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Dettaglio seduta n.50 del 29/04/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Ieri sera abbiamo concluso il dibattito generale sul bilancio, stamane ci sono le repliche della Giunta, le dichiarazioni di voto e la votazione del bilancio.
Per primo replica agli interventi svoltisi ieri in aula l'Assessore all'Agricoltura Ferrarsi.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Signor Presidente, colleghi, non rientra certo nelle mie competenze fornire qui risposte di carattere generale, ma vorrei egualmente sottolineare - come del resto ha già fatto egregiamente il mio Capogruppo Berti - come dai vari interventi sia emersa una linea contraddittoria contrastante e che tale contrasto di posizioni, di giudizi e di proposte ha investito l'Assessorato di mia competenza.
Per Gandolfi si spende troppo in generale e particolarmente per l'agricoltura, per la quale arriva a proporre l'arresto di qualsiasi ulteriore intervento di spesa, sia pure per un ripensamento critico ed in attesa di definire programmi, strumenti legislativi, tipologie più valide individuazione di paramenti di valutazione della produttività degli interventi, cioè sulla base di un'argomentazione senz'altro seria corretta, meritevole della massima considerazione. Ma anche Gandolfi chiede cose diverse da quelle che chiedono i suoi amici del PRI altrove.
Da parte di Paganelli, se ho capito bene, si spende poco e quel poco sono fondi trasferiti dal Governo; per l'agricoltura forse si spende abbastanza, per cui si può fare una certa scelta, una scelta di civiltà di grande rilievo qual è l'acquedotto delle Langhe che interessa particolarmente zone prevalentemente agricole o rurali, senza dubbio disagiate e meritevoli di aiuti.
Per Chiabrando, mio predecessore all'agricoltura, si spende poco troppo poco rispetto al 1974 ed al 1975. Il bilancio sarebbe chiuso rigido, che non ci fa fare passi avanti. Egli ha parlato di delusione, ma poi si tradisce (lapsus freudiano?) dicendo che si aspettava più di quanto fosse possibile fare. Se cosi è il conto torna: la Giunta non ha potuto e saputo fare più di quanto era materialmente possibile fare.
Unica cosa ancora possibile, come da mandato ricevuto dalla consultazione: reperire un miliardo ritagliando da capitolo a capitolo, e ciò è stato fatto ieri sera; si tratterà di decidere sulla sua destinazione. In proposito io concordo pienamente con le proposte qui formulate ieri dal mio Capogruppo.
In ogni caso le risorse disponibili sono 52 miliardi circa se comprendiamo anche gli interventi per la montagna, 46 miliardi 986 milioni senza la montagna, cifra destinata a salire con lo sviluppo del mutuo di lire un miliardo 500 milioni, destinata a salire ulteriormente col recuper delle economie realizzate nel 1975 ed il recuperò di fondi stanziati su alcune leggi che non hanno funzionato e che, guarda caso, noi avevamo previsto che non avrebbero funzionato con la legge n. 31, nonostante gli interventi per metterla in moto.
Con le assegnazioni già disposte e con quelle in corso di ripartizione sulla legge 153 (direttive CEE), la somma di 46 miliardi 986 milioni salirà a circa 79 miliardi, dai quali bisogna sottrarre oltre venti miliardi di spese per annualità passate, come è stato detto ieri sera, come il collega Chiabrando ha ripreso da un documento dell'Alleanza dei contadini, ma fatta questa sottrazione resteranno sempre risorse pari a 60 miliardi circa di spese operative, o di denaro fresco, se mi si passa questa espressione.
Certo, non ne disponiamo subito: una parte, quella stanziata a bilancio, è a disposizione oggi, di un'altra parte ne disporremo a giugno una volta giunti al consuntivo, un'altra parte ancora l'avremo a settembre forse anche prima, dipende anche da come procederemo alla discussione e all'approvazione della legge sulle direttive comunitarie per la quale è già stata conclusa la consultazione. Del resto è avvenuto così anche nel 1975: a bilancio avevamo non più di 34 miliardi e 700 milioni, poi una parte l'abbiamo avuta dallo Stato, con il limite di impegno di un miliardo e 850 milioni, un'assegnazione di 2220 milioni è di credito di conduzione, a giugno abbiamo avuto i finanziamenti previsti con la legge n. 45 e solo verso la fine di settembre abbiamo avuto i fondi previsti dalla legge n.
51, 25 miliardi e più, facendo la sottrazione di quanto era già stato stanziato anche per la legge sui capitoli di bilancio.
Per quanto riguarda lo stanziamento del 1975, stanziamento che noi avevamo dichiarato non adeguato, nel mare di difficoltà in cui si trova l'agricoltura, ma che abbiamo sempre ritenuto consistente, cospicuo nel corso e della prima approvazione di quella legge e quando l'abbiamo riadottata, posso parlare di meriti e di demeriti perché merito è stato lo sforzo di stanziarlo, demerito per come è stato previsto in particolare sulla legge 51, meriti e demeriti da dividersi per lo meno in parti uguali fra la precedente Giunta e l'attuale, anche perché poi concretamente ad approvare la legge 51 è stata questa maggioranza, la quale ha anche perfezionato i mutui.
Il collega Chiabrando però deve tenere presente che al finanziamento della legge 51 e del monte delle risorse messe nel corso del 1975 a disposizione dell'agricoltura, si è giunti con un complesso di mutui per oltre 39 miliardi, operazione però che non è più possibile fare per qualsiasi Giunta perché il tetto (come è emerso dalle relazioni dell'Assessore Simonelli e del Presidente della Commissione) è stato raggiunto.
Così come va detto subito che se non si realizza un diverso rapporto fra Stato e Regione, non sarà più possibile ripetere il notevole stanziamento che operando e sui capitoli di bilancio, e attraverso il riciclaggio di certi stanziamenti bloccati su leggi che non erano fruibili e recuperando le economie, siamo riusciti a realizzare in questo bilancio.
Concordo a questo proposito con quanto ha detto assai bene il collega Rossotto Pertanto, sulla base degli stanziamenti che siamo riusciti a recuperare per questo bilancio, non si può dire che quest'ultimo è deludente per l'agricoltura, anzi, sottolineo che al contrario conferma e quantifica la scelta prioritaria per l'agricoltura che questa maggioranza ha fatto al momento della sua programmazione, nel corso del convegno di Savigliano, nel corso della Conferenza sull'occupazione, scelta che viene indicata nel programma della Giunta e nelle bozze dei piano di sviluppo economico già in gran parte elaborate.
Potrei ancora aggiungere (questo però vale e valeva anche per lo scorso anno) che i finanziamenti per l'agricoltura, o per il mondo agricolo e rurale non si esauriscono in quelli cui ho accennato, ma vanno visti nel complesso degli stanziamenti di bilancio anche per altri Assessorati (Sanità, Assistenza in modo specifico, Ecologia, per le sistemazioni idraulico-forestali). Infine va ancora tenuto presente che operano (e operavano anche lo scorso anno) alcuni fondi di rotazione nazionale per la meccanizzazione e la proprietà contadina, per la zootecnia.
Non ho tenuto conto, in questo quadro, dei fondi per l'irrigazione di cui al pacchetto La Malfa.
Ma io devo, sia al Collega Gandolfi, sia al collega Chiabrando, ben altre risposte.
Per quanto riguarda il Collega Gandolfi, mentre non posso concordare sull'arresto selvaggio, sia pure temporaneo, di qualsiasi ulteriore intervento di spesa per l'agricoltura, concordo e raccolgo il nucleo centrale della sua proposta e cioè l'esigenza di una qualificazione della spesa in agricoltura, che era e resta e sarà sempre di più un punto caratterizzante del programma della nuova Giunta e della sua maggioranza.
Punto caratterizzante già in corso di attuazione nella stessa gestione degli stanziamenti previsti sulle leggi n. 45 e 51 per il 1975, certo, nei limiti consentiti da queste due leggi e soprattutto nei limiti consentiti dalla n. 51 che è senza dubbio la più dispersiva, non ancorata a precisi punti di riferimento, non fornita - come tu dici, caro Gandolfi - di parametri capaci di consentire una rigorosa valutazione della produttività degli interventi, a priori, si intende, perché la verifica si ha nella misura in cui si costruiscono strutture varie, nella misura che determina un aumento della produzione. E qualche cosa si potrebbe dire per quanto riguarda certi incrementi che sono in atto in relazione ad un settore che era il più in crisi, quale quello della zootecnia.
Premesso che non è facile stabilire a priori tali parametri, se si esclude l'unico strumento che è il giudizio tecnico-economico che viene espresso dai funzionari nel corso dell'istruttoria delle pratiche, specie per quanto concerne le pratiche di privati, che sono più numerose, diverso è già il mio giudizio sulla validità della legge n. 45 perché già diverso è il giudizio che si può esprimere sulle opere collettive, sulle strutture per la cooperazione, siano esse di produzione, siano esse di commercializzazione ove è più facile fare un programma, comparare fra opere e opere, verificarne la distribuzione, anche orizzontale, sul territorio collegarle a dei piani di carattere verticale o di settore (zootecnia comparto lattiero caseario, culture pregiate, viticoltura, ecc.).
Naturalmente quando - forse già a settembre - avremo provveduto ad approvare la legge di applicazione delle direttive comunitarie e quando l'opera singola verrà valutata nel contesto di un piano aziendale o interaziendale di sviluppo, avremo a priori quei parametri che tu giustamente solleciti e questo giudizio sarà tanto più congruo quando oltre ai piani aziendali o interaziendali di sviluppo avremo i piani zonali per cui sarà possibile valutare la validità di quelle opere previste nei piani aziendali e interaziendali di sviluppo, sulla base zonale in relazione alle scelte prioritarie previste nel piano zonale. E voi sapete che di piani zonali se n'è parlato molto e se ne sono fatti pochi, l'unico comunque che è stato finanziato in cinque anni, nonostante che dal primo esercizio ci fosse una somma di 50 milioni, è stato finanziato da questa Giunta, e ne avremmo potuti finanziare anche due o tre se non si fosse finalmente insediato il Consiglio dell'Ente di sviluppo, e sarei stato criticato se lo avessi fatto perché a questo Ente competono questi compiti, in primo luogo quello della zonizzazione, non di una "programmazione a larghe maglie" e non so che cosa abbia inteso dire il collega Chiabrando (che non c'è); la zonizzazione è la prima cosa, i piani settoriali in attesa dei piani zonali, piani settoriali ben precisi, e poi il piano zonale e se non si potranno fare tutti quest'anno si faranno negli anni a venire, ma le cose vanno fatte con rigore.
Il problema vero è di ricondurre comunque gli interventi o investimenti sia a favore delle singole imprese, sia a favore di quelle associate alle scelte del piano, o meglio a quelle scelte che noi abbiamo proposto come bozza di piano e che sono poi ancora una volta la zootecnica, le colture pregiate, la forestazione, l'irrigazione, determinate infrastrutture civili minori, rifornimenti idrici, elettrificazione, abitazioni rurali, strade interpoderali, sapendo anche qui scegliere sulla base di precisi criteri di priorità.
Il problema vero è cioè quello di spostare sempre più massicciamente le attuali risorse sulle strutture produttive, su certe infrastrutture e soprattutto sulle strutture, o meglio, sui complessi per la trasformazione e la commercializzazione della produzione agricola, per un diverso collegamento con il mercato e con la rete distributiva al dettaglio, anche questa singola od associata e per un diverso rapporto con l'industria.
In questo senso già si è operato, si sono ricuperati investimenti fatti in un certo modo e si è fatta decollare una grande iniziativa, riportandola al concetto vero della cooperazione, quale quella del Consorzio del Latte Verbano. Altre iniziative di questo tipo sono previste in altri settori come quello del secondo grado per l'invecchiamento, l'imbottigliamento, la commercializzazione del vino delle Cantine sociali.
In questa direzione si è già mossa la Giunta, si è mosso l'Assessore (suscitando però le ire del collega Chiabrando che non smette mai di criticare il rinvio dell'erogazione dei premi per le manze di allevamento al compimento del 18° mese) allo scopo di finalizzare questo premio all'effettivo incremento del nostro patrimonio zootecnico.
In una direzione opposta alla tua, caro Gandolfi, vanno le richieste e le sollecitazioni che vengono perché si autorizzino i lavori prima ancora della presentazione di un progetto, sulla base di un semplice sopralluogo attraverso il quale a volte si scopre che si tratta di un'opera già eseguita magari dieci anni prima. Io però accolgo il nucleo centrale della tua proposta, come ho già detto.
Evidentemente questi metodi nuovi hanno determinato un ritardo che viene posto in contraddizione a quella volontà, che rimane ferma, di procedere rapidamente a risolvere il problema dei residui passivi e a non produrne altri. Ma la botte piena e la moglie ubriaca non si possono avere.
Certo, vi sono stati dei trasferimenti di reddito, come tu, Gandolfi hai detto, e sono stati consistenti nel 1974 e nel 1975 sulla legge n. 18 in adempimento alla legge Marcora, o sulla legge 1366 con i premi di nascita ed allevamento vitelli, circa una decina di miliardi che abbiamo appena finito di pagare. Un trasferimento di reddito è quello rappresentato nel 1975 e che continuerà nel 1976 per i premi vitelli AIMA, con fondi della CEE, nel quale la Regione interviene subdelegata dallo Stato, e che dovrebbe portare nella nostra Regione una quindicina di miliardi, già in corso di pagamento.
Si tratta di una vera e propria integrazione di reddito che però, se noi la valutiamo come una possibile politica di raccordo fra quella politica, da tutti criticata, dell'esclusivo intervento di mercato e una politica delle strutture, allora va considerata, anche sotto questo aspetto, positivamente, tanto più che questi fondi sono intervenuti in un settore, come quello della zootecnia, che si trovava nella situazione che sappiamo. Questi fondi, che oltre tutto rappresentano in minima parte un ristorno di quanto stiamo pagando alla CEE, mi pare che siano una buona cosa.
Comunque noi, mentre riteniamo che appena approvato il bilancio sia possibile procedere all'immediato rifinanziamento della legge n. 45 con le opportune modifiche, pensiamo invece che si possa accogliere parzialmente la proposta del collega Gandolfi nel senso di rinviare a fine giugno il rifinanziamento della legge n. 51 sia per attendere il recupero delle economie realizzate sull'esercizio 1975, sia per apportare alla legge stessa tutti i necessari miglioramenti e le modifiche che l'esperienza ed anche la diversa situazione può oggi suggerire alla meditazione di tutte le forze politiche presenti in Consiglio ed alle stesse organizzazioni professionali.
Si determinerà così quel vuoto di finanziamenti denunciato dal collega Chiabrando: formalmente sì, sostanzialmente no, se si pensa che la legge n.
51 è entrata in vigore a fine settembre. Questi due mesi potrebbero essere una buona occasione di ripensamento.
E colgo anche una richiesta fatta da Chiabrando, quella di eliminare capitoli di vecchie leggi, mi pare che ce ne sia solo uno che riguarda l'Assessorato all'agricoltura, ma anche questo è stato messo come finalizzazione di spesa: si tratta dell'assistenza tecnica. Adesso si pu attingere di lì nel rifinanziamento della 51 per finanziare l'assistenza tecnica in una forma nuova e diversa.
Ancora una risposta la devo al Gruppo della D.C. per quanto riguarda le 12 leggi presentate e che sarebbero in sofferenza: 4 sono già state assorbite da altrettanti disegni di legge della Giunta, uno dei quali approvato, quello del premio di permanenza ecc. e compreso nell'applicazione delle direttive e che credo incontri l'adesione di tutti quella per l'Associazione dei produttori zootecnici è già all'esame quasi conclusivo della Commissione; quella dell'assistenza farmaceutica è già realtà; il Centro di riproduzione animale, è una scelta di questa maggioranza e noi non intendiamo costituire altri enti, ce ne sono già troppi. L'Istituto zooprofilattico è diventato un istituto regionale. E' in corso di predisposizione la legge per le Regioni Piemonte, Liguria e Val d'Aosta per gli adempimenti di cui alla legge nazionale che lo ha regionalizzato. Si prevede un'azienda autonoma all'interno di questo istituto, a cui garantiremo la presenza, nel Consiglio di amministrazione degli allevatori, nelle forme che il Consiglio deciderà essere le più opportune. Sul piano concreto poi è in corso una nuova pratica per il rifacimento per un importo di un miliardo e 500 milioni sul FEOGA e se non sarà finanziato dal FEOGA sarà finanziato dalla Regione.
Per quanto riguarda la legge sull'urbanistica rurale per la Giunta ha risposto il prof. Astengo, ancora recentemente in sede di interpellanza: c'è l'impegno di esaminare questo problema congiuntamente nella VI Commissione e nella II. L'Assessore Astengo ha detto più di una volta che compiuto questo esame, la Giunta valuterà se e come inserire, alcune delle esigenze previste nel disegno di legge, nella nuova legge per l'urbanistica della nostra Regione.
Naturalmente il problema non si risolve solo così, ma con una politica nuova e diversa. Ed io prendo atto che anche da parte del collega Chiabrando c'è stata una presa di coscienza su questo problema, perché chi ha sottratto le aree agricole migliori all'agricoltura è lo sviluppo industriale caotico che abbiamo avuto, sono le autostrade alle quali, non più di un anno fa, eravamo noi ad opporci, non certo il collega Chiabrando.
Ci occuperemo anche dei funghi, per l'importanza che possono avere. Per il resto si tratta di valutare fino a quando la Regione debba sostituirsi allo Stato. E io credo che con i limiti che emergono da questo bilancio la Regione non possa continuare a sostituirsi allo Stato.
Ciò che è certo è che la Regione Piemonte, la sua maggioranza, tutto il Consiglio, credo, si troverà sempre schierata a fianco dei coltivatori, a sostegno del loro giusto diritto alla parità sanitaria, assistenziale e previdenziale.
Tralascio ogni polemica spicciola per concludere affermando che non è vero che manchi un'anima a questo bilancio, come è stato detto. Le scelte prioritarie ci sono e sono precise: agricoltura, trasporti, ecologia assistenza. E sono precise per quanto riguarda l'agricoltura: l'allargamento delle basi produttive, lo sviluppo dell'irrigazione, il recuperò delle terre incolte, i piani zonali.
E il veicolo del nuovo sviluppo, lo strumento per la riorganizzazione e la ristrutturazione della nostra agricoltura è stato individuato attraverso l'associazionismo e la cooperazione.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Rivalta, vorrei che concertassimo il modo di condurre avanti i lavori. Sono previste repliche dell'Assessore Rivalta, del Vice Presidente Libertini, del Presidente della Giunta Viglione, ed una precisazione dell'Assessore Simonelli. Seguiranno poi le dichiarazioni di voto e infine il voto sul bilancio. Se tutti conterranno i loro interventi in limiti ragionevoli, con repliche non eccessivamente ampie e dichiarazioni di voto contenute in una decina di minuti - sarà forse possibile concludere i lavori nella tarda mattinata, rinunciando alla ripresa pomeridiana.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale

