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Dettaglio seduta n.37 del 26/02/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I Consiglieri hanno ricevuto l'ordine del giorno, che reca: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Interpellanze ed interrogazioni 3) Comunicazioni del Presidente 4) Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale 5) Proseguimento dibattito sulla sicurezza sociale e sanità 6) Esame D.D.L. n. 68: "Integrazione alla legge regionale 19/1/1976 n.
4 concernente l'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976" 7) Esame D.D.L. n. 74 e n. 75 relativi al finanziamento delle leggi regionali per l'assistenza farmaceutica agli artigiani ed agli esercenti attività commerciali 8) Esame deliberazione Giunta regionale relativa all'acquisizione della tenuta "La Mandria" 9) Esame D.D.L. n. 56 "Interventi per l'acquisizione, la conservazione e la valorizzazione delle aree incluse nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali" 10) Esame deliberazione Giunta regionale relativa all'istituzione dei comprensori 11) Esame mozione presentata dai Consiglieri D.C. - PSDI e PRI relativa all'elaborazione del Piano regionale di sviluppo e ai tempi e modi di discussione e redazione del documento 12) Sostituzione di n. 2 esperti dimissionari nel Consiglio di Amministrazione dell'E.S.A.P.
Vi sono osservazioni? Allora, l'ordine del giorno è approvato.


Argomento:

Ordine del giorno della seduta

Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I Consiglieri hanno ricevuto i processi verbali delle adunanze del 19 febbraio '76, che sono stati loro distribuiti prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Interrogazione presentata dal Consigliere Raschio: "Iniziative assunte dalla Giunta regionale per assolvere ai compiti ed alle funzioni derivanti dal passaggio alle Regioni della ex G.l.L."


PRESIDENTE

Il punto secondo dell'o.d.g. reca: "Interpellanze ed interrogazioni".
La prima è l'interrogazione presentata dal Consigliere Raschio: "Iniziative assunte dalla Giunta regionale per assolvere ai compiti ed alle funzioni derivanti dal passaggio alle Regioni della ex G.I.L.".
E' competente a rispondere l'Assessore Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele, Assessore al tempo libero

Rispondo, anche a nome del collega Vecchione, come mi suggerisce l'amico e compagno Presidente, alla interrogazione presentata dal Consigliere Raschio, concernente le iniziative che la Giunta deve prendere in relazione al passaggio alle Regioni della "Gioventù Italiana".
E' attualmente in corso una indagine intesa ad accertare la situazione patrimoniale, particolarmente per quanto concerne la consistenza del patrimonio immobiliare già di proprietà della ex G.I.L., onde poter successivamente stabilire la destinazione dei vari immobili.
L'esatta definizione di tale consistenza patrimoniale risulta difficile anche in relazione al complesso meccanismo legislativo previsto dalla legge, la 774, per gli immobili ubicati in Regioni diverse da quelle dove avevano sede gli uffici della ex G.I.L. che ne curavano la gestione.
Infatti, il terzo comma dell'art. 2 della legge succitata stabilisce che "i beni utilizzati, per le esigenze sociali delle rispettive popolazioni, da Comuni, Province od altri Enti locali appartenenti a Regioni diverse da quelle nelle quali i beni stessi sono collocati, sono trasferiti alla Regione dove sono ubicati gli uffici dell'Ente i quali alla data del 31 dicembre '74 ne curavano la gestione". Questa disposizione può essere diversamente interpretata: si può pensare che questi beni debbano passare di proprietà ai Comuni che ne erano proprietari; ma si dà anche l'interpretazione che queste proprietà debbano passare alla Regione in cui sono ubicate. E' il caso di Andora, di proprietà del Comune di Asti, di Rimini, di proprietà della Provincia di Novara, di Marina di Massa, di proprietà della Provincia di Torino. Comunque, la definizione della proprietà di tali stabili sarà determinata entro un anno dall'entrata in vigore della succitata legge dal competente Ufficio liquidatore che il Ministero del Tesoro deve costituire.
Indipendentemente dal problema suaccennato, ancor più importante è la destinazione che la Regione intende dare agli stabili che a qualsiasi titolo saranno ad essa assegnati. Vi è infatti da tener presente che la maggioranza delle strutture della ex G.I.L. erano utilizzate per le colonie estive e per la pratica sportiva, cioè per le colonie estive per quanto riguarda i minori, rispetto alle quali l'Assessorato all'Assistenza ha iniziato- utilizzando i due strumenti a disposizione: autorizzazione al finanziamento e contributi - un intervento promozionale teso a fornire nel giro di alcuni anni la congruenza dei soggiorni di vacanza con gli altri servizi all'interno delle costituende unità locali sanitarie. In particolare, si tende a decentrare a livello comunale, e quindi non sarebbe corretto, allo stato attuale, che l' Amministrazione regionale prendesse decisioni in merito senza esaminare le proposte dei Comuni, Infatti, se si possono fissare gli obiettivi generali precisi e condivisibili da tutti coloro ai quali sta a cuore trasformare le attuali colonie in servizi sociali moderni per scelte più specifiche, criteri per i contributi eccetera, non è possibile por mano ad una regolamentazione regionale se non partendo dalle situazioni reali e dalle varie esperienze. Solo all'interno dell'unità locale sanitaria si può ottenere la polivalenza delle strutture di vacanza, al cui obiettivo sta altresì operando l'Assessorato al Turismo Sport e tempo libero, secondo una linea di tendenza che riconduca tutte le iniziative nel più vasto concetto del tempo libero. Solo con un servizio ancorato al territorio si può ottenere la necessaria continuità pedagogica che valga a far cessare lo sradicamento temporaneo del minore dai rapporti con i suoi amici e con gli educatori che l'hanno accompagnato durante l'anno e contemporaneamente permetta che l'esperienza dei nuovi modelli pedagogici maturati durante il periodo di vacanza confluisca per una nuova pedagogia nella scuola e viceversa.
Pertanto, la linea di tendenza è quella di destinare il patrimonio immobiliare del disciolto Ente ad attività sociali, centri di incontro soggiorno di vacanza per minori e per altre categorie di cittadini. Questo è uno dei problemi che la Giunta regionale è impegnata a portare avanti proprio per iniziare un nuovo tipo ai politica in questo settore: non limitare l'utilizzo ai mesi estivi, oppure, secondo una esperienza fatta al periodo delle settimane bianche, ma utilizzare a tempo pieno le strutture e naturalmente tenendo conto che l'anno si compone di 365 giorni e cercando di farne beneficiare i cittadini di tutte le età, a partire dal compimento del sesto anno fino all'età più avanzata.
La Regione, attraverso l'Ufficio Economato e Patrimonio, ha innanzitutto incaricato dei geometri di verificare attraverso gli Uffici catastali la esatta consistenza, che sfugge anche agli Uffici stessi.
Questo consentirà anche di conoscere con esattezza l'entità del patrimonio.
Per quanto concerne, infine, il problema del personale, noi abbiamo due tipi di personale: il personale dipendente dalla ex G.I.L., che per legge dal 17 gennaio passa alla Regione, e il personale che è stato impegnato in corsi popolari, com'é il caso di Alessandria, e che fruirà di punteggio utile per l'insegnamento nell'anno successivo. Devo informare il collega e compagno Raschio che il corso è stato istituito con decreto ministeriale, e quindi resta valido e il punteggio conseguito è valido. Per quanto attiene alla parte retributiva, questi insegnanti non percepiscono compenso: noi stiamo anche esaminando la possibilità di intervenire per pagare anche questa quota.
Rimango a disposizione per eventuali altri chiarimenti che il Consigliere Raschio desiderasse avere.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, Colleghi, parto dalla premessa, che mi pare interessante, sviluppata dall'Assessore Moretti, premessa che si basa su questo elemento di fondo: stiamo esaminando, fra Assessori, tutto l'insieme di questo grosso problema. Che cosa significa l'affermazione di Moretti di utilizzare tutte le strutture dei beni dell'ex G.I.L. per tutti i 365 giorni dell'anno? Non si pensa, io ritengo, ad una utilizzazione esclusivamente a fini, ad esempio, sportivi o ricreativi, ma alla destinazione di colonie ed altre attrezzature all'uso da parte di giovani e vecchi. Ci troviamo quindi davanti a momenti interessanti di iniziative che potrebbero essere assunte anche dall'Assessorato all'istruzione pubblica iniziative però che non possono essere frutto di improvvisazione ma presuppongono un piano molto razionale di utilizzo dei beni.
Ebbene, uno dei motivi per cui, come Gruppo comunista, abbiamo presentato l'interrogazione è proprio questo: proporre la costituzione di un comitato fra gli Assessori al Turismo e sport, all'Assistenza e all'istruzione pubblica perché venga organizzato e diretto un piano di intervento sull'utilizzazione dei beni dell'ex G.I.L.
L'Assessore Moretti ha risposto, su questo preciso tema, anche per conto del Presidente della Giunta, al quale era indirizzata l'interrogazione. Ora, io credo che, nell'ambito di quella ricerca autonoma che dobbiamo fare, noi abbiamo l'esigenza, senza attendere il passaggio delle carte o l'interpretazione che giustamente Moretti evidenziava da parte delle autorità centrali, di procedere ad un censimento, avvalendoci non solo dell'Ufficio Patrimonio ed Economato della Regione Piemonte, ma anche delle stesse Province piemontesi, perché nell'ambito delle Province noi abbiamo degli uffici che gia da tempo trattano questi problemi. Se possiamo utilizzare, sempre evidentemente sotto la Regione, anche gli apparati degli Assessorati al Turismo ed allo Sport delle Province, avremo un quadro più dettagliato dei beni dell'ex G.I.L. in Piemonte. Cito un caso, per far comprendere l'importanza di questa ricognizione patrimoniale.
Due palestre di proprietà dei beni della ex G.I.L. sono oggi utilizzate ad Alessandria l'una per ospitare una piccola fabbrica di indumenti intimi per signora, l'altra per lezioni private impartite da un professore di ginnastica, naturalmente a suo esclusivo profitto. Sono fatti che evidenziano l'esigenza di una gestione pubblica di beni che, come voi capite, devono essere al servizio, soprattutto della gioventù, soprattutto oggi che, nel caso delle palestre, sentiamo una gravissima carenza.
Ancora una parola per quanto concerne l'assegnazione del punteggio a quegli insegnanti che hanno esercitato e tuttora esercitano l'attività per conto della G.I.L. Debbo denunciare con forza, in seno al Consiglio, la speculazione vergognosa che si fa nei confronti di maestri e insegnanti disoccupati: non è ammissibile che si facciano lavorare gratuitamente per sette-otto mesi, perché sono disoccupati, degli insegnanti elementari dando loro la sola prospettiva di ottenere un miserrimo punteggio da utilizzare negli anni successivi per i concorsi. E' un fatto che credo, Presidente Viglione, debba essere esaminato seriamente dalla Giunta. Non è possibile pensare che una cosa che giustamente i sindacati hanno anche condannato non debba essere condannata anche da noi, Regione Piemonte, nell'atto in cui riceviamo dalla G.I.L. l'attività dei doposcuola da questo ente organizzati, dove un gruppo di insegnanti (accade questo ad Alessandria) è stato chiamato a dare la loro attività (trattandosi di disoccupati) senza una lira di compenso.
Ringraziando la Giunta e l'Assessore, chiedo che il Consiglio sia ulteriormente informato sulle richieste che sono un po' sgorgate dalla introduzione che la Giunta ha fatto intorno al problema della ex G.I.L.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Interrogazione presentata dai Consiglieri Martini, Soldano, Lombardi: "Situazione della Commissione tecnico-consultiva prevista dalla legge regionale n. 42 del 1975 e linee di intervento per l'applicazione della legge"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Martini Soldano, Lombardi: "Situazione della Commissione tecnico-consultiva prevista dalla legge regionale n. 42 del 1975 e linee di intervento per l'applicazione della legge". La risposta compete ancora all'Assessore Moretti. Ha facoltà di parlare.



MORETTI Michele, Assessore allo sport e tempo libero

La legge n. 42, riguardante gli impianti sportivi, com'é noto ai Consiglieri, per quanto concerne la presentazione delle domande è stata prorogata al 31 dicembre '75. La relazione presentata in Consiglio regionale faceva già presente i motivi politici di questo rinvio: c'erano Amministrazioni comunali che non avevano ancora affrontato i propri problemi in fatto di composizione della Giunta, e quindi non potevano presentare in tempo utile la documentazione. Solo successivamente al 31 dicembre '75, gli uffici hanno iniziato l'istruttoria delle domande.
Noi oggi ci troviamo di fronte a 386 domande già protocollate e registrate:di cui per 31 ancora da accertare la validità, verificare se corrisponda esattamente alla data di scadenza in quanto la registrazione è stata effettuata attraverso altri uffici regionali.
Ci troviamo di fronte a richieste per circa 12 miliardi da parte dei Comuni, mentre la legge prevede come ammissibile la spesa di 3 miliardi e 500 milioni. Ho portato questo problema in discussione alla Commissione VII. La Commissione VII ha accettato anche di iniziare un ciclo di consultazioni attraverso i comprensori, sia per verificare la consistenza degli impianti sportivi nell'ambito del comprensorio, sia per accertare visto che ci troviamo di fronte a richieste fatte da più Comuni, per l'installazione di piscine, se occorre ridurre le richieste relative agli stessi impianti, omogeneizzandole.
Il Consigliere Debenedetti, Presidente della Commissione VII, aveva presentato una legge di rifinanziamento per l'anno 1975: la Commissione, e la Giunta, sono del parere di attendere, per procedere al rifinanziamento prima la consultazione, per evitare di cadere ancora una volta in un intervento di tipo discrezionale da parte della Regione, ed evitare ancora una volta degli interventi a pioggia senza risolvere i problemi. E' opportuno predisporre una indagine sulla consistenza degli impianti attuali per approntare un piano pluriennale: poi provvedere al finanziamento. Penso che questo modo di procedere, sia molto più razionale e tiene conto in termini più concreti della risoluzione del problema.
Per quanto riguarda la Commissione, informo gli interroganti che abbiamo ancora sollecitato la CGIL e un'altra organizzazione associativa a indicare entro breve termine il nominativo di sua competenza, in modo da poter insediare la Commissione,. Inizieremo questo ciclo di consultazioni naturalmente informando i Consiglieri, entro i primi del mese di marzo: potrà darsi, dati gli impegni politici di ognuno di noi, che vi sia uno spostamento di qualche settimana, però la Giunta si impegna ad affrontare il problema entro la fine di aprile.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Martini



MARTINI Mario

Possiamo dichiararci in parte soddisfatti della risposta, nel senso che la tematica, abbastanza complessa, è stata presa in considerazione dall'Assessore e già ne è stata investita la Commissione VII. E' evidente però, che perché la legge possa diventare operante, questa Commissione tecnica consultiva che è stata prevista dalla legge venga costituita, e quindi bisogna cercare di convincere tutti a mandare i propri rappresentanti: mi pare inammissibile che la remora venga proprio da una organizzazione sindacale, visto che si tratta di problemi che hanno grossa rilevanza anche a livello sociale.
Ci sarà dunque questa consultazione. Però mi domando, visto che esistono un po' ovunque Comitati comprensoriali, investiti di altri problemi, se non sarebbe opportuno avvalerci anche per questo della collaborazione dei Comitati comprensoriali; tanto più che in alcune province - in modo specifico posso dirlo per la provincia di Cuneo - una indagine abbastanza puntuale della situazione esistente è già stata fatta in passato. D'altro canto, pur essendo molte le richieste, la legge stessa fissa già un criterio di priorità che è appunto quello delle opere consortili.
Per cui invito l'Assessore ad accelerare al massimo i tempi, perché su questa legge si sono appuntate le attenzioni e le aspettative di tanti operatori sociali, ma direi anche di quei gruppi che spontaneamente si sono un po' creati in tutti i Comuni della Regione e che sono disponibili a fare dei sacrifici in proprio pur di vederli riconosciuti da una forma di intervento a livello di contributo da parte di qualche Ente e nel caso specifico della Regione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione presentata dai Consiglieri Chiabrando e Bertorello: "Iniziative in difesa dell'occupazione dei 60 dipendenti della Ditta Passera di Crescentino"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Chiabrando e Bertorello: "Iniziative in difesa dell'occupazione dei 60 dipendenti della Ditta Passera di Crescentino".
La risposta compete al Vicepresidente della Giunta regionale Libertini.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Come il Consigliere Chiabrando e gli altri Consiglieri ricorderanno, io in realtà ho fatto nella seduta di giovedì scorso, nel dare le informazioni sulla situazione nell'occupazione, un dettagliato resoconto della vicenda del Caseificio Passera, spiegando come erano stati conclusi gli accordi fra produttori, sindacati e ditta, come era stata trasformata la Società per azioni in Società a responsabilità limitata e così via. Non penso di dover ripetere notizie che già sono acquisite agli atti.
Credo invece utile sottolineare che, se la vertenza si è chiusa per un verso positivamente, attraverso gli accordi che sono intervenuti, su questa conclusione positiva pende una spada di Damocle: il fatto che è necessario che il Ministero delle Finanze rimborsi Iva per 172 milioni; il mancato o ritardato rimborso potrebbe pregiudicare oggettivamente l'accordo raggiunto e rimettere tutto in discussione.
Per questo ci siamo rivolti al Ministero delle Finanze. Sono stato personalmente a Roma, a parlare della questione, ottenendo una risposta non confortante: ci è stato assicurato, infatti, che il Ministero metterà in atto una procedura estremamente accelerata, ma quando ho domandato che cosa significasse questo in termini temporali mi sono sentito rispondere che occorreranno molti mesi (mi domando cosa avrebbe voluto dire una procedura normale anziché accelerata: forse un secolo). Noi abbiamo fatto le nostre rimostranze e continuiamo a premere presso il Ministero delle Finanze, e pensiamo che il Ministero delle Finanze farà il suo dovere, che questa sia stata una delle disfunzioni che si registrano.
In conclusione, la questione del Caseificio Passera è nel suo insieme risolta, salvo per quel che concerne il rimborso Iva, per il quale la Regione non può che adoperarsi con energia, come sta facendo, presso le autorità competenti governative.



CHIABRANDO Mauro

Sono soddisfatto per la sostanza della risposta, i cui termini essenziali ci erano già stati illustrati nella precedente seduta Questa interrogazione tendeva a chiarire un aspetto particolare non tanto quello della sopravvivenza della società, della continuazione del lavoro e del mantenimento dell'occupazione, che è stato risolto, ma in particolare quello del pagamento ai produttori di quanto dovuto per la fornitura di latte. La risposta non ha chiarito se questo problema è stato o no superato.
L'occupazione si salva anche saldando questi debiti, che costituiscono il salario dei produttori di latte.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Posso solo dire che questo problema è stato preso in esame e che il pagamento di questi debiti rientra negli accordi intervenuti con le banche.
Il problema è che le banche diano il denaro necessario per effettuare i pagamenti, ed i sondaggi sono in corso, Potrò informarla nel corso della prossima seduta sull'esito definitivo di questa operazione che abbiamo intrapreso. Debbo però ancora sottolineare che su tutto pesa la questione del rimborso Iva.


