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Dettaglio seduta n.42 del 01/04/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Piani pluriennali

Esame mozione presentata dai Consiglieri D.C. - P.S.D.I. - P.R.I. relativa all'elaborazione del piano regionale di sviluppo e ai tempi e modi di discussione e redazione del documento


PRESIDENTE

La seduta è aperta. Riprendiamo dal punto in cui siamo rimasti nella seduta di ieri: "Esame mozione presentata dai Consiglieri D.C., P.S.D.I., e P.R.I.
relativa all'elaborazione del piano regionale di sviluppo e ai tempi e modi di discussione e redazione del documento".
Devo però prima comunicare che hanno chiesto congedo i Consiglieri Martini, Zanone, Vecchione e Debenedetti.
Credo che i presentatori della mozione vorranno illustrarla.
Vedo la richiesta di parola del Consigliere Bianchi, che ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è arrivata anche l'ora di questa mozione che è stata presentata, come è noto, nel febbraio scorso presentata dopo un'attesa di alcuni mesi, quando ci fu chiaro, fu obiettivamente chiaro che la metodologia , il sistema adottato e che non avevamo approvato, sollevando preventivamente i motivi della nostra preoccupazione, perché restringeva in una sorta di geloso e forse orgoglioso isolamento nell'ambito della Giunta e della maggioranza, una delicata, anzi delicatissima fase di elaborazione del piano. Delicatissima perché era evidente a tutti la presenza di una dinamica modificativa di ogni giorno quasi, di ogni impostazione dovuta all'evoluzione della crisi dovuta al mutare dei vari fattori in campo. Presentammo questa mozione quando ci parve chiaro che questo metodo si rivelava anche come un errore abbastanza grave dal punto di vista sia dell'efficienza, sia dell'operatività, destinato a creare, come immaginiamo, come crediamo di sapere, confusioni e incertezze all'interno della stessa maggioranza, non tanto tra le forze politiche, ma tra i vari protagonisti (non ci piace insinuare motivi di altra natura) e ci parve chiaro che aveva già e che avrebbe determinato in qualche modo una grossa perdita di tempo.
Dalla presentazione della mozione sono passati molti giorni (basta vedere la data) e ciò malgrado non vi è stato, da parte nostra, alcun nervosismo, alcuna impazienza per sollecitarne la discussione, e questo volutamente - almeno per quanto attiene a chi parla - a significare che l'iniziativa non aveva, non voleva avere alcun carattere di strumentalità e anche, se volete, nella maliziosa convinzione che il trascorrere di altro tempo avrebbe - come è avvenuto - messo in evidenza maggiore il fondamento delle nostre doglianze e delle nostre critiche.
La riprova l'abbiamo avuta successivamente alla presentazione della mozione dal tipo di reazioni - per la verità un po' concitate ed affrettate da parte della Giunta. Le reazioni sono riassumibili in tre momenti: una serie di interviste (sulle quali torneremo tra poco) un po' clamorose il deposito dei documenti raccolti e compilati dalle Commissioni che avevamo criticato l'invio di un lungo indice di un'opera in corso di elaborazione.
La tecnica adottata, quindi, è stata questa: silenzio sull'argomento in Consiglio, e rilascio di una serie di interviste a giornali dalle quali l lettore non addetto ai lavori è autorizzato, se andiamo ancora a rivederle, a trarre la conclusione che l piano c'è e non solo quello generale della Regione, ma anche quello particolare delle attività dell'Ente Regione e che il futuro è già prefigurato non solo nella brillante immaginazione della nostra troika direzionale politica. E questo velo di ironia non sottrae nulla alla stima sulle capacità delle persone e anche alla comprensione per la gravità delle responsabilità che su di loro pesano, ma consente di mettere un pochino in evidenza alcuni trionfalismi che in una materia come questa non sono stati del tutto producenti.
Si è fatto intendere, dicevo, che questo avvenire sarebbe stato già prefigurato. Ciascuno di noi ha in mente persone, amici così brillanti come quelli che sono qui a rispondere sull'argomento e che sicuramente hanno una loro visione che va, come si dice giustamente, fino al 2000, ma l'impressione che si è avuta anche attraverso la stampa, è che questo fosse già consacrato in documenti e in proposte concrete che attendevano soltanto di essere presentate, dopo che alla stampa, al quarto potere, anche in Consiglio.
Leggiamo sulla "Gazzetta" e su "La Stampa" del 2 marzo: "Come sarà il Piemonte nel 2000? La Regione punta sull'industria. Nei prossimi 5 mesi saranno avviati gli interventi nei vari settori: difesa dell'occupazione problema delle risorse, il progetto illustrato dal Presidente Viglione, dal Vice Presidente Libertini e dall'Assessore Simonelli".



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Bianchi Adriano, ma questo è un paese con la libera stampa.



BIANCHI Adriano

Sì, ma continuo a leggere: "Il dossier presentato ieri è frutto di lavoro di varie Commissioni costituite all'interno della Regione".



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Questo è vero.



BIANCHI Adriano

Già la terminologia è molto significativa: "dossier". Tutto quello che c'era si è messo insieme, quello che c'era di nuovo si è aggiunto.
Tra virgolette, poi, Presidente: "La novità del piano - ha spiegato Viglione - sta proprio qui: per la prima volta non si è delegato ad alcuno il lavoro, ma si sono esaltate le risorse tecniche proprie della Regione.
E' un programma nato all'interno della Regione, dopo un confronto con gli operatori economici, i sindacati, le forze sociali. Si tratta, dunque, di un'elaborazione autonoma e originale, ma nello stesso tempo legata alla realtà piemontese".
Queste erano le intenzioni, vedremo dopo qualcosa delle dichiarazioni del Vice Presidente in novembre, il quale ci fece una dichiarazione molto orgogliosa nella quale si parla di accantonamento, rispettoso, ma accantonamento anche dell'Ires; i lavori dell'Ires mettiamoli lì, adesso facciamo con i nostri mezzi perché l piano deve essere fatto da chi poi deve gestirlo. Cose da meditare anche come affermazioni in linea di principio. Il risultato invece poi, come temevamo, è stato un pochino differente, dopo queste dichiarazioni le quali, dal punto di vista politico generale, hanno sommerso la nostra modesta mozione che non era intessuta di affermazioni dure, di attacchi virulenti, ma era un seguito di constatazioni obiettive, con la ricerca di alcune conclusioni sicuramente opinabili.
Secondo punto: deposito del dossier.
Di che cosa si tratta? Nessuno, credo, avrà letto e appuntato integralmente tutta quella massa di documenti, ma chi parla e chi segue queste cose responsabilmente ha almeno fatto passare questo materiale. Si tratta di tante cose, non sicuramente di un piano, sono vari elementi varia letteratura, alcuni di questi fascicoli sono anche di piacevolissima lettura, sono istruttivi, sono preparatori, sono propedeutici, inquadrano argomenti singoli e materie, ma c'è una disparità assoluta di livelli, di proporzioni, non esiste un filo conduttore, un quadro riassuntivo. Non c'è stato presentato, non l'abbiamo ancora avuto.
"Non un piano fisso - si dice nelle interviste - ma un programma verificabile ogni tre mesi" in questo deposito di documenti di varia natura.
Noi abbiamo l'impressione che ci siano almeno cinquanta mani, nessuna sintesi, nessuna valutazione politica e nessuna prospettazione operativa concreta, almeno fino a questo momento.
E in questa occasione (ecco l'altro punto, il collegamento) con i grandi gruppi attuiamo (dichiarazione del Vice Presidente Libertini) una politica di contrattazione nell'ambito delle nostre linee programmatiche.
Quali? Elaborate come? Approvate quando? Precisate in quali documenti?



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Approvate dal Consiglio regionale.



BIANCHI Adriano

Sì, come prospettazione, ma nelle dichiarazioni...



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

No, no, scusi, ma io mi riferisco a due cose precise: 1) che la Giunta è nata sulla base di un programma e noi contrattiamo sulla base di un programma 2) che noi abbiamo presentato alla Conferenza dell'occupazione un'ampia documentazione programmatica e che successivamente abbiamo presentato qui in Consiglio un documento della Giunta che è stato approvato. Il piano è da venire, e lo faremo insieme.



BIANCHI Adriano

Forse la differenza sta in questo: che la Giunta, fin dall'inizio, ha rimandato la presentazione di un proprio programma organico alla Conferenza economica, che alla Conferenza economica ha fatto un grosso sforzo culturale di sintesi, di presentazione della situazione e di questo ne abbiamo dato atto, ma non è riuscita a tradurlo in termini di indicazione programmatica operativa, che ancora in quella sede ha detto: ora iniziamo leggeremo tra poco le dichiarazioni del Vice Presidente Libertini - un iter, entro qualche settimana saremo in condizione di presentare il piano (che ancora in quel momento non c'era) o le indicazioni concrete di carattere operativo. Poi le cose sono ulteriormente scivolate. Noi possiamo anche dare atto di tutte le sopravvenienze, di tutte le difficoltà, ma proprio perché ci sono state tutte queste sopravvenienze e queste difficoltà un diverso modo di operare, un diverso tipo di confronto in questo iter, in questa fase avrebbe consentito meglio di evitare tutta questa ricerca metodologica che non è giunta ancora ad una conclusione concreta ed avrebbe consentito di ricercare quelle indicazioni (che possiamo anticipare) concrete, quelle scelte specifiche, quelle scelte che l'emergenza indica con vie che sono persino obbligate, alle quali dovremo pur pervenire come conclusione di questo dibattito perché non ci proponiamo di fare solo un tipo di dibattito per dire: vedete che abbiamo avuto parzialmente ragione, vedete che l'aver fatto tutto quel tentativo con le Commissioni, l'aver bloccato, fermato il quadro di riferimento dell'Ires senza pronunciarsi almeno su questo (perché se su questo ci fosse stato almeno un confronto, un pronunciamento, una presa di posizione politica, si sarebbe già fatto un passo avanti, si sarebbero avuti dei termini di riferimento), l'aver fatto tutto questo lavoro con quella massa di documenti eterogenei e non omogenei e finalizzati fa sì che oggi c'è la disputa in Giunta e fuori della Giunta, quali metodologie seguire, quale significato attribuire al piano, quali scelte fare, che concretezza dare a questo piano dopo che si sia fatto - come si è fatto ormai da dieci anni più volte - il quadro generale del piano della Regione, ma venendo ora che siamo alle responsabilità operative della Regione, alle scelte nell'ambito delle competenze specifiche dell'Ente che rappresentiamo.
Il terzo elemento che ci è stato presentato in tutto quel contesto è stato l'indice del piano. Consentitemi, ma non si possono non rilevare certi aspetti estetici: capitoli, sottocapitoli, paragrafi, commi, note. E' una tecnica raffinata dal punto di vista dell'editorialità, la nostra curiosità e soprattutto quella del pubblico esterno è stata acuita al massimo, la suspense è stata sollecitata, l'attesa è divenuta ansiosa tanto più che l'editore non ci ha anticipato l'indice di un libro in corso di stampa e di distribuzione, ma l'indice di un libro, per quanto ci risulta ancora da scrivere.
Tutto questo, come dicevo già prima, ha sommerso la nostra modesta mozione che ha avuto scarsissimo, quasi nullo rilievo nella stampa: ma cosa chiedono, cosa dicono? Il piano c'è, le prospettazioni ci sono, i rapporti con le grandi forze economiche, con la Fiat e con le altre vanno avanti, la contrattazione procede, le indicazioni si danno. Cosa vuole l'opposizione? Cosa sottolinea, cosa segnala l'opposizione? Quali erano dunque, e quali sono gli antecedenti, le motivazioni, gli scopi che ci hanno sollecitato a prendere l'iniziativa? E poiché è parsa scialba e non facente notizia, noi chiediamo qualche minuto di pazienza ai Consiglieri per ripercorrere l'iter che ritroviamo puntuale nella mozione.
Abbiamo già detto poc'anzi che la Giunta, con un atto che parve, ed era, di responsabilità, ha detto: non presentiamo subito, con un'operazione di tipo intellettualistico un programma, il programma lo vogliamo costruire con le forze sociali, con i confronti, con le forze politiche, lo vogliamo elaborare nel tempo; facciamo una dichiarazione generale di principi, di volontà e poi il programma lo formuleremo ed è stata insediata senza la formulazione di questo programma.
La Conferenza dell'occupazione avrebbe dovuto costituire uno dei momenti di confronto e di scelta a tali fini; a conclusione del dibattito sulla Conferenza la Giunta, come abbiamo detto, comunicava di aver costituito le Commissioni per i vari settori di attività per lo studio e la formazione di proposte per giungere alla stesura del piano pluriennale delle attività istituzionali della Regione.
E qui vale la pena che io ricordi alcune dichiarazioni del Vice Presidente, non per inchiodarlo alle cose dette, la realtà si muove, ma tanto per ricordarci tutti insieme come si sono svolti i vari tempi e come si è giunti sino ad oggi nella situazione per cui del piano se ne parlerà durante l'estate, di quell'indice ci diletteremo durante le ferie e forse ancora dopo, salvo che, realisticamente, tutti insieme, ciascuno assumendosi le proprie responsabilità, si facciano delle scelte coraggiose semplici, chiare come stimolate dalla situazione di emergenza.
"Non un piano da presentare fra cinque anni, ma un piano che noi porteremo qui all'esame fra alcune settimane, che sarà insieme il primo piano economico del Piemonte ed il primo contributo di una grande Regione".
"Dopo questo dibattito in Consiglio avrà inizio la redazione del piano per il quale sono già state prese le misure operative".
Poi mi rassicurava sul significato delle Commissioni. Ahimè, capita a tutti di sbagliarsi, io ritengo proprio che l'aver fatto funzionare queste Commissioni al riparo da ogni rapporto con le forze politiche, con l'opposizione abbia creato dei grossi problemi alla maggioranza. Io non chiedo nemmeno che mi si dia risposta a questo, sottolineo solo questo fatto perché ciascuno nella propria coscienza si interroghi se non sia vero che l'avere operato in questa forma di segretezza, in questa torre d'avorio non abbia creato delle serie e gravi difficoltà alla stessa maggioranza nella quale sono sorte contraddizioni, sono sorti braccio di ferro per identificare le strade attraverso alle quali giungerà a degli sbocchi concreti operativi.
Abbiamo - per carità, senza esautorarlo, anzi, valorizzandolo - persino spogliato l'Ires (lo dico molto apertamente) di una certa funzione che aveva di consigliere scientifico ecc. a pacchetto chiuso.
Ora, se si fa il discorso - che per noi è tuttora valido - che non si possa avere un unico consulente, ancorché autorevolissimo, il quale formuli e pensi per la Regione e si debbano avere invece centri di elaborazione momenti di prospettazione concreta e politica per confrontare e poi fare delle sintesi, noi siamo perfettamente d'accordo, è un vecchio discorso che è nato dal momento addirittura statutario, vero, collega Simonelli?, quando si parlava dell'ufficio del piano, di cose di questo genere. Ma qui si era in presenza di un grosso lavoro compiuto in sintonia con la Regione e con la sua direzione politica dall'Ires che e stato messo lì, accantonato perdendo il tempo, non affrontandone le indicazioni e non dando un giudizio.
"Dopo di che il programma viene redatto dall'apparato regionale che deve gestirlo e le Commissioni sono quelle di Dipartimento, ecc. Avvieremo poi un rapporto stretto di collaborazione, ecc. Ci aspettano mesi di lavoro molto intenso, ai primi di febbraio consegneremo questo piano ecc.".
Ecco dunque come i nostri rilievi di un mese, un mese e mezzo fa, sono tuttora attuali _ Noi temevamo, appunto, che questa metodologia avrebbe sottratto al Consiglio ed alle forze politiche tempestive possibilità di giudizio e avrebbe ritardato l'elaborazione in concreto del piano per il quale si sarebbe dovuto riprendere tutto daccapo. E mi risulta, credo di non fare il processo alle intenzioni, che in qualche modo, ai fini del carattere che il documento riassuntivo sul piano da partorirsi da parte della Giunta avrebbe dovuto avere, ancora molto recentemente le idee non erano esattamente concordi e precise e noi attendiamo di vederlo questo documento per giudicare se avevamo fatto dei processi alle intenzioni, o se invece constatiamo una situazione di fatto.
Sull'Ires abbiamo detto; sui lavori delle Commissioni e sui risultati di così difforme rilievo abbiamo la prova avendo in mano la documentazione.
Lo stesso piano territoriale va avanti lentamente, senza un momento di riferimento preciso ad una prospettazione di programmazione e quindi continua il discorso diretto tra la Giunta che non può sottrarsi - lo capisco benissimo - di fronte ai grandi temi, di fronte ai problemi dei contratti, di fronte agli sviluppi della Fiat o della Montedison o dell'occupazione in Piemonte, dal costituire un momento di riferimento e anche di prospettazione e obiettivamente realizza un tipo di dialogo dal quale, in qualche modo, pur dando atto delle relazioni puntuali che vengono, sempre a posteriori, a informare più che come momento di deliberazione e di formulazione di una linea politica, va avanti questo tipo di contrattazione che è poi una contrattazione che ogni volta sembra inquadrata in un disegno chiaro, visto poi il panorama nell'arco di sei mesi diventa una successione di fatti episodici e di risposte che con brillante e magari intelligente dialettica vengono date ai singoli problemi.
In questa situazione era inevitabile che sorgessero, come sono sorte controversie di principio, di metodo, di contenuti all'interno della Giunta e tra le forze politiche. Procedere per progetti, per settori globali di investimento? Quali rapporti tra il piano generale della Regione e il piano delle attività? Noi siamo costretti anche a tentare di capire, di interpretare proprio perché non siamo stati messi nella condizione di poter fare riferimento ad un dibattito la cui importanza trascende sicuramente gli impegni e le stesse responsabilità della Giunta. E l'appuntamento è a tempo datato e non nel momento in cui l'elaborazione avviene.
Si è lavorato, quindi - ecco il punto centrale - hanno lavorato le Commissioni, lavorò l'Ires, lavora la Giunta senza che pregiudizialmente sia stato rigorosamente definito il quadro, il metodo, la strumentazione e le finalità; il lavoro che viene compiuto, la sintesi che noi troveremo, la prospettazione che la Giunta ci farà col suo documento è sicuramente un fatto correttivo che viene a posteriori.
A questo punto possiamo andare rapidamente ad alcune conclusioni.
Crediamo che occorra, alla Giunta, un atto di coraggiosa modestia, di sincerità e di responsabilità: esponete qui i termini della controversia sulla strumentazione, sulle scelte da fare, sul significato del piano operativo, sui suoi limiti, controversia che è obiettiva e che non può non avere avuto dei riflessi chiamiamoli soggettivi ed in termini...



