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Dettaglio seduta n.41 del 31/03/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno, che i Consiglieri hanno ricevuto, reca: Approvazione verbali precedenti sedute; Interpellanze e interrogazioni Comunicazioni sia del Presidente del Consiglio che del Presidente della Giunta; Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale; Esame mozione presentata dai Consiglieri DC-PSDI e PRI relativa all'elaborazione del piano regionale di sviluppo e ai tempi e modi di discussione e redazione del documento.
I punti sesto, settimo, ottavo e nono saranno oggetto di discussione nella seduta di oggi e in quella di domani.
Nella riunione dei Capigruppo di ieri si è rimasti intesi che, se c'è un'autodisciplina del Consiglio e dei Consiglieri, si potrebbe raggiungere l'obiettivo di svolgere i primi cinque punti nella seduta di stamattina.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I signori Consiglieri hanno ricevuto i processi delle adunanze del 26 febbraio, 1° e 9 marzo. Vi sono obiezioni? La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Abbiamo sempre seguito questo criterio, però ad un certo momento dovendo ricordare a sé stessi atteggiamenti assunti e soprattutto raffrontarli con atteggiamenti degli altri, mi sembra che bisognerebbe modificare leggermente la formulazione di questo processo verbale che viene distribuito, perché il testo integrale segue poi a distanza di mesi purtroppo, per esigenze di stampa.
Ho il verbale del 9 marzo 1976 e leggo: "Su tale argomento si apre il dibattito con interventi del relatore Simonelli e dei Consiglieri Gandolfi Martini, Bellomo, Cardinali, Franzi, Rossotto, Oberto, Soldano, Bontempi Chiabrando e Bianchi. Segue intervento del Presidente della Giunta Viglione che chiede una sospensione della seduta. La seduta è sospesa e dopo interventi, approvato".
Se si potesse anche soltanto molto succintamente dire che è concorde, o discorde con la proposta, avremmo un verbale più completo e più soddisfacente. Non intendo dire che, si debba fare il riassunto di tutto ma non limitarsi a un'indicazione semplicemente nominativa del Consigliere intervenuto, senza che il quisque de populo che possa avere fra mani il verbale si possa rendere conto se è intervenuto a favore oppure contro.



PRESIDENTE

Mi pare che l'osservazione possa essere senz'altro accolta e ne terremo conto nello stendere i processi verbali successivi.
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, solo per precisare che nel testo della seduta del 9 marzo, distribuito, venivo indicato come assente. Mi comunica l'ufficio di avere già provveduto alla rettifica, poiché io avevo chiesto regolare congedo e vorrei che così risultasse.



PRESIDENTE

Naturalmente.
Vi sono altre osservazioni? Non ve ne sono.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità di rivedere l'ipotesi dei dipartimenti di emergenza che vedrebbe escluso dal provvedimento l'ospedale di Chieri"


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'O.d.g. "Interpellanze ed interrogazioni". La prima interrogazione da discutere è stata presentata dal Consigliere Cerchio : "Opportunità di rivedere l'ipotesi dei dipartimenti di emergenza che vedrebbe escluso dal provvedimento l'Ospedale di Chieri".
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Devo fare rilevare che la rete dei dipartimenti di emergenza a suo tempo costituita dal Consiglio regionale precedente e attuata dal Comitato degli esperti, non prevedeva Chieri sede di dipartimento.
Non ho voluto intervenire nella problematica della modificazione di questa pianta dei dipartimenti di emergenza in quanto i dipartimenti di emergenza così come sono intesi dalla delibera 30 aprile del Consiglio regionale precedente, così come il Comitato degli esperti ha portato avanti e così come la Giunta attuale ha approvato, sono in fase sperimentale. In una successiva fase, dopo una prima esperienza, certamente si terrà presente il caso dell'Ospedale di Chieri, in un contesto però un pochino più programmato, anche in visione della zonizzazione del piano socio sanitario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio della risposta che prevede l'ipotesi di una revisione dell'impostazione originaria dei dipartimenti di emergenza.
In effetti a Chieri e nei Comuni limitrofi tutte le forze politiche oltre che gli enti locali convergenti su quella subarea naturale che è il Chierese, si sono mossi per sollecitare questa indicazione come fatto logico e necessario non solo per una rivendicazione di carattere zonale, ma proprio perché inserita in un contesto più vasto di subarea.
Come abbiamo avuto modo di rilevare direttamente insieme all'Assessore un incontro a Chieri permetterà di verificare in loco anche questa problematica, sentendo tutte le forze politiche e gli enti locali interessati.
Spero che questa sollecitazione, che non è municipalistica ma cade in una realtà di esigenze e di necessità, possa avere soddisfazione. Grazie.



PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Robaldo e Gandolfi: "Iniziative che la Giunta intende adottare per promuovere ed incentivare lo sviluppo turistico e ricettivo del Piemonte".
Risponde l'Assessore Moretti.



GANDOLFI Aldo

Siamo d'accordo con l'Assessore che rimandiamo di una settimana.



PRESIDENTE

Va bene.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza del Consigliere Gandolfi "Ipotesi di insediamento di centrali nucleari nell'area di Trino. Atteggiamento della Giunta"


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Gandolfi: "Ipotesi di insediamento di centrali nucleari nell'area di Trino. Atteggiamento della Giunta".
Risponde l'Assessore Fonio.
L'interpellante desidera illustrarla? La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Trattandosi di un'interpellanza desidero illustrarla brevemente.
Intanto premetto per chiarezza che noi riteniamo che la Regione Piemonte debba esprimere la massima disponibilità possibile al discorso degli insediamenti di centrali nucleari in Piemonte; se è vero, come riteniamo sia vero, che i prossimi dieci anni faranno registrare un deficit energetico in Piemonte abbastanza consistente, la nostra regione non c'è dubbio che deve rendersi pienamente disponibile ad un discorso di insediamento di centrali nucleari sul suo territorio.
Dico questo per sgombrare il campo di qualsiasi equivoco che possa esserci su questo terreno. E' assolutamente lontano dalla posizione del nostro partito il tentativo di speculare su preoccupazioni epidermiche che la popolazione piemontese possa avanzare su questo tipo di problema.
Il problema che noi abbiamo voluto sottoporre alla Giunta è di un altro genere. Noi avevamo registrato la scorsa estate, attraverso le dichiarazioni del Vice Presidente della Giunta ed al documento che lo stesso aveva presentato alla Conferenza dell'occupazione, che i programmi dell'ENEL prevedevano la costruzione di una nuova unità elettronucleare da affiancarsi a quella esistente a Trino e, molto ipotetico per il futuro, un eventuale ulteriore insediamento di un'altra unità di mille MW, ma ancora tutta da verificare.
In queste ultime settimane nella zona di Trino ci sono state delle ricerche condotte da tecnici per conto dell'ENEL in un'area molto vasta che è tutta all'interno della zona risicola e che ha destato parecchie preoccupazioni.
E' chiaro che se si parla non più di un insediamento in riva al Po, ma di un insediamento al centro di una zona di culture estremamente redditizia ed intensiva, con problemi ecologici molto delicati di irrigazione, di microclima in relazione alla coltivazione del riso, andiamo ad investire dei problemi appunto di equilibrio complessivo socio-economico dell'area di equilibrio ecologico che non sono indifferenti.
Rispetto a questi problemi e tenuto presente che di primo acchito ci sembra abbastanza strano che si vada a fare una centrale nucleare all'interno di una zona agricola ad alta redditività, il problema che noi poniamo alla Giunta è questo: noi riteniamo che la Regione Piemonte debba essere pienamente e completamente investita della questione della localizzazione di queste unità nucleari che è estremamente pericoloso e comunque contrario agli obiettivi politici che ci siamo sempre dati su questi problemi permettere all'ENEL che porti avanti delle ricerche o dei lavori di impostazione tecnica su questo tema, senza che il Consiglio regionale, la Regione sia pienamente partecipe a tutte le fasi di discussione e di impostazione di studio, di analisi del problema.
Su questo vorremmo avere delle garanzie e chiediamo in particolare alla Giunta se non ritenga di costituire un organo tecnico-politico che permetta non solo alla Giunta, ma a tutte le forze politiche del Consiglio di avere la certezza che l'argomento è seguito passo a passo, mano a mano che gli studi dell'ENEL avanzano e che il Consiglio regionale è messo in grado di prendere una decisione definitiva sulla questione dell'insediamento delle centrali nucleari in Piemonte, avendo tutte le garanzie che si va a fare una scelta ottimale e non una scelta superficiale che in prospettiva pu anche creare inconvenienti in una zona di un certo interesse per la produzione agricola.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

Va detto subito che, mentre l'interpellanza del Consigliere Gandolfi e l'interrogazione del Consigliere Franzi (alla quale pure intendo rispondere) ci offrono l'occasione di trattare in Consiglio la grossissima e scottante questione delle centrali elettronucleari, appare evidente per che il tema non può esaurirsi nell'ambito e nei tempi (molto ristretti) di questa risposta, ma richiederebbe un adeguato ed approfondito esame da parte del Consiglio regionale.
Pertanto non solo mi dichiaro disposto, a nome della Giunta, ad un dibattito consiliare, ma ne formulo la proposta.
Nel settembre 1975 è entrata in vigore la legge dello Stato n. 393 contenente le norme sulla localizzazione delle centrali elettronucleari.
L'art. 22 della stessa legge stabilisce che, in aggiunta alle centrali già deliberate dell'alto Lazio e del Molise, il CIPE, d'intesa con la Commissione interregionale, avrebbe dovuto indicare le Regioni interessate all'insediamento di altre quattro centrali.
Conseguentemente il CIPE, in data 9.10.1975, ha indicato i territori del Piemonte e della Lombardia per l'insediamento delle ulteriori quattro centrali.
Va subito precisato che è già stato chiarito che in effetti non trattasi di quattro centrali vere e proprie, ma di una centrale da 2000 MW costituita da due unità da 1000 MW ciascuna per il Piemonte e di una centrale da 1000 MW per la Lombardia integrabile successivamente fino a 2000 MW.
Il Ministero per l'Industria, con lettera 17 novembre 1975, invitava la nostra Regione ad individuare nel proprio territorio due aree suscettibili di insediamento di centrali elettronucleari entro l'8 dicembre 1975, e cioè entro neanche 20 giorni.
La Giunta regionale ha subito contestato tale pretesa del Ministero, ha ribadito il suo intendimento di avvalersi dell'assistenza tecnica del CNEN ed ha indicato il termine necessario fino alla fine del corrente mese di marzo 1976 onde fare una prima indicazione sommaria di aree suscettibili di tale insediamento, non senza aver sentito anche il Ministero della Sanità e l' ENEL ed avere valutato ogni cosa con i Comuni interessati.
Un'altra precisazione che va subito data in rapporto alle specifiche domande del Consigliere Gandolfi, è che l'individuazione di almeno due aree non significa e non rafforza l'idea dell'installazione di due centrali ma sempre ritenendo fermo il principio di un'unica centrale con due unità parallele da 1000 MW ciascuna, è generalmente richiesta almeno l'indicazione di due aree, però in via alternativa per la ricerca della soluzione più appropriata. Tanto è vero che l'Assessorato all'ambiente ha intrapreso gli studi e le ricerche, attraverso i propri funzionari e in stretta collaborazione con il CNEN, sull'intero territorio della Regione per un esame generale che potesse rispondere se, dove e quali potessero essere le aree valide e disponibili.
E, sempre per rispondere specificamente al Consigliere Gandolfi, in questi mesi di intenso lavoro di approfondimento del problema, abbiamo potuto chiarire che, qualora anche l'area di Trino venisse giudicata idonea, ivi, salvo quello che aggiungerò in seguito, si installerebbe la così detta nuova centrale a due unità indipendentemente da quella vecchia esistente da 257 MW.
Quindi, poiché la legge prescrive che in mancanza di indicazioni della Regione i siti per la localizzazione delle centrali vengano determinati dal Ministero, abbiamo, con quanto sopra riferito nella sintesi che questa risposta impone, inteso fare in modo che la Regione Piemonte non fosse latitante di fronte ad un così grosso problema, ma che anzi fosse essa stessa a gestire tutte le operazioni previste dalla legge per farci salve tutte le garanzie possibili e per venire ad una scelta seriamente valutata e la più democratica possibile.
La stampa e l'opinione pubblica hanno dimostrato un notevole interesse ai problemi connessi all'insediamento delle centrali elettronucleari per cui, ancora una volta ribadendo la necessità di un ampio dibattito consiliare, e, pur volendo rimanere nei limiti di questa risposta ad interpellanza, non possiamo non sottolineare un aspetto importantissimo che emerge dalle stesse procedure previste dalla legge. L'indicazione di alcuni siti da parte della Regione non significa che automaticamente negli stessi l'ENEL è autorizzato ad insediare le centrali.
Questa prima indicazione deve avvenire essenzialmente tenendo presenti la bassa densità di popolazione nella zona circostante, la disponibilità di acqua necessaria (e su questo punto il discorso è grossissimo), le condizioni geologiche del suolo.
Dopo di che però L'ENEL sulle aree indicate deve svolgere tutte le più approfondite indagini, studi e ricerche sotto il profilo geologico ed ecologico, per i quali la legge prescrive un termine di un anno di tempo.
Dovendosi tale successiva fase svolgere con la partecipazione della Regione sarà nella stessa che avverrà ogni approfondimento e valutazione ai fini della scelta definitiva ed ai fini soprattutto di tutte quelle più ampie garanzie che in ogni caso pretenderemo.
Numerosi sono infatti i problemi sia di sicurezza sia di impatto con l'ambiente che questi tipi di impianto pongono, come: le dosi di radioattività che saranno immesse nell'ambiente circostante, con particolare riferimento agli stabilimenti nucleari gia esistenti l'inquinamento termico prodotto nell'ambiente, sia per quanto riguarda i vapori, sia per quanto riguarda le acque e le eventuali interferenze quindi con i problemi dell'agricoltura le eventuali limitazioni dello sviluppo urbanistico-industriale della zona circostante problemi di sicurezza sia in fase di realizzazione, sia in fase di esercizio dell'impianto e soprattutto in rapporto alle scorie radioattive da eliminare.
Per quanto riguarda l'eventuale inquinamento termico, che è uno dei punti di maggiore preoccupazione ed al quale si riferiscono i dibattiti in corso soprattutto nel mondo dell' agricoltura, dobbiamo precisare che dalle relazioni per la centrale prevista in Piemonte è previsto un impianto a ciclo chiuso con due torri di raffreddamento.
Tale tipo di impianto richiederebbe acqua soltanto nella misura massima (per 2000 MW) di 6 mc al secondo. Per la centrale da installarsi in Lombardia è previsto invece un impianto di raffreddamento a ciclo aperto il quale richiede, invece, una quantità d'acqua di ben 120 mc. al secondo.
La differenza, come si vede, è enorme; tanto che a me ha fatto pensare che la tecnologia delle torri di raffreddamento a tiraggio naturale sarà il caso di considerarla anche per le centrali termoelettriche, come quella di Chivasso.
In ogni caso il problema della localizzazione di centrali nucleari non può essere visto in un ambito strettamente regionale, ma a nostro parere dovrà essere valutato in una realtà interregionale ed anzi nella realtà ambientale dell'intero bacino del Po.
E' in questa visione che, assieme a Lombardia ed Emilia Romagna abbiamo indetto il Convegno tenutosi a Cremona il 12 marzo u.s., al quale hanno partecipato anche il Veneto e il Friuli Venezia Giulia e nell'ambito del quale è stata accettata la nostra proposta perché la scelta dei siti sia inserita nella realtà dell'intero bacino padano e venga attuata a livello interregionale.
Nello stesso Convegno di Cremona, tra le altre cose abbiamo sostenuto anche le necessità che le Regioni, con la partecipazione del CNEN sviluppino una campagna di informazione ed un franco dibattito sui problemi dell'utilizzazione dell'energia nucleare e sui connessi problemi della sicurezza.
Da parte nostra - e con questo rispondo direttamente al Consigliere Franzi - abbiamo già assunto diretti i impegni di dibattiti con gli enti locali e le popolazioni che presumibilmente saranno le più dirette interessate, ma è chiaro che un dibattito si impone anche in Consiglio regionale.
Per intanto vorrei che da questa sintetica risposta balzasse evidente che il problema è tutto aperto, tutto collegato a quegli studi, indagini e ricerche di cui ho parlato e che non siamo di fronte a nessuna scadenza immediata.
Nei prossimi giorni il CNEN dovrà consegnarci l'esito della prima fase di indagine e siamo stati l'unica Regione ad aver provveduto a queste incombenze.
Saranno indicazioni utili al dibattito che ho auspicato fra noi ed altrettanto utili e necessarie per lo studio congiunto che le Regioni padane si sono impegnate a fare attraverso un' apposita Commissione proposta dal Convegno di Cremona, previa richiesta al governo della sospensione, ad ogni effetto, dei termini previsti dalla legge 393.
In ogni caso, ripeto, va ricordato che dopo la prima indicazione dei siti, la seconda fase di indagini, studi e ricerche che l'ENEL deve fare è talmente complessa che comporta spese per miliardi e, come l'esperienza insegna (vedi Caorso) di solito dura molto di più dell'anno previsto dalla legge.
Al di là di tutti i tempi che ci stanno davanti è certo che la Regione Piemonte, in coerenza con la politica della tutela dell'ambiente voluta e condotta fin dal suo nascere e sfociata in numerose leggi varate da questo Consiglio, deve avere la massima concentrazione e cautela rispetto agli insediamenti di impianti nucleari.
Pur nella dovuta e corretta valutazione dei fabbisogni di energia elettrica nell'ottica del rilancio dello sviluppo piemontese che è la nostra preoccupazione fondamentale, non abbiamo mai accettato supinamente neppure gli impianti idroelettrici né quelli termoelettrici.
Assicuriamo quindi il Consiglio che a maggior ragione la Giunta si muove e si muoverà con estrema attenzione e cautela sul problema delle centrali nucleari.
E se dal dibattito che ho proposto e che sarà la sede naturale, potrà uscire quella Commissione a cui auspicava Gandolfi, noi non abbiamo nulla in contrario. Sarà quella la sede logica per arrivare ad una conclusione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore che propone, a nome della Giunta, un dibattito più ampio in questa sede; pregherei solo la Giunta di portare questa discussione alla distanza più ravvicinata possibile, preannunciando che riproporrò in quella sede la formazione di un organismo tecnico che garantisca a tutto il Consiglio regionale un esame serio e approfondito del problema. Con questo non vogliamo dubitare della serietà dell'impegno dell'Assessore, ma evidentemente il problema è troppo grosso perché tutte le forze politiche non debbano farsene carico ed arrivare se necessario, come sarà necessario, all'assunzione di responsabilità collettive precise sulla localizzazione di questi impianti.
Io vorrei solo fare presente all'Assessore Fonio per un ulteriore approfondimento del problema, che ciò che ci preoccupa non è tanto il pericolo di inquinamento radioattivo che, per le informazioni che abbiamo è estremamente ridotto o quasi inesistente. I problemi connessi all'insediamento di una centrale nucleare sono invece, come anche l'Assessore ha rilevato, problemi di approvvigionamento idrico e di inquinamento termico. I 6 mc al secondo, che è una cifra esatta, almeno per le informazioni che abbiamo, per le torri di raffreddamento di un'unità di questo genere, è comunque una quantità d'acqua che in una zona come quella dove l'ENEL sembra intenzionata a fare l'insediamento, può essere estremamente pericolosa per l'equilibrio idrico della zona. Il problema dell'inquinamento termico poi è ancora più grave: una centrale di 2000 MW significa produrre un inquinamento termico equivalente all'erogazione, in un punto localizzato, di tutto il calore che produce il riscaldamento per una città di due milioni di abitanti in un anno.
Tra l'altro pregheremmo l'Assessore di considerare che probabilmente l'ENEL è arrivato alla decisione di fare una unità di 2000 MW anziché due da 1000 MW per ragioni ovvie di comodità, di costruzione di impianti e di risparmio, ma noi dobbiamo valutare se non sia il caso invece, tenuto conto di questi problemi di inquinamento termico, di rilanciare la proposta di due unità da mille MW, anche se per l'ENEL costa un po' di più.
Il tema che desidero risottolineare è che è fondamentale che la Regione Piemonte si metta in condizioni di seguire tutto l'iter di questa decisione in modo paritetico rispetto all'ENEL, facendo presente che l'ENEL sta già facendo dei rilievi e delle ricerche molto costosi, probabilmente ha gia speso più di 200 milioni per questi rilevamenti e noi siamo ancora assenti da questa fase di accertamenti tecnici, dei quali dovremmo essere quanto meno informati.



