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Dettaglio seduta n.31 del 30/01/76 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
I Consiglieri hanno ricevuto l'o.d.g. che reca: Approvazione verbali precedenti sedute Interpellanze ed interrogazioni Comunicazioni del Presidente Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale Dibattito sulla nuova situazione politica determinatasi in Consiglio regionale.
Poi vi sono i punti sesto, settimo e ottavo che tratteremo, secondo le intese avvenute ieri sera con i Capigruppo, a seconda dell'ora nella quale sarà concluso il punto principale, ossia quello sulla nuova situazione politica determinatasi in Consiglio regionale.
Non escludo che la seduta possa trovare la sua conclusione nella tarda mattinata; le ipotesi fatte ieri nella riunione dei Capigruppo prevedono questa possibilità.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I Consiglieri avranno ricevuto i processi verbali delle adunanze del 20 gennaio 1976, che sono stati inviati per posta. Se non vi sono obiezioni possono ritenersi approvati.


Argomento:

Interpellanze ed interrogazioni


PRESIDENTE

Passiamo alla trattazione delle interpellanze ed interrogazioni, prima però devo comunicare che nella riunione dei Presidenti dei Gruppi consiliari, tenutasi il 21 gennaio 1976, si è convenuto, a titolo sperimentale, che, per quanto concerne le sole interrogazioni, l'Assessore avrà a disposizione quattro minuti per la risposta e l'interrogante due minuti per la replica. Tali risposte potranno essere accompagnate da eventuali elementi scritti che potranno, all'inizio della seduta, essere messi a disposizione degli interroganti dagli stessi Assessori.
Si è concordato altresì che tale criterio debba iniziare fin da questa seduta consiliare del 30 gennaio 1976.
Per quanto concerne la distinzione fra interrogazioni ed interpellanze la Presidenza del Consiglio si riserva di valutarne i contenuti a norma del regolamento provvisorio.
Vi sono obiezioni a questo orientamento della Presidenza e dei Capigruppo? Non ne vedo, quindi applichiamo in via sperimentale questa operazione che tende a razionalizzare i lavori del nostro Consiglio, a renderli più solleciti ed a permettere che nel tempo che dedichiamo alla trattazione delle interpellanze e delle interrogazioni se ne possano svolgere il maggior numero possibile.


Argomento: Comprensori - Norme generali sui trasporti - Viabilità

Interrogazione dei Consiglieri Picco, Martini, Petrini: "Risultanza degli incontri dell'Assessore Bajardi con i Sindaci di alcuni capoluogo di comprensorio circa l'utilizzazione dei fondi regionali per le infrastrutture"


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Picco, Martini, Petrini: "Risultanza degli incontri dell'Assessore Bajardi con i Sindaci di alcuni capoluogo di comprensorio circa l'utilizzazione dei fondi regionali per le infrastrutture"". Risponde l'Assessore Bajardi.



BAJARDI Sante, Assessore all'attuazione e gestione delle infrastrutture

La Giunta regionale, come esposto nel documento presentato per la discussione dopo la Conferenza sull'occupazione, e più tardi con la circolare del Presidente Viglione, ha ritenuto, in assenza del piano regionale e dei piani comprensoriali di sviluppo, di dover sperimentare un nuovo metodo, comunitario, di collaborazione con i Comuni per l'utilizzo dei residui del bilancio 1975, dopo aver provveduto alle integrazioni delle 1440 opere finanziate nel 1973/74.
Venivano suggerite, ai fini di una spesa sollecita corrispondente a bisogni certi, le opere dotate di progetto esecutivo, i completamenti, le opere aventi carattere sovracomunale, in particolare quelle igienico sanitarie.
La Giunta ritiene suo dovere aggiornare il Consiglio sull'effettivo stato di disponibilità dei fondi.
Dopo aver fornito la documentazione sulle 1440 opere che hanno usufruito delle integrazioni, il residuo del bilancio 1975 per le opere stradali, fognature, acquedotti, impianti elettrici, sedi comunali, è pari ad un importo di opere per circa 29 miliardi.
Nella riunione della II Commissione di lunedì 19 gennaio si è riferito sull'attività svolta, conseguente alle assemblee comprensoriali le cui conclusioni ci permettono di registrare un diffuso consenso all'impostazione della Giunta.
Disponiamo finora delle decisioni pervenuteci da 10 comprensori su 15 mentre siamo in attesa delle conclusioni dei rimanenti entro pochi giorni.
La Giunta, come ha convenuto la II Commissione, procederà rapidamente negli adempimenti amministrativi tesi ad una rapida esecuzione delle opere.
La Giunta conviene sulla necessità di un'adeguata iniziativa che acceleri il completamento delle opere iniziate e solo in parte finanziate.
Per memoria, desumendo le informazioni dalla richiesta inviata al Governo il 5 settembre in attuazione dell'art. 16 dei decreti anticongiunturali ricordiamo che per il solo completamento di 187 opere fognarie e di acquedotti si registra un fabbisogno di oltre 112 miliardi.
Per quanto concerne il richiamo all'art. 5 della legge 28 circa la comunicazione al Consiglio dei criteri generali per la formazione dei programmi, nell'assicurare che la Giunta non si sottrarrà certamente a detto adempimento, desidero ricordare agli interroganti che proprio a norma dell'art. 5 la "Giunta regionale, in occasione della presentazione del bilancio preventivo (quindi per il 1976); sottopone ogni anno al Consiglio per l'approvazione, i criteri generali per la formazione dei programmi d'intervento in materia di opere pubbliche".
Per il momento al sensi dell'art. 4 della legge 28, tutti i Consorzi ed i Comuni sono stati invitati a fare prevenire le loro richieste entro il 31 gennaio 1976. Queste, raggruppate per comprensorio, saranno la base per le proposte di decisione che perverranno alla Giunta regionale dagli enti locali riuniti allo stesso livello.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Noi siamo parzialmente soddisfatti della risposta, almeno per quanto concerne tutta la parte informativa che l'Assessore ha già dato alla II Commissione, su come si sono svolte le consultazioni dei Sindaci nei vari capoluoghi di comprensorio e sulle risultanze emerse.
L'insoddisfazione rimane per quanto attiene al metodo perché, come già sottolineavamo nella nostra interrogazione, riteniamo che la consultazione debba essere interpretata come un momento aggiuntivo e della programmazione e del ruolo di sintesi, in termini di previsioni ed orientamento della spesa, ruolo che deve essere sostenuto sostanzialmente dalla Regione.
Noi prendiamo atto quindi con piacere del fatto che l'Assessore assuma l'impegno di dare precise informazioni sul concreto stato d'attuazione di queste opere; vorremmo però che le determinazioni di competenza della Regione, in quanto maggiormente in grado di operare una sintesi delle diverse necessità, fossero prospettate ai Comuni prima di far prendere loro decisioni dì natura nettamente opposta.
Mi risulta che in alcuni casi vi sono state, da parte dei Sindaci disponibilità ad un discorso di programmazione, in altri casi, invece, sono emersi ancora concetti di distribuzione diffusa. Vorremmo che, stante le poche disponibilità finanziarie, ed i tempi entro i quali dovrebbero essere consumate queste disponibilità, la Regione non tardasse a precisare quali sono le opere da completare dandone concreta dimostrazione sia al Consiglio regionale - che non mancherà, attraverso alla Commissione, o alle Commissioni, di dare questo appoggio alla Giunta - sia alle assemblee dei Sindaci dei vari comprensori.



PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Martini, Borando, Chiabrando, Armella Vietti, Robaldo: "Circolare dell'Assessore alla Sanità n. 7015 relativa alla rilevazione dimessi e movimento degenti". Risponde l'Assessore Enrietti.



MARTINI Mario

Chiederei d i posticiparla, visto che ce ne sono tre.



PRESIDENTE

Certamente.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza dei Consiglieri Colombino e Chiabrando: "Provvedimenti da assumere presso la direzione dell'ospedale 'Agnelli' di Pinerolo in ordine alle iniziative assunte dopo il mancato visto al bilancio dell'Ente da parte del CO.RE.CO"


PRESIDENTE

Passiamo allora all'interpellanza dei Consiglieri Colombino e Chiabrando: "Provvedimenti da assumere presso la direzione dell'ospedale 'Agnelli' di Pinerolo in ordine alle iniziative assunte dopo il mancato visto al bilancio dell'Ente da parte del CO RECO". Risponde l'Assessore



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

Si tratta di una interpellanza di vecchia data sull'approvazione dei bilanci degli Enti ospedalieri per l'anno 1975.
Credo sia noto a tutti che i bilanci del 1975 non possono essere approvati in quanto il fondo ospedaliero definitivo per l'anno 1975 nonostante le promesse dei Ministri Morlino e Gullotti fatte durante una riunione di tutti gli Assessori regionali alla Sanità, non è stato ancora stabilito. Infatti questa è una vertenza aperta in tutte le Regioni italiane.
Questo per quanto riguarda la situazione di carattere generale.
Per quanto riguarda in particolare l'ospedale Agnelli le quote provvisorie fissate per il pagamento dovuto all'ospedale, la Regione con quote provvisorie ha già fornito il 96,70 per cento, nonostante non siano state stabilite le quote definitive.
In una apposita riunione, presenti il Vicepresidente, il Consigliere Burello, il Direttore amministrativo e le organizzazioni ANPO, CIMO e FLO è stato affermato che le dichiarazioni apparse sui giornali erano dovute ad un'errata valutazione del bilancio, così com'era stato sottoposto dal direttore amministrativo, se no loro non avrebbero fatto quelle dichiarazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Colombino



COLOMBINO Michele

Si tratta in effetti di una vecchia interpellanza che risale al 26 novembre dello scorso anno e che era sempre rimasta in attesa di una risposta. Prendo atto di quanto affermato dall'Assessore, ma vorrei precisare che la nostra non era una critica rivolta alla Giunta regionale bensì un campanello d'allarme che aveva avuto vaste risonanze in tutto il Pinerolese, sia attraverso gli organi stampa, sia attraverso i responsabili delle organizzazioni sindacali e dei corpi medico e paramedico.
Nel prendere atto pertanto delle precisazioni e delle delucidazioni fornite dall'Assessore, gradiremmo - d'ora in avanti - una maggiore tempestività nelle risposte alle nostre interpellanze, specie per quanto investono problemi così gravi e così importanti.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità di adeguati interventi in considerazione dell'epidemia di rabbia che dalla Svizzera sta progressivamente diffondendosi in altre zone"


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità di adeguati interventi in considerazione dell'epidemia di rabbia che dalla Svizzera sta progressivamente diffondendosi in altre zone". Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

All'interrogazione legittima e pertinente è possibile dare delle risposte di carattere tecnico.
Da notizie attinte in occasione d'incontri fra il personale veterinario regionale e quello svizzero, è stato possibile accertare che l'epizoozia di rabbia in Svizzera si è diffusa in vari Cantoni, ad eccezione del Canton Ticino.
Infatti la rabbia si sviluppa maggiormente in territori di natura silvestre e principalmente attraverso la volpe che, come è noto, vive in altitudini superiori ai 1500 metri.
Ciò fa presumere che la catena delle Alpi difende validamente dalla diffusione dell'epizoozia e pertanto è da supporre che il Piemonte resti indenne dal contagio.
Il servizio veterinario regionale ha fatto conoscere che, ad ogni buon fine, sono state già adottate varie misure costituite da: 1) lancio di due linci nel parco del Gran Paradiso; ciò si presume che determinerà una diminuzione del numero delle volpi e dei gatti selvatici costituenti la specie più pericolosa per la diffusione delle malattie.



OBERTO Gianni

Ma non sappiamo se sono vive o morte le linci.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sicurezza sociale e sanità

C'é stato il lancio di due linci.
2) responsabilizzazione dei servizi veterinari comunali delle zone di confine affinché tengano sotto controllo il patrimonio zootecnico ed in particolare i cani 3) il riscontro di volpi e gatti selvatici trovati morti, disposto dai servizi veterinari e l'effettuazione degli accertamenti del caso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchi.



CERCHIO Giuseppe

Mi dichiaro soddisfatto della risposta.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità di un intervento nei confronti del Centro di lavoro protetto di Pinerolo"


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Cerchio: "Opportunità di un intervento nei confronti del Centro di lavoro protetto di Pinerolo". Risponde l'Assessore Vecchione



VECCHIONE Mario, Assessore all'assistenza

In merito all'interrogazione del Consigliere Cerchio, concernente la situazione delle persone handicappate che frequentano il Centro Specializzato di lavoro protetto di Pinerolo, si comunica quanto segue: alla data dell'interrogazione non si era a conoscenza del documento in quanto nulla era pervenuto a questo Assessorato, tuttavia, a seguito dei rapporti intercorsi con il dr. Vercellino, responsabile del Centro, si è potuto prendere visione del documento apparso sull' "Eco del Chisone" in data 11 dicembre 1975.
Nella seduta del 12 ottobre 1973 il Consiglio Comunale di Pinerolo ha approvato un progetto di ampliamento del Centro, comprendente una palestra per la ginnastica correttiva.
Tale pratica è stata inviata all'Amministrazione provinciale per conoscerne gli intendimenti ai fini di ulteriori interventi solamente lo scorso mese di dicembre. In data 19 gennaio 1976 la città di Pinerolo ha dato notizia di quanto sopra anche a questa amministrazione regionale che seguirà ogni ulteriore sviluppo in merito.
Per quanto riguarda le pratiche concernenti le pensioni spettanti a molte delle persone che frequentano il Centro, questo Assessorato ha sollecitato gli uffici competenti ed ha invitato il Centro a fornire di volta in volta il nominativo degli interessati per ogni opportuno ulteriore specifico intervento. Dopo le opportune informazioni presso il distretto militare non si è ritenuto necessario intervenire dal momento che la Circolare del Ministero della Difesa n. 775 del 3 12.1975 (ignota al Centro) al capo 20 b) prevede la possibilità della "riforma senza esame personale" nei casi di "particolare gravità e manifesta compromissione delle principali funzioni fisiche e/o psichiche", quando e attestata da organi sanitari pubblici e convalidata dall'intervento dei Carabinieri, "le decisioni di riforma potranno essere adottate direttamente dal Consiglio di Leva e senza l'esame personale dell'iscritto".ò Di tutto ciò si è provveduto a dare notizia al Centro.
Non si ritiene neppure necessario il consorzio tra i Comuni di Torre Pellice, Luserna, Bibiana, San Secondo ed Osasco per il trasporto gratuito dei ragazzi al Centro, dal momento che, come risulta dagli accertamenti effettuati presso la direttrice del Centro, si tratta di persone in grado di usare mezzi pubblici, di conseguenza il proteggerli con una forma di trasporto privato significherebbe aumentare la loro emarginazione.
Si è viceversa concordi circa lo sgravio sulla spesa di trasporto e tenuto conto della particolare situazione degli interessati, si è sollecitato il Consiglio di Valle delle Valli Chisone, Germanasca, Pellice Pinerolese-Pedemontano ed il Comune di Osasco a voler esaminare l'opportunita di adottare un'apposita deliberazione al riguardo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore per l'esauriente risposta in ordine ai vari punti che l'ordine del giorno aveva indicato come problematici per gli handicappati.
Il lavoro che viene svolto non solo nella città di Pinerolo, ma in tutto il comprensorio, è estremamente significativo e deve essere tenuto in debito conto anche dall'Amministrazione regionale.
Vorrei però rilevare di avere notato una delibera della Giunta regionale che indicava alcuni contributi ad amministrazioni provinciali e comunali, in particolare alla provincia di Torino, al (comune di Ivrea in ordine al Centro protetto (mi pare fosse una delibera del 23 dicembre).
Chiederei, se è previsto o prevedibile un intervento in questo senso anche nei confronti della situazione pinerolese.



PRESIDENTE

Sono le 10 e non vedendo alcuni Consiglieri presenti considero decadute le seguenti interrogazioni: del Consigliere Menozzi "Opportunità d'intervenire presso i Ministeri interessati per abbreviare l'iter relativo alle domande sui danni della grandine" interrogazione dei Consiglieri Armella, Furnari e Vietti "Opportunità di disporre un'indagine volta a conoscere il numero dei medici che si trova nelle condizioni di dover scegliere tra attività ospedaliera ed altre prestazioni professionali" l'interrogazione dei Consiglieri Martini, Borando, Chiabrando Armella, Vietti, Robaldo "Circolare dell'Assessore alla sanità n. 7015 relativa alla rilevazione dimessi e movimento degenti" l'interrogazione del Consigliere Rossotto "Opportunità di, appurare la realtà dei fatti apparsi in dichiarazioni stampa sul Centro tumori di via Cavour e di insediare una Commissione consiliare d'inchiesta".
Inoltre sono le 10 e ieri abbiamo deciso di finire a quest'ora con le interrogazioni per consentire che l'ordinato svolgimento dei punti all'ordine del giorno permetta di concludere la seduta verso le 13-13,30.
Vi sono obiezioni a questa procedura? Non ne vedo, quindi alle interrogazioni sarà data risposta scritta dagli Assessori.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo alle comunicazioni del Presidente.


