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Dettaglio seduta n.39 del 01/03/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Parchi e riserve

Esame deliberazione Giunta regionale relativa all'acquisizione della tenuta "La Mandria"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Continuiamo con l'ordine del giorno della seduta precedente. Non ci sono ne interrogazioni e interpellanze, né comunicazioni del Presidente del Consiglio o del Presidente della Giunta.
Il primo punto all'ordine del giorno è: "Esame deliberazione Giunta regionale relativa all'acquisizione della tenuta 'La Mandria'" Relatore è l'Assessore Rivalta, al quale dò la parola.



RIVALTA Luigi, Assessore ai piani dei parchi naturali

Nel luglio 1973, circa tre anni or sono, il Consiglio aveva dato mandato alla Giunta di promuovere, sviluppare e concludere le trattative per l'acquisto de La Mandria. Si era giunti a quel mandato dopo che all'interno del Consiglio regionale, come riflesso di una tensione che in modo generale e diffuso si era sviluppato il dibattito intorno ai problemi della condizione ambientale di vita e della fruizione dei servizi sociali in generale, ed in particolare delle aree verdi. Alla Regione, come agli enti locali, era richiesta una più puntuale attenzione nei confronti delle modalità di sviluppo del tessuto urbano e delle modalità di organizzazione del territorio, una più puntuale attenzione alla difesa del territorio da ulteriori compromissioni e da ulteriori distruzioni di aree agricole e boschive.
Ho qui la proposta di legge che il Gruppo comunista nel novembre del 1972 presentò per l' istituzione del parco urbano nella zona delle Vallere.
Era una proposta di legge che poneva in evidenza, in termini formali l'esigenza di impedire la compromissione della zona delle Vallere compromissione che si sarebbe realizzata se fosse stata lasciata avanzare la proposta di costruzione di un shopping center. Attorno a questo problema si erano sviluppate le azioni rivendicative dei comitati di quartiere della zona di Nizza, della zona di Borgo San Pietro di Moncalieri e ci furono appunto in Consiglio regionale, oltre alla presentazione della nostra proposta di legge per l'istituzione del parco delle Vallere, dei dibattiti determinati da interrogazioni che noi Gruppo comunista presentammo, e non soltanto noi.
Il tentativo di compromissione della zona delle Vallere non era isolato; nello stesso periodo, o subito dopo, si comincio a parlare di compromissione della zona di Stupinigi e a ventilare la possibilità di alienazione di parte del parco di Stupinigi per la costruzione del centro direzionale Fiat; la stessa Mandria non era in quel momento esente da pericoli di interventi: nel corso degli anni 60 era stata sottoposta ad una serie di tentativi di aggressione e di compromissione che in una certa misura hanno poi trovato uno sbocco, tanto che una parte della Mandria è stata alienata all'inizio degli anni '60 alla Fiat che vi ha costruito una pista di prova delle automobili, e un'altra parte e stata alienata a proprietà privata per lottizzazione e per operazioni di carattere speculativo.
Si era cioè, nel 1972/'73, in un clima di particola re attenzione nei confronti del problema del verde; attenzione determinata da un lato dall'estrema carenza di queste strutture, dall'altro dal fatto che continuavano i tentativi di compromissione di aree di particolare valore ambientale, adatte per la costituzione di strutture ricreative a verde attorno alla città di Torino.
I Consiglieri ricorderanno che nel maggio del 1973 fu votato un ordine del giorno a lato della discussione attorno all'organizzazione delle strutture universitarie di Torino, che impegnava la Giunta a prendere iniziative per salvaguardare particolarmente le aree delle Vallere, di Stupinigi e della Mandria. E' quindi susseguente a questo tipo di dibattito politico, di questa presenza diffusa, anche a livello sociale, di attenzione nei confronti della difesa delle strutture verdi nell'area torinese, che nel luglio del 1973 il Consiglio diede mandato alla Giunta di portare avanti trattative per l'acquisizione della Mandria.
La delibera che la Giunta presenta questa mattina è la conclusione della fase di lavoro che è stata avviata da quel lontano mandato datole dal Consiglio e l'avvio di una successiva fase di lavoro che deve vedere la Regione organizzare l'utilizzo di quel parco.
Questa mattina quindi si tratta di dare sbocco a quel mandato, a distanza di quasi tre anni, attraverso l'acquisizione patrimoniale della parte della Mandria che è di proprietà dei Medici del Vascello. Questa tenuta è stata già scorporata, rispetto alla sua unità complessiva, in più proprietà; una, che già ho richiamato, della Fiat; l'altra quella di società private, che è stata sottoposta a lottizzazione; una terza costituente la proprietà Bonomi Bolchini; una quarta e rimasta ai Medici del Vascello. La trattativa riguarda appunto la proprietà Medici del Vascello e la delibera di oggi propone i termini di acquisizione di questa parte, che è circa il 50 per cento dell'intero complesso.
Due elementi contradditori appaiono nei confronti del modo con cui è stata condotta la tenuta della Mandria, e sono: da un lato una politica di degrado che è stata fatta fin qui sulle aree cedute, dove sono state attuate lottizzazioni per edilizia residenziale private, o si è proceduto alla costruzione della pista di prova della Fiat; dall'altro, di tutela nella proprietà rimasta ai Medici del Vascello. Si può dire cioè che mentre la stessa proprietà Medici del Vascello ha accettato una politica di scorporo della Mandria orientata ad interventi di degrado, nello stesso tempo ha conservato la parte rimastagli in modo sufficientemente buono.
E' su questa parte che si sono incentrate le trattative.
Devo qui sottolineare che sin dall'avvio di queste trattative - e credo che lo si debba ribadire oggi - la Regione intendeva porre l'accento su una politica tendente a ricostruire il intera unita ambientale della Mandria l'acquisizione di questa parte vuole essere un impegno per la riaggregazione di tutte le parti.
Ma dal luglio del 1973 ad oggi, da quando il Consiglio ha dato mandato alla Giunta di aprire queste trattative, l'attenzione della Giunta nei confronti della politica di acquisizione e di riaggregazione di tutto il patrimonio della Mandria non è stata sempre puntuale. Nell'aprile del 1974 una lettera dell'allora Assessore all'urbanistica, anziché sfruttare la mancata definizione delle procedure per bloccare le lottizzazioni, invitava alla formalizzazione della convenzione delle lottizzazioni che si erano precedentemente avviate nella parte ceduta a privati, e nell'autunno del 1974 veniva dall'allora Presidente della Giunta Calleri firmato il nulla osta, si potrebbe dire in sanatoria, per quelle lottizzazioni. Sono lottizzazioni che prevedono nel loro complesso la costruzione di 500 ville per ora ne sono state costruite all'incirca un decimo, e quindi si sarebbe potuto non convalidare il restante programma. Credo che la Regione ponendosi oggi in concreto il problema dell'acquisizione di una parte della Mandria, debba porsi anche l'obiettivo di ricuperare per quanto è possibile anche queste aree che sono state cedute a privati e già sottoposte a nulla osta di lottizzazione, impedendone il completamento.
La parte acquisita della Mandria, come indica la delibera che è stata consegnata a tutti i Consiglieri, ha un'estensione di 1.400 ettari circa e comprende il castello. Rispetto all'impostazione iniziale con cui era partita la trattativa negli anni scorsi, c'é stata una modifica: è stata estesa la quantità di terreno e di immobili da acquisire. Le trattative erano state aperte con la delibera del luglio 1973, avendo come riferimento 1.150 ettari di terreno, esclusi il castello e i 250 ettari circostanti.
Il prezzo indicativo all'avvio delle trattative era di due miliardi e mezzo; sulla base di una perizia fatta svolgere dalla Giunta nella passata legislatura, per quei soli 1.150 ettari di terreno venne ancora elevato seppur marginalmente, quel valore.
Si può dire che la trattativa condotta in questi ultimi mesi ha colto dei frutti sul piano dell'economicità dell'acquisto; perché l'inserimento degli altri 250 ettari, del castello e delle strutture agricole ha portato il prezzo di acquisto, nonostante siano passati quasi tre anni, e si siano accentuati processi inflattivi, ad accrescersi soltanto da due miliardi e mezzo a tre miliardi e 190 milioni. In relazione quindi sia al prezzo di partenza di tre anni fa, sia alla stima operata dalla Giunta sulla base dei prezzi stabiliti dall'ufficio tecnico erariale, si può considerare un prezzo buono e conveniente, tanto più se si tiene conto che procedendo attraverso una pratica di esproprio avrebbero dovuto essere raddoppiati, e in caso di accettazione bonaria, avrebbe dovuto essere aumentato del 30 per cento. Infatti, alla ripresa delle trattative svolte da questa Giunta alcuni mesi fa, il prezzo proposto dagli attuali proprietari fu appunto di 8/9 miliardi, cioè il doppio del valore base stabilito dall'ufficio tecnico erariale, più il 30 per cento per accordo bonario.
La trattativa, chiusa su tre miliardi e 190 milioni, è quindi da considerarsi un risultato estremamente positivo, che indica come l'acquisizione di questi patrimoni di valore culturale e ambientale soprattutto di grande estensione, non può e non deve essere ancorata - e questo lo dicemmo nel passato - ai prezzi dell'ufficio tecnico erariale per queste operazioni il prezzo non può che essere inferiore a quello stabilito dall'ufficio tecnico erariale che vale invece per l'acquisizione di piccole aree, ed in particolare di quelle all'interno del tessuto urbano.
Il patrimonio che viene acquisito è destinato alla realizzazione di un'area verde a parco pubblico, al servizio soprattutto della popolazione dell'area metropolitana torinese. Si deve però tener conto che La Mandria racchiusa all'interno di un muro non accessibile, e quindi non conosciuta ci appare diversa da quella che l'immaginazione popolare ha presupposto: non si tratta cioè di un'area completamente boscata, ma di un'area con una struttura articolata e complessa, composta da vaste aree a bosco, ma anche da vaste aree a conduzione agricola, In particolare operano, all'interno di questa struttura, due aziende agricole oggi orientate ad attività zootecnica, con complessivamente circa mille capi di bestiame; un'attività di riproduzione della selvaggina, di tipo industriale; una piccola attività produttiva che è quella dello "Yogurt La Mandria". Per queste attività sono occupati circa una cinquantina di addetti, che con le loro famiglie costituiscono una comunità di circa 250 persone che vivono all'interno della Mandria.
L'acquisizione del castello comporta poi un'attenzione particolare alla parte più tipicamente e strettamente di carattere storico ed ambientale. Si tratta allora di prendere atto di questa situazione e concepire questa acquisizione patrimoniale come atto fondamentalmente rivolto alla costituzione di una struttura a verde, a parco, al servizio dell'area metropolitana, ma contemporaneamente di prevedere una forma di gestione che preservi, almeno in questa prima fase, le attività che all'interno si svolgono, soprattutto quelle agricole, che debbono essere considerate ormai storicamente acquisite allo stesso ambiente della Mandria.
La riflessione da farsi è che il complesso della Mandria, nella sua unità e complessità con cui storicamente è venuto generandosi, ed è giunto ai giorni nostri, nel momento del trapasso alla proprietà pubblica, non deve essere considerato unicamente come entità di carattere forestale, da destinare ai fini della fruizione pubblica, ma la sua gestione deve essere oculata e orientata alla conservazione dell'ambiente e delle attività. Sarà necessario tenere conto che sotto certi profili possono sorgere contraddizioni: e chiaro che nelle aree agricole non è possibile lasciare il libero accesso.
Noi pensiamo che la linea caratterizzante di questa forma di gestione pubblica, almeno in un primo periodo, non breve, di qualche anno (linea che sottoporremo alla Commissione competente ed al Consiglio) debba essere quella della massima continuità rispetto al passato. Non è possibile, in un complesso così vasto, così articolato, in cui si sovrappongono una molteplicità di attività e di valori, pensare di disconoscerne alcuni, o di disaggregare questi valori fra di loro, ma è necessario dare, proprio per garantire la conservazione del valore ambientale, la massima continuità di gestione, che vuole appunto anche dire unità di gestione. Si potrà vedere in seguito, dopo questa prima fase di sperimentazione, se sarà più opportuno, in relazione a politiche forestali, agricole, culturali, che la Regione potrà mettere in atto, scorporare settorialmente la gestione della tenuta, ma ci sembra indispensabile, in questo primo periodo, come garanzia della buona conservazione cui è giunta questa parte della Mandria fino ad oggi, e come salvaguardia del valore anche storico che contiene, garantire la massima unità e continuità di gestione.
I termini dell'acquisto sono riportati nella delibera. Immagino che i Consiglieri l'abbiano letta e che non sia necessario farlo qui, ma solo richiamarla per sommi capi.
L'acquisizione del patrimonio deve avvenire entro il 26 aprile di quest'anno. Al momento dell'acquisizione il patrimonio passa immediatamente alla Regione, salvo per quanto riguarda le aziende agricole che verranno gestite fino al prossimo San Martino, cioè fino all' 11 novembre di quest'anno, dal marchese Medici del Vascello.
Passano inoltre alla proprietà della Regione tutti gli immobili ed i beni mobili che si trovano all'interno del castello e che hanno un valore storico ed economico che si aggira attorno al mezzo miliardo. Forse non sono arredi del valore di quelli di Stupinigi o di Palazzo Reale, ma costituiscono comunque un momento interessante del gusto dell'epoca e possono costituire un punto di interesse di carattere museografico e di costume anche per i visitatori della Mandria.
Per quanto riguarda i capi di bestiame, essi sono fuori della trattativa; c'é un compromesso comunque che consente alla Regione di deciderne l'acquisizione entro il luglio di quest'anno, altrimenti verranno venduti direttamente ad altri compratori dalla proprietà Medici del Vascello.
Nel contratto ci sono informazioni relative a situazioni di carattere umano, come quella di 25 persone che hanno lavorato alla Mandria nel passato, e che oggi, pensionate, senza alcun diritto, vengono mantenute nell'alloggio vita natural durante. La Regione non si porrà il problema di liberare questi immobili, ma farà propria questa prassi.
Nei confronti dello stesso proprietario, marchese Medici del Vascello la possibilità di permanenza nel castello sarà data per tutta la sua vita e ancora ai suoi eredi per i tre anni successivi alla sua morte. Per questo stesso periodo l'alloggio sarà garantito ad una serie di funzionari suoi coadiutori.
Sono questi gli elementi essenziali del contratto. Richiamo per ultimo quello della possibilità della Regione di assumere direttamente, o attraverso agenzie o enti di gestione della Mandria, gli attuali agricoltori e sorveglianti. Anche questo contribuirà a dare la massima continuità di gestione della tenuta.
Nel presentare questa delibera al Consiglio regionale la Giunta e cosciente di avere svolto per parte sua e in tempi anche accelerati dal momento in cui ha preso in carica la gestione dell'esecutivo regionale, il mandato che nel luglio del 1973 il Consiglio regionale le aveva dato. Ha la coscienza di avere condotto queste trattative nel modo più serio possibile ottenendo dei risultati che consideriamo buoni, se non addirittura ottimi dal punto di vista economico e anche dal punto di vista dei rapporti che si verranno a stabilire con le persone e le strutture che sono all'interno della Mandria.
E' quindi con questa certezza che chiediamo al Consiglio di esprimere il voto favorevole a questa deliberazione, dopo di che sarà possibile entro la scadenza fissata dalla contrattazione, cioè il 26 aprile addivenire a tutti gli atti che diano titolo di proprietà alla Regione del parco della Mandria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Oberto.