PRESIDENTE

L'argomento è di grande interesse, di grande importanza ed è persino un peccato risolverlo con un'interpellanza che permette all'interpellante di sollevare il problema ed all'Assessore di dare una risposta affrettata. Si sta parlando di centrali nucleari in Piemonte ed è del tutto evidente che adesso il Consigliere Franzi chiede di parlare e il regolamento non lo consente.
Dobbiamo autodisciplinarci: quando un punto di questo genere ha la dignità ed il rilievo che gli si vuol dare, lo si iscrive all'ordine del giorno, c'é una relazione e su questa un dibattito. Può succedere che l'urgenza, la drammaticità del problema permetta un rapido confronto fra l'interpellante e la Giunta, ma adesso il Consigliere Franzi chiede la parola, ma io a norma di regolamento, non dovrei dargliela. Gli dò la parola per un minuto, chiedo però che questo modo di procedere non diventi un'abitudine.



FRANZI Piero

Siccome avevo presentato un'interrogazione con richiesta di risposta scritta, e l'Assessore Fonio mi ha dato la risposta scritta, considero doveroso da parte mia dire che prendo atto della risposta avvertendo solo di una cosa: presso gli uffici dell'ENEL si dà per acquisita la localizzazione di Trino in quanto il Comune di Trino un anno e mezzo fa avrebbe votato un ordine del giorno mettendo a disposizione il terreno.
Raccomando alla Giunta di stare molto attenta per evitare che per i meandri interni dell' ENEL si arrivi ad una localizzazione al di fuori delle competenze proprie della Regione.
Mi auguro che ci sia il dibattito in sede di Consiglio a breve termine.


Argomento: Università

Interpellanza del Consigliere Carazzoni: "Opportunità di un chiarimento in relazione a dichiarazioni stampa sull'elezione all'Università"


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Carazzoni: "Opportunità di un chiarimento in relazione a dichiarazioni stampa sull'elezione all'Università". La parola all'interpellante, Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, questa interpellanza discende da un dato di fatto certo e non facilmente confutabile, vale a dire che le recenti elezioni universitarie all'Ateneo di Torino sono state caratterizzate da un clima di violenza inaudita.
In tutte le altre sedi universitarie dove si è votato, da Milano a Genova tanto per citare degli esempi, fortunatamente non si sono dovute lamentare le situazioni purtroppo presenti nell'Università di Torino.
E allora ci sembra doveroso chiederci il perché questo sia potuto accadere e sia accaduto proprio qui, in questa città.
Subito dopo le elezioni le spiegazioni sono state diverse e già da più parti ovviamente con una naturale differenziazione di giudizio, si è cercato di individuare la ragione di quanto avvenuto all'ateneo torinese.
Ma eravamo sempre, a fronte di queste spiegazioni ed interpretazioni, nel campo, riconosciamolo, della polemica politica; un campo, quindi, che non avrebbe indotto a questo intervento se ad un certo punto non fosse intervenuta una dichiarazione di altra natura: ci riferiamo alla dichiarazione resa dal dr. Giovanni Faletti al "Giornale" di Milano del 27 febbraio scorso.
Perché diciamo che la dichiarazione del dr. Faletti deve essere diversamente interpretata dagli altri interventi che sull'argomento si sono avuti? Perché il dr. Faletti ricopre una carica che merita la più ampia considerazione, è il rappresentante del governo in seno al Consiglio di amministrazione dell'Opera universitaria.
Ed allora, ecco, che cosa ha detto il dr. Faletti? Il dr. Faletti ha detto: "La responsabilità di quanto è successo ricade interamente sul Presidente del Consiglio regionale, il comunista Dino Sanlorenzo. E' stato lui, contro il parere del Rettore, che ha voluto che le elezioni si svolgessero in Via Sant'Ottavio e non invece qui, nella sede del Rettorato. Ecco perché io ho chiesto che la Commissione elettorale unitamente al Magnifico Rettore, denunci Sanlorenzo".
Prosegue Faletti "Ho denunciato al Rettore il 1° novembre, all'indomani della elezione del prof. Cavallo, la situazione di Palazzo Nuovo in Via Sant'Ottavio, diventa la sede di ogni genere di disordini e di abusi che vanno dallo spaccio di droga ai traffici illeciti, dalle intimidazioni al settarismo più acceso. Quando si è giunti alla vigilia elettorale sono stato d'accordo, dopo la decisione del Rettore, a che la consultazione avvenisse in Via Po dove avrebbe potuto avvenire in modo più ordinato, ma ai consigli di Sanlorenzo, ai quali si sono aggiunti anche quelli del Presidente della Giunta regionale, cioè del socialista Viglione, il Rettore alla fine ha dovuto cedere".
Conclude il Faletti: "I responsabili della Regione, con il loro atteggiamento hanno violato l'autonomia dell' Università e questo è un fatto che non ha precedenti e che si aggiunge ad altri gravi episodi i quali hanno dimostrato che la Regione vuole ingerirsi debitamente nell'attività universitaria".
Queste sono le dichiarazioni rese dal rappresentante del governo nel Consiglio dell'Ateneo torinese.
E allora, come detto in premessa, la nostra interpellanza discende da questa constatazione e vuole, chiede che almeno il Presidente della Giunta dica qui se quanto denunciato pubblicamente è vero o non è vero e soprattutto precisi perché se le accuse di una tale gravità, quali quelle qui riferite, non avevano ragione d'essere la Regione, attaccata nei suoi massimi esponenti, non abbia prima ritenuto di dovere chiarire, di dovere smentire, di dovere precisare e lo possa (se riterrà di farlo) solo ora dietro una sollecitazione di parte.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri in occasione delle elezioni degli organi dell'ateneo di Torino, fu posto al Presidente della Giunta ed al Presidente del Consiglio il problema se i seggi dovessero essere posti soltanto nella sede centrale in Via Po oppure, come sempre era avvenuto, anche a Palazzo Nuovo.
Il Presidente e la Giunta e penso, per quanto di sua competenza, il Presidente del Consiglio, ritennero che non vi fosse nessun motivo che potesse legittimare lo spostamento dei seggi da Palazzo Nuovo a Via Po ed hanno inviato un telegramma al Rettore dell'Università non come intervento indebito, ma riassumendo le istanze che erano state portate in sede di Giunta e della Presidenza del Consiglio perché i seggi fossero posti anche a Palazzo Nuovo. L'istanza venne accolta.
La Giunta regionale, però, aveva ragione di temere che gravi avvenimenti potessero accadere, non certamente per colpa degli studenti democratici, ma ad opera delle squadracce nere che nella nostra città operano ancora, sia pure non più con la virulenza di un tempo proprio per l'attenzione che le forze democratiche pongono a questo problema e che hanno posto, al momento delle elezioni, all'Ateneo di Torino.
Infatti verso le 16 una squadra composta da 5/6 elementi già conosciuti per i precedenti di violenza, una squadra fascista, irruppe nell' Università, aggredì gli studenti, lanciò con delle fionde delle biglie contro i vetri dell'ingresso, infrangendoli e tentò di raggiungere i seggi.
La squadra venne respinta, la polizia intervenne ed arrestò uno degli autori perché gli altri nel frattempo erano fuggiti. Mi pare anzi che già un processo sia stato celebrato.
Non vi è stata quindi nessuna intimidazione, vi fu una segnalazione che poneva il problema agli organi dell'Università, al Rettore in particolare affinché tutto si potesse svolgere nel modo più democratico possibile.
Tutti i rappresentanti dei gruppi democratici all'Università hanno accettato questa mediazione e questo intervento, ma come sempre Consigliere Carazzoni, dalla sua parte è venuta la violenza, è venuto l'attacco alle istituzioni ed alla Facoltà di giurisprudenza e di scienze politiche a Palazzo Nuovo.
Dobbiamo perciò respingere quanto ella ha detto e dobbiamo invece sottolineare ancora che questo episodio di violenza sta a significare che nella nostra città, pena nostra regione pur essendo ridotto ormai il fenomeno proprio per la vigilanza delle forze democratiche, tuttavia è ancora presente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, io debbo dolermi che ancora una volta lei abbia perso la buona occasione per una risposta più civile e soprattutto più pregnante di contenuto, neppure raccogliendo quella che era pur stata una mia offerta di buona volontà, se è vero come è vero - e ne sono testimoni i colleghi - che nell'illustrazione dell'interpellanza da me sottoscritta io avevo di proposito evitato di dare interpretazioni strumentali di quanto accaduto.
Non raccoglierò quella che in fondo è una scoperta provocazione, ma mi preoccuperò soltanto di sgomberare subito il terreno...



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Guardi che è già intervenuta la Magistratura, non è provocazione.



CARAZZONI Nino

..da talune informazioni che non hanno alcun obiettivo riscontro nella realtà di fatto, la realtà che sta davanti a tutti i cittadini torinesi.
Lo farò molto semplicemente, signor Presidente, colleghi, citando una testimonianza certo non sospetta di simpatie, nei confronti della Destra nazionale. E' quella dell'on. Picchioni, che è un deputato della D.C., che è il responsabile anzi, se siamo bene informati, dell'Ufficio Università della D.C., il quale ha detto che "all'Università di Torino vi è stata una serie di intimidazioni ignobili, tali da trasformare la caccia al fascista reale in aggressione indiscriminata al fascista presunto, con la conseguenza che, per la seconda volta nella storia democratica repubblicana ed antifascista della città, il diritto di voto all'Università di Torino diventa un esercizio estremamente improbabile e pericoloso".
Si potrebbe forse disquisire su questa distinzione tra "la caccia al fascista reale e la caccia al fascista presunto" quasi che la prima fosse legittima e la seconda un po' meno. Ma, ripeto, è da questa dichiarazione che emerge la rappresentazione di ciò che in realtà è avvenuto all'Università di Torino.
Tuttavia il problema di fondo non è questo e non è questo il problema che io sollevavo nella mia interpellanza, bensì era quello dell'ingerenza (adesso posso, a ragione, usare questo termine) delle massime autorità regionali a violare l'autonomia dell'Università.
Lei ha detto, signor Presidente della Giunta, che non si è ritenuto che vi fosse motivo alcuno per impedire l'apertura dei seggi anche a Palazzo Nuovo.
Ecco, sta in questo il limite, la dimensione esatta dell'ingerenza perché noi eravamo di fronte a una precedente decisione del Rettore che valutando nella sua autonomia, aveva stabilito l'inagibilità dei seggi elettorali a Palazzo Nuovo ed aveva concordato, deciso in un primo momento che si votasse in Via Po. Ha mutato idea quando? Quando vi è stato l'intervento delle autorità regionali che non erano legittimate a fare questo e che sono quindi, come giustamente affermato allora (e a questo punto io ne devo prendere atto) dal dr. Faletti e come ripreso dalla stampa, sono le prime responsabili dei gravi incidenti che all'Università di Torino si sono verificate.
Potremmo (visto che non è ancora squillato il fatidico campanellino) aggiungere altre considerazioni; potremmo dire, per esempio, che tutto questo alla fin fine quasi non ci dispiace perché ci ha dato la dimostrazione che è fallito quello che era il pericoloso tentativo portato avanti, mi scusi signor Presidente della Giunta, ancora una volta sopra le sue spalle dal P.C.I. di qualificarsi come forza garante dell'ordine pubblico; è fallito proprio perché le violenze ci sono state lo stesso nonostante la presenza sulla scena ed in prima persona del PCI attraverso la persona di Sanlorenzo, ci sono state lo stesso per le insofferenze, per le violenze, per le intimidazioni dei gruppuscoli, quei gruppuscoli dai quali oggi il PCI tenta di prendere le distanze, ma che ha prima nutrito allevato, curato e che oggi non è più in grado di controllare.
E' una lezione, ci pare, questa, significativa e sulla quale l'opinione pubblica, anche quell' opinione pubblica che si illude con i comunisti al potere di risolvere i mali di questa nostra società, una lezione sulla quale, dicevo, bene farebbe a riflettere.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza dei Consiglieri Armella, Vietti, Lombardi: "Motivi del ritardo nell'istituire il servizio di guardia medica domiciliare per tutta la Regione e nell'applicazione di quanto disposto dalla delibera del 30.4.1975"


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Armella, Vieti, Lombardi: "Motivi del ritardo nell'istituire, il servizio di guardia medica domiciliare per tutta la Regione e nell'applicazione di quanto disposto dalla delibera del 30.4.1975". Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