Argomento: Asili nido

Interrogazione presentata dai Consiglieri Vietti, Armella, Beltrami Lombardi: "Motivi del ritardo nell'approvazione del piano 1975 per i contributi ai Comuni per la gestione degli asili-nido"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Vietti, Armella Beltrami, Lombardi: "Motivi del ritardo nell' approvazione del piano 1975 per i contributi ai Comuni per la gestione degli asili-nido".
La risposta compete all'Assessore Vecchione, che ha facoltà di parlare.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Rispondo all'interrogazione dei Consiglieri Vietti, Armella, Beltrami Lombardi, con la quale i medesimi chiedono di conoscere "i motivi che hanno tuttora impedito l'approvazione del piano dei contributi ai Comuni per la gestione degli Asili- nido, riferita all'anno 1975", e preciso quanto segue.
Fin dal suo insediamento, la Giunta regionale ha dedicato il massimo impegno alla rimozione degli ostacoli di ordine economico-finanziario mancata immediata disponibilità di fondi da parte dei Comuni, difficoltà di accensione dei mutui, eccetera - e di ordine tecnico - scarsa possibilità di derogare dagli standards, previsti all'art. 6 della Legge regionale 15 gennaio 1973 n, 3, che si erano frapposti alla realizzazione dei piani per gli asili-nido relativi agli anni 1972/73/74 e che ne avevano di fatto impedito la costruzione ed il funzionamento.
Soltanto due asili-nido, su 188 complessivamente finanziati nel triennio, sono infatti attualmente funzionanti.
Sin dal mese dr settembre 1975 la Giunta regionale predisponeva quindi ai fini predetti, un nuovo disegno di legge - il D.D.L. n. 12 - con il quale si è inteso da un lato intervenire in via straordinaria e rapida ad erogare ulteriori contributi ai Comuni e Consorzi di Comuni per la costruzione degli asili-nido, e dall'altro introdurre uno strumento regionale di esecuzione diretta degli asili-nido su espressa richiesta dei Comuni interessati.
Con il D.D.L. n. 12 si è altresì inteso apportare alcune modifiche ed alcuni indispensabili correttivi alle precedenti leggi regionali in materia: tra questi, anche la modificazione dei criteri per l'elaborazione dei piani di costruzione e di gestione degli asili-nido.
Nella seduta del 18 dicembre '75 il Consiglio regionale ha approvato il D.D.L. n. 12, il cui art. 10 stabilisce in particolare che "l'ammontare dei contributi a carico della Regione viene determinato per ciascun asilo-nido e micro asilo-nido con deliberazione della Giunta regionale, sulla base dei criteri fissati dalla Commissione consiliare competente, tenendo conto della spesa effettiva per la costruzione, la ristrutturazione nonché per l'impianto, per l'arredamento e la gestione dell'asilo-nido medesimo".
Poiché con tale norma si assicura la diretta partecipazione e il controllo del Consiglio sull' operato della Giunta, e poiché i fondi a disposizione comprendono anche contributi esclusivamente a carico della Regione per la somma di L. 50.000.000 (cap. 524 del bilancio 1975), si è ritenuto opportuno e corretto, prima di elaborare i piani di costruzione e di gestione 1975, attendere l'entrata in vigore delle nuove disposizioni di legge, che si presumeva potesse avvenire entro lo stesso anno 1975.
Dopo l'approvazione del Consiglio, il D.D.L. n. 12 è invece divenuto esecutivo soltanto in data 28 gennaio 1976, come Legge regionale 22 gennaio '76 n. 5.
In effetti, il piano di gestione 1975 era già stato predisposto sulla base dei criteri a suo tempo adottati dalla precedente Amministrazione regionale.
Poiché, però, su 34 domande pervenute, soltanto 19 potevano essere prese in considerazione, in quanto 15 asili-nido non hanno iniziato a funzionare nell'anno 1975, e poiché, di queste 19, 13 sono state presentate oltre il termine utile del 30 aprile '75 e 9 sono state presentate con documentazione incompleta o irregolare, è sembrato preliminarmente indispensabile conoscere, ai sensi del succitato art. 10, il parere della competente Commissione consiliare. Ad essa l' Assessorato si è di conseguenza premurato di inoltrare la relativa formale richiesta.
Occorreva infatti stabilire se concedere o non concedere il contributo a quei Comuni che hanno presentato l'istanza fuori termine o non hanno trasmesso tutta la documentazione richiesta.
Occorreva determinare l'ammontare complessivo del contributo per quei Comuni che hanno iniziato a gestire il servizio nel corso dell' anno 1975.
Occorreva decidere se erogare il contributo in unica soluzione non appena predisposto il piano, oppure, in tutto o in parte, dopo la presentazione dei consuntivi 1975 (che devono essere approvati da parte delle Amministrazioni comunali interessate entro il 31 marzo '76).
La IV Commissione consiliare ha espresso il proprio parere nella seduta del 18 febbraio 1976, precisando che: le domande fuori termine possono essere accolte, tenuto conto della disponibilità dei fondi esistenti le domande con documentazione incompleta possono essere accolte a condizione che i Comuni interessati producano sollecitamente i documenti pena la revoca dei contributi promessi. Ove a mancare sia la dichiarazione rilasciata dal Genio Civile circa la conformità dei locali a quanto stabilito nella legge regionale 15 gennaio '73, n. 3, i Comuni possono richiederla - ora per allora - ai sensi degli articoli 7 e 8 della nuova legge 22 gennaio 1976 n. 5 le domande con documentazione irregolare (in genere si tratta della dichiarazione del Genio Civile, rilasciata negativamente ai sensi della Legge 15 gennaio '73 n. 3) non possono essere accolte, in quanto le nuove disposizioni della Legge 22 gennaio 1976 n. 5 non possono essere applicate retroattivamente a situazioni già accertate e definite a norma di precedenti e diverse disposizioni di legge, anche in relazione alle disposizioni contenute nell'ultimo disegno di legge per i servizi di asili-nido, con inizio di gestione nel corso dell'anno 1975 si assegnano i dodicesimi del contributo annuo di L.
20.000.000, in rapporto ai mesi in cui il servizio è stato effettivamente gestito le spese ammissibili sono, ad esempio, quelle per il personale, per la gestione in senso stretto (alimenti, riscaldamento), per l'ordinaria e la straordinaria manutenzione dei locali, per l'acquisto di materiali e di attrezzature da gioco le spese non ammissibili sono, ad esempio, quelle per i corsi di qualificazione del personale l'erogazione del contributo per il piano 1975 avverrà in un'unica soluzione alla presentazione del conto consuntivo.
Dopo che la Commissione consiliare competente ha fissato i criteri suddetti per l'assegnazione dei contributi e la definizione del loro ammontare, in data 24 febbraio '76, cioè nella prima riunione di Giunta successiva al pronunciamento della Commissione, il piano di gestione 1975 è stato presentato alla Giunta regionale ed approvato.
Con l'occasione preciso anche che allo stato, e non solo per le ragioni sopra esposte, il piano di costruzione 1975 non sembra immediatamente predisponibile.
La Legge regionale 22 gennaio 1976 n. 5 pone, infatti, com'é noto, ai Comuni inseriti nei piani 1972/73/74, l'obbligo di rispettare nell'appalto e nella consegna dei lavori o nella scelta della costruzione diretta da parte della Regione, precisi termini di tempo il cui compimento non potrà avvenire prima del prossimo mese di giugno.
L'attesa dello scadere dei termini suddetti diviene pertanto esigenza indispensabile al fine di poter verificare se i Comuni inseriti nei piani 1972/73/74 abbiano l'effettiva volontà di realizzare gli asili-nido richiesti, e se, pur non avendo appaltato e consegnato i lavori o richiesto la costruzione a carico della Regione in tempo utile, debbano ugualmente essere tenuti in considerazione nella elaborazione dei successivi piani di costruzione, a cominciare da quello del 1975.
Del resto, sarebbe inutile predisporre nuovi piani di finanziamento con conseguente impegno di spesa, prima di rendere possibile l'effettiva realizzazione degli asili-nido, inseriti nei piani già esistenti, per i quali la Regione, con il consenso di tutte le forze dell'arco costituzionale, si è impegnata anche alla costruzione diretta. Senza contare poi che contributi non erogabili non fanno che aumentare ulteriormente l'improduttivo carico dei residui passivi.
Per questi motivi la Commissione consiliare competente ha consigliato e la Giunta valuterà se dovrà adeguarsi, di procedere alla elaborazione ed alla predisposizione dei piani di costruzione 1975 e 1976 contemporaneamente, dopo la scadenza dei suddetti termini di tempo, fissati dalla legge 22 gennaio 1976 n. 5.
Circa la contemporaneità dell'elaborazione e della predisposizione dei piani di costruzione 1975/1976, la Giunta regionale si riserva comunque di decidere, sottoponendo anche la sua decisione al preventivo parere della Commissione consiliare competente.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'interrogante, dottoressa Vietti. Ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria

Sono lieta che l'interrogazione da noi presentata abbia messo in movimento il piano di gestione per gli asili-nido dell'anno scorso l'Assessore Vecchione infatti ha detto che è stato approvato in seguito all'interrogazione.
Non posso tuttavia non rilevare che la gestione degli asili nido è molto onerosa per i Comuni e che e necessario che la Regione predisponga tempestivamente i suoi interventi, ad evitare che gli Enti locali, oltre ad integrare i fondi, debbano ancora anticiparli per lunghi periodi.
Mi pare di poter affermare che la risposta dell'Assessore è pretestuosa, in quanto si è molto soffermata sul problema dei contributi per la costruzione, per cui noi non avevamo fatto alcuna interrogazione. In realtà, il piano di gestione per il 1975 era approvabile in base alla legge 15/1/1973 n. 3 e nulla ha innovato in merito alla legge 22/1/1976 n. 5 perché l'articolo 10 di tale legge stabilisce che la Giunta deliberi sentito il parere della Commissione, sull'ammontare dei contributi a carico della Regione, ossia sui contributi integrativi, mentre per la gestione per ora, si applica la legge statale, che fissa in venti milioni annui il contributo e non vi sono integrazioni; la Giunta poteva pertanto approvare il piano dei contributi di gestione. Non erano d'altro lato disponibili fondi per integrare i contributi di gestione perché tutti i fondi per gli asili-nido erano stati reperiti attraverso mutui e non potevano essere utilizzati per spese correnti. Dico ancora all'Assessore che, se voleva attenersi allo spirito della legge e sentire il parere della Commissione per poi applicare le stesse norme che erano state applicate nel passato come è avvenuto, nulla gli vietava di farlo prima, indipendentemente dall'approvazione della legge stessa.
Mi pare dunque sarebbe stato più corretto ammettere che si è ritardato: è un errore in cui siamo incorsi noi nel passato ed in cui evidentemente si può incorrere anche con "il nuovo modo di governare".



PRESIDENTE

Abbiamo così esaurito le interrogazioni e le interpellanze


Argomento:

Interrogazione presentata dai Consiglieri Vietti, Armella, Beltrami Lombardi: "Motivi del ritardo nell'approvazione del piano 1975 per i contributi ai Comuni per la gestione degli asili-nido"

Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo alle Comunicazioni del Presidente.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Gandolfi, Zanone, Furnari, Ferrero e Menozzi.
Al quarto punto all'ordine del giorno vi sono le comunicazioni del Presidente della Giunta, al quale dò la parola.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, la comunicazione del Presidente della Giunta riguarda stamane lo scioglimento del Consiglio di amministrazione dell'istituzione pubblica di assistenza e beneficenza "Istituto di riposo per la vecchiaia" di Torino con sede in Corso U. Sovietica, 202.
Una brevissima relazione dei fatti.
L'Amministrazione regionale, a seguito di esposto inoltrato da un gruppo di ospiti della "Casa del Buon Riposo", pensionato appartenente all'istituto di riposo per la vecchiaia di Torino, denunciante presunte irregolarità nella gestione dell'Opera Pia, dispone un'ispezione affidandone l'incarico ad un suo funzionario.
Ciò accadeva già sotto la gestione dell'Assessorato affidato allora alla dottoressa Vietti.
La relativa relazione, presentata in data 31/1/75, fece presente che per eliminare i vari inconvenienti ed irregolarità riscontrati, sarebbe stato indispensabile richiamare l'Amministrazione dell'Ente ad un maggior rispetto delle norme di legge, soprattutto per quanto riguardava: acquisti assunzione di personale; avvenuto pagamento di ferie non godute; mancata esecuzione di deliberazioni relative all'appalto delle manutenzioni diffidare il dipendente presposto a pagare anticipi su stipendi dei dipendenti; evitare che tramite il Servizio Economato e Cassa fossero effettuati pagamenti di spese che per loro natura non potevano farsi rientrare tra quelle previste dall'art. 10 del Regolamento organico definire la destinazione delle somme ed effetti in custodia presso l'economo ed appartenenti a ricoverati deceduti; evitare di fissare in un importo eccessivo la cauzione provvisoria da richiedere alle Ditte che partecipano agli appalti; rispettare scrupolosamente il disposto art, 26 della legge 6972/1890 riguardante il relativo pagamento in ordine all'adozione della deliberazione preventiva per gli acquisti e forniture evitare di emettere buoni di ordinazione a saldo di forniture eccedenti quelle richieste, pretendendo invece che i fornitori si attengano agli ordini ricevuti; non assumere impegni né disporre pagamenti di spese finanziate con mutui prima che questi siano stati effettivamente concessi.
Già allora vi era una serie di rilievi assai pesanti.
Detti rilievi furono notificati con nota 24/3/1975 n. 1814 a cura dell'Assessorato di allora, all'Amministrazione dell'Istituto alla quale tra l'altro, era stato pure comunicato che si restava in attesa di conoscere le determinazioni adottate in merito ai rilievi stessi.
Nella stessa relazione, a pag. 44, l'Ispettore dichiarava di riservarsi di presentare una relazione aggiuntiva, riferita esclusivamente agli affitti, altro capitolo molto importante per l'ammontare patrimoniale dei beni appartenenti all'Istituto: Nella relazione del 28/10/1975, prodotta dall'Ispettore a scioglimento della riserva contenuta nella precedente relazione del 31/1/1975 e relativa agli affitti immobiliari, sono emerse numerose irregolarità che facevano configurare responsabilità contabile del Consiglio di amministrazione pro-tempore, in relazione al danno economico subito dall'Ente rilevato a complessive L. 5.119.000.
Con altra nota 19/11/1975, lo stesso Assessorato aveva chiesto all'Amministrazione dell'Istituto se fosse stato provveduto ad ottemperare alla richiesta di cui ai punti 1-4-5-9 e 17, invitandola, nel contempo, ad ovviare ai sottoelencati rilievi: provvedere alla disdetta, al termine dei periodi contrattuali in corso, di tutte le locazioni dei terreni; le nuove locazioni dovranno essere deliberate dal Consiglio di Amministrazione e le relative scritture private trasmesse al visto di esecutorietà dell'organo regionale di controllo richiedere alla S.p.A. Juventus il risarcimento per i tardivi pagamenti dei canoni ed inviare formale diffida perché siano rispettati i tempi del versamento dei canoni d'affitto disporre che le eventuali opere da realizzare nei locali affittati siano autorizzate dal Presidente dell'Istituto soltanto previa deliberazione del Consiglio di Amministrazione accertare se fra la S.p.A. Lancia e la ditta "Il Poster" di M.L.
Migliari sia intervenuto un contratto di gerenza (che era specificamente vietato nel contratto) richiedere l'affitto dei locali siti in Moncalieri ed adibiti a luogo di culto richiedere la cauzione in ogni caso di locazione di immobili urbani ove possibile, e stipulare le nuove locazioni aggiornandone il canone richiedere ai legali incaricati del recupero delle morosità un più forte impegno nella loro azione; ci sono delle somme notevoli da recuperare e se si tiene mente che l'Ente ha oggi un'esposizione bancaria di centinaia e centinaia di milioni si capisce come sia importante tutto questo intervenire presso la Prefettura di Torino per il pagamento dei canoni di affitto dei locali adibiti a Caserma CC, in via Duchessa Jolanda n. 20.
Con nota 28/1/1976 l'Assessorato ha notificato all'Amministrazione dell'Istituto gli ulteriori rilievi formulati dall'Ispettore, limitatamente ai locali ubicati in Moncalieri ed ha sollecitato il Consiglio di Amministrazione a far conoscere se era stato ottemperato ai rilievi formulati.
Va tenuto inoltre presente che la Procura della Repubblica, cui il Presidente della Giunta regionale aveva trasmesso gli atti, nel decreto di richiesta di archiviazione per non doversi promuovere l'azione penale, ha fatto presente che i fatti esposti nelle relazioni ispettive hanno messo in luce in modo incontrovertibile un quadro di generale illegittimità amministrativa, imputabile al Presidente del Consiglio di Amministrazione ed a subordinati funzionari e che nel complesso risulta la completa estromissione del Consiglio di amministrazione dall'esercizio delle sue competenze, in particolare per quanto riguarda la gestione dell'ingente patrimonio immobiliare dell' Istituto e per le spese effettuate largamente e senza giustificazione con buoni di ordine anziché con regolari gare d'appalto.
La stessa Procura ha altresì rilevato che non si può non segnalare quanto meno la mancanza di controllo esercitata dai componenti il Consiglio di amministrazione sull'attività del Presidente.
Peraltro, nello stesso provvedimento è stato messo in evidenza che in materia di locazione degli immobili di proprietà dell'Istituto si è manifestata una volontà del Presidente, svincolata e talora in contrasto con le deliberazioni del Consiglio di amministrazione.
Va rilevato infine che nella stessa richiesta di archiviazione del procedimento penale è stato evidenziato che le relazioni ispettive mettono analiticamente in evidenza altri campi in cui la condotta dell'Istituto, ed in particolare del suo Presidente, è stata irregolare ed è stata inoltre segnalata la necessità che del tutto fosse interessata la Procura Generale presso la Corte dei Conti, adempimento che l'amministrazione regionale ha effettuato con nota 25/11/1975.
Da quanto sopra esposto, ed in particolare dalle considerazioni formulate dalla Procura della Repubblica nel decreto di richiesta di archiviazione, va rilevato che nonostante la mancanza di responsabilità penale, dagli accertamenti disposti è risultata una disfunzione degli organi amministrativi e più in particolare un pregiudizio finanziario per l'interesse dell'Ente, ipotesi quest'ultima che ai sensi del combinato disposto degli artt. 46 della legge del 1890 e 86 del relativo regolamento di esecuzione, per la quale è previsto lo scioglimento del Consiglio di amministrazione.
In conseguenza di quanto sopra la Giunta ha deliberato lo scioglimento del Consiglio di amministrazione, la nomina di un Commissario per la provvisoria gestione dell'Istituto nella persona del rag. Nello Ramella di Torino.
Successivamente si è appreso che il Presidente dell'Istituto aveva dato le dimissioni, non comunicate né al Consiglio di amministrazione, né alla Giunta regionale, e che il Prefetto aveva disposto la nomina di un funzionario della Prefettura in sostituzione del Presidente.
La relativa deliberazione è stata quindi rimessa al Commissario di governo per il necessario visto e si è in attesa delle decisioni della Commissione di controllo presso il Commissario di governo.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Diventa difficile pronunciarsi sull' intero problema, in quanto soltanto ora siamo a conoscenza della seconda relazione ispettiva, che riguarda la gestione del patrimonio immobiliare. Per quanto concerne la prima relazione ispettiva mi pare che, in gran parte, il Consiglio di Amministrazione si fosse adeguato a quanto richiesto dalla Giunta Regionale.
Quanto stupisce e su cui non possiamo che esprimere la nostra opposizione è che si sia sciolto il Consiglio di Amministrazione e nominato il Commissario immediatamente dopo che il Presidente avesse dato le dimissioni e che fosse stato nominato un nuovo Presidente.
Il Presidente Viglione afferma che la Giunta non conosceva questo avvenimento; trovo strano che la Giunta non abbia le dovute informazioni: il Presidente dimissionario aveva già fatto le consegne ed il nuovo Presidente si era già insediato. Pertanto, riservandoci eventualmente di ritornare sul problema, con una interrogazione, dopo di aver approfondito meglio il risultato della seconda ispezione, non possiamo che esprimere il nostro stupore di fronte ad una soluzione così tempestiva di un problema che si trascinava da parecchio tempo e, vedi caso, allo scioglimento del Consiglio di Amministrazione nel momento in cui un nuovo Presidente veniva insediato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

L'intervento della Giunta regionale non solo è tempestivo, ma necessario e chi parte dalla considerazione che è venuto dopo la nomina di un nuovo Presidente in conseguenza delle dimissioni del precedente, sbaglia in quanto ignora le disposizioni di legge che hanno trasferito queste competenze alla Regione e dimentica che il Prefetto nominando, senza comunica a nessuno, cioè all'organismo competente, un nuovo Presidente alla chetichella, ha compiuto un atto arbitrario.
Quindi al di là di tutte le altre considerazioni del tutto valide esposte nella relazione del Presidente, non fosse altro che per questo l'atto doveva essere compiuto.



