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Dettaglio seduta n.330 del 23/04/80 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Informazione

Proposta di ordine del giorno sulla Conferenza regionale della terza rete televisiva


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosegue l'esame dell'ordine del giorno della mattinata con il punto trentanovesimo "Proposta di ordine del giorno sulla Conferenza regionale della terza rete televisiva".
Vi do lettura dell'ordine del giorno: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto delle risultanze e delle proposte emerse nel dibattito svoltosi in occasione della Conferenza regionale sulla terza rete TV organizzato dalla Commissione regionale per l'informazione, dal Comitato regionale per il servizio radiotelevisivo del Piemonte e dalla Sede regionale della Rai-TV condividendo la valutazione, già espressa dal Comitato di coordinamento delle Regioni per i problemi radiotelevisivi, di complessiva insoddisfazione per i risultati ottenuti sino a questo momento dalla terza rete TV, ritiene tuttavia che vada compiuto ogni sforzo sia a livello politico che a livello aziendale affinché siano poste in essere le condizioni idonee a potenziare e quindi a rendere compiuta ed irreversibile l'esperienza avviata con l'istituzione della Terza rete a cui così rilevante contributo di idee, lavoro, volontà, hanno dato e danno i lavoratori e gli operatori Rai riafferma l'esigenza che il servizio pubblico nazionale radiotelevisivo acceleri il proprio processo di riorganizzazione aziendale in senso decentrato e pluralistico secondo lo spirito della legge di riforma della Rai. Di tale processo la Terza Rete TV costituisce un momento fondamentale ma non certamente sostitutivo delle istanze di articolazione decentrata richiede che vengano attuati ulteriori e indispensabili potenziamenti delle strutture della sede regionale Rai-TV di Torino riconoscendo ad essa come alle altre sedi regionali dell'Azienda, una reale autonomia ideativa e produttiva, che valorizzi la professionalità degli operatori e dei lavoratori auspica che per un rilancio della Terza Rete vengano attuate sempre più iniziative di coinvolgimento operativo delle forze sociali e culturali nella realizzazione di programmi rispondenti alle attese di presenza e partecipazione della comunità piemontese, ampliando nel contempo gli spazi previsti nel palinsesto per la programmazione regionale ritiene altresì necessario che l'informazione fornita dalla Terza Rete non rispecchi soltanto gli avvenimenti del capoluogo torinese ma dia adeguato spazio e rilievo anche alle problematiche delle altre aree della Regione si impegna, attraverso i propri organismi operanti nel settore, a seguire con la massima attenzione tutti i problemi connessi al potenziamento della Terza Rete e, più in generale, alla sollecita definizione nel nostro Paese di un equilibrato sistema che contemperi le esigenze del servizio pubblico e dell'emittenza privata si impegna, in particolare, a rendere periodica la Conferenza regionale, come occasione di confronto e di verifica dei problemi e dei risultati ottenuti anche in forza delle proposte emerse invita, a tale riguardo, Parlamento e Governo a procedere il più rapidamente possibile alla nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai invita altresì Parlamento e Governo a procedere con urgenza all'approvazione della legge di regolamentazione del settore radiotelevisivo privato anche al fine di arrestare quei processi di concentrazione produttiva e distributiva che, in assenza della legge rischiano di alterare profondamente la fisionomia pluralistica del settore".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 495: "Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Per quanto riguarda il punto settimo all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 495: "Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali della Regione Piemonte", viene trasformato in ordine del giorno di cui vi do lettura: "Il Consiglio regionale preso atto che la Giunta regionale in data 7/1/1980 ha presentato il disegno di legge n. 495 relativo a 'Indirizzi e normative per il riordino dei servizi socio-assistenziali della Regione Piemonte' considerato che detto disegno di legge, in data 10/1/1980 è stato assegnato in sede referente alla V Commissione consiliare, la quale ha provveduto, a norma di Statuto, alla consultazione sullo stesso degli Enti e delle Associazioni interessati all'argomento rilevato che da dette consultazioni è emersa la necessità che l'Amministrazione regionale operi con sollecitudine in una materia quale quella assistenziale, rispetto alla quale è da considerarsi ormai insostenibile, per la collettività, il ritardo del Parlamento nell'emanazione della legge di riforma, così come previsto dall'articolo 25 del DPR 24/7/1977, n. 616 considerato che il disegno di legge in oggetto contiene utili indicazioni per il riordino del settore socio-assistenziale visto, quanto disposto dal secondo comma, art. 75 del Regolamento interno del Consiglio regionale, approvato con deliberazione 29/11/1979 n.
524-8129 considerata l'opportunità di acquisire, pertanto, i risultati delle consultazioni già espletate, nonché il materiale informativo e di documentazione messo a disposizione da parte della Giunta regionale dà mandato alla Giunta regionale di procedere all'elaborazione e pubblicizzazione di tutti i dati ed elementi informativi necessari ad un maggior approfondimento della materia e, quindi, ad una più puntuale e specifica determinazione delle tipologie dei servizi, dei tipi e modalità degli interventi assistenziali, delle modalità di organizzazione e funzionamento delle attività e dei servizi socio-assistenziali di richiamare in modo particolare gli Enti locali al rispetto delle norme di cui al DPR 27/4/1978 n. 384, per quel che attiene l'abolizione delle barriere architettoniche".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Trattamento economico dei membri del Comitato di controllo

Esame legge rinviata dal Governo "Rideterminazione dell'indennità di presenza e del rimborso spese ai componenti del Comitato regionale di controllo e delle sue sezioni decentrate"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare la legge rinviata dal Governo "Rideterminazione dell'indennità di presenza e del rimborso spese ai componenti del Comitato regionale di controllo e delle sue sezioni decentrate".
L'articolo è stato riformulato tenendo conto delle osservazioni del Governo.
"Articolo 1 - A decorrere dal 1 gennaio 1980, le indennità di presenza previste dall'art. 1 della legge regionale 26 giugno 1973, n. 14, sono rideterminate nella seguente misura: lire 55.000 al Presidente lire 35.000 agli esperti eletti dal Consiglio regionale ed agli altri componenti".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votatone: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - Sono inoltre estese ai Presidenti ed ai componenti del CO.RE.CO. e delle sue sezioni decentrate, nel caso di partecipazione a riunioni convocate dalla Regione, oppure, previa autorizzazione della Regione a convegni amministrativi e di studio, cui siano interessati, nelle misure delle indennità di missione ed i rimborsi spese di cui all'art. 11 primo comma, della legge regionale 5 dicembre 1978, n. 74".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 - Alle spese derivanti dall'attuazione della presente legge, valutate in 500 milioni per l'anno finanziario 1980 e per ciascuno degli anni finanziari successivi, si fa fronte con la disponibilità esistente al capitolo n. 150 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1980 e ai corrispondenti capitoli degli anni finanziari successivi".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Procediamo ora alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame petizione presentata dalla Confcoltivatori


PRESIDENTE

Esame petizione presentata dalla Confcoltivatori.
La parola al Consigliere Enrichens.



ENRICHENS Nicola

In assenza del Presidente della III Commissione, in qualità di Vicepresidente, comunico che la petizione è stata rinviata alla I Commissione non essendo l'argomento di competenza esclusiva della III Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Riprendendo l'argomentazione svolta dal collega Enrichens, e completandola, se possibile, o meglio approfondendo i temi che egli ha accennato, è bene rilevare che la III Commissione ha ritenuto quelle iniziative, nei loro contenuti, della massima importanza ed ha espresso il suo apprezzamento.
Se la petizione non ha potuto formare oggetto di un approfondito esame e, a conclusione dell'esame, con le dovute consultazioni, di una relazione della Commissione, ciò è dovuto al semplice fatto che da una parte il lasso di tempo disponibile era ormai troppo scarso, non era nemmeno possibile inviare le convocazioni per le consultazioni, dall'altro, per il fatto già rilevato dal collega Enrichens, che gli argomenti della petizione investono la competenza di più Commissioni, dalla sanità al commercio, ed anche la I Commissione. Tuttavia, in questo senso, la III Commissione ha anche espresso l'augurio che il nuovo Consiglio regionale voglia, nella sua autonomia, nella sua massima indipendenza, interessarsi e prendere in considerazione l'argomento e l'iniziativa.
E' con questo auspicio che il nostro Gruppo si è espresso nella III Commissione ed è con questo spirito che noi diamo il nostro giudizio su questa iniziativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, credo che dobbiamo essere grati per l'associazione che ha assunto un'iniziativa così attiva alla quale avevamo dedicato qualche attenzione al momento dell'approvazione dello Statuto, al fine di articolare nel modo più efficace possibile tutti gli istituti della partecipazione.
Rilevo che questo specifico istituto, quello della petizione a un'assemblea legislativa o ad un organo di Governo, è suscettibile di spiegare gli effetti più concreti e più producenti se invece di investire come sarebbe legittimo, una globalità di questioni e di problemi che hanno quasi strutture e carattere programmatico generale, invece si appunta su singole, anche rilevanti, questioni con indicazioni articolate di modalità di soluzione. Questo come riguardo ed omaggio a chi ha preso l'iniziativa ma anche come specificazione della nostra attenzione all'iniziativa assunta.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Enrichens.



ENRICHENS Nicola

La petizione raccomanda al Consiglio di intervenire nella lotta contro le sofisticazioni, specialmente nel campo vitivinicolo. Voglio ricordare che il Consiglio nella terz'ultima seduta ha approvato una legge per la lotta contro le frodi e le sofisticazioni. Quindi il punto terzo della petizione è considerato superato.



PRESIDENTE

Si può concludere su questo punto, rilevandone, in sostanza l'originalità, in fine di seconda legislatura, ma che dovrà credo informare, se i cittadini lo vorranno, una parte, almeno,dell'attività del Consiglio nella terza legislatura.
In sostanza, ha esordito con questa petizione l'applicazione del regolamento che prevede norme e diritti ai cittadini, singoli e associati che si raccolgono per avanzare petizioni alla Regione e ottengono il diritto di vedere esaminati i loro punti, entro un determinato tempo, dalla Commissione competente, e in un certo lasso di tempo veder portata la loro petizione in Consiglio. E' una innovazione piuttosto importante già prevista dal nostro Statuto e regolamentata dal regolamento.
Nell'esercitare questo primo diritto è venuta alla ribalta anche l'opportunità di perfezionamenti per esercitarlo con efficacia perfezionamenti suggeriti anche dal Consigliere Bianchi, a cui i Consiglieri Besate e Enrichens hanno dato delle risposte parziali; credo che l'affinamento nell'uso di questo strumento possa introdurre positivamente, nella vita del Consiglio regionale e della Regione tutta uno strumento nuovo di partecipazione che, se dosato con intelligenza e per certi temi, arricchirà le forme del contributo che i cittadini piemontesi possono dare all'elaborazione delle leggi ed anche più in generale sull'andamento della legislazione regionale e nazionale.


Argomento: Centri intermodali

Informazione della Giunta regionale sul centro intermodale di Orbassano


PRESIDENTE

Punto trentasettesimo all'ordine del giorno: Informazione della Giunta regionale sul centro intermodale di Orbassano.
La parola al Vicepresidente Bajardi.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

Nella precedente seduta, della scorsa settimana, è stato consegnato materiale tecnico, una relazione e i primi documenti progettuali per quanto riguarda il centro intermodale di Orbassano e il centro di Susa ad esso collegato. Il materiale consegnato è stato redatto nello spirito dell'ordine del giorno votato dal Consiglio il 31 gennaio 1980, ed in conformità alle indicazioni della legge quadro che abbiamo approvato, anche questa all'unanimità, per i centri per il trattamento delle merci, che prevedeva, però, la presentazione e l'approvazione da parte del Consiglio dei progetti e una proposizione delle idee generali degli statuti attraverso i quali possono essere costituite le società di intervento ricordando che l'ordine del giorno del 31 gennaio era organizzato in modo tale da suggerire, attraverso i punti a, b, c, d, e, f, g, i contenuti sostanziali a cui ci si doveva riferire nella proposizione degli statuti e ricordando che la legge approvata in febbraio che prevedeva non l'approvazione da parte del Consiglio degli Statuti, ma l'approvazione dei criteri generali in quanto statuti di società e di Consorzi che prevedono la partecipazione di terzi, non possono essere approvati e resi esecutivi ma il nostro Consiglio può indicare dei criteri attorno ai quali essi possono poi essere concretamente organizzati.
E' in relazione agli adempimenti che certamente avrebbero potuto essere compiuti più avanti, della presentazione del progetto definitivo elaborazione che comporta alcuni mesi di attività, però, data la cessazione di funzionamento del nostro Consiglio, la Giunta ha ritenuto indispensabile, utile politicamente, presentare quanto è già stato elaborato e, ispirandosi ai criteri contenuti nell'ordine del giorno approvato il 31 gennaio, presentare anche le bozze di statuto della società per azioni del centro di Orbassano e del Consorzio ad esso collegato per quanto Riguarda il Centro di Orbassano e del Consorzio e per quanto riguarda il centro di Susa, vengono presentati questi materiali e sono sottoposti alla vostra attenzione.
L'ordine del giorno, che è stato presentato ai Capigruppo, è quanto mai chiaro e non necessita di ulteriori spiegazioni.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, una breve precisazione per quanto riguarda la bozza di ordine del giorno che ci è stata consegnata.
Il materiale che ci è stato consegnato complessivamente era molto ampio e tale da non poter certamente essere letto in giorni che sono stati così vivaci di Consiglio e che hanno fatto sì che la nostra presenza non dovesse essere soltanto simbolica ma reale. Pertanto, ho potuto soltanto dare uno sguardo alle bozze di statuto che ci sono state presentate per la società per azioni di Orbassano. In questa bozza di Statuto, devo dire che non riconosciamo i punti di vista del nostro Gruppo, punti di vista che erano già stati avanzati nella discussione generale. Uno dei punti controversi consiste in quello che risponde all'art. 5 dello Statuto che ci è stato presentato,in cui si dice: "la società può avvalersi, tramite opportune convenzioni, anche assumendovi una diretta partecipazione, ove la loro attività sia strumentale o connessa alla propria finalità di Ente, Società o Consorzi per la realizzazione dei singoli programmi.....". Risparmio ai Consiglieri il resto. Indico soltanto con questo che si vengono a costituire quelle società a pioggia che noi repubblicani abbiamo negato che possano essere costituite per ogni forma di controllo che noi abbiamo ancora parzialmente nei confronti della Finanziaria Piemontese, vengono completamente a diluirsi attraverso tutte le ulteriori partecipazioni e, in realtà, il Consiglio regionale, non ha più alcun controllo.
Altro punto controverso, nei confronti del quale noi solleviamo obiezioni, è invece un punto che a noi sembra oggettivamente controverso cioè quello all'art. 17, laddove si dice che la società amministrata da un Consiglio di amministrazione composto da 20 membri (la Giunta mi ha già accennato al fatto che in realtà questo numero non è esattamente il numero che sarà rispettato), gli amministratori sono così nominati. E qui, in realtà, più che dare l'indicazione delle amministrazioni, si dà già l'indicazione del cartello, il che non mi pare che sia molto giustificato in uno Statuto. Comunque raggiunge addirittura punte umoristiche laddove dice che gli amministratori sono nominati: quattro dalla Giunta della Regione Piemonte su indicazione vincolante della Finpiemonte, cosicché visto e considerato che il Consiglio regionale mi permetto di dire, non la Giunta della Regione, e l'Ente che ha come strumento la Finpiemonte a questo punto deve ubbidire, in piedi, a quello che un Ente da lei controllato le indica, quindi noi saremmo vincolati a fare quello che ci indica la Finpiemonte.
Si vede che alla Finpiemonte ci sono persone piene di humour, pertanto non possiamo accettare di votare l'ordine del giorno, così com'è, che riconosciuta la rispondenza della cosa, per quanto attiene alle società praticamente visti gli Statuti di intervento, approva tutto quanto c'è all'interno. Dato che si tratta di materia statutaria, per noi tuttavia molto importante, e fatte queste osservazioni, noi dichiariamo che ci asterremo su questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La replica al Vice Presidente della Giunta regionale.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

