da una più attenta lettura della legge, forse emerge l'esigenza di portare delle piccole correzioni, sulle quali avrò modo di soffermarmi dopo.
Concordo con il relatore Calsolaro sull'urgenza che la Giunta presenti un disegno di legge per quanto riguarda lo status giuridico relativo alla definizione dei beni patrimoniali e demaniali della Regione.
Per quanto concerne le eventuali correzioni, che riguardano più la forma, che la sostanza, forse più che di azienda autonoma, perché una vera e propria autonomia non è che l'azienda ce l'abbia, si dovrebbe parlare di azienda per la gestione.
E' vero che l'art. 1 dice "azienda autonoma per la gestione" per l'autonomia è purtroppo limitata ed è limitata se consideriamo che gli atti del Consiglio di amministrazione devono essere approvati, sentito il parere della Giunta.
Mi rendo conto che le gestioni extra Amministrazione regionale devono pure avere un'approvazione, però è altrettanto vero che le aziende autonome l'approvazione ce l'hanno a consuntivo. Quindi ci sarebbe forse un contrasto di carattere letterale, se noi colleghiamo l'autonomia nel senso pieno e letterale della parola con le dizioni che sono previste al punto b) ed al punto c) dell'art. 6 ove si ripete "approvare sentito il parere della Giunta" e "approvare sentito ancora il parere della Giunta".
Forse sarebbe bene anche precisare già nella legge stessa qual è l'organico di questa azienda. Se quello cui si è riferito il Presidente Viglione, allora la Giunta assuma impegno formale di non assumere altro personale e semmai nella regolamentazione prevista dall'art. 16, mi pare all'ultimo comma, che dice 'entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, il Consiglio di amministrazione predispone il regolamento di organizzazione e di gestione dell' azienda' semmai in quel momento quantificare anche l'organico del personale. Sarebbe anche il caso di dire "il regolamento per l'organizzazione, la gestione e l'organico del personale". Sarebbe un emendamento aggiuntivo.
Come pure sarebbe bene precisare le modalità di elezione o di nomina dei componenti il Comitato tecnico politico che, a differenza di quanto viene precisato per la nomina dei rappresentanti del Consiglio di amministrazione, non si dice quanti sono di pertinenza della maggioranza e quanti di pertinenza della minoranza.



CALSOLARO Corrado, relatore

Pensavamo che fosse ovvio.



FRANZI Piero

Dato che è ovvio per tutti se lo inseriamo penso che sarebbe meglio.
Anche per le funzioni del direttore, qualcuno mi ha fatto rilevare che il direttore dovrebbe essere ovviamente capo del personale e penso che questo possa essere inserito nel regolamento di gestione previsto dall'art.
16.
Un'ultima considerazione: abbiamo concordato a livello di Commissione questa mattina, di stralciare dall'art. 3, dove si parla di organi dell'azienda, il punto d) "Il Direttore"; né il relatore l'ha detto né il Presidente della V Commissione l'ha ricordato.
Detto questo non credo ci siano altre considerazioni da fare se non augurarci che effettivamente questo lungo iter possa arrivare sollecitamente a conclusione e che soprattutto la gestione di questo parco possa essere rispondente alle esigenze delle popolazioni torinesi e soprattutto possa essere corrispondente a quelle esigenze di carattere culturale e sociale che le popolazioni del Piemonte si attendono.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Rivalta desidero fare presente al Consigliere Franzi che se ha, come mi pare di avere capito dal suo intervento, degli emendamenti da proporre, li presenti per iscritto. La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale e ai piani dei parchi naturali