PRESIDENTE

La parola ancora al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Stamane, signori Consiglieri, ho letto sul giornale il comunicato che la D.C. ha fatto in questa occasione. Non voglio assolutamente fare una polemica su questa vicenda, la Giunta si è già espressa in merito e condanna vi deve essere per quella gestione che è stata condotta fino adesso dal Consiglio di amministrazione dell'Istituto e che ha portato alle dimissioni del Presidente che evidentemente hanno un significato. Seppure si fa una distinzione fra il Consiglio e il Presidente, negli atti della Procura della Repubblica si dice che praticamente il Consiglio è rimasto inerte e quindi la condanna non è tanto nella decisione che ha assunto la Giunta, meditata, a seguito della prima e della seconda relazione.
Evidentemente le dimissioni si sono collocate in quel contesto e non sono state comunicate, pare, né all'interno del Consiglio di amministrazione, n alla Giunta, per cui di tutto ciò che è avvenuto, a meno di avere degli agenti segreti in tutti gli uffici - cosa che la Giunta non ha - non si poteva essere a conoscenza.
La Giunta ribadisce il suo comportamento e che condanna vi deve essere nei confronti del suo atteggiamento, ma per la condotta del Consiglio di amministrazione e del suo Presidente che ha portato l'Istituto in uno stato di completo abbandono per cui parrebbe che all'Istituto Poveri Vecchi di Corso U. Sovietica, per un'errata, illegittima conduzione (per certi aspetti, l'ha rilevato la stessa Procura della Repubblica, per un illecito di carattere amministrativo) la retta è di 14,000 lire al giorno. Una volta i meno abbienti dicevano: "Andrò all'Istituto dei poveri vecchi", ma adesso questa possibilità è venuto meno per i vecchi poveri.
Quindi c'é la condanna più netta rispetto a questo atteggiamento.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale


PRESIDENTE

Il punto quarto all'o.d.g. reca: "Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale".
La parola al Vice Presidente della Giunta regionale, Libertini.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Sarò abbastanza breve, ma devo dare alcune notizie di un certo rilievo.
L'amministratore delegato della FIAT ci ha comunicato ieri che l'azienda è disponibile all'incontro con la Giunta, nel quale verrà esposto il programma complessivo di investimenti e di sviluppo del gruppo FIAT dopo gli ultimi avvenimenti (mi riferisco alla Innocenti, ecc.).
L'incontro tra una delegazione della Giunta ed una delegazione qualificata del gruppo FIAT è quindi fissato per il 12 marzo mattina.
Vorrei ricordare che l'incontro ha due motivazioni: 1) nel momento in cui andiamo all'ultima fase di stesura del piano regionale abbiamo bisogno di una verifica puntuale, precisa, dettagliata delle informazioni che il gruppo FIAT ci aveva già fornito e su cui ci eravamo già confrontati alla vigilia della conferenza dell'occupazione 2) le organizzazioni sindacali avevano formalmente richiesto in modo unitario che la Giunta procedesse a questo confronto. Noi abbiamo ritenuto la richiesta delle organizzazioni sindacali, legittima, ci siamo assunti questo compito e la FIAT si è dichiarata disponibile.
Desidero precisare che successivamente all' incontro informeremo puntualmente il Consiglio regionale su tutti i punti toccati in quell'occasione.
I Consiglieri sanno che noi avevamo rivolto al dottor Cefis, Presidente della Montedison, l'invito ad un incontro con la Regione Piemonte per confrontarci e rispetto all'esecuzione degli accordi Montefibre, e rispetto alla sorte del C.V.S. e allo sviluppo della chimica in Piemonte, anche qui in relazione al piano di sviluppo.
Devo comunicare che l'Amministratore delegato della Montedison, Grandi ieri ci ha informati per lettera e poi per telefono che il gruppo Montedison è senz'altro disponibile a questo incontro - che verrà fatto al massimo livello - e nei prossimi giorni sarà di comune accordo fissata la data.
Questo vuol dire che con i due maggiori gruppi che operano in Piemonte stiamo per andare a una verifica a cui noi annettiamo un certo rilievo e della quale terremo minutamente informato il Consiglio sia in sede di aula sia in sede di Commissione.
E' anche chiaro - e voglio dirlo - che in questi confronti non verranno assunte decisioni, queste vengono assunte dagli organi istituzionali nelle sedi legittime.
Per quel che riguarda un aspetto del problema Montedison, cioè la questione dei C.V.S.. i Consiglieri avranno probabilmente letto sui giornali le informazioni relative ad un primo accordo intervenuto.
Devo fare a questo punto alcune precisazioni, anche perché è giusto che il Consiglio regionale sia informato dalla Giunta per la parte di sua responsabilità e non solo dai giornali.
Il fatto nuovo che si è determinato è che in sostanza le organizzazioni sindacali hanno acceduto, nell'incontro che si è avuto a Roma, ad assumere il piano presentato dalla Federtessili - che passa sotto il nome di piano Artom per il nome del Presidente della Federtessili - come base di discussione.
Devo dire che la Giunta per parte sua (del resto lo dichiarammo in Consiglio) aveva già precedentemente espresso questo avviso: noi ritenevamo e riteniamo il piano Artom denso di pericoli e anche di limiti che vanno superati. Tuttavia lo riteniamo uno sforzo serio e l'unica alternativa che è sul tappeto. Per cui la linea che fin dall'inizio abbiamo cercato di seguire, anche con la necessaria discrezione, in rapporto col Ministero dell'Industria e in rapporto con le organizzazioni sindacali, è stata una linea che tendeva ad avviare una discussione di merito sul piano Artom cercando però con forza di superarne i limiti e di allontanarne i pericoli.
Da questo punto di vista io debbo dire che in linea di principio, anche se la questione va consolidata e sarà discussa nell'incontro con la Montedison, un punto importante è questo: mentre il piano Artom nella sua primitiva edizione prevedeva che gli stabilimenti Valle Susa sarebbero stati smembrati tra altrettanti industriali privati, vi è oggi un accordo di massima per il quale la Montefibre (Società dipendente dalla Montedison) entrerà con una quota in ciascuno degli stabilimenti. Il che significa, in sostanza, che in linea di principio, anche se la questione deve essere definita concretamente e presenta molti inconvenienti (e li dirò) tuttavia vi sarà una forma di organizzazione consortile degli stabilimenti e di responsabilizzazione della Montefibre.
Questa era una delle richieste dei sindacati e anche una delle richieste nostre; per la verità la Giunta regionale non ha mai detto che il problema era che ci restasse la Montefibre in quanto tale, ma che vi fosse una controparte pubblica sufficientemente autorevole.
In secondo luogo è stato raggiunto un accordo per il fatto che la Banca del Lavoro assume il ruolo di fiduciaria nell'intermediazione tra la Montefibre e gli industriali che dovrebbero subentrare nel possesso degli stabilimenti.
Infine - altro punto di un certo rilievo - vi è un accordo di massima (anche se molto ambiguo ancora) perché il passaggio dei lavoratori dalla Montefibre alle nuove società avvenga senza un' interruzione del rapporto di lavoro e quindi senza un azzeramento; ma la cosa è ancora da definire.
Rimangono tuttavia dei grossi problemi sul tappeto, dei quali devo informare il Consiglio, ed ai quali i giornali non hanno fatto cenno finora.
Per esempio: che cosa vuol dire l'ingresso della Montefibre negli stabilimenti? (Questo anche per allontanare l'idea che con gli accordi raggiunti sabato e con quelli che stasera forse potrebbero essere raggiunti, il problema sia risolto e allentare la vigilanza, che sarebbe un errore). Bisogna dunque definire ancora che cosa vuol dire l'ingresso della Montefibre negli stabilimenti, perché ci risulta che la Montefibre ha chiesto delle somme molto elevate per la vendita degli stabilimenti e questo è assai singolare: tutti gli industriali che chiudono ci dicono che sono pronti a dar via gli stabilimenti per una lira, ma quando poi si va a fare la cessione effettiva la lira diventa una somma molto grande. Anche Mister Brown disse che la Singer la dava per una lira, ma quando siamo arrivati al dunque la lira è diventata 7 miliardi di lire (ora sono ridotti, ma la partenza è stata questa).
C'é, quindi, questo primo elemento.
Un'altra questione aperta é: che cosa vuol dire partecipazione di una quota? Secondo problema di grande rilievo: il piano Artom prevede un'occupazione di 2200 unità, noi Giunta regionale e sindacati riteniamo la cifra di 2.200 totalmente inadeguata, noi riteniamo che si debba garantire l'occupazione per i 3200 posti di lavoro e, sottolineo, non solo per le persone fisiche, ma anche il livello numerico dei posti di lavoro.
E' aperta una discussione su eventuali attività integrative. Il Ministero dell'Industria ancora ieri ci ha fatto pervenire delle proposte che riguardano certi stabilimenti. Io credo che potranno essere esaminate noi siamo per entrare nel merito, comunque, non perché ci si arrocchi in pregiudiziali di principio.
Come ho detto riteniamo il piano Artom ricco di spunti interessanti, ma opereremo perché se un accordo ci sarà si raggiunga a condizione che vi sia un coinvolgimento globale in tutti gli stabilimenti della parte pubblica vi sia un mantenimento dei livelli di occupazione, possibilmente anche con attività integrative di un certo rilievo collocate nelle valli e che nei contratti di lavoro non vi sia un azzeramento.
Questione Singer.
Avevo espresso qua, a nome della Giunta, delle preoccupazioni vive rispetto alla fase di trapasso. Sono in grado di dire al Consiglio, sulla base di notizie attinte pochi minuti fa dalla direzione della GEPI, che la situazione è questa: "Dopo il decreto legge del 30 gennaio relativo ad interventi urgenti in favore di lavoratori di aziende in particolari condizioni e l'individuazione da parte del CIPE, nella seduta di venerdi 20 febbraio, delle aziende su cui indirizzare gli interventi, la IPO (Società appositamente costituita dalla GEPI, fatto positivo) ha deciso ieri di richiedere alle varie aziende interessate, nonché agli uffici provinciali del lavoro, gli elenchi dei lavoratori dipendenti. Si attende intanto la formalizzazione del decreto del Ministro del Tesoro che assegna all'IPO dieci miliardi (dovrebbe essere firmato in questi giorni dal Ministro, ma questa è una condizione decisiva perché avvenga). Pervenuti gli elenchi ed i finanziamenti la IPO procederà immediatamente all'assunzione dei lavoratori alla domanda per la Cassa integrazione".
Debbo dire che se in questa comunicazione ci sono degli elementi positivi, che non ho bisogno di sottolineare perché ognuno di voi li rileverà, rimangono delle gravi preoccupazioni che le organizzazioni sindacali ci hanno ieri sottolineato perché dicono che i lavoratori hanno ottenuta l'ultima retribuzione relativa al mese di gennaio, a metà febbraio e che da marzo, se non interviene la Cassa integrazione, dovrebbe essere intaccato il fondo liquidazioni. Si stanno quindi facendo dei passi avanti ma vi è una corsa col tempo rispetto alla continuità delle retribuzioni.
Assicuro il Consiglio che la Giunta regionale opererà nelle prossime ore per la parte sua perché i ritardi siano superati e si giunga alla saldatura; dopo di che c'é il problema del futuro della Singer, ma su questo riferiremo in una prossima occasione.
Prima di passare ad un'altra questione di un certo rilievo, una rapida comunicazione sulle aziende, partendo sempre dagli elenchi che abbiamo dato all'inizio e procedendo quindi solo ad un aggiornamento.
Due casi, tra quelli in discussione, sono risolti; uno è avviato a soluzione, anche se con molti punti interrogativi; si sono invece aperte cinque vertenze nuove.
E' stato chiuso, non bene, il caso dell'azienda Venturino di Settimo Torinese. Sono solo 15 dipendenti e l'azienda è fallita; però abbiamo avviato una parte dei lavoratori a sistemarsi altrove, mentre alcuni hanno usufruito di forme di prepensionamento, per cui dal punto di vista della sorte dei 15 ci si avvia alla soluzione del problema.
La Samber di Casale, invece, con 138 dipendenti, ha ritirato i 55 licenziamenti che aveva fatto, ha concluso un accordo qui in Regione che prevede la verifica mensile tra le parti sulla situazione aziendale ed il riassorbimento di 5 dei lavoratori licenziati entro 4/5 mesi.
Questa vicenda si chiude, dunque, in modo relativamente positivo.
Il caso che forse è avviato a soluzione è quello delle Manifatture Dormelletto che, esaurite le fasi preliminari, è arrivato a uno stadio di proposta, concordata tra Regione, organizzazioni sindacali e imprenditori.
C'é una questione col Ministero dell'Industria per la concessione di un finanziamento sulla 1470, una garanzia da parte dell'Amministratore delegato di non intraprendere nessun atto pregiudizievole per la situazione prima di avere una risposta (minacciava la chiusura dell'azienda) e una garanzia da parte sempre dell'Amministratore delegato di far ponte con pre finanziamenti ottenuti da lui col nostro aiuto, presso le banche, fino all'assegnazione del finanziamento stesso.
Le aziende nuove che sono entrate a far parte del nostro elenco sono: la Damas di Castellamonte, la Pressfusion di Collegno e la Fratelli Turati della Val Pellice (Lusernetta San Giovanni).
Tutti i Consiglieri possono trovare nello schedario che abbiamo in Assessorato, minute informazioni sulle vertenze; io darò notizie sullo svolgimento.
Viceversa una precisazione di un certo rilievo, ma molto rapida, devo fare a proposito di un dibattito che si è aperto sulla stampa e che correttamente dovrà passare poi per le competenti Commissioni del Consiglio regionale.
Mi riferisco al fatto che l'altro ieri mattina alcuni giornali, e prevalentemente "La Stampa" ha illustrato un piano di formazione professionale presentato dal Presidente dell'Unione Industriali Ing.
Debenedetti.
Devo dire che questo progetto ci è stato consegnato ieri sera nel corso di un incontro che era già programmato, perché la Regione avvia un'indagine sulla formazione professionale in relazione ad un proprio piano e nel corso di questa ricerca vi è una consultazione delle parti e quindi è stata consultata l'Unione Industriale la quale, nella consultazione, ci ha dato anche le linee di queste sue idee.
Sul progetto (voglio essere molto preciso e prego i Consiglieri di fare attenzione perché non vorrei che accadessero poi degli equivoci) che ci è stato dato ieri sera la Giunta regionale si pronuncerà, io credo, nella competente Commissione. Se vi sarà richiesta si porterà il discorso in aula.
Ai giornalisti che ci ponevano delle domande, l'Assessore Fiorini ed io abbiamo dato subito risposta su due punti che concernono dall'esterno il merito delle note che ieri ci ha consegnato l'Unione Industriale, e che involgono due questioni generali. Nelle proposte illustrate dalla stampa si sottolineava che una indagine dell' Unione Industriale aveva rilevato che vi sono nella provincia di Torino 6.500 posti di lavoro per specializzati non coperti, e ciò in aperta contraddizione con una generale situazione di carenza di occupazione.
In merito a questa situazione, che riguarda proprio la comunicazione che facciamo ogni giovedì, voglio dichiarare, e con molta forza, che benché l'indagine dell'Unione Industriale sia un' indagine per campione, e per di più soggetta ad una serie di condizioni (perché nel questionario si dice: in condizioni di normalità economica e in assenza di implicazioni fiscali e sindacali, quindi il discorso è soggetto a molte cauzioni), la Giunta non ha alcuna difficoltà a credere che vi siano 6.500 posti di lavoro vuoti in provincia di Torino. Questo l'abbiamo detto anche all'ing.
Debenedetti. Mi meraviglierei, anzi, se fossero solo 6.500. Perché in una Regione nella quale ci sono un milione di lavoratori occupati e c'è un turn over bloccato all'entrata da due anni è perfettamente logico che siano rimasti vuoti posti di lavoro per specialisti. Ma questo non risolve certo il problema della disoccupazione (dico questo perché non vorrei che fuori dal Piemonte se ne traessero conclusioni sbagliate. Già qualche giornale a Roma ha pubblicato: in Piemonte si lamentano per la Cassa integrazione, ma in realtà stanno benissimo, perché i posti di lavoro si sono moltiplicati ci sono 20 mila posti di lavoro liberi per specialisti. Intanto, non sono 20 mila, e poi sono un problema, ma di dimensioni assai minori, del livello occupazionale).
Voglio ricordare che abbiamo 60 mila iscritti agli uffici di collocamento, e non sono tutti quelli in cerca di lavoro; voglio ricordare che abbiamo un'area di cassa integrazione che tutti conoscete; voglio ricordare che nello studio Ires che discuteremo si dice che in quattro anni abbiamo bisogno di 34 mila posti di lavoro nuovi nell'industria nell'ipotesi che il tasso di attività della popolazione si mantenga al 39 cioè sotto il livello che ha avuto negli anni passati. Per cui, noi abbiamo in Piemonte un problema occupazionale, di cui la questione degli specialisti è un aspetto importante, ma non è in grado di risolvere da solo il problema.
Abbiamo poi dedotto, in secondo luogo, che a noi interessa un rapporto con l'Unione Industriale, e lo riteniamo prezioso; ma dall' Unione Industriale vogliamo sapere (ci interessa anche questo, una indagine per campione) dove mancano i posti di lavoro. L'indicazione complessiva per l'intero Piemonte non ci aiuta infatti a risolvere il problema: anche perché i corsi di formazione professionale, compresi quelli CEE, su cui spenderò più avanti qualche parola, vanno finalizzati, e per finalizzarli occorre sapere dove si verifica questa domanda: se si rimane allo stadio di uno studio sociologico non è possibile approntare provvedimenti operativi.
Una seconda considerazione di principio è questa: la Regione ha la competenza della formazione professionale e non intende delegarla ad alcuno, sia perché non c'è motivo che un potere pubblico se ne spogli, sia perché noi riteniamo che la formazione professionale, che ha una sua funzione, vada tolta dalla condizione di ghetto in cui spesso è stata mantenuta e vada raccordata ad un processo formativo di carattere più generale.
Questo cosa significa, in concreto? Che per quello che riguarda i fondi che essa destina a questo settore, la Regione tenderà, com'è già stato detto in Commissione, a far fluire la sua spesa sempre più attraverso istituti della Regione e sempre meno a finanziare istituti privati. Vi saranno - ieri l'Assessore Fiorini l'ha detto - istituti privati che continueranno ad essere finanziati ancora per anni, perché è un processo che mettiamo in moto, però lo scopo del processo é la pubblicizzazione della formazione professionale. Il che non significa affatto non raccordo con le imprese: il raccordo lo cerchiamo, ma lo cerchiamo sulla base del fatto che la formazione professionale è una competenza della Regione, che la esercita nel quadro del suo programma di sviluppo complessivo e secondo linee di piano. Per quello, poi, che riguarda la Comunità Economica Europea, io voglio dire (e ho già rettificato all'ing. Debenedetti la situazione) che la Comunità Economica Europea non è in grado di finanziare oggi alcun corso professionale di privati. Le leggi della Comunità europea stabiliscono infatti: 1)- che i finanziamenti vanno concessi dalla CEE soltanto agli operatori pubblici (se eccezioni vi sono state in passato, ora non vengono più ammesse) 2)- che l'operatore pubblico deve anticipare l'intera somma (la CEE gli rimborserà il 50% ) 3)- che la CEE non finanzia opere murarie ma soltanto la formazione professionale che si svolge entro centri che devono essere pagati da altri (per cui l'idea che la CEE possa concorrere a finanziare centri privati è del tutto gratuita, indipendentemente dalla nostra volontà).
Devo invece dire - e in Commissione l'Assessore Fiorini ed io daremo in proposito una informazione più dettagliata - che la Regione sta attuando un piano organico di riqualificazione della formazione professionale, e che per realizzarlo seriamente abbiamo iniziato una inchiesta di vasto respiro con la collaborazione dell'ISFOL. che e l'istituto del Ministero del Lavoro per la formazione professionale. Questa indagine è già stata avviata mediante consultazioni con sindacati e imprenditori, e si esplicherà con una serie di contatti con le aziende del Piemonte, si concluderà entro un mese e mezzo; i suoi risultati saranno portati preliminarmente qui in Consiglio regionale e su questa base si farà domanda per accedere ai finanziamenti CEE e si orienterà tutto il piano di formazione professionale.
Concludendo su questo punto, desidero ancora dire che con l'Unione Industriale e con gli imprenditori noi vogliamo avere rapporti di proficua collaborazione; questi rapporti esigono una precisazione e una distinzione di ruoli, e noi questa precisazione e distinzione dei ruoli la manterremo con fermezza.
Debbo dire in risposta al Consigliere Oberto, scusandomi di doverlo fare in sua assenza, che abbiamo approntato i dati sulla Cassa integrazione che egli ci aveva richiesto. Ora si dovrà riprodurli in più copie. Pu darsi che siamo in grado di distribuirle oggi stesso ai Consiglieri altrimenti lo faremo immancabilmente nella mattinata di lunedì prossimo quando il Consiglio regionale tornerà a riunirsi.
Devo informare che nei giorni scorsi i movimenti giovanili del Partito comunista, della Democrazia Cristiana, del Partito socialista, del Partito socialdemocratico, del Partito repubblicano, del Partito liberale, delle ACLI, dell'Unione liberaldemocratica, di Lotta continua, di Avanguardia operaia e del PDUP, hanno preso contatto con la Giunta regionale chiedendoci di organizzare, nel quadro delle varie iniziative dello stesso tipo in corso in tutta Italia, una conferenza sull'occupazione giovanile per permettere un confronto fra le tematiche avanzate dai movimenti giovanili e la politica della Regione, in particolare le linee di politica economica che la Giunta regionale persegue. La Giunta ha ritenuto di far bene ad aderire a questa richiesta. Vi sono stati ripetuti incontri con questi movimenti giovanili e nella giornata di ieri si sono convenute delle modalità di principio per lo svolgimento della Conferenza: vi è cioè l'impegno a svolgerla, con la partecipazione di tutti e sulla base di un confronto civile.
Reputo questo avvenimento di un certo interesse per i collegamenti che ha con la realtà delle scuole e delle fabbriche. Noi daremo al Consiglio regionale tutte le necessarie informazioni e ne discuteremo appena avremo visto con loro le modalità di svolgimento della Conferenza; per intanto vogliamo dare qui il preannuncio di un processo che è in corso, affinché i Consiglieri ne siano informati direttamente e non ne apprendano notizia solo dalla stampa.



