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Dettaglio seduta n.32 del 05/02/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I Consiglieri hanno ricevuto l'ordine del giorno dei lavori odierni che contempla: Approvazione verbale precedente seduta Interpellanze ed interrogazioni Comunicazioni del Presidente Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale Istituzione della Consulta femminile regionale del Piemonte Esame di alcuni progetti di legge, concordati con i Capigruppo Nomine Progetto di regolamento concernente "Norme per l'attuazione dell'art. 3 della l.r. 13 ottobre 1972 n. 10" Informazione del Presidente della Giunta regionale sul funzionamento del CO.RE.CO. nel 1975.
Si vedrà nel corso della seduta se tutti i punti potranno avere regolare svolgimento.


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo dell'o.d.g. "Approvazione verbale precedente seduta".
Il processo verbale della precedente seduta è stato distribuito ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se nessuno ha osservazioni da muovere ritengo di poterlo considerare approvato.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Menozzi "Accertamenti in merito all'entrata in funzione di una fonderia in piombo a Frinco d'Asti"


PRESIDENTE

Il punto secondo dell'o.d.g. reca "Interpellanze e interrogazioni".
C'é una sola interrogazione del Consigliere Menozzi: "Accertamenti in merito all'entrata in funzione di una fonderia in piombo a Frinco d'Asti".
E' competente a rispondere l'Assessore Fonio. Ne ha facoltà.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente ed inquinamenti

L'insediamento a Frinco della fonderia di piombo della Società Metallurgica Astese è oggetto di approfondito esame da parte dei tecnici dell'Assessorato all'Ecologia ed in particolar modo del Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico per il Piemonte, in quanto la parte più rilevante del problema è costituita dall'inquinamento atmosferico prodotto dai composti del piombo corpuscolati, che possono venire trascinati dai fumi durante le fasi di fusione e raffinazione del piombo.
Nel gennaio del 1973 un esposto pervenuto all'Assessorato denunciava l'inizio dei lavori di costruzione della fonderia e manifestava la preoccupazione degli abitanti della zona per il pericolo di inquinamento derivante dalla lavorazione.
Furono chieste notizie in proposito all'Amministrazione comunale, che nel febbraio 1973 significava che l'impegno assunto dalla S.M.A. (Società Metallurgica Astese, proprietaria dello stabilimento) aveva "sgomberato il campo da eventuali pericoli di inquinamento atmosferico e contemporaneamente favorito il cessare dello spopolamento di Frinco" e trasmetteva al C.R.I.A.P. la relazione sugli impianti di abbattimento progettati per il trattamento degli effluenti gassosi.
Nella seduta del 4 aprile 1973 il C.R.I.A.P. esaminò la relazione anzidetta e ritenne che la Società dovesse "condurre rilevamenti sulle emissioni sia nella fase di attivazione degli impianti che successivamente e che i dati dei rilevamenti venissero trasmessi al Comitato per la valutazione delle immissioni allo scopo di consigliare al Sindaco gli eventuali provvedimenti da adottarsi ai sensi dell'art. 217 del T.U. delle LL.SS. 27 luglio 1934, n. 1265". E cioè si accontentava di pervenire a dei controlli e a delle valutazioni delle immissioni una volta che lo stabilimento fosse entrato in funzione.
Successivamente, nel febbraio 1974, l'Assessorato chiese all'Amministrazione provinciale di Asti notizie sugli eventuali progetti di depurazione delle acque presentati dalla ditta per ottenere l'autorizzazione allo scarico delle acque di lavorazione. La richiesta fu trasmessa dalla Provincia al Sindaco di Frinco, che nel marzo del 1974 informava l'Assessorato che "lo stabilimento non era ancora in funzione e che l'inizio dell'attività non poteva presumersi a breve scadenza" e che comunque "per il trattamento delle acque la S.M.A. aveva inoltrato una pratica all'Ufficio del Genio Civile di Asti".
L'ufficio risanamento ecologico della Provincia di Asti nel settembre 1975 trasmise al C.R.I.A.P. la relazione inoltrata dalla Società Metallurgica Astese per ottenere la dichiarazione di agibilità nel camino di espulsione dei fumi, affinché il Comitato esprimesse il proprio parere.
La relazione, riferendosi esclusivamente al certificato di collaudo della struttura in cemento armato del camino, depositato presso il Genio Civile di Asti, e di stretta competenza del Sindaco per quanto attiene al rilascio della dichiarazione di agibilità del camino per la sua parte costruttiva, e non conteneva alcun elemento che permettesse di valutare l'entità dell'inquinamento atmosferico derivante dallo stesso. Tuttavia, vista l'importanza del problema, si richiesero nuovi elementi che permettessero di valutare l'idoneità degli impianti installati, precisando che il C.R.I.A.P. poteva esprimere solamente un parere consultivo, in quanto Frinco non è inserito in zona di controllo A o B per l'inquinamento atmosferico.
Il Sindaco di Frinco nel dicembre 1975, in risposta a quanto sopra richiesto, inviava una relazione della S.M.A. analoga alla prima relazione inoltrata dalla società stessa nel febbraio 1973, invitando il C.R.I.A.P.
ad esprimere il parere consultivo previsto dalla legge.
Il Comitato, nella seduta del 16 gennaio u.s., ha ripreso in esame la relazione ed ha ritenuto che, sulla base degli sviluppi delle tecniche di depurazione, la concentrazione di composti del piombo residua a valle dei depuratori proposti (50 mg/m3 ), non si possa più considerare come la minima tecnicamente raggiungibile; infatti, impianti di depurazione più avanzati danno una concentrazione in polveri residua nettamente inferiore a quella indicata dalla S.M.A.
D'altra parte - dice testualmente il C.R.I.A.P. - quantità giornaliere di composti del piombo che verrebbero emesse in atmosfera sono, in relazione alla durata del ciclo lavorativo (8 16 o 24 ore/giorno) pari a 12 24 oppure 36 Kg/giorno Queste emissioni portano ad avere valori di immissione superiori al limite di legge per i composti del piombo, fissato dalla tabella annessa all'art. 8 del D P.R. 15 aprile 1971 n. 322 (regolamento di esecuzione della legge 13 luglio 1966 n. 615) in 0,01 mg/m3.
Inoltre, essendo tale limite il valore medio che non può essere superato per emissioni che abbiano la durata di 8 ore, mentre in realtà nello stabilimento S.M.A. si possono avere emissioni per 16 o 24 ore occorre operare una riduzione del limite tabellare. Aumenta così la sproporzione tra concentrazione in immissione e concentrazione limite. Il Comitato ha infine considerato che occorre tener presente anche l'introduzione secondaria dell'inquinante a cui sarebbero sottoposti gli abitanti della zona attraverso il consumo di alimenti (verdure, latte ecc.) prodotti nei dintorni dello stabilimento, che potranno essere contaminati a loro volta.
Per tutti i motivi sopraesposti, il Comitato ha ritenuto di consigliare il Sindaco di Frinco a richiedere alla S.M.A., con propria ordinanza motivata ex articolo 216, sesto comma, T.U. LL.SS., una nuova relazione dalla quale risulti la progettazione di un sistema di depurazione aggiuntivo o sostitutivo di quello già presentato, che riduca alle più basse concentrazioni tecnicamente raggiungibili gli inquinanti prodotti nella fonderia, subordinando l'entrata in funzione della stessa alla realizzazione di tali impianti, in considerazione della pericolosità del processo produttivo, contemplato tra le industrie insalubri di prima classe. Quindi, tra il C.R.I.A.P. del 1973 e quello dell'ultima seduta di gennaio c'è stata questa notevole modifica: di non posporre il controllo alla entrata in funzione dello stabilimento, ma di subordinare l'entrata in funzione dello stabilimento alla osservanza delle norme che ho citato.
Le ultime notizie, anche di stampa, riferiscono che la fonderia di Frinco si programmerebbe ora per operare in tutto il campo dei metalli non ferrosi, riducendo conseguentemente in modo notevole, sia dal punto di vista qualitativo che da quello quantitativo, l'attività nel campo del piombo.
Resta tuttavia fermo che il C.R.I.A.P è in attesa di ricevere, tramite l'Amministrazione comunale di Frinco, la nuova relazione della Società S.M.A, sollecitata con il proprio parere del 16 gennaio u.s.
Le prescrizioni del C.R.I.A.P. - che, è opportuno precisare, sono di carattere esclusivamente tecnico - saranno, sulla scorta delle nuove indicazioni relative al ciclo produttivo ed ai sistemi di depurazione estremamente rigide per quanto riguarda il rispetto dei limiti di immissione fissati dalla tabella di cui all'art. 8 del D.P.R. 15 gennaio 1971 n. 322 e terranno in massimo conto la salute degli abitanti e la tutela dell'agricoltura nel territorio di Frinco.
Se la fondiaria non farà tutto quello che può e deve fare, la Regione attraverso il C R.I A P, e l'Assessorato alla tutela dell'ambiente suggerirà tutte quelle misure cautelative che coinvolgono però la diretta competenza delle autorità locali. Perché in punto a licenza e insediamenti è chiaro che il problema è più vasto.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere interrogante, Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Siguor Presidente, colleghi Consiglieri, rilevo anzitutto che dal 24 dicembre, data di presentazione della mia interrogazione, ad oggi lo stato di tensione in loco, che inizialmente investiva solo il Comune di Frinco ed ora investe anche i Comuni limitrofi, è venuto aumentando considerevolmente.
Esprimo la mia soddisfazione per la esposizione tecnica e cronologica fornita dall'Assessore rn risposta aila predetta interrogazione. Permane però in me una forte preoccupazione, circa l'aspetto politico della questione, per quello che potrà essere l'epilogo finale, visto che è stato esplicitamente affermato che la diretta ed ultima responsabilità e della autorità locale.
Mi auguro pertanto che la Presidenza, la Giunta regionale, e specificamente l'Assessore collega Fonio, vogliano seguire attentamente la vicenda al C.R.I.A.P prima per quanto concerne il suo iter tecnico, ma direttamente, anche e soprattutto per la portata politica. Se l'odierna situazione ci induce a superare quasi giornalmente l'ostacolo di poteri non di competenza regionale, ben più ampi e ben più determinanti di quelli vertenti su di un Comune, pur sempre rispettabilissimo, dalle dimensioni modestissime come quello di Frinco, la Giunta indubbiamente dovrà sentirsi impegnata, qualora continuassero a sussistere tutti i denunciati pericoli,a compiere tutti gli sforzi possibili per la salute di tutti i cittadini e subito dopo dell'agricoltura e dell'ambiente in generale.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell' o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cerchio, Oberto, Picco, Bertorello Gandolfi, Zanone, Astengo, Fiorini.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto alla legge regionale dell'8 gennaio '76: "Modifiche ed integrazioni a taluni interventi previsti dalla legge regionale in materia di agricoltura e foreste".


Argomento:

c) Presentazione disegni di legge


PRESIDENTE

Sono stati altresì presentati da parte della Giunta regionale i seguenti disegni di legge: n. 68 - "Integrazione alla Legge regionale 19 gennaio 1974 n. 4 concernente: "Autorizzazione all'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1976' " n. 69 - "Terza nota di variazione al bilancio dell'anno finanziario 1976" n. 70 - "Soppressione degli Enti provinciali per il turismo di Alessandria, Asti, Cuneo, Novara, Torino e Vercelli" n. 71 - "Norme per l'attuazione delle direttive n. 72/159, 72/160 e 72/161 del Consiglio della Comunità Europea per la riforma dell'agricoltura".


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

d) Dimissioni del Consigliere Zanone dall'incarico di Segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio


PRESIDENTE

Ho ricevuto dal Consigliere Zanone la seguente lettera: "Caro Presidente, l'incarico che sono stato chiamato ad assumere nel Partito liberale non mi consente di partecipare con la necessaria frequenza ai lavori dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio. Devo pertanto rassegnare le dimissioni dall'incarico di Segretario.
Ringrazio te e gli altri Colleghi dell'Ufficio di Presidenza per la collaborazione di questi mesi, che costituisce per me una preziosa esperienza. Con i migliori saluti".
Nella prossima riunione dei Capigruppo dovremo esaminare la situazione che si è venuta così a creare nell'Ufficio di Presidenza.


Argomento: Comprensori

e) Distribuzione ai Consiglieri di copia della delibera della Giunta regionale concernente: "Legge regionale 4 giugno 1975, n. 41 istitutiva dei Comprensori - Attuazione delle norme transitorie"


PRESIDENTE

In data odierna viene distribuita ai Consiglieri copia della delibera della Giunta regionale concernente: "Legge regionale 4 giugno 1975, n. 41 istitutiva dei comprensori - Attuazione delle norme transitorie". La Giunta regionale ha invitato i Comuni della Regione ad assumere la deliberazione concernente l'adesione di ciascuno di essi al Comprensorio. Le deliberazioni pervenute sono tali, come emerge dai documenti allegati, da consentire la prima costituzione degli organi di comitato in ogni Comprensorio.


Argomento: Rapporti con altre Regioni - Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

f) Incontro a Firenze di Giunte e Consigli regionali sui problemi connessi all'attuazione della legge 382


PRESIDENTE

Il 31 gennaio si è svolto a Firenze un incontro di Giunte e Consigli regionali sui problemi connessi all'attuazione della legge n. 382. Vi hanno partecipato l'Assessore Bajardi e il Vice Presidente del Consiglio regionale Paganelli. Al termine dei lavori è stato approvato un documento di cui farò pervenire copia ai Capigruppo. Di particolare interesse è l'impegno assunto di un nuovo incontro per l'ultima decade di febbraio, nel corso del quale le Regioni, con i rappresentanti delle organizzazioni nazionali degli Enti locali, prenderanno in esame gli schemi dei decreti elaborati dall'apposita Commissione ministeriale, che dovrebbe per tale data aver terminato i propri lavori, al fine di coordinare modi e tempi del contributo delle Regioni sui singoli settori e sui vari problemi connessi all'attuazione della delega.
Le comunicazioni del Presidente sono terminate. Vi sono richieste di precisazioni? Possiamo allora passare al successivo punto dell'ordine del giorno.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale


PRESIDENTE

Il punto quarto dell'o.d.g. reca: "Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale".
Ha la parola il Vice Presidente della Giunta, Libertini.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Nella seduta precedente avevo dato un quadro completo della situazione in fatto di occupazione e di vertenze sul lavoro. Rispetto a quell'elenco mi limiterò ora a dar conto di alcune variazioni intervenute.
Anzitutto, vi è una variazione in senso negativo: infatti, alle vertenze aperte si è aggiunta quella per la Eaton di Casale, che produce componenti per elettrodomestici e dà lavoro a circa 80 persone: il gruppo multinazionale che la controlla ha comunicato alla Regione la decisione di chiudere lo stabilimento di Casale, e quindi si è iniziata una procedura di vertenza.
Per le Manifatture di Verbania (610 dipendenti) siamo entrati nella fase di apertura di trattativa Ministero-Regione rispetto all'eventualità dell'ingresso nella società di un nuovo proprietario. Ma è presto per dare notizie precise in merito.
La International Happy Home di Volpiano, che aveva comunicato l'intenzione di sospendere tutti i dipendenti entro il 31 gennaio, in seguito alle trattative svolte ha modificato tale decisione ed optato per la Cassa integrazione a rotazione tra i dipendenti; in relazione a trattative che continuano è possibile che vi sia tra breve anche il ritiro del provvedimento di messa in Cassa integrazione.
Una grossa azienda della nostra regione, la Bemberg di Gozzano, ieri ha informato la Regione che deve considerarsi chiusa la vertenza che si era aperta. Ieri noi abbiamo incontrato qui, a Torino, Il Consiglio di fabbrica, le Organizzazioni sindacali, i rappresentanti della Provincia di Novara, i Sindaci della zona, e in tale occasione si è fatto il punto sulla situazione. La Bemberg di Gozzano, in relazione a difficoltà che riguardavano importanti cicli produttivi, aveva annunciato la necessità di una forte riduzione dell'occupazione: fino a 600 lavoratori erano minacciati di Cassa integrazione e di licenziamento, Tutto si è risolto con il prepensionamento per 132 dipendenti, L'occupazione alla Bemberg si stabilizza così, come ci è stato comunicato, al livello di 1570 dipendenti un livello che non crea più problemi. Alla fine del mese vi sarà comunque un incontro della Regione con i proprietari della Bemberg e con le Organizzazioni sindacali, perché noi non ci accontentiamo di definire la stabilizzazione dei livelli occupazionali a 1570 ma intendiamo discutere a questo punto la possibilità di una ripresa dei livelli occupazionali in rapporto a processi di diversificazione entro la Bemberg. Fra l'altro devo, far notare che alla Bemberg è da tempo in corso un processo di riduzione del numero dei dipendenti: dal '72 ad oggi si è praticamente scesi da 2200 unità ai 1570 attuali, in una zona già colpita da calo dell'occupazione. Per cui, mentre consideriamo, sia noi Regione sia i sindacati sia i Sindaci, localmente, positiva la chiusura della vertenza al livello di 1570 dipendenti, giudichiamo necessario agire perché si produca una ripresa dei livelli occupazionali.
Debbo aggiungere che abbiamo discusso ancora ieri con il Gruppo Burgo circa la sua presenza in Piemonte, e lunedì vi sarà in proposito un altro incontro. E' possibile che questa questione, che investe anche la situazione alla cartiera di Romagnano, oltre che il problema del rapporto tra gli stabilimenti di Verzuolo e di Cuneo, possa essere chiusa positivamente, in quanto vi sono stati sensibili progressi nella trattativa, anche se questa è lungi dall'essere conclusa.
Ciò detto, vorrei invitare i Consiglieri a concentrare la loro attenzione su quattro questioni importanti, che richiedono da parte nostra un notevole impegno.
Anzitutto, la questione Singer., Vi è in proposito una novità sgradevole da segnalare. Sapete tutti che nei giorni scorsi, sollecitato anche dal nostro Consiglio regionale, il Governo ha emanato un decreto con cui finanzia con dieci miliardi la GEPI e la impegna ad intervenire in un complesso di stabilimenti, tra cui la Innocenti a Milano e la Singer in Piemonte, abbandonati dalle multinazionali.
Già l'altra volta io misi in rilievo che il primo passo successivo era la costituzione da parte della GEPI di società - poiché la GEPI non pu procedere direttamente - che rilevassero i dipendenti. Voglio sottolineare che non si tratta di società che debbono poi gestire la ripresa di queste imprese, ma di società che devono provvedere a porre i lavoratori a Cassa integrazione per sei mesi e successivamente avviare con privati operazioni di ripresa produttiva: in sostanza, in mancanza della costituzione di queste Società, la GEPI non applica il decreto, non rileva i lavoratori non li mette a Cassa integrazione, e quindi rimane spazio per r licenziamenti.
In ragione del ritardo intervenuto, perché, passati ormai diversi giorni dalla emanazione del decreto, non vi è stata alcuna notizia di costituzione di società, di assunzione di dipendenti, noi ci siamo messi in contatto con l'amministratore della GEPI, prof. Grassini, ed abbiamo appreso che la GEPI ha sollevato una serie di interrogativi sulla validità del decreto governativo ed ha praticamente posto questi quesiti al Governo decisa a non procedere all'attuazione del decreto fin quando il Governo non avrà chiarito i dubbi prospettati.
Comprenderete certo tutti la gravità di questa decisione, perché fin quando questo chiarimento non vi sarà stato, la condizione dei 1800-2000 lavoratori della Singer rimarrà priva di qualsiasi copertura dal punto di vista della retribuzione e dal punto di vista della loro stessa collocazione. Già ieri noi abbiamo espresso al prof. Grassini la nostra viva preoccupazione e abbiamo immediatamente comunicato al Governo un sollecito perché si proceda all'attuazione del decreto. Voglio qui stamani a nome della Giunta, reiterare pubblicamente questo invito, cui penso tutti vorranno associarsi, perché queste perplessità siano superate e perché al decreto governativo si dia pronta e sollecita attuazione; senza di che, lo voglio sottolineare, la situazione dei lavoratori della Singer e di una vasta zona precipiterebbe drammaticamente.
Naturalmente, se questo problema si risolve, rimangono aperte molte altre questioni, tutte quelle che avevamo indicato. Ma credo che la nostra attenzione debba oggi concentrarsi sullo scioglimento di questo nodo, che è essenziale per il futuro dei lavoratori della Bemberg e il loro stesso presente, per ragioni elementari di vita.
La seconda questione riguarda il maggior gruppo presente in Piemonte il gruppo FIAT, un nome che ricorre per la prima volta in queste settimane in quest'aula. I Consiglieri avranno probabilmente saputo, leggendolo sui giornali o attraverso altre vie di informazione - che il Gruppo FIAT ha preso nelle scorse settimane la decisione di trasferire alcune centinaia di lavoratori dalla Materferro, in borgo San Paolo, allo stabilimento Cromodora. I Sindacati si sono opposti a tale trasferimento e in relazione a ciò si è aperta una vertenza. La FIAT nei giorni scorsi ha comunicato che il ritardo nel trasferimento dei 600 lavoratori circa destinati a passare alla Cromodora apre per la FIAT stessa grossi problemi di organizzazione alla Cromodora rispetto ad un processo complessivo di ristrutturazione, e in ragione di ciò ha proceduto a collocare in Cassa integrazione a 32 ore i 1400 lavoratori della Cromodora. Si è aperta così una vertenza di un rilievo che tutti i Consiglieri potranno facilmente comprendere.
Nel corso di un incontro che per altre ragioni abbiamo fissato con le Organizzazioni sindacali per martedì sera, ieri l'altro, queste hanno sottoposto il problema alla Giunta regionale, sottolineando due aspetti della questione.
Il primo è un aspetto, per così dire, puramente occupazionale: si tratta, cioè, della riduzione dell'orario di lavoro per 1400 lavoratori, e contemporaneamente di una questione di contrattazione sindacale, la mobilità dei 600 lavoratori che vengono trasferiti. I Sindacati hanno espresso, nell'incontro con la Regione, la convinzione che in realtà una decisione di questo genere tenda a prefigurare, forzando i tempi, nuove localizzazioni produttive della FIAT, cioè in pratica spostamenti di stabilimenti che, ad avviso dei Sindacati, devono essere preventivamente contrattati con i Sindacati stessi e comunque devono essere decisi con i pubblici poteri.
In seguito a questo passo, che i Sindacati hanno fatto presso di noi martedì sera, ieri stesso, come avviene, del resto, in tutte le vertenze la Giunta regionale si è rivolta all'Amministratore delegato della FIAT riproponendogli i temi che le Organizzazioni sindacali ci avevano proposto esprimendo da parte nostra viva preoccupazione per l'inasprirsi dei rapporti sindacali in questa fase, sottolineando che in ogni caso la Giunta regionale non ritiene che mutamenti nelle localizzazioni territoriali possano avvenire al di fuori di una sanzione dei pubblici poteri, e chiedendo alla FIAT di realizzare un incontro a tempi rapidi con la Giunta regionale per esaminare la situazione che si è determinata alla Cromodora e alla Materferro. Siamo tuttora in attesa di una risposta formale della FIAT, ma abbiamo avuto una anticipazione telefonica, non formale, circa la disponibilità della FIAT ad un confronto con la Regione su tutta questa materia. Spero di avere una risposta definitiva nella giornata di oggi così da essere in grado di comunicarla ancora in corso di seduta.
Detto questo, mi corre l'obbligo di dare un chiarimento che ha un rilievo maggiore forse della questione in se stessa. E' stato scritto da molti giornali, in relazione alla vicenda Cromodora e Materferro, che è in atto un processo generale di ristrutturazione dell'organizzazione del territorio, e quindi anche l'episodio della Cromodora, con un discorso che è aperto, come tutti sanno, e soprattutto sa il Consiglio, perch l'Assessore Rivalta ne ha informato il Consiglio nelle Commissioni competenti, fra la Giunta regionale e la Fiat rispetto ai suoi insediamenti produttivi, soprattutto nell'area torinese.
Voglio a questo riguardo precisare che la politica della Giunta, così com'é esposta nelle Commissioni consiliari, rimane totalmente immutata: noi siamo fermi a questi criteri, a quelle direttive. A questo problema di una organizzazione diversa del territorio giungiamo per la spinta di due cause diverse: una incidentale e un'altra che sta nelle radici programmatiche della nostra politica. La causa incidentale è che questa Giunta, appena costituita, si trovò di fronte al fatto che la FIAT aveva avuto una licenza edilizia per Candiolo, cioè per la costruzione a Candiolo di un centro direzionale dove raccogliere tutti gli impiegati FIAT, una grande concentrazione direzionale.
La Giunta, sulla base dei suoi orientamenti, ma, vorrei dire, sulla base soprattutto del dibattito che si era svolto anche in questo Consiglio nella legislatura precedente e degli orientamenti risultati prevalenti manifestò subito alla FIAT preoccupazione in questa decisione.
Preoccupazione motivata da ragioni di carattere urbanistico e territoriale: la compromissione del parco di Stupinigi e di un'area verde più complessiva, le conseguenze che possono venire rispetto al traffico, alla pendolarità, il criterio stesso di una concentrazione di impiegati in una zona di quel tipo.
La FIAT, dopo aver sostenuto in un primo momento le sue ragioni perché, in possesso di una regolare licenza edilizia, aveva iniziato degli investimenti, convenne sulla necessità di discutere con la Regione questo problema e chiese alla Giunta regionale di proporre altre localizzazioni (dico cose che nelle Commissioni competenti l'Assessore Rivalta ha già comunicato, ma lo faccio per richiamare i termini della questione, affinch non vi siano confusioni). Si è aperto così un discorso nel quale la Giunta è mossa dai suoi orientamenti generali, da quelli che saranno tradotti nel piano di coordinamento territoriale dell'area torinese, da quelli che saranno tradotti nel piano economico generale che stiamo elaborando e che presenteremo quanto prima per la discussione.
Debbo ribadire in questa occasione i criteri sui quali noi ci muoviamo da questo punto di vista. Noi riteniamo che in ogni caso vada salvaguardata la presenza nel territorio torinese di attività produttive, cioè siamo contrari ad un processo di terziarizzazione della città di Torino; pensiamo che, anche per le caratteristiche storiche della città di Torino, la presenza nella conurbazione torinese di importanti attività produttive vada salvaguardata; pensiamo che si debba procedere ad un decentramento di talune attività terziarie; pensiamo che vi sia nell'area torinese un problema acuto da risolvere, che è un problema di recupero di aree ad uso di servizi sociali, verde e servizi; pensiamo, dunque, che la riorganizzazione del territorio torinese debba avvenire tenendo presenti questi parametri e in rapporto con un progetto più complessivo di riequilibrio territoriale che riguarda l'intera regione.
Da questo punto di vista, proclamato in Consiglio, affermato nelle Commissioni, discusso, noi abbiamo espresso le nostre posizioni, e del resto su questo argomento - e ciò mi esime dal soffermarmi su un tema che mi porterebbe fuori dalle questioni che debbo trattare Assessore Rivalta riferirà già la prossima settimana nella sede che il Consiglio riterrà più idonea, Commissione o Consiglio.
Nel quadro di questi orientamenti generali, che, ribadisco, la Giunta mantiene fermi, è stata dichiarata una disponibilità della Giunta, ed io la confermo, a considerare la possibilità di un insediamento di più centri direzionali FIAT, non di uno solo, nell'area torinese. Cioè, noi abbiamo espresso contrarietà non solo all'insediamento a Candiolo, ma ad ogni insediamento di Centro direzionale unificato, per le conseguenze che esso può avere sull'organizzazione del territorio; abbiamo espresso disponibilità, invece, a considerare più centri direzionali, purch l'insediamento di più centri direzionali si inquadri in un disegno di organizzazione del territorio organico, che risponda ai parametri che prima ho ricordato e che più volte la Giunta ha avuto occasione di enunciare.
Abbiamo detto alla FIAT, e ripetiamo qui pubblicamente, che noi riteniamo che decisioni di questo tipo debbano essere non solo discusse e definite con i pubblici poteri che hanno competenza effettiva in questo campo, ma devono risultare da un accordo fra tutte le parti sociali intendo la Regione, la FIAT nel caso in questione, il Comune di Torino, le Organizzazioni sindacali -, e che una soluzione vada vista in un quadro complessivo che abbraccia e le questioni dell'organizzazione del territorio e le questioni dello sviluppo industriale. Sotto questo angolo visuale noi siamo disponibili per una discussione complessiva, ma siamo contrari ad ogni decisione che rappresenti una forzatura unilaterale. Desidero qui dire che non siamo ora in condizioni, come Giunta, di pronunciarci sul fatto se le decisioni che riguardano Cromodora e Materferro costituiscano una forzatura rispetto alla organizzazione del territorio: se lo fossero, noi saremmo contrari, e lo diremmo alla FIAT: faremo questa verifica nell'incontro fissato con la FIAT. In ogni caso, voglio confermare che questo episodio mantiene inalterata la nostra volontà generale di procedere ad una riorganizzazione complessiva del territorio torinese lungo le direttive che sono state più volte enunciate e discusse in questo Consiglio.
Le altre due questioni sono quelle che riguardano l'Assa di Susa e la Monoservizio.
Rispetto all'Assa di Susa, della quale l'altra volta si è parlato desidero fare solo una precisazione, resa necessaria anche da quanto è stato detto nell'assemblea tenuta a Susa con le popolazioni interessate, i lavoratori, Consigli di fabbrica, forze politiche. Io debbo confermare quel che avevo rilevato nella precedente seduta: dall'esame della vertenza risulta che l'Assa - a meno che si verifichino altri fatti più gravi e a meno che la situazione economica che è esplosa determini mutamenti - non ha prospettive di crisi. E' una fabbrica che era in condizioni estremamente deteriorate, e il gruppo nuovo che vi è entrato la sta riorganizzando. Fino a qualche giorno fa almeno, aveva ottime prospettive di mercato per gli acciai speciali lavorati in Europa (vendeva in Francia e Germania). L'esame che abbiamo fatto in Regione non ha affatto portato alla conclusione che fosse nella necessità di alleggerirsi sensibilmente di personale.
L'azienda, ha posto sul nostro tavolo soltanto il problema di una esuberanza temporanea di personale relativa ai processi di ristrutturazione, del disadattamento di alcuni lavoratori rispetto ai processi produttivi in atto. La Regione, facendo anche una certa pressione sulle Organizzazioni sindacali, ha configurato una soluzione che risponde a queste due esigenze. Per il problema della necessità di allontanamento di un certo numero di lavoratori durante il processo di ristrutturazione ha proposto la Cassa integrazione a sei mesi per questi lavoratori prorogabile (e su questo abbiamo l'accordo dell'Ufficio del Lavoro, del Ministero del Lavoro, per cui è certo che la Cassa integrazione è possibile averla ed anche rinnovarla). Per porre rimedio al fatto, lamentato dall'ASSA, che un certo numero di lavoratori siano disadattati rispetto ai processi produttivi, si è offerta di organizzare, a sue spese, un corso di riqualificazione professionale, con frequenza obbligatoria (in connessione ai fenomeni di assenteismo che sono stati lamentati), con un giudizio della Regione alla fine della Cassa integrazione e del corso di riqualificazione sul profitto, sulla condotta dei lavoratori in questione, giudizio determinante rispetto ai reinserimento nel posto di lavoro. Infine, la Regione ha assunto, anche per i contatti con altri imprenditori, la responsabilità, che esorbita alquanto dai nostri limiti, ma era necessario per cercar di risolvere questa vertenza gravissima, di adoperarsi per trovare, nel caso vi fosse ancora esubero (si tratterebbe comunque soltanto di alcune unità), una collocazione in altre aziende della zona.
Vi è poi, ma è cosa del tutto minima rispetto all'insieme, il problema di cinque impiegati, per due dei quali è possibile il trasferimento in altre società del gruppo, fuori della Valle di Susa, e per altri tre una collocazione nell'ambito della Valle di Susa.
A nostro avviso, le proposte della Regione eliminano le ragioni dei contendenti. Il fatto e - voglio riconfermarlo - che la rottura interviene su una questione di principio. Perché, quando l'azienda ci risponde: noi accettiamo le proposte della Regione, ma vogliamo precisare che, comunque i 37 lavoratori che vanno in Cassa integrazione sono da intendere licenziati, salvo che il licenziamento avrà decorso alla fine della Cassa integrazione, fra sei mesi, o fra un anno se verrà, prorogata, e chiaro che è mossa da questioni di principio. Oltre tutto, un'azienda ha sempre diritto di iniziare una procedura di licenziamento, e quindi non si capisce perché debba fare questa specie di contratto di licenziamento a termine: è una cosa senza senso comune.
Noi pertanto, ribadiamo la nostra piattaforma: l'abbiamo proposta all'attenzione di Sindacati e lavoratori ed abbiamo avuto il loro consenso.
Siamo convinti che è una piattaforma che può riunificare i lavoratori superando lacerazioni e divisioni. E invitiamo l'azienda ad aderirvi preoccupati delle conseguenze di un suo rifiuto e di un suo arroccamento su posizioni che sono del tutto incomprensibili, perché non attengono più ad una vertenza sindacale ma hanno motivazioni che non possono essere prese in alcun modo in considerazione, politiche o personali.
Per la vertenza alla Monoservizio vi sono due novità. La Direzione dell' azienda, che, com'è noto, è controllata da un gruppo svedese, la Dubila, in settembre aveva annunciato alla Regione l'intenzione di chiudere completamente l'azienda di Settimo. A questa decisione noi ci siamo opposti, facendo delle controproposte. Vi è stata una trattativa, che si è svolta in parte in Svezia: al ritorno dalla Svezia appunto di una delegazione (nella Monoservizio vi sono anche italiani, vi era, fra l'altro, l'I.F.I., che si è ritirata), il gruppo svedese ci fece sapere di aver mutato intenzioni: aveva deciso di mantenere in vita lo stabilimento riducendo però l'occupazione da 320 a 200 unità. Questa soluzione fu respinta dalle Organizzazioni sindacali, e la vertenza è proseguita, fino a che l'altro sabato, nel corso di una lunga mediazione, l'Azienda è giunta ad accettare questo livello di soluzione: 230 occupati, 91 a Cassa integrazione, con l'avvertenza, però, che dimensionerà i suoi piani ai 230 occupati e che quindi alla fine della Cassa integrazione difficilmente i 91 troveranno nuovamente posto nella azienda (anche se l'azienda non intendeva dire questo nel testo dell'accordo).
Le Organizzazioni sindacali hanno rifiutato anche questa forma, perch ritengono che la Monoservizio possa avere una attività in espansione e non in riduzione, pongono il problema della politica delle multinazionali ritengono che il gruppo Dubila in realtà tenda a mantenere in Italia soltanto un servizio commerciale. C'é una certa analogia fra questo caso e il "caso CIMAT" (per il quale spero di essere in grado di dare divedi prossimo notizie positive ed importanti). Per questo la vertenza non si è chiusa ed i lavoratori presidiano la fabbrica, vi è stata una richiesta anche della proprietà di intervento delle forze di polizia per sgomberare la fabbrica, intervento che noi abbiamo finora procrastinato.
Le due novità sono queste: La prima, che la Regione e i Sindacati d'accordo, dato il carattere multinazionale della Dubila, che controlla la Monoservizio, hanno ritenuto necessario proporre la questione anche al Governo, e che per questo domani, venerdì, vi sarà presso il Ministro Toros un incontro a cui parteciperanno Sindacati e Regione.
La seconda novità, che voglio dire perché caratterizza non questo caso soltanto ma è indicativa di tutta una tematica generale, è che in questi giorni la Regione è stata contattata da due importanti gruppi, che si offrono di rilevare la Monoservizio. E' singolare che mentre l'Azienda svedese sostiene che per la Monoservizio non vi è spazio produttivo per più di 230 dipendenti, vi siano due gruppi italiani seri, il cui nome non posso precisare e che scioglieranno la riserva e faranno conoscere il nome lunedì prossimo, quali si dicono disposti ad esaminare la cosa perché ritengono invece che in quel settore vi siano possibilità di una presenza in espansione. Non so se questa possibilità si concreterà: bisognerà vedere anche che cosa ne pensa la multinazionale svedese. Però desidero sottolineare l'interesse e l'importanza di questa questione.
Questi sono i casi di cui dovevo render conto, in modo analitico, come l'ho fatto, perché si tratta di questioni importanti, da approfondire.
Voglio aggiungere, avviandomi alla conclusione, che già due settimane fa in quest'aula io ho fatto presente con forza, a nome della Giunta, i rischi cui saremmo andati incontro se alla tempesta che si è determinata sul mercato dei cambi si fosse risposto con misure di stretta monetaria. E' nostro dovere dire oggi che la stretta monetaria cui si è effettivamente addivenuti - e quando parlo di stretta monetaria non mi riferisco soltanto all'elevamento del tasso di interesse, e non si tratta di un punto, perch oggi tutta la struttura dei tassi di interesse è in movimento ascensionale ma anche della restrizione nella erogazione del credito (sono numerosi gli industriali che telefonano in Regione in questi giorni annunciando che le banche hanno chiesto loro di rientrare a brevissima scadenza, ad alcuni è stato rivolto invito a rientrare in ventiquattr'ore rispetto ai fidi e alle esposizioni) - sta aprendo nella nostra Regione problemi drammatici per una fascia importante di aziende industriali; non solo aziende che stavano uscendo faticosamente dalla crisi, valendosi anche del ricorso a certe misure creditizie, vengono stroncate nella ripresa, ma anche aziende che sono sane dal punto di vista economico, produttivo, dei rapporti di mercato ma che hanno certe esposizioni finanziarie, vedono minacciata la loro presenza sul mercato.
Voglio cioè sottolineare che le misure restrittive di politica monetaria adottata, che forse per larga misura sono efficaci (ma non voglio qui fare un dibattito di politica economica, anche se credo che presto dovremo farlo, perché dovremo pur affrontare queste questioni) a contenere il processo inflazionistico, non lo sono certamente a determinare un ritorno di capitali in Italia, perché l'esodo dei capitali non è connesso oggi, a questa variazione del tasso di interesse., L'uso, cioè, di mezzi tradizionali di intervento rischia di provocare nel nostro Paese, e, per quel che ci tocca più da vicino, nella nostra Regione, danni più gravi forse, o per lo meno altrettanto gravi di quelli che intende curare, o che ancora peggio, finiscono magari con il sommarsi a quelli che vuol curare.
Per tutti questi motivi noi dobbiamo esprimere oggi, qui, pubblicamente la nostra viva preoccupazione, e rivolgere un serio appello al Parlamento e al Governo, perché, risolvendo la crisi che è in corso, si giunga a misure di intervento sulla situazione economica che siano di diverso carattere capaci di assicurare insieme il contenimento dell'inflazione e lo sviluppo e la ripresa della produzione e della occupazione.
In questo senso, la Giunta regionale comprende i motivi che hanno indotto le organizzazioni sindacali unitarie a proclamare per domani uno sciopero generale dell'industria e intende in questa sede esprimere solidarietà a quei milioni di lavoratori che nelle prossime ore scenderanno in lotta, sottolineando, d'altro canto, che il miglior modo per la Regione di essere solidale con lo sciopero di domani non è certo quello di fare a questo riguardo ordini del giorno, ma quello di portare avanti una politica attiva, capace di generare una ripresa, di mettere in condizioni gli imprenditori di lavorare e di produrre e gli operai, i lavoratori, operai e impiegati, di avere un posto di lavoro che garantisca loro una soddisfacente condizione di vita.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Le dichiarazioni del Vice Presidente, tutte le volte che vengono fatte offrono materia a dibattiti molto impegnativi. Per l'economia dei nostri lavori penso sia meglio non cogliere lo spunto per abbandonarsi ad interventi approfonditi. Qualche cosa, però , ritengo di dover dire in merito ad alcuni dati forniti e ad alcuni problemi emersi. Premetto subito che è totale la nostra solidarietà con l'azione sia personale del Vice Presidente Libertini sia dell' esecutivo in senso generale in merito alle questioni aperte.
Per quel che riguarda la Singer, è evidente la preoccupazione nostra che già era emersa nel dibattito della scorsa settimana. Noi consideriamo ovviamente l'intervento GEPI un intervento tampone: ma se anche questo intervento tampone avviene attraverso condizionamenti o messe in dubbio dobbiamo proprio concludere che il decreto del Governo rappresenta una delle tante grida spagnolesche di infausta memoria. E' chiaro che la nostra azione dev'essere diretta, soprattutto nei confronti del Governo, a che il decreto abbia rapida attuazione, perché il respiro che viene dato attraverso l'intervento GEPI possa essere messo a frutto per una risoluzione del problema che riguarda la Singer nel nostro Piemonte e la Innocenti Leyland in Lombardia.
Per quanto concerne i problemi FIAT, mi pare che emerga dalle dichiarazioni del Vice Presidente un fatto direi permanente nella situazione del nostro Piemonte: noi discutiamo ogni volta in seguito ad atteggiamenti assunti, a decisioni prese; siamo noi, in sostanza a verificare le nostre posizioni in rapporto a decisioni che vengono assunte altrove.
Io penso che la Regione, la Giunta regionale debba farsi carico di avere con il grande complesso FIAT un rapporto globale, un rapporto che non possa far considerare ogni singolo problema come a sé stante ma che lo veda inserito in un quadro generale per quello che riguarda le ristrutturazioni in corso. E' evidente che la cautela è il primo atteggiamento da assumere ma mi pare - e del resto è emerso anche dalle parole del Vice Presidente che non si tratti in questo caso di valutare delle situazioni drammatiche ma di considerare determinate decisioni nell'ambito della verifica rispetto ai programmi della Regione, ai suoi piani.
Ecco, non so, in questo caso, se il problema accennato dal Vice Presidente del Centro direzionale unico o del Centro direzionale multiplo possa essere affrontato: è un problema sul quale personalmente sarei più portato alla valutazione del Centro direzionale unico. Anche perch obiettivamente, indipendentemente da ciò che si verifica, l'insediamento a Candiolo è sempre stato da me interpretato come una prospettiva di espansione di attività produttiva verso quell'area cuneese che di attività produttive ha indubbiamente bisogno. Ma è un problema, ripeto, che deve essere verificato con la FIAT, nella valutazione delle sue reali intenzioni,. Credo che l'atteggiamento nostro non debba essere quello di andare di volta in volta alla ricerca se questa scelta vale o non vale, e inventare noi stessi, magari, i nostri atteggiamenti sul momento: io credo che si debba agire sulla base degli strumenti che ci diamo, di quegli strumenti che certamente non abbiamo creato a caso, e che del resto sono sempre utilizzati dopo ampie consultazioni con tutti gli interessati. Mi riferisco al Piano di coordinamento territoriale, che deve andare avanti perché una volta che avremo questo piano sarà in rapporto ad esso che dovremo esigere che ogni verifica sia fatta, ogni scelta sia dimostrata compatibile. In altre parole, rivolgo una sollecitazione al varo del piano territoriale di coordinamento per la zona di Torino.
Per quello che riguarda l'accenno fatto in conclusione dal Vice Presidente circa la stretta monetaria, è ovvio che le preoccupazioni del Vice Presidente sono anche le nostre. Tutti nutriamo timore che la stretta creditizia acceleri i processi di deterioramento di situazione di industrie, anche di quelle ancora in buone condizioni. Io credo che in questo momento, ferme restando le nostre puntualizzazioni, e soprattutto l'impegno a ricercare e proporre soluzioni alternative, la sola cosa che possiamo fare, obiettivamente, è augurarci che si instauri rapidamente una autorità governativa la quale sia in grado non di mettere in funzione meccanicamente strumenti creditizi che può adottare direttamente l'autorità monetaria, svincolata da una visione generale politica, ma operando in modo selettivo quella restrizione di credito che sarà pur necessaria, in maniera da non far precipitare, peggiorandole o mortificandole, situazioni in parte già compromesse. Ecco, io credo che in questo senso l'augurio che si pu esprimere sia che la crisi governativa giunga ad una rapida conclusione per avere un esecutivo insediato nella pienezza dei suoi poteri.