La discussione svoltasi nelle ultime settimane sul problema della casa in Commissione e in Consiglio, in occasione dell'approvazione delle leggi per le agevolazioni alle cooperative indivise e per avviare una politica di risanamento dei centri storici, avrebbe potuto costituire ragione sufficiente di chiarimento delle posizioni della Giunta ed anche delle posizioni dei vari Gruppi in Consiglio regionale su questa questione e attorno al problema dell'attività in generale nel settore dell'edilizia.
Il fatto che questi argomenti siano stati ripresi nel dibattito sul Bilancio, come riferimento per esprimere ragionamenti e convincimenti, ma anche in forma, in taluni casi, strumentale, impone alla Giunta una sia pur breve replica.
Questa replica non può partire se non dalla ulteriore conferma che il problema edilizio è certamente uno dei più gravi, riguardando uno dei settori in cui è necessario intervenire oltre che per ragioni specifiche anche per indurre stimoli all'intero sistema economico produttivo.
Ciò detto, non possiamo però non tener conto anche della dimensione con cui si presenta il problema della casa. Voglio qui ribadire quanto già ho detto altre volte in Consiglio, nonché alle forze sociali e alle forze sindacali: la dimensione di questo problema non è assolutamente commisurabile alle possibilità di intervento consentite dai bilanci della Regione. Le indagini che sono state svolte nel passato - ricordo la prima condotta dal collega Cardinali, quando era Assessore all'Urbanistica - le stime che noi abbiamo fatto in questi giorni ci dicono che per affrontare il problema della casa con serietà nella nostra Regione (pur limitando prioritariamente e esclusivamente gli interventi al risanamento delle condizioni abitative, e al soddisfacimento dei fabbisogni addizionali dovuti all'incremento di popolazione, escludendo ogni intervento che esula da questi fini), costituisce un impegno che non può essere affrontato senza ingenti interventi finanziari anche da parte pubblica e dello Stato (senza dei quali non è possibile affrontare la soluzione del problema della casa per le fasce di minor reddito) e che non può essere affrontato che in tempi molto lunghi (così lunghi da non rientrare nei tempi entro i quali si definisce normalmente un piano economico).
Le valutazioni, inserite anche nella relazione, consentono di dedurre che solo con una politica rigorosa, che affronti i problemi prioritari (quelli di fabbisogno più emergente, più drammatico), riusciremo a contenere in venti-trent'anni i tempi per risolvere il problema della casa secondo i modelli oggi assunti come ottimali. Si richiedono finanziamenti complessivi di 6-7 mila miliardi, che sono assolutamente al di fuori delle possibilità di intervento della Regione. Tutto ciò, per altro, è fuori non solo della portata economica, ma anche delle attuali competenze della Regione. La. Regione ha competenze assolute, di cui dev'essere ritenuta diretta responsabile, nelle materie dell'art. 117 della Costituzione. Se non operassimo nel modo migliore, più soddisfacente, prioritariamente nell'ambito delle materie di competenza assoluta, otterremmo giusta riprovazione dalla comunità regionale - non solo noi come Giunta, ma il Consiglio nella sua interezza - e introdurremmo un meccanismo di non credibilità nella stessa istituzione regionale, in quanto essa finirebbe con il non assolvere impegni che sono di sua totale pertinenza.
In materia edilizia, la Regione è delegata, per ora, ad atti inerenti la localizzazione e l'attuazione degli interventi finanziari nazionali. E' pur vero che una sentenza della Corte costituzionale gli ha riconosciuto capacità di intervento, ma ciò non costituisce competenza diretta e piena.
Avere competenza diretta comporta avere anche i finanziamenti per poter intervenire; in altre parole, avere competenza diretta nel settore della casa significa disporre di finanziamenti commisurati all'entità degli interventi necessari.
Voglio ribadire con estrema chiarezza questi concetti, che ho già sostenuto, come dicevo prima, in questo Consiglio, come nei rapporti con le forze sociali e con le forze sindacali, poiché sono convinto che quando in una azione rivendicativa si assume un interlocutore che non può rispondere si fa solo della demagogia, e d'altro lato si compie un'azione strumentale contro la Regione. Anche se spinti da buone intenzioni e da buona fede anche se gli elementi di strumentalizzazione non sono a livello di coscienza,in questi casi si finisce con gettare discredito sulle istituzioni, il che non giova, ed oggi in particolare non favorisce la ripresa politica ed economica del nostro Paese, e non costruisce una capacità di intervento reale sui problemi.
Ancora nell'ultimo incontro con le organizzazioni sindacali abbiamo detto con estrema chiarezza - e riteniamo di essere stati compresi - che impostare esattamente la battaglia sul problema della casa equivale alla rivendicazione di un diverso utilizzo delle risorse complessive nazionali.
Se la si imposta in modo sbagliato, con un interlocutore non in grado di rispondere, si pone in gioco la stessa credibilità del movimento rivendicativo, la stessa credibilità del movimento sindacale, che si mostrerebbe incapace di individuare i reali interlocutori. Addirittura potrebbe sembrare, questa, una forma surrettizia di iniziativa, per nascondere impossibilità, incapacità di lotta al giusto livello.
Ecco le ragioni di fondo che richiedono che l'atteggiamento della Regione, sia collocato sempre giustamente. I Consiglieri che hanno fatto parte della passata legislatura sanno che io ho sempre sollevato questa questione: il Gruppo comunista aveva preso iniziativa di una proposta di legge per la casa, nel momento in cui la Giunta aveva presentato un proprio disegno che noi ritenemmo non indirizzato nella maniera giusta, ma già allora dicendo chiaramente che doveva trattarsi di un intervento della Regione straordinario e suppletivo di interventi statali allora del tutto assenti.
La questione della casa va posta con estrema chiarezza, senza demagogia, senza intenzione di coprire responsabilità altrui. D'altra parte, rispetto a quel momento (fine del '74) la situazione è modificata sia pur limitatamente. Ricordo concisamente alcuni fatti. Dopo carenze di anni, lo Stato ha sentito questo problema nel 1975, ed il Parlamento ha deciso un intervento finanziario con le leggi 166 e 492, che per la Regione Piemonte ha significato circa 200 miliardi; inoltre un intervento per l'edilizia scolastica (abbiamo avuto in questo mese assicurazione circa l'attribuzione dei fondi) di 42 miliardi. Sono fondi pubblici, che provengono da decisioni nazionali, la cui attuazione è compito della Regione; sono parte quindi della politica della Regione, e non estranei.
Se esaminiamo il Bilancio regionale si evidenzia che nei settori di intervento di competenza diretta della Regione, l'entità degli interventi è ben più ridotta di quanto non siano gli interventi nel settore della casa ora consentiti dai finanziamenti dello Stato.
Ciononostante, l'attuale Giunta regionale oltre a sostenere ed affiancare l'azione rivendicativa nei confronti del Governo e del Parlamento, ha continuato autonomamente il discorso della casa, proponendo un intervento, approvato poi dal Consiglio, che non si ponesse come semplice espansione di quello dello Stato, ma che assumesse significato operativo complementare, esemplare e innovativo. Per questo appunto la legge n, 39 ha ripreso le agevolazioni alle cooperative indivise già votate nella passata legislatura e poi non divenute operanti per la mancata approvazione dell'intera legge regionale sull'edilizia. Ha ripreso queste agevolazioni perché le cooperative indivise, sorte in ragione delle leggi 865, 166 e 492, hanno bisogno di questi sostegni, altrimenti non potranno rispondere ai fini sociali per cui sono istituite.
Piuttosto che polemizzare attorno a questo problema, direi che dovremmo invece prendere coscienza dell'atteggiamento veramente negativo assunto dal Ministro Colombo, che la settimana scorsa, con un decreto (che, peraltro appare illecito perché con esso si vuole modificare una disposizione di legge) ha elevato dell'1% il costo del denaro per tutti i soggetti attuatori dell'edilizia convenzionata finanziata con la 166 e la 492. Direi che il problema va posto nei confronti, di nuovo, di chi ha la responsabilità della politica della casa, e cioè del Governo e del Parlamento. Noi siamo intervenuti per agevolare la cooperativa a proprietà indivisa riducendole il costo del denaro troppo elevato fissato dalle leggi nazionali, per consentire che essa possa sorgere e possa avere una presenza anche nella nostra Regione e svolgere una funzione di carattere sociale: il Ministro Colombo aumenta addirittura dell'1% quel tasso del denaro già così oneroso per la cooperativa indivisa, come per gli altri soggetti.
La legge 40, sul risanamento, predispone 4 miliardi e mezzo per l'acquisizione, 3 miliardi per il risanamento (in totale 7 e mezzo). A questi in bilancio si aggiungono ora due miliardi reperiti nel corso della discussione in I Commissione, che portano a 9 miliardi e mezzo l'operatività di questa legge finalizzata al risanamento. Con i 4 alle cooperative indivise si arriva a 13 miliardi e mezzo. Se si tiene conto che, sempre nel settore edilizio, circa 14 miliardi sono stati destinati alla costruzione di asili nido, i miliardi impegnati nel settore edilizio salgono a circa 28. Siamo cioè vicini all'impegno di spesa di 40 miliardi della legge nel settore edilizio della passata legislatura respinta dal Governo.
La Giunta si è anche impegnata, dopo averlo avviato con la legge 40, ad ampliare l'intervento di carattere esemplare rivolto al risanamento dei centri storici. Essa proporrà al Consiglio - questo aspetto sarà argomento di dibattito in occasione della discussione sul Piano regionale di sviluppo di estendere questo impegno per il risanamento non soltanto per i tre anni ora previsti, ma sino all'80, per un impegno di legislatura che vede inoltre accresciuti i fondi già previsti dalla legge 40, almeno di 5-6 miliardi per ogni anno. Un programma entro il quale potrà collocarsi l'intervento richiamato dal Consigliere Picco, proposto all'unanimità dal Comune di Torino, e potranno collocarsi anche interventi, complessivamente all'incirca della stessa entità di quello richiesto dal Comune di Torino in altre città del Piemonte (con ciò rispondo alla richiesta fatta dal Consigliere Petrini). La Giunta si assume questo impegno e sottoporrà al Consiglio la proposta di rifinanziamento della legge 40, per il periodo dal 1977 all'80 per dar vita a questo programma di intervento.
Desidero rimarcare come questa Giunta abbia accentuato politicamente e culturalmente il carattere dell'intervento regionale in edilizia, in direzione delle operazioni di risanamento a fini sociali. Questo è un fatto nuovo. In passato si sono effettuate operazioni di risanamento, solo ad opera di operatori privati, con intenti palesemente speculativi che hanno portato alla estromissione definitiva dagli edifici riattati di coloro che vi abitavano. Ora, invece, si opera con l'intenzione di risanare gli edifici perché del miglioramento possano godere gli abitanti attuali, le famiglie che vivono in questi locali malsani. In ciò sta il significato positivo dell'intervento, valido per i suoi termini qualitativi e non per quelli quantitativi, poiché la Regione non può farsi carico di questo problema nella misura necessaria.
Con ciò voglio dire, senza intenti polemici - cerco sempre di evitare le polemiche - che il nostro comportamento al Comune di Torino sarà ben diverso da quello tenuto dall'Amministrazione comunale passata, in particolare dall'allora Assessore competente, che solo negli ultimi mesi di amministrazione ha rilasciato ben 90 licenze edilizie per il risanamento del centro storico che hanno comportato l'allontanamento di circa diecimila abitanti...



PICCO Giovanni

E' tutto da verificare quanto dici, si tratta di definizioni astratte.