L'interpellanza dei Consiglieri Armella, Vietti e Lombardi richiede anzitutto una precisazione sulla premessa, e quindi la mia risposta sarà articolata e completa.
Il caso increscioso di Gerolama Vitali cui i Consiglieri interpellanti si richiamano, in realtà trova le sue cause assai più a monte dei servizi di pronto soccorso ospedalieri dove si é, purtroppo, tragicamente concluso.
E non sarebbe serio ignorare che la catena di fatalità che ha causato la morte di Gerolama Vitali e del suo nascituro passa anche attraverso l'ospedale Astanteria Martini dove il marito l'aveva fiduciosamente, anche se tardivamente, portata con la convinzione che avrebbe trovato la più qualificata delle assistenze.
Il caso di Gerolama Vitali richiederebbe invece una più responsabile riflessione sul perché una povera donna abbia potuto giungere, al termine di sette sfiancanti gravidanze e per di più in condizioni di grave scompenso cardiaco che le è poi stato fatale. Il che chiama in causa l'urgente necessità di una politica sanitaria sociale globale diversa, che garantisca, fra le altre cose, alle donne come alla Vitali, la possibilità di una maternità veramente scelta, voluta e consapevole e quando la maternità sia veramente tale le aiuti a condurre a termine la gravidanza con un minimo di doveroso controllo medico periodico che deve avere la sua naturale continuità fin dalla sala parto del proprio ospedale.
Per il Momento la Regione e la Giunta, con gli scarsi mezzi messi a disposizione dallo Stato - con la legge 405 - stanno avviando la regolamentazione dei primi consultori per la maternità responsabile e per quanto mi concerne, come ha già fatto, ha provveduto a creare le condizioni perché la nuova Astanteria Martini non sia più quella struttura monca che abbiamo ereditato e si avvii, in un ragionevole periodo di tempo, a mettere a disposizione della popolosa Barriera di Milano anche degli adeguati servizi pediatrici e ostetrici.
Per il resto non possiamo che auspicare il rapido avvento della riforma sanitaria e lavorare per acquisire alla Regione anche le competenze degli ambulatori ancora gestiti dagli enti mutualistici nel modo precario e approssimativo che tutti sappiamo.
Gli interpellanti ci richiamano alla nota delibera del 30 aprile scorso, adottata dal passato Consiglio. Si tratta di una delibera - per quanto ne so - ampiamente modificata in alcuni punti qualificanti, con l'apporto di membri dell'allora minoranza e tuttora presenti nell'attuale Consiglio. La delibera, seppur con alcune limitazioni imposte dall'Assessore Armella, è stata poi votata all'unanimità all'ultimo momento, alla vigilia delle elezioni; aveva comunque permesso la acquisizione di alcuni importanti suggerimenti e la convergenza da parte delle organizzazioni sindacali, dei rappresentanti dei medici, degli enti mutualistici e così via.
Questa delibera si può considerare una delibera-quadro che giustamente considera il problema del pronto soccorso come un'articolazione unitaria di vari momenti fra loro collegati, momenti che vanno dai servizi ospedalieri organizzati in dipartimento, al trasporto dell'emergente su autoambulanze attrezzate, sino alle guardie notturne, festive e prefestive per quei casi che necessitano unicamente dell'invio di un medico a domicilio. Il tutto ha come presupposto un efficiente cervello operativo, una centrale che garantisca un reale coordinamento di queste diverse attività e che soprattutto dia alle varie chiamate di soccorso una risposta che io definisco intelligente e adeguata al singolo caso.
Sotto questo profilo la delibera del 30 aprile contiene degli indirizzi di fondo certamente apprezzabili, pur nelle manchevolezze non di poco conto su cui ritornerò in seguito.
Pertanto la nuova Giunta è pienamente e responsabilmente decisa a darne completa realistica e graduale applicazione; tuttavia è intendimento della Giunta e del mio Assessorato dare corpo e sostanza a questo disegno anzitutto garantendo che il servizio sia una cosa seria, con precise assunzioni di responsabilità operative da parte dei singoli enti interessati. In altre parole che il servizio non funzioni solo sulla carta ma con un'impronta, tanto per capirci, puramente propagandistica ed elettorale.
Ed a questo proposito vorrei solo fare alcune esemplificazioni: larga parte della deliberazione del 30 aprile concerne la prima rete dei dipartimenti ospedalieri di emergenza e di accettazione, il che significa una radicale reimpostazione dei servizi di pronto soccorso per avviare una prima rete di 24 ospedali nella Regione.
Sulla carta tutto è semplice, in realtà per garantire un minimo di efficienza e tenendo conto del pronto soccorso che abbiamo ereditato, si tratta di integrare gli organici di ciascuno di questi ospedali, a volte con decine di nuovi medici, infermieri qualificati e così via; e non si tratta neanche solo dell'impegno finanziario notevole che questo comporta ma soprattutto della difficoltà di reperire questo personale se non vogliamo che questi servizi rimangano, come dicevo, solo sulla carta.
E qui vengo ad alcune esemplificazioni che dimostrano il pericolo di avere servizi di pura etichetta. Ad esempio, alla vigilia delle precedenti elezioni, la passata Amministrazione ha inaugurato (e addirittura scomodato l'allora ministro della Sanità) quello che veniva chiamato il dipartimento di emergenza delle Molinette. Alle Molinette è stato varato proprio in questi giorni e dopo mesi di studi e di dibattiti il completamento reale di questo famoso dipartimento. Fra l'altro il programma di questo completamento non ci è ancora pervenuto ufficialmente, ma da quello che ne sappiamo, non si tratta di cose di poco conto. Non solo, ma nel mese di novembre, e cioè a più di sei mesi dalla sua inaugurazione elettorale questo dipartimento non è stato in grado di raccogliere un contadino di Bra con la spina dorsale spezzata. Questo povero contadino è stato rimbalzato al C.T.O. dove finora ci si era preoccupati solo di garantire i necessari finanziamenti e di avere una decente rianimazione, e di qui, dopo 15 ore è finito all'Ospedale San Luigi.
Questo per dimostrare che fra gli obiettivi e la concreta realizzazione in materia sanitaria occorre tempo ragionevole, graduali e realistiche attuazioni, ma soprattutto rinuncia alle tentazioni di dare per attuate le iniziative che sono a malapena avviate.
Lo stesso discorso vale per l'altra parte del problema collegato con le guardie mediche, il servizio di ambulanza e di cosiddetta centrale operativa. Anche qui l'interpellanza necessita di alcune puntualizzazioni.
Innanzi tutto non mi risulta del tutto corrispondente alla realtà l'affermazione che per quanto concerne il capoluogo la fase dell'organizzazione del servizio di guardia medica era già stato concluso.
In realtà in una delibera del Consiglio comunale di Torino del 21 aprile 1975 si approvavano alcune bozze di convenzione fra INAM, Comune e Croce Rossa, bozze di convenzione che in realtà prendevano sostanzialmente atto delle divisioni di funzioni e competenze attualmente esistenti fra questi enti. Anche questa si è poi rivelata una delibera abbastanza compromessa sul piano delle reali possibilità attuative del clima sostanzialmente preelettorale dal quale era stata partorita.
In realtà il Comune, al di là delle buone intenzioni, non assumeva alcun ruolo veramente responsabile sulla gestione del servizio e d'altra parte, a quel che mi risulta, la delibera non ha poi avuto pratica attuazione perché la convenzione, così come era formulata, non consentiva di superare gli annosi contrasti di competenza fra INAM e Croce Rossa.
Inoltre la delibera regionale, varata poco tempo dopo, riproponeva tutto il problema in termini più globali e a nostro avviso anche operativamente più corretti, il che ha chiesto un più attento e realistico riesame della questione, torno a ripetere, soprattutto alla luce della successiva nuova delibera regionale che, oltre al resto, conteneva anche precise richieste di medici mutualistici affinché al servizio di guardia medica avesse un adeguato collegamento anche territoriale, con i costruendi dipartimenti di emergenza.
Per questo il Comune di Torino ha avviato un nuovo studio...



(Il Presidente avverte che il tempo stabilito per la risposta alle interpellanze è ormai scaduto)



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Assessore alla sanità. La cosa è un pochino lunghetta....



(Interruzioni e brusii in aula)



OBERTO Gianni

E' una questione di principio, anche questo è un argomento importantissimo, ma si straripa una volta, si straripa una seconda, si straripa una terza, non è possibile...



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Allora dò una risposta scritta. Il problema è estremamente grave.



OBERTO Gianni

Discutiamolo diversamente.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Sono perfettamente d'accordo, non ho alcuna difficoltà. Questa è un'interpellanza ed io dovevo rispondere in maniera completa.
Ho qui scritta la risposta, se si ritiene che la distribuisca la do. E' una domanda che vi rivolgo.



PRESIDENTE

No, adesso finisca, Assessore.



OBERTO Gianni

Però la replica durerà 12 minuti anziché due, poi non lamentatevi.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Io ne avrò ancora per dieci minuti, anche dodici.



PRESIDENTE

Allora suggerirei di consegnare la risposta scritta.
Dobbiamo però metterci d'accordo: se l'argomento è importante e merita una replica di venti minuti dell'Assessore, è un punto all'ordine del giorno e non c'è nessuna obiezione a scrivere punti all'ordine del giorno da parte dei Capigruppo, se no le interpellanze rispondono alla regola così come le interrogazioni.
L'invito ad essere concisi è un invito da usare cum granu salis, cosa che si fa con le interpellanze e meno con le interrogazioni, ma è evidente che vale per tutte e due.
L'argomento è talmente importante che mi pare logico distribuire la risposta scritta e se si tratterà di fare un punto all'ordine del giorno lo iscriveremo per la prossima seduta.
Quindi, Assessore, concluda rapidamente e distribuisca la risposta scritta.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Non ritengo di dover concludere concisamente su un argomento così importante, che riguarda la morte di una persona. O ne faccio fare delle fotocopie e la distribuisco o si iscriva un punto all'ordine del giorno non si può fare diversamente.



PRESIDENTE

I punti all'ordine del giorno sono iscritti per decisione della Conferenza dei Capigruppo a cui partecipa la Giunta e in quella sede i Capigruppo e la Giunta fanno presenti tutti i punti che ritengono debbano essere iscritti, i quali poi vengono regolarmente iscritti e trattati.
Le interpellanze e le interrogazioni rispondono alle regole che sono disciplinate dal regolamento.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Allora dò risposta scritta.



PRESIDENTE

Certo, e quando lo si ritiene, la si iscrive all'ordine del giorno.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Va bene, allora io ho finito.



PRESIDENTE

Chi chiede di rispondere? Il Consigliere Armella.



ARMELLA Angelo

Rispondo per quello che ho sentito ed esprimo la mia insoddisfazione perché quello che ho sentito, oltre a menare molto il can per l'aia non risponde ai punti che...



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

La mia risposta non finiva lì.



ARMELLA Angelo

...sono stati messi a fuoco nell'interpellanza.
L'argomento è talmente importante che sarà opportuno segnare un punto all'ordine del giorno per poterlo discutere. Peraltro abbiamo aperto ancora un dibattito sulla sanità che doveva concludersi con l'approvazione degli ordini del giorno. Vedano i Capigruppo se ritengono di far coincidere questi due momenti di discussione, o se si ritengono di distinguerli essendo questo un problema più specificatamente indicato nella formulazione dell'interpellanza.
Con questi intendimenti io penso che la discussione potrà proseguire nella sede e nei modi opportuni.



PRESIDENTE

Le interrogazioni e le interpellanze sono esaurite, salvo quella dell'Assessore Astengo, che però ha chiesto congedo. D'altra parte sono le 10,35, quindi passiamo agli altri punti all'ordine del giorno.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Comunicazioni del Presidente.


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo il Vice Presidente del Consiglio regionale Bellomo, l'Assessore Astengo ed i Consiglieri Zanone Cardinali e Martini.


Argomento:

b) Presentazione ed assegnazione progetti di legge


PRESIDENTE

Annuncio la presentazione dei seguenti disegni di legge: n. 82 "Norme relative agli interventi regionali per favorire l'esercizio del diritto allo studio" presentato dalla Giunta regionale in data 10 marzo 1976 ed assegnato alla III Commissione in data 11 marzo 1976 n. 83 "Norme in materia di assistenza scolastica a favore degli alunni delle scuole materne, dell'obbligo e delle scuole medie di secondo grado" presentato dai Consiglieri Soldano, Alberton, Borando e Bianchi in data 16 marzo 1976 ed assegnato alla III Commissione in data 17 marzo 1976 n. 84 "Integrazione del fondo speciale per gli asili nido, di cui alla legge 6.12.1971 n. 1044 per l'anno 1976", presentato dalla Giunta regionale in data 17 marzo 1976 ed assegnato alla I Commissione in data 23 marzo 1976.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Comunico che il Commissario di governo ha posto il visto; alla legge regionale 5.2.1976 "Disposizioni per l'utilizzo di una seconda quota dell'avanzo finanziario alla chiusura dell'esercizio 1974"; alle leggi regionali 5.2.1976 "Contributo regionale per l'assistenza farmaceutica ed integrativa ai coltivatori diretti agli artigiani ed esercenti attività commerciali per il 1976"; alla legge regionale 26.2.976 "Integrazione alla legge regionale 19.1.1976 n. 4 concernente l'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976;" alla legge regionale 19.2.1976 "Norme per l'esercizio delle funzioni trasferite del decreto n. 9 in materia di nomina dei consigli di amministrazione delle IPAB"; alla legge regionale 19.2.76 "Partecipazione della Regione alla S.p.A. SAMIA".


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto alla legge regionale 19.2.1976 "Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, nonché per il funzionamento di Centri di incontro".


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

e) Intervento regionale per detenuti Carceri Nuove a Torino


PRESIDENTE

Comunico inoltre che il Consiglio regionale e la Giunta sono stati impegnati in questi ultimi tempi, in due occasioni, con una delegazione la prima volta composta dal Presidente della Giunta regionale e dai Consiglieri Raschio, Vietti e Bellomo, e una seconda volta, su richiesta della Lega dei non violenti e dei giornalisti e per intese intercorse nel primo incontro, con la presenza anche del Consigliere Alasia in rappresentanza del Consiglio, per discutere tutti i problemi che sono relativi alle agitazioni in corso nelle carceri "Nuove"; in relazione all'agitazione e protesta dei detenuti del carcere, abbiamo scritto un telegramma congiunto del Presidente della Giunta e del Presidente del Consiglio: "Dopo la visita della delegazione Giunta e Consiglio regionale abbiamo preso contatto con Direzione Carceri e con Commissione rappresentanze detenuti. Mentre Regione conferma sua piena disponibilità ad affrontare problemi di rivendicazioni particolari quali formazione professionale, iniziative culturali e scolastiche, sanità di più diretto intervento Regione, sollecita rapida attuazione provvedimenti riformatori.
In particolare sottolinea urgenza ad affrontare con debita regolamentazione aderente a legge, problema trasferimenti isole onde consentire rapporto con famiglia, problema apertura celle ore 17,20 ovviando almeno parzialmente attuali pesanti condizioni. Ciò premesso Regione pienamente disponibile addivenire rapidamente incontro Ministero onde assumersi possibili compiti assistenziali e di intervento".
Il telegramma è stato firmato dal Presidente della Giunta regionale e dal sottoscritto.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

f) Ritardo nella scelta ministeriale tra le due terne di componenti della Commissione regionale di controllo


PRESIDENTE

Devo comunicare al Consiglio regionale che siamo in eccezionale ritardo nella scelta ministeriale fra le due terne di componenti della Commissione regionale di controllo. Sembrerebbe che decisioni a questo riguardo saranno prese quando tutte le Regioni avranno proceduto alle nomine.
Io ricordo che questa misura fu presa dal nostro Consiglio nei primi mesi del suo insediamento e se per caso una Regione decidesse di procedere alla nomina di terne verso la metà del 1980 il Comitato di controllo continuerebbe a funzionare con quello già scaduto.
Ho fatto presente questa anomalia e mi è stato detto che la stessa sarebbe stata esaminata, ma le decisioni non sono venute; per cui le terne noi le abbiamo presentate, le decisioni non sono state prese ed io propongo che il Consiglio regionale manifesti, tramite un telegramma firmato da tutti i Gruppi e dalla Presidenza del Consiglio, che noi esigiamo che la scelta sia compiuta sulla base delle terne che il Consiglio regionale ha indicato. Questa è la proposta che avanzo.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

g) Attuazione della legge 22 luglio 1975, n. 382


PRESIDENTE

L'ultima comunicazione è soltanto l'introduzione al tema che verrà adesso sviluppato nelle comunicazioni del Presidente della Giunta per ci che concerne la legge 382.
Come voi sapete la 382 costituisce un'occasione decisiva per una ridefinizione dell'assetto istituzionale del nostro paese per quanto riguarda la completa attuazione dell'ordinamento regionale. Sapete anche che entro il 15 febbraio una Commissione di esperti, appositamente incaricata di preparare gli elaborati di massima relativi al riordinamento ed al trasferimento delle competenze regionali e coordinata dal prof.
Giannini, avrebbe dovuto consegnare questi elaborati al governo ed entro il 15 marzo il governo avrebbe dovuto provvedere alla pubblicazione degli elaborati.
Queste date sono tutte quante passate e gli elaborati non sono arrivati; siamo quindi in attesa di poter dare il nostro parere, ma l'argomento meritava, su parere dei Capigruppo, un sintetico ma preciso dibattito politico, è stata avanzata la proposta di tenere questo dibattito il quale viene introdotto dal Presidente della Giunta regionale.
Qualche Consigliere ha delle osservazioni da fare sulle comunicazioni? La parola al Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni

Come già ricordato dal Presidente io sono stato sabato 27 alle Carceri ed ho avuto colloqui con l'amministrazione e con la Commissione dei detenuti. Non voglio entrare nel merito di tutte le questioni, ricordo solo brevemente alcune circostanze.
Intanto la manifestazione in corso nel carcere è di carattere pacifico è una protesta di massa motivata dalle ragioni che sappiamo (stamani venendo in Consiglio ho visto uno spiegamento di forze pubbliche) e fino a quando durerà dipende dai tempi di attuazione della riforma.
Sul merito della questione non voglio aggiungere molto perché mi pare che il telegramma del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta sintetizzi perfettamente la situazione.
Ho avuto anche un incontro con Padre Ruggero ed abbiamo parlato della formazione e della scuola. Nel carcere per la scuola elementare, per la sezione staccata del Plana, per il recupero della scuola dell'obbligo ci sono cose, a mio giudizio, interessanti da fare ed è anche opinione di Padre Ruggero che si potrebbe arrivare ad un'estensione dei mestieri.
Le due questioni importanti sono quelle dei "trasferimenti" e delle "celle aperte". Io debbo solo dire al Consiglio, per obiettività, che il direttore delle Carceri ha dichiarato che, pur dovendo rispettare certe procedure e disposizioni di legge, ha sostenuto e sosterrà in via amministrativa queste richieste. L'altro ieri però è capitato quello che non doveva capitare, perché dopo tutti questi colloqui, dopo le vostre richieste, le vostre sollecitazioni, i vostri telegrammi, sono iniziati i trasferimenti che colpiscono tutta la Commissione dei detenuti.
Io sono tornato stamani al carcere, ho parlato ancora una volta con Padre Ruggero, ma non ho potuto sapere né dove sono stati trasferiti i detenuti, né il perché del trasferimento; so solo che i familiari mi telefonano in lacrime; desidero denunciare pubblicamente qui che questo ha tutto il sapore di una ritorsione. Debbo protestare contro questo atteggiamento che definisco inaudito perché sarebbe stato logico poterne discutere con tranquillità.
Io non entro certo nel merito delle procedure giudiziarie, né voglio dare giudizi che non ci competono, dico solo che mi pare semplicemente assurdo che nel 2000 la società abbia bisogno, per dar corso alla macchina della giustizia, di infierire ulteriormente sui familiari di povera gente frapponendo fra loro centinaia di Km, con conseguenti maggiori spese attese, altri dolori. Ci debbono essere altri modi per intervenire, altri modi civili per rendere possibile il corso della giustizia.
Io questo desidero dirlo perché la manifestazione è tuttora in corso e vorrei che il Consiglio si facesse interprete di queste sollecitazioni per ripristinare la situazione. L'impegno era di discutere in merito ad un meccanismo di trasferimento conforme alla legge.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei comunicare al Consiglio che nei giorni scorsi siamo stati a visitare alle Vallette i lavori per il nuovo carcere.
La situazione è questa: su un'area di 200.000 metri (ormai una parte è già appaltata) viene costruito il nuovo carcere che vede, come prima realizzazione, delle opere e per gli agenti, e per i detenuti che contengano nel loro complesso 650 detenuti.
Il terreno è già tutto espropriato ed acquisito. La prima parte delle opere, per quattro miliardi e 100 milioni è già stata appaltata ed è in corso di costruzione; manca la seconda parte, per circa sei miliardi.
Si presume che entro la fine del 1977 o nei primi mesi del 1978 queste opere saranno terminate. L'intervento del Presidente del Consiglio e del Consigliere Alasia richiedono particolare attenzione a questi problemi...
Io penso che si possano svolgere su questi temi, anche per quanto riguarda la nuova costruzione del carcere alle Vallette, certe problematiche che, tutto sommato, potrebbero anche, dal punto di vista edilizio, essere discusse all'interno del Consiglio regionale. Per cui chiedo al Presidente del Consiglio, unitamente ai Presidenti dei Gruppi, di fissare nelle sedute del Consiglio del mese di aprile o del mese di maggio un'approfondita discussione in merito a questo problema.