Vorrei fornire i chiarimenti sui due punti, oggetto di attenzione.
L'ipotesi di potersi avvalere di società risulta proprio dalla volontà esplicita di non considerare le attuali società che andiamo a costruire come quelle alle quali attribuiamo tutti, proprio nello spirito del potercisi avvalere, degli operatori addetti al settore e particolarmente nel momento in cui, risolti i problemi di localizzazione, di insediamento e di costruzione rimane solo più il momento della gestione dove, quindi all'epoca e certamente il futuro Consiglio regionale sarà in grado di ragionare a progettazione effettuata, di poter esercitare il proprio controllo politico nei confronti della Finpiemonte, ma oltre che nei confronti Finpiemonte con gli altri Enti elettivi, ma io ritengo anche per i corretti rapporti che ci sono coi privati, per fare in modo che una società che progetta e costruisce non debba diventare obbligatoriamente la società che gestisce.
Questa società paradossalmente che progetta e costruisce potrebbe anche sciogliersi, sparire dalla scena e lasciare in vita la società che gestisce all'interno della quale, certamente, tramite nuovi strumenti, anche legislativi non solo amministrativi si potranno organizzare correttamente i rapporti.
Il secondo rilievo, certamente all'apparenza è paradossale, ma io vorrei dare una spiegazione giuridica di questo ed allora si capisce perch in concreto noi con questa formulazione vincolante come parere della Finpiemonte, la votazione diretta della Finpiemonte che non garantirebbe assolutamente il mantenimento di quei posti, perché secondo il codice civile potrebbe esprimersi solo in assemblea degli azionisti, solo le designazioni, dice l'art. 2458 del c.c., prevede che solo le designazioni nominative degli Enti pubblici non possono essere nominate dalle assemblee,in questo caso, noi ci garantiamo effettivamente una formula paradossale che le nomine della Finpiemonte abbiano valore giuridico proprio in quanto passano tramite la ratifica della Giunta regionale; non è quindi che la Giunta regionale viene subordinata alla Finpiemonte, ma è un espediente giuridico per mantenere alla Finpiemonte quel ruolo che noi gli abbiamo attribuito; se così non fosse, essa potrebbe avvalersi, solo al momento dell'assemblea degli azionisti, della quota parte che le spetta e se in questa fase iniziale non sorgono assolutamente problemi, io credo che ci ricordiamo che la Finpiemonte ha un massimo di capitale azionario di 1 miliardo ed è prevedibile che il capitale azionario di questa società supererà di molto i 10 miliardi, ed è quindi probabile senza questo espediente, che la Finpiemonte potrà nominare al massimo un rappresentante all'interno della società.
Credo che la dottoressa abbia ragione, dal punto di vista della forma ma dal punto di vista della sostanza per garantire ciò, non resta altro che questo espediente.
Ritengo che sulla questione, non essendo chiamato il nostro Consiglio ad approvare letteralmente tutte le formulazioni degli Statuti, Statuti che vengono considerati in linea di massima, ben sapendo già sin d'ora che i privati ai quali competerebbero per statuto 8 posti, hanno già fatto richiesta che il numero sia elevato a 9. Si tratterà di ragionare tra il complesso degli azionisti con un ruolo di coordinamento della Finpiemonte affinché si organizzi una presenza all'interno della società tale da garantire il momento pubblico, nella misura più ampia.
Non posso ignorare che la società inizierà a svolgere la sua attività fruendo di quel finanziamento stanziato dalla legge già allora di 4 miliardi, e credo che certo in futuro potranno essere anche ulteriormente migliorati i rapporti tra Amministrazione regionale e Finpiemonte, ma la funzione non può essere interpretata come un capovolgimento dei ruoli in quanto all'interno della Finpiemonte; credo che la Giunta, e in generale le Giunte successive, al Consiglio eserciteranno il ruolo direttivo che loro spetta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Il Gruppo consiliare della D.C. esprime la propria adesione di massima all'ordine del giorno. E' un'adesione di massima in quanto dall'esame affrettato che abbiamo fatto del materiale fornito, ci sembra di poter constatare che gli indirizzi corrispondano alle indicazioni politiche generali che il Consiglio regionale aveva votato con l'ordine del giorno del 31 gennaio 1980.
Il voto è favorevole rispetto a questa corrispondenza con riserva di valutare la definizione progettuale ed esecutiva, soprattutto per quanto riguarda i problemi che la realizzazione del centro potrà creare per le popolazioni e tenendo conto che con l'approvazione della legge per la costituzione dei centri intermodali e con gli atti successivi di espressione di volontà politica, il Consiglio ha previsto esplicitamente la necessità di un processo di collaborazione con gli Enti locali e gli Enti strumentali. Il Gruppo consiliare della D.C. darà quindi il giudizio definitivo valutando i progetti del centro e dopo che sia stato acquisito il parere degli Enti locali.



PRESIDENTE

Vi do lettura dell'ordine del giorno: "Il Consiglio regionale, tenuto conto della deliberazione di approvazione del Piano regionale dei trasporti del 29/11/1979 n. 532-8700 tenuto conto di quanto previsto dalla legge regionale n. 11 del 6/3/1980 relativamente al Centro intermodale delle merci di Orbassano e della struttura collegata in Susa presa visione dello stato di avanzamento del progetto di intervento affidato dalla Giunta alla Finpiemonte riconosciuta la validità dell'impostazione progettuale ed attuativa data al progetto di intervento visti gli statuti delle società di intervento che la Finpiemonte sta promuovendo riconosciuta la rispondenza di tali statuti agli indirizzi formulati dal Consiglio regionale nell'ordine del giorno approvato all'unanimità il 31/1/1980, per quanto attiene alle società di intervento di Orbassano e di Susa delibera di approvare la delimitazione di massima delle aree interessate dalla realizzazione delle due strutture di trattamento delle merci invita la Giunta a comunicare agli Enti locali interessati le prime indicazioni dei progetti di intervento per i necessari adeguamenti urbanistici invita la Finpiemonte a procedere con sollecitudine alla costituzione della società di intervento garantendo la qualificata partecipazione agli Enti pubblici territoriali interessati oltre che della Azienda delle Ferrovie dello Stato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 36 voti favorevoli e 2 astensioni su 38 Consiglieri presenti e votanti.


Argomento: Parchi e riserve

Esame proposta di deliberazione: "Acquisto terreni e immobili nella riserva naturale della Garzaia di Valenza - Area a 'Riserva naturale integrale' Spesa di lire 107.700.000 oneri fiscali inclusi - Capitolo 7930 - Bilancio 1980"


PRESIDENTE

Esame proposta di deliberazione: "Acquisto terreni e immobili nella riserva naturale della Garzaia di Valenza - Area a 'Riserva naturale integrale' - Spesa di lire 107.700.000 oneri fiscali inclusi - Capitolo 7930 - Bilancio 1980".
Vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale vista la legge regionale 28 agosto 1979, n. 51, 'Istituzione della riserva naturale della Garzaia di Valenza' visto in particolare l'articolo 2, secondo comma, della legge sopra citata, che preordina l'area classificata 'Riserva naturale integrale' all'esproprio, all'acquisizione o all'affitto vista la legge regionale 17 agosto 1977, n. 42, 'Interventi per la tabellazione, la conservazione, la valorizzazione, l'acquisizione e l'affitto delle aree incluse nel piano regionale dei parchi e delle riserve naturali', ed in particolare l'articolo 1 della legge medesima visto altresì l'articolo 15 della legge regionale 51/79 considerato che la signora Taragno Maria Amalia, proprietaria di parte dei terreni ricadenti nell'area della riserva naturale integrale, per una superficie di ha 13.37.95 e, in un unico corpo di terreni e fabbricati ricadenti in Comune di Frascarolo (PV), per una superficie di ha 0.47.58 si è dichiarata disposta alla cessione dell'intera proprietà, al prezzo complessivo di lire 100.000.000, di cui lire 45.000.000 per i terreni e di lire 55.000.000 per il fabbricato oltre IVA di lire 7.700.000 considerata l'opportunità di addivenite all'acquisizione bonaria degli immobili sopra descritti, in relazione anche al fatto che il fabbricato e relativi terreni in Comune di Frascarolo, se non acquistati, potrebbero costituire elemento di disturbo alla riserva naturale in quanto destinabili ad attività differenti da quelle previste dalle finalità della legge regionale 51/79, quale attività turistico-ricettive, che potrebbero arrecare gravi danni all'integrità della Garzaia considerata altresì l'urgenza di provvedere all'acquisizione in argomento connessa al fatto di consentire, con il passaggio in proprietà pubblica degli immobili succitati, una più adeguata gestione della Garzaia garantendo una migliore salvaguardia delle nidificazioni ivi presenti scopo dell'istituzione della riserva naturale, e di utilizzare il fabbricato come struttura di servizio a supporto della riserva ritenuto opportuno procedere all'acquisto di cui sopra, ritenendo congrue e convenienti, in considerazione di quanto espresso, le condizioni richieste per la vendita visto che alla spesa complessiva di L. 107.700.000 per l'acquisto di cui trattasi si può far fronte con lo stanziamento di cui al capitolo 7930 del bilancio 1980 delibera di autorizzare la Giunta regionale ad acquistare i terreni ed il fabbricato descritti in premessa, di proprietà della signora Taragno Maria Amalia, ricadenti nella riserva naturale della Garzaia di Valenza e nel Comune di Frascarolo, al prezzo complessivo di L. 107.700.000, di cui L.
45.000.000 per i terreni e L. 55.000.000 oltre IVA di L. 7.700.000 per il fabbricato, con ampia delega alla Giunta stessa per le formalità necessarie al perfezionamento dell'acquisto.
Alla spesa di L. 107.700.000, oneri fiscali inclusi, si fa fronte con lo stanziamento di cui al cap. 7930 del bilancio per l'anno 1960".
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione: "Definizione degli ambiti territoriali ai fini dell'emissione dei bandi di assegnazione alloggi di edilizia sovvenzionata finanziati ai sensi della legge 8 agosto 1977, n. 513 e della legge 5 agosto 1978, n. 457, I e Il progetto biennale"


PRESIDENTE

Vi do lettura della deliberazione che reca come titolo: "Definizione degli ambiti territoriali ai fini dell'emissione dei bandi di assegnazione alloggi di edilizia sovvenzionata finanziati ai sensi della legge 8 agosto 1977, n. 513, e della legge 5 agosto 1978, n. 457, I e II progetto biennale".
"Il Consiglio regionale premesso che: ai sensi del D.P.R. 30 dicembre 1972, n. 1035, le Regioni possono definire, in relazione ai propri indirizzi programmatici, ambiti territoriali sovracomunali ai fini dell'emissione dei bandi di cui all'oggetto i programmi di localizzazione dei finanziamenti disposti dalla legge 5 agosto 1978, n. 457, relativi al I e II progetto biennale, sono stati formulati, sentiti i Comitati comprensoriali, sulla base di valutazioni globali che si riferiscono ad ambiti territoriali complessi quali Unità Locali dei Servizi, aggregazioni di ULS, Comunità montane e Comprensori Rilevato che la predetta metodologia di formazione, poiché trascende l'ambito comunale ed è operata sulla base di politiche territoriali complessive e fabbisogni abitativi individuati su ampie aree, impone l'emissione di bandi di assegnazione degli alloggi di edilizia sovvenzionata, che tengano conto della possibilità di concorso a favore di beneficiari che non risiedano e non prestino la loro attività lavorativa nel Comune sede dell'intervento Preso atto che con circolare in data 16 novembre 1979, in esecuzione ai disposti delle norme contenute nel DPR 24 luglio 1977, n. 616, ed alle disposizioni di cui all'art. 55 della legge 5 agosto 1978, n. 457, che transitoriamente norma l'emissione dei bandi in argomento, veniva indicato nel Consiglio regionale l'organo legittimato all'indicazione degli ambiti territoriali di competenza Considerato che con deliberazione del Consiglio regionale n. 582 CR.
2521 in data 27/3/1980 è stata disposta la riserva alloggi del 15%, sulle abitazioni di edilizia sovvenzionata realizzate ed in corso di realizzazione da assegnare alle Forze dell'Ordine e che per consentire una maggiore incidenza siti fabbisogni specifici è necessario che detta riserva non sia costretta nei relativi ambiti comunali Rilevato che la dimensione comprensoriale, attualmente definita dalla legge regionale 5 giugno 1975, n. 41, rappresenti l'ambito territoriale maggiormente idoneo a cui attribuire la competenza dei bandi predetti Ritenuta infine, l'opportunità di autorizzare la Giunta regionale per l'eventuale definizione, di ambiti territoriali di competenza dei bandi, a dimensione sub comprensoriale, sulla base di proposte congiunte da parte del Comitato comprensoriale e dell'Istituto autonomo case popolari competente per territorio, qualora se ne ravvisi la necessità Vista la legge 22 ottobre 1971, n. 865 Visto il DPR 30 dicembre 1972, n. 1035 Visto il DPR 24 luglio 1977, n. 616 Visto l'art. 55 della legge 5 agosto 1978, n. 457 delibera di approvare nella dimensione comprensoriale, attualmente definita dalla legge regionale 5 giugno 1975, n. 41, l'ambito territoriale di competenza dei bandi di assegnazione alloggi di edilizia sovvenzionata finanziati ai sensi della legge 5 agosto 1978, n. 467, I e II progetto biennale, nonché della riserva alloggi del 15% disposta con deliberazione del Consiglio regionale n. 582 CR 2521 in data 27 marzo 1980 - esecutiva in data 1 aprile 1980 a favore delle Forze dell'ordine di conferire mandato alla Giunta regionale di eventualmente determinare ambiti sub comprensoriali, qualora se ne rilevasse la necessità, sulla base di indicazioni proposte congiuntamente dai Comitati comprensoriali e dall'Istituto autonomo case popolari competente per territorio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Comprensori