RIVALTA Luigi, Assessore al piano territoriale regionale

Le licenze edilizie sono state concesse per operazioni non certo tendenti a risanare a vantaggio degli attuali occupanti degli edifici, ma presumenti la loro estromissione. Ed i processi in corso lo confermano. Il Consiglio regionale e il Consiglio comunale di Torino intendono ora impostare una linea nuova. Chiedo a tutti i Colleghi di voler riconoscere ciò come innovazione positiva, e invito il Consiglio a constatare lasciando da parte le polemiche, che oggi il Comune di Torino all'unanimità ed il Consiglio regionale, voglio sperare anch'esso all'unanimità (come all'unanimità si è già espresso per la legge 40), impostano esemplarmente qualitativamente se non quantitativamente, una linea di tipo nuovo. Questi sono i dati su cui dobbiamo discutere, su cui dobbiamo confrontarci.
Ma non è questo l'unico impegno che noi assumiamo in rapporto al problema della casa. Intendiamo, intanto, rendere il più possibile efficiente la spesa pubblica, e per questo abbiamo operato - non lo diciamo per farcene un merito, poiché questo è dovere di ogni amministratore - al fine di rendere tutta l'edilizia convenzionata appaltatile entro il 29 febbraio. Ed in effetti è stato così, fatta eccezione per quei rari casi in cui eventi esterni hanno impedito l'avvio dei lavori: la Giunta, coadiuvata ottimamente dall'apparato amministrativo, ha comunque operato in modo che tutte le pratiche fossero espletate per il 29 febbraio.
Certo, ci sono alcune situazioni di grave inadempienza nell'attuazione della politica della casa, che riguardano non la convenzionata ma la sovvenzionata: in particolare riguardano l'Istituto autonomo case popolari di Torino, per il quale esistono circa 50 miliardi di opere da appaltare.
Sono 50 miliardi di opere da appaltare, tenete ben presente, in parte dipendenti dalla legge 865, con finanziamenti che erano stati da anni localizzati con il programma formulato dal collega Cardinali e per un'altra parte dal collega Benzi; 50 miliardi che comprendono parte dei finanziamenti della 166 decisi nel giugno del '75 e di quelli della 492 decisi nel dicembre scorso.
Per questi gravi ritardi siamo intervenuti attraverso colloqui con la nuova Amministrazione dell'Istituto autonomo case popolari della Provincia di Torino. Non possiamo non rilevare il fatto che a questa nuova amministrazione dell'Istituto autonomo case popolari è stata consegnata una condizione di estrema carenza operativa. Proprio ieri ci è stata fatta pervenire una relazione tecnica degli uffici, i quali dichiarano la loro impossibilità a procedere alla progettazione e alle fasi di ingegnerizzazione dei programmi finanziati. Quello che è grave è che la direzione tecnica di questo apparato pubblico abbia lasciato trascorrere dieci mesi, dal giugno del '75, prima di decidersi a dichiarare la sua incapacità a procedere alla progettazione: questo ha impedito di valorizzare la struttura progettuale dell'Istituto autonomo case popolari e impedisce ora di procedere attraverso alla licitazione privata. Ciò ci costringerà, onde evitare che questi 50 miliardi rimangano inutilizzati con perdita di potenziale costruttivo giorno per giorno, a consentire di procedere, su richiesta dell'Istituto, attraverso all'appalto-concorso scavalcando l'apparato tecnico dell'Istituto autonomo per quanto concerne la progettazione.
La nuova Amministrazione, in funzione da dicembre, si fa carico di questa situazione e cerca di porvi rimedio. Ci adopreremo tutti insieme per porre l'Istituto autonomo case popolari in grado in futuro di procedere alla progettazione, ma oggi dobbiamo sottolineare che abbiamo ereditato un Istituto autonomo case popolari che, per direzione politica passata e direzione amministrativa e tecnica, è incapace a progettare le opere relative ai limitati finanziamenti pubblici a sua disposizione.
Desidero ancora accennare, a proposito dell'Istituto autonomo case popolari, alla necessità di rimediare alle situazioni di morosità. Non è assolutamente ammissibile che ci sia una situazione di disattenzione nei confronti del bilancio economico di questo Istituto: non è ammissibile salvo casi eccezionali, che un Istituto autonomo case popolari, che ottiene il denaro al costo del 2%, non sia in grado poi di mantenere il proprio patrimonio. Vogliamo operare seriamente, partendo, come già abbiamo annunciato, da un censimento degli utenti, da una valutazione delle capacità economiche di ciascuna famiglia, per recuperare un rapporto serio fra Istituto autonomo case popolari e utenti, discorso che si è interrotto anche - consentitemi - per una incapacità di direzione politica dell'Istituto, e per la politica clientelare svolta negli anni passati.
In generale, vogliamo creare un clima di più sicure garanzie per tutti gli operatori, quelli pubblici, ma anche per quelli privati.
Non ci illudiamo, infatti, che si possa risolvere il problema della casa solo con l'intervento pubblico. L'operatore privato dovrà avere necessariamente, e anche giustamente, nella società italiana, il suo ruolo in direzione della soluzione di questo problema.
Uno dei primi passi per avviarci in questa direzione consiste nell'eliminare tutte le connessioni fra attività produttiva e rendita (che hanno consentito di mascherare l'incapacità produttiva attraverso la rendita) promuovendo processi pianificati anche per l'intervento dell'operatore privato. Credo che in questo senso, proprio anche sotto questo profilo, vada sottolineato lo sforzo che fa la Giunta, attraverso gli Assessorati alla pianificazione, in particolare quello alla pianificazione e alla gestione urbanistica, per reimpostare le condizioni di base affinché l'operatore privato trovi la sua giusta collocazione e certezza operativa, in relazione alla sua capacità produttiva e non, come in passato, sulla speculazione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Vice Presidente della Giunta, Libertini. Ne ha facoltà.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Debbo, prima di tutto, presentare le mie scuse a tutti i Consiglieri per la mia assenza di ieri, alla quale sono stato costretto da impegni non prorogabili. Il verbale, molto dettagliato, che mi è stato fornito sulla seduta di ieri mi consente egualmente di dichiarare subito che, a mio avviso, il dibattito è stato costruttivo, con alcuni interventi - quelli per esempio, dei Consiglieri Paganelli, Gandolfi, Cardinali particolarmente interessanti, che hanno preparato il terreno per la costruzione di un discorso comune, pur nella diversità, intorno a dei temi non episodico. Mi riprometto anche di rispondere ad alcuni dei quesiti che in questi interventi sono stati posti.
L'interrogativo più impegnativo e serio emerso dal dibattito, dal quale ha preso le mosse anche il collega Paganelli per avanzare una serie di dubbi, di obiezioni ed anche una idea alternativa, programma di emergenza riguarda la domanda: che rapporto c'è fra questo bilancio ed una politica regionale complessiva? Quando si discute un bilancio è questa la questione fondamentale, sta qui il nodo centrale.
Per rispondere a questa domanda partirò da alcuni dati, pochissimi contenuti nei documenti del Piano regionale (che sono pronti e verranno distribuiti prima della prossima seduta di Consiglio), sui quali vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio.
Assumendo il modello demografico dell'IRES (che può essere discusso comunque lo prendo in considerazione per l'ordine di grandezza), e nell'ipotesi, sottolineo, che il tasso di popolazione attiva nella nostra Regione si mantenga al livello del 41% (per la verità, è da anni decrescente), il che non è affatto probabile (badate che già il tasso del 41% comporta una forte emarginazione delle classi femminili), un tasso superiore a quello medio italiano ed in specie a quello delle Regioni meridionali, ma inferiore a quello di tutte le aree forti europee nell'ipotesi che la disoccupazione venga contenuta, all'80 entro il 2,5 che a mio avviso è un po' più che frizionale (oggi e il 5,5%, sono centomila circa i disoccupati); e data per verificata un'ultima condizione secondo me irrealizzabile, che all'80 i flussi immigratori si azzerino secondo l'ipotesi del quadro di riferimento IRES; per raggiungere una condizione di piena occupazione dovremmo creare entro l'80 in questa Regione 134mila nuovi posti di lavoro.
Questi 134mila posti di lavoro credo che tutti ammettano che non possono certo essere trovati né in tutto né in parte nell'agricoltura.
Anzi, la prospettiva è di un ulteriore abbandono del lavoro dei campi anche se l'occupazione in agricoltura ha raggiunto una soglia critica, al di sotto della quale non si può scendere, e si tratta piuttosto di ringiovanire la popolazione agricola, non di ridurla, per cui il fabbisogno di posti di lavoro può se mai essere ancora più grande. E dato che qui credo tutti concordiamo che questi posti di lavoro non si possono creare attraverso una dilatazione della pubblica amministrazione, o del terziario inferiore, e che lo sviluppo, pur necessario, del terziario superiore potrà al massimo compensare una parte dello sgonfiamento del terziario inferiore come forma di sottoccupazione mascherata, emerge in tutta la sua drammaticità, e va additato in questa occasione del dibattito sul bilancio l'imperativo categorico che abbiamo nella nostra Regione di creare 134mila posti di lavoro fondamentalmente all'interno del settore industriale attraverso un rinnovamento e un allargamento della base produttiva.
Però, i programmi dei grandi Gruppi che ci sono stati dei quali diamo conto nei documenti di piano, e che del resto sono stati esposti anche alla Conferenza dell'occupazione e successivamente in altre sedi, non prevedono incrementi dell'occupazione: alcuni - ad esempio la Pirelli - prevedono anzi decrementi, altri prevedono recuperi. Quello della Fiat, ad esempio che è uno dei programmi più dinamici, prevede per il 1980, a certe condizioni, un recuperò dei livelli di produzione del 1973, ma non dei livelli di occupazione. E' facile calcolare che, considerando il turnover ed il recupero dei posti perduti, la Fiat, per tornare nell'80 ai livelli del '73, dovrebbe assumere 60 mila unità, e invece prevede 30 mila assunzioni. Nell'insieme, i programmi dei grandi Gruppi presentano un quadro di stasi o di flessione dell'occupazione, rispetto alla necessità di creare, nella migliore delle ipotesi, 134 mila posti di lavoro.
Ma c'è di più. Nei programmi che i grandi Gruppi ci hanno presentato l'avevo già accennato, ma oggi debbo dirlo più apertamente - è previsto che le assunzioni avvengano tutte in una fascia di mano d'opera scarsamente qualificata, Ciò rimetterà in moto flussi immigratori, specialmente se la situazione meridionale permarrà quale è attualmente, Rendo qui pubblico un dato impressionante che la Fiat ci ha consegnato, su nostra richiesta: la Fiat ha fatto a novembre, sulla base degli accordi sindacali, 1200 assunzioni: di questi 1200 assunti l'80 per cento viene da zone esterne al Piemonte. Avevo già ricordato, del resto, quanto sia difficile trovare tramite l'Ufficio di collocamento, quegli operai di cui la Fiat ha bisogno.
Si aggiunga che i programmi dei grandi Gruppi prevedono mutamenti della collocazione degli impianti, ma nell'arco della conurbazione torinese.
Noi corriamo dunque il rischio - ed è questo il grande problema che la Regione Piemonte deve fronteggiare, il problema dei problemi - di una Regione che diventa regione a disoccupazione, dopo essere stata regione a piena occupazione, ma che anche con una elevata fascia di inoccupati rimette in moto il tradizionale meccanismo di concentrazione nell'area torinese e di immigrazione dall'esterno.
Quando affronteremo la discussione sul Piano, noi indicheremo delle scelte, riprendendo affermazioni che abbiamo fatto alla conferenza dell'occupazione ed anche in altre occasioni più recenti. Nel piano sono state riportate le scelte che noi avanzammo alla Conferenza dell'occupazione e che del resto non sono state in seguito contestate in realtà da alcuno, anzi sulle quali vi è stata una convergenza. Sono scelte che riguardano il rinnovamento dell'apparato produttivo piemontese: sviluppo della produzione dei mezzi di trasporto pubblici, assumendo come obiettivo per l'automobile di tornare ai livelli produttivi del '73 obiettivo auspicabile (secondo il programma Fiat, un programma che da quel punto di vista assumiamo) sviluppo e riqualificazione della produzione dei beni strumentali difesa del settore tessile attraverso una profonda riqualificazione del settore tessile infine, sviluppo di settori nuovi (industria di trasformazione dei prodotti agricoli, per i quali gli studi compiuti in questi mesi, che vi abbiamo anche messo a disposizione, indicano delle possibilità interessanti nella nostra Regione) impegno nella produzione chimica ed elettronica, che sono i due grandi settori traenti nel mondo nei prossimi dieci anni.
Un programma complessivo, dunque, di rinnovamento dell'industria che parte dal Piemonte ma si allarga a grandi scelte nazionali. E quando parlo di scelte nazionali riaffermo anche l'impegno meridionalista: per alcuni settori non chiediamo la localizzazione in Piemonte; pensiamo, per esempio che elettronica e chimica secondaria, per le quali già nei documenti che vi sono stati distribuiti, ma poi nel piano, sono fatte proposte precise ed analitiche all'interno, anche scelte produttive, possano avere localizzazione fondamentale nel Sud, nel quadro del programma nazionale, ma con benefici effetti anche nel Nord.
Voglio poi sottolineare un punto molto importante, raccogliendo anche considerazioni che ho sentito fare fuori di quest'aula, per esempio dal Consigliere Gandolfi nel dibattito al Convegno repubblicano: la necessità di vedere in una ottica nuova il problema dei servizi sociali. Perché la scelta che noi ci troviamo a fare, in Italia e qui in Piemonte, è una scelta limpida da questo punto di vista. Se noi dobbiamo rinnovare ed ampliare la base produttiva, abbiamo bisogno non solo di rimettere in moto un meccanismo di investimenti privati cospicuo - ed è il grande problema ma abbiamo bisogno di innescare una spesa pubblica importante e qualificata in questa direzione. Non esistono prospettive di rinnovamento e di espansione dell'apparato industriale senza un intervento pubblico cospicuo.
Pensate, per esempio, a tutta la ricerca: la facciamo in un quadro di risorse limitate e partendo dalla condizione di indebitamento dello Stato e degli Enti pubblici che conoscete, in una condizione nella quale i servizi sociali sono già troppo costosi per la collettività.
Qui c'è una scelta strategica da fare, e io voglio dichiarare con molta forza che questa scelta strategica, che non può fare da sola, perché deve essere una scelta nazionale, la Regione Piemonte la assume all'interno della sua politica e la propone alle altre Regioni, al Governo ed allo Stato: è la scelta di una riqualificazione complessiva della spesa pubblica, che segue due filoni: 1) concentrare la spesa pubblica in direzione dell'investimento riducendo le spese di automantenimento dell'apparato statale 2) utilizzare diversamente le somme investite nei servizi sociali, nel quadro di una riforma.
Noi parliamo di un programma di deistituzionalizzazione dei servizi sociali che ha questo senso: per intenderci, il problema non è di costruire ancora molti ospedali, ma di farli funzionare in modo diverso, nel quadro di un sistema sanitario diverso. Questa è la scelta che abbiamo davanti che è una scelta di rigore, non una scelta di facilità, non può essere la scelta del più uno o dello spostamento di una lira o di un miliardo o di mille miliardi da un capitolo all'altro della spesa, ma è una scelta strategica complessiva estremamente rigorosa in questa direzione.
Se questa è la scelta che noi facciamo - e che sul piano economico sarà discussa con molta chiarezza, perché avremo tre mesi di dibattito nella comunità piemontese - quel che noi dobbiamo veder di capire è in quale misura il bilancio che la Giunta ha presentato e che abbiamo discusso ieri rientra in questa logica. Io dichiaro subito che l'affermazione che Simonelli ha fatto nella sua relazione va assunta come un punto fondamentale: questo è, signori Consiglieri, un bilancio di transizione.
Ciò per molte ragioni. Anzitutto, bisogna proprio non sapere neppure che cosa è un bilancio per pensare che il bilancio del '76 sia una cosa nuova rispetto al bilancio del '75, non tener conto che c'è un vincolo di continuità tra i bilanci. Noi dobbiamo peraltro davvero bandire l'improvvisazione, per la quale nell'economia si operano interventi immediati che cambiano lo scenario. L'economia non sopporta i salti, più ancora della natura: richiede una politica costante, che attraverso una serie di misure graduali orienta diversamente i grandi flussi, Ma poi, in un bilancio, il rapporto di continuità è oggettivo, e nel nostro caso ancora maggiormente. Perché, signori Consiglieri, il '75 è stato, per i Consiglieri che erano su questi banchi prima delle elezioni e per quelli di noi che sono venuti dopo, un anno di intensa produzione legislativa, e credo anche produzione legislativa non cattiva, che ha impegnato il bilancio della Regione non solo per il '76, ma anche per anni a venire, e lo ha fatto in assenza di una programmazione, anche se questa si sarebbe dovuta avviare già dagli anni scorsi Per cui il bilancio per il '76, che noi abbiamo approntato, non riguarda solo le previsioni di entrata e di spesa per il '76, ma inciderà su quelle fino al 1980. Già il presente bilancio è caratterizzato da una rigidità enorme: chi l'ha redatto è stato fortemente condizionato dal fatto di dover prima di tutto segnare in uscita le voci, e sono molte, già impegnate. Questo è un primo motivo per cui questo bilancio non è, non pu essere, interamente nuovo.
Secondariamente, la riforma della legge di contabilità dei bilanci regionali non è stata ancora realizzata, e noi quindi facciamo un bilancio impostato su uno schema vecchio e non praticabile.
In terzo luogo, lo Stato non ci ha fatto ancora conoscere neppure la dimensione esatta delle entrate, e ci fa mancare - è già stato sottolineato, ma giova ribadirlo - i mezzi essenziali per il funzionamento della Regione.
Detto questo, voglio precisare che a chi mi domandasse se la Giunta riconosce la sua politica in questo bilancio, non avrei alcuna esitazione e credo che nessuno potrebbe trovarvi motivo di scandalo, a rispondere di no. Sarebbe assurdo che una Giunta nata nell'agosto '75 si riconoscesse in un bilancio del 1976. Ciò che noi troviamo nel bilancio '76 di corrispondente alla nostra politica, è l'inizio di un cambiamento, Noi crediamo che, con tutti gli errori che sono possibili - del resto, credo che dei suggerimenti che sono emersi dalla consultazione qui alcuni saranno accolti, e lo annuncerà il Presidente della Giunta a chiusura di questo dibattito - si potrà difficilmente contestare che il bilancio '76 segni un primo passo in una certa direzione.
Non c'è dubbio, infatti, che se non ci si limita alla distinzione classica fra spese correnti e spese di investimento (non molto logica perché, ad esempio, dove collocheremmo i mutui, in quelle correnti o in quelle di investimento? E' noto che ci sono delle voci che sono tipicamente di investimento che, per la legge di contabilità, figurano fra le spese correnti), e ci si riferisce all'altra classificazione, che nella relazione della Giunta è presentata nelle tabelle che conoscete, ci si accorge che nel '76 sono state contenute le spese di automantenimento della Regione ed è stato ampliato lo spazio per le spese al servizio dello sviluppo della collettività. Questo il primo criterio, realizzato però, a mio avviso, in modo non sufficiente perché il bilancio ha i vincoli che conoscete, ma comunque realizzato.
Inoltre, come diceva ieri il Consigliere Cardinali, nel bilancio, a ben guardare, troviamo rispettate, nella quantità e nella qualità, alcune priorità fondamentali che si erano indicate: agricoltura, trasporti servizi sociali; per la qualità mi riferisco all'orientamento dei servizi sociali.
All'interno delle voci di spesa - ecco una novità che voglio sottolineare - al di là della classificazione per capitoli, che era una classificazione vecchia e ormai inadeguata, abbiamo un primo tentativo di aggregazione della spesa per progetti.
Mi limiterò a qualche esempio, avviandomi rapidamente alla conclusione.
Trasporti. In materia di trasporti, non si prevede più una spesa disordinata, ma una spesa riferita ad un piano autobus, che noi realizziamo a livello regionale.
In fatto di ecologia, un tema che forse in questo dibattito non ha avuto adeguato rilievo, mentre anche dei giornali economici seri hanno sottolineato l'importanza dei capitoli di bilancio riservati a questo scopo, noi realizziamo soprattutto due importanti progetti: il piano delle discariche controllate e la sistemazione dei bacini idrogeologici. Si tratta di progetti organici, che ineriscono all'agricoltura.
L'industria, apparentemente, nel bilancio figura poco: all'Assessorato sono riservati solo 5 miliardi. In realtà, chi legge tra le righe del bilancio, come occorre fare, si accorge che nel bilancio e negli atti della Giunta che l'accompagnano, comincia ad esserci l'inizio di una politica industriale. Non solo perché - qui lo voglio ribadire con forza, per oggi e per il futuro - la Giunta ha iniziato una esperienza molto interessante di intervento nella politica industriale, creando un Assessorato nuovo in cui sono accorpati l'Industria ed il Lavoro, visto che l'Assessorato all'Industria interviene ormai largamente nella gestione degli incentivi visto anche che la gestione delle vertenze, secondo una strategia, è raccordata alla politica industriale, che la Regione, dunque, si presenta come interlocutore. Infatti, vi sono poi gli atti concreti.