OBERTO Gianni

Sono personalmente convinto che la Regione, con l'acquisizione di questo bene, incrementi il suo patrimonio e dia motivo e modo per risolvere successivamente (problema del quale oggi certamente non ci occupiamo perch andremo assolutamente fuori tema) la destinazione di questo complesso patrimoniale, cioè la creazione di quella realtà che dovrà essere non domani, né forse dopodomani, signor Presidente della Giunta, freniamo tutti i nostri entusiasmi, anche se ieri ho letto su un quotidiano che domani è la realtà del parco e ho letto anche le sua dichiarazioni, signor Presidente; vorrei interpretarne una un poco criptografa: "Non credano questi giovanotti di issare sulla motocicletta e alzare in alto le fanciulle per andare a girare questa zona zigzagando a destra e a sinistra e anche a fare qualche cosa di peggio". Questo "qualche cosa di peggio" criptografo, ho pensato subito che fosse sparare a quegli animali cornuti che ci sono nella Mandria e mi sono pertanto acquietato a questa forma ermetica di dire.
Non sarà certamente domani o dopodomani che risolveremo il problema della Mandria, ma vorrei sottolineare soltanto, se me lo consente il signor Presidente della Giunta soprattutto, ed il relatore di questa delibera l'Assessore Rivalta, come questi grossi problemi hanno sempre delle implicazioni che naturalmente frenano gli impulsi di coloro che sono chiamati ad operare.
L'Assessore Rivalta ha ricordato, risalendo al 1973, un certo impegno del passato Consiglio regionale, Chi ha l'onore di parlare, molto brevemente, questa mattina qui, ricorda incontri del febbraio-marzo del 1970 quando era Presidente della Provincia di Torino, e quando vi furono i primi approcci tra la Provincia e i rappresentanti della casa Medici del Vascello per arrivare all'acquisizione della Mandria e per farne, a suo tempo, il parco tanto atteso da Torino e non soltanto dai torinesi, posto che si pensi che lo sviluppo perimetrale dei muri che circoscrivono questa tenuta della Mandria è tra i 30 e i 34 Km, quindi qualcosa di più di un polmone, addirittura un sistema di polmone di cui discuteremo dopo molto attentamente signor Presidente, perché dovrà essere una realizzazione tranquilla, sicura, vorrei dire quasi modello di questo complesso.
Iniziate le trattative allora, caddero perché nel maggio vi furono le elezioni provinciali, vi fu la trasformazione della Regione, risorsero qui come è stato ricordato da Rivalta, perché ad un certo momento l'allora Presidente della Giunta regionale dr. Calleri, su sollecitazione di una proposta di legge che indirizzava verso le Vallere l'acquisizione di una certa zona verde, propose alla considerazione e all'attenzione del Consiglio regionale tutto il problema nel suo contesto e nel suo complesso.
Le Vallere avevano ed hanno una loro realtà, Stupinigi ha tuttora una sua grossa realtà, con la possibilità d'insediamento di facoltà universitarie e quindi con una valutazione dell'ambiente, in modo particolare in direzione della Mandria. E fu nella direzione dell'acquisizione della Mandria che la Giunta Calleri e successivamente la Giunta che ho avuto l'onore e la responsabilità di presiedere, s'indirizzò per giungere il più rapidamente possibile a quell'atto finale che si conclude oggi, 1° marzo 1976, con l'approvazione, io ritengo, di questa delibera che ha nella sua stesura incluso tutti gli elementi concreti per mettere la Regione con le spalle al sicuro sotto ogni profilo per quanto attiene all'acquisizione patrimoniale.
Mi sia consentito - e non c'è nessuno spirito di rivendica - di spiegare ai Consiglieri, soprattutto a quelli che non erano presenti nella passata legislatura, quando più di una volta, interpellati e sollecitati dall'allora Consigliere Rivalta, ebbimo occasione di dare conto della difficoltà con cui si camminava. Proprio trattandosi di una acquisizione patrimoniale il Presidente della Giunta diede incarico all'Assessore al patrimonio Paganelli di sviluppare queste trattative, trattative che furono difficili anche perché la richiesta del prezzo allora era notevolmente elevata, perché mancano gli elementi obiettivi di giudizio. Venne eseguito un rilievo aereofotogrammetrico per stabilire la compattezza e la completezza di questo complesso. Sorse in allora il problema relativo alla espropriazione ed in questa direzione venne sollecitato l'organo esecutivo del Consiglio, non fermarsi ad indugi di trattative, ma portare avanti il discorso eventualmente con l'espropriazione della Mandria.
Il discorso si presentò subito con delle grosse difficoltà: per una complessità di norme legislative diversamente interpretate, l'acquisizione attraverso all'esproprio poteva comportare, secondo taluno, il raddoppio del prezzo che veniva stabilito, con un certo aumento, secondo altri invece questo raddoppio non doveva esserci. E fu allora che l'Assessore al patrimonio e la Giunta esaminarono attentamente e profondamente la cosa, si diede incarico allo studio Zini, in persona dell'avv. Nizzola che ne continua l'attività, di studiare e confortare la Giunta di un suo parere giuridico per sapere se si sarebbe dovuto effettivamente affrontare questo rischio del raddoppio del prezzo o se il prezzo doveva restare quello fondamentale. Vi fu un conflitto con la parte che assisteva giuridicamente la proprietà Medici del Vascello: gli uni dicevano è dovuto il raddoppio gli altri dicevano non è dovuto.
Le cose camminarono con una certa logica lentezza, non per volontà di coloro che avevano la responsabilità dell'esecuzione di questo, ma proprio per i ritardi per esempio nella presentazione di questo rilievo aereofotogrammetrico e la determinazione dei prezzi e dei valori.
Venne successivamente lo scioglimento del Consiglio regionale a seguito delle elezioni, bruciammo i tempi, mi pare d'accordo tutto quanto il Consiglio, con la presentazione da parte dell'allora Assessore Debenedetti della legge sui parchi proprio per saggiare in qualche modo la possibilità di una realizzazione nel futuro, legge alla quale ci richiamiamo oggi (dico oggi perché mi pare che ci sia una convocazione della Commissione subito dopo i lavori del Consiglio) per stabilire quel piano dei parchi che non è ancora un vero e proprio piano dei parchi, così come indicato, ma una specie di indice di località che hanno vocazione a trasformarsi in parchi naturali, per potere poi, dibattuto il problema in Consiglio, sentiti e convocati localmente gli enti, le persone, le associazioni interessate assumere effettivamente veste di un vero e proprio piano dei parchi.
Ma ecco le cose che camminano, ecco le cose che si sospettano e poi ad un certo momento avvengono: io non so se il signor Presidente della Giunta ne abbia notizia, io l'ho, ma molto indiretta, quindi la indico soltanto: dovrebbe essere in corso di presentazione, da parte del Ministro delle Regioni, di concerto con altri Ministri interessati, un decreto delegato. E qui, se me lo consente, aprirei una parentesi: sarebbe molto bello che si sollecitasse e si ottenesse, che quando fanno questi decreti delegati sentissero un momentino prima le Regioni e non dopo, a cose avvenute quando si hanno gli starnuti inutili e le lacrime sul latte versato avvalendosi di quella che ormai è un'esperienza che dura da sei anni.
Questo decreto delegato che detterebbe norme per l'attuazione della legge n. 382 del 1975, parla di molti argomenti: strutture-mercato zootecnia, difesa del suolo, protezione della natura e parchi. E a questo proposito si dettano delle disposizioni oscure, almeno nelle linee indicative fuori uscite non ufficialmente perché sembra che di ufficiale non ci sia ancora nulla. Ed è per questo che ho aperto la parentesi, perch si voglia eventualmente...



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Sottocommissione ha già concluso, ha già rimesso gli atti.



OBERTO Gianni

Allora qui c'é da stare molto attenti perché ci troviamo in una situazione assolutamente diversa da quella per esempio in cui si trova la Francia, la quale ha istituito le sue Regioni che dal 1972/73 vanno operando, In materia di parchi naturali e di parchi nazionali vi è una legge quadro o cornice che è di una particolare precisione, che consente pertanto alle Regioni di agire con tranquillità e con sicurezza, di non trasbordare, di non andare oltre a certi limiti e di uniformarsi nel piano nazionale a criteri che abbiano una certa coerenza e una certa indicazione.
Varrebbe forse la pena che proprio a questo livello, signor Presidente della Giunta, si prendessero degli accordi, perché (e chiudo questa parentesi) sembrerebbe che anche i parchi nazionali passino alle Regioni con delle implicazioni che sono di una preoccupazione grandissima, perch in Italia, all'infuori del Parco del Circeo, dominato da quella torre che oggi diventa famosa, ma che di parco del Circeo non ha assolutamente più niente e di quello della Calabria che è scritto sulla carta che risale a 5/6/7 anni addietro e del quale non si è fatto assolutamente niente, tutti gli altri parchi nazionali, vale a dire lo Stelvio, il Gran Paradiso l'Abruzzo, interessano più Regioni, ma salvo l'Abruzzo che riguarda Lazio Molise e Abruzzo, gli altri interessano delle Regioni a Statuto ordinario e a Statuto speciale. Lo Stelvio poi, è in condizioni ancora più preoccupanti e qualche cosa che là è stato fatto è già terribilmente criticato per capacita di mantenere le linee di conduzione di un parco nazionale.
Trento provincia; Bolzano provincia, Sondrio provincia e Regione a Milano; parco del Gran Paradiso, Piemonte per due quinti e circa di territorio, 3/5 circa di territorio Valle d'Aosta, Regione a Statuto ordinario Piemonte, Regione a Statuto speciale la Valle d'Aosta. Mentre lo Statuto della Regione Alto Adige da una competenza specifica e vorrei dire primaria, anche per la creazione di parchi nazionali, alla Regione stessa questo non è nello Statuto regionale della Valle d'Aosta. Che cosa si farà allora? Chiudo la parentesi, ma l'occasione era tale che mi doveva consentire di potere rivolgermi al Presidente della Giunta che so sollecito di questi problemi, perché veda che cosa in realtà possa essere fatto.
Congruità dell'operazione della quale stiamo interessandoci. Certamente un investimento di moneta che oggi ha un suo valore e determina anche delle preoccupazioni; se il mio amico Benzi, per esempio, comperasse per due miliardi e mezzo quella tenuta e poi la tenesse nel tempo, potrebbe venirgli l'occasione di venderla a 5/6/7, ma l'Ente Regione compra e compra per tenere e dare una destinazione. (Ho detto Benzi soltanto perché è un amico e perché è qui vicino, intendiamoci, non ha un riferimento particolare e specifico).
Per la Regione, invece, la cosa va vista sotto un altro profilo: il suo valore concreto oggi, tenendo conto di tutte le considerazioni che sono state fatte, è ritenuto congruo nella misura in cui viene determinato.
Certo bisogna tener conto che questa è una specie di spesa d'impianto che sarà seguita da stese molto superiori per realizzare il parco, proprio per tutto il complesso di ragioni che sono state indicate in questa delibera: il Consiglio regionale sa che oggi compera la proprietà, quella è l'impostazione di natura economico-finanziaria, ma la gestione del parco comporterà delle spese notevoli che saranno proprio quelle che ne consentiranno poi la fruizione.
Ecco perché si può dire, nella seduta di oggi, che c'è da augurarsi che ci sia da guadagnare molto tempo. La stesura dell'atto è prevista con un termine di scadenza e quindi entro la meta di aprile l'atto sarà compiuto.
Ed io penserei signor Presidente (non è un'idea del Gruppo, è un'idea mia personale che ho maturato guardando in questi giorni la documentazione) che sarebbe bene se vi fosse una Commissione ad hoc nella Commissione generale che approfondisse i singoli particolari, perché bisognerà arrivare ad un certo momento, San Martino del 1976 non è molto lontano, ci saranno dismissioni di cascine, ci sono persone che abitano all'interno della tenuta, la Regione fa benissimo a mantenerle gratuitamente, ma noi sappiamo come molte volte queste concessioni abbiano poi la capacità di ingrandirsi strada facendo, cioè i fruitori invece di diminuire in un certo senso aumentano perché vi è un accrescimento, e anche questo è un problema che deve essere visto; bisogna soprattutto, se me lo consente Presidente, con degli interventi attraverso la stampa, attraverso conversazioni, attraverso tavole rotonde, sentire l'opinione pubblica che dica cosa vuole che questo parco sia. Avrà da essere conduzione agricola di un certo settore, e sarà quello, ma poi c'è la fruizione e lei ha detto bene, non con la motocicletta, forse con la bicicletta, forse con dei mezzi non rumorosi forse con un trenino condotto elettricamente, come mi e capitato di vedere nel grosso parco zoologico di Norimberga, dove transita e passa senza rumore e potendolo fare. Io non lo percorrerei il parco, perché ho letto nelle relazioni che vi sono progetti di varia grandezza: il primo sarebbe di 6 Km, nel senso dell'andata che diventano 10 nel senso del ritorno, io non sarei quindi un fruitore del parco, mi troverei veramente a disagio. Ma dico queste cose signor Presidente, signori della Giunta proprio soltanto perché è necessario molto tempestivamente vedere l'impostazione che dovrebbe essere, ad avviso mio, in due direzioni; un aspetto tecnico scientifico di quello che ha da essere questo grosso parco, e un aspetto di carattere manageriale di conduzione delle aziende che vi sono all'interno.
Personalmente, per quello che si riferisce specificamente alla delibera, sono convinto che il prezzo indicato e le condizioni fissate siano accettabili e pertanto esprimo parere favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, signori Consiglieri, il mio intervento sarà brevissimo, dopo quello che il collega Oberto ha detto non mi sentirei di proseguire su quella strada, ma vorrei dire delle cose più concrete per mettere in luce questioni che riguardano la Mandria.
Intanto c'è una carenza, secondo me, non conosciamo i bilanci dell'azienda; sarebbe stato opportuno, per vedere quali sono i settori che rendono qualche cosa e quelli che non rendono niente, avere i bilanci almeno degli ultimi 2/3 anni.
Noi siamo d'accordo sull'acquisto, e io ringrazio l'Assessore per la sua relazione, per l'impegno che vi ha messo, ma direi poiché i bilanci sono depositati, varrebbe la pena di esaminarli sotto il profilo economico per vedere come l'azienda funzionava, dove aveva risorse e dove non ne aveva.
E' chiaro che noi manteniamo l'azienda in vita e perciò cerchiamo di tenere presso di noi gli attuali operatori economici, i contadini; come è giusto che la Regione sia generosa verso quelle 25 persone anziane che un privato cittadino manteneva gratuitamente. Ma direi che il più difficile viene dopo l'acquisto. Il pubblico dentro alla Mandria come si comporterà come possiamo portarlo dentro? Già il Consigliere Oberto ha fatto le sue previsioni: biciclette, trenini. L'area è molto vasta e dobbiamo pensarci prima, perché il giorno in cui apriremo La Mandria la distruggeremo: qualcuno che accopperà qualche povera bestia, qualcun altro verrà a portarsela via. Noi dobbiamo disporre una severa sorveglianza, quanto costerà non lo sappiamo ancora, ma occorre una sorveglianza. Un privato cittadino la conduce con dei sistemi che forse non tutti gradiranno, ma la conduce in un modo molto efficace. Certo che avere per 24 ore la sorveglianza sulla Mandria con le persone adatte, e in numero sufficiente sarà un problema che andrà valutato anche come spesa.
Io ritengo che debba essere esaminata anche la questione dei mille capi di bestiame. Se vogliamo mantenere La Mandria com'e attualmente bisogna acquistarli, il che vuol dire un altro miliardo di spesa. Però non so come ente pubblico come li possiamo amministrare.