PRESIDENTE

Sulle comunicazioni del Vicepresidente della Giunta regionale chiede di parlare il Consigliere Alberton. Ne ha facoltà.



ALBERTON Ezio

In merito alla comunicazione concernente il Cotonificio Valle Susa esprimiamo la nostra viva soddisfazione per questo primo accordo, anche se riteniamo la questione tutt'altro che definita. Ci sembra che tale accordo sgomberi il terreno da certe contrapposizioni di principio e agevoli l'analisi dei provvedimenti reali che devono essere presi. Ci ritroviamo in questo accordo: nel mio ultimo intervento su questo tema io dicevo appunto, pur senza voler fare una battaglia di principio circa la presenza Montedison o meno nel CVS, che non potevamo accettare che la vicenda CVS venisse gestita perdendo la capacità di controllo nei confronti della Montedison stessa. Noi speriamo vivamente che attraverso le dichiarazioni di garanzia dei livelli occupazionali, sia pure date con la prospettiva di eventuali attività sostitutive, si addivenga alla possibilità di un confronto il più realistico e serio possibile sulla situazione produttiva di questo grossissimo complesso.
Circa le dichiarazioni sulla formazione professionale, abbiamo appreso dai giornali i contenuti delle diverse posizioni della Giunta e dell' Unione Industriale. Non nascondiamo che tante volte e per molti aspetti ci sembrano contrapposizioni di tipo anche polemico, diplomatico, su chi parla prima, chi parla di più e via dicendo. L'invito è a proseguire eventualmente proprio in Commissione, questo confronto, fornendo ai Consiglieri quanto più possibile del materiale che viene scambiato tra le diverse forze imprenditoriali e la Giunta. Non crediamo ci si possa o ci si debba irrigidire su considerazioni di principio sulle affermazioni fatte.
Per esempio, circa i 6.500 posti disponibili credo sia perfino ovvio affermare che non sono questi che risolvono il problema occupazionale credo pero che mettano comunque rn evidenza un problema reale, del quale si deve tener conto. Come non accettiamo - abbiamo già avuto occasione di dichiararlo in questo Consiglio - che si risolvano le questioni di principio circa la formazione professionale sulla base della contrapposizione tra pubblicizzazione o meno. Il fenomeno è, a nostro avviso, molto più complesso, e sarebbe errato pensare di ridurlo ad un'ottica di questo genere.
Infine, circa gli incontri con i più grossi gruppi presenti nella nostra Regione, Fiat e Montedison, vorremmo sapere dalla Giunta se non ritenga opportuno, in relazione anche al comportamento tenuto dalla Giunta nella passata amministrazione, coinvolgere in questi incontri il Consiglio attraverso la sua I Commissione. Abbiamo già avuto modo di sottolineare con interventi e con una mozione, come, anche in vista del piano, il Consiglio continui a rimanere in attesa di informazioni o di documentazione: non ci sembrerebbe assolutamente corretto che il Consiglio attraverso le sue Commissioni, si trovasse a valutare esclusivamente i risultati di una certa elaborazione e non avesse potuto invece partecipare attivamente al confronto con questi Gruppi, che svolgono nella nostra Regione un ruolo indubbiamente notevole, e sicuramente non trascurabile nel lavoro di elaborazione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano

Signor Presidente, signori Consiglieri, voglio aggiungere qualche cosa a quanto ha detto il collega Alberton, in margine alle comunicazioni fatte dal Vicepresidente, del quale apprezzo molto l'opera che sta svolgendo in questo difficilissimo momento.
Affronto anzitutto la questione della formazione professionale. Ha ragione Libertini a rilevare che occorrono precise indicazioni in merito ai settori, alle zone in cui vi sono 6500 posti di lavoro da coprire, che segnalazioni di carattere numerico fatte così genericamente non servono a nulla. Occorre sapere dove fare i corsi, di quali elementi abbisogna l'industria, perché oggi "specializzato" può voler dire una infinità di cose.
Molti anni fa, quando il Comune di Torino faceva ancora fare gli zoccoli come mestiere particolare nelle scuole del Comune, avevo offerto dei testi gratuiti perché si impartissero ai ragazzi altri insegnamenti pratici. Il Comune non ha accettato l'offerta, perché non era in grado di avvalersene. Io ritengo invece che il colloquio con l'industria deve avere proprio questo scopo: di ottenere dei testi specializzati in base ai quali insegnare cose veramente utili ed interessanti ai ragazzi.
E' indubbio che la Regione ha il diritto di governare le scuole in campo professionale, però una intesa si può raggiungere con gli industriali: può essere anche una intesa sui macchinari, su certi tipi di macchine che non possono essere in dotazione alle scuole.
Ma c'è un'altra considerazione che desidero fare. Mi pare che il Consiglio regionale e la Giunta facciano molto, ma tutto in senso passivo operando come li costringe a fare la situazione. Il correre da una grossa azienda all'altra, o anche dalle piccole aziende, per cercar di frenare l'aumento della disoccupazione è opera altamente meritoria; ma, secondo me dovrebbero fare anche qualcosa di attivo, per procurare lavoro alle fabbriche piemontesi. Secondo me, la Regione Piemonte dovrebbe prendere in considerazione l'idea di organizzare dei viaggi all'estero di persone veramente specializzate, perché vadano a procurare delle commesse.
All'estero si riesce ancora a vendere. Le grosse industrie hanno tutti questi uffici particolari; noi, non abbiamo nulla. Conosco molto bene i piccoli imprenditori, poiché vivo in mezzo a loro, e so che molto spesso avrebbero bisogno di essere incoraggiati a prendere iniziative. Facendoci promotori di questi viaggi all'estero per trovare collocamento ai nostri prodotti, ritengo faremmo cosa di grande utilità, perché all'estero si pu ancora fare un buon lavoro, dati i cambi, data la nostra specializzazione.
Permettetemi di insistere su questo punto: la Regione, in aggiunta al lavoro che svolge il Vicepresidente della Giunta, un lavoro che io apprezzo altamente, dovrebbe promuovere la ricerca di lavoro all'estero, mettendo gli industriali di un determinato ramo a contatto attraverso le varie organizzazioni e mandandoli oltre confine a cercar di procurare ordinazioni per i lavoratori del Piemonte. La Giunta svolgerebbe così un ruolo promozionale che a mio parere si rivelerebbe molto utile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Picco, Ne ha facoltà.



PICCO Giovanni

Mi associo alla richiesta che ha formulato il Consigliere Alberton per quanto attiene alla partecipazione della I Commissione alla elaborazione in termini specifici su alcuni temi oggetto di discussione con i maggiori interlocutori economici della Regione.
Tralasciando pertanto questo argomento, desidero invitare il Vicepresidente Libertini a porre una particolare attenzione al problema che si è andato evidenziando in questi giorni, delle anticipazioni dei salari a dipendenti di aziende in particolari difficoltà, vedi il problema della Singer.
Io ritengo che questa questione debba essere assunta e pilotata dalla Regione in base a criteri che si inquadrino nella norma del possibile, cioè stabilendo una ipotesi di accordo che coinvolga i maggiori istituti bancari regionali; un accordo a tempo breve, perché non si può evidentemente pensare di collocare questi impegni in una prospettiva molto lunga, ma che collochi possibilmente il ruolo di questi interventi in un quadro di perequazione e di vera funzione sociale, evitando se possibile che si verifichino aspetti di politica concorrenziale nel voler arrivare laddove molto probabilmente si può arrivare con un accordo coordinato per veder di fare fronte alle situazioni di maggior difficoltà.
Io credo che un intervento promozionale e di accordo della Regione in questo senso sia possibile soprattutto oggi, nel momento in cui si vanno delineando con questi stessi istituti di credito accordi nella direzione della funzione specifica del servizio di tesoreria, quindi è possibile su questo piano stabilire anche con impegni che non vadano dislocati nel tempo molto a lungo la possibilità di far fronte alle situazioni di maggiore sperequazione e di più palese ingiustizia.



PRESIDENTE

Conclusi gli interventi sulle comunicazioni, il Vicepresidente della Giunta regionale desidera dire ancora qualcosa?



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Si, grazie. Intanto, desidero dire al Consigliere Picco che noi terremo in considerazione i suggerimenti che egli ha dato e ci adopereremo in quella direzione, naturalmente in un rapporto che dev'essere con il Ministero dell'Industria e del Lavoro e con i Sindacati, perché si tratta di problemi (ad esempio quello della Singer) che trascendono le responsabilità della Regione. La Regione intende fare la sua parte nella direzione che lei ha detto, avvalendosi anche dei rapporti positivi che abbiamo stabilito con gli istituti di credito.
Al Consigliere Alberton, per quel che riguarda la questione della formazione professionale, ribadisco quanto avevo già detto nel mio intervento: l'Assessore Fiorini darà in Commissione una relazione molto ampia, consegnando non solo i dati che l'Unione Industriale ci mette a disposizione, ma l'impianto dell'indagine che facciamo, il quadro complessivo della spesa regionale, il risultato dei contatti con la Comunità Economica Europea, in maniera che il Consiglio regionale possa decidere a ragion veduta, poiché noi vogliamo che si giunga ad una decisione comune.
La Giunta, come in varie occasioni ha dichiarato, punta alla pubblicizzazione dei corsi, per i motivi già accennati e che non sto a ripetere. Voglio solo dire a questo riguardo, visto che questo problema ci è stato posto, che intendiamo muoverci sempre sulla base, però, di due parametri che vogliamo far giocare insieme: la linea generale alla pubblicizzazione dei corsi, e la qualità dei corsi, per cui, per esempio quest'anno è stato sospeso il finanziamento ad istituti privati che non davano una buona istruzione mentre sono stati mantenuti finanziamenti ad istituti religiosi o aziendali che svolgono il compito formativo in modo più soddisfacente.



ALBERTON Ezio

Spero, signor Vicepresidente, che mi creda se le dico che non è in difesa di qualche orticello che ho fatto certi rilievi.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Non intendevo affatto dire questo. A me preme solo chiarire, perché in questo senso è necessaria una assicurazione, che noi non puntiamo su una linea di pubblicizzazione indipendentemente dai contenuti, ma puntiamo su una linea di pubblicizzazione per una maggiore qualità della formazione professionale raccordata ai parametri di piano.
Circa le questioni del rapporto tra Giunta, Consiglio e Commissione rispetto agli incontri con i grandi gruppi, debbo soltanto dire che ne parleremo e faremo conoscere gli orientamenti, evidentemente collegiali della Giunta su questo, naturalmente nello spirito che ci ha animati di un rapporto costruttivo.
In merito all'incontro con la FIAT, vorrei dire ancora, perché non ci siano equivoci, che questo incontro riguarda i problemi di ristrutturazione industriale della FIAT, cioè i processi di investimento industriale, e non le questioni della presenza della FIAT sul territorio, perché per questo aspetto c'e già stato uno scambio di vedute tra FIAT, Regione e Comune di Torino, completato dall'assunzione da parte nostra di dati informativi.
L'Assessore Rivalta porterà in Commissione e l'Assessore Radicioni in Comune - perché si è proceduto di conserva, Comune e Provincia - le informazioni raccolte (non si tratta, dunque, di decisioni: le decisioni le assumeremo qui, nelle sedi istituzionali). Rispetto a questo, voglio sottolinearlo, la FIAT sa già, e, debbo dire, se prendiamo atto anche del comunicato pubblico che ha fatto l'altro giorno, riconosce, che in materia di territorio il soggetto qualificato è l'operatore pubblico. Per cui noi disporremo un piano territoriale e nell'ambito del piano di coordinamento territoriale daremo soluzione al problema dei centri direzionali FIAT secondo la linea che abbiamo da tempo indicato e che confermiamo: no al centro direzionale unico a Candiolo, si a più centri direzionali nella conurbazione torinese nell'ambito delle scelte di piano di coordinamento territoriale che il Consiglio regionale deciderà in completa autonomia.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Proseguimento dibattito sulla sicurezza sociale e sanità


PRESIDENTE

Il punto quinto dell'o.d.g. reca: "Proseguimento dibattito sulla sicurezza sociale e sanità".
E' iscritto a parlare il Consigliere Armella. Ne ha facoltà.