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Lei ha dei cattivi informatori.



BIANCHI Adriano

No, dico cose che emergono dai fatti.
Possiamo dare atto che questa controversia, per il suo carattere obiettivo, non è un momento di mero contrasto tra persone, o tra gruppi politici, è la conseguenza di un'impostazione che ha lasciato alla fine ci che doveva essere posto all'inizio e ciò che doveva essere posto all'inizio doveva essere un tipo di conclusione che tutti insieme, nel consenso o nel dissenso, avremmo dovuto poter raggiungere.
Le difficoltà obiettive, i gravi condizionamenti che sono sopraggiunti la crisi che noi non vogliamo qui ignorare facendo solo un discorso sul metodo, non possono pero totalmente assolvere da questi errori sui quali potremo ritornare con diverso accento, a seconda degli sviluppi di questo e di altri dibattiti. Queste difficoltà propongono allora che il discorso sul documento dell'Ires venga fatto senza ulteriore rinvio, che si riprenda il discorso del piano territoriale di coordinamento e dei suoi collegamenti e dei suoi rapporti con le indicazioni di piano, si spieghi come il bilancio regionale non sia più un momento del piano, ma sia un momento che anticipa il piano e che tenta, con un'operazione di invenzione, di fantasia, di non essere in contrasto con quelle che potranno essere le elaborazioni del piano.
Noi riteniamo che in questa situazione, fatto questo riesame critico rivista tutta la materia che è stata messa in opera, visti i documenti raccolti, si tenti, di fronte alla crisi gravissima che viene con i suoi echi in ogni Consiglio in quest'aula, si tenti una sintesi nel confronto tra le forze politiche e di fronte anche a dati obiettivi che hanno stravolto molti dei presupposti, delle premesse, ma che non ci assolvono però dal dovere di considerare anche i caratteri contingenti, i caratteri superabili della crisi, non deve giustificarci ad abbandonare ogni prospettazione più ampia, ogni indicazione di programmazione; ci potrà essere un capitolo nel quale si verificano le impercorribilità contingenti di certe operazioni e di certe iniziative, ma non le possono fare accantonare. Allora si riapra questo discorso in una sintesi chiara, in una prospettazione precisa, in un confronto concreto tra le forze politiche e si facciano delle scelte che non siano di carattere letterario, che non siano di confronto tra varie scuole o metodologiche, siano, a questo punto di elaborazione dopo anni e anni in cui c'è stata ormai una produzione letteraria immensa anche a livello regionale, dopo consultazioni che sono durate interi semestri, dopo formazione di pacchi di documenti in cui tutto è già detto, tutto è riassunto dal punto di vista della storia economica del nostro paese, ma non dell'iniziativa politica, si scenda ad una concretezza di iniziativa politica quale la situazione suggerisce e secondo le stesse indicazioni che la Giunta, attraverso i suoi rappresentanti più autorevoli ed impegnati in questa materia, ha fatto più volte.
In sostanza, una richiesta di coerenza tra certe richieste e le indicazioni. Si esca da questa oscurità, si passi dalle dichiarazioni, pur necessarie, pur apprezzabili ai giornali, dalla politica fatta di indicazioni e di affermazioni ottimistiche che qualche volta servono anche a tenere su il morale, ad un confronto più concreto e più diretto in quest'aula o nelle Commissioni nei momenti di elaborazione politica ed operativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori colleghi, nelle scorse settimane avevamo sottoscritto la mozione attualmente in discussione in Consiglio fondamentalmente per una ragione, che era la preoccupazione di vedere continuamente allontanare nel tempo la scadenza per un confronto e un discorso globale di condizioni e di prospettive dell'economia piemontese.
Noi abbiamo sottolineato, in varie riprese (al momento delle eiezioni dopo la Giunta, subito dopo l'estate, al momento in cui c'è stato il confronto tra le forze politiche e sociali nella Conferenza dell'occupazione) che ritenevamo più produttivo ed importante, nella situazione che si andava prefigurando, arrivare alla predisposizione ed al confronto su un documento, anche non estremamente analitico, anzi, secondo noi molto meglio se sufficientemente snello, ma che permettesse di definire alcuni obiettivi di prospettiva, valutare delle priorità e soprattutto darci delle indicazioni, dare agli organi regionali delle indicazioni di comportamento e d'azione, in particolare per quanto riguardava il sostegno all'attività produttiva.
Rispetto a queste nostre preoccupazioni i ritardi sopraggiunti hanno semmai accentuato l'esigenza che noi avevamo sottoposto e che con questa mozione intendevamo sottolineare. Ma direi che oggi, rispetto al discorso che si poteva fare un mese o due fa, le condizioni sono notevolmente cambiate: se a settembre alla Conferenza dell'occupazione, e ancora a novembre e dicembre potevamo discutere di questi problemi in una prospettiva non ancora drammatica, in condizioni di funzionamento direi fisiologico dell'economia piemontese, i provvedimenti fiscali a creditizi assunti dal governo nelle ultime settimane modificano sensibilmente il quadro di riferimento.
Il dato più drammatico che dobbiamo affrontare non sono tanto i provvedimenti di rastrellamento di liquidità attraverso meccanismi di carattere fiscale che possono essere più o meno discutibili, ma non ci sembra che possano avere un'incidenza di grande rilievo sulle prospettive dell'economia, il dato veramente grave è stata la necessità da parte del governo di procedere ad una stretta creditizia e ad un aumento del tasso di sconto, quindi del costo del denaro che è di proporzioni che, ripeto dobbiamo definire drammatiche, cioè i livelli di costo del denaro sono aumentati. Noi abbiamo la certezza di dover affrontare nei prossimi mesi una deflazione, una crisi occupazionale e produttiva di proporzioni ingentissime, quindi abbiamo di fronte due tipi di doveri: il primo è quello di valutare se ci sono delle possibili alternative alla stretta creditizia, ossia se si può passare da una fase, che ci auguriamo contingente e momentanea, a una fase di graduale allentamento della stretta creditizia e di ripresa di accesso al credito, da parte delle strutture economico-produttive, accettabile.
L'alternativa che le forze politiche, a tutti i livelli, devono affrontare, è quella di dar vita a un deciso ridimensionamento della spesa pubblica; nelle condizioni in cui è la nostra economia, che ha il cappio al collo di una bilancia dei pagamenti che al minimo accenno di ripresa rischia di squilibrarsi immediatamente, con tensioni inflazionistiche cosi forti dovute alla crescita di redditi monetari che superano di gran lunga l'aumento di produttività del sistema, evidentemente la possibilità a medio termine di proporre un'alternativa che sia realistica e reagibile alla stretta creditizia è quella di dar mano ad un lavoro serio di ridimensionamento, o comunque di contenimento della crescita disordinata della spesa pubblica.
La seconda variabile sulla quale si può tentare di agire è la crescita complessiva dei redditi monetari, in condizioni accettabili per le categorie più deboli, ma è una strada che va certamente battuta.
La terza strada è quella dell'aumento delle entrate attraverso uno sforzo serio di aumento di efficienza, di capacità di incidenza del sistema tributario, specialmente per colpire le evasioni fiscali. Ma non c'è dubbio e ritorno alla individuazione di quelli che devono essere i compiti delle forze politiche a tutti i livelli, nazionale regionale e locale - che ci deve essere uno sforzo concorde delle forze politiche e delle parti sociali per imboccare questa seconda strada. Se non riusciremo, tutti assieme, a imboccare seriamente, con senso di responsabilità, questa seconda strada cioè di una manovra alternativa a quella creditizia, potremo chiedere legittimamente e con convinzione, con la consapevolezza di non fare della demagogia, che si proceda ad un allentamento graduale della stretta creditizia, che allontani i rischi di una deflazione gravissima e di una disoccupazione dilagante che altrimenti dovremo affrontare dopo l'estate e all'inizio del 1977.
Secondo noi le forze politiche regionali hanno due problemi da risolvere: il primo è quello di assumere, tutti assieme, un atteggiamento il più possibile unitario che serva da orientamento agli operatori pubblici a tutti i livelli. Il discorso del contenimento della spesa pubblica è complicato da situazioni di fatto, da fenomeni complessi che abbiamo alle spalle e non è certamente risolvibile con un colpo di bacchetta magica, ma con delle assunzioni di responsabilità di tutte le forze politiche, ripeto di tutte, perché non è problema solo delle maggioranze che reggono una Regione o un'Amministrazione provinciale, ma è problema di tutte le amministrazioni pubbliche, degli enti territoriali, siano essi le Regioni le Province, i Comuni, gli enti ospedalieri, le aziende municipalizzate; ci deve essere la capacità di assumere responsabilità globali il più possibile unitarie che servano di comportamento a tutti gli enti territoriali e locali, almeno per il 1976 e una parte del 1977.
C'è poi un secondo ordine di problemi che riguarda più specificamente la Regione; e qua veniamo al rapporto tra i problemi che ho cercato di individuare e lo stato attuale di discussione e di impostazione del piano regionale. Noi dobbiamo riuscire a dare indicazioni e ad assumere decisioni sul piano della spesa per il 1976 e per parte del 1977 che siano compatibili e coerenti con alcune enunciazioni di principio e di comportamento che speriamo di riuscire ad individuare; rispetto alle indicazioni di spesa pluriennale che la Giunta si è impegnata a presentare il discorso almeno del '76/77 deve essere rigidamente condizionato a questa prospettiva di emergenza. Se noi dobbiamo andare a definire priorità criteri di selezione della spesa pubblica che tengano conto soprattutto di questa durissima stretta creditizia che mette in crisi gli enti locali, che sicuramente mette grosse difficoltà sul piano dell'assunzione di mutui presso gli istituti di credito, c'è anche l'esigenza di ripensare alla spesa regionale, orientarla su due o tre punti che riteniamo importanti e qualificanti e concentrare su questo le poche risorse e le poche quantità di credito che sarà possibile ottenere.
Ma c'è qualcosa di più: probabilmente, se il problema che dobbiamo affrontare è quello del contenimento della spesa pubblica corrente, mentre si deve andare a incentivare gli investimenti pubblici che hanno una redditività di una certa consistenza, una possibilità di sostegno dell'occupazione, dobbiamo fare anche lo sforzo di individuare i canali di spesa che possono permettere di sviluppare una spesa pubblica ancora adeguata ai problemi che sono aperti in Piemonte, ma scegliendo quelli che possono determinare un contenimento, per lo meno un non aumento della spesa corrente. Quindi tra gli investimenti sociali possibili nel quadro delle possibilità di spesa della Regione dovremo riuscire a individuare quelli che producono investimenti a sostegno dell'occupazione, senza incidere sulle spese correnti e sulle spese di bilancio degli enti locali e sacrificare quelli che invece possono avere, o sicuramente hanno, come contropartita un aumento delle spese correnti e quindi degli oneri di bilancio ordinari da parte degli enti locali.
C'è poi un terzo ordine di problemi (e questo torna ad essere più un comportamento delle forze politiche che assunzione diretta di responsabilità della Regione) ed è la necessità in una situazione di questo genere, nella quale avremo vincoli di bilancio e condizioni di ristrettezza di bilancio pesantissima, di procedere al massimo possibile di razionalizzazione della spesa pubblica; lo sforzo che si dovrà fare a livello di enti territoriali nel 1976 e nel 1977 dovrà essere soprattutto quello di migliorare la qualità della spesa, piuttosto che la quantità.
Margini di razionalizzazione ce ne sono, ce ne possono essere, vanno perseguiti con assoluto rigore, con assoluta serietà.
Un altro ordine di problemi mi sembra investa la questione della spesa regionale, della espressione di volontà politica a livello regionale, della definizione di linee di politica di intervento della Regione: uno ha incidenza sull'altro discorso che facevamo, che è quello della necessità di dare linee coerenti e compatibili con la situazione economica ai problemi di crescita dei redditi monetari. E' chiaro che si può anche proporre alle Organizzazioni sindacali e richiedere fermamente una più attenta considerazione delle condizioni di compatibilità di questi problemi nel quadro economico che ci troviamo ad affrontare se i poteri pubblici possono offrire, attraverso il miglioramento della spesa pubblica, della qualità dei servizi che la Regione o gli enti territoriali possono offrire, alcune contropartite alla crescita puramente monetaria e quindi inflazionistica e tutto sommato, illusoria. Quindi uno sforzo in alcune direzioni che sono possibili a parità di spesa per il miglioramento qualitativo del servizio per l'offerta di un reddito aggiunto reale e non monetaria è possibile e va fatto per permettere un discorso più sereno e che dia possibilità di sbocchi nel rapporto tra gli enti pubblici e le organizzazioni territoriali.
Un altro gruppo di problemi riguarda l'apparato produttivo. Qua la Regione non ha poteri diretti, ma delle indicazioni ai vertici nazionali su certe questioni di selezioni anche del credito, cioè della possibilità di gestire con criteri selettivi le scarse risorse che sarà possibile mettere a disposizione per i crediti a medio e lungo termine alle attività industriali in una situazione come quella piemontese, forse è possibile, è certamente doveroso il tentare di analizzare questo problema e dare un certo tipo di indicazione.
Questi problemi in che modo si pongono rispetto al quadro di programmazione regionale che la Giunta ci ha preannunciato e fatto intravedere nei mesi scorsi? Noi siamo rimasti francamente preoccupati da alcune cose, da un certo tipo dell'impostazione del documento preparatorio dell'Ires, da alcune affermazioni e informazioni che l'Assessore alla Programmazione ci ha fornito in seno alla I Commissione. Noi riteniamo che sarebbe drammatico proprio ai fini della credibilità della serietà dell'istituto regionale ritrovarci a discutere alla fine di aprile, a maggio o a giugno, lasciando passare questa occasione che è veramente drammatica, dei documenti che si muovono su linee tradizionali di programmazione regionale, i documenti della programmazione regionale, tanto per intenderci, degli anni '60 a cui ci siamo abituati, analisi di carattere econometrico estremamente dettagliate che fanno proiezioni pero molto in là nel tempo, estremamente rigide, con delle ipotesi di carattere occupazionale, di reddito, ecc. che tutti in una situazione di questo genere avrebbero la possibilità immediatamente di verificare nella loro scarsa consistenza o credibilità.
A noi sembra che se ci sono rischi di questo tipo si debba fare un sforzo comune per garantire la credibilità dell'istituto regionale per tralasciare le cose che sul piano del dettaglio sono superate in questa situazione e comunque non dovrebbero più essere comprese in documenti di piano, e tentare di fare qualcosa di diverso. Noi pensiamo - questo è il tipo di proposta che abbiamo annunciato e che riproponiamo in questa sede alle forze politiche - che si possano fare due cose che tra loro possono anche essere collegate: la prima è tentare di definire, fra tutte le forze politiche democratiche, un accordo su alcuni punti di massima, urgenti, in grado di orientare già nelle prossime settimane gli operatori pubblici e il governo, per quello che possiamo fare nell'influire su decisioni nazionali verso un certo tipo di scelte che devono essere fatte subito per rendere credibile una nostra richiesta successiva di alleggerimento della stretta creditizia, dando alcune indicazioni precise anche sul modo in cui la Regione si propone di organizzare la spesa pubblica nel 1976/77; in sostanza anticipare quello che noi abbiamo chiamato un piano di emergenza che è un documento di valutazioni politiche, di assunzione di responsabilità di responsabilità di tutte le forze politiche in questa situazione e di anticipazione di criteri di spesa e di organizzazione della spesa per il 1976 e almeno per una parte del 1977.
Successivamente si potrà anche arrivare a discutere un documento di Piano che sia però la definizione degli obiettivi di assetto territoriale di diversificazione produttiva, di qualità della vita che la Regione propone alla comunità regionale nei prossimi anni, ma che poi permetta un confronto approfondito e articolato e aperto sui programmi di spesa della Regione in una maniera che permetta di garantire l'aggancio tra quel discorso del piano di emergenza che noi stiamo proponendo e che può essere l'anticipo per il 1976/77 del programma di spesa pluriennale della Regione e gli atti successivi della Regione, preparando quindi un documento che e sul piano della enunciazione dell'indicazione degli obiettivi di sviluppo della Regione, e sul piano della sua articolazione interna sia estremamente chiaro, che fissi delle priorità, che stabilisca dei principi, che dia alla comunità regionale la sensazione che c'è la capacità da parte degli organi della Regione, una volta fissati gli obiettivi, di proporre alcune strategie che siano adattabili alle diverse fasi congiunturali nelle quali nei prossimi anni la comunità regionale si debba misurare, e che non abbia nulla di rigido, di predeterminato, se non, ripeto, la fissazione di certi obiettivi, ma che tenga conto dei vincoli attuali, ma anche dei possibili vincoli di carattere nazionale ed internazionale che possono emergere nel futuro.
Io vorrei sottolineare, a nome del P.R.I., che se concordiamo su questo tipo di analisi, l'unico modo per dare credibilità ad uno sforzo programmatorio della Regione ci sembra che sul piano del metodo non possa che essere questo: uscire rapidamente con delle indicazioni di volontà politica e di operatività politica che tengano conto di questa situazione di emergenza e che quindi debbano essere prodotte nell'arco di una settimana, al massimo di dieci giorni nella predisposizione di un documento di piano che rinunci a certe pretese o ambizioni di eccessiva analiticità ma sia un documento di scelte, di delineazione di alternative o di strategie che abbiano la possibilità di adattarsi nel tempo con la necessaria flessibilità.
E qui - signor Presidente, signori colleghi - io vorrei fare presente innanzi tutto alla Giunta regionale il significato della proposta di un incontro che ci auguriamo di poter portare avanti nei prossimi giorni, tra le forze politiche della Regione. Non vorremmo che questa nostra iniziativa potesse essere considerata dalla Giunta come un tentativo di creare imbarazzo o posizioni alternative rispetto a quelle che esprime la Giunta noi siamo convinti - e l'ho già detto - che il problema vada al di là delle questioni di governo della Regione, ma possa essere affrontato e risolto.
Il problema del contenimento della spesa pubblica e delle indicazioni di criteri selettivi per la erogazione del credito alle attività economiche va al di là delle responsabilità della Giunta o delle forze che la compongono, ma deve vedere, nei limiti del possibile, assunzioni di responsabilità di tutte le forze politiche democratiche presenti ai vari livelli territoriali del Piemonte.
Una seconda considerazione la vorremmo fare alle forze politiche presenti in Consiglio regionale. Noi abbiamo l'impressione che se non facciamo questo sforzo di dare una proposta alternativa, delle ipotesi di lavoro che permettano una soluzione alternativa alla stretta creditizia da un lato, se non diamo la sensazione rapidamente, nella prossima settimana di avere la capacità di fare qualcosa alla realtà sociale della nostra Regione, rischiamo di andare alla discussione del piano di sviluppo regionale nei mesi di maggio o giugno o quando sarà, in condizioni di scarsa credibilità per la classe politica regionale nel suo complesso.
La proposta che il P.R.I. ha avanzato e sulla quale ci confronteremo speriamo, nei prossimi giorni, ha questo senso di una proposta politica che tenga conto dell'emergenza, dei ritardi con cui andiamo alla discussione del piano e dia una possibilità di uscita alle forze politiche regionali una capacità propositiva sul piano dei comportamenti e delle iniziative dei poteri pubblici e che nel contempo dia un contributo, per piccolo che possa essere, alla definizione di linee di politica economica nazionale che abbiano possibilità di successo.
La stampa stamane ha voluto indicare la nostra come una proposta di un piano di emergenza per salvare l'economia piemontese; noi non abbiamo certo l'ambizione di salvare l'economia piemontese, un'indicazione di questo genere rischia veramente di attirarci ironia e scetticismo. Il problema è al tempo stesso più semplice, più limitato, ma anche obiettivamente più difficile per quel che riguarda gli aspetti concretamente operativi degli enti locali; c'è il problema di assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche per realizzare comportamenti e criteri di intervento a livello di enti pubblici e di enti territoriali che permetta di dare un contributo, che può essere minimo, ma che può avere il suo significato in una situazione come quella italiana per salvare il Paese da una deflazione, da una crisi occupazionale e produttiva che noi riteniamo rischi di essere veramente drammatica. Se c'è un compito col quale le forze politiche devono misurarsi in questo momento riteniamo che sia questo.
Dobbiamo quindi affrontare questa questione con estrema rapidità, mettendo da parte patriottismi di partito di ogni tipo e vedere se su pochi punti molto semplici, ma che possono essere molto qualificanti e molto importanti, si può trovare un accordo.
Ci tenevamo a chiarire in questa sede il significato della nostra proposta; ci auguriamo di avere, dalle forze politiche, l'attenzione e la collaborazione necessarie perché tutti assieme, senza che sia merito o demerito di nessuno, si possa arrivare ad una soluzione.
E' quello che noi ci auguriamo e speriamo di avere chiarito fino in fondo i limiti ed anche l'importanza di questa iniziativa.