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Zanone e Calsolaro.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Comunico l'apposizione del visto del Commissario del Governo: alla legge regionale del 18.12.1975: "Attività della Regione Piemonte per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana".
Si sta predisponendo la composizione del relativo Comitato.
alla legge regionale del 18.12.1975: "Interventi immediati a carattere straordinario in favore di Comuni e di Consorzi di Comuni per la costruzione, l'impianto e l'arredamento degli asili-nido inseriti nei piani 1972/'73/'74" alla legge regionale del 18.12.1975: "Provvedi menti urgenti in materia di credito agrario" alla legge regionale del 22.12.1975: "Costituzione dell'Istituto Finanziario regionale Piemontese" alla legge regionale del 22.12.1975: "Integrazioni straordinarie per l'assistenza scolastica".


Argomento:

c) Presentazione disegni di legge


PRESIDENTE

Comunico inoltre che sono stati presentati i seguenti disegni di legge da parte della Giunta regionale: n. 64: "Contributo regionale per l'assistenza farmaceutica ed integrativa ai coltivatori diretti per l'anno 1976" n. 65: "Compensi ai componenti di Commissioni, Consigli, Comitati e Collegi operanti presso l'Amministrazione regionale" n. 66: "Modificazioni ed integrazioni alla L.R 9.4.'74 n. 10, recante 'Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato' " n. 67: "Seconda nota di variazione allo stato di previsione dell'entrata e della spesa per l'anno finanziario 1976".


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

d) Provvedimenti per un miglior funzionamento del personale del Consiglio e delle sedute


PRESIDENTE

Inoltre sono stati presi alcuni provvedimenti per un migliore funzionamento del personale del Consiglio nelle sedute, secondo un accordo raggiunto nella riunione dei Capigruppo.
I provvedimenti sono: un unico meccanismo tecnico di controllo del personale, concordato fra Giunta e Consiglio regionale, da adottarsi contemporaneamente circa l'orario di lavoro avere a disposizione due uscieri fissi in prestito dalla Giunta in occasione delle sedute consiliari, in modo da disciplinare l'ingresso ai corridoi del Consiglio e consentire che lo svolgimento dei nostri lavori non sia disturbato da questuanti di vario tipo e di vario genere cercare la soluzione più valida per i tesserini che dovrebbero dare accesso alle sale del Consiglio regionale (non quelle interne, ma fuori) al fine di evitare che il piccolo corridoio che consente un minimo di sfogo ai lavori del Consiglio non sia sempre pieno di persone che possono trovare appuntamenti, accordi, intese, riunioni in altro luogo che non sia quello delle sedute del Consiglio.


Argomento: Gruppi consiliari

e) Integrazione Commissioni in seguito alla formazione del nuovo gruppo U.L.D


PRESIDENTE

Comunico l'integrazione delle Commissioni in seguito alla formazione del nuovo gruppo dell'U.L.D.
In relazione alla questione Zanone (PLI) - Rossotto (ULD) si conviene secondo quanto da loro stessi concordato, circa la loro presenza nelle Commissioni riunione Presidenti Gruppi consiliari: entrambi presenti Commissione speciale d'indagine conoscitiva sulla droga: presente solo il Consigliere Zanone Commissione consultiva per le nomine: entrambi presenti Commissione Regolamento: entrambi presenti Giunta delle elezioni: presente solo il Consigliere Rossotto.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

f) Istituzione Ufficio Legislativo


PRESIDENTE

E' stato istituito l'Ufficio legislativo composto in parte da funzionari del Consiglio regionale e in parte da consulenti esterni, cioè il prof. Romano, il prof. Scaparone ed il prof. Ferrero.
Dal mese di febbraio l'Ufficio inizia la sua attività. Tale ufficio dovrà costituire innanzi tutto un ausilio per le Commissioni consiliari durante l'iter formativo delle leggi; saranno le Commissioni a chiederne il parere ogni qualvolta lo ritengano necessario. Naturalmente, in quanto possibile, l'Ufficio legislativo procederà anche ad una revisione dal punto di vista formale delle leggi, prima della loro approvazione da parte del Consiglio.
L'Ufficio legislativo deve però essere anche uno strumento al servizio di tutti i titolari dell'iniziativa legislativa e quindi i Consiglieri, gli enti locali, i cittadini, secondo le norme dello Statuto.
Per poter usufruire dell'Ufficio legislativo i titolari dell'iniziativa ne faranno richiesta all'Ufficio di Presidenza che investirà quindi del problema l'Ufficio legislativo, stabilendo anche, se del caso, le priorità di esame.
Con questo si completa un altro dei tasselli della costruzione dei servizi del Consiglio regionale.
Ho esaurito le mie comunicazioni, Vi sono richieste d'intervento? Non ne vedo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale


PRESIDENTE

Si passa allora alle comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale.
Ha la parola il Vicepresidente Libertini.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Questa informazione trae origine anche dalla cortese sollecitazione del Consigliere Oberto, fatta nella scorsa seduta, di rendere l'informazione sistematica. Ma voglio dire che stamattina ci sarebbe stata comunque indipendentemente da questa sollecitazione che la Giunta accoglie, che la Presidenza del Consiglio ha accolto, in ragione degli avvenimenti di questa settimana.
Io vorrei intanto sottolineare ai Consiglieri che lo sciopero generale di ieri dell'industria, per l'ampiezza che ha assunto e per i temi costituisce una fase nuova nella situazione economica ed occupazionale italiana e del Piemonte.
E' una fase caratterizzata, come avevo già accennato l'altra volta, da una configurazione nuova, in parte, della situazione di crisi.
Noi abbiamo qui dei dati che l'altra volta non eravamo stati in condizioni di dare e che sono significativi, che provano come l'area della Cassa integrazione in Piemonte si sia sensibilmente ridotta; infatti, nel semestre che si è chiuso abbiamo avuto 18 milioni di ore di Cassa integrazione contro i 40 milioni che c'erano stati nel semestre precedente.
Se poi si facesse un'analisi - che ora non ho tempo di fare, ma che comunque trasmetto ai Consiglieri - per provincia, si vedrebbe che in realtà le province più colpite, Torino e Novara, hanno mostrato un sensibile restringimento delle ore di Cassa integrazione (la media è intorno ai tre milioni per questo semestre), mentre vi è un sensibile aumento in province che ne erano quasi esenti, come Cuneo, che è arrivata a mezzo milione di ore di Cassa integrazione nel dicembre scorso.
Dunque, riduzione di ore di Cassa integrazione, ma contemporaneamente si e passati ad una più grave crisi nell'area delle aziende colpite, per cui vi è un precipitare di chiusura di aziende e di licenziamenti che nel passato erano state tamponate anche dall'uso della Cassa integrazione.
Perciò la situazione del Piemonte, dal punto di vista della Cassa integrazione, è migliore, da un altro punto di vista è una situazione più drammatica, dove i nodi vengono al pettine.
Debbo a questo proposito fare una precisazione perché ho visto notizie sui giornali relative a dichiarazioni fatte dal Ministro Donat-Cattin in un dibattito, non a Torino, in cui avrebbe detto che in Piemonte vi sarebbe nella presente situazione che l'aumento della disoccupazione, una spinta verso i licenziamenti e una riduzione della Cassa integrazione, una forte domanda di lavoratori specializzati, insoddisfatta. Devo dire che questa questione ha un fondamento, ma più ridotto. L'Unione Industriale ha comunicato anche alla Giunta regionale di avere fatto un'indagine in un certo gruppo di aziende e di avere avuto questo risultato, per campione (quindi non è un'analisi sistematica) che a certe condizioni vi sarebbe oggi spazio, nell'apparato industriale piemontese, per l'assunzione di 5/6000 lavoratori, se essi avessero le qualifiche necessarie.
Ma voglio dire che dopo due anni di blocco ai turnover si tratta di un fenomeno abbastanza fisiologico che, certo, ci riporta al tema del rinnovamento e della riqualificazione dell'apparato produttivo e della forza-lavoro, ma che non può essere considerato contradditorio rispetto ai dati generali di crisi che indicavo.
Nella situazione presente, sul tavolo per così dire della Giunta regionale - e, debbo dirlo di passaggio ai Consiglieri, la Regione è ormai considerata e dagli imprenditori e dai lavoratori come un interlocutore necessario a questo riguardo, al di là delle competenze giuridiche che abbiamo, ma io dico in stretto rapporto con il ruolo politico che la Regione ha - vi sono attualmente vertenze che riguardano problemi occupazionali di 37 Società, grandi e piccole, per un complesso di oltre 60 stabilimenti. Parlo delle vertenze ad oggi presenti, un certo numero delle quali sono state risolte positivamente o negativamente (positivamente ad esempio la Nebiolo, negativamente la Barone) e che a noi risultano (probabilmente ve ne sono anche altre) in atto.
Voglio fare una brevissima rassegna partendo dalle vertenze più grandi.
La questione Montedison, come forse scorrendo i giornali di stamattina avrete avuto modo di vedere, sta camminando, sia pure in modo tormentato e faticoso, verso una soluzione. Infatti, ieri è stato raggiunto l'accordo che riguarda la parte della produzione delle fibre e prevede che nella produzione delle fibre (bisogna fare attenzione alla distinzione) rimarranno occupati, nel 1977, dopo un processo di riduzione del personale per effetto del blocco del turn-over, rimarranno occupati 2825 lavoratori a Pallanza, 1600 a Vercelli, 1200 a Ivrea per un totale di 5625 lavoratori.
A questi occupati nella lavorazione delle fibre, se ne aggiungerebbero secondo gli impegni assunti dalla Montedison, altri 1500 impegnati in attività sostitutive, di cui: 500 a Chatillon, 600 a Vercelli (che si aggiungono ai 1600) e 400 a Ivrea-Pallanza.
L'insieme di queste operazioni avrebbe per la Montedison un costo di 202 miliardi di lire che dovrebbero essere finanziati per circa un terzo col ricorso alla legge 464.
Rispetto a questo accordo debbo dire che esso da un lato è positivo perché evita ipotesi assai peggiori che si erano affacciate in questi mesi dall'altro voglio sottolineare ai Consiglieri che non risolve affatto i problemi che abbiamo, perché nell'insieme questo accordo significa un decremento della presenza chimica in Piemonte, cioè di un settore che è certamente uno di quelli di grande sviluppo nell'economia mondiale, che e di relativa diversificazione rispetto all'attività prevalente in Piemonte ma che in prospettiva è in decremento. E' la ragione per la quale (voglio dirlo) la Giunta regionale, pur prendendo atto di questo accordo e dei lati positivi, non intende chiuso il problema nei termini generali, cioè della prospettiva chimica (e ne riparleremo a proposito del piano) e dello stesso ruolo della Montedison nella chimica e in rapporto col Piemonte. Pur essendo fermo per noi che l'espansione della chimica deve soprattutto produrre nuovi posti di lavoro in Piemonte, noi siamo fermi alla formulazione che demmo già nella Conferenza sull'occupazione: l'obiettivo e mantenere i livelli di occupazione al Nord nella chimica e svilupparli nel meridione. Qui siamo di fronte a un decremento netto nella chimica per cui il problema, a nostro avviso, si ripropone crudamente.
Per quel che riguarda, invece, i C.V.S., non vi sono novità; vi dovrebbe essere la prossima settimana (ma questo è connesso alle vicende politiche) un incontro a Roma tra Regione, sindacati e Governo per esaminare il piano della Federtessili; piano che, attraverso alle discussioni che vi sono state in questi giorni, dimostra di avere molti aspetti di serietà, ma alcuni inaccertabili perché esso, come é, provoca uno smembramento degli stabilimenti ed una troppo sensibile riduzione dei livelli occupazionali.
Da questo punto di vista, quindi, devo considerare che il problema è aperto, anche se, io credo, una discussione complessiva dovrebbe essere avviata su tutta l'area occupata dai C.V.S, e se i termini perentori che erano stati fissati all'inizio, 28 febbraio, sono sostanzialmente slittati al 31 marzo ed oltre.
La seconda grande questione che abbiamo in Regione è quella della Singer, che ancora ieri ha originato qui a Torino momenti forti di lotta e con la manifestazione davanti alla FIAT dei lavoratori della FIAT e dell'Innocenti, e con l'episodio accaduto alla stazione di Porta Nuova dove i lavoratori hanno bloccato, per qualche ora, a modo dimostrativo, i treni.
Mercoledì sera noi abbiamo avuto, a Roma, una riunione della quale i giornali hanno dato notizie parziali. Si è trattato di un incontro con il Ministro dell'Industria e con i sindacati nazionali. La questione Singer è esattamente, ad oggi, in questi termini: esiste un impegno del Ministro dell'Industria a che, entro la settimana (le ultime notizie però mi dicono che "entro la settimana" vuol dire stamattina) il Consiglio dei Ministri, o il Comitato dei Ministri dovrebbe emanare un decreto - che abbiamo discusso articolo per articolo nell'incontro romano - col quale alla GEPI viene chiesto di costituire - attenzione! - delle società per rilevare, con queste società, una serie d'impianti che sono stati scelti tra quelli messi in crisi dalla fuga delle multinazionali dall'Italia.



OBERTO Gianni

L 'ha annunciato la radio questa mattina.



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

Tra queste c'é la Singer.
Questa decisione in se stessa - ho avuto occasione di dirlo, ma voglio ripeterlo qua in forma ufficiale - é, a giudizio della Giunta, una decisione positiva; voi lo sapete, noi dall'inizio abbiamo sostenuto che non vi era soluzione per la Singer al di fuori di un intervento pubblico abbiamo indicato la GEPI, ne abbiamo indicato i motivi che non ripeto.
Perciò noi consideriamo questo decreto - se stamattina viene approvato come è l'impegno - un fatto positivo; lo abbiamo detto al Ministro, lo abbiamo ripetuto ieri nella assemblee di lavoratori.
L a questione Singer non è affatto chiusa con questo decreto, sotto molti aspetti. Ed io vorrei sottolineare - perché questo forse non è stato ben compreso - che le manifestazioni che hanno avuto luogo da parte della Innocenti e quelle che hanno avuto luogo a Torino, compresa quella di Porta Nuova, alla quale mi sono recato, a nome della Giunta, per sottolineare la solidarietà nostra con i lavoratori in lotta e per discutere con loro le forme comuni di azione, sono state manifestazioni molto serie e ordinate vi sono stati solo degli episodi marginali che riguardano non i lavoratori della Singer, ma qualche personaggio folcloristico dei gruppi extra parlamentari che è accorso come accorrono le mosche al miele, ma la manifestazione dei lavoratori è stata molto ordinata.
Le questioni aperte della Singer, sono di grande rilievo e riguardano non solo la Singer: 1) il decreto costituisce la Società, ma la Società non si costituisce oggi, si potrà costituire fra alcuni giorni, quindi vi è un periodo scoperto che riguarda concretamente la Cassa integrazione e il salario, per cui si dovrà ricorrere ad un marchingegno, che il Ministro sta studiando ma su cui pende un interrogativo 2) e più grave, perché non e una questione della Singer, ma e una questione più complessiva che ieri abbiamo discusso anche per la Magnoni Tedeschi, qual è il tipo di rapporto di lavoro che si configura per i lavoratori della Singer? I dipendenti della Singer hanno ricevuto la lettera di licenziamento e la GEPI li assume, ma come? Azzerando la posizione contrattuale - e mi riferisco non solo all'anzianità, ma anche a tutte le conquiste normative cioè riportando a zero e al minimo la condizione dei lavoratori.
E' su questo che mercoledì sera, nella riunione al Ministero dell'Industria, non si è raggiunto un accordo; mentre sul decreto si è raggiunto un accordo e sia la Regione, sia i sindacati hanno dichiarato positiva la decisione dei Ministri Donat-Cattin e Toros, sulle modalità alle quali la GEPI assume vi è dissenso, e le manifestazioni di lotta di questi giorni riguardano questa parte e non soltanto perché non è giusto che si colga l'occasione di un intervento-salvataggio per riportare una parte importante di lavoratori a condizioni contrattuali primitive cancellando la loro storia, la loro vita, ma perché il mercato del lavoro è quello che è e se qui in Piemonte abbiamo la Singer azzerata (dal punto di vista dei contratti) la Magnoni &Tedeschi idem, nel momento in cui si va tra l'altro al rinnovo dei contratti di lavoro, questa decisione, che è decisione della GEPI, non più della multinazionale americana, assume un significato politico negativo rispetto ai rapporti contrattuali che non pu sfuggire a nessuno.
Ecco perché abbiamo detto al Ministro, abbiamo ripetuto ai lavoratori e diciamo qua oggi come Giunta regionale, che noi pensiamo che la soluzione adottala - non parlo del decreto della Società, parlo delle condizioni di assunzione - non sia adeguata, non soddisfacente e rinnoviamo qui l'invito a che la decisione stessa venga modificata.
E' un problema GEPI, è un problema di finanziamento, ma è un problema di politica del lavoro estremamente importante. In questo senso i lavoratori che ieri hanno manifestato a Torino avevano perfettamente ragione e la loro manifestazione si è svolta in forme - voglio dirlo - del tutto civili.
Accanto a queste questioni più grosse, abbiamo però un'infinità di problemi - sui quali stamani io non ho né modo né tempo di soffermarmi - è aperta la questione della Pirelli, sapete in che termini, la prossima settimana vi è un incontro tra la Giunta regionale e la Pirelli per esaminare il piano di ristrutturazione; aperta la questione della Emanuel che è una specie di vergogna per tutti noi, ma vi sono più compratori che si sono affacciati all'orizzonte e ieri il giudice mi ha assicurato che entro venti giorni la cosa dovrebbe essere definita, ad ogni modo sono in calendario delle riunioni nelle quali questo nodo dovrebbe essere sciolto.



