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Dettaglio seduta n.316 del 13/03/80 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione presentata dai Consiglieri Paganelli, Genovese, Petrini Lombardi e Martini inerente alla stampa del piano delle risorse idriche


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Per quanto riguarda i processi verbali delle adunanze consiliari del 26 e 27 febbraio e 6 marzo, comunico che verranno distribuiti non appena sarà ultimata la loro stesura.
Interrogazione presentata dai Consiglieri Paganelli, Genovese, Petrini Lombardi e Martini inerente alla stampa del piano delle risorse idriche.
Risponde l'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

Gli interroganti sanno che fin dalla prima legislatura l'Amministrazione regionale ha pensato al piano generale delle risorse idriche come ad uno dei compiti fondamentali e come presupposto indispensabile per ogni programmazione regionale. Da qualche tempo l'importanza di un tale piano è diventata ancor più evidente per tutti alla luce dei problemi energetici in generale e di quello nucleare in particolare.
L'interesse del piano non si limita all'aspetto energetico, ma coinvolge altri problemi fondamentali. Nel termine più corretto il piano regionale delle risorse idriche va inteso quale componente del piano nazionale delle acque e pertanto deve essere costituito da elementi di natura prettamente tecnica ed economica e da componenti di carattere normativo necessari alla sua gestione. Il progetto a tal fine predisposto dall'Assessorato alla tutela dell'ambiente ha acquistato tutti gli elementi conoscitivi di natura geografica, idrogeologica, demografica ed economica ed ha messo a punto la strumentazione più idonea tale da offrire una visione globale della situazione idrica del bacino idrografico del Po limitatamente al territorio piemontese, e da consentire un'utilizzazione ottimale delle acque, nell'ambito di quelle che saranno le direttrici della programmazione economica. Analisi dettagliata della situazione idrica attuale in relazione ai molteplici usi dell'acqua, idropotabile, irrigua industriale e per produzione energia, valutazione delle disponibilità tuttora esistenti e degli interventi richiesti per una nuova utilizzazione sono i risultati più qualificanti del progetto.
Il fatto di aver scelto un sistema per lo studio del piano che coinvolgesse le strutture dell'Assessorato per prepararle anche ad una gestione dinamica ha presentato difficoltà, anche impreviste, ma ha consentito un lavoro di ricerca e di elaborazione di una massa enorme di informazione. A questo punto ci siamo trovati di fronte ad un bivio: da una parte si chiedeva insistentemente di mettere subito a disposizione tutti i dati raccolti per le esigenze emergenti dalla discussione sull'installazione delle centrali nucleari, conseguentemente la necessità di stampare il tutto in modo adeguato; dall'altra, consapevoli che lo scopo del piano è la salvaguardia e l'utilizzazione ottimale delle acque sulla base delle scelte economiche della pianificazione territoriale e sulla base del contenuto anche normativo, in quanto deve indicare l'insieme dei provvedimenti di natura tecnica e legislativa atti a conseguire la migliore utilizzazione delle risorse idriche, eravamo consapevoli che questa parte non poteva essere data al piano se non dalla discussione e dalle decisioni del Consiglio regionale.
Sapete però che l'Intercommissione per la questione nucleare ha chiesto formalmente che tutto il materiale raccolto potesse essere utilizzato per il grosso dibattito in corso sui problemi energetici. Non rimaneva quindi che provvedere alla stampa in maniera adeguata a uno scopo così impegnativo, ma non potevamo nemmeno stampare un piano che tale non pu essere chiamato se non previa discussione e approvazione del Consiglio regionale. L'abbiamo pertanto chiamato "progetto per la pianificazione delle risorse idriche del territorio piemontese". Il progetto quindi riguarda l'estensione del piano nel suo aspetto prettamente tecnico rinviando la parte normativa in attesa che in sede di programmazione economica regionale si giustifichino le previsioni di sviluppo dei singoli settori che hanno attinenza con l'uso delle acque.
Tuttavia la stampa non poteva che essere in maniera adeguata all'importanza enorme del contenuto, che si riassume in: 7000 tabelle riproducenti i dati e le informazioni della banca dei dati nonché i programmi relativi allo studio del piano 135 carte tematiche che illustrano tutti gli aspetti tecnici e programmatici del piano così distinte: n. 30 carte tematiche in scala 1:500.000 di cui n. 23 a colori e n. 8 in bianco e nero n. 105 carte tematiche in scala 1:200.000 di cui n. 70 a colori e n. 35 in bianco e nero.
Il piano inoltre sarà illustrato in una relazione tecnico-illustrativa di circa 400 pagine contenenti anche circa 70 grafici.
Data l'importanza che sta assumendo nella Società il problema dell'uso dell'acqua, si è ritenuto opportuno che al piano si dovesse dare la caratteristica di strumento di lavoro per tutte le amministrazioni locali e gli Enti (Consorzi idropotabili, Consorzi irrigai, Consorzi idraulici Consorzi di bonifica, Aziende municipalizzate, Comprensori, Comunità montane, Province, Enel, ecc.) che operano in materia di uso dell'acqua.
Inoltre, poiché il piano delle risorse idriche del territorio piemontese dovrà far parte integrante del piano interregionale relativo a tutto il bacino padano, nonché di quello nazionale; si ritiene necessario che venga portato a conoscenza, oltre che di tutte le Regioni padane, anche degli organi centrali e periferici dei Ministeri dei lavori pubblici dell'agricoltura e foreste, dell'industria e della ricerca scientifica.
Infine si ritiene opportuno divulgare il piano anche presso le associazioni di categoria interessate dall'uso delle risorse idriche.
Da quanto sopra sommariamente esposto si può rilevare facilmente che 5.000 copie risultano appena sufficienti rispetto alle normali necessità.
Se poi si aggiunge l'altra necessità, cioè massima divulgazione per i problemi energetici, si può rilevare che il numero è persino ristretto.
Data l'importanza del piano, secondo quanto sopra esposto, si è ritenuto opportuno che gli elaborati dovessero presentare una veste tipografica al livello del lavoro effettuato. A tale fine, per la stampa del piano sono state interpellate le seguenti ditte: Istituto geografico De Agostini di Novara Rotostampa Litografia di Torino ILTE di Moncalieri; ' Edit Nova di Torino I preventivi fatti pervenire dalle suddette ditte sono stati esaminati sia in rapporto alla convenienza economica, sia in rapporto alla qualità del prodotto offerto.
Le ditte infatti, oltre al costo presunto, hanno fatto pervenire campioni illustrativi sia della qualità del materiale che intendevano illustrare sia della qualità del lavoro che intendevano proporre. Dall'esame dei suddetti campioni si è potuto rilevare che le ditte De Agostini, Rotostampa e ILTE proponevano materiali e composizione cartografica e tipografica adeguate al lavoro da svolgere.
L'offerta della ditta Edit Nova invece, pur essendo economicamente conveniente, non era idonea in rapporto al lavoro da svolgere particolarmente per la stampa delle carte tematiche.
Dall'analisi comparativa poi è risultato quanto segue: 1) La ditta De Agostini di Novara ha presentato un'offerta riferita alla stampa delle sole carte tematiche per un importo di L. 223.855.000 pari a L. 44.771 per copia dell'atlante contenente tutte le carte tematiche; la stampa dei volumi contenenti le 7.000 tabelle e la relazione tecnico illustrativa doveva essere affidata ad altra ditta.
2) La ditta Rotostampa Litografia di Torino ha presentato un preventivo riferito all'intera opera dell'importo complessivo di L. 321.620.000 pari a L. 64.324 per copia di cui L. 28.054 per ogni copia dell'atlante contenente tutte le carte tematiche e L. 36.270 per i volumi contenenti le tabelle e la relazione.
3) La ditta ILTE di Moncalieri ha fatto pervenire un preventivo riferito all'intera opera e articolato come segue:.
Soluzione di lusso: L. 446.950.000 pari a L. 89.390 per copia di cui L.
29.655 per ogni copia dell'atlante e L. 59.735 per i volumi.
Soluzione economica: L. 384.300.000 pari a L. 76.860 per copia di cui L.
25.295 per l'atlante e L. 51.565 per i volumi contenenti le tabelle e la relazione.
4) La ditta Edit Nova infine ha presentato un preventivo, riferito all'intera opera, dell'importo complessivo di L. 183.960.000 pari a L.
36.792 per copia, di cui L. 12.580 per ogni copia dell'atlante e L. 24.212 per i volumi contenenti le tabelle e la relazione, quest'ultima prevista in 350 pagine anziché 400 come richiesto dalla direzione del progetto.
Quest'ultima ditta era già stata da noi utilizzata per la stampa relativa ad un piano di bacino, e nel frattempo abbiamo avuto un'esperienza diretta in quanto a riproduzioni cartografiche non poteva offrire quel che in particolare potevano offrire le altre ditte, tra le più specializzate in materia. Le carte tematiche, infatti, secondo le indicazioni della Direzione del progetto, dovranno presentare la caratteristica di carte tecniche, e quindi dovranno essere stampate con la massima precisione possibile e ben leggibili.
Delle altre tre offerte, tutte tecnicamente adeguate allo scopo prefissato la più economica in rapporto alla qualità del prodotto offerto, risulta essere quella della ditta Rotostampa Litografia di Torino, alla quale la Giunta regionale ha deciso di affidare l'incarico.
L'offerta della ditta De Agostini infatti risulta incompleta in quanto propone la stampa delle sole carte tematiche.
Aggiungendo il costo della stampa dei volumi, in base all'offerta della ditta Rotostampa Litografia la spesa globale per l'intera opera ammonterebbe, da parte della De Agostini, a L. 405.205.000 contro i 321 milioni.
L'offerta della ILTE infine risulta eccessivamente elevata.
Riguardo l'ultima osservazione in merito all'imputazione di parte della spesa nel bilancio 1980, si precisa che alla data della deliberazione della Giunta regionale (28.10.1979) risultava disponibile sul capitolo 620, per l'esercizio finanziario 1980, la somma di L. 550 milioni approvata nel bilancio pluriennale allegato al bilancio 1979.
In ogni caso la somma da erogare alla ditta nel corso dell'anno 1980 era stata allora solamente prenotata e non impegnata. L'impegno effettivo sarà assunto a norma di legge, nello spirito della disposizione di cui alla legge 14.3.1979 n. 12 sulla contabilità regionale.
Forse non è inutile ricordare che per la stampa, per i motivi ampiamente esposti e forse anche per la conduzione in economia di questo piano regionale delle acque, non abbiamo ancora raggiunto i 500 milioni mentre da parte di altre Regioni (Emilia-Romagna) sono già stati spesi quattro miliardi e mezzo.



PRESIDENTE

Risponde il Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Nessuno contesta l'interesse dello studio di questo piano di risorse idriche. La nostra attenzione nell'interrogazione era concentrata su due altri aspetti: l'aspetto di pubblicazione di 5.000 copie di quello che in questo momento l'Assessore ha chiamato non piano ma progetto, perché non essendo stato discusso dal Consiglio regionale non poteva avere la dignità di un piano vincolante ma semplicemente di un progetto, fatto pure da eminenti studiosi, ma che non ha alcun vincolo sino a questo momento.
Proprio perché è un progetto, quindi un documento ancora in esame, è ovvio che 5.000 copie ci sono parse eccessive. Ma quello che abbiamo rilevato e che l'interrogazione ha chiarito in quello che era un dubbio che avevamo leggendo il tenore della deliberazione, è che la stampa di questo progetto è stata affidata ad una ditta che ha presentato un preventivo di 321 milioni mentre non è stata affidata ad una ditta che ha presentato un preventivo di 183 milioni. Abbiamo qualche cosa come 140 milioni di differenza; ed allora noi diciamo: ci possono anche essere le ragioni tecniche che l'Assessore ha rilevato nella sua risposta, ma se ci sono delle ragioni tecniche per far preferire una ditta che fa un preventivo di 140 milioni superiore ad un'altra ditta, allora, ci si consenta di dire che non si liquida questo con due o tre righe di una deliberazione nella quale si dice "sia per la qualità del prodotto, sia per la tecnica utilizzata".
Ci vuole invece un'analisi dettagliata per dimostrare che effettivamente è più conveniente sotto il profilo tecnico la scelta di una ditta che ha fatto un prezzo di gran lunga superiore rispetto ad un'altra, altrimenti è certo che la deliberazione non ci convince e dobbiamo dire con altrettanta franchezza che non ci convince il fatto che una deliberazione del genere sia approvata dagli organi di controllo senza chiedere quelle specificazioni. Tali specificazioni ci possono anche essere, ci possono anche essere le ragioni che l'Assessore ha oggi enunciato, ma queste ragioni devono venire nella deliberazione elencate, precisate, specificate con molta chiarezza, altrimenti la deliberazione suscita delle perplessità.
E' evidente che di fronte a questa risposta, che ha confermato che c'era un preventivo di gran lunga inferiore, le nostre perplessità sussistono e la nostra insoddisfazione, non tanto nella risposta, ma sul merito della deliberazione, resta con tutta la sua gravità.