PRESIDENTE

Pongo al Consiglio un problema: vi è qui una delegazione dei lavoratori della ex Magnoni &Tedeschi che ha chiesto di incontrarsi con i Capigruppo.
Ho altri iscritti a parlare. Come credete di poter procedere? Si pu sospendere dieci minuti e ricevere la delegazione, oppure continuare e chiedere alla delegazione di aspettare poiché sarà ricevuta al termine del dibattito di questo punto all'ordine del giorno.
Vi sono ancora molti iscritti a parlare? Per ora i Consiglieri Cardinali, Minucci, Curci, ma ve ne saranno sicuramente degli altri, quindi il dibattito andrà un po' per le lunghe. Sospendiamo dieci minuti adesso? La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Non si può fare contemporaneamente? Mentre il dibattito prosegue uno per gruppo si incontrano con la delegazione.



PRESIDENTE

Se fosse possibile, caldeggerei questa proposta perché vi sono ancora molti punti all'ordine del giorno, sarebbe un eccellente modo per non sospendere. Facciamo così? Allora la parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Il Consigliere Cardinali sarà molto breve! La mozione di cui oggi discutiamo, presentata qualche tempo addietro allo scopo (mi pare evidente) di sollecitare un chiarimento sull'iter della presentazione del piano di sviluppo, è stata oggi illustrata anche da coloro che la firmarono in termini già modificati, con proposte diverse nuove, tendenti a inquadrare e la mozione stessa e la prospettiva richiesta dell'ambito della reale situazione che oggi viviamo.
A questo proposito io credo che il problema non meriti né le polemiche di chi sottilizza sui mesi o le settimane per verificare se un piano c'è o non c'è o se è in corso di elaborazione, né quelle di chi si chiede se questo piano è legato a indirizzi della sola maggioranza e se non ha avuto quella illustrazione, soprattutto quel supporto, quel confronto con tutte le forze politiche.
Io penso che debba essere sottolineato un tipo di scelta, sempre nell'ambito di questa visione di piano, in quanto ci troviamo di fronte ad un'alternativa e credo che gli scivolamenti dei tempi non solo di questa programmazione, ma di tutte quelle che avvengono in Italia, siano nell'impossibilità di risolvere il drammatico problema di concepire i nostri piani come una programmazione razionale di risorse disponibili oppure, al contrario, come tentativo di andare incontro alla situazione che a mano a mano emergono, cercando di affrontarle e soprattutto di intervenire in aiuto dell'economia traballante.
La seconda ipotesi a mio giudizio porta fatalmente alla non elaborazione di un piano, o per lo meno porta ad uno scivolamento di termini a piani immediati, a piani corti, a piani settoriali, a piani di emergenza, ma a detrimento di una programmazione generale che pure si impone e che comunque potrebbe e dovrebbe prescindere dalle situazioni emergenti o del momento. Anche perché è mia convinzione che difficilmente in Italia, con le sole risorse nazionali, risolveremo il problema delle difficoltà della nostra economia. Le potremmo risolvere, ma dovremmo fare quello che fanno le società per azioni che hanno i bilanci in dissesto potremmo farlo con una netta, decisa svalutazione del capitale nazionale e una sua reintegrazione attraverso impegni seri, collettivi, molto austeri che potrebbero permetterci di guardare al futuro; ma non vedo né il governo, né la guida politica capace di richiedere al Paese un sacrificio di questo tipo e un impegno di questa potenza. Pertanto ritengo che non possiamo considerare la situazione economica come un qualche cosa che possa essere risolto con forze esclusivamente nostre, salvo che, ripeto, si prendano quei provvedimenti netti, precisi che, essendo impopolari purtroppo nessuno intende prendere.
Tuttavia, il rischio che credo la maggioranza stia correndo in questo momento, è quello non tanto di elaborare un piano ambizioso ed a linee complete, quanto quello di inserire questa programmazione in una strategia di carattere politico proprio che ha ovviamente la tendenza a portare alla risoluzione, o di contribuire alla risoluzione o alla presunta risoluzione dei problemi generali del Paese con un'iniziativa vigorosa regionale.
Io credo che questo sia un elemento di fondo, ma condivido quanto ha detto il collega Gandolfi e cioè che è solo possibile se, modestamente tutto ciò serve a inquadrarsi in una generale visione del Paese. Non è certamente la vivacità dei piemontesi, la vivacità di una particolare maggioranza, l'impegno di cui dobbiamo dare atto che può risolvere o individualmente, o per la sola Regione, o in modo separato un problema che è di carattere generale.
La richiesta di addivenire quanto prima all'esame di linee di fondo del piano, alla sua congruenza con l'immediato anche attraverso la richiesta di poterlo valutare per ciò che può contribuire a risolverle in questo momento di emergenza, penso sia una richiesta giusta che non vuole suonare appunto alla Giunta per il ritardo, perché il ritardo è più che comprensibile.
Forse il Presidente Viglione, che è studioso di storia di tutti i tipi capirà ciò che io dico nel momento in cui mi sento molto vicino alle enunciazioni che fanno i colleghi della Giunta in merito al piano di sviluppo, quando ricordo il telegramma del Maresciallo Foch al Presidente Clemenceau nel 1918, con i tedeschi a Compiègne, in un momento in cui sembrava che gli imperi centrali potessero ancora spuntare la partita della guerra, telegramma che suonava: "Il fronte al centro è sfondato, l'ala destra arretra, l'ala sinistra è in ripiegamento. Io attacco". Era evidentemente il significato...



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Sarebbe la D.C.? Non ho capito bene. Rendilo in termini attuali!



CARDINALI Giulio

Se il Presidente non ha capito qual era l'accostamento al Maresciallo Foch mi mette in imbarazzo.



PRESIDENTE

No, sono gli imperi centrali che non si riesce a definire con chiarezza!



CARDINALI Giulio

Concludendo, al di fuori di polemiche che mi pare possano essere motivate solo nella ricerca di priorità ecc., pur ritenendo anch'io che il bagaglio di ciò che è stata quella defatigante esperienza dell'Ires e delle consultazioni nella precedente legislatura debba essere un canovaccio non da buttar via, ma da tenere presente, io ritengo sia giunto il momento di avere dalla Giunta una chiara affermazione di un'imminente presentazione del piano di sviluppo e la disponibilità che chiederei anch'io, insieme ai colleghi degli altri gruppi, per anticiparne le linee nell'ambito di una situazione attuale che ci deve trovare attenti e che soprattutto non ci deve trovare in contraddizione non con le linee generali di una politica di governo, ma con le linee di avanzamento della crisi economica che non ha molte strade possibili per la sua risoluzione e che purtroppo ce ne impone alcuna obbligata.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

C'è un corteo che era stato preannunciato da ieri. Si tratta di lavoratori che hanno 34 volte ragione perché da mesi vengono quasi tenuti alla fame dal Ministro del tesoro.
Mi pare che si possa anche fare una breve interruzione affinché i Capigruppo parlino con questa gente. Dopo tutto si parla di democrazia, di partecipazione, ma intanto ci sono delle donne, degli uomini che sono in queste condizioni da un anno e mezzo.



BERTI Antonio

Non è che non li ascoltiamo, la nostra posizione di responsabilità ce l'assumiamo tutta, ma prima abbiamo deciso di fare in modo diverso.



PRESIDENTE

Abbiamo ancora iscritto a parlare il Consigliere Minucci e poi c'è la replica di Simonelli, ma credo che siano ambedue abbastanza contenuti.



BERTI Antonio

Ma adesso seguiamo il metodo che abbiamo deciso.



PRESIDENTE

Certo, è iscritto a parlare il Consigliere Minucci.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Basta dirlo.



PRESIDENTE

Lo abbiamo detto.



MINUCCI Adalberto

Signor Presidente, si era deciso che una delegazione di Consiglieri si sarebbe incontrata con i lavoratori. Questo sta avvenendo?



PRESIDENTE

Sì, sta avvenendo, ogni Gruppo designi un Consigliere che si incontri con la delegazione.



MINUCCI Adalberto

Noi abbiamo già provveduto.



PRESIDENTE

Parli pure, Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

Signor Presidente, credo che il nostro Gruppo abbia tutto l'interesse oltre che l'intenzione, di cogliere ciò che di positivo, cioè di sollecitazione e di stimolo, viene dalla iniziativa dei Gruppi di opposizione circa l'elaborazione del Piano. D'altra parte, non possiamo non riscontrare non solo differenze di tono e di impostazione da parte di questi vari Gruppi, ma anche, ed in primo luogo, una nota di imbarazzo e di difficoltà quasi espositiva, cosa curiosa per un collega che tutti ammiriamo proprio per la chiarezza che ha sempre caratterizzato la sua oratoria ed anche per una sincerità particolare (alludo ovviamente al Consigliere Bianchi), imbarazzo nel portare avanti una linea su cui mi sembra però sia rimasto un po' solo di minuta contestazione, di tipo metodologico, se ho ben capito, al lavoro che ha fatto finora la Giunta. Io capisco che nella Democrazia Cristiana vi siano dei Gruppi (ne abbiamo ogni tanto riprova al Consiglio comunale di Torino, di "giovani leoni", che intendono in questo modo un certo spirito di revanche e sono disposti a cancellare con un colpo di spugna qualsiasi dato non dico della storia lontana ma della cronaca recente, e l'imbarazzo di Bianchi di dover rappresentare anche queste istanze).
Da che cosa emerge questo imbarazzo? L'ha detto lui stesso quando ha detto che l'iniziativa di questa mozione è caduta un po' nel vuoto dell'opinione pubblica, della stampa, Noi sappiamo che le cose cadono nel vuoto quando hanno scarsa validità e le ragioni per cui questa iniziativa non ha colpito il segno almeno di alcuni animatori dell'iniziativa stessa vanno ricercate, a mio avviso, in elementi che del resto tutti conosciamo.
Che cosa dovevano mettere in risalto, i giornali cittadini o regionali rispetto a questa iniziativa, che in questo senso colloco in uno stato d'animo, una velleità di certi ambienti della Democrazia Cristiana? Dovevano evidenziare la mancanza di pudore, forse, perché qui si sta discutendo se la Giunta è in ritardo di qualche settimana rispetto alle dichiarazioni, alle interviste. E la mozione è di un partito che non è rimasto famoso nella storia italiana per le sue capacità di programmazione né in trent'anni ha dato minimamente prova di rispettare le scadenze programmatiche.



OBERTO Gianni

Ma ora c'è un modo nuovo di governare, si dice...