L'acquisto de La Mandria ci ha posto il problema della gestione dell'intero patrimonio regionale, peraltro già sentita dalla Giunta che ha in corso un censimento dell'intero demanio. Sulla base di questo censimento, di questo dato di conoscenza, la Giunta provvederà a formulare una normativa di carattere generale che riguarderà appunto la gestione delle proprietà della Regione.
Si è reso però immediatamente necessario costruire degli strumenti di gestione di questo patrimonio particolare e specifico, che è la parte de La Mandria acquistata, sia per gestirne la fruizione pubblica che è la finalità dell'acquisto de La Mandria, sia per gestire il complesso dell'attività e la vita della comunità che si svolge al suo interno.
Diceva prima il Consigliere Franzi che per tutti noi, che non conoscevamo La Mandria, ha costituito un elemento di novità apprendere che essa non è solo un'area forestata, ma che in essa vi si svolgono delle attività, in particolare di carattere zootecnico e di allevamento della selvaggina (attività specializzate anche di notevole pregio), e che al suo interno vive una comunità che oggi è di 250 persone, e che nel passato è stata anche più numerosa.
Per questo ci si è posto il problema di considerare questa area non solo come un complesso in cui deve essere regolato ed organizzato l'accesso pubblico, ma intanto e immediatamente come un patrimonio da gestire con gli obiettivi dell'economicità che una azienda deve avere.
Sotto questo profilo e per questa ragione è sorta la necessità di costruire immediatamente uno strumento che possa assolvere questi compiti uno strumento che tenga conto dell'unitarietà del patrimonio, pure articolato e pur complesso che è stato acquisito, che tenga conto della situazione di vita della comunità e anche di lavoro degli addetti che ne fanno parte.
Una delle ragioni per cui ci si è mossi in direzione della costituzione dell'azienda, è connessa alla rivendicazione dei lavoratori occupati alla Mandria, che hanno richiesto di non passare alle dirette dipendenze della Regione, il che comporterebbe la perdita dei livelli salariali e dello stesso contratto di diritto privato che oggi posseggono.
Tutto ciò non toglie che il problema di fondo, oltre a quelli della gestione economica dell'azienda, sarà quello dell'organizzazione del parco della sua fruibilità pubblica, compito che verrà portato avanti dall'Assessorato ai parchi con la formulazione di un primo programma e di un primo piano di fruibilità che verrà sottoposto all'esame del Consiglio regionale.
Per intanto nei prossimi mesi sarà organizzata la fruizione controllata e guidata de La Mandria da parte delle scuole; intanto già sono arrivati ad una cifra variante tra i 15 e i 20 pullman di scolari che al giorno visitano La Mandria; questo tipo di fruibilità organizzata e controllata verrà portata avanti anche nell'estate, in connessione con le attività ricreative scolastiche che verranno sviluppate dal Comune di Torino e dai Comuni della cintura. Quindi anche nel periodo estivo La Mandria sarà utilizzata per una fruibilità pubblica, organizzata e controllata che oltre alle scuole, potrà essere estesa ad altre organizzazioni sociali come possono essere quelle dei comitati di quartiere o le organizzazioni ricreative, che ne vogliano fare richiesta.
Per una fruibilità più generalizzata invece la Giunta intende prima esperire una serie di verifiche, definire dei programmi in modo che essa non abbia a deteriorare il patrimonio ambientale e ad entrare in conflitto con le attività economiche che vi si svolgono.
Potrà darci un contributo il Comitato tecnico-politico che è stato affiancato al Consiglio di amministrazione, la composizione del quale rassicuro chi ha posto il problema, certamente vedrà presente la rappresentanza della minoranza. D'altra parte le nomine vengono fatte, come prassi costante ormai da qualche mese, dalla Commissione regionale per le nomine, nel cui ambito tutti questi problemi possono essere risolti. Da questo Comitato,composto da tecnici di varie specializzazioni direttamente interessate alla gestione ed alla fruibilità de La Mandria, ci aspettiamo un contributo dialettico nei confronti della Regione, del Consiglio e della Giunta, e dello stesso Consiglio di amministrazione (che abbiamo voluto ristretto proprio perché assolva puri compiti amministrativi) al fine di definire gradualmente e progressivamente le forme migliori di utilizzo del patrimonio sia per quanto concerne fruibilità pubblica, sia per quanto attiene allo svolgimento delle attività economiche.