Stanno per mettersi in moto le quattro aree attrezzate (domattina avremo l'ultima consultazione, quella per l'area di Mondovì), dopo di che saremo in grado di riferire in Consiglio sul modo e le condizioni nelle quali la Giunta, in rapporto con tutti gli operatori sociali, intende dare avvio nei prossimi mesi alle quattro aree attrezzate: Vercelli e Casale che sono le più mature, Borgosesia e Mondovì.
Dopo aver varato la legge sulla Finanziaria, stiamo per realizzarla. E io qui dò al Consiglio con molta soddisfazione, questo annuncio: che intorno al tavolo della Giunta abbiamo riunito le quindici banche più importanti (oltre alle tre coinvolte nella Tesoreria) e lunedì prossimo conosceremo gli impegni finanziari in direzione della Finanziaria, che saranno certamente importanti, da parte di queste grandi banche. Al tempo stesso, le organizzazioni industriali del Piemonte ci hanno dichiarato che intendono impegnarsi nella Finanziaria al massimo livello. Diamo inizio dunque, ad una operazione di grande rilievo, ed io in questo sono d'accordo con quel che ci è stato detto, negli incontri che abbiamo avuto, anche dal Presidente della Federazione industriali: in una situazione di crisi è giusto che la Finanziaria nasca come una grande sfida ed una grande scommessa che il Piemonte fa sul suo futuro.
Anche nel campo socio-sanitario, al di là delle cifre di spesa, siamo per la prima volta di fronte ad un progetto complessivo, e l'Assessore Rivalta ha appena spiegato come persino nel settore della casa, nel quale voglio sottolinearlo, noi surroghiamo delle competenze che non sono nostre si avvia una spesa qualificata in certe direzioni.
Il punto dolente del bilancio - lo debbo dire, raccogliendo le osservazioni che sono state qui fatte da parecchi Consiglieri, e con ci non mi sento affatto in contraddizione con quanto diceva prima l'Assessore Ferraris - è l'agricoltura. Noi vi dedichiamo delle somme importanti secondo gli impegni che abbiamo preso, che corrispondono alle scelte di priorità. Ma nel bilancio dell'agricoltura - non c'è alcun intento polemico nella mia affermazione - guardata con occhio rivolto al futuro, non al passato, mentre qui è forse più difficile che per qualsiasi altro capitolo di spesa fare il salto da una vecchia politica ad una nuova. Sono convinto d'accordo con Ferraris, che a ben guardare vediamo nel bilancio del '76 ancora, e nell'esercizio di questi mesi, il trascinarsi di una vecchia politica che abbiamo chiamato degli interventi a pioggia. Si è vincolati è inutile nasconderselo - da leggi precedenti, da strutture esistenti.
Però, io pregherei i Consiglieri di osservare, per aiutarci ad andare in questa direzione, come nel bilancio per il '76 vi sia in campo agricolo - e il piano lo chiarirà maggiormente - il primo tentativo di raggruppare la spesa in direzione di alcuni progetti e di collegare questi progetti con voci di spesa di altri Assessorati. In questo senso io giudico il bilancio '76 un bilancio di transizione, frutto del lavoro della Giunta, ma, lo dichiaro apertamente, frutto del dibattito che è avvenuto continuamente in quest'aula, frutto della Conferenza sull'occupazione, frutto di un rapporto complessivo.
Prima di chiudere il mio dire, mi preme confermare, in un momento in cui sui giornali si accavallano voci di vario genere, che la linea che questa coalizione, oggi allargata all'Unione Liberale Democratica, si è data è una linea che noi intendiamo fermamente proseguire. La Giunta è nata con 30 Consiglieri su 60; oggi ne ha 31 su 60. Ma voi sapete che noi non abbiamo mai considerato né i 30 né i 31 una soglia invalicabile: una maggioranza, anche un po' più ampia della nostra, che pensasse di governare da sola una Regione come il Piemonte, commetterebbe il più fatale degli errori. La linea che noi abbiamo seguito, e che seguiremo con anche maggiore forza, è una linea che ci porta a governare questa Regione in un rapporto vivo con tutte le forze politiche democratiche ed antifasciste presenti in questo Consiglio. Questo contributo c'è stato, in questi mesi e a mio avviso è riflesso anche nel bilancio, sarà riflesso nel piano. Io mi auguro che si sviluppi ancora. Ed è una linea che punta ad un rapporto con le parti sociali.
In questi mesi si sono levate, a volte, voci di scandalo perché una Giunta composta di socialisti e di comunisti aveva rapporti di dialogo importanti con i maggiori Gruppi industriali che operano nella nostra Regione. La realtà è che nel momento in cui la Regione, una Regione come il Piemonte, governata da socialisti e comunisti, e oggi ai socialisti e ai comunisti si è unita una forza piccola ma a mio avviso significativa nell'arco sociale come l'Unione liberal-democratica, sarebbe un grave errore pensare che l'avvento, attraverso questa Giunta, delle forze del movimento operaio alla direzione della Regione voglia dire l'aprirsi di un'epoca di lacerazioni, di scontri, di contrapposizioni frontali. La Giunta non può dimenticare, come non può, credo, dimenticare il Consiglio che noi rappresentiamo qui non un milione o due milioni di elettori, ma tutta la popolazione del Piemonte: ci facciamo carico dei suoi problemi, e governare in modo diverso ci farebbe oggetto di osservazioni e critiche.
Avremo poi l'occasione di dimostrare che sappiamo anche apportare ad una legge le revisioni che la comunità piemontese ci chiede: perché non facciamo questioni di prestigio, ma facciamo questioni di sostanza.
Noi siamo qui mi ricollego, concludendo, al punto dal quale sono partito - di fronte ad un grande e drammatico problema, ad una grande sfida che ci viene dalla realtà. Per fronteggiare questa sfida e questo problema dobbiamo riunire le forze. Stiamo per affrontare quasi certamente inevitabilmente, una campagna elettorale, che sarà caratterizzata dagli scontri propri di tutte le campagne elettorali. Ma io sono profondamente d'accordo con quello che in alcune occasioni in questi giorni hanno proclamato e detto i Consiglieri che siedono su questi banchi, ad esempio quelli del Partito repubblicano: stiamo attenti, perché, al di là dello scontro elettorale, l'area dei problemi rimane quella che è, e noi dobbiamo guardare lontano, sia dal punto di vista nazionale, sia dal punto di vista della Regione. Questa Regione potrà affrontare la sfida drammatica che ci pongono i fatti soltanto se riuscirà a realizzare una seria e stabile politica di unità ed alleanza delle forze democratiche ed antifasciste.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, in questi giorni di dibattito, un dibattito ricco di apporti costruttivi anche se talvolta critici, è emersa l'immagine di una Regione profondamente collegata alla realtà esterna, aperta ai problemi della società e dell'economia in questo particolare momento di profonda crisi.
Fra i tanti apporti, tutti qualificati, vanno segnalati anche quelli critici. Uno di questi è costituito dall'affermazione che il bilancio presentato da questa Giunta sia sostanzialmente simile a quello del 1975.
Riteniamo che questo non sia vero.
Come è stato chiaramente affermato nella relazione introduttiva, questo è un bilancio di transizione, in quanto non è ancora stato definitivamente redatto il piano regionale cui riferirsi, né il bilancio pluriennale programmato, di cui un bilancio di previsione annuale dev'essere l'articolazione. Questi importanti documenti sono in fase di avanzata elaborazione - il primo volume avrebbe potuto essere consegnato già oggi l'altro sarà pronto nella prossima settimana -, e la Regione intende adempiere a questo impegno quanto prima.
Il bilancio di previsione 1976 - dico questo anche per confutare una critica che è riecheggiata in vari interventi - è un bilancio profondamente realistico, redatto tenendo conto della realtà economica ed occupazionale della nostra Regione. Donde l'espansione del bilancio in quella direzione.
Le forze che compongono l'attuale maggioranza, da sempre, dall'inizio della nuova gestione della Regione, sono state sensibili ai problemi dei lavoratori e ne hanno appoggiato totalmente e costantemente le rivendicazioni. Ecco l'ottica in cui si muove, prima d'ogni altra cosa, il bilancio. Esse si sono poste anche in questa occasione l'obiettivo di far corrispondere l'impegno della Regione - il collegamento è proprio - alle giuste esigenze attuali dei lavoratori (teniamo presente: centomila disoccupati, centoquarantamila in Cassa integrazione o che hanno comunque toccato problemi di Cassa integrazione), nel tentativo di fare scelte che avvicinassero sempre più le istanze delle masse popolari del Paese alle istituzioni, per l'attuazione di una effettiva democrazia. E concordiamo pienamente, sotto questo aspetto, con l'intervento del Capogruppo Berti, e ne rileviamo l'importanza: non è soltanto un problema di cifre, di pura finanza, o di puro intervento, quanto piuttosto l'attuazione di una effettiva democrazia, che tenda a realizzare un livello sempre più alto di società civile nel nostro Paese, nella nostra comunità regionale.
In questo contesto si collocherà il Piano regionale di sviluppo nell'intento di definire in modo compiuto l'azione che la Regione potrà sviluppare peri vari settori di competenza, pur tenendo presente la situazione di incertezza in cui noi oggi ci troviamo, derivante dalla situazione politica generale, dalla non conoscenza delle deleghe che accompagneranno la riforma, il riordinamento dello Stato e quindi delle Regioni (La famosa legge 382, su cui non voglio soffermarmi, ma di cui si è discusso).
Auspichiamo altresì che la definizione dei compiti, che noi attendiamo (è certo che noi ci collochiamo nella previsione di un governo che sotto questo aspetto e sotto molti altri sia diverso), si accompagni alla messa a disposizione delle Regioni degli strumenti operativi. Ci riferiamo specificamente alla legge sulla contabilità e riforma della finanza locale lungamente attesa e sollecitata, e che, stando a notizie che ci sono giunte ieri, avrebbe trovato la conclusione del suo iter parlamentare.
Certamente non è facile, nella situazione in cui ci troviamo, con le variabili cui noi siamo soggetti, elaborare un piano regionale, in mancanza, anche, di efficienti indicazioni programmatiche da parte dell'autorità statale, e nel vuoto di programmazione socio-economica esistente nella politica nel nostro Paese.
Vorrei qui subito rispondere a quanti hanno rilevato, a nostro giudizio non giustamente, che questa Amministrazione si contrapporrebbe allo Stato evidenzierebbe delle carenze statali gravi, al fine di non intervenire correttamente con le possibilità regionali. Ma allora come mettiamo questa osservazione quando più volte, proprio in questa sede, ho fatto rilevare la correttezza dei rapporti che questa Amministrazione ha sempre avuto sia con gli organi statali sia con la rappresentanza che noi oggi abbiamo in Piemonte. E' noto a voi tutti che attraverso una serie di corretti rapporti, sia con il Governo, sia con la sua rappresentanza, abbiamo risolto una quantità di importanti problemi della nostra Regione. Noi non alimentiamo alcuna rissa, ma poniamo un rapporto corretto fra Stato e Regione.
La Giunta, dunque, non si pone in posizione di contrasto con l'Amministrazione centrale, ma in posizione di collaborazione, di autentico corretto dialogo, nell'intento di colmare i vuoti politici che si sono palesati in modo sempre più ampio in questi ultimi mesi.
Questo atteggiamento è stato più volte concretamente dimostrato, non solo dalla Regione Piemonte, ma da tutte le Regioni, che hanno discusso con il Ministro per l'attuazione delle Regioni, con il Governo in generale, per la definizione di compiti, di funzioni e di scelte che la pubblica Amministrazione deve assumere nel nostro Paese (cito gli incontri con il Presi dente del Consiglio Moro, con il sen. Morlino, in Parlamento, con il Capo dello Stato).
Non è, quindi, un bilancio di ordinaria amministrazione, ma un bilancio nel quale, nei limiti delle purtroppo scarse risorse disponibili, si sono individuati degli interventi che contribuiscono ad aggredire i problemi fondamentali dell'attuale momento economico.
Si tratta, pertanto, di interventi che possono essere interpretati in funzione anticongiunturale - e qui viene avanti il discorso con la rappresentanza del Partito repubblicano -, ma che corrispondono a scelte di fondo già indicate nel momento della costituzione della Giunta, prospettate dal Piemonte al Governo in occasione del varo dei decreti anticongiunturali del luglio scorso, n. 376 e 377, confermate dal costante impegno della Regione e che tendono, nella loro globalità, alla difesa dell'occupazione.
Questo è il primo collegamento che noi dobbiamo realizzare concretamente.
Alcune voci dell'opposizione hanno sostanzialmente approvato la scelta di fondo operata con il bilancio, condividendo una certa espansione di taluni capitoli di spesa per la soluzione dei problemi di fondo della nostra economia.
Altri hanno fatto sentire la loro voce contraria, assumendo, a nostro avviso, una posizione che non garantisce il ruolo fondamentale che le Regioni hanno di contribuire alla realizzazione di chiare e definite linee di politica economica, in un'ottica dell'impegno degli Enti locali.
Il dibattito ha sottolineato ancora quali siano i settori fondamentali già peraltro indicati nel bilancio come particolarmente caratterizzanti l'impegno della Regione, in quanto capaci di contribuire allo sviluppo di taluni comparti dell'economia.
Tra questi settori - non occorrerebbe neppure citarli, perché già su di essi si è discusso ampiamente in questi due giorni - vi è l'Agricoltura per la quale si sono sentiti interventi, da parte dell'opposizione, in certa misura contrastanti tra di loro.
Si è sollecitata una maggior qualificazione dell'impegno della Regione in corrispondenza all'esigenza di un intervento non generalizzato e superficiale, e quindi scarsamente produttivo, ma volto al miglioramento delle strutture produttive, dei rapporti di mercato, dell'efficienza organizzativa dell'intero settore. Questa impostazione è quella fatta propria dalla Giunta fin dall'inizio dell'attività, nell'agosto scorso: essa ha attivato subito l'Ente di sviluppo agricolo, nell'impegno di realizzare gradualmente, attraverso i piani agricoli zonali, una concreta politica delle strutture.
Un secondo impegno è costituito dall'opzione dichiarata a favore della cooperazione e dell'associazionismo, considerati strumenti fondamentali per la soluzione dei problemi di mercato, che in passato troppo spesso sono stati mere formule prive di contenuto.
Un terzo impegno è volto alla realizzazione delle strutture produttive e dei servizi sociali, per garantire sia la piena efficienza della produzione, sia un livello di vita adeguato agli agricoltori. Perch consideriamo che non sia soltanto il rapporto produttivo quello che emerge ma sia anche un rapporto di vita civile, costruito all'interno delle campagne.
Purtroppo, per realizzare questi obiettivi, occorre costruire strutture nuove, e, nel frattempo, occorre comunque intervenire a sostegno del settore. Come giustamente diceva il collega Ferraris, non vogliamo operare una riduzione selvaggia, perché non potremmo certamente, in questo momento rinunciare agli interventi programmati. Per cui la Giunta nel bilancio ha ritenuto di mantenere, debitamente rinnovati, taluni impegni del passato.
Evidentemente, vi è un impegno a modificare, ma in modo graduale In relazione all'industria, l'impegno della Giunta è stato mantenuto con l'istituzione, ed ora costituzione, della Società finanziaria regionale per il sostegno dei settori in espansione e per una migliore distribuzione sul territorio delle risorse produttive: volenteroso quanto pure insufficiente contributo al contenimento degli effetti negativi connessi alla stretta creditizia.
In secondo luogo, l'impegno è volto a favorire la realizzazione di aree industriali attrezzate che si pongono come strumento di sviluppo delle iniziative industriali, nonché come interventi per la riorganizzazione territoriale e per contribuire all'inversione delle tendenze che hanno portato al progressivo depauperamento di alcune zone decentrate del Piemonte. Citiamo Mondovì, Casale, ed altre, che hanno sofferto lungamente di questo depauperamento. Un impegno particolare della Regione riguarda i trasporti pubblici, con la realizzazione di servizi effettivamente fruibili dai lavoratori, evitando opere faraoniche - ci riferiamo specificamente alla metropolitana, per una scelta dei trasporti in superficie - ed inutilmente onerose, sulla cui realizzazione le forze popolari si sono più volte espresse in senso nettamente negativo, in quanto verrebbero così sottratte delle risorse indispensabili per interventi di ben altra incidenza ed utilità.
Il piano autobus, nel modo in cui è stato proposto dalla Giunta - e credo che la nostra sia l'unica Regione ad aver formulato un piano in tal senso -, ha come obiettivo la fornitura di un servizio diffuso ed a costo contenuto. Si collegano i due momenti.
Circa la metà delle risorse del bilancio - lo dico rispondendo alle critiche avanzate in questo campo, che riteniamo non giuste - sono impegnate nel settore della Sanità. Non è vero che il settore della Sanità abbia sofferto decurtazioni, perché nel quadro presentato, allegato al piano di sviluppo, vi è una progressione notevole. Evidentemente, resta moltissimo ancora da fare, non solo nel campo ospedaliero, ma nella problematica generale della Sanità.
La Giunta non è rinunciataria in proposito, ma occorre che lo Stato trasferisca effettivamente le competenze e si avvii decisamente la riforma sanitaria.
La Regione si impegna a nuove scelte, che consentano la razionalizzazione di questo settore, realizzando fra gli altri interventi quanto prima, la predisposizione delle aree socio-sanitarie, di cui si discute ormai da lungo tempo.
Abbiamo rilevato, in queste giornate di dibattito, alcune istanze.
Principalmente, la richiesta che la Giunta comprimesse ulteriormente le spese correnti e gestionali in modo da reperire un miliardo, da investire globalmente nella realizzazione di determinate opere pubbliche. Il miliardo è stato reperito, appunto attraverso una compressione ulteriore delle spese correnti, e la scelta è stata operata. La Giunta, proprio accogliendo l'istanza venuta da più parti - dal Consigliere Paganelli e dal Consigliere Gandolfi - propone al Consiglio di destinare questa cifra ad un'unica opera, la realizzazione dell'Acquedotto delle Langhe. Occorrerà ovviamente una nuova strumentazione legislativa, per poter stanziare la totalità della cifra all'intervento che il Consiglio deciderà di scegliere. La Commissione competente dovrà poi affrontare la questione in altra sede, attraverso un provvedimento legislativo che la Giunta si impegna a presentare unitamente a studi e progettazioni nel campo dell'irrigazione in agricoltura. Abbiamo dunque sostanzialmente accolto una delle proposte che ci sono parse più qualificanti fra quelle che dai vari settori del Consiglio sono state portate innanzi.
Il miliardo viene iscritto in un capitolo del bilancio che potrà essere o autonomo o comunque inserito in altro capitolo con la precisa destinazione. Sotto questo aspetto vi è l'impegno formale della Giunta ad adottare una procedura legislativa - perché in caso diverso non sarebbe possibile destinare l'intera somma ad un'opera sola ma soltanto una sua quota percentuale stabilita dalle leggi in corso - affinché quest'opera così significativa ed importante abbia a trovare una sua prima realizzazione unitamente a studi ed a progetti nel campo dell'irrigazione in agricoltura, esaudendo l'antica aspirazione delle popolazioni agricole ad avere migliori condizioni di vita ed al tempo stesso svolgendo anche un intervento diretto nel campo dell'agricoltura.
Per ciò che concerne l'ecologia, il bilancio di attuazione alla spesa prevista dalle leggi regionali, aumentandola, ove necessario, per il risanamento delle acque, per la sistemazione idrogeologica e forestale, e per il piano di smaltimento dei rifiuti solidi.
Da tempo l'impegno della Regione si esplica con particolare rilievo in questo settore, al fine di portare un contributo al risanamento ambientale nel suo insieme, che comporta una effettiva elevazione delle condizioni di vita di tutti i cittadini.
Non va dimenticato, a questo proposito, il contributo che la Regione ha fornito e intende fornire in futuro agli Enti locali per la realizzazione di queste opere come di altre opere pubbliche.
Riteniamo che vada poi sottolineata la politica urbanistica fino ad oggi perseguita, che, dobbiamo dire con tutta chiarezza, si pone obiettivi diversi da quelli precedentemente prescelti, tendente ad un uso sociale del suolo, realizzabile soltanto attraverso uno stretto rapporto di collaborazione con i Comuni, ai quali spetta di attuare concretamente le impostazioni regionali in questa materia, che sono state discusse ampiamente con la comunità.
Per quanto riguarda l'assistenza, riteniamo che la Giunta regionale sia andata nella direzione di scelte qualificanti. Ricordo al proposito che per il capitolo 518 la disponibilità è stata elevata a 650 milioni. E lo stesso è avvenuto per altri. Esso prevede, oltre alle spese per il ricovero in Istituti, anche altre forme di intervento e servizi alternativi, con l'affidamento assistenziale di interdetti ed inserimento di invalidi adulti ed anziani presso famiglie e comunità alloggio.
Alla dottoressa Vietti vorrei dire, in risposta alle sue critiche, che in questo senso si è pronunciato altresì l'Episcopato piemontese, con la dichiarazione del 2.4.76, pubblicata su "La Voce del Popolo" in data 11.4.76, affermando: "Nella scelta del tipo di intervento si deve mirare a valorizzare al massimo la famiglia dell'assistito, o, in sua mancanza un'altra famiglia idonea, a motivo delle insostituibili risorse di umanità che essa può offrire. Si deve ricercare una alternativa a quelle strutture ed è proprio quanto dice la Giunta in questo campo - residenziali che comportino effetti di emarginazione e di isolamento".