BORANDO Carlo

Un milione a capo?



BENZI Germano

A occhio croce, posso sbagliarmi di 50.000 lire.
Questo miliardo che la Regione potrebbe sborsare va valutato se vogliamo mantenere La Mandria così com'è, o se vogliamo fare della Mandria una cosa diversa. Ma questo pone dei problemi di conduzione.
Io ritengo che occorra mettere a capo della Mandria, come amministratore, qualcuno che conosca veramente il suo mestiere; gli uomini politici normalmente non conoscono il mestiere dell'amministratore, lo dico chiaramente, mettiamoci qualcuno che sappia condurre delle cascine sul serio, altrimenti rischiamo di mangiarci La Mandria e i soldi dei contribuenti con delle formazioni che possono ingolosire i vari partiti, ma noi faremo un cattivo servizio alla Regione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bono, ne ha facoltà.



BONO Sereno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la V Commissione ha esaminato per la parte di sua competenza, il testo della delibera che oggi è sottoposta al Consiglio ed ha espresso all'unanimità parere favorevole alla sua approvazione.
Con questo atto si adempie ad un preciso mandato che il Consiglio regionale ha affidato alla Giunta fin dal luglio 1973, come già ricordava l'Assessore Rivalta, quando, rilevata la necessità di acquisire al demanio della Regione alcuni complessi fondiari particolarmente adatti per la costituzione di un sistema di parchi sociali per l'area metropolitana torinese, ravvisò appunto nella tenuta La Mandria, nel complesso di Stupinigi e nell'area delle Vallere l'oggetto di primi interventi per la costituzione del sistema di parchi regionali, formulando infine l'invito al Presidente della Giunta regionale ed alla Giunta stessa ad assumere ogni opportuna iniziativa al riguardo, con l'adozione dei mezzi atti ad ottenere i risultati più convenienti per l'interesse pubblico.
Quella delibera del Consiglio regionale si concludeva autorizzando la Giunta a proseguire ed a concludere le trattative per l'acquisto della tenuta La Mandria. La delibera che oggi è alla nostra approvazione attua dopo quasi tre anni, quel mandato del Consiglio estendendo l'acquisizione rispetto alla proposta di allora, all'intera parte della tenuta oggi disponibile: circa 1.300 ettari, compreso quindi il castello ed alcuni terreni circostanti che in allora volevano essere mantenuti dalla proprietà e che invece costituiscono, a parere della Commissione, parte organica e qualificante nella futura organizzazione del parco.
Con l'atto che è oggi all'approvazione del Consiglio è a tutti chiaro e l'ha ricordato lo stesso Consigliere Oberto - che non si istituisce ancora il parco de La Mandria. Oggi la Regione acquista l'area per impedirne delle compromissioni od ulteriori spezzettamenti, per assicurare al patrimonio regionale un bene di grande valore, per assicurare nell'ambito della conurbazione torinese, un primo punto di riferimento alla creazione, come appunto diceva la delibera del 1973, di un sistema di polmoni di verde a disposizione del tempo libero dei cittadini che contribuisca al miglioramento delle condizioni di esistenza rese estremamente precarie dal vivere della città, di una città che si e sviluppata all'insegna del consumismo, della speculazione e che ha relegato in posizioni di quart'ordine le effettive esigenze dei cittadini.
Con la deliberazione di oggi, infine, s'inizia un capitolo nuovo per la politica ambientale, certamente molto importante dal punto di vista finanziario e patrimoniale.
Altri grossi problemi restano ancora da risolvere prima di poter compiutamente destinare l'intero parco de La Mandria agli scopi per cui oggi viene acquisito.
Tra i problemi che vi sono da risolvere si presenta in primo luogo il mantenimento delle attività zootecniche dei centri di produzione della selvaggina che, oltre a costituire un'attività economica di apprezzabile interesse, anche ai fini della gestione del parco, rappresentano dei momenti insostituibili ai fini del mantenimento degli attuali equilibri ambientali e naturalistici.
La forma di gestione di queste attività, come è già stato detto, dovrà essere successivamente puntualizzata in rapporto ai fini ed ai compiti istituzionali della Regione.
In secondo luogo, il problema dell'apertura al pubblico del parco e del castello, dovrà essere prevista sulla base di una precisa normativa che preveda, con le strutture ed i servizi gestionali del parco stesso, le modalità d'uso da parte dei cittadini dr questo bene pubblico.
Merita, infine, di essere rilevato che l'acquisizione de La Mandria conveniente non solo dal punto di vista del suo grande interesse sociale ma anche dal punto di vista dell'acquisizione patrimoniale - come è stato unanimemente riconosciuto - non avviene con operazioni di indebitamento della Regione, ma si realizza interamente utilizzando i residui che allo scopo erano stati destinati nei bilanci del 1973, del 1974 e del 1975.
Per le ragioni che ho cercato molto sinteticamente di esporre, anche per non essere ripetitivo rispetto ad altri colleghi che mi hanno preceduto, la V Commissione, che ha anche effettuato una visita sul posto ha approvato all'unanimità la delibera della Giunta regionale ed invita il Consiglio a ratificare con il proprio assenso - che ci auguriamo unanime questo atto importante che segna l'avvio di una politica nuova in direzione dell'utilizzazione del territorio, una politica che possa rispondere più compiutamente agli effettivi bisogni della gente ed alle esigenze della moderna società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Signor Presidente, signori Consiglieri, due brevi considerazioni sull'atto che stiamo per approvare.
Dico subito che sono perfettamente d'accordo su questa operazione anche e soprattutto perché ho sentito parlare molto bene dell'operazione lo stesso ex Presidente che se n'era interessato e con molto calore, con molta passione. Egli ha accennato all'aggettivo "congruo" per quanto riguarda il prezzo, bisognerebbe dire che oggi è a favore della Regione, siamo sinceri.
I prezzi dei terreni, di qualsiasi genere, anche se sono considerati terreni agricoli, da due anni a questa parte come minimo sono raddoppiati.
Io ho fatto tre operazioni aritmetiche: si spendono tre miliardi 230 milioni su una superficie complessiva di 1340 ettari, pari a circa 20.000 pertiche milanesi (che è l'unità di misura corrente nella Valle Padana) con un costo di 2.450.000 ad ettaro che tradotto in costo al mq, sono 255 lire.
Oggi a 255 lire al mq, non si compera più niente.



BERTI Antonio

Neanche con l'esproprio.



BORANDO Carlo

Neanche con l'esproprio, perché con gli espropri si paga di più.
Io ho fatto i calcoli solo sulla superficie, ma vedo che nello stesso prezzo ci stanno dentro anche la palazzina, le strutture, ecc.
Questo per quanto riguarda l'operazione costo.
Alcune considerazioni, invece, sotto l'aspetto del dopo. 20.000 pertiche di terra sono una bella superficie, e, come giustamente ho sentito dire, ci vuole del tempo prima che il fine per cui è stata acquistata questa tenuta, il parco, possa essere raggiunto completamente. Trattandosi di un ente si sa come vanno le cose e alleandomi con Benzi dico anch'io che bisogna andare alla ricerca di responsabili a livello direttivo e a livello amministrativo, che la curino veramente.
Io l'ho percorsa in lungo e in largo, essendovi andato a caccia due o tre volte, e la conosco abbastanza bene: circa un terzo della superficie è coltivabile con le colture tradizionali grano, avena, mais e foraggio per il mantenimento di quel bestiame di cui ho sentito parlare e per l'acquisto del quale resta da dimostrare se proprio bisogna spendere un milione a capo. Io non nego che ci sono capi di bestiame che costano un milione, si tratta di vedere se mille capi di bestiame nel loro complesso, possono valere un miliardo. Ma vedo che nelle condizioni d'acquisto è previsto di nominare una terna di esperti uno per parte, più un rappresentante della Camera di Commercio, che facciano una perizia in virtù della quale la Regione deciderà se conviene o non conviene procedere all'acquisto.
Avendola visitata ho notato che ci sono anche dei corsi d'acqua e delle acque sorgive e siccome si sa che le acque d'irrigazione non sempre nascono in sito, ma anche da altre parti e attraverso il sito, si tratta di vedere se i corsi d'acqua di questa proprietà sono mantenuti; io credo di sì perché qui si fa cenno ad una serie di allegati in virtù dei quali probabilmente dovrà essere rilevato se viene garantito.
Sempre parlando della conduzione, io oserei dire che ci sono delle coltivazioni arboree destinate a rimanere perché non sono toccabili, per esempio quelle a rapido sviluppo, tipo la pioppicoltura; in certe zone curate opportunamente, potrebbero dare un reddito.
Sono quindi d'accordo con Benzi di vedere se è possibile ricavare una parte della spesa che si dovrà inevitabilmente fare, dalla stessa tenuta.
Con questo spirito non c'é che da affidarsi al buon senso di chi dirigerà questa faccenda, in modo da far si che la Regione, avendo adempiuto ad un suo dovere, perché tale lo ritengo, possa nello stesso tempo rendere meno pesante il costo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente, una brevissima considerazione stimolata dagli interventi di coloro che mi hanno preceduto.
Qui noi stiamo giudicando una delibera relativa ad un acquisto patrimoniale, ed il nostro giudizio non può che essere positivo proprio per le motivazioni che i colleghi hanno indicato. Pero alcuni Consiglieri - lo stesso Assessore Rivalta nella sua illustrazione - hanno sottolineato alcuni aspetti di carattere operativo successivi all'acquisto.
L'Assessore Rivalta parlava dell'esistenza di una struttura di valore storico, di questioni di carattere economico, di realtà aziendali non solo forestali che comportano delle decisioni operative.
Il Consigliere Oberto ed altri Consiglieri hanno formulato alcune ipotesi d'intervento attuative al riguardo.
Vorrei semplicemente dire alla Giunta che ritengo si debba fare particolare attenzione, nel momento operativo, ai contatti con gli Enti locali operanti nel territorio, soprattutto coi Comuni di Venaria e di Druento. Avevamo già avuto occasione di parlarne col Presidente Viglione in ordine ai problemi di Santena: si tratta della produttività di questi beni soprattutto nei confronti della dimensione degli Enti locali operanti nel territorio.
In effetti vi sono problemi di tutela di parchi, di ambientazione, ma vi è anche il discorso del collegamento che questi Enti locali oggi sollecitano verso le zone limitrofe.
E' un discorso di collegamento col Canavese, (La Cassa, Vallo Varisella, ecc.) magari attraverso La Mandria, e noi dovremmo trovare delle soluzioni, concordate con questi Enti locali, senza però che queste soluzioni danneggino il parco.
Questa è una raccomandazione per ciò che riguarda la prospettiva e l'utilizzo di questo ambiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario

Credo, signor Presidente, che sia superfluo ripetere l'assenso del Gruppo socialdemocratico a questa delibera. E' una decisione estremamente positiva, che conclude un iter iniziato negli anni scorsi, come è stato ricordato. Noi concordiamo pienamente non soltanto sull'acquisizione, ma anche sulle indicazioni che stamane ci sono state esposte dall'Assessore Rivalta in ordine alla conservazione del bene per consentire alla Regione di approfondire la destinazione e la fruizione di quest'area.
A me per la verità era sorto il dubbio (che pero mi pare già fugato) che con l'entrata in vigore della legge sui parchi queste acquisizioni dovessero farsi per legge.
Capisco che l'iter legislativo potrebbe arrestare la conclusione sollecita dell'operazione e non intendo assolutamente riferirmi a questa necessita: semmai si potrà vedere successivamente se occorrerà uno strumento legislativo anziché una semplice delibera, perché mi pare che all'art. 13 della legge sui parchi, per quanto riguarda non solo l'istituzione del parco, ma anche l'acquisizione delle aree sia prevista una legge ad hoc. Vero è che quella previsione si aggancia al presupposto che esista un piano, mentre oggi il piano non esiste ancora, per cui l'acquisto di cui alla delibera può considerarsi una pura e semplice acquisizione patrimoniale.
Mi pare che anche sotto il profilo formale si possa superare quindi il dubbio che mi era sorto.
Ritengo che sull'argomento avremo modo di ritornare nel momento in cui si dovrà approfondire l'utilizzazione e la destinazione di questa acquisizione patrimoniale che oggi deliberiamo.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola agli altri oratori che l'hanno chiesta, per non avere dei tempi morti vorrei chiedere soltanto se sul punto successivo all'ordine del giorno, c'é già il parere della I Commissione, perch qualora non ci fosse ancora si potrebbe riunire la Commissione in modo da non far sospendere poi il Consiglio.