OBERTO Gianni

Per le presse?



LIBERTINI Lucio, Vicepresidente della Giunta regionale

No, le presse sono state vendute, manca solo più una parte, che però è la parte più antica, quella da più tempo in lotta. Intanto, prosegue il corso professionale che la Regione ha iniziato.
Vi è poi una serie di altre questioni. Ne elencherò soltanto alcune con l'aggiunta di qualche considerazione telegrafica, rinviando i Consiglieri che avessero necessità di maggior conoscenza allo schedario che, come ho annunciato, abbiamo costituito in Regione e che è sempre disponibile, tenuto aggiornato perché i Consiglieri abbiano modo di seguire l'evolversi delle situazioni che loro particolarmente interessano.
In provincia di Torino, oltre alle grandi aziende, di cui ho già parlato, abbiamo situazioni difficili nelle seguenti industrie: Cartiera Stella, Venturino Sutor, Monoservizio, Cimat, Cogne, Burgo, Assa, Spi Magnoni &Tedeschi, Gutermann, International Happy Home.
Monoservizio. La situazione ha assunto toni di drammaticità: ieri è stato chiesto l'intervento della polizia. E' in corso una mediazione della Regione. Debbo dire che la distanza tra le parti non è grande, ma che interferiscono questioni di principio molto serie. Le parti sono convocate per lunedì.
Cimat. Rispetto a quanto avevo detto nell'ultima seduta del nostro Consiglio c'é una sola novità. Noi ci siamo posti in contatto con l'Unione Industriale e con gruppi imprenditoriali per esaminare la prospettiva di una passaggio della Cimat dalla Società multinazionale La Salle, cioè la Acme di Cleveland, a società italiane. Debbo dire che i contatti sono aperti e che vi è qualche prospettiva che questo passaggio possa avvenire.
E noi vedremo questo positivamente per una serie di ragioni che i signori Consiglieri possono comprendere tenendo conto della esposizione precedente.
Burgo. Questo è un problema grosso: lo colloco in provincia di Torino ma riguarda l'insieme del Piemonte. Alla Burgo non vi sono oggi minacce di licenziamenti, però vi sono ricorsi in Cassa integrazione e vi è necessità di discutere l'insieme della situazione del Gruppo. Per questo è stata convocata una riunione, d'accordo con la Direzione e con i Sindacati, in cui si dovrebbe fare il punto sulla situazione nella Burgo e prendere opportune misure prima che accadano fatti spiacevoli.
Acciaierie ASSA. La situazione è estremamente grave. La fabbrica è da giorni e giorni presidiata, picchettata da mesi. La chiusura dell'Assa ha poi implicazioni serie: tra l'altro, la FIAT ci ha comunicato che la crisi in questa fabbrica, persistendo, costringerebbe probabilmente la FIAT stessa a provvedimenti di Cassa integrazione nella propria area. E' m corso una faticosa mediazione della Regione; al termine di questa seduta avrà luogo un incontro, che noi speriamo conclusivo, perché a questo riguardo nella sostanza, l'accordo esiste gia; se non lo si firma è per una questione formale e di principio a nostro avviso sbagliata, che va rimossa.
Perché questa è una vertenza che più che motivi economici ha alla base motivi politici, diciamo così, di rapporti e di principi. La Regione ha offerto anche un contributo attivo, anche qui attraverso un corso di qualificazione professionale ed altre forme d'intervento, e abbiamo contribuito a spingere la vertenza verso una soluzione, ma c'é una resistenza formale, di principio. Noi speriamo che entro oggi una nostra ulteriore proposta possa sciogliere il nodo. Ho voluto sottolineare questo punto e per la gravità della situazione e perché ognuno deve rendersi conto che nella situazione in cui siamo non è il caso di arroccarsi dietro formulazioni e questioni di principio.
Magnoni &Tedeschi. In questa vicenda s'è aperto uno spiraglio. Ieri ha avuto luogo, qui a Torino, una riunione con la Direzione nazionale centrale, della GEPI, e si è quasi raggiunto l'accordo, che dovrebbe essere perfezionato giovedì prossimo, che consente la ripresa dell'attività nello stabilimento di Nole, mentre si sono poste le premesse, abbastanza organiche, per una soluzione per lo stabilimento di Cafasse. La riunione di giovedì prossimo, che si terrà in Regione, dovrebbe portare dunque ad una definizione per Nole ed aprire una prospettiva nuova per Cafasse. Debbo dire che la GEPI ha accettato di buon grado, anzi sollecita, che la Regione assuma, per così dire, la gestione di questa operazione, e noi ce ne facciamo carico, anche se non fa parte dei nostri compiti istituzionali.
In provincia di Alessandria abbiamo in difficoltà la Vendo Italy, il Gruppo Bonzano, la Società Samber, la Rivalta Scrivia, la Dellepiane, la Eatont. Ripeto che io sottolineo solo alcuni punti: notizie particolareggiate i Consiglieri potranno trovarne nella informazione scritta che metto a disposizione.
In provincia di Asti si è conclusa in modo relativamente positivo anche se qualche particolare e ancora da definire, la vertenza della Saclà: i licenziamenti sono stati ridotti da 220 a 30, con 74 posti a Cassa integrazione; l'attività produttiva del Gruppo sarà potenziata per il futuro secondo un accordo firmato da Regione, Comune, Azienda e sindacati.
Nel Cuneese, dove si presenta il grave fenomeno dell'allargamento della Cassa integrazione - Cuneo ricorre più che nel passato nei nostri elenchi nelle nostre questioni -, sono in piedi presso la Regione le questioni della Manassero e della Gioda. Si sta organizzando un convegno, che dovrebbe aver luogo attorno alla Pennitalia, per studiare il futuro della stessa Società in provincia ai Cuneo, secondo le richieste che sono state avanzate qui anche da alcuni Consiglieri e le risposte che abbiamo dato a suo tempo.
A Novara, sono in discussione le vertenze che riguardano la Peretti Manifatture, le Officine Meccaniche Galliatesi, la Max Novo (per la quale posso annunciare che si dovrebbe raggiungere una soluzione positiva fra lunedì e martedì), il Setificio di Castelletto Ticino, la Manifatture Riunite di Dormelletto, l'Unione Manifatture di Verbania, questione che è aperta anche a Roma, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e dell'Industria, la Bemberg (che può diventare una situazione estremamente pesante, trattandosi di centinaia di posti di lavoro che non nell'immediato ma a scadenza di tre mesi possono saltare), la Fiasa di Domodossola, la Stima Condotti di Legna (per la quale abbiamo già raggiunto nelle ultime ore un accordo per un passaggio di proprietà che salvaguarda l'occupazione.
Ma nell'occasione abbiamo aperto un discorso complessivo sulla presenza del Gruppo Legna in Piemonte, questione estremamente complessa ed importante sulla quale daremo in futuro informazioni precise).
Per Vercelli, abbiamo ancora qui, presso la Regione, in piedi le vertenze del Lanificio Bozzalla e la questione, assai compromessa, della Manifattura di San Maurizio Canavese.
Chiudo qui l'elenco della vertenze che risultano a noi essere in piedi accompagnato dalle notazioni più urgenti.
A questo punto, avviandomi alla conclusione dell'esposizione, credo sia mio dovere, a nome della Giunta regionale, rimarcare con forza, perch ciascuno si assuma le proprie responsabilità, che, dal punto di vista del Piemonte - non faccio ora una considerazione nazionale, mi limito a vedere un problema nazionale dall'ottica del Piemonte -, se nei prossimi giorni in relazione alla crisi apertasi nel mercato dei cambi e alla discussione di politica monetaria che si è avviata, si adottassero nuove misure di restrizione monetaria, si andasse cioè a curare la crisi insorta sul mercato dei cambi con nuovi giri di vite dal punto di vista del credito e con rialzi del tasso di interesse, si farebbe precipitare una situazione catastrofica in un arco di decine di migliaia di posti di lavoro. Perch noi abbiamo oggi in Piemonte una vasta area di aziende la cui sorte e legata a problemi dr credito, di finanziamento agevolato e ordinario. Per cui una stretta di carattere monetario comporterebbe un immediato riaggravarsi della situazione, e anche dei nodi che sembrano poter essere sciolti positivamente si serrerebbero alla gola di molte aziende.
Da questo punto di vista (nei contatti che avremo con il Governo in carica o con quello che ad esso succederà noi questo lo faremo presente con molta energia) va detto con chiarezza che noi ci rendiamo perfettamente conto delle condizioni che possono determinare certe scelte di politica monetaria: l'esaurirsi delle riserve valutarie, l'esaurirsi sostanzialmente dei margini, o il restringersi del ricorso al credito internazionale, il fatto che lo stesso miglioramento della bilancia commerciale che era stato vantato si regge in gran parte su una mistificazione (mi rifaccio qui alle comunicazioni del Ministro Colombo). Ma corre a noi l'obbligo di dire, dal punto di vista del Piemonte, in base alla nostra esperienza, all'analisi della nostra struttura produttiva, che questa situazione va affrontata una volta per tutte agendo sulla struttura, e cioè procedendo ad un rinnovamento dell'apparato produttivo e ad una organica e seria riqualificazione della domanda. Se invece questi problemi verranno affrontati dal lato della politica monetaria, noi cureremo una crisi con un'altra. Oggi pende sul capo dell'industria piemontese (ero in obbligo di ricordare qui queste cose, altrimenti la stessa descrizione che ho fatto con le sue ombre, che sono molte, e le sue luci, che sono poche, sarebbe falsamente ottimistica) il pericolo, se si va ad una stretta monetaria e se non vengono posti in essere rapidamente quei provvedimenti di conversione industriale dei quali si parla da mesi, di scivolare per molta parte verso sbocchi catastrofici. E' una dichiarazione, questa, della quale assumo piena responsabilità: siamo esattamente a questo punto, ed è bene parlare prima, anziché dopo, quando sarebbe troppo tardi.
A questa scelta di fondo, che poi si intreccia con il nodo della crisi governativa, cioè intervenire sulle nuove difficoltà con una stretta monetaria, o fronteggiare anche le nuove difficoltà con una politica di rinnovamento dell'apparato produttivo, di severa qualificazione della domanda, è collegata anche la possibilità, Consiglieri, che la Regione riesca a passare, come ci stiamo preparando a fare, da una prima fase caratterizzata da un'attività, se mi consentite l'espressione, di tamponamento, quella che abbiamo svolto fino ad ora, ad un'attività in cui la Regione, grazie anche agli strumenti nuovi che si è dati, possa realizzare un'iniziativa di promozione e di sviluppo.
Voglio qui ricordare, Consiglieri, che la legge sulla Finanziaria è stata vistata dal Governo e che quindi può essere mantenuto l'impegno che il Presidente della Giunta ha assunto di mettere la Finanziaria in essere per la fine del mese di aprile o i primi di maggio. Per questa seconda fase, abbiamo gia avviato la costruzione della Finanziaria, della quale discuteremo nelle competenti Commissioni dei Consiglio, ed ora la Giunta ha già messo in moto la legge sulle aree industriali, approvata nella precedente legislatura (in una riunione interassessorile sono state esaminate le condizioni per l'applicazione della legge: la Giunta nella prossima riunione esaminerà la questione e adotterà le misure necessarie però io posso fin d'ora annunciare che nei prossimi mesi la legge sulle aree industriali potrà trovare concreta applicazione).
E potranno trovare concreta applicazione - lo dico in riferimento a contatti avuti con le organizzazioni sindacali e con la Federazione degli industriali regionale -- sulla base di progetti che non attengono solo al miliardo e mezzo che praticamente viene stanziato per ognuna delle quattro aree, ma anche a progetti intersettoriali sui quali facciamo confluire insieme al miliardo e mezzo, progetti che riguardano la formazione professionale, i trasporti e così via.
Qui in Consiglio è m discussione la legge sul miglioramento della legge dei credito artigiano, la quale consente - e ai Consrglieri verrà trasmessa in questi giorni una documenfazione molto particolareggiata - l'erogazione di crediti importanti, che hanno effetto non solo sull'area artigiana, ma come ci e stato detto dall'Unione dei :costruttori di macchine utensili anche di domanda sui costruttori di macchine utensili: è un'altra leva che possiamo usare.
Infine, la Giunta regionale, in rapporto a finanziamenti del Fondo sociale CEE (e abbiamo accertato che sono disponibili per il Piemonte 2 miliardi di lire del Fondo sociale CEE, utilizzabili immediatamente, per quanto riguarda la formazione professionale in materia di meccanica e chimica, e un miliardo e mezzo per quanto riguarda il settore tessile) sta predisponendo - ne parleremo nelle Commissioni competenti non appena la cosa sarà stata definita - un progetto-quadro nel quale si collocano poi i progetti finalizzati per azienda. La cosa può collegarsi alla Finanziaria e può collegarsi alle aree industriali. Inoltre, i nuovi orientamenti che si stanno determinando in materia di finanziamenti agevolati (ho già riferito qui sull'accordo intervenuto fra noi e il Ministero dell'Industria a proposito dell'intervento nel settore tessile e del ruolo nuovo della Regione, e il 14 terremo a Biella una giornata di studio con industriali e organizzazioni sindacali e Comuni, per vedere come si può mettere in essere un intervento organico nell'area biellese).
L'insieme di questi interventi che ho citato Finanziaria, aree industriali attrezzate, formazione professionale interventi intersettoriali, che convergono nell'area di intervento industriale, nuove politiche di finanziamento agevolato - credo ci consenta nell'arco del 1976 un'attività importante della Regione, non più di tamponamento ma di promozione.
Ma tutto ciò è legato ad un filo: le conseguenze di una politica di stretta monetaria, del rinvio per molti mesi dei provvedimenti di riconversione industriale, una paralisi da questo punto di vista, pendono sulla nostra Regione proprio come una spada di Damocle.
Ho creduto opportuno fare queste sottolineature, nello svolgere il mio intervento informativo, anche perché sono convinto che queste questioni noi potremo affrontarle, come le abbiamo affrontate nel passato, nella distinzione dei ruoli (Giunta e partiti che sono all'opposizione della Giunta), però nel quadro di una feconda collaborazione fra tutte le componenti del Consiglio in ordine ai problemi che travagliano la nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Alberton. Ne ha facoltà.