PRESIDENTE

Penso che non vi possa essere nessuna obiezione pregiudiziale.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sull'attuazione della legge 382


PRESIDENTE

Se non vi sono altre comunicazioni, passiamo al punto successivo all'ordine del giorno, ossia alle comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine alla 382.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, la legge n. 382 del 1975 delega il Governo, come è noto, a completare il trasferimento alle Regioni delle funzioni degli uffici, dei beni e dei mezzi finanziari ancora appartenenti allo Stato o ad altri enti nazionali o interregionali nelle materie che la Costituzione attribuisce alla competenza regionale.
Caratteristiche salienti della legge sono: a) l'esplicita ammissione che il trasferimento delle funzioni operate nel 1972 è risultato parziale ed incompleto; di conseguenza la delega al Governo a rivedere ed integrare i decreti di trasferimento del gennaio 1972 b) l'estensione dei trasferimenti anche alle funzioni, uffici e beni degli enti pubblici nazionali od interregionali rimasti indenni dai trasferimenti del 1972 (eccetto i tre enti pubblici di addestramento) c) il trasferimento alle Regioni della competenza ad attuare direttive e regolamenti della CEE nelle materie di competenza regionale d) la delega al Governo ad attribuire direttamente a Comuni e Province nuove funzioni di interesse locale, tanto nelle materie di competenza regionale quanto in altre materie e) la previsione di ampie possibilità di ulteriori deleghe di funzioni alle Regioni in materie diverse da quelle elencate nell'art. 117 della Costituzione f) il riconoscimento alle Regioni di una potestà legislativa di organizzazione, di attuazione e di spesa nelle materie nelle quali la Regione abbia ricevuto la delega delle funzioni amministrative statali g) la previsione di criteri direttivi innovatori per quanto attiene alla determinazione delle funzioni (e quindi degli uffici e dei beni) da trasferire alle Regioni; in particolare: il divieto di ricostruire le competenze regionali sulla base dell'attuale ripartizione delle funzioni tra i Ministeri; il criterio della completezza del trasferimento che dovrà comprendere anche le funzioni "affini, strumentali e complementari" l'adozione di criteri finalistici per l'interpretazione delle materie di competenza regionale, in modo da assicurare alle Regioni gli strumenti per "una disciplina ed una gestione sistematica e programmata delle attribuzioni ad essa spettanti per il territorio ed il corpo sociale".
Questa è una delle questioni più importanti perché permette l'accorpamento di materie anche non previste dal 117.
Il termine per l'emanazione delle norme delegate (un anno dall'entrata in vigore della legge 382) viene a cadere il 4 settembre prossimo. Prima di quella data dovranno esprimere il loro parere, sugli schemi predisposti dal Governo, le Regioni e successivamente la Commissione parlamentare per le questioni regionali: le une e l'altra hanno, per legge, due mesi per la formulazione delle loro proposte. Successivamente, sui testi definitivi dovrà essere nuovamente sentita la Commissione parlamentare, che dovrà pronunciarsi entro un mese.
Poiché i soli termini dilatori previsti per l'espressione di questi pareri assommano a cinque mesi, è evidente che si è praticamente agli sgoccioli. O il Governo trasmette entro i prossimi giorni gli schemi oppure la delega rischia di restare inattuata. Quest'ultima ipotesi (o l'ipotesi di una proroga del termine della delega: ma in Italia con le proroghe si sa quando si comincia ma non quando si finisce) non può neppure essere presa in considerazione: il completamento del passaggio dei poteri alle Regioni è un obbligo costituzionale, che doveva essere adempiuto addirittura entro il 31 dicembre 1951 (IX disposizione transitoria e finale della Costituzione): venticinque anni dopo nessun ulteriore ritardo pu essere tollerato.
Si può semmai avanzare l'ipotesi - che ci risulta già essere stata prospettata in qualche colloquio informale dal Ministro per le Regioni Morlino - di una sostanziale riduzione dei termini previsti per i pareri.
Le Regioni potrebbero infatti esprimere il loro parere entro 45 giorni dal ricevimento degli schemi governativi, e altrettanto potrebbe fare la Commissione parlamentare per le questioni regionali. Il tempo perso dal Governo potrebbe così essere recuperato per la buona volontà e la collaborazione delle Regioni e del Parlamento.
Condizione necessaria sarebbe però, in tal caso, che gli schemi predisposti dal Governo risultino sostanzialmente rispettosi delle competenze regionali così da non obbligare le Regioni alla redazione di pareri complessi molto articolati. Ulteriore condizione per la procedura accelerata che ho ricordato è che il Governo fornisca tempestivamente alle Regioni tutto il materiale preparatorio e di studio che ancora non è stato consegnato, così da metterle in grado di raccogliere rapidamente gli elementi necessari per le loro valutazioni.
Sullo stato di avanzamento dei lavori di elaborazione degli schemi governativi le ultime notizie ufficiali risalgono al convegno indetto a Roma dal Ministro delle Regioni a metà gennaio: ed anche in quella sede gli elementi concreti forniti ufficialmente alle Regioni furono molto scarsi e reticenti, (pare che lo stesso Giannini abbia detto; non mi posso pronunciare perché ancora non si è nella fase decisiva) mentre qualche cosa di più si seppe da interventi di esperti che fanno parte degli organi tecnici che collaborano con il Ministro.
Sono in grado tuttavia di comunicare al Consiglio notizie, non ufficiali ma assolutamente precise, sull'andamento dei lavori. Come già sapete, già il Ministro Toros aveva costituito una Commissione di giuristi allo scopo di predisporre le norme di attuazione della nuova legge. La Commissione, confermata e integrata dal Ministro Morlino, consta attualmente di circa 80 persone. Si è suddivisa in sei sottocommissioni che hanno predisposto rispettivamente relazioni e schemi di norme delegate nei seguenti settori: 1) assetto del territorio, lavori pubblici, ambiente, acque, edilizia trasporti 2) servizi sanitari e sociali 3) agricoltura e foreste, caccia e pesca, parchi e riserve naturali 4) turismo, artigianato, industria, credito, cave e torbiere commercio 5) attività culturali, beni culturali, istruzione professionale assistenza scolastica 6) enti locali e problemi finanziari.
La direzione dei lavori è stata assunta da un ufficio di presidenza composto dal prof. Giannini e dai proff. Elia, Benvenuti e Bassanini. Il coordinamento delle relazioni dei testi da un comitato di coordinamento composto dai membri dell'ufficio di presidenza, dai presidenti delle sei sottocommissioni (Nigro, Pototschinig, Cassese, Amato, Predieri, Abbamonte) nonché dai proff. Lipari, Guglielmi, Schinaia e Capotorti.
Dalle ultime notizie risulta che la relazione finale della Commissione ed i relativi schemi di norme delegate sono pronti, e sono stati o stanno per essere consegnati al Ministro Morlino nel corso di questa settimana.
Gli schemi di norme delegate riguardano i cinque gruppi di materie assegnati alle prime cinque sottocommissioni or ora ricordate, più un sesto schema concernente l'attuazione delle norme comunitarie.
Quanto al contenuto delle proposte della Commissione, risulta che la valutazione che ne danno i componenti più sinceramente regionalisti è sostanzialmente positiva, anche se non mancano motivi di perplessità e di incertezza.
Tra le proposte più significative che la Commissione ha approvato risultano essere le seguenti: trasferimento alle Regioni di tutte le competenze in materia di assistenza sanitaria spettanti agli enti mutualistici (a far tempo dal 10 luglio 1977, data fissata dalla legge 386 del 1975); trasferimento alle Regioni di tutte le strutture degli enti mutualistici. E questa era una questione nodale perché sembrava che il demanio volesse trattenersi gli stabili, gli immobili e il trasmettere soltanto delle passività e prendere le attività sarebbe stata una cosa non certamente né bella né utile.
trasferimenti dei beni immobili patrimoniali degli enti mutualistici ad un Comitato di rappresentanti regionali costituito presso l'INPS, che gestirà tali beni per conto e nell'interesse delle Regioni superamento della distinzione tra beneficenza pubblica e assistenza sociale; trasferimento di tutte le funzioni assistenziali ancora rimaste allo Stato, ad eccezione delle pensioni sociali; trasferimento delle funzioni assistenziali degli enti nazionali di assistenza e dei relativi beni; per i beni patrimoniali, situazione analoga a quella prevista per gli enti mutualistici trasferimento alle Regioni delle funzioni esercitate dalle Camere di Commercio nelle materie di competenza regionale; nomina regionale degli organi direttivi delle Camere di Commercio riconoscimento della competenza regionale per la fissazione dei tassi di interesse a carico dei beneficiari per il credito agrario, turistico commerciale, alberghiero e sportivo; nomina di rappresentanti regionali negli organi di amministrazione degli istituti di credito speciale e delle Casse di Risparmio; trasferimento alle Regioni delle funzioni e dei fondi dell'Artigiancassa e dell'Ente nazionale per l'artigianato e la piccola industria trasferimento alle Regioni di tutte le funzioni concernenti l'edilizia residenziale pubblica, compresa l'assegnazione e la gestione degli alloggi trasferimento alle Regioni delle funzioni concernenti la difesa dagli inquinamenti, ferma la competenza statale a fissare e standards e limiti di accettabilità che siano coordinati fra tutte le Regioni delega alle Regioni delle funzioni concernenti l'utilizzazione delle acque pubbliche (è una vecchia questione che potrebbe essere risolta con la delega) comprese le opere idrauliche di seconda e terza categoria e le grandi derivazioni di acque pubbliche; trattandosi di delega resta ferma la potestà legislativa statale e la competenza dello Stato a ripartire soltanto le risorse idriche tra le Regioni e tra i diversi usi. Fra Piemonte, Lombardia e Liguria possono insorgere delle problematiche.
trasferimento alle Regioni delle competenze relative alla tutela del suolo ed alla protezione della natura, compresa la disciplina e la gestione dei parchi nazionali (da gestire eventualmente in forma consortile con le altre Regioni interessate); finché lo Stato non avrà emanato una legge quadro in materia le Regioni dovranno tener fermi i vincoli esistenti su parchi e riserve naturali trasferimento alle Regioni delle funzioni di polizia amministrativa in materia di apertura di sale cinematografiche e teatrali, esercizi pubblici, spettacoli; trasferimento alle Regioni delle funzioni di promozione ed incentivazione di attività culturali di interesse locale soppressione dell'Azienda di Stato per le foreste demaniali (qui avv. Oberto, siamo al suo nodo) e trasferimento di tutti i beni relativi alle Regioni; smilitarizzazione e poi soppressione del corpo forestale dello Stato e trasferimento del personale alle Regioni; in caso di necessità, gli organi statali competenti potranno riconoscere ai funzionari del corpo regionale delle foreste (gli organi statali) i poteri e la qualifica di funzionari di pubblica sicurezza o di polizia giudiziaria trasferimento alle Regioni delle funzioni relative alla riforma fondiaria, formazione proprietà contadina, concessione terre incolte bonifica interregionale (d'intesa con le altre Regioni interessate) delega delle funzioni statali in materia di intervento sui mercati agricoli (é stata una richiesta che ci hanno formulato gli operatori l'altra sera) quando si tratti di funzioni affidate ad organi periferici (tipo l'AIMA che si richiede che venga regionalizzata; consorzi agrari che operano nell'ambito regionale e quindi nell'ambito della comunità regionale) delega delle funzioni statali in materia di collocamento dei lavoratori trasferimento alle Regioni delle opere universitarie e delle funzioni in materia di assistenza universitaria trasferimento alle Regioni di tutte le funzioni relative alla distribuzione commerciale, di qualsiasi prodotto (non solo ortofrutticoli) delega alle Regioni delle funzioni dei Comitati provinciali prezzi.
Per alcune di queste funzioni (in ispecie servizi socio-sanitari) è prevista l'attribuzione alle Regioni della competenza legislativa programmatoria e finanziaria e l'attribuzione diretta ai Comuni, singoli e consorziati, delle funzioni di gestione amministrativa.
Dalle prime indiscrezioni trapelate, pare che le proposte della Commissione, ancorché conosciute solo in via ufficiosa, abbiano già sollevato vivaci reazioni da parte dei Ministeri di settore e di alcuni enti pubblici destinati allo scioglimento, perché il trasferimento delle competenze presuppone lo scioglimento di numerosi enti pubblici.
Occorre in proposito ribadire che nello spirito della legge 382 l'ultima parola non può spettare né alle burocrazie ministeriali o degli enti strumentali, né ai ministri di settore. Vietando di trasferire le funzioni così come sono ripartite tra i Ministeri, la 382 ha fissato il principio della responsabilità collegiale del Governo e dunque, in questa fase istruttoria, della Presidenza del Consiglio della quale fa parte il Ministro delle Regioni.
Riteniamo quindi che sarebbe in contrasto palese con lo spirito e la lettera della 382 riconoscere ad ogni ministro una sorta di potere di voto per le questioni che stanno a cuore del singolo ministero. Riteniamo invece essenziale che il ministro per le Regioni trasmetta alle Regioni gli schemi predisposti dalla Commissione ministeriale che - come ha scritto recentemente il Presidente della Regione Toscana - possono costituire un'accettabile base di partenza per la consultazione tra Governo e Regioni.
Tale trasmissione deve avvenire entro i prossimi giorni, altrimenti risulterà impossibile rispettare i termini della delega: cosa che, com'è evidente, non potrebbe non aprire tra Governo e Regioni una crisi politico istituzionale di incalcolabile portata.



PRESIDENTE

La discussione è aperta, chi chiede di parlare? Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Chiederei di avere (penso che sia un desiderio comune di tutti i Consiglieri) il testo di questa relazione che è stata letta, in maniera che vi sia la possibilità di rileggerla con calma, di fare le prime puntualizzazioni per sottoscrivere poi quell'istanza certamente comune a tutti di rapidizzare al massimo, da parte del Governo, i testi sui quali dobbiamo esprimere il nostro parere.
Sul che non sarei - così, come prima impressione - molto d'accordo di abbreviare i nostri termini, perché il termine di due mesi, che coincide con circostanze esterne che non lasciano completamente liberi i 60 giorni finirebbero forse per essere molto brevi per i Consigli regionali che vogliano approfondire attentamente molti di questi problemi che sono di un'importanza veramente enorme, perché con questa forma di attribuzione di competenze ex art. 118, si costituisce finalmente lo stato regionale.
Quindi noi non dobbiamo e non possiamo rinunciare a dei termini, per esaminare attentamente e approfonditamente le proposte così come vengono formulate. Chiederei pertanto la distribuzione del testo scritto.