ARMELLA Angelo

L'attività nel settore sanitario costituisce certamente un impegno importante per l'Amministrazione regionale ed ha in un certo qual modo anche qualificato, o dovrebbe qualificare, agli occhi del pubblico il ruolo della Regione sia per la vastità dell'intervento in un campo, quello della salute, che investe tutta la popolazione, sia, in sede amministrativa, per la rilevanza dell'importo, pari all'incirca a due terzi del bilancio della Regione. Non possiamo, quindi, non dolerci che in questo Consiglio rinnovato, un dibattito sulla Sanità che investisse l'intero Consiglio si sia rinviato fino ad ora. Questa attesa di oltre sei mesi non ha certo giovato, a nostro avviso, ad un miglioramento dei rapporti, ed ha fatto mancare l'apporto positivo che ritengo sarebbe scaturito da un confronto delle posizioni, sia di ordine generale, quali sono state espresse dall'Assessore nella relazione, sia di ordine amministrativo, quali in larga parte non sono state espresse se non in alcune saltuarie proposizioni.
Non voglio dire con ciò che la Giunta sia stata inattiva in questo periodo; anzi, sono convinto che abbia fatto tutta una serie di scelte (che non so mai esattamente se investono la responsabilità dell'intera Giunta ma ricordo il principio ovvio della collegialità delle decisioni della Giunta). Certo è che noi Consiglieri non abbiamo potuto avere se non pochi e brevissimi incontri con l'Assessore in Commissione, nessuno in Consiglio.
La relazione è consistita in una elencazione di concetti. Se una constatazione dobbiamo fare è quella di mancanza di concretezza; o meglio si tratta di proposte che sembrano uscite da uno studio molto generale, che potrebbe risultare identicamente valido fatto per il Piemonte come per un'altra Regione, non basato sulla verifica delle realtà della situazione sanitaria della nostra Regione.
Vorrei ancora aggiungere, sempre in via preliminare, che ci pare di rilevare, nella relazione, una certa carenza di indirizzo programmatorie oltre alla mancanza di una effettiva partecipazione, per avere scarsamente utilizzato il Comitato sanitario degli esperti eletto dal Consiglio, aver tardato a costituire ed insediare il cosiddetto "comitatone" di cui all'art. 20 della legge n. 386, non aver riferito al Consiglio sui grossi problemi che esistono in tutta la materia ospedaliera.
Nel mio intervento parlerò degli ospedali, sotto l'aspetto del loro funzionamento e finanziamento, del loro controllo, dei rapporti fra ospedali ed esterno, pronto soccorso, prevenzione. A tutto questo vorrei dare il tono ed il significato, sia pur modesto, di un aggancio effettivo alla nostra situazione regionale.
Che il funzionamento degli ospedali sia strettamente legato al finanziamento della spesa ospedaliera è una tematica che questo Consiglio ha già dibattuto per tutta la scorsa legislatura. Si pervenne ad una legge la n. 43 del 1974, sul finanziamento degli ospedali, fortemente programmatoria perché impone una rigida compilazione dei conti, perch demanda alla Giunta la somma di tutte le decisioni che riguardano il finanziamento della spesa ospedaliera, così che non avvenga che gli ospedali possano costituirsi in una autonomia diversa che non sia quella della corretta gestione dell'Ente. D'altronde, nella nostra Regione, non si è certo atteso la legge 386 del 1974 per decidere se autorizzare o meno l'aumento degli organici, l'istituzione di nuovi reparti o di nuovi servizi: altre Regioni hanno ritenuto meglio lasciare che si potesse decidere da parte degli Ospedali con il solo controllo di legittimità dei CO.RE.CO. Noi ci assumemmo subito la responsabilità, fin dal 1970, di autorizzare o non i singoli ospedali ad aumentare la spesa, facendo un esame di merito e dando così da parte della Giunta valutazioni di ordine programmatorio, Questo ha consentito che si migliorasse il servizio senza toccare quei livelli stupefacenti di spesa che si sono raggiunti in altre Regioni, ed ha consentito un aumento del numero dei posti letto (siamo pervenuti a 32-33 mila posti letto, anche se va considerato che un certo numero di posti letto necessita di miglioramenti) con una lievitazione che è stata determinata sempre, costantemente, da un rigoroso esame delle esigenze. Cosi, si è effettuato il blocco degli "psichiatrici", salvo alcuni casi in cui le condizioni inumane imponevano un immediato miglioramento dell'assistenza. Poi si è trasfuso tutto questo nella legge n. 43.
Mi meraviglio pertanto quando leggo nella relazione, mi pare a pag. 10 che si dovranno "adottare metodologie sicure per una compilazione dei bilanci ospedalieri che permetta di giungere ad una rilevazione effettiva dei costi, elemento indispensabile per predisporre una corretta programmazione". E' cosa nota, e quindi non dovrebbero ignorarla n l'Assessore né la Giunta, che il bilancio unificato è stato adottato in questa Regione fin dal 1973, per gli ospedali regionali e provinciali esteso nel 1974 agli ospedali di zona, con provvedimento d'ordine amministrativo che non ha avuto contrasti da parte degli Enti, e che ha consentito già di veder chiaro nella "rilevazione effettiva dei costi".
Anzi, abbiamo persino pubblicato un compendio statistico relativo a tutti gli ospedali, anche se poi non è stato possibile farlo pervenire ai Consiglieri. (Parleremo poi anche di questo, se mai).
Alla fine del '74, sulla base del bilancio unificato, rivista tutta la materia, il piano dei conti è stato addirittura predisposto per legge, da parte del Consiglio regionale. Quindi, non è un problema che possa dirsi da risolvere nell'avvenire: è cosa, a questi fini quanto meno, già risolta certamente perfettibile, ma già risolta.
Anche sotto l'altro aspetto, e cioè sotto l'aspetto di merito del finanziamento della spesa ospedaliera, di cui non è certo il caso di porre in rilievo l'importanza, - è materia in cui non siamo nell'ordine delle decine o delle centinaia di milioni, ma di miliardi - non si può liquidare la questione con queste poche righe: "Occorre poi affermare che la quota del Fondo nazionale ospedaliero assegnata alla Regione Piemonte si è rivelata nettamente insufficiente. Il fatto che ancor oggi il Governo non abbia preso concrete decisioni circa l'integrazione (rectius, la rettifica l'aumento) del Fondo nazionale stesso, anche per il 1975, secondo i calcoli di esperti regionali, dovrebbe essere di 3761 miliardi di lire, nonché la mancata determinazione dell'entità del fondo per il '76, ha posto le Regioni in gravi difficoltà".
Siamo perfettamente d'accordo che il fondo ospedaliero per il 1975 avrebbe dovuto e dovrebbe ancora essere aumentato, come dovrebbe essere tempestivamente espressa, mentre non lo è stata, la possibilità di spesa per il 1976. Ma è chiaro che non ci si può limitare ad una affermazione di ordine generalissimo, che riguarda tutta Italia, con il dire: esperti delle Regioni hanno calcolato in 3761 miliardi, e non 2700 come fu calcolato all'inizio o durante il 1975 la spesa. Era logico invece attendersi - ma l'attesa è stata effettivamente delusa - un discorso della Regione Piemonte. In questa materia c'é stata tutta una tematica, ci sono stati persino scioperi, agitazioni e via dicendo. A questo punto bisognava dirci: nella Regione Piemonte avevamo un preventivo di spesa dell'ordine di tot, e oggi invece ci troviamo a constatare che questo preventivo è stato insufficiente di tot. Troppi quesiti invece non sono neppure affacciati.
Non penso che una relazione che si fa qui in Piemonte, in un Consiglio regionale, per una spesa che impegna due terzi del bilancio della Regione possa essere liquidata con il dire: la cifra è insufficiente. Che fosse insufficiente era già stato detto da tutti, fatto presente al Ministero.
Il discorso ora non può concludersi sul piano dell'insufficienza, ma precisando in quale misura c'é insufficienza.
Avevamo calcolato che la nostra spesa era, in base ai bilanci del 1975 degli Enti ospedalieri, dell'ordine di 220 miliardi, ma poteva essere contenuta in 205 se gli organici già approvati - e non per tutti gli ospedali erano stati adottati o approvati - non fossero stati completati che c'erano ulteriori spese indispensabili che non si poteva non fare quali il finanziamento del servizio di emodialisi, per 4 miliardi e 475 milioni, il finanziamento delle scuole professionali e dei centri per malattie sociali, per 526 milioni, gli oneri connessi a mutui contratti fino al 31/12/1974, per 3 miliardi e 716 milioni, con un totale che portava a maggiorare la spesa di almeno 8 miliardi e 717 milioni. Ma avevamo altresì aggiunto e detto che, facendo una valutazione in base a quei coefficienti che la legge regionale disponeva che si considerassero per avere una indicazione uniforme, quanto meno per tendenza, in tutto il territorio - ed ecco la rigidità di questo nostro sistema, e un forte richiamo di responsabilità che va al di là delle affermazioni di principio che per questo appunto si fissassero dei coefficienti, come coefficienti furono fissati, esaminati dal Comitato degli esperti, visti dalla Giunta la spesa ospedaliera poteva essere in teoria contenuta entro un onere complessivo di 181 miliardi.
Che cosa è successo in seguito? Qual è stata la dinamica che ha portato invece ad una spesa diversa e superiore, che la Giunta non ci indica? C' stata l'applicazione del nuovo contratto di lavoro, ci sono state anticipazioni di cassa, ci sono stati ritardi nella erogazione dei fondi c'é stata la creazione di nuovi reparti di cui non si poteva fare a meno? Bisogna dirlo per arrivare a calcolare a quanto ammonta in oggi questa spesa. Noi avevamo dato allora quella indicazione sulla base di questa valutazione, ed è stato proprio sulla base di questa valutazione delle nostre necessità, fatte presenti dall'avvocato Oberto personalmente ripetutamente, allorché presiedeva la Giunta, dall'Assessore alla Sanità e dall'Assessore al Bilancio nei colloqui avuti in sede di Comitato dei Ministri, che si è aperto il discorso per quanto riguarda la possibilità di integrazione. Si impostò il discorso delle nostre necessità valorizzandolo, sorreggendolo, con dati obiettivi che oggi, in definitiva mancano, mentre la nuova Giunta, dopo sette mesi di lavoro, avrebbe pur dovuto essere in grado di darci.
Non è che la Giunta non abbia preso delle decisioni: ha dato indicazioni per la formazione dei nuovi bilanci 1976. Su quali basi? Chi stato investito di questo? Si sarebbe dovuto almeno darne notizia al Consiglio, alla Commissione (non so neppure se la discussione è avvenuta in Comitato, se ci sono state delibere formali). Quando abbiamo visto trascorrere il mese di ottobre e poi il mese di novembre senza avere alcuna notizia, il 21 novembre alcuni Consiglieri da questi banchi si sono permessi di presentare un'interrogazione chiedendo se la Giunta intendesse adempiere al dovere di dare le indicazioni per l'anno '76. La richiesta non venne fatta irresponsabilmente pensando: vedetevela voi, adesso, con questa castagna che è una castagna bollente; ma ragionando così: noi sappiamo quali sono le difficoltà in mezzo alle quali si dibatte l'Amministrazione in questo momento, sappiamo che queste indicazioni non potranno essere precise, e allora vi invitiamo a dare indicazioni, anche in via provvisoria, che consentano agli Enti ospedalieri, che il bilancio lo devono pur fare entro il 31 dicembre, anzi, secondo la nostra legge, entro lo stesso novembre, di avere un indirizzo preciso.
Ora, mentre altri Assessori lodevolmente facevano pervenire a tutti i Consiglieri le circolari - quelle di ordine generale, da parte dell'Assessorato alla Sanità non abbiamo ricevuto, e ne siamo rimasti grandemente meravigliati, una circolare del contenuto così importante come quella della determinazione di una spesa che è dell' ordine di 200-250 o più miliardi, che pure sappiamo essere giunta agli Enti ospedalieri, anche se con ritardo (ma noi di questo ritardo non muoviamo appunto perch sappiamo benissimo che anche le nostre leggi possono essere da perfezionare, i termini possono essere rivisti, e poi c'è il ritardo da parte del Governo nell'indicazione della quota di riparto): abbiamo per avuto modo di rilevare alcuni dati, richiedendone agli stessi Enti ospedalieri.
Abbiamo così appreso che, mentre l'indicazione per l'anno 1975 dei costi fissi per specialità di base, cioè la grande generalità del servizio ospedaliero - medicina, chirurgia, ostetricia, ginecologia, pediatria, per un complesso di ventimila posti letto, per avere una dimensione approssimativa - era stata da noi data in 4 milioni e 250 mila lire per posto letto, per il '76 è stata precisata in 5 milioni e 600 mila lire, con un incremento del 30 % circa. Una previsione di questo genere, che impegna una maggiore spesa di 30 miliardi, il Consiglio dovrebbe pur poterla valutare. Può essere che la previsione di questa maggiore spesa per gli ospedali sia giustificata da valide ragioni, ma mi dolgo che al Consiglio non sia stato dato minimamente modo di conoscere queste ragioni. Non cito neppure le altre indicazioni, delle specialità complementari, passate da 5 milioni a 6 milioni e 720 mila lire per posto letto, delle lungo-degenze per cui si era detto che ci dovrebbe essere una strutturazione così da ridurre la spesa aumentando quella per i centri di recupero. Qui, senza fare aumenti per i centri di recupero, senza prevedere neppure un nuovo centro di recupero, si passa da 3 milioni a 4 milioni e 130 mila lire per posto letto.
Mi attendo di conoscere dalla Giunta l'indicazione globale completa di queste variazioni, che cosa ha pensato di poter spendere per l'anno '76 quando ha fatto questo calcolo. Secondo calcoli molto approssimativi, quali può fare chi è tenuto all'oscuro di tutto questo, e in questa situazione ovviamente non mi trovo soltanto io, ma si trovano tutti i Consiglieri, non avendo essi avuto mai comunicazione né qui né in Commissione, e non sapendone nulla coloro che fanno parte del Comitato (credo siano sinceri quando dicono di non aver esaminato questo problema), si arriverebbe a livello di 250 miliardi. Quindi, non più i 198 globali, che erano 181 nel bilancio '75; dei quali 181 l'unica notizia pervenuta al Consiglio è che la Giunta ha ritenuto di proporre nelle variazioni di bilancio di togliere ancora 7 miliardi dai 181, per passarli al finanziamento della spesa per l'assistenza nelle Case di cura private, riducendoli conseguentemente a 173 miliardi e rotti.
L'unica indicazione che ci è pervenuta è questa, della variazione in meno di 7 miliardi. Io non voglio adesso fare la battuta di dire che si sono privilegiate le case di cura private. Ricordo una seduta molto agitata, qui in Consiglio, in cui lo stesso Capogruppo del Partito comunista richiamò i partecipanti - appunto delegazioni sindacali di ospedalieri, ed altri - ad un comportamento di maggiore correttezza, Fra i cartelli che si innalzavano ve ne erano di quelli che attribuivano non so se a me soltanto o anche all'avvocato Oberto o all'intera Giunta l'intenzione di privilegiare le Case di cura private. Sta di fatto che le Case di cura private, per le quali noi avevamo volutamente contenuto la previsione in 11 miliardi, sono andate molto al di là di tale cifra arrivando, per il '75, ad una spesa quasi del doppio. Se abbiamo già prelevato dal Fondo ospedaliero 7 miliardi per passarli alle Case di cura private - per esigenze di cui non sono minimamente in grado di valutare la legittimità contabile - abbiamo ottenuto questo risultato: che le Case di cura oggi hanno il pagamento dal 90% al 100 % delle prestazioni da loro rese, cioè dei conti che esse danno agli assistiti, mentre per gli ospedali il pagamento è dell'ordine del 70 % circa. Essendoci 32-33 mila letti negli ospedali e 3 mila soltanto nelle Case di cura, è facile dedurre come, in termini assoluti, cioè di cifra, la differenza sia davvero enorme.
Facendo un conto molto approssimativo, se ai 250 miliardi se ne aggiungono almeno 20 per l'assistenza diretta nelle Case di cura convenzionate e una decina tra l'assistenza indiretta, quelli che devono recarsi all'estero, e poi gli oneri dei finanziamenti, dei mutui, delle anticipazioni e via dicendo, arriviamo ad una cifra non lontana dalla indicazione che la Giunta ha ritenuto di poter fare - se intenzionalmente l'ha fatta attraverso la circolare spedita a tutti gli Enti ospedalieri dell'ordine di 280 miliardi.
Non so se l'Assessore, il Presidente della Giunta soprattutto l'Assessore al Bilancio abbiano avuto sicuri affidamenti da parte del Governo che questa somma sarà interamente messa a disposizione. Certo visto che nella relazione si dice con contraddizione evidente: "Abbiamo rilevato essere insufficiente il fondo per il '75"; "C'é ritardo nell'indicazione del 1976", e più oltre "Va riconosciuta la chiara inadempienza governativa", vien fatto di domandarsi: ma allora, da dove è saltata fuori questa indicazione? Ma accantono questo argomento, perché siamo ancora nella fase in cui le cose non si conoscono esattamente e che potrebbero non dico essere smentite, perché difficilmente potranno essere smentite, ma in cui si potrà dire: cari signori, noi abbiamo calcolato quello che abbiamo ritenuto giusto dare, perché queste sono le spese effettive che gli ospedali hanno quindi, abbiamo giudicato necessario ad un certo punto allargare la previsione, perché riteniamo che a questa politica assistenziale debba essere dedicata una somma maggiore di quella che ha avuto in passato, e questa è una tendenza che intendiamo perseguire. E' una scelta politica amministrativa motivata, che potrà essere discussa e da taluni apprezzata.
Per la verità, io dico subito che non la posso apprezzare, perché è proprio l'opposto di quel criterio programmatorio che sempre è stato sostenuto da ogni parte politica in questo Consiglio. In più occasioni è stato qui detto e ripetuto che bisogna controllare e contenere la spesa ospedaliera per diversificarla in ordine a certe necessità che si presentano non dilazionabili: cioè, in ordine alla necessità di fare le accettazioni in altro modo, di fare il dipartimento, di fare la guardia medica, di incentivare l'emodialisi, di preparare posti per lungodegenti, di affrontare il problema della psichiatrica, che in parte dovrebbe essere già a carico della Regione (in una parte limitata, ma certamente quelli che sono nei reparti aperti non si vede perché non li dobbiamo assistere) insomma, in relazione a questi problemi, che si risolvono soltanto avendo ben chiara di fronte una indicazione, per così dire programmatica, proprio nell'ambito della stessa spesa ospedaliera.
Di fronte a tutta questa tematica ci si è limitati a porre la questione: le attrezzature le acquistiamo o non le acquistiamo? Un aspetto marginale, che non poteva avere rilevanza in questo quadro generale. Che sia stata presa da parte della Giunta, senza peraltro dir niente al Consiglio, una decisione come quella di cui l'Assessore parlava nella sua relazione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

La decisione per le apparecchiature non è ancora stata presa.



ARMELLA Angelo

Forse lei, Presidente, era assente mentre parlava l'Assessore.
Dicevo: che sia stata presa da parte della Giunta il 23 dicembre '75 la decisione dell'acquisto diretto delle attrezzature, sospesa da parte del Commissario di Governo, come l'Assessore ci ha ricordato nella seduta scorsa, quando ha svolto la sua relazione.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

Semplicemente l'impegno di spesa.



ARMELLA Angelo

La prego di seguire la mia argomentazione, per potermi rispondere a tono. Intendevo dire: che sia stata presa, in data 23 dicembre '75, la decisione di procedere direttamente all'acquisto delle attrezzature, poi sospesa dal Governo, come ci ha detto l'Assessore qui in Consiglio, pu essere importante, dato e non concesso che sia legittimo seguire questa via. E che questa decisione sia stata presa senza dir niente a nessuno è questione che riguarda il problema della partecipazione, ma anche su questo rinuncio a soffermarmi.



BERTI Antonio

E fa bene, perché sarebbe una predica un po' fuori luogo dal suo pulpito.



ARMELLA Angelo

Quello che è certo è che non è stato colto il punto, per me fondamentale, che andava esaminato in questo quadro: se questo finanziamento è tuttora disponibile o no. Cioè, noi avevamo una indicazione di spesa formulata su un'unica base: la quota del fondo ospedaliero per la Regione Piemonte dell'anno 1975. Se si dice: è insufficiente, dev'essere integrato e siamo in attesa di questa integrazione, come possiamo poi dire dopo aver tolto anche 7 miliardi agli ospedali, che possiamo avere disponibili immediatamente questi 2 miliardi o 2 miliardi e mezzo? Perch questo punto non è stato colto? Perché non è stato finora affrontato quanto meno a livello di Consiglio - la Giunta forse l'avrà affrontato per fare le indicazioni per il 1976 - il problema della spesa del 1975. I bilanci '75 sono ancora da approvare. E' inutile che stiamo a discutere perché non furono approvati prima: c'é però da chiedersi se possiamo andare avanti senza approvarli.
I bilanci '75 dovevano essere redatti entro il 31 dicembre '74. In realtà sono pervenuti nel periodo febbraio- marzo-aprile, come tutti i bilanci degli Enti, a Consiglio praticamente sciolto (il Consiglio è stato formalmente sciolto il 30 aprile), già in apertura della campagna elettorale. Non abbiamo mancato, con ciò, di dare le indicazioni circa i coefficienti per ogni posto letto e per ogni ricovero; ma, si capisce, la correttezza del Presidente della Giunta di allora non ha consentito di procedere ad un atto assai importante come l'approvazione dei bilanci e per una spesa così rilevante.
Ora, a questo punto bisogna pur dire qualche cosa. Questi bilanci sono stati almeno esaminati? Quanti di essi, in quale percentuale, sono stati giudicati conformi ai nostri coefficienti? E gli altri, quelli che sono usciti da questi limiti, per quali ragioni ne sono usciti? Vi sono stati eccessi, sprechi in fatto di personale? O il personale è mal distribuito, o ci sono altre ragioni. Sono stati inseriti nei bilanci stanziamenti eccessivi rispetto alle necessità effettive di spesa? Ci si è voluti spingere troppo oltre, per errore, per vanità, per l'acquisto delle attrezzature? Se non si parte da questa base, dall'esame e dall'approvazione del bilancio 1975, non si può spendere alcunché del fondo ospedaliero, per qualsivoglia ragione o motivo. E l'approvazione può anche avvenire nella misura in cui questi bilanci siano già conformi ai coefficienti. Quelli che sono contenuti nei limiti (siano ad esempio quelli di Alba, di Alessandria di Bra o di Verbania) li si approvi; quelli che eccedono costituiranno un complesso la cui spesa, per diversità, per differenza, sarà necessariamente esaminata ed affrontata.
Noi abbiamo apprezzato quanto ha detto il Consigliere ing. Ferrero.
Egli dice che non bisogna difendere l'esistente. Benissimo. Nella relazione sono espressi, lo rileviamo con piacere, dei buoni principi. Ma sono principi di cui si dice da anni: prevenzione, cura, riabilitazione. Ad un certo punto, però, bisogna pur gestirla, questa attività, e qui occorrono dei precisi criteri. E' stato fatto uno sforzo per pervenire a delle indicazioni concrete, che sono state tradotte anche in provvedimenti e di ordine legislativo e di ordine amministrativo. Ma a questo punto non si pu dire: io ignoro tutto questo, lo metto da parte, non lo esamino neppure non affronto questa situazione, perché ci sarà un metodo nuovo e diverso.
Se è nuovo, dev'essere il Consiglio stesso a modificare le leggi esistenti se deve essere diverso bisogna sapere in che modo deve essere diverso.
Perché la realtà va avanti, non si può fermare. Un ammontare di spesa di questo genere non consentirebbe diversificazione alcuna senza la copertura governativa; e se si è certi di avere la copertura governativa,va fatta subito, va fatta quando si danno le indicazioni agli Enti ospedalieri, e non dopo, altrimenti occorre prudenza.
Sia ben chiaro che le mie parole non sono dettate da animosità: mi batto per dei problemi, per delle esigenze che sono queste, che non possono essere altro che queste.
Non si liquida neppure il problema del riparto dei fondi quando si dice, rivolti al Governo: noi vogliamo che sia fatto in un modo diverso non in base ai posti letto. Per la verità, non era neanche fatto in base ai posti letto ma in base alla spesa degli anni precedenti delle mutue. Perch il fattore tenuto in particolare evidenza nella ripartizione per il '75 era stato la spesa '73, cine la spesa che le mutue avevano indicato, in quanto era l'unico elemento di cui si fosse potuto disporre. E suscitò allora in noi gran meraviglia constatare che, nonostante tutto quel che si diceva sui notevoli passi avanti fatti da alcune Regioni nel campo della prevenzione per il che per esse la spesa ospedaliera avrebbe dovuto risultare notevolmente ridotta, la nostra Regione, i cui Enti ospedalieri avevano continuato a seguire i vecchi criteri, le secolari tradizioni di civismo amministrativo, aveva contenuto la spesa - dati INAM - nella misura del 90 della media nazionale (fatta cioè la media uguale a 100, noi eravamo a 90), con una spesa per abitante, secondo l'indicazione dei 198 miliardi del fondo globale ospedaliero a noi dato, di 44.330 lire per abitante.
L'Assessore ha detto: ci siamo trovati d'accordo, a Roma, con gli altri Assessori, per la prima volta, a votare insieme agli Assessori delle Regioni meridionali nel proporre il criterio di ripartire il fondo in base alla popolazione soltanto, non in base ai posti letto. Io rilevo che è stato un errore, un grosso errore. Bastava rileggere le conclusioni e motivazioni che la Giunta aveva allora rassegnato al Consiglio e le indicazioni che l'avv. Oberto aveva dato, che modestamente avevo dato anch'io, che gli altri avevano condiviso, per accorgersi che era un ragionamento semplicistico, sommario ed errato.
Esemplifichiamo. Il Molise ha 33.000 lire per abitante. Se portassimo la spesa per abitante al nostro livello senza tener conto dei posti letto esistenti, che in quella regione sono assai scarsi, arriveremmo al bel risultato di portare la spesa per posto-letto nel Molise a 60-70 mila lire al giorno invece delle 30-40-50. Lo stesso discorso vale per la Campania che ha una popolazione di poco inferiore a quella del Piemonte: se la ripartizione si facesse in base al numero di abitanti si verificherebbe un enorme spreco, perché contro i nostri 36.000 posti letto, di cui 3.000 in Case di cura, la Campania ne ha 20.000, di cui 11.000 in Case di cura. Una ripartizione in base alla popolazione comporterebbe dunque in sede nazionale uno sciupio pauroso, agevolando proprio le tendenze a spendere tutto nella gestione senza far nulla di nuovo. Continueremmo così a vedere gente che dal Meridione viene a Torino per farsi operare al cuore.
Il problema, dunque, non è di aumentare il fondo ospedaliero ma di ripartirlo diversamente, in relazione ai servizi forniti, distinguendo le spese di gestione dalle spese correnti, e avvertendo gli amministratori del Molise, della Campania, della Sicilia che il pagamento delle spese correnti verrà loro riconosciuto soltanto se provvederanno a predisporre i posti letto necessari, direttamente o con l'intervento del Governo.
Non mi pare neanche giusto, d'altronde, che nel '75 l'Emilia dovesse avere 60.000 lire per abitante contro le nostre 44.330, il Veneto 61.000 la Toscana 59.000, la Lombardia 52.000. Noi non dobbiamo essere agganciati per fare la ripartizione in base alla popolazione, alle Regioni meridionali: dobbiamo essere agganciati con le Regioni più progredite in tema di servizi, e poi contestare loro se, a parità di servizi, spendono più di noi pro-capite. Ma il discorso in sede nazionale dev'essere in questi termini, non fatto nel modo semplicistico di cui si è detto.
La differenza, poi, non è da dirsi e da fare credere che in pratica sia enorme. Perché la nostra percentuale di riparto è il 7,345, mentre la popolazione è l'8,140. Certamente, questo comporta una differenza; ma noi questa partita non possiamo giocarcela sul piano dei 5, 6, 7, 10 miliardi: dobbiamo giocarcela sul piano di una valutazione effettiva dei servizi che dobbiamo dare e di un confronto con gli altri. Perché il Paese è unico perché il Governo non può essere che unico, ed allora il problema del riparto è un problema che investe delle ragioni di fondo, da valutarsi in tutta Italia.
Speravo che almeno su questo punto, visto che queste considerazioni già erano state fatte in altre occasioni, un riferimento ci fosse.
Altro aspetto non convincente è quello di ritenere - l'ha già rilevato opportunamente Beltrami - che per affrontare il problema dell'assistenza sanitaria nel suo complesso, nella sua globalità, si debbano necessariamente attendere le indicazioni della preannunciata nuova legge che trasferirà tutta l'assistenza che ancora residua alle Mutue, cioè la domiciliare, l' ambulatoriale e la specialistica, alle Regioni, legandola alla ospedaliera, così che l'unico Ente erogatore dell' assistenza sia la Regione. E' un principio ineccepibile, Ma non si deve attendere, occorre fare qualcosa fin da ora.
Il cittadino si duole - diceva Berti in Commissione - di dover aspettare tre ore per avere una visita. Ma più ancora si duole di dover poi aspettare tre giorni, tre settimane, financo tre mesi, per avere il risultato di una analisi Questo problema esiste, e la 386 l'ha ulteriormente aggravato. Una delle norme in essa contenute fissa infatti il tetto retributivo dei medici ospedalieri al 60 % oltre lo stipendio. La conseguenza di questa limitazione è che ora i medici analisti non fanno giornalmente più esami di quanti ne comporti la ripartizione per i giorni lavorativi del numero di analisi da effettuare in un mese per raggiungere quella cifra massima che possono ottenere in sovrappiù dello stipendio.
Cosi fioriscono nella nostra Regione i laboratori privati, pullulano coloro che fanno incetta di prelievi per esami. Sono ammessi dalla Regione? L'Assessore dice di non aver rilasciato autorizzazioni .



