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Dettaglio seduta n.40 del 09/03/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I colleghi hanno ricevuto l'ordine del giorno che reca: 1) Esame deliberazione Giunta regionale relativa all'istituzione dei comprensori 2) esame mozione presentata dai Consiglieri DC, PSDI e PRI relativa all'elaborazione del piano regionale di sviluppo e ai tempi e modi di discussione e redazione del documento 3) sostituzione rappresentante Regione nel Consorzio IACP del Piemonte 4) programma per la sistemazione idrogeologica e forestale anno 1975 5) sostituzione membro Ufficio di Presidenza 6) esame documento conclusivo del dibattito sulla sicurezza sociale e sanità.
Circa l'ipotesi di poter svolgere tutti e sei i punti all'ordine del giorno ci consulteremo nel corso della seduta, secondo l'andamento dei lavori.
Vi sono obiezioni all'ordine del giorno così come è stilato? Vedo una richiesta del Consigliere Picco, ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Vorrei chiedere al Presidente del Consiglio come ritiene sia possibile trattare il primo punto all'ordine del giorno non avendo più avuto il Consiglio comunicazioni in ordine alle decisioni della Giunta sulla delimitazione dei comprensori.
Vorremmo sapere quale atteggiamento la Giunta ha assunto per potere anche tra di noi consultarci per poi affrontare la discussione in Consiglio.



PRESIDENTE

Posso soltanto dire che la I, la II e l'VIII Commissione si sono riunite per esaminare il punto a cui si è giunti sui comprensori ed hanno concordato che il dibattito sarebbe stato aperto stamane da un'informazione della Giunta su cui si sarebbe sviluppata la discussione, dopo di che si sarebbe passati all'approvazione della delibera.
Vedo la richiesta di parola del Presidente della I Commissione, ne ha facoltà.



ROSSI Luciano

Signor Presidente, voglio solo confermare che nell'ultima riunione delle tre Commissioni si è concordato di fornire alla Giunta regionale tutto il materiale relativo alla consultazione. Si è concordato ancora che la Giunta regionale stamane, attraverso l'Assessore competente, avrebbe effettuato una relazione per poi aprire il dibattito.



PRESIDENTE

L'apertura del dibattito avverrebbe con una relazione della Giunta sui punti di approdo della I, II e VIII Commissione congiunte, che rappresentano praticamente mezzo Consiglio regionale.
Vi sono obiezioni a questa procedura? Non ve ne sono.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Devo fare delle brevissime comunicazioni.


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami e Zanone.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 77: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 30 ottobre 1972 n. 11 sull'istituzione del fondo di previdenza e di solidarietà per i Consiglieri regionali", presentato dai Consiglieri Bellomo, Benzi, Franzi Paganelli, Petrini, Sanlorenzo in data 18 febbraio 1976 n. 78: "Norme in materia di tutela, uso ed esproprio dei territori agricoli", presentato dai Consiglieri Bertorello, Bianchi, Chiabrando Franai, Lombardi, Menozzi, Picco in data 26 febbraio 1976 n. 79: "Modificazioni della legge regionale 30 marzo 1974 n. 9 concernente 'Contributi nelle spese di funzionamento delle Comunità Montane'", presentato dalla Giunta regionale in data 27 febbraio 1976 n. 80: "Istituzione dei servizi di mensa per il personale regionale" presentato dalla Giunta regionale in data 2 marzo 1976 n. 81: "Trattamento economico di missione del personale dell'Amministrazione regionale" Vi sono richieste di parola sulle comunicazioni? Non ne vedo.


Argomento:

Esame deliberazione Giunta regionale relativa all'istituzione dei comprensori


PRESIDENTE

Non ci sono interrogazioni ed interpellanze da discutere, possiamo pertanto passare al punto dell'o.d.g. che reca: "Esame deliberazione Giunta regionale relativa all'istituzione dei comprensori".
La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

Con questo adempimento a cui il Consiglio è chiamato oggi, giunge a conclusione l'iter di formazione dei comprensori cosi come previsto dalla legge regionale n. 41 del 4 giugno 1975; occorre cioè dare adempimento a quanto previsto nelle norme transitorie della legge che ha, come i Consiglieri sanno, subordinato la prima costituzione degli organi di comprensorio al parere favorevole dei Comuni in numero tale che rappresentino almeno la metà della popolazione residente e almeno un terzo di quella dei Comuni compresi in ogni comprensorio.
Sulla base di tale consultazione recita la seconda delle norme transitorie della legge: "Il Consiglio regionale, su proposta della Giunta e sentiti gli enti locali, delibera, ai fini della prima costituzione dei comprensori, la ripartizione del territorio regionale".
Gli adempimenti previsti da queste norme sono stati compiuti, la Giunta pertanto ha formulato una proposta di deliberazione al Consiglio, sentito l'Ires, sulla base della quale l'Intercommissione composta dalla I, II e VIII ha proceduto ad una consultazione diretta di tutti i Comuni coinvolti nel processo di mutamento dei confini territoriali e per i quali non erano state accolte in prima istanza le richieste di mutamento. Cioè a dire, i 79 Comuni, che poi sono diventati 82 per delibere arrivate successivamente che avevano richiesto una diversa collocazione territoriale, praticamente sono stati accontentati, esclusi 23 per i quali la delibera della Giunta ha ritenuto di dovere mantenere ferma la delimitazione territoriale inizialmente assunta. E' su questa fetta esigua, modesta dell'insieme del territorio regionale che e avvenuta l'ultima fase del lavoro delle Commissioni.
Questo desidero sottolinearlo perché testimonia di una larghissima convergenza da parte di tutti quanti, cioè delle Amministrazioni comunali della Giunta, delle Commissioni consiliari, dell'Ires, intorno ad un progetto di delimitazione territoriale dei comprensori che nella sua larghissima parte viene quindi proposto come decisione unanimemente assunta da tutte le forze interessate, da tutte le istituzioni coinvolte in questo processo.
Su 1209 Comuni del Piemonte avremo in sostanza da discutere e da confrontare in quest'ultima fase, soltanto in riferimento a 23 Comuni.
Ora, seppure in modo molto sintetico, credo che per poter pervenire attraverso alla discussione, a questa delimitazione, non sia superfluo riprendere per sommi capi quali sono stati gli elementi caratterizzanti il dibattito ed il confronto.
Intanto partendo da quella che è la funzione essenziale che la legge 41 assegna ai comprensori, cioè di essere strumenti di programmazione, di essere livelli di piano, aree programma nelle quali si realizzano gli interventi di piano e non invece, almeno per ora, un'entità amministrativa sua propria.
Questo e importante perché sgombera il terreno da una prima considerazione alla quale non sempre ci si è saputi sottrarre nel corso del confronto e rispetto alla quale gli enti locali talora hanno dato l'impressione di non tenere in debito conto la natura dei comprensori. Ci vale in particolare per quanto riguarda il discorso relativo al capoluogo dei comprensori. Non esiste, nei comprensori, un accentramento di funzioni nel capoluogo tale da determinare un mutamento del quadro istituzionale in atto e tale da far si che le funzioni fin qui svolte da determinati uffici o periferici dello Stato, o regionali, o di altra natura siano stravolte dalle istituzioni dei comprensori. Non esiste quindi un fenomeno di nuovo spostamento di funzioni amministrative tale da determinare pendolarismi per questo verso, talché tutta una serie di considerazioni che si sono fatte sulla vicinanza alla Pretura o al Tribunale o a determinati uffici dello Stato non hanno ragion d'essere in relazione ai comprensori giacché tutte le funzioni amministrative continuano ad essere esercitate la dove lo venivano e l'istituzione dei comprensori non ingenera, quindi, un mutamento o un accentramento di funzioni.
D'altra parte non è neppure pensabile che possano essere tenuti in considerazione in questa sede - e del resto nessuno, nell'ambito delle Commissioni, lo ha fatto - ragioni di puro campanile e quindi questioni di tipo localistico nel senso più vieto, la difesa, cioè, di pure ragioni di prestigio locale che non devono avere alcun spazio in questa faccenda.
Dobbiamo dire peraltro che ci rendiamo conto del fatto che sopravvivenze di spirito campanilistico siano anche giustificate per i tempi relativamente brevi con i quali si è proceduto e alla formazione della legge e poi alla delimitazione dei comprensori. Tempi che paiono lunghissimi, almeno a me ed a quanti altri da almeno 15 anni si occupano di questa questione e ragionano in termini di realizzazione di queste strutture comprensoriali, possono essere evidentemente brevi se riferiti ad una miriade di amministratori di enti locali ai quali il problema è stato presentato in termini conclusivi ed operativi soltanto negli ultimi tempi.
Dobbiamo quindi scontare io credo, senza sdegnarcene e senza ricavarne troppa meraviglia, che a livello di enti locali si sia manifestata qualche spinta di tipo campanilistico, qualche incomprensione in ordine alla portata della legge e alla natura dei comprensori; ma, ripeto, questo discorso è stato abbastanza limitato e non deve essere comunque tale da fuorviarci nelle scelte che andiamo a compiere.
Queste scelte sono quelle contenute nella proposta di delibera fatta dalla Giunta e della quale io qui intendo ribadire, a nome della Giunta, la validità.
Noi abbiamo ritenuto, in definitiva, di poter accogliere gran parte delle richieste di modifica avanzate dai Comuni, abbiamo limitato il nostro dissenso ad un arco di problemi che ci è sembrato, viceversa, non consentisse queste modifiche perché queste modifiche in qualche caso non erano giustificate, in qualche altro avrebbero alterato il sistema di organizzazione territoriale previsto per il Piemonte.
La Giunta desidera quindi ribadire che la proposta di delibera avanzata dalla Commissione pare ancora oggi la migliore soluzione per la delimitazione territoriale dei comprensori.
Abbiamo sentito, nel corso della consultazione, le ragioni portate avanti dagli enti locali e abbiamo anche assistito ad un dibattito particolarmente serrato in seno all'Intercommissione. Sulla base di questo cioè tanto delle ragioni esposte singolarmente da tutti i Comuni che sono venuti in Commissione, che sono venuti - desidero dirlo - espressi sia dalla maggioranza che dalla minoranza consiliare, quanto di quelle esposte dai Consiglieri che hanno partecipato in modo del pari ampio ai lavori della Commissione, la Giunta è disponibile a delle modifiche alla proposta di delibera che è stata presentata, perché è sensibile alla necessità di accogliere ancor più ampiamente le richieste che sono venute dai Comuni.
Riteniamo infatti importante che in questa prima fase di costituzione dei comprensori, si possa andare, nei limiti del possibile, incontro alle istanze che provengono dalle comunità locali, anche in quei casi in cui probabilmente la scelta più corretta è quella che la Regione avrebbe inteso di fare dal primo momento. Ma in molti casi è possibile anche superare questa visione e dare un riconoscimento a quello che i Comuni hanno manifestato ed alle motivazioni sulla base delle quali hanno proposto le loro modifiche, proprio per fare nascere i comprensori il più possibilmente col consenso generale delle comunità. Anche perché - è bene dirlo - con i comprensori non si stabilisce ne una delimitazione di stati in s impenetrabili, né soprattutto una delimitazione definitiva, giacché la legge stessa prevede la possibilità che in occasione dell'approvazione di ogni piano di sviluppo, cioè a scadenze ed a ritmi quinquennali, ogni cinque anni si possa procedere ad una revisione dei confini di comprensorio. E dunque sulla base della prima esperienza saranno poi possibili tutti gli aggiustamenti che si renderanno necessari e sarà anche possibile ai Comuni, in qualche caso, ritornare sulle loro decisioni dopo avere sperimentato nel vivo il funzionamento dei comprensori.
Siamo quindi orientati verso una valutazione più ampia delle indicazioni che ci sono pervenute dai Comuni, anche se occorre dire con fermezza che i meccanismi della legge sono tali per cui non è pensabile che il sistema dei comprensori possa essere alterato in modo vitale da eventuali decisioni contrarie dei Comuni. Qui bisogna intenderci: la legge prevede che la delimitazione dei comprensori sia fatta dal Consiglio regionale, perciò i Comuni devono essere necessariamente sentiti, ma non è che la singola delibera di Consiglio comunale sia per noi vincolante; e da questo punto di vista devo dire con tranquillità, ma con fermezza, che non possiamo accettare il tipo di accuse che con qualche telegramma i sindaci hanno fatto alla Giunta, quasi che una sua proposta di delimitazione sia da considerare antidemocratica perché diversa da quanto deciso dai singoli Consigli comunali. In questi limitati casi di dissenso non c'è nulla di antidemocratico, sarebbe antidemocratico non sentire l'opinione dei Comuni non consultarli nelle forme che la legge prevede, ma questo e quanto è avvenuto nella sua sede istituzionale, cioè avanti le Commissioni consiliari. La procedura non è stata quindi antidemocratica, ma ha rispettato il dettato della legge; non c'è nulla di antidemocratico neppure nel momento in cui il Consiglio deciderà, nella sua sovranità, anche la dove dovesse disattendere le indicazioni dei Consigli comunali, perché i meccanismi di formazione della legge sono questi.
In base a queste considerazioni possiamo ora arrivare a definire, in modo più dettagliato, area per area, quali sono ancora i margini dei problemi aperti e soprattutto le indicazioni che la Giunta si sente di formulare per questa ulteriore modifica alla delibera alla quale, ripeto ci presentiamo aperti al confronto e al dibattito in Consiglio.
Le aree per le quali non si è ritenuto di potere accogliere completamente le indicazioni dei Comuni sono sostanzialmente riconducibili a cinque gruppi di Comuni.
Il primo gruppo riguarda i Comuni di Cumiana, Piossasco e None inseriti nella delibera della Giunta nell'area di Torino ed i cui Consigli comunali hanno richiesto viceversa di essere passati all'area comprensorio di Pinerolo.
Le considerazioni svolte dai Comuni in seno di consultazione, non ci pare che abbiano alterato sostanzialmente le considerazioni dalle quali la Giunta era partita per ritenere che questa dovesse restare nel comprensorio di Torino; ci troviamo in presenza di una zona che è interessata direttamente da insediamenti di decentramento dall'area torinese e che in pratica e strettamente collegata con la zona Rivalta-Orbassano che è uno dei punti di riferimento certamente dell'area torinese, E da questo punto di vista non vale prendere in considerazione un ipotetico rapporto tra Piossasco e Pinerolo, e tra Piossasco e Torino per dire noi siamo vicini a Pinerolo, siamo più lontani da Torino. In realtà il rapporto da prendere in considerazione è quello tra Piossasco e Rivalta, cioè tra i territori che insieme rappresentano un'area che è investita da fenomeni dello stesso tipo e che è legata allo stesso destino economico e territoriale.
Qualche considerazione diversa può essere fatta solo, se il Consiglio lo riterrà, in relazione alla collocazione di Cumiana che è proprio attigua a Pinerolo e rispetto alla quale ci può essere un minore coinvolgimento diretto nei processi che si irradiano dall'area torinese. Se il Consiglio lo dovesse ritenere, potrebbe avere qualche ragione la richiesta che è stata formulata di essere collocata nell'area pinerolese, ma per quanto riguarda None e Piossasco non vi è dubbio che vi sia un diretto coinvolgimento nei processi di organizzazione territoriale che investono Rivalta e Orbassano e dunque un loro scorporo da queste due località sarebbe una contraddizione profonda, lacerante nel discorso di pianificazione territoriale e di programmazione economica dell'area torinese.
Considerazioni analoghe valgono, a giudizio della Giunta, per i Comuni di Lamporo, Crescentino e Fontaneto Po compresi nel comprensorio di Torino e per i quali i Comuni hanno chiesto il passaggio al comprensorio di Vercelli, e per il Comune di Palazzolo Vercellese compreso nel territorio di Casale e per il quale del pari il Consiglio comunale ha chiesto il passaggio al comprensorio di Vercelli.
Qui siamo in presenza di un'area nella quale è in atto l'estrema propaggine orientale dell'area torinese. Il territorio di Crescentino è investito da processi di localizzazione industriale ed ha quindi una prospettiva di sviluppo strettamente legata ai processi in atto nell'area torinese ed in particolare ai processi di decentramento produttivo dell'area torinese, mentre non ha in atto, e non si vede come possa avere in prospettiva, f orme di integrazione economico-territoriale diretta con Vercelli che presenta problemi industriali di rilevante gravita, che sono ben presenti alla Regione, ma che sono di natura diversa. Vercelli ha problemi di riconversione delle sue strutture industriali legate sia alla presenza della Montefibre, sia alla presenza di altri comparti produttivi e tanto è presente all'attenzione della Regione che Vercelli è sede di un'area industriale attrezzata, finanziata con la legge regionale, nella quale deve essere innescato un processo di riconversione e di sviluppo.
Quindi Vercelli è presente, e con un ruolo rilevante, nel quadro delle scelte che la Regione compie, scelte che si sono avviate anche con la precedente Giunta quando e stata votata la legge regionale sulle aree industriali e che questa Giunta ha mantenuto e conferma. Non ha pero problemi di integrazione con l'area industriale che si innesca a Crescentino perché sono due discorsi completamente diversi, non ci sono complementarietà, al limite ci possono essere addirittura concorrenzialità e nella destinazione degli investimenti, e nella destinazione degli investimenti sociali; ossia, nel quadro del comprensorio di Torino l'area di Crescentino viene a svolgere una funzione strategica di riequilibrio e sotto questo profilo viene giustamente a collocarsi come uno degli elementi di forza di un sistema riequilibratore e viene a porsi come un'esigenza alla quale anche gli interventi della Regione ed in genere gli investimenti sociali mossi dalla domanda pubblica devono essere privilegiati. Per cui si giustifica, per esempio, che gli interventi nel settore delle abitazioni dei servizi, delle infrastrutture da collocare nella sub-area di Crescentino vengano decisi nell'ambito degli interventi previsti per il comprensorio di Torino e quindi possono avere anche lo spazio e la dimensione sufficienti perché hanno all'interno del comprensorio di Torino un ruolo ed una funzione. Ove fosse trasferito nel comprensorio di Vercelli non si annullerebbero gli effetti economici che continuerebbero a svilupparsi, secondo la logica che li vede nascere, nell'area torinese, ma avremmo al limite una competizione concorrenziale assurda tra Vercelli e Crescentino nella distribuzione, per esempio, degli interventi regionali per esempio nell'assegnazione delle quote di opere pubbliche previste per i diversi comprensori che farebbe nascere dei problemi di compatibilità nell'una e nell'altra parte.
In altri termini: mentre Crescentino ha un ruolo da giocare nell'area torinese, un ruolo addirittura più forte di quanto oggi non siano la consistenza demografica e le caratteristiche socio-economiche del territorio, perché è uno dei punti di forza del riequilibrio dell'area torinese e quindi può, in questo contesto, giocare una carta grossa avrebbe viceversa una ben scarsa possibilità di giocare nello stesso modo le stesse carte all'interno di un disegno territoriale vercellese, in cui bisognerebbe inventare delle integrazioni, delle pendolarità, dei punti di riferimento con Vercelli che non ci sono e che tra l'altro difficilmente si giustificano con le grosse necessità che ha Vercelli con riferimento alla sua area industriale L'area di Vercelli non sopporta una doppia vocazione industriale, una doppia ed in una certa misura antitetica vocazione industriale: da un lato un grosso intervento intorno alla riqualificazione del suo tessuto produttivo ed allo sviluppo intorno all'area industriale attrezzata che sarà finanziata dalla Regione, dall'altro una forma del tutto inventata di integrazione economico-territoriale col polo di Crescentino che ha una sua logica diversa, ha caratteristiche tipologiche diverse e quindi non si lascerebbe integrare in questo modo, con uno spreco tanto di investimenti quanto di energie che riteniamo non sia giustificato.
Considerazioni parzialmente diverse possono essere fatte per l'insieme dei Comuni di Casalgrasso, Faule, Polonghera, Racconigi, Caramagna compresi nell'area di Torino e che chiedono di entrare nell'area di Saluzzo Savigliano-Fossano; e per i Comuni di Ceresole e Sommariva che sono del pari compresi nell'area di Torino e che chiedono di passare al comprensorio di Alba-Bra.
Anche in questo caso si tratta di Comuni che sono gravitanti su Carmagnola, cioè su uno dei punti nodali del riequilibrio dell'area metropolitana torinese. Pero si tratta di un insieme di Comuni che hanno anche delle integrazioni con le aree a cui hanno chiesto di essere trasferiti nella delimitazione territoriale e queste richieste ci sono sembrate avere un qualche fondamento, anche se indubbiamente la Giunta continua a ritenere che l'iniziale collocazione sia la più conforme ad un disegno corretto di organizzazione territoriale. Sono Comuni nei quali il momento fondamentale nei prossimi anni sarà certamente l'irradiamento di effetti da Carmagnola. In questo caso, vuoi per pendolarità esistenti, vuoi per rapporti, vuoi per mezzi di trasporto e comunicazioni, vuoi per integrazioni territoriali varie, qui la lacerazione del disegno di organizzazione del territorio è meno visibile, è meno corposa rispetto alle aree che ho indicato prima. Forse la gravitazione su Carmagnola è più evidente per quanto riguarda Casalgrasso da un lato e Ceresole dall'altro ma comunque su questo problema la Giunta è disponibile al confronto e quindi anche alle modifiche rispetto alla delibera.
Un altro gruppo di Comuni: Brusnengo, Curino, Roasio, Sostegno, Villa del Bosco e Caprile fanno parte nella delibera della Giunta del comprensorio di Borgosesia, mentre hanno chiesto di essere compresi nel comprensorio di Biella.
Anche in questo caso il discorso presenta un certo margine di problematicità. Si tratta di Comuni che per un verso sono già stati coinvolti da processi di pianificazione dell'area del Biellese, fanno parte del Consorzio dei Comuni biellesi, hanno indubbiamente delle interrelazioni anche con Biella, sono, in pratica, Comuni che stanno a cavallo tra i due comprensori. Si era ritenuto di poterli collocare correttamente nell'area di Borgosesia perché intanto quest'area non la si e voluta restringere troppo per consentirle di avere delle dimensioni sufficienti a maturare un suo disegno di sviluppo e poi perché in qualche caso si tratta obiettivamente di Comuni che possono essere direttamente interessati non solo al destino generale di sviluppo dell'area di Borgosesia, ma addirittura alle localizzazioni dell'altra area o delle altre aree industriali attrezzate che fruiranno di finanziamento regionale, previste nel comprensorio di Borgosesia. In qualche caso si può presumere che il territorio di questi Comuni possa essere addirittura investito dai processi di localizzazione industriale delle aree industriali attrezzate.
Sotto questo profilo ci pare che, almeno per due Comuni, non debba essere revocata l'opportunità di lasciarli nel comprensorio di Borgosesia e cioè per Caprile e Sostegno. Tra l'altro Sostegno dista 40 Km, da Biella e 10 Km, da Borgosesia, ossia ha una contiguità territoriale immediata ed e difficile pensare che non sia in qualche modo coinvolto da questi processi di sviluppo industriale dell'area di Borgosesia.
Per i Comuni di Brusnengo, Curino, Roasio e Villa del Bosco, invece, è possibile (anche qui la Giunta si presenta disponibile ad un confronto) valutare l'opportunità che siano compresi nel comprensorio di Biella.
Da ultimo i Comuni di Benevagienna, Sant'Albano Stura e Trinità compresi nell'area di Fossano, Savigliano, Saluzzo, chiedono di passare all'area di Mondovì.
In questo caso la Giunta ritiene che, pure in presenza di alcune argomentazioni sulla natura dell'economia agricola della zona, sul fatto che i Comuni appaiano orientati sul lato destro dello Stura, mentre il resto dell'area, ed in particolare Fossano che confina territorialmente, è sul lato sinistro, pur tenendo conto di queste considerazioni ci pare che nella sostanza debba prevalere l'elemento macroscopico di contiguità territoriale: questi Comuni confinano con Fossano, o sono nelle immediate adiacenze Anche in questo caso occorre valutare un comune destino con le aree ad essi contigue e non il riferimento ad un ipotetico capoluogo di comprensorio che non si sa ancora quale sarà. Questi Comuni sentono pesantemente il problema di un ipotetico capoluogo di comprensorio localizzato per ipotesi a Savigliano o a Saluzzo e ritengono che, pur essendo più vicini a Fossano che a Mondovì, se il capoluogo di comprensorio fosse Savigliano o Saluzzo sarebbero troppo lontani. Anche gusta è una considerazione che non deve valere perché non si innescano processi di polarizzazione intorno al capoluogo del comprensorio. Né d'altra parte io credo possiamo dare più importanza di quella che ha a questa storia delle vecchie contese che in questo caso sono state portate avanti, vecchie liti tra utenti dello Stura della riva destra o della riva sinistra, non credo che possiamo instaurare un clima da "riva bianca" e da "riva nera" come recita una nota canzone...