ROSSI Luciano

Per noi è un atto formale, se i colleghi della I Commissione sono d'accordo potremmo riunirci dieci minuti.



PRESIDENTE

Credo che sarebbe opportuno. Darei ora la parola al Consigliere Robaldo.



ROBALDO Vitale

Signor Presidente, prendo la parola brevemente per esprimere il consenso del Gruppo repubblicano a questa delibera della Giunta che è l'atto conclusivo dell'acquisto della tenuta La Mandria.
Anch'io sono del parere che dal lato puramente economico la conclusione è positiva perché il prezzo è vantaggioso per la Regione; sotto l'aspetto tecnico la delibera è perfetta perché le scadenze in essa contenute soprattutto per i contratti agrari e per le altre attività mi paiono pertinenti ed estremamente valide.
Sento però il dovere di dire che prendere atto che si è conclusa una prima fase è un fatto puramente formale e meccanico, è un atto che ha vista una scelta politica quando si è trattato di individuare questa come altre aree per una destinazione a parco verde per la cintura e per tutta l'area metropolitana torinese, ma direi che la qualificazione politica di questo atto deve ancora essere individuata.
Stamane l'Assessore Rivalta, al termine della sua relazione, ha dato delle indicazioni di massima relative all'utilizzo della tenuta e se possiamo cogliere il significato di questa impostazione è quello di mantenere una continuità di indirizzo rispetto alla gestione privatistica fino ad oggi portata avanti.
Questo è un principio sul quale noi possiamo essere d'accordo, però è un principio e per attuarlo dobbiamo creare delle strutture che siano valide e che ci consentano di tener fede a questa enunciazione.
Si è detto qui che ci saranno delle scadenze all' 11 novembre 1976, a San Martino. Dobbiamo dire che le scadenze sono molto prima: entro il 31 luglio dovremo dare una risposta relativa ai mille e più capi di bestiame e inevitabilmente questa risposta dovrà essere la conseguenza di un certo tipo di valutazione sul piano organizzativo, sul piano della gestione di questa tenuta, per cui inviterei la Giunta a predisporre per tempo (e ne abbiamo pochissimo, perché se l'acquisto parte dal 26 aprile di fatto avremo due mesi) degli strumenti (vedrà la Giunta come farlo, se con la V Commissione, se creare una Commissione ad hoc) che ci mettano in grado entro il 31 luglio, di dare questa risposta, perché mille capi di bestiame avranno un valore che si aggira sul miliardo, d'accordo, però sono la base di un'iniziativa che se presa per tempo percorreremo una strada in un certo modo, se la dovessimo lasciar perdere inevitabilmente ci porterebbe a delle posizioni compromesse.
Questo è quanto intendevo dire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, quello che esprimo è il giudizio della D.C. ed è sostanzialmente positivo, come già è emerso dagli interventi dei miei colleghi di gruppo. E' un giudizio però che esprimo con qualche osservazione sul metodo che è stato seguito.
La pratica, sotto il profilo deliberativo, si conclude oggi ma - ed è già stato ricordato ripetutamente in quest'aula - si è iniziata sotto la Giunta presieduta dal dr. Calleri ed ha avuto un'ampia trattazione durante il periodo della Giunta presieduta dall'avv. Oberto.
La delibera che viene oggi alla nostra approvazione ricorda puntualmente tutti i punti salienti, tutte le deliberazioni ai Consiglio e di Giunta che in questi anni si sono adottate per portare avanti le trattative e quindi dobbiamo ritenere che sotto questo profilo il metodo che è stato seguito anche nella parte espositiva della deliberazione, che ha ricordato tutto il lavoro che è stato fatto precedentemente, sia un metodo corretto.
Se mi è consentito, poiché siamo in materia agricola, direi che nel momento in cui si raccolgono i frutti non va dimenticato né chi ha provveduto in un determinato momento a seminare, né chi ha provveduto ad accudire il terreno perché potesse dare i suoi frutti.
E dico questo perché ad un certo momento era parso, attraverso dichiarazioni, attraverso interviste, che anche questo problema fosse sorto così, quasi improvvisamente. La delibera in esame fa giustizia di queste sensazioni e noi prendiamo atto volentieri dell'atteggiamento con il quale l'attuale Giunta ha portato all'esame del Consiglio questo tema.
Non è stata certamente una trattativa facile, lo ha già ricordato lo stesso Assessore, posto che le pretese del venditore all'inizio erano molte, erano pesanti e nel corso della trattativa, anziché alleggerirsi, a volte sono anche aumentate E' già stata ricordata dall'Assessore, e voglio ricordarla anch'io, la richiesta di raddoppio che era stata avanzata ai sensi dell'art. 17 della legge 865, richiesta fermamente respinta dalla Giunta anche sulla base di un motivato parere legale che la Giunta dell'epoca aveva provveduto ad acquisire. Sulla questione del raddoppio del prezzo evidentemente ci si era impantanati per alcuni mesi e questo aveva fatto sì che la trattativa subisse una pausa, pausa però che agli effetti pratici, cioè agli effetti contabili, vediamo oggi quanto sia stata opportuna e redditizia.
L'attuale Giunta, concludendo la trattativa ed anzi ampliandola rispetto alla primitiva deliberazione del 1975, con l'aggiunta di altri ettari di terreno e con l'aggiunta dell'acquisto del castello, ha raggiunto un buon risultato.
Noi riteniamo che bene faccia la Regione ad acquisire la Mandria ad un prezzo di circa 3 miliardi e 200 milioni, sia pure con le clausole contenute nella delibera che limitano per alcuni anni parte della proprietà, clausole che sono però inevitabili in una compra vendita così vasta, così complessa come quella che è oggi al nostro esame.
Noi esprimiamo pertanto apprezzamento alla Giunta ed in particolare al Presidente Viglione che concludendo un'iniziativa da noi iniziata, l'ha portata in porto felicemente.
Questo nostro atteggiamento ci consente di fare un'osservazione sul metodo che è stato seguito in questa fase finale.
Noi oggi siamo in grado di apprezzare positivamente questa deliberazione non tanto per le informazioni e le comunicazioni avute dalla Giunta in questi mesi, quanto piuttosto per la conoscenza della questione che ci proveniva dall'averla gestita in un certo periodo, con un continuo colloquio con il Consiglio; se consultiamo gli annali delle sedute del nostro Consiglio si vede come vi sia stato un continuo colloquio particolarmente nell'ultimo anno, tra il Presidente della Giunta Oberto e l'allora Consigliere Rivalta che si interessava a fondo di questo problema.
Durante la fase finale, tranne, mi pare, un accenno in una comunicazione in Consiglio, non vi è stata un'informativa vera e propria mentre è stata assai più sviluppata la trattazione dell'argomento a mezzo stampa. Noi comprendiamo che operazioni di così vasta importanza.



RIVALTA Luigi, Assessore ai piani dei parchi naturali

C'é stata una riunione in Commissione dove io ho informato di come andavano le cose.



PAGANELLI Ettore

Ultimamente.
Noi comprendiamo come operazioni di così vasta importanza abbiamo bisogno, nella loro fase di preparazione, di momenti di riservatezza, ma riteniamo che non manchino quelle forme istituzionali per consentire alla Giunta di rendere edotti i Gruppi consiliari di questioni di notevole importanza.
E' questa più che altro una raccomandazione che facciamo alla Giunta specie per quanto riguarda futuri atteggiamenti su operazioni di questa entità e di questa portata.
V i può essere pero ancora un'altra osservazione (e questa autocriticamente mi riguarda) che è stata sollevata nella I Commissione dal collega Picco. A volte, deliberazioni o disegni di legge di vasta importanza possono interessare più di una Commissione. In questo caso la deliberazione è stata portata in V Commissione ed è venuta nella I Commissione solamente per l'aspetto finanziario. Giustamente in quella sede il Consigliere Picco ha ricordato come la I Commissione, avendo anche competenza in materia patrimoniale, avrebbe dovuto essere investita del problema nel suo più vasto aspetto. Questa è una posizione autocritica, ma l'ho voluta dire con assoluta obiettività, proprio facendo parte dell'Ufficio di Presidenza, per una maggiore attenzione che ci deve essere anche sull'assegnazione delle deliberazioni o dei disegni di legge alle singole Commissioni.
Queste due osservazioni, una che riguarda il rapporto Giunta-Consiglio l'altra che riguarda il rapporto Ufficio di Presidenza-Commissioni consiliari sono certamente marginali rispetto ad una delibera come quella che abbiamo in esame e non intaccano il giudizio positivo che diamo in ordine alla conclusione di questa trattativa, giudizio positivo che esprimiamo con il voto favorevole del Gruppo della D.C. sulla delibera stessa così come ci viene proposta dalla Giunta.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Dal dibattito e dagli interventi dei Consiglieri è emerso come questa mattina si compia, tecnicamente, un fatto politico di estrema importanza su cui vi era stata convergenza della volontà di tutte le forze politiche che già operavano nel corso della prima legislatura.
Mi pare che vada dato atto all'Assessore ed al Presidente della Giunta della capacità, attraverso il ritmo che hanno imposto alle trattative ed ai rapporti con la proprietà, di risolvere quelle pericolose gore che si erano formate, che suscitavano tra le forze politiche un certo allarme sulle possibilità di un risultato positivo dell'operazione, visto che il plafond di 2 miliardi e mezzo che era stato fissato nella delibera del 1973 era contestato, e questo in sé era indicativo dell'impegno e della volontà più volte manifestata dal Consiglio, quindi dalla Regione, di acquisire questo bene per la sua importanza sociale, per l'indubbio valore dell'avvio di questa operazione, poteva invece rappresentare la messa in moto di processi di aumenti di prezzo, come è stato ricordato qui correttamente dal collega Paganelli e in termini molto chiari e precisi dal collega Borando.
Ora, non mi pare sia oggi il caso di insistere nella trattativa per l'eventuale aumento delle dimensioni dell'operazione con l'acquisizione di altri beni, con indubbio accrescimento delle caratteristiche di organicità dell'intervento della Regione - pur lasciando impregiudicata la possibilità di un'azione futura -: l'evidenziazione di prezzi che ho sentito fare dal collega Robaldo - per mille capi di bestiame una spesa dell'ordine di un miliardo - rappresenta, a mio avviso, un inizio di trattativa su posizioni completamente sfavorevoli alla Regione Piemonte, e non ritengo che un'operazione del genere, al livello di un miliardo, potrebbe trovare consenziente la forza politica che rappresento. Mi pare che un'indicazione così sovrabbondante non possa che incoraggiare la difesa di diritti che entro certi limiti sono legittimi, ma non lo sono più quando si oltrepassano determinati valori, a meno che il collega Robaldo non pensi realmente che da oggi al 31 luglio ci possa essere una svalutazione della nostra moneta tale che da un prezzo oggi molto inferiore si possa giungere a quel livello.
Si conclude oggi qui l'iter, dicevo, per l'acquisizione di un bene di grande importanza sociale, nel quadro di quella politica di riequilibrio di maggior umanizzazione del nostro vivere sociale, ed educativo: un milione e duecentomila persone che vivono in questa città addensati potranno così disporre di un immenso spazio verde libero, dove avranno agio di ristabilire valori umani, di ritrovare certi tipi di possibilità di conoscenza anche per i giovani.
Indubbiamente, tutto quanto il Consiglio e le forze politiche dovranno impegnarsi per rendere questi scopi realizzabili. Occorrerà anzitutto pensare a coordinare il collegamento della grande città con questo bene che oggi acquisiamo e specialmente curarne la gestione, educando nel contempo il cittadino che ne fruisce per il suo tempo libero ad averne rispetto come di cosa che è anche sua, richiamando in auge certi tipi di valori che erano più considerati in passato e che la nostra epoca, con la dissacrante valorizzazione dei beni economici, ha indubbiamente assai svilito.
Esprimo quindi un giudizio largamente positivo per l'alacrità con cui la Giunta, l'Assessore ed il Presidente hanno saputo, in tempi ridottissimi se si tiene conto del momento effettivo di entrata in azione della Giunta, che ha ripreso in mano trattative già avviate dalle passate Amministrazioni - ottenere già il 26 gennaio una proposta vincolativa da parte della proprietà in condizioni indubbiamente più sfavorevoli (che questa mattina sono state evidenziate) che la proprietà stessa poteva avanzare, e quindi giungere alla soluzione dell'acquisizione. Sui modi e sui termini in cui questa operazione è stata fatta qualcuno ha avanzato critiche, rilevando che sarebbe stato opportuno tenere maggiormente informato il Consiglio: io dico che ogni richiesta di maggior partecipazione, e quindi responsabilizzazione, da parte delle forze che non gestiscono direttamente il potere amministrativo della Regione è giusta e legittima, e va ascoltata e sottolineata. Nel caso specifico mi pare per che si sia operato con alacrità e si sia giunti a questi risultati positivi senza assolutamente cozzare contro certe forme di partecipazione in quanto si trattava nient'altro che dell'attuazione di una delibera in precedenza presa e non si può che dare un giudizio positivo per il modo in cui con serietà e impegno la Giunta ha operato per la soluzione di questo problema superando i pericoli che indubbiamente potevano giocare nella fase attuativa di questa deliberazione, cioè nell'incontro delle due libertà regionale e privatistica.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, poiché tutti i Gruppi politici hanno ritenuto, a ragione, di dover prendere posizione in ordine a questo problema, non ci sottrarremo neanche noi alla responsabilità di chiarire in modo il più possibile conciso, il punto di vista del nostro partito, la Destra nazionale, in argomento.
A nostro avviso, il problema va esaminato sotto un duplice aspetto cioè in termini di principio e in termini di merito.
Quanto al primo aspetto, l'acquisto della tenuta "La Mandria" non pu che vedere consenzienti tutti coloro, e noi siamo tra questi, che accettano una politica intesa alla costituzione di una rete di parchi pubblici regionali. Cosi esaminata, la delibera proposta dalla Giunta non solleva perplessità alcuna.
Quanto al secondo aspetto, cioè al merito, è già stato fatto rilevare e non abbiamo alcun motivo per contestare i calcoli che sono stati ripetuti anche in aula, la chiara, oseremmo dire eccezionale, convenienza per la Regione di inglobare nel patrimonio regionale al prezzo pattuito una proprietà quale la tenuta "La Mandria" Quindi, non abbiamo alcuna obiezione da fare neanche circa il merito e la convenienza della deliberazione.
Le perplessità, o meglio i timori, nascono proprio nel momento in cui la delibera, come pare, viene ad essere assunta dal Consiglio regionale, in ordine alla conduzione e alla destinazione futura de "La Mandria". Perch approvando l'acquisizione della tenuta, ci assumiamo implicitamente l'impegno a provvedere perché questo grosso patrimonio in primo luogo non venga gestito male e poi serva veramente per gli scopi ai quali lo si intende destinare.
Ora, la gestione è un grosso problema. Qualcuno qui ha sottolineato che fino ad oggi, secondo una conduzione privatistica, "La Mandria" è stata tenuta in condizioni di considerevole efficienza, ed ha anche detto, con un'autocritica che credo valga non solo per L'oratore che ha fatto questa affermazione ma un po' per tutto l'ente pubblico, che difficilmente i pubblici amministratori riescono ad essere così provveduti e così oculati come è stato, nel caso specifico, il marchese Medici del Vascello. Ecco quindi il timore, che si accompagna alla raccomandazione di porre seriamente allo studio questo problema, perché sarebbe veramente grave sarebbe veramente riprovevole, se la Regione, dopo essersi impegnata in questa direzione, non fosse poi in grado di mantenere la tenuta "La Mandria" nelle condizioni in cui è stata fin qui diretta.
Le perplessità ed i timori si accrescono quando si consideri che, come diceva, mi pare, il Consigliere Oberto, quella che affrontiamo ora è soltanto una spesa di impianto, che ci obbliga poi in prospettiva futura a sostenerne ben altre e di ben diversa entità, quali che siano, allorquando dovranno essere affrontate, le condizioni e le capacità economiche della Regione stessa. Noi ci accolliamo, e siamo ben lieti di farlo, la tenuta ma poi non potremo lasciarla in stato di abbandono, dovremo necessariamente, obbligatoriamente metterla a disposizione della comunità consentire che il pubblico possa fruirne, il che comporta enormi spese di investimento.
Noi diamo voto favorevole a questa proposta di delibera, ma con queste riserve, queste perplessità: riserve e perplessità che solo il futuro potrà rimuovere, un futuro che dovrà certo vedere seriamente impegnato l'Esecutivo in carica perché questi timori non abbiano a trovare conferma nella realtà, del domani.