Rispondo, poi, che la Giunta, dopo la discussione che si è svolta nella Commissione (discussione che, come hanno detto i colleghi, si è risolta in un atteggiamento favorevole, unanime nei confronti e del principio della costituzione dell'azienda e delle modalità con cui la stessa è stata definita) ha accolto l'invito a ricollocare la figura istituzionale del direttore, e pertanto è stato presentato un emendamento che toglie al direttore l'attribuzione di organo dell'azienda.
La Giunta, poi, a seguito di una analisi ulteriore dei problemi de La Mandria, ha presentato un emendamento aggiuntivo diventato necessario per i tempi relativamente lunghi occorsi per l'istruttoria in Commissione del disegno di legge (per la difficoltà nel mese di aprile di riunire la Commissione, dovuto alla mancanza ripetuta del numero legale), che ci ha portati avanti nel tempo. Se non si dispone diversamente per legge, fino alla costituzione degli organi dell'azienda, non sarebbe possibile erogare somme per la gestione neppure ordinaria, né per i primi interventi, anche straordinari, che devono essere fatti invece con urgenza.
Questo emendamento aggiuntivo che la Giunta ha presentato attribuisce al Presidente della Giunta, nelle more della costituzione degli organi dell'azienda, la possibilità di intervenire, con anticipazione sugli stessi fondi previsti dalla legge istitutiva de La Mandria, per le gestioni ordinarie, per il pagamento degli stipendi e per gli interventi straordinari immediati che pur bisognerà fare su alcune infrastrutture: ad esempio il passaggio dei pullman scolastici logora l'assetto delle strade e alcune strade sono inagibili; bisognerà provvedere nelle prossime settimane ad una risistemazione, alla costruzione di alcuni primi servizi di carattere ricettivo, per poter consentire lo svolgimento delle visite scolastiche.
Ecco quindi la ragione dell'art. 18.
Inoltre, per la Giunta va bene eliminare l'attributo di "autonoma" che è rimasta nella legge in ragione della concezione originaria dell'azienda concezione modificata poi. Modificazione positiva perché mi pare che, pur delegando ad altri di svolgere funzioni amministrative (non facendo cioè gravare sugli Assessorati compiti che possono essere più facilmente e funzionalmente, con maggiore elasticità, svolti da un Consiglio di amministrazione) mantiene un rapporto di dipendenza dell'azienda dalla Regione, dalla Giunta e dal Consiglio regionale. Nella struttura assunta dalla legge dopo il lavoro di rifinitura, il carattere di autonomia dell' azienda è certamente diminuito rispetto alla concezione originaria, ed è giusto, come chiedeva il Consigliere Franzi, eliminare questa dizione che è diventata non più coerente con i principi informatori della legge.
Sull'organico del personale e sulla funzione di direttore del personale attribuita al direttore dell'azienda, noi siamo d'accordo, ma mi pare che Franzi già abbia giustamente individuato il momento in cui queste questioni vanno definite, che è quello del regolamento, che la legge prevede sia formato dallo stesso Consiglio di amministrazione, entro sei mesi dalla sua costituzione.
Sulla composizione del Comitato politico, se c'è un emendamento che vuole introdurre il principio della partecipazione e della rappresentanza della minoranza sarà certamente accettato. Non era stato introdotto perch ritenuto pleonastico, essendo questa una prassi costante, consolidata dalla costituzione della Commissione nomine. C'è anche un'altra ragione per cui non l'avevamo introdotto, ed è perché questo Comitato, oltre ad essere politico è anche tecnico: in questa sua funzione di consulenza di indirizzi tecnici ci pare che la forzatura di una ripartizione strettamente basata su criteri di rappresentatività politica possa diventare controproducente.
Chiedo ai colleghi della D.C., e al collega Franzi, di tener conto di questo secondo aspetto che ci dovrebbe indurre a non restringere ad un criterio di rappresentatività politica la presenza in questo Comitato di specialisti.