OBERTO Gianni

Tanto più che nessuno spara!



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

Tanto più che, almeno per ora, nessuno spara e che, almeno in base alle previsioni della legge, i comprensori per il momento non saranno dotati di forze armate e di guardie di frontiera, quindi presumo che anche gli incidenti di confine saranno limitati nei prossimi anni.
Non credo che possiamo basarci sulle vecchie acrimonie, ma debbano prevalere invece considerazioni prospettiche sulle prospettive di sviluppo tenendo conto, ripeto, che tra i comprensori ci dovranno essere integrazioni nei processi di pianificazione economica ed una permeabilità reciproca.
Queste sono, in sintesi rapidissima, le considerazioni che espone la Giunta, rispetto alle quali la Giunta si riserva, a conclusione del dibattito, di brevemente valutare i risultati di questo dibattito in maniera da potere poi pervenire a quelle modifiche rispetto al testo di delibera presentato e sul quale discutiamo, modifiche che, ripeto, abbiamo preferito non inserire prima per non dare rigidità a questo nostro dibattito, cioè la Giunta ha preferito, d'accordo con le Commissioni, di arrivare qui ancora con la primitiva proposta per non irrigidire il dibattito su proposte nuove, ma mostrandosi aperta, nel senso che ho indicato, alle modifiche che il Consiglio vorrà apportare.
Vorrei ancora affrontare alcuni problemi rispetto ai quali in Commissione si era già trovata l'unanimità e che non riguardavano gruppi di Comuni, ma singoli Comuni. Si tratta, in particolare, delle richieste avanzate da alcuni Comuni, in qualche caso dopo la formulazione della delibera della Giunta e sulle quali la Giunta è d'accordo insieme con la Commissione.
Il Comune di Elva chiede di passare dal comprensorio di Saluzzo Savigliano, Fossano a quello di Cuneo. Si tratta di una collocazione quasi obbligata, probabilmente è stato un errore, o comunque una cattiva collocazione iniziale.
Il Comune di Sestriere chiede di passare dal comprensorio di Pinerolo a quello di Torino.
Il Comune di Bagnolo Piemonte chiede di passare dal comprensorio di Pinerolo a quello di Saluzzo, Savigliano, Fossano.
In questi tre casi l'accettazione delle richieste ricrea l'unitarietà della Comunità montana all'interno di un unico comprensorio, In questo caso le tre Comunità montane vengono ricondotte ad unità.
Il Comune di Sizzano chiede di passare da Novara a Borgosesia; il Comune di Berzanp S, Pietro chiede di passare da Asti a Torino.
Gli altri casi (Portula ecc.) erano già stati risolti prima ed accolti in delibera.
Se i Consiglieri notano qualche dimenticanza la vediamo perché pu darsi che nel testo della delibera manchi ancora qualche Comune, ma non mi pare.
Vorrei anche aggiungere che accettando le richieste dei Comuni di Elva Sestriere e Bagnolo Piemonte in pratica tutte le Comunità montane, ad eccezione di quattro, sono comprese in un unico comprensorio. Quindi uno dei punti sui quali c'erano molte perplessità e sui quali avevamo espresso la volontà di trovare una soluzione mi pare sia risolto in modo quasi ottimale: su 44 Comunità montane 40 sono comprese in un unico comprensorio solo 4 sono comprese in più di un comprensorio, cioè in due comprensori.
Siamo quindi praticamente quasi alla soluzione ottimale di questo problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il PRI aveva gia espresso a settembre, se ben ricordo, con la presentazione e la discussione di un'interpellanza, una serie di riserve sulla prassi che aveva adottato la Giunta nell'avviare questo processo di definizione dei confini dei comprensori, riserve che dobbiamo ribadire a conclusione di questo lungo iter, in questa circostanza.
Che cosa avevamo detto cinque mesi fa? Avevamo sottolineato che il problema della delimitazione dei comprensori non poteva essere affrontato come era stato affrontato dalla Giunta, inviando, subito dopo il suo insediamento, a tutti i Comuni, un documento in cui si faceva riferimento alla delimitazione delle aree ecologiche cosi come era stata proposta da alcuni anni dall'Ires, senza nessun commento, senza nessuna indicazione formulata dal Consiglio regionale, perché rischiava di mettere molti Comuni in condizioni di difficoltà e soprattutto perché veniva meno a quello che a nostro avviso, doveva essere un grosso sforzo del Consiglio regionale cioè di arrivare ad una formulazione, ad una proposta di confini dei comprensori piemontesi che fosse il più possibile coerente con gli obiettivi della programmazione regionale.
Noi ricordavamo in quella circostanza, e dobbiamo ricordarlo ancora oggi, che il dibattito che abbiamo sviluppato, sia pure in maniera frammentaria ed episodica in Consiglio regionale durante la prima legislatura, verteva tutto sulla necessità di darci un'organizzazione di programmazione, un'organizzazione istituzionale degli obiettivi di programmazione innanzi tutto, che fossero coerenti con l'obiettivo di fondo di arrivare ad un equilibrio della realtà piemontese tra l'area metropolitana di Torino, tra la realtà torinese che si era venuta configurando come un grosso accentramento di potenziale demografico ed occupazionale nell'area di Torino, ed il resto del Piemonte.
Si era detto a più riprese, nella prima legislatura, che la delimitazione delle aree ecologiche, cosi com'era stata fatta dall'Ires sembrava ed era di fatto abbastanza divergente rispetto a questo obiettivo.
Noi ritenevamo - e dobbiamo ribadirlo in questa sede - che sarebbe stato molto più produttivo e comunque essenziale che prima di far circolare una proposta di delimitazione dei comprensori, in Consiglio regionale ci fosse una possibilità di confronto tra le forze politiche che permettesse di verificare se c'erano possibilità di orientamenti unitari e di modificazione di un'impostazione che noi ritenevamo discutibile.
Si e scelta la strada contraria, prescindendo da qualsiasi discussione preventiva in Consiglio tra le forze politiche, si è scelto di inviare subito ai Comuni, come proposta di fatto, quella della delimitazione delle aree ecologiche dell'Ires e di chiamare i Comuni a pronunciarsi su questa.
Con che tipo di conseguenze lo vogliamo sottolineare.
La Giunta, in sostanza, ha ritenuto con questo atto in maniera non espressa, implicita, di accettare in pieno le tesi che in passato erano state formulate dall'Ires.
Noi non mettiamo in discussione il contributo che l'Ires ha dato all'impostazione dei problemi di programmazione economica regionale in Piemonte, un contributo di alto livello qualitativo e scientifico che ha garantito in questi anni al dibattito tra le forze politiche. Ma in questo caso noi riteniamo che l'Ires, anche per come lo abbiamo sentito ribadire nella riunione congiunta delle tre Commissioni che hanno affrontato questo argomento, abbia portato la Regione a dare un approccio sul piano logico metodologico e anche scientifico assolutamente sbagliato. Abbiamo sentito l'Ires sostenere (e del resto era nella logica delle sue proposte di ripartizione) che in sostanza bisogna comprendere nell'ambito dell'area territoriale, nell'ambito del comprensorio di Torino tutte le realtà territoriali che si potevano individuare come realtà territoriali di localizzazione di interventi di equilibramento rispetto alla città Ossia l'Ires è andato sostenendo, con la sua proposta, che l'area del comprensorio di Torino doveva essere la più estesa possibile fino al punto da comprendere quelle località come Crescentino, come Rivarolo, cioè tutto il Canavese occidentale, come una certa fetta di Comuni gravitanti sull'area di Pinerolo, come l'area di Racconigi e Carmagnola che in prospettiva dovevano diventare aree di localizzazione di interventi di equilibramento e di decentramento territoriale rispetto a Torino; perché la logica che doveva presiedere ad un piano di decentramento e di equilibramento rispetto a Torino doveva essere analizzata ed esaurita completamente nell'ambito del comprensorio di Torino. Questa logica l'abbiamo sentita riesporre in questa sede dall'Assessore Simonelli, ma noi la riteniamo un grave errore perché è ben vero che deve partire dal comprensorio di Torino un discorso attento ai problemi di equilibramento quindi di contenimento e di rottura di una certa logica con cui ci eravamo messi negli anni scorsi, cioè di inversione di certe tendenze, con ipotesi quindi di decentramento in aree esterne, ma la nostra convinzione è che si dovesse procedere in modo diametralmente opposto, cioè che non fosse il comprensorio di Torino a dover decidere al suo interno questo tipo di problemi rimandando a tempi più lontani la possibilità di costituire poi dei veri e propri comprensori di confine rispetto a Torino, capaci di avere al loro interno una dinamica completamente staccata dal polo di Torino, ma che se una logica c'è nel decentramento delle attività, nell'impostazione di programmi di inversione delle tendenze di accentramento di Torino questa logica deve portare semmai a un altro discorso, ossia ad un'estrema attenzione all'integrazione tra le realtà nuove di insediamenti industriali collegati alla politica di decentramento di Torino e le realtà che oggi esistono in aree come quelle del Canavese, del Vercellese, della zona di Saluzzo, Savigliano, Fossano, della zona di Pinerolo. Perché queste politiche di decentramento si devono integrare con le realtà preesistenti devono essere messe al servizio di una politica di integrazione e di riequilibrio che tenga conto fino in fondo di quello che oggi esiste in queste aree e della necessità quindi di soluzioni che si muovono in continuità e con capacità evolutive che non portino a fratture, ma a evoluzioni positive delle realtà esistenti.
Che senso ha portare il discorso degli insediamenti industriali nell'area di Crescentino, lungo l'asse che va da Chivasso a Crescentino e vederli esclusivamente nella logica di Torino quando il discorso semmai è un altro, cioè la capacità di mettere questi nuovi insediamenti al servizio di un problema più complesso, che è quello dell'equilibramento globale dell'area di Vercelli, cioè di un'integrazione tra queste nuove realtà industriali e realtà di carattere agricolo, che pero devono vedere sul piano dei servizi di tutti i tipi, dall'edilizia economico-popolare ai servizi sanitari ai servizi sociali, un contemperamento di esigenze che sono obiettivamente diverse, ma che devono trovare una loro collocazione omogenea e coerente in prospettiva.
Noi qua rischiamo invece di muoverci in una direzione diametralmente opposta, ossia di far promuovere queste realtà di decentramento con una logica e con un'ottica che è esclusivamente quella di un'area ad alto livello di industrializzazione, cioè di ritrovarci con questo tipo di scelte anche istituzionali, tra alcuni anni, con l'area di influenza di Torino che anziché essersi ridotta aumenta; rischiamo di muoverci in un'ottica che corre il pericolo di allargare e non di ridurre l'area di influenza e di gravitazione di Torino e di farci ritrovare tra qualche anno con un'area metropolitana che ha aumentato il suo raggio di influenza anziché ridurlo.
Noi ritenevamo e riteniamo che dovessero essere risolti non in rapporti interni al comprensorio di Torino, non facendo del comprensorio di Torino una realtà "monstre" enorme che da sola rappresenta la metà del Piemonte, ma in un modo più contenuto che stabilisse un rapporto dialettico con comprensori di confine come potevano essere quelli del Canavese, del Vercellese, di Saluzzo Fossano e di Pinerolo che avendo una consistenza strutturale sufficientemente forte per il tramite della Regione fossero in grado di porre all'area di Torino problemi precisi, con indicazioni precise di richieste di decentramento, di aumento del potenziale demografico e produttivo.
Dico queste cose per chiarire come noi riteniamo che ci sin arato un errore concettuale per difetto di discussione e di approfondimento, direi per accettazione - abbastanza critica riteniamo - dell'impostazione dell'Ires da parte della Giunta, che ci mette in condizioni delicate rispetto a tutta una fascia di Comuni che ha posto dei problemi non di carattere campanilistico (a volte anche questi naturalmente), ma che ha posto delle esigenze serie. Molti Comuni hanno sottolineato l'esigenza di rendere funzionale e coerente l'assetto e la delimitazione dei comprensori rispetto ai problemi più generali di equilibramento nei confronti del polo torinese, La Giunta ha dichiarato di voler parzialmente accogliere alcune richieste di trasferimento di Comuni alle aree di Saluzzo piuttosto che a quella di Torino, ecc., ma secondo noi cade in un difetto logico che noi dobbiamo sottolineare e rispetto al quale dobbiamo opporci, in due circostanze: quando ha rifiutato di aprire un discorso che riguardasse il Canavese occidentale - ed io inviterei a rileggere la delibera - e la maggioranza dei Comuni si è pronunciata contro l'adesione al comprensorio di Torino; e quando, nel caso dei Comuni di Crescentino, Lamporo e Fontaneto Po, Comuni che noi riteniamo essenziali rispetto ad ipotesi di organizzazione territoriale, economica e sociale, che devono investire tutta l'area del Vercellese, la Giunta assume un atteggiamento che ci sembra di assoluta negazione della possibilità di addivenire ad un discorso di questo genere.
Noi avremmo voluto vedere realizzato ipotesi di delimitazione del comprensorio di Torino ancora più radicali, se ci fosse stata la possibilità di discuterne preventivamente avremmo voluto fare delle proposte con delle caratteristiche ancora più profonde e più marcate di riorganizzazione dei confini delle aree ecologiche.
Ma in casi come questo, ripeto, ci sembra che l'adesione alle tesi dell'Ires, che noi riteniamo inaccettabile, sia estremamente pericolosa per un corretto processo di pianificazione, soprattutto per l'incoerenza che questa delimitazione viene ad assumere con gli obiettivi generali della programmazione regionale che ci siamo dati.
Per questo, al di là di alcune cose che sono marginali, ma che ci sembrano importanti, come la richiesta di Cumiana di passare al comprensorio di Pinerolo, come la richiesta di Ceresole d'Alba e di Casalgrasso di passare da Torino ad Alba-Bra o a Saluzzo, noi riproporremo alla fine del dibattito, se la Giunta e la maggioranza non modificheranno il loro avviso, che in particolare i Comuni di Crescentino, Lamporo e Fontaneto Po vengano aggregati al comprensorio di Vercelli. Questa per noi è, sì, anche una questione di principio, ma è una decisione importante e significativa dal punto di vista del mantenimento di una coerenza con obiettivi generali di programmazione regionale e di equilibramento nella Regione piemontese. Non ci convincono affatto le considerazioni che faceva l'Assessore Simonelli, per quanto ovviamente meritevoli, perché dovrebbero portare al limite, se tirate alle estreme conseguenze, che addirittura tutta l'area di Casale dovrebbe essere aggregata al comprensorio di Torino perché l'asse di comunicazione che va da Chivasso a Casale deve diventare un asse di organizzazione di nuove realtà produttive; oppure, quando si era fatta la scelta di portare un grosso insediamento produttivo a Verrone, in prossimità di Biella, l'area territoriale di Torino avrebbe dovuto allargarsi fino a quei limiti.
Il problema è un altro, cioè bisogna creare delle realtà territoriali che abbiano forza e consistenza e capacità di eliminare i fenomeni di gravitazione verso Torino da un lato e di fare esporre organicamente, da questi comprensori dotati di questa consistenza, alla realtà territoriale di Torino il problema degli insediamenti che devono andarsi a collocare in queste aree. E questo riguarda non solo le marche di confine, ma tutte le altre aree piemontesi.
Il decentramento di Torino, torno a ripeterlo, non è un problema che possa essere programmato e pianificato e demandato esclusivamente al comprensorio di Torino. E' un grave errore di carattere metodologico e rischia di essere un grave errore politico.
Per questo noi invitiamo la Giunta e le forze di maggioranza a riconsiderare questo tipo di problema e ci auguriamo che il dibattito possa segnare, almeno su questo punto che è ovviamente parziale, ma che pu essere significativo, una chiusura positiva di questo discorso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Il mio intervento si limita volutamente ad alcune considerazioni sulla deliberazione che ci viene proposta e si inserisce in un più articolato discorso che il Gruppo consiliare della DC intende sviluppare in questa sede, in merito alla proposta di delimitazione dei comprensori.
Pur concordando tutti sull'opportunità, o meglio, sulla necessità di affrettare i tempi per rendere operante l'istituto dei comprensori, ci siamo resi conto in sede di Intercommissione che ci si muoveva in una situazione piuttosto contraddittoria che vedeva i rappresentanti dei vari Gruppi politici seriamente impegnati a trovare una soluzione che già si prevedeva insoddisfacente e inadeguata.
Venivano, cioè, al pettine, alcuni nodi della questione più volte sollevata nei mesi scorsi dai vari Gruppi di opposizione, sulle modalità di avvio della consultazione dei Comuni decisa dalla Giunta e sulla costituzione dei Comitati comprensoriali provvisori. Un avvio piuttosto burocratico e troppo finalizzato ad un preteso efficientismo, avente come obiettivo più immediato la razionalizzazione della spesa di investimento obiettivo di per sé valido, ma settoriale e tale da distogliere l'attenzione dalle motivazioni di fondo che hanno condizionato la legge istitutiva dei comprensori.
La consultazione dei Comuni si è di fatto limitata alla richiesta di adesione a questo o a quell'altro comprensorio, nessuna seria consultazione nel frattempo è stata fatta in sede locale per verificare il respiro politico delle motivazioni di adesione, o di rigetto delle proposte della Giunta.
La creazione peraltro dei Comitati comprensoriali provvisori ha indirettamente contribuito ad immiserire il discorso politico programmatico, di per sé particolarmente impegnativo, perché specialmente a livello di piccole comunità ha alimentato la sensazione che occorresse comunque aderire al comprensorio per poter essere partecipi della spartizione di fondi messi a disposizione della Regione per la realizzazione di opere pubbliche.
A consulenza avvenuta è comunque emerso, come era prevedibile, che non esistono particolari problemi nelle aree di aggregazione consolidata da una lunga tradizione e dalla spinta reale di convergenze socio-economiche. Sono invece emersi seri dubbi nelle zone marginali soggette ad influenze incerte e contradditorie, di recente formazione e non ancora consolidate a livello autenticamente vocazionale.
A questi Comuni è stato offerto un documento tecnico di indubbia serietà, quale lo studio dell'IRES, ma sono mancati, come documenti politici di riferimento, capaci di orientarli nelle loro scelte, il piano di sviluppo regionale ed il piano di coordinamento territoriale.
Data questa situazione, è apparsa poco probante e non sufficientemente motivata la scelta fatta dalla Giunta nelle sue delibere del 30 gennaio e del 10 febbraio, di respingere un certo numero di richieste di aggregazione ad aree comprensoriali diverse da quelle indicate dall'IRES. Mancando d'altro canto il tempo ad una seria ed approfondita verifica a livello locale delle motivazioni addotte, i Consiglieri del Gruppo D.C. hanno assunto coerente posizione in difesa delle volontà espresse nei Consigli comunali. Abbiamo ritenuto doveroso assumere tale posizione non solo per le valide motivazioni di principio, che comportano anche il rispetto non formale delle autonome scelte locali, ma anche perché abbiamo giudicata politicamente più valida la volontà di quasi tutti i Comuni di confine delle aree ecologiche ed in particolare di quella torinese, di scegliere l'aggregazione a comprensori diversi, dimensionati ad un livello più seriamente partecipativo, atti a garantire una posizione dialettica di confronto con le aree più forti e rigidamente condizionanti.
Altri colleghi del mio Gruppo si riservano comunque di approfondire ulteriormente quest'ultimo argomento.
Mi preme ancora rilevare che nel momento in cui il Consiglio si appresta a decidere sulla delimitazione dei comprensori, è motivo serio di ulteriore perplessità il fatto che dalla consultazione di questi ultimi mesi siano state tenute fuori, o comunque in essa non siano state coinvolte né le Province, né le Comunità montane. Queste ultime, tramite la delegazione regionale dell'UNCEM, hanno chiesto che le Comunità non vengano smembrate dichiarando la loro disponibilità ad una eventuale revisione dei confini.
Il caso macroscopico della Comunità montana dell'Alta Langa letteralmente spaccata in due nei comprensori di Mondovì ed Alba-Bra rimane un problema aperto che dovrà essere approfondito e portato a soluzione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Veramente lo avevamo gia fatto allora, al momento della costituzione delle Comunità montane, e la maggioranza di allora non lo aveva accolto.