ALBERTON Ezio

Ringrazio il Vicepresidente Libertini per la sua comunicazione, che ci consente di esprimere anche la posizione del nostro Gruppo su alcune delle vicende più preoccupanti che si presentano nella nostra Regione, oltre che di fare alcune considerazioni e rivolgere alcuni inviti per le possibili iniziative regionali.
Commentiamo anche noi con favore l'accordo raggiunto nella giornata di ieri per la Montefibre, anche se non possiamo non sottolineare come esso si chiuda su posizioni sostanzialmente non molto diverse da quelle che erano state discusse in termini assai polemici diversi mesi fa. Confessiamo che avremmo però preferito un'inversione delle vertenze all'interno del capitolo Montedison, e che cioè, prima di una chiusura dell'accordo Montefibre, si fosse raggiunto un quadro più chiaro, definitivo sulla vicenda CVS. E questo non in contraddizione, ma anzi a conferma dell'atteggiamento che abbiamo sempre tenuto su questa vicenda: mentre continuiamo a non fare una battaglia di principio sulla presenza Montedison nel CVS, non possiamo accettare che la vicenda CVS venga gestita perdendo capacità di controllo nei confronti della Montedison stessa.
In questo senso rinnoviamo l'invito alla Giunta a seguire l'esame del piano della Federtessile con l'attenzione che esso merita, senza pretendere di sposarlo tutto subito, convinti che siamo per essere chiamati a giocare un ruolo notevole nell'eventuale subentro nel CVS alcuni dei gruppi tessili sicuramente più forti, più importanti della nostra Nazione, e quindi con la possibilità di garantire effettivamente un futuro serio e consolidato su questo settore.
A fronte del rischio costituito dal fatto che, così com'é oggi, il piano comporta una riduzione di personale, ribadiamo la necessità che quelle iniziative sostitutive per cui si è dichiarata disponibile anche l'Unione Industriale torinese, soprattutto per lo stabilimento di Lanzo nel caso in cui altri imprenditori tessili non si facciano avanti, possano essere definite nei tempi più brevi, o almeno conosciute nei loro dettagli con una chiarezza sufficiente a consentire a tutti di esprimere un parere motivato.
Sulla questione Singer, comprendiamo che il passo che si dovrebbe realizzare questa mattina certamente parziale, non è ancora sicuramente il passo che prefigura o incarna una soluzione di tipo industriale all'azienda in crisi. La creazione di Società GEPI ha in questo momento esclusivamente lo scopo di rilevare il personale, per fare in modo che si possa risolvere nella misura più indolore dal punto di vista salariale la questione dei lavoratori.
Nonostante questo, da un lato non possiamo non sottolineare come la questione delle modalità con cui la nuova Società GEPI recupera il personale licenziato dalle multinazionali in gioco sia un problema molto serio, che era stato posto sul tavolo, d'altra parte, dalle stesse aziende private (vedi il caso Fiat-Innocenti) nel caso di un eventuale subentro della stessa Fiat, quando metteva in evidenza come purtroppo le condizioni di lavoro conquistate dai lavoratori in certe aziende presentassero dei margini di differenziazione rispetto ad altre situazioni, al punto di poter costituire anche delle situazioni insostenibili di privilegio. In questo senso invitiamo semplicemente a considerare come purtroppo non si possa generalizzare dicendo: assorbiamo tutti i lavoratori nelle condizioni in cui si trovano, pena il creare una aspettativa falsa, poi, nella eventualità di un subentro successivo, rispetto a problemi che, prima o poi, pensiamo non mancheranno di esplodere.
Rispetto alle iniziative di lotta dei lavoratori soprattutto della Singer, per quello che ci tocca più da vicino, noi vorremmo esprimere un nostro invito a far sì che le forme contenute di lotta che fino ad oggi diciamo fino a ieri - erano state condotte all'interno dell'azienda con lo scopo di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica possano proseguire con lo stesso carattere controllato. Non possiamo non esprimere la nostra apprensione anche per certe forme di lotta che, seppur pilotate con estrema serietà, non possono di per se stesse non rischiare di favorire delle degenerazioni. Vorremmo sottolineare - e credo che questo possano farlo la Giunta in quanto tale e qualsiasi Gruppo politico presente in aula - che non c'é bisogno di aggiungere ulteriori forme di lotta per sensibilizzare le forze politiche circa la vertenza Singer. Perché ci sia il nostro impegno ad accompagnare, a sollecitare, a seguire qualsiasi iniziativa di tipo governativo o regionale alla risoluzione di questa vertenza non abbiamo bisogno che la lotta scenda a forme che riteniamo potenzialmente pericolose, in contrasto con il clima civile che ha finora caratterizzato le vicende.
Questioni Monoservizio ed Assa. Come diceva giustamente il Vicepresidente Libertini, fa un certo senso - lo dico più ancora per l'Assa che non per la Monoservizio - vedere aziende bloccate quando i termini numerici in gioco sono, obiettivamente, poco rilevanti: per l'Assa, come tutti i Consiglieri certamente sanno, si tratta di qualche decina di unità in una azienda che ne conta cinquecento. Invitiamo in questo senso la Giunta a fare ancora ogni sforzo affinché le questioni di principio possano essere superate. Le prospettive dell'Azienda - ci interessa l'Azienda in quanto tale, come capitale di lavoro disponibile in questo momento sembrano essere buone, e che i lavoratori rimangano privi di salario per molto tempo in relazione ad una estremizzazione, ad una radicalizzazione del confronto, che vede purtroppo in gioco anche componenti di politica di gruppetti che crediamo non positivi, non può non ingenerare preoccupazione.
Ci sembra che proprio queste considerazioni rimettano in discussione il ruolo della Regione nella politica industriale - ruolo che sappiamo non essere ancora definito, sul quale ci muoviamo per necessità con una certa sperimentazione. Ma se pensiamo a queste situazioni, che, ripeto, mettono in gioco poche unità, le affermazioni sulla disponibilità, provata, di un certo numero di posti di lavoro, soprattutto ad un certo livello di specializzazione, credo riconfermino la necessità che le vicende della mobilità del personale trovino una forma di gestione. E noi non riusciamo ad individuare altre forme che quelle di Commissioni miste (sindacati imprenditori) che riescano a gestire questo fenomeno.
Alla Regione in seconda battuta crediamo debba essere assegnato il ruolo di provvedere a realizzare le eventuali condizioni necessarie perch analizzate nel dettaglio queste situazioni, queste stesse situazioni possano trovare sbocchi positivi. E, consapevoli dei poteri in atto soprattutto nel settore della formazione professionale, giudichiamo questo intervento in seconda battuta di primaria importanza.
Se non riusciremo a realizzare una gestione analitica di queste vicende, non riusciremo ad uscire da queste situazioni, rischiando tutte le volte di scontrarci con questioni di principio che per poche decine di unità in gioco possono bloccare interi complessi, con tutto quel che ne consegue, senza per questo non ricordare anche a noi stessi l'importanza di certe questioni di principio.
Vorremmo in questo senso avere un pronunciamento da parte della Giunta sapere se essa è favorevole ad un intervento presso le organizzazioni sindacali ed imprenditoriali affinché strumenti di questo genere, di cui non abbiamo certamente ancora esperienza, possano essere sperimentati nella nostra Regione, all'insegna di quel progressivo impegno delle Regioni proprio nel momento industriale. Le considerazioni che ha fatto il Vicepresidente della Giunta per le vicende monetarie nazionali sono purtroppo ovvie. Diciamo "purtroppo" perché è chiaramente presente a tutti come una carenza di potere governativo non possa far altro che scaricare esclusivamente sullo strumento monetario, seppur indispensabile in questo momento, il potere di controllare le vicende in gioco.
Non crediamo provenga dal nostro partito la volontà d'impedire o rallentare soluzioni positive alla crisi di Governo: ma è certo che proprio le vicende elencate e nella nostra Regione e a livello nazionale pretendono un Governo autorevole, non un Governo allo sbando, sottoposto giorno per giorno alle incertezze di consensi da parte del Parlamento. In questo senso da parte nostra non solo come Gruppo, come Partito, ma, crediamo nell'interesse obiettivo di tutta la Nazione, non può che essere ribadito il nostro consenso per l'azione sicuramente molto meditata, attenta, forse anche per questo avanzante con una certa cautela, del Presidente del Consiglio dei Ministri affinché, elaborato un programma, si possa ritrovare su questo il consenso di una maggioranza precostituita all'interno del Parlamento, unica formula che può garantire che questo Governo dia effettivamente un contributo positivo alle vicende pesanti e delicate del nostro Paese.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà. Senza volergli sottrarre alcun diritto, lo inviterei caldamente alla concisione.



GANDOLFI Aldo

Devo, a nome del Gruppo repubblicano, dare atto al Vicepresidente della Giunta dell'impegno, della puntualità, della concretezza con cui affronta questi difficili e dolorosi problemi. Senza addentrarmi in tutti i singoli aspetti del quadro complessivo che il Vicepresidente Libertini ha delineato, vorrei soffermarmi su due punti.
Vertenza con la Singer. Le considerazioni che ha fatto il Vicepresidente Libertini sull'attuale situazione della vertenza Singer non ci trovano del tutto concordi. Le informazioni che abbiamo sulla situazione contrattuale e normativa alla Singer, secondo noi, non permettono di assumere un atteggiamento troppo drastico, che riteniamo non logico in un momento come questo. Determinate condizioni di miglior trattamento, se sono sensibili, possono obiettivamente determinare, nella misura in cui diventano punto pregiudiziale, la difficoltà a subentrare da parte di un altro imprenditore nella situazione che la Singer lascia alle spalle. Noi ci domandiamo, sul piano di una logica sindacale di prospettiva, se questo è l'atteggiamento migliore, più costruttivo per risolvere il problema dei lavoratori della Singer, che è quello di trovare la certezza di un lavoro a breve scadenza, e non semplicemente il palliativo della Cassa integrazione.
E' quindi importante che le organizzazioni sindacali, specialmente su questo punto, non prendano degli atteggiamenti che, ripeto, rischierebbero di essere controproducenti per i lavoratori e anche poco comprensibili data la gravità del momento.
Veniamo al secondo ordine di argomentazioni sulle quali ho preannunciato di volermi soffermare, al quadro, cioè, dei problemi-cornice che il Vicepresidente Libertini ci ha presentato con riferimento alla situazione monetaria e ai rapporti internazionali del Paese.
Siamo perfettamente d'accordo che una stretta creditizia sarebbe estremamente grave, pericolosissima, sul piano sociale del nostro Paese nel momento delicatissimo che stiamo attraversando sul piano dell'occupazione e rispetto alle prospettive di rilancio del settore industriale, e siamo altrettanto dell'avviso che è necessario impostare una politica che punti anche, se non soprattutto, ad una riqualificazione della domanda, nel senso specialmente di una maggiore attenzione agli investimenti in quei settori che possono permetterci di ritrovare migliori condizioni strutturali della bilancia dei pagamenti. Ci sono però dei problemi di fondo che in queste discussioni di solito vengono stranamente elusi, dalle organizzazioni sindacali ma spesso anche dalle forze politiche; ci sono delle condizioni strutturali, quelle che determinano la debolezza della nostra economia, che non vanno assolutamente dimenticate nel momento in cui si discutono questi problemi.
In primo luogo, va considerato che, sostanzialmente, il nostro Paese da alcuni anni a questa parte sta consumando, in consumi individuali, sociali più di quanto il Paese produca: questo determina uno squilibrio di fondo che rischia di accentuarsi se non c'é una politica consapevole, globale a tutti i livelli, che faccia sì che la domanda interna per consumi individuali e consumi sociali si adegui alle reali possibilità del sistema ed alla sua reale capacità produttiva. Talune spinte che noi registriamo ad esempio anche a livello di enti locali, sono scarsamente consapevoli di questo tipo ai problema. Cioè, il nostro Paese, trovatosi a dover affrontare la situazione determinatasi per il raddoppio, in pratica, del costo delle materie prime nel giro di pochi anni, avendo una economia sostanzialmente di trasformazione, non può permettersi di mantenere una politica così scoordinata, così poco consapevole delle compatibilità complessive che nel sistema devono essere garantite.
La seconda considerazione che dobbiamo fare è che in questa analisi si dimenticano alcuni dati strutturali che sono altrettanto importanti, cioè le condizioni delle nostre imprese rispetto alle condizioni generali di mercato. Specialmente le organizzazioni sindacali, ma ci sembra anche alcune forze politiche di sinistra, dimenticano che ci sono delle condizioni di equilibrio sui mercati internazionali rispetto alle quali noi trascuriamo alcuni fattori essenziali, che sono fattori di costo del lavoro, di possibilità di autofinanziamento delle aziende. Diciamo questo perché in un momento come l'attuale non è irrilevante la politica rivendicativa che i sindacati porteranno avanti nei prossimi mesi. Se le organizzazioni sindacali si dimenticassero che in un momento come questo, e proprio perché è necessario, è importante non dare un'ulteriore stretta creditizia rispetto a quella che si è registrata negli anni scorsi, non si può assumere un atteggiamento non sufficientemente responsabile, non si pu non valutare le compatibilità necessarie al nostro sistema, e quindi ci si deve astenere dallo spingere oltre certi limiti le rivendicazioni - ce ne sono moltissime aperte, in molte categorie -, noi ci ritroveremmo probabilmente nella drammatica condizione di dover adottare provvedimenti più drastici su altri fronti, quello monetario e quello creditizio.
Ci pare che questo tipo di problemi il Vicepresidente Libertini non l'abbia toccato e che le organizzazioni sindacali siano troppo propense a non considerarlo. Su questo noi riteniamo che si debba richiedere maggior consapevolezza delle condizioni generali e strutturali nelle quali la nostra economia deve operare. Senza un'adeguata considerazione di questi problemi noi temiamo che poco possa fare anche un'azione, per quanto responsabile, delle autorità governative. Bisogna che le forze sindacali le forze politiche, globalmente, sappiano affrontare con coraggio questi problemi ; è giusto che diano una prospettiva di sviluppo al Paese, ma devono saper tenere presenti queste condizioni, che purtroppo ci legano a condizioni di compatibilità che dobbiamo assolutamente rispettare.
Pur con queste notazioni, non possiamo non manifestare la nostra considerazione per quanto il Vicepresidente Libertini è andato facendo in questi mesi e continua a fare per risolvere queste vertenze, che ci auguriamo tutti che nei prossimi mesi possano dare qualche schiarita al complesso dell'economia piemontese.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Alasia. Ne ha facoltà.



ALASIA Giovanni

Desidero ringraziare anch'io il Vicepresidente Libertini per l'informazione che ancora una volta ci ha dato, come è stato qui riconosciuto, in modo molto analitico e puntuale, sulle vertenze e sulle lotte per l'occupazione.
Proprio a proposito di questo riconoscimento, vorrei sottolineare, per inciso - non per tessere un elogio di parte, di cui non c'e bisogno visto che il riconoscimento è venuto ampio, ma per l'importanza politica e metodologica che la questione ha - il valore (per il lavoro che l'Assessorato svolge) della ristrutturazione ora in corso dei suoi stessi uffici, ricordata da Libertini nella scorsa seduta e che corrisponde all'esigenza, giustamente sollecitata dal Consigliere Oberto, di una informazione tempestiva, puntuale. Senza una strutturazione che consenta rispetto alle vertenze sull'occupazione - un impegno sistematico e continuativo, noi faremmo della generica denuncia e della generica propaganda, di cui non abbiamo bisogno. Perché, se è vero - ho potuto constatarlo anche nell'attività di questi mesi - che queste vertenze hanno tutte un tratto comune, che è il problema dell'occupazione, è anche vero (e può confermarlo l'Assessore, possono confermarlo i funzionari dell'Assessorato che seguono queste questioni) che ognuna di esse ha una sua particolare caratteristica, un suo iter, una sua vicenda, e il compito della Regione non è facile, dovendo essa muoversi attraverso molteplici rapporti che investono il padronato, gli istituti di credito, come è capitato proprio in questi giorni, le organizzazioni sindacali, comunali ecc. Questo io desidero ricordarlo perché così è stato per il caso dell'Assa, per il caso dell'Emanuel, in un arco d'interventi possibili dove la Regione da una parte opera su un piano di carattere generale mentre d'altra parte è chiamata in causa poi anche per suoi compiti specifici.
Ora io vorrei far, molto brevemente, alcune notazioni su alcune vertenze che sono state qui richiamate. Lasciando da parte le questioni della Montedison, della Singer, della Magnoni &Tedeschi e via discorrendo sulle quali mi pare che Libertini sia stato esauriente, vorrei fare alcuni rilievi per quanto riguarda l'Assa, dal momento che Alberton ne ha parlato in modo specifico (del resto, ci eravamo scambiati informazioni in tutti questi giorni).
Io credo che qui la Regione abbia fatto fino in fondo il proprio dovere. Mi pare che la nostra dichiarazione di disponibilità, che Libertini ha ricordato, ad effettuare un corso di riqualificazione, vada vista contestualmente al complesso delle proposte che sono state presentate all'azienda, vale a dire: Cassa integrazione, esodo volontario con extra contrattuale e verifica a luglio delle nuove condizioni Alberton ha detto che i termini in gioco sono poco rilevanti (non la pensano certo così i 37 prima 60 - di cui è in pericolo l'occupazione). Per noi, va difeso anche un solo posto di lavoro.



ALBERTON Ezio

Sul piano umano questo vale anche per noi.