PRESIDENTE

Chiede di parlare ancora il Vice Presidente della Giunta.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale.

Voglio solo dire al Consigliere Cardinali, del quale ho apprezzato l'intervento, che il modo in cui noi ci muoviamo corrisponde esattamente alle sue indicazioni. Il nostro atteggiamento in merito ai problemi del Centro direzionale FIAT (devo dire che la FIAT stessa in principio ha aderito all'idea di più centri direzionali e si è detta disponibile ad abbandonare l'idea dell'unico centro a Candiolo) non è in rapporto all'episodio della Cromodora e della Materferro, come ha scritto erroneamente qualche giornale, ma in rapporto ad un disegno complessivo di ristrutturazione, che è quello che sarà sancito nel piano di coordinamento territoriale. La vicenda della Cromodora si è inserita su questa situazione, e noi la affrontiamo come facciamo per tutte le vertenze di lavoro. Se vi fosse una connessione fra questo e un tentativo di forzare un discorso più generale noi ci opporremmo e ricondurremmo la questione nel suo quadro reale.



VALETTO Cornelio

Vorrei assicurare al Vice Presidente che non mi risulta in maniera assoluta che da parte degli istituti di credito vi siano stati negli ultimi tempi provvedimenti o anche soltanto annunci di provvedimenti restrittivi del credito verso le aziende: vi è stato invece l'avviso di una prossima applicazione di un aumento dei tassi rapportato all'aumento del tasso ufficiale di sconto.



LIBERTINI Lucio, Vice Presidente della Giunta regionale

Mi fa piacere questa sua dichiarazione. Purtroppo, però, altri industriali sono venuti da me nei giorni scorsi e mi hanno mostrato certe lettere che hanno ricevuto. Comunque, da quanto lei mi dice traggo l'auspicio confortante che non si tratta di un fenomeno generalizzato.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Istituzione della Consulta femminile regionale del Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto quinto dell'o.d.g.: "Istituzione della Consulta femminile regionale del Piemonte".
La deliberazione che viene portata oggi all'attenzione del Consiglio prima di tutto, un frutto del lavoro e della elaborazione autonoma delle rappresentanti di diciassette organizzazioni e associazioni femminili e delle rappresentanti dei movimenti giovanili e femminili dei Partiti democratici.
La proposta che viene avanzata è quella della costituzione di una Consulta femminile regionale come organo permanente di consulenza della Regione per tutti quei problemi che riguardano, direttamente o indirettamente, la condizione e i problemi della donna.
Il progetto di statuto allegato alla delibera determina con chiarezza le finalità e le strutture della Consulta. Il complesso delle proposte che vengono così avanzate configurano la nascita di un organismo originale nuovo, unitario, il primo del genere che si costituisce in Italia, e che risponde prima di tutto al principio di estendere la partecipazione delle donne e delle loro organizzazioni alla vita, alla attività legislativa promozionale e decisionale di tutti gli organi della Regione. Come tale rappresenta quindi un esperimento la cui opportunità scaturisce dalla quantità di fatti che hanno portato negli ultimi anni alla ribalta dell'attenzione dell'opinione pubblica sempre più larga la questione femminile in tutte le sue particolarità specifiche e in tutta la sua rilevanza sociale, politica e culturale.
E' appena il caso di ricordare come negli ultimi anni la nuova legge sul diritto di famiglia, la legge sul divorzio, la questione di una nuova legislazione sull'aborto, la conquista del voto a diciotto anni facciano parte di questi fatti, a loro volta resi possibili dal rilievo che la questione femminile ha progressivamente assunto come problema nazionale, e più in generale di quel tipo di società nel quale è inserito il nostro Paese. L'intero tema dei diritti civili che è oggi al centro dell'interesse ed anche dello scontro politico nel Paese non è che un aspetto, sia pure di grande rilevanza, di ciò che oggi fa registrare una domanda di partecipazione crescente delle donne alla soluzione dei problemi che sono loro ma che vanno al di là della questione femminile.
In Piemonte dobbiamo ricordare ancora una volta la centralità del problema dell'occupazione femminile, su cui già c'é stata una iniziativa della Regione Piemonte che ora si annuncia, collegata con l'iniziativa della Conferenza nazionale annunciata dal Governo per il mese di febbraio.
Mentre è sufficientemente noto che oggi in Italia solo un italiano su tre ha un posto di lavoro, non è ancora entrata nella consapevolezza generale che solo una donna su cinque possa usufruire del principale diritto fissato dalla nostra Costituzione, e soprattutto che la percentuale forza-lavoro femminile è la più bassa dei Paesi della CEE ed è calata dal 1960, quando era il 27 per cento, al 19,43 per cento nel '74, mentre è crescente il peso negativo della sottoccupazione, del lavoro nero, del lavoro a domicilio.
La Consulta si colloca quindi come la proposta di uno strumento autonomo per favorire la partecipazione delle donne come protagoniste e come responsabili dell'azione necessaria per attuare una politica dell'occupazione, della formazione professionale nei servizi sanitari e socio-sanitari, sia attraverso la consultazione necessaria su questi temi sia attraverso la promozione di iniziative che consentano un pieno inserimento della donna nella vita sociale, politica ed economica, Più in generale, la Consulta, come tutti gli altri istituti ed organi che via via la Regione sta o favorendo o istituendo, nell'attuazione sempre più articolata dei principi della partecipazione e del decentramento, tende in questo caso a fornire al movimento femminile uno strumento capace di collegare alle istituzioni democratiche - Comuni, Comprensori, Regione per rispondere alla più generale richiesta di emancipazione, di dignità, di potere delle donne, favorendo sia quell'autonomo processo di ripensamento della donna su se stessa che è il fenomeno più rilevante del momento presente, sia la continuità necessaria perché tale azione non si esaurisca nell'interesse di un momento ma costituisca permanente punto di riferimento per tutte le forze politiche del Consiglio regionale.
I signori Consiglieri hanno ricevuto il progetto di elaborazione, di statuto e di regolamento. La discussione su tale progetto è aperta. Ha chiesto la parola, come Consigliere, il Vice Presidente del Consiglio Bellomo. Ne ha facoltà.