PRESIDENTE

Il dibattito è concluso. La parola, per la replica, al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, la Giunta desidera sottolineare l'importanza della decisione che il Consiglio si accinge ad assumere con l'acquisto della tenuta "La Mandria", Questa deliberazione, che riguarda un patrimonio ed un'area per nulla trascurabili, e dal punto di vista storico e dal punto di vista della loro collocazione quasi nell'ambito della città di Torino della sua cintura, non è certamente un fatto episodico, isolato, ma un fatto da considerare nel grande contesto di quel piano programmatico che la Giunta aveva esposto al momento della sua elezione e ai quale l'Assessore Rivalta ha già accennato.
Desidero qui rispondere in merito ad alcune osservazioni interessanti che sono state oggi portate innanzi da varie parti del Consiglio, e per la collocazione di questo intervento, che vede privilegiata l'area metropolitana torinese - e ciò è anche logico perché essa comprende circa due milioni di cittadini della nostra comunità regionale - e perch riguarda un'area che è stata particolarmente lacerata, rotta, interessata da vaste speculazioni, per cui è estremamente opportuno un intervento diretto ad una sua riaggregazione, ad una sua ricomposizione.
Abbiamo dichiarato più volte che all'intervento per "La Mandria" sarebbe seguito un intervento per quanto riguarda l'area di Stupinigi. Sono ora in grado di annunciare al Consiglio che entro poche settimane presenteremo, nelle sedi delle Commissioni e nelle sedi dei Gruppi e quindi in Consiglio, delle proposte già operative rispetto alla problematica anche della stessa area di Stupinigi. Sono ormai state aperte ufficialmente le trattative, e dunque anche per quanto riguarda quest'altra fase, che consegue a quella della Mandria, possiamo adempiere a quanto programmaticamente ci eravamo ripromessi. Non abbiamo nulla in contrario a riconoscere che questa linea di tendenza era già stata in precedenza enunciata dalla Giunta precedente; ricordiamo anzi - me lo permetta Presidente Oberto - quel memorabile scontro in cui Rivalta, con il dito puntato, ammoni che bisognava mandare avanti il programma di acquisizione di questo grandioso sistema di parchi.



OBERTO Gianni

E oggi si rende conto delle grosse difficoltà che si frappongono alla realizzazione di tale programma.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

.Oggi vediamo questo scontro concludersi con una realizzazione che ci porterà ad una forma di collaborazione con gli altri enti e le altre istituzioni.
Il discorso a questo punto è duplice: della proprietà e della fruizione. Non abbiamo alcuna esitazione a dire che non siamo assolutamente per la proprietà: l'importante è che noi arriviamo alla fruizione dei beni culturali e ambientali che sono presenti di fronte alla nostra comunità e che possono essere portati in quella direzione. Per cui dobbiamo dire che quando dialoghiamo con l'Ordine Mauriziano non è per acquisire la proprietà, ma per formare, insieme al Mauriziano, che vuol essere parte attiva - in questo risiede la caratteristica più interessante della nuova linea che noi andiamo elaborando - con noi e con tutte le altre istituzioni proprio per realizzare questo sistema. Ciò che cosa comporta? In primo luogo non una deresponsabilizzazione degli altri enti, il che sarebbe grave (bisogna subito togliere di mezzo l'idea che la Regione si metta a regalare i parchi alla comunità), ma una fase di elaborazione partecipata della comunità, di una crescita di consenso, di una partecipazione che si manifesta della comunità, dei singoli cittadini, degli enti. Quindi, sono interessate le scuole, le istituzioni, tutta la cittadinanza, che debbono ha ragione lei, Presidente Oberto, essere responsabilizzati e invitati a concorrere alla realizzazione, dal punto di vista dell'elaborazione ed anche dal punto di vista, direi, della partecipazione più diretta finanziaria.
E veniamo al capitolo della spesa. Potrebbe preoccupare, quasi spaventare l'ampiezza di questo primo intervento di acquisizione di 50 milioni di metri quadrati che, per primo intervento, noi vogliamo oggi acquisire nell'area metropolitana torinese, che è quella più direttamente investita dalla speculazione, dalla rottura di un equilibrio, da una disaggregazione. E' un passo verso il nuovo, in un certo senso verso l'ignoto Un sistema di parchi, infatti, non era mai stato creato, quindi una coscienza forse non si era ancora formata. Ma ieri, tornando da un convegno a Castagnole Piemonte, un convegno sull'agricoltura in cui abbiamo visto centinaia di agricoltori anch'essi interessati a questo sistema, ho notato, arrivando a Stupinigi, migliaia di cittadini torinesi nei campi e nei boschi di Stupinigi. Ebbene, non mi è parso che si comportassero come cavallette: mi sono sembrati uomini che si muovevano civilmente. Quindi credo si debba avere maggior fiducia nella cittadinanza, in quanti oggi si avvicinano a questo nuovo sistema, che è poi non soltanto quello dei parchi, ma quello del tempo libero, della fruizione dei beni culturali, dal momento che anche la legge che era stata predisposta dal Ministro Spadolini è finalmente entrata in vigore e alle Regioni sarà in conseguenza affidato un ruolo certamente importante.
Di questo sistema di parchi non prevediamo più utilizzazioni, non tutte orientate in un'unica direzione. Uno degli utilizzi può essere, certo quello della sperimentazione. Come loro sanno, signori Consiglieri, le funzioni dell'Istituto zooprofilattico sono state trasmesse per competenza alla Regione. Questo istituto, come loro sanno, aveva acquistato un terreno a fianco della Mandria, nel quale collocare proprie attività attinenti alla zootecnia, alla forestazione, alla sperimentazione, che vede ancora le attività agricole. Ecco che allora si lega in un momento che è culturale nell'insieme e partecipativo di tutta la società.
Le preoccupazioni che sono state manifestate da più parti, giuste anche, non possono trovare soltanto soluzione nel fatto dell'acquisizione ma nel fatto di promuovere un vasto movimento culturale che veda partecipi e presenti migliaia di cittadini che sentono come cosa propria questi beni e naturalmente procedono insieme all'ente pubblico, insieme alle istituzioni, ad un sempre maggiore miglioramento di questi beni ambientali e culturali.
Indicando queste linee, già note al Consiglio ma che andranno ulteriormente approfondite in futuro, la Giunta rileva in questo momento l'importanza del voto che ci apprestiamo oggi a dare.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, dovremmo adesso approvare il progetto di delibera.
I Consiglieri mi consentono di darla per letta, o ne ritengono indispensabile la lettura? Vedo con piacere che consentono che la dia per letta.
Metto pertanto in votazione la deliberazione per l'acquisizione della tenuta "La Mandria", secondo il progetto che tutti i Consiglieri hanno sotto i loro occhi. Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
La delibera è approvata all'unanimità dei 53 Consiglieri presenti.


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

Sull'attuazione della legge 382


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Vorrei, se mi è consentito, parlare per mozione d'ordine.
Lei sa che la legge 382 ha dei tempi molto limitati: deve essere approvata entro il 4 settembre. Il tempo disponibile è così ridotto che mi induce a suggerire un'iniziativa del Consiglio regionale perché il Governo trasmetta entro il 14 marzo - i tempi sono questi - o il decreto delegato o gli elaborati della Commissione Giannini, affinché le Regioni, che hanno sessanta giorni di tempo per esprimere i loro pareri, possano farlo con la dovuta ampiezza.
Si tratta, come tutti sanno, di un'iniziativa che non ha soltanto carattere interno alle Regioni ma che ha un grande valore politico e che per certi versi completa quel dibattito che già si era iniziato con i primi decreti delegati.
Proporrei, dunque, fatte salve tutte le iniziative che occorra assumere per organizzare il dibattito - ne abbiamo già parlato anche nella I Commissione - attorno alla 382, per intanto di caldeggiare attraverso, che so, un ordine del giorno che il Presidente della Giunta o del Consiglio significhi al Governo, che entro il 14 marzo le Regioni possano disporre del materiale necessario.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La Giunta concorda perfettamente con quanto ha detto il Capogruppo comunista Berti. Mi pare di aver già dato comunicazione che gli elaborati delle Sottocommissioni, ad eccezione di quello che riguarda più propriamente il territorio ed i trasporti, sono già stati consegnati alla stessa Commissione tramite il suo Presidente Giannini, e quindi non vi dovrebbero essere più remore da parte del Governo per procedere alle consultazioni da parte della Regione. Ma evidentemente vi sono difficoltà che occorre rimuovere e quindi è bene che il Consiglio nel suo insieme, o la Giunta direttamente o il Consiglio, o i due Presidenti, faccia un passo presso il Governo perché questo termine non venga ulteriormente prorogato.



PRESIDENTE

La questione sollevata dal Capogruppo Berti mi pare del tutto pertinente ed urgente. Mi pare che, per accelerare i tempi, la formula più utile potrebbe esser quella di un passo dei due Presidenti presso il Governo.



PAGANELLI Ettore

Sono d'accordo sulla proposta di incaricare i due Presidenti di questo intervento. Vorrei però ricordare che, d'altra parte, ci dovrebbe essere addirittura un intervento congiunto di tutti i Presidenti delle Giunte e dei Consigli regionali, perché questo era praticamente l'impegno che era stato assunto nella riunione di Firenze alla quale avevamo partecipato io in rappresentanza dell'Ufficio di Presidenza e l'Assessore Bajardi in rappresentanza della Giunta. Mi sembra che un intervento dei nostri Presidenti in collegamento con gli altri dovrebbe poter raggiungere lo scopo di avere al più presto possibile questi decreti a disposizione per l'esame da parte del nostro Consiglio.



PRESIDENTE

Se ho capito bene, quindi, Paganelli suggerisce che, assieme all'intervento autonomo della Regione Piemonte, ci sia un'azione di sollecitazione perché l'iniziativa concordata con le altre Regioni venga fatta procedere.