VIETTI Anna Maria

Ho dichiarato le stesse cose.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Allora ci troviamo perfettamente d'accordo, e ne prendo atto. Vedo dunque una pluralità di consensi attorno alla linea che la Giunta ha adottato. Per quanto concerne il tema specifico dei consultori, non possono sussistere dubbi sulla volontà della Giunta di realizzare questi servizi, e qui mi riferisco ancora alle osservazioni, precise e puntuali, che la dottoressa Vietti sempre fa in questa materia ad ogni occasione, e realizzarli nella puntuale applicazione della legge quadro, senza alcun intendimento di limitare il servizio alla sola igiene demografica ed alla pianificazione familiare.
E' stato toccato anche il problema degli asili-nido e dell'attuazione dei piani di costruzione. Alla data odierna, 20 Comuni hanno richiesto l'esecuzione diretta da parte della Regione. Evidentemente, non si possono imputare alla Giunta eventuali ritardi nel completamento dei piani, in quanto il meccanismo di costruzione degli asili-nido viene messo in moto direttamente ed essenzialmente dai Comuni. Quindi, noi abbiamo compiuto questa scelta, abbiamo fatto questi interventi: spetterà poi anche agli Enti locali procedere sollecitamente.
Questi ed altri settori affrontati decisamente dalla Giunta, così come dimostrato dai dati del bilancio preventivo, costituiscono precise scelte politiche della Giunta, verificate da un ampio confronto con le forze sindacali, produttive e sociali, e con gli Enti locali della Regione.
Si è detto che noi, anziché gestire delle scelte, tendiamo a manipolare il consenso. Qualche volta in questo senso sono venute in effetti delle critiche. Su questo ha già risposto il Capogruppo Berti ieri, molto lucidamente, con un intervento di estremo interesse.
Noi riteniamo invece che il consenso popolare venga acquisito da una seria e corretta amministrazione, anche attraverso quella politica di contenimento di ogni spesa superflua che abbiamo perseguito concretamente nella realizzazione di questo bilancio, come emerge con chiarezza dalla drastica riduzione delle spese correnti della Giunta regionale, che sono quasi dimezzate, nonostante gli aumenti dei costi, che a volte portano ad una triplicazione delle spese.
Voglio sottolineare il contenimento delle spese in particolare per la rappresentanza, per la nuova impostazione inerente ai Comitati di controllo, che ha determinato una rigorosa impostazione di questo servizio che, se ha trovato delle pur comprensibili opposizioni interne, ha tuttavia riscosso un vasto consenso sociale.
Il contenimento, poi, delle spese inerenti al funzionamento della Giunta, o al genere della gestione dell'attività regionale, deriva altresì da una accorta politica di controllo su ogni tipo di spesa ordinaria, che come voi sapete, è effettuata direttamente dalla Presidenza.
Analoga rigorosa impostazione è stata adottata nell'organizzazione degli uffici interni della Regione e del loro funzionamento. In proposito intendo dare risposta alle osservazioni che sono venute.
Qualcuno ha detto che il quadro non era completo poiché non vi era la casella del '76. Non vi era perché non sarebbe stato possibile un confronto con quella del '75, dati i mutamenti intervenuti: l'Assessorato ai Lavori pubblici è sparito, la pianificazione del territorio, la gestione urbanistica, i parchi si sono divisi completamente i loro compiti all'interno del Dipartimento, sono avvenute altre modificazioni per altri Assessorati. Comunico, ad ogni buon conto, che si sta nuovamente approntando il libro del personale, che sarà consegnato entro la fine di maggio o nella prima quindicina di giugno, con tutto quanto concerne l'inquadramento.
L'inquadramento del personale, come del resto è stato già detto in varie occasioni, è stato effettuato per intero. Rimane da risolvere un solo problema, che ci siamo riservati di esaminare insieme: quello delle mansioni previste dall'art. 72. A questo riguardo ho già fatto pervenire alla Presidenza del Consiglio regionale, e, attraverso questo canale, alla I Commissione, uno studio completo in materia, che sarà quanto prima consegnato a tutti i Consiglieri membri della Commissione I.
E' stata anche nominata una Commissione per lo studio delle linee di intervento per le strutture, che si è già posta all'opera attivamente: il documento sarà pronto domani, e la prossima settimana verrà consegnato alle Organizzazioni sindacali per un confronto con la Giunta; infine, come ci siamo ripromessi nella riunione dei Presidenti dei Gruppi, formerà oggetto di un dibattito, verso la fine di maggio (la data sarà fissata dalla Presidenza unitamente ai Presidenti dei Gruppi), nel corso del quale saranno esposte le linee che la Giunta si propone di seguire per quanto riguarda le strutture del personale. La Giunta si è inoltre impegnata a presentare per la fine di luglio, o al massimo per la fine di agosto, al Consiglio, perché le trasmetta alla Commissione competente, le linee complessive delle strutture, pur tenendo conto ancora delle manchevolezze rispetto all'attribuzione delle competenze.
Devo ancora rispondere in ordine alla composizione numerica del personale. Questa composizione numerica non si è modificata dal momento in cui abbiamo assunto il governo regionale. Da parte degli enti mutualistici sono stati trasferiti 90 elementi, dalle ex GIL ne sono venuti 31, dai Consorzi di bonifica montana 32, dall'ISCAL mi pare 11. Il totale coincide con il numero di dipendenti indicato nel momento in cui si è assunta la direzione della Regione. Non vi è poi alcuna contraddizione fra le dichiarazioni in merito che hanno fatto il Presidente e il Vice Presidente perché il Presidente si è riferito al numero di inquadrati alla Regione presenti in servizio quando il Vice Presidente ha assunto nuovamente l'impegno di non espandere ulteriormente il personale della Regione oltre i 1527 elementi previsti dalla legge n. 22.
Credo di aver così dato risposta esauriente a quanti avevano chiesto delucidazioni in questo campo.
Accanto a tale rigore operativo esiste la verificata volontà politica di realizzare a tempi brevi tutto quanto inerisce alla sistemazione del personale.
Desidero inoltre dire che chiediamo che per il mese di maggio il Consiglio regionale affronti l'esame del documento che la Giunta, dopo una verifica interna con le forze sindacali, avrà rimesso al Consiglio stesso.
Nel corso del dibattito si è parlato ancora di "consenso". Crediamo che il consenso derivi dal metodo insieme rigoroso e partecipativo instaurato dal Governo regionale. Aveva ragione Berti nel dire, a questo proposito che non è solo questione di cifre, ma di modo di governare, di interesse verso la comunità regionale.
Da questo metodo riteniamo derivi la nostra credibilità politica.
Perché è anche un problema di credibilità politica.
Questo consenso e questa partecipazione, che abbiamo ampiamente verificato nei nove mesi di governo, costituiscono il più importante risultato politico che oggi vogliamo ulteriormente sottolineare.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, è necessario modificare parzialmente il programma previsto, perché vi sono da compiere alcuni adempimenti formali ma anche sostanziali: la Giunta dovrà formalizzare le variazioni di bilancio che intende accogliere sulla base delle proposte venute da alcuni Consiglieri nel corso del dibattito; inoltre, la I Commissione dovrà prender nota delle variazioni che sono state adottate; su questa base i Capigruppo faranno le loro dichiarazioni e su questa base si voterà il bilancio Sospendo pertanto la seduta del Consiglio per permettere alla Giunta di riunirsi e di formalizzare le variazioni alla nota di bilancio per consegnarle poi alla I Commissione, la quale le prenderà in esame seguiranno poi le dichiarazioni di voto. Convoco nel contempo i Capigruppo La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12 riprende alle 13,10)


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Assassinio del Consigliere provinciale del MSI- DN Pedenovi di Milano


PRESIDENTE

Egregi Colleghi, al termine della riunione dei Capigruppo appositamente convocata, devo prima di tutto informare il Consiglio che alle ore 8,30 di questa mattina, a Milano, il Consigliere provinciale del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale Bruno Pedenovi è stato ucciso a rivoltellate, nella sua auto, appena uscito di casa, da due sconosciuti a bordo di un'altra macchina.
Il nuovo grave delitto, che si aggiunge a quelli tentati negli ultimi giorni a Milano, e succede alla gravissima aggressione squadristica nella quale sono stati accoltellati tre giovani di sinistra, uno dei quali versa tuttora in pericolo di vita, segna forse l'inizio di un nuovo salto di qualità della strategia che tenta di gettare il Paese nei caos. Non vi è più alcun dubbio che coloro che guidano, armano, premeditano ed eseguono i delitti e gli attentati, sanno perfettamente quello che vogliono: attraverso gli assassinii, le aggressioni, gli incendi, attentano non solo alla vita degli uomini ma a quella delle istituzioni democratiche e dei loro rappresentanti.
Da questa assemblea leviamo la nostra voce non solo per condannare i fatti, per esprimere cordoglio alle vittime, per invitare ad una nuova vigilanza di massa, ma per chiedere che i responsabili vengano messi in condizione di non più colpire e sia arrestata la spirale criminale che deliberatamente sta progredendo, si può dire, ogni giorno con forme nuove.
Prima che sia troppo tardi, chi deve intervenire intervenga. Qualunque indecisione, ambiguità, lassismo, connivenza oggettiva siano superate da coloro che devono amministrare la legalità repubblicana, dato che la volontà democratica e la vigilanza di massa stanno già esprimendo tutta la volontà dei lavoratori e del popolo italiano di affrontare nell'ordine le gravi prove che attendono il Paese.
Il testo della dichiarazione che ho fatto or ora, se il Consiglio è d'accordo, sarà inviato al Consiglio provinciale di Milano. Vi sono obiezioni? Richieste di parola?


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame disegno di legge n. 45 "Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1976" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo oltre e diamo la parola al Presidente della I Commissione, che riferirà sulle proposte di modifica del bilancio presentate dalla Giunta.



ROSSI Luciano

Prendendo in considerazione una serie di indicazioni formulate nella relazione della Commissione e venute dal dibattito in aula sul bilancio, la Giunta ha elaborato e sottoposto alla I Commissione alcune modifiche, che permettono il recuperò di un miliardo e 101 milioni.
Viene passato al cap. 1404, "Fondo globale per investimenti in conto capitale", nella rubrica Assessore alle Finanze,un miliardo, per la costruzione e il completamento della sistemazione degli acquedotti e per lo sviluppo dell'irrigazione.
Viene accolta la proposta per l'edilizia abitativa di 2 miliardi, per cui si recuperano dall'elenco n. 7 1200 milioni, che, aggiunti agli 800 milioni del 1018, vengono portati al cap. 1404. Questi 2 miliardi sono per interventi per l'acquisizione, il risanamento, il completamento edilizio dei centri storici. Si spostano inoltre 900 milioni dal capitolo 1210 (strade) al capitolo 1113, per acquedotti e fognature.
La Giunta si impegna inoltre a procedere con legge di variazione per i vari capitoli interessanti i fondi per studi, ricerche e indagini.
La seconda legge a cui la Giunta si impegna è quella di unificare le spese che interessano quelle che hanno contributo dello Stato, biblioteche e beni culturali, turismo, assistenza e medicina scolastica, istruzione professionale. Con leggi adeguate, la Giunta si impegna ad accogliere le varie proposte che qui sono state colte. Per aspetti particolari, per qualora le leggi dovessero tardare, l'impegno della Giunta è di portare in Commissione competente eventuali assegnazioni di fondi ad organismi per cui le Commissioni debbano decidere sui criteri di erogazione in merito.
Quindi, non una gestione come Giunta dei contributi, ma una decisione delle Commissioni competenti stesse.
Leggo ora i capitoli in riduzione e l'ammontare della riduzione affinché i Colleghi ne possano prendere atto: cap. 16 - 30 milioni; cap. 18 - 20; cap. 78 - 40; cap. 112 - 4; cap. 20 5; capi 26 - 15; cap. 28 - 22; capi 76 - 10; cap. 189 - 90 (e qui è il problema del personale dei Comprensori, questione che è stata qui rilevata); cap. 190 - 10; cap. 288 - 25; cap. 300 - 20; cap. 302 - 20; cap.
369 - 15; cap. 385 - 50; cap. 452 - 100; cap. 614 - 50; cap. 921 - 70; cap.
922 - 100; cap. 1051 - 150; cap. 1053 - 55; cap. 1217 - 50.
I capitoli di uscita per i quali è aumentato lo stanziamento, che è la differenza fra i 1000 milioni ed i 1101 milioni, sono i tre seguenti: cap.
32, +34; cap. 90, +42; cap. 130, + 25. Inoltre, c'è uno spostamento all'interno fra alcuni capitoli: per quanto riguarda il Turismo, al cap.
1379, +200 milioni, al cap. 1381, -200 milioni; al cap. 1385, -25 milioni al cap. 1404, + 25 milioni; in due capitoli che interessano l'agricoltura cap. 766, +50 milioni, cap. 1344, -50 milioni.
A seguito di queste variazioni, che sono state sottoposte ed approvate dalla I Commissione, nasce la necessità di fare determinati emendamenti alla legge dal punto di vista anche contabile, per il che consegno al Presidente gli emendamenti da fare al disegno di legge per l'approvazione del bilancio di previsione per l'anno 1976.
Ringrazio i Colleghi del Consiglio e tutti coloro che nella Commissione hanno collaborato, e rinnovo, a seguito anche di questa disponibilità, di questa valutazione seria di un dibattito così ricco e vivace, a nome della maggioranza, l'invito a votare a favore del bilancio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Simonelli. Ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Il relatore, a nome della I Commissione, ha già dato le indicazioni delle variazioni, che, in sintesi, riguardano il reperimento di somme per circa un miliardo con una minuziosa analisi di tutti i capitoli della spesa per venire incontro alla esigenza, manifestata da tutto il Consiglio, di cercar di ridurre ancora tutti gli stanziamenti riducibili concentrando la spesa secondo alcune indicazioni prioritarie. Il miliardo così reperito è stato passato al fondo globale per le spese di investimento, con due destinazioni prioritarie, che sono quella del completamento degli acquedotti (si è detto nel dibattito che si tratta di una spesa finalizzata all'acquedotto delle Langhe) e per gli interventi in agricoltura, anche qui indicando con precisione che trattasi di interventi sull'uso delle acque cioè sull'irrigazione o eventualmente sugli acquedotti rurali, ma comunque con una finalizzazione di questo tipo e non con interventi di altro genere.
In ogni caso, si tratterà di interventi che dovranno nascere da leggi che il Consiglio voterà, quindi sono nel fondo per il finanziamento delle leggi. Alcuni altri spostamenti di cifre li possiamo trascurare in quanto come ricordava Rossi, sono spostamenti interni ai singoli Assessorati.
Significativo è invece il passaggio di 900 milioni come contributo in conto capitale dalla Viabilità agli Acquedotti e fognature, per tener conto delle assegnazioni che dovranno essere fatte secondo le indicazioni emerse già per il 1975 dalla consultazione dei Comprensori.
E' anche stata accolta l'indicazione che era già venuta dalle consultazioni, ma che il Consiglio ha ribadito e di cui ha parlato questa mattina il Collega Rivalta, per un primo intervento sul bilancio '76 a favore della casa, con interventi per l'acquisizione ed il risanamento di complessi edilizi nei centri storici, per il quale vengono accantonati nei fondi globali due miliardi che dovranno servire al rifinanziamento della legge 40, meglio, dovranno essere aggiunti a quelli già stanziati con la legge 40 che il Consiglio ha votato recentemente e che sono a questo fine compresi nei fondi globali per essere trasferiti sulla legge 40.
La Giunta ha assunto inoltre due impegni precisi, che il Presidente della I Commissione ha ricordato: quello di unificare, con successive leggi di variazione, in un unico stanziamento tutte le spese per ricerche e studi comprese nel bilancio, e quello di procedere a fare leggi regionali per sostenere la spesa in quei settori nei quali questa è ancora alimentata dalla vecchia legislazione statale, in particolare nei settori del turismo delle iniziative culturali, dell'assistenza, della medicina scolastica e dell'istruzione professionale.
Il complesso di queste operazioni porta a lasciare immutato il quadro generale del bilancio. Nella cartellina che è stata distribuita sono comprese le indicazioni dei vari capitoli che mutano, e c'è il nuovo quadro generale riassuntivo del bilancio, che, come i Consiglieri vedono, resta invariato nella cifra, 449 miliardi e 516 milioni, mentre varia nella distribuzione della spesa; cioè, il raffronto va fatto con il vecchio quadro riassuntivo che è a pag. 133 del bilancio. La spesa corrente, in conseguenza di queste variazioni, passa da 302 miliardi e 31 milioni a 300 miliardi e 586 milioni, la spesa in conto capitale da 137 miliardi e 402 milioni a 138 miliardi e 847 milioni. Cioè, queste operazioni comportano uno spostamento di circa un miliardo e mezzo dalla spesa corrente alla spesa in conto capitale. In conseguenza di tutte le variazioni introdotte il fondo del cap. 1018 diventa di 11 miliardi, quello del 1404 di 12 miliardi e 586 milioni.
Queste variazioni, correzioni, integrazioni al bilancio non costituiscono formalmente nota di variazione, ma si ritiene che, una volta passate all'Ufficio di Presidenza, il bilancio sul quale si voterà sia composto dal testo precedentemente distribuito integrato con le correzioni contenute in questi elenchi. Dovranno invece essere sottoposti a votazione gli emendamenti al disegno di legge che mi pare il Presi dente della I Commissione abbia presentato e che costituiscono l'oggetto su cui si vota.