Piani socio-economici territoriali


PRESIDENTE

Punto trentacinquesimo all'ordine del giorno: Piani socio-economici comprensoriali.
La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Farò una comunicazione sullo stato di attuazione del processo di elaborazione del piani comprensoriali. Con l'ordine del giorno del mese di giugno 1979 il Consiglio regionale aveva demandato ai Comprensori il compito di elaborare i piani comprensoriali.
Il tempo fissato in un anno, si è dimostrato insufficiente a causa della complessità del problema e delle difficoltà operative dei Comprensori.
Con l'ordine del giorno approvammo un metodo di lavoro che, insieme alla responsabilizzazione dei Comitati comprensoriali, ha promosso una stretta integrazione fra il processo di decisione e di scelta e l'elaborazione tecnico-scientifica. Oggi si può constatare che tutti i 15 Comprensori hanno portato a termine l'elaborazione della prima fase di formazione dei piani comprensoriali, quella relativa agli schemi di piano comprensoriale. Gli esecutivi dei 16 Comprensori hanno adottato questi schemi e li hanno presentati per l'esame ai Comitati comprensoriali; 13 Comitati comprensoriali li hanno discussi ed approvati; manca l'approvazione dei Comitati comprensoriali di Torino e di Casale. Per il primo è mancato, nella seduta finale, il numero legale; per il secondo, la stessa maggioranza ha respinto lo schema presentato dall'esecutivo proponendone una revisione critica da farsi nella prossima legislatura.
Ad eccezione di queste due situazioni, credo che si debba tuttavia prendere atto della risposta positiva, che è stata data dai Comitati comprensoriali all'ordine del giorno votato nel mese di giugno 1979. Il lavoro è stato positivo, ed efficace, in quanto ha coinvolto centinaia di membri dei Comitati comprensoriali; ha tolto la fase di elaborazione di questi schemi dalla ristretta cerchia dei tecnici per ricondurla agli amministratori comunali riuniti nei Comitati comprensoriali. Non solo, ma questa elaborazione ha avuto fasi intermedie, quale ad esempio quella delle delibere programmatiche di cui abbiamo già preso atto l'anno scorso; fase di estrema importanza, in quanto è stato un pronunciamento meditato e ragionato di volontà, di finalità, di obiettivi da parte dei comitati comprensoriali ed in quanto, nel corso del suo svolgimento ha promosso momenti significativi di confronto con l'intera comunità comprensoriale.
Come allora, ed ancor più in questa seconda fase di formazione degli schemi di piano, i Comitati comprensoriali hanno svolto consultazioni, hanno chiamato a partecipare al momento della decisione le varie componenti della realtà comprensoriale, seppur in misura diversa a seconda delle situazioni e delle capacità di conduzione politica e di governo del processo di elaborazione da parte dei singoli Comitati comprensoriali.
Abbiamo avviato il lavoro d'istruttoria e l'esame di merito degli schemi nell'ambito della I e II Commissione, ma non abbiamo potuto portarlo a termine. Oggi non ci resta che constatare che una risposta è stata data dai Comprensori; sarebbe stato giusto e necessario compiere da parte nostra l'esame degli schemi, esame che ci è richiesto dalle leggi sulla procedura della programmazione e dalla legge sull'uso del suolo. La valutazione di merito che dobbiamo compiere, come risposta all'impegno dei Comprensori e alla linea procedurale prevista dalle leggi regionali, sarà compito del Consiglio regionale che uscirà dalle prossime elezioni, e sarà compito dei nuovi Comitati comprensoriali passare dagli schemi alla definitiva elaborazione dei piani comprensoriali.
A me preme richiamare qui, che attraverso l'impegno dei 15 Comprensori in meno di due anni di lavoro, si è concretamente evidenziata la volontà di uscire dalle visioni municipalistiche per poter affermare principi orientamenti, primi elementi di politica di programmazione.
E' significativo il fatto che tutti i piani comprensoriali si pronunciano nettamente per la difesa dei territori agricoli, a partire dai più fertili, al fine di salvaguardare una possibilità di riorganizzazione ristrutturazione, qualificazione della struttura produttiva: ciò è premessa per la ricomposizione aziendale, per il recupero delle terre non efficacemente utilizzate. E' espressione di una volontà collettiva di far emergere il settore da una situazione marginale rispetto agli altri settori.
Nel settore dell'industria si evidenzia una presa di coscienza dell'inefficacia, della non funzionalità, della disorganicità del modo con cui si sono dislocate, articolate e distribuite le industrie nel passato.
Il rilevamento della localizzazione industriale mostra un formicaio all'interno della Regione, non funzionale e irrazionale. I Comprensori individuano, per le medie e le grandi industrie, alcuni orientamenti di riorganizzazione e di localizzazione, lasciando che solo il tessuto delle piccole industrie si diffonda, ed è utile che si diffonda, in maniera relativamente più libera.
Analoghe indicazioni di razionalità organizzativa vengono date per le direttrici di sviluppo residenziale, per l'organizzazione dei servizi terziari, per la politica di tutela ambientale e dei parchi.
Pur non volendo esprimere in questa fase un giudizio di merito, penso che si possa cogliere la positività di questo lavoro. E' con questo giudizio positivo che la Giunta dà atto del lavoro che hanno svolto i Comprensori, e si impegna a continuare l'istruttoria nella fase di vacanza del Consiglio regionale per preparare in modo più puntuale l'esame degli schemi dei piani comprensoriali; e ad elaborare criticamente quell'aggregazione regionale dei 15 schemi, che potrà consentire al futuro Consiglio regionale, e ai Comitati comprensoriali, di svolgere speditamente l'ulteriore lavoro che resta ancor da compiere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Ho chiesto la parola per elencare i documenti che sono stati consegnati in questi ultimi giorni ai Consiglieri, documenti che hanno tenuto conto delle esigenze che il Consiglio aveva manifestato: relazione sullo stato di attuazione del Piano di sviluppo e del programma pluriennale di attività e di spesa una riscrittura del bilancio regionale in cui i singoli capitoli della spesa vengono accompagnati da indicazioni sulla spesa nuova e sulla parte della spesa riscritta nella competenza '80 di somme slittate dagli esercizi precedenti un documento con l'analisi per la programmazione della spesa regionale e che contiene i dati dell'indagine sulle opere di urbanizzazione dei Comuni per il triennio 79/81 suddivisa per Comprensori.
I tempi non ci permettono di discutere i tre documenti; questo materiale, che verrà esaminato all'inizio della prossima legislatura consente di dire che abbiamo completato la documentazione in materia di programma e in materia contabile e finanziaria.



PAGANELLI ETTORE



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Le comunicazioni degli Assessori si concludono con un ordine del giorno. Chiede di parlare il Consigliere Genovese. Ne ha facoltà.
GENOVESE Il Gruppo D.C. concorda con l'ordine del giorno che abbiamo or ora sottoscritto. Come ha rilevato l'Assessore Rivalta, non c'é spazio per entrare nel merito dei problemi complessi che la comunicazione e l'ordine del giorno sollevano.
Non possiamo tuttavia non fare alcune brevi osservazioni. Innanzitutto condividiamo il giudizio positivo espresso sul lavoro svolto dai Comitati comprensoriali in adempimento ai compiti istituzionali e alla legge sulle procedure della programmazione e sottolineiamo la positività del lavoro svolto dall'Assessorato. Riteniamo che il lavoro sia arrivato ad una fase importante e delicata della valutazione dei problemi socio-economici e territoriali della Regione, anche se dobbiamo rilevare che ci sono indicazioni che abbisognano di ulteriori approfondimenti. Al contempo ribadiamo la nostra diversità di valutazione e di proposta in ordine alle procedure ulteriori di formazione e di approvazione di piani territoriali che già avevamo indicato con appositi emendamenti in sede di discussione e di approvazione delle modifiche alla legge 56.
Nel riconoscere la positività del lavoro svolto e nell'approvare l'ordine del giorno, il nostro Gruppo si riserva di riproporre le eventuali modifiche alla legislazione vigente.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Vi do lettura dell'ordine del giorno: "Il Consiglio regionale preso atto che la fase di formazione degli schemi di piano socio economici e territoriali come previsto dalle leggi n. 43/1977 e n. 56/77 si è positivamente conclusa con la presentazione da parte degli esecutivi di comprensorio degli schemi relativi a tutti e 15 i Comitati comprensoriali e con l'approvazione, che parte dagli stessi Comitati, di 13 schemi sottolineato che tali risultati appaiono conformi alle indicazioni ed agli indirizzi contenuti nell'ordine del giorno dell'8 giugno 1978 con cui il Consiglio regionale ha attribuito ai Comprensori il compito di elaborare i piani comprensoriali considerato che pur avendo avviato nelle Commissioni competenti l'esame di merito non è stato possibile portare a conclusione tale esame e adempiere alla discussione e approvazione in Consiglio regionale trasmette al futuro Consiglio regionale il compito di concludere la procedura prevista dalle leggi regionali dalla programmazione e dalla legge sull'uso del suolo.
Invita la Giunta regionale a compiere a questo fine la necessaria istruttoria e la formazione del quadro regionale derivante da tali elaborazioni necessario per l'esame coordinato dei singoli elaborati e per il confronto di compatibilità con le indicazioni del Piano di sviluppo regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame proposta di deliberazione della Giunta regionale: "Aumento di previsione di spesa in termini di cassa e iscrizione di stanziamenti a residuo nel bilancio di previsione per l'anno 1980, L. 15 miliardi. Proposta ai Consiglio regionale"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Occorre ora approvare la proposta di deliberazione della Giunta regionale: "Aumento di previsione di spesa in termini di cassa e iscrizione di stanziamenti a residuo nel bilancio di previsione per l'anno 1980, L. 15 miliardi. Proposta al Consiglio regionale".
La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

E' necessario iscrivere nel bilancio del 1980 i capitoli per la gestione dei residui passivi 1978 e 1979 che non erano previsti al momento della formazione del bilancio.
Il provvedimento è urgente perché riguarda pagamenti che sono da farsi immediatamente.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Vi do lettura della proposta di deliberazione: "Il Consiglio regionale delibera l'approvazione dell'iscrizione dei residui passivi relativi ai capitoli sotto indicati nelle misure a fianco segnate con il prelievo dal fondo di riserva di cassa negli importi a fianco riportati: Cap. 1980 Residui presunti Prelievo dal Fondo di ris. di cassa Cap. 3850 2.111.000.000 2.111.000.000 Cap. 2510 2.000.000.000 2.000.000.000 Cap. 3220 610.000.000 610.000.000 Cap. 10510 12.017.400 12.017.400 Cap. 10810 13.638.450 13.638.450 Cap. 7950 26.000.000 26.000.000 Cap. 5630 150.000.000 150.000.000 Cap. 7240 100.000.000 100.000.000 Cap. 7010 5.439.000 5.439.000 Cap. 560 1.000.000 1.000.000 Cap. 5080 100.000.000 100.000.000 Cap. 2930 536.000.000 536.000.000 Cap. 4480 42.800.000 42.800.000 Cap. 4532 94.140.000 94.140.000 Cap. 4215 10.600.000 10.600.000 Cap. 5750 148.000.000 148.000.000 Cap. 2870 386.500.000 386.500.000 Cap. 3215 115.562.144 115.562.144 Cap. 3330 34.500.000 34.500.000 Cap. 3700 1.752.606.000 1.752.606.000 Cap. 7405 380.000.000 380.000.000 Cap. 7290 103.719.465 103.719.465 Cap. 7280 14.715.059 14.715.059 Cap. 9280 285.500.000 285.500.000 Cap. 3850 121.000.000 121.000.000 Cap. 7150 634.000.000 634.000.000 Cap. 7110 762.000.000 762.000.000 Cap. 3220 250.000.000 250.000.000 Cap. 2981 389.227.500 389.227.500 Cap. 4220 47.000.000 47.000.000 Cap. 980 420.000 420.000 Cap. 3325 2.000.000 2.000.000 Cap. 3360 16.000.000 16.000.000 Cap. 10520 3.604.000 3.604.000 Cap. 3080 200.000.000 200.000.000 Cap. 6051 65.000.000 65.000.000 Cap. 3200 295.000.000 295.000.000 Cap. 2520 4.500.000 4.500.000 Cap. 2830 30.500.000 30.500.000 Cap. 7100 2.300.000 2.300.000 Cap. 3780 50.000 50.000 Cap. 10852 60.000 60.000 Cap. 10650 89.000.000 89.000.000 Cap. 11910 179.400.000 179.400.000 Cap. 10060 582.000.000 582.000.000 Cap. 440 10.000.000 10.000.000 Cap. 10720 1.000.000.000 1.000.000.000 Cap. 14150 266.729.712 266.729.712 ________________ ________________ 13.983.528.730 13.983.528.730 di approvare la variazione di cassa relativa ai seguenti capitoli: 3335 + 100.000.000 3305 + 50.000.000 ______________ 150.000.000 l'istituzione dei seguenti capitoli: Capitolo 2976 - con la dotazione residua di L. 700.000.000 con prelievo dal fondo di riserva di cassa di L. 700.000.000 e la denominazione: 'Contributi in capitale a favore di imprenditori agricoli singoli od associati per l'acquisto, la costruzione, l'ampliamento e l'ammodernamento di strutture per l'allevamento zootecnico (legge 1 luglio 1977 n. 403 e legge regionale 12 ottobre 1978 n. 62).' Capitolo 4370 - con la dotazione residua di L. 10.000.000 con prelievo dal fondo di riserva di L. 10.000.000 e la denominazione: 'Contributi in capitale per lo sviluppo della cooperazione agricola e delle altre forme associative (legge 27 luglio 1967 n. 622 - legge 27 ottobre 1976 n. 910 e articolo 16 della legge regionale 22 gennaio 1979 n. 2)'.
Capitolo 9460 - con la dotazione residua di L. 5.973.715 con prelievo dal fondo di riserva di L. 5.973.715 e la denominazione: 'Erogazione di fondi per la definizione di provvedimenti amministrativi relativi ad alluvioni, piene, frane, consolidamento e trasferimento di abitati.
Esercizio 1971 e 1972'.
Capitolo 2973 - con la dotazione residua di L. 5.690.000 con prelievo dal fondo di riserva di L. 5.960.000 e la denominazione: 'Contributi pari al valore attuale dei contributi sugli interessi di prestiti quinquennali per l'acquisto di bestiame da riproduzione (art. 1 della legge 1 luglio 1977 n. 403 e legge regionale 7 gennaio 1978 n. 3)'.
Capitolo 10715 - con la dotazione residua di L. 144.807.555 con prelievo dal fondo di riserva di cassa di L. 144.807.555 e la denominazione: 'Erogazione a Cliniche, Istituti, Enti convenzionati, Case di cura private e Reparti convenzionati di spesa per l'assistenza ospedaliera in forma diretta'.
della riduzione del fondo di riserva di cassa di cui al capitolo 12900 nella misura di L. 5.000.000.000.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata con 36 voti favorevole e 2 astensioni su 38 Consiglieri presenti e votanti.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 553 "Modifica della denominazione del capitolo 11950 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1980"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 553 "Modifica della denominazione del capitolo 11950 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1980".
La parola al Vice Presidente della Giunta regionale, Bajardi.



BAJARDI Sante, Vice Presidente della Giunta regionale

L'esigenza di mutare la denominazione del capitolo deriva dai mutamenti che conseguono al DPR 616. C'è l'esigenza di aggiornare la destinazione delle risorse nell'ambito di quei campi che la nuova denominazione prevede più restrittiva ma marginalmente estensiva in un'altra direzione.
Il prossimo Consiglio regionale presenterà un progetto di legge. Per ora, occorre mettere i Comuni in condizione di spendere i fondi loro ripartiti.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Possiamo votare l'articolo unico che compone il progetto di legge.
"Articolo unico - La denominazione del capitolo n. 11950, iscritto nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1980, è così modificata: 'Contributi a Comuni e ad Enti per corsi, attività e pubblicazioni riguardanti l'educazione permanente e degli adulti".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri L'articolo unico è approvato.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Esame progetto di legge n. 441 "Norme per la disciplina della contabilità l'utilizzazione e la gestione del patrimonio delle USL"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Punto sesto all'ordine del giorno: Esame progetto di legge n. 441 "Norme per la disciplina della contabilità, l'utilizzazione e la gestione del patrimonio delle USL".
Il progetto di legge viene trasformato in ordine del giorno. La parola alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

In coerenza con le riserve del nostro Gruppo, già ripetutamente espresse relativamente al piano regionale, la cui attuazione è strettamente vincolata alla normativa esistente in proposito, in sede nazionale soprattutto tenendo conto delle nostre riserve relativamente alle leggi regionali istitutive, delle USL, in precedenza e delle USL successivamente tenendo conto anche del fatto che, in questa ultima fase, la complessità della materia è tale che impedisce un ulteriore e approfondito esame, il nostro Gruppo prende atto della necessità di dover procedere in proposito tuttavia dichiara la propria astensione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

L'ordine del giorno ci permette di procedere in questo momento in cui la riforma sanitaria prende l'avvio.
La somma che viene assegnata nell'ambito della comunità regionale è rigida ed è flessibile soltanto all'interno dell'Unità per la verifica delle necessità che si possono manifestare; ossia, non vi saranno ripianamenti successivi; non vi saranno delle rimeditazioni, come accadde durante gli anni mutualistici. Questo comporta una costante verifica all'interno della comunità, della domanda sanitaria effettiva e della risposta che la Regione deve dare in termini reali e monetari.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Vi do lettura dell'ordine del giorno: "Il Consiglio regionale Premesso che: l'art. 30, quarto, quinto e sesto comma - della legge regionale 21/1/1980, n. 3, detta norme transitorie in materia di contabilità delle Unità Sanitarie Locali, rinviando alla normativa disposta con il DPR 19/6/1979 n. 421, e prevedendo l'approvazione da parte della Giunta regionale del piano dei conti da adottare da parte delle Unità Sanitarie Locali con deliberazione della Giunta regionale n. 181 del 4/3/1980,adottata su conforme parere della competente Commissione consiliare, sono state dettate norme in tema di costituzione delle Unità Sanitarie Locali richiamando espressamente le disposizioni di cui all'art. 50 della legge 23/12/1978 n. 833 con deliberazione del Consiglio regionale è stato approvato un documento relativo a 'Indirizzi, criteri e vincoli per il primo riordino dei servizi delle Unità Sanitarie Locali' in cui si sottolinea che 'la programmazione socio-sanitaria deve essere riferita all'ambito più generale della programmazione socio-economica e finanziaria statale e regionale' perseguendo altresì l'obiettivo prioritario della 'riconversione d'uso delle risorse esistenti, con attenzione massima alla produttività della spesa' Rilevato che: il D.L. 30/12/1979 n. 663, all'art. 9, prevedeva la delega al Ministero del tesoro per l'emanazione di un decreto per stabilire 'i criteri cui dovrà essere informata la disciplina per l'utilizzazione del patrimonio e per la contabilità delle Unità Sanitarie Locali in conformità al disposto del primo comma dell'art. 50 della legge 833/1978' in sede di conversione nella legge 29/2/1980, n. 33, tale norma è stata parzialmente modificata prevedendo la disciplina mediante DPR della classificazione economico-funzionale della spesa.
Considerato che: tale rinvio ad una normativa statale consiglia di non procedere all'approvazione della normativa regionale ex art. 50 legge 833/1978 essendo il disegno di legge regionale predisposto sulla base di una specifica classificazione della spesa.
Considerato altresì che: la legge 29/2/1980, n. 33, all'art. 6 - terzo comma - stabilisce che 'fino all'effettivo trasferimento alle Unità Sanitarie Locali delle funzioni di cui alla legge 23/12/1978, n. 833, le Regioni prelevano dai fondi loro assegnati le somme relative alle spese da sostenere direttamente o tramite gli Enti che già esercitano le funzioni del servizio sanitario nazionale' l'effettivo e globale trasferimento delle funzioni sanitarie alle Unità Sanitarie Locali dovrà avvenire nei tempi e con le modalità previste dalla richiamata deliberazione della Giunta regionale n. 181 del 4/3/1980 Invita la Giunta regionale: 1) ad adottare i trasferimenti delle funzioni sanitarie alle Unità Sanitarie Locali assicurando le risorse finanziarie necessarie ed i relativi limiti di spesa, tenendo conto della spesa 'storica', dei meccanismi di proiezione di tale spesa previsti dal piano sanitario nazionale nonché dell'esigenza di procedere ad una prima ridistribuzione della spesa sanitaria secondo le indicazioni della proposta di piano socio sanitario regionale 2) a verificare la congruità dei suddetti limiti di spesa sulla base della rendicontazione trimestrale, e ciò al fine di tenere nel debito conto l'esigenza di mantenere sotto stretto controllo l'evoluzione della spesa sanitaria garantendo peraltro contestualmente gli assestamenti imposti dalla transizione da un sistema finanziario articolato per Enti sovente con valenza territoriale provinciale ad un sistema finanziario zonale 3) a predisporre - nelle norme dell'approvazione dei DPR ex art. 8 della legge 33/1980 e della conseguente approvazione della legge regionale ex art. 50 della legge 833/1978: una ipotesi di riparto del Fondo sanitario regionale 'a regime' flessibile ed articolata, tenuto conto dell'articolazione a livello zonale della spesa storica, delle rendicontazioni trimestrali e degli obiettivi di perequazioni e riallocazione delle risorse le procedure per la riclassificazione della spesa per funzioni e per programmi una prima serie di indicatori socio-sanitari atti a valutare la spesa in termini di rapporto costi-benefici la procedura per la rilevazione della spesa sanitaria nei piani consolidati di comprensorio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 29 voti favorevoli e 13 astensioni su 42 Consiglieri presenti e votanti.