MINUCCI Adalberto

Certo, certo. E' appunto questo modo di governare che non vi rende credibili quando fate certe critiche, soprattutto quando queste critiche anziché investire il merito, i contenuti, la situazione grave in cui si trova ad operare la Giunta regionale, cadono in piccole dispute metodologiche. D'altra parte, devo dire che anche la ricerca, un po' affannosa, che ogni tanto qualche collega della D.C. compie di dissensi e dispute interne alla Giunta o alla maggioranza appare un esercizio velleitario, non appropriato, perché in realtà le dispute cui si riferiva il collega Bianchi, se ho ben capito, sono dispute di esperti, di addetti ai lavori, o di tecnici o tecnocrati della programmazione, di scuole diverse, se ho ben capito, ma non riguardano la Giunta, Anzi, la scelta che ha fatto la Giunta è tutt'altra. E' sintomatico il tono di rimpianto con cui Bianchi, se non sbaglio, parlava di un accantonamento dell'Ires.
Dell'Ires in quanto cosa? In quanto ente addetto alla programmazione? In quanto istituto incaricato da qualcuno di elaborare un piano? Non credo che di questo si tratti, perché se c'è un punto chiaro in tutta la impostazione della Giunta fin dall'inizio è di rilevare che si voltava pagina anche in questo senso e che diventava ormai assurdo parlare, come si è fatto sulla stampa, nei luoghi comuni, di questi quindici ultimi anni soprattutto nella precedente legislatura, di piani dell'Ires. Si è detto: no, i piani li fa la Regione, li fanno gli organismi di direzione politica della Regione. E l'Ires viene restituito, in questo senso davvero rivalorizzato, come un istituto di studi che è chiamato a fornire i materiali, i dati a coloro che sono preposti a decidere le linee della programmazione.
Uno degli errori più gravi che hanno compiuto le vecchie gestioni, sia del vecchio CRPE (il Comitato di programmazione collegato all'Unione delle Province, poi collegato alla Regione), è stato proprio quello di creare invece questa sorta di mito per cui i piani non li fanno le autorità politiche, le assemblee elettive, ma li elabora uno strano istituto di studi che in questo senso veniva poi responsabilizzato e magari messo alla gogna per le scelte che compiva. Oggi noi abbiamo scaricato l'Ires di questo ingiusto fardello, e l'abbiamo restituito alla sua funzione, che è gia impegnativa, importante, qualificata, di istituto di indagine economica e sociale, che fornisce appunto materiali alla Giunta, alla Regione nel suo complesso. E io devo dire che quando si parla di sintonia fra i vecchi lavori dell'Ires e le vecchie Giunte, affiora in me il ricordo di qualche fiore all'occhiello costituito da un documento ponderoso che le Giunte mandavano in genere ai Consiglieri o ai vari soggetti della vita regionale ma che non avevano niente in comune con una politica di piano, e forse sintonia andava ricercata in alcuni gravissimi sbagli cui è stato indotto l'Ires in passato e non certo per incapacità dei suoi tecnici, dei suoi ricercatori ma proprio per quel poco di sintonia politica che c'era con le vecchie Giunte: basti pensare al fatto che le prime ipotesi di piano cosiddette, di cinque, dieci anni fa, erano fondate ancora sulla vecchia teoria delle aree forti, sulla necessità che il Piemonte si aggregasse all'Europa occidentale, che l'automobile sarebbe rimasta nei secoli il fulcro e l'elemento trainante di tutto lo sviluppo in Piemonte.
Questi son tempi da non ricordare più, per favore, se vogliamo restituire dignità e credibilità al concetto e al termine stesso di programmazione economica regionale. Io penso che uno dei meriti della Giunta attuale sia appunto quello di aver chiarito fino in fondo questa situazione, il metodo che intendiamo perseguire, la varia gerarchia di valori politici e scientifici anche su cui vogliamo fondare una politica di piano, le responsabilità politiche esclusive della Regione in quanto tale e dei suoi organi di governo, oltre che dei Gruppi politici che se le assumono partecipando al dibattito e alla elaborazione stessa.
Io penso che partendo da questa premessa, che è premessa di sostanza oltre che di metodo, non sia possibile sminuire il lavoro che si è fatto in questi primi mesi. Un lavoro grande, che non ha distolto, fra l'altro, le energie della Giunta, impegnata in prima persona, dal lavoro normale di governo - e voi sapete quanto è stato impegnativo, e quali leggi e quali provvedimenti sono stati portati all'approvazione di quest'aula; fra l'altro, in molti casi, leggi e deliberazioni che tendono a precostituire strumenti e coordinate per la stessa politica di piano (basta pensare alla finanziaria, alla zonizzazione sanitaria, a tutta una serie di altre questioni che si innestano nella politica di piano, nella logica di piano).
Tutto questo, dicevo, non può essere sminuito da nessuno, anche perch certamente i vari materiali raccolti dai singoli Assessorati, dalle Commissioni che gli Assessorati hanno riunito, hanno costituito, sono discontinui, collega Bianchi, nella loro qualità, nella loro sostanza, non sono uniformi. Ma qui ricordiamo la situazione di disastro autentico in cui certi Assessorati si son trovati a lavorare dopo il 15 giugno, con l'avvento della nuova Giunta, in mancanza di personale qualificato, in mancanza di un assetto del personale. Direi che una delle cose più importanti che ha fatto la Giunta in questi mesi, anche attorno al lavoro di piano, è stata quella di raccogliere attorno alla Regione nuovo personale qualificato, nuove capacità, che sono oggi importanti non soltanto nel momento in cui si elaborano le linee di piano ma saranno forse più importanti nel momento in cui andremo a gestire il piano e sarà quindi necessario che ogni Assessorato e la Giunta nel suo complesso abbia a disposizione un personale che ha lavorato attorno alle linee di piano, e quindi il più idoneo a collaborare con la Giunta perché le linee di piano diventino attuazione concreta. Naturalmente, non vogliamo, con questo nascondere che difficoltà gravi vi sono state, e vi sono, e possono anche comportare qualche elemento di ritardo. Ma si tratta di ritardi di settimane, perché voi conoscete l'iter dei lavori. Quindi ha avuto ragione il collega Cardinali a sdrammatizzare questo elemento. Difficoltà serie dovute in primo luogo alla situazione economica generale ed alla mancanza di un governo centrale, di punti di riferimento nazionali, sono cose che abbiamo sempre sottolineato, nessuno credo possa fare a meno di considerarle in tutta la loro importanza.
Detto questo, credo che l'iniziativa della mozione, oggetto della discussione di stamane, vada salutata come cosa positiva, perché ci offre il destro di avviare un discorso che del resto i colleghi - il collega Gandolfi in particolare ma anche il collega Cardinali, e, mi sembra nell'ultima parte del suo intervento, il collega Bianchi - hanno posto e che a me sembra di grande importanza. Io penso che occorra davvero una riflessione, nel momento in cui vengono presentati al Consiglio materiali per il piano quinquennale e si preannunciano per le prossime settimane l'avvio del dibattito e del confronto vero e proprio anche sul lavoro di sintesi, e quindi sui documenti di piano in senso stretto, ed anche eventualmente delle deliberazioni connesse al momento del tutto particolare che stiamo vivendo, il momento di una nuova stretta cruciale nella crisi economica del Paese, una stretta che viene vissuta, come già è stato sottolineato, molto drammaticamente dalla nostra Regione.
Ora, io devo dire al collega Gandolfi - ma su questo abbiamo già avuto occasione di discutere a parte serenamente - che personalmente sarei quasi terrorizzato di un discorso che dicesse: siamo di fronte al disastro, al dissesto, al rischio di un collasso, pensiamo soltanto alle cose più urgenti da fare, non preoccupiamoci del Piano in quanto grossa operazione politico-economica. Rinviamo, se mai. Comunque, è una cosa che è sullo sfondo, ci interessa meno che in passato. Io credo che questo sarebbe davvero un errore gravissimo. Ormai sono passati sei-sette anni dall'avvio di una crisi, di un malessere nella economia e nella società italiana, e questo discorso ci viene ripetuto ad ogni stagione, tutti i momenti, ogni volta che la situazione si aggrava, ci si dice: ma cosa volete programmare cosa volete riformare, come volete dare un quadro di riferimento complessivo? Pensiamo all'emergenza, a misure immediate. Così, nella cura dei tempi brevi, si è accumulato un tempo troppo lungo ormai. Sono passati sei-sette anni e le cose si vanno sempre più aggravando, a dimostrazione di quanto avessero ragione le forze democratiche che fin dall'inizio sostennero che questa crisi ha nella propria natura una domanda imperiosa di programmazione, la quale, se elusa, non potrà che portare ad aggravamenti successivi, e ci troveremo a tempi sempre più ravvicinati di fronte a strette sempre più drammatiche. Vedete quanto si è fatto convulso ed affannoso l'andamento ciclico dell'economia, per cui i periodi di espansione sono sempre più brevi, ridotti spesso ad un semestre, mentre si prolungano i periodi di crisi e di stagnazione.
Ora, è evidente che, nella misura in cui è possibile operare ed è possibile modificare la situazione, è possibile cioè lavorare per una ripresa organica dell'economia italiana, a ciò si può giungere soltanto sul terreno della programmazione democratica dell'economia, e cioè dando autorità, capacità di coordinamento e di direzione alle istituzioni democratiche dello Stato. Questa è la scelta da fare. E bisogna farla oggi perché se aspettiamo i bei tempi non facciamo che illuderci: i tempi belli non torneranno se non saremo in grado di imprimere una svolta di questo tipo, che in primo luogo è politico-istituzionale, alla politica economica del nostro Paese.
Ecco perché la raccomandazione che qui è stata fatta da alcuni colleghi, di pensare all'emergenza, di lavorare sull'emergenza, io la raccoglierei, ma saldandola strettamente a questo compito, a mio avviso indilazionabile, che la Regione ha di elaborare una politica di piano; e non disprezzerei neppure il dato culturale del piano. Quando si dice: ma non fate un qualcosa di onnicomprensivo, una sintesi troppo generale, non mettete in campo valori universali... Perché no? Facciamo un lavoro serio a mio avviso, anche in questo senso. Cerchiamo di costituire un quadro di riferimento politico-culturale, facendo emergere i valori cui vogliamo tendere. Perché qui si tratta anche di ribaltare, per esempio, una gerarchia di consumi, di influire anche, come dire? sulla mentalità, sulla cultura media, sul senso comune della gente, se vogliamo cambiare davvero le coordinate dello sviluppo economico. Si tratta di convincere milioni di uomini che è necessario mutare anche il modo di vita, se vogliamo uscire dalla stretta mortale che l'economia sta vivendo in questo momento Ed allora occorre, a mio avviso, dare questa cornice culturale al piano del Piemonte; di una Regione, fra l'altro, che, proprio per le caratteristiche strategiche che è venuta assumendo nei decenni all'interno dell'economia italiana ed internazionale, ha bisogno più che mai di sapere, di conoscere diciamo, le origini dei fenomeni attuali, anche il destino di un nuovo tipo di sviluppo. Sono convinto che accanto a questo elemento dev'essere molto forte l'altro elemento sottolineato qui dai colleghi, di scelte molto concrete, che individuino i settori più urgenti di intervento, le gradualità necessarie per raggiungere determinati obiettivi.
Io penso che il lavoro che ha impostato la Giunta - tutto naturalmente, è perfettibile, tutto può contenere elementi di errore e limiti - lo sia stato proprio sulla base di queste intenzioni e di questa visione delle cose. Credo allora che si potrebbe vedere in concreto se è possibile concordare a tempi strettissimi, direi nei prossimi giorni, un piano di provvedimenti di emergenza che influiscano sulla congiuntura attuale. E io penso che in questo senso, non per ripetere schematicamente altre esperienze, l'iniziativa che ha assunto il Partito repubblicano su piano nazionale potrebbe essere un modello cui riferirci. Cioè, tutte le forze democratiche del Piemonte potrebbero incontrarsi, così come ha suggerito il collega Gandolfi, per esaminare che cosa è possibile fare sul terreno dell'emergenza. Certo, se è un incontro tra forze politiche questo non inciderà immediatamente sulla condotta delle Giunte, ma potrà essere un grosso aiuto alle Giunte stesse, nella Regione, nei Comuni, nelle Province per operare avendo il supporto, lo stimolo e le indicazioni di tutto lo schieramento democratico del Piemonte, ove fosse possibile. Vedere poi in essi, fra queste misure di emergenza, che se sono tali devono intervenire in questi mesi, in questo periodo specifico. ho visto oggi, per esempio nella relazione presentata dal ministro Andreotti al Consiglio dei Ministri, il riconoscimento di un pericolo, anzi, l'affermazione che ormai siamo concretamente di fronte a questo pericolo, che noi avevamo già individuato qualche mese fa, quando dicevamo che così come si stanno mettendo le cose "l'economia italiana rischia di non agganciarsi alla congiuntura internazionale in espansione", fatto, questo che si sta realizzando, e la stretta creditizia e fiscale del Governo delle ultime settimane l'abbiamo definita cieca proprio perché non ha visto questo rischio. E' una stretta che tende a puntare insieme sull'inflazione e la deflazione e a colpire su entrambi i versanti l'economia italiana e a metterla in uno stato di immobilità e di regresso proprio nel momento in cui sta partendo una congiuntura internazionale positiva cui era necessario agganciarci. E quindi le misure congiunturali dovevano essere di segno diverso da quelle che sono state assunte dal Governo. E' un rischio gravissimo quello che correremo se così accadrà, perché se lasceremo passare questa congiuntura internazionale, la cui durata, come è stato detto anche dalle autorità americane, sarà assai breve, per cui si prevede già nel corso del '77 un nuovo riflusso, le autorità economiche italiane avrebbero commesso un delitto, perché a quel punto parlare di riconversione, di rilancio e così via sarà praticamente assurdo: non è possibile rilanciare una economia nazionale fortemente integrata al mercato internazionale, come la nostra, nel momento in cui la congiuntura internazionale tornasse a flettersi.
Ecco i problemi che ci troviamo a fronteggiare. Ecco perché penso che sarebbe utile discutere su due piani, ma strettamente intrecciati l'uno all'altro: provvedimenti d'emergenza, di tipo strettamente congiunturale tendenti a dare sollievo alle grandi masse, che oggi soffrono più di tutti la crisi, e al tempo stesso vedere nei limiti del possibile, nei limiti degli scarsi mezzi che hanno a disposizione la Regione e gli enti locali misure che tendano ad un rilancio produttivo, cioè ad individuare terreni di un rilancio della politica degli investimenti e così via.
Queste misure d'emergenza dovrebbero essere analizzate in stretto rapporto con le linee del piano. Ecco l'operazione che, secondo me dovrebbe essere compiuta in questi giorni, e su cui noi ci impegneremo. E credo sarebbe opportuno, data anche la gravità della situazione di oggi che tutte le forze democratiche partecipassero a questo sforzo, senza perdere niente, ovviamente, delle loro posizioni, della loro autonomia.
Credo sia un momento in cui è possibile far venire avanti delle convergenze, dei rapporti nuovi tra le forze democratiche, di fronte a questa comune e davvero drammatica responsabilità di risollevare le sorti dell'economia non solo piemontese ma nazionale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare, per la conclusione del dibattito, l'Assessore alla programmazione e al bilancio, Simonelli. Ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Signor Presidente, colleghi, il dibattito ha evidenziato, a mio avviso con la sua ricchezza di temi, come in realtà si sia in pratica discusso in gran parte di altre cose partendo dalla mozione che ad esso ha dato avvio.
E mi pare molto opportunamente ci sia stato questo ampliamento del dibattito, che ci dà occasione non di fare polemiche retrospettive ma di impostare un approfondimento interno ai temi che ci impegneranno nel prossimo futuro.
Non vorrei quindi soffermarmi se non brevemente sulla mozione in s tanto più che su questo argomento ha spaziato ampiamente nel suo intervento il Consigliere Bianchi, smentendo così l'opinione diffusa che la programmazione sia tema arido, intorno al quale non vi sia possibilità di intrecciare un discorso ricco di stimoli. Un giorno si chiamò la programmazione "libro dei sogni", nobilitando con una visione poetica l'aridità di questi esercizi, ai quali in Italia si dedicano poche persone.
L'intervento del Consigliere Bianchi è stato di un genere letterario composito, che è andato dall'analisi del linguaggio, dalla semantica, da qualche excursus storico, a qualche vena di romanzo d'avventura, con qualche pizzico di giallo introdotto qua e là.
Se restiamo ai dati reali, vediamo che con la mozione venivano richieste alla Giunta tre cose: una prima, che la Giunta non ha fatto e non intende fare; la seconda, rispetto alla quale la Giunta ha fatto molto di più; e una terza che in pratica è già sostanzialmente superata.
La Giunta - ecco la prima cosa che la Giunta non ha fatto e non intende fare, chiarirò poi perché, anche se quanto ha detto poc' anzi il Consigliere Minucci è stato molto chiaro in proposito - non ha inteso e non intende esprimere un giudizio sul documento elaborato dall'Ires distinto e diverso dal discorso del piano; cioè non riteniamo che avesse o abbia senso una analisi in sé del documento elaborato dall'Ires.
Sul secondo punto, lungi dal dare informazioni sullo stato e i risultati dei lavori delle Commissioni, noi abbiamo consegnato i lavori delle Commissioni: quindi non informazioni sui lavori, ma il malloppo intero.
Sul terzo punto, noi facciamo conoscere al Consiglio procedure metodologie e scadenze per la formazione del piano, diciamo che il piano sarà presentato nel giro di pochi giorni, comunque prima che il Consiglio affronti la discussione in quest'aula del bilancio preventivo per il 1976.
Queste, sinteticamente, sono le risposte sulle richieste contenute nella mozione.
Volendo riprendere i temi che sono stati trattati nel dibattito di oggi, dovrei dire che intanto non lavoriamo su questo argomento partendo dal nulla: abbiamo alle spalle anni di discussione sulla problematica del piano regionale, e in più, per quanto riguarda questa Giunta, abbiamo dietro di noi il programma, nelle sue linee generali, quello richiesto dallo Statuto, che ha accompagnato la presentazione della Giunta, la Conferenza sull'occupazione e i suoi risultati, discussi qui con l'approvazione anche di un documento, e il materiale che è stato elaborato.
Abbiamo seguito il metodo di lavorare contemporaneamente attraverso l'attività dell'Ires e attraverso l'attività delle Commissioni di lavoro composte da tecnici degli Assessorati, da consulenti esterni e da tecnici dell'Ires. Non c'è stata una dicotomia neanche sotto il profilo metodologico, perché i tecnici dell'Ires sono stati anche presenti nelle Commissioni che hanno approfondito i diversi temi di Assessorato. Ed è questo insieme di materiale che è stato consegnato alla Commissione perch lo esamini e lo discuta. Certo, è una serie di materiale discontinuo e diverso, ma in ciò sta, secondo me, il pregio di un lavoro che si svolge in questo modo aperto. Perché qui bisogna che ci intendiamo: o l'opposizione chiede un piano già confezionato e definito, in cui la Giunta fa la sintesi dei documenti e dice quello che pensa, e questo è il piano, che viene consegnato nella sua formulazione definitiva, e su esso si discute, o volete una partecipazione all'interno dei lavori attraverso i quali il piano emerge, e allora vi consegniamo il materiale grezzo cosi come lo abbiamo noi. Non si esce da questi due corni del dilemma: o il piano finale, o il materiale sul quale la Giunta lavora per fare il piano. Noi abbiamo scelto questa seconda soluzione, che ci è parsa più conforme al metodo che ci eravamo proposti di seguire. Non abbiamo voluto lavorare al chiuso - anche se, mi sia consentito, ci sono pure delle fasi nelle quali la Giunta deve procedere alla raccolta dei dati, ad alcune elaborazioni, ad una serie di approfondimenti; ci è parso giusto che la Commissione avesse a sua disposizione lo stesso materiale che ha a sua disposizione la Giunta.
Questo poteva dare luogo anche ad una partecipazione nella fase di stesura del piano. Mi rendo conto che le dimensioni dei lavori fatti dalle Commissioni possono essere tali da scoraggiare da un approfondimento, una discussione in questa fase: pero, questo non può essere imputato alla Giunta. La Commissione ha da tempo a disposizione questo materiale in questo frattempo non è pervenuta alcuna indicazione, e quindi noi procederemo alla elaborazione e consegna del documento di piano, così come ci è richiesto, nel giro di qualche giorno, qualche settimana, entro il mese di aprile, prima del dibattito in Consiglio sul bilancio, che è fissato per la fine del mese di aprile.
Dunque, non un lavoro clandestino ma un lavoro che ha consentito alle forze del Consiglio di avere a disposizione un amplissimo materiale. Un materiale che, certo, è per suo genere diverso e discontinuo, ma in ciò non è da vedere una caratteristica negativa: dipende dal fatto che le Commissioni hanno lavorato seguendo a volte metodologie diverse. Quante volte abbiamo detto che non era ammissibile un monopolio dell'attività di informazione e di ricerca, una omogeneità forzosa nella preparazione dei documenti di politica economica della Regione! Qui abbiamo un confronto tra approcci che sono anche diversi, e che dobbiamo poi ricondurre ad unità.
Abbiamo, per esempio, in alcuni dei documenti delle Commissioni di lavoro una analisi estremamente dettagliata e approfondita di come hanno funzionato certe leggi regionali o di come si è indirizzata la spesa in certi Assessorati: ci pare lavoro non solo meritevole di essere portato a conoscenza del Consiglio ma tale da dover costituire l primo esempio di un'opera periodica e costante di informazione sul funzionamento delle leggi, su come, dove è andata la spesa regionale, sul perché le leggi hanno funzionato e perché vanno a rilento. E stiamo lavorando per passare da questo dato, che viene consegnato con il piano, alla formazione di indicatori periodici che consentano al Consiglio di discutere periodicamente, durante l'anno, del funzionamento delle leggi e dello stato di attuazione della spesa, in maniera da non farne oggetto di discussione una volta l'anno ma di una specie di conto periodico sullo stato di attuazione della spesa.
Certo, questi sono materiali che per qualche legge, per qualche Assessorato, hanno già subìto un approfondimento, per altri no. Non tutto questo materiale, ovviamente, sarà utilizzato allo stesso modo nella stesura del piano: pero è un approfondimento che crediamo nella sua interezza meritasse di essere portato al Consiglio.
Direi piuttosto che quello che rende il discorso di oggi più interessante e più importante è costituito proprio dalle novità che nel frattempo abbiamo dovuto registrare: novità gravi, che hanno anche potuto far insorgere in qualcuno il dubbio se fosse opportuno e conveniente continuare sulla strada della stesura di un piano di sviluppo regionale. E non solo perché non si ha traccia di una programmazione nazionale alla quale riferirsi, che mai come in questo momento è apparsa lontana dalle intenzioni politiche del Governo; e non solo perché le altre Regioni sono ancora molto più indietro, e nessuna ha in questo momento nello stadio avanzato in cui noi l'abbiamo la stesura di un piano regionale. Ma anche perché il mutare del quadro della situazione economica e finanziaria nazionale rischia di vanificare tutto ciò che in un piano appartiene alla previsione e alla quantificazione certa della spesa e della entrata.
Giacché le misure adottate - lo ricordava Gandolfi - sono tali da gettare un'ombra di incertezza e di dubbio su tutte le possibilità di proiettare la nostra spesa nei prossimi anni. E quindi era più che legittimo pensare se valesse la pena di continuare nell'attività di stesura e di elaborazione del piano regionale.
La Giunta ha ritenuto di continuare; anzi, ha ritenuto che, se si supera l'impatto, psicologicamente duro, con le misure che sono state adottate dal Governo nascono dall'analisi della situazione ancora più forti le esigenze di arrivare ad avere un piano regionale. Intanto perché noi crediamo - anche se questo è oggetto di lotta politica, di cui penso che giustamente la Regione Piemonte si debba fare carico - che le misure adottate dal Governo non possano essere a lungo tollerate dal sistema economico del Paese. Se noi dovessimo immaginare che le misure di restrizione creditizia resteranno in vigore, con quella dimensione, se dovessimo immaginare che il livello raggiunto dal tasso di sconto e dalle prime rate sia destinato a durare per alcuni mesi, dovremmo tranquillamente mettere nel novero delle possibilità la caduta verticale del sistema. Noi dovremmo qui non solo rifiutarci di fare previsioni sull'entrata e sulla spesa della Regione, ma mettere all'ordine del giorno dei nostri lavori la revoca delle leggi regionali approvate negli anni scorsi, perché, per esempio, tutte le leggi nostre che prevedevano assunzione di mutui li prevedevano ad un tasso massimo del 15%; se dovessero valere in prospettiva i livelli raggiunti dai tassi dovremmo revocare tutte la legislazione regionale intervenuta fin qui. E non mi pare ipotesi sulla quale sia possibile anche solo discutere, perché significherebbe immaginare di precipitare in una situazione di tipo sud-americano.
Quindi, credo che, come primo atto, dobbiamo porci intanto l'obiettivo politico, come Regione, al di là di quello che le forze politiche in quanto tali fanno, di chiedere la revoca, la modifica dei provvedimenti di restrizione che sono stati adottati dal Governo; in secondo luogo, i nodi della crisi fanno venire al pettine in modo drammatico che ci sono delle strozzature di tipo strutturale, e che nessuna politica congiunturale o di emergenza può affrontare e risolvere.
E qui dico, in parziale risposta a Gandolfi - anche se poi far riferimento, come mi pare giusto, ad una parte che giudico molto positiva delle sue proposte -, che noi ci troviamo a fare i conti, come ha detto giustamente Minucci, con il fatto che la congiuntura si presenta sempre con una faccia che è apparentemente congiunturale ma i cui nodi sono di natura strutturale. I guai che noi soffriamo sono certo dovuti a tutta una serie di fatti che stanno accadendo, qui e fuori di qui, non solo in Italia ma nei Paesi industriali eccetera, da qualche mese a questa parte, ma le cui radici, per il nostro Paese, sono in alcuni nodi non sciolti di carattere strutturale. Quando noi affrontiamo il discorso della politica industriale che non c'è, il discorso anche del disavanzo della bilancia dei pagamenti e veniamo a toccare il problema dei consumi, il problema della produzione il problema della struttura della domanda, il problema dell'agricoltura della riconversione industriale, tocchiamo dei nodi che nessuna politica congiunturale può affrontare.
Dobbiamo poi dire che, in realtà, questo nostro Paese non solo non è in grado, con gli strumenti di cui dispone, di fare politica di programmazione, ma neanche politica anticongiunturale. Se è vero, come è vero, che nel corso del '75 fu indicata una politica anticongiunturale quella dei provvedimenti di emergenza, ma quei provvedimenti non diedero luogo ad alcuna manovra di spesa; perché quei 4000 miliardi rimasero sulla carta delle leggi 492-493 e nel frattempo il Tesoro dilatava invece in tutt'altra direzione la spesa corrente. I dati della relazione generale sulla situazione del Paese che leggiamo sui giornali oggi sono spaventosi nella dimensione assunta dalla liquidità della Tesoreria. E questo non era stato deciso da nessuno, non appartiene a nessuna politica; perché la politica anticongiunturale che i Governi hanno annunciato era un'altra. La politica anticongiunturale annunciata, discussa per mesi, votata dal Parlamento, non è stata fatta, si è fatta invece un'altra politica, che ha bloccato gli investimenti pubblici, che ha bloccato i 400 miliardi dell'emergenza ed ha mandato avanti invece la spesa corrente, su livelli assolutamente inaccettabili, credo per l'economia del Paese.
Il discorso della spesa corrente è un discorso di cui ci dobbiamo fare carico, Gandolfi ha ragione. Cioè, prendiamo atto che ci sono dei limiti di guardia sulla spesa corrente che sono stati ormai valicati. Ma questo è avvenuto mica perché così ha voluto il destino, mica perché abbia grandinato: è avvenuto per scelte sbagliate, di cui ci sono responsabili con nome e cognome, perché ognuno porta sulle spalle la responsabilità altrimenti dovremmo arrivare alle conclusioni che in modo ironico sarcastico qualche articolista nei giorni scorsi ha tratto sulle colonne dei quotidiani, e cioè che ad un certo punto il primo ente inutile, da abolire, è il Ministero del tesoro, se il Ministro si limita a registrare le decisioni di spesa che gli giungono sul tavolo. Se non lo si abolisce, è il Ministero del tesoro il responsabile della politica monetaria del Paese della politica della liquidità, dei livelli raggiunti dalla base monetaria.