MARTINI Mario

Non so se il Presidente era nella maggioranza di allora oppure non lo era, comunque in queste cose ha più responsabilità del sottoscritto che in questi banchi quanto meno non sedeva e come Presidente della Provincia aveva evidenziato a suo tempo questi problemi.
Per quanto riguarda le Province, non è senza significato il fatto che si sia evidenziata la tendenza, quasi generalizzata, dei Comuni a rientrare nei confini provinciali consolidati da una lunga tradizione. Questa tendenza può anche essere giustificata da una carenza d'informazione sulla vera natura dell'istituto comprensoriale, ma è certo che le forze politiche non possono ulteriormente illudersi di sottrarsi ad un serio confronto per giungere a conclusioni che mettano fine alla sterile e polemica contrapposizione tra la tematica dei comprensori e quella del destino delle Province.
Esiste quindi una vasta ed articolata serie di problemi che rimangono aperti ed ai quali la deliberazione che oggi ci viene proposta dalla Giunta offre una risposta non soddisfacente e contradditoria.
Il Gruppo consiliare della D.C., nel corretto esercizio della sua funzione di opposizione, non mancherà di denunciare le carenze evidenziate non solo in questa sede istituzionale, ma anche a livello locale, ovunque si forma e si manifesta la coscienza politica dei cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bellomo. Ne ha facoltà



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, colleghi, in linea generale siamo d'accordo con l'impostazione data dall'Assessore Simonelli a nome della Giunta perch pur rendendoci conto delle estreme difficoltà nel trovare i giusti equilibri, i confini perfetti, sostanzialmente possiamo concordare con la delibera presentata Siamo soprattutto d'accordo, in linea generale, per due motivi: 1) perché non possiamo prenderci la responsabilità di creare ulteriori motivi di ritardo alla decisione che dovremmo assumere stamane. Siamo in presenza di una dichiarata manifestazione di sensibilità politica ed il Gruppo socialista evidentemente concorda in pieno con questa impostazione e fa propria la sensibilità della Giunta.
2) perché in ogni modo le eventuali imperfezioni contenute in questa prima articolazione comprensoriale le potremo rettificare sia al momento della presentazione dei piani di zona, sia fra cinque anni quando, sulla scorta delle esperienze maturate, avremo ulteriori elementi di giudizio per portare eventuali rettifiche che si sposino con la realtà comprensoriale.
Sul piano strettamente personale mi permetto invece di fare due rapide osservazioni affinché restino agli atti, non escludendo l'ipotesi che la Giunta, a conclusione di questo nostro dibattito, possa rivedere eventualmente le sue posizioni iniziali contenute nella proposta di delibera discussa lungamente in sede di Intercommissione.
Mi riferisco al comprensorio di Borgosesia in provincia di Vercelli che secondo l'IRES, secondo l'area ecologica e secondo l'originale proposta della Giunta, comprendeva una fascia laterale occidentale di paesi che tradizionalmente si definiscono "paesi del Biellese".
Prendo atto con piacere - e questo è già il risultato di un discorso fatto in Commissione - che per due di questi paesi, Sostegno e Caprile, la decisione è quella di lasciarli aggregati al comprensorio di Borgosesia. Mi pare logico che sia così, ma con la stessa logica mi diventa estremamente difficile accettare il concetto di distaccare una serie di altri Comuni che per la verità si riducono a due, Villa del Bosco e Roasio, dall'area comprensoriale borgosesiana per aggregarli a quella di Biella. Mi pare una distorsione concettuale del comprensorio ed io vorrei che la Giunta, sia pure in extremis, riflettesse ancora un attimo sulla destinazione comprensoriale di questi due Comuni che per logica geografica, per la vicinanza alla sede di capoluogo, per il fatto che si verranno a trovare con una parte del proprio territorio inserito nel costituendo territorio dell'area industriale vercellese, dovrebbero essere aggregati all'area di Borgosesia.
Un altro discorso va fatto per la zona di Crescentino. Dicendo Crescentino sottintendiamo anche gli altri due o tre Comuni che fanno cornice intorno a questo polo.
Ho già avuto occasione di dire in Commissione che è vero che Crescentino è previsto come polo d'insediamento industriale, ma è altrettanto vero che la zona di Crescentino è zona oggi prevalentemente agricola, oserei dire prevalentemente risicola, per cui Crescentino è naturalmente con Vercelli, distaccarlo da Vercelli sarebbe un'inspiegabile mutilazione dell'area comprensoriale vercellese.
C'è ancora da prendere atto che a Crescentino le stesse forze politiche e sindacali, le associazioni democratiche e di massa sono unitarie nel chiedere che Crescentino resti con Vercelli perché questa pare la soluzione più giusta e naturale. Si sostiene, all'indomani della costituzione dei comprensori, che semmai Crescentino potrebbe far parte di una subarea comprensoriale che leghi verticalmente le zone di Santhià, di Livorno, di Crescentino e al limite si prolunghi fino a quella di Casale Monferrato; ma l'area comprensoriale dovrebbe essere quella di Vercelli.
Termino invitando la Giunta a tenere conto anche di queste nostre modeste osservazioni, ripetendo peraltro che in linea generale siamo d'accordo con l'orientamento dato dalla Giunta alla delibera, ma pregandola di soppesare, sia pure all'ultimo momento, l'ipotesi di tenere Crescentino aggregata a Vercelli perché Crescentino è Vercelli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, devo ammettere che molte cose sono già state dette da chi mi ha preceduto, quindi sarò brevissimo.
Penso che in questo dibattito non si debba intervenire perché non insensibili al grido di dolore venuto dai Comuni. Un Comune mi ha scritto una lunga lettera: "Caro Consigliere Giulio" senza nessun'altra specificazione, il che significa che dovremmo essere in intimità, cosa che non mi risulta, almeno a livello d'incarichi professionali.
Ma non è per questa ragione che intervengo, né per pronunciare requisitorie contro il modo in cui la Giunta ha condotto le consultazioni o ha operato le delimitazioni; io ricordo la polemica che si sollev all'epoca delle Comunità montane e so che ogni esecutivo ha il suo modo di agire, il suo modo di comportarsi. Ritengo tuttavia che avere 23 Comuni su 1200 in condizioni di protestare o di richiedere una diversa collocazione nei comprensori non rappresenti un risultato tanto drammatico da poter ritenere che tutto l'insieme sia frantumato.
Penso però che alcune considerazioni debbano essere fatte soprattutto per gli argomenti che ha già molto validamente sostenuto il collega Gandolfi. Io sono sempre preoccupato quando viene estesa l'area di potere della così detta zona torinese e credo che l'aggregare territori che obiettivamente non fanno parte di quest'area e che hanno oltre tutto fondati motivi per richiedere di allontanarsene, non possa essere giustificato da alcune realtà che sono maturate nel frattempo e contro le quali questo Consiglio ha sempre combattuto.
Se poniamo attenzione al caso di Crescentino, non possiamo dimenticarci la conclusione a cui era giunta la Commissione costituita dal Consiglio regionale, che aveva obtorto collo accettato, o per lo meno subito il trasferimento della FIAT a Crescentino considerandolo come un'alterazione di quel quadro di riequilibrio territoriale che doveva invece essere proiettato verso la valorizzazione delle altre aree del Piemonte.
Da questo punto di vista credo che l'aggregare Crescentino al comprensorio di Torino rappresenti una contraddizione con ciò che allora sostenemmo e praticamente un avallo definitivo di quel piano FIAT contro il quale ci siamo battuti.
Per quel che riguarda altre richieste di Comuni, si tratta di possibilità e di disponibilità della Giunta a valutare collocazioni differenti, purché motivate o da una validità geografica, o da una non validità di altre realtà che siano presenti invece sui piani che la Giunta stessa ha formulato. Ma il concetto fondamentale di togliere all'area torinese uno strapotere territoriale che poi si traduce in numeri ed in peggioramento di una realtà alla quale vogliamo dare delle soluzioni sostitutive, è un errore e credo che la Giunta debba proprio considerarlo sotto questo punto di vista perché non si tratta, in questo caso, di decidere pro o contro una determinata richiesta, ma si tratta di essere coerenti con valutazioni che nel caso specifico di Crescentino furono a suo tempo fatte in maniera unanime dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Presidente Viglione, nel presentare il quaderno n. 4 del Consiglio dell'aprile 1975 "I comprensori del Piemonte", scriveva nella presentazione che l'approvazione della legge istitutiva costituiva la significativa realizzazione ad un preciso dettato statutario e che riconosceva elementi fondamentali per la politica di programmazione e quindi presupposto indispensabile per la realizzazione del piano di sviluppo regionale; indicazione giusta che poteva e può costituire la sintesi di tutta la vasta letteratura e dottrina sviluppatasi in questi ultimi anni. Strumenti quindi di programmazione, ma anche di partecipazione, poiché il piano di sviluppo regionale deve potersi realizzare con le popolazioni e non con una soluzione verticistica.
In più occasioni si è dichiarato che principio fondamentale per un armonico sviluppo economico della Regione è quello di arrivare ad un decongestionamento dell'area torinese che in questi ultimi vent'anni ha rappresentato il solo polo d'attrazione per oltre quattro milioni di abitanti.
Già lo scorso anno il pregevole studio dell'IRES riguardante la pianificazione dell'area torinese, suggeriva l'opportunità di individuare oltre alla prima fascia urbana, altre zone per sviluppare nuove iniziative capaci di realizzare nel tempo più breve tale presupposto di fondo.
L'individuazione poi di quattro zone per l'insediamento di altrettante aree attrezzate industriali, voleva significare non solo una precisa volontà d'intervento a favore di zone industrialmente più povere, ma soprattutto il primo serio tentativo di programmazione in favore delle aree esterne a quella urbana torinese.
Se questi sinteticamente sono i presupposti per la programmazione degli interventi, a me pare che, almeno per alcuni indirizzi che la Giunta oggi ci propone per l'approvazione dei comprensori, siano alquanto contradditori.
Mi riferisco alla collocazione di Crescentino e dei Comuni contermini di Lamporo, Fontaneto aggregati al comprensorio di Torino e di Palazzolo aggregato a quello di Casale.
Ognuno di noi, provenendo da località diverse della regione, conosce le situazioni locali forse meglio dei tecnocrati dell'IRES che più volte abbiamo visto formulare proposte completamente contrarie non solo alle attese delle popolazioni, ma anche alle più evidenti soluzioni di logica territoriale.
Si potrà dire che la programmazione non deve essere un fatto di logica sentimentale, né tanto meno di campanile, ma non si può certo escludere che deve rispondere alla logica evolutiva delle singole zone ed in particolare rispondere alla volontà degli enti locali.
La Giunta giustifica l'inserimento di Crescentino nell'area torinese perché socialmente collocato all'interno di un asse di sviluppo che ha come poli di attrazione l'area torinese e quella di Casale e che pertanto meno rilevanti sono le relazioni sia attuali, sia prospettiche, con quella di Vercelli.
Se tale presupposto fosse veramente fondato, non si vede per quali motivi non sia stato decisamente aggregato all'area di Casale che, al pari di Vercelli, dovrebbe rappresentare uno di quei poli esterni verso cui orientare il decentramento torinese. Ma l'errore più evidente è quello di non tenere conto di una precisa realtà gia oggi esistente, che è quella di valorizzare un'eventuale subarea che potrebbe avere come asse portante i centri di Santhià, Livorno e Crescentino, centri di nuovi insediamenti industriali attorno ai quali potrebbero operare altre piccole e medie attività.
Questo mio breve intervento non è altro che una ripetizione di quanto già dichiarato sia all'Assessore Simonelli, sia in sede di Commissione e che rappresenta oltre tutto la volontà espressa da tutte le forze politiche ribadite ancora recentemente nella consultazione della scorsa settimana e rappresenta anche il pensiero di altre forze politiche che questa mattina è stato esplicitamente dichiarato anche dal collega Bellomo.
La Giunta invece insiste nella propria proposta, commettendo un grave errore ed una palese ingiustizia nei confronti dei cittadini di quei quattro Comuni.
Se veramente si volesse dare una concreta risposta alle indicazioni teoriche più volte enunciate e cioè decongestionare l'area torinese, al limite si dovrebbe aggregare all'area di Vercelli anche Saluggia, ma purtroppo le dichiarate volontà verbali vengono tradite dai fatti e le consultazioni partecipative sono semplici enunciazioni teoriche.
Certo che allorquando si decide, contro la volontà delle popolazioni locali, non ci si devono attendere risposte positive.
Come e in che modo poi questi piccoli Comuni potranno partecipare e collaborare allo sviluppo economico del comprensorio torinese, proprio non riesco a capirlo.
Per questi motivi, se la Giunta intende insistere sulla propria proposta, dichiaro già sin d'ora che voterò in senso negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che il dibattito abbia posto in discussione l'operato della Giunta sotto il profilo del metodo e del risultato concreto con cui, applicando questo metodo, si sarebbe pervenuti ad una definitiva delimitazione, definitiva ai fini di quello che è il significato della legge che consente sempre, attraverso l'esperienza e alle reali conoscenze dei problemi, di modificare anche l'assetto e le delimitazioni dei comprensori.
Mi pare che si sia voluto calcare eccessivamente sul carattere un po' strumentale della mancanza di una certa linea che non ha poi ottenuto, da parte dei Comuni, successiva rispondenza. Questo strumentalismo lo si ricava chiaramente se si confronta il numero dei Comuni interessati, 1200 con coloro che non hanno in un primo tempo accettato (79) con motivazioni diverse. Per 53 di questi la Giunta nella sua prima delimitazione le ha accolte, lasciando pertanto su tutto il territorio della Regione Piemonte 23 Comuni non soddisfatti degli orientamenti che stava assumendo.
Mi pare che questi numeri, 1200 e rotti, contro 23, stiano a dimostrare che il metodo adottato dalla Giunta non è un qualche cosa che ha creato la rivoluzione, il fermento degli amministrati ma è un sistema che ha focalizzato alcune zone di contestazione alle decisioni della Giunta.
E allora entriamo nel merito dei risultati che con questa delimitazione si sono raggiunti. Se i comprensori sono un mezzo per attuare la politica di programmazione, se l'azione che la Giunta regionale sta intraprendendo e le indicazioni e le comunicazioni che l'Assessore ai trasporti ha effettuato in Commissione presentando le linee del disegno di legge in materia di trasporti che fanno centro proprio sull'attività dei comprensori per una nuova riorganizzazione che coinvolga e corresponsabilizzi i Comuni gli enti locali nella diretta gestione di questo servizio, mi pare che si possa facilmente individuare che anche le scelte, che la Giunta ha effettuato, corrispondono a questa linea di programmazione che bisogna per forza seguire se vogliamo dare un nuovo assetto nei servizi che l'Ente Regione deve riorganizzare.
E così mi pare che il voler centrare il problema della discussione con riferimento al comprensorio di Torino che ancora una volta verrebbe premiato perché è più forte aggregando dei Comuni che richiedono di essere aggregati ad altri comprensori limitrofi, accentrando l'importanza dell'area torinese invece di decongestionarla, mi pare che sia proprio l'opposto.
E con ciò faccio riferimento sia ai Comuni che gravitano su Crescentino, sia a quelli che gravitando nella zona di spartiacque tra il comprensorio di Torino e quello di Pinerolo si sono posti in contestazione segnatamente None e Piossasco.
Credo che il non coinvolgere il Comune di Piossasco deve ovviamente la presenza a pochi Km, dai confini comunali dello stabilimento della FIAT Rivalta ne ha sconvolto l'assetto naturale, come il non coinvolgere il Comune di None con tutti i problemi di pendolarismo, con tutti i problemi che determinano una necessità di servizi sociali adeguati ad una forte industrializzazione aggregandoli invece ad un comprensorio come quello di Pinerolo con le sue ben note caratteristiche, dove fenomeni industriali esistono, ma dove esiste anche un problema di potenziamento e di sostegno di un'attività agricola con tutti i problemi delle valli che vi gravitano (non per nulla credo sia uno dei comprensori dove maggiore è il numero di Comunità montane di peso e con problemi d'indole montana sia per caratteristiche sue, sia per gli sviluppi turistici che l'area torinese ha facilitato in questa montagna) mi pare sia contrario ai comprensori visti come mezzo di attuazione di una politica di programmazione.
Diverso potrà essere, a mio parere, non per seguire le logiche di non scontentare o favorire certe richieste campanilistiche che è logico siano ancora emerse proprio per un'inadeguatezza od incapacità anche nostra di non aver fatto sentire maggiormente cosa vuol dire una politica di programmazione che si accentra in una realtà comprensoriale e che cosa deve essere risposto con la corresponsabilizzazione e col momento di assoluta responsabilità degli enti locali nel determinare le linee concrete di attuazione di quella politica che noi dovremmo dare con il piano di sviluppo regionale, diverso potrà essere, dicevo, il caso del Comune di Cumiana e ancora una volta devo dire che la Giunta su questo ha lasciato la possibilità al Consiglio di valutare i pro e i contro. Ed è indubbio che se sotto un certo aspetto il Comune di Cumiana in quelli che possono essere i tempi medi troverebbe giustificazione nell'assetto del comprensorio di Torino, per quella che è oggi una realtà non ancora totalmente compromessa per quella che è un'ubicazione sua, per quella che è una conformazione dell'andamento territoriale del Comune anche con riferimento all'aspetto orografico che risulta dai luoghi, una decisione che riaggreghi Cumiana con il comprensorio di Pinerolo non può essere assolutamente distorcente di quelle indicazioni che noi vogliamo attuare attraverso alla politica di comprensori che sappiano racchiudere le reali entità in evoluzione, con la logica di potere intervenire e di poterle modificare in un contesto generale di quelli che sono i fattori che attorno a questi Comuni gravitano.
E' per questo che corretta è la non accettazione da parte della Giunta e da parte sia di quelle che sono state le richieste dei Comuni di Crescentino, Lamporo, Fontaneto Po, proprio per la collocazione particolare di questi Comuni sull'unica linea che collega Casale Monferrato a Torino.
Lasciandoli al di fuori determinerebbero una logica contraria a quella che è una politica di programmazione.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda i Comuni di None e di Piossasco.
Pur riconoscendo che tutti i metodi possono essere messi in discussione, assurde sono le affermazioni di mancanza di rispetto di decisioni democratiche, perché se vogliamo parlare di programmazione è giusto che ognuno faccia sentire le sue ragioni, ma è poi opportuno che ad un certo momento, nella logica di quelli che sono i risultati che vogliamo raggiungere, si possa dire no a chi voleva sentirsi dire si e questa è una assunzione, non certo demagogica, di seria responsabilità d'attuazione di una linea di programmazione, andando anche contro a certe scelte particolari o campanilistiche di gente che non ha afferrato esattamente qual è la loro reale collocazione nello sviluppo che si deve dare alla Regione Piemonte. E bisogna dire che la deliberazione della Giunta merita accoglimento.
La Giunta stessa ha dichiarato sia in Commissione, sia attraverso l'intervento dell'Assessore Simonelli, di lasciare al Consiglio di risolvere i problemi di quei pochi Comuni nei confronti dei quali esisteva la possibilità da parte della Giunta di un diverso atteggiamento ed io sottolineo l'opportunità che il Comune di Cumiana venga inserito, come ha richiesto, nell'area ecologica o nel comprensorio di Pinerolo, ferma invece restando per altri due Comuni, None e Piossasco, (che hanno voluto collegarsi direttamente alle soluzioni del Comune di Cumiana) dove la necessità d'interventi impone drasticamente, nonostante che ciò possa assumere delle posizioni immediatamente non capite dagli amministratori di questi enti, la loro collocazione e la loro permanenza nel comprensorio di Torino, cosi come per i Comuni di Crescentino, Lamporo e Fontaneto Po.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Oberto, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Signor Presidente dell'assemblea, io vorrei rivolgerle innanzi tutto una preghiera. Non so a chi debba essere indirizzata, se al Presidente della Giunta, o al Presidente del Consiglio.
Ammiro moltissimo questo spirito di economia che si sostituisce a quello dell'invio dei telegrammi che non finivano più, caricando sempre i Consiglieri di malloppi di materiale da portarsi a casa e quindi risparmiando naturalmente una gran cosa, ma si cerchi allora di dotarci di uno di quei passeggini pieghevoli se non proprio tascabili, in maniera che il trasporto possa essere almeno agevolato; parlo per gli anziani, ma credo di poter parlare anche per le signore per le quali si deve avere un certo rispetto e un certo riguardo.
Ma al di la di questa battuta, io desidero sottolineare l'importanza della decisione che il Consiglio regionale sta per prendere oggi, dando corpo e sostanza a una legge che è stata approvata in quest'aula, poco meno di un anno fa, il 27 aprile 1975. E nello stesso tempo, pur traendo dei motivi di soddisfazione dal fatto che si giunge ad un certo traguardo vorrei rispettosamente, soprattutto rivolgendomi all'Assessore Simonelli che già nella passata legislatura con me e con i colleghi della Giunta aveva molto vissuto il problema dei comprensori e che oggi è al centro di questa realizzazione, vorrei ricordare a ciascuno di noi che questo non è ancora il momento definitivo, posto che alla Camera e al Senato sono in discussione delle proposte di legge che dovranno istituzionalizzare il comprensorio, comprensorio del quale non sappiamo esattamente definire la figura giuridica e anche in un certo senso le stesse funzioni.
E' una realtà attuale che abbiamo voluto nel momento dello Statuto, che abbiamo sancito ancora nella legge che abbiamo votato, è un'attualità reale però con grosse prospettive di evoluzione. Se noi non partiamo con questa visuale, probabilmente commettiamo degli errori dando a loro il carattere di definitiva.
Penso che l'Assessore condivida questo punto di vista su una certa esigenza di mobilità di questa definizione del comprensorio che oggi facciamo, che potrà trovare delle modifiche alla luce di quella legge nazionale, legge cornice, legge quadro che sarà, e soprattutto di quella che potrà diventare una certa esperienza.
L'idea comprensoriale è un'idea che ha immediatamente preso tutti e ci tiene come ci tiene l'idea europea e in definitiva, quando si tratta di arrivare al momento conclusivo, abbiamo delle grosse difficoltà.
Certo non è il fatto comprensoriale un quarto di Governo, ma non sappiamo neanche se sia un ente territoriale. Certo non dovrebbe avere una sua personalità giuridica, può considerarsi come organo della Regione per compiere degli atti che sono delegati, o forse meglio, nel complesso di queste varie ipotesi che si vengono facendo dagli studiosi, ma anche signor Presidente dell'assemblea, dagli organismi che hanno la responsabilità della creazione di questi comprensori, forse organo dei Comuni che sono compresi in quella delimitazione circoscrizionale che ha tanta importanza proprio per questa ragione e che è di competenza specifica nostra.
Io sono infinitamente rispettoso delle autonomie locali, ma sono altrettanto rispettoso di quelle che sono le funzioni istituzionali che spettano e competono al Consiglio regionale e alla Regione. La circoscrizione, in definitiva, che uscirà oggi, è quella che attraverso alle consultazioni e stata ritenuta la migliore o la meno peggiore se si vuole, ma l'atto della delimitazione della circoscrizione è atto del Consiglio regionale e pertanto c'e la responsabilità del Consiglio regionale sul funzionamento futuro in un modo o in un altro, ottimale o meno ottimale.
Queste dichiarazioni di carattere generale, molto sintetiche, ho ritenuto di farle perché desideravo sgravare anzitutto la mia coscienza di persona che ha avuto una certa responsabilità nella presentazione della legge approvata nell'aprile dell'anno scorso, ma anche di uomo che continua a vivere la vita in termini pratici e concreti, per arrivare ad un motivo mio personale intimo di grossa perplessità e vorrei dire di contrasto, che non mi impedirà per disciplina di partito, per opportunità anche pratica di risolvere il problema intanto come momento di prova che deve essere fatto un dissenso vivo a quella che è la determinazione che si prende oggi aggregando al comprensorio torinese tutta la parte di quel Canavese occidentale che molto meglio, ad avviso mio, per la lunga esperienza conoscitiva di quei problemi (sono praticamente in politica dal 1920, cioè dalla fondazione del Partito Popolare) e per la conoscenza che ho di quelle terre. Pensare a Ceresole Reale interrotto ancora quest'anno dalla neve nonostante tutti gli accorgimenti che sono stati presi per scendere fino a Torino, pensare alle zone del Cuorgnatese, del Pontese, del Castellamontese che diventano un comprensorio aggregato a Torino già di per sé elefantiaco è cosa che mi dà una grossa preoccupazione per quella che potrà essere nel tempo la realizzazione concreta. Io non vado contro quella che è la manifestazione di volontà dei singoli Comuni i quali hanno tenuto conto delle espressioni di maggioranza e delle espressioni di minoranza, i quali ad un certo momento hanno trascinato Comuni che si erano espressi in termini diversi per conglobarli in quest'area torinese, chiedendo pero questo mi pare di avere in sede di Commissione sentito più di una volta se non vado errato, Assessore Simonelli, che si pensi ad una subarea di questa parte del Canavese nel comprensorio torinese.
Chiedo a me (e soltanto perché sia negli atti scritto, che un canavesano ha prospettato questo problema all'esame del Consiglio regionale pur non facendone motivo né di battaglia, né di proposta, né di richiesta) se meglio non sarebbe stato fare il comprensorio canavesano con due zone l'una gravitante su Ivrea, così com'era logico e naturale, l'altra gravitante su uno dei centri che costituiscono il momento di polo di attrazione particolare del Canavese occidentale: Cuorgne, Pont Castellamonte, Rivarolo, quello che si poteva meglio scegliere tra di loro.
Fatta questa mia dichiarazione alla quale non ho voluto rinunciare, e fatta con tutto il rispetto della liberta di esprimere le opinioni che ciascuno di noi porta anche in relazione a sollecitazioni che, sia pure da parte di minoranze di quella zona, sono state fatte, desidero prendere atto e dare atto che il comprensorio di Ivrea, così com'é stato delimitato soddisfa perché comprende esattamente tre Comunità nella loro integrità: la Valle Sacra con sei Comuni, la Val Chiusella con 12 Comuni, la Bassa Valle della Dora Baltea con 7 Comuni ed altri 50 Comuni che sono estranei alle Comunità montane.
L'avere omogeneamente raccolto nel comprensorio la realtà istituzionale della Comunità montana: ecco la differenza grossa tra il comprensorio e la Comunità montana, la Comunità montana già istituzionalizzata, già con delle funzioni, con dei compiti specifici e precisi, il comprensorio in attesa ancora di avere una sua qualificazione anche di carattere giuridico ed amministrativo e quindi un riempimento assoluto di quelle che saranno le sue competenze, al di là di quelle programmatorie, sulle quali ci siamo fermati per fare la legge limitata a quelle, ma che ad un certo momento ecco perché il problema diventa veramente grande - potrebbero diventare il nuovo momento intermedio modificandosi la struttura delle Province sopprimendole o dando alle Province le funzioni di capi comprensori e pertanto creando quella nuova realtà che deve essere sancita da legge nazionale, con la riforma addirittura della carta costituzionale poiché è nella carta costituzionale che sono indicate queste nostre divisioni.
Di questo prendo atto con soddisfazione, come prendo atto con soddisfazione dell'inglobamento nelle Comunità montane del Comune di Sestriere e di un altro Comune che era prima enucleato.
Vorrei concludere dicendo che questi comprensori, cosi come sorgono debbono assolutamente tenere in conto quelle che sono le realtà delle Comunità montane. Non so se l'Assessore Simonelli sia stato al congresso di Firenze dell'Unione dei Comuni degli enti montani, se abbia avuto modo di fermarsi sufficientemente, certo avrà avuto gli atti e comunque avrà letto con il vivissimo interesse con cui io ascoltai, la relazione fatta da un suo compagno di partito, Vicepresidente dell'Unione dei Comuni montani l'on. Libero della Briotta, sulla posizione istituzionale delle Comunità montane nell'assetto degli enti locali, con un grosso discorso rivolto appunto a quella che sta per diventare la realtà comprensoriale. Facciamo molta attenzione, forse abbiamo commesso degli errori.
E concludo. Un poco tutti, quando si sono delimitate le Comunità montane, non si è avuto forse il coraggio di dire più schiettamente quello che era il pensiero intimo: se ne facevano troppe e pertanto si creava già un motivo di dissonanza e di poca capacità funzionale.