Argomento: Musei

Ordine del giorno relativo al Museo di Scienze Naturali


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

E' stato presentato il seguente ordine del giorno: "Il Consiglio regionale al fine di favorire la partecipazione ed il concorso di tutte le forze politiche alla definizione dei regolamenti e dei programmi di attività previsti come di competenza della Giunta regionale dal regolamento del Museo di Scienze naturali (articoli 3, 5,8) in considerazione della particolare rilevanza che detti adempimenti rivestono nella caratterizzazione delle attività del Museo regionale di Scienze naturali, specie nei suoi rapporti con la comunità regionale impegna la Giunta regionale a fornire gli atti di cui in premessa alla Commissione consiliare competente al fine di acquisire un parere in merito".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 37 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla situazione di crisi dell'azienda Bugnone


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Vi è un altro ordine del giorno relativo alla situazione di crisi dell'azienda Bugnone.
"Il Consiglio regionale vista la particolare situazione sociale determinatasi in seguito alla crisi delle aziende del gruppo Bugnone, facenti capo alla Società finanziaria IMECO, recentemente dichiarata fallita ed individuata nella TECMO di Volpiano, la realtà più gravemente colpita da questa crisi, il cui effetto sociale più marcato è la non ancora avvenuta erogazione di stipendi e salari dal mese di gennaio u.s. ai 450 dipendenti dell'azienda tenuto conto che i tempi di recepimento dei benefici della CIG richiesta dall'azienda ai sensi della legge 12/8/1977 n. 675 il 3 febbraio u.s., all'Ufficio regionale del lavoro di Torino che ha avviato immediatamente la pratica, non potranno essere brevi a causa delle numerose ed analoghe domande inoltrate da altre aziende in simili condizioni considerato inoltre che le iniziative tuttora promosse dall'Amministrazione regionale per favorire il risanamento del 'Gruppo e la ripresa Produttiva delle aziende ad esso facenti capo che presentano caratteristiche di competitività e qualificazione internazionale del lavoro italiano, hanno ad oggi contribuito alla composizione di un quadro di disponibilità ed interessi verso ipotesi di ristrutturazione e ripresa Si evidenzia la necessità di procedere su questa linea e riconosciuto utile, oltre che per le condizioni materiali di sussistenza delle famiglie dei citati dipendenti della fallita Società, anche per il mantenimento di una certa coesione della forza lavoro ancora oggi disponibile in azienda come mezzo di continuità dell'impresa, in attesa dei benefici della CIG, di provvedere all'erogazione di un contributo straordinario di assistenza alle stesse, come iniziativa assunta di concerto nelle specifiche competenze con le Amministrazioni comunali variamente interessate il Consiglio regionale del Piemonte impegna la Giunta regionale ad individuare una somma adattabile a questa esigenza e qualora non dovessero intervenire altre previdenze ad erogarla, sulla base di criteri stabiliti con i Comuni interessati e con le organizzazioni sindacali rappresentative di detti lavoratori nel quadro delle iniziative per il risanamento dell'impresa in oggetto e della garanzia occupazionale".
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Senza voler contraddire lo spirito dell'ordine del giorno che intende affrontare il tema globale di questo complesso, sottolineo all'attenzione puntuale dell'Assessore l'esigenza, nel quadro delle aziende sicuramente sane e aventi potenzialità produttiva ed economica in termini di validità affinché la globalità delle soluzioni non trascuri la possibilità di più rapide soluzioni, in termini corretti, per le aziende meno esposte alla crisi. Mi riferisco all'Ariflex che ha stabilimenti ad Alessandria e a Caronno ed è travolta esclusivamente per ragioni di collegamento alla finanziaria capogruppo e non per ragioni di crisi interna all'azienda medesima.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Siamo d'accordo sull'impostazione dell'ordine del giorno, deprechiamo però che la fretta di arrivare allo show finale abbia impedito di raccogliere, come è usanza radicata e consolidata, le firme di tutti i Gruppi consiliari per cui sembra che alcuni Gruppi l'approvino e altri no.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Credo che il tutto dipenda dalla fretta di queste ultime e travagliate ore. Se Gruppi come il suo intendono aderire, non ci sono difficoltà. Do per firmato l'ordine del giorno anche da parte dei rispettivi Capigruppo o Consiglieri che mi vengono indicati.
La parola all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Assicuro il Consigliere Bianchi che la Regione segue la questione meticolosamente.
Le situazioni all'interno del Gruppo sono diverse, tanto che per l'azienda alla quale faceva riferimento la trattativa è avanzata con l'Efim. Ci sono quindi prospettive serie per le 7 aziende dell'alluminio.
Devo dire però che la situazione Tecno si presenta assai più complessa.
Ha un carnet di ordinazioni di circa 8 miliardi. Abbiamo preso contatto con le banche per poter consentire i finanziamenti per gli approvvigionamenti.
Il curatore sta mettendo a punto un contratto di gestione delle commesse.
E' però necessario che non vengano a cadere le maestranze perché in quel caso le commesse in portafoglio non sarebbero gestibili. C'é da considerare che dal mese di gennaio non pagano gli stipendi e che la cassa integrazione se decollerà, non decollerà prima di marzo. Questo è indubbio perché pare che la titolarità del rapporto di lavoro sia passata dalla Tecno alla Imeco. La situazione è molto pasticciata tanto più che i fratelli Bugnone sono scappati in Florida, pare, con 40 miliardi.
La Giunta accoglie positivamente la proposta di ordine del giorno che attuerà in base alle verifiche che verranno fatte nei prossimi giorni.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Chi è favorevole all'ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti in aula.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Ordine del giorno sulle affiliazioni


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

Vi è un ultimo ordine del giorno da esaminare in merito alle affiliazioni e cessioni di bambini abbandonati. La parola all'Assessore competente, Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Questo ordine del giorno è stato presentato alla Giunta da associazioni di cittadini. La Giunta ha apportato alcune modificazioni e lo ha trasmesso all'esame della Commissione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola alla professoressa Soldano.



SOLDANO Albertina

Noi consideriamo molto delicato e complesso il problema evidenziato.
Deprechiamo, in particolare, i fatti che si sono verificati e quelli che in assenza di un'adeguata normativa, potrebbero ancora verificarsi, anche nella nostra Regione. Tuttavia non possiamo condividere una certa perentorietà delle affermazioni, né possiamo sottovalutare la possibilità che da un caso, pur estremo, pur gravissimo, si possa tendere a generalizzare e a non presentare il problema nella dovuta, corretta visuale. D'altra parte, ci troviamo nell'impossibilità di tempo per contribuire a perfezionare il testo in modo adeguato. Consideriamo con la massima serietà e profondo senso di responsabilità il problema stesso tuttavia, per ragioni di natura formale, ci asteniamo in sede di votazione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente e colleghi, la collega Soldano ha già espresso, con tutta la delicatezza di tocco, il disagio che si prova di fronte a questo ordine del giorno. Per non incorrere in equivoci, diciamo subito che al disagio si unisce lo sdegno per i fatti che sono denunciati e il proposito e l'intento di prestare l'attenzione dovuta e di concorrere con le iniziative opportune perché questi fatti vergognosi, nella società del 1980, vengano resi impossibili, siano sanzionati e puniti e perch l'infanzia sia tutelata in termini di ben maggiore efficacia.
Sono tuttavia perplesso in ordine alla proposta di travolgere istituti che sono stati elaborati nel tempo, che hanno mostrato aspetti estremamente positivi e che non possono veder sollecitata una riforma in termini così radicali senza meditazione. Ritengo che questo Consiglio, che sta concludendo questi anni, sui quali ci pronunceremo tra poco, sicuramente improntati a serietà, non possa concludersi con delle affermazioni e dei richiami di questa perentorietà in ordine a problemi di tanto momento e di tanta gravità.
Prego o di ritirare l'ordine del giorno oppure, senza smentire la collega del Gruppo, ma sottoponendo alla sua attenzione un'ulteriore valutazione, se l'ordine del giorno non verrà ritirato, personalmente voterò contro.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE PAGANELLI

La parola al Consigliere Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario

Ritengo anch'io che per la formulazione di questo ordine del giorno siano più che legittime le perplessità rappresentate sia dall'avvocato Bianchi, che dalla signora Soldano. Basta una semplice lettura per renderci conto che, così come emerge dalla lettura di questo ordine del giorno sembrerebbe che in Piemonte esista il mercato dei bambini, il che obiettivamente, non corrisponde alla realtà.
Ci possono essere dei fatti singoli di violazione delle leggi esistenti e come tali perseguibili e punibili ai sensi di legge, ma non possiamo farne derivare un impegno a stravolgere le legislazioni in materia, che riteniamo siano per il momento sufficientemente idonee,dato anche l'approfondimento sommario cui siamo stati chiamati ad esprimere nella votazione di un ordine del giorno.
Riteniamo che la materia vada adeguatamente approfondita, e che si debbano possibilmente dare delle indicazioni sul piano giuridico e concreto valide svincolandoci dallo stato di emotività derivato da un teso singolo.
Data l'importanza e la delicatezza della materia, riteniamo che non ci si debba impegnare con un ordine del giorno, approvato superficialmente. E' per questo che non possiamo aderire a questa formulazione dell'ordine del giorno, disponibili ad approfondire il problema nelle sedi opportune per avanzare proposte concrete, eventualmente suffragate sia sul piano giuridico che sul piano delle necessità obiettive.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Con qualche imbarazzo ci pronunciamo su un ordine del giorno che investe una tematica così delicata, che, soprattutto, tende a sollecitare il Parlamento nazionale ad assumere il provvedimento. Siccome la presa di posizione che ognuno di noi assume in questo Consiglio ha un chiaro significato politico, in primo luogo mi pare che suonerebbe offesa ai presentatori dell'ordine del giorno e alla collettività che l'ha sollecitato, se si ritenesse che la vicenda alla nostra attenzione sia quella del caso singolo. Preoccupati del giudizio che può dare l'opinione pubblica del nostro comportamento, dovremmo votare questo ordine del giorno soprattutto come riconoscimento della realtà dalla quale parte, tanto più che non impegna chi lo vota a favore oltre alla proposta che si demanda al Parlamento nazionale. In realtà le forze politiche non hanno avuto il tempo sufficiente per verificare se questa proposta è in linea con la strategia sul diritto di famiglia.
Mi pare che l'ordine del giorno debba essere votato, come denuncia di una situazione che dà luogo a fatti di cronaca esistenti ormai nella nostra società sui quali occorre intervenire. Al di là della preoccupazione di tipo giuridico, formalistico e istituzionale della D.C., certamente apprezzabile ci sembra la volontà espressa nella prima parte dell'ordine del giorno dove si dice che è opportuno intervenire, evidentemente nell'ambito del nostro quadro giuridico e istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non intervengo nel merito di questo ordine del giorno, ne hanno già parlato altri, convenendo sulla necessità di prendere una posizione esprimendo invece delle riserve su alcuni aspetti di proposta, di dettaglio qui contenuti.
Vorrei solo ricordare che il motivo per cui sono state avanzate queste proposte di dettaglio (inviterei comunque tutti ad una lettura attenta dell'ordine del giorno), deriva da quello che è l'attuale stato della discussione in Parlamento dei disegni di legge che sono stati presentati.
Comunque, anch'io ritengo per non incorrere in equivoci, per non compiere delle forzature, non giusto affrontare tale argomento in ultima seduta proprio in riferimento all'osservazione avanzata sul fatto che questo ordine del giorno reca come proposta, senza argomentazione, n documentazione, la soppressione dell'istituto dell'affiliazione.
Chiedo di raggiungere comunque l'accordo di approvare questo ordine del giorno, perché tutti hanno convenuto sulla sua opportunità e necessità sopprimendo il secondo punto, dove si parla di sopprimere l'istituto dell'affiliazione, perché le altre norme o sono sufficientemente generali oppure, in quanto più particolari, recepirebbero quella che è la discussione generale in Parlamento che privilegia l'adozione speciale e tende a determinare meglio i confini ed i limiti dell'adozione ordinaria in questo senso, quindi, faccio una proposta chiara di eliminare il secondo punto, sopprimere l'istituto dell'affiliazione e, su questo appunto, chiedo il voto positivo del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Volevo soltanto sottolineare che siamo tutti d'accordo che la legge sull'adozione speciale ha dimostrato di avere larghe insufficienze in questi anni di applicazione, e che quindi è assolutamente necessario provvedere a una revisione della legge stessa, e pertanto allargare il principio della revisione alla legge sull'adozione speciale. Concordo sulla necessità quindi di un ordine del giorno che tuttavia non sia così tranchant come quello che ci è stato presentato, se si abolisce e sopprime l'istituto dell'affiliazione, sul quale non è detto che si debba per forza essere d'accordo.
Per quanto riguarda il Gruppo repubblicano, ritengo che noi possiamo senz'altro passare all'approvazione, ritenendo questo più che altro un ordine del giorno che è un invito al Parlamento a occuparsi nuovamente in questa materia, dopo aver fatto un'indagine sui risultati della legge sull'adozione speciale.



PRESIDENTE

La parola all'avvocato Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il Gruppo ha preso atto delle dichiarazioni fin qui fatte, e ribadita la piena approvazione alla parte di denuncia e di sollecitazione, ritenuto peraltro, che la complessità della materia avrebbe richiesto una pronuncia consapevole, un adeguato dibattito in questa sede, noi sollecitiamo la messa ai voti dell'ordine del giorno, rispetto al quale ci esprimeremo peraltro, con il voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Tenuto conto della discussione che c'è stata e delle perplessità espresse, penso che l'ordine del giorno potrebbe essere approvato se la seconda parte, anziché essere propositiva, contenesse l'invito al Parlamento italiano a riesaminare le norme che regolano l'adozione.



PRESIDENTE

Le proposte sono differenti. Come ci si comporta?



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Si sopprima l'istituto dell'affiliazione sul quale sono tutti d'accordo.