PRESIDENTE

Le interrogazioni sono terminate poiché i Consiglieri interessati sono in congedo.
Sarà opportuno oggi pomeriggio, durante la riunione dei Capigruppo decidere come programmare la risposta alle interrogazioni ancora giacenti prima della fine della legislatura.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellomo, Bertorello Besate, Bono, Chiabrando, Conti, Enrichens, Franzi, Graglia Artico Lombardi, Majorino, Marchiaro, Minucci e Soldano.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 514: "Istituzione del parco naturale dei Lagoni", presentata dalla Provincia di Novara in data 22 febbraio 1980, dichiarato ricevibile ed ammissibile dall'Ufficio di Presidenza in data 4 marzo 1980, assegnato alla II Commissione in sede referente ed alla I e III in sede consultiva in data 7 marzo 1980 n. 515: "Finanziamento straordinario a favore delle cooperative edilizie a proprietà individuale e loro consorzi per la realizzazione di interventi di edilizia agevolata-convenzionata", presentato dai Consiglieri Picco Bianchi, Genovese e Petrini in data 6 marzo 1980, assegnato alla II Commissione in sede referente ed alla I in sede consultiva in data 10 marzo 1980 n. 516: "Coordinamento formale della legge regionale 5/12/1977 n. 56 con le modifiche apportate alla stessa con legge regionale approvata dal Consiglio il 27/2/1980", presentato dalla Giunta regionale in data 6 marzo 1980 ed assegnato alla II Commissione in data 10 marzo 1980 n. 517: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Società 'Aeroporto di Cuneo-Levaldigi' ", presentato dalla Giunta regionale in data 6 marzo 1980 ed assegnato alla I Commissione in data 11 marzo 1980 n. 518: "Autorizzazione ad accettare eredità disposta dal signor Venturello Federico, deceduto in Cortandone (AT)", presentato dalla Giunta regionale in data 6 marzo 1980 ed assegnato alla I Commissione in data 10 marzo 1980 n. 519: "Partecipazione della Regione Piemonte alla Società 'Aeroporto di Cerrione S.A.C.E.' ", presentato dalla Giunta regionale in data 6 marzo 1980 ed assegnato alla I Commissione in data 11 marzo 1980 n. 520: "IPLA s.p.a.: aumento del capitale sociale. Adesione della Regione Piemonte", presentato dalla Giunta regionale in data 6 marzo 1980 ed assegnato alla I Commissione in data 10 marzo 1980 n. 521: "Normativa in materia di opere e lavori pubblici", presentato dalla Giunta regionale in data 10 marzo 1980 ed assegnato all'esame congiunto in sede referente della I e II Commissione in data 11 marzo 1980 n. 522: "Ulteriori modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17 maggio 1976, n. 28, modificata dalla legge regionale 18 febbraio 1980, n.
7, per finanziamenti integrativi a favore di Comuni, Istituti autonomi per le case popolari, cooperative edilizie a proprietà indivisa e divisa nonché imprese di costruzione, beneficiari dei finanziamenti per edilizia pubblica residenziale", presentato dalla Giunta regionale in data 10 marzo 1980, assegnato alla II Commissione in sede referente ed alla I in sede consultiva in data 11 marzo 1980.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 31/1/1980: "Provvedimenti a favore della realizzazione di infrastrutture per il trattamento delle merci, per operazioni doganali e per l'interscambio fra sistemi di trasporto" alla legge regionale del 31/1/1980: "Disciplina delle tasse sulle concessioni regionali" alla legge regionale del 31/1/1980: "Bilancio di previsione per l'anno 1980".


Argomento: Incarichi e consulenze esterne

d) Elenco delle deliberazioni in materia di consulenze ed incarichi adottate nella seduta del 4 marzo u.s. dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Comunico che la Giunta regionale ha fatto pervenire l'elenco delle deliberazioni in materia di consulenze ed incarichi adottate nella seduta del 4 marzo u.s. e che l'elenco suddetto è stato distribuito ai Consiglieri in data odierna.


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

e) Uccisione del giovane Angelo Mancia a Roma


PRESIDENTE

Oggi, non rinunceremo ad alzarci in piedi per condannare un efferato e atroce omicidio che ha stroncato ieri, a Roma, la vita di un giovane del Movimento Sociale Italiano, Angelo Mancia, fattorino del Secolo d'Italia.
Proprio da questa città e in quest'aula dove in tutti questi anni abbiamo contrappuntato lo sgranarsi drammatico del calendario degli attentati e dei delitti del terrorismo e abbiamo cercato di seguire con angoscia sì, ma non impotente, tutto quello che insanguinava l'Italia, non avremo certo esitazioni, oggi, non faremo certo distinzioni ad inchinarci a un'altra giovane vittima, solo perché aveva in tasca una tessera e militava in un partito che la coscienza democratica e antifascista del nostro popolo non assolve dalle sue responsabilità per il terrore e la violenza che da piazza Fontana ad oggi, insanguina l'Italia: gli assassini di Angelo Mancia, come quelli del giovane autonomo Valerio Verbano, ucciso davanti agli occhi dei genitori, esprimono una nuova e se è possibile ancora più insensata e criminale versione della violenza politica: la guerra degli squadroni o delle squadracce della morte, che si presentano come vendicatrici dell'assassinio immediatamente precedente, da parte di un simbolo opposto.
Ma tutti insieme, in realtà, danno vita ad una spirale di opposti fascismi e poi concorrono praticamente assieme al disegno criminale di distruzione della democrazia.
Agli uomini onesti, alle forze democratiche che nella capitale, oggi certo, centro dell'eversione come qui a Torino, combattono in prima linea la lotta partigiana per la sopravvivenza del vivere civile, va, in questo momento, la solidarietà e l'impegno della nostra comunità.
Dobbiamo sottrarre Roma, Torino, Padova e le altre grandi città alla spirale del sangue, dobbiamo respingere la paura, dobbiamo far crescere dentro di noi l'impegno individuale e collettivo perché la nuova barbarie non uccida la democrazia.
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 522 relativo a "Ulteriori modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17/5/76 n. 28, modificata dalla legge regionale 18/2/1980 n. 7, per finanziamenti integrativi a favore di Comuni Istituti autonomi case popolari, Cooperative edilizie a proprietà indivisa e divisa, nonché imprese di costruzione, beneficiari dei finanziamenti per edilizia pubblica residenziale"


PRESIDENTE

Punto quarto all'ordine del giorno "Esame progetto di legge n. 522 relativo a 'Ulteriori modifiche ed integrazioni alla legge regionale 17/5/76 n. 28, modificata dalla legge regionale 18/2/1980 n. 7, per finanziamenti integrativi a favore di Comuni, Istituti autonomi case popolari, Cooperative edilizie a proprietà indivisa e divisa, nonch imprese di costruzione, beneficiari dei finanziamenti per edilizia pubblica residenziale' ".
Relatore è il Consigliere Calsolaro a cui do la parola.