PAGANELLI Ettore

Di operare in accordo, in sostanza.


Argomento: Parchi e riserve

Esame disegno di legge n. 56: "Interventi per l'acquisizione, la conservazione e la valorizzazione delle aree incluse nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali"


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o,d.g.: "Esame disegno di legge n. 56: 'Interventi per l'acquisizione, la conservazione e la valorizzazione delle aree incluse nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali ' ".
Relatore è la signorina Ariotti. La I Commissione deve pero ancora esprimere il suo parere. Proporrei, per guadagnar tempo, che mentre la Commissione tiene rapidamente la sua riunione, il relatore procedesse all'illustrazione del disegno di legge.
Il Consiglio è d'accordo su questa mia proposta? Chiede di parlare il Consigliere Oberto. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni

Mi consenta, Presidente, un rispettoso richiamo ad una questione che è in fondo di metodo e di principio.
Non mi pare che vi sia necessità di decidere precipitosamente: non abbiamo il fuoco nel secchio. Che l'approvazione avvenga oggi o il 9 marzo i termini non mutano.
Ritengo allora sia meglio evitare che divenga una consuetudine il sistema di convocare una Commissione pendenti i lavori del Consiglio affinché esprima rapidamente su un determinato argomento un parere che pu richiedere invece un certo tempo per valutare, considerare, meditare.
Mi permetto di sollevare questa obiezione perché sarebbe la seconda o terza volta che ricorriamo a questa procedura affrettata. Mi pare che sarebbe assai meglio potere il giorno 9 di marzo dire: la Commissione si è riunita, ha esaminato con calma, ci ha dato un parere, ce lo ha illustrato.
Mi pare che così potremmo deliberare anche con maggiore tranquillità.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

La Giunta è perfettamente d'accordo.



PRESIDENTE

Dal punto di vista formale la sua proposta è ineccepibile. C'è solo l'inconveniente che il 9 marzo disporremo della sala consiliare solo al mattino per i nostri lavori che saranno certamente dedicati prevalentemente alla discussione sui comprensori.



OBERTO Gianni

Se arrivassimo tutti puntualmente alle 9,30.



PRESIDENTE

Ho poi il dovere di far presente che nella riunione dei Capigruppo si sono programmati i lavori tenendo conto dei Congressi nazionali dei partiti e si è ravvisato il fatto che c'era praticamente la possibilità di tenere sedute nei giorni 1 e 9, mentre non si era in grado di fissare una data per una successiva seduta. Ora, per la mezza giornata di seduta del 9 noi abbiamo già programmato la discussione sui comprensori, e dovremo occuparci, secondo la richiesta, del documento sulla Sanità. Questa questione si aggiungerebbe alle due che ho indicato, ampliando notevolmente la materia da trattare. Se assumiamo l'impegno di trattare il giorno 9 tutti gli argomenti da discutere, senza limitazione di tempo, e sono così in grado di mantenere l'impegno assunto con la Conferenza dei Capigruppo sta bene, altrimenti ci si deve assumere la responsabilità di un rinvio che potrà essere di quindici, venti, anche trenta giorni.
Chiede di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Io trovo giustissima, ineccepibile l'osservazione del Consigliere Oberto e sono lieto che la Giunta abbia espresso parere favorevole alla sua impostazione. Però, mi pare di dover rilevare che nei sei anni di attività legislativa di questo Consiglio regionale il metodo che questa mattina viene giustamente criticato è stato più volte seguito, specialmente per il parere della I Commissione.
Tenendo conto anche del fatto che è in fase avanzata il discorso del riordino dell'attività delle varie Commissioni, con proposte dei Capigruppo e della Presidenza, in ordine anche alla questione abbastanza delicata e importante che i Consiglieri dovranno decidere del come e quando la I Commissione deve esprimere il suo giudizio, se al termine del lavoro delle singole Commissioni, o durante, o preliminarmente, relativamente alla compatibilità con la programmazione, quale lo Statuto riconosce alla I Commissione, tutto un certo tipo di lavoro in più che la I Commissione per adesso non ha svolto perché ha soltanto dato delle valutazioni in ordine all'indicazione del quadro, mi pare che, riconosciuta la fondatezza dell'osservazione, il Consiglio potrebbe, per questa mattina, proseguire con il metodo usato in precedenza per tanto tempo senza che fossero sollevate eccezioni.



OBERTO Gianni

Si parla sempre di un nuovo modo di governare...



ROSSOTTO Carlo Felice

.per evitare di creare intralci all'attività legislativa, con l'impegno che tutto questo sarà rivisto in maniera da instaurare veramente un modo nuovo non di governare ma di compiere ognuno di noi il nostro dovere in questo Consiglio regionale attraverso il riordino delle Commissioni, una maggiore partecipazione ed un lavoro più approfondito delle Commissioni stesse, con chiari compiti alle stesse dati con le possibilità che esistono.



BERTI Antonio

Senza aprire un dibattito su questa questione, osservo che è all'ordine del giorno anche la mozione presentata dai Gruppi dell'opposizione, a cui è necessario dare lo spazio necessario. Avendo convenuto quanto meno con il Gruppo della Democrazia Cristiana che la mozione potrebbe essere discussa il giorno 9, pensiamo che adesso si può trattare questo punto, anche se le osservazioni che il Consigliere Oberto ha fatto sono pienamente valide.



OBERTO Gianni

La mia richiesta è soltanto che non venga svolta la relazione mentre la Commissione si riunisce: sospendiamo cinque minuti la seduta, la Commissione si riunisce e poi la relazione viene tenuta ad aula completa.



BIANCHI Adriano

Volevo obiettare la stessa cosa: che era un'innovazione da non introdurre quella di far avvenire un discussione mentre una Commissione doveva ancora esaminare un disegno di legge. Dovremmo osservare formalmente Almeno questa successione temporale: sospendere il Consiglio, anche simbolicamente, per cinque minuti, la Commissione si riunisce, il Consiglio si riapre e procede regolarmente nei suoi lavori.



PRESIDENTE

Non ho nulla da eccepire a questa osservazione. Pertanto, il Consiglio è sospeso per una decina di minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 12, riprende alle ore 12,20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La I Commissione mi ha comunicato di avere espresso parere favorevole.
La discussione incomincia con la relazione della collega Ariotti.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, la V Commissione, esaminato il disegno di legge n. 56, concernente gli "Interventi per l'acquisizione, la conservazione e la valorizzazione delle aree incluse nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali", prende atto dell'opportunità del provvedimento predisposto dalla Giunta.
Infatti, bisogna tener presente che l'ultimo comma dell'articolo 2 della legge regionale 4 giugno 1975 n. 43: "Norme per l'istituzione dei parchi e delle riserve naturali" dice che "La Regione dispone, per l'acquisizione, conservazione e valorizzazione naturalistica delle zone comprese nel piano regionale un programma plurimo di interventi regionali e di contributi agli enti locali" e l'articolo 13 della suddetta legge stabilisce che "Le spese relative all'acquisizione, conservazione e valorizzazione naturalistica delle zone comprese nel piano regionale, sono autorizzate con successive leggi regionali". Inoltre la copertura finanziaria, definitiva per la gestione e la strutturazione delle aree come afferma l'articolo 5 lettera g), è subordinata all'effettiva istituzione dei parchi e delle riserve: risulta quindi evidente l'urgenza di prevedere, in attesa delle singole leggi istitutive dei parchi e delle riserve, che richiedono ovviamente tempi più lunghi di attuazione, uno stanziamento a bilancio per l'anno 1976 che renda possibile intervenire prontamente, ove sia necessario, per realizzare opera di salvaguardia.
Inoltre, la Commissione ritiene positivo l'ampliamento dell'area degli interventi, reso possibile sia da un maggiore stanziamento - un miliardo rispetto ai 50 milioni previsti per l'anno finanziario 1975 cap. 1356 - sia dal superamento dei limiti insiti nel capitolo sopracitato, rivolto solo all'acquisto o all'affitto delle aree e unicamente in terreni montani.
Il disegno di legge consta di 2 articoli. Nel primo, che autorizza la spesa di un miliardo per l'anno finanziario 1976, si è ritenuto di dover distinguere le attribuzioni di competenza: la Giunta dispone, con propria deliberazione, gli interventi di conservazione e valorizzazione naturalistica, considerata la frequenza e la rapidità con cui dovrà operare, il Consiglio dispone gli elementi di acquisizione, dato il maggior rilievo che queste operazioni comportano. L'articolo 2 prevede le modalità di copertura finanziaria.
La Commissione, ritenuto valido il disegno di legge n. 56 all'unanimità, ne raccomanda l'approvazione da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Debenedetti. Ne ha facoltà.



DEBENEDETTI Mario

Signor Presidente, io ho chiesto la parola principalmente per presentare al Consiglio due interrogativi che mi vengono suggeriti dalla normativa sottoposta all'approvazione del Consiglio regionale: questa legge è veramente necessaria? E non contrasta per caso con la legge 43 che è il primo intervento legislativo fatto dalla Regione nel settore di competenza? Perché mi domando se questa legge è veramente necessaria? Perché a me pare che, secondo la logica della legge 43, si dovrebbe pervenire ad uno stanziamento a bilancio di un importo rapportato agli interventi previsti proprio dalla legge 43, Cioè, è una questione di momento, direi: è veramente necessaria, oggi, una legge che stanzi un importo che è per qualche verso collegato agli interventi previsti dalla legge 43, o non è più corretto, viceversa, fare lo stanziamento a bilancio, dopo di che si attua quello che già la legge fondamentale prevede? E che cosa prevede la legge? Che entro il prossimo giugno dovrebbe essere predisposto il piano di intervento. Piano di intervento che, si noti bene, non è solo - questo è detto molto chiaramente nella legge - per l'acquisizione di aree, ma anche per qualsiasi altro intervento diretto alla conservazione dell'ambiente, Apro questa parentesi perché proprio all'articolo 1 del disegno di legge in esame, quando si fa l'aggancio alla legge del 4 giugno 1975, si aggiunge: "nonché aree che per flora, fauna o valori ambientali e culturali presentino particolare interesse", quasi che nella legge 43 questa tipologia di interventi non fosse contemplata, mentre lo è espressamente all'articolo 4, dove si classificano gli interventi; si parla di parchi naturali, di riserve naturali; le riserve si suddividono quindi in una tipologia diversificata; c'è la riserva naturale speciale ecco, per particolari e delimitati compiti di conservazione ambientale biologica, biologica-forestale, botanica, zoologica, geologica archeologica e via di seguito. Mi pare quindi che, intanto, questa aggiunta o specificazione, sotto il profilo puramente formale, sarebbe completamente inutile: basterebbe dire "per gli interventi previsti dalla legge n. 43" Ma il momento del finanziamento è questo? O non dobbiamo viceversa seguire la logica della legge n 43, e cioè: predisposizione del piano, che non preveda solo l'acquisizione di aree ma anche specifici e determinati interventi finalizzati alla conservazione ambientale, e successivamente come dice la legge con interventi di carattere legislativo, realizzazione dei programmi che il piano prevede? Mi si può dire - e qui forse c'è un equivoco nella relazione -: tempi lunghi. Ma i tempi lunghi possono essere rapportati all'acquisizione, se mai, non sicuramente agli interventi di semplice conservazione. Anche perché, si noti, l'articolo 3 della legge pone dei divieti transitori: cioè, una volta approvato il piano, nell'attesa di perfezionare con legge o l'acquisizione o la destinazione, scatta il meccanismo dei divieti transitori, che sono appunto diretti alla salvaguardia nella fase di elaborazione dell'iter legislativo, degli interventi individuati dalla Regione.
C'è poi un'altra perplessità che sento la necessità di sottoporvi anche se, nella sostanza, sono d'accordo sulle finalità della legge.. Nel secondo comma dell'articolo 1 si dice che "la Giunta regionale dispone previa propria deliberazione ecc, ecc.". Ma io ricordo bene che nella fase formativa della legge 43, anche da parte dell'attuale maggioranza, che allora era opposizione, si era accentuato un aspetto particolare, quello cioè di ritenere che questa materia, vuoi per la natura e la delicatezza degli interventi, fosse demandata al Consiglio; tant'è che tutta la normativa prevista non lascia alla Giunta alcuna facoltà di intervento a carattere definitivo in questo settore, sia per l'acquisizione, che per gli interventi di conservazione. Se allora introduciamo il concetto che "la Giunta regionale dispone", ovviamente abroghiamo implicitamente - se è questo che la nuova Giunta intende fare lo dica - un principio sancito, a mio avviso, in termini molto chiari, molto espliciti dalla legge regionale n. 43. A me sembra che, vuoi anche per ragioni di tempo, se osserviamo la legge 43, entro il mese di giugno questo piano possa essere predisposto del resto, i censimenti in buona parte erano già fatti; si tratta ora di elaborarli.



RIVALTA Luigi, Assessore ai piani dei parchi naturali

Non erano fatti.



DEBENEDETTI Mario

D'altra parte, il termine del giugno di quest'anno è stato fissato dalla legge ritenendo che un anno fosse sufficiente per poter pervenire all'elaborazione del piano.
Stando così le cose, pongo questo primo interrogativo: dobbiamo proprio vararla questa legge, oppure è sufficiente che nel bilancio si preveda uno stanziamento collegato direttamente alla legge 43 in vigore? Perch ripeto, tutte le tipologie di intervento, anche quelle di conservazione cui si fa riferimento nell'articolo 2, sono già abbondantemente previste e specificate negli interventi previsti dalla normativa in vigore.
Secondo punto: vogliamo scardinare il meccanismo previsto dalla legge 43 secondo la quale ogni intervento deve avere come presupposto il piano regionale, sul quale poi operare di volta in volta mediante leggi particolari? Gradirei un chiarimento su questi punti, anche perché, in difetto, pur approvando lo spirito e le finalità del disegno di legge in discussione (che sono poi prese a piè pari dalle lettere della legge 43) mi sentirei in dovere di astenermi proprio in dipendenza delle osservazioni fatte che, se possono sembrare di natura formale, hanno peraltro un evidente contenuto sostanziale.