PRESIDENTE

Vi do lettura allora dell'ordine del giorno modificato: "Il Consiglio regionale venuto a conoscenza che anche in Piemonte si sono verificati alcuni casi di cessione di bambini in situazione di abbandono, avvenuti con l'evidente scopo di aggirare la legge 5 giugno 1967, n. 431, relativa all'adozione speciale preso atto che la circolare del Dipartimento servizi sociali in data 14 marzo 1979 ha lo scopo di evitare, nell'ambito dei limitati poteri della Regione, i falsi riconoscimenti di minori da parte di persone che vogliono procurarsi un bambino con la complicità della madre che, per accordi presi dichiara di non voler essere nominata e lascia quindi che il bambino sia riconosciuto dal sedicente padre considerata la vicenda della piccola Stefania di quattro anni, nata all'ospedale Sant'Anna di Torino e ceduta ad altra coppia fa voti affinché il Parlamento determini una seria limitazione alla possibilità di adozione ordinaria per i minori di età introduca norme idonee ad impedire e reprimere il 'mercato' dei bambini, con particolare riguardo ai falsi riconoscimenti ed alle omesse o infedeli segnalazioni all'Autorità giudiziaria da parte di istituti ed Enti pubblici e privati di assistenza di minori in presunta situazione di abbandono elevi l'età dei minori adottabili dagli attuali otto anni ai diciotto anni, come d'altronde previsto dalla Convenzione Europea ratificata dal Governo italiano con legge 22 maggio 1974, n. 357 preveda l'affidamento familiare di minori a scopo educativo quale intervento degli Enti locali in alternativa al ricovero in Istituto demandando all'Autorità giudiziaria minorile esclusivamente la risoluzione delle situazioni conflittuali fra Enti, famiglie d'origine e affidatari stabilisca idonee norme affinché sia previamente accertata l'idoneità ad adottare dei coniugi che intendono accogliere minori stranieri a scopo di adozione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli e 18 astensioni.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni, i processi verbali relativi alle sedute consiliari del 26 e 27 febbraio, 6, 13, 19, 20, 27 marzo, 10, 16, 17 e 22 aprile (per quest'ultima data, il processo verbale evidentemente si riferisce solo alla seduta antimeridiana) si intendono approvati.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Dibattito a chiusura della seconda legislatura regionale


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, tra poche ore si concluderà la seconda legislatura regionale che ebbe inizio il 21 luglio 1975, 5 anni or sono.
Un periodo non breve, certo, anche per l'intensità con la quale l'abbiamo vissuto. Un piccolo pezzo di storia della nostra Regione. Ma anche se sovente si possono dire cose simili per altri periodi della vita politica, credo che siano stati anni che hanno contato.
Prima di tutto per l'Istituto regionale nel quale siamo stati chiamati dalla volontà popolare a svolgere il nostro mandato, e per ciascuno di noi per quelli che hanno iniziato, ed oggi concludono, questa esperienza. E sono anni che hanno contato per gli uomini della nostra comunità. Per le tremende prove cui tutti siamo stati chiamati e a cui abbiamo dovuto far fronte dal 1975 ad oggi.
Forse in nessun altro periodo della storia del nostro Paese, almeno per quanto riguarda il periodo repubblicano, siamo stati messi di fronte così duramente, così aspramente, e in qualche caso così ferocemente, alle scelte fondamentali per ogni uomo, per ogni comunità: la difesa del diritto alla vita; la difesa delle libere istituzioni; la difesa della convivenza civile.
Abbiamo conosciuto in questi 10 anni (la prima e la seconda legislatura) quella cosa che non avevamo conosciuto mai: il terrorismo. Ma oggi, alla fine di questa legislatura, dopo averne tanto parlato e dopo aver soprattutto, credo, anche molto operato, possiamo ascrivere tutti assieme all'attivo di questi anni indimenticabili una speranza ed una fiducia nuova.
Qualcuno tra di noi, come il Consigliere Picco, porta ancora sul suo corpo i segni dei terroristi. E non c'è assemblea comunale o provinciale dove non vi siano Consiglieri che hanno sul loro corpo i segni di quella che è stata una battaglia. Ma in ciascuno di noi c'é, assieme al ricordo di tante esperienze dolorose, di tante persone innocenti accompagnate all'ultima dimora, di tante parole pronunciate per delitti che sono avvenuti lontano da qui, il ricordo anche di tante iniziative, di tante proposte, di tante assemblee di fabbriche e di scuola e di Comune, di tutto ciò che siamo stati capaci di inventare e di fare per difenderci da un nemico oscuro, che abbiamo faticato a capire, ma che non ci siamo dimenticati mai di combattere. Oggi, ripeto, c'è qualcosa di più di una speranza.
Ci sono i risultati che cominciano ad elencarsi copiosi. Stiamo forse avviandoci alla fine di un tunnel. Ma se a questo siamo arrivati, credo che tutte le forze politiche democratiche della nostra comunità sappiano che è stato per l'impegno che hanno profuso, per ciò che, pur con i limiti e i difetti, hanno saputo esprimere, come punto di riferimento, di mobilitazione delle coscienze, per difendere tutto ciò che è essenziale per l'avvenire di una comunità.
Oggi il nemico è colpito duramente. E' disorientato. Nelle sue fila serpeggia la disperazione e lo sconforto. In questa Regione che è stato al centro dell'attacco, in questa Regione dove più ampia e costante è stata l'iniziativa culturale, politica e concreta contro il terrorismo, qui comincia forse l'inizio della fine della più grave minaccia che abbia conosciuto la nostra democrazia. Ma questo è avvenuto perché abbiamo tenuto duro; abbiamo saputo non accettare la coesistenza con il terrorismo abbiamo cercato di rispondere colpo su colpo, con le armi della democrazia senza delegare tutto allo Stato. Questa frase l'abbiamo ripetuta cento mille volte, ma dentro c'è stato davvero lo sforzo di inventare e di applicare e di utilizzare tutti gli strumenti antichi e nuovi della democrazia e della partecipazione.
Basterebbe tutto ciò a segnare una legislatura e a farne un patrimonio di tutta la comunità. Ma non abbiamo fatto solo questo. In questa Assemblea regionale le forze democratiche in libera dialettica, in onesto confronto e in una continuità operativa che non ha avuto soste, hanno cercato di dare quelle soluzioni che erano nelle loro possibilità ai problemi di una società in trasformazione, in una Regione che rappresenta così tanto per il nostro Paese.
Ecco le cifre di questo impegno: sono stati presentati in questa seconda legislatura 553 disegni di legge; ne sono stati approvati in 329 sedute 471. Queste due ultime cifre vogliono già dire che la nostra Assemblea nel suo complesso ha funzionato, ha svolto il suo compito.
Modesto è lo scarto fra i disegni di legge presentati e quelli che si sono potuti esaminare. Alta è stata la produttività legislativa. Alle forze politiche tocca poi dare il giudizio sulla bontà delle leggi che abbiamo predisposto e che abbiamo, assieme alla comunità piemontese, fatto come Regione Piemonte per la Regione Piemonte.
Toccherà alla fase che si apre dare un giudizio anche sul contributo che abbiamo potuto dare, se l'abbiamo dato, alla crisi più generale del Paese. Intanto credo di poter dire che l'abbiamo dato non accentuando gli elementi di crisi, restando al nostro posto, svolgendo fino in fondo il nostro lavoro dal primo all'ultimo giorno e alle ultime ore di questa legislatura.
La libera dialettica che è alla base della vitalità delle istituzioni democratiche è stata garantita anche e soprattutto dal fatto nuovo della partecipazione. In questa sede, nella sede precedente e in tutte le sedi dove è vissuto in questi 5 anni il Consiglio regionale, si sono tenute 367 consultazioni delle varie parti della comunità piemontese. Abbiamo affinato ed elaborato sistemi di partecipazione che sono codificati, come ci eravamo impegnati all'inizio della legislatura, nel nuovo Regolamento del Consiglio regionale. La ricerca incessante di sistemi che perfezionino l'informazione come condizione per la partecipazione, sono stati un impegno che ha già dato dei frutti, ed altri, e forse ancora più decisivi, dovrà darli nella III legislatura regionale.
Le 5 Commissioni del Consiglio regionale hanno svolto un'attività intensa. Lo testimoniano le 1420 sedute che si sono tenute dal '75 ad oggi.
E il numero modesto sia in assoluto - sia soprattutto in proporzione con quello di altre Regioni - dei funzionari che hanno sorretto l'impalcatura del Consiglio regionale, sta a testimoniare l'impegno che non è stato soltanto delle forze politiche, ma di un apparato che ha anch'esso compiuto un salto di qualità, ed oggi rappresenta una base fondamentale per ulteriori progressi nella produzione legislativa, e quindi nel decollo delle Regioni. Non è qui la sede per affrontare i problemi politici da cui può dipendere questo nuovo decollo. Né voglio qui ripetere elementi politici di valutazione che sono stati d'altra parte già oggetto di ciò che è stato detto in occasione dell'inaugurazione di questo Palazzo.
Voglio ancora ricordare che la nostra è stata una Regione aperta all'incontro, ai fermenti, alle idee di uomini che hanno voluto venire da noi, da tanti paesi del mondo, per cercare una collaborazione o un aiuto.
E' stata una Regione aperta alla ricerca di intese nei limiti istituzionali della propria competenza con tante altre città e Regioni di 14 Paesi.
Regione di frontiera lo è il Piemonte. Regione europea ha voluto esserlo nel senso di un impegno che non è stato inutile se la seconda legislatura regionale si chiude con un Parlamento europeo nuovo, democratico, eletto per la prima volta. E soprattutto Regione che ha voluto essere aperta ai problemi del terzo mondo e ai problemi dei popoli che soffrono per la mancanza della libertà. Regione che non ha esitato un solo istante ad impegnare le sue energie nel dare quello che poteva per tutte le cause dei diritti dell'uomo ed i principi della Carta di Helsinki, dei principi delle Nazioni Unite, e ultimamente nei confronti dei pericoli che corre la pace per affermare un suo impegno, credo originale, autonomo, per la causa della distensione, per il disarmo, per la ripresa della coesistenza pacifica, per scongiurare la guerra dalle prospettive dell'umanità.
Ed è stata una Regione pronta, credo di poterlo dire, alla solidarietà con tutte le altre popolazioni dell'Italia, quando a ciò è stata chiamata.
Abbiamo pensato alle nostre popolazioni, colpite da nubifragi, e a quelle del Friuli colpite dal terremoto, e a quelle di altre parti d'Italia colpite forse da mali più profondi, come sono le popolazione del Mezzogiorno con le quali abbiamo intessuto un dialogo, un rapporto che si è fatto concreto e che si è accompagnato a quello che altre forze sociali hanno portato avanti in questi anni, in ottemperanza ed in attuazione di quell'articolo dello Statuto che dice: "La Regione, nella politica di piano, opera per superare gli squilibri territoriali, economici, sociali e culturali esistenti nel proprio ambito e fra le grandi aree del Paese, con particolare riferimento allo sviluppo del Mezzogiorno".
Abbiamo scelto la programmazione per noi e per l'interesse generale del Paese. E questa Regione nella sua I e II legislatura crediamo abbia dato con i Comprensori un contributo di idee e di fatti a ciò che dovrà essere la riforma delle autonomie locali.
La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dice il Cirano di Rostand nelle prime scene del dramma: "E giunto al fine della battuta io tocco", il che significa che occorre avere un fioretto e occorre dirigere questo fioretto in qualche direzione.
Credo che in una seduta come questa, che è la conclusiva della II legislatura, sia difficile obiettivamente tenere in mano un fioretto, anche da parte di chi vi parla, che rappresenta un Gruppo sempre all'opposizione nei 5 anni della II legislatura, che ritiene di potere sollevare molti appunti e potrebbe certamente elencare una serie di cose che non sono state fatte o sono state fatte in maniera non adeguata, ma credo che dovremmo sottrarci alla suggestione di ricorrere alla imminenza della campagna elettorale per approfittare di questa circostanza per fare della propaganda. Credo che non sia il caso. Credo che, al contrario, come del resto già mi è parso di comprendere nelle parole del Presidente del Consiglio, sia opportuno fare un poco il bilancio dell'attività dell'istituzione regionale, in particolare della Regione Piemonte, in questa seconda legislatura, in un periodo tormentatissimo per la vita regionale, un periodo che non possiamo dire ancora concluso nella serie di tormenti che lo attendono, un periodo in cui alle difficoltà di carattere interno, non dobbiamo dimenticarlo, si aggiungono anche le prospettive tutt'altro che luminose di carattere esterno, tanto da farci preoccupare da farci esprimere subito un augurio e un impegno che nessun Consiglio regionale del futuro debba mai riunirsi in grigio-verde, in una seduta di rappresentanza.
Credo che se esaminiamo quello che abbiamo fatto, non possiamo che fare emergere un lavoro certamente proficuo, un lavoro che e stato fatto da una maggioranza, ma certamente seguito e tallonato da una minoranza o per lo meno da un'opposizione, in termini certamente di battaglia costruttiva, in termini certamente di apertura, in termini che possono farci dire che abbiamo lavorato con il massimo impegno e che le soluzioni che abbiamo ritrovato, anche se non sono state approvate da tutto il Consiglio, hanno certamente subito l'influenza di tutte le presenze che ci sono in questo Consiglio. E io credo che da questo punto di vista possiamo essere orgogliosi del lavoro fatto, obiettivamente, e credo che dobbiamo anche renderci conto, e il mio compito in fondo era quello di sottolineare questo fatto, che in questa Regione, nel nostro Piemonte, la rappresentanza consiliare di più di 5 milioni di piemontesi nell'istituzione regionale è stata obiettivamente all'altezza del proprio compito, lo è stata sui banchi della maggioranza e lo è stata certamente anche sui banchi dell'opposizione, lo è stata nella serietà dell'impegno, nell'indiscutibile capacità degli uomini, e io credo che se guardiamo con attenzione, senza falso orgoglio, non possiamo non riconoscere che sono emerse capacità in questo Consiglio regionale al di sopra dei limiti anche di questa istituzione, per cui sono convinto che noi dobbiamo tenere in conto anche questo fatto perché possiamo dire tutti con orgoglio che abbiamo partecipato a questa seconda legislatura, non possiamo certamente dire di non essere stati all'altezza delle aspettative dei cittadini.
Dico questo con la convinzione che investe il Governo, ma che investe anche quel governo ombra che c'é sempre stato all'interno del Consiglio e che è stato rappresentato da validissimi esponenti dell'opposizione. Non è il momento di andare a verificare se tutto ciò che questa maggioranza aveva anticipato nel momento del proprio insediamento si è realizzato, se si è realizzato nei modi con cui si era in qualche circostanza anche orgogliosamente pronunciato. E' fuor di dubbio che abbiamo fatto un lavoro proficuo, siamo stati presenti in tutti i momenti di crisi della Regione e del Paese, abbiamo contribuito con atteggiamenti chiari a dare indirizzi secondo i limiti che ci erano imposti alla soluzione di grossi problemi di crisi che hanno investito l'intero paese.
Quindi non si tratta di andare ad analizzare fatti non verificati momenti di errori o di valutazioni sbagliate, ma si tratta di vedere se la seconda legislatura ha rappresentato un passo avanti nel rafforzamento dell'istituto regionale e soprattutto se possiamo dire che attraverso la seconda legislatura si è realmente rafforzato un istituto che abbiamo ritenuto preminente nella vita politica italiana per il quale dalla Liberazione in poi tutti i partiti si erano battuti per la sua realizzazione.
Un saluto, quindi, da parte di questo Gruppo ai membri della Giunta, un saluto particolare al Presidente della Giunta, personalmente e credo anche a nome dei colleghi di Gruppo, il quale ha avuto la fortuna di essere Presidente per un'intera legislatura, il che è stato un fatto abbastanza significativo, credo che questo abbia anche contribuito ad arricchire il prestigio di questa Regione, prestigio che ho avuto modo di constatare non soltanto nei confini ristretti del nostro paese.
Non so che cosa avverrà nella terza legislatura. Sarà una legislatura difficile, ma una legislatura che avrà la fortuna di non partire da zero, è una legislatura che sarà affidata a molte persone nuove, all'interno del Consiglio, ma che potrà contare sull'esperienza di altrettante persone che ritorneranno.
Oggi, guardando indietro, nella convinzione che abbiamo fatto tutti il nostro dovere, possiamo esprimere un augurio con un'espressione che credo sarà sufficientemente compresa: ad multos annos, Regione Piemonte, ad multos annos, colleghi ed amici Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la signora Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Istintivamente, nel momento in cui sembrerebbe più naturale nel riepilogo delle cose che sono accadute,mi viene naturale un augurio per il futuro, un augurio soprattutto che i colleghi che ci succederanno nella terza legislatura non debbano superare la grande tragedia del terrorismo di questo incombere che c'è stato nella Regione, che ha avuto inizio con l'assassinio dell'avv. Croce. Ricordo che l'annuncio dell'assassinio è avvenuto nel corso di questo Consiglio e mentre stava parlando il collega Oberto, il quale non interruppe nemmeno di parlare ritenendo che la dignità del Consiglio fosse più alta di qualsiasi avvenimento che veniva dal di fuori. Ancora oggi do atto di quel grande insegnamento.
Colpito il fenomeno del terrorismo fino in fondo, assicurati alla giustizia coloro che hanno tenuto l'Italia nell'angoscia di non sapere se l'eversione avrebbe avuto la meglio e gli istituti democratici, come questo Consiglio, avrebbero avuto ancora la possibilità di riunirsi, auguro ai prossimi Consiglieri che possano affrontare con più tranquillità i compiti che loro spettano.
La prima legislatura è stata chiamata costituente, la seconda legislatura ha fatto sì che la Regione raggiungesse la pienezza dei suoi poteri. Ricordiamo quanto grandi sono stati i compiti passati dallo Stato alla Regione e tra questi ricordiamo i più importanti, l'agricoltura e la sanità.
Tuttavia è mancata una grande riforma della quale siamo tutti in attesa: la riforma dell'Ente intermedio, la riforma complessiva delle autonomie locali. Senza questa riforma la fase costituente della Regione non si può dire definita perché l'istituto regionale presuppone che anche vecchi istituti, Comuni e Province e quelli nuovi, i Comprensori, abbiano un nuovo assetto. Non intendiamo entrare nel merito dell'assetto nuovo da dare a questi Enti, diciamo che non è ancora finita la costituzione della Regione se non abbiamo la definizione dell'Ente intermedio.
Questa doveva essere la legislatura della programmazione, del piano di sviluppo. Su questa strada ci siamo appena avviati, in mancanza di una programmazione nazionale e con le difficoltà di avvio che non può non avere, qualunque sia la formula politica che regge la Regione, un piano di sviluppo con il nuovo modo di governare che si era proposto questa Giunta.
Molte sono state le battaglie politiche combattute in Consiglio; talune hanno visto contrapposizioni dialettiche, come quelle sulla formazione professionale, in altre abbiamo visto piuttosto delle convergenze che delle divergenze, perché al di sopra degli schieramenti politici abbiamo sempre privilegiato il momento del dialogo e della discussione per il raggiungimento di obiettivi che fossero conformi alle necessità della Regione.
Auguriamo ai colleghi che si ripresenteranno di ottenere una seconda o terza vittoria, ai colleghi che non ci seguiranno di continuare la loro opera politica dandoci la possibilità di ulteriori incontri che permettetemi di dire a titolo personale - avrei piacere di poter continuare ad avere, essendo nate in questo scorcio di tempo non solo rapporti politici ma anche amicizie che spero non debbano cessare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non è mio compito in questo breve intervento di chiusura né di fare il consuntivo del lavoro svolto in questa legislatura, né di affacciare programmi e prospettive per l'avvenire, ma quello molto più semplice di richiamare alcuni concetti che sono stati alla base del lavoro del Consiglio ed in particolare dell'impegno del Gruppo socialista in questa seconda legislatura. Impegno che ritengo sia stato assunto con correttezza e con coerenza, così come è stato fatto dai Gruppi che hanno con noi condiviso la responsabilità del governo della Regione e da quelli che hanno portato a loro volta e con altrettanta lealtà democratica il loro importante contributo al progresso delle istituzioni.
E' indubbio che il nostro Consiglio ha saputo collocarsi in questi cinque anni al centro della vita politica della Regione realizzando con continuità, nelle diverse contrapposizioni dialettiche di proposte e di prospettive, momenti di sintesi politica che hanno caratterizzato in modo positivo i suoi lavori, i dibattiti, le leggi.
E' certamente merito della maggioranza di aver assicurato la stabilità dell'azione di governo per tutto l'arco della legislatura operando in un contesto generale e politico del Paese che ha visto accanto al dilagare del fenomeno del terrorismo, che proprio nella nostra città ha assunto le punte più feroci (di cui oggi si intravedono sintomi che fanno sperare in una sua progressiva dissoluzione), due scioglimenti anticipati delle Camere, le dimissioni di un Presidente della Repubblica, la tormentata e complessa ricerca di una governabilità che riteniamo finalmente e fondatamente avviate verso condizioni di stabilità e di sicurezza.
Riconosciamo che ciò è stato possibile perché tutte le forze politiche democratiche che hanno lavorato in questi anni, pur nelle diverse collocazioni ideologiche e programmatiche, non hanno mai perso di vista gli obiettivi generali di crescita civile, sociale e democratica che giustificano l'esistenza stessa della Regione.
Direi che meno interessa il numero delle leggi votate all'unanimità o a maggioranza, quanto piuttosto, tanto nell'una quanto nell'altra ipotesi, il fatto che non sia mai mancato il confronto onesto e sincero fra le parti la volontà di operare nell'interesse della comunità, la coerenza di comportamenti di ciascuno ai programmi ed alle scelte del proprio campo senza compromessi più o meno storici o falsi unanimismi.
In questo quadro è stato possibile avviare la politica di piano, di programmazione economica e di pianificazione territoriale. Certo la maggioranza, di cui i socialisti sono stati partecipi e certamente non subalterni né trainati, anzi collocati al vertice del governo regionale, ha fatto le sue scelte, ha operato di conseguenza e presenterà il bilancio della sua azione al voto del corpo elettorale. Ma non si potrà non dire quanto meno questo: che la stabilità di cui la nostra Regione ha goduto in questo quinquennio è stata sicuramente la base sulla quale si sono sviluppate le politiche generali e di settore della Regione.
Ma non così è stato dappertutto: da noi la Regione, anche forse per l'antico abito di indipendenza e di autonomia, ha adempiuto ai compiti ad essa affidati dalla Costituzione e dalle leggi con puntualità e con fermezza, senza quelle pause di attività che hanno purtroppo caratterizzato la vita di altre Regioni e che non hanno sicuramente giovato all'immagine generale dell'istituzione.
Abbiamo cioè fatto il nostro dovere di rappresentanti della comunità e in questo senso possiamo dichiararci, senza false modestie, soddisfatti.
Pensiamo che la Regione sia cresciuta nell'immagine della gente per la sua presenza nella società, per il ruolo attivo che ha svolto nell'affrontare i problemi di fondo della collettività, nulla mai tralasciando nel perseguire un rapporto continuo con gli Enti locali, con le forze economiche e sociali, rapporto che ha consentito di avere sempre lucido il quadro degli interessi generali e dei bisogni immediati.
A questo quadro corrispondono i provvedimenti e l'intero corpo legislativo che consegniamo ai nuovi legislatori e che fanno di questa legislatura un periodo di lavoro fecondo ed utile.
Concludo rivolgendo, a nome del Gruppo socialista, un vivo ringraziamento a tutto il personale della Regione che in questi anni ha collaborato con l'amministrazione con senso di attaccamento e di responsabilità anche in mancanza di adeguati strumenti di lavoro e di ricerca, con l'augurio che le forze politiche, all'indomani del voto dell'8 giugno, trovino sollecite intese per dare alla collettività piemontese organi di governo che sappiano affrontare i problemi che sin d'ora si affacciano sulla terza legislatura.
Mi sia consentito in questo congedo, in luogo di un augurio in latino di offrire idealmente un garofano rosso a tutti i colleghi di questa legislatura.