(Il Presidente della Giunta, Viglione, interrompe)



OBERTO Gianni

Amici, eravate con noi in Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Al momento in cui si è votato, no.



BERTI Antonio

E' sempre un merito riconoscere i propri errori e lei lo sta facendo, a differenza di altri suoi colleghi.



OBERTO Gianni

Ma questo lo abbiamo sempre detto e lo diciamo adesso, nel momento in cui si creano i comprensori, proprio per evitare che si debbano riconoscere soltanto degli errori fatti dopo. Certamente, si è riparato a quegli errori che possono essere stati fatti chiedendo ed insistendo che le varie Comunità montane siano intese in un unico comprensorio. Io poi sono tra quelli che gli errori che faccio (anche perché non avrei nessuna vocazione a finire così com'é finito quello che non sbagliava mai, a Piazzale Loreto) lo dico molto chiaramente gli errori che io ed altri commettiamo vogliamo correggerli, ma correggerli in una dialettica serrata, limpida, sincera schietta e senza secondi fini.
Nello stesso momento in cui si votavano le Comunità montane così frantumate, cosi frazionate, il Presidente era di opinione diversa, il Presidente era uno, l'ha manifestato, l'ha detto mentre si faceva la discussione, non l'ha tenuto nascosto, ma si è dovuto adeguare evidentemente a quelle che sono...



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Ma lei non era Presidente a quell'epoca.



OBERTO Gianni

Quando abbiamo discusso i problemi dei diversi frazionamenti delle Comunità montane, io facevo parte della Commissione e del Consiglio e abbiamo detto, per disciplina...



BERTI Antonio

E' quando ci siamo trovati di fronte alle delibere di tutti i Comuni fatte su iniziativa della Giunta, all'insaputa di tutti, a proposito di metodo!



OBERTO Gianni

Io non parlavo di metodo, adesso.



BERTI Antonio

No, no, ha fatto bene a ricordarlo per qualcuno dei suoi colleghi che si lamenta che adesso la Giunta avrebbe sbagliato metodo.



OBERTO Gianni

Io non ho parlato di metodo, ma se dovessi però esprimere il mio giudizio ritengo di dire sì che ha sbagliato metodo, quindi vede che la rimbalzo immediatamente.



BERTI Antonio

Doveva fare come volevate voi nell'aprile, non consultare nessuno allora si ha sbagliato consultando tutti.



OBERTO Gianni

Nell'aprile non abbiamo detto che non volevamo consultare nessuno.
Consigliere Berti, c'era pendente davanti alla Commissione una proposta di legge relativa alle Comunità del Gruppo comunista.



BERTI Antonio

Parlavo dei comprensori, non delle Comunità montane.



OBERTO Gianni

Allora è un altro discorso.
Però sinceramente ripeto, e chiedo che se ne dia atto a verbale in termini precisi, questo inglobamento nel comprensorio di Torino nel Canavese occidentale costituisce ad un certo momento un grosso fatto rischioso; altra cosa è studiare a tavolino IRES, non IRES, istituto di grande valore, altra cosa è conoscere sul terreno quelle che sono le realtà precise e concrete come quella di un Canavese occidentale; e anche qui i torti li abbiamo riconosciuti, Alberton, i torti del capoluogo di Ivrea che non ha avuto nei 30/40/50 anni passati una sufficiente capacità di captazione di quelli che erano gli interessi di tutta la parte Canavesana cosa che invece ha fatto Biella e ha fatto magnificamente, riuscendo a conglobarli tutti insieme.
Comunque la mia presa di posizione era quella di richiamo all'essenzialità e alla natura del comprensorio, all'esigenza che le Comunità montane abbiano la loro autonomia e la loro vita come enti istituzionali e della deplorazione, che resta allo stato di deplorazione personale, dell'avere inglobato nel comprensorio di Torino anche la parte occidentale del Canadese.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la professoressa Soldano, ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo di dover anzitutto esprimere la mia adesione a quanto hanno esposto altri Consiglieri dei Gruppi di opposizione, ed in modo particolare a quanto ha egregiamente illustrato il collega Martini a nome del Gruppo della D.C. Devo pero aggiungere alcune precisazioni, per quanto mi concerne personalmente.
Prendo atto della disponibilità manifestata a nome della Giunta dall'Assessore Simonelli circa l'accoglimento delle richieste avanzate da alcuni Comuni della Provincia di Cuneo, quali Faule, Polonghera, Racconigi Casalgrasso, Ceresole, Sommariva Bosco. Mi sia tuttavia lecito esprimere qualche riserva su quanto l'Assessore ha dichiarato in riferimento a tre Comuni, e precisamente Benevagienna, Sant'Albano Stura e Trinità, che dovrebbero essere aggregati al comprensorio di Saluzzo, Savigliano, Fossano mentre a livello di decisioni da parte delle amministrazioni comunali si sono espressi rispettivamente: Benevagienna, maggioranza e minoranza, a favore dell'aggregazione al comprensorio di Mondovì; Sant'Albano Stura e Trinità, maggioranza a favore del comprensorio di Mondovì, minoranza a favore del comprensorio di Saluzzo, Savigliano, Fossano.
Avevo già espresso, al riguardo, le mie preoccupazioni in occasione della consultazione. In realtà, avevo partecipato a tale consultazione proprio per apprendere dalla viva voce dei protagonisti quello che doveva essere il risultato di un'indagine seria compiuta in loco, a cura delle singole Amministrazioni comunali, Orbene, se vogliamo esprimere un giudizio obiettivo e sintetico, dobbiamo riconoscere che in quella consultazione non ha prevalso tanto, per cos dire, una visione campanilistica, o il riemergere di antiche fazioni, di antiche rivalità; mi sembra piuttosto che essa ci abbia fornito gli elementi per una valutazione seria ed approfondita di problemi reali esistenti nel tessuto connettivo di quelle comunità. Mi riferisco in particolar modo ai problemi dell'agricoltura, con legami indubbiamente interessanti e difficili da districare con i grossi problemi dell'irrigazione Pertanto, più che di continuità territoriale, di cui ha parlato, mi pare, l'Assessore Simonelli, mettendo in evidenza il confine con Fossano, direi che questi argomenti costituiscono momenti di tipo socio-ambientale e strettamente territoriale, che evidenziano la connessione tra questa zona e l'area di Carrù-Magliano, strettamente confinante con la medesima e che fa parte del comprensorio da Mondovì.
Devo aggiungere ancora un altro richiamo. Il 21 febbraio scorso, a Mondovì, a cura del Centro per la pianificazione territoriale e lo sviluppo dell'area monregalese, individuato dalla sigla CEM - che da alcuni anni va operando, possiamo dire a livello comprensoriale, proprio per lo studio l'approfondimento ed eventuali successive proposte da portare avanti in sede comprensoriale, per la soluzione di problemi di tipo socio-economico fu approfondito il problema relativo alla proposta di area industriale attrezzata che la Giunta dovrà esaminare a breve termine. Ora, da quel convegno, con la partecipazione di tutte le Amministrazioni e di tutte le forze socio-economiche interessate, ivi compresi i partiti politici, sono emerse nella sostanza, mi pare, due possibilità: o la proposta di un'unica area industriale attrezzata, o eventualmente la proposta di due nuclei, per l'industrializzazione e conseguente attrezzatura. Siamo evidentemente in fase di studio: la Giunta, pero, tramite l'Assessore Simonelli, mi pare non si sia dimostrata contraria, almeno in quella occasione, ad esaminare l'eventualità della suddivisione in due nuclei della suddetta area. Se si dovesse affrontare questa suddivisione in due nuclei, io ho il dovere di precisare che uno dei due nuclei potrebbe essere proprio individuato nella zona di Carrù-Magliano. Pertanto, in questa situazione, i tre Comuni di Benevagienna, Sant'Albano Stura e Trinità graviterebbero naturalmente ancora una volta, su questa stessa zona.
Non dico che si debba giungere ad una soluzione definitiva, qualora la Giunta volesse riconsiderare il problema Come già mi sono permessa di evidenziare in sede di consultazione, io chiedo ancora una volta che si consideri la soluzione del problema anche soltanto in via transitoria. Se è vero, come è vero, che inizialmente dovrà essere trovato un unico capoluogo a livello comprensoriale, rinviando ad epoca successiva l'istituzione di aree subcomprensoriali e di conseguenza la ricerca dei poli relativi (e in questo caso, evidentemente, ripeto, la priorità è: Saluzzo a livello di capoluogo di comprensorio, Savigliano e Fossano successivamente, a livello di aree subcomprensoriali; comunque sono ipotesi), teniamo provvisoriamente il discorso aperto; lasciamo che per ora queste comunità, che si sono espresse a livello di organi liberamente ed autonomamente deliberanti continuino a far parte di quel comprensorio naturale di cui hanno fatto parte finora. Se saranno necessarie delle correzioni, vi si addivenga pure ma in un momento successivo. Frattanto, sarà stato possibile approfondire a livello locale, con tutta la popolazione, e non soltanto con qualche esponente, i vari problemi. O noi crediamo, cioè, nella partecipazione come presa di coscienza a livello di base da parte di tutti i cittadini, ed allora ne faremo effettivamente uno strumento valido per costruire un nuovo assetto non soltanto socio-economico ma autenticamente civile nel nostro mondo; o noi non crediamo in questo tipo di partecipazione, cioè non diamo fiducia a quanto emerge dalla base popolare delle nostre zone, ed allora si potrà addivenire ad una decisione di vertice che, forse perfetta da un punto di vista strettamente tecnico, a livello esclusivamente di studio teorico, non avrà pero l'aggancio nella adesione umana e sincera di coloro che son gli autentici protagonisti della nostra civiltà, della nostra società piemontese.
Ho ritenuto di dover precisare tutto questo di fronte al Consiglio per uno sforzo sincero d'interpretazione di quanto, a livello personale, ho voluto e potuto cogliere proprio in occasione della consultazione dei rappresentanti di quelle tre comunità. Affido queste mie argomentazioni quindi, alla comprensione della Giunta e, in particolar modo, a quell'impegno di studio che ritengo doveroso rilevare in ispecie nell'Assessore Simonelli, affinché siano nuovamente esaminate e valutate.
In fondo, non costa nulla dare fiducia a certe richieste, tanto più che non si giunge ad una definizione del problema in senso assoluto. Se fra qualche anno sarà possibile una verifica, venga pure questa verifica, ma su dati concreti e soprattutto sull'acquisizione di elementi nuovi e sulla base delle conclusioni a cui oggi responsabilmente, per certi problemi, sono stati chiamati proprio gli esponenti di quelle stesse comunità. Grazie.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Prendo la parola a nome del Gruppo comunista per esprimere il pieno consenso e la totale approvazione alla delibera della Giunta ed alla relazione che l'Assessore Simonelli ha svolto questa mattina. Vorrei motivare questo consenso e questa approvazione sulla base degli argomenti che sono emersi dal dibattito questa mattina, dato che la collocazione del mio intervento mi permette appunto, dando alcune risposte, di riprendere i temi sui quali in chiave critica si è maggiormente insistito.
Mi pare che sia stata qui fatta, in alcuni interventi, una contrapposizione molto schematica, e direi un po' viziata, anche sotto il profilo logico, tra un concetto di autonomia dei Comuni, che la Giunta non avrebbe interamente rispettato, e un concetto di programmazione d'indirizzo programmatorio, che la Giunta ha sotteso alla sua delibera.
Secondo me, in tutta sincerità, questo argomento, nella sua schematicità nella sua meccanicità, cosi come è stato proposto, ha in sé - non me ne voglia chi l'ha proposto - degli elementi di strumentalizzazione. Come si può infatti parlare di negazione dell'autonomia davanti ad una realtà numerica incontrovertibile - rilevata nell'intervento del Consigliere Cardinali, ma anche in altri, per esempio del Consigliere Rossotto - per cui su 1209 Comuni solo un'ottantina hanno ritenuto di dover dare indicazioni diverse da quelle della Giunta? Ebbene, su questa ottantina la Giunta ha ristretto a 23 i casi di suo dissenso, che poi mi pare si riducano ulteriormente, secondo la relazione odierna dell'Assessore Simonelli, in cui è stata dimostrata larga disponibilità su altre questioni ancora. E' un argomento - forza, questo, che d'altra parte, a mio avviso non avrebbe bisogno di questa conferma, cioè che la Giunta e questa maggioranza s'ispirino al principio di privilegio e di esaltazione dell'autonomia: anche in questo caso è dimostrato che l'autonomia è stata ampiamente riconosciuta, con la disponibilità della Giunta ad accogliere richieste di modifica, come ha detto stamane l'Assessore Simonelli, in quei casi in cui vi sono margini d'incertezza, di dubbio, anche se la Giunta riterrebbe più corretto mantenere la delibera originaria.
Questo è il discorso vero da fare sull'autonomia. Mi pare che sia veramente sbagliato proporre uno schematismo che, ripeto, è meccanico, fra autonomia dei Comuni e presunta volontà dirigistica e verticistica della Giunta: in tal modo si vorrebbe dar corpo ad una finzione retorico polemica, configurando il Consiglio regionale diviso fra paladini dell'autonomia e contrari all'autonomia. A parte la difficile sostenibilità di una simile affermazione nei confronti di questa maggioranza, mi pare che questa finzione resti tale, non poggi certo su argomenti reali e non si collochi assolutamente nella comprensione del processo che ha portato a questa delibera. Quindi, non contrasto all'autonomia, ma disponibilità massima a riconoscere le corrette istanze autonomistiche dei Comuni.
Il Consigliere Oberto, che mi è parso, come sempre, animato da apprezzabile senso di responsabilità, e di equilibrio ispirato ad una visione, se vogliamo, forse non perfettamente in carattere con queste discussioni, che sono discussioni di confini, ha detto: sta bene l'autonomia, però non diminuisce la responsabilità della Giunta, del Consiglio regionale, dell'istituto Regione nel definire una sua politica di piano, una sua politica programmatoria. Proprio questo è il motivo spiegato d'altra parte con la massima chiarezza dall'Assessore Simonelli che ha portato ad accogliere la stragrande maggioranza di quelle istanze fatta eccezione per alcune che costituivano punti nodali, punti fo suscettibili di mettere in discussione addirittura l'intero sistema l'intere modello programmatorie delle aree, obiettivo che questa Giunta, ma anche quella che l'ha preceduta, che questo Consiglio, ma anche quello che l'ha preceduto, si son dati.
Di fronte a questo argomento, come si può - lo dico richiamandomi al senso di responsabilità presente in questo Consiglio ed emerso in alcuni degli interventi svolti questa mattina, ed anche prima, in Commissione contrapporre a tutti i costi, schematicamente, una presunta autonomia formale dei Comuni alla realtà di un modello complessivo che ha ispirato il Consiglio regionale prima ed ora alla definizione dei comprensori? Certo non sarò io a sostenere, e nessuno potrebbe farlo, che ci troviamo di fronte ad un disegno perfetto, immodificabile, immutabile_ Ma certo D'altra parte, i pochi, anzi pochissimi casi di divergenza, data la disponibilità mostrata dalla Giunta, presentano tutti margini d'incertezza, di dubbio. Vi pare che valga la pena - questo mi pare un argomento logico, che vada anche recepito soprattutto da parte dell'opposizione, almeno di chi è intervenuto in una certa direzione - mettere in discussione un disegno complessivo per una incertezza di collocazione, presunta o reale che sia, di alcune zone di confine? Perché è questo il discorso che faceva questa mattina Gandolfi e che non è stato ancora ripreso, ma che l'altro giorno con lucidità e notevole completezza aveva sviluppato in Commissione il Consigliere Bianchi. Pero mi chiedo e chiedo a tutti voi il discorso che è stato fatto sul contraddire un certo indirizzo che la Giunta si è data sulla base dello studio dell'IRES è un discorso che regge, mettendo in discussione tutto perché di questo poi si tratta - cioè un tipo di indirizzo, un tipo di scelta programmatoria socio-economica di fondo, per alcune aree di confine in merito alle quali abbiamo delle incertezze? Io posso anche capire che ci siano queste incertezze, e posso anche capire la suggestione del discorso fatto da Gandolfi e fatto da Bianchi l'altro giorno, ripeto, con estrema lucidità. Pero, non dobbiamo tramutare una suggestione possibile in una decisione che porta a conseguenze del tutto opposte, cioè la messa in discussione di un indirizzo che per la stragrande maggioranza numerica dei Comuni, e direi anche proprio nel suo indirizzo fondamentale, si è dimostrato quello valido.
E qui entro nel merito, rispondendo al Consigliere Gandolfi, che ha sviluppato in particolare questo aspetto. Non potrò ovviamente che ribadire, sia pure molto concisamente, le prese di posizione che già avevo espresso in Commissione. Si fa un discorso giusto di obiettivo di decentramento produttivo, di decongestionamento, ma si cala questo discorso e qui mi sembra stia un po' il difetto logico - in un problema di delimitazione più ridotta del comprensorio torinese rispetto ai comprensori, per esempio, di Pinerolo, o di Vercelli, o di Saluzzo. Qui c'è un salto. Perché io sono d'accordo, e lo siamo tutti, che l'obiettivo che ci proponiamo è quello del decentramento, della decongestione del polo urbano, della grande conurbazione urbana. Ma sono anch'io pienamente consapevole che i processi reali con cui occorre fare i conti in quest'area sono i processi reali che partono da Torino, e non possono, secondo me almeno in questa prima fase, in una fase iniziale, essere risolti attraverso un escamotage, per esempio quello di fare dei confini più ridotti per dire: il comprensorio sia più limitato, così cominciamo ad avviare il decentramento, Questa non mi sembra una argomentazione di tipo socioeconomico abbastanza valida, anche se certamente ha una sua suggestione.
Il vero problema che ci sta davanti, e che starà davanti soprattutto ai comprensori, è quello di determinare una politica di decentramento all'interno dell'area più congestionata, cioè quella torinese. Quindi questa azione la deve svolgere anche Torino. Non possiamo, cioè, vedere il comprensorio ridotto, tagliando fuori Piossasco, che ha a che fare con Torino, tagliando fuori Crescentino, che ha a che fare con Torino, per dire: questi problemi, allora, possono essere risolti così, facendo dei confini diversi; li risolverà Vercelli, li risolverà Pinerolo, E' Torino stessa che deve darsi, insieme a questi altri Comuni, una politica di decentramento; cioè, agiamo anche sui problemi di Torino, attraverso questo tipo d'impostazione, ed è, in fondo, quello che ci proponiamo decongestionare la prima e la seconda cintura di Torino.
E' stata fatta una obiezione - mi riallaccio sempre ai discorsi di Gandolfi - e qui non l'ho ancora sentita riportare -: ma i comprensori non hanno dei confini statuali, c'è una politica di piano regionale, c'è una politica tra i comprensori. Questo è indubbiamente un argomento valido.
Pero, in questa prima fase mi pare importante che misuriamo la programmazione dei comprensori sui problemi reali e più gravi che li toccano. Mi limito a parlare di una realtà che conosco, quella di Piossasco, che mi sembra un esempio abbastanza probante: a Piossasco la gente se ha dei problemi di riequilibrio, e quindi di diversa condizione di vita ecc., deve fare i conti quotidianamente con la realtà torinese. E' un argomento che non può essere disatteso. Noi pensiamo: sì, è vero, ci saranno i rapporti tra i comprensori, il piano regionale; ma è pur vero che nel mettere in piedi questa politica, che poi è un processo di programmazione, non dimentichiamolo, gli amministratori di Piossasco, la popolazione di Piossasco, dovranno fare i conti anzitutto con alcuni problemi grossi ed ingombranti, quali quelli dei trasporti, delle aree industriali, dell'inquinamento, che vanno risolti con Torino. Mi pare che questo richiamo realistico possa in un certo senso essere una risposta adeguata alla suggestione che pure l'impostazione di Gandolfi oggi e di Bianchi in Commissione, e mi pare anche di Picco e di Alberton in altri casi, aveva creato.
Se però questo è vero, e se quindi questa argomentazione ha una sua logica, io ritengo che dobbiamo arrivare anche ad una conclusione tenendo conto innanzitutto dei punti fermi che sono emersi oggi.
Innanzitutto, è risultato evidente, e bisogna darne atto, la grande disponibilità della Giunta, segno di una volontà ben precisa di privilegiare l'autonomia comunale. La Giunta ritiene di dover tener fermo il suo iniziale proposito solo nei casi in cui veramente si provocherebbe altrimenti uno sconvolgimento non solo in quelle aree ma nel modello complessivo, perché si creerebbe una condizione di anomalia rispetto ad un disegno generale. In secondo luogo, le Comunità montane dovranno conformarsi ai comprensori. Le Comunità montane, alle quali ha fatto riferimento in modo molto diffuso il Consigliere Oberto, sono indubbiamente delle realtà istituzionali importanti, lo dico con particolare convinzione in quanto ho personalmente operato nelle Comunità montane, direi anzi che provengo dalle Comunità montane. Però, la suddivisione del territorio piemontese in ben 44 Comunità montane ha portato a delle anomalie, anche a delle finzioni territoriali di cui un esempio evidente è il caso di quella comunità un po' di risulta che è stata la Comunità pedemontana del Pinerolese. Ebbene, io dico, e penso che sia il primo degli impegni che prenderanno i loro stessi amministratori, le Comunità montane dovranno conformarsi ai comprensori, e non viceversa, perché queste sono le realtà socio-programmatorie: caso mai, se ci sono stati degli errori nella delimitazione delle comunità montane, saranno quei confini a dover essere meglio definiti, e non dovrà essere invece il discorso delle Comunità montane come sono oggi, di cui alcune per generale ammissione sbagliate ad invalidare il discorso sui comprensori.
Consentitemi ancora un'ultima considerazione di carattere molto generale Ritengo di dover dare atto a molti di coloro che sono intervenuti oggi della responsabilità, anche, direi, del taglio "progressivo" evidente nei loro interventi. Non mi pare però che si possa chiudere questa discussione senza porci di fronte ad un problema che è anche politico: la definizione dei comprensori. Tutti riconosciamo la necessità e l'urgenza che i comprensori partano, non solo, ma che partano bene, che partano con il carico dei compiti che devono svolgere, e anche con la volontà di portare avanti questa programmazione a livello più locale rispetto alla Regione. Tutte le forze politiche giocano su questo punto molte delle loro carte. I richiami che ci sono stati qui nei dibattiti - non solo quello sull'urbanistica, anche altri - hanno sempre avuto come riferimento i comprensori.
Ebbene, io credo che sarebbe un grave errore se oggi, per questioni marginali - perché si tratta di questioni marginali, e numericamente e secondo me, anche strutturalmente -, noi dovessimo assumere posizioni di divisione. Perché qui, in Consiglio regionale, si può benissimo esprimere perplessità, riserve - e le parti le hanno espresse - su una certa suddivisione: è pero importante che ci presentiamo alla Comunità dimostrando volontà unanime di dar vita ai comprensori e, certo, di svolgere anche quel lavoro di approfondimento che richiamava Gandolfi.
Presentarci unitariamente in che senso? Nel senso che spacchiamo in maniera artificiosa, schematica e strumentale questo Consiglio in difensori presunti di una autonomia dei Comuni e altri invece che non la vorrebbero riconoscere. Perché la realtà, e lo sappiamo tutti profondamente, non è questa: la realtà è che ci siamo dati un indirizzo di programmazione determinato. Un indirizzo che dovrà essere verificato certamente attraverso l'esperienza: e noi siamo i primi a demandare a quel momento ogni approfondimento, (Ricordo che con lo strumento delle subaree, dei subcomprensori c'è gia insito nel meccanismo della legge un importante correttivo che proprio in certe zone può essere utilizzato).
La gran massa di risposte positive venute dai Comuni, l'amplissima disponibilità mostrata dalla Giunta, anche a rischio di alcuni margini di errore nell'originale disegno programmatorio, deve indurre tutto il Consiglio (lasciando che sia il contesto del dibattito a riflettere le diversità di opinioni manifestate da alcuni) ad un voto unitario, perch solo in questa maniera anche la comunità piemontese sarà in grado di comprendere profondamente che vogliamo in maniera unitaria fare i comprensori, in quanto in essi vediamo un indirizzo fondamentale della politica regionale, e che non facciamo di quest' aula palestra di risonanza di preoccupazioni municipalistiche, provincialistiche, alle quali ritengo non debbano essere assolutamente riservate né tutela ne paternità da parte di questo consesso.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Chiabrando, Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro

Mentre l'Assessore Simonelli illustrava questo provvedimento a me veniva in mente il giochetto delle ciliege: chi ne prende una manciata se ne trova moltissime altre, attaccate insieme. Simonelli diceva come Crescentino sia collegato con Chivasso e Torino, come le zone di Racconigi Caramagna ecc gravitino su Carmagnola, come None, Volvera, Piossasco ecc gravitino su Torino. Se andassimo su questa logica, del collegamento di un comune con un altro, finiremmo molto lontano, non dico fino a Roma, perch dovremmo restare comunque entro i limiti della Regione, comunque scivoleremmo verso una soluzione che si sta profilando, quella di creare per esempio per quanto riguarda Torino, non un comprensorio ma un megacomprensorio, con conseguenza di minicomprensori attorno a questo molto grande, determinando così uno squilibrio - tale almeno io lo ritengo - tra i comprensori...



BERTI Antonio

Ma quando l'ha proposto, sei mesi fa, la Giunta della quale facevi parte, non la pensavi così? In aprile l'avevate proposto voi in questi termini.



CHIABRANDO Mauro

Ma non erano delimitati i comprensori, Berti!



BERTI Antonio

Anche la demagogia ha un limite che non si può superare, perbacco!



CHIABRANDO Mauro

Non credo proprio di fare della demagogia, ma di parlare pacatamente come molti colleghi hanno fatto prima di me, questa mattina.



BERTI Antonio

Il megacomprensorio l'avete proposto voi in aprile, e se se ne discute oggi è soltanto perché noi comunisti abbiamo chiesto e ottenuto l'emendamento.



CHIABRANDO Mauro

Questo non è vero. Ad aprile non sono stati definiti i comprensori, e solo oggi siamo in questa fase di discussione.



BERTI Antonio

Ma nella legge è scritto: "La Regione assume la suddivisione proposta dall'Ires". E' vero o no?



CHIABRANDO Mauro

D'accordo.



BERTI Antonio

E allora chi l'ha proposto: tu che eri in Giunta o io?



CHIABRANDO Mauro

Questo non contrasta con quanto sto dicendo. E' un'altra cosa.



BERTI Antonio

Il discorso che stai facendo tu non c'entra con quello che sto dicendo io.



PICCO Giovanni

Non si può fare un discorso di questo tipo. La nostra proposta di legge aveva le stesse perimetrazioni. E' vero o no?



BERTI Antonio

Certo, e noi continuiamo a sostenerle oggi, mentre voi siete in contrasto, per pura demagogia.



CHIABRANDO Mauro

Sono spiacente di aver suscitato questa polemica. Io sto parlando di un problema molto marginale rispetto alla sostanza: sto facendo riferimento ad una serie di comuni che si trovano al margine di questo già grande comprensorio, e il cui ulteriore ampliamento sarebbe in contrasto con certi principi, certe esigenze di decentramento, non soltanto, ma di favorire la partecipazione: perché in comprensori più piccoli, che però hanno una maggior possibilità di partecipazione anche della base, penso si possa svolgere meglio quella funzione che è prevista per i comprensori.
Fatta questa premessa, che, a mio avviso almeno, questi collegamenti esterni con il comprensorio di Torino non sono fondati, tocco un altro problema, quello delle Comunità montane, che Bontempi ha portato prima di me. Egli stesso ha riconosciuto che ci sono delle non corrispondenze tra Comunità montane e comprensori. Ora, io mi domando: se certi Comuni - mi pare siano quattro i casi - non possono stare entro la stessa Comunità montana, tanto meno possono stare dentro lo stesso comprensorio; cioè, il motivo per cui devono stare nella stessa Comunità equivale al motivo per cui devono stare nello stesso comprensorio. Perché allora non rimandiamo la verifica di questa corrispondenza comunità-comprensorio ad una fase successiva, senza rompere in questo momento un'unità che è costituita per legge? Perché le Comunità montane sono costituite con legge: noi creiamo un'altra unità, pure costituita con legge, difforme, diversa dalla precedente. Il mio parere sarebbe di far corrispondere per il momento queste entità, con la riserva di rivedere e le Comunità montane e i comprensori. Mi pare che così vorrebbe una logica abbastanza corretta.



BERTI Antonio

Ma anche questo è scritto nella legge: la legge dice che i confini sono rivisti in riferimento al piano di sviluppo economico regionale e ogni cinque anni. Dato che l'appuntamento con il piano è prossimo, ci sarà subito modo di rendersi conto di questa rispondenza.



CHIABRANDO Mauro

Ecco, io mi chiedo: perché non fare la verifica contemporanea delle varie entità, per non creare una sfasatura temporanea? Comunque, la mia è semplicemente una proposta, che ritengo di aver diritto di fare.
Prima di concludere, faccio riferimento anch'io a qualche caso particolare.
Per quanto riguarda il gruppo di Comuni - Piossasco, Cumiana e None di cui si è già tanto discusso, ci sono molti elementi che non giocano a favore di un'inclusione nel comprensorio Torino. Intanto, il pendolarismo Il pendolarismo verso None, verso Piossasco, verso Cumiana, proviene dalle valli del Pinerolese, non da Torino, quindi un collegamento dei trasporti ha una logica con Pinerolo e non con Torino, a parte poi le gia sancite entità, come le Comunità montane - l'ho detto prima - perché Piossasco fa parte di una Comunità montana, come Cumiana, e di Pinerolo, a parte l'unità sanitaria locale.
Al Capogruppo Berti faccio notare che correttamente la proposta di ripartizione delle unità sanitarie locali prevede che Piossasco e Cumiana facciano capo a Pinerolo, proprio perché fanno parte della Comunità montana di Pinerolo; e questo è la Giunta che lo dice, non è Chiabrando, non sono i Gruppi di minoranza, e mi pare con una certa logica Quindi, io dico: l'unità sanitaria locale, la Comunità montana, il Circondario, anche questo costituito con legge, sono tutte entità che comprendono Cumiana, None Piossasco in Pinerolo. Anche l'ulteriore entità, il comprensorio, a mio avviso, dovrebbe pertanto per il momento - non voglio dare sentenze definitive - corrispondere a queste entità. Dopo di che saremo liberi, fra un mese, fra sei mesi, quando vorremo, di modificare: ma allora rimedieremo alla Comunità, al comprensorio, all'unità sanitaria locale, anche al Circondario, a tutte queste realtà che oggi sono in questa situazione. Mi pare di fare un discorso di logica, che spero non sia interpretato, come Berti ha mostrato poco fa di interpretarlo, come un discorso demagogico di bassa lega. Sono dati di fatto che io porto all'attenzione del Consiglio perché, se crede, li tenga nella dovuta considerazione. A parte poi ancora tutti gli uffici amministrativi e le volontà espresse dai Comuni, che metto all'ultimo posto perché non voglio sfruttare un aspetto che mi pare sia già stato fin troppo sottolineato.
Questo l'apporto che intendevo dare su questo importante argomento dei comprensori. Concludo dicendo che non posso passare sotto silenzio la battuta che qualcuno ha fatto secondo cui questo progetto è una ripartizione scientifica: mi pare un'affermazione un po' azzardata, tanto più che molti hanno ammesso, Bontempi ancora alla fine, che c'e un grosso margine di elasticità, di discrezionalità in tutta questa questione quindi, parlare di soluzione scientifica mi pare un po' eccessivo. Se accettiamo questa elasticità, questa discrezionalità e questa non perfezione di tanti nostri dati, di tante affermazioni che abbiamo fatto io chiedo: in questa incertezza, in questa fase provvisoria, perché non accettiamo per il momento le situazioni di fatto, rimandando ad una fase successiva la definizione in modo più stabile, più perfetto, dopo aver valutato tutti gli elementi e le realtà locali? La mia è una proposta concreta, ritengo dettata dal buon senso. Invito il Consiglio e la Giunta in particolare a volerne tener conto, rimanendo ovviamente a disposizione per un esame più approfondito in quella fase successiva che ho detto in cui si dovranno far coincidere tutte queste entità, tutte queste realtà nell'interesse generale.



PRESIDENTE

Ho ancora iscritto a parlare il Consigliere Bianchi.
Ne ha facoltà..