PRESIDENTE

Dopo la replica dell'Assessore possiamo procedere alla votazione.
"Art. 1 - Istituzione dell'Azienda.
E' istituita l'Azienda autonoma regionale della tenuta "La Mandria" per la gestione dei beni mobili, immobili e loro pertinenza in essa compresi di proprietà della Regione".
Vi è un emendamento sostitutivo, presentato a firma del Consigliere Franzi, che così recita: "E' istituita l'azienda per la gestione dei beni mobili, immobili e loro pertinenze in essa compresi di proprietà della Regione costituenti la tenuta 'La Mandria' ".
La Giunta?



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale e piani dei parchi naturali

Lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo.
E' accolto.
Si proceda alla votazione dell'art. 1 così modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
"Art. 2 - Finalità dell'azienda.
L'azienda, operando nel quadro delle direttive programmatiche e sotto il controllo del Consiglio regionale, si propone di : a) conservare e difendere i beni ambientali e culturali affidati alla sua gestione b) assicurare la più efficace azione protettiva e di valorizzazione nei confronti dei boschi, dei terreni e degli allevamenti c) provvedere all'organizzazione, alla regolamentazione e al controllo della fruibilità pubblica della tenuta, realizzando le strutture necessarie d) promuovere iniziative atte a sensibilizzare la pubblica opinione al rispetto ed alla salvaguardia dei beni ambientali e culturali e) provvedere alla vigilanza sui beni affidati alla sua gestione." Non vi sono emendamenti, si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Art. 3 - Organi dell'azienda.
Sono organi dell'azienda: a) il Presidente b) Il Consiglio di Amministrazione c) il Comitato tecnico-politico d) il Direttore." Vi è un emendamento soppressivo presentato dall'Assessore Rivalta che chiede di sopprimere il punto d): il direttore.
Pongo in votazione l'emendamento.
E' accolto all'unanimità.
Pongo in votazione l'art. 3 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
"Art. 4 - Il Presidente.
Il Presidente dell'azienda è nominato dal Presidente della Giunta regionale, ed è scelto fra i membri del Consiglio di Amministrazione.
Il Presidente ha la rappresentanza legale dell'azienda, convoca e presiede il Consiglio di amministrazione e ne attua le deliberazioni".
Non vi sono emendamenti, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
"Art. 5 - Costituzione del Consiglio di Amministrazione.
Il Consiglio di Amministrazione è composto dal Presidente e da 4 membri, di cui 2 espressi dalla minoranza, eletti dal Consiglio regionale.
I suoi componenti durano in carica cinque anni; decadono in ogni caso al termine del mandato del Consiglio regionale che li ha eletti. In caso di dimissioni o comunque di vacanza del posto, il membro che viene nominato in sostituzione, fatta salva la proporzione di cui al primo comma, dura in carica per il periodo di nomina del membro sostituito. Finché non sia riunito il nuovo Consiglio di Amministrazione sono prorogati i poteri del precedente.
Il Consiglio di Amministrazione può essere sciolto con decreto del Presidente della Giunta regionale, su conforme deliberazione del Consiglio regionale, per azione contraria alle norme di legge o per gravi inadempienze che pregiudichino gli interessi dell'Azienda, e altresì nel caso di riorganizzazione dell'Azienda in conformità di provvedimenti della Regione".
Non vi sono emendamenti, né osservazioni, si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
"Art. 6 - Competenze del Consiglio di amministrazione.