PRESIDENTE

Ha facoltà di intervenire il Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il tempo, questo spazio che abbiamo trascorso insieme uniti e divisi, il suo trascorrere, mi fanno tornare alla mente un verso di Orazio: ruit hora. Questo tempo corre sempre più veloce, soprattutto per chi non è più giovanissimo come il sottoscritto, questo tempo si fa sempre più breve. Quindi, tendiamo sempre a misurare il passato con la luce del futuro, con quello che dobbiamo ancora fare. Anche per questo motivo mi sembra fuori luogo cercare di trarre dei bilanci, perché - grazie a Dio - questa vecchie regola che conduce il mondo fa sì che cerchiamo di guardare il passato con la volontà tutti insieme di migliorare nel futuro. D'altra parte questa funzione di giudizio competerà alla collettività che domani riprende intere le sue prerogative che aveva a noi delegato per cinque anni.
Il Presidente ha fatto alcuni accenni, alcuni sono di tipo personale e vorrei approfondirli perché sono convinto che non è sufficiente, e neanche corretto, ridurre la vicenda di queste aule ai Gruppi, ai partiti, alle forze politiche. Sono d'accordo con lei, signor Presidente, che ognuno di noi è un universo irrepetibile e porta la sua originalità ed i suoi contributi in queste aule.
Ringrazio alcuni colleghi, che mi dicono non si candideranno più, per la modestia con cui hanno esercitato il loro mandato. Esercitare il mandato con presunzione come fa qualcuno di noi, per esempio il sottoscritto, è più facile di quanto non fa qualcuno che lo esercita con modestia e con serietà e serenità. A questi va almeno il mio ringraziamento personale.
Esprimo poi l'augurio e la speranza di non aver creato dei problemi epatici, per esempio, a Bontempi, al Presidente, a Bono; se così é, me ne scuso e sono a conoscenza di una cura che si può fare in questi casi. Dico anche che mi auguro che tutti e tre conservino la salute fisica e politica da permettere, se così vogliono gli elettori, di poter continuare questa battaglia anche negli anni a venire.
Qualche volta la dialettica fra le persone non può non assumere un minimo di diversità. Il principio della rappresentanza impone che la collettività si debba riconoscere in queste 60 persone a cui è demandato di risolvere problemi di così grande portata e di così grande rilievo. Anche in questo senso, nel clima che si è istituito in questa Regione, questo clima che non è mai stato grigio pur non essendo mai pretestuoso e strumentale, qui si è dato prova di come si possono risolvere problemi istituzionali anche grossi tipo la governabilità, quando c'è una sufficiente motivazione politica; non sono le leggi che rendono governabile un Paese, non sono le riforme elettorali, non sono i marchingegni della penalizzazione delle minoranze e della premiazione delle maggioranze, ma sono la capacità e la serietà che devono avere le forze politiche e gli uomini per poter assumere nelle diverse istituzioni un ruolo che è loro conferito dalla pubblica opinione. In quest'aula si è sperimentato, giorno per giorno, che la maggioranza che si era costituita governava un'opposizione che come rappresentanza si considerava molto simile all'eguaglianza dell'altra parte, ha riconosciuto il suo ruolo di opposizione e l'ha fatta serenamente, quindi questo tipo di clima si è instaurato e si è consolidato.
Affidiamo ai colleghi che ci seguiranno una legislatura che sarà difficile. La fase operativa deve continuare e nel frattempo incomincia la fase critica su quello che si è fatto, quindi non è più soltanto un problema di proiezione in avanti, ma anche un problema di ripensamenti, di verifica degli strumenti, delle leggi, delle modalità con cui abbiamo operato in questi anni.
Ci sembra peraltro che la storia ha voluto che questa legislatura si chiudesse per quello che il dramma di questo momento con un segno di speranza, che riprenderò più avanti.
Questo non può essere un bilancio, non può neanche essere, come direbbero i francesi, una choral des adieux, altrimenti dovremmo metterci tutti a cantare in coro questa choral che, per i nordici, è una canzone natalizia, per le nostre genti alpine, è una cantata di tristezza, invece per i giovani, di quando ero giovane io, era un ballo alla moda.
Bisogna pure riconoscere che la rappresentanza della Regione è conferita al Presidente della Giunta e al Presidente della Regione.
Signor Presidente, questa mattina le ho fatto il miglior complimento che possa fare un uomo dell'opposizione: lei è stato un male necessario.
Certamente non condivido tutto quello che ha fatto la Giunta. Mi rendo per conto che anche quelle azioni che noi non condividiamo nei suoi comportamenti, sono state necessarie per radicare la Regione, l'istituzione a quei livelli e in quelle situazioni in cui un Presidente più tecnocrate di lei magari anche più "elegante", con maggior stile, non avrebbe avuto accesso. Quindi, lei ha certamente il merito di avere creato nella collettività un rapporto, anche qui, proprio lei che è socialista e che ha dovuto spiegare alla gente che esiste anche un socialismo dal volto umano ha certamente creato un grosso rapporto umano con la gente.
Direi però che di un Presidente come lei la Regione ne ha più che a sufficienza, perché non vorrei che la sua politica espansionistica arrivasse ai paracadutisti sul Colosseo o alla presa della Bastiglia.
D'altra parte incominciamo ad essere veramente preoccupati perché non ci disturba tanto il fatto che lei abbia sfrattato un Savoia per mettere "Fiumana", ma certamente che in questi deliri dell'ultima ora alcune centinaia di milioni vengano spesi per un quadro, veramente incominciamo a dire che probabilmente questa ventata in cui l'abbiamo seguita incomincia ad assumere dei toni e delle dimensioni preoccupanti.
Chiudo questa brevissima chiacchierata con un ringraziamento che deve essere dato alla collettività piemontese, per la collaborazione che ha dato; tutte le istituzioni che abbiamo creato, le diverse consulte, hanno tutte dato un grosso contributo, in specie la Consulta femminile è quella che più ha partecipato diventando quasi un consiglio ombra di questo Consiglio regionale.
Ma un altro omaggio va fatto alla collettività piemontese, tornando al problema del terrorismo.
Il Presidente giustamente è stato portato ad ascrivere come ragione della crisi del sistema terroristico le attività che sono state poste in essere. Su questo aggiungo qualche cosa.
Mi pare che un contributo grossissimo alla crisi del sistema terroristico deriva probabilmente dal distacco psicologico che è nato tra questa gente e la realtà nei confronti della quale non aveva creduto; la capacità di questa nostra Regione è di esprimere in definitiva quello che è uno dei suoi valori più antichi, i valori che hanno fatto sopravvivere il nostro Paese senza essere Nazione, senza essere Stato, portando avanti i suoi valori per millenni e riportandoli dopo l'Unità d'Italia:la capacità di sopportazione ed il superamento delle situazioni. Se c'è qualche cosa di eroico nel comportamento della gente torinese, in particolare in questi tempi, se qualcosa di eroico c'è stato in qualche nostro amico, in qualche protagonista in questa vicenda, è che non abbiamo assistito a un momento di debolezza, di isterismo, di sconforto, di protesta, ma c'é stata la ferma determinazione di fare in definitiva quella che è la cosa più eroica e cioè fare con semplicità il proprio dovere: ognuno l'ha fatto.
Quando penso a questo, penso al nostro collega, penso ai caduti in modo specifico e speciale, penso ai superstiti. Potevamo aspettarci da questi superstiti ben altri tipi di attesa, ben altri comportamenti, ben altri tipi di atteggiamenti.
Mi pare che questi nuovi atteggiamenti, questi nuovi comportamenti siano la lezione che questo Consiglio deve mandare al Consiglio che ci seguirà.
Il Consiglio che ci seguirà, sul problema del terrorismo, avrà forse la fortuna di non essere più investito dal momento cruento del fenomeno terroristico; probabilmente avrà una responsabilità più delicata e profonda, quella di arrivare a capire pur anche delle cause di tipo contingente, che certamente non sono state la causa del terrorismo, sono state la causa di certe situazioni.
Leggevo con vera amarezza quanto è successo in una valle come la mia che per larghi versi non presenta quelle situazioni che si è normalmente abituati a credere esistano soltanto nelle grandi conurbazioni urbane.
Qualche volta il tempo fa giustizia anche delle piacevolezze che diciamo in Tribunale. Questa mattina ho difeso alcuni ragazzi in Tribunale e sostenevo che è un errore ritenere che certe situazioni di difficoltà ambientale esistano soltanto nelle grandi città. Dicevo a quei giudici che anzi questi tipi di realtà sono più gravi e meno rimediabili in periferia, dove le situazioni sono ancora più ghettizzate.
Questa mattina leggevo con amarezza sul giornale che la nostra valle che è così aperta, così luminosa, aperta da secoli alla cultura europea, si sia rivelata un terreno di cultura di una forma di violenza che è tra le più grette che abbiamo conosciuto, quella di Prima Linea.
La terza legislatura avrà anche questo ingrato compito. Sono certo che la Regione, la collettività piemontese, tutto il Paese saprà rispondere a questa ulteriore domanda che questa problematica ha posto in essere.
Rispondo qui pubblicamente ad una lettera che mi è pervenuta dalla moglie di una delle vittime del terrorismo a noi più care, dico moglie perché quando se ne parla non debbono essere considerati morti perch vivono nella memoria e nell'insegnamento. Questa signora esprimeva la preoccupazione che il sacrificio di suo marito fosse stato inutile.
Non tanto il fatto che alcune decine di terroristi siano alle Nuove sta a dimostrare che il suo sacrificio non è stato inutile, lo sta a dimostrare la compostezza con cui ha risposto la nostra Regione e anche la serenità e la costruttività e la voglia di lavorare per il progresso della collettività espressa da questa assemblea.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Il tono molto pacato degli interventi non è soltanto riportabile alla caratteristica piemontese di essere freddi, ma corrisponde ad una sostanziale unità di intenti che nella seconda legislatura, a completamento dell'attività iniziata nella prima legislatura, hanno visto impegnate le forze politiche nel tentativo di realizzare un disegno di programmazione il piano di sviluppo, un momento di coinvolgimento di tutte le forze economiche, sociali e politiche. La serietà con cui abbiamo affrontato momenti estremamente delicati dimostra come il punto centrale che ci siamo dati è la politica di programmazione. Non credo che al termine della seconda legislatura ci possa essere per la realtà regionale piemontese il salto di una alternativa decisa in un disegno di prospettive di sviluppo della stessa, ci può essere il modo con cui le forze politiche questo tipo di sviluppo lo possono e lo vorrebbero individuare.
Credo che questo sia uno dei fatti positivi che possono emergere in un confronto tra coloro che si sono assunti la responsabilità di governo e coloro che hanno aiutato la possibilità di questo governo, con la loro funzione responsabile di opposizione.
Credo anche che sia importante cogliere come elemento di speranza in questo momento di sereno commiato qualche cosa di emblematico e di nuovo che dalla Regione è uscito. E nulla di più valido può essere sintetizzato nella convenzione quadro che un corretto modo di incontro tra interesse privato e interesse della collettività, quasi configurazione di nuovi schemi raggiungibili non con l'ottica di vecchia scontri ideologici, ma quasi espressione ed anticipo delle necessarie nuove manifestazioni di idee e di azioni politiche che le novità di questi anni e quelle che già gli anni 1980 preannunciano e già in parte viviamo, imporranno.
E' noto che, mentre alcuni danno il commiato in termini personali, il mio commiato è anche un commiato in termini politici dal Consiglio.
L'Unione Liberale Democratica esce dal Consiglio regionale per sua autonoma decisione. Forse intelligentemente ci si rende conto che anticipiamo decisioni che possono venire dalla collettività, convinti però che l'azione politica non può e non si deve ridurre ai Consigli ed alle assemblee elettive.
L'azione che è stata iniziata qui continuerà nella realtà sociale nella speranza che quel qualcosa di nuovo che abbiamo cercato di intuire di rappresentare nell'interpretare rapporti di forza per la modifica che realmente e strutturalmente la nostra realtà richiede, possa ancora avere degli spazi e una sua validità.
Saluto con profonda stima e affetto i colleghi che insieme a me hanno costituito la maggioranza, il primo saluto che deve essere dato in termini di lealtà e di correttezza.
Ringrazio i colleghi dell'opposizione, anche per le critiche ferme e precise e per l'attenzione che in termini politici ha dato, che ha consentito, con la sua attenta individuazione critica e aspra dialettica di rappresentare un momento di continuo riferimento perché l'azione politica propria non ne subisse quel danno che poteva poi riversarsi sulle istituzioni e sul sereno discorso politico.
Ringrazio per questi rapporti politici che si sono permeati anche su rapporti personali ed umani. Mi auguro che la terza legislatura possa rappresentare il proseguimento fattivo di tutto quanto abbiamo accumulato di possibilità di produzione politica perché la realtà piemontese sta dimostrando quell'attenzione e giusta risposta all'impegno che qui è stato ricordato dagli intervenuti.
Non è un momento di tristezza per coloro che lasciano la vita politica attiva. Anzi è un momento di riacquisizione piena, di disponibilità in termini personali. E' molto più duro - ed è importante dirlo da parte di chi lascia - e faticoso rimanere nei Consigli, rappresentare coloro che fra qualche giorno, come cinque anni fa, hanno mandato i loro rappresentanti nelle assemblee. Fare il rappresentante in un'assemblea e momento di piccola gloria personale ma comporta una fatica estremamente dura.
A coloro che saranno i 60 futuri Consiglieri, il mio umano, caldo riconoscimento per il loro impegno nell'interesse di questa collettività che ha superato dure prove e che merita soluzioni positive.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