CALSOLARO Corrado, relatore

Signori Consiglieri, la recente delibera del CIPE, di revisione delle percentuali di riparto a livello regionale delle risorse finanziarie per interventi di edilizia residenziale pubblica disposte dal II progetto biennale della legge 5 agosto 1978 n. 457 ha comportato una riduzione delle disponibilità attribuite alla Regione Piemonte in misura superiore al 10%.
L'importo di finanziamento per l'edilizia sovvenzionata passa infatti da 111,50 a 101,422 miliardi; mentre l'importo di contributo per interventi di edilizia convenzionata agevolata si riduce da 11,349 a 9,979 miliardi.
Ad una tale riduzione di disponibilità finanziaria complessiva si aggiungono due ulteriori fattori di notevole contrazione dell'investimento realmente attivabile in edilizia agevolata e del conseguente numero di abitazioni che è possibile realizzare col 2° progetto biennale della legge 457/78.
Il primo consiste in una riduzione del moltiplicatore applicabile all'importo di contributo disponibile per la determinazione dell'investimento attivabile. Infatti recenti disposizioni del CER hanno modificato le modalità di determinazione dell'onere semestrale di restituzione del capitale a carico degli operatori, che comporta una maggiore onerosità per lo Stato dei mutui agevolati concessi.
Applicandosi tale disposizione anche ai finanziamenti del 1° programma biennale si renderebbe necessario prelevare dalle disponibilità del 2 biennio la quota di contributo occorrente a coprire la differenza tra i contributi riconteggiati sul complesso degli investimenti attivati nel 1 biennio e le effettive disponibilità regionali sul biennio stesso.
Il secondo elemento di novità, che contribuirebbe a ridurre ulteriormente i finanziamenti del 2° biennio, è rappresentato dall'elevazione dell'importo massimo mutabile per alloggio da 24 a 30 milioni per quelli di nuova costruzione e da 15 a 20 milioni per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente a seguito dell'emanazione della legge 15 febbraio 1980 n. 25 di conversione del D.L.
629 del 15 dicembre del 1979. L'importo di investimento che si è presunto di attivare con le disponibilità del 1° biennio, rendeva infatti possibile realizzare un certo numero di alloggi, determinato sulla base del tetto di mutuo fissato dalla legge 457; con l'elevazione di tale massimo mutuabile è ovvio che la realizzazione del numero di alloggi originariamente preventivato comporta un investimento di almeno il 25% superiore a quello originario.
D'altra parte non essendo stati disposti dallo Stato specifici finanziamenti integrativi della dotazione del 1° biennio, ancora una volta occorrerebbe prelevare dalle disponibilità del 2° biennio i contributi necessari a finanziare l'importo d'investimento aggiuntivo.
Tutto ciò comporterebbe un'inaccettabile riduzione degli investimenti attivabili in edilizia agevolata da 134 miliardi nel 1° biennio ad appena 35 miliardi nel secondo biennio, che oltre a svuotare i contenuti finanziari della 457, costituirebbe un sostanziale svuotamento anche dei contenuti di riforma del Piano decennale, quando si pensi poi che ben 2400 miliardi disposti dalla legge 15 febbraio 1980 n. 25, sono gestiti senza che possa attivarsi da parte delle Regioni alcun disegno programmatorio neppure di tipo territoriale.
Per far fronte ad una tale situazione la Giunta regionale ha ritenuto opportuno proporre un'ulteriore modifica alla legge regionale 17 maggio 1976 n. 28 attingendo in parte a disponibilità di bilancio sulla legge regionale n. 27 del '76, la cui erogazione presenta alcuni ostacoli di difficoltoso superamento ed in parte utilizzando i minori oneri che vengono a gravare sulla dotazione disposta dalla prima integrazione alla legge regionale 28/76 del 18 febbraio 1980 n. 7, e ricostituisce una disponibilità da attribuire al secondo progetto biennale corrispondente alle previsioni originarie in termini di investimento e di alloggi realizzabili.
In sintesi l'ipotesi finanziaria su cui si basa la modifica proposta permette l'attivazione di circa 150 miliardi di investimento complessivo nel secondo biennio e di coprire, aggiuntivi sugli investimenti del primo biennio, i contributi conseguenti alle disposizioni governative cui si è fatto cenno, senza porre a carico del bilancio regionale ulteriori oneri.
In merito agli adempimenti per la formulazione del programma di localizzazioni si è prospettata la seguente ipotesi procedurale differenziata in relazione rispettivamente all'edilizia sovvenzionata e all'edilizia agevolata.
Per quanto si riferisce all'edilizia sovvenzionata, unitamente all'approvazione del programma di localizzazione, il Consiglio regionale individua i soggetti attuatori dell'intervento che nel caso di iniziative di recupero si individuano nei Comuni e per le nuove costruzioni negli Istituti autonomi per le case popolari.
Il quadro di riferimento per la sovvenzionata è pertanto chiaramente individuabile sulla base della proposta di localizzazione pervenuta dai Comitati comprensoriali.
Per quanto si riferisce all'agevolata la formulazione del quadro di riferimento è più complessa poiché oltre all'individuazione degli ambiti territoriali, riconducibili alle proposte comprensoriali, è necessario provvedere alla individuazione dei soggetti beneficiari dei finanziamenti.
A questo fine si è ritenuto opportuno provvedere a definire gli ambiti di intervento, per privilegiare in primo luogo la politica territoriale, e sui quali, mediante l'emissione di appositi bandi regionali, andare all'individuazione dei soggetti attuatori.
Gli ambiti territoriali individuati sono differenziati in relazione al diversificato tipo del soggetto attuatore per le cooperative edilizie a livello di ULS o aggregazione di ULS; per imprese di costruzione a livello di localizzazione per ambito comunale.
Pertanto, prima dell'imminente scioglimento del Consiglio regionale, si dovrà: a) provvedere all'approvazione del programma di localizzazioni sia per l'edilizia sovvenzionata, sia per l'edilizia agevolata b) provvedere all'individuazione dei soggetti attuatori degli interventi di edilizia sovvenzionata c) provvedere all'emissione dei bandi di concorso per l'individuazione dei soggetti attuatori degli interventi di edilizia agevolata d) approvare i criteri e i pesi da assegnare ai criteri preferenziali per l'individuazione dei singoli soggetti attuatori.
Secondo le sopracitate ipotesi sarà possibile ottemperare alle disposizioni stabilite dalla legge 457 che prevedono l'approvazione dei programmi entro 90 giorni dalla data di comunicazione del riparto regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Questo provvedimento giunge in aula con una certa precipitazione di tempi e quindi con una mancanza di approfondimento anche di contenuti. Ci spiace, perché probabilmente la materia di assicurare, nel quadro di interventi che lo Stato ha predisposto ed ha aggiornato, un intervento regionale integrativo forse avrebbe richiesto un momento di maggiore riflessione ed approfondimento di alcuni aspetti.
Prendiamo atto che, per quanto riguarda la parte meramente finanziaria c'è stata l'approvazione da parte della I Commissione e quindi non abbiamo ragione di dubitare che non siano reperibili gli opportuni stanziamenti previsti nei primi capitoli.
Per quanto riguarda i meccanismi, rispetto ai quali il provvedimento di legge si colloca, nei confronti dei finanziamenti dello Stato, dobbiamo rilevare come la materia avrebbe richiesto una considerazione complessiva delle difficoltà nelle quali oggi si trova ad operare, non solo in funzione delle restrizioni in termini di investimenti deliberati dal CER a seguito di nuove impostazioni, sia parametrali, per quanto riguarda i riparti, sia anche per quanto attiene all'estensione a 20-30 milioni dell'importo complessivo di spesa per i nuovi interventi e per interventi sull'esistente; si tratterebbe di fare, a fine legislatura, un bilancio complessivo di come sia stata attivata la spesa regionale nella materia e quali effetti abbia prodotto soprattutto per quanto concerne determinati programmi di intervento. Siamo tutti coscienti delle difficoltà nelle quali si sono mossi gli interventi relativi alla cooperazione indivisa e siamo stati a suo tempo favorevoli ad assicurare, nei limiti del possibile, una possibilità di decollo a queste iniziative.
Dobbiamo però rilevare come nel settore della cooperazione divisa, che è quella per cui esiste la maggiore estensione della domanda sociale e quindi anche i maggiori margini di insoddisfazione, non ci sia stata una sufficiente attenzione da parte della politica regionale.
Per queste ragioni, abbiamo presentato come Gruppo della D.C. un progetto di legge che intende avviare un programma nuovo di interventi e di localizzazione di interventi, pur facendo sempre riferimento ai soggetti della legge 457, quindi a quella fascia non medio-alta, ma che la legge dello Stato ha stabilito essere la più bisognosa di interventi e di agevolazioni.
Il nostro progetto di legge imposta un nuovo programma di interventi per la cooperazione divisa, ritenendo necessario un aggiornamento della situazione con riferimento alla domanda reale, che non venga cioè filtrata o compressa in occasione di assegnazioni avvenute nel primo biennio con la definizione abbastanza discutibile di rapporti tra la cooperazione divisa e indivisa, rapporti che sono stati già modificati rispetto alle precedenti divisioni assunte in sede regionale, ma che pur tuttavia non rispondono in pieno all'esigenza della domanda.
Invece credo che dovrebbe essere preoccupazione comune di tutte le forze politiche, indipendentemente da preconcetti ideologici e assunzioni di schematismi dal punto di vista anche operativo, attivare questa domanda.
Noi intendiamo rilevare come questo progetto di legge si collochi ad integrazione di interventi dello Stato, soprattutto alla luce del momento contingente di trapasso tra una normativa ed un'altra, per ovviamente completare gli interventi avviati e quindi consentire a quelle fasce che hanno a loro tempo richiesto di adire alle agevolazioni, la possibilità di completare questa loro aspirazione in termini operativi; facciamo rilevare come pur tuttavia non si sia tentato di introdurre nessun nuovo meccanismo di agevolazione dal punto di vista formale per quanto attiene all'adire ai finanziamenti, mi riferisco soprattutto al discorso della data di accertamento sulle fasce di reddito, che rappresenta per i soggetti aspiranti un reale problema di difficoltà ad essere verificato con i documenti necessari al momento dell'effettiva erogazione, quando forse si potrebbe tentare, così come noi abbiamo proposto, di anticiparlo al momento della richiesta del finanziamento.
Dobbiamo anche rilevare come si faccia riferimento, nel progetto di legge, alla possibilità di attivare mutui integrativi di finanziamento per passare appunto dai 24 ai 30 milioni, inoltre si faccia riferimento ai tassi concordati a suo tempo dalla Regione con il consorzio di Banche per la Tesoreria regionale.
Ora, noi non vogliamo frapporre difficoltà all'ulteriore corso del progetto di legge, il quale prevede questa opzione facoltativa del riferimento o meno a questo tipo di prelievo, ma possiamo solo rilevare che il Consorzio di Banche della Tesoreria piemontese è convenzionato con la Regione per mutui da concedere direttamente alla Regione, non credo che il discorso possa riferirsi a soggetti diversi dalla Regione stessa e, quindi siccome mi pare inevitabile che i mutui debbano avere come soggetto il destinatario, con i limiti di reddito previsti dalla legge 457, non so quale credibilità possa avere il riferimento al tasso del 13,50% a suo tempo concordato con altre finalità e per altre opere.
Concludendo, noi rileviamo come complessivamente il disegno di legge non sia esaustivo di una serie di esigenze che si vanno manifestando nella domanda della casa, alla luce anche delle verifiche sia in termini di produzione, sia in termini di domanda insoddisfatta, costantemente avanzate ogni qualvolta si affrontano problemi di natura socio-economica anche di impostazione di programmazione territoriale.
E' quindi necessario, non tanto perché la nostra proposta in sé sia onnicomprensiva di tutte le esigenze, ma perché in realtà le esigenze rimangono, sia pure a conclusione di un'attività legislativa, che riteniamo debba essere riconosciuta entro certi limiti abbastanza soddisfacente, per quanto attiene soprattutto alla tempestività degli interventi che erano possibili, dicevo, riteniamo necessario che si presti attenzione al problema più generale, cioè la domanda insoddisfatta, e che quindi venga presa in considerazione questa nostra proposta di legge con la discussione in Commissione, non ritenendola un'iniziativa di fine legislatura, da ritenersi propria per un'impostazione all'inizio della prossima legislatura, ma un'iniziativa di fine legislatura che si colloca opportunamente in questo momento con riferimento a tutta una serie di considerazioni, che riguardano da un lato l'intervento dello Stato dall'altro la politica che abbiamo seguita e anche un consuntivo delle provvidenze innescate in proposito per quanto attiene a determinare fasce e domande sociali, quindi attenderemo dall'Assessore una risposta in questo senso, pronti ovviamente, in sede di discussione, a discutere di tutte quelle opportune modificazioni od integrazioni di proposte che altre forze politiche o la Giunta stessa vorranno fare sul tema da noi proposto come punto principale di riferimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Quando, nel 1978, il Governo e le forze politiche presentarono un piano articolato in 10 anni con stanziamenti cospicui tali da mettere in cantiere centinaia di migliaia di alloggi, avevano fissato alcuni parametri, che si traducevano sostanzialmente in un costo e in una delegabilità di mutuo su un importo di 24 milioni per un intervento di superficie massima. Nel 1978 al momento dell'uscita della legge, i 24 milioni coprivano largamente il costo di costruzione; l'utente sapeva che avrebbe dovuto aggiungere oneri di urbanizzazione, spese per l'acquisto delle aree, per le progettazioni alcune altre spese di carattere tecnico, e in cuor suo raggranellava i 5-6 milioni che gli erano necessari per completare l'intervento. Il guaio è che il primo biennio di questo piano decennale si è praticamente concluso, ed i costi di costruzione non sono più contenibili nei 24 milioni, ma nella migliore delle ipotesi supera di poco i 30 milioni, mediamente, ma anche raggiungono i 35-40 milioni, con aggiunte di oneri di urbanizzazione e di vari altri oneri, che hanno fatto sì che molti utenti già in lista di attesa per la casa hanno dovuto obiettivamente rinunciare. Questo vuol dire che il piano decennale sta virtualmente mangiandoselo l'inflazione; è una realtà obiettiva che dobbiamo riconoscere e quindi dobbiamo anche prendere in considerazione tutto ciò che è necessario perché si fermi questa spirale. Ritengo il provvedimento proposto dalla Giunta accettabile e condivisibile, perché, come ha detto il Presidente della II Commissione, di fronte a stanziamenti per il secondo biennio, per quanto riguarda il Piemonte, di poco più di 35 miliardi contro i 135 del primo biennio, è possibile oggi arrivare praticamente alle stesse cifre, con integrazioni che avvengono attraverso il gioco dei mutui, il gioco dei moltiplicatori e l'utilizzo di leggi regionali.
E' evidente che se questi dati sono validi, oggi saranno tutti da ridiscutere, se l'inizio delle costruzioni, se l'inizio di attività del secondo biennio avverrà tra otto mesi o, peggio ancora, tra un anno, in termini cioè tali per cui i costi di costruzione saranno scattati ancora all'insù in maniera preoccupante. Il piano decennale, in queste condizioni non potrà più chiamarsi tale, ma si chiamerà mezzo piano decennale e dovrà limitarsi, a mio modo di vedere, a completare soltanto per metà la parte che gli era stata assegnata.