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi, noi dobbiamo anzitutto, perché i momenti di vivace confronto e anche di polemica su una questione così importante non sembrino prevalere, confermare che siamo molto compiaciuti e soddisfatti che si giunga alla conclusione di un percorso importante ai fini della costituzione degli organi del comprensorio, "organismi", come sono stati definiti con dubbia terminologia, alla quale mi ero opposto senza però riuscire a far prevalere una diversa dizione, Questo e il fatto di rilevanza politica assolutamente prevalente e assolutamente positivo, da noi desiderato, voluto, sollecitato con iniziative periferiche e all'interno di questo Consiglio.
Ricordo, a me stesso in primo luogo - già l'ha fatto Oberto più efficacemente di quel che non voglia o sappia fare io -, i criteri che ci eravamo sforzati con altri colleghi d'introdurre nella legge costitutiva dei Comprensori. Intanto, assegnare una prima netta distinzione, quasi contrapposizione, dal criterio delle circoscrizioni amministrative, attorno alle quali poi ruotano tanti discorsi, anche se si sono fatti in questi giorni interventi pure degli enti consultati, che queste entità dovevano poter seguire, questo era l'ideale, la mobilità e la dinamica degli sviluppi sociali, degli sviluppi economici, dinamica che è stata invece spesso forzata, violentata da circoscrizioni amministrative calate a suo tempo in modo artificioso su realtà sociali ed umane, e che poi persistendo con il passar del tempo, avevano a loro volta creato delle entità aventi una propria validità storica ma rigida e quindi in continuo superamento e in contrasto anche per le diverse dimensioni che vanno assumendo i problemi.
L'altro problema, sempre irrisolto, che però è corretto dalla fluidità dalla elasticità, dalla dinamica che si vuol dare al Comprensorio, è quello del diverso spazio, della diversa area che viene investita a seconda dei problemi che si esaminano, da quelli dei trasporti a quelli degli infiniti altri servizi, a quello dello sviluppo culturale, delle omogeneità socioculturali e via dicendo.
I Comprensori, quindi, non sono una circoscrizione amministrativa, con questa legge saggiamente vengono creati, in fondo, come uno strumento, un organo della Regione. La Regione, cioè, identifica delle aree, che poi assume come momento di partecipazione e di presenza degli Enti locali e delle popolazioni, per cui insieme c'è una articolazione ed è conservato un principio fortemente unitario nei suoi aspetti di razionalità e di efficienza. In secondo luogo, il Comprensorio - lo dice la legge all'art. 4 è un momento di coordinamento dell'attività degli Enti locali. E allora dobbiamo ricordarci che la presenza degli Enti locali e la omogeneità dei rapporti intersoggettivi tra gli Enti locali non può essere forzata violentata: è una realtà esistente, da prendere in considerazione come momento primario e non secondario ed eventuale nella costituzione dei comprensori.
Altro problema ancora è quello delle aree subcomprensoriali, da definirsi con la collaborazione e la partecipazione degli organi elettivi comprensoriali: un momento di estrema importanza e che con fantasia anticipatrice dobbiamo saperci o rappresentare per tempo per non pregiudicare la costituzione di valide aree subcomprensoriali che saranno poi il momento dove si realizzerà più efficacemente una certa attività non solo di studio e di partecipazione ai fini della programmazione ma operativi ai fini della realizzazione dei programmi.
L'altro criterio, che ha dato luogo poc'anzi ad uno scambio di battute polemiche - a volte, queste sono un modo per scaricarci della tensione che comporta il protrarsi delle discussioni -, è quello che ha visto alcune posizioni di partenza diverse solo sotto il profilo meramente formale, che Berti ha sottolineato, e cioè il problema: consultiamo o non consultiamo i Comuni? E' storico che non era previsto in un certo progetto, inizialmente questo tipo di consultazione: però era stato sempre richiesto, e ricordo di aver condotto personalmente la discussione più volte su questo punto dell'esigenza che non si recepisse la definizione territoriale integralmente, cosi com'era, e si desse uno spazio di tempo per lasciar sviluppare quei processi spontanei di presa di coscienza del significato di Comprensorio e anche quindi di definizione che fosse meno scientifica dal punto di vista delle risultanze, come possiamo dire statistiche e di studio, ma anche rappresentativa di realtà umane, di volontà, di situazioni locali. Di qui le norme transitorie, che sono il frutto da un lato di una convergenza della richiesta partecipativa (ricorderanno, Berti dice: benissimo, facciamoli partecipare, facciamoli deliberare, facciamo si che dicano la loro opinione, tanto sappiamo che alla fin fine i Comuni diranno di si nella stragrande maggioranza dei casi), dall'altro della presupposizione che questo sarebbe egualmente avvenuto, perché, ponendo un termine di sei mesi per giungere a questa definizione, e volendo suscitare un dibattito, è evidente che sull'argomento i protagonisti non avrebbero potuto essere altri che gli Enti locali e le popolazioni.
Adesso la Giunta è fatta segno ad una critica fondata da parte del Consigliere Martini e di altri in ordine alla metodologia seguita, poich tocca a lei ora il ruolo di interlocutrice: probabilmente la stessa critica sarebbe stata rivolta ad una Giunta diversa che si fosse trovata in quei banchi. Perché ci sono delle situazioni, delle condizioni oggettive determinate dalla dialettica stessa, non perché qualcuno pensi che vi siano nell'Esecutivo grave intenzioni di trascurare una metodologia più approfondita nel determinare gli sviluppi di queste realtà e la rappresentazione di queste esigenze.
Nel dibattito fin qui svolto, indubbiamente, nella partecipazione dei Comuni, può non essere stato da tutti recepito interamente, e ciò senza colpa di alcuno, il significato del Comprensorio. Però molti si sono forse già rappresentati una realtà finale in cui il Comprensorio venga ad essere una entità istituzionale, e allora fin da questo momento si preoccupano di una certa rigidità. E io direi che già fin da ora noi dovremmo aver presente che il ruolo della Regione, se ci sarà consentito uno spazio nel dialogo con il Parlamento, con lo Stato, sarà quello d'insistere affinch le norme-coagulo dei principi istitutivi dei comprensori lascino aperta la via ad una forte elasticità di questi nuovi organismi, senza di che si avrebbe soltanto una finta riforma, che riprodurrebbe in breve tempo quelle condizioni di rigidità e di artificiosità che in qualche caso - non per per la provincia di Cuneo, non per altre province - ci troviamo oggi a criticare.
Noi abbiamo assunto, e non ripudiamo, affermati tutti questi principi il concetto che il Comprensorio, quanto ad area di riferimento, prende in considerazione i principi, le indicazioni che, con elaborazione culturale estremamente apprezzabile, l'IRES ha dato. Qui non c'è polemica fra il mio Gruppo e il lavoro di elaborazione culturale, l'offerta di un quadro di riferimento di grande importanza, quale quello che l'IRES ha fatto. Del resto, le conclusioni cui molti sono pervenuti, e che neppure noi disconosciamo, che nella realtà piemontese la discussione si riduca a pochi punti, principalmente due, dei 1209 Comuni, significa che già è stato fatto tutto un lavoro preparatorio di estrema validità e di estrema importanza.
Il dissenso su questi due punti, come vedremo fra poco, a mio avviso verte su questioni, collega Bontempi, sicuramente opinabili.
Visto allora che restano larghi margini di opinabilità, mi sembra abbia parlato con estremo buon senso ed intelligenza il collega Chiabrando con il dire: poiché siamo di fronte a qualcosa che è soggetto ad una dinamica che dovrà consolidarsi nel tempo, partiamo dall'esistente per giungere al modificato, non interrompiamo un certo sviluppo, una certa situazione traumatizzandola con la riserva che si può poi tornare indietro, perch tornare indietro è difficile, è più facile andare avanti con nuove soluzioni, nuove aggregazioni.
Noi accogliamo dunque il criterio fondamentale dell'IRES, che è quello dell'area-programma, ma lo integriamo con i criteri e le valutazioni che abbiamo fatto. Perché il lavoro dell'IRES non è stato fatto in funzione di un momento di identificazione politica che si è concretato nella legge sui comprensori, ma è venuto prima, è un dato oggettivo, è un momento statico rispetto a quello politicamente dinamico che abbiamo messo in moto con la legge sui Comprensori.
Non dobbiamo dunque creare un contrasto che non c'è, dicendo che noi disattendiamo lo studio dell'IRES per la definizione dei Comprensori, in quanto ne disattendiamo le indicazioni culturali: quello studio è anteriore, e risponde a criteri generali di programmazione, ma non a tutti i criteri che noi ci siamo proposti Non si deve quindi vedere nella nostra posizione una critica, una diminuzione, una svalutazione anche dal lavoro che le èquipes dirigenti dell'IRES hanno sviluppato. Il punto di contrasto è che il momento dell'IRES è principalmente quello della programmazione economica, il momento dei Comprensori e anche quello dell'assunzione di un dato culturale esistente, delle realtà socio-culturali esistenti, di una dinamica di aggregazione politica, e di una dialettica di carattere istituzionale da introdurre per raggiungere i migliori risultati che sul piano economico si perseguono. Il punto di dissenso attorno all'area di Torino, non perché si facciano delle accentuazioni adesso in contrasto con quanto si era detto prima: noi siamo sostanzialmente d'accordo sul grosso il disaccordo marginale dal punto di vista quantitativo può avere una rilevanza ed un significato nella prospettiva, nella linea di politica programmatoria che si andrà attuando in prosieguo di tempo.
Sto cercando di svelenire questa discussione - per la verità, non si può dire che sia stata realmente invelenita dai momenti di contrasto, di tutela di posizioni locali fatta tutta, mi sembra, non in funzione di localismi demagogici ma di raccordo con i criteri più ampi che devono presiedere a questa deliberazione.
Siamo dunque di fronte ad un'area, quella torinese, che l'IRES definisce un'area d'influenza, di dominanza, che investe il processo economico di gran parte del Piemonte, tolte Novara e qualche marca di confine del Sud Piemonte, Sono cose che abbiamo gia ripetutamente detto in Commissione, vorranno scusarmi i colleghi che mi hanno già sentito in quella sede sostenere questi concetti, ma io non ho fantasia per modificarli, tanto più che li ritengo di una certa validità, sul che ha avuto l'amabilità di convenire il Consigliere Bontempi, con ci riconoscendo (ed è riconoscimento che accetto di buon grado) che cercavamo di ispirarci ad un criterio politico generale, di dare un contributo costruttivo attraverso il confronto che deve venir fuori da quest'aula in termini non polemici, non di strumentalizzazione.
Ciò nonostante, facciamo non un solo comprensorio ma ne facciamo diversi. Dove si arresta - ecco, secondo me, la ricerca di un criterio l'ambito territoriale di una dominanza cosi esclusiva da non poterla spezzare, e dove inizia un'area di dominanza che diventa sempre più tenue quanto più ci si allontana, e che pur sussiste? Ecco come noi impostiamo il discorso su Crescentino, su Piossasco. Non mi soffermo su Piossasco, dove non sono mai stato per cui rischierei di dire cose inesatte. Noi non contestiamo che a Crescentino ci siano queste influenze, ma diciamo: lì siamo in presenza di un'area di influenza in fieri, in atto di recente, e quindi che è presente insieme ad altri fattori, ad altri momenti di carattere socio-economico non trascurabili, in presenza di fattori culturali aggreganti che possono consentire un'attività comprensoriale di confronto con l'altro comprensorio vicino, evitando di accentuare, lo si voglia o no, una dominanza, un'influenza di carattere assoluto e anche di tipo culturale, di tipo sociale, qual è quella che deriverebbe dall'aggregazione al polo torinese. Si ha un bel dire che, non entrando nel polo torinese, Crescentino e Piossasco rinunciano ad essere presenti laddove si determinano meglio le politiche che li interessano, perch all'interno di una realtà così ampia, con esigenze così pressanti evidentemente le loro voci non potranno che essere molto flebili; invece all'esterno, ma in modo non scollegato, divenendo uno degli elementi necessari di un rapporto di confronto dialettico che già assume ed accetta la dominanza, l'influenza torinese, probabilmente è in condizioni di meglio determinare gli sviluppi e di meglio razionalizzarne le conseguenze.
Per questo, il dato che ci viene dagli amministratori locali viene da noi assunto come rivelatore di un complesso non municipalistico ma di difesa e di volontà di meglio partecipare a quei processi di sviluppo, di riordino, di assetto territoriale che investe in maniera qualche volta scardinante queste aree periferiche all'area più forte torinese.
Tutto il dibattito verte su questo punto, non su altro. E se su questo punto non raggiungiamo un accordo di mediazione, pazienza: la mediazione potrà esser fatta fra sei mesi, fra un anno, agli appuntamenti che avremo su questa materia. In questo non c'é una spaccatura in vista del Consiglio regionale. Noi vorremmo esprimere la nostra posizione in maniera che sia chiara e che sia motivata da chi lo potrà fare meglio di quanto io non lo improvvisi in qualche modo sugli appunti che abbiamo insieme elaborato nel confronto in questi giorni. E potrà essere precisato che noi qui non strumentalizziamo (e quindi le prese di posizione di voto personale, lo dico chiaramente in Consiglio, anche di Consiglieri del mio Gruppo hanno un altro significato sotto questo profilo) l'aspetto specifico di una località: noi ci sforziamo di fare un discorso politicamente finalizzato e motivato nel quadro generale della soluzione di questi problemi, di cui ci sentiamo corresponsabili con tutto il Consiglio.
Quindi, le zone che sono di influenza recente o prossima o futura, se noi le possiamo enucleare o collegare in comprensori nei quali possano poi trovare anche dei riconoscimenti sub-comprensoriali (perché ci sono anche queste realtà), spostando verso Torino alcune - ce ne sarebbero state altre, ma non andiamo a cercare retrospettivamente errori che possono essere comuni - aree marginali, quelle che abbiamo già preso in considerazione, noi indeboliamo definitivamente la prospettiva di sub comprensori che invece avrebbero una consistenza reale ed un'autonomia che non possiamo trascurare.
Non posso non dare atto alla Giunta, pur avendo sostenuto essa, con l'intelligenza dell'Assessore, con la vivacità e la profondità di Bontempi e altri, le proprie tesi (in modo un po' apodittico, per la verità, mi è sembrato: c'é qualche cosa che non ho capito, la difesa di Piossasco e Crescentino; mi sono sembrati due punti sui quali poi si deve discutere, ma in realtà non si discute, non si può discutere perché sono cose ormai acquisite, definite; mentre io non ritengo che dal punto di vista delle indicazioni generali, contrattuali, queste soluzioni siano sottratte all'opinabilità, e se opinabili sono, una soluzione quale quella che noi caldeggiamo non preclude minimamente le modificazioni future, mentre una modificazione quale quella che la Giunta caldeggia, sicuramente, per la presenza di forti, pressanti interessi, influenze eccetera, sicuramente obiettivamente la pregiudica, ed è per questo che secondo me ci sono riflessi condizionati di resistenza da parte delle popolazioni), di avere svolto il suo compito senza assumere posizioni pregiudiziali, con grande apertura, come doveva essere, addivenendo al riconoscimento che laddove l'opinabilità quanto meno era ampia valeva la pena di rendere più vitali i comprensori accogliendo il principio che coloro che saranno destinati a farli funzionare possano farlo sentendosi presi in seria considerazione.
Altri colleghi del mio Gruppo hanno già esaminato singole questioni particolari. Io aggiungerò qualcosa solo per quanto riguarda il Biellese.
Riguardo ai Comuni di Brusnengo, Villa del Bosco, Roasio, Curino, è stato qui riconosciuto che le popolazioni si sono espresse in modo coerente rispetto alla natura territoriale dei loro rispettivi ambiti: sono collocati lungo linee stradali e di comunicazione che li collegano con il Biellese, hanno forme di attività abbastanza omogenee rispetto a quelle che si svolgono in tutta quanta l'area, e in funzione di queste loro condizioni e posizioni sono già stati coinvolti addirittura in un processo di sviluppo attraverso un piano del Biellese che non sarebbe opportuno interrompere posto che lì è già stata identificata addirittura una realtà sub comprensoriale.
In sostanza, noi accogliamo senza drammi le conclusioni, ma vorremmo con lo stesso calore che Bontempi ha posto nella sua perorazione finale pregare la Giunta di voler ancora riesaminare per qualche istante (qui non è impegnato il prestigio dell'Esecutivo: noi non canteremmo certo vittoria per essere riusciti a strappare qualche cosa; noi cerchiamo di dare una definizione corretta; non vogliamo neanche irrigidire le posizioni su un contrasto politico che sarebbe poi difficile comporre) le sue posizioni espresse in termini rigidi, rispetto a Crescentino e Piossasco. In questo modo non si pregiudicherebbe nulla, perché resterebbe aperta la via, a breve scadenza, per soluzioni modificative anche diverse. Se insisterà nelle sue decisioni, dovrà necessariamente scontare il nostro dissenso, che esprimeremo nei modi più corretti e nello stesso tempo più chiari, per lasciare aperta in ogni caso la possibilità di una discussione in prospettiva; perché riteniamo che in ordine alle funzioni, al ruolo del grande comprensorio industriale torinese, intorno al piano territoriale di coordinamento ed alla programmazione, ci saranno molti momenti di ulteriore confronto.
Anche se non dovesse essere accolta, respinta dal voto del Consiglio questa nostra sollecitazione, riteniamo che la richiesta sia valida e che l'averla proposta e sostenuta fino in fondo lasci comunque aperto il discorso per gli altri traguardi e per gli altri appuntamenti che la stessa formulazione legislativa che abbiamo su questo punto fermamente voluto lascia aperti.



PRESIDENTE

Il dibattito generale è concluso. Non ho altri Consiglieri iscritti a parlare. Dò quindi la parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La delibera che stiamo per assumere, relativa alla delimitazione comprensoriale, costituisce un momento molto importante della nostra vita regionale.
Desidero subito sottolineare la straordinarietà del fatto che su 1.209 Comuni quasi 1.200 abbiano trovato una collocazione corrispondente alle esigenze emerse dalla consultazione cui si è fatto richiamo.. Ciò significa che, tutto sommato, si è trovata soluzione idonea quasi per il cento per cento dei Comuni; rimangono insoddisfatti solo alcuni Comuni che costituiscono una frangia ridottissima rispetto al contesto regionale.
Invitiamo tutti i colleghi - già il Capogruppo della Democrazia Cristiana, Bianchi, è stato, come sempre, esatto puntualizzatore della situazione - a non innalzare questi Comuni, tra cui Crescentino e Piossasco, a bandiera di una situazione che peraltro, come già ho detto, ha visto 1.200 Comuni su 1.209 aderire alle linee che oggi sono date dalla Giunta e che sono state espresse qui in Consiglio. D'altronde, bisogna ancora obiettare alle critiche mosse che per oltre 100 Comuni, nel processo formativo della deliberazione, la Giunta ha tenuto conto delle esigenze che si erano manifestate, tal che oggi il problema è ridotto a ben scarse proporzioni.
Per rispondere a qualche Consigliere che ha mosso critiche in questa direzione, il processo partecipativo non si è iniziato soltanto ieri: nello stesso momento in cui veniva preso in considerazione il disegno di legge gia una larga base di consultazione si era mossa. Successivamente, anche la Giunta ha riunito più volte i Comitati comprensoriali, denominati Comitati perché dalle assemblee degli amministratori comprensoriali sono sorti i cosiddetti comitatini, che hanno già maturato in questi mesi una grande esperienza. Cito per tutti, a titolo di esempio, l'esperienza che in questi giorni ha maturato lo stesso comprensorio di Mondovì, che non soltanto ha visto il Comitato eleggere un ristretto numero di amministratori ed anche allargare la sua base politica e sociale. Non è vero, dunque, che in questo lasso di tempo non sia maturata una grande esperienza, una consultazione un'informazione. E d'altronde che la Giunta abbia mantenuto esattamente i suoi tempi ed i suoi propositi lo si può rilevare dalla stessa attribuzione che si è fatta nel contempo delle risorse finanziarie ai Comitati comprensoriali che si erano formati, sconfiggendo in quel modo la teoria che era venuta avanzando che i Comitati non sarebbero stati in grado di gestirli, mentre i Comitati singoli comprensoriali sono stati perfettamente in grado anche di gestire le risorse finanziarie che la Giunta aveva messo a disposizione localmente, quindi dimostrando una grandissima maturità ed una straordinaria esperienza di immediata autogestione.
Dobbiamo dire che la Giunta si sta muovendo anche per quanto riguarda la stessa collocazione degli organi comprensoriali, che assumono un significato di grande importanza, affrontandolo anche da un punto di vista proprio della collocazione edilizia, come già sta avvenendo in città come Mondovì, dove abbiamo chiesto alla Provincia di Cuneo di voler concorrere con noi per il Palazzo Vecchio di Piazza, inserendosi quindi anche in un quadro di rivitalizzazione del centro storico, di incidenza anche nei centri storici, cosi come si sta facendo a Cuneo, così come si sta facendo in altre città, proprio per venire incontro, anche attraverso l'insediamento edilizio dei Comitati e di tutti gli uffici regionali accorpandoli nell'insieme e quindi dando veramente un autentico nuovo significato agli stessi indirizzi di movimento nei centri storici.
Dobbiamo anche dire che oggi si e trattato di zone che possono essere considerate marginali: sono zone che tutti i Consiglieri che sono intervenuti hanno gia reso note, Ma vorremmo anche osservare un'altra cosa.
Spesso, specialmente poi in alcune zone di confine provinciale, vi è stata un'antica attrazione provinciale. Si vedano, per esempio, i casi di Racconigi, di Faule, oppure di Polonghera: qui si può proprio dire che ha inciso molto un'antica tradizione. Se volessimo qui osservare rispetto anche alla problematica non soltanto di questi Comuni, ma di Crescentino e degli altri Comuni, Piossasco e None, rispetto all'obiezione che il Consigliere Bianchi formulava, cioè dell'esistente. Ma l'esistente dà ragione alla tesi dell'inglobamento che è stato proposto dalla Giunta: basterebbe ricordare, vivaddio, cos'e avvenuto nel frattempo a Crescentino cos'è avvenuto nel frattempo nella zona di Rivalta, in quelle zone che sono state investite industrialmente in modo nuovo, Quindi, dal momento in cui si è composta l'area, al momento in cui noi andiamo a determinare dei confini vi è stata una modificazione, non nel senso che è stato indicato qui, ma in senso opposto. Se dovessimo andare in questa direzione per Crescentino e per l'altra parte, ci muoveremmo in senso totalmente opposto cioè l'attrazione è stata fatta in questi anni che sono passati dalla delimitazione dei cosiddetti poli al momento in cui noi andiamo ad assumere questa vicenda.
Né vorrei ancora in questo momento, Consigliere Soldano, prendere decisioni - è pericoloso, molto pericoloso, proprio per quel principio di autonomia e di autogestione anche che noi vogliamo dare ai Comitati comprensoriali - circa i contestati capoluoghi: perché far riferimento in questo momento a Saluzzo o a Savigliano, direi, è pericoloso, se vogliamo riferirci alla volontà delle singole popolazioni, come può essere d'altronde pericoloso andarci a riferire a delle aree industriali che da Mondovì possono accedere sulla zona di Carrù, proprio per quel principio che vogliamo rimettere alle popolazioni locali, per cui dovremmo dire che il Cebano, che pure è importante, che pure è un polo molto significativo potrebbe essere altrettanto investito. Direi che per questa seconda fase avremo modo di riannodare tutto un discorso con le popolazioni locali.
La Giunta, dunque, non si oppone ad un esame immediato e serio delle richieste che sono state presentate nel corso del dibattito. Cosi il rilievo del Consigliere Oberto, per cui ci troviamo di fronte a singolari situazioni in relazione ad alcuni Comuni che stanno al limite del Canavesano. Ma sono stati proprio questi Comuni a chiedere di entrare nell'area torinese. E ci troviamo d'altronde con altri Comuni che pure non l'hanno chiesto che sono inclusi nell'area torinese, quindi vi è una duplicità di situazioni che la Giunta, chiedendo una sospensione al Presidente del Consiglio, accerterà ed affronterà, perché noi riteniamo di fare questo con molta serietà.



OBERTO Gianni

Però, Presidente, io non ho fatto istanze, ho rilevato, per sgravio di mia coscienza; fra dieci anni, quando si toccherà con mano che si è sbagliato...



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Consigliere Oberto, sono andato a verificare subito, per ogni Comune che lei nominava, se i dati corrispondevano.
Quindi, per dare questa risposta e per concludere, rilevando come ormai il problema sia ridotto a pochissime aree, a pochissimi Comuni, la Giunta non rifiuta di affrontarli subito. Però ritiene anche che oggi si debba procedere a questo voto. E' vero anche, e prendo atto anche delle dichiarazioni che sono state rese qui, che ciò non costituisce alcun motivo di rottura su una deliberazione così importante, ma può essere la base, la premessa per ulteriori modificazioni qualora la realtà li ponesse in evidenza.
Per cui, nel dichiarare che non possiamo in alcun modo dilazionare la decisione per questa deliberazione con gli emendamenti che la Giunta si appresta a presentare, la Giunta chiede una breve sospensione, per esaminare le richieste formulate dalle varie parti e poi ripresentarsi immediatamente in aula per la votazione decisiva.