PRESIDENTE

Certamente e immediatamente, poiché ieri sono già stati distribuiti i testi ai Capigruppo, ma non c'é nessuna difficoltà a distribuirli anche a tutti i Consiglieri.
La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, io mi limiterò ad alcune considerazioni di carattere generale sul tema dell'attuazione della 382 che ha formato oggetto delle comunicazioni del Presidente della Giunta.
Mi pare che la cosa più importante che si rileva dalla comunicazione stessa sia questa: a che punto siamo con la 382? Si era detto che gli schemi dei nuovi decreti di trasferimento dei poteri sarebbero stati resi noti prima di Natale, poi la scadenza è stata spostata al 15 febbraio ed infine si è rinviato ancora.
E' indubbio che il fattore tempo comincia ad assumere un rilievo decisivo, basti pensare (l'ha già accennato il Presidente della Giunta) che dopo l'elaborazione degli schemi dei decreti ci sarà ancora da percorrere una strada non certamente breve perché i provvedimenti dovranno passare al parere delle Regioni (e quindi due mesi), schemi e pareri dovranno poi andare in Parlamento per un giudizio finale, e infine ci sarà il varo definitivo dei decreti di un Consiglio dei Ministri in cui ritengo di presumere che si verificheranno sicuramente resistenze, renitenze, proteste di almeno una decina di Ministeri. Questo mi pare abbastanza evidente ed è per questo che i termini stanno acquistando un rilievo, a mio avviso assolutamente determinante.
Sono d'accordo con quanto ha detto il Presidente della Giunta, che se questo termine non viene rispettato tutta la riforma finisce per cadere automaticamente nel nulla.
Io direi che in questi giorni forse siamo già nei minuti di recupero se consideriamo quali sono i termini fissati dalla legge.
Mi sembra che su questo terreno si giochino le sorti della seconda legislatura regionale e le speranze che l'ordinamento regionale riesce ancora a suscitare come strumento di una politica di rinnovamento.
E' inutile infatti dire che la prima è stata una legislatura di rodaggio e che la seconda legislatura è quella del decollo, perché se non si viene a capo della 382 continuiamo ad essere in rodaggio, il decollo non avviene. E mi sembra anche che sarebbe illusorio ed errato attenderci dei risultati positivi per l'attività delle Regioni per molti anni.
Occorre quindi a nostro avviso, che tutte le forze politiche facciano uno sforzo perché la 382 acquisti, anche a livello nazionale e non soltanto nel chiuso dei Consigli regionali, l'importanza che deve avere una riforma fondamentale per il nostro paese, per le strutture nuove che si vogliono dare al nostro paese, per la creazione di quello stato regionale al quale accennava il collega Oberto nel corso del suo intervento.
Le conclusioni della Commissione degli esperti (il Presidente della Giunta ne ha accennate alcune) sono certamente sconvolgenti rispetto all'impostazione riduttiva con la quale il potere centrale ha sempre affrontato i temi regionali, i temi delle autonomie locali. E quindi il problema diventa oggi quello di difendere le conclusioni della Commissione degli esperti contro quelle controffensive che certamente non mancheranno da parte del potere centrale, della burocrazia centrale, dei Ministeri e di non lasciare, ripeto, queste questioni nel chiuso di un rapporto fra Ministeri, o nel chiuso di un rapporto fra singoli Ministeri e Regioni ma di trasformare l'attuazione della 382 in una grande battaglia politica nazionale che, se viene vinta - come noi tutti ci auguriamo - realizza alcune premesse indispensabili per una vera politica di cambiamento, cioè lo spostamento di una massa ingente di poteri reali dell'amministrazione centrale alle Regioni e alle autonomie essenziali per una concreta svolta politica.
Tralascio il merito delle conclusioni delle Commissioni che, per quanto ci è dato sapere, sarebbero di importanza fondamentale in questo cambiamento della politica nel nostro paese e delle sue strutture perch evidentemente esse formeranno poi oggetto delle discussioni che il nostro Consiglio regionale farà o in Commissione, o in aula, come riterrà opportuno, secondo i modi e le forme che riterrà di decidere.
Ma io devo richiamare, e ancora insisto, sull'importanza delle procedure da seguire per il varo entro il 4 settembre del decreto, o dei decreti di attuazione. E quindi occorre che vengano inviati immediatamente alle Regioni e alle Camere gli schemi perché prima delle decisioni del Consiglio dei Ministri ci sia un vasto pronunciamento delle istituzioni e delle forze politiche e sociali nel paese e nel Parlamento.
Per quanto riguarda invece la finanza regionale, mi pare che debba essere profondamente riveduta l'impostazione dell'ipotesi di modifica della 281, perché è vero che essa porta alcuni benefici alle Regioni, ma lo fa con riferimento ai poteri regionali quali risultano dopo la decretazione del 1972.
Ora, se il corpo dei poteri più grandi che sta per essere affidato alle Regioni con la 382, non affronta anche in modo nuovo il problema della finanza locale, non è certamente con una modifica della 281 che si pu creare quel collegamento fra poteri e risorse che è essenziale per il funzionamento delle Regioni; si ripetono le stesse sfasature di prima e si va a infilare le Regioni e gli stessi poteri locali che attendono le deleghe dalle Regioni in una gabbia che alimenterà le rivendicazioni e le frizioni con il potere centrale.
Mi preoccupano, invece, nella relazione del Presidente della Giunta quegli accenni ai colloqui informali del Ministro. Cosa sono i colloqui informali del Ministro? Qui siamo al punto di prima: c'é una legge che stabilisce che le Regioni hanno 60 giorni di tempo, ora si parla già di 45 giorni, poi magari arriviamo a 30, infine si fa un'altra legge per dire che i termini sono ridotti o prorogati. Non si capisce perché si debba dire che con la collaborazione e la buona volontà fra le Regioni e lo Stato tutto sarà superato: non sarà superato un bel niente, perché il termine di 60 giorni ha un senso non perché i giorni debbano essere necessariamente 60 ma perché sono appena sufficienti per affrontare con impegno e con responsabilità i problemi che gli schemi di decreti delegati porranno alle Regioni. Non è quindi questione di riduzione di termini: si tratta di poter affrontare seriamente un problema così importante.
Poi ci sono delle cose (e il Presidente della Giunta non poteva evidentemente dire altro) che mi lasciano molto perplesso. Si dice: "dalle ultime notizie risulta"; "tra le proposte più significative risulterebbe questo"; "dalle prime indiscrezioni trapelate" ecc. Ma si fa una riforma in questo modo? Non è serio porre così i problemi. Bisogna forse sapere clandestinamente che cosa si sta facendo o cosa non si sta facendo? Non si sa quando arrivano gli schemi dei decreti. Si tratta di creare (ripeto la frase del Consigliere Oberto) lo stato regionale: ma si crea attraverso che cosa? Le indiscrezioni, e i colloqui informali del Ministro con qualche Presidente di Giunta regionale che casualmente si trova ad incontrarlo in qualche occasione? Questo è un sistema che non può essere assolutamente accettato.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Lo abbiamo già rilevato anche con il Ministro Morlino; chiedevano di avere una documentazione che non ci è mai stata data.



CALSOLARO Corrado

E' appunto ciò a cui mi sto riferendo.
Vorrei ancora aggiungere una cosa. Mi sembra che l'inadempimento in atto da parte del Governo non debba determinare un analogo inadempimento da parte della Regione. Ho visto, per esempio, che la Giunta regionale ligure ha stampato uno studio sulla 382, un libretto fatto veramente molto bene con serietà.
E' inutile che la Giunta regionale del Piemonte si disponga a fare una cosa che hanno già fatto altri, e molto seriamente sia dal punto di vista dell'impostazione giuridica, che da quello politico. Vorrei chiedere che la Giunta, o la Presidenza del Consiglio, predispongano qualcosa del genere per esempio su singole materie oggetto della 382. Quando arriveranno gli schemi di decreto le Commissioni e il Consiglio potranno così affrontare sollecitamente la materia e non perdersi, per giorni e giorni, solo nella ricerca degli studi dei testi. Saranno invece in grado di procedere sollecitamente all'esame e al licenziamento del parere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, noi prendiamo atto delle dettagliate informazioni che il Presidente della Giunta regionale ci ha fornito, sia pure avendole attinte molto probabilmente in modo informale.
Da queste informazioni mi pare emerga un dato assai preciso e cioè che le sottocommissioni che il Ministro Morlino ha nominato e che hanno operato sotto la guida di esperti giuristi, hanno lavorato bene ed hanno predisposto un materiale che è in senso nettamente regionalista.
Si deve fare perciò in modo che oggi tutti questi studi che sono stati elaborati come base per i decreti, da queste sottocommissioni, si traducano in decreti.
Mi sembra, in sostanza, che si debba guardare più ai contenuti, più al fatto di veder tradotti nei decreti i contenuti che vengono da queste Commissioni di studio, che non soffermarsi strettamente su una questione di termini. I termini hanno anche la loro importanza e in via di principio dovrebbero essere rispettati quelli stabiliti dalla legge, ma mi sembra che il problema sia quello di ricuperare nella loro integralità i contenuti che vanno in senso nettamente regionalista.
E' evidente che vi debbono essere delle iniziative per rispettare anche i termini, ma devono essere condotte a livello ufficiale e non ufficioso ed a livello ufficiale devono essere condotte dalla Presidenza della Giunta regionale e dalla Presidenza del Consiglio regionale.
Il Gruppo della D.C. aderirà a quelle iniziative che verranno assunte perché i termini o vengano rispettati o vengano correttamente stabiliti, ma sempre avendo come base non tanto il rispetto formale di termini, quanto il raggiungimento degli obiettivi e dei contenuti che dobbiamo ottenere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Noi riteniamo che sia stato giusto e positivo porre all'ordine del giorno il dibattito su questo tema e poiché l'informazione del Presidente della Giunta è stata ampia, sia pure nei limiti e nei termini già sottolineati dal collega Calsolaro, noi non dubitiamo che le cose stiano così come sono state esposte; tuttavia rileviamo: 1) che non possiamo dimenticare che anche nella fase che precedette l'emanazione dei decreti delegati del 1972 le posizioni si presentavano estremamente positive, lasciavano prevedere qualcosa di molto importante mentre i risultati furono molto deludenti 2) che la realtà con la quale ci dobbiamo confrontare è quella di un gravissimo e pericolosissimo ritardo, non credo recuperatile.
Questa situazione fa sì che noi dobbiamo esprimere la nostra più dura protesta perché riteniamo che il ritardo manifesti in realtà un disegno politico preciso, che è quello di portare a dare una soluzione la più riduttiva possibile alla 382.
Questo ritardo può anche giustificarne altri, si può riflettere sulla successiva procedura di approvazione della legge, fino a portare ad un'eventuale proroga.
Occorre a nostro parere, individuare le cause, che sono politiche, che risiedono certamente anche nelle resistenze e negli ostacoli degli apparati burocratici ministeriali, dei centri di potere interessati al mantenimento dell'attuale assetto, ma non si può certamente fare finta di non vedere che ci sono gruppi, all'interno di centri di partiti di potere che sono i veri responsabili di questa pericolosa situazione.
Tali atteggiamenti, poi, sono in netto contrasto con quanto esprimono i partiti dell'arco costituzionale, gli autonomisti nei Consigli regionali comunali, provinciali; cioè questi atteggiamenti sono in contrasto con la realtà, con la vita reale oltre che con la legge. Essi non si fanno scrupolo, d'altra parte, di calpestare rozzamente la legalità.
Ciò che però più colpisce è che mentre la difficilissima situazione del paese esige il massimo di sforzo nell'utilizzare tutte le opportunità l'immenso potenziale di risorse morali, umane e materiali unitarie degli organismi delle autonomie locali, mentre è indilazionabile la necessità di fare leva sulla partecipazione alle istituzioni, per affrontare unitariamente i formidabili problemi dell'economia e della occupazione questo ritardo suona come una sfida, una provocazione, un'irresponsabile volontà di andare al peggio. Qualcuno (e ci auguriamo veramente che si tratti proprio soltanto di qualcuno) può pensare che ciò gli gioverebbe, ma è un calcolo errato; in questa crisi il paese ha bisogno di avere una pubblica amministrazione funzionante perché non è soltanto una crisi economica, è anche una crisi morale, di fiducia nelle istituzioni.
Noi comunisti ci eravamo battuti in Parlamento perché problemi così delicati come la soluzione dei rapporti fra Stato e Regioni venisse risolta direttamente dal Parlamento e non con delega al Governo. Ora siamo convinti che occorra trovare il modo di evitare che la stretta dei tempi - che qui è già stata denunciata - riduca il movimento, la partecipazione, la maturazione e la crescita di coscienza nella comunità circa la portata della posta in gioco; perché questo è l'obiettivo del ritardo: ridurre questa vicenda a una specie di contenzioso tra lo Stato unitario e le Regioni presentate come avide di poteri contro l'unità statale e racchiuderla, questa vicenda, entro le polemiche o i dibattiti formali tra addetti ai lavori.
Su questo terreno il paese, non le Regioni, riuscirebbe sconfitto.
Il momento della costruzione del parere regionale è quello decisivo per investire le articolazioni della società, gli enti locali, i Consigli provinciali, le Comunità montane, le categorie, i lavoratori, i cittadini e creare la consapevolezza e il clima necessario per chiudere i margini agli ostacoli ed affermare la soluzione corretta, legale della questione.
Cosa dobbiamo fare? Protestare, certamente, intervenire insieme con tutte le altre Regioni. Noi abbiamo già sottolineato all'inizio di questo intervento, la tempestività con cui è stato posto questo tema in discussione, ma mi domando anche se non sia possibile (come hanno già fatto altri colleghi che mi hanno preceduto) oltre a questi interventi assumere una iniziativa incisiva che coinvolga un po' tutta la comunità piemontese.
Intanto la 382 esiste. Persino in un convegno, molto importante, di imprenditori agricoli, non più tardi di sabato scorso a Novara, abbiamo sentito insistere perché siano trasferiti i poteri alle Regioni; non è più solo una parte del mondo produttivo che si fa carico di questo, ormai anche una parte del mondo imprenditoriale capisce che con questo assetto statuale non si possono affrontare i problemi dell'economia.
Abbiamo alle spalle l'esperienza del 1971/72, vediamo di trovare il modo di partire immediatamente per investire l'intera comunità regionale di questo problema per creare quella crescita di coscienza, quella partecipazione che possano far superare questi ritardi e dare una soluzione positiva a questo problema.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, vorremmo dare una brevissima comunicazione solo per precisare, con doverosa assunzione di responsabilità, quale sia in argomento la posizione della nostra parte politica.
Qui il dibattito potrebbe investire tanto i contenuti della 382 quanto i termini di rispetto della legge stessa. A noi sembra, tuttavia, che non sia questa la sede, o quanto meno non sia questo il momento, per un dibattito approfondito di merito sulla legge stessa. Pensiamo che molto più opportunamente a questo si dovrà fare spazio in un prosieguo di tempo quando cioè ci troveremo messi di fronte non soltanto al risultato di informazioni, o di indiscrezioni ottenute, ma qualcosa di concreto.
E, per essere chiari sino in fondo, avremo allora modo, dal nostro punto di vista, di dire in quella circostanza quali sono i motivi di dubbio, di perplessità, di giustificata esitazione in ordine ai provvedimenti che la legge 382 sembra dover contenere.
E' infatti evidente che se può essere motivo di soddisfazione per larga parte di questa assemblea, il passaggio, tramite questa nuova normativa alla costruzione di uno stato regionale, noi teniamo su questa questione una posizione di segno opposto; mentre ci sembra molto più pertinente dire qui quale sia il punto di vista nostro in ordine al tempo di esame della legge stessa.
E allora, a questo proposito, noi dobbiamo rilevare che le Regioni nate male sono faticosamente vissute nel corso della prima legislatura proprio perché, con i decreti delegati, si era voluto in sostanza trasferire disorganicamente alle Regioni stesse quel potere che oggi, con la 382, si viene a reclamare. Crediamo che proprio questo sia stato il vizio di origine che ha bloccato (e non vogliamo qui dare un giudizio di merito) larga parte delle possibilità e anche delle speranze che lo strumento regionale aveva suscitato.
A questo errore bisogna evidentemente porre rimedio. La 382 sembra marciare in questa direzione, ma ecco che sorgono i ritardi, sorgono le incomprensioni, sorgono le resistenze.
E' facile immaginare che in uno Stato che è rimasto e che è tuttora nella sostanza, accentratore e fortemente burocratizzato, non sarà facile addivenire,come peraltro si deve necessariamente addivenire - alla smobilitazione di Ministeri o di enti pubblici a fronte della nuova dimensione regionale.
In questo quadro - e non crediamo esista contraddizione alcuna tra le posizioni nostre - noi non abbiamo difficoltà a dichiarare la nostra disponibilità per una sollecitazione che porti al rispetto dei tempi nella promulgazione della legge stessa sulla quale - e vogliamo essere chiari fino in fondo, a costo di ripeterci - il nostro giudizio di merito poi potrà completamente divergere da quello delle altre forze politiche. Cioè ancora una volta noi siamo qui a dire che dopo essere stati contrari alla Costituzione delle Regioni, all'ordinamento regionale, oggi prendiamo atto di quella che è una realtà di fatto e diciamo che se le Regioni esistono (non vogliamo essere polemici dicendo che purtroppo esistono) queste Regioni debbano essere messe nelle condizioni di potere funzionare nel miglior modo possibile.
Quindi, riserve di ulteriori precisazioni sul contenuto della legge stessa; ma, in questo momento e per questo particolare aspetto della questione, disponibilità nostra a una sollecitazione affinché ancora una volta non ci siano inadempienze da parte dello Stato centrale.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di parola sull'argomento? Non ve ne sono e allora potremmo concludere la discussione in questa maniera.
Intanto comunico quello che credo quasi tutti i Consiglieri conoscano e cioè che la Presidenza del Consiglio da tempo, da gennaio, ha trasmesso a tutte le Commissioni i documenti della Commissione Giannini che avevamo avuto nelle nostre mani per avere partecipato al convegno di Roma; poi abbiamo trasmesso alle Commissioni ed ai Capigruppo i documenti dell'incontro di Firenze delle Regioni; poi abbiamo trasmesso un elaborato del nostro ufficio legislativo sull'argomento e poi un documento della Liguria. Per cui le Commissioni del Consiglio, i Gruppi e quindi i Consiglieri hanno a disposizione sostanzialmente tutta la documentazione necessaria per formarsi intanto un loro parere sull'argomento e quindi in qualche modo accelerare i tempi che sono stati così a lungo portati dal Governo.
Infine devo comunicare un fatto piuttosto positivo che è stato assunto ieri dagli Assessori dell'Assistenza che hanno affrontato l'argomento e hanno deciso, nel caso che ci sia un ulteriore ritardo da parte del Governo, di affrontare la materia entro il 2 aprile. Se entro quella data non arrivano i decreti del Governo affronteranno nuovamente la materia secondo gli elaborati della Commissione Morlino. Sarà sempre un lavoro che viene portato avanti, senza aspettare i decreti.
Infine vorrei proporre, per concludere la discussione, dato che non è pronto un testo su cui votare e che concluda formalmente il dibattito che abbiamo svolto, che questo testo sia elaborato e portato domani mattina in votazione in Consiglio e che racchiuda i termini essenziali della discussione.
La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta accoglie la proposta del Presidente Sanlorenzo di predisporre, insieme alle forze politiche del Consiglio, un documenta da portare in votazione domani.
La Giunta ringrazia tutti i Consiglieri intervenuti che hanno dato un contributo per l'elaborazione ulteriore dei documenti che ci riguardano.
Mi permetto di fare presente che le Commissioni hanno una serie di documenti in esame e che occorre farsi parte attiva nel processo formativo della delega del Governo, affinché tra la Giunta, il Consiglio e le Commissioni possa verificarsi uno scambio continuo della documentazione che giunge a nostre mani. Perché, ripeto, nonostante le reiterate richieste delle Regioni che insieme si sono trovate a Roma ed hanno posto la questione al Ministro per le Regioni on. Morlino, nessun documento (che abbia la caratteristica dell'ufficialità ancora stato consegnato ad alcun ufficio regionale.
Pertanto ritengo significativa la proposta di attività che nel frattempo deve aver luogo, affinché, nel momento in cui sarà accolta la proposta della riduzione del termine (ma mi pare che più voci siano dissenzienti) e nel momento in cui andremo ad affrontare questa così complessa materia, vi sia una preparazione tale che ci consenta, nei due mesi previsti, di concludere i lavori.
Chi ha partecipato alla precedente legislatura sa quanto sia stato laborioso l'iter per i decreti del 1972 e come, pur lavorando intensamente,non si sia riusciti a produrre quanto era previsto dalla legge.
Le materie trasferite sono complesse, numerose, importanti e quindi l'elaborazione di pareri certamente richiederà un lungo studio; se questo studio è preventivamente fatto, sia pure informalmente, darà un contributo importante anche alla elaborazione definitiva dei decreti.
La Giunta accoglie quindi la proposta del Presidente Sanlorenzo e le altre proposte che sono venute in tal senso e si renderà ulteriormente parte attiva per contribuire a questo processo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale


PRESIDENTE

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale.
Avanzo una proposta metodologica per i nostri lavori. Sono le 11,30 oggi pomeriggio qui ci sarà la seduta del Consiglio provinciale, l'intesa è di concludere i lavori per le ore 13. Potremmo quindi svolgere questo punto, se ci riusciamo, o comunque ascoltare la relazione e rimandare la discussione a domani mattina, ma l'intendimento è di arrivare a concludere i lavori di stamattina per le ore 13.
Va bene? Siamo d'accordo? La parola al Vice Presidente Libertini per la sua comunicazione.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Io credo che faremo in tempo a svolgere il punto perché cercherò di essere molto breve, anche se le questioni di cui stamattina devo parlarvi sono, lo dico subito, questioni di notevole rilievo economico e politico.
Infatti è obbligo nostro riferirvi sulle situazioni che si sono determinate e si stanno determinando in queste aree industriali: gruppo FIAT, Montedison, Simger, Monoservizio, Magnoni &Tedeschi e ora gruppo GEPI, Emanuel.
Non sono solo queste le questioni oggi in discussione, ma sono quelle sulle quali è urgente che il Consiglio sia informato con sufficiente precisione.
Per sveltire l'informazione, noi abbiamo trasmesso a tutti i Consiglieri, stamattina, due documenti che avete sul tavolo, che tendono a stabilire questo rapporto di informazione e di partecipazione.
Il primo è un bilancio statistico che riguarda l'attività delle vertenze. Io non lo riprendo, vedete i dati. Voglio sottolineare che nei primi sette mesi di amministrazione noi abbiamo condotto vertenze che riguardavano un'area occupazionale di 47.400 posti di lavoro, dei quali 15.574 in pericolo, di questi, 11.413 sono stati salvati (non da noi, ma dall'azione congiunta dei sindacati, dei lavoratori, delle forze politiche), gli altri sono in discussione. Comunque troverete tutti gli elementi.
L'altro documento, invece, sul quale mi permetto richiamare l'attenzione dei Consiglieri, riguarda la materia del credito agevolato verso l'industria, materia che nella precedente legislatura era di scarso rilievo quantitativo e che è diventata invece, per delle ragioni oggettive di notevole rilievo. Troverete anche qui dei dati da cui si vede che il numero di pratiche che riguardano il credito agevolato, che passano attraverso il parere della Regione, è enormemente aumentato e che il contenuto del parere della Regione è radicalmente modificato, si va radicalmente modificando.
Io quindi, nel consegnare questi documenti che sono stati distribuiti vorrei dire al Presidente dell'assemblea che forse i Consiglieri desidererebbero approfondire la materia dei due documenti e probabilmente la sede più opportuna non è nemmeno il Consiglio, ma è una Commissione competente. Però credo che sia giusto perché da un lato il primo documento riguarda la struttura di un Assessorato nuovo, che è quello all'industria ed al lavoro, nuovo nella sua configurazione e riguarda la situazione della gestione occupazionale; l'altro, quello del credito agevolato, ha anche un'attinenza di fatto col tema che abbiamo discusso prima.
Detto questo vengo alle questioni che riguardano l'occupazione ed a cui ho fatto cenno.
1°) FIAT Noi abbiamo avuto sabato un incontro con il gruppo dirigente della FIAT, ma non è stato definitivo ed avrà un ulteriore svolgimento, prima però vi sarà un incontro con le organizzazioni sindacali, che è già in calendario.
Io credo che il Consiglio potrà discutere l'intera materia più ampiamente quando l'intero giro delle consultazioni sarà effettuato d'altra parte questo inciderà anche sul piano che tra pochi giorni saremo in grado di discutere.
Ma vi sono alcuni dati e fatti che è necessario che il Consiglio abbia in sua mano già oggi.
Primo dato. Che cosa ha voluto dire in termini di riduzioni occupazionali la crisi che ha colpito l'auto in questi anni; non dal punto di vista della Cassa integrazione, i dati sono già noti e li abbiamo trasmessi ripetutamente, ma in termini di occupazione? I dati che ufficialmente la FIAT ci ha comunicato, che sono in parte diversi da quelli comunicati sulla stampa, sono questi: il gruppo FIAT aveva in Piemonte, alla data del 31 dicembre 1973 153.158 addetti, che erano calati, il 31.12.1974 a 142.610; e sono calati al 31.12.1975 a 136.939.
Il che vuol dire che l'occupazione del gruppo FIAT è calata dal 1973 al 1975 di 16.219 unità. Tuttavia questo conto va corretto leggermente perch in realtà una parte del calo occupazionale si riferisce a scorpori, cioè sono stati scorporati dal gruppo nel corso del 1974 i settori macchine speciali, termomeccaniche e turbogas, trattori, macchine, movimento terra.
Se si calcolano in 5.000 gli addetti che sono stati stralciati per scorpori, che però tuttavia non sono ancora in funzione perché anche qui vi sono state riduzioni occupazionali, nel gruppo auto propriamente detto il calo sarebbe stato di 11.200 unità.
Voi sapete tutti che da novembre la FIAT ha raggiunto un accordo, con le organizzazioni sindacali e questo accordo è stato comunicato e discusso con la Regione alla vigilia della conferenza dell'occupazione, per il quale da questa primavera cominciava lo sblocco del turn-over e iniziavano delle nuove assunzioni. In realtà queste assunzioni sono iniziate e dovrebbero comportare un complesso di 2200 addetti in più che vanno a parzialissimo reintegro non tanto degli 11.200, ma dell'esodo dovuto dal turn-over, anche se il turn-over si è abbassato perché a Torino e provincia era del 10 prima, è sceso al 7,8% nel 1972 ed è sceso al 5,3% nel 1975.
Questa situazione che vi ho indicato è la situazione FIAT prima della svalutazione della lira e prima dei provvedimenti governativi.
Cosa incidono sulla situazione FIAT i provvedimenti governativi e la svalutazione della lira? Secondo la direzione della FIAT, secondo i calcoli che hanno fatto e che ci hanno comunicato, le misure prese comportano sul mercato interno (parlo dell'IVA, della benzina e della stretta creditizia) nel loro insieme, per la FIAT, una perdita, da qui al 31.12.1976,di centomila macchine. L'obiettivo FIAT di 600.000 automobili diventa di 500.000 automobili. Tuttavia questo calo viene recuperato, in via transitoria, dall'aumento delle esportazioni che deriva anch'esso dalla svalutazione.
La valutazione che ci è stata data dai dirigenti della FIAT è che questo aumento all'esportazione può variare, sempre al 31.12.1976, da un minimo di 30.000 ad un massimo indicativo di 50.000 automobili. In questo caso avremmo una perdita netta di 50.000 nella produzione.
Siccome si è parlato di provvedimenti di Cassa integrazione e così via io voglio dire qui che ci è stato dichiarato formalmente che per il momento non si tratta di questo, che la FIAT aspetta di fare una valutazione più complessiva dell'andamento e quando l'andamento si sia stabilizzato, perch vi sono molti effetti da valutare, anche l'effetto di ritorno sulle importazioni (parlo delle importazioni di materie prime e così via, quindi aumento dei costi ecc.), a quel punto si farà una verifica e la FIAT farà conoscere quali sono le sue previsioni e andremo ad un secondo discorso.
Intanto c'é una cosa che io credo di dovere affermare in Consiglio con molta forza: i provvedimenti governativi rischiano di assestare all' industria dell'auto un colpo decisivo. E devo sottolineare questo fatto con estrema preoccupazione. Voi sapete tutti che la Giunta, con un suo documento, ha preso posizione sui problemi economici del Governo, noi non pensiamo affatto che si debba augurare un'epoca di facilità, pensiamo che si vada incontro ad un'epoca di duri sacrifici che devono essere sopportati da tutti, di contenimento serio della spesa pubblica, ma siamo contrari a misure indiscriminate di restrizione che mettano nel sacco tutto, gli sforzi produttivi ed i movimenti speculativi; e diciamo che i provvedimenti del Governo penalizzano ulteriormente l'industria dell'automobile in Piemonte e aprono delle situazioni che possono divenire incontrollabili.
Per ora vi è uno sforzo congiunto: azienda, organizzazioni sindacali Regione per tenere questa situazione sotto controllo, nei limiti che ho detto, ma la situazione può rapidamente degenerare.
Pur avendo questa spada di Damocle sul capo, si è fatto anche il discorso della prospettiva. E qui nasce un altro dato preoccupante, di cui avremo modo di discutere, ma che è bene anticipare fin da adesso.
Nel caso in cui questa vicenda sia superata e sia rispettato il programma FIAT originario (vi ricordate che il programma FIAT annunciato alla conferenza per l'occupazione prevedeva il ritorno al 1980 dei livelli di produzione e di occupazione del 1973 soltanto invertendo la produzione nel senso che un milione andava all'esportazione e 600.000 sul mercato interno? Questa prospettiva è messa seriamente in discussione) ma nel caso che essa si avverasse, comporterebbe l'assunzione e per ritornare ai livelli, e per reintegrare il turnover, di circa 30.000 unità; stima dei dirigenti FIAT che a noi pare leggermente sottovalutata e lo abbiamo detto loro, ma voglio essere breve e non entro in questa contestazione.
Ma anche assumendo che il dato dei 30.000 sia un dato reale, l'elemento preoccupante - ed è stato riconosciuto preoccupante anche dall'amministratore delegato della Fiat nell'incontro - è che questi 30.000 sarebbero, nella loro maggioranza, operai non qualificati, quindi operai che difficilmente si trovano in Piemonte perché è vero che abbiamo una crisi degli specialisti, ma abbiamo anche una crisi dell'ultimo livello.
Pensate che la Fiat ha fatto nell'ultimo mese 250 assunzioni attraverso l'ufficio di collocamento e per fare 250 assunzioni ha dovuto fare 4000 chiamate. Per cui il primo rischio è che se noi superiamo il guaio che abbiamo adesso (qualcuno potrebbe dirci occupiamoci solo di questo, a ciascun giorno la sua pena) cioè la possibilità di una nuova brusca recessione, se dovessimo andare in una prospettiva di ripresa, il rischio è che noi, mentre abbiamo in Piemonte (e ne discuteremo con il piano) dei grandi problemi occupazionali di manodopera piemontese, avremo probabilmente non l'azzeramento che l'IRES prevede dei flussi migratori, ma una ripresa di flussi migratori assai consistenti, il che tra l'altro sottolinea l'importanza della politica del Mezzogiorno per noi.
Secondo dato. La FIAT intende modificare leggermente la distribuzione della manodopera. Voglio dire che se la manodopera tornasse al livello 1973 non sarebbe localizzata in Piemonte esattamente dov'era, ci sarebbero degli aggiustamenti marginali nel senso per esempio che ce ne sarebbe meno a Mirafiori e più a Chivasso e Verrone, però, nonostante questa correzione la FIAT ci ha detto (e anche qui ha riconosciuto che questo è un problema che si aggiunge al precedente) grosso modo la distribuzione non sarebbe granché variata, per cui la maggior parte di queste assunzioni di manodopera non qualificata immigrata avverrebbero nell'area torinese risollevando problemi enormi.
Questi sono i dati di fatto che a noi è parso opportuno sottolineare perché ci sembra che essi pongano il problema FIAT in una luce assai critica e richiedano un'ampia discussione.
Devo dire che l'amministrazione della FIAT si è mostrata molto disposta a confrontarsi con noi sui problemi che si aprono. Devo dire che l'amministrazione FIAT è disposta a discutere le indicazioni che il Consiglio regionale, non solo la Giunta, dopo la discussione che faremo sul piano, darà rispetto a questi problemi. Certo, c'é un problema immediato queste misure governative soffocano l'industria dell'auto in Piemonte e danno un colpo decisivo al nostro apparato industriale, ma affrontando questo problema dovremo aver chiaro che anche una possibilità di ripresa all' '80 implica problemi molto gravi che richiedono misure politiche ed economiche di estremo rilievo.
Sulla FIAT finisco dicendo che nel colloquio si è parlato anche della conclusione dei contratti. Voi sapete che si va a una stretta della lotta contrattuale. Noi abbiamo avuto dalla direzione FIAT l'impressione che i problemi della conclusione del contratto riguardino, più che il gruppo FIAT in sé stesso, i rapporti del gruppo FIAT da un lato con la Federmeccanica e dall'altro con il Governo. Voglio dire che gran parte delle rivendicazioni che sono della piattaforma contrattuale, quelle che si riferiscono al controllo degli investimenti sono già realtà alla FIAT, per la FIAT già funziona il controllo degli investimenti. E la FIAT non ha difficoltà a confermare nel contratto quello che già nel contratto aziendale c'è.
Anche per gli aumenti salariali - e del resto il dr. Agnelli lo ha detto alla televisione, è di dominio pubblico - non esistono problemi insormontabili per la FIAT, il problema più grosso per la FIAT è quello della mezz'ora in più di turno che peraltro, voglio sottolineare, lo abbiamo detto, c'è già in Lombardia nelle aziende FIAT, quindi è difficile negare agli operai piemontesi quello che hanno gli operai lombardi.
La verità è che invece la discussione sul controllo degli investimenti è ancora aperta e accesa per quel che riguarda la Federmeccanica nel suo insieme; la verità è che su tutta questa questione dell'aumento salariale è aperta una discussione col Governo.



BIANCHI Adriano

Finalmente!