Detto questo, evidentemente tutte le proposte di legge presentate anche quella della D.C., tendente a valorizzare l'intervento della Regione ci troveranno attenti osservatori, così come ci ha trovati attenti osservatori il provvedimento che oggi viene presentato dalla Giunta regionale; diciamo subito che però tutti questi interventi rappresentano uno dopo l'altro il clamoroso fallimento di un piano decennale che continua ancora a sollevare notevoli aspettative e attese.
Il problema della casa è un problema certamente drammatico in Italia abbiamo elevato i costi, abbiamo elevato le fasce di reddito, ma nell'ipotesi del 1978 erano state ammesse persone con un reddito familiare di 8 milioni e un costo di 24 milioni; oggi possono inserirsi persone con redditi fino a 12 milioni, ma il costo allora preventivato in circa 175/180.000 lire mensili di mutuo e di restituzione del capitale prestato oggi doppiano di gran lunga le 280-290 mila lire, il che significa evidentemente, arrivare a livelli anche superiori a quelli implicitamente contenuti nella legge dell'equo canone. Pertanto, nel momento in cui dichiaro con molta convinzione il voto favorevole del Gruppo socialdemocratico all'iniziativa della Giunta regionale e mentre annuncio che esamineremo con estrema attenzione la proposta dei colleghi della D.C.
che bisogna vedere in che misura è istituzionalmente inseribile nell'attività regionale, ribadisco che l'impegno massimo che dobbiamo assumere tutti, qui a Torino, ma molto di più a Roma, ed è l'unica battaglia impegnativa che ci può trovare tutti realmente solidali per la salvezza comune, è la lotta contro l'inflazione, perché altrimenti non riusciremo mai più a venire fuori da spirali di questo genere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Certamente la proposta che la Giunta ci sottopone merita attenzione e quindi un voto quanto meno non negativo, considerando che è un intervento necessario per rimediare agli inconvenienti e alle difficoltà che ci sono state illustrate.
Altrettanto meritevole di attenzione è la proposta del Gruppo della D.C., che ci auguriamo possa arrivare in Commissione in tempo utile ed essere affrontata con l'attenzione che merita. L'accorato appello del collega Cardinali, che ci chiede di lavorare tutti uniti contro l'inflazione, è certamente cosa estremamente interessante, però mi pare che quando si fa politica, è necessario considerare oggettivamente la realtà per quella che é, quindi i tassi di inflazione al di sopra del 15% sono certamente, ormai, dati oggettivi, elementi sui quali ragionare e non sui quali ipotizzare, per quello che è l'ambito delle decisioni politiche che competono a noi e al Parlamento nazionale. In tal senso prego tutte le forze politiche di riconsiderare, alla luce di quanto avviene, l'azione politica che esse, soprattutto quelle che su questo punto contrastano da anni, hanno ottenuto sul problema della casa in generale.
Le risorse pubbliche per la casa non sono sufficienti e non saranno mai sufficienti, per ovvie ragioni di bilancio, a recuperare la disponibilità sul mercato di un bene, come quello della casa, di primaria importanza. Si tratta quindi di ricominciare e di vedere alle radici tutta la politica che si è fatta in questi ultimi 10 anni contro la casa intesa come bene di mercato. Mi riferisco, in particolare, alla legge Bucalossi, alla legge urbanistica regionale che il Piemonte vede in maglia nera fra quelli che costruiscono di meno, ed infine alle specifiche normative sul credito. Ha ragione Cardinali, quando sottolinea l'accentuazione del peso, e quindi del costo dell'onere del mutuo per le classi che dovrebbero fruire di tale agevolazione, qualunque sia l'ampiezza di queste classi, perch evidentemente c'è proporzione diretta tra il reddito e il costo del mutuo peraltro, è impensabile che una generazione riesca a pagare due volte il costo della propria casa: è questo il ragionamento che grossolanamente viene fuori dal conto che si può fare sui mutui pagati dai destinatari e quelli di edilizia economica e popolare e dal costo che la collettività assume per i finanziamenti. Quindi ecco una riflessione che certamente ci trova solidali e, peraltro, ci vuole, a nostro avviso, da parte delle forze politiche, il coraggio realistico di riconoscere che si è percorsa una strada sbagliata e incominciare a percorrerne una completamente nuova, al di là delle barriere ideologiche che ci dividono, con il precipuo scopo ed obiettivo di arrivare ad evitare che veramente nel nostro Paese si realizzi quella che è, in un certo sistema politico ed economico, la caratteristica più evidente, cioè la coabitazione e quindi si realizzi nel nostro Paese proprio la più grande conquista di questi sistemi politici. Siamo contro tali sistemi politici, ma siamo soprattutto contro la coabitazione, che è il primo effetto di questi sistemi politici. E alla coabitazione in Italia attualmente già ci stiamo arrivando.
Quindi esprimo voto favorevole alla proposta della Giunta e reclamo la necessità che la proposta della D.C. venga affrontata in tempi stretti e mi auguro anche che possa ancora arrivare all'esame del Consiglio per produrre effetti sui quali potremo o non potremo concordare, ma certamente è portatrice di effetti positivi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAGANELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Credo di convergere con i colleghi che mi hanno preceduto e in particolare con il collega Calsolaro, che ha svolto la relazione, sulla positività, sull'urgenza di questo provvedimento. Voglio sottolineare tra l'altro la tempestività manifestata dalla Giunta nell'intervenire con una proposta per ovviare alle conseguenze abbastanza disastrose per il piano di edilizia in Piemonte causato dalla mancanza di fondi e alla sua imperfetta armonia e coerenza con il comportamento più generale tenuto dalla Regione che, vorrei ricordarlo a quei Consiglieri che in questi momenti se ne dimenticano troppo in fretta, è stata ed è all'avanguardia sia nell'approntamento degli strumenti, sia soprattutto nell'avvio concreto dei lavori, quindi nell'azione di governo in un settore così importante.
Quindi, ben venga questo provvedimento, e vorrei qui sottolineare all'attenzione dei colleghi che di fronte a questo provvedimento noi dobbiamo fare mente locale a una valutazione complessiva di quella che è stata l'azione da un lato delle forze politiche a livello nazionale al momento in cui si è avviato il piano decennale della casa nell'agosto del 1978, dall'altro quello che è il comportamento concreto della nostra Regione.
Mi sia permesso, nei brevi accenni che mi sono concessi da questo intervento, di polemizzare sia pure amabilmente con il collega Marchini sulla strada percorsa che sarebbe stata la strada sbagliata. Credo che Marchini abbia ragione ma, certo, bisogna collocare lo sbaglio a monte nelle origini profonde di una situazione di profonda distorsione del mercato edilizio e abitativo nel nostro Paese. Guai se noi oggi chiudessimo gli occhi, e c'è qualcuno che lo vuol fare con questi appelli a cambiare rotta, non si sa poi bene proponendo quale alternativa, ignorando che il nostro Paese è il Paese in cui in maniera più macroscopica che in altri c'è divario fra vani costruiti in tutti questi anni e reale abitazione e fruizione da parte di chi degli alloggi ha necessità o di averli in proprietà o di averli in affitto. Ed allora questo grande divario, che ha poi anche portato alle considerazioni contenute nelle leggi sulla funzione del recupero dei centri storici e via dicendo, non può essere ignorato come uno degli elementi di distorsione contro cui anche le leggi, che oggi vengono definite vincolistiche, hanno pur operato una seria correzione. Se parliamo di strada sbagliata, l'autocritica deve essere molto profonda da parte di quelle forze politiche che hanno permesso e tollerato per tanti anni che queste distorsioni andassero avanti.
Detto questo, do ragione al collega Cardinali il quale diceva: "le grandi illusioni del piano decennale". Purtroppo hai ragione; pur valutando positivamente il piano decennale allorché venne approvato qui, quando cominciammo in Commissione le discussioni, già allora rilevammo quali erano le carenze strutturali del piano, ed erano sì carenze di finanziamento, ma direi che maggiormente erano carenze strutturali, perché, in realtà, era un finanziamento continuativo, ma non ancora quello che avevamo chiesto, cioè una reale programmazione, diluita nel tempo, secondo le possibilità delle risorse finanziarie, per coprire gradualmente i grandi bisogni che hanno provocato nel nostro Paese casi di autentico pericolo sociale.
Il piano decennale, poi, è stato anche negli ultimi tempi svuotato. Mi rendo conto che la contingenza, l'urgenza dei problemi, possa avere indotto il Governo ad emanare altri provvedimenti, ma il fatto che questi provvedimenti escano, tutto sommato, come iniziative parallele e non coordinate o difficilmente coordinabili se non a livello regionale, sono elementi che hanno indebolito politicamente e oggettivamente il piano decennale della casa.
Ricordo ancora che proprio l'atteggiamento di qualche Ministro in carica, atteggiamento che è anche palesato su altri settori, ed è il Ministro Andreatta, è proprio quello di arrivare a determinare non tanto una programmazione che abbia questi canali di rapporto, di partecipazione anche alle decisioni da parte degli Enti locali, ma un altro tipo di programmazione. Ebbene, noi rispondiamo ad Andreatta che se siamo riusciti qui in Piemonte, con un grosso merito oltre che delle componenti politiche anche delle forze sociali, a essere la prima Regione che ha fatto il piano e, Cardinali, anche a ridurre comparativamente, i danni dell'inflazione (è vero che i costi sono più alti, però al 20 di febbraio siamo riusciti ad avviare il 98,6% dei cantieri del primo piano, è una situazione assolutamente anomala rispetto ad altre Regioni), ebbene, questo è stato possibile perché le funzioni di programmazione sono state date alla Regione in un rapporto corretto e democratico, con i soggetti sociali e con gli Enti locali, questa Regione, questo Consiglio è riuscito a produrre uno sforzo che in termini di efficienza è veramente l'altra faccia della luna rispetto al passato e rispetto ad altri provvedimenti che non hanno queste caratteristiche.
Riferendomi all'intervento di Picco, che mi pare non vedesse tanto su tali questioni quanto su altro, vorrei ricordare al collega, che proprio mentre chiede un bilancio complessivo di come è stata attuata la politica della casa, noi questo lo possiamo desumere dai dati di fatto, che ci dicono che in questi 5 anni, attraverso un lavoro di strenuo impegno dell'Assessorato e anche della Commissione, è stata prodotta alla fine questa operazione record, che vorrei ancora sottolineare, e sarebbe bene che venisse ricordata in un momento in cui il problema della grande carenza di alloggi appare con grande evidenza su tutti i giornali.
Certamente, siamo consci che si tratta di una piccola pezza a un grande fabbisogno ancora da colmare, ma l'operazione è stata record nel segno della massima efficienza. Vorrei però ricordare che è stato anche possibile realizzare tutte quelle leggi che in questi anni sono state emanate, per cui se oggi abbiamo vani realizzati o in corso di realizzazione per forza delle leggi 166, 492 del '75, la 513 del '77, la 492 del '78 e il primo progetto biennale, abbiamo una cifra che è sempre poco, rispetto ai fabbisogni, ma che è ragguardevole perché non è solo scritta sulla carta ma è già nella realtà dei cantieri aperti che lavorano e nelle case costruite.
Parliamo di 16.700 vani per recupero e 138.800 vani di nuova costruzione. Mi sembrano dei dati emblematici di un comportamento complessivo, anche del corpo sociale piemontese che ha prodotto in questo settore, attraverso un governo saldo, coerente e serio e molto attento alle esigenze dei livelli inferiori determinati risultati.
Detto ciò, credo di dovere ancora ribadire, a nome del Gruppo comunista, che per quanto riguarda la proposta di legge della D.C. noi desideriamo dedicare la massima attenzione a questo provvedimento, e l'abbiamo detto anche in Commissione. Abbiamo sostenuto la necessità di votare oggi il provvedimento in esame, e di esaminare poi in Commissione il provvedimento democristiano.
Vorrei anche dire qual è la nostra opinione in generale su quello che mi pare il collega Picco ponesse poco correttamente come possibilità di scelta ideologica o meno. Confermiamo, per il carattere e per la forma specifica che viene a rivestire e per la struttura sociale che viene a soddisfare, la scelta secondo noi prioritaria della cooperativa indivisa.
Insieme a tale scelta prioritaria, convivono altre scelte altrettanto importanti; è chiaro che non c'è nessuna scelta ideologica tra una forma e l'altra, sappiamo quanto sia radicata nella realtà regionale anche la cooperativa individuale, la cosiddetta proprietà divisa, certo però che noi ci poniamo un problema squisitamente laico e lo porremo anche in Commissione cercando però di renderci conto di qual è la portata del provvedimento proposto; il provvedimento laico è quello delle priorità delle compatibilità finanziarie e devo dire che proprio nel momento in cui andiamo ad approvare un provvedimento che è anche frutto dell'inventiva per recuperare dei soldi da adoperare in questo piano di ripartizione, è chiaro che noi dobbiamo sempre avere una scala di priorità del settore e della situazione o struttura sociale prioritaria su cui interveniamo. Noi continuiamo a credere che il problema della casa sia grave in generale per tutti, sia urgente per tutti, ma sia più grave, più urgente per i ceti meno abbienti. Detto questo, è chiaro che la considerazione della legge verrà fatta anche nei tempi che mi pare ci siamo impegnati a fare ieri; cioè presto, non aspettando che scada la legislatura.
Ultimissimo argomento. Credo che nel votare questo provvedimento, oltre che dare obiettivamente atto allo sforzo compiuto dalla Giunta, e anche da tutte le forze politiche per un rapido espletamento dell'iter, vada comunque ricordata una questione di fondo su cui ci troveremo forse a misurarci in altre sedi: una corretta politica della casa, che proceda con questa laicità, nella scala delle priorità, secondo le risorse, secondo la programmazione, non possa assolutamente ignorare che, nel nostro Paese, la fame di case, tanto in affitto, quanto in proprietà, è una delle grandi questioni sociali. Ebbene, a tali questioni sociali noi dobbiamo rispondere con un grande sforzo per fare in modo che riprendano vita i meccanismi della programmazione e quindi il piano decennale venga rivitalizzato perché non sia quella illusione di cui diceva Cardinali e perché il nostro sistema complessivo ha prodotto anche i crediti di cui in questi giorni si parla tanto in termini ben diversi, in termini di scandalo, i crediti ai Caltagirone, agli Armellini, e via dicendo. Credo che, di fronte a questi fatti, al di là della denuncia, occorre correggere una tendenza e ricondurre il massimo delle risorse, anche private, anche delle Banche questo è molto importante, ad una coordinata azione per dare forza alla programmazione in questo settore, e quindi al piano decennale, o agli strumenti. Guai se vedessimo l'insieme di problemi, perché allora, di fronte alle strade non percorse, dovremmo dire che oggi, tuttora, il complesso del sistema alla programmazione crede ancora poco; per esempio il sistema bancario ha invece certe forme di programmazione democratica che poi producono anche efficienza; bene, la sfida la lanciamo in questo senso: se il sistema complessivo, anche quello bancario, accetta di confrontarsi in termini anche di crediti, noi forze politiche ed insieme a noi le forze sociali, siamo in grado di dare la garanzia dell'efficienza, di riuscire a produrre in fretta e bene le case. E' certo una sfida che va raccolta e per cui bisogna anche saper lottare, perché possa essere produttiva.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola. Do la parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Voglio dare un primo accenno, certamente non esauriente stante la complessità del problema, su come si sono gestiti i programmi di edilizia residenziale pubblica in questi 5 anni, e quindi introdurre i primi elementi di un bilancio che ci veniva richiesto dal collega Picco. Sotto questo profilo, sottolineo che i programmi delle leggi 166 e 492 sono per il 99% attuati; l'1%, che manca alla completa attuazione, è dovuto all'edificazione, che oggi è in corso di ultimazione, in Torino, nella regione Barca, di una costruzione che è stata iniziata con molto ritardo poiché non si erano resi disponibili i terreni. L'esproprio dei terreni della 167 in questa zona hanno tardato ad essere effettuati; ci sono state opposizioni e addirittura l'occupazione dei terreni da parte dei proprietari; infine hanno dovuto intervenire i carabinieri. Se non ci fossero stati questi impedimenti, anche questa costruzione sarebbe già da tempo finita. Richiamo qui il fatto che quando si creano opposizioni all'applicazione di norme di legge e a procedure urbanistiche già sancite come in questo caso, non si fa altro che ritardare dei programmi, provocare il gioco deteriore dell'aumento dei prezzi e dell'inflazione che si traduce in riduzione delle capacità costruttive e in perdite, in sostanza, di efficacia degli interventi.