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, signori Colleghi, prendo brevemente la parola a nome del Gruppo socialista, per esprimere la più solidale, concreta adesione alla iniziativa della costituzione della Consulta femminile piemontese.
La nostra adesione a questa iniziativa non deve essere considerata come un semplice fatto formale, meccanico: essa invece si sostanzia, nella nostra valutazione, di significati politici e sociali. Noi vediamo nella costituzione di un organismo regionale, ancorché consultivo, quale sarà la Consulta, la concretizzazione di un impegno politico, e un importante e significativo momento della lunga azione combattuta dalle donne, piemontesi ed italiane, dalle eroine del Risorgimento a quelle dell'antifascismo e delle resistenza, per ottenere quella pienezza di diritti e di riconoscimenti alcune volte riconosciuta a parole ma negata nei fatti concreti della vita civile e sociale.
Giustamente, quindi, l'Ufficio di Presidenza, unitamente alla Giunta regionale, ha promosso la costituzione di un Comitato provvisorio femminile, il quale, avvalendosi della collaborazione delle nostre Consigliere regionali, delle rappresentanze delle Associazioni femminili raggruppate nel CA.F. (Comitato Associazioni Femminili Torinesi) nonch delle rappresentanti femminili dei partiti e delle organizzazioni sindacali, provvedesse alla stesura di uno statuto, e quindi, di fatto alla costituzione della Consulta che noi oggi siamo chiamati ad approvare.
Risulta che la Regione Piemonte è la prima Regione italiana a costituire ufficialmente una Consulta per i problemi della donna, e questo fatto costituisce certamente un motivo di compiacimento per la sollecita sensibilità con cui si è data sistemazione funzionale e ufficiale ad un problema di stretta attualità, di grande significato sociale e politico quale è appunto quello della condizione della donna, dei suoi diritti delle sue aspirazioni, della sua funzione nella società civile.
E' un primato se mi passate il termine - che non deve artificiosamente gonfiarci del complesso dei primi della classe, ma che dimostra sicuramente, come nel nostro Piemonte il problema della donna, in tutta la sua dimensione - politica, sociale, umana - è un problema vero, sentito dalle nostre popolazioni, accolto nelle problematiche della classe dirigente politica.
Voglio dire che nel nostro Piemonte non siamo femministi solo a parole ma lo siamo nella realtà, nei fatti. Vorrei dire che lo siamo sempre stati quasi per una naturale vocazione, nel senso che sotto la nostra scorza ruvida, e talora aspra, in buona sostanza abbiamo sempre (o abbiamo creduto di farlo, almeno una grande parte di noi) rispettato la tradizione dell'autonomia della donna, portando rispetto a questo valore fondamentale e favorendo (o certamente non ostacolando) l'affermarsi ed il consolidarsi del principio di una vera parità reale fra uomo e donna. La donna, nel nostro Piemonte, ha sempre avuto e svolto un ruolo importantissimo, anche se certi accessi le sono stati costantemente chiusi. Non a caso è proprio in Piemonte che si sono costituite le prime associazioni femminili, che si prefiggevano, nelle varie forme e con iniziative diverse, l'emancipazione della donna, la sua tutela morale, la sua dignità sociale.
Basterebbe ricordare, per tutte quelle che sono venute dopo, la costituzione dell'Unione Cristiana delle Giovani, sorta a Torino nell'ormai lontano 1894, affiliata ancora oggi alla analoga Unione con sede a Ginevra e che rappresenta una delle più antiche associazioni femminili nel mondo.
Ma con questa Unione sono sorte, sempre a Torino, nel 1911, l'Associazione Pro Cultura femminile, che ha ancora oggi, mi risulta, la sua sede in via Cernaia; la costituzione della FILDIS (Laureate e diplomate degli istituti superiori), sorta nel 1920; l'Associazione Donne ebree italiane l'Associazione Donne dirigenti d'azienda; la Federazione donne arti professioni e affari; l'Unione Donne Italiane, e altre associazioni femminili, che hanno dato contenuti organizzativi alla volontà politica delle donne di rompere certe limitazioni loro imposte, certi schemi, certe concezioni della società maschile che le volevano soltanto ridotte a complemento dell'uomo e non invece a sue pari.
E' stata una lunga marcia di avvicinamento a quei traguardi politici e sociali, che ha avuto, evidentemente, i suoi momenti di esaltazione, ed anche i suoi momenti di sacrificio. Una marcia bagnata anche di sangue: basterebbe ricordare il grande e nobile contributo dato dalle donne piemontesi alla lotta per la liberazione dal fascismo e dal nazismo (più di trecento donne piemontesi fra cadute e deportate nei lager nazisti) basterebbe ricordare le lunghe e talora cruenti lotte sociali portate avanti dalle donne, per esempio, del mio Vercellese, nelle storiche battaglie per la conquista delle otto ore in risaia, per la conquista degli asili nido, per la conquista della parità di salario a parità di lavoro.
Basterebbe ricordare, oggi, la presenza battagliera e spesso di avanguardia delle donne del Vallesusa, della Singer, della Montedison, ed il loro prezioso, quando non insostituibile addirittura, contributo alle grandi lotte in difesa del salario e del posto di lavoro.
E sul piano politico basterebbe ricordare la presenza ormai massiccia delle donne in Parlamento, nei Comuni, nelle Province, e, perché no, qui nella nostra stessa assemblea regionale, con noi stessi, dove l'attento e sensibile contributo dialettico delle nostre Colleghe arricchisce i dibattiti che avvengono e che avverranno in quest'aula.
Rendere giustizia - è un modo svelto di esprimere un concetto fondamentale e attuale - alla donna, per tanto presto che lo si faccia sarà sempre, per gli uomini detentori fino a ieri delle stanze dei bottoni un grave ritardo storico, che pesa su di noi e che resta scritto purtroppo, nella storia del nostro Paese.
Ecco perché, per quanto possa valere, il Gruppo socialista saluta la nascita della Consulta femminile regionale; ecco perché, come socialisti garantiamo ad essa tutto l'apporto di cui siamo capaci, ma comunque tutto l'apporto che deriva da una lontana ed annosa convinzione, che ci ha portato a batterci in ogni circostanza, magari commettendo errori, ma indiscutibilmente con la chiara visione e con la fede di batterci per una causa giusta e sacrosanta.
La costituzione della Consulta femminile piemontese è legata all'anno internazionale della donna, un anno che, sul piano nazionale ma anche su quello locale, ha registrato il nascere di fermenti nuovi nel campo femminile; ha registrato l'affermarsi o annunciarsi di problematiche delicate e struggenti, l'affermarsi di nuove e più moderne idee.
La partecipazione femminile agli avvenimenti del nostro Paese non è elemento di semplice cronaca, ma è un fenomeno importante sul piano storico. La lotta della donna, la sua presenza costante e significativa in ogni momento della vita civile ha posto i problemi della donna in una nuova ottica: sarebbe un errore imperdonabile, da parte della classe dirigente tenere la testa sotto il cuscino.
Ma qui in Piemonte nessuno di noi, credo, la vuol tenere, la testa sotto il cuscino.
Ne è testimonianza la stessa natura unitaria della Consulta che ci accingiamo ad approvare oggi; ne è testimonianza la massiccia presenza delle donne italiane (e fra esse le donne piemontesi) nello scorso ottobre a Berlino, dove, davanti a duemila donne di tutta Europa, la delegazione italiana, con ricco contributo dialettico della delegazione piemontese seppe presentare un documento unitario che si è imposto per i suoi contenuti ed i suoi significati a tutte le donne europee.
Ed a Berlino, in quel congresso, erano presenti donne cattoliche e donne comuniste, socialiste ed ebree, femministe e sindacaliste, liberali e radicali: era presente il vero mondo della donna; italiana, che ha saputo dare una grande lezione di metodo e di contenuto. Una lezione che noi non abbiamo dimenticato, e che continua oggi nella richiesta sempre più pressante delle donne di conquistare definitivamente quei traguardi politici e sociali che loro competono. Quei traguardi che nel lontano 1944 in piena clandestinità, in piena lotta al fascismo e al nazismo, furono scritti su un volantino anonimo femminile, che tra le altre cose conteneva scritto: noi donne lottiamo perché le donne mantengano quel posto che si sono conquistate con il sangue e con le lacrime; a fianco dell'uomo siamo rimaste nei momenti della lotta, a fianco dell'uomo, alla pari con l'uomo vogliamo restare nei momenti della ricostruzione.
Una ricostruzione, aggiungiamo noi socialisti, che non è ancora terminata e nella quale la donna deve svolgere una sua funzione specifica che non può più essere delegata ad altri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Nell'esprimere parere favorevole per la realizzazione di questa Consulta femminile, ritengo opportuno sottolineare che il problema di fondo della società democratica non è tanto quello di una diversa valutazione in funzione delle diversificazioni che la natura ha dato ai soggetti quanto quello della totale integrazione di essi in eguaglianza di diritti e di doveri. Questa Consulta può quindi rappresentare un momento di proposizione e di verifica parziale del vero problema di fondo. La donna e l'uomo, in una società libera e democratica, sono direttamente già coinvolti nella conduzione dei problemi generali, che sono poi i problemi politici, che hanno sempre un risvolto ed un minimo comun denominatore di generalità.
Se nella società italiana esistono le premesse, con il diritto di voto riconosciuto alle donne fin dall'epoca della Costituente e tutte le successive integrazioni nell'esercizio di attività una volta riservate all'uomo, per una effettiva parità di diritti e doveri fra i soggetti di ambo i sessi, esistono ancora delle situazioni che fanno sentire la donna emarginata.
Questo èun problema che ha due risvolti: da un lato, se le condizioni sociali ed economiche del Paese consentono ancora oggi il perpetuarsi di certe situazioni, è pur vero che tutti i soggetti hanno aperte davanti a sé, teoricamente, le stesse possibilità (ed è in rapporto proprio a questo che vorrei raccomandare che si cerchi di dare alla realizzazione di questa Consulta il significato giusto, astenendosi da valutazioni in contrapposizione con la realtà, che oggi consente alla donna di operare e lottare concretamente a fianco di tutti gli altri soggetti che si battono perché avanzi un discorso comune e generale); dall'altro lato, la tendenza che può essere negativa, a voler individuare una specie di suddivisione per categorie nell'opera politica che è fondamentale dell'uomo (é l'errore che bisogna maggiormente contrastare): non esistono, a mio avviso, problemi dei giovani che debbano essere affrontati dai giovani, delle donne che debbano essere affrontati dalle donne, e problemi generali, sia degli uomini che delle donne e dei giovani, interpretati da una classe politica in cui l'uomo predomina in maniera determinante).
Se la lotta della competizione della vita e della affermazione degli ideali è di tutti quanti, è necessario che l'azione politica, legislativa amministrativa che a noi è delegata venga svolta consultando il momento in cui forse le donne hanno ancora bisogno di essere rappresentate da un qualche cosa di tutte loro: non si deve però pensare di poter risolvere con questo il problema di una sempre maggiore integrazione. Questo presuppone la soluzione di problemi economici e sociali che nel nostro Paese ancora esistono, indipendentemente da tutta una funzione di riunione per rivendicare determinati diritti, che pur essendo risolti non trovano la loro corrispondenza quando la realtà sociale non viene modificata.
Io penso che il nostro dovere di uomini, in quanto responsabili di una conduzione dei problemi generali, sia di operare per rimuovere le cause determinanti di certe situazioni di ancora sentita e denunciata emarginazione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, la delibera che ci accingiamo ad approvare pu tentarci a scivolare, se non nel patetico, certamente nell'enfatico richiamando ruoli femminili nei vari settori della vita del nostro Paese.
Ma anche questo ha la sua utilità, se noi pensiamo che la battaglia femminile, in fondo, ha avuto inizio dal principio del secolo, e quindi solo da settant'anni circa noi abbiamo visto la donna ottenere gradualmente il riconoscimento dei suoi diritti. Sono stati indubbiamente fatti passi avanti notevolissimi: la donna ha realizzato gli obiettivi che intendeva realizzare, e oggi direi che sono le circostanze obiettive quelle che non consentono la attuazione di una pienezza dei diritti, e uno dei problemi oggettivi e proprio quello del posto di lavoro, che non fa tanto carico ad una cattiva volontà quanto a situazioni difficili che trovano sempre nella donna il punto più debole e più vulnerabile.
La costituzione della Consulta femminile per il Piemonte credo debba rappresentare per noi. Consiglio regionale del Piemonte, soprattutto un impegno a guardare avanti. Non c'è dubbio che i provvedimenti legislativi che dovremo prendere, i problemi attuativi che dovremo risolvere interesseranno ed influenzeranno fortemente il settore in cui operano le donne. E' pertanto indispensabile che questi problemi non vengano considerati in senso astratto ma debbano fare sempre riferimento ad una esperienza diretta, ad una forma di associazione che ha elaborato problemi che li ha studiati e che si è impegnata seriamente per offrire le soluzioni migliori.
La mia parte politica, che del problema femminile è stata sempre portatrice sul piano non solo della assoluta parità di diritti ma sul piano di una tutela che condiziona e qualifica l'appellativo di civile a qualsiasi Paese, evidentemente approva con impegno e con soddisfazione la delibera che oggi viene portata in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, l'anno internazionale della donna, cui fa riferimento esplicito la delibera portata adesso al nostro esame, fu indetto all'insegna dell'uguaglianza e della parità dei diritti della donna nella società moderna.
In questo quadro la Regione Piemonte (intendiamo l'Ufficio di Presidenza e la Giunta regionale) si inserisce con una iniziativa - appunto quella della istituzione di una Consulta regionale femminile - che é, ad avviso nostro, e documentatamente, scopertamente faziosa e discriminatoria.
Infatti, il Comitato promotore della Consulta è stato costituito con le rappresentanti dei movimenti femminili e dei movimenti giovanili di tutti i partiti, oltre che delle organizzazioni sindacali, fatta esclusione per la Destra Nazionale. Non solo, ma lo statuto che adesso viene portato al nostro esame, sanziona questa intollerabile discriminazione: se andiamo a leggerlo vediamo infatti, quanto alla struttura proposta, che la Consulta è aperta alle rappresentanze di ognuna delle Commissioni e dei movimenti femminili dei partiti dell'arco costituzionale, cioè la solita formula discriminante con la quale da tempo si va emarginando, si va tenendo emarginata una parte rispettabilissima di opinione pubblica e in questo caso una parte ragguardevole di elettorato femminile.
Se noi volessimo fare dello spirito potremmo dire che non ci era ignota l'esistenza di donne per così dire "diverse", ma che dovevamo essere messi di fronte a questo tipo di proposta per accorgerci che si può essere diversi anche in altro modo, che si è diversi, per esempio, perché non si fa parte di movimenti o di partiti che si autodefiniscono "democratici" e che si arrogano il diritto di considerare invece antidemocratici altri movimenti od altri partiti.
Questo, se volessimo fare dello spirito; ma il problema ci pare debba essere invece affrontato seriamente e da parte nostra lo possiamo e lo dobbiamo affrontare solo dicendo che la nostra parte politica non sottovaluta, anzi, riconosce esplicitamente l'importanza del contributo che la donna può e deve dare allo sviluppo della società; ma che evidentemente nel caso specifico, senza volere entrare nel merito della deliberatone che sta innanzi a noi, esprimendo peraltro talune perplessità in ordine alla possibilità che attraverso questo macchinoso organismo si possa veramente costruire qualcosa di concreto; dicevamo, senza entrare nel merito specifico dell'iniziativa, che noi dobbiamo forzatamente ad essa opporci, a nome della Destra Nazionale proprio per il carattere discriminante che a questo provvedimento si è inteso dare.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la professoressa Soldano, ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina