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

A questo riguardo però, Consigliere Bianchi, io vorrei notare solo questo: che gli aumenti salariali indicati nella piattaforma non hanno più il valore reale che avevano all'inizio, quindi vi è stato uno sconto già molto considerevole, lo sconto che si fa normalmente in una trattativa contrattuale è stato già assorbito dalla svalutazione; in secondo luogo è straordinario che in un paese che è vero che è roso dall' inflazione, ma è roso anche dagli alti salari, dagli alti stipendi e così via, la questione cruciale viene quando si tratta di dare 25.000 lire agli operai. Quando scattano aumenti di altro tipo non ci sono problemi.
Noi siamo ad una stretta molto seria ed io voglio dire qui, ognuno si assuma le sue responsabilità, che la Giunta ha invitato la FIAT a concludere rapidamente il contratto, possibilmente entro Pasqua. Lo abbiamo ripetuto ieri nelle assemblee, crediamo che vi siano le condizioni tecniche perché la conclusione avvenga per quello che riguarda il gruppo FIAT. Vi sono problemi più vasti, comprendiamo i collegamenti.
Montedison. Voi sapete che noi aboiamo chiesto un incontro al gruppo dirigente della Montedison e al dr. Cefis per discutere tutti i problemi aperti nella Regione. Voglio dire che dalle notizie che ci sono arrivate nelle ultime ore, questo incontro diventa sempre più opportuno; perché voi sapete che era avviata una trattativa per il passaggio di proprietà degli stabilimenti CVS. Questa trattativa avviene (nell' ipotesi di una partecipazione Montedison-Montefibre che continuerebbe nelle nuove società cioè la Montefibre continuerebbe ad avere una quota) attraverso il cosiddetto piano Artom, che sostanzialmente associa industriali privati e Montefibre nella gestione di diversi stabilimenti.
Vi sono problemi grossi, comunque sono in discussione con le organizzazioni sindacali.
Vi è una fiduciaria, la Socreta Italiana della Banca Nazionale del Lavoro che fa da tramite per la trattativa. Nelle ultime ore noi abbiamo avuto, da varie parti, dei gridi di allarme e delle richieste di intervento, per cui noi lo faremo nelle prossime ore nei confronti del Ministro dell' Industria, perché si ha l'impressione che l'operazione della Società Italia prosegua molto lentamente e senza grandi prospettive. E questa è una preoccupazione molto seria.
Questo conferma la necessità dell'incontro con la Montedison e la necessità che la Regione si assuma tutte le sue responsabilità in quest'ordine.
A questo riguardo noi avevamo già avuto una segnalazione telefonica favorevole, abbiamo avuto una lettera dell'ing. Grandi, abbiamo oggi una lettera del dr. Cefis di cui leggo un tratto soltanto perché essa entra nel merito di un problema.
La lettera dice che il dr. Cefis "concorda sull'opportunità di un incontro che ci offra l' occasione di esporre nei particolari i termini degli accordi recentemente raggiunti con le organizzazioni sindacali sotto l'egida del Governo, sul problema degli stabilimenti fibre del gruppo nella Regione e sulla questione del CVS. E ciò per consentire agli organi regionali di autonomamente valutare le implicazioni che ne derivano per la programmazione economica regionale e l'assetto del territorio. Sempre per consentire ai competenti organi regionali di acquisire elementi di fatto necessari per la definizione del piano economico regionale, siamo pronti ad illustrare i programmi relativi e l'attività del gruppo in Piemonte.
In questo quadro le posso sin d'ora anticipare che un impegno particolare è previsto per l'Istituto Donegani, la cui capacità di ricerca come ella certamente saprà, risulta e risulterà ancora di più nei prossimi anni, completamente assorbita e valorizzata per le esigenze connesse all'attuazione dei programmi di ristrutturazione e riconvenzione industriale del gruppo. Posso aggiungere peraltro che tali esigenze al momento sono certamente superiori alle possibilità che può offrire l'apparato di ricerca del Donegani.
Sono infine lieto che l'incontro possa anche servire per farci conoscere le idee, i progetti e le proposte della Regione sullo sviluppo dell'industria chimica in Piemonte".
Sono in corso contatti per definire il giorno dell'incontro che dovrebbe essere o nella prossima settimana, o nella settimana successiva.
Singer. Qui noi dobbiamo sottolineare una situazione drammatica che si sta aprendo, perché è vero che è stato fatto il decreto per cui la Singer passa all'IPO, società della GEPI, però sono state frapposte delle incredibili difficoltà burocratiche, in parte superate perché la Corte dei conti ha finalmente registrato il decreto, in parte non superate perché di fatto oggi gli operai non prendono paga e la situazione rischia di diventare esplosiva.
Facendoci carico di queste difficoltà, con un atto che - io sottolineo non ci compete, ma che credo tutti converranno necessario (non ci compete perché è responsabilità della GEPI, è responsabilità del Governo) abbiamo convocato le banche e siamo riusciti ad ottenere che le stesse, valendosi anche del fatto che vi è un deposito, gli operai hanno depositato le loro indennità di anzianità con un gesto molto civile, per garantire la continuità del rapporto di lavoro, facciano un'anticipazione di 400.000 lire ed il San Paolo e la Cassa di Risparmio dovrebbero provvedere (decideranno domani o dopodomani) al versamento di questa somma. Il che consente di evitare una crisi.



BIANCHI Adriano

400.000 lire per ciascuno?



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Danno 400.000 lire a testa a ogni operaio che abbia fatto il versamento dell'indennità di anzianità accantonato per la continuazione del rapporto di lavoro.
Io sottolineo questo come positivo anche da parte delle banche, voglio dire però la decisione ancora non c'é, c'é una disponibilità delle banche le quali prenderanno le decisioni nelle riunioni che terranno domani e venerdì. E se le decisioni saranno conformi a quello che noi auspichiamo lunedì dovremmo avere il versamento e scongiurare una situazione di crisi assai grave.
Però questa misura tampone non elimina il problema e io voglio dire qui con forza che spesso a Roma (e non faccio questioni di responsabilità politiche di questo o di quel personaggio, ma faccio anche questioni di ingranaggio burocratico) non ci si rende conto della realtà drammatica di una situazione industriale come questa, cioè la visione di un Piemonte strano, che va bene, che tira; la verità è che noi abbiamo in quella zona 2000 operai in una condizione molto grave e particolare.
E questo rilievo critico si deve saldare, nella mia esposizione, con la questione che riguarda gli operai della Magnoni &Tedeschi di Nole e di Cafasse, che tra l'altro domani verranno in corteo in piazza e chiederanno di essere ricevuti dai Capigruppo.
Questa è una vicenda dolorosissima. La Magnoni &Tedeschi è stata rilevata dalla GEPI, li hanno messi in Cassa integrazione con una paga molto ridotta, sono andati avanti per mesi, la Regione si è interessata, la GEPI ha collaborato con noi, abbiamo avviato la soluzione per lo stabilimento di Nole che sta rientrando in attività, stiamo per riavviare l'attività a Cafasse attraverso tre imprenditori; anche qui c'é un ritardo della GEPI, però speriamo che la prossima settimana si possa avere un incontro conclusivo, però i lavoratori sono stanchi di questa attesa ed hanno ragione.
Ma in questa vicenda, ciò che attizza l'olio sul fuoco è questo dato incredibile: ormai da quattro mesi la GEPI ha richiesto la Cassa integrazione speciale, che è necessaria (anche qui non dò tutti i dati) Cassa integrazione sulla quale, badate, la GEPI è d'accordo, il sindacato è d'accordo, la Regione è d'accordo, il Ministero del Lavoro è tanto d'accordo che addirittura l'ha firmata. Però questo provvedimento è fermo al Ministero del Tesoro da mesi.
Il nostro funzionario a Roma, dr. Bussani, ha consumato tre paia di scarpe per salire le scale del Ministero del Tesoro, altrettanto hanno fatto funzionari dell'Ufficio del Lavoro...



OBERTO Gianni

La figura dannunziana era di sette paia di scarpe!!



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Questo funzionario ne ha consumato solo tre paia.
Il sottoscritto si è recato a Roma in altre occasioni e anche lui ha fatto pressioni. Pare incredibile.
Quello che io voglio sottolineare è che io troverei perfettamente legittimo (poi si discuterà sul merito) se il Ministero del Tesoro o chi per esso dicesse: sulla base di queste considerazioni questo decreto non s'ha da fare; allora si affronta la situazione. Ma un ritardo tirato avanti in questo modo che rischia di pregiudicare il salario di centinaia di lavoratori è inammissibile, appartiene a metodi che dobbiamo cancellare dal modo di governare questo paese.
Io qui chiedo a tutti i gruppi, a tutti i Consiglieri di farsi ciascuno nel proprio ambito portavoce di questa richiesta, di questa sollecitazione e di questa pressione perché questa situazione inaudita sia finalmente sbloccata.
Un problema molto delicato su cui, io so, possono esservi opinioni diverse tra noi, tuttavia devo porlo all'attenzione del Consiglio, riguarda l'Emanuel.
Io non ho bisogno di ricordare qual è la situazione: la bancarotta dei proprietari, gli operai che decidono di salvare la fabbrica al patrimonio produttivo piemontese, una lotta incredibile prolungata per 24 mesi l'intervento della Regione replicato a loro sostegno. Tutte queste vicende le conoscete, ma il punto ora è questo: si è detto, da molto tempo che l'Emanuel è un problema che va risolto nel quadro dell'economia torinese.
Noi Giunta regionale abbiamo preso sul serio questa indicazione, sono sette mesi che facciamo - anche se non è il nostro mestiere - i mercanti di fabbriche. Sono state avviate trattative con i più disparati gruppi, ma sta di fatto che ad oggi non esiste un gruppo privato che intenda rilevare la Emanuel. Questa è la situazione attuale. Ci si può dire verrà, ma sono passati 24 mesi, non un giorno.
A questo punto le organizzazioni sindacali piemontesi, sottolineo unanimemente, e le Confederazioni nazionali del lavoro, sottolineo unanimemente (e voci diverse che sono apparse sono in grado di smentirle perché sono stato autorizzato a smentirle non più tardi di ieri sera) hanno indicato la Emanuel tra le fabbriche di un secondo elenco GEPI. Anzi, si è fatta questa scelta. Si è detto: per il Piemonte non indichiamo, perché il Piemonte deve fare da sé per larga parte. Ci sono la Singer (caso grosso macroscopico) e l'Emanuel, punto e basta.
Badate che se volessimo chiedere l'intervento GEPI, faremmo presto a chiederlo, per decine di aziende,invece no, lo dicono i sindacati e lo diciamo noi, per l'Emanuel facciamo un'eccezione derivata da tutta la sua vicenda. Ebbene, l'Emanuel è stata esclusa anche ieri dal secondo elenco GEPI perché è stata stabilita una norma per la quale le aziende sotto i 200 dipendenti non possono entrare nell'elenco GEPI.
Ora, noi possiamo capire (ed io esprimo qui la mia opinione, ma esprimo anche l'opinione delle organizzazioni sindacali che ieri sera mi hanno espressa questa valutazione) il limite a 200 per evitare il proliferare dei minisalvataggi, ma intanto la Emanuel è una fabbrica non di 200 dipendenti è una fabbrica che ne aveva 600/700 (solo la FISMEC) che si è ridotta così dopo 24 mesi di lotta, ma che se venisse riattivata ne avrebbe più di 200.
E poi c'é un'espressione di volontà democratica delle organizzazioni di tutto il Piemonte le quali non chiedono, ripeto, questa insieme ad altre ma fanno una scelta e dicono questa.
Allora io sollevo questo problema con forza nel Consiglio, anche qui dico che occorre un'espressione di volontà, anche perché nei giornali sono apparse delle calunnie infami che i Consiglieri possono in ogni momento verificare essere calunnie infami sul fatto che si facciano dei corsi professionali per indottrinamento comunista; tra l'altro si ha un'idea del comunismo assai ridicola se si pensa che si debbano fare dei corsi professionali di indottrinamento, i corsi professionali di indottrinamento comunista li fa la società, ogni giorno, non c'é bisogno dei maestri.
Il fatto invece è un altro, che questi operai non solo lottano, ma studiano. Io vorrei che i Consiglieri venissero a vedere il corso venissero a vedere le materie di studio, venissero a vedere la qualificazione che hanno. Allora questo è il punto: c'é una volontà punitiva nei confronti dell'Emanuel? Hanno forse, questi lavoratori, il torto di avere tenuto alta per 24 mesi la bandiera dell'occupazione della nostra Regione? Io credo che questo sia un nodo che vada tagliato e noi lo portiamo in Consiglio perché se ne discuta e lo si tagli, perché ciascuno assuma la propria responsabilità di fronte a questo gravissimo problema.
Monoservizio. Voi sapete che la questione è estremamente degenerata nell'ultimo periodo, la fabbrica è presidiata da mesi, vi sono serie divisioni trai lavoratori colpiti dai licenziamenti e altri che solidarizzano con loro e altri non colpiti dai licenziamenti i quali naturalmente vorrebbero chiudere, non tanto "naturalmente"; naturalmente secondo una logica umana, ma non secondo una logica di coscienza politica e di classe.
Vi è la necessità di sbloccare questa situazione. Per tentare di sbloccala abbiamo portato la vertenza a Roma, credo che il Ministro Donat Cattin farà anche una convocazione nei prossimi giorni e noi la sollecitiamo, e ringraziamo il Ministro per questa convocazione se la fa sappiamo che ha anche nominato una Commissione, che ha fatto un'indagine sulla situazione della Monoservizio; stanotte abbiamo trattato fino alle tre questo problema; l'altro giorno c'è stato uno scontro tra un gruppo di crumiri che volevano entrare in fabbrica e la resistenza degli altri, sono usciti gli operai dalle altre fabbriche, si è creata una situazione di grande tensione; il Comune di Settimo ha deliberato all'unanimità, con un voto di tutti i gruppi; ieri mattina abbiamo avuto un incontro con i Gruppi consiliari, purtroppo non c'erano tutti, ma c'era Alberton per la D.C.
c'era Raschio per il PCI, ma due punti, a mio avviso, sono da sottolineare: 1) risulta, anche da un'offerta del Movimento cooperativo, che nel settore vi sono possibilità di espansione. Risulta, direttamente a me, che la Monoservizio ha disdetto alcuni ordini di grossi gruppi. Abbiamo scritto a questi gruppi (tipo Michelin) e ci hanno risposto: non siamo stati noi a disdire gli ordini è la Monoservizio che ha detto che non ha interesse.
Perché la Monoservizio, per un suo calcolo interno che io non discuto tende a raggiungere una dimensione produttiva diversa, cioè a mantenere intatto il volume di produzione basso, aumentando la produttività e diminuendo l'occupazione.
Quindi prima di tutto, siccome la Monoservizio è sotto controllo di una multinazionale, c'é un tipico problema di rapporto con le multinazionali.
2) e più importante, nell'incontro di stanotte noi siamo giunti vicinissimi ad un accordo. Badate, può sembrare una questione piccola la Monoservizio, ma non lo è perché se non va in porto nei prossimi giorni un'intera zona del Torinese sarà oggetto di conflitti perché l'episodio dell'altro giorno a Settimo ha visto quale coinvolgimento, anche la Monoservizio è diventata ormai una questione che va oltre l'azienda, è diventata nella zona una specie di bandiera.
Stanotte siamo giunti vicinissimi all'accordo perché in realtà i sindacati, su una posizione di estrema ragionevolezza, accettano una Cassa integrazione a sei mesi che l'azienda è disposta a concedere, ed accettano che nel corso di sei mesi, siccome già alcuni lavoratori se ne sono andati e quindi gli organici sono già stati alleggeriti abbastanza, alcuni lavoratori che risultano, secondo l'azienda, in esubero, possano, se lo vogliono, allontanarsi dal lavoro. E' dunque verosimile che un accordo possa essere firmato e poteva essere firmato stanotte. Cos'é ed è la seconda volta che porto in Consiglio un problema di questo tipo, cos'é che impedisce la firma dell'accordo? Impedisce la firma dell'accordo il fatto che l'azienda, anche se sul merito economico le distanze sono ormai minime chiede che nell'accordo le sia consentita una sorta di diritto di licenziamento a scadenza; chiede che dica facciamo la Cassa integrazione vediamo se qualcuno se ne va, se qualcuno viene riassorbito, ma se fra sei mesi me ne rimane uno (domanda fatta da noi) quell'uno lo licenziamo. Il che è una questione che diventa politica e non ha più a che fare con l'economia.
3) quando l'azienda dice io ho in esubero 80 lavoratori (ormai sono 50) non può poi dire che ha in esubero quei 50 lavoratori, deve dire che ne ha in esubero 50 ma non "quei" 50 se no si ha un caso di discriminazione politica sindacale che nulla ha a che vedere con le esigenze dell'azienda.
Noi stanotte abbiamo interrotto la trattativa, dovrebbe riprendere venerdì o lunedì prossimo; nel frattempo continuiamo i contatti con il movimento cooperativo e col ministro dell' Industria, io però qui vorrei sollecitare formalmente, secondo un impegno che ieri era stato già preso (un impegno metodologico, non di contenuto) che entro la giornata di oggi o di domattina (siccome i sindacati lo richiedono, sono venuti ieri alla Giunta, non vi erano tutti i gruppi consiliari, abbiamo detto ci rivediamo in Consiglio) si giunga alla formulazione di un proposito comune da parte di tutti i gruppi.
E su questa questione della Monoservizio la Giunta si è pronunciata, ma vi è da parte dei sindacati, dei lavoratori, delle organizzazioni sindacali, confederali, tutte e tre, la richiesta che vi sia un pronunciamento dei vari gruppi del Consiglio.
Io penso che entro domattina, fornendo tutto il materiale e le informazioni, questo pronunciamento possa avere luogo. Si tratta, ripeto di una questione scottante che noi speriamo di risolvere ma che si pu risolvere solo se esiste la volontà politica di risolverla e di non gettare nuova legna sul fuoco che è già fin troppo ardente nella presente situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