MINUCCI Adalberto

Basterebbe cambiare il Ministro, senza abolire il Ministero.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Penso infatti che questa sia una conclusione alla quale probabilmente si sta arrivando.



MENOZZI Stanislao

Entrate nel Governo?



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Non ho certo personalmente l'ambizione di fare il Ministro del tesoro.
E credo neanche Viglione.



MENOZZI Stanislao

E' indispensabile qui.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Ora, i dati che ci consegna la relazione presentata sulla situazione economica del Paese sono dati drammatici, perché testimoniano che in questo Paese non è stato possibile, almeno ai Governi che si sono susseguiti in questi mesi, manovrare gli strumenti neppure per fare una politica anticongiunturale, e che quindi l'alibi di rinviare una politica di programmazione, di rinviare i dati irrisolti della struttura produttiva del Paese perché nel frattempo si dovevano fare altre cose più urgenti, cioè i provvedimenti anticongiunturali, è un alibi che non regge perché non si è fatta l'una e non si sono fatti gli altri.
Non esiste la politica dei due tempi, non è possibile rinviare a dopo lo scioglimento di alcuni nodi, per affrontare prima le terapie d'urto.
Perché le terapie d'urto non funzionano: non funziona la leva fiscale, non funziona la spesa pubblica, e quindi non funziona la capacità decisionale dei centri di potere pubblico a livello nazionale. Diciamo che non hanno neanche funzionato, come capacità di contribuire a risollevare la congiuntura, le Regioni e gli Enti locali, perché non si è voluto farli funzionare, non si è voluto cioè alimentare e rendere più efficace la capacità di spesa in alcuni settori prioritari delle Regioni e degli Enti locali. E qui si tocca un altro nodo del discorso.
Ecco allora che è difficile, oggi, mettere in sordina un discorso che privilegia la politica di programmazione per interventi di altro genere: è opportuno, invece, entrare duramente sul terreno della programmazione e cogliere questa occasione per fare un discorso globale, che investa l'insieme delle scelte di politica economica e finanziaria che il Paese deve fare. E quando noi abbiamo immaginato un piano di sviluppo articolato in due grossi momenti: quello di fare una rassegna dei problemi che ha la società regionale nel suo complesso e di indicare delle linee di politica capaci di coinvolgere la Regione, gli Enti locali e il Governo; mettevamo l'accento su questa necessità, di un contributo meditato, responsabile documentato del Piemonte ad una ripresa della politica di programmazione nazionale, e nella seconda parte indicavamo poi la necessità di mettere a fuoco la politica della Regione come operatore, e quindi un piano pluriennale di attività e di spesa che fosse l'occasione per proiettare in un quinquennio le nostre capacità di intervento selezionando secondo criteri di priorità e secondo i fabbisogni il tipo di intervento che la Regione deve fare.
A me pare che questa indicazione metodologica sia oggi ancora valida che questo sia il tipo di lavoro al quale ci dobbiamo dedicare. Non quindi, un libro dei sogni astratto ma un piano che necessariamente deve toccare l'aspetto regionale, quello che nasce dalle competenze dirette della Regione ma che deve anche andare a sollecitare la politica di programmazione nazionale, deve andare a rimuovere gli ostacoli che hanno fin qui impedito di compiere delle scelte a livello nazionale.
In questa situazione si colloca certamente la necessità anche di un discorso a breve, e io credo che l'occasione per raccogliere quello che diceva Gandolfi e cui si richiamava anche Cardinali, cioè la necessità di non aspettare il momento finale, in cui il piano sarà approvato, che non sarà, Consigliere Bianchi, l'estate o l'autunno ma che deve essere un tempo ragionevole per le consultazioni e i dibattiti... Ma io credo che quando noi abbiamo il piano qui nel mese di aprile si debba andare all'approvazione del piano prima delle ferie estive; non possiamo immaginare di poter andare a ritardi ulteriori. Cioè, si comincia quell'ampia consultazione e quel confronto, ma il piano dev'essere approvato prima dell'estate. Però io mi rendo anche conto che c'è la necessità di non aspettare quel momento per indicare gli interventi. Tra l'altro, noi abbiamo l'occasione del bilancio, che invece dovremo entro aprile aver approvato. E il bilancio è l'indicazione della spesa per il 1976, e può consentire intanto una verifica delle priorità, delle condizioni e della natura dell'impegno che la Regione può assumere. E forse le settimane di aprile, che saranno per un verso dedicate all'approfondimento, alla discussione, all'analisi del bilancio, possono anche diventare, in contemporanea - ma il lavoro, poi, è lo stesso occasione per mettere a punto già con il bilancio '76 o con documenti anche del Consiglio, per fare un approfondimento. Credo che la Giunta non avrà alcuna difficoltà, certo comunque non l'avrà la mia forza politica, ad andare a quell'approfondimento cui il Consigliere Gandolfi si richiamava. E l'occasione della discussione del bilancio è anche occasione propizia per mettere a fuoco le possibilità di intervento a breve che ci sono con l'utilizzo del bilancio regionale.
Ma - e mi avvio rapidamente a chiudere - questo non toglie che il piano resti sulla nostra agenda come un momento fondamentale. E da questo punto di vista, allora, il piano dev'essere un documento anche operativo. Io credo che noi ci guarderemo bene dal commettere, nella stesura di questo piano, l'errore di farne una sorta di documento di previsioni rigide, un qualcosa di inalterabile, quasi che fosse possibile, come si illuse la programmazione nazionale ai tempi del primo piano, per legge stabilire la misura dell'aumento del reddito nazionale o dell'occupazione. E se ci sono preoccupazioni nel Consiglio che il piano sia una cosa di questo tipo, cioè sia un documento nel quale in modo schematico e rigido intendiamo formulare degli obiettivi quantificati, credo di poter dire fin d'ora chiaramente che questo non sarà per il nostro piano. E da questo punto di vista crediamo sia venuto il momento di abbandonare l'illusione di voler quantificare in termini rigidi e precisi, che però non sono poi vincolanti per nessuno certe previsioni: di tipo occupazionale, sul livello dell'occupazione per settori e per aree, e così via. Noi arriveremo invece ad un altro tipo di discorso, arriveremo cioè ad indicare quale deve essere la dimensione dell'intervento, capace di garantire all'80 il mantenimento di certi livelli occupazionali e di un certo tasso di attività della popolazione.
Noi diremo che perché non aumenti la disoccupazione, perché siano fissati degli obiettivi occupazionali, perché il tasso di attività non decresca oltre il limite attuale - e se decrescesse vorrebbe dire che lavorano meno donne e meno giovani, e cioè che la situazione sociale peggiorerebbe notevolmente rispetto ad oggi -, dobbiamo prefiggerci certi obiettivi occupazionali. Ma non avremo certo l'ambizione di indicare se a Casale gli addetti all'agricoltura diminuiranno di 150 o aumenteranno di 275, n andremo a vedere se gli addetti all'industria tessile possono essere indicati dal piano in 13500 o in 14111. Perché non è di questo che il piano ha bisogno, ma di avere, invece, indicato un obiettivo, che magari è anche ambiziosissimo, quello di mantenere certi livelli di occupazione e di attività della popolazione; ma intanto su quell'obiettivo si compiono poi delle scelte concrete, si indicano dei settori di intervento, delle manovre da introdurre, si danno indicazioni di politica industriale. Così come non faremo neppure una meccanica quantificazione della spesa regionale possibile collocandola in caselle, costruendo una macchinetta, sia pur perfetta, ma basata sull'astratto: faremo invece una previsione in una situazione nella quale non sappiamo neppure ancora quale sarà l' entrata della Regione per il 1976, senza pretendere di pianificare l' uso di risorse che sono incerte nei loro ammontari (sarebbe velleitario, assurdo astratto, frutto di una logica soltanto apparente operare diversamente); ma neppure ci arrenderemo a dire che non si può far niente. Faremo due previsioni, sul livello delle entrate regionali, e quindi sulla possibilità della spesa: una di massima e una di minima, proiettando l'una da livelli bassi e immaginando che le risorse della Regione crescano secondo un ritmo molto contenuto, e una ipotesi massima che parta invece da un livello di entrata quale noi riteniamo necessario nel '76, che è quello contenuto nel bilancio '76, e con un tasso di crescita che sia superiore, e definiremo entro questa banda le possibilità operative della Regione. E dentro questa banda collocheremo anche i progetti che saranno anche progetti integrati progetti operativi, che la Regione deve perseguire, in maniera tale da esercitare poi anche l'uso della scelta politica, la scelta delle priorità l'indicazione di ciò che è più importante e di ciò che lo è meno, in maniera da fissare una scala di interventi, così che se le risorse saranno notevoli si potranno esaurire gli interventi, se saranno più ridotte potremo fare solo interventi di un certo tipo.
Quindi, il nostro sarà un piano aperto alla verifica, al confronto, di cui potremo andare a decidere le cose da fare, insieme. Un piano che ha alle sue spalle una elaborazione lunga e diversa. L'Ires ha lavorato per la programmazione regionale per molti anni, e credo che nessuno possa oggi contestare la mole del lavoro o l'utilità del lavoro che l'Ires ha svolto.
E noi diciamo che l'Ires dovrà continuare in questa attività, anzi, come istituto regionale di ricerca, dovrà continuare ad essere la base fondamentale e preminente attraverso la quale la Regione raccoglierà i suoi studi e le sue conoscenze per l'attività di gestione del piano e per quello che bisognerà fare nei prossimi anni. Però, ha ragione Minucci, l'Ires non può fare il piano: il piano lo fa la Regione. Noi abbiamo creduto di poter dare in modo formale questa risposta, perché, in effetti, negli anni passati si è avuta l'impressione che in definitiva i piani della Regione non potessero essere altro che la trasmissione dei documenti dell'Ires con un giudizio politico...