Il programma della 513, di edilizia sovvenzionata (quello che doveva essere appaltato entro il giugno del '78, ed è stato appaltato nella nostra Regione entro il giugno del '78), è attuato per oltre il 45%; non siamo ancora a due anni dal momento dell'appalto e circa la metà del programma è realizzato. Il primo programma della 457, il programma che doveva essere appaltato entro il 20 gennaio di quest'anno, secondo una prima scadenza fissata dalla legge, è stato appaltato entro quella data per il 99 nonostante che una modifica di legge intervenuta protraesse questa scadenza al prossimo 20 maggio.
E' inutile qui che io richiami che tutto ciò è stato possibile perch la Regione Piemonte è stata l'unica che ha approvato il primo progetto della 457 entro la scadenza di legge del 20 febbraio del '79 e si evidenzia come quella che sta realizzando con maggiore tempestività ed efficacia i vari programmi.
Questa efficacia - io credo si possa parlare effettivamente di un'efficacia esemplare nella realizzazione dei programmi - dipende dal fatto che i vari organi della Regione hanno sempre lavorato con tempestività e che tutta la struttura operativa, dagli I.A.C.P. alle organizzazioni delle cooperative e imprenditoriali, si è mossa con estremo rigore, con estrema attenzione.
Aggiungo a questa breve valutazione come dato di bilancio delle attività svolte in questi anni nel settore della casa, che nell'ambito di questi programmi appare in modo significativo ed esemplare il fatto che sono più di 16.000 i vani già recuperati o in corso di recupero, cifra evidentemente limitata rispetto alla dimensione della struttura abitativa regionale e alle esigenze di risanamento e di ristrutturazione che questa struttura presenta, ma certamente consistente ed elevata se si considera che questi 16.000 vani sono il frutto di un programma di risanamento, che ha preso avvio dal nulla, dall'inesistenza in precedenza, di interventi di questo tipo. E all'interno di questa dimensione assunta dagli interventi di risanamento, va messa l'azione positiva svolta da quella legge regionale n. 27 del 1976, che ha predisposto l'azione di recupero, consentendo ai Comuni di intervenire con i piani della 167 all'interno delle zone abitate.
Con essa si è data ai Comuni la possibilità di acquisire strutture edilizie da risanare, nonché una prima disponibilità finanziaria per poter poi avviare effettivamente l'azione di recupero, disponibilità finanziaria che poi è stata completata attraverso finanziamenti delle leggi dello Stato. Mi sembra quindi che, ragionevolmente, senza trionfalismi, da questi primi dati che rilevano efficienza nell'attuazione dei programmi e anche contenuti di qualità, come dimostra la scelta del recupero, si possa trarre oggettivamene la valutazione che nel complesso gli organi della Regione e la sua struttura operativa abbiano operato positivamente.
Si aggiunga poi che questi programmi sono stati impostati con una visione regionale del fabbisogno, e nell'obiettivo anche di sostenere, pur marginalmente, per quanto possono consentirlo programmi di questa limitata dimensione di intervento, anche una politica di riequilibrio regionale.
Abbiamo operato nella definizione di questi programmi attraverso una visione della Regione articolata in Comprensori, dando a ciascun Comprensorio, relativamente ai fabbisogni e alle prospettive di sviluppo una loro specifica presenza.
Detto questo, mi pare si debba immediatamente dire che rispetto al fabbisogno regionale di case, di alloggi, di vani, come peraltro rispetto al fabbisogno nazionale se si vuole estendere questo discorso a livello dell'intero Paese, gli interventi promossi sono, evidentemente, del tutto insufficienti. Qui, davvero, c'è un problema di risorse disponibili e di scelte di priorità da farsi a livello nazionale e, anche, a livello regionale, per quanto è possibile un sostegno in direzione di questo settore, a scomputo di interventi in altri settori: essendo le risorse limitate, è chiaro che tutte le volte che parliamo di espandere interventi in un settore, sia a livello nazionale, sia a livello delle finanze regionali, si tratta di scegliere fra una molteplicità di esigenze e di ridurre interventi in altri settori. Io credo che a livello regionale, sia difficile modificare il quadro di riparto degli interventi fra i vari settori. Un intervento nel settore della casa, non può essere di pochi miliardi: si tratta di interventi che assumono una loro significativa presenza solo nella misura in cui si dimensionano a livello di alcune decine di miliardi.
Ma questo, allora, vuol dire davvero mettere sul piano delle priorità gli interventi nel settore della casa nei confronti di altri interventi consistenti, quali possono essere quelli del settore dell'agricoltura, dei miglioramenti ambientali, dell'ecologia, dei trasporti. Su questa questione, per quanto ci compete a livello regionale, siamo disponibili di affrontare il problema, ma ad affrontarlo allora con l' equilibrio necessario di giudizio, senza strumentalizzazioni settoriali o di parti: le scelte di priorità devono essere comunque scelte equilibrate, scelte che abbiano il consenso dell'intera comunità e non si pongano come strumentali affermazioni e sopraffazione di una categoria rispetto ad altre categorie di un settore rispetto ad altri settori. Credo che, invece, con maggiore disponibilità si possano fare scelte di priorità di finanziamento nel settore della casa rispetto ad altri settori, a livello del bilancio nazionale. Pur se una restrizione di spese inutili o superflue è stata operata in questi ultimi anni dal Governo - e penso che la maggioranza di unità nazionale abbia, sotto questo profilo, contribuito a migliorare la qualità delle scelte - credo che tuttavia si possa ancora dire che, a livello nazionale ulteriori passi avanti si possono fare per restringere ai settori di maggiore urgenza e di maggiore significato e portata sociale la scelta prioritaria di finanziamento. Riteniamo che, a livello nazionale, ci siano ancora interventi e investimenti, che rispetto al settore della casa rispetto al settore dell'agricoltura, rispetto ad altri settori prioritari non abbiano il significato e l'importanza che questi settori hanno ed inoltre, non abbiano di questi la capacità di generare effetti positivi strutturali, per un miglioramento economico e sociale del nostro Paese.
Detto questo, convengo, con il Consigliere Cardinali nel dire che oggi il problema sta davvero nell'esigenza di condurre una battaglia per fare affermare appieno la legge 457; per farla divenire davvero una legge di finanziamento di programmi pluriennali, mentre, oggi, si sta svuotando anche di questo significato. Siamo solo al secondo progetto biennale, dei cinque che prevede la legge 457, e già il peso finanziario di questi interventi viene ridotto ad entità insignificante, quasi nulla. C'è quindi l'esigenza, intanto, di difendere questa legge 457: la programmazione dei finanziamenti per un decennio deve essere concretamente mantenuta e concretamente realizzata: i finanziamenti devono corrispondere a dimensioni significative di interventi costruttivi, in termini di alloggi e di vani.
Finanziamenti prestabiliti in termini monetari e poi ancora ridotti rispetto alle previsioni, come sta avvenendo per il secondo progetto biennale, in presenza di un'inflazione galoppante, di un forte aumento dei costi, vanificano in termini costruttivi, in termini di quantità di alloggi e di vani prodotti, la programmazione decennale che si intendeva attuare con la 457. Ribadisco che è necessario condurre una lotta, affinché la 457 diventi effettivamente un piano pluriennale della casa e non soltanto un programma di finanziamenti; la 457 non deve soltanto programmare finanziamenti, ma deve porsi degli obiettivi precisi, in termini di alloggi e di vani.
Il problema della casa non si presenta in modo uniforme, nella realtà sociale italiana; si presenta, anzi, molto differenziato. Il problema della casa, nei suoi termini più urgenti, socialmente più importanti, è problema della casa per chi ha minor reddito, per chi non ha la possibilità di acquisire al mercato libero un alloggio, e per chi, ed è il caso delle famiglie di minor reddito, non ha neppure la possibilità di accedervi attraverso l'edilizia agevolata. E' allora necessario che la 457, non solo dia finanziamenti adeguati, ma li dia per una politica mirata, orientata prioritariamente alla soluzione dei problemi più urgenti, e quindi al finanziamento dell'edilizia sovvenzionata, ai finanziamenti dell'edilizia agevolata a cooperazione indivisa, favorendo soprattutto gli utenti a minor reddito.
Oggi siamo invece in presenza di un programma di finanziamento peraltro come abbiamo detto vanificato nella dimensione, che opera in modo pressoché indifferenziato rispetto al reddito di cui dispongono i vari soggetti.
Proprio per incominciare a impedire la vanificazione del programma finanziario della 457, ecco il disegno di legge che la Giunta ha presentato e che è in discussione questa mattina. Io credo che si debba riconoscere oggettiva, mente la tempestività con cui la Giunta ha operato per sopperire a una carenza di finanziamenti che si è manifestata rispetto al programma nazionale, dovuta ai vari meccanismi che sono stati introdotti, di conteggio dei contributi e di elevamento dei massimali mutuabili, senza l' elevamento di finanziamento. Credo che si debba oggettivamente riconoscere la tempestività con cui abbiamo operato. Non sono passati 15 giorni da quando ho avuto informazione di quanto stava avvenendo e non è trascorso un mese dall'uscita della legge n. 25 (la legge n. 25 dello Stato, del 15 febbraio scorso, è una legge che ha introdotto meccanismi nuovi con l'effetto di ridurre la capacità operativa del secondo progetto biennale della 457) e siamo già qui in Consiglio regionale a discutere un disegno di legge che tende a sopperire, almeno in parte, alle riduzioni di finanziamento che si sono determinate. Quindi, precipitazione sì, collega Picco, ma credo anche una precipitazione dovuta: una tempestività che era necessaria e che dimostra una capacità della Regione, dei suoi organi, di gestire un programma, di evitare che un programma preordinato si vanifichi.
E' una capacità di gestione, tanto più significativa se si pensa all'incertezza in cui gli organi dello Stato ci lasciano nell'applicazione della legge 457. E' passato un anno dalle scadenze che erano previste senza che sia stata data l'indicazione del coefficiente moltiplicatore dei contributi per l'agevolata del primo progetto biennale. C'è stato un anno di incertezza. Il Ministero continua a finanziare, al di fuori della 457 interventi edilizi, attraverso l'art. 72 della 865; ciò elude una visione organica e complessivamente controllata, da parte delle Regioni, degli interventi che si fanno.
L'intervento del Ministro Andreatta: che se può essere meritevole per le finalità che si pone, e immette finanziamenti per 2400 miliardi nel nostro Paese, scavalca però completamente gli organi di programmazione e di gestione degli interventi edilizi in Italia; esautora il CER e le Regioni.
Tutto ciò crea un clima di incertezza nella programmazione edilizia regionale; i finanziamenti che vengono promossi dalla legge finanziaria di Andreatta convergono tutti, quelli dell'art. 4 e dell'art. 9, sull'area torinese, e non sul resto del Piemonte. Questi diversi canali che operano nel campo dell'edilizia, con finalità che possono essere positive, ma che non si accordano e non si integrano, creano un clima di incertezza che rende difficile la programmazione regionale. Con questa legge noi dimostriamo, ancora una volta, un'efficacia degli organi regionali nell'intervenire nella gestione dei programmi e nella loro attuazione.
Per quanto veniva posto dal collega Picco, sul problema della cooperazione divisa, ripeto - lo diceva Bontempi prima e condivido pienamente - che non esiste alcuna opposizione ideologica a questa forma di cooperazione. Si tratta però di essere coerenti con la finalità di risolvere intanto i problemi della casa più urgenti; la scelta di natura sociale e politica, pur non disconoscendo affatto il ruolo della cooperazione divisa, ci orienta a sostenere, al massimo possibile l'intervento di edilizia sovvenzionata e di cooperazione indivisa, che sono finalizzati alle categorie meno abbienti. Ciò non vuole affatto dire che si voglia escludere le altre forme di intervento; tutte debbono essere tenute bene in conto.
Conferma, poi, che avevamo avuto ragione ad approvare la legge 28, che prevede agevolazioni alle cooperative indivise, riducendo il costo del denaro complessivamente al 3%, il fatto che lo Stato si sta, pur lentamente, adeguando a questo indirizzo: attualmente, con le nuove norme l'agevolata costerà alle cooperative indivise poco più del 3% . Anche da ciò si evidenzia come non si sia, da parte nostra, operato sulla base di divisioni di carattere ideologico, ma sulla base di un orientamento politico e sociale, fatto proprio dallo Stato, che deriva dalla coscienza dell'esteso fabbisogno di abitazioni che esiste nell'ambito delle categorie sociali meno abbienti.
Sulla questione del ricorso alla Tesoreria per l'accensione dei mutui bisogna dire che la legge non lo impone. Esso deve essere valutato e verificato: possono esserci delle incertezze interpretative sulla convenzione firmata tra Regione e Tesoreria, da cui potranno derivare impedimenti all'utilizzo del finanziamento previsto dalla legge regionale facendo ricorso alla Tesoreria, ma esso non è escluso: se sarà possibile, e ci muoveremo per cercare in tutti i modi di renderlo possibile l'intervento regionale verrà a costare almeno un 2-3% in meno. Credo che sia giusto, sia corretto, necessario, cercare di perseguire gli stessi effetti, con il minor costo del denaro, oppure a uguali oneri avere maggiore possibilità di costruzione. Se non riusciremo ad operare attraverso i mutui della Tesoreria, perderemo almeno 10 miliardi di intervento. Ho cercato di motivare al di là delle ragioni specifiche (dei meccanismi contabili o delle decisioni legislative nazionali che ci hanno ridotto il finanziamento) l'orientamento su cui si muove la Giunta regionale: siamo disponibili a rivedere tutte le leggi; penso, però, che non si possa dire, come ha detto Picco, che la legge presentata dalla D.C.
è una legge onnicomprensiva; essa è una legge che opera a esclusivo sostegno delle cooperative divise. E' un problema che dobbiamo vedere nell'ambito di quel discorso di priorità di cui ho detto. Il progetto di legge della D.C. è molto settoriale; i suoi contenuti sono peraltro compresi nello stesso disegno di legge della Regione in discussione questa mattina, secondo il quale si interviene a integrare i finanziamenti dell'edilizia agevolata, in direzione sia delle cooperative indivise che divise, sia delle imprese.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese per dichiarazione di voto.