ALASIA Giovanni

Anche sul piano politico produttivo. E' poco rilevante? C'é l'altra condizione che tu ricordavi, circa le possibilità produttive dell'azienda.
Cosa si è proposta, in sostanza, la Regione? Di gettare un ponte, che consentirebbe di ripristinare una condizione di normalità produttiva senza gravi interventi traumatici e senza grave danno per i lavoratori e senza un forte aggravio finanziario per l'azienda, perché questi conti l'azienda li sa e li deve fare. Voglio due anche a scanso di equivoci - perché questa valutazione l'abbiamo sentita sussurrare a Susa e dintorni - che il corso nostro non sarebbe un escamotage, ma sarebbe una cosa seria, per gente che deve frequentarlo seriamente, come prova il fatto che la Regione, non avendo, come voi sapete, un centro di gestione diretta in Val di Susa, ha già preso tutti preliminari accordi con l'ENAIL-ACLI di Condove, e ha previsto gli interventi necessari per i trasporti, per l'affitto e via discorrendo. Del resto, va detta chiaramente una cosa: nemmeno il ponte che proponiamo di qui a luglio è un escamotage, o un generico rinvio, in attesa degli eventi perché, come opportunamente ha ricordato Alberton, l'Assa non è assolutamente una azienda in crisi, e nemmeno è in una condizione di riconversione che comporti brusche interruzioni del processo produttivo come del resto riconosce la stessa azienda, e come è provato dalle sollecitazioni che vengono da parte di numerosi clienti in Italia e all'estero.
Per queste ragioni io credo sia possibile e doveroso (l'Assessore Libertini in questo senso si sta adoperando, la Regione si sta adoperando proprio in queste ore, com'é stato ricordato) giungere a chiudere rapidamente questa vicenda. Senza voler insistere, io dico, su delle pregiudiziali "ferme", che oggi non spostano poi (questo è il fatto) di una virgola i termini, della questione, e che domani, cioè a luglio, allo scadere della proposta di Cassa integrazione, potrebbero registrare termini completamente nuovi. In questo senso ancora ieri abbiamo avuto incontri e la discussione continuerà oggi.
Desidero aggiungere alcune osservazioni in merito ad un'altra vertenza richiamata qui anche dal Consigliere Alberton, e che so che forma oggetto di discussioni anche vivaci, quella della Monoservizio. Non dobbiamo nasconderci la gravità della situazione in questa azienda. La Regione ha seguito con molto impegno questa situazione fin dall'autunno, quando era presente all'interno della Monoservizio il gruppo proprietario, il cosiddetto socio di minoranza, l'IFI. Noi avevamo avanzato una proposta di mobilità, per la quale doveva impegnarsi l'IFI. Ma una settimana dopo - e questo dimostra una disponibilità a considerare situazioni reali -, per uno dei tanti inspiegabili misteri della finanza italiana, l'IFI non c'era più il capitale è stato azzerato e tutto il nuovo capitale è stato sottoscritto dagli svedesi. Va riconosciuto che in questo lungo periodo di vertenza, di lotta, di trattative - per le quali desidero dare qui ufficialmente atto al direttore dell'Ufficio regionale del lavoro, dott. Scollica, di aver seguito con noi con molto impegno queste questioni -, noi abbiamo avuto degli spostamenti anche interessanti dall'iniziale posizione padronale.
Com'è noto, da una decisione degli svedesi di chiudere totalmente l'azienda si è passati ad una richiesta di 130 licenziamenti su 330; da un netto rifiuto a ricorrere alla Cassa integrazione si è passati all'accettazione della Cassa integrazione per operai e impiegati. Ma questo, Alberton, vale fino al 31 maggio, poiché la Direzione ha ribadito che a giugno si procederà senz'altro ai licenziamenti. Voi capirete benissimo, signori Consiglieri, che non c'é sindacato al mondo che possa accettare una simile premessa: la verifica a giugno, sul piano produttivo, dell'esodo volontario, dell'esodo naturale, deve essere reale, non ipotecata in precedenza. La Regione, prendendo contatti con vari clienti, ha ricavato l'impressione fondata che sostanziose ordinazioni possano essere acquisite del resto, quelle per le confezioni dei gelati stanno arrivando proprio in questi giorni, ed infine e la stessa Direzione che è venuta a dirci che per la prima volta nello scorso esercizio c'é stata una esportazione del 15 per cento m Europa, il che costituisce un fatto nuovo, ovviamente positivo.
Data la situazione cui si è giunti alla Monoservizio, le organizzazioni sindacali incominciano a porsi anche il problema di una ricerca alternativa gestionale. Penso che la cosa dovrà impegnare anche la Regione, però credo che intanto dovremo perseguire qui, almeno in questa fase, ancora la ricerca di una soluzione sindacale. E in questo senso c'é già l'accordo con l'Ufficio del lavoro e con i parlamentari dei vari gruppi che son venuti all'incontro a Settimo (comunisti, democristiani, socialdemocratici e socialisti) di chiedere che la vertenza sia spostata sul tavolo del Ministero del Lavoro.
Voglio poi ricordare che con l'intervento della Regione si è conclusa in questi giorni la vicenda dei licenziamenti alla Condotti Legna di Cameri. Libertini non ne ha parlato, non certo perché trascuri la cosa bensì, immagino, per brevità. Vorrei ricordare che i licenziati della Condotti di Cameri verranno assunti dalla Mirsa di Galliate. E' una conclusione positiva in sé ed anche per il tipo di espansione che si preannuncia, vista la produzione pregiata della Mirsa. Ma qui c'è un impegno da mettere in atto subito, perché quell'accordo prevede lo scatto della 464, per il quale c'é un impegno delle federazioni di categoria, ci deve essere un impegno anche nostro.
Si è parlato, infine, della Max Novo di Novara. Ancora ieri abbiamo avuto un incontro con il sindaco di Novara, Leonardi, e con i sindacati. E' in corso una trattativa con la Duplo Standa, che dovrebbe intervenire. Mi pare che anche in questo caso si sia fatto qui un passo in avanti, nel senso che si è fatta una valutazione molto più attenta e realistica di quello che la Direzione della Duplo Standa riteneva personale in esuberanza: le posizioni delle due parti si sono avvicinate. Nel giro forse di poche ore si dovrebbe avere una risposta da parte di questa società.
Aggiungo una considerazione finale sul Setificio di Castelletto Ticino.
Anche qui si richiede il licenziamento del 60 per cento circa dell'attuale maestranza. In relazione a ciò desidero dire per inciso (dal momento che Consigliere Gandolfi ha richiamato poco fa le esigenze di ristrutturazione di fondo dei processi produttivi) che il sindacato non trascura queste cose, anzi, le ha poste sempre alla base dei problemi di occupazione e di rilancio dell'occupazione. Anche nel caso di questa azienda, dai numerosi incontri che abbiamo avuto come Regione e come sindacati, abbiamo tratto l'impressione che al Setificio di Castelletto Ticino vi sia sì una situazione aziendale parecchio sconquassata ma anche una situazione produttiva che non manca di prospettive: non si spiegherebbe diversamente il fatto che sia stata costituita una società finanziaria ad hoc, un socio di minoranza, la Finanziaria Globus, che si propone d'intervenire. La Regione ha preso contatti con tutte le parti interessate, anche con la Finanziaria Globus. Credo sia giusto dire che noi ci dobbiamo far carico di particolari condizioni di difficoltà che si sono venute a creare, e per questo ci adoperiamo alla ricerca e all'ottenimento dei necessari meccanismi di trapasso - Cassa integrazione, finanziamenti, confronti con le parti, extra contrattuali ecc -, ma respingiamo i tentativi, là dove ci sono, di precostituire rigidamente il licenziamento, perché su questa base ristrutturazioni non se ne fanno. Credo che questo debba essere un punto fermo che la Regione deve mantenere in tutto lo sviluppo delle successive vertenze che si presenteranno.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, svolgerò alcune brevi considerazioni sulle comunicazioni afferenti specificamente la ben nota vicenda Saclà.
Prendo atto anch'io con compiacimento che una così lunga ed estenuante vertenza si sia conclusa, ritenendola positiva innanzitutto e soprattutto per l'economia provinciale. Spero però che l'Assessore vorrà concordare se affermo che un pochino meno positiva è risultata per le maestranze. Perché? Perché nel "braccio di ferro" protrattosi per mesi e mesi con la società la quale ha assunto una rigidità di atteggiamenti veramente condannabile questa è riuscita a raggiungere, se non in tutto almeno in gran parte gli scopi che si era prefissati. La Saclà, infatti, non ha mai pensato di cedere ad altri l'azienda o a cessare l'attività produttiva: il suo scopo precipuo è sempre stato quello di giungere ad una riduzione delle maestranze; infatti, se consideriamo il numero di operai e di impiegati che nel frattempo si sono autolicenziati e il fatto che un numero di lavoratori rimasti dovranno, in base all'accordo sottoscritto, accettare di essere collocati altrove; per non parlare della Cassa integrazione, dobbiamo amaramente concludere che l'imperturbabile comm. Ercole ha, se non totalmente, ottenuto quasi tutto ciò che desiderava.
Con ciò non intendo ovviamente disconoscere l'impegno profuso dal Sindacati, dalla Regione, dal Comune. Penso piuttosto che l'irrigidimento del titolare, sostenuto da una notevole dose di connaturale freddezza abbia fatto leva sulla consapevolezza che le soluzioni alternative prospettate seppur con decisione, fossero di difficile realizzazione.
Ritengo che ora ai citati sindacati, alla Regione, al Comune, non rimanga che vigilare attentamente perché la ripresa del ciclo produttivo abbia a verificarsi nei modi per i quali l'impresa si è impegnata. Formulo l'augurio che l'invocata ripresa del ciclo produttivo possa dare dei risultati tali da consentire, superato il difficile frangente nel quale ci troviamo immersi, il riassorbimento di quella parte della maestranza che purtroppo, a chiusura della vertenza in questione, si sono trovate costrette (anche se per scelta, ma non certamente libera e tranquilla) a lasciare il proprio posto di lavoro.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare, e pertanto considererei chiuso il punto quarto all'ordine del giorno.
I Consiglieri mi permettano però di rivolgere a questo punto una raccomandazione, a me stesso in primo luogo ed a tutti loro, circa la metodologia che sarebbe opportuno seguire nel trattare questo punto, che è prevedibile sarà purtroppo per un lungo periodo ancora agli ordini del giorno del nostro Consiglio, per svolgere la discussione necessaria consentendo nel contempo che la decisione dei Capigruppo circa lo svolgimento generale dei lavori possa trovare puntuale attuazione.
La mia proposta è che l'informazione sullo stato dell'occupazione sia contenuta in dieci-quindici minuti e che su di essa si svolga quel tipo di discussione che e consentito dal Regolamento, cioè con brevi richieste di delucidazioni su questo o quel punto delle informazioni: ciò per evitare che ogni volta si sia indotti ad addentrarsi in una discussione di politica economica che, quando si ritiene opportuno fare, si chiede sia iscritta all'ordine del giorno e si tratta con tutta l'ampiezza necessaria.
Sono perfettamente consapevole che Giunta e Consiglio stanno facendo in questo campo tutto il loro dovere, e l'apprezzamento alla Giunta e stato dichiarato da ogni parte. Penso però che una superiore disciplina in questo campo permetterebbe al Consiglio di svolgere in modo più pieno la sua funzione.
Ho voluto fare subito questa proposta sotto forma di raccomandazione: vedremo poi in sede di conferenza dei Capigruppo come regolamentare la questione.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Dibattito sulla nuova situazione politica determinatasi in Consiglio regionale