OBERTO Gianni

La suggestione che non potesse essere diversamente...



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

E, in fondo, la mozione ripresenta ancora questo modo di vedere il problema, che a nostro avviso è sbagliato. Il giudizio e la valutazione politica non li diamo sul rapporto dell'Ires; il giudizio e la valutazione politica sono il piano. Cioè, il rapporto dell'Ires è il rapporto per il piano; dopo il rapporto dell'Ires c'è solo il piano, non c'è più una fase di mediazione, con un giudizio politico. Questo è il vecchio modo al quale ci siamo sempre attenuti, ma che adesso bisogna superare. Quando l'Ires ha fatto il precedente rapporto per il piano, la Giunta presieduta dall'avv.
Oberto ha dato un giudizio politico sul rapporto dell'Ires, che è ancora agli atti, su cui poi non si è andati avanti, non si è fatto più niente.
Ora, è venuto il momento di stendere il piano. Il rapporto dell' Ires, che si chiama "rapporto per il piano", ha come suo passo successivo il piano, e nessun'altra mediazione politica di sorta.



OBERTO Gianni

Lei dice: non si è fatto niente. Per l'esattezza: non abbiamo fatto niente, perché partecipava anche il collega Simonelli all'attività di quella Giunta.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Dirò di più, collega Oberto. La mia personale convinzione è che allora nel '74 - e ne discutemmo anche qui - la palla fu passata alla I Commissione. Quindi, se mai, il ritardo è nato proprio dal fatto che in sede di I Commissione non si approfondì quel discorso. Il mio "si" era comunque riflessivo, da intendersi come "tutti noi insieme". E' un metodo che non funziona: non è possibile cioè rilanciarci continuamente la palla tra lo studio dell' Ires, il giudizio politico della Giunta, il giudizio politico delle Commissioni, l'analisi del Consiglio; poi si torna all'Ires perché i dati sono tutti cambiati, e si ricomincia. E' una spirale alla fine della quale non c'è mai nulla. Ora è giunto il momento di arrivare al piano. Quindi, nessun filtro, nessun giudizio politico, parziale o settoriale, ma la stesura del documento di piano, intorno al quale chiamare a confronto le forze politiche, sociali ed economiche del Piemonte.
Se questa è la metodologia che abbiamo creduto di seguire, che ci sembra rafforzata dai fatti di questi giorni, abbiamo delle scadenze operative molto precise. Su queste voglio chiudere. Abbiamo la consegna del piano per l mese di aprile; nel mese di aprile abbiamo la discussione del bilancio, che può essere occasione per fare anche quell'analisi di ciò che in termini di proposte politiche per interventi a breve e in termini di organizzazione di quella parte della spesa regionale che può essere organizzata indicava Gandolfi con il suo discorso, la necessità di un qualche documento di emergenza che dimostri la nostra capacità di operare in termini brevi e rapidi. Tra l'altro, ci sono dei modi di mobilitazione della spesa regionale che possono anche essere indicati come capaci di rimuovere la spesa a breve. C'è un discorso, per esempio, di revisione della legislazione regionale che non ha operato, che può essere affrontata che diventa un fatto politico. Occorre andare in quella direzione. Io credo che sia un modo serio, quello di rivedere anche le nostre leggi che non hanno operato, per modificarle, per stornare risorse verso interventi che invece sono in grado di operare. Occorre fare una meditazione sul tipo di interventi in opere pubbliche, se in conto capitale o in conto interessi.
E' ragionevole pensare che da oggi, per esempio, gli enti locali non siano in grado di contrarre mutui se non con la Cassa depositi e prestiti; e allora qui si colloca un intervento politico che la Giunta ha già fatto e che intende ribadire, cioè quello di sollecitare gli enti locali a ricorrere alla Cassa depositi e prestiti, che con i provvedimenti di emergenza è stata rifinanziata ricevendo un intervento supplementare con garanzia dello Stato per mille miliardi. Cassa depositi e prestiti che mai come in questo momento ha avuto necessità di essere il canale attraverso il quale viene avanti la spesa degli Enti locali. Perché con i livelli cui si sono elevati i tassi...



ROSSI Luciano

Si è continuato a respingere.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

La Cassa depositi e prestiti ha continuato a respingere fin quando non aveva le disponibilità. Anche la Cassa depositi e prestiti è inserita nel sistema: nel momento in cui non esistono depositi postali è priva di risorse. Siccome ora la Cassa depositi e prestiti ha risorse, perché hanno ripreso quota nei mesi scorsi, con l'aumento della liquidità a tutti i livelli, anche i depositi postali; e siccome con i provvedimenti di emergenza c'è stato quell'intervento che dà la garanzia dello Stato per mille miliardi per i crediti concessi dalla Cassa depositi e prestiti occorre puntare in questa direzione. Questa è una linea precisa, per esempio: incoraggiare gli Enti locali a concentrare, in questo momento, le domande sulla Cassa depositi e prestiti, mandando avanti le opere pubbliche nei settori che la Cassa depositi e prestiti considera prioritari e che quindi è in grado di finanziare: per esempio, opere igienico-sanitarie asili nido, cioè le cose che sono state indicate. In questa direzione è chiaro che c'è una scelta precisa: la Regione stimola gli Enti locali a fare una politica di questo tipo. E' chiaro anche che in questo periodo la Regione, per conto suo, anche se faremo leggi che prevedono l'assunzione di mutui, non deve contrarre mutui fin quando non sia mutata la situazione, o per lo meno non li deve contrarre a tassi che non siano ragionevoli, non possiamo superare un certo tetto per contrarre mutui in questo momento, e quindi se ci sono leggi che prevedono mutui li faremo dopo la svolta nella politica creditizia. La stessa incredulità che abbiamo sul fatto che la stretta vada avanti in questa direzione trova anche convalida nel fatto che in qualche caso è possibile accendere mutui a tassi completamente diversi da quelli indicati nelle misure adottate. Per esempio, noi abbiamo in corso una convenzione per i mutui in esecuzione delle leggi votate per l'agricoltura con il Consorzio per il credito agrario di miglioramento di Roma, che stiamo trattando sulla base di un tasso del 13%, che è quindi accettabile. Su questa base si può andare ad una politica di mutui; in caso contrario la Regione non fa mutui, perché non possiamo distruggere le nostre possibilità di spesa buttando via in questo rogo incredibile le nostre risorse.
Ci sono, cioè, delle scelte operative molto minute, molto precise molto concrete, molto analitiche di cui ci possiamo occupare a breve. Io credo che dovremo darci questa capacità, non solo in questo momento, che è di emergenza, ma, sempre, di modificare le nostre linee d'azione, di aggiornare le nostre capacità di spesa a seconda della congiuntura. Io credo cioè che ci dobbiamo attrezzare. Abbiamo visto che a livello nazionale la programmazione è morta sotto il pretesto che bisogna fare interventi congiunturali prima che i grandi interventi di piano. Noi dobbiamo essere in grado di muoverci, dando risposte adeguate, anche sul terreno degli interventi congiunturali. Perché la Regione ha qualche possibilità operativa su questo terreno, e la scelta dell'uno o dell'altro sistema, per esempio per finanziare i nostri interventi, ha effetti congiunturali diversi.
Quindi, c'è materia per andare nella direzione che indicava Gandolfi in modo molto rigoroso, molto serio, e credo che non faremo male se ci eserciteremo nei prossimi giorni anche in questa direzione. Però, questo senza perdere di vista l'urgenza, l'importanza, la qualificazione che alla nostra azione viene dal discorso del piano. Che anche qui non è un piano messaggio, destinato ad esaurirsi in due mesi di discussioni e di consultazioni è un momento di un piano-processo. Una volta che il Consiglio regionale avrà approvato il piano, in quel momento comincerà la fase più importante, e cioè quella di attuarlo. E attuare il piano significa far fare un salto di qualità al modo di operare della Regione. Significa, per esempio, organizzare delle strutture operative regionali capaci di muoversi in quella logica. Significa vedere il rapporto fra la Regione e gli Enti locali, e in particolare il discorso dell'avvio dei Comprensori, che non a caso deve avvenire nello stesso periodo, in termini che innovano profondamente e radicalmente su come si è operato fino ad ora. Significa fare un discorso con gli Enti locali, e quindi con una sostanziale esigenza di coordinamento della finanza locale, completamente nuovo. Quindi, il piano è importante anche perché è un momento di un processo, un momento di una azione, un metodo di gestione delle attività regionali, e non pu quindi essere né minimizzato né rinviato Con queste precisazioni mi pare che il dibattito di oggi possa rappresentare davvero, al di là dei dati polemici, che poi durano il tempo di una battuta, un approfondimento sostanziale intorno a questi temi, un contributo importante a quegli altri dibattiti ai quali ci stiamo accingendo.



PRESIDENTE

Concluso così il dibattito generale, dobbiamo ora decidere sulla mozione. I presentatori desiderano che venga posta in votazione? Vi sono dichiarazioni in proposito?



BIANCHI Adriano

Non per farle un richiamo, ma le ricordo che il Regolamento stabilisce che uno dei proponenti di una mozione ha diritto di replica dopo la chiusura della discussione.



PRESIDENTE

Questo è pacifico: intendevo soltanto conoscere gli intendimenti in merito alla conclusione del dibattito, dato che ormai la discussione è conclusa al punto di vista delle domande e delle risposte.
Lei comunque, chiede di parlare? Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Parto dal fondo per dire poi alcune altre cose Già nella conclusione del mio intervento e nel corso dello stesso mi ero fatto più volte carico delle cose che mutano con il trascorrere del tempo, e della urgenza, nella concretezza politica, di dare delle risposte pertinenti nel momento in cui gli avvenimenti si verificano. L'intervento di Gandolfi, che del resto era del tutto prevedibile, ma che non era conosciuto nelle sue specificazioni, è andato ben oltre. La discussione, al di là dei dati polemici, ai quali mi sarà consentito di dedicare qualche secondo, ha introdotto altri elementi. Infine, l'Assessore mi sembra aver detto che in sostanza le richieste della mozione sarebbero state accolte, o sarebbero superate. Noi non intendiamo, quindi, rinunciare ad una conclusione positiva, ma non vorremmo neanche chiudere l'argomento con un semplice voto, senza una indicazione concreta.
Qui torno indietro. So benissimo che non sempre si può essere nella forma migliore, ma posso assicurare che l'imbarazzo che qualcuno ha creduto di cogliere nel mio intervento non c'era affatto, c'era soltanto la preoccupazione di rispondere ad un duplice ordine di ragioni: una esigenza di lealtà, di chiarezza, di onestà nel motivare la presentazione di una mozione che non era stata suggerita da un momento di impazienza dall'opposizione o dalla ricerca di una strumentalizzazione rispetto ad una situazione difficile; la perfetta conoscenza e consapevolezza che, nel clima in cui viviamo, non ci si deve abbandonare solo ad una polemica sotto certi profili anche facile, su tutta una serie di fatti retrospettivi. Un certo imbarazzo, se mai, era determinato dal fatto del non essere io "tagliato" per utilizzare certe debolezze o certe situazioni per ben altra polemica nei confronti delle persone, come i testi che avevo a disposizione avrebbero consentito di fare a qualcuno più spregiudicato di me: mi sono limitato ad accenni, che poi abbandonavo, cincischiando perch si intendesse ma non si andasse oltre. Caso mai, in sede privata potremo divertirci, senza cattiveria, facendo una collazione, e un confronto di testi a questo riguardo.