PRESIDENTE

Se non vi sono obiezioni a questa richiesta, del tutto legittima, di una breve sospensione, per concludere operativamente il dibattito, possiamo interrompere la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 13, riprende alle ore 13,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende. Ha la parola l'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

Signori Consiglieri, sulla base del dibattito intervenuto questa mattina, mi pare che siano già state esposte dal Presidente della Giunta le considerazioni di carattere generale che hanno presieduto alle scelte che sono state compiute e che vengono qui proposte al Consiglio. Certo, va dato atto che ciò di cui si è discusso costituisce comunque materia opinabile cioè non è che si sia fatta dell'accademia su questo, si è discusso in ordine a delle delimitazioni territoriali che toccano problemi reali, aree come ricordava da ultimo Bianchi, nelle quali vi e una certa sovrapposizione di influenze da parte di più di un polo di attrazione. Pero mi pare che questo, se rende appunto dignitoso e non pleonastico n arbitrario tutto ciò che si è detto qui, è altra cosa rispetto ad una valutazione più drasticamente negativa sull'insieme del sistema delle aree programma così come individuato dall'Ires e così come assunto non da questa Giunta ma dalla Regione, nella complessità delle forze politiche che la compongono, fin dal primo momento.
E' anche possibile che nei prossimi anni il meccanismo delle aree programma, così come individuato dall'IRES, venga sottoposto a revisione critica ed anche profondamente modificato: io non escludo affatto che si vada verso aggregazioni diverse, in futuro, sulla base dell'esperienza e delle prime realizzazioni del piano regionale di sviluppo- Pero prospettare qui l'ipotesi di ribaltare la delimitazione territoriale consegnataci dall'IRES e di fatto acquisita da tutte le forze politiche fin dagli scorsi anni sarebbe stato come dire che i comprensori non si facevano, e quindi come dire che tutta questa macchina che avevamo messo in moto si doveva arrestare di colpo per essere ricostruita dalle fondamenta.
E questa è un'ipotesi inaccettabile. Non si può, per non scontentare dodici Comuni nei quali, come vedremo, permane un dissenso al parere della Giunta deludere le aspettative degli altri 1.190 o 1.195 che si sono espressi positivamente e dai quali ci giungono di continuo sollecitazioni perché la macchina dei comprensori cominci a funzionare.
Dunque, d'accordo sul fatto che l'esperienza ci consentirà anche in futuro probabilmente di apportare ulteriori modifiche, e anche di modificare nella sostanza, il riferimento delle quindici aree territoriali: non possiamo oggi qui rimettere in discussione un'acquisizione che peraltro, per la verità storica va detto, la Giunta di centro-sinistra, di cui mi onorai di far parte come Assessore alla programmazione, aveva già effettuato presentando una proposta di legge iniziale che basava la delimitazione territoriale sulle indicazioni dell'IRES. Le riserve del Consigliere Gandolfi su questo punto sono quanto meno eccessive, espresse nella forma in cui egli le ha espresse, giacché la vecchia Giunta approvo una delimitazione territoriale del tutto conforme alle indicazioni dell'IRES, pur dichiarandosi allora aperta alla discussione nelle Commissioni e nel Consiglio sulle eventuali modifiche. Questo appartiene alla verità storica.



GANDOLFI Aldo

Per maggior precisione, dobbiamo dire che la Giunta, di fronte alle tue pressioni perché il disegno di legge andasse m Consiglio, aveva deciso di non discuterne il contenuto, così che esso fosse sottoposto alla discussione più ampia delle forze politiche in Consiglio.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Abbiamo trovato il colpevole.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

Considero un onore essere il colpevole della presentazione della legge sui comprensori.
Vi rendo grazie di questo riconoscimento non da me sollecitato e non so quanto meritato, di avere io spinto perché questa legge venisse approvata contro la volontà di altri. Però mi pare che la verità storica non possa che essere riaffermata.
A questo punto, in ogni caso, al di la di queste considerazioni, ci che è importante è che i comprensori vadano avanti. Rimettere in discussione i criteri scientifici e metodologici in base ai quali si è proceduto a questa delimitazione sarebbe imperdonabile: è opportuno allora fare lo sforzo massimo per accogliere le istanze che dai Comuni sono pervenute, ma senza alterare il quadro d'insieme.
Non credo che ci fossero molte altre possibilità, nei mesi trascorsi dall'approvazione della legge, per procedere a consultazioni con i Comuni.
Certo, si sarebbero anche potute fare delle riunioni sul posto eccetera, ma l'area del dissenso si è manifestata in termini così ridotti che in definitiva ci pare di aver operato in modo ragionevole attraverso quell'invito alle Commissioni di procedere esse alla consultazione. Anche perché un'esatta dizione della legge prevede proprio, a nostro giudizio che sia il Consiglio, e quindi per esso le Commissioni, a sentire gli enti locali prima che si addivenga alla votazione finale della delimitazione territoriale.
Il Consigliere Martini ha ritenuto che queste procedure siano state eccessivamente burocratiche. Non so come si sarebbe potuto operare altrimenti; né mi pare che possa essere criticato in sé l'avvio con i Comitati provvisori di comprensorio, che anticipa quelle conseguenze in ordine al funzionamento di una realtà di base che l'istituzione dei comprensori consentirà. Il comprensorio non è a livello di governo, il comprensorio non è un nuovo ente, non è neppure una formula associativa di Comuni, però è espressione di autogoverno delle comunità locali, e quindi attraverso i Comitati provvisori, si incomincia ad aggregare il consenso delle comunità locali in ordine - come, per esempio, è stato fatto - ad alcuni progetti di distribuzione di contributi regionali che ha consentito di superare il municipalismo delle singole Amministrazioni verso decisioni di tipo collettivo che costituiscono un salto di qualità nel modo di amministrare. E il fatto che i Comuni si siano ripartiti in modo adeguato e in modo sostanzialmente concorde i contributi della Regione, anzich perdersi in un nugolo di rivendicazioni municipalistiche, mi pare già un risultato positivo e che tale debba essere considerato.
Le argomentazioni svolte dal Presidente mi esimono dal precisare ulteriormente i criteri che hanno presieduto alle nostre scelte, e sui quali si è aperta una lunga querelle soprattutto in relazione al problema dell'area metropolitana torinese. Vorrei fosse chiaro, e lo verificheremo discutendo del piano tra non molto, che gli obiettivi del riequilibrio territoriale dell'intera Regione sono assunti come obiettivi di fondo della Regione. Non è che pensiamo che si possa esaurire il decentramento industriale e il riequilibrio all'interno dell'area torinese. Guai se fosse così. Non possiamo però trascurare, partendo dalla realtà quale essa e, che ci sono dei fenomeni di riequilibrio che si muovono all'interno di una logica dell'area torinese: spezzare questo con un tratto di penna non varrebbe a spezzare i processi reali che sono in Corso.
Questo significa forse che vogliamo estendere la conurbazione torinese fino alle estreme propaggini del comprensorio? Credo di no. E quello che abbiamo deciso in Consiglio nei giorni scorsi, per esempio in ordine alla politica del verde, dei parchi e alla creazione di una fascia verde di rottura del contesto urbanizzato, mi pare vada nella direzione opposta. E' uno degli elementi attorno ai quali costruiamo un discorso di riequilibrio territoriale. Cosi come la politica di aree industriali attrezzate, che non a caso fa perno su quattro aree tutte esterne a quella di Torino, va nella direzione di un riequilibrio che non conosce i confini del comprensorio torinese ma che innesca processi alternativi di sviluppo in tutta la Regione, Così come la politica del decentramento universitario va nella stessa direzione: quella di attivare dei poli esterni. Quindi, non c'è un disegno di razionalizzazione dell'area torinese che trascurerebbe il resto della Regione: c'è semplicemente una considerazione che parte dallo stato di fatto che certi processi di riequilibrio meglio si affrontano e si risolvono nell'ottica in cui si pongono, cioè in quella del polo torinese e da questo punto di vista hanno un valore di rottura, e non di razionalizzazione, certi processi spontanei che lo sviluppo dell'area torinese ha conosciuto negli anni scorsi.
Mi pare, poi, che l'esigenza di cui si faceva carico in particolare il Consigliere Oberto, e alla quale si è richiamato nel suo intervento anche il Consigliere Bontempi, quella cioè di ricondurre le Comunità montane nei limiti del possibile all'interno di un unico comprensorio, sia sostanzialmente soddisfatta: abbiamo soltanto quattro Comunità montane che sono spezzate, e in almeno due dei casi si tratta di una rottura comunque non sanabile, Mi riferisco alla Comunità dell'Alta Langa, divisa praticamente a metà tra Mondovì ed Alba: qui il problema è che ricondurla nell'ambito di un solo comprensorio significa alterare profondamente entrambi i comprensori, spaccarla significa creare due comunità diverse; e non mi pare che le popolazioni interessate e gli enti locali desiderino andare in questa direzione; così pure, la Comunità della Val Sessera si trova divisa fra Borgosesia e Biella in un modo che è praticamente irreversibile. Negli altri due casi, cioè la Val Varaita per Busca e la Comunità Pedemontana pinerolese per Piossasco, si tratta probabilmente di ipotesi da esaminare nel quadro di un possibile ridisegno del territorio della Comunità montana, e quindi si potrebbe giungere a soluzione, come ricordava Bontempi, non adesso, costruendo dei comprensori sbagliati perch abbiamo già sbagliato a fare le Comunità montane, ma rimodellando le Comunità montane in modo più adeguato.
Comunque, il grosso dei problemi anche qui è risolto: per 44 Comunità il margine di frizione è ridotto al minimo e credo che i Comuni montani che si sono espressi nel senso che il Consigliere Oberto ha ricordato possano essere soddisfatti di una soluzione di questo tipo, che ha notevolmente e drasticamente ridotto l'area dei contrasti e delle sovrapposizioni.
Complessivamente, mi pare dunque che il discorso si possa chiudere tenendo conto ancora di un ultimo elemento, cioè del fatto che certamente si dovrà procedere ad un'analisi anche per sub-comprensori. Tra i primi compiti che i comprensori hanno è certamente anche quello di procedere ad una disaggregazione per sub-comprensori, e a questo livello probabilmente sarà possibile ricondurre alcuni dei problemi che sono qui sorti ed altri di cui non abbiamo discusso ma che sono sottesi, o talora anche espressi nelle delibere dei Comuni. Cioè, c'e una realtà molto più variegata che non questo margine di dissenso: ma questo è termine di discussione in sede di sub-comprensori, in cui è possibile allora verificare sul territorio le aggregazioni e il modo di svilupparsi più armonico e più confacente alle diverse realtà locali.
E' chiaro che la Giunta, sulla base della deliberazione assunta dal Consiglio, non appena questa sia divenuta esecutiva, procederà, insieme con il Consiglio, a tutti gli adempimenti perché si possa partire alla realizzazione dei comprensori, all'elezione degli organi comprensoriali, a dar vita, così, a tutto il meccanismo che la legge ha previsto.
Tutto ciò premesso, veniamo alle decisioni che la Giunta ha assunto in ordine ai punti controversi, e che sono tradotte in una proposta di deliberazione di cui poi darà lettura il Presidente del Consiglio. La Giunta ha ritenuto, sulla base delle consultazioni, del dibattito in Commissione e della discussione in Consiglio, di accogliere le richieste che sono sfate avanzate dai Comuni di Cumiana, Casalgrasso, Faule Polonghera, Racconigi, Caramagna, Ceresole, Sommariva, Brusnengo, Roasio Curino e Villa del Bosco; di non accogliere invece le modifiche che sono state avanzate dai Comuni di Piossasco e None (che restano pertanto secondo la proposta della Giunta, uniti al comprensorio di Torino), di Benevagienna, Sant'Albano e Trinità (che restano al comprensorio di Fossano, Savigliano, Saluzzo), di Lamporo, Crescentino e Fontaneto Po (che restano al comprensorio di Torino), di Palazzolo Vercellese (che resta al comprensorio di Casale), di Sostegno e Caprile (che restano ai comprensorio di Borgosesia); inoltre ha ritenuto di non accogliere la richiesta avanzata dal Comune di Pella di passare dal comprensorio dà Verbania a quello di Novara, perché da una verifica fatta sulle carte e da una più attenta lettura della delibera si è visto che questa era stata assunta sul presupposto che anche i Comuni contermini si determinassero nello stesso modo, e, non avendo invece i Comuni contermini assunto alcuna determinazione avendo anzi essi scelto di stare a Verbania, Pella diverrebbe una enclave del comprensorio di Novara in mezzo al comprensorio di Verbania, qualcosa di abnorme da non ammettere.
Secondo quanto la Giunta propone al Consiglio, i Comuni per i quali si ritiene di non poter accogliere le indicazioni da essi espresse sono in totale 12 sui 1.209 che compongono il Piemonte.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa. Possiamo passare alle deliberazioni e alle votazioni.
Ho ricevuto la proposta di un ordine del giorno, che vi leggo: "Il Consiglio regionale mentre sottolinea con soddisfazione la conclusione dell'attività preparatoria per la definizione e costituzione dei comprensori, constata che, rispetto al ruolo e alle prospettive da dare al polo di influenza dominante torinese, non sono state identificate adeguate delimitazioni accogliendo un indirizzo che vorrebbe riportare all'interno di un'unica realtà comprensoriale soluzioni che invece appaiono più correttamente risolvibili riconoscendo la validità di una dialettica partecipativa e che dando consistenza alle realtà periferiche, delineano una prospettiva di programmazione e di partecipazione che eviti l'aggravarsi delle congestioni in atto conseguentemente, il Consiglio regionale, in emendamento alla proposta di deliberazione della Giunta delibera l'inclusione dei Comuni di Piossasco e None nel comprensorio di Pinerolo e dei Comuni di Crescentino, Fontaneto Po, Lamporo e Palazzolo Vercellese nel comprensorio di Vercelli".
Il progetto di ordine del giorno reca le firme dei Consiglieri Bianchi Gandolfi, Cardinali, Franzi e Chiabrando Va votato prima del progetto di deliberazione della Giunta, altrimenti perderebbe ogni significato una volta approvato il testo della Giunta. Lo metterei pertanto subito in votazione. Qualcuno intende fare dichiarazioni di voto su questo ordine del giorno? Chiede la parola il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Ho già esposto al Consiglio le motivazioni di questo ordine del giorno nell'intervento che ho svolto poc'anzi.
L'ordine del giorno tende ad assumere non le questioni, diciamo così particolari, municipali della volontà degli enti, pur rispettabile, ma tende ad ispirarsi al criterio della miglior delimitazione e definizione dei comprensori in relazione ad una questione che è centrale centralissima, direi, non solo geograficamente e qualitativamente ma rispetto alla futura gestione di questa realtà. L'ordine del giorno vuol anche significare che questo discorso e questo dibattito resta aperto, ma deve restare aperto nella sede propria in cui va trattato, e cioè quella della miglior gestione della politica programmatoria ed istituzionale della Regione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare, per dichiarazione di voto, il Consigliere Gandolfi.
Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Ho già illustrato le ragioni di principio che mi hanno indotto a sottoscrivere, a nome del mio Gruppo, questa proposta di emendamento.
Desidero solo precisare, in riferimento alle battute polemiche che ho scambiato con l'Assessore Simonelli, che nell'ambito della precedente Giunta di centro-sinistra, e non certo per responsabilità dell'Assessore Simonelli, questo problema era stato rimandato fin quasi alla scadenza della legislatura e per poterlo risolvere almeno sotto il profilo istituzionale si era raggiunta l'intesa fra le forze rappresentate in Giunta che il disegno di legge andava avanti senza una discussione in Giunta nel merito affinché potessero essere le forze politiche nell'ambito del Consiglio regionale ad approfondire l'esame del problema, in particolare per quanto riguarda la delimitazione. A forza di rinvii, siamo arrivati nella situazione che il problema non ha potuto più di fatto esser discusso, cioè ci troviamo oggi in una situazione nella quale, essendosi avviata la procedura in un certo modo, non possiamo certo recuperare certi fatti che probabilmente, discussi in maniera più approfondita in partenza avrebbero potuto essere trattati in altro modo.
Questo desideravo precisare per la storia di questa vicenda.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Noi siamo contrari a questo ordine del giorno, perché ci pare che esso non colga l'elemento fondamentale della deliberazione che stiamo per assumere. E' ben vero che la deliberazione deve, in ultima analisi riconoscere i comprensori e la loro delimitazione; ma a nostro avviso anche per le discussioni che precedentemente sono state fatte - quelle che hanno preceduto la legge istitutiva dei comprensori, dell'aprile '74 -, e quindi per i valori che sono emersi a fondamento di questa decisione, in questo momento è importante non tanto discutere la delimitazione dei Comuni quanto mettere in movimento il meccanismo dell'elezione dei Comitati dei comprensori, far partire la macchina che costruisca gli strumenti con i quali governare in modo diverso. Ricondurre tutto, invece, come mi pare si stia facendo, ad una contesa su questo o quel Comune incluso oppure no in un comprensorio, secondo me sarebbe immiserire la decisione. Noi siamo convinti, con questo atto di riconoscimento della delimitazione dei comprensori, di far partire un meccanismo politico, i cui risultati positivi non tarderanno a manifestarsi e che tutti quanti abbiamo sollecitato.
Devo aggiungere che a prendere posizione negativa nei confronti di questo ordine del giorno dei Gruppi di opposizione ci porta anche il riconoscimento che noi facciamo rispetto a certe situazioni che, se le questioni socio-economiche, il pendolarismo eccetera hanno la loro importanza, in questo momento è fondamentale, per la collocazione di un Comune in questo o in quell'altro comprensorio, in ultima analisi, che la costituzione dei comprensori consenta ad esso di partecipare alle decisioni che interessano il territorio in cui esso insiste. Riesce difficilmente contestabile, da questo punto di vista, rispetto ad una realtà esistente che noi certamente vogliamo modificare per quegli aspetti che vanno modificati, il fatto che il destino del Comune e delle popolazioni di Piossasco non si decidono a Pinerolo, oggi, ma a Torino; così come il futuro di Crescentino non si decide a Vercelli; e le popolazioni di Crescentino, di Piossasco e di altri Comuni, in questo momento in cui si costituisce una politica di piano, devono essere unite al comprensorio in cui possono partecipare alle decisioni che le concernono. Questo è più importante di certe questioni di confine, così come si è espresso anche nelle consultazioni.
Secondo noi, la decisione dei Gruppi di attestarsi su questi elementi tutto sommato, è una decisione che esprime un accoglimento di certi livelli di partecipazione, mi permetto di dire, non espressi a livello culturale adeguato.
Noi respingiamo pertanto questo ordine del giorno, fermo rimanendo che prendiamo atto che l'area del consenso attorno alle proposte della Giunta è enorme. Le dichiarazioni che ha fatto ora l'Assessore Simonelli confermano che a fronte di 1.209 Comuni, 1.188 sono d'accordo con le formulazioni della Giunta: solo su 12 si dovrà ancora discutere in futuro Ma noi pensiamo che i Comuni stessi, alla luce della politica di piano che in ogni comprensorio verra costituita e portata avanti, verificheranno e decideranno come collocarsi in futuro. Noi, dunque, respingiamo questo ordine del giorno e voteremo a favore della delibera della Giunta nel suo complesso.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di intervento da parte di rappresentanti di Gruppi, dò la parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta, ovviamente, come già ha dichiarato in precedenza, non accoglie questo emendamento.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'ordine del pomo presentato dai Consiglieri Bianchi, Gandolfi, Cardinali, Franzi e Chiabrando.
Chi è d'accordo sull'ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno e respinto.
Chiedo ora la collaborazione dei Consiglieri per evitare la lettura dell'intera delibera di Giunta. Il testo rimane immutato salvo alcune modifiche formali, per quanto riguarda le prime cinque pagine e la sesta fino alle parole: "comprensoriali che sono stati assunti". Per modifiche formali intendo cambiamento di tempi di verbi e simili. Dal punto indicato inizia il nuovo testo, che ora leggo: "La Giunta ha ritenuto di non procedere ad un'ulteriore istruttoria, ne di procedere a consultazioni con gli enti locali, i quali sono stati invece sentiti ai sensi della seconda norma transitoria della legge 4 giugno 1975 n. 41, dal Consiglio regionale, attraverso un'apposita Commissione composta dalle Commissioni consiliari I, II ed VIII.
Sulla base della consultazione così avvenuta, dell'ulteriore esame compiuto in sede di Commissione, e del dibattito avvenuto in Consiglio, la Giunta regionale ritiene di poter superare le difficoltà manifestate in ordine al possibile accoglimento delle richieste avanzate dai Comuni di Cumiana, Casalgrasso, Faule, Polonghera, Racconigi, Caramagna, Ceresole Sommariva, Brusnengo, Roasio, Curino e Villa del Bosco mentre ritiene non superabili, alla luce delle finalità assegnate dalla legge istitutiva ai comprensori e in relazione agli obiettivi di sviluppo economico, sociale e territoriale assunti dalla Regione, le considerazioni precedentemente svolte, che inducono a non accogliere le richieste di modifica avanzate dai Comuni di Piossasco, None, Benevagienna, Sant'Albano Trinita, Lamporo, Crescentino, Fontaneto Po, Palazzolo Vercellese, Sostegno e Caprile.
Ritenuto infine che non possa essere accolta la modifica richiesta dal Comune di Pella di passare dal comprensorio di Verbania a quello di Novara assunta sul presupposto che i Comuni contermini si determinassero in modo analogo, ipotesi peraltro che non si è verificata, con il risultato che non vi è contiguità territoriale di Pella e i Comuni compresi nel comprensorio di Novara sulla base di quanto premesso, la Giunta regionale, unanime, delibera di proporre al Consiglio regionale, ai sensi della II norma transitoria della legge regionale 4 giugno 1975 n. 41, la seguente ripartizione del territorio regionale, eccetera".
La ripartizione è quella che avete sotto gli occhi, salve le modifiche che ha già letto l'Assessore Simonelli e che in parte sono contenute nell'ultima parte della motivazione della Giunta.
Questa è la delibera su cui viene chiesto il voto del Consiglio.
Chiede di parlare il Consigliere Lombardi. Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio

Vorrei sapere che cosa si è deciso per il Comune di Bagnolo, che aveva chiesto una variazione che nella delibera non vedo riportata.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'Assessore Simonelli. Ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

Riesaminiamo insieme le modifiche intervenute, comprensorio per comprensorio, rispetto all'elenco che i Consiglieri hanno, compreso nella precedente delibera: dal comprensorio di Torino vengono tolti i Comuni di Cumiana Caramagna, Casalgrasso, Ceresole, Faule, Polongliera, Racconigi, Sommariva mentre si aggiungono i Comuni di Sestriere e di Berzano San Pietro nessuna variazione per il comprensorio di Ivrea; il comprensorio di Pinerolo ha in meno i Comuni di Sestriere e di Bagnolo, e in più il Comune di Cumiana nessuna variante per il comprensorio di Vercelli; il comprensorio di Borgosesia ha in meno i Comuni di Roasio, Villa del Bosco, Curino e Brusnengo, e in più il Comune di Sizzano il comprensorio di Biella ha in più i Comuni di Brusnengo, Curino Roasio e Villa del Bosco; quello di Novara ha in più il Comune di Pella e in meno il Comune di Sizzano quello di Verbania ha in meno il Comune di Pella quello di Cuneo ha in più il Comune di Elva; quello di Saluzzo Savigliano, Fossano ha in più i Comuni di Caramagna, Casalgrasso, Faule Polonghera, Racconigi e Bagnolo e in meno il Comune di Elva quello di Alba ha in più i Comuni di Ceresole e Sommariva, che vanno su Alba quello di Mondovì resta immutato quello di Asti ha in meno il Comune di Berzano San Pietro, che ha chiesto, revocando la precedente delibera, di tornare su Torino quelli di Alessandria e di Casale restano immutati.