Signor Presidente, colleghi Consiglieri la relazione allegata alla proposta di istituzione della Consulta femminile regionale del Piemonte, quale organo permanente di consulenza per la Regione, e altresì l'illustrazione che qui è stata fatta dal Presidente del Consiglio regionale, sono ampiamente illustrative, ossia chiarificatrici dei criteri ispiratori, nonché della metodologia seguita per addivenire alla proposta stessa.
Gli interventi di alcuni colleghi, che mi hanno preceduto, in un certo senso, hanno approfondito il problema; quindi potrebbe anche non sembrare opportuno aggiungere altro a quanto già è stato affermato.
Tuttavia, anche a nome del Gruppo della D.C., ritengo doveroso esporre alcune considerazioni, o quanto meno precisazioni.
Lungi da me l'intenzione di aprire tutta una serie di valutazioni che richiederebbero di per sé un vero e proprio dibattito approfondito.
Comunque, puntualizzando, ritengo di dovere anzitutto precisare che la Consulta, come dice il termine stesso ripreso nella proposta di delibera allegata alla relazione, è un organo permanente di consulenza per la Regione. Questo concetto è altresì ripreso nello statuto allegato alla relazione, ove si accenna a una consulenza per tutti i problemi che riguardano, direttamente, o indirettamente, la condizione e i problemi della donna.
Mi viene pertanto spontaneo un richiamo a quella che, in sintesi, oggi definiamo "questione femminile", nel quadro dei vasti e complessi processi di liberazione che sono in atto nella società odierna, italiana in particolare: liberazione da tutto ciò che ostacola, condiziona o mortifica la piena affermazione della potenzialità umana in senso lato, e non soltanto femminile. Cioè, oggi noi viviamo una crisi che si può ritenere salutare per la nostra società, perché corrisponde ad una presa di coscienza, non soltanto delle inferiorità di tipo tradizionale, ma anche delle nuove forme di emarginazione e di condizionamento che emergono dal tessuto sociale e che interessano non soltanto la donna, ma molte categorie di persone, particolarmente i giovani e le giovani.
E' urgente dare una risposta a questa crisi e noi riteniamo che tale risposta si possa dare soltanto con la realizzazione graduale di una società che valorizzi la persona, al di sopra di certe forme esasperate di efficientismo che riducono o corrono il rischio di ridurre la persona a strumento del proprio arbitrio o di quello altrui.
La libertà, come noi la consideriamo, non può essere disgiunta da un rapporto intimo tra la persona e la comunità di cui essa fa parte, cioè la realizzazione della persona attraverso le sue qualità specifiche non pu essere disgiunta dallo sviluppo della società in cui la persona stessa è inserita.
Pertanto la questione femminile non è un problema settoriale; ma, a nostro avviso, è uno dei nodi da risolvere se vogliamo garantire una qualità nel cambiamento sociale e nel progresso civile del nostro Paese.
Noi consideriamo devianti o inadeguate certe posizioni che si ricollegano all'esaltazione della componente sessuale o che attribuiscono la liberazione della donna esclusivamente a delle strutture di tipo economico. La richiesta fondamentale della donna, oggi, è questa: essere protagonista delle sue scelte, contare di più nella società, raggiungere la piena dignità e parità non soltanto formale, ma sostanziale; in sintesi, la donna vuole essere persona ed essere riconosciuta come tale, non essere strumento; vuole essere messa, cioè, in condizione di dare un contributo cosciente e responsabile allo sviluppo della società.
Si è già parlato, in questa sede, di parità giuridica, in parte conseguita, in gran parte già raggiunta da parte della donna. Potremmo ancora evidenziare il riconoscimento dei diritti politici, il valore della partecipazione della donna alla vita sociale e pubblica, affermato almeno in senso lato, nel costume italiano. Potremmo ricordare un certo tipo di eguaglianza conseguita sul piano giuridico; potremmo fare un riferimento alla legislazione del lavoro ed in modo particolare a quelle disposizioni di legge che si riferiscono alla tutela sociale della maternità; in modo specifico dovremmo annoverare la riforma del diritto di famiglia che segna un punto fermo nel riconoscimento di una autentica parità della donna nella vita italiana.
Ma oggi esistono per tutti, uomini e donne, precisi obiettivi politici da realizzare nell'ambito della società; senza un comune impegno della donna e dell'uomo, la società non potrà realizzare una pienezza umana.
Quindi ci sembra pericoloso continuare a parlare esclusivamente di problemi della donna, "Problemi della società" preferiamo affermare, perch corrisponde a una valutazione più equilibrata, più aderente alla realtà dei problemi che nella società urgono.
Esistono, sì, nuovi problemi generali che possono, in particolare interessare anche le donne. Si tratta soprattutto, di prendere atto della necessità di un approfondimento culturale, di una elaborazione, anzi, di temi culturali e di una iniziativa successiva, più aderente alla realtà, di tipo politico. Ad esempio, per la donna esistono problemi che, in questa sede, mi pare siano già stati richiamati, con riferimento all'elevazione dei livelli formativi ed occupazionali. Potremmo evidenziare anche la necessità di una politica di sostegno alla famiglia che si tratta di realizzare, di fronte alla quale la Regione Piemonte non è insensibile.
Comunque riteniamo di dover ribadire la interdipendenza tra l'assetto della società e i problemi che si pongono concretamente alla donna.
La partecipazione della donna non é, dunque, soltanto un fatto rappresentativo, ma diventa una condizione di democrazia autentica e di espressione di una volontà veramente popolare. E' anzi, una questione di libertà, intesa come impegno positivo, come contributo reale per la realizzazione di una società diversa perché più umana.
Questi sono i motivi di fondo che ci animano nel dare l'adesione all'iniziativa per l'istituzione della Consulta femminile regionale. Non pretendiamo certo che questo significhi l'impostazione della soluzione di tutti i problemi.
Allo stesso modo, riteniamo sia doveroso prendere atto di una realtà esistente nell'istituenda Consulta femminile, nell'ambito della quale forse qualcuno vorrebbe intravedere una unità di azione, in senso assoluto, da parte di tutte le organizzazioni femminili in essa rappresentate. Ognuna di tali organizzazioni ha una sua fisionomia; ognuna ha un suo fondamento culturale, le sue aspirazioni, le sue tendenze. In democrazia è indispensabile l'articolazione, perché ciò significa ricerca autentica e possibilità di proposte aderenti ai problemi.
Nella Consulta che oggi sta per essere istituita, si tratta piuttosto di attuare un metodo di ricerca, di verifica, di confronto. Queste devono essere, a nostro avviso, le linee conduttrici di un'azione che potrebbe anche trovare, di volta in volta, su singoli problemi, una risposta concorde se non univoca.
Importante, però, ci pare questo: che la Consulta sia organo di consultazione per la Regione, su tutti i problemi che interessano la società nel suo complesso, ma di fronte ai quali la donna prova uno spiccato interesse per le sue specifiche attitudini, per le sue qualità personali, o perché la sua famiglia ne è particolarmente toccata. Vale a dire il binomio "donna-società" è per noi inscindibile, e affermare questo significa tenere presenti le espressioni e le esigenze che da tutta la società possono emergere, anche se, in particolare, esse possono essere evidenziate più chiaramente dal mondo femminile.
Non rivendicazionismo, né femminismo nel senso deteriore della parola ci anima, e particolarmente anima noi, Consiglieri regionali D.C., che di un certo mondo femminile siamo qui, in sede regionale, l'espressione piuttosto rinnoviamo un impegno comune a costruire insieme, nel modo migliore possibile una società migliore.
Noi auspichiamo che, col contributo di consultazione, di verifica e di confronto che potrà offrire la consulta femminile, si possa addivenire concretamente e comunitariamente alla costruzione di una società diversa dall'attuale; ma riteniamo altresì che una società futura che fosse costruita senza l'apporto responsabile della donna, a tutti i livelli sarebbe una società più povera in senso umano e civile oltre che politico.
Voglio pertanto cogliere l'augurio che mi pare provenga dall'intervento del collega ing. Cardinali, quando sintetizzava la proposta d'istituzione della Consulta femminile regionale come un impegno a guardare avanti in senso costruttivo e con chiara visione dei problemi concreti, oltre quella dei problemi ideali e culturali.
Lungi da noi certe espressioni enfatiche che potrebbero appartenere soltanto a una retorica di tipo ottocentesco, se non ancora precedente nel tempo. Piuttosto verifichiamo che cosa significhino quei fermenti nuovi di cui già in quest'aula si è parlato. Senza ironia, ma con un modestissimo richiamo alla realtà, mi sia consentito allora formulare una piccola domanda: "Nell'ambito dei Partiti - come qui è già stato autorevolmente affermato - fino a qual punto oggi, non solo è autorizzata o permessa, ma diciamo, facilitata - visto che vogliamo entrare in un'era nuova -, la presenza e la partecipazione effettiva e responsabile delle donne? "



PRESIDENTE

La parola alla signora Fabbris.



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, colleghi Consiglieri delle cose che sono state dette da coloro che mi hanno preceduta, credo sarebbe stato opportuno che l'approvazione della nostra delibera fosse preceduta da un ampio dibattito, perché le cose che sono state richiamate poc'anzi anche dalla collega Soldano a me paiono interessanti, per meriterebbero di essere approfondite, confrontate, verificate allo scopo di rispondere all' obiettivo che la Soldano stessa si proponeva e cioè quello di andare alla ricerca di un'unità reale, effettiva, operativa su linee e problemi che interessano e riguardano la questione femminile.
Questo, comunque, è un primo atto che nostro Consiglio si appresta a compiere, avremo tutto il tempo e l'opportunità per rimediare anche a ci che non abbiamo potuto fare stamani.
Io non intendo entrare nel merito dei problemi perché porterei il discorso troppo lontano e d'altra parte non è questo il momento. Mi permetto tuttavia rilevare come questa iniziativa si collochi nell'ambito di una situazione economica molto grave per tutto il movimento operaio ed in modo particolare per le conseguenze che ricadono sulle donne. Sappiamo tutti quali sono le difficoltà relative al diritto di lavoro ed al mantenimento dello stesso. In modo particolare le difficoltà delle lavoratrici per conciliare i problemi del lavoro con quelli della famiglia.
Le carenze delle strutture civili, sociali, scolastiche sono tra le cause principali che impediscono oggi alla donna l'esercizio completo del diritto dovere garantito dalla Costituzione al lavoro, alla vita civile e sociale in condizioni di reale parità, mantenendo così una specie di discriminazione nei confronti della donna.
D'altra parte, proprio su questi argomenti è aperto nel Paese un ampio dibattito che interessa tutto il mondo democratico e in modo particolare e specifico le donne, perché è evidente che questa situazione che si vive nella realtà di tutti i giorni urta contro le spinte progressive di questi ultimi tempi, portate avanti da tutto il mondo operaio ed in particolare dalle donne, le quali aspirano ad affermarsi in ogni campo e ad esercitare un peso maggiore nella vita economica, sociale e politica. Questa situazione urta cioè contro la nuova coscienza acquisita dalle donne dei propri diritti civili, sociali e politici, situazione che risulta in contrasto con la reale collocazione che la donna ha oggi nella società.
A me pare che questo sia il contesto nel quale si inserisce l'istituzione della Consulta femminile contenuta nella delibera che dobbiamo approvare stamattina, la quale Consulta può rappresentare un momento importante per il Consiglio regionale perché ci offre l'occasione di un confronto, di una verifica, di un incontro, di un dibattito sui temi che direttamente e indirettamente interessano le donne, ma partendo - come secondo me giustamente sottolineava la Signorina Soldano - da una pluralità di vedute, da una pluralità di idee animate da un comune obiettivo che è quello di elevare la condizione della donna.
In questo senso mi sembra che debba essere interpretata anche la finalità espressa nell'art. 1 dello statuto che il Comitato provvisorio si è dato, là dove si dice: "Inserirsi attivamente nella problematica della programmazione, pianificazione e legislazione regionale, con particolare riferimento alla situazione femminile (come ad esempio: occupazione formazione professionale, servizi socio-sanitari, diritto di famiglia).
Stabilire contatti permanenti con la base femminile per sollecitarne una più consapevole partecipazione alle decisioni che riguardano la collettività e trasmettere le istanze alla Regione".
Mi sembra che queste finalità rispondano pienamente agli obiettivi che mi è parso di cogliere anche nell'intervento della Signorina Soldano.
E a questo proposito, tenendo conto anche dell'esigenza che io avvertivo all'inizio di questo mio breve intervento, vorrei presentare al Presidente del Consiglio ed al Consiglio tutto una proposta: se questo deve essere un organismo che aiuta il Consiglio, i Partiti, gli organi legislativi, coloro che devono assumere degli impegni e delle decisioni e che per conseguenza devono tenere conto della condizione femminile, io credo che si debba stabilire un contatto vivo, reale con le donne, con le masse femminili che sono le prime a pagare le conseguenze della crisi che stiamo attraversando. Propongo quindi che il Consiglio regionale per intanto proponga ai Consigli provinciali di assumere analoghe iniziative affinché non solo in sede regionale ma anche a livello decentrato si svolga il confronto di cui tutti sentiamo l'esigenza. In questo modo rispondiamo anche all'obiettivo che si propone la Consulta regionale di stabilire dei contatti concreti con le masse femminili.
Qualcuno prima di me ha detto che è la prima iniziativa di questo tipo in Italia. Io vorrei precisare che è la prima Consulta che non è legata all'anno internazionale della donna - pur nascendo e ispirandosi a quelle motivazioni - che viene costituita in maniera permanente, mentre altre Regioni e anche Consigli comunali e provinciali hanno assunto altre iniziative legate all'anno internazionale della donna.
Sperimenteremo, vedremo cosa sarà necessario combinare per migliorare arricchire l'iniziativa, perché l'esperienza ci può insegnare.
Nell'esprimere quindi, a nome del Gruppo comunista, il parere favorevole a questa iniziativa, io mi auguro, penso con tutto il Consiglio che questo organismo possa rappresentare un momento importante nell'impegno comune ed operare affinché venga data una giusta soluzione a tutti i problemi economici, politici e sociali per elevare la condizione femminile.
Questo perché risponde non solo all'esigenza di emancipazione per la quale le donne, da sempre, si battono, ma perché risponde soprattutto ad un bisogno di sviluppo sociale e civile della società.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare.
Possiamo concludere con la proposta di approvazione della delibera che è stata consegnata ai Consiglieri.
Tralascio di leggere la relazione che è già stata oggetto del dibattito. La delibera suona: "Il Consiglio regionale del Piemonte: preso atto che il problema della donna ha assunto negli ultimi anni particolare rilevanza e che deve trovare soluzione attraverso il reale e concreto inserimento della donna, in posizione di effettiva parità, nello sviluppo della società e alla sua partecipazione a tutte le decisioni che sono volte a favorire tale sviluppo ritenuta pertanto accoglibile e rispondente ai predetti scopi la proposta di costituire una Consulta che deve specificamente occuparsi dei problemi connessi alla condizione femminile e alla completa emancipazione della donna e costituire momento obbligatorio di consulenza per gli organi regionali ogni qualvolta vengono trattati direttamente o indirettamente problemi connessi alla condizione femminile preso atto che le norme circa la istituzione della Consulta sono frutto di proposte unitariamente formulate dalle associazioni femminili e dalle forze politiche democratiche delibera 1) di istituire la Consulta femminile regionale del Piemonte, organo permanente di consulenza per la Regione per tutti quei problemi che riguardano direttamente o indirettamente la condizione e i problemi della donna 2) di approvare l'allegato statuto della Consulta stessa".
Chi è d'accordo con il progetto di delibera è pregato di alzare la mano.
Il progetto di delibera è approvato.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame disegno di legge n. 9 "Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, nonché per il funzionamento di centri d'incontro"


PRESIDENTE

Esame progetto di legge n. 9: "Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, nonch per il funzionamento di centri d'incontro".
Relatore è il Consigliere Robaldo.



ROBALDO Vitale

Chiedo cinque minuti di sospensione per vedere se è possibile trovare un accordo sul quarto comma dell'art. 6 del progetto di legge.



PRESIDENTE

Allora per non perdere troppo tempo, siccome non è sempre detto che queste piccole riunioni non occupino un quarto d'ora-venti minuti, potremo andare avanti.
Il Consigliere Robaldo pensa che la riunione sarà di quanti Consiglieri?



ROBALDO Vitale

Tre o quattro.



PRESIDENTE

Allora mentre concedo senz'altro la riunione di questi pochi Consiglieri, possiamo passare all'esame di un altro progetto di legge su cui mi pare che non vi siano obiezioni di nessun tipo.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 49 "Mantenimento di Marzia Sanfratello, figlia di Antonino, vittima della rapina avvenuta il 15 dicembre 1975"


PRESIDENTE

Passiamo allora all'esame del disegno di legge n. 49: "Mantenimento dell'orfana Marzia Sanfratello, figlia di Antonino, vittima della rapina avvenuta il 15 dicembre 1975".
Relatore è la signora Carmen Fabbris.



FABBRIS Pierina, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri la IV Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 49 con il quale la Giunta regionale ha proposto un provvedimento a favore dell'orfana Marzia Sanfratello, figlia di Antonino Sanfratello, ucciso nel corso della rapina il 15 dicembre 1975 a Torino.
Si tratta di un provvedimento di carattere eccezionale e straordinario ma pur necessario, allo scopo di trasformare in un'iniziativa concreta i sentimenti di solidarietà umana espressi da tutti i Gruppi consiliari quando il Consiglio ha appreso la notizia del grave fatto di sangue di cui l'operaio Sanfratello fu vittima.
Egli pagò con la propria vita il fatto di essersi opposto alla violenza criminale dei propri aggressori, sostituendo la propria persona agli organi istituzionali dello Stato per difendere il diritto suo e dei suoi compagni di lavoro e vivere e lavorare in pace e serenità.
Il provvedimento che viene proposto parte quindi dalla considerazione della gravità e anche dell'eccezionalità del fatto, e tende a creare le condizioni affinché la piccola figlia del coraggioso operaio, alla quale manca ora l'affetto e l'amore del padre, non debba subire in futuro le conseguenze di gravi difficoltà economiche e finanziarie.
Per questo motivo si propone perciò un intervento protratto nel tempo affinché sia possibile assicurare soprattutto in futuro alla piccola l'indispensabile per il proprio mantenimento.
Il disegno di legge si compone di tre articoli. Il primo articolo fissa la cifra di un milione da corrispondere a Marzia Sanfratello fino al raggiungimento della maggiore età e comunque fino al normale compimento degli studi universitari.
L'art 2 stabilisce le modalità di finanziamento del provvedimento stesso, prevedendo l'istituzione di un apposito capitolo di bilancio che avrà il n. 533 e che sarà intitolato "Mantenimento dell'orfana Marzia Sanfratello, figlia di Antonino, vittima della rapina avvenuta il 15 dicembre 1975".
L'art. 3 prevede la dichiarazione di urgenza.
La I Commissione ha esaminato il provvedimento sotto il profilo economico ed ha espresso parere favorevole.
Devo informare i Consiglieri che il testo della legge a loro consegnato presenta delle inesattezze di ordine formale di cui i Commissari della IV Commissione sono stati informati ed hanno provveduto a correggere nel loro testo.
Il disegno di legge che presentiamo al Consiglio e che il Presidente leggerà per l'approvazione, e già stato modificato là dove era necessario da un punto di vista formale.
La IV Commissione rassegna quindi questo disegno di legge al Consiglio raccomandandone l'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente solo per esprimere fin d'ora tutte insieme le nostre valutazioni, che sono totalmente positive in ordine alle motivazioni politiche ed umane, in ordine alla tempestività con cui si è voluto dare una risposta, che ha anche un significato etico morale nei confronti di una società così duramente turbata da squilibri, da violenze, da fatti che ne mettono in discussione la sua coesione.
L'aspetto positivo, quindi, è prevalentemente di carattere politico ed umano.
Dal punto di vista dell'attività legislativa, della continuità dei precedenti, noi rileviamo, staccando nettamente le due cose, che questa deliberazione con uno strumento legislativo debba essere considerata di natura che potremmo chiamare transitoria, nel senso che deve dare lo sbocco, l'avvio, dopo che si è fatta un'affermazione di principio, ad un eventuale provvedimento di natura più organica che non limita le provvidenze ad un caso specifico, ma dal caso specifico tragga la sua motivazione e giustificazione per un intervento che si rivolga (speriamo che non ce ne sia bisogno) ad una situazione di obiettiva generalità di situazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Solo per dichiarare brevemente, anche sulla scorta delle dichiarazioni a nostro avviso molto opportune, or ora fatte dal collega Bianchi, che la nostra parte politica voterà senz'altro a favore di questo disegno di legge, considerando il caso qui proposto come emblematico di una situazione drammatica a fronte della quale giustamente la Regione ha deciso di intervenire. Ma non per questo ritenendo che le provvidenze regionali debbano essere erogate solo in questa specifica circostanza e soltanto tenendo conto di valutazioni riferite alla rapina in oggetto. Vi sono stati altri luttuosi fatti di sangue, vi sono, purtroppo, altri orfani che piangono per avere perso i loro cari in episodi di bassa criminalità, che ancora di recente hanno insanguinato il Piemonte.
Noi vogliamo, votando a favore di questo provvedimento che si riferisce in modo particolare alla piccola Marzia Sanfratello, ricordare i figli innanzi tutto dei tutori dell'ordine, e tutti coloro che sono morti nell'adempimento del loro dovere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Ringrazio il Consiglio e la Commissione per il rapido esame del disegno di legge.
Concordo con le dichiarazioni fatte dal Capogruppo della D.C. facendo presente che al momento in cui la Giunta ha assunto questa decisione aveva ben chiaro che si trattava di un provvedimento di carattere eccezionale in quanto è un compito specifico dello Stato, e non tanto della Regione, di intervenire in situazioni di questa natura. E sta, secondo me, alla responsabilità ed al buon senso dei Consiglieri regionali considerare questa, non l'apertura di una via per interventi sostitutivi di quelli dello Stato in una situazione di criminalità diffusa, ma di approfondire bene le ragioni molto precise per le quali siamo giunti a questo provvedimento: l'operaio Sanfratello si è sostituito di fatto alle forze dell'ordine nel luogo di lavoro, in difesa delle buste paga degli operai della sua ditta; era un operaio che era stato assunto soltanto da pochi mesi e che nell'ambito di questa quasi certezza di carattere economico aveva messo su la propria famiglia e aveva avuto la piccola Marzia che oggi è destinataria di questo provvedimento.
La preoccupazione della Giunta nel proporre il disegno di legge è quella di non andare sulla linea del sussidio una tantum, cioè dell'erogazione del contributo quasi riparatorio, ma ha voluto affermare il diritto di una cittadina, colpita da un sistema sociale nel quale questi fenomeni avvengono, di avere la possibilità di svolgere, al pari degli altri, tutta quella vita civile, sociale, di studio, di lavoro che sostanzialmente la società le deve e le deve proprio in riparazione di quei guasti che nella società si sono verificati.
La preoccupazione della Giunta è che questo non sia un intervento che ne apra a pioggia una quantità perché è motivato strettamente dal fatto come è avvenuto, dalla situazione nella quale l'operaio Sanfratello si è trovato per difendere il proprio posto di lavoro, il proprio diritto alla vita, alla libertà, il proprio diritto a vivere in pace, soprattutto il diritto di far sì che quelle somme che erano il frutto del lavoro suo e dei suoi compagni di lavoro non fossero portate via. Una motivazione, quindi molto rigida e molto circoscritta, alla quale eventualmente si potrà sempre fare riferimento, ma tenendo presente che è compito specifico dello Stato come avviene nel caso delle forze dell'ordine colpite a cui la Presidenza della Repubblica, o il Ministero dell'Interno, emettono deliberazioni di massima di questo tipo, con erogazioni di somme che si aggirano intorno ai 30 milioni. Noi abbiamo voluto individuare in questo modo la risposta di carattere politico e garantire il diritto di una persona a svolgere la propria vita anche in presenza di una siffatta tragedia.
Quindi siamo sostanzialmente contrari all' istituzione di un fondo per le vittime della criminalità, questo non tocca alla Regione. Siamo favorevoli, invece, a cercare di trasformare quel momento emozionale che colpì il Consiglio nella riunione del 17 dicembre del 1975 e tradurlo in questo provvedimento di legge che oggi passerà unanimemente all'esame del Consiglio e che sarà votato, sulle linee di queste precise e ferme motivazioni espresse dalla Giunta.