OBERTO Gianni

Non è piaciuto neanche a Minucci



BIANCHI Adriano

Non voglio aggiungere altro sotto questo profilo.
Quanto alle conclusioni, ritengo che sia in primo luogo irrinunciabile da parte di questo Consiglio regionale pervenire ad una formulazione - sia sotto il profilo culturale che sotto quello della prospettazione nel tempo negli anni - della linea dell'azione politica e amministrativa e delle indicazioni in ordine al mutamento che deve intervenire nel costume di vita nel nostro Paese. E' inutile voler addossare tutte le colpe ai Ministri del tesoro: se non cambieremo tutti modo di vivere, il povero Ministro del tesoro potrà compiere dei gesti magari auspicabili, anche se rari purtroppo, nel nostro Paese, di dimissioni, di clamorosa denuncia, di non disponibilità a gestire - e l'appunto io l'accetto sotto questo profilo ma senza alcun risultato. Se non cambieranno tante cose nel costume di vita, nel modo di lavorare, nel modo di non lavorare, nel modo di spendere nel modo di non spendere di noi tutti, la nostra situazione generale non migliorerà certo. Probabilmente dovremo ancora assistere a qualche impiccagione - in effigie, io spero - del Ministro del tesoro, com'è avvenuto in un tempo che poi ha predisposto un grande sviluppo del nostro Paese, nel quale sono stati commessi poi altri errori, prima di riportarci sulla strada giusta.
Il Piano regionale di sviluppo, non come libro dei sogni, non come riferimento di quadro culturale, ma come indicazione rigorosa, quanto l'esperienza ce lo consenta, dello sviluppo cui la Regione deve tendere e degli strumenti e dei mezzi attraverso i quali si deve pervenire a questo e dei modi attraverso i quali la Regione, nell'ambito delle sue competenze vi possa contribuire, è irrinunciabile. Ma sarebbe irrealistico, e diventerebbe, anche se questo documento fosse rigoroso, di fronte all'opinione pubblica come una prova di incapacità, inciderebbe sulla nostra credibilità, come ha detto bene Gandolfi, se non si dessero raccordate a questo, all'interno della logica del piano, delle risposte che sono assolutamente urgenti, che sono indicative per gli enti locali, per le forze sociali e le forze economiche che devono esprimere la capacità di una istituzione come la Regione di contribuire non solo a fare il primo piano regionale come un riferimento culturale e politico, ma a dare delle risposte concrete e alternative a situazioni di emergenza.
Credo che nessuno che abbia senso di responsabilità possa pensare che le misure di ultra-emergenza adottate in campo monetario e in ordine all'erogazione del credito possano avere un carattere permanente o di durata. Sono una brusca battuta d'arresto in una situazione di crollo verticale della moneta, per sollecitare tutti e ciascuno, perché mai come in questo momento il Paese - e sempre in tempi difficili, è così - si governa in qualche modo da sé, per determinare una serie di reazioni a catena, per modificare dei dati obiettivi e dei comportamenti e per offrire delle alternative per lo sblocco rapido di queste misure e l'adozione di una serie di altre che ci avviino alla ripresa e alla medicazione progressiva dei nostri guai.
Credo quindi di poter esprimere la disponibilità del mio Gruppo ad un esame di queste indicazioni del breve termine, dell'emergenza, da raccordarsi con quelle a più lungo termine, sì da collegarle nella integrazione, nella formulazione del documento conclusivo della mozione.
Mi ha fatto piacere poter rilevare che dalle risposte avute non sono venute smentite molto valide, radicali, alle premesse della mozione ed anche alle sue conclusioni. Noto, ad esempio, una contraddizione fra la dichiarazione che il collega Simonelli ha fatto dal suo banco di Assessore e le dichiarazioni che ha fatto l'Assessore Libertini in ordine al rapporto Ires. Mentre Simonelli ci dice: "Noi rifiutammo di presentare un giudizio sul rapporto Ires", Libertini si lamenta perché noi non abbiamo accettato di andare a discuterlo in Commissione così com'era. Si capisce, ci siamo rifiutati di discutere questo ed altro se non accompagnato da una indicazione politica della Giunta, perché non volevamo applicarci a delle esercitazioni, essere messi sul binario morto a parlare di cose della cui pertinenza non si aveva poi un riferimento preciso. Così come per il lavoro delle Commissioni si dica: adesso avete i documenti; quando non si è partecipato neanche come osservatori all'iter formativo in ordine ad avere una valutazione su questi documenti. Ora si comincia a modificare qualcosa singoli Assessori chiedono di venire non a sentire la discussione ma ad illustrare i documenti prodotti dalle Commissioni che riguardano il loro Assessorato, il loro Dipartimento, per darci delle indicazioni politiche delle valutazioni in ordine a questi documenti. Allora, qui si comincia ad entrare in un corretto rapporto tra le forze politiche, ad aprire la possibilità di dare un apporto. Altrimenti, si fanno delle belle dichiarazioni di principio ma si lasciano al margine le soluzioni.
La mia conclusione è questa: di fronte alla serietà della situazione di fronte all'esigenza che, ogni forza politica sente di dare il proprio contributo fattivo anziché limitarsi a sfoghi polemici, a vedere chi ha avuto ragione o torto su alcuni punti, noi riteniamo che fosse una prospettazione valida quella che era stata fatta, tanto che in allora qualche personaggio autorevole disse in questa sede: io quella mozione la sottoscriverei subito, e non per indicazioni di benevolenza personale. Il disappunto per lo scarso rilievo che aveva avuto non è stato determinato dal fatto che avesse scarsa importanza, perché lo si è dimostrato e per lo scivolamento dei tempi e per il fatto che il documento che la Giunta finirà con il presentarci è un documento che in qualche modo prescinde e dall'Ires e dalle Commissioni. Perché si è accantonato l'uno e l'altro e adesso siamo di fronte alla necessità di un nuovo documento. Si capisce che è la Giunta che deve presentare il documento su cui discutere; ma allora a quel documento di ottanta o cento pagine di cui si parla - meno, se si vorrà essere più sintetici - si poteva davvero arrivare nelle due o tre settimane dopo la Conferenza economica, come si era prospettato. Si è avuta l'ambizione di far rifare tutto il discorso dalle Commissioni, e oggi si ha un materiale che nel tempo utilizzeremo, vedremo come e quanto.
Ecco, quindi, il fondamento delle nostre doglianze. Ma con questo vogliamo chiudere il momento e l'aspetto polemico dichiarando che siamo pronti a sederci, ove ci si debba raccogliere in autonomia di responsabilità ma con senso di assoluta responsabilità. In un momento così grave, mentre cortei di lavoratori esasperati e preoccupati passano attorno alle sedi regionali, mentre il Paese è in stato di agitazione, non vogliamo strumentalizzare nessun momento polemico ma applicarci a concorrere a dare delle risposte concrete e possibilmente tranquillanti alla comunità regionale.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Vorrei anch'io fare alcune considerazioni sulla mozione. Credo che la Giunta e le forze di maggioranza debbano riconoscere che rispetto agli impegni che la Giunta aveva assunto ci sono stati ritardi, anche consistenti. In definitiva, è logico e doveroso, per le forze dell'opposizione, sollecitare un quadro e una cornice di confronto che permetta di dare senso a discussioni poi di carattere particolare o settoriale.
Resta però fermo appunto il problema che noi abbiamo sollevato: che rispetto anche alla valutazione dei problemi che si sono sollevati con la mozione, ormai abbiamo davanti un quadro di riferimento che per gli aspetti di gravità e di urgenza pone altri ancora più importanti problemi.
Sono state fatte qui molte considerazioni: su molte siamo d'accordo, su altre dobbiamo, sia pure molto brevemente, replicare. L'Assessore Simonelli ha detto molte cose su cui concordiamo ma anche alcune che ci sembrano un po' troppo schematiche: il quadro secondo cui c'è un Ministro del tesoro inefficiente ed irresponsabile al quale fanno da contraltare centri di spesa a livello locale efficienti e responsabili non è, secondo noi accettabile. Certamente il Ministro del Tesoro ha molte responsabilità prima fra tutte quella di aver ancora in ottobre-novembre proposto per il piano di riconversione una pioggia di migliaia di miliardi quando doveva aver gia chiaro quali erano le condizioni di tesoreria e di deficit dello Stato. Ma il problema, purtroppo, è molto più complesso, cioè che i centri di spesa del nostro Paese sono molti, e altrettanta irresponsabilità l'abbiamo dovuta registrare in questi anni in tante altre sedi, che sono quelle dei Comuni, delle Amministrazioni degli Enti locali, delle Amministrazioni degli Enti territoriali, che bisogna ricondurre ad una logica unitaria. Questo sì è programmazione, è il problema della spesa pubblica in Italia. Abbiamo due problemi: il rapporto fra strutture direttamente produttive e strutture pubbliche, quindi tra attività direttamente produttive e la spesa pubblica, che va ricondotto in parametri e in rapporti accettabili, e, all'interno della spesa pubblica, il rapporto tra spesa di investimento e spesa corrente, che va ricondotto anche questo in una logica di piano, sotto il pieno controllo e nell'ambito di indirizzi compatibili con la situazione economica.
Questi i problemi che noi abbiamo voluto sollevare. Se c'è disponibilità, come ci sembra, dalle forze politiche - mi hanno fatto piacere anche le ultime dichiarazioni del collega Bianchi - io penso che si possa anche essere d'accordo di rimandare la conclusione formale di questa discussione anche solo alla prossima seduta, per verificare se questa discussione, per gli elementi di convergenza che ha potuto far emergere per i contatti che ci saranno nei prossimi giorni, possa permettere di avere uno sbocco del tipo di quello che noi proponevamo, che sarebbe, tutto sommato, anche il risultato più positivo che può scaturire dalla discussione di oggi.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Non sarei favorevole a riportare la mozione alla prossima seduta.
Definiamo ora la questione: o con un voto, se i presentatori insistono, o considerandola sufficientemente discussa con gli interventi svolti e la risposta della Giunta, come manifestazione di atteggiamento positivo che troverà riscontro nel nostro modo di comportarci dei prossimi giorni.
Secondo me, non si risolve nulla con mozioni che restano continuamente aperte.



PRESIDENTE

Chiede di parlare ancora il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, in linea di principio sono anch'io dell'avviso che non sia un buon sistema quello di lasciare in sospeso dei documenti facendoli vagare da una seduta all'altra. Peraltro, una corretta conclusione di questo dibattito ha una sua importanza politica.
Io proporrei, anche perché ci sono dei fatti nuovi che sono stati inseriti nel dibattito, e che riterrei debbano essere in qualche modo registrati, non solo tenuti presenti in una conclusione di "gentlemen agreement", di passare ora ad altro argomento, lasciando spazio per una breve consultazione tra i firmatari della posizione perché possano coordinare gli atteggiamenti non divergenti ma naturalmente e legittimamente diversi, quanto meno qualitativamente e quantitativamente che hanno assunto, riservandoci però di chiudere l'argomento mozione in giornata.



PRESIDENTE

Lei proporrebbe, dunque, di acquisire un po' di tempo per un confronto utile fra i Gruppi che hanno presentato la mozione e la maggioranza, con l'intesa di concludere l'argomento entro la giornata di oggi, visto che il Consiglio è convocato anche per il pomeriggio, per esempio con uno stringato ordine del giorno in cui si tirino le somme della discussione che si è svolta stamane.
Il Consiglio è d'accordo in questo senso? Passiamo allora ad altro punto dell'ordine del giorno.


Argomento: Nomine

Sostituzione rappresentante Regione nel Consorzio I.A.C.P. del Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto dell'o.d.g.: "Sostituzione rappresentante Regione nel Consorzio I.A.C.P. del Piemonte".
Ho qui la lettera di dimissioni del precedente rappresentante, signor Danilo Frassetto, ed insieme la proposta di sostituirlo con il signor Giuseppe Scanu, che ha tutti i requisiti previsti dalla Commissione nomine per quell'incarico. Vi sono dunque le condizioni per procedere alla votazione.
Si distribuiscano le schede di votazione.
(Si procede alla votazione a scrutinio segreto).



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 41 ha ottenuto voti SCANU Giuseppe 27 ALVAN 1 Schede bianche 13 Proclamo quindi eletto il Signor Scanu Giuseppe in sostituzione del Signor Danilo Frassetto.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Sostituzione membro Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

Passiamo al punto settimo dell'o.d.g.: "Sostituzione membro Ufficio di Presidenza".
Le intese fra i Capigruppo avevano portato alla conclusione che fosse il Partito repubblicano a designare un suo rappresentante, se lo riteneva opportuno.
Chiede di parlare il Consigliere Robaldo. Ne ha facoltà.



ROBALDO Vitale

Il rappresentante da noi designato è Aldo Gandolfi.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Curci. Ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Presidente, per le motivazioni già espresse altre volte, essendo il nostro Gruppo faziosamente discriminato, noi non parteciperemo alla votazione.



PRESIDENTE

Ne prendiamo atto. Si proceda alla votazione.



(Si effettua la votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti 46 Votanti 44 Ha ottenuto voti Gandolfi Aldo 43 Schede bianche 1 Non hanno partecipato alla votazione 2 Proclamo quindi eletto il Consigliere regionale Aldo Gandolfi Segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in sostituzione del Consigliere Valerio Zanone.
(Applausi dai banchi dei Consiglieri).


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla situazione della Magnoni &Tedeschi e telegramma da inviare ai Ministri del lavoro e del tesoro


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, credo che alle 12.35 non vi sia più il tempo per affrontare nella seduta mattutina l'esame del documento conclusivo sul dibattito in merito alla sicurezza sociale e sanità. Suggerirei pertanto di interrompere la seduta adesso per riprenderla alle ore 15 precise.



OBERTO Gianni

Non potremmo passare ancora una legge?



PRESIDENTE

Se il Consiglio è d'accordo, fermo restando l'appuntamento per oggi pomeriggio alle ore 15, potremmo mettere in votazione alcuni dei numerosi ordini del giorno. Ve n'è, per esempio uno sulla Magnoni &Tedeschi per il quale si è tenuta una riunione poco fa, e di cui abbiamo una bozza, che è stata consegnata ai Capigruppo. Eccone il testo: "Il Consiglio regionale del Piemonte, esaminata la situazione dei lavoratori degli stabilimenti ex Magnoni &Tedeschi, ricevuti oggi in delegazione dai Presidenti dei Gruppi consiliari deplora i gravi ritardi, che dopo mesi hanno lasciato ancora irrisolti i problemi relativi alla riattivazione degli stabilimenti; chiede l'impegno del Governo e della GEPI per il rigoroso e puntuale rispetto degli accordi a suo tempo stipulati in sede ministeriale con le Organizzazioni sindacali il perfezionamento del decreto relativo alla Cassa integrazione speciale fermo da mesi presso gli istituti ministerali, l'acquisizione da parte della GEPI dello stabilimento di Cafasse al fine di consentire l'immediata ripresa produttiva dichiara la disponibilità della Regione al fine di consentire una più rapida acquisizione del terreno dello stabilimento di Cafasse a mettere a disposizione delle parti i propri esperti".
Reca le firme dei Consiglieri Alberton, Calsolaro, Cardinali, Robaldo Alasia.
Vi sono richieste di parola? Chi è d'accordo alzi la mano. E' approvato all'unanimità.
C'è poi da mandare un telegramma ai Ministro Toros e Colombo, del seguente tenore: "Chiediamo immediata definizione decreto Cassa integrazione speciale ex lavoratori Magnoni &Tedeschi, ora GEPI, fermo da mesi con grave pregiudizio condizioni ed interessi lavoratori stop.
Riteniamo inaccettabile ogni ulteriore ritardo e chiediamo sollecita assicurazione definizione provvedimento".
E' firmato dai Presidenti dei Gruppi consiliari del Consiglio regionale Piemonte: D.C., PCI, PSI, PRI, Unione liberale democratica, PSDI.
Se non vi sono obiezioni il telegramma verrà inoltrato nel testo letto con le firme citate.


Argomento: Turismo: argomenti non sopra specificati - Tempo libero

Esame disegno di legge n. 33 bis: "Istituzione della consulta regionale per il turismo, industria alberghiera, sport e tempo libero"


PRESIDENTE

Passiamo al punto decimo dell'o.d.g. che prevede l'esame di alcuni disegni di legge. Iniziamo dal n. 33 bis: "Istituzione della consulta regionale per il turismo, industria alberghiera, sport e tempo libero".
Il Consigliere Bono, incaricato di svolgere la relazione, ha facoltà di parlare.



BONO Sereno, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'istituzione per legge di una Consulta regionale per il Turismo, lo Sport e il tempo libero intende venire incontro alle istanze di partecipazione alla elaborazione di una politica regionale programmata del settore turistico e sportivo.
Della Consulta fanno infatti parte le più rappresentative Associazioni imprenditoriali, di categoria e sindacali, nonché gli Enti e Associazioni di promozione sportiva e di turismo sociale, operanti nella Regione Piemonte. Essa, come è detto nell'art. 2 della presente legge, non solo ha il compito di fornire utili indicazioni per la formulazione dei programmi regionali per quanto attiene alle materie specifiche, ma è altresì lo strumento per un reale collegamento tra Enti pubblici e cittadini interessati alle elaborazioni della politica regionale: politica che deve avere come punto di riferimento il Comprensorio.
Al fine di rendere funzionale la suddetta Consulta, si è mirato a darle una composizione il più possibile adeguata ai compiti preposti. In tal modo si offre una reale occasione per la più ampia possibile partecipazione all'elaborazione di una politica comune fra Enti pubblici e cittadini.
I componenti della Consulta durano in carica un triennio e possono essere riconfermati. Inoltre, è loro conferita una indennità di presenza ogni qual volta parteciperanno alle riunioni di detta Consulta.
Sul testo della legge e sulla relazione hanno concordato all'unanimità tutti i componenti della 7^ Commissione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe

Intendiamo esprimere, su questa proposta di legge della Consulta regionale per Turismo, Industria alberghiera, Sport e tempo libero, un parere di massima sostanzialmente positivo, anche se non pochi problemi e preoccupazioni, che hanno fatto tramandare la presentazione di questa legge attraverso varie discussioni in seno alla 7^ Commissione, permangono tuttora. Preoccupazioni che sono soprattutto di una presenza troppo elefantiaca di organismi nella Consulta, Consulta che finalizza peraltro la sua competenza in termini un po' troppo dispersivi verso obiettivi non sempre indirizzati a settori strettamente legati fra loro (il discorso cioè, del Turismo e dell'Industria alberghiera solo in parte può collegarsi in maniera interdipendente allo Sport e al tempo libero).
Il relatore ha parlato di partecipazione come primo impegno di questa Consulta. Siamo d'accordo in quanto la partecipazione dovrà in particolare stimolare un confronto ampio e profondo, portando a misurarsi e ad incontrarsi realtà diverse, come la scuola, gli Enti di promozione, società sportive, per evitare che si seguano politiche proprie particolari tali da frenare di fatto ogni possibilità di rinnovamento e sviluppo organico del settore. Si è anche parlato, accanto alla partecipazione, della necessità di una politica programmatica: noi riteniamo, al riguardo, fondamentale coordinare l'attività - delle Amministrazioni locali raccordando organismi collegiali e rappresentativi in un momento di confronto sui problemi con il fine di una maggiore diffusione dell'attività sportiva, del tempo libero e del turismo.
Se riteniamo, com'è ovvio, che per la sua dimensione ottimale e per la capacità giuridica, le funzioni di coordinamento, indirizzo, sostegno e controllo delle attività di questo settore siano proprie dell'Ente Regione da ciò deriva evidentemente una serie di compiti, primo fra tutti quello della programmazione di strutture e impianti che dovranno essere realizzati privilegiandone sempre la vocazione sociale.
Parlare di programmazione e di completezza degli interventi significa comunque anche parlare di studio, ricerca e sperimentazione, affinché lo sforzo programmatico non sia episodico ma razionalmente finalizzato ad una crescente partecipazione popolare ed a favorire l'esercizio delle attività in modo continuativo.
Ora, è evidente che un progetto di attività così ambizioso e vasto impone una serie di sforzi notevoli non solo alla Regione, ma postula anche la piena collaborazione da parte degli Enti locali, degli Enti di promozione sportiva che agiscono sul territorio regionale e di tutte le espressioni della società interessate a questi problemi.
Considerata l'importanza di programmare l'attività su di una base di ampio respiro con l'apporto di tutti gli interessati, secondo il principio della partecipazione, occorre vedere se questo nuovo organismo della Consulta possa completamente assolvere gli impegni richiamati. Noi siamo perché questo nuovo organismo di indirizzo e di gestione venga dotato di responsabilità dirette, con poteri non solo consultivi ma anche per alcuni aspetti, propositivi.
Attraverso ad essa, si potrà sviluppare una articolazione compiuta, si potranno armonizzare i distinti discorsi che potere politico, enti tecnici ed associazioni di base sviluppano. Operativamente, ciò significa che siamo in linea di massima d'accordo che la Consulta regionale debba essere rappresentativa della Regione, delle Province, dei Comuni, del C.O.N.I.
degli Enti di promozione sportiva, delle Associazioni interessate e dei Sindacati. Saremo tentati di richiedere all'interno della Consulta - e la discussione in proposito è stata ampia all'interno della VII Commissione anche i rappresentanti della scuola e degli organismi sanitari pubblici. Ma non vogliamo indirizzarci su questi settori per la già troppo vasta partecipazione di organismi all'interno della Consulta stessa. Forse sarebbe stato meglio realizzare una Consulta indirizzata con compiti finalizzati a campi di interesse più ristretti (Sport e tempo libero), ed in questo caso i rappresentanti della scuola e degli organismi sanitari pubblici avrebbero senz'altro avuto spazio interessante.
Le osservazioni fatte sinora debbono tener conto di un principio per cui al Comune, cioè all'Ente locale minore, spetta gestire le strutture sportive e del tempo libero e svolgere una attività di promozione e sviluppo dell'associazionismo, rendendo partecipi di questa azione tutte le componenti interessate, per cui occorre stimolare, anche a livello comunale, la realizzazione di una apposita Consulta. Questo è un compito che a livello promozionale potrà essere demandato alle componenti politiche all'interno della Consulta regionale: stimolare soprattutto la realizzazione di Consulte analoghe a livello di Comuni, proprio per un discorso di collegamento fra questo momento di sintesi regionale di programmazione calata poi nel contatto e nella relazione con gli Enti minori.
Per i motivi esposti noi riteniamo di esprimere un giudizio sostanzialmente positivo sul disegno di legge e dichiariamo che daremo voto favorevole per questa Consulta regionale..