Il Consiglio di Amministrazione provvede a: a) presentare, sentito il parere del Comitato tecnico-politico, alla Giunta regionale il programma quinquennale ed i piani stralcio annuali di gestione e di miglioramento da sottoporre per l'approvazione al Consiglio regionale b) approvare, sentito il parere della Giunta regionale, il bilancio preventivo e le variazioni da apportarvi nel corso dell'esercizio c) approvare, sentito il parere della Giunta regionale, per ogni esercizio, il rendiconto consuntivo finanziario, patrimoniale ed economico della gestione d) presentare alla Giunta regionale proposte in ordine alle concessioni, autorizzazioni, contratti e convenzioni che incidano sull'entità dei beni dell'Azienda affidati o ne vincolino la disponibilità ovvero costituiscano diritti reali a favore di terzi e) proporre alla Giunta regionale gli atti ed i contratti necessari per l'attività aziendale che comportino una spesa superiore a L. 10 milioni f) proporre alla Giunta regionale l'approvazione dell'organico del personale necessario per l'attività dell'Azienda g) designare il direttore h) esprimere il proprio parere su ogni altro argomento sottoposto al suo esame dal Presidente, dal Comitato tecnico-politico e dal Direttore i) richiedere al Comitato tecnico-politico studi, elaborazione o indagini in ordine a problemi relativi all'attività o alle linee di sviluppo dell'Azienda".
Non vi sono emendamenti, si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
"Art. 7 - Convocazione e adunanze del Consiglio di amministrazione.
Il Consiglio di amministrazione è convocato dal Presidente. Esso si riunisce in via ordinaria almeno quattro volte all'anno e in via straordinaria ogni volta che la sua convocazione sia disposta dal Presidente oppure sia richiesta da almeno tre dei suoi componenti o dal Comitato tecnico-politico.
La convocazione in via ordinaria avviene con preavviso di almeno cinque giorni La convocazione in via straordinaria avviene con preavviso di almeno quarantotto ore.
L'adunanza è valida con la presenza di almeno tre dei componenti.
Le decisioni sono assunte a maggioranza dei presenti. In caso di parità prevale il voto del Presidente".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
"Art. 8 - Il Comitato tecnico-politico.
Il Comitato tecnico-politico è costituito da: a) il Presidente della Giunta regionale che lo presiede b) l'Assessore regionale ai parchi naturali, il quale è delegato ad esercitare le funzioni del Presidente in caso di assenza del medesimo c) l'Assessore regionale all'agricoltura e foreste o suo delegato d) l'Assessore regionale al turismo, caccia e pesca o suo delegato e) tre Consiglieri regionali f) tre membri del Comitato comprensoriale dell'area torinese g) sette esperti nominati dal Consiglio regionale, scelti nell'ambito di ciascuna delle seguenti categorie: agronomi, periti forestali architetti esperti in restauri, veterinari o zoologi, botanici, museologi sociologi.
I suoi componenti durano in carica cinque anni; decadono in ogni caso al termine del mandato del Consiglio regionale che li ha eletti.
In caso di dimissioni o comunque di vacanza del posto il membro che viene nominato in sostituzione dura in carica per il periodo di nomina del membro sostituito. Finché non sia riunito il nuovo Comitato tecnico politico sono prorogati i poteri del precedente.
Il Comitato tecnico-politico esprime al Consiglio di amministrazione il suo parere sul programma quinquennale di gestione, sui piani stralcio annuali e sulle eventuali variazioni che si verificassero nel corso dell'esercizio e avanza proposte al Consiglio di Amministrazione in ordine all'attività e alle linee di sviluppo dell' azienda, eventualmente sulla base degli studi, elaborazioni o indagini richieste dal Consiglio stesso.
Si pronuncia su eventuali proposte o osservazioni elaborate dal personale tecnico dell'azienda.
Il Comitato tecnico-politico si riunisce almeno quattro volte all'anno per la discussione del piano di attività dell'azienda e ogni volta che la sua convocazione sia disposta dal suo Presidente oppure sia richiesta da almeno un terzo dei suoi componenti o dal Consiglio di amministrazione o dal Direttore.
Il Comitato tecnico-politico può chiamare a partecipare alle sue riunioni, ai fini consultivi, specialisti o tecnici.
Alle riunioni del Comitato tecnico-politico partecipano di diritto i membri del Consiglio di amministrazione".
Su questo articolo vi sono delle proposte di emendamento.
La prima è quella del Consigliere Franzi: "Sostituire il punto e) 'tre Consiglieri regionali' con la seguente dizione 'cinque Consiglieri regionali, di cui due della minoranza' ".
La Giunta?