PRESIDENTE

Non ho altre richieste di parola, possiamo quindi passare alla votazione della legge che suonerebbe così: "Mantenimento dell'orfana Marzia Sanfratello, figlia di Antonino, vittima della rapina avvenuta il 15 dicembre 1975".
L'art. 1 suona così: "La Regione Piemonte è autorizzata a corrispondere la somma di lire un milione annuo per concorrere al mantenimento dell'orfana Marzia Sanfratello, figlia di Antonino, vittima della rapina avvenuta il 15 dicembre 1975, fino al raggiungimento della maggiore età da parte della stessa e comunque fino al normale compimento degli studi universitari".
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Io toglierei il termine "orfana" perché è ovvio.



PRESIDENTE

Certo.
Vi sono altre osservazioni? Non ne vedo. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 36 hanno risposto si n. 36 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 All'onere di un milione, derivante dall'attuazione della presente legge per l'anno finanziario 1976, si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n 1018 dello stato di previsione della spesa per lo stesso anno, mediante l'iscrizione, nello stato di previsione medesimo, nel capitolo n. 533 con la denominazione "Mantenimento dell'orfana Marzia Sanfratello, figlia di Antonino, vittima della rapina avvenuta a Torino il 15 dicembre 1975" e lo stanziamento di un milione.
Nei bilanci per gli anni finanziari 1077 e successivi, per il periodo determinato ai sensi del precedente articolo 1, sarà istituito il capitolo n. 533, con la denominazione e lo stanziamento di cui al precedente comma.
Il Presidente della Giunta Regione è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.



FABBRIS Pierina, relatore

Bisogna modificare la dicitura "Mantenimento dell'orfana Marzia Sanfratello" con "Mantenimento di Marzia Sanfratello".



PRESIDENTE

Viene tolta anche qui la parola "orfana".
Vi sono altre osservazioni? Non ve ne sono, passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 40 hanno risposto si n. 40 Consiglieri L'art 2 e approvato.
Articolo 3 La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Vi sono richieste di parola? Nessuna, si proceda quindi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 42 hanno risposto si n. 42 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Passiamo alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 41 hanno risposto si n. 41 Consiglieri Il disegno di legge n. 49 è approvato.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Esame disegno di legge n. 64 "Contributo regionale per l'assistenza farmaceutica ed integrativa ai coltivatori diretti per l'anno 1976"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 64: "Contributo regionale per l'assistenza farmaceutica ed integrativa ai coltivatori diretti per l'anno 1976".
Relatore è il Consigliere Lombardi.



LOMBARDI Emilio, relatore

Signori Consiglieri il Consiglio regionale del Piemonte con la legge n 2 del 20 gennaio 1975 - Contributo regionale per l'assistenza farmaceutica ed integrativa ai coltivatori diretti - provvedeva ad integrare l'assistenza sanitaria a favore dei coltivatori diretti e loro familiari a carico assistiti, a norma della legge 22 novembre 1954 - n 1136 e successive modificazioni contribuendo alle spese per l'erogazione dell'assistenza farmaceutica nonché di quella integrativa, sempreché le Casse Mutue Comunali avessero deliberato di estendere tali provvidenze.
L'articolo 2 della legge affermava peraltro, che gli interventi regionali sarebbero cessati allorché lo Stato avesse assunto a proprio carico tali provvidenze sanitarie, anche in riferimento alla prevista riforma sanitaria.
In tale prospettiva, l'art. 4 ha indicato un finanziamento limitato agli anni 1974 e 1975 che oggi non può che essere riproposto per l'anno 1976 e successivi, ovvero fino a quando l'intervento statale, richiamato dall'art. 2 della legge, non diventi effettivamente operante.
E' indispensabile, quindi, il rifinanziamento del provvedimento sopra richiamato, mediante l'approvazione dell'allegato disegno di legge composto di un unico articolo, per un ammontare finanziario eguale a quello stabilito per l'anno 1975.



PRESIDENTE

Vi sono dei Consiglieri che desiderano intervenire? Non ne vedo.
Passiamo alla lettura dell'articolo unico che suona: "Ai fini dell'attuazione della legge 20 gennaio 1975 - n. 2 "Contributo regionale per l'assistenza farmaceutica ed integrativa ai coltivatori diretti" è autorizzata la spesa di 1.100 milioni per l'anno 1976.
All'onere di cui sopra, per l'anno finanziario 1976, si provvede mediante una riduzione di pari ammontare dello stanziamento di cui al capitolo 1018 del corrispondente stato di previsione della spesa e mediante l'iscrizione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 478, con la denominazione "Assistenza farmaceutica ed integrativa ai coltivatori diretti" e lo stanziamento di 1.100 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni del bilancio.
Vi sono richieste di parola? Nessuna. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 35 hanno risposto si n. 35 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 63 "Disposizioni per l'utilizzo di una seconda quota dell'avanzo finanziario alla chiusura dell'esercizio 1974"


PRESIDENTE

Esame disegno di legge n. 63 "Disposizioni per l'utilizzo di una seconda quota dell'avanzo finanziario alla chiusura dell' esercizio 1974".
Relatore è il Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano, relatore

Nel Bilancio per l'anno finanziario 1975, al Capitolo n. 35 della spesa, la Regione aveva stanziato 500 milioni, per far fronte al "Rimborso delle spese per la rinnovazione del Consiglio, derivanti dal riparto, fra la Regione e gli Enti locali, di oneri comuni della consultazione elettorale amministrativa".
Dalla rilevazione dei rendiconti già presentati dai Comuni e da valutazioni condotte con sufficiente approssimazione delle spese che altri Comuni non hanno ancora documentato, si è stimato che, per liquidare l'intera quota di spesa attribuita alla Regione, occorra un'ulteriore somma non inferiore ai 610 milioni.
Per far fronte a tale onere viene istituito, nello stato di previsione della spesa del bilancio regionale 1976, il Capitolo n. 59 con denominazione "Ulteriori oneri per il rimborso ad Enti locali di spesa per la rinnovazione del Consiglio Regionale" e con lo stanziamento di 610 milioni di lire. Ai fini della copertura di tali oneri si utilizza una quota dell'avanzo finanziario, accertato alla chiusura dell'esercizio 1974 in base al relativo rendiconto che ammontava a 1060 milioni di lire e già utilizzato per una prima quota di 450 milioni per il finanziamento della legge regionale n. 56 del 1975, in materia di trasporti.
Il disegno di legge si compone di un solo articolo, relativo all'autorizzazione dell'utilizzo della seconda quota di avanzo finanziario e alla contestuale istituzione, nel bilancio 1976, di un apposito capitolo concernente gli ulteriori oneri connessi alla rinnovazione del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di intervento? Non ne vedo, possiamo allora passare alla votazione dell'articolo unico.
"E' autorizzato l'utilizzo di una seconda quota di 610 milioni dell'avanzo finanziario accertato alla chiusura dell'esercizio 1974, in base al relativo rendiconto, per il finanziamento di ulteriori spese a carico della Regione Piemonte per lo svolgimento dell'elezione del Consiglio Regionale.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976 sarà conseguentemente iscritto il capitolo n. 59, con la denominazione "Ulteriori oneri per il rimborso ad enti locali di spese per la rinnovazione del Consiglio regionale" e lo stanziamento di 610 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Non vedo richieste di parola, si passi all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 36 hanno risposto si n. 34 Consiglieri si sono astenuti n. 2 Consiglieri L'articolo unico è approvato.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

A questo punto mi sto accorgendo di una possibilità forse per i nostri lavori: mentre i Consiglieri riuniti continuano a lavorare, possiamo passare alcune nomine e finire i lavori nella mattinata.
Passiamo alle nomine.
Designazione esperto in materia sanitaria quale componente del Comitato regionale per l'edilizia scolastica.
La Giunta deve fare una comunicazione in proposito.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

Riguardo alla nomina del consulente in materia sanitaria per l'edilizia scolastica, la Commissione nomine aveva in precedenza indicato il nominativo del signor Bonenti e quello del signor Mandrino per la consulenza sulle unità di base. Proponiamo ora l'inversione di queste due consulenze: Bonenti destinato alla Commissione per le unità di base e Mandrino in quello per l'edilizia scolastica.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda la Commissione nomine i due nominativi erano già stati esaminati, c'é però la proposta di un'inversione. Vi sono obiezioni? Non ve ne sono, si proceda allora alla distribuzione delle schede ed all'appello.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico i risultati della votazione per l'esperto in materia sanitaria: presenti e votanti n. 36 Ha riportato voti:



MANDRINO Pier Giuseppe n. 25

Schede bianche n. 11.
E' eletto il signor Mandrino Pier Giuseppe.
Per il Consorzio IACP: sostituzione del rappresentante dimissionario il nome che viene proposto è quello di Egidio Sulotto. Umberto Novarese che era stato già eletto, si è dimesso; la Commissione nomine ha esaminato la situazione, l'intesa è stata raggiunta sul nome di Egidio Sulotto.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 37 Ha riportato voti SULOTTO Egidio n. 27 Schede bianche n. 10 Proclamo eletto il Signor Sulotto Egidio.
Passerei ora alla votazione della Commissione regionale per la sistemazione idraulica e forestale per cui bisogna nominare cinque esperti.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

E' necessario rimandare questa votazione perché mi sono dimenticato di chiedere i nomi.



PRESIDENTE

Vi sono obiezioni al rinvio? Non ve ne sono.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Progetto di regolamento "Norme per l'attuazione dell'art. 3 della legge regionale 13 ottobre 1972, n. 10"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di regolamento "Norme per l'attuazione dell'art. 3 della legge regionale 13 ottobre 1972, n. 10".
Relatore è il Consigliere Luciano Rossi.



ROSSI Luciano, relatore

L'art. 3 della legge regionale 13 ottobre 1972 n. 10, relativa alla determinazione dell'indennità spettante ai membri del Consiglio e della Giunta Regionale, prevede la corresponsione al Presidente della Giunta regionale, al Presidente del Consiglio regionale, agli Assessori regionali ai componenti dell'Ufficio di Presidenza, ai Presidenti delle Commissioni legislative permanenti ed ai Consiglieri cui siano stati affidati dal Consiglio regionale speciali incarichi che comportino trasferte fuori sede dell'indennità di missione ed il rimborso delle spese di viaggio.
Il progetto di Regolamento in esame ha lo scopo di regolamentare l'applicazione del predetto art. 3, uniformandolo ai criteri stabiliti dalla legge statale in materia, come del resto previsto dallo stesso art. 3 ultimo comma con il rinvio, per quanto in esso non previsto, alle norme della legge 15/4/1961 n. 291 e successive modificazioni ed integrazioni.
Infatti il progetto di legge del Regolamento in esame, dopo aver definito i concetti genericamente contenuti nel citato art. 3 di "Speciali incarichi" che possono essere affidati ai Consiglieri regionali, e di "Fuori sede" per stabilire il diritto o meno dell'indennità di missione passa a stabilire le modalità relative alla corresponsione della predetta indennità, ponendo alcune limitazioni che sono previste anche dalla legge statale per il personale dipendente dalle Amministrazioni dello Stato.
Con la nuova normativa infatti la corresponsione della indennità di missione trova, rispetto alle modalità fin da ora seguite, una limitazione della durata della missione, la quale spetta per intero solo per ogni 24 ore di assenza, mentre per le frazioni di giornata superiore alle 5 ore viene corrisposta in ragione di un 24° per ogni ora di missione; ed una limitazione trova pure nella distanza della missione in quanto per distanze inferiori a 12 Km, da Torino l'indennità di missione non spetta, e per distanza compresa tra i 12 e i 30 Km. essa viene ridotta di un terzo.
Ulteriori limitazioni, in precedenza non applicate, riguardano i Consiglieri che fruiscono di vitto e alloggio gratuito a carico del Consiglio regionale per i quali l'indennità è ridotta a due terzi se fruiscono del vitto gratuito, alla metà se fruiscono dell'alloggio gratuito ed a un terzo se fruiscono di vitto e alloggio gratuito.
Si ritiene pertanto che la nuova regolamentazione servirà a favorire quell'uniformità di comportamento da parte degli organi regionali che tutti auspicano.
Cosa che era già stata fatta dalla Giunta regionale e che era giusto che venisse fatta anche dall'organo legislativo, ossia il Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola? Non ve ne sono.
Poiché ho visto che la relazione e il testo sono stati approvati all'unanimità dalla I Commissione e che si tratta di un progetto di regolamento e non di un atto di legge, darei per letto il testo del documento e lo metterei in votazione, se non vi sono obiezioni o proposte di modifica.
Non ne vedo, quindi pongo in votazione il progetto di regolamento sulla base della relazione fatta dal Consigliere Rossi.
Chi è d'accordo alzi la mano.
Il progetto di regolamento è approvato.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame disegno di legge n. 9 "Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, nonché per il funzionamento dei centri di incontro" (seguito)


PRESIDENTE

Il punto nono all'ordine del giorno è già inteso che va al prossimo Consiglio regionale.
Esame disegno di legge n. 9 "Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, nonch per il funzionamento dei centri di incontro".
Relatore è il Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni, relatore