PRESIDENTE

Nessun altro Consigliere chiede di parlare? La parola all'Assessore Rivalta, per rispondere ai quesiti posti dal Consigliere Debenedetti.



RIVALTA Luigi, Assessore ai piani dei parchi naturali

La legge presentata dalla Giunta è certamente in relazione alla legge 43 sui parchi, pubblicata nel giugno dello scorso anno; e per certi versi ne anticipa l'attuazione.
Perché l'anticipa, vien fatto di domandarsi? Intanto, anche per una ragione di tipo procedurale. Quando la Giunta ha presentato questa legge non si erano poste delle scadenze ristrette per l'esame. E' una legge che dovrà operare con il piano dei parchi, e quindi, sotto questo profilo certo, si tratta di un'anticipazione.
Essa prepara gli strumenti perché la Regione possa immediatamente intervenire non appena sia stato approvato il piano dei parchi - e teniamo presente che questa legge non potrà essere approvata prima di un mese o un mese e mezzo, e quindi entrerà in vigore, dal punto di vista giuridico diciamo nel mese di maggio, non lontano dal momento in cui dovrà essere approvato il piano dei parchi. Potremmo anche aspettare a votare la legge dopo l'approvazione del piano dei parchi; ma la legge sarebbe comunque necessaria, perché non sarebbe possibile altrimenti inserire a bilancio un apposito capitolo di finanziamento dei parchi.
La legge 43 è una legge che indica una procedura per arrivare all'istituzione dei parchi, ed è una procedura che prevede in un primo tempo la formulazione di un piano dei parchi, che sostanzialmente si configura come un'elencazione di aree che vengono sottoposte a tutela per cinque anni, periodo entro il quale devono essere approntate le leggi istitutive per i singoli parchi. Allora, fra il momento in cui verrà approvato il piano dei parchi e il momento in cui ci saranno le leggi istitutive dei singoli parchi trascorrerà certamente un lasso di tempo più o meno lungo, che dipenderà dal tipo di definizione, elaborazione della struttura di gestione, della definizione degli obiettivi e dell'organizzazione del singolo parco.
L'introduzione dei vincoli di salvaguardia richiederà, come già ci è stato sollecitato in questo periodo, l'erogazione di contributi. Sarà necessario, per esempio, se vogliamo veramente salvaguardare e introdurre una politica di tutela, stabilire un rapporto con le comunità locali, con le popolazioni interessate a queste aree dei parchi, anche attraverso l'attribuzione ad esse di un apporto finanziario. In effetti già in passato la Regione ha affittato delle zone proprio per salvaguardarle in attesa del piano dei parchi; ha fornito dei contributi allo stesso Parco del Gran Paradiso; c'è stata la richiesta di un contributo da parte della riserva di Valdieri La stessa Partecipanza ci ha già chiesto un contributo finanziario per l'azione di salvaguardia del bosco.
Ecco quindi che diventa necessario avere uno strumento direttamente indirizzato a questi fini, che permetta alla Regione di operare. Rimane poi il fatto che, anche se la politica dei parchi non dev'essere in generale concepita come politica di acquisizione delle aree da parte della Regione poiché ciò comporterebbe un onere insostenibile (dovremo cercar di integrare la politica della Regione con quella dei proprietari; per esempio, per Stupinigi si sta ora trattando con l'Ordine Mauriziano e con l'Università non per un passaggio di proprietà, ma per integrare le politiche della Regione, dell'Università e del Mauriziano secondo un orientamento unico), ci saranno casi in cui dovremo intervenire anche con l'acquisizione se non vogliamo lasciare che si avviino processi di compromissione e di degradazione, Per l'acquisto della Mandria si è dovuto far ricorso ad una molteplicità di capitoli del bilancio regionale, nessuno dei quali era propriamente stato previsto per l'acquisizione di un patrimonio da destinare a parco Ecco allora l'esigenza, anche per chiarezza amministrativa, di individuare attraverso una legge un capitolo di spesa per i casi in cui l'acquisizione sarà necessaria.
Altri esempi, che richiamano la necessità di questa legge, possono essere fatti. Proprio in questi ultimi mesi abbiamo avuto richiesta di finanziamenti per la tutela del parco della Vanoise, e di altre zone.
Ebbene, non avendo una legge che ci consenta di concedere questi finanziamenti, si è dovuto far ricorso ai capitoli di spesa previsti per il ripopolamento della selvaggina Non è certo questa la strada corretta per finanziare l'azione di tutela naturalistica e ambientale; deve esserne individuata una specifica.
C'è, poi, di più. Questa legge dice: "nonché aree che per flora, fauna e valori ambientali e culturali presentino particolare interesse". Cioè questa legge può operare anche fuori dal piano dei parchi, e, se vogliamo sotto questo profilo, anche prima dell'approvazione del piano dei parchi, e comunque dopo l'approvazione del piano dei parchi, per quelle aree per cui pur non essendo state incluse nel piano, risulti necessario un intervento di tutela.
La V Commissione ha l'elenco delle zone che costituiscono il quadro entro il quale cercar di delimitare questo primo piano regionale dei parchi. All'interno di questo elenco abbiamo già come Giunta ristretto ad una trentina le zone entro le quali fissare il piano dei parchi. Abbiamo fatto un'analisi dei costi della gestione di questi parchi, e abbiamo ricavato dei costi sorprendentemente elevati. Risulta che probabilmente non potremo fare un piano dei parchi molto esteso; delle 132 zone che in Piemonte ci sono state segnalate come meritevoli di essere inserite nel piano dei parchi, dovremo accontentarci di inserire una sola parte, quella più significativa, altrimenti la Regione non riuscirà a gestire questo piano. Resteranno quindi fuori del piano dei parchi molte zone, che enti locali, istituti naturalistici, l'Università ci hanno segnalato per interesse scientifico, culturale, per flora, fauna o anche per situazioni geologiche o morfologiche del terreno. Allora, anche dopo che avremo fatto il piano dei parchi e avere orientato all'interno di esso la nostra politica od salvaguardia dei valori ambientali e naturalistici, ci troveremo necessariamente a dover, in qualche caso, intervenire con qualche contributo su aree che sono rimaste al di fuori del piano dei parchi, per evitare che subiscano azioni di degrado.
Ora, non dico che la legge sia urgentissima, ma è necessaria. Per cui non mi pare affatto di precorrere i tempi con il presentare questa legge con la quale si cerca di dotare la Regione di strumenti operativi.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa. Passiamo alla votazione dei singoli articoli.
"Articolo 1 - Al fine di acquistare, conservare e valorizzare aree incluse nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali, di cui all'articolo 2 della legge regionale 4 giugno 1975, n. 43, nonché aree che per flora, fauna o valori ambientali e culturali presentino particolare interesse, è autorizzata, per l'anno finanziario 1976, la spesa di 1000 milioni.
La Giunta regionale dispone, previa propria deliberazione, gli interventi di conservazione e valorizzazione naturalistica di cui al comma precedente.
Gli interventi di acquisizione saranno altresì disposti con deliberazione del Consiglio regionale".
Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, ascoltando, nella discussione generale, l'intervento del Consigliere Debenedetti, e poi, ancor di più, ascoltando la risposta perplessa, problematica ovviamente, dell'Assessore, si è consolidata anche in me un'opinione, che cercherò di esprimere, sia pur improvvisando, con chiarezza.
Il primo comma dell'articolo, ove si dice: "Al fine di acquistare conservare, valorizzare aree incluse nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali" è senz'altro inutile, a meno che nasconda volontà abrogative, modificative rispetto alla legge fondamentale, cosa che escludo senz'altro. Gli acquisti possono essere fatti solo per legge, e dunque è inutile prevederli fin d'ora.
La norma che ha un qualche rilievo, è venuta fuori in fondo, è quella che sembra subordinata, e cioè: non facciamoci illusioni, il piano dei parchi potrà essere sulla carta formulato con ampiezza, ma, per essere realizzabile, dovrà essere notevolmente dimensionato in ordine alle possibilità economiche, alle possibilità di gestione. Permangono egualmente beni di rilievo culturale, ecologico e così via che in qualche modo bisogna poter salvaguardare con interventi volta per volta (a parte che c'é già la previsione anche per questi nella legge fondamentale): riserviamoci per questi, al di fuori della procedura generale, razionale, prevista nella legge fondamentale, una disponibilità ed una procedura più sollecita.
Sennonché, proprio dopo l'affermazione che bisogna abbandonare sogni grandiosi in ordine ai parchi, questo finirebbe con il diventare lo strumento di intervento principale, magari frammentario, secondo le suggestioni e le valutazioni pur sempre magari corrette, ma del momento. Io dico allora: se la realtà è tale da far ritenere che, oltre ad un provvedimento di carattere generale, da non modificare e contraddire subito, quale quello contenuto nella legge n. 43, in prospettiva molti beni non potranno essere inclusi ai fini di una regionalizzazione nella loro destinazione immediata ma ai fini di possibili interventi, dovremmo anche qui agire con riferimento, se non ad un piano, ad un elenco, ad un quadro di riferimento che già abbia un contenuto previsionale. Del resto, questa legge, adesso, per la parte che fa riferimento al piano, non può essere operante fino a che non c'è il piano, e quando il piano ci sarà, sarà superflua, perché i provvedimenti sulla base del piano non potranno che essere adottati in base a legge. Forse, fatta sei mesi fa poteva avere una validità temporale riconoscibile; non così adesso, alla vigilia della presentazione del bilancio e della possibilità di creare un capitolo di bilancio che specificamente, in ordine alla legge 43, prevede queste possibilità di spesa, porta a risolvere il problema.
Pertanto, nonostante la spiegazione dell'Assessore, io non riesco a trovare argomenti seri per votare questo articolo, pur avendo presenti le stesse preoccupazioni che ha la Giunta di dotarci di strumenti che ci consentano interventi nella materia.
Proporrei quindi alla Giunta, che sembrava già disponibile a questo, di sospendere l'ulteriore esame della legge per vedere di rielaborare la materia alla luce anche delle valutazioni pessimistiche fatte sulla prospettiva di un piano dei parchi. Verrebbe poi bene di fare un provvedimento legislativo integrativo della 43, che di fronte alla realtà opera con .degli strumenti efficaci ma sempre raccordati ad una visione generale; eventualmente, dicevo, un quadro di riferimento, l'elenco dei beni per i quali, potendo e volendo, si interviene, oltre a quelli per i quali un piano invece ci impegna ad intervenire.
Riservo la dichiarazione di voto sull'articolo alla risposta che la Giunta vorrà dare sull'argomento.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Debenedetti. Ne ha facoltà.



DEBENEDETTI Mario

Signor Presidente, riprendo brevemente la problematica avanzata, anche in relazione alla risposta che ho avuto dall'Assessore Rivalta.
Mi pare che l'Assessore abbia voluto individuare l'utilità e la validità di questa legge nella necessità di intervenire settorialmente e tempestivamente in casi in cui l'intervento si renda urgente ancor prima di mettere in moto il meccanismo della legge 43.
Questo problema non era sfuggito al momento dello studio della legge n.
43, tant'è vero che - contrariamente a quanto asserisce l'Assessore Rivalta non è affatto detto che con la legge in vigore non si possano fare interventi a favore di enti locali che in via provvisoria possano provvedere alla tutela ambientale: questi interventi sono previsti espressamente all'articolo 2, ove all'ultimo comma è detto: "La Regione dispone per l'acquisizione, conservazione e valorizzazione naturalistica di zone comprese nel piano regionale dei parchi, un programma pluriennale di interventi regionali e di contributi agli enti locali". La logica che ci aveva mosso allora teneva proprio conto della situazione che si sarebbe potuta creare durante la fase di elaborazione delle singole leggi istitutive dei parchi. Perché non dobbiamo dimenticarci che gli interventi previsti dalla legge 43 non sono diretti solo all'acquisizione di aree, ma anche alla tutela dell'ambiente come ho già detto prima Secondo me, dunque la Regione ha la facoltà, prevista dalla legge, di fare determinati interventi di conservazione dell'ambiente, ancor prima dei singoli interventi legislativi, attraverso la collaborazione degli enti locali.
Il Presidente Viglione sottolineava questa mattina l'esigenza di portare avanti questo discorso con la collaborazione degli enti locali.
Anche questo è stato esplicitato molto chiaramente nell'articolo 2 della legge n. 43 ove è detto appunto che all'elaborazione del piano dovranno partecipare i Comitati comprensoriali, le Province, i Comuni, le Comunità montane, nonché le istituzioni culturali e scientifiche. Per cui, a mio avviso, se in questi pochi mesi si rendesse necessario fare un intervento di conservazione, senza alterare la logica della legge che abbiamo approvato (perché guardate che implicitamente la normativa in esame viene ad abrogare la logica della legge 43 anche per quello che ho detto delle facoltà date alla Giunta), la Giunta può farlo attraverso interventi a favore degli enti locali che possono provvedere a quella tutela immediata provvisoria che ci consenta di cautelarci per il tempo necessario. A mio avviso, ripeto, ha poi molto rilievo anche il fatto che con l'approvazione del piano scattano determinati meccanismi di salvaguardia per il tempo previsto come necessario (cinque anni, un margine di tempo ampiamente sufficiente) per passare dalla fase transitoria a quella definitiva.
Queste sono le perplessità che avevo inizialmente espresse e che permangono circa l'utilità o necessità di questa legge. A mio avviso, lo stanziamento va fatto con la legge di bilancio e riferito alle previsioni di intervento (previsioni, ripeto, che comprendono tutta la gamma di interventi, dall'acquisizione di aree alla conservazione ambientale) della legge 43. Mi sembra questo un modo corretto di operare. Quindi, unicamente per una questione di coerenza, proprio perché credo in questo tipo di argomentazioni che ho esposto al Consiglio regionale, mi associo all'istanza fatta dal Consigliere Bianchi: prendiamoci ancora un po' di tempo per riflettere ulteriormente sulla necessità di questa legge. Se si insistesse nel voler votare oggi, sarei costretto, ripeto, unicamente per ragioni di coerenza, ad astenermi.