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

Li hai autorizzati tu, non io.



ARMELLA Angelo

No,ma non è che con il non autorizzarli si risolva il problema, perch se non autorizziamo, i richiedenti, anziché tre mesi, aspetteranno quattro per avere le analisi. La questione non è se autorizzare o meno costoro, ma di realizzare la 386 per la parte che riguarda l'art. 20, concertando con i rappresentanti INAM, con i rappresentanti degli ospedali, un coordinamento.
Su questo punto occorre darsi un programma e indicarlo: non ci si pu creare un alibi col dire che la 386 è insufficiente e che si rimane in attesa di un'altra legge che serva a trasferire finalmente tutto all'unico Ente Regione.
Si fanno anche dichiarazioni incomprensibili da parte dell'Assessorato alla Sanità. Il fatto che Enrietti scriva sui giornali che per effettuare la rilevazione negli ospedali si procedeva con il criterio empirico di far telefonare dagli Ospedali all'Assessorato è cosa da far trasecolare. E' capitato anche questo a Torino, il che indica che la situazione di Torino va esaminata, direi, a parte. Dice il nostro collega Ferrero che il numero dei posti letto in Piemonte é, rispetto agli standard della Lombardia sufficiente. Che sia sufficiente globalmente non significa nulla: bisogna che sia sufficiente a Torino, sufficiente ad Alba, sufficiente a Domodossola, perché non si può l'ammalato di Torino spedirlo, per mancanza di posto in ospedale nella sua città, a Domodossola, o ad Alba, o ad Alessandria. La forte immigrazione negli anni scorsi è avvenuta a Torino dove i 600.000 immigrati hanno creato problemi che l'Amministrazione civica e i vari Enti non sono riusciti interamente a risolvere, per quanto possano lusingarsi di aver dato a tutti un banco in una scuola o un posto letto in un ospedale, certo in quali condizioni sappiamo bene. Quindi, in realtà non basta fare la media (vi risparmio in proposito la solita facile battuta del pollo): bisogna considerare le singole situazioni.
Ora, il controllo della contabilità degli ospedali, della spesa degli ospedali, del numero delle degenze non si faceva certo con una telefonata.
La procedura era già stata disposta dalla fine del '74, con inizio al 1 gennaio '75. Non so se sia poi stata seguita bene o male. Certo, sono rimasto allibito nel trovarmi di fronte a dichiarazioni scritte di quella natura, perché se è ammissibile che nel parlare ci si lasci anche andare a qualche inesattezza non è tollerabile che ciò avvenga in uno scritto. Altro che operare per telefono! Si lavorava con quelle belle schede che sanno compilare coloro che si servono degli elaboratori elettronici. E con spesa anche modesta, concordata nel quadro di quei rapporti che avevamo avuto con il CTO per l'igiene del lavoro, e particolarmente per i tumori professionali, in attesa che la Regione provvedesse a dotarsi di suoi centri di calcolo, cosa che allora sembrava non dover essere tanto imminente mentre di quelle rilevazioni noi avevamo necessità per l'immediato. E a quel che mi risulta tale centro, nonostante che più nessuno abbia in seguito dato altre istruzioni, ha continuato a raccogliere quei dati fino al gennaio '76, cioè fino ad un mese fa.
Ho già detto del miglioramento dei lavoratori, ma mi preme ancora rilevare un punto di cui mi sono stupito che non sia stato minimamente toccato, quello dei lungodegenti. Come si fa a non dire una parola sul problema dei lungo- degenti in Piemonte? Noi avevamo una rete di case di assistenza, di ricoveri. Oggi si è parlato sotto altri profili dell'Istituto di Corso Unione Sovietica, ma questo istituto è mezzo vuoto perché? Perché al sabato la gente si trova nei reparti di accettazione delle Molinette; perché i Comuni, dal momento che sono stati esonerati dalla spesa ospedaliera, hanno svuotato gli Istituti di ricovero; prima dovevano scegliere fra un Istituto di ricovero che costava 2/3/4.000 lire al giorno o mandare in un ospedale che costava 20.000 lire al giorno ed ovviamente mandavano all'Istituto dove magari non c'era l'assistenza sanitaria idonea, per cui questi Istituti in qualche modo cercavano di assumere dei medici.



ROSSI Luciano

10.000 lire al giorno nelle case di ricovero.



ARMELLA Angelo

Ma si è iniziato con 4.000, anche con meno, perché non c'é solo quell'Istituto, ce ne sono molti in Piemonte.
E allora che cosa è avvenuto esonerando i Comuni dalla spesa dell'assistenza ospedaliera? Dai Comuni si è detto agli assistiti; vadano negli ospedali, gli ospedali sono aperti, l'assistenza è gratuita e chiunque può essere ricevuto. Le situazioni indescrivibili che si sono verificate e che si verificano nei reparti di accettazione dei grossi centri derivano proprio da un aumento fortissimo della richiesta che è determinata anche da molti che l'assistenza non l'hanno né domiciliare n l'hanno più nelle istituzioni di assistenza e beneficenza.
Il discorso dei lungodegenti dobbiamo farlo o non farlo? A Torino dobbiamo farli o no, mille, duemila posti per i lungodegenti? No? Va bene ma bisogna dirlo, bisogna affrontarlo questo discorso. Si dice no? Allora esaminiamo, vediamo come si risolve questo problema. Si dice: inizia l'assistenza domiciliare e si risolve tutto. Benissimo, ma lo vediamo nel concreto, verificandolo, non si può ignorare il problema e non parlarne come se non esistesse. Invece esiste, e come esiste. Facciamo una visita in questi ospedali nel giorno di sabato e vediamo se esiste o no, vediamo se effettivamente questo problema è una favola che indicano coloro che scrivono sui giornali, qualche volta con delle fotografie, o i manifestanti quando sono spediti contro la Regione, oppure se effettivamente esiste, ma se esiste facciamo una proposta che sia una pro.posta che tutti possano valutare.
Ho scarsamente compreso il discorso che si è fatto sul punto edilizia dicendo soltanto che ci sono degli impegni di spesa assunti dalla Giunta precedente e che non hanno avuto, finora, l'erogazione. E' vero e sono anche abbastanza cospicui; non sono però cifre enormi perché si trattava soltanto di intervenire su una quota annuale; a volte ci si è anche preoccupati che non potendo dare subito tutto, si potesse fare in due o tre stanziamenti, annuali, e gli Enti forse aspettavano che si stanziasse prima di provvedere a fare i progetti, ma mai sono stati assunti impegni senza una esatta indicazione delle necessità.
Ma non mi spiego un'altra cosa allora, perché dicendo che ritardano nell'esecuzione, proprio la nuova Giunta ha bloccato quelle decisioni prese dalla precedente fin dal mese di giugno o di luglio e che erano state approvate dal Comitato degli esperti. Il Comitato degli esperti, di fronte a un piano che da tempo era preparato, ha detto: fino a questo punto sì, e questo no. Il no è rimasto, il sì con il parere dei componenti di tutte le forze politiche è andato avanti. Il blocco si fa per rivedere i progetti? La Giunta ha certamente il diritto di vedere tutti i progetti, di esprimere tutti i giudizi di merito. Lo deve fare. Però la procedura era indicata nella legge regionale n. 28, se va modificata si proponga la modifica, ma non si può con circolare modificare la legge, la quale dispone una certa procedura, con l'esame di un organo tecnico integrato con i rappresentanti con i dipendenti dell'Assessorato, magari dello stesso Assessore alla Sanità, nessuno poteva vietarlo questo, ma c'era l'indicazione di come farlo. Il bloccare con una circolare crea uno stato di incertezza da parte degli Enti, i quali non sanno più, di fronte a questo.



ENRIETTI Ezio,Assessore alla sicurezza sociale e sanità

Non abbiamo bloccato niente.



ARMELLA Angelo

Aspetta, se mi dai il tempo cerco la circolare. Tu hai detto che devono passare all'esame dell'Assessorato, ma siccome sono progetti già fatti spediti alla Regione che dovevano passare al Comitato tecnico che prevede la legge n. 28, se poi invece si crea un controllo, fuori di questo meccanismo, è chiaro che costituisce un blocco, tanto è vero che di fatto sono stati bloccati, non sono andati avanti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

Non c'é un caso che sia stato bloccato.



ARMELLA Angelo

Ne potrei citare più d'uno. Te l'hanno segnalato anche davanti a me perché dobbiamo venire a fare adesso la reclame al singolo, farci vedere belli o non passando per clientelari. Ma se vuoi, te li dico anche quali sono, se proprio mi spingi a questo e ti dico anche degli escamotages che taluni amministratori hanno fatto per riuscire egualmente ad andare avanti nei lavori.
Tempo pieno Il discorso in questo momento è importante perché con la polemica che c'é con i medici che lavorano anche nelle Case di cura e d'altronde per l'esigenza di non fermare sic et simpliciter, senza un'indicazione, l'attività di assistenza che da essi viene data. Mi limiterei a dire questo: non deve essere, questo del tempo pieno, espresso in termini punitivi nei confronti di nessuno e neppure dei professionisti In definitiva: non si deve dire: ti faccio fare il tempo pieno per impedirti di lavorare professionalmente fuori; i termini sono altri: il tempo pieno deve essere fatto in relazione alle necessità degli Enti, alle necessità programmatorie; ci possono essere i casi in cui si fa il tempo pieno e si legge il giornale perché non c'é da lavorare, basta il tempo definito; ci sono invece casi dove, facendo questo esame programmatorie, si rileva che si deve fare necessariamente il tempo pieno; ogni settore, ogni specialità ha sue caratteristiche diverse perché è evidente che non vi sono le stesse esigenze per un reparto di medicina o per un reparto di chirurgia, ecc. In tal senso gradirei, se fosse possibile, che la Giunta si indirizzasse.
Trovo che quando si parla di personale paramedico, e si parla della figura dell'operatore paramedico unico si dice cosa che può essere valutata, però oggi che si sta verificando nel campo degli operatori paramedici? Che certe scuole sono vuote, non ci va più nessuno. Perché? Perché non c'é differenza nelle retribuzioni. Vediamo in effetti se occorrono degli operatori paramedici per certi settori dove mancano, sono le radiologie, sono i laboratori, sono i reparti di rianimazione? Quali sono? Non lasciamoci mai tentare, e lo dico a me stesso, dall'illusione di basarsi solo sugli schemi. E' bella la figura dell'operatore paramedico unico e poi magari ci vengono a mancare gli operatori in concreto perch senza differenziazione, cioè senza incentivazione, nessuno intende misurarsi in certe specialità più onerose.
Desidero finire perché non è che non ci siano delle cose da dire, ma perché ad un certo punto ci si stanca.
Prevenzione. E' l'ultimo argomento. Dice la relazione della Giunta che si studierà ed io non posso dir nulla di fronte alla necessità di studio.
So che per la prevenzione non abbiamo mai potuto fare molto. La prevenzione nel campo della scuola investe i Comuni, i Comuni sono nella situazione che sappiamo, cioè non trovavano e ancora non trovano medici, spesso non hanno neppure i condotti; una parola su questa situazione si doveva pur dire, ma fra le tante cose, capisco che non tutte possono essere ricordate. Fare i medici scolastici dipendenti del Comune, significa non essere disponibili in altro settore più redditizio.
Comunque, quando mi si dice che si studia, ciò mi fa piacere e attendiamo le proposte operative. Certo non basta dire: non intendiamo per prevenzione la medicina preventiva; già, quando si cerca di definire qualche cosa cominciando a dire quello che non é, non è che ci si spieghi molto. Non voglio ora fare il discorso della prevenzione primaria relativa agli inquinamenti, di cui si occupa l'Assessore Fonio, che devo riconoscere, si è dedicato, e penso si dedichi tuttora, alla materia con impegno.
Ma c'é un settore su cui non posso non dire qualche cosa, ed è quello dell'igiene del lavoro. La materia è stata caratterizzata da contrasti risolti con una delibera che fu poi diversamente valutata, Ho letto recentemente un articolo sull' intervento delle Regioni in questo campo che sottolineava solo l'intento organizzativo di questa delibera (e non legge Berti diceva: meglio legge, ma ora prendiamo pure la delibera) fatta dal Consiglio regionale nel luglio del 1973 con la quale la Regione ha accentuato la responsabilità in proprio dell'intervento in tema di igiene del lavoro. Ha detto: siamo una Regione altamente industrializzata, siamo diversi da altre Regioni, sotto questo aspetto, e l'incidenza del rischio qui in Piemonte è certamente più alta rispetto ad altre Regioni. Ci sono stati fatti (il caso dell'IPCA fu quello più drammatico, il lager lo chiamava Calsolaro), che hanno dimostrato che occorreva intervenire, come d'altronde è sempre stato affermato da parte di coloro che lavorano (il primo che tutela la propria salute, è la stessa persona, che in questo caso è il lavoratore perché è lui sottoposto al rischio). Per fare questo si sono, tra le altre, date due direttive: 1) che le unità di base dovevano essere istituite d'accordo con l'Amministrazione regionale e con gli Enti locali 2) che per dare serietà all'intervento occorreva che ci fosse un centro ad alto livello sia per garantire la serietà delle analisi, sia per elaborare e studiare. Io capisco che ad un certo punto si può anche dire: va bene, ma quando uno si sente male dice "vedete mi sento male" e per lui il problema si limita a questo, ma per noi significa anche elaborare esaminare risultati, darne validità scientifica, nei limiti in cui la scienza può arrivare.
E con ciò vengo alla conclusione: 1) Si è detto "d'accordo con la Regione e gli Enti locali", quindi le unità di base che fanno la rilevazione, potevano essere istituite in qualsiasi punto del Piemonte, certamente, ma d'accordo con la Regione. Che cosa vuol dire d'accordo con la Regione? Vuol dire che la Regione rispondeva sui criteri, che sono certamente criteri programmatori.
Ad un certo punto si è detto: noi ne faremo 20/22, ora si dice 36, ma subito ne facciamo 8, ma neppure 8 funzionano ad oggi, perché? Perché ci vogliono le attrezzature, e, quelle le abbiamo acquistate, perché ci vuole il personale, e quello va mandato a fare i corsi, e un corso è stato fatto così, senza che avessimo potuto, proprio per l'opposizione che ci venne da forze sindacali, farlo con tutti i crismi; abbiamo dovuto andare avanti in un certo modo. Occorre quindi un certo tempo. Iniziamo con 8. Dove le facciamo? E' inutile che io faccia delle unità se queste unità fanno solo censimenti, ma non fanno nessuna rilevazione, e non possono mandare niente al Centro regionale. No, occorre che il Centro regionale funzioni e occorre che queste unità possano operare sul territorio, con gli strumenti e col personale idoneo.
E dove facciamo le prime cinque, le prime sei, le prime otto? Una per provincia? Due per provincia? Tre a Torino? Due a Torino, si legge oggi sui giornali, per la delibera presa dal Consiglio comunale, Ma quando si legge come è scritto, che la nuova Giunta ha superato il criterio, che si dice burocratico e centralistico, la concezione tecnocratica assunta dal precedente Assessorato, rilevo che così sarà, ma che non si è fatto funzionare il sistema, perché quando si istituiscono a Oleggio, a Villadossola, ad Alpignano, a Susa, a Crescentino, a Trino, a Santhià, a Livorno Ferraris tante unità, andiamo a vedere se ci sono e non ci sono! Quando ci si limita a dare i 10 milioni ai Comuni, ai sindacati perché li spendano per andare a fare riunioni nelle fabbriche, (c'era un Comune che aveva scritto "attrezzature necessarie: 1 ) sala per dibattiti") non si fanno funzionare le unità di base.
Si sarà superata una concezione che si dice tecnocratica ed io non contesto il diritto di scelta, però dico anche, ma l'igiene del lavoro con questo sistema si fa in modo programmatico, o no? O le prime unità dovevano essere invece per la provincia di Cuneo, Cuneo e Savigliano; per quella di Alessandria, Alessandria e Casale; per quella di Vercelli, Vercelli e Biella; per quella di Novara, Novara e Verbania e/o Domodossola.
2) (E' correlativo al primo): E' che non funziona questo sistema, se le analisi non possono essere elaborate e quindi se non funziona il Centro regionale.
Perché questa realizzazione non è stata mandata avanti? Noi la convenzione l'abbiamo fatta col CTO perché ivi è l'Istituto di igiene del lavoro dell'Università, in conformità della delibera del Consiglio del 1973 perché provvedesse a questo Centro e si diceva, con quale personale, con le attrezzature pagate dalla Regione e c'era necessità anche di un'integrazione nella costruzione. Sono andato a chiedere al CTO. Mi si dice che è fermo, che non si va avanti, forse perché corrispondeva a questa concezione centralistica, essendo un Centro regionale? Ma no, era in applicazione di una delibera consiliare, che si può modificare nelle forme corrette, ma non eluderla. Quando si vuole essere nuovi, bisogna effettivamente esserlo. Noi a queste domande aspettiamo risposta per poter votare a favore o contro su un ordine del giorno,se la Giunta vorrà presentarlo, o su un ordine del giorno che vorremo presentare, perch ritengo che il Consiglio non chiuderà questo dibattito senza mettere qualche punto fermo, come ha scritto un giornale torinese: questi dibattiti sono importanti perché si sa quali sono le opinioni della Giunta. Vorrei dire importanti non soltanto perché si vengono a sapere quali sono le intenzioni della Giunta, che in questo caso è importantissimo, ma anche perché poi si concluda con qualche indicazione affinché l'apporto del Consiglio non si riduca alla vanità dei discorsi.
Avrei gradito e l'ho chiesto in Assessorato a livello di funzionari che venisse distribuito ai Consiglieri un volume sugli Enti ospedalieri della Regione Piemonte : "Statistica conoscitiva. Struttura, organizzazione e attività svolte dagli Enti ospedalieri negli anni 1972 e 1973, primo semestre 1974" perché preparato dalla precedente Giunta con due righe di presentazione dell'Assessore di allora, perché servisse come elemento di riferimento. Stanno succedendo cose strane in questo nostro Piemonte.
Mi è capitato di parlare con amministratori ospedalieri che in base alle indicazioni che la Giunta ha fatto con la circolare del 26 novembre 1975, non sanno come impiegare i soldi.
Ripeto, signor Presidente, mi è capitato di parlare con amministratori ospedalieri che, dopo le indicazioni che sono pervenute con la circolare sulla compilazione dei bilanci 1976, che porta la data del 26 novembre 1975, non sanno come impiegare i soldi: sono a livello di infermerie, sono a livello di ospedali piccoli, ma non piccolissimi, ospedali che avevano nel 1974 una spesa di 60 milioni all'anno (potete immaginare che dimensione potevano avere) che sono arrivati a 90 nel 1975 e che hanno avuto l'indicazione di 300, ospedali che, come Canelli per esempio, che spendeva 600 milioni, che ha delle indicazioni, per fare un bilancio, di un miliardo. Non so che aumento di spesa vi sia stato a Canelli. Ospedali come Arquata Scrivia, che avevano un bilancio mi pare di 90 milioni e che hanno un'indicazione di 300 e più milioni; ospedali come Pra Catinat che hanno avuto degli aumenti notevoli. Cito Pra Catinat perché allora Vecchione per Pra Catinat sembrava che mi volesse mandare via (poi c'é riuscito in un altro modo.).