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale e ai piani dei parchi naturali

L'emendamento al punto e) è accettato, pero ci propone un analogo emendamento al punto f), per il Comitato comprensoriale dell'area torinese in quanto non avrebbe senso che la sua rappresentanza non fosse pari a quella del Consiglio regionale, e non avesse lo stesso tipo di composizione politica.



PRESIDENTE

Allora cominciamo a porre in votazione l'emendamento del Consigliere Franzi.
E' approvato con un voto contrario.
Vi è ora la proposta di emendamento presentata dall'Assessore Rivalta al punto f) "anziché 'tre membri del Comitato comprensoriale dell'area torinese' 'cinque membri del Comitato comprensoriale dell'area torinese, di cui due della minoranza' ".
Pongo in votazione l'emendamento sostitutivo del punto f).
La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado, relatore

Cosa vuol dire? Minoranza di che? Se Grugliasco dove c'è una maggioranza nomina uno, qual è la minoranza rispetto al comprensorio? E poi chi li nomina? Se è un Comitato comprensoriale unitario quale è la minoranza?



PRESIDENTE

Provvederà probabilmente il Comitato all'interno a limitare il voto nella scheda e realizza maggioranza e minoranza, limiterà il voto a tre in modo che sia rispettata una minoranza di due.



CALSOLARO Corrado, relatore

Allora mettiamo "con voto limitato a tre". Questo vale per le Comunità montane che hanno una struttura difforme rispetto a quella degli organismi più propriamente politici.



PRESIDENTE

Allora sarebbe "cinque membri del Comitato comprensoriale dell'area torinese, eletti con voto limitato a tre nomi". Pongo in votazione questo emendamento. E' approvato con un voto contrario.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Poiché abbiamo esplicitato il rapporto maggioranza-minoranza per garanzia della presenza delle minoranze in due commi, non è che io proponga di rendere esplicita la nomina anche per la lettera g), mi basta che venga fatta e registrata la dichiarazione che anche per la designazione di questi esperti sarà curato questo rapporto.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale e ai piani dei parchi naturali