PRESIDENTE

Prima di proseguire, poiché è stata posta la questione di andare avanti o meno nell'esame della legge, vorrei sentire l'opinione della Giunta. La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai piani dei parchi naturali

Non voglio riaprire la discussione sull'interpretazione della legge n.
43; una legge che anche le obiezioni sollevate oggi, in particolare dall'ex Assessore Debenedetti, mi confermano essere estremamente farraginosa, come già ebbi a dire nella passata legislatura, al momento in cui la votammo.
Sta di fatto, comunque, che nessuno con la proposta di legge oggi in discussione, vuol alterare la legge n. 43, ma, caso mai, dotarla di strumenti operativi. La legge 43 prevede un programma pluriennale di intervento: ebbene, il piano regionale formulerà il programma pluriennale di intervento. La legge n. 43 all'articolo 13 dispone che "le spese relative all'acquisizione, conservazione e valorizzazione naturalistica ecc, ecc.", proprio quelle previste all'articolo 2 "saranno autorizzate con successive leggi regionali", che sono leggi di finanziamento, E questa è proprio una legge di finanziamento.
Mi potrete obiettare che siamo arrivati un po' in anticipo rispetto al piano regionale dei parchi. Non credo sia male che arriviamo con un po' di anticipo, vorrà dire che quando, a maggio o giugno, avremo il piano regionale dei parchi, avremo anche la legge di finanziamento che consentirà di operare concretamente.
Questa è l'interpretazione che io ho dato a questa legge. Se non ho interpretato correttamente non posso che dire che la legge n. 43 è una legge farraginosa, non semplice da capire. Il fatto è che non riescono a capirla neppure i membri di tutta una Commissione: la proposta di legge in discussione oggi è stata infatti discussa dai membri della V Commissione della quale fanno parte eminenti avvocati dei fori piemontesi, ed è stata approvata all'unanimità. Penso che la farraginosità della legge n 43 abbia creato confusione un po' in tutti.
Ribadisco che non c'è affatto l'intenzione di stravolgere la legge n.
43, bensì di darle lo strumento finanziario che è previsto all'articolo 13.
La legge 43 ha rimandato a leggi successive il compito di darle uno strumento finanziario. E questa proposta di legge assolve a questo compito.
Siccome poi ci siamo trovati, e continuiamo a trovarci, nell'esigenza di interventi anche immediati di salvaguardia, abbiamo aggiunto: "nonch altre aree che presentino questo interesse, anche di fuori di quelle che sono inserite nel piano regionale dei parchi". Con ciò non ho voluto assolutamente dare un giudizio riduttivo al piano regionale dei parchi, ma caso mai, cercare di porsi in termini realistici dr fronte alle difficoltà reali per la Regione di fare un piano dei parchi regionali esteso, E quindi sotto questo profilo a me pare che nessuna delle questioni sollevate sia tale da mettere in dubbio l'efficacia e la liceità di questa proposta di legge.
La legge è stata licenziata dalla V Commissione, Se comunque tutti riteniamo che si debba ritornare a discuterne nella Commissione, non sar certo io ad oppormi: non vogliamo certo fare qui dei colpi di mano e far passare una legge di cui non siamo convinti. Ritorniamo pure a discutere nella V Commissione. Non è tassativo che si voti oggi, si può benissimo rinviare la votazione di qualche settimana. Per parte mia, però, continuo a difendere i contenuti, i caratteri e gli obiettivi di questa legge.



PRESIDENTE

Se ho capito bene, vi è una richiesta da parte di alcuni Consiglieri di sospendere l'esame della legge e vi è disponibilità della Giunta a riportare la legge in Commissione se la richiesta di rinvio viene mantenuta.
Chiede ora di parlare il Consigliere Franzi. Ne ha facoltà.



FRANZI Piero

L'eccezione sollevata dal collega Debenedetti, per la verità, l'avevamo già esaminata in sede di V Commissione. Il collega Robaldo ricorderà che ero stato io a proporla, perché ero anch'io convinto, e lo sono tuttora che proprio in virtù della legge 43 sia possibile iscrivere a bilancio imponibili di spesa per iniziative relative all'applicazione di detta legge.
C'è però un particolare. L'articolo 81 della Costituzione, se la memoria non mi tradisce, stabilisce espressamente che non si possono disporre spese senza un preciso supporto di legge.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Senza una corrispondente entrata.



FRANZI Piero

A parte la corrispondente entrata, perché questa è prevista dalla legge di finanziamento: è la legge di finanziamento che deve trovare le entrate.
La legge 43, nell'interpretazione che se ne è data in sede di Commissione costituisce la legge quadro, la legge 56 che viene proposta è una legge di finanziamento, che prevede all'articolo 2 la copertura delle spese per l'attuazione delle iniziative della legge 43. Ripeto, nell'interpretazione che si è data in sede di V Commissione questa legge non è altro che una legge di finanziamento.



BIANCHI Adriano

Pero modificativa.



FRANZI Piero

Già in sede di V Commissione si è esaminato se fosse o no modificativa e si è concluso trattarsi di legge di finanziamento della 43. Se si vuol fare un riesame della legge proposta la si riporti pure in Commissione, ma evitiamo di ripetere una discussione già fatta, tecnica o meno. Penso concorderanno con me anche il Consigliere Robaldo e l'avv. Oberto, membri di quella Commissione (chiamo frequentemente in causa gli avvocati, in quanto sono gli interpreti più competenti delle leggi, e nazionali e regionali).



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bono. Ne ha facoltà.



BONO Sereno

Desidero riprendere il tema che è già stato trattato dal Consigliere Franzi: in V Commissione c'è stato un dibattito ampio ed approfondito su questo aspetto e la conclusione unanime è stata che ci troviamo di fronte ad una legge di finanziamento della legge 43, anzi, ad una legge di finanziamento che affronta gli aspetti della legge 43 e che si estende anche al di fuori di questi aspetti, senza per questo essere prevaricatrice nei confronti della stessa legge 43 come è stato qui detto. Infatti, una cosa è il piano dei parchi, altra cosa è invece l'istituzione dei parchi.
Sono due momenti ben distinti. Con il piano noi stabiliamo un vincolo su determinate aree che ha una durata di cinque anni; invece, attraverso la legge istitutiva dei singoli parchi andremo effettivamente a creare il parco e prevediamo il finanziamento dell'eventuale acquisizione delle spese necessarie al funzionamento del parco stesso.
Questo progetto di legge n. 56 prevede due casi ben distinti: in primo luogo, la necessità che vi siano degli interventi finanziari in aree, non in tutte le aree, incluse nel piano dei parchi e nel periodo intercorrente tra l'elaborazione del piano e la legge istitutiva del parco; e inoltre un secondo tipo di casi, compresi nella dizione al primo paragrafo dell'articolo 1 che mi sembra sia sfuggito al Consigliere Bianchi: "nonch aree che per flora, fauna o valori ambientali e culturali presentino particolare interesse".



BIANCHI Adriano

Non mi è sfuggito, anzi, è proprio quello che ha richiamato la mia attenzione.



BONO Sereno

Ora, il discorso è proprio quello di avere la possibilità di intervenire a salvaguardia di quelle aree, non inserite nel piano dei parchi, che siano ugualmente degne di una certa attenzione: questa legge consente di farlo. Alla V Commissione è sembrato corretto questo atteggiamento. E' stato fatto un dibattito molto ampio, la cui conclusione è stata quella illustrata poco fa dal Consigliere Franzi.



PRESIDENTE

Chiede di parlare ancora il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Intanto, qui nessuno di noi parla in veste di avvocato: siamo tutti unicamente dei Consiglieri. Come avvocati di provincia, d'altro canto, non avremmo nulla da obiettare su quanto è stato detto da altri in più elevata sede. Questa legge, si dice, è una legge di finanziamento della 43, cioè delle iniziative che la 43 consente (l'acquisizione di parchi e così via).
Se così è, non sarebbe indispensabile emanarla, perché il finanziamento lo si poteva disporre con ogni singola legge al momento di procedere alla spesa, a parte lo stanziamento a bilancio nell'apposito capitolo.
Ammesso comunque che questo sia lo scopo principale, io dico: benissimo, noi fermiamoci al primo comma e con un emendamento soppressivo annulliamo il secondo. Sennonché, dalla discussione - ecco che i dibattiti in aula hanno spesso una loro ragione, e a volte dieci minuti in aula valgono più di dieci settimane in Commissione - è emerso che il significato è proprio questo: l'iter previsto per l'attuazione del piano sui parchi non esaurisce tutto. Anche perché non si può essere molto ambiziosi, bisogna prevedere degli strumenti speciali per tutte quelle condizioni che non rientrano nei parchi. E allora, togliamo il primo comma e riformuliamo la legge come legge speciale integrativa, che consente una serie di interventi. Allora, anche la dimensione finanziaria dev'essere proporzionata. Se destiniamo ai piani dieci miliardi diremo: però con questo non esauriamo tutto, ci sono i piccoli interventi da fare, per i quali bisogna lasciare elasticità e predisporre uno strumento. Facciamo la leggina, e regoliamo quindi anche le modalità, gli elenchi ai quali far riferimento per gli interventi e così via, per intervenire in via particolare. Questa è la situazione.
Per questa ragione io insisto ancora di più - altrimenti nel voto mi regolerei come ha già annunciato il Consigliere Debenedetti - per ottenere una risposta chiara. Non far finta - intendo obiettivamente, non con malizia - di finanziare la legge 43 quando poi il provvedimento, se serve anche per la sua dimensione, serve solo per il capoverso che è messo dentro. Questo va enunciato, va precisato anche nella relazione: che si tratta di una leggina speciale, particolare, per questi tipi di intervento che sono opportuni e necessari; e poi vanno precisati anche nella legge con un altro articolo, i riferimenti, i modi, le procedure per questi. E così si completa il quadro delle due leggi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta, a nome della Giunta.



RIVALTA Luigi, Assessore ai piani dei parchi naturali

Potremmo polemizzare, ma non è più il caso di farlo. Tanto più che Bianchi, anche se le ha volute separare per dare a ciascuna una propria logica, una propria dipendenza, ha riconosciuto valide entrambe le ragioni.
Io dico: siccome l'intenzione della Giunta regionale è di andare avanti in questa politica dei parchi, e anche tempestivamente, e siccome questo comporta che si facciano le cose in modo che tutti ne siano convinti, anche perché una politica dei parchi richiede il sostegno di tutte le forze politiche (non sarebbe possibile intervenire per i parchi, a quanto già emerso, senza che ci sia una volontà politica generale di realizzarli) siccome, ripeto, dobbiamo convincerci tutti della bontà di questa politica e degli strumenti da utilizzare, a me pare che la cosa più logica, oggi sia, visto che vi sono dei dubbi, riportare il tutto in Commissione e ridiscutere la questione. Non vorrei pero che in qualche modo al di sotto dei dubbi di carattere tecnico si mascherasse anche una volontà di non procedere.



BIANCHI Adriano

No, d'altronde sarebbe facile verificarlo



RIVALTA Luigi, Assessore ai piani dei parchi naturali

Ho detto che non voglio essere polemico.
Comunque, siccome è interesse comune, ritorniamo in Commissione chiariamo queste questioni e diamoci lo strumento più efficace per fare un'effettiva politica dei parchi.



PRESIDENTE

Mi pare che la dichiarazione dell'Assessore Rivalta risolva la controversia: si può dunque tornare in Commissione a riesaminare il progetto di legge per perfezionarlo secondo le logiche che qui sono state espresse.
Data l'intesa raggiunta, dovremmo ora soprassedere al proseguimento dei lavori e rinviare tutto alla seduta del 9 marzo, per il cui ordine del giorno, ai punti già noti ai Consiglieri, verranno certamente aggiunti i seguenti: Sostituzione membro Ufficio di Presidenza Esame documento conclusivo sul dibattito sulla sicurezza sociale e sanità (in Commissione si vedrà di arrivare ad una conclusione).
Devo ancora fare due comunicazioni di una certa importanza.
La Giunta ha fatto pervenire alla Presidenza il testo degli elaborati che sono stati preparati dalle Commissioni assessorili per il piano.
Probabilmente, già questa sera, verso le 17,30-18, in ogni caso domani saranno disponibili 50-60 copie dei documenti che sono stati qui consegnati. Questi elaborati si aggiungono agli altri, già consegnati in precedenza: quadro di riferimento dell'Ires, atti della Conferenza sull'occupazione, documento della Giunta al Consiglio; e costituiscono il complesso dei documenti preparatori al piano. Ho fatto questa comunicazione, naturalmente, perché tutti i Consiglieri possano venirne tempestivamente in possesso.
La seconda comunicazione è che domani mattina, alle ore 10, le Commissioni I, II e VIII sono convocate, suppongo per l'ultima riunione in merito all' esame della delibera sui comprensori.



BONO Sereno

Mi si consenta di precisare che la riunione preannunciata per oggi della V Commissione avrà luogo con inizio alle ore 15,30 nella sede della Commissione stessa.


Argomento:

Esame disegno di legge n. 56: "Interventi per l'acquisizione, la conservazione e la valorizzazione delle aree incluse nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali"

Argomento:

Interrogazione (annuncio)


PRESIDENTE

La signora Fabbris è pregata di leggere le interrogazioni ed interpellanze pervenute.



FABBRIS Pierina, Consigliere Segretario

Interrogazione con richiesta di risposta scritta presentata dal Consigliere Curci, diretta all'Assessore all'istruzione, per conoscere i motivi per cui sono stati depennati dal piano di svolgimento dei corsi di stenodattilografia per l'esercizio '75-'76 i corsi proposti dall'ENIPLA.



PRESIDENTE

Chiedo ai Capigruppo la cortesia di fermarsi ancora pochi minuti per prendere una decisione piuttosto urgente.
La seduta è così terminata.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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