GENOVESE Piero Arturo

Credo di dover ulteriormente specificare la posizione del Gruppo della D.C. che è già stata espressa dal collega Picco.
Il nostro Gruppo, rispetto ai problemi che riguardano il settore dell'edilizia sovvenzionata, agevolata e convenzionata, ha sempre tenuto un atteggiamento di partecipazione costruttiva sia alla definizione delle norme di legge regionale, sia alla definizione dei programmi di intervento e credo che, particolarmente in Commissione, abbiamo contribuito in ogni momento a rendere tempestivo ed efficace l'intervento della Regione. Anche per questo, in sede di II Commissione, abbiamo acceduto a licenziare con parere favorevole il disegno di legge in discussione; infatti ci sembrava che le esigenze sottolineate e richiamate con l'ordine del giorno votato in una delle ultime sedute del Consiglio a fronte della riduzione della capacità di intervento nel secondo progetto biennale per i motivi che sono stati ricordati nel dibattito di questa mattina, imponessero di addivenire in tempi brevi a configurare l'entità degli interventi integrativi che la Regione poteva mettere in moto, per formulare tempestivamente il progetto biennale di intervento della 457. E proprio in quella sede, desidero ricordarlo, abbiamo acceduto a questa esigenza, pur non potendo svolgere l'approfondimento necessario e pur essendo giacente una nostra proposta di legge, già presentata per l'esame alla Commissione, che prevedeva un tipo di intervento certamente diverso ma sempre rivolto a configurare in un ambito di programmazione, con riferimento ai soggetti e alle procedure previste dalla legge 457, un intervento integrativo della nostra Regione che consentisse di affrontare più adeguatamente, anche nel settore della cooperazione a proprietà divisa, i fabbisogni elevati di edilizia abitativa pubblica.
Avevamo di fronte anche altri problemi che io mi limito a richiamare e che sono risuonati anche nel dibattito, in relazione ai finanziamenti introdotti con il decreto legge 629, convertito con modifiche nella legge n. 25; il problema, innanzitutto, di cercare di realizzare, nella nostra Regione, una programmazione che nel limite del possibile tenga conto della necessità del coordinamento delle varie norme esistenti e dei diversi tipi di finanziamento operanti nel settore dell'edilizia sovvenzionata e dell'edilizia agevolata-convenzionata.
Noi non ci sentiremmo di dire sbrigativamente che il decreto legge 629 convertito in legge 25, non ubbidisca ad alcun criterio di programmazione né ad esigenze riconosciute. Risponde, invece, ad esigenze particolari poste dalla congiuntura politica ed economica del nostro Paese dall'introduzione dell'equo canone, dal problema degli sfratti; in qualche misura questi interventi della legge 25 sono coordinabili e recuperabili ad un disegno di programmazione, proprio per la funzione che la Regione in ogni caso assolve di programmazione generale e a cui non può rinunciare nei confronti dei Comuni, particolarmente di Torino e dei Comuni dell'area metropolitana che con Torino si consorzieranno o si sono consorziati per l'attuazione di una parte degli interventi previsti dalla legge 25; mentre per un altro verso, risponde all'esigenza, che non so se definire di programmazione o meno, ma certamente viva e presente, di consentire a singoli cittadini di far fronte alla situazione in cui si vengono a trovare a seguito di leggi come quella sull'equo canone e a situazioni di mercato che hanno prodotto condizioni rispetto alle quali c'è certamente da prevedere un intervento programmato puntato sulle Regioni e sulla partecipazione attorno alle Regioni e alle autonomie locali, ma c'è anche da prevedere gli interventi verso i singoli che riescano a rimuovere condizioni particolari di difficoltà all'interno della nostra società per quanto riguarda l'acquisizione e l'uso del bene casa.
Auspicando, quindi, uno sviluppo programmato di tutti gli interventi presenti nel settore dell'edilizia sovvenzionata e agevolata, riteniamo che comunque ci sia un recupero da attuare da parte della Regione in termini di programmazione per quanto riguarda l'utilizzazione dei 130 miliardi assegnati al Comune di Torino e ai Comuni con esso consorziati e il coordinamento con gli interventi del secondo progetto biennale della 457.
Questo certamente tenendo conto dei fabbisogni elevati che sono presenti, nell'area metropolitana ma non potendo considerare, a mio avviso come semplicemente aggiuntivi rispetto ai programmi della 457, i finanziamenti della legge n. 25. Abbiamo poi ben presente che certamente l'andamento dei costi e il processo inflattivo pongono il problema dell'adeguamento in termini di capacità, di intervento reale della legge 457 e credo che senza nessun complesso il Gruppo consiliare della D.C.
come ha aderito all'ordine del giorno che è stato presentato recentemente è fin d'ora favorevole ad ogni iniziativa che tenda ad una rivalutazione complessiva dei fondi stanziati attraverso la legge 457, per mantenere inalterata e possibilmente sviluppare nel prossimo futuro la capacità reale di intervento che si intendeva mobilitare attraverso il piano decennale della casa.
La nostra posizione non nasce da pregiudizi di tipo ideologico per quanto riguarda le possibilità di intervento di edilizia pubblica in regime di proprietà divisa piuttosto che in regime di proprietà indivisa, e non discende neppure da complessi verso il governo centrale del Paese; per abbiamo nostre, convinte opinioni che a conclusione richiamo e che sono al fondo della proposta di legge che il Gruppo D.C. ha presentato negli ultimi tempi. A nostro avviso non è opportuno e produttivo operare scelte schematiche di tipo ideologico, come giustamente sottolineava prima il Capogruppo del PCI, Bontempi, a favore della proprietà divisa o di quella indivisa, tenendo però conto che soggetti che hanno nel nostro Paese e nella nostra Regione, analoga capacità economica, dimostrano una diversa propensione, corrispondente alle proprie esigenze, al proprio modo di pensare e di vivere verso l'una o l'altra forma di intervento e che quindi l'intervento pubblico debba avvenire sulla base di una programmazione centrata sui fabbisogni ma anche sul tipo di richiesta che vi è all'interno della comunità regionale; ciò perché pensiamo che diventerebbe proprio un'impostazione ideologica quella di volere privilegiare, oltre certi limiti, forme di intervento come quella della proprietà indivisa.
Quindi, siamo favorevoli e disponibili a ricercare e definire con gli altri Gruppi e con la Giunta un disegno programmatico reale che corrisponda il più possibile alla qualità della richiesta e ai fabbisogni presenti nella nostra Regione.
Per questo voteremo a favore del disegno di legge che è posto in discussione e ci auguriamo che la nostra iniziativa di legge venga portata ugualmente all'esame della Commissione per consentirne una più approfondita valutazione e la sua approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

La legge sull'equo canone sia da un punto di vista della remunerazione del capitale investito, sia dal punto di vista della disponibilità del bene nel quale si è investito il proprio capitale, limita evidentemente l'interesse alla costruzione delle case, all'impegno del capitale da parte del cittadino nella costruzione di abitazioni.
La conseguenza di questa decisione di carattere nazionale non pu essere che lo spostamento delle risorse nazionali da un'edilizia privatistica a un'edilizia di tipo sovvenzionato. Stupisce, quindi, la decisione di cui è stata vittima anche la Regione Piemonte, della decurtazione dei fondi per l'edilizia sovvenzionata e convenzionata.
A questo punto non può essere che la Regione a sostituirsi in questa decisione al governo nazionale, che dà l'impressione che non si sia capito che l'aver imboccato una determinata strada in campo legislativo portava a determinate conseguenze. Siamo quindi favorevoli, come siamo stati favorevoli alla mozione che è stata presentata, a votare questa legge così come ci è stata presentata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano

Intervengo, per richiamare l'attenzione che comunque sia, o in sede di Commissione o in sede di Gruppi, accogliendo anche l'invito della D.C.
affinché il problema sia approfondito ulteriormente. Ciò per il fatto che gli interventi nel settore dell'edilizia pubblica, dal '78 al '79, passano dal 9,5% al 5,4% e questo è un grave colpo, non soltanto al fabbisogno della casa ma è un colpo che fa sì che la stessa legge dell'equo canone, di fronte alla situazione più generale per la mancanza di una politica come richiamava la dottoressa Castagnone Vaccarino, riscontra con una vendita sempre più frazionata della case, quindi ad un aumento continuo degli sfratti, per cui la situazione sta diventando nuovamente pesante e grave al di là degli stessi provvedimenti della legge 25. Allo stato attuale si sta generalizzando una situazione grave e complessa per cui occorre a quell'ordine del giorno già votato un'ulteriore riflessione per una presa di posizione seria, coerente, unitaria, produttiva da parte di tutte le forze politiche.
Sia, questo voto unitario, anche un invito per andare oltre, per approfondire la stessa situazione generale.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
"Articolo 1 - L'art. 7 della legge 17 maggio 1976, n. 28, sostituito dall'art. 5 della legge 18 febbraio 1980, n. 7, è sostituito dal seguente: 'I mutui di cui agli articoli precedenti e successivi sono garantiti da ipoteca di primo grado, e fruiscono della garanzia integrale della Regione per il rimborso del capitale, degli interessi e degli oneri accessori' ".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 38 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - La legge 17 maggio 1976, n. 28, è integrata con i seguenti articoli: Art. 9 bis - Al fine di favorire la realizzazione di programmi edilizi avviati, atteso che le disposizioni di cui all'art. 13 della legge 15 febbraio 1980, n. 25, in assenza di specifico provvedimento finanziario dello Stato, non sono applicabili ai limiti massimi di spesa di cui all'art. 16 della legge 5 agosto 1978, n. 457, la Regione, attraverso Istituti e Sezioni di Credito Fondiario o attraverso gli Istituti di Credito costituiti nella Tesoreria regionale, concede mutui integrativi ventennali nei limiti massimi di lire 6 milioni per le nuove costruzioni e di lire 5 milioni per il recupero dell'esistente, al tasso complessivo del 13,50% comprensivo dell'onere conseguente al rimborso del capitale mutuato a favore delle cooperative edilizie a proprietà divisa e loro consorzi e delle imprese di costruzione e loro consorzi, beneficiari dei finanziamenti disposti dal primo progetto biennale della predetta legge 5 agosto 1978, n.
457, per interventi di edilizia agevolata.
Gli eventuali contributi occorrenti per contenere il tasso complessivo a carico dei beneficiari nella misura del 13,50%, così come definito ai sensi del precedente comma, sono erogati dalla Regione direttamente agli Istituti mutuanti per la durata di cinque anni, oltre al periodo di preammortamento, dalla data di stipula del contratto definitivo di mutuo.
Art. 9 ter - La Regione, sulla base della documentazione prodotta dagli Istituti di Credito relativa alla contabilizzazione dei contributi sui mutui agevolati disposti ai sensi degli artt. 36 e 38 della legge 5 agosto 1978, n. 457, concessi agli operatori di cui al precedente art. 9 bis provvede alla copertura degli oneri eventualmente necessari per adeguare il tasso iniziale a carico dei mutuatari alle disposizioni di cui all'art. 18 della legge 5 agosto 1978, n. 457.
Art. 9 quater - Al fine di permettere la realizzazione di programmi edilizi integrativi delle iniziative attivabili a valere sul secondo progetto biennale ai sensi dell'art. 36 della legge 5 agosto 1978, n. 457 la Regione, attraverso Istituti e Sezioni di Credito fondiario ed edilizio o attraverso gli Istituti di Credito costituiti nella Tesoreria regionale concede mutui agevolati assistiti da contributo regionale a cooperative edilizie a proprietà divisa e loro consorzi e ad imprese di costruzione e loro consorzi, individuate ai sensi della legge regionale 18 dicembre 1979 n. 76, per un importo pari al 100% della spesa riconosciuta mediante l'applicazione dei massimali definiti ai sensi della lettera g) art. 4 della stessa legge 5 agosto 1978, n. 457, con il limite massimo di lire 30 milioni per ogni abitazione.
Qualora i soggetti beneficiari dei finanziamenti stabiliscano di ricorrere solo in parte alla quota mutuabile assistita da contributo a carico dello Stato definita ai sensi dell'art. 16 della legge 5 agosto 1978, n. 457, e successive modificazioni, i mutui di cui al comma precedente sono destinabili per la necessaria integrazione fino alla massima spesa riconoscibile come precedentemente determinata.
Il contributo regionale di cui al primo comma del presente articolo è concesso nella misura occorrente affinché i mutuatari non vengano gravati per interessi, diritti, commissioni, oneri fiscali, spese accessorie e rimborso del capitale, in misura superiore al 10% annuo.
Gli assegnatari delle cooperative e gli acquirenti delle imprese finanziate dovranno essere in possesso dei requisiti soggettivi previsti dagli artt. 20 e 21 della legge 5 agosto 1978, n. 457.
I contributi predetti sono erogati dalla Regione direttamente agli Istituti mutuanti per la durata massima di 5 anni, oltre il periodo di preammortamento, dalla data di stipula del contratto definitivo di mutuo".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 38 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 - L'articolo 14 bis della legge 17 maggio 1976, n. 28, è sostituito dal seguente: 'Per la concessione dei contributi integrativi venticinquennali di cui al precedente art. 4 è autorizzato per l'anno finanziario 1980 il limite d'impegno di lire 415 milioni. Per la concessione dei finanziamenti integrativi degli articoli 5 e 5 bis della presente legge è autorizzato per l'anno finanziario 1980 il limite d'impegno di L. 2.000 milioni. Per la concessione dei contributi integrativi in conto capitale di cui agli artt. 3 e 5 della presente legge è autorizzata per l'anno finanziario 1980, la spesa di L. 110 milioni. Per la concessione dei contributi quinquennali oltre il periodo di preammortamento, di cui agli artt. 9 bis e 9 quater della presente legge, è autorizzato per l'anno finanziario 1980 il limite d'impegno di L. 2.000 milioni. Per la concessione dei contributi ventennali di cui all'alt. 9 ter della presente legge, è autorizzato per l'anno finanziario 1980 il limite d'impegno di L. 200 milioni.
All'onere complessivo di 4.725 milioni si provvede, per l'anno finanziario 1980, per 3.900 milioni mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, del fondo speciale di cui al capitolo n. 12600 dello stato di previsione della spesa per lo stesso anno, e per 825 milioni mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, dello stanziamento di cui al capitolo n.
7610 dello stato di previsione della spesa per lo stesso anno.
Nello stato di previsione medesimo saranno istituiti i seguenti capitoli: capitolo n. 7710 con la denominazione 'Contributi integrativi venticinquennali a favore di Cooperative edilizie a proprietà indivisa nonché a favore di Comuni, Istituti autonomi per le case popolari e loro consorzi per agevolare la realizzazione di programmi di edilizia abitativa' con lo stanziamento di 415 milioni in termini di competenza e di cassa capitolo n. 7720 con la denominazione 'Contributi in annualità a favore di Cooperative edilizie a proprietà indivisa, Comuni, Istituti autonomi per le case popolari e loro consorzi per l'integrazione di finanziamenti già concessi per la realizzazione di programmi di edilizia abitativa' con lo stanziamento di 2.000 milioni in termini di competenza e di cassa capitolo n. 7730 con la denominazione 'Contributi integrativi in conto capitale a favore di cooperative edilizie a proprietà indivisa per agevolare la realizzazione di programmi di edilizia abitativa' con lo stanziamento di 110 milioni in termini di competenza e di cassa capitolo n. 7735 con la denominazione 'Contributi quinquennali, oltre il periodo di preammortamento, a favore di cooperative edilizie a proprietà divisa e loro consorzi, ed imprese di costruzioni e loro consorzi per agevolare la realizzazione di programmi di edilizia abitativa' con lo stanziamento di 2.000 milioni in termini di competenza e di cassa capitolo n. 7740 'Contributi ventennali a favore di Cooperative edilizie a proprietà divisa e loro consorzi ed imprese di costruzione e loro consorzi per agevolare la realizzazione di programmi di edilizia abitativa' con lo stanziamento di 200 milioni in termini di competenza e di cassa.
Agli oneri derivanti dalla prestazione della garanzia di cui al precedente art. 7 si fa fronte con le disponibilità iscritte al capitolo n.
7670 del Bilancio 1980 e ai corrispondenti capitoli dei bilanci per gli anni finanziari successivi.
Le spese derivanti dall'attuazione della presente legge per gli anni finanziari 1981 e successivi saranno determinate con le leggi di approvazione dei relativi bilanci, nei quali saranno comunque iscritte le annualità derivanti dai limiti di impegno autorizzati ai sensi del presente articolo.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 38 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Procediamo con la votazione dell'intero progetto di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 38 hanno risposto SI n. 38 Consiglieri L'intero progetto di legge è approvato.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale) - Resistenza

Esame progetto di legge n. 511: "Concessione contributi annui agli Istituti storici della resistenza in Piemonte e all'archivio nazionale cinematografico della Resistenza in Torino"


PRESIDENTE

Punto ottavo all'ordine del giorno: "Concessione contributi annui agli Istituti storici della Resistenza in Piemonte e all'archivio nazionale cinematografico della Resistenza in Torino".
Relatore è il Consigliere Ariotti, a cui do la parola.