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Questo disegno di legge mi trova consenziente, anche se relativamente ai problemi del turismo e dello sport appare come cosa modesta rispetto per esempio, a quelli della soppressione degli Enti provinciali per il turismo o del credito alberghiero. Esso recepisce un principio importante già sottolineato nella relazione del collega Bono e nell'intervento del collega Cerchio: il principio cioè della partecipazione popolare attraverso le associazioni rappresentative degli interessi della collettività nei settori del turismo, dello sport e del tempo libero.
Istituzionalizza, in un certo senso, il concetto stesso della partecipazione, non più, cioè, episodica o momento occasionale ad iniziativa discrezionale dei singoli amministratori.
Vorrei, però, fare alcune osservazioni sul testo legislativo.
All'art. 2, dove si dice: "La Consulta ha il compito di stabilire un rapporto permanente fra la Regione e gli Enti e le Associazioni che, in relazione ai propri compiti istituzionali, possono fornire utili indicazioni per la formulazione dei programmi regionali in materia di Turismo, Sport e tempo libero", bisognerebbe specificare che cosa si intende per Enti (enti locali territoriali o enti istituzionali). Nella relazione si parla di un rapporto con i comprensori, con le Comunità montane, con i Comuni: si potrebbe accogliere un emendamento aggiuntivo all'incirca così: "Ed esprimere pareri su iniziative, manifestazioni culturali, sportive, turistiche e ricreative da realizzare con il concorso delle Province, dei Comprensori, delle Comunità montane e dei Comuni singoli o consorziati".
All'art. 3, mi sembra - non se l'abbiano a male alcuni membri della Giunta - che sia previsto un numero eccessivo di Assessori in Commissione.
Noi abbiamo costituito con le varie leggi - che so, sull'inquinamento delle acque, sui rifiuti solidi - delle Commissioni presiedute da un Assessore: non vedo perché qui ci debba essere addirittura il Presidente della Giunta regionale, e, oltre all'Assessore regionale al Turismo, che è l'Assessore competente, quello che secondo me dovrebbe presiederla, anche l'Assessore alla pubblica istruzione e l'Assessore regionale all'assistenza. Di questo passo, dovrebbero far parte della Consulta anche l'Assessore alla sanità per quanto attiene ai problemi, per esempio, dello sport nella scuola visti dal punto di vista della medicina preventiva, e l'Assessore, per esempio, all'ecologia e alla tutela dell'ambiente, considerato che il turismo ha anche a che fare con la tutela dell'ambiente. Allora, tanto varrebbe dire che fanno parte della Consulta la Giunta regionale e poi tutti quegli altri personaggi che sono elencati. Io sarei invece per limitare la presenza della Giunta all'Assessore regionale al Turismo.
Mi sembra, poi, che ci sia una super-rappresentatività delle Province.
Mentre l'Associazione Comuni d'Italia e l'UNCEM sono rappresentate da un Consigliere ciascuna, le Province sono tutte rappresentate. Ci sono così sei rappresentanti delle Province. Mi pare che ne potrebbe bastare uno.
Non capisco, poi, ma certamente l'Assessore me lo spiegherà, perché ci sia il rappresentante delle Associazioni escursionistiche ed alpinistiche e non figurino, per esempio, i rappresentanti delle Associazioni di pesca calcio, atletica leggera e via dicendo. Non capisco cioè questa particolare predilezione per le associazioni alpinistiche, che a rigore sono già rappresentate negli enti di promozione del turismo sociale, o di promozione sportiva; comunque da altri commissari.
Mi sembra, invece da porre in rilievo l'opportunità che ai lavori della Consulta possano partecipare i membri della Commissione consiliare competente; una partecipazione a mio avviso importante per realizzare un rapporto permanente fra la Consulta ed il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, dopo quanto detto dal Consigliere Calsolaro, Capogruppo di un partito crediamo facente parte della maggioranza, quasi quasi noi potremmo anche rinunciare, o di gran lunga limitare il nostro intervento tanto ben precisate le critiche che da quella parte abbiamo sentito muovere.
Ma poiché riteniamo che non sarebbe gradita, o comunque non è per noi possibile una concessione di delega ad un rappresentante socialista vorremmo dire la nostra opinione in proposito e lo facciamo precisando che non soltanto noi siamo critici, e motivatamente critici nei confronti del disegno di legge predisposto dalla Giunta regionale, ma che soprattutto questo ci impone talune doverose sottolineature.
Per essere chiari, riteniamo di dover dire in questa circostanza, che se è vero che dal mattino si vede il buon giorno, l'esordio della nuova politica turistica, dopo il fatidico 15 giugno 1975, non poteva avvenire in modo più mortificante. Per il vero già talune iniziative assunte dall'Assessorato al turismo hanno suscitato in noi molte perplessità, così la delibera di 60 milioni per ristampare l'annuario alberghi che viene già curato anche dall'ENIT; così la delibera di spesa di 32 milioni e mezzo per una nuova cartografia stradale del Piemonte, quasi non esistesse quella ottima del Touring Club Italiano e via dicendo, ma eravamo sempre nel campo delle deliberazioni e non ancora posti di fronte ad un provvedimento che avesse, o volesse avere, dignità di legge.
E' vero che nella passata legislatura - e noi lo abbiamo più volte denunciato - poco o niente è stato fatto in un settore di così vitale importanza qual è quello del turismo. Se ben ricordiamo, nel corso di cinque anni, a parte le due leggi di proroga del vincolo alberghiero, venne votata soltanto la legge regionale del 12, agosto 1974 n. 23 "Provvedimenti per l'incentivazione turistico-ricettiva" legge che ha suscitato ed è stata fonte di non poche discussioni e diatribe. Ma è altresì vero che dopo otto mesi ormai di nuovo governo socialcomunista noi ci troviamo messi di fronte, come primo atto, ad un disegno di legge che non solo ha avuto riserve da parte del rappresentante della D.C. e critiche ancora più accentuate da parte del rappresentante del P.S.I., ma che obiettivamente ad un esame spassionato, sereno, dimostra tutta la sua inconsistenza, tutta la sua povertà.
Il principio di costituire una Consulta - regionale per i problemi del turismo, oggi che la partecipazione non vogliamo dire va tanto di moda, ma è principio accettabile ed accettato, senza dubbio è valido, ma quando si indicano tra i compiti di una Consulta regionale al turismo la programmazione di una politica turistica, si tratta allora anche di verificare con chi la si vuole condurre questa medesima politica turistica.
E se andiamo a leggere l'art. 3, le osservazioni da fare certamente sono svariate, non tanto sull'usuale discriminazione che viene introdotta nei confronti di certe forze politiche, o di certe forze sociali (mi riferisco alla ristretta rappresentanza della triplice sindacale che esclude altri sindacati) ma a fronte della pletora di rappresentanti che si vogliono chiamare a far parte di una Consulta che ha fra i suoi compiti proprio quello della programmazione turistica.
Ora a noi sembra che una programmazione turistica necessiti inevitabilmente, per essere seria, per essere valida, per essere incisiva di essere portata avanti da chi? Dai competenti in materia. Ma qui troviamo tutti, tranne che i competenti: non c'è, per esempio,un rappresentante delle Agenzie di viaggio; un operatore turistico di così alta qualificazione crediamo che ben a ragione accanto ai vari rappresentanti del Caravanning o delle Associazioni di turismo sociale ci sarebbe dovuto essere.
In sostanza, e per non prolungare oltre l'intervento, qui si dà vita ad un organismo che ha, o dovrebbe avere nel suo vertice la bellezza di 31 componenti. Io non faccio qui (sarebbe anche troppo modesto) alcun discorso, peraltro legittimo e valido, sull'onere di spesa che tutto questo comporta: grosso modo ogni seduta della Consulta regionale verrà a costare all'incirca mezzo milione, tenendo conto dei gettoni di presenza da dare ai componenti, che sono 27, non facenti parte dell'Amministrazione regionale e del rimborso delle spese di viaggio che qui si riconosce. Ma al di là di questo fatto, perché poi se la spesa fosse giustificata nulla e nessuno troverebbe da ridire, resta il fatto che qui si dà vita ad un organismo che è privo di qualunque qualificante caratterizzazione per poter dare le garanzie che sul serio si faccia opera di programmazione turistica.
E' evidente che si tratta allora veramente, in questo caso (mi consenta il Consigliere Oberto) di una leggina e qui lo dico proprio in senso spregiativo, perché questo non è certo un biglietto da visita qualificante per il nuovo Assessorato al turismo. Ma quel che è peggio questo è l'inizio di una politica turistica che non ci dà alcuna speranza sulla considerazione e soprattutto sulla capacità di incisione che la nuova maggioranza potrà avere nel futuro in un settore di così vitale importanza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti per la replica.



MORETTI Michele, Assessore al tempo libero, industria alberghiera sport e turismo

Devo subito chiarire che il Capogruppo del mio partito ha espresso un giudizio politico positivo nei confronti della legge, semmai si è soffermato sull'art. 3 per quanto riguarda la sua composizione e sull'art.
2 per dire che mentre la Giunta indica la politica programmatoria, per quanto riguarda le manifestazioni devono essere coordinate, lui l'ha esplicitato attraverso un emendamento. Credo che non esista ragione di inserimento da parte di chi crede che ci sia una posizione diversificata della Giunta nei confronti di un partito che ne fa parte. Penso che il mio compagno sia d'accordo su questa mia interpretazione.
La Consulta ha una ragione d'essere: chi conosce le due leggi, la legge 702 e la 174 sa che consentiva dei contributi a pioggia alle Pro Loco, alle Associazioni sportive, ai Comuni ecc.; sono richieste di scarsa consistenza, ma la spesa era di centinaia di milioni. Ora si vuole correggere questa impostazione, ma come? Coordinando un programma ed il momento di consultazione non avviene consultando le Associazioni e gli enti locali ecc., ma attraverso un organismo istituzionalizzato.
Per quanto riguarda le spese a cui faceva riferimento il Consigliere del MSI, devo ricordargli che c'è solo un impegno di spesa che si riferisce al bilancio 1975, non ci sono ancora state deliberazioni per quanto concerne l'annuario alberghiero.
Da parte degli istituti di cultura, dall'ENIT, delle ambasciate sono state richieste delle cartine turistiche che abbiamo pensato di provvedere.
Gli E.P.T. hanno delle cartine limitate alle loro Province.
La Consulta poi non è costituita da solo albergatori e da agenzie di viaggio: se legge al punto 1) vede che si istituisce una Consulta per il turismo, lo sport e il tempo libero, non c'entrano le industrie alberghiere. Per quanto concerne le industrie alberghiere il discorso è ben diverso.



CARAZZONI Nino

Ma legga il titolo della legge!



MORETTI Michele, Assessore al tempo libero, industria alberghiera sport e turismo

Basta leggere l'art. 1. Comunque non mi lascio trascinare dalla sua polemica.
Per quanto riguarda la proposta fatta dal Consigliere Calsolaro sono d'accordo, la faccia pervenire scritta e la inseriamo all'art. 2.
Per quanto si riferisce al punto r) noi abbiamo inserito un rappresentante del Coni che può rappresentare tutte le Federazioni, senn la Consulta diventa un Parlamento.
Per quanto riguarda la pesca, qui non si tratta né di pesca né di caccia, sono del parere di non inserire la tua proposta.
Al punto r) si parla di escursionisti e di alpinisti, ma ci sono delle organizzazioni come il CAI, l'UGET, la FIE, quindi occorre inserire un rappresentante di questi organismi.
Il Consigliere Cerchio dal punto di vista politico ha espresso un parere positivo; ha poi fatto alcune proposte che si possono recepire una volta insediata la Consulta, in quanto si tratta di una fase sperimentale.
Le agenzie di viaggio non possono far parte di questa Consulta e credo di non dover aggiungere altro.
E' stato predisposto un piano del turismo dalla Giunta regionale e se il Consigliere del MSI ha avuto la documentazione si renderà conto di quella che è l'impostazione. E' chiaro che dobbiamo attendere le conclusioni del bilancio 1976 prima di affrontare una politica di spesa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono, Presidente della Commissione turismo e sport.



BONO Sereno, relatore

Non mi pare che siano emerse questioni rilevanti, salvo alcune disinformazioni.
Innanzi tutto non si tratta di una Consulta per l'industria alberghiera, ma di una Consulta per il turismo, lo sport ed il tempo libero. Anche in Commissione se ne è discusso ed i Commissari sanno perch si è deciso di dare al titolo della legge questa dizione.
Il punto di partenza, come ha già ben illustrato l'Assessore, è stato non tanto quello di stabilire con chi la si vuole condurre, ma per chi si vuole fare un certo tipo di politica. Noi la politica turistica dello sport e del tempo libero non la facciamo in funzione delle categorie degli albergatori, bensì in funzione degli utenti del turismo, di coloro che devono usufruirne. Partendo da questa che è un'esigenza sociale a dimensione ben diversa da quella ristretta di una categoria, derivano anche dei problemi che interessano gli operatori turistici che non vanno dimenticati, ma che vanno visti e inquadrati nella funzione sociale che deve avere la politica nuova del turismo.
L'altra questione che mi pare debba essere brevemente richiamata è quella dell'esistenza o meno di una politica turistica. Ha già risposto egregiamente l'Assessore: in Commissione abbiamo già affrontato il dibattito e se tutti partecipassero alle riunioni della Commissione sarebbero meglio informati dell'andamento dei lavori. Di certo c'è una cosa: la Commissione non ha il compito di fare un piano di sviluppo turistico, ma ha il compito di fornire delle consulenze, dei pareri, di aiutare nella ricerca affinché la politica di piano che non si pu disaggregare per settori, ma deve essere unitaria per tutto il territorio regionale e per i vari settori possa raccogliere e utilizzare tutte le competenze ed i suggerimenti che dai vari settori, dell'opinione pubblica possono venire e che saranno comunque da noi sollecitati.
La Consulta è un modo per organizzare in maniera permanente questa partecipazione e questo contributo di idee e di proposte.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, mi pare che sostanzialmente vi sia un accordo come già vi è stato in Commissione, su questo disegno di legge.
Alcune critiche sono state mosse alla composizione della Consulta regionale di cui all'art. 3...



CALSOLARO Corrado

Alcune osservazioni.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Diciamo pure anche critiche perché riteniamo che ogni Consigliere possa, e debba anzi, dare degli apporti ai disegni di legge; se ciò non accadesse non vedrei perché debba aver luogo il Consiglio regionale, poich il Consiglio è il momento di confronto, di sintesi, di formazione dell'iter legislativo. Non vedo nessuna ragione contraria a questo contributo da parte di tutti i Consiglieri. Respingiamo quindi la strumentalizzazione che è venuta da una certa parte.
Per quanto riguarda la composizione, questa è maturata all'interno della Commissione, ha avuto un lungo iter di discussione e si è ritenuto di sostanziarla in questo modo perché si è tenuto conto di un apporto che le istituzioni rappresentanti delle categorie degli utenti potevano dare per i lavori della Consulta. Teniamo conto che, tolti i rappresentanti della Giunta, sono 25 i .rappresentanti delle istituzioni, e penso che si possa dire che la Consulta non è pletorica, ma è rappresentativa di ogni istanza che viene dalla base, o di istanze periferiche.
D'altronde come si potrebbe, nel momento in cui si va alla soppressione degli enti del turismo, non far partecipare le Province, le Associazioni sindacali che rappresentano migliaia di lavoratori, l'UNCEM, l'ANCI che rappresentano le associazioni dei Comuni o comunque le Comunità montane. A me pare corretto il metodo seguito, per cui la Giunta ritiene che le osservazioni possono anche rientrare nella logica di restringere la composizione, ma tutto sommato, se andassimo a questo, dovremmo dire che una provincia del Piemonte le rappresenta tutte nelle istanze della Consulta, e non mi parrebbe giusto.
La Giunta ritiene quindi di mantenere fermo il disegno di legge.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, reputo opportuno sospendere la seduta adesso e riprenderla alle ore 15. Dalle 13 alle 15 tutte le riunioni che si devono tenere si tengano, in maniera che alle ore 15 si possa ricominciare e per fare in maniera che non ci siano dei tempi morti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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