In questi momenti c'e un rischio: di cadere nella retorica dei commiati e dei saluti. Questo rischio va evitato. Complessivamente la pacatezza e anche la sincerità dei toni e dei contenuti da parte di chi mi ha preceduto hanno prevalso su questo rischio.
Anch'io intendo rivolgere un saluto ai presenti, Consiglieri e non, a chi ci ha seguito in questi anni con pazienza e con capacità, come la stampa, a chi ci ha aiutati con spirito di abnegazione, con intelligenza come i funzionari, a tutti coloro che in qualche misura si sono associati in questo lavoro.
Vorrei partire da un senso che è prevalente e che ritengo di dover esternare in questo momento, è il senso di quello che c'è fuori dell'istituzione, la sobrietà e l'incisività con cui il Presidente Sanlorenzo e altri hanno toccato le grandi questioni della crisi, la grande questione del terrorismo; non entro nel merito di questi problemi, per voglio ricordare che i processi che sono in atto fuori di qui, nella Regione, nel Paese, sono indicatori per misurare il nostro lavoro soprattutto per misurare i risultati e il modo con cui abbiamo cercato di lavorare in questi cinque anni.
I grandi problemi dell'occupazione, dello sviluppo, i grandi problemi delle masse giovanili, i problemi dei cittadini per i loro comportamenti per il loro benessere, sanità, scuola, ambiente.
Non voglio parlare dei risultati che si sono ottenuti con la legislazione regionale e l'azione di governo, ma voglio parlare del modo di lavorare della Regione che mediamente è stata attenta ai problemi che erano fuori di quest'aula, se non altro per verificare il cammino che dobbiamo ancora percorrere.
Si è lavorato molto. La quantità del lavoro non sempre, anche per i nostri limiti soggettivi, è accompagnata dalla qualità. Però ha indicato una tensione complessiva dell'istituzione regionale per avere un occhio attento, continuo, aperto ai problemi, alle cose, ai fatti, ai processi che accadevano fuori dell'aula.
E' stato detto che le Regioni sono state una grande novità, che va difesa, va portata avanti. E qui complessivamente si è lavorato con questo indirizzo e con questa tensione. Non sempre gli impulsi che vengono fuori dall'aula sono quelli giusti, ci sono contraddizioni tra spinte di un tipo e spinte di un altro, ma la dialettica politica qui condotta in maniera corretta, in un clima di rispetto e di tentativo di capire gli altri, ha permesso di arrivare a risultati complessivi soddisfacenti.
Bisogna partire da questi risultati per capire di più i limiti, per capite come nelle istituzioni regionali, più che nelle vecchie istituzioni si misura la capacità di star dietro al nuovo, la capacità di non essere sordi ed ottusi alle spinte di un mondo in movimento, in cambiamento non sempre positivo.
La conoscenza, la tensione, il lavoro politico e gli slogan rischiano di prevalere su quello che è stato lo spessore di cinque anni di lavoro autentico. Certo è responsabilità anche nostra, ma più complessivamente è giusto capire oggi che questo è uno dei punti di svincolo per cambiare il modo di fare politica. Credo che la Regione sia questo.
Quando ripetiamo i concetti di programmazione e di indirizzo, di governo in senso lato, di collaborazione con le autonomie in un processo dialettico, non ripetiamo delle frasi fatte, ma esprimiamo delle convinzioni che vanno nel senso della trasformazione strutturale, del modo di essere della società e quindi anche della politica.
La politica non mi avrebbe attratto, non mi avrebbe indotto a passare questi anni ingrigendo gradualmente e diventando meno simpatico a tutti quelli che mi conoscevano, se non ci fosse stata una concezione profonda della politica come costruzione continua, come sforzo per la crescita della gente.
Questo elemento va ripreso come stemma della Regione.
Si è lavorato producendo molto, certo è stata presente in questa assemblea, anche per il contributo fondato su certe regole del gioco, forza e valore alle idee, alle componenti di volontà, di elementi soggettivi importanti per rendere credibile e trasparente l'operatore politico. Credo che in certe nostre realizzazioni stia più potenzialità di cambiamento, di innovazione di quanto comunemente ci sia riconosciuto da chicchessia.
Credo che il nostro compito sia anche di lasciare un ideale testimone a chi ci seguirà, ai nuovi che verranno, che dia più forte, più netto il principio di una funzione di programmazione, di indirizzo, della centralità del Consiglio. Questa a me sembra la strada per rendere vincente la scommessa Regione e per rendere vincente anche una scommessa di far politica in modo diverso, così come ci viene chiesto, anche da destra, in maniera qualunquistica. C'é un rigetto del far politica, dei partiti che se falsato da elementi di arretratezza e di qualunquismo, ha in radice questa difficoltà complessiva di farci sentire al di fuori delle aule. Far un esempio. Se c'é una cosa che abbiamo fatto non bene, che non abbiamo fatto né con la drammaticità né soprattutto con la sicumera di chi intende la politica come potere, sono state le nomine. Tutti possono convenire che sulle nomine, se ci siamo accapigliati, se abbiamo avuto degli scontri e dei confronti, non è stato per la questione di scelte, di posti, di nomi.
In genere i nostri confronti sono avvenuti su grandi temi, su grandi leggi e le divisioni sono state anche nette, perché netta è la distinzione tra forze di diversa matrice ideale e culturale.
Ma questo indicatore deve anche rivelare che questa tensione assiste anche le persone, credo che come frutti complessivi in termini di costruttività, di analisi chiara e netta del giusto, qualche esempio è venuto.
C'é chi ha svolto diversamente il proprio ruolo, lo ha assolto da funzioni di maggioranza, di opposizione, ma complessivamente credo che se riusciamo a trasfondere una cultura di governo che anche in questi anni è cresciuta, i termini dell'operare si aprono a qualche speranza in più.
Non ci sono grandi ragioni di speranza, la situazione internazionale quella interna, portano elementi di crisi e di sfiducia ma io credo che noi possiamo superare questo momento.
A chi in questi giorni mi chiede: non sei stanco? Ebbene, mi guardo al mattino e mi vedo segnato da questi anni di lavoro e quasi mi verrebbe voglia di dire che sono stanco; ma poi in realtà rispondo invariabilmente che non lo sono affatto, perché personalmente sulle basi che abbiamo fondato, sul lavoro, sulle istituzioni che abbiamo colto insieme Consiglieri e funzionari, intravedo uno spiraglio, per cui ho voglia di lavorare ancora e credo di poter mettere tutta la volontà, la determinazione per andare avanti e lavorare nell'interesse della democrazia, per tenerla in piedi, per trasformare questo paese e questa società.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi, devo esordire manifestando innanzitutto un apprezzamento particolare, in termini di amicizia, per il gesto che il Capogruppo Bontempi ha voluto compiere insistendo per lasciare a me la parola conclusiva nel turno dei Gruppi, prima che il Presidente della Giunta, che rappresenta la nostra Regione, chiuda questa seduta.
Ringrazio il Presidente del Consiglio per il taglio che ha voluto dare al suo indirizzo nel quale ancora una volta ho ravvisato, oltre che l'intelligenza e l'efficacia dell'esposizione, il notevole impegno per rendersi interprete dell'intera assemblea. Credo di dovergli dar atto anche se a volte e mai in termini clamorosi ci possono essere stati dissensi, conoscendo la carica della sua passione anche di parte, dal giorno in cui abbiamo avviato la costruzione di questa istituzione, che maggior merito gli va riconosciuto per gli sforzi fatti e la capacità rivelata nel porsi degnamente al servizio del Consiglio regionale.
Questa legislatura si chiude senza incidenti, senza ricerca di effetti senza bracci di ferro, come è avvenuto in altre Regioni, e questo è il frutto di una serie di apporti e di comportamenti che non sono soltanto derivabili dalla natura del nostro carattere, ma dal tipo di scelte culturali e politiche che ci siamo sforzati di compiere in questi anni e che vorremmo potessero, fuori di qui, essere apprezzate, valutate e conosciute nel loro significato costruttivo, nel tempo.
Non vi è stato spazio in questo Consiglio per la drammatizzazione teatrale del confronto e dello scontro politico. Non vi è stato spazio perché non si è contribuito a crearlo. Noi riteniamo di aver dato il nostro contributo affinché non si ricorresse ad un tipo di drammatizzazione che sottolinea il ruolo di spettatore assegnato alla gente che sta fuori: la gente per chi vi parla non è mai stata fuori di qui, anche quando il pubblico non assisteva fisicamente alle sedute. Il dramma ci ha accompagnato, quasi in continuazione: in questa Regione emblematica, in questa Regione laboratorio, in questa grande città di Torino, percorsa dalla violenza, ma anche da tanti fermenti positivi, da tante capacità di risposta che ha portato ciascuno di noi a cercare nel fondo della propria coscienza, di trarre dalla propria esperienza e sensibilità umana le risposte più vere, quelle meno enfatiche, capaci di dare la misura di una istituzione nel momento in cui questa viene messa alla prova.
Consentitemi di tracciare, in modo lieve, una breve storia del comportamento del Gruppo che ho rappresentato sino ad oggi, in rapporto con gli altri, del nostro comportamento e della nostra scelta, l'indomani del 15 giugno 1975: un giorno di amarezza, di ripensamento, di rivalutazione dei rapporti con la società, della funzione nelle istituzioni. Ebbene, vi devo dire che, voi colleghi di altri Gruppi, ci avete aiutati e la nostra determinazione ci ha condotti a considerarci parte sì, in quanto vi è una divisione di compiti e di rappresentanza, ma riferibile sempre al tutto e chiamata in tal senso a dare le risposte. Che poi le risposte fossero sempre tutte coerenti a questa volontà ed a questa ispirazione - è stato detto per altri aspetti - è da valutare avendo presenti i limiti, le capacità e anche la fragilità delle persone.
Abbiamo cercato di esercitare una responsabilità e di partecipare a quello che viene detto "un potere" nei termini che gli sono propri, che sono quelli del servire le idee, di dare a queste vita ed una capacità di tradursi nel concreto vivere sociale. Consentiteci di dire che ci siamo sentiti noi stessi più nel momento in cui siamo stati distaccati dal momento formale del potere e assumevamo la funzione vera che si esercita in politica, si sia o non in maggioranza, che è quella di dare risposte congrue alla gente che è fuori e che ci ha affidato speranza e mandato.
Sono stati cinque anni di grande interesse e di grande esperienza per noi. La stessa funzione critica che un'opposizione esercita aveva un duplice ordine di valori: la ricerca della verifica di coerenza tra quanto la maggioranza proponente affermava e quanto cercava di attuare, della corrispondenza tra quanto l'opposizione indicava e quanto si dimostrava capace di contribuire a realizzare; infine lo studio, il proposito di utilizzare l'esperienza e gli insegnamenti che ci venivano anche dagli errori. E' facile, quando ci si pone come osservatori del proporre o dell'operare altrui, trarre insegnamenti per sé e non occasione per facile ritorsione dagli errori e dalle insufficienze che possono essere notate nell'operare degli altri. Ma dobbiamo dire per onestà verso noi stessi che non abbiamo soltanto tratto indiretto vantaggio dalla esperienza degli errori o delle insufficienze altrui, abbiamo tratto molte occasioni di stimolo e di esempio anche dalla serietà nel lavoro, dalla capacità di impegno, dallo sforzo per ascoltare le nostre proposte che i nostri interlocutori hanno compiuto. E questi sono momenti che non solo sul piano umano, importantissimo ed ineliminabile, ma sul piano politico, dovremmo poter consolidare, quasi in forme permanenti, per proiettarli nel futuro se vogliamo che le differenze stesse tra le forze politiche abbiano una grande forza maieutica nella storia, per far esprimere ciò che di buono nasce dall'esperienza umana, dalla meditazione e dalla cultura di ciascuno di noi.
Quindi grande rispetto per ciascuno di voi colleghi; grande rispetto per te, Bontempi, che con pazienza hai ascoltato anche dure critiche grande rispetto per Calsolaro che si alzava con fare garibaldino ed estemporaneo, che mostrava la propria indipendenza pur sempre coerente alla linea della maggioranza, ma in forme che davano vivacità al nostro rapporto. La saggezza di Cardinali quasi a collegarci nei momenti in cui sembravamo più lontani e divisi, e la puntualità e il rigore della collega Castagnone Vaccarino, e lo stimolo, qualche volta goliardico, di Marchini ma sempre recuperato con il momento di intelligenza e di pertinenza, dal momento dell'ira subito dopo al momento dell'offerta della mano e della spiegazione, della proposta politica. Rossotto, il tuo ruolo politico in questo consesso ha avuto un peso. Noi abbiamo cercato di capire, di approfondire le ragioni non condivise, personali e politiche, di una tua scelta nel rispetto della tua persona e nel rispetto delle decisioni che hanno avuto una così vasta influenza, forse benefica, perché ha contribuito alla chiarezza dei rapporti, ad evitare gli equivoci che l'incertezza numerica forse avrebbe determinato. Questo rapporto tra i Gruppi si chiude quindi, in forme del tutto costruttive.
Abbiamo anche avuto difficoltà in questo rapporto: la difficoltà dovuta alla complessità delle funzioni ed ai limiti degli strumenti disponibili per l'opposizione; i problemi dell'opposizione (e credo di poter dire qualche cosa che riguarda anche i colleghi dell'opposizione) per l'informazione; il tecnicismo di molte leggi e la difficoltà di elaborazione e di proposta, la mancanza di strutture adeguate per limitare il ricorso tipicamente italiano alla genialità artigianale che supplisce all'ultimo momento o che rimedia dal bagaglio culturale di qualche Consigliere quanto le strutture non hanno potuto offrire.
Al problema dell'informazione Bontempi ha fatto riferimento. Non posso sul piano personale, esprimere altro che non sia gratitudine, riconoscenza apprezzamento nei confronti dei rappresentanti della stampa, sia di quelli che per formazione culturale o estrazione potevano essere più vicini nell'ascoltare le indicazioni che venivano dalla nostra parte, sia anche di quelli più lontani che, con rispetto, con attenzione, hanno cercato di seguire il nostro lavoro.
Ma vi è stata comunque una obiettiva insufficienza istituzionale.
Guardiamo anche lo spazio riservato e la collocazione delle vicende regionali, nei notiziari dei mass-media.