Signori Consiglieri la legge regionale 29 luglio 1974, n. 21 ha previsto incentivi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori nonché per il funzionamento di centri di incontro per anziani, con uno stanziamento nel Bilancio regionale del 1974 di L. 400 milioni ed in quello del 1975 ed in quelli successivi di L. 800.000.000.
In passato questi incentivi sono stati solo in parte utilizzati dagli enti interessati: pur essendo stati ammessi a contributo tutti gli enti che, in possesso dei requisiti richiesti, avevano presentato domanda, e pur essendo stata prevista l'assegnazione massima del contributo erogabile sono state impegnate solo L. 69.355.000 per l'esercizio 1974 e lire 616.350.000 per l'esercizio del 1975.
La presunzione di spesa è inferiore ai 400 milioni in quanto solo una parte delle somme impegnate potranno essere erogate; molti enti, infatti non hanno svolto i servizi come previsto nelle rispettive relazioni programmatiche In questo modo avviene automaticamente una riduzione del contributo che è erogabile solo in rapporto alla spesa effettivamente sostenuta.
La difficoltà di reperire gli operatori sociosanitari richiesti dalla legge n. 21 e problemi politico-amministrativi dovuti ad una carente conoscenza dei significato e della validità del contenuto dei servizi alternativi previsti, ha determinato una utilizzazione graduale dei benefici della legge.
I servizi potranno essere maggiormente incentivati con una sempre maggiore azione di sensibilizzazione e consulenza da parte della Regione e dei suoi organi decentrati e con un impegno sulla tematica della formazione del personale.
Pare comunque utile introdurre modificazioni soprattutto agli articoli 2, 5 e 6 ed 8 della legge precedente, e, allo scopo di evitare confusioni e difficoltà interpretative dovute al sovrapporsi di due provvedimenti legislativi integrati, si è formulato un nuovo testo che abroga il precedente.
Il testo si compone di 12 articoli Articolo 1 E stato esteso, l'arco delle attività ammissibili a contributo, in quanto i soli servizi di assistenza domestica ed infermieristica domiciliare non sempre sono sufficienti a garantire una concreta alternativa di ricovero.
Articolo 2 In attesa della zonizzazione socio-sanitaria, che è strumento indispensabile per organizzare organicamente sul territorio questi servizi e dato il carattere dei servizi di cui all'art. 1, si è eliminato il limite minimo di abitanti per i Comuni e si è estesa la autonomia degli Enti locali aventi diritto al contributo nel coordinare le attività.
Articolo 3 E' stato elevato il contributo massimo dal 60% all'80% delle spese per l'attività di assistenza domiciliare per permettere ai Comuni, singoli o consorziati, ed alle Comunità montane di avviare i servizi necessari evitando che i nuovi oneri non siano affrontabili.
Questo nell'ottica di un sempre maggiore ruolo degli Enti diì cui all'art. 2 con l'assunzione di compiti precedentemente affidati ad Enti categoriali (ONMI, ENAOLI, ecc.).
Articoli 4 e 5 E' stata eliminata la limitazione della destinazione dei centri di incontro agli anziani, per evitare il loro isolamento sociale in ambienti riservati e contemplata la possibilità di finanziamento, da parte della Regione, per prestazioni di mensa e lavanderia.
Articolo 6 L'art. 5 della legge n. 21 dava la possibilità agli Enti beneficiari di contributi di gestire direttamente i servizi o di affidarne la gestione mediante convenzioni ad istituzioni pubbliche o private. Col presente articolo si affida comunque la direzione dei servizi all'Ente locale territoriale.
Infatti in questa fase di transizione da prestazioni assistenziali con caratteristiche emarginanti alla creazione di servizi aperti ed integrati molti Comuni, soprattutto quelli piccoli, non hanno la possibilità di avviare queste attività se non convenzionandosi con strutture già esistenti, sotto la propria responsabilità politica.
Pertanto è stata prevista la possibilità di convenzioni con Enti presenti sul territorio, nonché convenzioni con Enti mutualistici ed ospedalieri per la necessaria integrazione con le strutture dell'Ente locale, per lo svolgimento delle attività di cui alla presente legge.
Articolo 7 Sostituisce l'art 6 della legge n. 210. Sono stati eliminati i criteri di priorità nell'assegnazione dei contributi limitati a considerazione in termini di rapporti puramente numerici.
Articolo 8 Sostituisce l'art. 7 della legge n. 21. E' stato abrogato il 1° comma reso nullo dalla modifica dell'art. 2.
Articolo 9 Si tratta di un nuovo articolo, col quale si prevede un impegno della Regione in direzione della formazione degli operatori socio-sanitari.
Poiché attualmente corsi per operatori socio-sanitari sono carenti quanto inesistenti, si rende necessario prevedere l'istituzione di appositi corsi di formazione, qualificazione o riqualificazione del personale.
Articolo 10 Al fine di evitare il sovrapporsi di una normativa diversa per la stessa materia, si rende necessaria l'abrogazione della legge regionale n.
21.
Articolo 11 Questo articolo introduce un aumento dello stanziamento da L.
800.000.000 a L. 1.500.000000 per l'anno 1976 e successivi ed indica le variazioni nei capitoli di spesa all'uopo necessari.
Articolo 12 Data la necessità di comunicare tempestivamente ai Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane l'assegnazione dei contributi o dell'integrazione di quelli concessi in base alla vigente legge, necessari per l'attuazione dei servizi alternativi al ricovero, si rende necessaria l'approvazione con procedura d'urgenza del presente disegno di legge.
Il testo proposto dalla IV Commissione permanente e sottoposto al dibattito consiliare, rappresenta il frutto di un ampio e approfondito dibattito tra le forze politiche e tiene conto del contributo e dei suggerimenti avanzati. Per questo raccoglie il sostanziale accordo delle forze politiche.



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola?



VIETTI Anna Maria

Faremo poi la dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Benissimo, si passa allora all'articolato.
Art. 1 - Principi generali La Regione, in attesa della riforma dei servizi sanitari e sociali, al fine di promuovere servizi alternativi rispetto all'accoglimento in istituto e di favorire la permanenza nel proprio ambiente familiare e sociale degli anziani, degli inabili e dei minori in situazione di carente assistenza, eroga contributi a Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane.
I contributi sono assegnati in proporzione agli oneri assunti per l'attività di aiuto domestico, per la vita di relazione, per l'assistenza infermieristica e riabilitativa domiciliare, svolte da collaboratori familiari, da personale infermieristico e riabilitativo e da altro personale necessario, nonché per le spese di gestione di centri di incontro e prestazioni di mensa e lavanderia.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 43 hanno risposto si n. 43 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - Enti beneficiari I contributi sono concessi a Comuni, Consorzi di Comuni, Comunità montane che abbiano istituito od istituiscano e coordinino i servizi di cui all'art 1 della presente legge.
Qualora i servizi di cui alla presente legge siano svolti dai Consorzi di Comuni e dalle Comunità montane, non sono erogati contributi ai Comuni facenti parte delle stesse ad eccezione di quelli con popolazione superiore a 20.000 abitanti.
Se nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 44 hanno risposto si n. 44 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - Servizio di assistenza domiciliare Il servizio di assistenza domiciliare comprende prestazioni infermieristiche, riabilitative, di aiuto domestico, nonché altre iniziative dirette ad assicurare la vita di relazione.
Il contributo della Regione è determinato entro la misura massima dell'80% del costo di gestione.
Poiché nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 44 hanno risposto si n. 44 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Articolo 4 - Centri di incontro I centri di incontro, organizzati a livello residenziale ed aperti a tutta la popolazione, forniscono attività di animazione sociale, culturale e di tempo libero.
Il contributo della Regione è determinato entro la misura massima del 50% del costo di gestione.
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 43 hanno risposto si n. 43 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art 5 - Prestazioni di mensa e lavanderia Ai soggetti di cui all'art. 1 gli Enti beneficiari possono inoltre fornire prestazioni di mensa e lavanderia.
Il contributo della Regione è determinato nella misura massima dell'80 del costo di gestione.
Se nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 42 hanno risposto si n. 42 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 - Modalità di gestione Gli Enti beneficiari gestiscono direttamente i servizi di cui alla presente legge.
Gli stessi Enti, nell'ambito della direzione dei servizi e per l'espletamento dei medesimi, possono convenzionarsi con Enti presenti nel territorio.
Al fine di realizzare la necessaria integrazione delle attività di cui alla presente legge con quelle di competenza degli Enti mutualistici ed ospedalieri, gli Enti beneficiari possono convenzionarsi con i medesimi.
Le convenzioni di cui ai precedenti commi devono essere preventivamente approvate dalla Giunta regionale.
In via transitoria gli Enti beneficiari che hanno stipulato, prima del 31 dicembre 1975, convenzioni ai sensi dell'art. 5 della legge 29 luglio 1974, n. 21, sono ammessi a fruire di contributi relativi alle convenzioni in atto sino al 31.12.1976, con i fondi dello stanziamento di bilancio ai sensi della presente legge.
Le attività di cui alla presente legge sono gestite dagli Enti beneficiari, con la partecipazione dei cittadini e delle forze sindacali e sociali presenti nel territorio.
Gli stessi Enti favoriscono la partecipazione di persone volontarie alle attività relative alla vita di relazione ed ai centri di incontro.
All'art. 6 sono stati presentati due emendamenti, uno soppressivo, che a norma di regolamento viene prima nella trattazione e nella votazione, che recita: "Il quarto comma dell'art, 6 che recita: 'Le convenzioni di cui ai precedenti commi devono essere preventivamente approvate dalla Giunta regionale' è soppresso".
L'emendamento è firmato dai Consiglieri Vietti, Lombardi, Beltrami e Armella.
Il secondo emendamento, firmato dal Consigliere Robaldo, è sostitutivo e propone: "All'art. 6 quarto comma: 'Per garantire omogeneità di applicazione alla presente legge, in prospettiva di una gestione diretta da parte degli Enti beneficiari, le convenzioni di cui ai precedenti commi saranno preventivamente approvate dalla Giunta regionale' " Questo emendamento, a norma di regolamento, direi che è modificativo.
Discutiamo quindi prima l'emendamento soppressivo. Qualcuno vuole illustrarlo? La parola al Consigliere Armella.



ARMELLA Angelo

Noi riteniamo che sia positiva l'introduzione che è stata fatta nelle discussioni della Commissione dei commi II e III che consentono ai Comuni destinatari di questi interventi di convenzionarsi con Enti diversi pubblici e non pubblici, che esercitano un'attività di assistenza nel territorio.
Questi due commi che sono stati aggiunti consentono, in definitiva, di dare un servizio anche là dove le strutture dei Comuni non sono immediatamente sufficienti e dove ci sono delle altre strutture che possono essere utilizzate, sempre nell'ambito delle direzioni politiche dei Comuni stessi.
Peraltro la stessa relazione, quando fa riferimento all'art. 6, dice chiaramente che la responsabilità politica del servizio spetta ai Comuni.
Giunti a questo punto ci pare superfluo questo ulteriore comma, cioè il quarto, contenente l'approvazione della Giunta alla convenzione già concordata dai Comuni con gli Enti che si trovano in loco (Enti di assistenza, Enti mutualistici,ospedalieri ecc.) e che la convenzione, che deve essere già stata esaminata nelle delibere che i Comuni e gli Enti hanno preso dai propri organi di controllo, sia ultronea e non necessaria e che anzi finisca per essere una limitazione di quella autonomia che i Comuni hanno e che si determina attraverso la valutazione obiettiva della situazione locale e delle possibilità di dare il servizio attraverso le strutture che vi sono sempre mantenendo nel proprio ambito la direzione politica di questo servizio.
Questa è la ragione per cui noi riteniamo che questo comma debba essere soppresso



PRESIDENTE

Altri? La Giunta? La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Io pregherei caldamente il Gruppo D.C. di ritirare l'emendamento in quanto la ragione per la quale la Giunta deve vedere queste convenzioni e deve approvarle, va collocata nel quadro dei principi di indirizzo e di coordinamento che la Giunta ha, come onere, nel confronti di tutta la comunità regionale. Quindi non vi è qui nessun tentativo di esercizio di un potere repressivo nei confronti della comunità, ma proprio quel rapporto di carattere dialettico che nasce forse ancor prima della stipulazione della convenzione con gli Enti pubblici, privati e Comuni per indirizzarli sulla strada giusta.
Perché noi abbiamo introdotto questa normativa? Perché è avvenuto che spesse volte le convenzioni venissero fatte perché i Comuni avessero questi finanziamenti, ma di fatto essi si disinteressavano completamente del tipo di servizio, anche della direzione politica del servizio. E occorre rilevare, nella discussione di questo emendamento, un fatto nuovo che c'è in questo disegno di legge: il piano dell'assistenza domiciliare non lo fa la Giunta, ma lo fa il Consiglio, l'art. 7 prevede appunto che il Consiglio approvi il piano proposto dalla Giunta, la quale continua a mantenere il proprio potere discrezionale circoscritto e da verificare sempre nei confronti del Consiglio. Tanto più se si legge anche il comma quinto, che è stranamente dimenticato mentre necessariamente l'emendamento soppressivo doveva estendersi anche al quinto comma, nel quale lasciano in piedi tutte le convenzioni stipulate fino al 1976, si comprende come su queste convenzioni non si sviluppa nessuna azione, nessuna attività, consentendo agli Enti locali che le hanno stipulate di mantenerle.
Però la Giunta, direi la Regione, non può abdicare, ai propri poteri anche la considerazione che il piano regionale lo fa il Consiglio regionale, esplicando la propria funzione.
Ed è questa la ragione per cui chiedo al Gruppo della D.C. di ritirare l'emendamento, perché non è nello spirito della Giunta operare nel modo che questo emendamento potrebbe fare intendere, mentre sarei d'accordo invece di accogliere l'emendamento del Consigliere del PRI che secondo me chiarisce meglio le finalità di queste convenzioni e cioè cercare di riportare nell'Ente locale, nei Comuni, nei consorzi dei Comuni, nelle Comunità montane l'appropriazione del potere di gestire direttamente questi servizi nel più ampio rispetto del pluralismo, anzi utilizzando strutture pubbliche e private presenti nel territorio.
Questo e il significato reale al quale si vuole far fronte con il quarto comma e che trova un'esplicitazione molto più chiara (e anticipo che la Giunta lo accoglie) nell'emendamento presentato dal Consigliere repubblicano.



PRESIDENTE

Vi è quindi un invito della Giunta al Gruppo D.C. ritiene di accettarlo? La parola al Capogruppo Bianchi



BIANCHI Adriano

Signor Presidente è sempre difficile rispondere in modo non totalmente positivo ad un invito rivolto con estremo garbo.
Siamo in una materia molto opinabile, si tratta di interpretare e anticipare i comportamenti degli Enti in funzione di una o dell'altra regolamentazione, senza enfatizzare anche qui l'argomento ogni volta che si toccano i rapporti tra Regione ed Enti locali; anche il problema dell'autonomia, dell'interpretazione dell'autonomia e della responsabilità di ciascuno viene implicata. A me sembra per esempio che un'approvazione preventiva richiesta a queste convenzioni da parte della Giunta politicamente deresponsabilizza totalmente l'Ente, il quale poi dice: benissimo, l'avete fatta voi, me l'avete imposta voi, adesso la gestione è difficile, il rapporto è difficile, vedetevela voi.
Mentre invece, anche sopprimendo questo comma, nessuno sottrae alla Regione e alla Giunta per essa la facoltà di dare indicazioni, di esprimere indirizzi, di formulare schemi tipo di convenzioni, di stabilire un rapporto, un contatto con i Comuni che garantisca l'esercizio, ma in una forma corretta, che rispetti le rispettive autonomie e l'esercizio delle facoltà di coordinamento.
Quindi, senza acutizzare il contrasto, noi riterremmo di tenere fermo l'emendamento. Potremmo essere disposti ad accettare uno schema tipo da adottarsi dal Consiglio entro tre mesi dall'approvazione della legge con una formulazione di questo genere, allora sì, c'è uno schema-tipo nel quale si lascia uno spazio di adattamento e di iniziativa all'Ente locale ed è una cosa diversa da una specie di controllo preventivo di tipo amministrativo sull'esercizio di un'attività politicamente definitiva e autonoma da parte del Comune.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrero.



FERRERO Giovanni, relatore

Data la risposta del Presidente del Gruppo D.C. penso di poter brevemente fare una dichiarazione di voto a nome del nostro Gruppo.
Il nostro Gruppo è contrario all'emendamento presentato dalla D.C.
nonostante ci si renda conto che la materia ha un largo margine di opinabilità. Pertanto i mesi di discussione che ci sono stati in Commissione e l'ampia disponibilità che tutte le forze politiche hanno avuto per modificare anche questioni che potevano prestarsi, se irrigidite a valutazioni di principio, credo che ne sia la prova.
Riteniamo anche la proposta dello schema- tipo, che peraltro non è presentata in modo formale, come una proposta di difficile attuazione perché la molteplicità degli interventi possibili, la diversità delle situazioni e comunque l'opinabilità di misure ancora maggiori nella stesura di questa convenzione tipo, secondo noi non porterebbero nessun contributo sostanziale allo scioglimento di questo nodo.
Noi crediamo che lo spirito dell'art. 6 e di questo quarto comma sia quello del contesto generale della legge che dà maggiore potere al Consiglio e crediamo anche nella necessità di un impegno e di una risposta chiara da parte della Giunta, quindi in questo senso pubblica, motivata esplicita, che renda gli interessati, il Consiglio regionale, le singole forze politiche, in grado di esprimere opinioni nel momento in cui vi è la discussione in Consiglio.
Riteniamo peraltro che questo nostro atteggiamento, contrario all'emendamento D.C. non debba essere interpretato come un atteggiamento rigido o preclusivo nemmeno in confronto di questa legge e lo dimostreremo votando in un certo modo nei confronti dell'emendamento proposto dai repubblicani.
Credo che questo tipo di argomentazione già svolta in precedenza debba essere mantenuta ferma.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vecchione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Vorrei soltanto rispondere al Consigliere Bianchi che quando diciamo "approvazione preventiva" questa è finalizzata alla preparazione del piano.
Non si può presentare un piano di interventi senza sapere prima quali possono essere le convenzioni ammissibili, questo è il significato ed è un significato che va legato a quell'impegno politico che mi è stato richiesto dal mio Gruppo di costruire questo rapporto fra Regione ed Enti locali sulla questione della convenzione tipo.
Questo è un argomento che discutiamo adesso, ma lo discuteremo anche quando esamineremo la legge dei consultori. E' estremamente difficile arrivare a una convenzione tipo, proprio per la molteplice articolazione sul territorio delle esperienze e delle realtà sociali; una normale esperienza amministrativa che sto facendo in questi giorni, mi porta a rilevare richieste di Enti che presentano sfaccettature diverse rispetto al tipo di soluzione di modello astratto di convenzione che viene qui proposto. Una convenzione tipo, questa sì è repressiva in un certo senso può essere una convenzione o a maglie larghissime, e allora non vuol dire niente, oppure molto precisa, molto articolata ed allora non si può calare sulla realtà schematicamente.