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

In concorso con altri!



ARMELLA Angelo

In concorso con altri, ma c'è riuscito.
Non vorrei scendere a fare dei nomi, ma per esempio Moncalvo; sono amici miei anche quelli e non vorrei che fossero segnati tutti nel libro nero.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta Regionale

Quanti amici!



ARMELLA Angelo

Moncalvo, ad esempio, mi assilla perché io dica che deve aumentare il personale. Io rispondo: si, ma sapete, la spesa.e credo che abbia effettivamente bisogno di aumentare il personale, ma si dice sempre questo da amministratori quali siamo, voi capite.anche la spesa, questa Regione che cosa credete che possa pagate? E loro rispondono: ma no, avevamo 90 milioni in bilancio e la Regione ce ne ha indicati 400.
E allora, dicevo, ci vorrebbe un riferimento. Questa situazione è veramente allucinante, ma non finisce qui perché se vado al San Giovanni di Torino mi dicono: per il nostro bilancio manca, no 9 miliardi. Io dico: saranno 7. Beh, anche sette, sono sempre miliardi Se vado al Maria Vittoria (e quindi siamo in casa socialista, non è che si siano fatte delle preferenze) mi diranno che ne mancano uno o due. Le cifre sono queste. Se vado al Sant'Anna (e qui dovremmo essere in casa socialdemocratica, con i cambiamenti che ci sono stati, non distinguo più) pare che manchino due miliardi.
A questo punto io dico che bisognerebbe orizzontarci, perché è facile che quelli là incentivino la spesa dove non e necessario e invece si facciano mancare dove non se ne può fare a meno. Insomma, dobbiamo applicare la legge 43 perché le quote integrative ivi previste non le ha inventate qualcuno svegliatosi una mattina, ma le ha inventate il Consiglio regionale con ampio dibattito per dire ad un certo punto: dobbiamo pur pervenire a recepire le proposte degli ospedali, ma esaminarle e non fare la vecchia politica, quella che, come il cuculo ozioso metteva i piccolini nei nidi altrui, le amministrazioni ospedaliere mettevano le spese in casa delle mutue ed ora sarebbe in casa nostra, nel bilancio regionale; ma dobbiamo invece dare una base standard e poi aggiungere, se mai, le integrazioni necessarie. Ma se oggi la Giunta ha già dato indicazioni per 280 miliardi, che integrazioni si vorranno fare? E' per questo che sarebbe stato utile distribuire quel volume. A me e rimasto indietro e l'ho lasciato come altre cose, in corso di stampa e dalla tipografia occasionalmente ne ho avuto una copia; da un mese, è già stampato Ho avuto il timore che siccome ci sono due righe firmate da me, questo ritornasse indietro per far togliere le prime due pagine, Ma, anche senza le due pagine, non avrei rivendicato la paternità del volume, perché, nonostante tutte le novità nel nuovo diritto di famiglia, si è allargata la possibilità del disconoscimento di paternità, ma la rivendica della paternità nelle famiglie legittime pare che non sia ancora ammessa. Quindi se uno ha lo stato di figlio legittimo lo mantiene; quindi se il volume usciva dall'Assessorato alla Sanità 1976 con lo stato di figlio legittimo io non dicevo sono stato io quel denso che ho fatto questo in casa d'altri quando non dovevo farlo Ma intendevo dire che il volume sarebbe servito per rendersi conto della situazione dei singoli ospedali, quanto meno come primo approccio. Il desiderio di fare apparire il nuovo quando c'é il vecchio da fare, a volte tradisce. Ho visto per esempio che nella mostra che si sta facendo a Roma (finisco con una barzelletta) sulle attrezzature e ove la Regione Piemonte e presente con uno stand, - non so quello che costa, se va a carico del fondo ospedaliero o di quello delle mostre - si distribuisce un fascicoletto in cui si dice: vedete, il pronto soccorso lo abbiamo fatto con delibera di Giunta del 5 ottobre 1975. Ma, per carità, è stata fatta solo l'indicazione dei Dipartimenti secondo la delibera del Consiglio del 30 aprile e cioè in precedenza. A proposito di tale delibera bene si è fatto rilevare che la sua esecuzione è molto costosa, ma ricordo che vi era scritto che la Giunta l'avrebbe realizzata con gradualità, in relazione alle disponibilità di bilancio.
Ma è chiaro che con indicazioni quali sono state date con la circolare 26 novembre, quando si sono date indicazioni che corrispondono grosso modo a 280 miliardi, a quel punto farai solo le delibere, che saranno magari di Giunta e uno potrà anche dire "badate che l'ho fatto io" con un metodo nuovo che è quello vecchissimo delle penne del pavone di esopiana memoria ma non è questo il punto, il punto è che ti sei tolto le possibilità effettive di farlo.
L'attività dell'amministrazione nel settore sanitario è certamente difficile ed impegnativa e deve rispondere a criteri che, mi si consenta di dire, non si sono visti, né si vedono in quella sinora espletata dalla Giunta; mi auguro invece che si rilevi nelle dichiarazioni che la Giunta farà in un prosieguo e in base alle quali decideremo il nostro atteggiamento.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola a chi l'ha richiesta scambiamoci un attimo le idee sul proseguimento dei lavori.
Vi sono ancora due o tre iscritti a parlare, poi suppongo vi sarà la replica dell'Assessore Enrietti e credo che questa parte dei nostri lavori si debba svolgere nella mattinata. Consiglierei però ai presenti di non allontanarsi perché non è detto che la seduta non possa finire nella tarda mattina dato che alcune delle leggi iscritte all'ordine del giorno purtroppo non sono del tutto pronte. Sottoporrò all'attenzione del Consiglio la questione alla fine del dibattito sulla Sanità, per valutarla assieme.
E' iscritto a parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

La relazione dell'Assessore si presenta con aspetti di novità nell'impostazione e di concretezza sui temi. La relazione dà per scontate molte delle questioni politiche che sono collegate alla politica della Sanità, scontate nel senso che altre occasioni di dibattito ci sono state e altre prima di questa ci potevano essere se si pensa ai dibattiti che il Consiglio ha svolto all'atto della formazione della Giunta e anche successivamente nei quali il capitolo della Sanità era presente ed era possibile intervenire.
La relazione dell'Assessore ha il merito di indicare delle politiche e il modo di esercitarle: Io quindi non sto qui a ripetere le questioni che sono scritte, ma invito ancora i Consiglieri a partire da questa relazione che è molto fitta di indicazioni e di questioni che si vogliono affrontare.
Pare a me che gli oratori dell'opposizione non abbiano colto questo elemento della relazione preferendo assumere polemicamente posizioni che tutto sommato, mi sembra siano di autodifesa della gestione precedente.
Anche l'intervento del Consigliere Armella è stato più da conto consuntivo che da discussione di linee politiche in cui chi parla esprime delle linee politiche e le confronta con quelle proposte. E' in occasione del conto consuntivo che si fa la verifica dei dati contabili. Alcuni dei presenti che non facevano parte del precedente Consiglio hanno avuto questa sensazione, si sono chiesti se importante era fare una verifica dei conti o non invece esporre delle linee politiche alternative o di confronto rispetto a quelle proposte dalla Giunta.
Liquido poi con una battuta, me lo vorrete consentire, tutta la parte di critica in tema di partecipazione contenuta moderatamente nell' intervento di Beltrami, molto più accentuata in quello di Armella. In verità, Beltrami alcuni propositi nella premessa li ha espressi, ma è nelle sue abitudini di partire da impostazioni politiche certamente innovatrici lo ha fatto quando era maggioranza, e lo ha rifatto l'altro giorno quando ha parlato, delineando un quadro di interventi necessari, ma resi difficili da situazioni che non dipendono certamente dal Consiglio regionale del Piemonte, anche se poi ha assunto, magari in toni ironici o sospettosi delle posizioni circa la zonizzazione che sarebbe preparata in un mese.
Voglio dire che importante per noi è cogliere il senso delle cose che si vogliono fare in una situazione in cui le difficoltà e le complessità sono enormi. Se noi non cogliamo questo elemento il tutto si riduce a una critica e contro-critica certamente non produttiva ed anche i dibattiti finiscono per non concludersi con degli atti positivi.
Non ho che da compiacermi delle ripetute critiche che Armella ha fatto alla Giunta per i limiti riguardanti il problema della partecipazione. Noi abbiamo assunto in questa Regione un modello nuovo di governare, mi pare che in molti aspetti lo stiamo seguendo, ammetto che ci possono essere dei ritardi e dei limiti e quindi ben vengano delle osservazioni critiche perché ci permetteranno di migliorare un metodo di lavoro che abbiamo assunto e intendiamo mantenere come metodo di lavoro permanente. Mi compiaccio perché dato che le cose mutano, e Armella potrebbe anche ridiventare Assessore certamente applicherà questo metodo partecipazionistico che adesso così ampiamente.



OBERTO Gianni

Allora deve tenere in serbo quel libro per pubblicarlo...



BERTI Antonio

Esatto, visto e considerato che nella legislazione precedente il tema della Sanità è stato oggetto di scontri permanenti proprio per l'impossibilita che noi avevamo di avere dei dati, anzi, il Consigliere Armella è stato uno di quelli che hanno teorizzato e in fase statutaria, e successivamente, sul fatto che l'attività amministrativa è della Giunta e questa sola la esercita, disponendo le altre forze del Consiglio dell'istituto dell' interrogazione per conoscere quel che si fa e quindi mi compiaccio che oggi abbia cambiato idea e mi auguro che anche per il futuro lo assuma in modo permanente come metodo di lavoro.



ARMELLA Angelo

Ho imparato molto cose.



BERTI Antonio

Ne prendo atto, persino uno come lei riesce ancora ad imparare, vuol dire che la società va avanti.



ARMELLA Angelo

Ma è che non abbia imparato uno come te che è gravo!