Abbiamo avuto, quindi, maggiori difficoltà come opposizione. Ci basterebbe che si conoscesse, fuori di qui, nella comunità regionale, il giudizio, l'apprezzamento che della nostra modesta opera è stata data da coloro che sono stati il nostro termine dialettico, cioè dalla stessa maggioranza. Questo non è avvenuto, non per colpa di singole persone, ma per insufficienza di strutture, di attenzioni, forse per una insufficiente maturazione culturale che ricerca l'effetto e che non ha ancora gli strumenti per tradurre in termini di leggibilità la complessità dei problemi e la durezza tecnica degli argomenti che trattiamo.
La riflessione che offriamo ai colleghi, conclusiva della nostra esperienza, è risposta a quanti qualunquisti sono tentati dalla piccola politica, è che deve essere riconosciuta l'importanza che ha il supporto culturale, il sostegno etico, nell'affrontare le questioni pur concrete che riguardano un'istituzione politica.
Si tratta delle chiavi per comprendere la realtà: senza una profonda ricerca culturale, in un dibattito che non abbia dignità culturale, la realtà viene deformata, falsamente rappresentata. La finalizzazione dei comportamenti, l'umanizzazione costante del rapporto politico, la sua produttività, scadono e tutti si trovano in perdita.
E poi, in contrappeso e in diretto collegamento, la necessità di una concretezza che respinge ogni volgare pragmatismo e si propone come momento di verifica della validità dei propositi, delle compatibilità.
Ebbene, noi abbiamo rilevato come sia faticoso giungere all'elaborazione e all'approvazione di uno strumento legislativo che abbia dignità di risposta valida ai problemi posti, ma sappiamo anche che fare una legge perfetta nella forma e nella risposta razionale non è ancora fare compiutamente politica, perché non si è ancora verificata la sua applicabilità. La bontà delle leggi sta nella capacità che rivelano di incidere sulla realtà e di tradursi in fatti.
Ecco allora che si suggerisce l'adozione per i tempi che verranno di nuovi e diversi strumenti. Penso che la Giunta dovrebbe disporre di uffici più efficienti, che eseguano, giorno per giorno, quasi ora per ora riportandoli su quadranti leggibili, secondo gli strumenti che la tecnologia offre, la verifica, il controllo dell'esecutività degli atti amministrativi, della traduzione nei fatti di quanto viene deliberato.
Quante deliberazioni sono costate lunga fatica, quante leggi sono costate spremitura di cervelli, ricerche nel tempo e nello spazio e sono rimaste inapplicate perché è mancata la capacita o la volontà, strumentata, di tradurle rapidamente nei fatti.
Vi è poi l'irrinunciabile separazione tra i ruoli di maggioranza e quelli di opposizione, ma anche la constatazione che deve essere superata la concezione e la metodologia classica di questa separazione. Deve essere innovato e deve essere trovato e sperimentato qualcosa di nuovo perché il rapporto dialettico non si risolve soltanto tra maggioranza ed opposizione in un'assemblea, ma la gente vi è coinvolta. E allora la complessità dei problemi, l'estendersi delle competenze regionali, i tempi richiesti per la realizzazione e la loro strumentazione, il metodo della programmazione comportano livelli di stabilità, di continuità, di coerenza; determinano la ricerca di una nuova metodologia, di un modo più efficiente ed organico di fare l'opposizione e di proporre l'azione di governo.
Per nostra parte abbiamo cercato di contribuire alla costruzione di questo nuovo modello. Ci è stato dato atto di questo sforzo. Che ci sia stato qualcosa di specifico in Piemonte lo si può affermare facendo confronti con quanto è avvenuto in altre istituzioni vicine e lontane alla nostra, dello stesso livello o di altri livelli. Un modello nel quale la chiarezza delle impostazioni, l'assenza di ogni senso di emarginazione, di ogni tentazione alla strumentale rivalsa ha esaltato i ruoli ed ha contribuito a dare risposte alla comunità regionale.
E' per questo che noi modestamente ci disponiamo a proporre una sorta di norma di governabilità che dovrebbe essere tradotta in una legge non scritta o addirittura in una riforma statutaria perché il gioco al massacro squalifica e non paga, perché la destabilizzazione prima che maturino alternative va contro agli interessi della comunità. Va dunque bene la proposta alternativa, la battaglia frontale, ma le crisi solo quando possano presentare soluzioni costruttive e alternative, nella convinzione che un'opposizione, se ha valori, se ha originalità di proposte e se ha coerenza nel proporle, esercita comunque una funzione di governo del tutto riconoscibile e di grande efficacia.
Quindi il problema primario non è sostituire persone nelle poltrone, ma è di sostituire ad una proposta un'altra, con gli strumenti e le forze coerenti, nella stabilità, per realizzarla.
E' per questo che il funzionamento del nostro Consiglio, che per certi aspetti è ancora legato a schemi ottocenteschi, andrà ristudiato e riorganizzato, perché possa, rispetto agli sforzi; alle fatiche, al lavoro compiuto, dare risultati proporzionati.
Concludo dicendo che mi è stato dato in questi dieci anni di continuità in questo ruolo per il Gruppo un'occasione eccezionale di arricchimento un'esperienza civile ed umana indimenticabile ed irripetibile, una possibilità di conoscenza unica.
E' per questo che devo ai colleghi del mio Gruppo tutta la mia gratitudine, mandando, come se fosse presente, la mia memoria al collega Oberto scomparso, ricordando il sacrificio compiuto da Picco, avendo presente la collaborazione di ciascuno. Così come la esprimo ai rappresentanti degli altri Gruppi e ai singoli Consiglieri, con i quali stabilendo rapporti personali e di amicizia, al di là del momento e dell'impegno politico, non si è attenuato il valore del confronto politico anzi gli si è offerto un terreno perché fosse più vero, più efficace segnato da una maggiore ed inequivoca linea di distacco.
Questa compatibilità tra il contrasto od il dissenso politico ed il rapporto personale di stima e di affetto ha trovato una particolare espressione nei confronti del Presidente Viglione: la sua cordialità affettuosa, la sua capacità di generosamente superare e dimenticare le amarezze inevitabili per le incomprensioni, le critiche, che non possono mancare a chi ha pesanti responsabilità.
Ai funzionari, ai collaboratori, a chi ha penato per trascrivere velocemente i nostri interventi, a quanti in Commissione, con intelligenza hanno saputo tenere il proprio posto e nello stesso tempo immedesimarsi alternativamente nella nostra passione per meglio tradurla nei testi; e a quanti con sollecitudine anche nelle funzioni apparentemente più umili, ma essenziali alla nostra convivenza, ci hanno reso meno faticoso il vivere in un ambiente così difficile.
Ebbene, il distacco comporta sempre un' immancabile malinconia. Però è una malinconia che si risolve nella fiducia, che nasce dalla consapevolezza che, se è stato fatto qualcosa di valido, resterà e sarà ritrovato anche se non porterà dietro di sé il marchio personale. Noi a questo rinunciamo volentieri purché qualcosa del nostro lavoro viva nell'esperienza degli altri che verranno dopo di noi.
E' stata ricordata efficacemente la terribile vicenda della contraddizione rispetto alle nostre volontà di ricerca della pace, di fraternità costituita dalla sfida del terrorismo.
Ebbene, non perché qualche colpevole in più sia stato raggiunto, perch speriamo e contiamo che sia raggiunto maggiormente il cuore di quanti hanno deviato, che siano colpite qui certe irrazionali certezze e a queste si sostituiscano umane sensibilità, noi abbiamo una maggiore fiducia. Ma abbiamo anche fiducia in questa società che è in un momento di crisi, ma che a questa vuole reagire. Le istituzioni debbono concorrere a dare fiducia alla gente, che sembra smarrita perché non può gettare il proprio sguardo con sicurezza nel futuro. Da qui, da questo modesto livello, che peraltro ha impegnato forze che sono forse comparabili a quelle di più elevati livelli istituzionali del paese, può venire sicurezza che le risorse che sono presenti in questa Regione, le volontà democratiche, le capacità di lavoro, d'inventiva e di studio, se saranno collegate indirizzate da un corretto uso delle istituzioni, non potranno che dare risposta positiva al problemi della crisi economica, della crisi morale, e di quella esistenziale.
Mi è stato regalato un libro da un amico che raccoglie i discorsi di Moro. Aprendolo è tornata ancora una volta una frase significativa che credo valga per ciascuno di noi, perché ciascuno di noi ha riconosciuto nel sacrificio, che quest'uomo ha avuto un ruolo che è andato al di là di quello del suo partito, che vi è una stagione dei doveri da far fiorire.
Credo che senza enfasi possiamo dire di aver cercato di non lasciare appassire il fiore del dovere in questo Consiglio in questi anni, ma sicuramente l'impegno della stagione dei doveri deve qui e fuori di qui sempre di più essere affermato. Non con toni lamentosi o grinte seriose: deve fiorire una stagione dei doveri vissuta con letizia, con generosità con fiducia nel prossimo, con fiducia nella produttività del nostro rapporto politico che ha un momento di pausa in una verifica, in una elezione. E anche questa non va drammatizzata. Le elezioni sono un momento importante che consente ripensamenti, che modifica rapporti di forza, ma non sono l'ultimo giorno della storia o della vita di ciascuno di noi.
Sono un breve passaggio e una pausa attraverso la quale suppongo che ciascuno di voi colleghi potrà trascorrere con le migliori soddisfazioni nel presentare il meglio della propria opera ai cittadini e nel ricevere da questi il migliore contenuto di un mandato per realizzare una terza legislatura che parta dal lavoro che noi abbiamo compiuto e vada molto avanti secondo le esigenze e le speranze del Piemonte e del Paese.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Cari amici Consiglieri, permettetemi questo termine improprio e che il Presidente Sanlorenzo non mi consentirebbe nel senso formale. Sono passati cinque anni, velocemente, e questo vuol dire che sono stati interessanti che sono stati anni vissuti. Questi cinque anni hanno prodotto dei risultati.
Avevamo indicato la direzione politica nel Consiglio regionale, nei suoi Gruppi politici, con uno specifico programma avevamo detto che al Consiglio regionale spettava dare gli orientamenti, le iniziative, la direzione politica. Oggi possiamo dire che il Consiglio, che le forze politiche hanno assunto pienamente questo compito.
Stamane, all'inaugurazione del Salone internazionale dell'Automobile il Console di un Paese molto importante mi avvicinò e mi disse: "La Regione è cresciuta molto, ha preso piede" Questo vuol dire che quello che anche voi avete detto questa sera è ribaltato all'esterno. Credo che nell'opinione che ha espresso questo console, nell'opinione della gente, questa sia l'immagine della Regione.
Ci eravamo impegnati nel nuovo modo di governare, abbiamo raggiunto questo risultato? Io credo di sì. Il che vuol dire, sostanzialmente, non abusare del potere quando lo si ha e non fare dello scandalismo, perché chi ha il potere deve governare, chi è all'opposizione deve stimolare e controllare.
Abbiamo raggiunto questo risultato nell'insieme.
Ci eravamo proposti un nuovo modello di sviluppo. Era un'inversione di tendenza verso un modello che era stato lacerante, specialmente per le grandi aree urbane, per lo sviluppo selvaggio. Anche sotto questo aspetto abbiamo raggiunto risultati positivi.
Ripeto che il dato fondamentale che ha permesso questa convivenza fra di noi è stato, da parte nostra e da parte vostra, parlo in termini di governo e di opposizione, aver giocato ad armi pari. Sempre chi ha il potere e il governo dispone di leve, di bottoni, di strumenti che può far funzionare e non sempre l'opposizione può avere tali leve e tali bottoni.
Se il fioretto può essere preso come similitudine in una situazione, questo fioretto noi l'abbiamo incrociato paritariamente. Non eravamo noi con una maschera protettiva e voi a viso scoperto. Se c'era una maschera protettiva l'avevamo entrambi: non abbiamo mai avuto crisi e questo significa tutti insieme aver sofferto tante situazioni, perché non sempre le cose si possono ricomporre, non sempre lo scontro genera la verità e non sempre si è disposti a sostenere lo scontro. A volte si può cedere e, sotto questo aspetto, noi non abbiamo ceduto.
Il Consiglio non ha ceduto. Non abbiamo nemmeno avuto delle verifiche per nascondere delle crisi, il che vuol dire che il Consiglio è sempre stato l'arbitro delle decisioni politiche assunte. Non abbiamo nemmeno avuto delle verifiche extra Consiglio perché ci eravamo impegnati a portare tutto nel Consiglio, fosse anche una crisi sopravvenuta.
Abbiamo realizzato il nostro programma. Si potrà anche vedere se questo programma era il più confacente alla realtà piemontese. Ma io credo che l'abbiamo realizzato. Possiamo dire di avere fatto l'impianto legislativo a cui il Consigliere Bianchi faceva riferimento, dei grandi legislatori dell'800 che non affrontavano delle leggi settoriali, ma delle grandi leggi importanti per grosse materie. Ci siamo dotati di una serie di leggi nel campo del territorio, dei trasporti, della cultura, dell'agricoltura, leggi che potranno nel loro insieme resistere nel tempo e nei decenni, come hanno resistito le leggi dell'800.
Siamo moderatamente ottimisti per il futuro. Dicevo stamani che di fronte alle nubi minacciose, esistono anche delle realtà buone. Non apparteniamo alla schiera dei pessimisti a tutti i costi, siamo ottimisti con la capacità e la volontà che occorre per essere ottimisti.
Abbiamo agito in modo chiaro e trasparente. Nell'arco di cinque anni nessuna forza, sia di governo o di opposizione, sia di Consiglio o di Giunta, ha avuto degli appunti dal punto di vista dell'onestà, della chiarezza, della trasparenza. Abbiamo seguito la programmazione, non abbiamo fatto clientela, abbiamo abbandonato il vecchio modello. Abbiamo combattuto per la democrazia, per la salvaguardia della libertà. E se oggi una schiarita appare è anche perché le istituzioni, e in primo luogo il Consiglio regionale, per tanti anni hanno visto con chiarezza che cosa era il terrorismo, quale pericolo rappresentava, che cosa occorreva fare per combatterlo.
Il Consiglio regionale del Piemonte credo sia stato sotto questo aspetto uno degli elementi determinanti e propulsori. Ma non facciamoci illusioni. Davanti a noi è ancora un lungo periodo da combattere perché il fenomeno sia eliminato.
Noi tutti insieme possiamo dire che abbiamo la coscienza tranquilla. Si chiude questa sera il Consiglio e in democrazia si consegna tutto agli elettori; si consegna questo patrimonio, quello che abbiamo fatto, le cose che sono ancora da realizzare, le prospettive, le capacità, i programmi, i valori. Così avviene in democrazia. Spetterà agli elettori giudicare su tutto questo.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine falle ore 18,50)



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