BIANCHI Adriano

La convenzione tipo potrebbe essere espressa semplicemente nell'indicazione di alcune norme che devono necessariamente trovare collocazione.



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

Ed è questa la ragione per la quale accettiamo l'emendamento del Consigliere Robaldo che ha un' enunciazione di principio su questa norma ricollegandosi ai principi generali dell'art. 1 e di tutta la legge.
Questa è la motivazione che io dò in risposta alla sua interruzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali. Non vorrei però che lei intervenisse, e poi l'Assessore Vecchione dovesse rispondere un'altra volta La parola è concessa, ma cerchiamo di dare un ordine logico alla discussione.



CARDINALI Giulio

Posso anche tacere, ma vorrei intervenire in merito alla proposta di soppressione del comma quarto avanzato dai colleghi del Gruppo della D.C.
Il parere del PSDI è che il "versetto" così com'è, effettivamente possa dare adito a pensare: fa' la convenzione, e ti aspetto al varco. Ma a mio modo di vedere il concetto è un altro.
Noi riteniamo che questo avvio rappresenti un'occasione iniziale, ma certamente né conclusiva, né di proporzioni tali da risolvere o contribuire a risolvere questo grosso problema, non consenta alla Regione di perdere di vista il proprio concetto generale, i propri indirizzi, quindi la propria visione.
E vorrei, cogliendo l'occasione di questo momento, chiedere anche che si addivenga al più presto a un dibattito completo sull'argomento in Consiglio regionale.
Sotto questo aspetto noi non votiamo l'emendamento proposto dalla D.C.
per le ragioni che ho espresso e soprattutto per le finalità che noi riteniamo debbano in questa fase rimanere nell'ambito stretto della visione regionale, sulla quale evidentemente il Consiglio sarà poi anche arbitro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Robaldo.



ROBALDO Vitale

Signor Presidente, chiedo ancora cinque minuti di sospensione per vedere se è possibile trovare una soluzione.



PRESIDENTE

Se i Gruppi sono d'accordo io non ho difficoltà.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Sono d'accordo, naturalmente, di accettare questa richiesta perch tutti i tentativi per arrivare a soluzioni unitarie sono da noi tenacemente perseguiti. Mi sembra tuttavia che l'intervento del Gruppo della D.C. non abbia offerto alcuno spunto. Mi chiedo con quali proposte adesso si arrivi per modificare quanto qui è stato proposto e che mi sembra raccolga il massimo di consensi attorno all'emendamento dei repubblicani. Quali altre cose vengono fuori? Ce lo dicano, così c'é una base per incontrarci altrimenti è una pura perdita di tempo.



ROBALDO Vitale

Io ritengo che un minimo di possibilità sussista e chiedo al Presidente solo cinque minuti di orologio per vedere di trovare un punto d'accordo.



PRESIDENTE

Senz'altro, sospendo quindi la seduta per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10, riprende alle ore 13,25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Robaldo.



ROBALDO Vitale

La sospensione mi pare che abbia dato dei risultati positivi.
Propongo un emendamento al mio emendamento.



PRESIDENTE

Ritiri il precedente e presenti questo.



ROBALDO Vitale

Esatto.
Al quarto comma dell'art. 6 presento un emendamento sostitutivo che suona: "Per garantire omogeneità di applicazione della presente legge, le convenzioni di cui ai precedenti commi dovranno essere adottate di concerto tra gli Enti beneficiari e la Giunta regionale".



PRESIDENTE

Vi sono obiezioni, richieste di parola su questo emendamento che si intende sostitutivo o conclusivo della discussione che c'é stata sia sull'emendamento della D.C. sia sul precedente emendamento del PRI? Si intende che l'emendamento presentato dalla D.C. viene ritirato.



ARMELLA Angelo

Noi lo ritiriamo, ma chiediamo che l'Assessore o la Giunta presenti un regolamento per disciplinare la materia di queste convenzioni.



PRESIDENTE

La Giunta è consenziente?



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

La Giunta accoglie l'invito, sollecitando anche i Consiglieri a promuovere iniziative in questo senso.



PRESIDENTE

Dò per letto l'emendamento modificativo del comma quarto.
Chi e d'accordo con questo emendamento alzi la mano: E' accolto.
Passiamo alla votazione dell'art. 6 modificato con il testo or ora approvato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 46 hanno risposto si n. 46 Consiglieri.
L'emendamento è approvato.
Art 7 - Procedure Gli Enti interessati, per essere ammessi ai contributi previsti dalla presente legge, devono presentare, entro il 31 luglio dell'anno precedente a quello per il quale il contributo viene richiesto, domanda al Presidente della Giunta regionale, corredata da analitica documentazione, dimostrativa della tipologia del servizio, del numero e della qualifica del personale addetto, anche dell'onere dl spesa relativo.
Le richieste di contributi relative all'anno 1976 devono essere inviate, anche ad integrazione di quelle formulate ai sensi dell'art. 6 della legge 29 luglio 1974, n. 21, entro il termine di quaranta giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
Il Consiglio regionale approva il piano per la ripartizione dei contributi predisposto dalla Giunta entro il termine di giorni cinquanta dalla scadenza del termine di presentazione delle domande.
Entro il 31 marzo di ogni anno gli Enti ammessi ai contributi devono inviare all'Amministrazione regionale il consuntivo accompagnato da una relazione sull'attività svolta nell'esercizio precedente.
Se nessuno chiede la parola, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 42 hanno risposto si n. 42 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 - Norme in deroga.
Il personale che alla data di entrata in vigore della presente legge esplicita, in base a formali provvedimenti degli Enti beneficiari, i servizi previsti dalla presente legge può essere inquadrato nei ruoli organici, con le modalità previste dai singoli regolamenti, in deroga ai limiti di età.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 39 hanno risposto si n. 39 Consiglieri.
L'art: 8 è approvato.
Art. 9 La Regione, con successiva legge, promuove corsi di formazione qualificazione, riqualificazione degli operatori socio-sanitari.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 39 hanno risposto si n. 39 Consiglieri.
L'art. 9 e approvato.
Art. 10 La legge regionale 29 luglio 1974, n. 21 è abrogata dalla data di entrata in vigore della presente Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 39 hanno risposto si n. 39 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 Per la concessione dei contributi di cui agli artt. 3 e 5 della presente legge è autorizzata la spesa di L. 1.200 milioni per l'anno finanziario 1976 e per ciascuno degli anni successivi.
Per la concessione dei contributi di cui all'art. 4 della presente legge è autorizzata la spesa di L. 300 milioni per l'anno finanziario 1976 e per ciascuno degli anni successivi.
All'onere complessivo di L. 1500 milioni si provvede: per lire 800 milioni, con la disponibilità derivante dalla cessazione degli oneri stabiliti dalla legge regionale 29.7.1974, n. 21, ed iscritti al capitolo n. 546 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976, che viene soppresso per lire 700 milioni, con una riduzione di pari ammontare dello stanziamento del capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1976 e per ciascuno degli anni successivi saranno conseguentemente iscritti il capitolo n. 547 con la denominazione "Contributi a Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane nelle spese per l'assistenza agli anziani, agli inabili e ai minori", con lo stanziamento di L. 1.200 milioni, e il capitolo n. 548 con la denominazione "Contributi a Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane, per la gestione dei centri di incontro" con lo stanziamento di L. 300.000.000.
Le somme non impegnate in un esercizio sono utilizzate negli esercizi successivi per i fini per cui sono state iscritte negli stati di previsione.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Su questo articolo è arrivata una lettera del Presidente della I Commissione Luciano Rossi che dice: "Mi pregio Comunicarle che la Commissione I, nella seduta odierna, ha esaminato, ai sensi dell'art. 7 del Regolamento, il d.d.l. n. 9 "Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare per gli anziani, gli inabili ed i minori, nonché per il funzionamento dei centri di incontro" ed ha riscontrato che il d.d.l. prevede la concessione di contributi che comportano a bilancio un onere di spesa di L. 1.500 milioni e che questa spesa viene finanziata per L. 800 milioni, con la disponibilità derivante dalla cessazione della legge regionale n. 21 del 1974, e per L. 700 milioni, con la riduzione dei capitolo n. 1018 del bilancio. Infine preso atto che nello stato di previsione della spesa, al Titolo I, la legge prevede l'istituzione del capitolo n. 547, con uno stanziamento di L. 1.200 milioni relativi alle spese per l'assistenza, e del capitolo n. 548, con uno stanziamento di 300 milioni relativi alle spese per la gestione dei centri di incontro; trattandosi di spese che rientrano nel Titolo I del bilancio; la Commissione ha rilevato che possono essere autorizzate durante l'esercizio provvisorio del bilancio ed ha espresso parere favorevole".
Richieste di parola? Non ve ne sono. Passiamo all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 41 hanno risposto si n. 41 Consiglieri.
L'articolo 11 è approvato.
Posso comunicare, per la gioia dei Consiglieri regionali, che l'ufficio legislativo sta studiando una modifica tecnica dello Statuto per il sistema di votazione. Spero di potervi portare rapidamente i risultati di questa elaborazione.
Art. 12 - Dichiarazione d'urgenza La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi del sesto comma dell' art. 45 dello Statuto.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 39 hanno risposto si n. 39 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Vi sono dichiarazioni di voto? La parola alla dottoressa Vietti.



VIETTI Anna Maria

Signor Presidente, signori Consiglieri da un confronto attento tra il contenuto del disegno di legge in esame con quello della legge 29 luglio 1974 n. 21 di cui si è votata l'abrogazione, non può certo sfuggire che il provvedimento in esame altro non è che la stessa legge 21 con alcune modifiche e con la previsione di contributi agli Enti locali territoriali, anche per i servizi di lavanderia e di mensa.
Rilevo tuttavia, per precisione, che i contributi per la mensa erano già in parte previsti all'art. 4 della legge in vigore, nei contributi di gestione dei centri di incontro che dovevano fornire servizi integrati di animazione e di ristoro.
Pertanto sarebbe stato più corretto proporre modifiche ed integrazioni a tale legge, anziché proporne l'abrogazione. Tuttavia non ci soffermeremo su tale aspetto formale, ma esamineremo brevemente il contenuto del provvedimento.
Come già dichiarato in Commissione, abbiamo forti perplessità che il disegno l proposto possa incentivare un servizio di assistenza domiciliare adeguato alle esigenze delle comunità. Infatti, il disegno di legge, a differenza della legge 21, non esige la presenza di personale professionalmente qualificato, mentre i servizi previsti, per la complessità dei problemi connessi, richiedono necessariamente tale presenza.
Inoltre, l'apertura dei centri di incontro a tutta la popolazione rischia di compromettere l'intervento specializzato per gli anziani che costituiscono certamente la parte della popolazione che maggiormente necessita di servizi alternativi all'accoglimento in istituto.
Il disegno di legge supera poi l'incentivazione a costituire consorzi di Comuni per la gestione dei servizi, che nella legge 21, oltre che per la migliore utilizzazione dei fondi disponibili, esprimeva la volontà di collocare la legge nello spirito della riforma dei servizi sociali in discussione al Parlamento.
Il disegno di legge estende il tipo di prestazione, eleva il contributo massimo dal 60 all'80% sulla spesa per l'assistenza domiciliare ed estende la possibilità di beneficiare dei contributi a tutti i Comuni della Regione, indipendentemente dal numero degli abitanti, con un aumento dello stanziamento da 800 milioni a un miliardo e 500 milioni.
Tale aumento non è certamente proporzionato alle modifiche della legge soprattutto all'estensione del beneficio agli oltre 1200 Comuni della nostra regione, determinando o l'impossibilità di accoglimento delle domande, o la concessione dei cosiddetti contributi a pioggia, non risolutivi al fine della promozione di servizi qualificati.
Ed ora non si può più nemmeno affermare che gli 800 milioni annui previsti dalla legge 21 non erano spendibili perché, come si rileva dalla delibera della Giunta per l'assegnazione dei contributi per l'anno finanziario 1976, non è stato possibile assegnare agli Enti beneficiari il contributo massimo del 60% sui costi di gestione per eccedenza di richieste rispetto allo stanziamento previsto.
Com'era prevedibile la legge, che favoriva l'istituzione di nuovi servizi, non poteva essere subito integralmente operante, ma poteva esplicare la sua piena efficacia a partire dal 1976.
Espresse tali perplessità, consideriamo tuttavia la natura contingente della legge, che dovrà essere superata da una radicale riforma dei servizi sociali e non possiamo non vedere con favore, anche se rileviamo le difficoltà, il tentativo di estendere a tutti i Comuni la possibilità di istituire servizi alternativi all'accoglimento in istituto.
Inoltre, a parte alcuni miglioramenti tecnici da noi proposti ed accolti, quale l'anticipo dei termini della presentazione delle domande da parte degli enti locali affinché gli stessi possano conoscere l'entità dei contributo regionale prima dell'approvazione dei loro bilanci preventivi per determinare lo stanziamento di spesa a loro carico; quale la possibilità di erogare i contributi anche a Comuni compresi in Comunità montane beneficiarie dei contributi (Comuni che devono superare i 20.000 abitanti) evitando l'assurdo dell'impossibilità della gestione diretta dei servizi, ad esempio alle città di Pinerolo e di Biella, che sono state tra le prime in Piemonte ad istituire servizi di assistenza domiciliare, su nostra proposta sono state apportate al testo primitivo le seguenti modifiche che noi riteniamo di fondamentale importanza: 1) all'art. 6 è stata ampliata la possibilità degli Enti locali territoriali di stipulare convenzioni con Enti presenti nel territorio 2) all'art. 9 è stata prevista la promozione di corsi di formazione professionale superando il primitivo testo della Giunta che prevedeva contributi esclusivamente agli Enti locali territoriali 3) sono stati reperiti sul capitolo 1018 i 500 milioni che prima venivano sottratti al capitolo del bilancio relativo ai contributi destinati agli ECA.
Tale decisione, che diminuiva da due miliardi a un miliardo e 500 milioni i fondi annui destinati agli ECA, era inopportuna poiché, se pur concordando sull'esigenza che la riforma dei servizi sociali preveda la soppressione degli ECA, fino a quando non sia attribuita ad un altro Ente la competenza dell'assistenza economica, sarebbe errato diminuirne i fondi soprattutto tenendo conto del continuo lievitare del costo della vita della svalutazione della moneta, nonché della difficile situazione economica in atto.
Per i suddetti motivi il Gruppo D.C., pur mantenendo le perplessità espresse, formula voto favorevole al testo complessivo della legge.



PRESIDENTE

Vi sono altre dichiarazioni di voto? Non ne vedo, passiamo quindi alla votazione della legge nel suo complesso.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti n. 40 hanno risposto si n. 40 Consiglieri Il disegno di legge n 9 è approvato.


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, vorrei risparmiare ai Capigruppo una riunione per decidere l'ordine del giorno della prossima seduta. Vediamo se la metodologia è corretta.
Noi abbiamo un punto residuo dell'ordine del giorno odierno "Informazione del Presidente della Giunta regionale sul funzionamento dei CO.RE.CO", che iscriverei al primo punto all'ordine del giorno della prossima seduta.
Inoltre abbiamo la necessità di portare avanti il dibattito sull'urbanistica che era stato concordato di spostare; c'é una richiesta del Gruppo della D.C. di avviare un dibattito sulla politica sanitaria; c' un progetto di legge, ormai maturo, relativo all'intervento della Regione nella S.p.A. SAMIA che è già stato licenziato dalla Commissione e che deve soltanto essere visto nella giornata di domani dalla I Commissione per la congruità finanziaria.
Mi pare che questi quattro argomenti sono sufficienti per una seduta.
Vi è il consenso su questi punti per la seduta di giovedì prossimo? Possiamo scriverli in quest'ordine? Siamo d'accordo.
Il Consiglio regionale è convocato per la prossima settimana, giovedì con questi punti che ho citato adesso, all'ordine del giorno.


Argomento:

Interrogazione (annuncio)


PRESIDENTE

Prego il Consigliere Segretario di leggere le interrogazioni ed interpellanze pervenute all'Ufficio di Presidenza



FABBRIS Pierina, Consigliere Segretario

Interrogazione con richiesta di risposta scritta del Consigliere Colombino sull'opportunità che la Giunta regionale prenda provvedimenti per frenare la continua erosione di terreni coltivabili situati sulla sponda sinistra del Po, in Frazione Rinbosio del Comune di Villafranca Piemonte.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14)



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