ARIOTTI Anna Maria, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, con il disegno di legge "Concessione di contributi annui agli Istituti storici della Resistenza in Piemonte e all'archivio nazionale cinematografico della Resistenza in Torino" si ritiene di poter ovviare alle difficoltà incontrate nella gestione della legge 30.12.74 n. 44 che pure aveva costituito un valido intervento a sostegno delle attività scientifico-culturali degli stessi istituti storici della Resistenza in Piemonte, e che aveva ottenuto l'approvazione unanime di tutte le forze politiche che, accanto all'esigenza di conservare un materiale prezioso di testimonianze collezioni di stampa clandestina, archivi dei Comitati di liberazione nazionale e Formazioni partigiane, riconoscevano, in un serio approfondimento di quel nodo storico particolare che fu la Resistenza, la possibilità di una riscoperta più consapevole e critica del loro atteggiarsi di fronte ai problemi che o segnavano l'esaurirsi di un bisogno, di un interesse, di un dibattito sulle grandi questioni del passato, o che per la densità, l'oggettività, la concretezza della valenze presenti in essi, si sarebbero riproposti in contesti storici diversi, in un articolarsi ed arricchirsi di tematiche più che mai attuali.
I rappresentanti delle forze politiche presenti nella V Commissione ribadiscono il valore di questa duplice attività degli Istituti della Resistenza, di conservazione e di ricerca, sottolineando l'importanza di sostenere e potenziare ogni iniziativa volta a riproporre una conoscenza puntuale ed una meditazione critica del momento della Resistenza soprattutto da parte delle nuove generazioni che, non conoscendo il passato e non cogliendone la contemporaneità, si ritrovano spesso senza un criterio di analisi valido di fronte alle situazioni presenti.
Il nuovo disegno di legge, sulla base di un giudizio decisamente positivo delle attività svolte dagli Istituti storici del Piemonte, cerca di rendere più agili e meno burocratiche le procedure di finanziamento. Le perplessità dell'Assessorato, di fronte al compito di valutare e quantificare le attività di ricerca e di studio effettuate nel corso dell'anno dagli Istituti, hanno coinciso, infatti, con il suggerimento dei rappresentanti degli Istituti stessi e dell'archivio cinematografico tendente ad eliminare il più possibile ogni potere discrezionale nella ripartizione dei fondi sulla base di progetti di attività e dei fabbisogni inerenti l'attività ordinaria.
Nella nuova legge si fissano criteri di ripartizione oggettivi condivisi dai rappresentanti degli Istituti come risultato della consultazione, per cui l'art. 4 recita: "la ripartizione . effettuata in parti uguali per ciascun Ente, pre-dedotta una quota del 3% da assegnarsi all'Istituto storico per la Resistenza di Torino", lasciando alla Regione la possibilità di controllare sulla base delle relazioni obbligatorie di cui all'art. 5, l'effettivo impiego delle risorse, assegnate secondo gli obiettivi indicati nella domanda dei fondi, come indicato dall'art. 3.
La V Commissione, all'unanimità, approva la presente legge.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Il progetto di legge qui presentato rappresenta, per la verità, la continuità ed il perfezionamento di quanto già varato durante la prima legislatura regionale con il consenso di tutte le forze politiche ed è evidente il valore morale, civile e politico dell'iniziativa. La proposta qui emersa riflette, come peraltro ha rilevato la relatrice, nella sostanza quanto richiesto e proposto dagli Istituti e dalle Associazioni interessate d'accordo fra loro e sulla base soprattutto dell'esperienza di attività già svolte negli scorsi anni.
Per questi motivi, il nostro Gruppo consiliare in sede di V Commissione ha espresso parere favorevole, ed anche in questa sede esprimiamo parere favorevole.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
"Articolo 1 - La presente legge è finalizzata ad assicurare il regolare svolgimento dell'attività scientifico-culturale degli Istituti storici del Piemonte associati all'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione di cui alla legge 16.1.1967, n. 3 e dell'archivio nazionale cinematografico della Resistenza in Torino".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - Per la realizzazione delle finalità della presente legge è stanziata annualmente a bilancio una somma idonea a far fronte alle attività istituzionali degli Enti di cui al precedente articolo.
L'idoneità dello stanziamento è valutata tenendo conto delle relazioni di cui ai successivi artt. 3 e 5".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 3 - Gli Enti interessati al finanziamento presentano alla Giunta regionale, entro il 30 ottobre di ciascun anno, una relazione sui propri progetti e sull'attività istituzionale per l'anno successivo".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
"Articolo 4 - L'erogazione dei fondi avviene ai singoli Enti in due rate annuali, di cui la prima entro il 30 marzo e la seconda entro 90 giorni dalla presentazione della relazione di cui al successivo art. 5.
La ripartizione di entrambe le quote è effettuata in parti eguali per ciascun Ente, prededotta una quota del 3% da assegnarsi all'Istituto storico per la Resistenza in Torino".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
"Articolo 5 - Entro il 30 marzo di ciascun anno gli Enti interessati presentano alla Giunta regionale una relazione sull'attività svolta e sulle spese effettuate nel corso dell'anno precedente.
La mancata presentazione di detta relazione comporta da parte dell'Ente la perdita del diritto ad ottenere la seconda quota di finanziamento e ogni altro finanziamento".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
"Articolo 6 - Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata per l'anno finanziario 1980 la spesa di 210 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede, per 140 milioni mediante utilizzo della disponibilità di pari ammontare, iscritta al capitolo n. 11860 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1980, e per 70 milioni mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, dello stanziamento di cui al capitolo n. 11790; lo stanziamento dal capitolo n. 11860 è conseguentemente aumentato, in termini di competenza e di cassa, di 70 milioni.
Le spese per gli anni finanziari 1981 e successivi saranno autorizzate con le leggi di approvazione dei rispettivi bilanci.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le opportune variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
"Articolo 7 - La legge regionale 30.12.1974, n. 44 è abrogata".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Procediamo ora alla votazione dell'intero progetto di legge n. 511.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 37 hanno risposto SI n. 37 Consiglieri L'intero progetto di legge n. 511 è approvato.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Esame legge rinviata dal Governo: "Norme regionali per l'attuazione del regolamento del Consiglio delle Comunità Economiche Europee del 19.6.1978 n. 1360 e della legge 20.10.78 n. 674, riguardanti le associazioni dei produttori agricoli e le relative unioni"


PRESIDENTE

Punto nono all'ordine del giorno: "Esame legge rinviata dal Governo: 'Norme regionali per l'attuazione del regolamento del Consiglio delle Comunità Economiche Europee del 19.6.1978 n. 1360 e della legge 20.10.78 n.
674, riguardanti le associazioni dei produttori agricoli e le relative unioni'".
La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Si tratta di adeguare il testo precedentemente approvato, se ricordo bene all'unanimità dal Consiglio, alle osservazioni che ci sono pervenute dal Governo. Si tratta di osservazioni peraltro di poco conto, che la Giunta e quindi la Commissione propongono di accettare integralmente.
Al primo punto l'osservazione riguarda la partecipazione alle Associazioni: secondo il Governo possono farne parte soltanto i produttori agricoli e le organizzazioni di cui a un determinato articolo del regolamento CEE, mentre avevamo cercato di allargare la partecipazione ad altre forme minori previste dalla legislazione regionale.
La seconda modifica riguarda la soppressione di un comma che era stato approvato da tutti e che abbiamo trasferito nella legge 20, approvata nella precedente seduta.
La terza modifica riguarda il Presidente del Comitato delle associazioni, per il quale il Governo richiede il non diritto di voto.
La quarta osservazione, all'art. 7, è anch'essa l'adeguamento ad una richiesta di modificazione, anziché un Comitato regionale, come noi avevamo previsto, articolato in tanti Comitati di settore, il Governo richiede che il parere debba essere dato dal Comitato complessivo previsto dalla legge.



PRESIDENTE

Mi pare che le modifiche siano state approvate dalla Commissione all'unanimità, in tal senso vi è una lettera del Presidente della Commissione. Vi sono richieste di parola? Il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Per confermare quanto esposto dall'Assessore e detto dal Presidente che, come appare dal testo presentato, le modifiche sono state approvate all'unanimità dalla III Commissione.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione unicamente degli articoli modificati tenendo conto delle osservazioni del Governo.
"Articolo 1 - Finalità. La Regione Piemonte con la presente legge stabilisce le norme per l'attuazione del regolamento del Consiglio delle Comunità Europee del 19.6.1978 n. 1360 e della legge 20.10.1978 n. 674 allo scopo di: contribuire alla tutela degli interessi dei produttori agricoli nella fase relativa all'immissione delle produzioni agricole sui mercati assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori come previsto all'art. 39 del Trattato di Roma favorire la più ampia ed articolata partecipazione degli stessi produttori alla programmazione regionale.
In particolare la Regione Piemonte con la presente legge: 1) determina le modalità per: a) il riconoscimento delle Associazioni dei produttori agricoli b) l'esercizio dei poteri di vigilanza e di controllo e la revoca del riconoscimento delle Associazioni dei produttori agricoli c) l'istituzione dell'Albo regionale delle Associazioni dei produttori agricoli riconosciute d) il riconoscimento delle Unioni regionali delle Associazioni dei produttori agricoli e) l'esercizio dei poteri di vigilanza e di un controllo e la revoca del riconoscimento delle Unioni regionali delle Associazioni dei produttori agricoli f) la partecipazione delle Associazioni e delle Unioni regionali delle Associazioni dei produttori agricoli alla programmazione agricola regionale.
2) Provvede ad istituire il Comitato regionale piemontese delle Unioni regionali delle Associazioni dei produttori agricoli.
3) Provvede a concedere contributi: a) al fine di favorire la costituzione ed il funzionamento amministrativo delle Associazioni dei produttori agricoli e delle relative Unioni b) per l'attuazione da parte delle Associazioni dei produttori agricoli e delle relative Unioni di programmi di sviluppo, studio, ricerca divulgazione, propaganda, controlli di qualità, riconversione e qualificazione della produzione.
4) Estende alle Associazioni dei produttori agricoli e relative Unioni, di cui alla presente legge, le provvidenze previste dalle vigenti leggi regionali per le cooperative agricole e loro consorzi.
5) Prevede un raccordo tra le sovvenzioni dell'articolo 46 della legge regionale 12.10.1978 n. 63, ed i contributi della legge 20.10.1978 n. 674.
6) Prevede la preferenza per gli associati delle Associazioni nella concessione di agevolazioni regionali".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - Settori produttivi di applicazione. Ai sensi della legge 20.10.1978 n. 674, art. 2 comma primo, art. 5 comma primo punto 1, le Associazioni dei produttori agricoli e le relative Unioni debbono essere costituite preferibilmente per settori produttivi omogenei riguardanti i prodotti previsti dal regolamento del Consiglio delle Comunità Europee del 19.6.1978, n. 1360 art. 3 paragr. 1. I settori produttivi omogenei saranno stabiliti ai sensi dell'art. 12 della presente legge".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 7 - Comitato regionale piemontese di coordinamento delle Unioni regionali delle Associazioni dei produttori agricoli. Ai sensi della legge 20.10.1978 n. 674 artt. 11 e 13 è istituito il Comitato regionale piemontese di coordinamento delle Unioni regionali delle Associazioni dei produttori agricoli.
Al Comitato spetta il compito di coordinare l'attività delle Unioni riconosciute, ed in particolare: a) esprimere i pareri previsti dalla presente legge b) favorire, mediante la proposta di iniziative opportune, la stipulazione di accordi inter-professionali, tra le Associazioni di produttori e le relative Unioni e le industrie o le loro organizzazioni c) proporre e collaborare all'elaborazione di programmi pubblici per la formazione professionale, anche mediante gli appositi Istituti esistenti di quadri tecnici, amministrativi e dirigenti per le Associazioni di produttori e relative Unioni d) emettere, qualora richiesti, pareri sulle iniziative delle Associazioni, di produttori e relative Unioni riconosciute con particolare riferimento alle attività previste ai punti 4, 7, 8, 9 dell'ari. 2 della legge 20.10.1978 n. 674 tendenti a stimolare l'omogeneità della programmazione agricolo-alimentare.
Il Comitato è composto dai rappresentanti designati dalle Unioni regionali delle Associazioni dei produttori agricoli, nella misura di un rappresentante per ciascuna Associazione dei produttori riconosciuta aderente, fino ad un massimo di 6 membri.
Il Comitato è integrato da rappresentanti aventi voto consultivo indicato nella legge 20.10.1978 n. 674 art. 11. In mancanza dei rappresentanti delle Unioni regionali riconosciute il Comitato regionale viene costituito, in via provvisoria, facendo ricorso alle norme previste dalla legge 20.10.1978 n. 674 all'art. 13.
Nell'ipotesi prevista al precedente comma, viene assegnato un rappresentante per ognuna delle organizzazioni dei produttori maggiormente rappresentative del settore.
Per l'individuazione delle organizzazioni dei produttori agricoli indicati all'art. 13 della legge 20.10.78 n. 674 si fa riferimento, in linea di massima, ai criteri previsti all'art. 46 della legge regionale 12.10.1978 n. 63.
Il Comitato viene costituito con deliberazione della Giunta regionale.
Le sostituzioni dei membri sono effettuate dall'Assessore regionale competente per l'agricoltura su richiesta della stessa Unione Organizzazione o Ente, che aveva designato il membro da sostituire.
Le sedute del Comitato sono valide con la presenza di almeno un terzo dei membri, ed i pareri sono validi quando vengono adottati con il voto della maggioranza dei presenti. A tali scopi non sono conteggiati i membri con diritto a voto consultivo.
Il Comitato regionale inoltre: ha sede presso l'Assessorato all'agricoltura è presieduto dall'Assessore regionale competente per l'agricoltura o suo delegato, senza diritto a voto dura in carica tre anni si riunisce almeno tre volte all'anno è convocato dal Presidente, oppure, ogni qualvolta ne sia fatta richiesta, da almeno 1/4 dei rappresentanti delle Unioni e non oltre trenta giorni dalla richiesta.
Le funzioni di segretario del Comitato sono svolte da uno o più funzionari dell'Assessorato per l'agricoltura.
Il Comitato è articolato per ognuno dei settori produttivi omogenei in sottocomitati di settore i quali, a loro volta, possono articolarsi per i diversi comparti produttivi del settore medesimo.
Il Comitato regionale deve esprimere i pareri previsti dalla presente legge entro e non oltre i 30 giorni successivi alla richiesta stessa trascorso inutilmente tale periodo non si è più tenuti ad acquisire i pareri".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Procediamo alla votazione di tutta la legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 31 hanno risposto SI n. 31 Consiglieri La legge è approvata.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame deliberazione Giunta regionale: "Legge regionale 12.10.1978, n. 63 art. 11. Concessione di garanzia fidejussoria a fronte di un mutuo agrario concesso al Consorzio regionale Latte Verbano Soc.Coop, a resp. lim. Novara"