PRESIDENTE

Gli adempimenti che avevamo previsto sono stati esauriti. Si pu passare quindi alle dichiarazioni di voto.
Chiede di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Il Gruppo repubblicano dà atto alla Giunta di aver considerato obiettivamente la possibilità di apportare variazioni e modifiche per alcuni punti particolarmente qualificanti, accogliendo proposte venute anche dalla nostra parte.
Dobbiamo però far rilevare, a conclusione di questo dibattito,che la Giunta, in definitiva, ha evitato di affrontare quello che, secondo noi, è il nodo di fondo dell'impostazione del bilancio, cioè il discorso che noi avevamo fatto sulla necessità di ridurre anche le previsioni di entrata e quindi di affrontare il discorso di una riduzione ancor più consistente di certi capitoli di spesa. Torno brevemente su questo argomento.
Questa previsione di entrata, che sicuramente risulterà superiore a quanto la Regione potrà effettivamente introitare come contributi da parte dello Stato, che cosa comporterà? Provvedimenti di spesa presi sulla base di questa previsione di entrata si rifletteranno sugli esercizi successivi necessità di adottare per l'esercizio 1977 la stessa tecnica, di un innalzamento, cioè, delle previsioni di entrata al di là dei limiti che noi sappiamo essere realistici, e in definitiva l'esaltarsi di un meccanismo che porterà gradualmente a ridurre e ad annullare, diciamo, le riserve di cassa,a ridurre quindi anche le possibilità di entrata per effetto degli interessi attivi, ed a trovarci sicuramente nel 1978 con un bilancio della Regione assolutamente inagibile e non gestibile, cioè sicuramente ed assolutamente in rosso, senza più nessuna probabilità di elasticità quindi, all'interno del bilancio, e con una situazione finanziaria drammatica per la Regione.
Ci spiace che la Giunta non abbia risposto alla nostra sollecitazione su questo tema ed abbia cercato di tenersi in bilico, tutto sommato, tra due linee che pure ci è sembrato esistano all'interno della Giunta su questo ordine di problemi, per quello che abbiamo potuto cogliere dagli interventi di suoi componenti seguiti alla discussione del bilancio. Da una parte noi abbiamo sentito il Vice Presidente Libertini - non io diciamo per il gusto di mettere in rilievo delle contraddizioni, ma perché riteniamo che questi siano nodi di fondo, in generale, nella vita del Paese ma in particolare anche nella gestione dei programmi di spesa della Regione individuare, in maniera perfettamente corrispondente al nostro modo di valutare i problemi, quelli che riteniamo siano i problemi strutturali del comportamento delle Amministrazioni pubbliche in questo momento, cioè il problema di uno sforzo per far allargare la base produttiva del Paese e di contenere e riqualificare la spesa pubblica; nell'intervento del Presidente Viglione, abbiamo sentito invece riecheggiare atteggiamenti e impostazioni di altro tipo, che sono quelle del tentativo di fare i bilanci di spesa più consistenti possibile, per venire incontro a rivendicazioni, a istanze di carattere sociale, quasi che l'interesse primario, specialmente delle classi più deboli, non sia invece quello di porre termine all'esasperarsi e all'accentuarsi della crisi economica. Abbiamo l'impressione che la Giunta sulla scelta fra queste due linee, si sia mantenuta ancora in una posizione, tutto sommato, estremamente incerta ed equivoca, che noi riteniamo dannosa.
Ripeto, quindi, che, pur riconoscendo che vi sono stati da parte della Giunta, atti anche coraggiosi in singole scelte, che sono state fatte e risposte positive che abbiamo ricevuto, non possiamo che ribadire la nostra posizione contraria alla impostazione generale del bilancio, e pertanto in questo senso esprimeremo voto negativo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Colleghi Consiglieri, il dibattito, ricco di interessanti ed a volte non conformistici interventi (il non conformismo si riferisce al tentativo da parte di numerosi oratori di minoranza di reagire al clima elettorale che sta coinvolgendo le forze politiche e all'opposto di affrontare con serietà un confronto costruttivo con la Giunta), è la chiara dimostrazione che il Consiglio regionale sa interpretare nel modo più corretto le proprie responsabilità in un momento così drammatico per le conseguenze che la crisi di ordine politico, economico, morale, e speriamo non anche istituzionale, investe il Paese - lo dico senza gusto tremendistico - pu generare.
E' il momento in cui ciascuno, nei diversi ruoli, di opposizione e maggioranza, deve compiere, senza astuzie e furberie, il proprio dovere. E il dibattito ha, a mio sommesso giudizio, evidenziato che questo senso di responsabilità sta coinvolgendo molte nuove forze.
Gli apporti costruttivi, sia in Commissione che nel dibattito in aula del collega Gandolfi e di alcuni esponenti della Democrazia Cristiana (parlo dei Consiglieri Paganelli e Alberton), coraggioso, serio responsabile intervento del collega Cardinali, dimostrano quanto sia esatto quel che io affermavo nel mio intervento, che cioè attorno all'istituzione regionale cresce un consenso positivo, anche se a volte critico, di ceti e di categorie che non si riconobbero elettoralmente nelle forze politiche che hanno saputo esprimere e successivamente consentire l'operatività della Giunta.
Ho colto e sottolineato questi aspetti non con gusto per la polemica che sarebbe una stonatura, ma perché penso che, quale più meditato rispetto per decisioni assunte in piena libertà e intuizione storica dei processi in corso, la polemica sul trentunesimo voto, che ha alimentato e invelenito un certo clima politico a livello regionale, sfuma e sparisce; al suo posto rimangono i fatti, gli impegni, la volonta di realizzarli, che questa Giunta ha dimostrato di voler assolvere. Se si fanno oculati e seri suggerimenti per evitare piccoli o gravi errori, la maggioranza è non solo aperta nelle parole ma anche nei fatti, e ciò è dimostrato dalla replica del Presidente Viglione e dall'annuncio dell'Assessore Simonelli che serie richieste sono state oggetto di meditata e positiva valutazione e accoglimento.
E' certo che se questa Giunta non avesse funzionato bene, il clima di responsabile operatività e di distinzione di ruoli non avrebbe dato, in un momento così drammatico, caratterizzato da gravi tensioni sociali e politiche, i risultati che dobbiamo constatare.
Questa Giunta non si regge da quattro mesi solo per il peso di 31 voti di maggioranza contro i 28 (dico 28, e non 29) di opposizione. (Faccio questa sottolineatura non per polemiche personali, con la mente rivolta ad un passato del quale resta solo la memoria, o con rimpianto per ciò che poteva essere e non fu, ma perché è giusto che si sappiano cose, fatti impegni che contraddicono parole e chiacchiere su schieramenti e su prese di posizione non mantenute). Quel che più mi fa piacere è un inizio di consenso sostanziale, non più solo pensato e mormorato, ma anche pubblicizzato, pur se non poi formalizzato, che proviene da seri Colleghi della cui dignità e coerenza politica i lunghi anni passati fanno testimonianza.
Non è importante come oggi essi voteranno. Il loro atteggiamento odierno in sede di votazione non ha molta importanza: ciò che conta è che coloro che in Giunta hanno operato nel modo positivo che da molti è stato riconosciuto lo hanno potuto fare poggiando su una solida piattaforma politica che è l'attuale maggioranza. Ciò mi ripaga di passate incomprensioni ed amarezze e mi auguro possa essere l'inizio di aggregazioni di forze e menti non con operazioni fantapolitiche di vertice ma partendo dalla base operativa per rispondere alla nostra realtà sociale che vuole una politica che si misuri su un disegno meno angusto, veramente riformista e con respiro europeo.
La validità del bilancio ha trovato conferma anche nella carenza di un diverso ed alternativo, organico disegno operativo, così come peraltro non è mai esistita una alternativa politica a questo tipo di Giunta.
Pertanto, il voto positivo già annunciato nel precedente intervento trova in questa mia dichiarazione ulteriore conferma.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Calsolaro, ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, dalla relazione e dalla discussione sul bilancio sono emerse alcune considerazioni fondamentali che non possono non essere opportunamente valutate ai fini del voto.
La prima è quella che richiama i caratteri essenziali del vigente sistema della finanza regionale, caratteri che sono costituiti dalla quasi completa assenza di autonomia di entrata e da una forte delimitazione dell'autonomia di spesa.
Dalla limitata estensione dei tributi propri e dai limitati poteri che su di essi ha la Regione, consegue in linea generale una forte rigidità dei bilanci regionali che impedisce praticamente di realizzare nuove tecniche di decisione finanziaria.
Per quanto riguarda l'autonomia di spesa, è noto che le spese in conto capitale, cioè quelle maggiormente qualificanti per il grado di manovrabilità che esse presentano e per gli effetti diretti che svolgono sul processo di sviluppo economico sociale, sono finanziate con strumenti inidonei a garantire l'autonomia di spesa, cioè a garantire alle Regioni un autonomo potere in merito alla dislocazione delle proprie risorse. E ci sia per il modo in cui è stato determinato l'ammontare del fondo comune cioè di quello strumento di finanziamento attraverso cui dovrebbe passare l'autonomia di spesa delle Regioni, sia per il fenomeno della creazione di fondi settoriali di finanziamento attraverso i quali le Regioni sono state vincolate ad impiegare le proprie disponibilità secondo quote predeterminate dallo Stato, non solo in certi settori o subsettori, ma addirittura per l'esercizio di specifici e singoli interventi.
La seconda considerazione è quella che, muovendo dall'analisi dell'attuale stato di crisi economica del Paese e particolarmente della nostra Regione, pone la domanda di come trasformare la Regione da fattore aggiuntivo dell'impotenza ormai consolidata sul terreno della politica economica, in fattore di ordine sostitutivo di ciò che a livello centrale non esiste per voluta scelta politica.
Queste questioni sono i punti di riferimento di una battaglia politica che vede la nostra Regione impegnata con senso di determinazione nell'affrontare le ragioni di fondo della crisi attuale.
I temi di questo bilancio sono quindi quelli della sua collocazione nel quadro della situazione generale dell'economia del Paese e della Regione al fine di affrontare alcuni aspetti della crisi e quello del confronto con i limiti posti dalla povertà delle risorse in rapporto all'urgenza ed all'imponenza dei fabbisogni.
La scelta operata dalla Giunta è certamente una scelta di carattere politico, nel senso che non si attesta sulla sola linea delle rivendicazioni (più soldi e basta, tanto per esemplificare), ma intende far leva sull'ordinamento regionale per una profonda trasformazione dello Stato, che è e deve essere Stato regionale, non soltanto nel quale ci sono anche le Regioni.
Da questa linea emerge l'impostazione data al bilancio che prevede la massima mobilitazione delle entrate per far fronte agli interventi previsti dal programma di spesa.
Questa impostazione consente alla Regione di svolgere il proprio ruolo nel miglior modo possibile e di sfuggire ad un'impostazione meramente contabile che negherebbe il principio che anche le Regioni sono Governo e che esse intendono collaborare con il potere centrale, affinché sia garantita la loro autonomia operativa gravemente compromessa dalla svalutazione e dall'aumento dei costi.
E' una scelta - quindi - di carattere politico, che supera i limiti dell'ordinaria amministrazione e che conduce, proprio per questa sua qualificazione, ad assunzioni di responsabilità di natura essenzialmente politica.
E ciò è provato in modo sufficientemente chiaro dal dibattito che si è svolto in questi giorni, dal quale non sono emerse soluzioni di carattere alternativo, ma sono state avanzate indicazioni e proposizioni di correzioni in ordine alle priorità di alcuni interventi rispetto ad altri pur sempre nell'ambito di quella determinazione dei fabbisogni che già è contenuta nella relazione al bilancio e che veniva del resto dichiarata aperta nei riguardi di valutazioni e di contributi critici che provenissero dalla discussione.
Lo provano ancora le dichiarazioni di alcuni colleghi dell'opposizione dai quali non sono venute censure al documento presentato dalla Giunta alle scelte in esso individuate ed alla proposta in esso contenuta, quanto piuttosto l'assunzione di una politica, diciamo di carattere pregiudiziale che ha il suo fondamento essenziale nella matrice ideologica.
Mi sembra da valutare attentamente, almeno da quanto è emerso dal dibattito consiliare, l'opportunità di deritualizzare la fase di approvazione del bilancio: il rito della discussione e del voto sul bilancio è soltanto un momento - per quanto importante - della vita della Regione.
Oserei dire che non è neanche il più importante, posto che ad esso si arriva o si deve arrivare - almeno se la Regione è viva, e se non vive di sola amministrazione - attraverso una partecipazione continua del Consiglio, delle Commissioni, della Giunta, alla vita della collettività regionale. E non soltanto per approvare delle somme piuttosto che altre.
Qualcosa di nuovo si è effettivamente realizzato in questi mesi di vita della Regione, che ha assunto - finalmente - il tono, le forme e la sostanza di istituzione regionale, nella ricerca di un rapporto costante con la realtà produttiva del Paese, di un dialogo continuo con il movimento dei lavoratori e le organizzazioni sindacali - verso i quali ha conquistato nuova ed autentica credibilità - per la difesa dell'occupazione e del posto di lavoro; nel riconoscimento, anche da parte delle forze imprenditoriali della posizione - prima soltanto confusamente sentita o appena sopportata di interlocutore politico privilegiato, di soggetto attivo di governo del territorio.
Né si può sottacere l'altra esigenza, chiaramente espressa dal dibattito (sempre in tema di rito) di una continua verifica dello stato della legislazione regionale.
E' una cosa che fa del livello di governo regionale un'istituzione completamente diversa dal livello centrale, con un Parlamento che - per la sua stessa composizione - come ebbe a dire il collega (forse, anche se mi auguro di no, quasi ex collega) Simonelli, che legifera sollecitamente solo in fase di scioglimento.
La proposta è certamente molto importante: consente di rimediare sollecitamente, nei confronti delle leggi inoperanti, di scoprire le ragioni della loro inadeguatezza, di modificarle in rapporto ad esigenze che si fossero venute nel frattempo a mutare.
E ci consente anche di affrontare in concreto lo stesso problema dei residui passivi.
E' un ritornello comune quello delle Regioni incapaci di spendere. Ed è un ritornello che risuona per lo più sulla bocca della burocrazia centrale dello Stato e di quegli stessi esponenti di una classe politica che hanno proceduto con i decreti delegati del 1972 e poi almeno fino all'approvazione della 382 (ma la cosa non è ancora finita) ad una vera e propria espropriazione non delle Regioni, ma della Costituzione dimentichi, come ebbe a dire il Presidente della Giunta regionale toscana Lagorio, che "le squadre ministeriali militano tutte nella serie A nella classifica dei produttori di residui passivi. Sono in testa e sopravanzano di gran lunga ogni altro concorrente".
Non è neanche vero, d'altra parte, che chi spende di più è più bravo. I contributi a pioggia, per esempio, sono un modo attraverso il quale si pu spendere di più, si può spendere tutto, ma ciò non autorizza ad attribuire la qualifica di "bravo" a chi spende in questo modo.
Il fatto è che i residui passivi, molte volte, sono le conseguenze di leggi fatte male o di leggi che continuano a sopravvivere quando ormai sono mutate le condizioni che potevano consentire ad esse di operare. La situazione della finanza locale, dei Comuni e delle Province è tale che molte leggi regionali finiscono nei residui passivi.
Abbiamo più volte, anche in passato, sostenuto la necessità di regionalizzare le leggi statali. Si è accennato al turismo e alla sanità all'assistenza, alla formazione professionale, ai beni culturali. Non si fa con questo dell'irredentismo legislativo regionale; si tratta invece di adeguare una normativa - che nonostante tutto conserva, anche nelle procedure, una matrice centralistica burocratica - ad una realtà diversa che abbisogna di metodologie diverse, di interventi coerenti all'autonomia locale. In questo senso ci siamo battuti, e non solo per principio affinché la sostituzione degli amministratori ministeriali delle IPAB avvenisse, anziché in forza di una pura e semplice applicazione del decreto delegato di trasferimento, attraverso congrua, idonea, legge regionale.
La relazione dell'Assessore al bilancio e la replica del Presidente della Giunta - che trovano l Gruppo socialista pienamente consenziente - ci permettono di evidenziare il ruolo che i socialisti hanno assunto e svolgono nella Giunta eletta dopo la consultazione del 15 giugno.
Non si tratta di rinnegare il passato perché una grande forza politica non rinnega mai il passato, ma trae da quanto ha compiuto, motivo per diverse esperienze, per la ricerca di nuove vie, per compiere nuovi passi avanti sulla strada del rinnovamento delle istituzioni, nella coerenza politica per rispondere alla domanda di democrazia e di partecipazione che emerge dalle classi popolari.
La Regione si colloca oggi in una dimensione europea: perché è europea la lotta contro i monopoli internazionali che stravolgono il senso e l'equilibrio delle programmazioni nazionali; europea è la lotta dei lavoratori per la difesa del posto di lavoro; europea è la resistenza contro ogni forma di eversione delle istituzioni; europea e la domanda stessa di democrazia e di partecipazione.
Siamo quindi per una Regione aperta: al confronto con lo Stato per l'affermazione delle sue competenze costituzionalmente attribuite, per l'acquisizione di poteri pieni e non ritagliati o ridotti; al confronto con le Regioni europee per uno sviluppo equilibrato dell'Europa che superi il divario fra Regioni ricche e Regioni povere, fra Regioni predestinate al sovrasviluppo ed all'arricchimento smisurato e Regioni destinate al rango semicoloniale; nei confronti degli Enti locali e delle nuove realtà locali come i Comprensori, le Comunità montane, i quartieri, per un'iniziativa di sostegno e di rivendicazione di una nuova legge di principi sull'autonomia locale senza la quale la stessa legge 382 corre il rischio di vanificare ulteriormente la già ridotta capacità di autonomia degli Enti locali.
In questa prospettiva siamo convinti che esista la più larga convergenza delle forze politiche presenti in Consiglio, come siamo convinti che il bilancio e la politica che la Giunta propone si collochi nel quadro della realizzazione di questi obiettivi.
Per questi motivi il Gruppo socialista darà il suo voto favorevole al disegno di legge presentato dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente, il nostro voto al bilancio sarà consapevolmente e decisamente contrario per le ragioni politiche che abbiamo illustrato nell'intervento di ieri.
Nel merito ribadiamo il giudizio negativo per questo bilancio che l'Assessore ha definito di attesa anche se non di ordinaria amministrazione, ma che noi chiamiamo di rinuncia e di estrema limitatezza.
Un voto decisamente contrario, il nostro, che vuole anche riaffermare il nostro ruolo di vigilante critica attenta, consapevole, articolata opposizione, ruolo che ci prefiggiamo di svolgere con la nostra massima diligenza nell'interesse del Piemonte e dei suoi cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, forse potrà apparire singolare che sia il Capogruppo del PSDI che nell'intervento sul bilancio si è espresso in modo particolare, ad annunciare questa mattina il voto contrario del Gruppo al bilancio stesso, ma voglio dissipare con molta franchezza e molta onestà qualsiasi ombra di dubbio, trattandosi per noi non di agire a livello di persone singole, ma a livello di partito e che quindi conta non sulla base di posizioni personali.
Dirò che il nostro voto non cancella per nulla ciò che è stato affermato e che ho motivo di ritenere rappresenti il punto di vista del mio partito. E' un po', se mi permette il paragone, come in riva al mare: l'onda nuova non può arrivare alla spiaggia se non quando la precedente si è completamente infranta sull'arenile; noi ci troviamo in questa situazione per le ragioni che ho illustrato e che sono rappresentate da una situazione politica che ci troverà quanto prima di fronte ad una prova di notevole importanza e sulla quale non riteniamo di fare anticipazioni, salvo quelle che crediamo siano state fatte da noi in questo dibattito e che siano d'altra parte emerse anche nelle risposte.
Devo dire con franchezza che c'è stata questa mattina, soprattutto nella risposta del Vice Presidente Libertini, una notevole rispondenza all'interno della nostra posizione politica, non solo per le enunciazioni fatte, ma anche per quelle ipotesi di operatività che riguardano un futuro sul quale saremo chiamati quanto prima ad operare in termini su cui i vecchi schemi, le vecchie posizioni, saranno probabilmente spazzate via da realtà nuove che certamente emergeranno e che noi ci impegniamo a contribuire a fare emergere.
Ho voluto mettere in risalto questi aspetti e credo che mi competesse proprio perché non si tratta di un problema di disciplina, bensì di un problema di valutazioni sulle quali personalmente può anche esserci stata una divergenza, ma che giunge alla conclusione di una posizione univoca da parte del mio partito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi



BIANCHI Adriano

Mi scuso con il Presidente e con i colleghi se ascolteranno una voce diversa dalla solita, in sordina. Spero che non siano in sordina anche gli argomenti.
I Consiglieri del Gruppo D.C. intervenuti nel dibattito hanno espresso valutazioni e critiche in ordine a questioni di metodo, spesso decisive in un rapporto politico che si incentra nella sollecitazione di un voto e nel confronto fra queste forze; hanno formulato proposte di contenuto sostanziale ed hanno approfondito, a fini rilevanti in sé ed esemplificativi anche per altre materie, questioni particolari attinenti alla politica del territorio, scolastica, assistenziale, sanitaria, della casa, dell'agricoltura e per il personale.
A questi interventi articolati, unitari, esprimenti, come non mai un'unica linea, dove il constatare è una dilatazione ingiustificata delle entrate, non contraddice all'esigenza di un impegno nella spesa per investimenti controllati rigidamente, ma qualificati e sicuramente orientati ai fini del sostegno dell'economia produttiva e dell'occupazione.
A questi interventi faccio richiamo, evitando, anche per la natura di questa dichiarazione, il riferimento ripetuto a cifre ed a capitoli che sono già stati presi in esame.
Prendiamo atto positivamente dell'accoglimento di alcune delle indicazioni proposte che abbiamo formulato, o concorso a formulare in Commissione e nel dibattito sia esterno, sia in quest'aula. Esse suonano insieme riconoscimento e quindi smentita all'assunta marginalità inefficacia o pregiudizialità della dialettica qui svoltasi e delle critiche avanzate; e suonano anche riconoscimento di un'attenzione della maggioranza per accogliere propositi e rilievi.
Quanto alle variazioni (mi scuso per il poco tecnicismo del linguaggio) suggerite, proposte, noi sottolineiamo che l'impegno per l'agricoltura così come ha già detto nel suo intervento Chiabrando, può essere qualificato e siamo ampiamente disponibili ad ogni revisione; però non ci presteremo ad operazioni che valgano a restringere un intervento che è stato giudicato per anni e che lo è ancor più drammaticamente di fronte alla situazione economica dell'intero Paese, come assolutamente prioritario.
E così per la casa, anche a titolo personale, ci trovammo altra volta d'accordo con il rigoroso esame, con la formulazione ineccepibile che l'Assessore Rivalta ha fatto in ordine a principi. Personalmente sarei addirittura contrario a certe concessioni ad esigenze del momento, se non la giustificazione venisse dal carattere indicativo, esemplare, dalla capacita che la Regione ha di tracciare una via e di aprire delle soluzioni e di offrire delle occasioni per interventi solleciti, immediati in un settore tanto difficile e nevralgico. Ma ci rendiamo ben conto che non pu essere sicuramente impegnata e qui esaurita la capacità della Regione nell'affrontare un problema che ha le dimensioni che sono state già chiaramente enunciate negli interventi di Picco e dell'Assessore.
Il bilancio è quindi stato indicato come un momento di transizione. A nostro avviso questa transizione avrebbe potuto avere anche dei rilievi più specifici e concreti, come preciserò fra poco.
Respingo intanto e ancora il rilievo sollevato da taluno che ha ritenuto gli interventi ispirati a criteri di pregiudizialità, che è assente, che vuole essere assente ed aliena dalle nostre posizioni e dalla linea della nostra opposizione, come credo di poter dire tra poco.
Condivido naturalmente le considerazioni che il collega Simonelli ha fatto sul carattere scarsamente penetrante e costruttivo che la discussione sul bilancio può assumere, vista la natura, la struttura e la portata e la collocazione temporale del documento che, a sentire le stesse valutazioni dell'Assessore, per essere credibile e pertinente dovrebbe venire, pur trattandosi di previsione al termine dell'annata e ancora ad un terzo dell'annata trascorsa, non si è in condizioni di dargli una struttura concreta e riconoscibile.
Simonelli Claudio, avvertito dalla sua sensibilità, di critiche e di osservazioni anticipate nelle varie sedi di dibattito preliminare e che stavano per essere mosse qui - cito in particolare, per gli aspetti generali, i colleghi Paganelli, Gandolfi e Alberton - ha completamente rovesciato il taglio e l'impostazione delle relazioni scritte e delle documentazioni fornite all'esterno, salvo per una parte, quella ultimissima e ponderosa della relazione.
Non vorrei che le ammissioni (al di là delle intenzioni corrette dell'Assessore o del Vice Presidente che e intervenuto e di altri Assessori che hanno dato chiarimenti qui oggi) la maggior problematicità, il riconoscimento della validità di critiche e lo stesso accattivante tono confidenziale, finissero per valere prevalentemente per gli addetti ai lavori, per gli echi che risuonano e poi si spengono in questa aula. La carta canta, invece, e corre tutte le vie del mondo e varca i mari stretti come la Manica o anche più larghi.
E così valga questa interrogazione, che però parte da una presa d'atto positiva, in ordine alle dichiarazioni realistiche che abbiamo ascoltato questa mattina.
Comunque, se il bilancio dovesse ormai avere un carattere necessitato quasi obiettivo, per cui il dissenso e le riserve equivarrebbero a contrapporre (come qualcuno ancora poc'anzi ha quasi fatto intendere) labili opinioni ai numeri, saremmo ridotti non ad esprimerci in via prioritaria sul documento, ma a conferire (ecco, questo sarebbe il significato e lo è uno dei significati del bilancio) un mandato fiduciario a chi si incarica di gestirlo.
E' ovvio quale può essere la risposta in ordine alla richiesta di un mandato di questa natura, sarebbe in questo caso ancor più naturale la nostra riserva ed il nostro voto contrario in cui non vi è nessuna carica di animosità perché si ha la consapevolezza di concorrere ad un momento costruttivo. Non è un pregiudizio o un capriccio, ma nella ribadita convinzione che chi è all'opposizione e volge un'azione di controllo, di stimolo e di proposta anche alternativa e tiene viva la proposta e l'alternativa, svolge un ruolo che non è subalterno e non può essere ritenuto fastidioso, ma essenziale e non cooptatile per suggestione, per abilità dialettica o per pressione in un equivoco consenso (questo sì diverrebbe un equivoco consenso pregiudiziale).
Le modalità con le quali questa discussione è stata preparata ed introdotta e che hanno così fortemente condizionato sia la consultazione sia il confronto e la discussione - condizioni riconosciute ed autocriticamente ammesse in quest'aula - non sono state senza peso nell'aggiungere motivazioni critiche all'atteggiamento dell'opposizione, la quale può, sì, rifarsi autonomamente alle indicazioni e alle sollecitazioni che le vengono dalla sua base sociale, e lo ha indicativamente fatto ricordando i criteri di priorità da applicarsi nella politica agricola, in quella assistenziale e sanitaria, nella gestione del territorio, nella creazione degli strumenti finanziari e del quadro politico che possano rispondere ai problemi dell'assetto economico, dell'occupazione e della programmazione dello sviluppo regionale.
L'opposizione non può però non dolersi che non le siano stati offerti tempestivamente quegli adeguati strumenti di conoscenza e di raffronto che solo chi amministra e guida la macchina regionale può fornire.
E' stata rilevata, ancora una volta, l'ampiezza delle proposizioni di carattere generale e la loro collocazione in un futuro sempre vicino e sempre in movimento, per cui si ha quasi l'impressione di non poterlo afferrare e raggiungere, cui fa riscontro, nel presente, una particolare timidezza nelle indicazioni od esplicitazioni concrete. La serietà del lavoro e l'impegno degli Assessori non diviene, collega Bontempi, di per s dimostrativa del carattere innovativo dei risultati.
Il salto di qualità, a nostro avviso e con specifico riferimento al bilancio, alle dichiarazioni ricorrenti e alla retrodatazione di quanto è stato detto qui oggi e all'imponente azione ancora di mobilitazione del consenso che è stata posta in campo, non può essere validamente espresso dalle enunciazioni di principio o dal proposito di effettuare la massima manovra anticongiunturale consentita con l'esposizione di importi spinti al limite dell'incertezza e degli auspici.
Bisognava distinguere: impostare cioè il bilancio con un rigore realistico iniziale coerente con alcune delle affermazioni solo qui avanzate dall'Assessore Simonelli e da altri. Cioè compiere l'operazione che sotto alcuni aspetti ha indicato il collega Gandolfi lasciare poi alla sede delle dichiarazioni e dell'azione politica l'affermazione della volontà decisa e ferma di modificare i dati di una situazione che può indurre al pessimismo per acquisire spazi di elasticità e di respiro all'azione regionale. Su queste posizioni concorderemmo e per queste azioni, che riguardano la vita e la sorte della Regione, noi ci sentiamo comunque impegnati.
Il salto di qualità, dunque, poteva essere espresso: nel maggior rigore del bilancio nello sforzo di analisi della piaga dei residui passivi (che l'attuale maggioranza o parte di essa, ieri minoranza attiva e partecipante alla costruzione della vita della Regione, aveva indicato sempre in modo incalzante) con una prima indicazione in questa sede dello stato di attuazione anche solo di alcune leggi, con le proposte di modificazione o di adozione di strumenti capaci di offrire adeguati rimedi con l'analitico, minuto, rigoroso riesame delle voci e dei capitoli della spesa corrente e la formulazione, anche qui, di alcune proposte almeno, di quel ferreo e reale contenimento, di quella tendenza alla deburocratizzazione degli interventi regionali che è una delle vie necessarie per la salvezza della nostra economia e per l'efficacia della stessa azione amministrativa infine, è mancato il raccordo tempestivo ad un piano di sviluppo; e anche qui dobbiamo attenerci agli affidamenti dei quali siamo in attesa.
Queste cose vengono prospettate ora e promesse per il futuro. Noi possiamo solo dire che saremo all'appuntamento ogni giorno, non solo alle verifiche trimestrali, che consideriamo un impegno formale.
Lasciateci ancora dire che ogni giorno trasferisce al mattino seguente opere da perseguire o da concludere, o da modificare e che ogni alba ne aggiunge di nuove, ma che questa maggioranza non ha ricevuto in eredità una Regione disastrata, come qualche volta si dà ad intendere. Lo smentisce la stessa relazione quando deve riconoscere che il Piemonte resta la Regione con la minor incidenza di spese di gestione e per il personale e se si pone mente che i Comprensori, la Finanziaria regionale, l'impegno e l'articolazione degli interventi in agricoltura, la legge per l'artigianato, per le opere pubbliche, l'assistenza sociale e quella scolastica, per citare solo alcuni fatti significativi, sono realtà che per una certa parte rendono sì rigido il bilancio, ma che per l'altra hanno cominciato a dare risposte concrete e riteniamo serie, perché tutti vi abbiamo contribuito, alla comunità regionale.
Ma noi non abbiamo, o non vogliamo avere, il capo retroverso; tutte queste leggi noi siamo pronti e disponibili a riesaminarle (e lo abbiamo indicato nel settore più delicato, in cui è impegnata un tipo di rappresentanza che non può non essere trattata con sensibilità e delicatezza particolari) secondo la duplice sollecitazione della ricerca del massimo rigore e della maggiore efficacia nell'impiego delle risorse e della globale validità degli interventi in una visione unitaria degli interessi regionali.
Mentre ricordiamo il significato politico della 382 e della riforma della Finanza regionale, che non intendiamo certamente ritardare noi, come non avremmo voluto (è l'unico accenno, consentitemelo) ritardare a gennaio i programmi o i piani di intervento contro la crisi che oltre i 4/5 del Paese giudicava o totalmente validi o almeno base suscettibile di miglioramenti e di decisioni tempestive, mentre confermiamo che ci sentiamo totalmente impegnati a sviluppare la più efficace azione perché la costruzione della realtà regionale prosegua rapidamente il suo cammino.
Mentre auspichiamo che la situazione politica trovi un chiarimento in equilibri che stimolino ogni forza democratica ad esprimere il meglio della propria ideale rappresentanza, confidiamo che questo sia reso possibile dal rinnovarsi di uomini, di propositi e di forze, ma anche da equilibri che offrano garanzie sicure di democrazia e di pluralismo, aventi validità oggettiva e non affidate ad ardue prove di buona volontà.
Penso che gli stessi progressi nella costruzione dello stato regionale e la severità delle situazioni che ci attendono, dovrà sempre più impedirci il giuoco facile della polemica o dello scarico verso le altre istituzioni.
Lo Stato siamo sempre di più anche noi, Regioni, Comuni, forze sociali organizzate che pesantemente e quasi sempre a fini di giustizia condizionano ogni decisione politica economica e che non possono non accettane le conseguenze e le responsabilità, come sta del resto avvenendo.
Il nostro voto contrario costituisce, infine, una ragione di chiarezza ed un momento di lealtà, e l'impegno a sviluppare l'azione di opposizione che se deve essere considerata come un momento necessario e di vitalità delle istituzioni nelle quali esprime disegni e finalità originali e proprie sempre distinte ed alternative, risponde verso la società in termini di positivo ed efficace concorso nell'adozione di misure e soluzioni e nell'affermazione di principi che ne rafforzino la vita democratica e le prospettive di sviluppo civile.
In questa sede non vi sarà legge, provvedimento o discussione che non ci veda impegnati costruttivamente, anche con sacrificio quando occorra, di effimere supposte esigenze tattiche.
Nessuno potrà peraltro dubitare dentro o fuori di noi, o peggio contare su cedimenti o debolezze.
La fermezza dei nostri propositi, la chiarezza crescente ed anche duramente conquistata ogni giorno del nostro ruolo e una concreta valutazione del momento storico che viviamo, ci danno la serenità, la pazienza e la forza, sia per i momenti del dissenso e della contrapposizione, sia per quelli del confronto e della costruzione delle leggi e delle soluzioni che valgano ad utilizzare tutta la capacità delle forze e dei valori in campo per assicurare un avvenire migliore al nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Nei nostri interventi di ieri abbiamo ampiamente illustrato le nostre posizioni, abbiamo espresso valutazioni di metodo, di merito sul bilancio e sul contesto in cui questo si è collocato.
Credo quindi di non avere molto da aggiungere, mi limiterò ad alcune altre considerazioni brevissime, sui momenti salienti di questo nostro dibattito.
Pare a me che uno dei momenti più importanti e che merita di essere sottolineato, è che al di là delle espressioni di voto che qui sono state enunciate, siano emersi importanti riconoscimenti dell'attività di questa maggioranza. Ci spiace che atteggiamenti costruttivi e positivi non si siano poi potuti tradurre in atteggiamenti positivi anche al momento del voto, ma voglio sottolineare che al di là del voto quel che conta è che l'area del consenso attorno all'attività di questa Giunta sia diventata più ampia anche all'interno di questo Consiglio.
Devo dare atto che la dichiarazione di voto dell'amico Bianchi soprattutto nella sua ultima parte, manifesta la disponibilità di questo Gruppo ad un'opposizione non di carattere preconcetto, ma di carattere costruttivo. Credo tuttavia di poter riconfermare quanto ho detto ieri sera, ossia che nei Gruppo della D.C., fatte salve alcune posizioni qua e là emerse, permangono ancora posizioni soprattutto critiche sul piano del metodo e chiaramente impegnate invece sul piano della proposizione.
Da questo dibattito che si è svolto in modo sereno, credo emerga una lezione che fa onore al nostro Consiglio, un po' per tutti e l'invito a non cedere a facili trionfalismi; la gente è consapevole delle gravi difficoltà che il Paese sta passando, sa quali sono i problemi ed è disponibile ad accettare lo sforzo che può essere anche graduale, l'importante è dimostrare che c'è, che è continuo e raggiunge risultati, anche se minimi.
E quanto abbiamo sottolineato ieri, che la gente vive con noi questa esperienza, ci conforta nel trarre delle conclusioni positive.
Al Gruppo della D.C., col massimo rispetto per tutti i Consiglieri, io mi permetto di dare un consiglio. Secondo me la D.C. ha bisogno di un bagno di umiltà: voi non potete dimenticare il bagaglio che avete alle spalle, un bagaglio che è fatto di 30 anni di governo, che rapportato alle situazioni di oggi deve consigliarvi di essere giudici meno pesanti nei confronti di quanto stanno facendo gli altri, sapendo come voi vi siete comportati nel passato.