BERTI Antonio

Ma non voglio avere spunti polemici.
Vorrei soltanto ribadire che noi siamo aperti a tutte le osservazioni che ci vengono sul piano del metodo. Dico però che queste osservazioni non devono andare oltre il buon gusto, oltre il buon senso perché rischiano di essere strumentali e provocatorie. E così fatte meritano delle risposte che potrebbero anche essere più dure di quelle che io sto dando adesso.
Dicevo prima che si tratta di individuare allora alcune linee di intervento, avendo cura, se possibile, di semplificare, vista la complessità del settore molto compromesso da una legislazione diversa e contraddittoria e da spinte corporative che si muovono in senso negativo.
Devo ancora aggiungere che l'intervento del mio collega Ferrero l'altra sera nei confronti del quale ogni settore del Consiglio ha manifestato il proprio apprezzamento credo, anche per il tipo di approccio nuovo che è stato portato dal mio compagno alla formazione di una politica sanitaria avrebbe dovuto fornire ai Consiglieri che sono intervenuti oggi degli elementi nuovi da cui credo non si possa prescindere. Cogliamo comunque nell'approvazione che è venuta da tutti i settori all'intervento di Ferrero, un elemento di giudizio positivo, soprattutto se consentirà di cogliere gli spunti che sono emersi per arricchire il dibattito e arrivare a conclusioni di carattere operativo che sono valide soprattutto se riescono a collocarsi in un contesto in cui non c'é da mantenere l'esistente e sono d'accordo con Armella quando dice che il problema non è se mantenere o non mantenere, il problema è di vedere che cosa vogliamo ottenere, che tipo di servizio vogliamo dare alla gente. Definiti questi obiettivi allora è possibile vedere cosa mantenere, cosa modificare, cosa costruire di nuovo.
La politica della Regione Piemonte, così come emerge dall'introduzione dell'Assessore, si propone di ordinare, razionalizzare, trasformare l'esistente, realizzando interventi capaci di rispondere ai bisogni primari della gente, finalizzando ogni intervento a linee anticipatrici della riforma.
Pare a me che in questa frase molto schematica possano riassumersi i caratteri della proposta politica che la Giunta e la maggioranza fanno. In questo senso giustamente la relazione del Dipartimento, presentata dall'Assessore, enuncia gli interventi nel campo della prevenzione a monte vedi fabbrica, ma enuncia anche delle posizioni che ha ripreso anche Ferrero, circa il valore che ha questa posizione, la prevenzione e, credo giustamente si sofferma sulle modifiche da apportare all'esistente.
Sottolinea ancora i dipartimenti di emergenza ricollegandosi alla politica del Consiglio precedente come intervento di pronto soccorso, come quindi esigenza primaria della gente e come inizio di una nuova organizzazione ospedaliera partendo dalla porta dell'ospedale, dal pronto soccorso.
Infine l'organizzazione ospedaliera e assolvimento dei compiti trasferiti di assistenza ospedaliera.
A questo punto voglio fare alcune proposte di lavoro ed alcune considerazioni.
La prima è questa: io credo che tutti noi dovremmo farci una domanda quanto spendono in Piemonte tutti gli Enti preposti all'assistenza ospedaliera e assistenziale? Se noi potessimo fare questa inchiesta valendoci del contributo degli Enti stessi, dei Comuni, delle Province potremmo, credo, arrivare alla conoscenza di un dato che se applicato a una razionalizzazione dell'intervento può consentirci di migliorare il servizio senza spendere altri soldi. E vorrei qui collegarmi ad una delle critiche fatte da Armella, circa l'esigenza di aumentare la disponibilità dei fondi a favore della Regione Piemonte per la quale ha fatto anche delle considerazioni circa i criteri che hanno ispirato l'Assessore Enrietti quando è andato all'incontro di Napoli, per la ripartizione dei fondi.
E' su questo elemento che secondo me si discute e si stabilisce una linea di politica sanitaria. E' vero che occorrono più fondi? Credo che occorra rispondere a questa domanda. E' proprio vero che l'obiettivo fondamentale per ogni Regione è quello di avere più fondi disponibili? La mia convinzione è che il problema di fondo non è questo, soprattutto se si fa un censimento di quanto attualmente complessivamente si spende e si procede a misure di razionalizzazione. Mentre propongo questo, io mi ricollego alla situazione degli ospedali e sono discussioni che abbiamo fatto in Commissione anche l'altro giorno e che mi sembra ci trovano tutti abbastanza concordi. Armella ha avuto la bontà di richiamare un mio intervento in Commissione che io ripropongo qui: che servizio dobbiamo dare alla gente? E cosa è una politica di piano nel campo della salute? Secondo me una politica sanitaria, una programmazione sanitaria ha una sua validità nella misura in cui risponde alle esigenze primarie della gente. La gente di che cosa ha bisogno? Già Armella lo citava. La gente ha bisogno di avere degli ambulatori in cui non fa tre ore di coda per passare e quando passa deve avere la visita adeguata. Se ha bisogno di visite specialistiche elettrocardiogramma, ecc, ha bisogno di non aspettare tre mesi, la gente ha bisogno di passare subito. Allora, possiamo assumere questo, che è un bisogno primario della gente come obiettivo primario della Regione Piemonte? Qualcosa di questo c'é nella relazione dell'Assessore e c'é in relazione all'importanza che si assegna alla zonizzazione.
Vedi, Beltrami, non è che non ci sia differenza tra la zonizzazione proposta da questa Giunta e quella proposta dalla Giunta precedente l'Assessore ha dichiarato di voler procedere con un metodo che cerca di vedere quali sono i punti di riferimento. Io mi auguro che questo sia possibile, ma la zonizzazione proposta si differenzia dalla prima per il seguente motivo: la prima è una zonizzazione sanitaria (escludo elementi di giudizio nel merito), la zonizzazione proposta oggi non è una zonizzazione sanitaria soltanto, sono le unità locali dei servizi sociali e assistenziali, si realizza cioè con questa proposta di zonizzazione un salto di qualità di cui si è parlato anche nella precedente legislazione e di cui la signorina Vietti aveva accettato un esperimento pilota, cioè accettando l'idea la zonizzazione proposta oggi si muove nella direzione di una zona che sia anche distretto scolastico per i rapporti con la medicina scolastica, che corrisponda con le esistenti Comunità montane, che riesca cioè a cogliere il momento servizi sociale e assistenziale, cioè unificando questi due momenti insieme con tutto quello che avviene nel territorio e quindi c'é un rapporto con le organizzazioni del territorio e quindi un rapporto col comprensorio. Discuteremo certamente nel merito di questa proposta di zonizzazione, ma ci tenevo già a dire che la differenza è sostanziale perché realizza un'aspirazione di politica nuova che è stata più volte da noi sostenuta e anche da voi accettata nella precedente legislazione. Ci sono due modi per fare una zonizzazione sanitaria: una è partire dai presidi ospedalieri esistenti e attorno a questi mettere tanti Comuni per raggiungere la popolazione fissata, 80, 90, 50 o 200.000 abitanti; altro criterio è di partire dai fabbisogni, dal modo come la gente si muove in rapporto al luogo di lavoro, in rapporto alla casa, alle malattie professionali, cioè in rapporto all' esistente e non partendo dai presidi ospedalieri e di creare una zonizzazione, all'interno della quale costruire tutti gli strumenti necessari per rispondere ai bisogni della gente.
Questa é, detta in termini schematici, la proposta che oggi la Giunta ha fatto e che noi ci auguriamo possa essere discussa in tempi brevi. La zonizzazione, pertanto, è il metodo per affrontare e per risolvere alcune delle questioni primarie di cui ho parlato prima. Che cosa proponiamo di fare non appena sollecitamente, noi ci auguriamo, questo Consiglio avrà approvato la zonizzazione sanitaria, le unità locali dei servizi? Procedere, con la partecipazione della gente e quindi si accompagna alla costituzione dei Comitati di gestione, si accompagnerà, credo, è scritto anche nella introduzione, alla formazione di strumenti per gestire in modo nuovo l'esistente, ma soprattutto deve fare rapidamente un censimento non burocratico, ma politico dell'esistente, partendo dai bisogni e dagli strumenti che ci sono all'interno di ogni zona, esaminare il comportamento dei vari enti, esaminare quello che c'é, di come operano, di come la gente ha i servizi necessari ed è avendo questo quadro di riferimento costruito con la partecipazione della gente che è possibile costruire, se necessario modificare se già esiste qualcosa, potenziare se questo qualcosa è costruito bene, quei momenti ambulatoriali, ospedalieri, specialistici per mettere in condizione gli abitanti di quella zona di unità dei servizi di avere rapidamente intanto questi servizi primari. E questo si può fare soltanto in questo modo perché i bisogni primari della gente, è stato qui ribadito, non vorrei offendere nessuno ricordandolo, che il momento della salute non è un momento singolo, al deperimento della salute concorrono molti fattori e non per caso diciamo che gli interventi nel campo della salute hanno valore trainante perché comportano interventi nel campo dell'urbanistica, nel campo della costruzione e in molti altri settori perché sono gli altri settori che concorrono a modificare lo stato della salute e il nervoso della gente.
Assumere quindi questi criteri per formare delle zone è intervenire in modo nuovo. Queste sono questioni che secondo me vanno considerate e confrontate. Siamo d'accordo su questo? Siamo d'accordo di andare nelle singole zone a fare dei censimenti politici con il contributo di tutti per determinare esigenze e strumenti e vedere lì, applicando magari anche l'art. 20 della 386 che parla, giustamente, di un Comitato per coordinare l'attività delle mutue con la programmazione sanitaria. Benissimo, in attesa che le mutue siano sciolte, discuteremo con l' INAM perché i programmi dell'INAM concorrano a dotare ogni zona sanitaria degli strumenti necessari ambulatoriali e specialistici per rispondere alle esigenze primarie, quelle che ho indicato prima. Possiamo assumere questo come primo obiettivo di intervento? Secondo me questa è una questione importante.
E badate, se assumiamo questo come primo punto di riferimento, voi vedete che all'interno di questa zona abbiamo costruito un punto di riferimento preciso per l'attività delle unita di base, delle fabbriche per tutti gli altri Enti che già operano e abbiamo anche un punto di riferimento, un parametro importantissimo per gli interventi, per gli investimenti che occorre fare. Ecco perché io in Commissione, a fronte di una disponibilità di sei miliardi circa per attrezzature ospedaliere, ho sostenuto che a questi criteri occorre rifarsi perché le attrezzature di cui si parla possono essere di un tipo se rispondono alle richieste che vengono dagli ospedali e quindi sono apparecchiature radiologiche, sono le più diverse, certamente rispondenti ad esigenze degli ospedali, in una logica, però in cui le esigenze e gli ospedali non sono quasi mai rapportate alle esigenze complessive della zona. Ecco quindi che occorre invertire il criterio.
Io dico che se per dotare gli abitanti di questa zona di servizi essenziali, quelli della visita ambulatoriale, dello studio specialistico se queste attrezzature diventano laboratori di analisi, diventano attrezzature per compiere delle applicazioni specialistiche sulla gente diventano magari anche apparecchiature radiologiche certamente al servizio dell'ospedale, ma soprattutto al servizio, che so, di un'anagrafe, di una scheda personale che si può fare volontariamente di tutti gli abitanti.
Cioè c'é un rapporto ospedale- zona, poliambulatorio-zona, c'é un rapporto che fa dell'uomo il soggetto fondamentale e attorno a questo soggetto costruisce gli strumenti e le politiche.
Ecco la scelta che noi vogliamo fare e con questa zonizzazione e con questa proposta noi vogliamo proseguire.
Così come il dipartimento di emergenza è stata una scelta importante perché risponde in modo nuovo ad un'altra esigenza primaria della gente. Si è detto che il traumatizzato sulla strada moriva in molti casi; organizzare in un certo modo il pronto soccorso, affronta positivamente il problema di un altro tipo di assistenza primaria e immediata che è quella del pronto soccorso e il Dipartimento di emergenza organizzato in 15 località al Piemonte risponde a questa esigenza. E siamo quindi per portare avanti questa esperienza positiva della precedente amministrazione. E' un altro punto di riferimento preciso che costruisce quindi un secondo momento della nostra politica sanitaria.
Infine c'é il problema degli ospedali. Non sono d'accordo con quelli che dicono che o si fa della prevenzione o si sbaglia tutto. Questo è sbagliato: primo perché noi abbiamo delle competenze oggi in materia di assistenza ospedaliera e a queste dobbiamo rispondere; secondo perché il momento-ospedale è il momento finale di qualsiasi politica corretta in campo sanitario e allora occorre andare a vedere che cosa bisogna costruire fuori dall'ospedale per limitare l'affluenza all'ospedale, ma nel contempo qualificare l'ospedale in modo che dia i servizi necessari e giusti in tempo debito alla gente.
E allora qui si costruisce un terzo momento della politica sanitaria che va affrontata appunto trasformando, razionalizzando l'esistente.
Si parla di maggiori fondi. Non so se è vero che quegli ospedali hanno avuto più soldi di prima per i loro bilanci, verificheremo e l'Assessore risponderà, tuttavia non mi sorprende affatto che rispetto a qualche anno fa le Molinette di Torino hanno un miliardo in meno perché questo va dato a situazioni della periferia, io sono d'accordo. Io non conosco i termini assumo il principio politico proprio perché dobbiamo andare a potenziare altri momenti periferici dell'intervento.
E allora introduco, anche per finire, un ultimo elemento. Ritornando a quello che dicevo prima, è proprio vero che occorrono più posti letto, che occorrono più soldi, più divisioni? Io dico di no: 1) perché questo non risponde alla concezione moderna della sanità, al fatto che la prevenzione ha una sua importanza primaria e limita l'affluenza agli ospedali 2) perché la situazione è gravemente compromessa dagli interessi dei baroni che hanno costruito gli ospedali a misura dei loro interessi personali; e questo va modificato.
Qual è l'elemento da cui partire per tentare quanto meno di modificare questo stato di cose? E' il problema della degenza e delle rette. Cito due casi soltanto: 15 giorni fa all'ospedale Maria Vittoria una signora con un tumore maligno all'utero, bisognosa quindi di intervento immediato, arriva all'ospedale con gli esami tutti fatti, pronta per entrare in camera operatoria. Sono andato personalmente a verificare questa situazione. Ha aspettato 15 giorni, perché? Perché il settore dell'anestesia non era in grado di coprire tutte le richieste. Questa è la regola, non è l'eccezione.
Così come ci diceva il nostro amico Grassini l'altro giorno che alle Molinette per un'ernia si sta fermi dieci giorni ad aspettare, a 25.000 lire al giorno.
Questa è una delle cause. Voi capite che se verifichiamo questo stato di cose e la degenza media viene diminuita della metà, sono miliardi di spesa ospedaliera che si risparmiano e che possono essere investiti in direzioni nuove. Può sembrare una cosa marginale ma non lo é. Molte volte si discute di alta politica sanitaria. No, queste sono le cose essenziali da fare.
Allora si tratta di vedere quali sono le cause a monte di questo e sono problemi di laboratorio di analisi: tu vai nell'ospedale, devi fare delle analisi, aspetti dei giorni prima di farle, settimane magari, per poi sapere se devi essere operato, o mandato a casa. L'esigenza di strutturare le zone di cui abbiamo parlato in modo nuovo, in modo che questi servizi siano dati rapidamente, consente di risparmiare tempo nell'ospedale, ma occorre comunque dotare gli ospedali di laboratori di analisi ben fatte e che lavorino in modo continuativo, perché questo è un altro elemento.
Si parla molto della dialisi e dell'emodialisi. Voi sapete che io ho sostenuto nella precedente legislazione l'esigenza di intervenire in questo campo, più volte ed ho apprezzato sempre le iniziative che la Giunta ed Armella andavano assumendo in questo campo. Oggi mi sono convinto, da alcuni dati assunti, che il problema non è più soltanto quello di costruire nuovi posti di dialisi, è quello di dotare gli attuali posti di dialisi di un personale che lavori in modo continuativo, 24 ore al giorno. Ma questo non c'é e allora sono molti di più i pazienti ...



ARMELLA Angelo

Abbiamo giornali che lamentano che alcune iniziative sono ferme per mancate decisioni su delibere degli Enti che giacciono da tempo.



BERTI Antonio

Lo so. La questione del personale è poi collegata a tutta una serie di altri argomenti, non ultima la legge 386 che dà alla Giunta la possibilità di apportare delle modifiche. La Giunta lo ha già fatto operando giorno per giorno, ma vorrei ribadirlo qui che noi rispetto a questa ottica dobbiamo muoverci avendo di fronte due esigenze: la prima, di non compromettere un quadro complessivo che è di difficile esecuzione per molti e complessi motivi che voi non potete ignorare e che non possono essere addebitati a questa Giunta; il secondo momento da cui partire è che la Giunta è disponibile, discutendo col Comitato, ad esaminare quelle situazioni di ristrutturazione dove però le ristrutturazioni necessarie non contraddicono in modo clamoroso ad un quadro che già apparentemente si dimostra.
Allora il problema degli ospedali e della loro razionalizzazione qual'é? E' quello di andare ad una razionalizzazione dei Consigli di amministrazione. Abbiamo zone in cui in un fazzoletto di 20 Km, operano 3/4 ospedali. Sono stato recentemente a Cigliano con l'Assessore e lì tra Livorno Ferraris, Cigliano e Santhià ci sono quattro ospedali. A Livorno Ferraris per un'autorizzazione data al di fuori di qualsiasi programmazione, c'é un ospedale nuovo, costruito da non so quanto tempo vuoto. Non sto facendo la critica ad Armella, sto facendo il quadro di una situazione da cui partire, non mi interessa tanto la critica, mi interessa delineare alcune linee di azione. Questo per quanto riguarda gli ospedali per esempio. Questo ospedale è vuoto, non c'é nessuno dentro. Le domande che mi sono poste sono due: 1) Chi ha autorizzato in questo modo questo ospedale? 2) Perché, visto che non della necessità di un ospedale nuovo a Livorno Ferraris si trattava, ma di un'agglomerazione, di un'aggregazione delle quattro infermerie con unificazione dei Consigli di amministrazione per fare un unico ospedale, con quattro settori, ma a questo punto dando attraverso i quattro settori tutti i servizi resi necessari nella zona mentre invece ogni ospedalino ha una sua logica e si batte per avere il massimo dei servizi. Per cui tutti gli ospedali hanno gli stessi servizi e tutti insieme non ne hanno alcuni essenziali. Mettere ordine in questo campo, vuol dire raggiungere l'obiettivo di ridurre le spese.
Concludendo vorrei dire che se queste linee possono essere accettate insieme con le altre tracciate, se possono essere linee valide noi Regione Piemonte, non dico noi Giunta di sinistra, noi Regione Piemonte potremo credo dare alla gente alcuni elementi tangibili tenuto conto che tutto il resto non dipende dalla Regione Piemonte, dipende dallo Stato, dal Governo da una politica nuova che a quel livello occorre fare.
Per il resto sono cose possibili.



ARMELLA Angelo

Vediamo Cigliano quale assegnazione ha avuto per il 1976.



BERTI Antonio

Non lo so. Vede, io non ho voluto polemizzare per niente, devo tuttavia rilevare che di fronte ad un discorso che cerca di delineare una linea politica, la contrapposizione é: che cosa avete dato a Cigliano? Questa è pochezza politica. A Cigliano sarà stato dato secondo le esigenze, se poi dobbiamo approfondire questa analisi andiamo a vedere che cosa è stato dato in precedenza agli ospedali secondo interessi clientelari. Preferisco non andare su questo terreno, perché non produce niente. Ci interessa produrre delle linee di intervento nuovo.
Concludo dicendo quindi che l'atto primario che sta di fronte a noi è quello della zonizzazione. Ci sono due proposte, si tratta di approntare rapidamente e inviterei tutti gli organi della Regione, anche la Presidenza del Consiglio per la parte che la riguarda, a seguire la questione in modo che tutti gli atti siano rapidamente riprodotti, distribuiti, le consultazioni siano fatte in tempo debito e che non passi troppo tempo perché questo diventi un atto indispensabile da cui partire per fare il resto delle politiche che ho voluto qui enunciare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vista l'ora sarò molto rapido e molto succinto, però mi faccio carico di intervenire in questo dibattito proprio per cercare, nel limite del possibile, di togliergli le caratteristiche della polemica anche se obiettivamente occorre riconoscere che polemica, al di fuori di qualche espressione, non c'é stata e si è riconosciuto fondamentalmente da tutti che dobbiamo affrontare, continuiamo ad affrontare, un problema di notevole peso e gravità, un problema sul quale molte volte nella nostra riluttanza ad intervenire nel vivo finiamo con lo scaricare tutto sull'inadempienza governativa che è obiettivamente un modo facile di eliminare i problemi stessi.
Direi anche che vorrei spogliarmi da quella specie di vaga atmosfera di equivoco così bene illustrata da Daphne Du Maurier nel suo capolavoro che riguarda l'attaccamento non alla prima moglie, in questo caso, ma alla precedente Giunta. Mi faccio carico però di riconoscere, obiettivamente - e questo credo di averlo detto anche in altre circostanze - che quando l'Amministrazione precedente si è trovata ad amministrare il settore della Sanità, ha obiettivamente operato nei limiti della legge 132 con un programma di correttezza, un programma che è stato possibile obiettivamente constatare. E devo aggiungere che per quanto abbia messo altre volte in risalto non dico i suoi difetti, ma certe caratteristiche del suo carattere, l'Assessore Armella se non altro può attribuirsi il merito di essere stato il tutelatore di quella applicazione. Certo è che ci siamo trovati immediatamente di fronte a problemi di carattere più vasto, prima ancora che entrasse in vigore la legge 386. Ed io vorrei richiamare tutti i Consiglieri che in realtà noi siamo rimasti fermi nel momento in cui, alla vigilia delle vacanze del 1974, portammo in discussione in questo Consiglio una proposta di legge del Comune di Settimo relativa all'istituzione di determinati organi del decentramento sanitario. Rimanemmo fermi pur avendo approvato all'unanimità in quella circostanza, una relazione ed un conseguente ordine del giorno con il quale si riconosceva, nei punti segnalati, i nodi fondamentali della questione da risolvere. Ebbene, credo che da questo punto di vista siamo rimasti poi tutti inadempienti, la precedente Giunta ha proseguito con la sua zonizzazione, è subentrato il cambiamento di maggioranza e dò atto che l'Assessorato ha dovuto riprendere il ragionamento ex novo e che probabilmente ha voluto vedere le situazioni così come erano, cercare soprattutto motivi propri di originalità nel presentare i provvedimenti avviati. Oggi ci troviamo a fare un dibattito che si delinea ancora una volta obiettivamente spinto in due direzioni, una sulla quale è molto facile che noi troviamo l'accordo, cioè quella degli indirizzi generali, l'altra invece sulle possibilità attuative che, almeno per quanto è emerso da ciò che ha detto il Consigliere Armella, rappresenta o pone una notevole ipoteca sulla capacità di realizzare ciò a cui effettivamente tendiamo.
Credo che quello che ha detto il Capogruppo del Partito comunista Berti, sia accettabile, è chiaro che dobbiamo partire dall'esigenza del cittadino e dalla necessità della tutela completa della sua salute, ma mi domando che cosa si è fatto nell'ambito di un'organizzazione generale, di questo problema, non solo per individuare delle finalità, ma per calare nell'ipotesi di questa finalità la realtà che dovevamo immediatamente gestire.
Le leggi di attuazione che ha fatto questa Regione sulla 386 hanno certamente rappresentato, nonostante le critiche che suscitarono allora, un immediato e solido tentativo di razionalizzare il problema nel momento in cui calava sulle spalle della Regione il compito fondamentale dell'assistenza ospedaliera, nel momento cioè in cui nasceva il problema di quel fondo nazionale che era gia in anticipo ritenuto insufficiente per la copertura.
E mi ricordo le sedute drammatiche in cui dovevamo pesare nello stilare le leggi tutti insieme, opposizione e governo di allora, per non incappare nel rischio di assumere oneri finanziari a carico della Regione che travolgessero in quella circostanza e soprattutto per il futuro, le possibilità di operare da parte della Regione stessa.
Oggi il dibattito credo abbia fatto emergere delle linee di fondo sulle quali ci possiamo riconoscere con facilita. Non ha certamente sciolto quel tipo di nodo, non ha certamente dato una risposta, vedremo la risposta che ci darà l'Assessore sulle ipotesi di copertura degli oneri finanziari che si ritengono conseguenti all'enunciazione delle linee di fondo.
Oggi, di fronte a questo dibattito, noi come Gruppo socialista democratico ribadiamo ciò che abbiamo sempre sostenuto nelle varie sedi e che avevamo fatto nostro in modo originale in quella relazione di accompagnamento alla già citata proposta di legge del Comune di Settimo.
I nodi da sciogliere sono questi, noi siamo consenzienti perché si marci in quella direzione, noi riteniamo indispensabile che il problema sanitario venga immediatamente impostato in termini di predisposizione di servizi essenziali che mentre razionalizzano i presidi ospedalieri si inseriscano in una visione che è certamente generale, ma che ha un suo settore specifico sia per il personale di cui deve disporre, che per tutte le altre incombenze e che avendo certo affinità con altri settori, come quello dell'assistenza, ma non ha conclusioni e itinerari analoghi.
Abbiamo voluto intervenire per dire la nostra disponibilità a questo tipo di politica, una politica che non consideriamo nuova nel senso che non opera certamente all'insegna di problemi che non siano mai emersi in questo Consiglio regionale, ma certamente di una politica dalla quale non possiamo prescindere per mettere ordine in un settore come quello della Sanità che è diventato fondamentale, che ha sciaguratamente un montante costante di situazioni che occorre gestire ed alle quali non si può sfuggire. Non c' possibilità di fermare le cose e aspettare il futuro per sviluppare le altre che si vogliono fare. Quindi, nell'ambito di questo tipo di politica che si vuole portare a termine e che, ripeto, ci trova largamente consenzienti, non possiamo perdere di vista il problema di fondo che è quello non solo delle disponibilità ma anche delle prospettive future legate a queste disponibilità. Salvo che la Regione non faccia uno sforzo di qualità investendosi direttamente per quello che riguarda il problema generale della Sanità, ma questo è un discorso che non è affiorato né da parte della Giunta, né da parte di altri Gruppi anche perché è evidente che scivoleremmo su un terreno talmente pesante, talmente grave da non consentirci, con le nostre forze, di affrontarlo adeguatamente.


Argomento:

Proseguimento dibattito sulla sicurezza sociale e sanità

Argomento:

Sul programma dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, adesso facciamo il punto della situazione.
Non ho più iscritti a parlare e quindi l'Assessore dovrebbe avere la parola per la replica; tuttavia guardiamo assieme le cose che ci attendono rispetto all'ordine del giorno: l'esame del disegno di legge 68 "Integrazione alla legge regionale n.
4 concernente l'autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio" i disegni di legge 74 e '75 relativi al finanziamento delle leggi regionali per l'assistenza farmaceutica agli artigiani ed agli esercenti attività commerciali. Non sono proposti invece: La Mandria; l'intervento per l'acquisizione, la conservazione e la valorizzazione delle aree incluse nel Piano regionale; i Comprensori.
Poi ci sarà una comunicazione circa l'impegno di discutere queste cose e la mozione presentata dai Gruppi della D.C., del P.S.D.I. e del P.R.I.
relativa all'elaborazione del piano di sviluppo.
Stamane non ce la facciamo a concludere, suggerirei quindi questa procedura: riprendere invece che alle ore 15, alle 15,30, purché siano veramente le 15,30, con la replica dell'Assessore Enrietti; svolgeremo poi le altre leggi perché non hanno molti articoli e non dovrebbero essere lunghe.
Ricordo ai Capigruppo e anche ai Consiglieri che questa sera sono invitati al ricevimento della Delegazione spagnola che è in visita in Piemonte e di cui si terrà la manifestazione questa sera al Regio, presso la Giunta Regionale alle ore 19.
Il Consiglio riprende alle ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,40)



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