PRESIDENTE

Esame deliberazione Giunta regionale: "Legge regionale 12.10.1978, n.
63, art. 11. Concessione di garanzia fidejussoria a fronte di un mutuo agrario concesso al Consorzio regionale Latte Verbano Soc. Coop. a resp.
lim. Novara".
La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Alla minoranza, e più propriamente al Gruppo D.C., non rimane che avanzare in questa sede le stesse perplessità che erano state avanzate in III Commissione.
L'organismo in oggetto non è il solo al quale la Regione è chiamata a porre attenzione, ma quello che ci preoccupa è che, alla prova dei fatti questo Consorzio non ha fornito risposte attente, puntuali e precise su quella che è la funzione caratteristica di un organismo associativo e soprattutto è mancato nel perseguimento di ben specifiche finalità innanzitutto e soprattutto quella di ritirare, direttamente dai produttori la maggiore quantità di prodotto da collocare al consumo, in riferimento ai medesimi produttori, di sviluppare una vera ed autentica difesa economica invece dobbiamo constatare che a tutt'oggi il prodotto ritirato, da collocare al consumo è di provenienza prevalentemente estera, il che è in netto contrasto con la conflittualità esistente oggi nel settore lattiero caseario, specialmente in riferimento ai produttori degli altri paesi della Comunità collocati su posizioni più vantaggiose delle nostre e che sono in grado di sviluppare nel campo dell'export delle azioni il più delle volte a danno dei nostri produttori.
Per queste motivazioni, non abbiamo espresso parere favorevole in Commissione e abbiamo avanzato nuovamente qui le nostre perplessità e esprimiamo parere non favorevole in sede di votazione della relativa delibera.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ferraris.



FERRARIS Bruno, Assessore all'agricoltura e foreste

Sul Latte Verbano la Giunta ha preparato un libro bianco; sarà pubblicato affinché ognuno sia perfettamente a conoscenza delle situazione.
Ad ogni modo, non sto qui ad illustrare il libro bianco, a fare la storia di questo complesso, del Consorzio agrario di Novara, gli interventi fatti a suo tempo per recuperare quella struttura e quel Consorzio agrario, che mi pare non sia ancora recuperato, è sempre ancora in gestione commissariale, comunque i colleghi riceveranno questo libro bianco e forse sarà bene svolgere ancora un dibattito su tale questione.
Per quanto riguarda le cose specifiche, oggetto della delibera, devo soltanto ricordare due cose: si tratta di una delibera che si riferisce a un mutuo acceso nel '77 che per varie vicende non fu poi interamente concesso, nel senso che l'Istituto chiese appunto la fidejussione. Nel frattempo venne modificata la legge che prevedeva che fosse la Giunta a dare la fidejussione e fu proprio la Giunta a voler affidare, nella nuova legge, questa competenza al Consiglio regionale. Quindi è una pratica di vecchia data che viene risolta positivamente.
I dati relativi all'attuale situazione del Latte Verbano sono questi: il latte dei soci rappresenta il 36,4%, il latte delle cooperative piemontesi, che conferiscono al Verbano, rappresenta un altro 35%, il latte che viene acquisito dall'estero sulla base di vecchi contratti o di contratti rinnovati che andavano bene quando la gestione era del Consorzio agrario di Novara, talmente ben gestito che si trova ora in una situazione fallimentare, rappresenta soltanto il 28,6%. In questa situazione, in cui emergono nuove gravissime difficoltà per il settore del latte, alcune cooperative, proprio quelle che non hanno voluto o i cui dirigenti non hanno voluto, entrare nel Consorzio Latte Verbano, a partire dal CLIN di Novara, hanno chiesto, e ottenuto, che il Consorzio Latte Verbano riceva raccolga altri 80 q.li di latte al giorno per i prossimi quattro mesi perché il CLIN non saprebbe dove metterlo, al prezzo regionale, più la refrigerazione, più 8 lire per la raccolta; alle stesse condizioni del CLIN, la cooperativa produttiva di Casale consegna 50 q.li per 3-4 mesi e la Cooperativa di Cameri 70-80 q.li al giorno.
Sono in discussione altri contratti perché tutti chiedono a questo Consorzio e a quei 100 soci, che stanno diventando a mio parere degli eroi che si sacrificano per tutti gli altri. Chiedo di votare questa fidejussione e a questo Consiglio di operare interventi per il Consorzio regionale Latte Verbano.



PRESIDENTE

Vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale vista la proposta della Giunta regionale (deliberazione n. 45 del 29/11/1979) ai sensi della legge regionale 12.10.1978, n. 63, art. 11 delibera di concedere fidejussione ai sensi della legge regionale 12.10.1978, n. 63 all'Istituto bancario San Paolo di Torino a garanzia di un mutuo agrario di L. 93.990.000 (novantatremilioninovecentonovantamila) da stipulare da parte del Consorzio regionale Latte Verbano, soc.coop. a resp, lim, con sede in Novara, per la durata di anni venti, oltre al preammortamento, con decorrenza dalla data di stipulazione del contratto di mutuo.
Con la garanzia di fidejussione di cui sopra e nell'ambito delle disposizioni di cui all'art. 11 della citata legge regionale 63/78, la Regione si obbliga: a pagare all'Istituto mutuante, nel caso di inadempimento del debitore principale ed a semplice richiesta dell'Istituto stesso, l'annualità di ammortamento di L. 8.028.955 ed eventuali interessi di mora a considerare valida ed efficace la garanzia fidejussoria indipendentemente da qualsiasi altra garanzia a favore dell'Istituto mutuante in dipendenza dello stipulando mutuo agrario di cui in premessa ed anche in difetto del ricorso alla garanzia sussidiaria del F.I.G. (Fondi Interbancari di Garanzia) ad iscrivere a bilancio annualmente, per tutta la durata del mutuo, una somma pari a L. 8.028.955 calcolata al tasso agevolato del 5,75%.
Per la suddetta fidejussione la Regione rinuncia a far valere il disposto dell'art. 1957 C.C. nonché al beneficio della preventiva escussione del debitore principale, di cui al secondo comma dell'art. 1944 C.C. e ad avvalersi del disposto di cui all'art. 1939 C.C.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato a dare attuazione alla presente deliberazione, essendo facoltizzato a compiere tutti gli atti per rendere operante la fidejussione medesima.
Alla spesa che eventualmente risultasse a carico della Regione si fa fronte, fino alla concorrenza della somma annua di L. 8.028.955 con lo stanziamento del cap. 3730 del bilancio 1979 e con gli stanziamenti che saranno iscritti sui corrispondenti capitoli dei bilanci 1980 e successivi (047941).
La presente deliberazione verrà pubblicata sul B.U. della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli, 9 contrari e un'astensione.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Modifica allo Statuto del Consorzio per i servizi sanitari e socio assistenziali dell'Unità Locale dei Servizi n. 28 (Settimo Torinese)


PRESIDENTE

Punto undicesimo all'ordine del giorno: "Modifica allo Statuto del Consorzio per i servizi sanitari e socio-assistenziali dell'Unità Locale dei Servizi n. 28 (Settimo Torinese)".
Vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale udita la relazione della V Commissione in ordine alla modifica allo Statuto del Consorzio per i servizi sanitari e socio-assistenziali dell'Unità Locale dei Servizi n. 28 (Settimo Torinese) Visto il DPR 24.7.1977, n. 616 Vista la legge 23/12/1978, n. 833 Vista la legge regionale 8/8/1977, n. 39 Vista la legge regionale 9/7/1976, n. 41 Visto il DPGR del 20/11/1978, n. 7675 esprime parere favorevole ai sensi della legge regionale 8 agosto 1977, n. 39, agli atti deliberativi predisposti dai Comuni appartenenti alla suddetta Unità Locale dei Servizi facendo proprie le osservazioni espresse dalla V Commissione nei documenti allegati, dà mandato al Presidente del Consiglio regionale di trasmetterli al Presidente della Giunta regionale per i successivi adempimenti di cui alla citata legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 9 astenuti.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Propongo di procedere senz'altro alla sostituzione di due rappresentanti della FIVA nella Commissione regionale per il commercio ambulante in quanto sono designazioni della FIVA stessa. La sostituzione riguarda Pietro Ferrero e Ugo Cabria. I nominativi in sostituzione sono: Pasquale Setteducati e Lorenzo Corengia.
Inoltre propongo, nel Consiglio di amministrazione della Promark, di sostituire un membro dimissionario, Enzo Gemma, con Ermanno Marchiaro.
C'è poi la consulta della caccia, i cui nominativi, se le informazioni che ho sono corrette, pervengono tutti da designazioni di Enti e quindi non avendo elementi di discrezionalità, noi possiamo procedere alla nomina.



PRESIDENTE

D'accordo. Ricordo soltanto che non è possibile procedere alla nomina della consulta della caccia, mentre possiamo procedere alla sostituzione di un membro dimissionario nel Consiglio di amministrazione dell'Esap.
Commissione regionale per il commercio ambulante: sostituzione di Pietro Ferrero e Ugo Cabria.
I nominativi proposti in sostituzione, come ha detto il Consigliere Bontempi, sono Pasquale Setteducati e Lorenzo Corengia.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33 hanno riportato voti: SETTEDUCATI n. 27 CORENGIA n. 27 SOLDANO n. 1 schede bianche n. 5 I signori Setteducati e Corengia sono eletti nella Commissione regionale per il commercio ambulante.
Sostituzione membro dimissionario nel Consiglio di amministrazione dell'ESAP.
Il nominativo proposto è quello del signor Carlo Sironi.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 30 ha riportato voti: SIRONI Carlo n. 26 schede nulle n. 2 schede bianche n. 2 Il signor Carlo Sironi è eletto nel Consiglio d'amministrazione dell'ESAP.
Sostituzione membro dimissionario nel Consiglio di amministrazione della PROMARK.
Il nominativo proposto in sostituzione è quello del signor Ermanno Marchiaro.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 28 ha riportato voti: MARCHIARO n. 24 scheda nulla n. 1 schede bianche n. 3 Il signor Ermanno Marchiaro è eletto nel Consiglio d'amministrazione della Promark.
I lavori sono aggiornati alle ore 15.30. La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.30)



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