A me spiace che tutte le notizie che fornisce il Vice Presidente Libertini siano talmente immediate che poi è difficile rispondere, anche volendo, perché non abbiamo il tempo per una meditazione.
I provvedimenti governativi, come ha detto Libertini, sono punitivi nei confronti della nostra Regione, già colpita in maniera particolare da molti provvedimenti: fra il calo del lavoro e le ore di Cassa integrazione per le piccole e medie aziende (l'indotto avrà certamente meno lavoro) una parte dei soldi che il governo sta rastrellando sarà vanificata.
Sarebbe bene che le Regioni fossero sentite dal governo in merito a questi provvedimenti. Il Piemonte è poco rappresentato al governo, anche se abbiamo il ministro dell'Industria che conosce perfettamente la situazione piemontese, ma è un peccato che non abbia energie sufficienti per impedire certi provvedimenti punitivi.
L'altro giorno all'Alfieri sono stati premiati i lavoratori che avevano più di 35/40 anni di lavoro, ma è inutile che il Ministro venga a dire che tutto va bene, non è vero, non va bene niente. Un ministro ad un certo momento deve avere il coraggio di dire me ne vado da un Ministero che si comporta così, deve avere il coraggio di dire che il Piemonte non pu sopportare continuamente queste cose: o capisce come stanno le cose a Torino, o cambi mestiere. E lo dico anche perché i premiati erano tutti dipendenti di grandi aziende (180 della FIAT su 400, della Wayassauto della RIV) mentre la piccola e media azienda non esisteva nella maniera più assoluta ed io mi sono allontanato per protesta, perché il Piemonte di operai che lavorano da più di 35/40 anni è pieno. Queste sono solo forme di esibizionismo; è bene che siano premiati tutti i lavoratori, non una parte.
Scusate questo sfogo, ma sono cose che a me danno molto fastidio.
Tornando all'argomento, io ritengo che le Regioni dovrebbero potere esprimere in sede governativa queste cose, perché conoscono più a fondo i loro problemi; la Regione Piemonte ad esempio non deve leggere sui giornali che sono stati presi i soliti provvedimenti che colpiscono l'automobile, è facile colpire l'automobile, è facile colpire la benzina, ma sono provvedimenti che il governo ha già preso altre volte e con i quali non ha risolto un bel niente.
Noi non abbiamo nessun controllo sulle aziende a partecipazione statale, le quali si mangiano i miliardi a tradimento; ad un certo momento lo Stato sovvenziona aziende che sono fallimentari, che non producono basta leggere i bilanci pubblicati in questi giorni sui giornali, per capire che sono male amministrate. E questo si riversa su tutti i contribuenti, su tutti i lavoratori. E' ora che anche in queste aziende ci mettiamo il naso per vedere come il denaro viene speso.
Vi porto l'esempio di un'azienda di Torino: la SIPRA. Questa Società non ha presentato un bilancio negativo, però su 24/25 miliardi ha avuto un utile di due milioni. Io non conosco le spese della SIPRA, ma so che incassa molto denaro dalla pubblicità; come fa ad avere solo due milioni di utili? Io vorrei conoscere l'ammontare dei suoi stipendi e di tutto il resto, perché non possiamo far pesare sempre tutto sulle industrie a carattere privato.
Sull'incontro con la FIAT mi va tutto bene, o quasi. E' chiaro che la FIAT non sta assumendo del personale e piano piano si libera di quello che ha, però ci sono stati tre aumenti delle automobili FIAT nel giro di sei mesi che, a mio avviso, sono stati troppo forti, mentre si è avuto un aumento della importazione di macchine straniere. Io non so che politica faccia la FIAT, ma un anno fa le materie prime erano diminuite dal 25 al 30%, la FIAT invece ha aumentato i prezzi; adesso il costo delle materie prime è esattamente quello di un anno fa, ma la FIAT ha aumentato i prezzi.
Io sono d'accordo che si può firmare il contratto, anche le aziende minori ne sono convinte perché tutti ci rendiamo conto che con la svalutazione attuale le 25/30.00 lire non contano più nulla, sono già state superate. E' meglio lasciar lavorare serenamente le aziende per sei/otto mesi che non avere scioperi continui di cui non riusciamo a capire il motivo. Si firmi questo contratto, sono tutte pronte a farlo, sia quelle che lavorano poco, sia quelle che lavorano molto, non è una cosa che ci impedisca di lavorare.
Una cosa che invece trascuriamo è la famosa differenziazione di produzione; ne parliamo sovente, ma se pensiamo che nel 1980 arriveremo nel settore automobilistico, alla produzione del 1973, è ora di pensare seriamente a fare qualcosa di diverso, altrimenti la crisi in Piemonte l'avremo non so per quanto tempo. Cerchiamo di dare all'industria un altro volto. La Lombardia, che è vicina a noi, la crisi la sente molto meno perché non ha la Fiat, perché ha una produzione differenziata. In Piemonte invece sentiamo la FIAT che cosa fa; io capisco, è una grossa azienda, ma ci condiziona tutti quanti . Apriamo altre strade, diamo la possibilità agli industriali di produrre cose che si possano vendere sia in Italia che all'estero.
Per quanto riguarda l'Emanuel è una vicenda dolorosa, da due anni un gruppo di operai sta tentando di salvare un'azienda. E' vero che non raggiunge i 200 dipendenti, chi doveva vivere ha dovuto cercarsi un altro posto, ma se l'azienda fosse stata salvata avrebbe ancora 300/400 dipendenti. E' da vedere però se dopo due anni di chiusura c'é ancora la possibilità di reinserimento nella produzione e nelle vendite. Sarà difficile, ma se non fosse che per premiare questa gente che ha avuto il coraggio enorme di resistere due anni in quelle condizioni, io sono disposto a firmare i documenti che volete per salvare questa azienda riconosciuta in tutto il mondo, diamole una mano.
Per la Monoservizio siamo molto vicini alla conclusione. Il fatto che un'azienda voglia per principio poter licenziare ancora 5/10 operaia non mi pare una bella cosa, un'azienda deve dire che anche se ha 10 operai che le crescono non per questo non firma un contratto. Io invito la Giunta e Libertini ad andare avanti su questa strada, cerchiamo di salvare, per quanto possibile, la Monoservizio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alasia.



ALASIA Giovanni

Signori Consiglieri, le informazioni fornite dal Vice Presidente Libertini mi paiono esaurienti. Io non voglio fare un intervento di carattere generale, vorrei solo, se me lo consentite, aggiungere delle brevi considerazioni per rispondere all'invito di Libertini, per quel che riguarda due situazioni che sono state definite scottanti.
Emanuel. Di questa azienda discutiamo ormai da anni in questo Consiglio, non è dunque il caso di fare la cronistoria di una vicenda che dura drammaticamente da 24 mesi.
I signori Consiglieri sanno che a giugno scade il corso di formazione professionale promosso dalla Regione, il quale ha consentito ai lavoratori fra l'altro (desidero ricordarlo), di fruire di una certa indennità finanziaria.
La scorsa settimana ero a Roma con la delegazione dei lavoratori dell'Emanuel e debbo dire che negli incontri che abbiamo avuto con i vari gruppi parlamentari a Montecitorio (con il PCI, con la D.C., il PSI e il PRI) abbiamo trovato una comprensione non formale alla richiesta di inserire l'Emanuel nel pacchetto IPO-GEPI, salvo le riserve di confronto con il governo.
In questo senso si era anche espresso il Ministro del Lavoro nel luglio del 1974 (il Consigliere Oberto lo ricorderà) e successivamente ancora, se non vado errato, il nostro Consiglio nell'aprile del 1975. Naturalmente allora non si parlava di IPO, si parlava solo della GEPI, ma la sostanza non cambia.
Va infine ribadito qui - e Libertini l'ha già fatto - che da parte del Piemonte non si è abusato e non si abuserà mai dell'intervento pubblico per tutte le ragioni che sono state dette.
Il Ministro ieri, nel definire le aziende del pacchetto GEPI, ha risposto di no sostenendo che esisterebbero delle possibilità offerte dall'industria privata piemontese.
Noi non facciamo della questione IPO-GEPI una questione pregiudiziale se a questo punto ci sono altre possibilità il Ministro ha il dovere di tirarle fuori; se non ci sono allora si ha il dovere di intervenire diversamente ed in questo senso è stata ribadita la richiesta delle organizzazioni sindacali non solo piemontesi, ma nazionali, che nella contrattazione del pacchetto IPO credo abbiano un peso.
Anche la vertenza della Monoservizio è stata discussa più volte in questo Consiglio; Libertini in una precedente informazione che aveva dato al Consiglio aveva ricordato come da un primo accertamento svolto dall'Assessorato presso varie aziende risultava una certa disponibilità alle ordinazioni, ma in alcuni casi (Michelin) il rapporto di fornitura era stato unilateralmente rotto dall'azienda. Non basta dire: abbiamo rinunciato a quella particolare produzione.
In secondo luogo in tutti gli incontri l' azienda ha sempre ammesso che nel corso degli ultimi tempi c'era stata un'esportazione della sua produzione sul mercato europeo (cosa molto significativa) equivalente al 15% della produzione complessiva. Ripeto, cosa molto significativa se si pensa alle potenzialità che ci sono sul mercato europeo.
Nessuno ha detto di volere a tutti i costi e comunque un mutamento di proprietà, anzi, ricordo molto bene che quando era presente all' interno del gruppo proprietario l'IFI, noi avevamo avanzato delle proposte; ora l'IFI se n'é andato; se il gruppo svedese dà delle garanzie occupazionali e un programma serio, un piano di sviluppo (e per questo ha bisogno di un periodo di assestamento) ecco che valgono le proposte di fare ricorso alla Cassa integrazione. Credo che su questo ci sia il consenso di tutti, c'era già alcuni mesi fa e dicendo tutti intendo non solo i sindacati e la Regione, ma anche l'ufficio regionale del lavoro che ha seguito, nella persona del suo direttore dr. Scollica, molto da vicino la questione.
Se queste garanzie i signori svedesi non le danno e si ha il fondato sospetto che si vada ad una graduale liquidazione dell'azienda, allora si ha il dovere di esaminare altre soluzioni ad incominciare da quelle che in modo molto responsabile il movimento della cooperazione ha avanzato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Sicuramente il problema fondamentale di carattere generale che ci troviamo ad affrontare è quello della stretta creditizia, provvedimento governativo emesso in seguito ai noti fenomeni di carattere monetario ed inflazionistico.
Deve essere espresso anche da parte nostra l'auspicio ed il desiderio più fermo che questi provvedimenti abbiano carattere di emergenza e di provvisorietà. Auspichiamo che negli incontri tra le varie forze politiche che sono in atto oggi a livello nazionale, interessanti tutto l'arco costituzionale, si ritrovi la capacità di mettere a fuoco quella serie di altri interventi che tocchino il meno possibile le spese di investimento e le spese relative alla produzione, proprio per non proseguire verso una china molto pericolosa. Speriamo anche - e di questo abbiamo conferma dalle dichiarazioni governative - che per ricuperare piena fiducia e credibilità vengano proseguiti quegli altri interventi sui salari medio-alti sull'imposizione fiscale diretta che consentano di riequilibrare meglio il deficit del bilancio nazionale e di risanare la nostra economia.
Per quello che riguarda la ristrutturazione industriale, non possiamo che auspicare che molto presto si giunga alla discussione di quei provvedimenti che, dobbiamo ricordare ancora una volta, sono stati molto inopportunamente allontanati nella discussione a causa della crisi governativa. Credo che i ritocchi verso i quali si sta andando avrebbero potuto, con altrettanta sicurezza, essere introdotti in seguito alla discussione parlamentare già molti mesi or sono se non fosse intervenuta la crisi.
Per quanto riguarda la Emanuel credo che sia doveroso riflettere sulle affermazioni del Vice Presidente della Giunta. Non risulta esserci nessun gruppo privato disposto ad intervenire. I provvedimenti di iscrizione nell'elenco IPO delle aziende hanno il vincolo non solo formale, ma anche sostanziale, di cautela nel limite di 200 dipendenti, tenuto conto del capitale messo a disposizione dalla stessa IPO, non tale sicuramente da consentire un intervento generalizzato su tutte le industrie in crisi, ma hanno anche il vincolo d'intervento su quelle aziende che hanno, in tempi sufficientemente brevi, prospettive concrete di soluzione.
E' poi nostro dovere cercare di riflettere molto serenamente, ma molto apertamente, anche sui motivi che si frappongono ad una soluzione per l'Emanuel. Credo che il nostro dovere, oltre che di testimoniare solidarietà, sia anche quello di essere consapevoli delle difficoltà in gioco e di cercare di risolvere questo problema facendoci carico di tutte le componenti del discorso. Le forze politiche non possono non chiedersi che cosa significherebbe uscire dalla logica, sicuramente restrittiva e limitativa, dei provvedimenti IPO; essendo l'osservazione su tutto il territorio nazionale, si trovano moltissime altre situazioni analoghe e penso che non possiamo ribaltare su livelli superiori al nostro questa situazione quando per tantissimi mesi (chi è stato Consigliere regionale nella passata legislatura lo sa sicuramente meglio di me) è stata la Regione il centro di attenzione esclusivo di questa battaglia.
Monoservizio. Credo che - e il Vice Presidente della Giunta ha tutta la nostra solidarietà - debbano essere proseguite le trattative in atto con la proprietà. La proprietà sappia che tutto il Consiglio pretende da essa una chiarezza di dichiarazioni per il futuro, cioè non accettiamo soluzioni che non diano garanzie non solo in brevissimi termini, ma anche in tempi di media prospettiva. Quando si dice che la proprietà non è ancora disponibile a confrontarsi in termini chiari sugli investimenti, sui programmi di ristrutturazioni interne, da parte nostra ci deve essere la dichiarazione molto esplicita che le forze politiche e sociali questi chiarimenti li pretendono.
D'altra parte responsabilmente crediamo sia opportuno, in questo frangente, portare avanti con tutta la determinatezza, ma anche con tutta la cautela del caso, le trattative, se è vero come è vero che appuntamenti sono già previsti per la fine di questa o l'inizio della prossima settimana, prima di prendere posizioni che possano rendere più difficile il dialogo tra le parti.
E' certo che comprendiamo benissimo il clima di tensione esistente nella zona; ci auguriamo che di questo si faccia carico anche la proprietà e non introduca elementi di ulteriore tensione, di contrasto tra le parti tali da impedire l'accordo che sembra essere possibile.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare.
Il Vice Presidente vuole dire qualcosa?



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Io ringrazio i Consiglieri Benzi e Alasia per le espressioni che hanno avuto, per il contributo che hanno dato alla discussione. Sono d'accordo con loro.
Dico anche al Consigliere Alberton che parecchie cose che ha detto mostrano un accordo e voglio sottolinearlo.
Intendo soltanto fare due precisazioni: 1) per l'Emanuel non comprendo bene cosa vuol dire che è un problema prevalentemente regionale. Se vuol dire che è un problema che la Regione deve seguire con attenzione, devo rispondere che è 24 mesi che la Regione lo sta facendo.



ALBERTON Ezio

Dico che le soluzioni richieste al governo non sono realistiche.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Abbiamo cercato il compratore, abbiamo svolto trattative estenuanti ma per delle ragioni che ho detto qui e che ho detto in assemblea, la convinzione nostra è che questa è solo una soluzione GEPI.



OBERTO Gianni

Forse non abbiamo portato a sufficienza l'attenzione sul fatto che nel caso specifico si tratta di un'azienda in stato fallimentare e che pertanto è governata dalla legge sul fallimento. Forse non lo abbiamo mai sufficientemente valutato.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Lei ha ragione, io però nelle mie dichiarazioni sottolineavo anche questo aspetto e nei discorsi fatti con il Ministro dell'Industria mi riferivo anche a questa condizione estremamente pesante e grave perch intorno alla Emanuel ormai si annodano operazioni speculative connesse alla condizione fallimentare, vincoli e anche, lo devo dire chiaramente, e mi spiace, questioni di ordine politico. Questo nodo va tagliato e lo può solo tagliare solo la GEPI. Tutti i sindacati, piemontesi e nazionali, avevano indicato la Emanuel a scapito di altre aziende e il ragionamento di 200 dipendenti non vale perché viene indicata un'eccezione, non vale perch l'Emanuel se si riattiva non è una impresa da 200, ma da 500/600, non vale perché gli impianti sono stati tenuti in perfetto ordine, non vale perch la manodopera rimasta è di prima qualità. Noi continuiamo a dire che questo nodo va tagliato in quel modo, questa è la nostra posizione e ce ne facciamo carico, certamente, ce ne siamo fatti carico come forse mai nessuno l'ha fatto, la seguiamo attentamente giorno per giorno, è l'attività della Regione che ha garantito la sussistenza degli operai in definitiva, la loro ulteriore formazione professionale, ma qui c'é una competenza che è dei Ministri dell'Industria, del Lavoro e delle partecipazioni statali ed essi devono far fronte a questa incombenza.
Per la Monoservizio invece voglio dire che seguiremo le trattative.
Stanotte le abbiamo interrotte a tarda ora, verranno riprese venerdì o lunedì ed io spero che si concluda, però devo dire nello stesso tempo che noi continuiamo il discorso con le cooperative perché vogliamo avere un'alternativa, non vogliamo accettare passivamente le scelte di una multinazionale che tende a smobilitare ed a mantenere finestre commerciali nel nostro paese. O si va ad un accordo serio di cui sono intravisti i termini, o si va all'altra soluzione. Per questo io reitero la mia richiesta ai Capigruppo che non stamattina, ma nella mattinata di domani possano incontrarsi qui con i sindacati e prendere una posizione collettiva che mi pare del resto anticipata nelle dichiarazioni che abbiamo fin qui ascoltato.



PRESIDENTE

A questo punto chiuderei la seduta di stamani, ma raccomando ai Consiglieri la puntualità domani mattina, perché abbiamo ben quattro punti specifici da discutere e sette leggi e sarà possibile fare tutto solo se verranno rispettati i tempi. Quindi io alle 9,30 aprirò la seduta, anche se non tutti saranno presenti con il punto all'ordine del giorno "Esame mozione presentata dai Consiglieri DC- PSDI e PRI".
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,45)



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