Già l'avevo anticipato nell'intervento dicendo che questi sette sono esperti tecnici, per cui non ritengo corretto attribuirgli un'etichetta di rappresentatività politica. E' chiaro però che saranno scelti in sede di Commissione nomine, quindi oltre alla loro esperienza tecnica, che dovrà essere prerogativa prioritaria, sarà anche valutata secondariamente la loro rappresentatività politica.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di parola pongo in votazione l'art. 8 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere L'art. 8 è approvato.
"Art. 9 - Il Direttore.
Il Direttore dell'azienda è nominato dal Presidente della Giunta regionale su designazione del Consiglio di amministrazione dell'azienda sentito il parere del Comitato tecnico-politico.
Il Direttore è membro del Comitato tecnico-politico e partecipa con voto consultivo alle riunioni del Consiglio di amministrazione dell'azienda.
Il Direttore dirige, sorveglia e coordina tutti i servizi dell'azienda e ne risponde al Consiglio di amministrazione e al Presidente: cura l'esecuzione delle deliberazioni del Consiglio di amministrazione e dei provvedimenti del Presidente; esercita gli altri compiti inerenti all'attività del personale e alla gestione dell'azienda".
Si proceda all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
"Articolo 10 - Personale.
Al personale dipendente dall'Azienda autonoma e al Direttore compete il trattamento economico e normativo di diritto privato previsto dal contratto collettivo del settore".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
"Articolo 11 - Bilancio.
L'Azienda ha un proprio bilancio che viene allegato al bilancio della Regione e, contestualmente ad esso, approvato dal Consiglio regionale.
Il bilancio preventivo deve essere presentato alla Giunta regionale entro il 31 luglio dell'anno precedente a quello cui si riferisce; il rendiconto consuntivo finanziario patrimoniale ed economico, entro il 31 marzo dell'anno successivo all'anno finanziario cui si riferisce.
L'esercizio finanziario coincide con l'anno solare".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
"Articolo 12 - Finanziamenti.
L'Azienda provvede alle spese di impianto e di gestione: a) con il fondo di dotazione iniziale della Regione b) con il contributo di funzionamento stanziato annualmente dalla Regione c) con gli introiti a qualunque titolo derivanti dalla gestione dell'Azienda d) con gli eventuali contributi straordinari stabiliti con leggi regionali e) con gli eventuali contributi dello Stato e degli Enti locali f) con le eventuali altre entrate o contributi derivanti da lasciti donazioni e ogni altro atto di liberalità.
Gli eventuali utili netti, risultanti dal conto economico di esercizio sono devoluti al bilancio della Regione e verranno introitati in apposito capitolo di entrata".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
"Articolo 13 - Servizio di Tesoreria.
Il servizio di Tesoreria dell'Azienda è affidato ad un Istituto di credito con deliberazione del Consiglio regionale e si svolgerà secondo le norme di cui alla legge regionale 5 dicembre 1975, n. 59, in quanto compatibili".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art 13 è approvato.
"Articolo 14 - Disposizioni finanziarie per il fondo di dotazione.
All'onere di 900 milioni per il conferimento del fondo di dotazione di cui all'art. 12, lettera a), della presente legge, si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n. 1404 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976, e mediante l'istituzione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n.
1391, con la denominazione "Conferimento del fondo di dotazione all'azienda autonoma regionale della tenuta 'La Mandria' ", e con lo stanziamento di 900 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
"Articolo 15 - Disposizioni finanziarie per la concessione del contributo regionale di funzionamento.
Agli oneri per la concessione del contributo regionale di cui all'art.
12, lettera b), della presente legge, si provvede, per l'anno finanziario 1976, mediante una riduzione di 500 milioni dello stanziamento di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa del corrispondente anno, e mediante l'istituzione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 360, con la denominazione "Contributo nelle spese di funzionamento dell'Azienda autonoma regionale della tenuta 'La Mandria', e con lo stanziamento di 500 milioni.
La concessione del contributo di cui al comma precedente per gli anni 1977 e seguenti sarà autorizzata con successive leggi regionali che ne stabiliranno l'ammontare.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
"Articolo 16 - Disposizioni finali.
Per l'esecuzione delle opere necessarie alla valorizzazione, alla strutturazione ed alla manutenzione dei beni affidati alla sua gestione l'azienda provvede o in amministrazione diretta o mediante affidamento a terzi.
Entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, il Consiglio di amministrazione predispone il regolamento di organizzazione e di gestione dell'azienda, da sottoporre all'approvazione del Consiglio regionale.
Al secondo comma vi è un emendamento del Consigliere Franzi, che propone di togliere le parole "dall'entrata in vigore della presente legge" e di sostituirle con "dalla sua costituzione" e di aggiungere, dopo le parole "di gestione dell'azienda", "e dell'organico del personale".
La Giunta concorda con questo emendamento che pongo in votazione per alzata di mano. E' approvato all'unanimità.
Pongo pertanto in votazione l'art. 16 nel testo sopra emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
"Articolo 17 - Disposizioni transitorie.
L'Azienda provvederà alla prima costituzione del proprio organico con il personale dipendente dall'Azienda agricola 'La Mandria'.
Al personale di cui al comma precedente verrà conservato il trattamento economico, normativo e giuridico in atto, con riconoscimento a tutti gli effetti delle anzianità maturate. A tal fine saranno introitati dall'Azienda autonoma i fondi per indennità di quiescenza del personale, di cui al precedente comma, accantonati alla data di cessazione del rapporto di lavoro con la precedente proprietà della tenuta 'La Mandria' ".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
In luogo dell'art. 18 che avete sotto vostri occhi, il nuovo art. 18 suona invece così: "Articolo 18 - Disposizioni transitorie finanziarie.
Nelle more della costituzione degli organi dell'azienda di cui all'art.
3, la Giunta regionale ha facoltà di provvedere all'erogazione dei fondi necessari per le spese di ordinaria amministrazione successive alla data di stipulazione della data di acquisto della tenuta, ivi comprese quelle riguardanti la prima strutturazione dell' area ad uso pubblico, riferendo i pagamenti al capitolo n. 1000 del bilancio 1976 e del rimborso da parte dell'azienda al corrispondente capitolo n. 100 dell'entrata dello stesso bilancio".
Non vi sono richieste di parola, si passi pertanto all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
"Articolo 19 - Urgenza.
La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 19 è approvato.
Pongo in votazione l'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri Il disegno di legge regionale n. 87 "Istituzione dell'Azienda autonoma regionale della tenuta 'La Mandria' è approvato.


Argomento:

Esame disegno di legge n. 87 relativo all'Azienda autonoma regionale della tenuta "La Mandria"

Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Il Consiglio regionale è convocato per lunedì prossimo alle ore 9,30 ci saranno all'ordine del giorno i punti che oggi non abbiamo svolto, più altri due: Regolamento all'art. 4 della legge regionale n. 3, relatore il Consigliere Raschio Esame progetti di legge n. 72 e n. 93 relativi al riconoscimento del titolo di studio al personale inquadrato nei ruoli regionali ai sensi delle leggi 12.8.1974, n. 22, e 5.2.1975, n. 60.
E' probabile che si aggiungano altri progetti di legge. Ad ogni modo questi sono già iscritti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20)



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