PAGANELLI Ettore

Non solo noi.



BERTI Antonio

Mi rivolgo, da comunista, alla D.C., mi rivolgo ad un partito la cui presenza è e rimane importante nel nostro Paese e nei confronti del quale noi comunisti continuiamo ad operare perché si stabilisca un rapporto politico con questa componente cattolica, dalla quale non si pu prescindere. Sono d'accordo con Libertini: i problemi del Paese, ma anche quelli del Piemonte, non li risolve nessuna forza da sola, e noi sia in Piemonte, sia a livello nazionale, continuiamo a sostenere che l'Italia e la Regione si governano con l'apporto dello schieramento (ma anche soltanto con l'apporto costruttivo quando il primo non si possa ancora ottenere) di tutte le componenti più importanti esistenti.
Secondo me se la D.C. riesce ad essere più umile, probabilmente riesce ad avvicinarsi di più alla gente, a capire meglio i suoi problemi; in definitiva dovrebbe togliersi gli abiti della difesa del partito per farsi più carico dei problemi del Paese. E in questo senso riuscirà probabilmente in quegli intenti che nelle dichiarazioni di Bianchi sono puntuali e che anche qui ha riconfermato.
Noi ancora una volta da queste dichiarazioni vogliamo trarre un auspicio positivo, che del resto ci viene confermato dall'atteggiamento, in ultima analisi positivo, sulle leggi e sulle deliberazioni che questa Giunta ha sinora proposto.
Il che al di là di tutte le parole, di tutti i discorsi, che cosa conferma? Conferma che nell'esercizio pratico dell'attività, nel modo di fare le leggi, nei contenuti, nel modo - che qui riaffermiamo essere positivo - di ricerca dei consensi, salvo una volta, tutti i provvedimenti sono stati approvati da tutti gli schieramenti politici. E questo fa piazza pulita delle osservazioni sul metodo che non consente di partecipare, di esprimere opinioni. La realtà nuda e cruda è data dal fatto che tutti i provvedimenti sono approvati e non per una supina disponibilità delle forze di opposizione, ma per l'atteggiamento della maggioranza così aperto nei confronti dei suggerimenti che continuamente richiede. E quanto è avvenuto oggi a proposito dell'agricoltura ne è una dimostrazione: l'accoglimento cioè del miliardo destinato all'acquedotto delle Langhe che sottolinea un momento di impegno in questo settore, soprattutto per quanto riguarda le strutture positive, anche dai banchi dell'opposizione; questo riconferma un metodo che alla fin fine dimostra, col voto sui provvedimenti concreti, che l'area del consenso è molto più larga di quanto non appaia dal voto che qui andiamo a pronunciare.
Questo è motivo per noi da un lato di conforto, da un altro di coscienza dei compiti e delle responsabilità che abbiamo sempre di fronte ed è la riconferma ancora una volta della bontà, del metodo che abbiamo assunto all'atto della formazione della Giunta, cercando, se è possibile sulle questioni concrete, l'appoggio, la collaborazione, il confronto.
Con queste premesse evidentemente noi votiamo il bilancio, e cogliamo questo come un momento di transizione per la costruzione di una politica nuova che non vogliamo fare da soli, ma vogliamo possibilmente fare con il contributo di tutte le forze.
Con questo annuncio il nostro voto positivo al bilancio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Nell'illustrare le modifiche ho dimenticato di dar conto di un'altra pagina che è contenuta nelle cartelle distribuite e cioè della nuova denominazione che assumono quattro capitoli dell'Assessorato al Commercio: numeri 890, 891, 894 e 906, come da elenco che trasmetto al Presidente.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'art. 1.
Sono pervenuti alla Presidenza una serie di emendamenti firmati dal Presidente della I Commissione. Sono di maggioranza?



ROSSI Luciano

Sono di maggioranza



PRESIDENTE

"Articolo 1 - E' approvato in Lire 364.400.000.000, come dalla tabella n. 1, annessa alla presente legge, lo stato di previsione dell'entrata della Regione per l'anno finanziario 1976.
Sono autorizzati, secondo le leggi in vigore, l'accertamento e la riscossione dei tributi istituiti dalla Regione, la riscossione dell'imposta locale sui redditi con l'aliquota stabilita dalla Regione ed il versamento, nella cassa della Regione, delle somme e dei proventi dovuti nell'anno finanziario 1975".
Vi è un emendamento soppressivo e sostitutivo a firma del Consigliere Rossi, al primo comma: "E' approvato in lire 449 miliardi 516 milioni, come dalla tabella n. 1, annessa alla presente legge, lo stato di previsione dell'entrata della Regione per l'anno finanziario 1976".
Chi è d'accordo alzi la mano.
L'emendamento è accolto.
L'articolo che risulta dall'approvazione di questo emendamento, lo metto in votazione per l'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - E' approvato in lire 364.400.000.000 come dallo stato di previsione di cui alla tabella n. 2, annessa alla presente legge, il totale generale delle spese della Regione per l'anno finanziario 1976.
E' autorizzato il pagamento delle spese, in conformità allo stato di previsione di cui al precedente comma".
All'art. 2 c'è un emendamento soppressivo e sostitutivo: "E' approvato in lire 449 miliardi 516 milioni, come dallo stato di previsione di cui alla tabella n. 2 annessa alla presente legge, il totale generale delle spese della Regione per l'anno finanziario 1976", sempre a firma del Consigliere Rossi.
Chi è d'accordo alzi la mano. L'emendamento è approvato.
Passiamo ora alla votazione dell'art. 2.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 - E' approvato il quadro generale riassuntivo del bilancio per l'anno finanziario 1976, annesso alla presente legge".
Non vi sono emendamenti. Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
"Articolo 4 - Sono considerate spese obbligatorie e d'ordine, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 40 dei R.D. 18 novembre 1923, n. 2440 quelle descritte nell'elenco n. 1, annesso allo stato di previsione della spesa.
Il Presidente della Giunta Regionale, su conforme deliberazione della Giunta, dispone con proprio decreto il prelevamento, dal fondo di riserva per le spese obbligatorie e d'ordine, di cui al capitolo n. 1014, delle somme da iscrivere nei capitoli di spesa indicati nell'elenco di cui al precedente comma".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
"Articolo 5 - E' approvato l'elenco n. 2, annesso allo stato di previsione della spesa, dei capitoli relativi alla restituzione di somme avute in deposito o comunque introitate per conto di terzi.
Il Presidente della Giunta Regionale, su conforme deliberazione della Giunta Regionale, dispone con proprio decreto l'iscrizione, in corrispondenza con gli accertamenti delle entrate, delle somme occorrenti per la regolazione delle spese di cui al precedente comma".
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
"Articolo 6 - Per provvedere ad eventuali deficienze nelle assegnazioni di bilancio, che non riguardino le spese di cui ai precedenti articoli 4 e 5, il Presidente della Giunta regionale, su conforme deliberazione della Giunta, provvede, con proprio decreto, in conformità dell'art. 42 del R.D.
18 novembre 1923, n. 2440, al prelevamento di somme dal fondo di riserva per le spese impreviste, di cui al capitolo n. 1016, ed alla loro iscrizione nei capitoli da integrare od in capitoli nuovi.
I decreti del Presidente della Giunta regionale che dispongono i prelevamenti dal fondo di cui al comma precedente, sono pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione e sono presentati entro 30 giorni dalla pubblicazione al Consiglio per la convalida con legge regionale".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art, 6 è approvato.
"Articolo 7 - Il Presidente della Giunta Regionale, su conforme deliberazione della Giunta Regionale, dispone con proprio decreto l'iscrizione, nei capitoli n. 22 - 23 - 24 - 25 - 26 - 27 - 28 - 29 - 31 32 - 34 - 35 - 37 - 39 - 42 e 43 dell'entrata, delle somme assegnate alla Regione dallo Stato, in base alle leggi richiamate nei capitoli stessi, ed anche in eccedenza alle dotazioni ad essi conferite, nonché all'iscrizione di dette somme nei corrispondenti capitoli di spesa in conformità alle loro specifiche destinazioni.
Con analoga procedura si provvede all'iscrizione, nei capitoli appositi, di somme assegnate dallo Stato alla Regione nonch all'istituzione di nuovi capitoli di entrata e di spesa per le funzioni delegate e per altre eventuali assegnazioni disposte dallo Stato alla Regione".
Al primo comma dell'art. 7 vi è un emendamento sostitutivo presentato dal Consigliere Rossi: "Il Presidente della Giunta regionale, su conforme deliberazione della Giunta regionale, dispone con proprio decreto l'iscrizione nei capitoli 21, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 31, 32, 33, 34, 35 36, 42, 43 dell'entrata, delle somme assegnate alla Regione dallo Stato, in base alle leggi richiamate nei capitoli stessi ed anche in eccedenza alle dotazioni ad essi conferite, nonché l'iscrizione di dette somme nei corrispondenti capitoli di spesa in conformità alle loro specifiche destinazioni".
Vi sono richieste di parola? Chi è d'accordo alzi la mano, L'emendamento è approvato.
Passiamo alla votazione dell'art. 7.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
L'art. 8 è sostituito dal seguente: "Il Presidente della Giunta regionale, su conforme deliberazione della Giunta regionale, dispone altresì, con proprio decreto, l'iscrizione, nei capitoli nn. 14, 15, 16, 18 dello stato di previsione dell'entrata, delle somme ripartite nell'anno 1976 a favore della Regione Piemonte, in eccedenza a quelle stanziate nei capitoli medesimi, sul fondo per il finanziamento dei programmi regionali di sviluppo di cui all'art. 9 della legge 16 maggio 1970 n. 281, nonch l'iscrizione delle somme medesime nel fondo di cui al cap. 1395 e nei cap.
550 e 1151 dello stato di previsione della spesa.
Con analoga procedura si provvederà all'iscrizione, nei capitoli n. 14 dello stato di previsione dell'entrata e n. 1395 dello stato di previsione della spesa, delle somme che venissero ulteriormente ripartite a favore della Regione Piemonte in base a specifiche leggi statali come incremento del fondo per il finanziamento dei programmi regionali di sviluppo di cui all'art. 9 della legge 16.5.1970 n. 281.
Le somme di cui ai precedenti commi verranno utilizzate per il finanziamento delle spese stabilite nei provvedimenti legislativi statali o regionali, a cui si riferiscono e, ove prescritto, secondo gli indirizzi di cui alle deliberazioni del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica".
L'emendamento è sempre del Consigliere Rossi.
Vi sono richieste di parola? Chi è d'accordo su questo emendamento alzi la mano.
L'emendamento è approvato.
Abbiamo così votato l'intero articolo, però bisogna ancora votare per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
"Articolo 9 -Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le variazioni al bilancio di previsione per l'anno 1976 derivanti da leggi regionali i cui oneri siano coperti in tutto od in parte, ai sensi dell'articolo 1 della legge 27 febbraio 1955, n. 64 con la disponibilità finanziaria ad essi riservata in appositi fondi del bilancio dell'anno 1976".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
A questo punto vi è un articolo, che chiameremo per ora 9 bis, e che suona: "E' approvata, come dal prospetto annesso alla presente legge, la correlazione fra i numeri dei capitoli dei bilanci per gli anni finanziari dal 1972 al 1976". Questo è un vero e proprio articolo di legge e poich non vi sono richieste di parola, passiamo all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art 9 bis è approvato.
"Articolo 10 - La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'articolo 45 dello Statuto".
Si proceda alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero disegno di legge. Vi sono richieste di parola? Non ve ne sono. Passiamo all'appello nominale. Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 56 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.


Argomento:

Esame disegno di legge n. 45 "Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1976" (seguito)

Argomento:

Presentazione disegno di legge


PRESIDENTE

La Giunta ha fatto pervenire un disegno di legge intitolato "Interventi regionali per favorire l'esercizio del diritto allo studio".
Nel contempo la Giunta ha deciso di ritirare le sue precedenti proposte in argomento e cioè il decreto legge n. 82 che si intende sostituito con quello che è stato oggi presentato.


Argomento:

Presentazione disegno di legge

Argomento:

Prossima convocazione Consiglio regionale


PRESIDENTE

Comunico inoltre che sarà opportuna una riunione dei Capigruppo nella giornata di martedì pomeriggio che permetterebbe di convocare sin d'ora il Consiglio regionale per giovedì 6 maggio con i punti che rimangono all'ordine del giorno, integrandoli con altri eventuali che maturassero per la circostanza.


Argomento:

Prossima convocazione Consiglio regionale

Argomento:

Interrogazioni (annuncio)


PRESIDENTE

Prego il Consigliere Segretario di dar lettura delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.



FABBRIS Pierina, Consigliere Segretario

Interrogazione con richiesta di risposta scritta presentata dal Consigliere Carazzoni sugli interventi della Regione per l'ampliamento del porto di Stresa.
Interrogazione con richiesta di risposta scritta presentata dal Consigliere Carazzoni sugli interventi della Regione per l'attuazione del minibacino di traffico del Novarese, con l'estensione dei servizi di trasporto pubblico dal capoluogo ai Comuni di Galliate e di Cameri.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,45)



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