PRESIDENTE

Chiede di parlare la professoressa Soldano. Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Desidererei sapere a quale comprensorio risulta aggregato il Comune di Cervere, perché, a quanto mi era stato riferito, doveva essere stata accolta la sua richiesta di passare dal comprensorio Alba-Bra a quello Saluzzo, Savigliano, Fossano; per questo non ne avevo parlato nel mio intervento. Sulla cartina geografica illustrativa non risulta.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione

Risulta, dal testo, unito al comprensorio di Alba-Bra, come richiesto.



PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di precisazioni? Allora, dò la parola al Consigliere Bianchi per la sua dichiarazione di voto.



BIANCHI Adriano

La deliberazione che ci apprestiamo a votare costituisce il compimento dell'iter apertosi con la legge dell'aprile dell'anno scorso, e con la delimitazione dei comprensori apre la strada all'elezione degli organi comprensoriali. E' fatto di grande rilievo ed importanza, come abbiamo già sottolineato, nel suo complesso estremamente positivo, preparatorio a futuri eventi anche di natura istituzionale, che abbiamo concorso a costruire costruendo la legge. Trattandosi, quindi, di una deliberazione globale e complessiva, il cui significato politico è di carattere generale noi non possiamo non votare a favore di questa deliberazione.
Il voto a favore che esprimiamo non annulla, pero, le riserve che sono state da noi sollevate o le proposte che sono state avanzate anche testè e bocciate. Respingiamo l'interpretazione che la proposta concretata nel nostro ordine del giorno sia ispirata a motivi culturali di rilievo trascurabile: si ispira invece ad un dibattito, ad un'alternativa che credo sia presente a tutti coloro che si preoccupano di bene indirizzare insieme l'attività programmatoria e la partecipazione dei cittadini e delle realtà territoriali e comunali a questa azione politica.
Ferme, dunque, le riserve, soprattutto di linea e di principio, che si incentrano sul polo di sviluppo torinese, lasciando ai margini di opinabile ed anche ai margini di convinzione che i Consiglieri anche del mio Gruppo possono sussistere per alcune soluzioni, noi voteremo a favore, ricordando ancora che l'argomento dell'Assessore secondo il quale si tratta di delimitazioni né definitive né rigide è proprio il classico argomento reversibile, per cui potevano con tutta tranquillità essere accolte, e senza stravolgere nulla, le indicazioni che avevamo formulato.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, le consultazioni degli enti locali interessati alla deliberazione della Giunta inducono obiettivamente ad una considerazione di fondo che sommariamente mi pare di poter ricondurre ad un difetto di approfondimento politico-culturale dell'istituto comprensoriale. Ne sono state esempio tipico le argomentazioni svolte da alcune Amministrazioni o da alcuni amministratori con il riferimento alle istituzioni tipiche del decentramento burocratico amministrativo (l'Ufficio delle Imposte, la caserma dei carabinieri, la Pretura). Sono argomentazioni che abbiamo sentito nel corso delle consultazioni, che risultano piuttosto da un'impostazione circondariale del comprensorio, impostazione che a sua volta, e in dimensioni più ampie richiama l'istituto della Provincia, nella quale si realizza appunto in modo netto questa identità fra la circoscrizione propria del decentramento statale e quella dell'ente locale territoriale.
Più significative, più degne di considerazione mi sembrano invece le argomentazioni che poggiano sulla libera scelta dei Comuni. Si tratta ovviamente, di determinazioni che non potevano essere disattese se non con un'attenta verifica della validità delle diverse proposte, da confrontarsi pero, secondo criteri che privilegino l'interesse reale della collettività e non il particolare momento o livello di decisione. Tutto ciò mi pare sia stato fatto in modo abbastanza approfondito, e che non esistano problemi di autonomia locale compressa, ma che si sia realizzato il più corretto equilibrio possibile fra le diverse realtà autonomistiche, quelle dei Comuni ma anche quelle della Regione, in relazione al progetto di piano di sviluppo regionale, agli indirizzi esistenti. Peraltro, è stato fatto rilevare come la stragrande maggioranza dei Comuni abbia deliberato in conformità delle proposte di ripartizione territoriale della Giunta, così come la maggioranza dei Comuni che avevano presentato istanze difformi le hanno viste accolte. Sono rimasti, in realtà, ben pochi Comuni, ventitre in tutto, e sono appunto quelli consultati dalla Commissione, oltre ad un altro piccolo gruppo di Comuni, le cui istanze sono state senz'altro accolte, e che non sono stati consultati.
Ora, senza entrare nel merito dei singoli casi, che sono stati già affrontati nel corso della discussione, e pur tenendo conto che le argomentazioni portate a fondamento delle opposte tesi hanno, ad eccezione delle tesi di carattere circondariale, una loro validità obiettiva, mi sembra di dover far rilevare alcune cose: che è evidente la necessità di procedere sollecitamente alla costituzione dei comprensori e quella di procedere altrettanto sollecitamente all'elezione degli organi istituzionali in sostituzione di quelli provvisori; che il ritardo nella delimitazione dei confini determinerebbe conseguentemente ogni altro e successivo ritardo; che una revisione che, anche se verrà operata, non dovrebbe comunque alterare il quadro legislativo d'insieme, potrà avvenire in occasione dell'approvazione del piano regionale di sviluppo; che in ogni caso è prevista legislativamente la revisione dei confini alle scadenze quinquennali; e ancora, che la costituzione dei sub-comprensori potrà essere l'occasione per eventuali riaccorpamenti.
Non si apre, quindi, la via dell'irredentismo comprensoriale, ma ci si indirizza verso la costituzione di organismi che potranno, di volta in volta, alle scadenze previste, ed in rapporto agli obiettivi di piano adeguare anche la configurazione dell'elemento territoriale. Costituiamo quindi, degli enti locali, forse impropri - mi pare che il collega Simonelli non sia d'accordo sulla definizione dei comprensori come enti locali, ma questa è una disputa di carattere teorico che lasciamo da parte : ma costruiamoli dinamici e non statici o mummificati come sono i Comuni e le Province della vecchia legge comunale e provinciale.
E' anche importante sottolineare che le residue situazioni di contrasto non sono determinate da ragioni di schieramento politico ma passano addirittura attraverso i vari schieramenti politici. Ciò ci consente di esprimere delle valutazioni, di assumere decisioni, in tutta serenità pronti a rivederle e a modificarle se si dovessero dimostrare errate.
Il Gruppo socialista vota, quindi, a favore della deliberazione proposta dalla Giunta, convinto che essa porti all'avvio concreto dell'istituzione comprensoriale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Desidero confermare il voto favorevole alla delibera del Gruppo socialdemocratico, già preannunciato nella riunione di Commissione e dei Capigruppo. Non posso però esimermi dal fare alcune considerazioni di carattere polemico in merito alle affermazioni del collega Berti in sede di dichiarazione di voto sull'emendamento.
Credo che, esaminandolo attentamente, non si possa non riconoscere che non si tratta certamente di una disputa di carattere culturale: se volete si può trattare di una disputa che ci vede alternarci su certe trincee perché io sono convinto che il Comune di Crescentino dipenderà sì, per i propri interessi, dalle decisioni della Fiat e molto meno da quelle del comprensorio di Torino.
Ciò detto, come piccola punta polemica, confermo il voto favorevole del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Desidero anch'io annunciare il voto favorevole del Partito repubblicano. Peraltro, riallaciandomi alle dichiarazioni fatte dal collega Berti a nome del Gruppo comunista, devo rilevare che qui non c'è difetto di impostazioni culturali o visione municipalistica ma semplicemente il fatto che per una serie di ragioni cui ho accennato prima, in realtà, il Consiglio regionale non ha mai affrontato a fondo come avrebbe dovuto fare il problema della delimitazione del comprensorio di Torino, anche dal nostro punto di vista non è un fatto irrilevante rispetto alle possibilità di raggiungimento di alcuni obiettivi di programmazione regionale. Questo dobbiamo rimarcare, perché, secondo noi, ripeto, l'estensione del comprensorio di Torino che è stata data con questa delimitazione costituisce un grosso errore e concettuale e politico.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Per i motivi esposti nel mio precedente intervento, dichiaro che dar voto favorevole.



PRESIDENTE

Chiede ancora di parlare la signorina Soldano. Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi rendo conto che le argomentazioni da me portate dianzi all'attenzione del Consiglio relativamente alle richieste avanzate, in sede maggioritaria, dalle Amministrazioni comunali di Sant'Albano Stura, Benevagienna e Trinità costituiscono di per sé materia opinabile, tanto è vero che, riprendendole sia il Presidente della Giunta sia l'Assessore Simonelli non hanno, nella sostanza, mi pare, contraddetto le stesse argomentazioni, con specifico riferimento all'esistenza di problemi reali e concreti nell'ambito della zona presa in considerazione.
Ritengo comunque mio dovere precisare che, con il mio atteggiamento non intendo minimamente scalfire la decisione assunta dal Gruppo democratico cristiano riguardo alla delibera che sta per essere messa in votazione. Tuttavia, con il preciso intendimento di richiamare l'attenzione della Giunta sui problemi che esistono nella zona di Sant'Albano Benevagienna e Trinità, quindi precisando che si tratta di problemi che sono e rimangono aperti, dichiaro a titolo personale la mia astensione a causa della decisione assunta dalla Giunta per l'inclusione dei tre Comuni suddetti nel comprensorio di Saluzzo, Savigliano, Fossano. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola per dichiarazione di voto passiamo alla votazione. Chi è d'accordo sulla delibera così come è stata letta e precisata in tutti i suoi dettagli è pregato di alzare la mano.
La delibera è approvata con 52 voti favorevoli ed uno astenuto.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Programma per la sistemazione idrogeologica e forestale anno 1975


PRESIDENTE

E' stata avanzata richiesta dalla Giunta - una richiesta che pero accoglierò soltanto se tutti i Gruppi saranno consenzienti - di mettere in approvazione il parere del Consiglio di cui al punto quarto dell'o.d.g.: "Programma per la sistemazione idrogeologica e forestale anno 1975 (Parere del Consiglio regionale)".
L'Assessore mi raccomanda di far avvenire oggi questa votazione, ad evitare grosse complicazioni, facendo anche presente che la Commissione si è espressa all'unanimità in senso favorevole su tale programma. La richiesta è anche in considerazione del fatto che non si sa bene quando sarà possibile riconvocare il Consiglio regionale, data l'imminenza di alcuni congressi di partito.
Vi sono obiezioni a che si proceda alla messa in discussione di questo punto? Chiede di parlare il Consigliere Oberto. Ne ha facoltà



OBERTO Gianni

Ho già espresso il mio pensiero in seno alla Commissione, di cui facevo parte. Mi permetto però rispettosamente di far presente che si tratta di questione di notevole importanza, sulla quale il Consiglio regionale esprimerebbe un parere senza un minimo di discussione in argomento.



PRESIDENTE

Non votando oggi, si finirebbe con il rinviare di un mese la decisione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'Assessore Fonio. Ne ha facoltà.



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica e forestale

Consigliere Oberto, non è mai stata mia intenzione strozzare una discussione su problemi che sono dei più importanti, anche se purtroppo hanno sempre poca risonanza ed appariscenza.
Va però tenuto presente che quando, nel mese di novembre, c'è stata in Consiglio la discussione della legge, conclusasi con la sua approvazione tutti hanno caldeggiato affinché, visto che c'era un finanziamento ancora per l'anno 1975 di 5 miliardi, si potesse realmente arrivare a dare il via alle opere con la prossima primavera. Già a tal fine la legge prevedeva Some norma transitoria, appunto perché varata a fine anno, che, qualora non si fosse potuto costituire l'apposita Commissione tecnica prevista, il parere sul programma fosse dato dallo ;tesso Consiglio regionale. A me sembra, proprio in riferimento a quelle sollecitazioni del Consiglio, che si dovrebbe operare in modo da arrivare a varare il programma in tempo perché le opere possano essere avviate con la primavera che sta per arrivare.
Dal momento che tutta la procedura è già un po' particolare, nel senso che il programma, non potendo essere esaminato dalla Commissione tecnica, e stato portato, fruendo della citata norma transitoria, al Consiglio, dopo essere stato esaminato dalla V Commissione (della quale pure tu fai parte) ed essere stato da questa approvato all'unanimità, la mia proposta non tendeva a strozzare la discussione e a far sottovalutare una materia alla quale come devo purtroppo rilevare si dà già sempre troppo poca rilevanza.
L'unica preoccupazione è quella di arrivare a sfornare il programma accogliendo le sollecitazioni del Consiglio di riuscire con la primavera ad avviare i lavori, così da evitare anche di incrementare i residui passivi.
Stante la situazione eccezionale per cui pare che il Consiglio non potrà riunirsi a breve scadenza, e dovendo il Consiglio stesso esprimere solo un parere sul programma, e non formulare il programma stesso, con già alle spalle tutta la discussione in Commissione, mi sono permesso di fare questa sollecitazione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Chiabrando. Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro

Ripeto quanto ho avuto modo di dichiarare in V Commissione, della quale faccio parte.
Quello che è stato presentato è un programma chiuso, nel senso che sono elencate opere già scelte in corrispondenza delle somme disponibili.
Pertanto né ha potuto la Commissione né può oggi il Consiglio fare una discussione nel senso di segnalare priorità di un'opera rispetto ad un'altra.
L'Assessore aveva dato atto di aver condotto questo iter in modo un po' troppo accelerato, ;cavalcando alcune tappe, e si era impegnato in Commissione a seguire un metodo diverso per il programma '76, in modo da dare alla Commissione ed al Consiglio la possibilità di pronunciarsi anche sulle scelte.
Ciò premesso, la mia proposta personale è che il Consiglio, visto che tanto non può entrare nel merito, passi la delibera così com'è stata presentata dalla Giunta.



PRESIDENTE

Replica l'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica e forestale

L'intervento del collega Chiabrando richiede una piccola precisazione.
Io chiedo quando mai un programma che viene portato per parere o approvazione al Consiglio, ad una Commissione eccetera implichi una valutazione di tutto quel che nel programma stesso non è compreso. Quando il collega era Assessore all'agricoltura, abbiamo fatto tanti programmi sempre si sono esaminate le proposte dell'Assessorato, non tutta la gerla delle cose che si potevano eventualmente contrapporre alle opere scelte.
Non si tratta cioè per il Consiglio di formulare un programma, ma di esprimere un parere su un programma gia elaborato, ovviamente, sulla base di tutti gli elementi disponibili.
Avevamo detto, e tutti ne siamo stati consapevoli quando abbiamo approvato la legge a novembre, che questo primo programma sarebbe stato un programma di emergenza. Del resto, è un programma di 4 miliardi e mezzo su 11-12 miliardi di opere urgentissime, è una scelta, diremo, fior da fiore.
Per il '76, ovviamente, non sarà quella l'impostazione: entrerà in funzione l'apposita Commissione, la quale andrà a sviscerare il tutto. Con la semplicistica affermazione che ha fatto il Consigliere Chiabrando sembrerebbe invece che tutte le volte che la Giunta propone un programma debba riaprirsi la discussione su tutte le opere, anche quelle escluse.
Allora, non si tratterebbe più di esprimere un parere ma di formulare un programma ex novo, e credo che nessun programma regionale sia mai stato elaborato seguendo questa procedura.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Mi pare che questa discussione prenda avvito dal timore che per un lungo periodo il Consiglio regionale non possa più tenere riunioni. Ora senza voler anticipare materia che è di competenza dei Capigruppo, ritengo pero che, tenuto conto del Congresso del Partito socialdemocratico e del Congresso della Democrazia Cristiana, ci siano due giorni, nella prossima settimana, martedì e mercoledì, che potrebbero essere utilizzabili per una seduta quanto meno di mezza giornata, che consenta di definire questo argomento in tempi abbastanza ravvicinati e con quel minimo di discussione che il provvedimento comporta.



ROBALDO Vitale

A che scopo, se tanto il programma non si può modificare?



PRESIDENTE

Cosa ne pensa l'Assessore?



FONIO Mario, Assessore alla sistemazione idrogeologica e forestale

Mi facevo scrupolo di attenermi alle stesse sollecitazioni del Consiglio affinché si arrivi ad avere il programma approvato entro marzo.
Se ben ricordo, il Consigliere Robaldo aveva subordinato il voto favorevole a questo impegno della Giunta. Ho ritenuto mio dovere proporre puntualmente il mio programma alla Giunta. Ovviamente, non posso imporre io una discussione accelerata, e men che meno voglio far nascere il dubbio che sotto l'urgenza si celino intenzioni di strozzare il dibattito ed impedire un'adeguata valutazione del programma.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Robaldo. Ne ha facoltà.



ROBALDO Vitale

Devo dare atto all'Assessore della puntualità con cui ha cercato di portare alla Commissione e al parere del Consiglio questo programma. Come è già stato ampiamente spiegato, è un programma che per quest'anno necessita del parere del Consiglio, ma che negli anni successivi verrà predisposto dall'apposita Commissione.
Una delle preoccupazioni, quando si voto la legge, fu quella di metterci in grado di utilizzare il denaro già in questa primavera, avendo quindi il piano varato in marzo, al massimo in aprile. Quindi, una necessità proprio tecnica, di carattere temporale.
Il nostro Gruppo è dell'avviso che si metta oggi in votazione il parere su questo progetto e dichiara fin d'ora che voterà a favore.



PRESIDENTE

Il Consigliere Paganelli intende ribadire il suo punto di vista?



PAGANELLI Ettore

Non sollevo alcuna pregiudiziale.



PRESIDENTE

Allora, riassumo i termini della questione, secondo la funzione di mediatore che il regolamento attribuisce al Presidente: anche se discutessimo a lungo su questo argomento non potremmo, in questa situazione, apportare modifiche alle formulazioni che sono state qui presentate, per accelerare i lavori su una materia su cui in Commissione quando è stata esaminata, vi è stato consenso unanime, quindi invito caldamente ad effettuare ora la votazione per l'approvazione di questo programma, ferme restando tutte le posizioni di principio e la giusta osservazione del Consigliere Oberto, con l'invito alla Presidenza del Consiglio, ai Capigruppo di orientarsi a regolamentare i lavori del nostro Consiglio in modo da non trovarci mai più in questa angosciosa condizione (quindi la durata degli interventi e tante altre cose che possono essere oggetto di un nuovo esame da parte di tutti noi).
Vi sono obiezioni pregiudiziali?



OBERTO Gianni

Dichiaro che, per una pura questione di metodo, in coerenza con quanto ho detto, non parteciperò alla votazione.



PRESIDENTE

Apprezziamo la sua posizione personale.
A questo punto, invito chi è d'accordo sul programma come è stato presentato ed è sotto gli occhi di tutti i Consiglieri ad alzare la mano.
Il Consiglio dà parere favorevole al programma.


Argomento:

Interpellanze (annuncio)


FABBRIS Pierina, Consigliere Segretario

Interpellanza del Consigliere Carazzoni sull'opportunità di un chiarimento in relazione a dichiarazioni di stampa sulle elezioni all'Università interpellanza urgente dei Consiglieri Armella, Vietti e Lombardi sui motivi del ritardo nell'istituire il servizio di guardia medica domiciliare per tutta la Regione e nell'applicazione di quanto disposto dalla delibera del 30 aprile 1975.



PRESIDENTE

Dichiaro quindi chiusa la seduta.



(La seduta ha termine alle ore 14,35)



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