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto dell'o.d g - "Dibattito sulla nuova situazione politica determinatasi in Consiglio regionale".
Ha la parola, per la relazione introduttiva, il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, all'indomani del 15 giugno le forze politiche, che compongono questa Giunta, proposero la formazione ci una maggioranza di governo regionale che fosse ampia e rappresentativa di tutto lo schieramento democratico. Una tale proposta nasceva da due ragioni convergenti: in primo luogo, l'esito del voto aveva indicato non solo un'incisiva modificazione dei rapporti di forza, ma anche una diffusa richiesta di un nuovo modo di governare, fondato sull'unita delle grandi forze popolari e sulla partecipazione; in secondo luogo, l'estrema gravità della crisi economica, e i limiti che ha tuttora la realizzazione dell'istituto regionale, suggerivano la necessità di una vasta coalizione che avesse la forza e l'autorità occorrenti per fronteggiare problemi ardui e per compiere scelte difficili.
La proposta unitaria, avanzata dai socialisti e dai comunisti, e discussa dalle forze politiche dell'arco costituzionale, non giunse a buon fine, perché contro di essa furono sollevate pregiudiziali di ordine ideologico e politico. Per evitare un grave vuoto amministrativo e di potere, i due partiti, che il 15 giugno erano stati indicati dal voto popolare, e che raccoglievano su di una linea unitaria la metà dei seggi del Consiglio, si assunsero la responsabilità di dare un governo alla Regione Piemonte, sulla base di un programma insieme realistico e ambizioso, che raccoglieva tutte le esperienze della puma legislatura e i contenuti nuovi emersi nella società.
Abbiamo assolto questo dovere con serena consapevolezza, ma senza mai ritenere che la proposta unitaria dovesse considerarsi esaurita o accantonata. In più occasioni abbiamo ancora dichiarato, e oggi confermiamo, che continuiamo a proporci, un allargamento della maggioranza che risulti dalla convergenza di forze democratiche diverse - ciascuna nella propria autonomia - attorno ad un programma comune, corrispondente alle esigenze di rinnovamento e sviluppo della società piemontese.
Nello stesso tempo abbiamo sempre cercato - e continueremo a cercare il confronto e la collaborazione con le forze sociali ed economiche intorno ad una linea chiara, ma con il massimo di apertura.
Senza alcuna iattanza, e anzi consapevoli dei limiti del nostro lavoro possiamo dire di aver rispettato in tutti questi mesi un tale impegno. La conferenza sull'occupazione, lo sviluppo e gli investimenti è stata un'importante esperienza di costruttivo confronto tra le forze sociali e politiche. Abbiamo costruito tutta la nostra azione amministrativa e legislativa con un metodo di partecipazione, di consultazione, di rapporto dialettico. Abbiamo restituito al Consiglio regionale una pienezza di poteri che nel passato era stata più volte offuscata (basterebbe qui ricordare l'istituzione della Commissione per le nomine, e le varie forme nelle quali i gruppi di opposizione sono stati resi partecipi di molti momenti di Governo).
D'altronde, la fedeltà a questo metodo trova una conferma nel lavoro del Consiglio regionale. Sono numerosissime le decisioni adottate con maggioranze assai larghe, o quasi all'unanimità. Anche su leggi assai importanti d'iniziativa della Giunta - citiamo tra tutte quella che istituisce la Finanziaria, per il suo rilievo economico e politico - si è verificata la convergenza tra le forze democratiche. Nella difficile azione per difendere l'occupazione, e garantire le basi per la ripresa, siamo stati confortati più volte dal consenso del Consiglio, e ancor nell'ultima seduta abbiamo registrato l'apprezzamento dei vari Gruppi per l'azione della Giunta.
Ciascuno ha idee, esperienze, soluzioni diverse: in ciò è l'essenza della società pluralistica, che vogliamo difendere e sviluppare.
Ma, in questo ambito, noi pensiamo debbano essere evitate aspre contrapposizioni e lacerazioni e vada costantemente ricercata l'unità delle forze democratiche e popolari.
E' in questo quadro che deve essere valutata - a nostro avviso - la decisione del Consigliere Rossotto e di altri di analogo orientamento, di assumere una posizione costruttiva nei confronti della Giunta regionale e delle maggioranze che governano gran parte degli Enti locali del Piemonte come voi sapete, circa il 70 per cento. Da questa decisione è sorta l'Unione Liberale Democratica, e di qui è nata la formazione di una maggioranza più larga, che comprende PCI, PSI, ULD.
Tutti possono e debbono prendere atto del fatto che questi avvenimenti sono il frutto di autonome e libere decisioni degli amici dell'ULD. Non vi sono state né contrattazioni ne patteggiamenti, alla luce o nell'ombra. Non vi sono state contropartite di alcun genere. C'è soltanto l'incontro delle volontà politiche, sulla base di una adesione ad un programma e ad una linea d'azione. E vi e stato (questo sì, alla luce del sole) un processo politico esplicito, svoltosi nell'arco di alcuni mesi, nel corso del quale sono emerse precise convergenze fra le posizioni dell'Unione Liberale Democratica e le scelte di merito e di metodo, che la Giunta veniva presentando a tutte le forze democratiche.
Possiamo certamente capire che vi sia chi voglia giudicare questi fatti con un altro metro, è naturale. Abbiamo alle spalle lunghi anni durante i quali maggioranze si formavano proprio sulla base di patteggiamenti spesso oscuri. Ma occorrerà che, prima o poi, tutti prendano atto che si è affermato un nuovo metodo politico e di governo e che gli avvenimenti sono esattamente quelli che appaiono alla luce del sole.
Il Consigliere Rossotto ha ormai più volte chiarito in quest'aula la sua posizione. Noi abbiamo valutato le sue argomentazioni, e, superando le polemiche strumentali, dobbiamo riconoscere che la convergenza dell'ULD con il PCI e il PSI corrisponde ad orientamenti e rapporti di costruttiva collaborazione, che si sono realizzati nella società piemontese, la quale come sarà ben noto a voi, appare ogni giorno in continuo, movimento da un punto di vista politico, poiché in essa vanno intessendosi nuovi rapporti tra il movimento operaio e i ceti produttivi intermedi.
Il 15 giugno ha segnato, per le coscienze più attente, la fine delle discriminazioni a sinistra, la liquidazione delle pregiudiziali, la rottura di molti schemi tradizionali. Si vanno rimescolando molte carte, si vanno aprendo nuovi spazi: e ciò avviene non già nella confusione o nell'imbroglio, ma nell'ambito di un processo, a volte tormentato, di costruzione di nuovi livelli di democrazia.
In questa occasione la Giunta riconferma la validità del programma che presentò al momento della sua elezione. L'ispirazione fondamentale di questo programma consiste nel rinnovamento profondo dell'economia e della società piemontese, tale da rendere entrambe adeguate ai nuovi tempi e alle nuove esigenze: un rinnovamento che non restringe, ma allarga, la democrazia che rafforza il pluralismo e l'arricchisce con la partecipazione.
Abbiamo più volte detto - e in modo particolare nella conferenza dell'occupazione - che sappiamo di dover agire nell'ambito di una economia di mercato e che occorre conciliare, in questo quadro, il diritto al lavoro e alla piena occupazione con la mobilità sociale e lo spirito di intraprendenza: le nuove condizioni di lavoro e la democrazia in fabbrica e nella società con lo sviluppo e la qualificazione della produzione. E' questo il nostro impegno, signori Consiglieri, la nostra volontà politica.
Consideriamo significativa, e non casuale - rientra in tale vasto movimento - la convergenza dell'Unione Democratica Liberale proprio da questo punto di vista, dalla coscienza, cioè, del movimento, in atto nella nostra società.
Nei fatti ci siamo rigorosamente attenuti agli impegni contenuti nel programma: vi e un'adesione, con degli apporti, ma al programma che ci eravamo dati tutti quanti insieme.
E' stato avviato il riassetto nelle strutture della Regione per il personale, per le sedi, per le procedure di spesa. Abbiamo intrapreso la costruzione dei nuovi strumenti, e, dopo l'approvazione delle leggi, ci appestiamo a realizzare la Tesoreria, la Finanziaria, l'Ente Fiera Regionale (la Finanziaria, come ha gia detto il Vicepresidente Libertini entro la fine di aprile, o al massimo entro la meta maggio, sarà operativa). Stiamo migliorando e rafforzando gli strumenti di agevolazione creditizia per artigiani e commercianti, abbiamo iniziato una complessa politica del territorio, che va dalla legge urbanistica regionale fino alla legge quadro dei trasporti (il disegno di legge per l'urbanistica regionale, secondo l'impegno dell'Assessore Astengo, sarà presentato entro qualche mese e per la legge-quadro dei trasporti vi è già un impegno dell'Assessore Bajardi), fino alla realizzazione delle aree attrezzate per l'industria e l'artigianato fino ad un organico piano dei parchi.
Difendiamo l'occupazione (e stamani ne è stato dato atto da tutti i Consiglieri), ma agiamo anche con tutti gli strumenti in nostro possesso per creare nuovi spazi produttivi (in questo quadro rientrano anche la ricerca e la conquista di nuovi mercati esteri da parte delle attività produttive del Piemonte). Lavoriamo per qualificare l'intervento in agricoltura, secondo una visione armonica dello sviluppo regionale, che riduca gli squilibri settoriali e territoriali.
La presentazione del piano economico regionale 1976 '80, avverrà tra non molto (proprio ieri, a Roma, c'e stato un incontro tra Morlino, Colombo e i rappresentanti delle Regioni. Purtroppo il quadro finanziario non è stato ancora definito e noi non siamo stati a tutt'oggi messi in grado di presentare gli elaborati del piano, poiché non conosciamo le risorse che il Governo ci trasmetterà. Se poi il Governo non ci farà conoscere con esattezza quali saranno le risorse che ci trasferirà, assumeremo, come metro di paragone, le disponibilità attuali).
La presentazione del bilancio 1976 (un bilancio di piano, come si dice), inquadrato con un programma pluriennale di spesa, segnerà il passaggio dalla prima alla seconda fase dell'attività produttiva della Giunta regionale. Nella prima fase, pur intervenendo già attivamente sul tessuto economico e sociale, abbiamo concentrato l'impegno nella costruzione degli strumenti necessari, il che era assolutamente indispensabile, e nella elaborazione dei programmi. Nella seconda fase realizzeremo i programmi (e questo andrà dalla presentazione del piano per tutto l'arco della legislatura), faremo funzionare gli strumenti, faremo della Regione un soggetto attivo di promozione economica e sociale in rapporto a nuovi modelli di sviluppo.
Siamo sempre più convinti che su questa base è possibile, nella nostra Regione, la convergenza e la collaborazione di forze diverse. In tal senso ribadiamo il nostro appello, non emotivo, ma politico, all'unità e alla cooperazione. Rispettiamo coloro che tuttavia intendono mantenere un ruolo di opposizione, e apprezziamo l'apporto costruttivo che anche da quella posizione si può dare al governo della Regione; l'opposizione è un elemento indispensabile in una vita pluralistica democratica.
Intendiamo anzi precisare, a questo proposito, che il legittimo conseguimento di una maggioranza qualificata (e non più soltanto paritaria) non indurrà la Giunta a sottovalutare minimamente il contributo di critica e di proposta di ciascuna forza democratica, che pur non si riconosce m questa maggioranza, ma è disposta a dare l'apporto costruttivo al governo regionale. Gia in questi primi mesi di attivata ci siamo sforzati di recepire ogni indicazione positiva proveniente dai Gruppi dell'opposizione e in particolare abbiamo rivolto, proprio per l'importanza che essa riveste nel quadro nazionale e in quello piemontese, particolare attenzione alle posizioni e all'iniziativa degli amici della D.C., consapevoli come siamo delle forze e delle istanze che essi rappresentano in questo Consiglio e nell'intera società piemontese. A questo metodo intendiamo continuare ad attenerci, con sempre maggior convinzione e rigore, cercando di evitare ogni inopportuna contrapposizione e perseguendo, invece, ogni convergenza che sia resa possibile dalla comune fedeltà all'antifascismo e dalla volontà di affrontare e risolvere i gravi problemi della crisi sociale economica e morale del nostro Paese.
In conclusione, noi confidiamo vivamente che sulle polemiche e sugli strumentalismi, prevalgano sia lo studio dei problemi concreti sia l'azione necessaria a fronteggiare le esigenze e a rispondere agli ideali delle grandi masse sia l'impegno comune per la democrazia, secondo l'ispirazione della Resistenza e il dettato della Costituzione.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della Giunta anche per l'estrema concisione della sua esposizione.
E' ora iscritto a parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il dibattito sulla nuova situazione politica creatasi in Regione, richiesto dai Gruppi di opposizione nel corso dell'ultima riunione ha provocato uno stato di tensione per la verità non frequente in quest'aula.
Proprio questo stato di tensione ha già dimostrato che per la nuova maggioranza non si tratta di un dibattito facile. Spiegare la convergenza sulla Giunta di sinistra di un Consigliere eletto nelle liste liberali richiede molta abilità, specie se si considerano i contrapposti punti di partenza.
Innanzitutto ribadiamo l'assoluta necessità di questo dibattito, che non poteva ridursi ad una specie di formalità da sbrigarsi nel mese di febbraio, così come il Presidente della Giunta aveva finito di dichiarare la scorsa seduta.
E' un dibattito che s'imponeva subito, per chiarezza e per correttezza istituzionale.
Per chiarezza: gli elettori che danno voti hanno diritto di sapere come questi voti vengono gestiti, specie se chi li gestisce prende direzioni che appaiono contrastanti con le motivazioni e finalità per cui a suo tempo i voti sono stati dati.
Ma, al di là di questa considerazione (che al limite può interessare una singola formazione politica), la chiarezza riguarda tutto, riguarda il valore stesso delle elezioni, perché se certe tendenze si generalizzassero l'elettore deve pur sapere che il suo voto può essere interpretato antiletteralmente, estensivamente, ed alla fine a scapitarne siamo tutti, o meglio il sistema democratico nella sua essenza, nella sua sostanza.
Per correttezza istituzionale: ricordiamo ancora tutti le battaglie che il Gruppo comunista nella passata legislatura ha fatto in ogni occasione per ampliare le competenze del Consiglio, per fare del Consiglio il luogo primario di ogni confronto e di ogni dibattito, e poi, in una diversa situazione politica, all'indomani di un accordo che ha implicanze di formule e programmatiche, che è stato pubblicizzato in ogni modo, che ha sostanzialmente modificato il quadro preesistente, dobbiamo constatare che la Giunta non ha sentito la necessità di dare le dovute comunicazioni al Consiglio.
Cercherò di collocarmi in questo dibattito semplicemente, con riferimenti a fatti e situazioni, e soprattutto con l'intenzione - non so se vi riuscirò - di non alimentare la tensione psicologica e morale che inevitabilmente il dibattito stesso sottende. E non ho difficoltà a dichiarare che nel mio tentativo di comprendere e valutare i fatti incide pure la cordialità di rapporto verso chi è al centro di questa discussa vicenda politica, e cioè il Consigliere Rossotto.
E' si vero che anche in questo caso l'insegnamento di Aristotele ammonisce "amicus Plato sed magis amica veritas", ma è altrettanto vero che proprio l'amicizia, e per me cattolico anche l'insegnamento di S. Paolo nel suo mirabile inno della carità, rendono molto cauti nel giudicare.
D'altra parte, mi pare che il rispetto umano, la comprensione l'umanizzazione, direi, delle posizioni, al di là delle rigorose affermazioni politiche, siano sempre state, fin dalla prima legislatura anche nei momenti più tesi e difficili, caratteristica di questo Consiglio.
In questi ultimi tempi - e lo dico con rammarico - queste caratteristiche hanno subito duri colpi da chi non vuole o non sa collocarsi in una certa realtà. Questo però non vuol dire che apprezzabili valori non debbano essere portati avanti da chi crede negli stessi. E sotto questo profilo ho colto, per la prima volta, nell'intervento del Presidente della Giunta qualche accenno ad un miglioramento del dialogo tra le varie forze politiche.
Nel valutare l'abbandono del Partito liberale da parte del Consigliere Rossotto ed il suo appoggio alla Giunta di sinistra, ci si potrebbe fermare alle considerazioni stupite, e non benevole, che da tante parti si levano.
D'altra parte, è stato proprio Rossotto - e mi consenta il collega questa unica citazione fra numerose dichiarazioni da lui fatte - che il 21 giugno '75 ha dichiarato alla "Stampa": "Il rinnovamento democratico della classe dirigente deve attuarsi non con operazioni di mutamento dei partiti da parte degli eletti, ma attraverso la leale ricerca di punti d'accordo sulle cose per la guida delle amministrazioni o nella dura lotta d'opposizione.
Soluzioni milazziane fondate su presunte fatture di Gruppi consiliari sono da condannarsi sotto l'aspetto morale e politico".
Ma per quanto detto non voglio scendere su questo terreno, desiderando piuttosto ricercare e comprendere le ragioni e il travaglio che possono aver portato il collega alla sua scelta. Mi riferisco al comunicato di qualche giorno fa, la cui sostanza e stata ripresa poco fa nell'intervento del Presidente della Giunta: "Nel corso della riunione si è preso atto con soddisfazione di convergenza che su precise questioni programmatiche e su questioni dr metodo di Governo si è venuto determinando in questi mesi tra i due partiti che compongono la Giunta regionale e l'Unione liberale democratica".
Penso sia lecito chiedersi: convergenza da parte di chi? Della Giunta di sinistra su quelle che i rappresentanti della Unione democratica liberale definiscono battaglia liberale o più specificatamente "difesa di gruppi, interessi e valori liberali" o convergenza dell'Unione liberale democratica sul programma della Giunta di sinistra, e segnatamente del Partito comunista? La mia interpretazione del comunicato e della situazione è che ci troviamo piuttosto in questa seconda ipotesi, una ipotesi che è stata confermata dall'intervento dei Presidente della Giunta, per cui mi sembra più esatto parlare di una adesione del Consigliere Rossotto alla linea della Giunta di sinistra che governa, il Piemonte, qualificandola però. Una adesione che, a quanto si cerca di spiegare, si fonderebbe su questioni programmatiche e sul metodo di Governo.
In sostanza, il Consigliere Rossotto giudica positivamente il programma e il metodo di Governo della Giunta Viglione. Anche se (e lo abbiamo detto altre volte e lo abbiamo ripetutamente dimostrato) come Gruppo D.C. non ci collochiamo mai in una opposizione di principio, non ci sentiamo di concordare con lui. Parlare oggi di programma di questa Giunta per quanto conosce il Consiglio ci pare ancora prematuro. Il piano regionale (su cui ritorneremo), il bilancio 1976 ci daranno l'esatta misura della volontà della linea, dei propositi operativi, della capacita della Giunta. Ed è in quel momento che discuteremo e ci confronteremo. Ma allo stato attuale ci pare che siamo ancora nel campo delle intenzioni, a meno che il rappresentante della nuova formazione non ne sappia più di noi.
Diverso anche dal Consigliere Rossotto e severo è invece il nostro giudizio sul metodo di Governo fin qui seguito. Ci sono delle apprezzabili eccezioni, ma l'indirizzo complessivo è tutt'altro che da elogiare.
Esaltazione del ruolo del Consiglio, si è sempre detto da parte della Giunta e del suo Presidente. Ma, ad esempio, il Consiglio, salvo brevi accenni, nella sua pienezza o nella competente Commissione, non è minimamente chiamato a discutere sui giornali; i Consiglieri regionali in diverse occasioni si trovano funzionari - certo a ciò incaricati - che in pubbliche riunioni interloquiscono a nome della Regione, e i Consiglieri presenti, per non fare polemiche, si limitano a considerarsi spettatori.
Sul piano di sviluppo regionale, poi, a livello d'informazione e partecipazione è sceso silenzio. Doveva essere pronto a fine gennaio, era stato dichiarato. Certo, ci sono anche difficoltà: difficoltà di finanziamento, difficoltà di carattere economico, quelle cui accennava il Presidente Viglione. Ma intanto una informativa è necessaria. Invece non se ne sa più nulla. Come si forma questo piano? Qual è la valutazione della Giunta sullo studio dell'IRES? A che punto sono le elaborazioni degli esperti? Vi sono forse contrasti all'interno della maggioranza? Informazioni, confronti, dibattiti anche settoriali in Commissione su un problema così vitale darebbero corso alle dichiarate intenzioni di esaltare sempre più il Consiglio.
Mi fermo qui, anche se potrei fare numerosi altri esempi.
Le eccezioni. Il metodo seguito per le nomine, certo innovativo e democratico, merita un riconoscimento. La corretta presentazione di qualche disegno di legge, ad esempio di quello per la modifica della legge 9 aprile 1974 sull'artigianato, di cui avremo occasione di discutere, con le dichiarazioni responsabili del Vicepresidente Libertini.
Quanto contrasto con le affermazioni di altri che non perdono occasione per la verità senza eccessivo successo - per spiegare che ad agosto del 1975 la Regione Piemonte non esisteva! E ancora stamani il Vicepresidente Libertini si è inserito nella sua precedente illustrazione facendo riferimento alle ipotesi di lavoro, e alla seconda fase di lavoro, in questa linea che e stata altre volte seguita.
Il metodo di Governo cui si fa cenno nel comunicato, un metodo diverso come è stato a suo tempo affermato, per ora non si è realizzato, e resta solo nelle buone intenzioni di qualche esponente della maggioranza.
Il Gruppo della D.C. prende atto che con l'adesione del Consigliere Rossotto si è costituita in Regione una maggioranza singolare, che non ha certo riscontro nella volontà popolare.
Ma, con tutto rispetto per Rossotto e per la sua affrettata formazione politica locale, mi permetto di dire che con questa operazione si sono risolti ben pochi problemi. Certo, il trentunesimo voto risolve situazioni immediate, e fa comodo a chi ha il problema di restare in sella. Ma i problemi di fondo, problemi dei tempi lunghi per il nostro Paese e per la nostra Regione sono ben altri. Il superamento della crisi economica, la stabilita dell'occupazione, la prospettiva di lavoro per tutti, la crescita sociale di tutte le aree del Piemonte, la travagliata costruzione di una società sempre tini giusta da consegnare ai nostri figli si ottengono solo determinando omogenee collaborazioni o quei chiari confronti ai quali ancora un'ora fa faceva riferimento il Vicepresidente Libertini, tra le forze politiche e particolarmente fra le forze politiche a rilevante base popolare.
Rappresentanti in questo Consiglio di una grande forza democratica e popolare qual è la Democrazia Cristiana, rappresentanti di un terzo dell'elettorato piemontese, agiremo sempre perché nel servizio alla comunità regionale il dialogo - nella chiarezza delle posizioni - sia l'elemento vivificante del nostro operare, perché le collaborazioni o le democratiche contrapposizioni tra le forze politiche si attuino particolarmente in un momento difficile come questo, per far crescere in ogni settore la nostra Regione ed il nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto



ROSSOTTO Carlo Felice

Nel periodo immediatamente successivo al 15 giugno, quale prima conseguenza non emotiva, ma già frutto di analisi politica data a botta calda, in tutte le componenti politiche che impegnate nella conduzione del Paese furono sopite e poste minoranza le tendenze revanchistiche e che puntavano a realizzare una spaccatura verticale nel Paese, cioè un discorso politico basato sullo scontro frontale, fu giudicata positiva, anche se prematura e carica di troppi equivoci, la proposta avanzata dal PCI e dal PSI di operare con la collaborazione di tutti per realizzare un programma di azione che affrontasse e desse una precisa risposta ai troppi nodi irrisolti esistenti nella società italiana, ancora più evidenziati dalla grave crisi economica che giorno dopo giorno chiedeva ed imponeva le sue vittime.
In questo senso per rimanere il più possibile vicino ai fatti politici che anche io contribuii a determinare e di cui condivido pregi e accetto difetti, il Gruppo liberale in questo consesso manifestò, in concordia assoluta, interesse per le proposte operative formulate dalla Giunta e disponibilità ad un serio confronto su come realizzare impegni enunciati se accettabili.
La lettura che nei giorni scorsi ho effettuato degli interventi fatti in quella occasione dal collega Zanone, nella sua funzione di Capigruppo, e dal sottoscritto, mi ha confermato in questa convinzione, che un po' in verità si era affievolita quando da troppi e con troppa insistenza, con specifico riferimento alla mia persona si usò, penso con eccessiva emotività o vis polemica, il termine, in politica non simpatico, di trasformista.
Su queste premesse si è iniziato un dialogo politico pubblico, alla luce del sole e delle stelle, confortato in ciò dal fatto, e la Conferenza sull'occupazione; alla cui rilettura degli atti inviterei ognuno, fu forse il momento più indicativo, che molte altre forze politiche e sociali hanno sovente consentito e lodato l'iniziativa e la politica della Giunta e il suo metodo partecipato di gestire le proprie responsabilità.
E' difficile per chiunque negare che la Giunta, mentre esprime certamente la grande maggioranza della classe operaia, ha saputo realizzare una politica di confronto costruttivo con gli imprenditori e di cooperazione con il ceto medio produttivo. E' indubbio che da un punto di vista di gretto patriottismo di partito o di gruppi di partiti che si sono sempre attribuita la tutela di questi interessi, su come poi fu attuata questa tutela il 15 giugno mi pare abbia detto qualcosa di interessante degno di meditazione, dicevo da parte di costoro un tale atteggiamento è indubbiamente un fatto preoccupante e ad esso si poteva, così come si pu rispondere in due modi. In termini astratti, denunciando questo comportamento come la classica espressione dell'egemonia comunista, che con il consenso sui programmi, con la tutela di tutto e di tutti, congloba e riduce in unanimismo un teorico pluralismo di interessi che ha cittadinanza solo ed unicamente in quanto consentito dal partito egemone, il che, in termini più educati, ma non certo più moderni, vuol dire anticomunismo pregiudiziale e non confronto reale sui problemi perché timorosi delle conseguenze politiche, limitando il tutto alla solita verifica delle divergenze ideologiche, per di più eseguite in termini vaghi e generici nel tentativo di annacquare le stesse senza afferrare che, solo presupposta e vitalizzata la diversa matrice ideologica, è possibile operare in termini positivi, senza il timore per le conseguenze, in ordine al confronto sulle cose.
In termini concreti, così come ho ritenuto io e gli amici liberaldemocratici, è ormai necessario e opportuno agire in modo opposto se non si vuole che anche i ceti borghesi ed imprenditoriali si riconoscano ed affidino la tutela dei loro interessi al PCI, assumendo il diritto di tutelare e rappresentare quegli interessi che non configurati esistenti nel sistema politico idealizzato dalla dottrina marxista, che è ancora il collante tra PCI - PSI e movimento operaio, è interesse, anzi dovere difendere da chi della democrazia, del pluralismo e del metodo della libertà, ha fatto il fondamento della sua azione politica.
E' diritto, anzi dovere di ogni uomo libero, aggiornare i propri punti di vista, imparare dai fatti il perché di certi errori o incomprensioni e mi è stato insegnato che questo non è trasformismo, ma principio dell'apprendere.
La coerenza non è né immobilismo né sclerosi ed è in questo senso che noi liberaldemocratici di fronte a fatti nuovi di indubbia portata e significato storico ci siamo con modestia, ma ferma determinazione accinti ad interpretarli, a verificarsi, non di certo, come anche, e ciò dispiace da vecchi amici di passate battaglie e comuni sentimenti si usa dire accettati acriticamente solo per essere tra i vincitori.
Più volte, e qui lo ribadisco ho affermato la nostra ferma convinzione che modifica non dovevano subire i nostri principi fondamentali, ma il modo di difenderli e tutelarli e ciò in concreto dimostra che essere liberaldemocratici e sostenere la validità dell'economia del mercato, lo spirito s'intrapresa e la virtù dell'iniziativa non vuol dire essere n comunisti né socialisti, anche se oggi riteniamo di poter compiere tale nostra precipua funzione politica con una alleanza organica con questi partiti. Infatti se nel programma e nelle indicazioni di azione della Giunta, che pure ha le premesse ideologiche e politiche derivanti dai partiti che l'hanno formata, si sono evidenziate chiare possibilità di contatto e di realizzazioni di questi convincimenti dove è il trasformismo? Questa non è una scoperta mia o frutto di capziosa, miope, o peggio interessata, visione, perché dei fermenti e mutamenti evidenziati dal PCI da tempo ormai ne parlano in modo nuovo ormai in molti, cito eminenti uomini politici della D.C. il Senatore Saragat, il collega Zanone: la differenza è sulle conseguenze che noi liberaldemocratici estraiamo da questi fatti, non certo dati per scontati, ma per diventare tali impongono a chi vuole realmente favorire il compimento di ulteriori passi di questo processo storico, iniziatosi autonomamente nel comunismo italiano, un diverso modo di comportamento da parte nostra, che rappresenti in concreto la disponibilità del mondo liberale e non marxista a modificare in termini concreti ciò che la realtà sociale, nel suo dinamico mutamento ha dimostrato essere ormai necessario di radicali riforme. Di qui, da queste considerazioni, nasce il desiderio nostro di misurarci su questo terreno di accettare in termini concreti, forti del bagaglio ideologico che in noi abbiamo, questa sfida di modernità che il mondo marxista ha lanciato e a cui tanti non marxisti, delusi dallo stereotipato modo nostro e di altre forze politiche di interpretare la realtà, hanno aderito.
Di contro, quale alternativa, sia a livello nazionale che locale esiste a questo netto e preciso disegno? Il centrosinistra, corteo o museo di fallimenti già sperimentati? Il centrismo, che oggi, negli attuali rapporti di forza non sussistere a meno che si voglia aprire al MSI? Nessuno ci può chiedere di fare la guardia al bidone di benzina sacrificandoci a favore dei vedovi del centrosinistra, in vista di un ipotetico, irrealizzabile e confuso disegno che dovrebbe consistere poi in un centrosinistra allargato fino ai liberali.
Vecchie formule, vuote di prospettive, a cui l'elettorato non ha più dato credito ed in cui onestamente la maggior parte delle forze politiche interessate dice di credere solo per conformismo, non possono essere una seria risposta alle istanze diuna società, come quella italiana, in movimento.
Si è detto, nelle sedute passate, una delle tante volte che sul caso ULD si è discusso in questo Consiglio, proprio dai collega Bianchi, di cui sempre ho apprezzato l'equilibrio e la leale, ferma e dignitosa pacatezza che certe posizioni, quando sono repentine e frutto di folgorazione, non effetto di un meditato e travagliato processo dialettico rischiano di non essere credute o di essere solo superficiali e pertanto non degne di eccessiva considerazione.
Ebbene, quanto dico vale per i miei amici di lotta e di decisione quanto per chi vi parla, cioè non è vero.
Queste cose, questi dubbi, queste speranze e queste decisioni abbiamo cercato di portarle e realizzarle nella casa liberale, rinunciando anche a posizioni privilegiate che indubbiamente, maggior conformismo non avrebbe mai posto in dubbio o questo sforzo, che stante la drammaticità della crisi generale, più grave è più allarmante di quella del partito in cui militammo, non poteva conoscere tempi lunghi non ha avuto successo e ognuno sa come, purtroppo, finirono lì le nostre vicende.
Così è nata l'ULD, il rapporto dialettico con la maggioranza e poi quale processo non scontato, ma sintesi del confronto offerto e accettato la nuova maggioranza di cui oggi discutiamo. Si è trattato di un processo tutto alla luce del sole, senza clausole segrete o patteggiamenti sotterranei. Non esistono prezzi, ne contropartite, c'é un accordo politico che si articola in impegni operativi, gestionali e legislativi: ed è in relazione a questo e della loro coerenza con il sistema democratico politico e democratico economico, nei quali crediamo e che vogliamo potenziare, se del caso, la condanna di trasformismo.
Coloro che lanciano accuse di trasformismo o fanno speculazioni strumentali o misurano ostinatamente il nuovo nei termini del vecchio, ma le speculazioni cadono e tutti dovranno prendere atto della realtà.
Colleghi Consiglieri, noi liberaldemocratici siamo forza politica, con uguale autonomia di giudizio o di iniziativa e proposizione politica nel Governo della Regione Piemonte insieme al PSI e al PCI, ma non siamo n comunisti né socialisti, così come i socialisti non sono comunisti ed i comunisti non sono liberaldemocratici.
Non solo abbiamo idee diverse, ma siamo espressione di realtà sociali in buona misura diverse.
Vogliamo, nelle decisioni della maggioranza, rappresentare il punto di vista, le necessità dei ceti produttivi nella misura in cui la tutela di questi interessi è non solo rafforzamento tessuto economico del Paese, ma premessa indispensabile per la realizzazione, nel rispetto dei principi democratici e costituzionali, di una società con minori ingiustizie maggiore efficienza e più partecipata vita democratica.
Vorremmo, e cercheremo di essere i garanti dei punti per noi qualificanti il programma di Governo, che abbiamo discusso ed accettato, ed in questo senso il nostro apporto alla realizzazione della maggioranza non è sovrappiù ma è decisivo numericamente e politicamente.
Le gravi e pesanti responsabilità che ci accolliamo, sia sotto l'aspetto etico che politico, sono stimolo a operare con lealtà e con rispetto dei doveri che ci incombono, decisi senza iattanza, ma ferma determinazione, a fare rispettare ad ognuno i diritti che ci competono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo



BELLOMO Emilio

Signor Presidente, signori Consiglieri, il problema che stiamo trattando in quest'aula relativamente alla nuova situazione politica che si è determinata al Consiglio regionale, ha già avuto anticipati echi polemici, sia in questo Consiglio che sulle colonne della stampa cittadina e nazionale.
Per alcuni versi, si può dire che il problema è già stato sviscerato dalle singole forze politiche, ed è già stato, quindi, sottoposto a vaglio critico da parte delle stesse.
Gioverà tuttavia, per amore di chiarezza e per assunzione di responsabilità politica, metterlo nuovamente "coi piedi per terra", ed esaminarlo responsabilmente, alla luce dei fatti e degli avvenimenti, che lo hanno potuto determinare.
Noi socialisti crediamo che non si possa affrontare seriamente e spassionatamente, il problema della costituzione dell'Unione Liberale Democratica (ma anche degli altri movimenti che si sono costituiti recentemente in raggruppamenti autonomi rispetto ai partiti di origine) e del suo avvicinamento politico al programma della coalizione di sinistra che governa la Regione, se non teniamo l'occhio ai risultati elettorali del 15 giugno 1975.
Lo abbiamo detto e scritto cento volte ma sarà opportuno ripeterlo ancora una volta, che il dato elettorale del 15 giugno ha sconfitto un modo di fare politica, per aprire una prospettiva, nuova e diversa, al centro della quale campeggia la richiesta delle forze lavoratrici e delle masse popolari, d'inaugurare una nuova politica, sostanzialmente fondata sulla partecipazione delle masse medesime è aperta ai contributi di tutte le forze politiche democratiche, presenti sullo scacchiere politico nazionale e locale.
Provenendo dalle masse lavoratrici e popolari la domanda politica posta dal 15 giugno scorso, nel mentre premiava elettoralmente i tradizionali partiti dei lavoratori (partito socialista e partito comunista e altri movimenti di sinistra ) imponeva chiaramente anche la necessità di una svolta nei rapporti fra le forze democratiche, pur così diverse e distinte nelle loro concezioni e nelle loro finalità; svolta che venne largamente riconosciuta è ammessa, in primo luogo dalla stessa Democrazia Cristiana, e che venne sostanzialmente intesa e definita con la chiara affermazione sociale: un nuovo modo di fare politica.
Il Partito socialista italiano, mi sia consentito ripeterlo, si rese conto di questo più profondo significato del risultato elettorale e si fece carico, soprattutto, delle esigenze, implicite ed esplicite, che esso poneva.
Per questa ragione il Partito socialista italiano, sia in Piemonte che nel resto del Paese, assunse l'iniziativa politica di coinvolgere in questa "esigenza dal basso" tutte le forze democratiche presenti nel Paese medesimo.
Naturalmente la proposta del Partito socialista, per la costituzione di maggioranze larghe e aperte, capaci di dare effettivamente una risposta adeguata ai problemi emergenti della società civile, era anche legata all'urgente necessità di sapere creare un fronte politico, dalla base più larga possibile, per creare conseguentemente le condizioni e gli strumenti per una lotta difficile e dura, contro la realtà obliqua, che si è determinata nel Paese, e per poter quindi rispondere con capacità e con positività alla domanda di lavoro, di case, di salute, di scuola, di servizi sociali in genere; alla capacità, dunque, d'innestare una retromarcia effettiva, alla macchina del Paese, da tempo sul piano inclinato e pericoloso di possibili avventure.
Si trattava quindi di capire, tutto e bene, il significato del voto del 15 giugno e di derivare da esso comportamenti responsabili e concreti, che rifuggendo, una volta tanto, dagli schieramenti e dalle tattiche conseguenti, mirassero alla realtà dei problemi e alla sostanza di proposte solutive.
E' con questo spirito che i socialisti italiani all'indomani del 15 giugno, assunsero una iniziativa specifica in tutto il Paese, per la costituzione di maggioranze nuove e aperte a tutti i contributi delle forze democratiche, che responsabilmente sentissero, senza bandire o ricusare il proprio bagaglio ideologico e tradizionale, la necessità di collocarsi in modo nuovo, davanti alle realtà politiche del Paese.
Io stesso, in quest'aula, a nome del mio Gruppo politico, illustrai la proposta del PSI, in sede di approvazione della Giunta e della sua piattaforma programmatica, sollecitando, in chiave locale, la convergenza ed il contributo delle altre forze politiche democratiche, davanti all'impellenza e alla drammaticità dei problemi che la Regione Piemonte era chiamata ad affrontare e risolvere.
Se la convergenza non c'e stata o non è stata dichiarata sulla piattaforma presentata dalle forze di sinistra, non c'è stato nemmeno una preconcetta ostilità, né una avversione dichiarata contro la piattaforma stessa.
Voglio dire che nessuno, tra gli altri partiti che non si riconoscevano nell'unica maggioranza politica, se non proprio numerica, nessuno, dicevo ha digrignato i denti, in senso politico, sulla nuova realtà che si andava delineando alla Regione Piemonte.
Ricordo anzi - e per quanto mi riguarda sul piano personale non ho perduto occasione per sottolinearlo in altre sedi - i contributi dialettici ed i comportamenti che sono venuti dagli altri partiti dell'arco costituzionale, ed in particolare dalla Democrazia Cristiana.
Se quei comportamenti non nascondevano significati reconditi e voglie inconfessabili, di vedere i partiti di sinistra nella "grana" di una problematica scottante, quei comportamenti erano seri contributi di responsabilità politiche che ogni partito - autonomo nella propria sfera andava assumendo al cospetto delle popolazioni piemontesi.
Ricordo bene le parole del Capogruppo liberale e di quello socialdemocratico, davanti alla proposta dei partiti della sinistra.
Erano parole di attesa, forse anche benevola, per quello che avrebbe saputo fare la Giunta di sinistra, ed erano anche un riconoscimento implicito del mandato conferito dal corpo elettorale piemontese, il quindici giugno, ai partiti della sinistra di farsi carico e interpreti delle nuove esigenze che il voto stesso aveva messo a nudo.
In quel clima generale del nostro Consiglio, in quella realtà nuova che si era stabilita nella nostra regione, più di un osservatore politico avvertì che la proposta programmatica dei partiti della sinistra, aveva in sé elementi di stimolo anche per le altre forze democratiche, e induceva soprattutto al confronto e alla verifica fra di esse; finalità, queste peculiari della proposta e delle prospettive che essa apriva ed innalzava davanti alle responsabilità dei partiti democratici.
Da quei momenti, densi di tensione e di attesa da parte delle popolazioni piemontesi, seguì un lungo periodo di collaborazione fra le forze politiche presenti in quest'aula e ne è testimonianza la lunga serie di leggi, discusse nelle Commissioni e in aula, e votate all'unanimità.
Ma si verificarono, soprattutto, unanimità significative sulle problematiche politiche proposte dalla Giunta (conferenza sull'occupazione in Piemonte, difesa delle fabbriche minacciate di chiusura, la costituzione della Finanziaria pubblica, ecc.); problematiche che diedero vita a interessanti e responsabili dibattiti in quest'aula, profilando, per certi aspetti, quel famoso "modo nuovo" di fare politica, non solo, ovviamente nel Consiglio regionale, ma in tutti gli enti pubblici, in tutti i gangli dove ferve e pulsa la vita sociale.
Questo, a nostro parere, era - ed è - un segno evidente della validità dell'impostazione programmatica dei partiti di sinistra, e questo segno evidentemente, ha portato forse a ripensamenti in alcuni partiti ed in alcuni uomini politici, dando luogo a quel formarsi di gruppi, autonomi dai partiti originari, che hanno iniziato a guardare, da altro angolo visuale la proposta politico-programmatica dei partiti della sinistra avvicinandosi, sempre più chiaramente, ancorché criticamente, fino, in alcuni casi ormai noti, a sentirsi impegnati sulle piattaforme programmatiche proposte.
Il processo di apertura delle responsabilità politiche in alcuni partiti formalmente fuori dalle maggioranze di sinistra, coinvolge alcune città (Torino, Milano, Roma, Vercelli) e un numero imprecisato di piccole amministrazioni comunali.
Questo processo investì i partiti liberale, socialdemocratico e repubblicano, scuotendo certamente alcuni steccati partitici o torrentizi come si usa dire, e aprendo la stura ad una vera e propria campagna di polemiche e di linciaggio a danno dei promotori di quelle iniziative, dove non sono mancati aggettivi e sostantivi sarcastici e pesanti; e dove si è cercato di tirare pietre per sollevare rumore e polvere.
Se questi possono essere fattori del momento, dovuti essenzialmente alle emotività o dettati dallo stupore, è chiaro che questo non può che essere un livello provvisorio, appunto momentaneo, perché ad esso deve subentrare il livello della riflessione e della ponderatezza, il livello voglio dire, della responsabilità vera secondo la quale non si può non ammettere che ognuno è pur sempre libero nei suoi convincimenti, nelle sue scelte, nelle sue conclusioni.
Noi crediamo che questo non sia tempo di aggettivi e di sostantivi; non crediamo che sia tempo di rincorrere il sesso degli angeli, nella astratta ricerca di stabilire se sono maschi o femmine; gli angeli sono angeli e basta; crediamo invece che sia tempo di fatti e di azioni (come del resto abbiamo, tutti quanti, cercato di fare in questa prima fase della seconda legislatura regionale); crediamo che sia tempo di prendere atto che le cose sono mutate e mutano, che gli elementi che compongono una società civile si muovano e si intrecciano con un ritmo sempre più veloce e impegnativo che il paese reale, le nostre popolazioni piemontesi, potranno sì fermarsi e indugiare per un attimo, sulle vicende di un Consigliere regionale, di due Consiglieri provinciali e di tre Consiglieri comunali che hanno creduto di svolgere il proprio pubblico mandato entrando in una area diversa da quella di origine per un confronto ravvicinato e una collaborazione su un programma di lavoro ma solo per un attimo, perché le nostre popolazioni piemontesi indugiano invece - e ne hanno pieno diritto - a giudicare quello che siamo capaci di produrre, in fatto d'iniziative di rinnovamento e di cambiamento della situazione complessiva nella quale la società piemontese è chiamata a vivere ed operare.
Ed allora, il discorso ritorna nuovamente al programma e alle proposte fatte dai partiti socialista e comunista, all'atto della formazione della Giunta.
Ritornano quelle proposte programmatiche che, come ha detto il Presidente Viglione, riconfermiamo ancora oggi, non come dogmi ma come proposte aperte al contributo di altre forze, unitamente alla speranza di trovare su di esse, attraverso un processo dialettico costante e sistematico, la convergenza di atre forze politiche democratiche, e quindi la crescente possibilità di un allargamento della maggioranza attuale, per affrontare, con sempre maggiore incisività, il compito che ci è stato affidato dal corpo elettorale.
Con questo spirito, di ieri e di oggi, il Gruppo socialista prende atto della dichiarata convergenza dell'Unione Liberale Democratica, nell'area programmatica a suo tempo proposta alle forze del Consiglio regionale.
La convergenza su un programma rappresenta un contributo costruttivo alla realizzazione del programma stesso, e la dichiarata presenza di una nuova entità politica nell'area programmatica della maggioranza, conferma a nostro parere, la validità del programma e delle sue linee direttrici.
Abbiamo sentito, pochi momenti orsono, il Presidente della Giunta parlare franco e aperto sul caso che ha dato luogo a questo dibattito.
Noi gli crediamo sulla parola, anche se, ovviamente, non possiamo pretendere che tutti gli altri partiti facciano altrettanto.
Gli crediamo sulla parola perché siamo convinti della validità dell'azione portata avanti dalla Giunta e dalle forze politiche che la sostengono; gli crediamo perché siamo convinti che sul terreno del pluralismo e della concretezza politica altre forze democratiche possono dare contributi e apporti preziosi alla realizzazione del programma e alle sue articolazioni; gli crediamo, perché infine, i licenziati della Singer o della Montedison, del Valle Susa o della Saclà, o della Barone o della Ceramica Pozzi o delle cento fabbriche piemontesi, attraversate da una crisi pesante, sono simbolicamente presenti in quest'aula, per ricordarci la loro sorte matrigna, e magari per alzare contro di noi una muta e dolorosa accusa, se noi tutti, noi tutti forze democratiche piemontesi non sapremo trovare quella volontà politica, quella convergenza programmatica e quell'intesa solidaristica, che blocchi il processo di recessione in corso, rovesci la tendenza in atto, rafforzi e sostanzi la democrazia.
Questo, credo, deve essere il motivo di fondo che fa, di questa circostanza, un'occasione per guardarci in faccia, senza falsi rossori per ripetere un impegno e un appuntamento: l'impegno di non distorcere il significato del voto del 15 giugno; l'appuntamento con noi stessi, con le nostre responsabilità individuali e collettive, con le attese dei lavoratori piemontesi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho la sensazione che anche i dibattiti politici non trovino troppo spazio in questo Consiglio regionale perché, vuoi la maggioranza che è al coperto del suo trentunesimo voto vuoi l'opposizione, dimostrano un certo disinteresse a dichiarazioni che, a mio modo di vedere, non possono essere riferite al fatto contingente, del resto già scontato, ma devono guardare a un quadro di prospettiva, al punto che intervenendo in questo dibattito mi domandavo se l'oggetto della discussione fosse la Giunta di sinistra o l'ULD. Forse non è né l'una n l'altra, quanto invece il contesto generale politico sul quale il Presidente della Giunta ha tagliato corto con eccessiva rapidità; ha forse giustificato il verso carducciano "Cuneo possente e paziente", ma certamente non ha portato l'attenzione sulle cose di fondo.
Io penso che si debba subito sgomberare il campo da una considerazione: non è che il fatto nuovo abbia buttato all'aria una strategia dell'opposizione, certo non per quanto riguarda il PSDI, lo abbiamo detto all'inizio della formazione di questa Giunta che la chiave di volta della situazione è il PSI (il quale, in Piemonte ed altrove, seguendo la tesi tanto cara all'on. Vittorelli ha assunto un atteggiamento che ha creato obiettivamente, dei fatti compiuti) il PSI che oggi, in sede di crisi governativa, assume altri atteggiamenti nel momento in cui, in maniera abbastanza sconcertante, dopo aver creato questa serie di fatti compiuti ripropone il tema di un'immaturità del partito comunista italiano ad essere partito di governo.
Io credo che la contraddizione non possa sfuggire in questo tipo di valutazione, trattandosi di un nodo da sciogliere non al Consiglio regionale del Piemonte, ma in campo nazionale, un nodo da sciogliere che non è facilitato dall'atteggiamento assunto da alcune forze politiche che accelerano i tempi di una convergenza attraverso confronti che certamente devono essere stati rapidissimi per portare un contributo determinante al mantenimento della Giunta di sinistra del Piemonte, ma non è certo facilitato neppure dalla trasformazione del problema politico in un problema esclusivamente di amministrazione, legato esclusivamente alla vita regionale.
Noi dobbiamo valutare la questione in termini generali e politici e credo che da questo punto di vista la posizione assunta dal PSDI sia stata fin dall'inizio, molto coerente. Noi respingiamo obiettivamente la possibilità che esista all'interno del Consiglio regionale una questione comunista, la respingiamo nel senso che non esiste una differenziazione, un contrasto, una contrapposizione di carattere ideologico con il PCI; ma mentre respingiamo questo concetto non possiamo non valutare, anche in questa circostanza, la contraddizione di una politica del PCI il quale, se fa riferimento al tema generale intorno a cui tutta la sua attività ruota da qualche anno in Italia, non può non considerare l'avvenimento di oggi che come un infortunio, un infortunio probabilmente utile, che consente di andare avanti, ma certamente un infortunio nella grande marcia di avvicinamento alle forze democratiche e in modo particolare a quella forza odiata e amata che è la D.C. con la quale si vorrebbe arrivare al famoso compromesso storico.
Io credo che da questo punto di vista l'atteggiamento che noi assumiamo in questo Consiglio regionale deve anche essere verificato in linee di coerenza generale con gli obiettivi che ci proponiamo e con le finalità che intendiamo raggiungere.
Io penso che per noi socialisti democratici il problema non si ponga che come interrogativo fondamentale di una situazione politica italiana che vive in un contesto europeo e mondiale sul quale influiscono anche fattori pericolosissimi. Quando questa mattina il Vicepresidente Libertini parlava della necessità di non ridurre il credito italiano per i problemi dell'occupazione e della risoluzione della crisi economica del Paese diceva una cosa valida, ma non c'è alcun dubbio che Libertini sa che non è in Italia la chiave di volta per consentire di attuare tutto questo, bensì purtroppo, in quelle grandi banche, in quei grandi forzieri del mondo occidentale su cui le lire girate dal torchio italiano rappresentano oggi una minaccia e forse un ricatto alla posizione politica italiana.
E noi, proprio perché questo ricatto intendiamo respingerlo, proprio perché vogliamo che la nostra azione politica sia svincolata da qualsiasi forma di soggezione di questo genere, riteniamo che la chiarezza delle posizioni politiche debba sempre fare premio sulle gherminelle passeggere e sulle situazioni occasionali come quella che viene oggi dibattuta in questo Consiglio regionale.
Io non credo che i compagni comunisti riterranno di essere toccati da questa puntualizzazione che, è inutile che ce lo nascondiamo, è il punto fondamentale all'ordine del giorno del Paese, un punto che evidentemente trova oggi il PCI su posizioni certamente molto morbide e, per quello che riguarda l'attuazione di programmi e di iniziative, su posizioni che noi socialdemocratici non possiamo considerare distanti da quelle che proponiamo, anche se molte volte non adeguiamo gli strumenti a questo tipo di proposte e molte volte ci sfuggono le possibilità della realizzazione.
Tutto questo significa che il confronto che avremo nelle prossime scadenze di questo Consiglio regionale sarà certamente aperto, ma il confronto aperto che noi intendiamo fare, il collega Rossotto me lo consenta, è compromesso oggi dall'atteggiamento che l'ULD ha assunto per valutazioni proprie che non sta a me né giudicare né definire; da questo confronto dovranno emergere linee che non possono essere contraddette da una generale visione politica.
Il PSDI si accinge ad un congresso dove vecchie cristalizzazioni vecchie posizioni politiche saranno certamente superate, dove le prospettive nuove saranno valutate, ma non potranno fare altro che convergere nella possibilità che si crei in Italia un'alternativa democratica e popolare di potere, imperniata fondamentalmente sulla solidarietà e sull'espansione di quell'area socialista che oggi è depositaria, pur con tutti i suoi errori, di una coerenza democratica valida per l'oggi e per il futuro.
Quando parliamo della lezione del 15 giugno noi siamo convinti che la lezione non ha dimostrato che c'è una direttrice a senso unico, perché se così fosse, collega Minucci, il PCI non proporrebbe il compromesso storico ma al contrario proporrebbe l'alternativa di sinistra, che avrebbe certamente una validità se quei nodi che non siamo tanto noi a proporre o a individuare quanto il compagno De Martino nel momento in cui ha aperto la crisi, fossero sciolti in una realtà che d'altra parte io ho il timore verrà rapidamente verificata, perché credo non sia sfuggito ai colleghi come si accentuino gli elementi contrari alla distensione internazionale come si preparino ulteriormente tempi duri nel campo della guerra più o meno fredda, più o meno tiepida in cui noi potremo salvare non solo l'unità e l'indipendenza nazionale, ma potremo salvare il patrimonio di rinnovamento sul quale ci troviamo tutti concordi soltanto se saranno chiarite le posizioni politiche e se le istituzioni saranno al sicuro dalle minacce che possono ancora essere portate verso di loro.
Io ho voluto esprimere questi concetti al di fuori di una valutazione immediata. Mi darà atto il collega Rossotto che non ho aperto nessun tipo di polemica. E' chiaro, ci confronteremo anche con il suo movimento in tutte le sedi adatte, nelle fabbriche, negli uffici, dove riusciremo a incontrarlo per dimostrare che non è con questo tipo di strategia, non è con la strategia rinunciataria, non è con l'ipotesi di regime che si risolvono i problemi nazionali e neanche quelli della Regione Piemonte. I problemi della Regione Piemonte si risolvono in un quadro operativo che veda inserite il maggior numero di forze democratiche perché l'impegno è grande, perché le cose che abbiamo detto stamattina a proposito della crisi occupazionale sono impegnative per tutti, non possono essere risolte con l'apporto di una singola forza politica, a anche perché noi riconosciamo che la Giunta, nonostante i toni trionfalistici del suo Presidente, è in questi mesi sopravvissuta facendo alcune cose, ma portandone avanti altre che erano mature in cantiere, verificandole sotto certi punti di vista correggendole con puntualizzazioni e sulle quali poi le forze democratiche si sono trovate largamente concordi proprio perché la scia è questa e proprio perché, se sgombrassimo dall'aspetto politico il problema e se lo inquadrassimo, come chiedeva il Presidente della Giunta, l'incontro avverrebbe con molta facilità.
Ma è soltanto in un quadro politico chiaro (questo è l'ultimo appunto che faccio, non è a questa chiarezza che ha contribuito l'ULD) che anche tutto questo può verificarsi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità

Signor Presidente, signori Consiglieri, alcune brevi considerazioni devo obbligatoriamente fare per quanto è stato scritto anche sui giornali di stamattina che hanno cercato, a mio avviso, di prendere lo spunto dalla partecipazione alla maggioranza del Consigliere Rossotto per mettere in posizione di difficoltà alcune componenti all'interno del partito socialista.
Io credo che occorra prima di tutto fare, come giustamente ha fatto prima di me il Consigliere Cardinali, il punto sulla situazione politica.
Questo non è il dibattito sull'entrata del Consigliere Rossotto nella maggioranza o meno, ma è un dibattito di carattere politico.
Ed allora noi vogliamo esprimere (e lo esprimo ufficialmente, come ha gia fatto, a nome del PSI, il Consigliere Bellomo) l'adesione completa totale, assoluta a questa che non è un'operazione trasformistica, ma è un'operazione di carattere politico; è l'interpretazione precisa del voto del 15 giugno. Il 15 giugno non è un fatto isolato, non è soltanto un passaggio di voti da una parte all'altra, è una spinta delle forze emergenti, è una spinta della società italiana al cambiamento. E dobbiamo dire (e lo dico ufficialmente a nome del PSI) che ormai il ritorno al passato, al centro-sinistra, è superato ed è questo che la D.C. continua a non comprendere, ed è questo che il Consigliere Paganelli continua a non comprendere e quindi ci sarà naturalmente uno scontro frontale durissimo su queste posizioni. Ma non uno scontro su una posizione di prospettiva che noi riteniamo invece si debba creare con tutte le forze politiche, compresa quella così importante, della D C., purché abbia il coraggio di cambiare senta veramente in se stessa tutte quelle spinte che hanno sentito i cittadini italiani il 15 giugno.
Queste sono le considerazioni di carattere generale che ci fanno dire che l'operazione (la chiamo "operazione" per essere estremamente esplicito) ha un carattere politico, il Consigliere Rossotto entrando in maggioranza ha compreso, prima di tutti gli altri, il significato della proposta socialista delle Giunte aperte ed il significato del 15 giugno.
E mi consenta il Consigliere Paganelli che parla di esaltare l'egemonia comunista nella Giunta della quale io faccio parte: posso dire con molta tranquillità e fermezza che non vi è né egemonia socialista, né egemonia comunista, vi è un confronto su posizioni sulle quali noi vogliamo lavorare e realizzare ed il PSI non delega a nessuno la propria responsabilità politica, stia pur tranquillo, Consigliere Paganelli, che questo si verificherà nel Consiglio regionale in ogni nostro atteggiamento.
Un'altra osservazione fatta dal Consigliere Paganelli è che noi vogliamo a tutti i costi rimanere in sella. Per quanto mi riguarda non mi interessa assolutamente, non interessa a nessun Assessore rimanere in sella un mese in più, un anno in più o qualcosa in più; credo che i problemi che abbiamo di fronte non siano quelli di rimanere in sella, ma di far progredire una società come quella piemontese che per molto tempo è rimasta arretrata rispetto alle prospettive culturali, economiche e di sviluppo che invece merita.
Credo che anche questo vada detto e mi auguro che ci siano i giornalisti che hanno scritto alcuni articoli citando nomi e cognomi e ci sia la smentita ufficiale di come la componente socialista (i manciniani) la pensa nei confronti dell'ULD perché a nome della componente socialista dico che questa operazione è gradita, è stata sollecitata, ma nei termini di apporto politico e non nei termini di trasformismo, come alcuni hanno voluto sottolineare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, noi crediamo di dover fare innanzi tutto una considerazione preliminare, intervenendo in questo dibattito sull'allargamento della maggioranza, come lo si è voluto definire all'o.d.g. dei nostri lavori.
Pensiamo, cioè, di dovere sottolineare e al tempo stesso denunciare perché è certamente censurabile da più parti e da più punti di vista, la conseguenza che oggi non a un dibattito, non cioè ad una discussione teoricamente aperta ancora ad ogni possibile conclusione qui si dà vita quanto, invece è piuttosto, ad una mera ratifica, ad una mera presa d'atto di una realtà ormai purtroppo già consolidata.
E la considerazione ci sembra debba essere fatta, in ispecie dopo che da parte del Presidente della Giunta è stata sottolineata la novità dell'esaltazione del ruolo del Consiglio regionale. E allora noi diciamo che in questo quadro, a questa discussione, a questo dibattito si sarebbe dovuti giungere già da tempo, anche perché non era certamente irrilevante il fatto nuovo di cui oggi prendiamo atto, se è vero come è vero che dalla non maggioranza di prima, dalla cosiddetta "maggioranza paritaria" di prima oggi si arriva e si scivola ad una maggioranza di 31 voti contro un'opposizione di 29 voti.
Questa sensibilità non è stata avvertita né dal PCI, né dal PSI, n dalla neonata Unione Democratica Liberale.
Oggi quindi noi ci troviamo a dover impostare diversamente il tipo di discorso; e pensiamo che un modo valido per farlo sia quello di tentare dal nostro punto di vista, e secondo una nostra valutazione un'interpretazione dei fatti che sono accaduti.
Sarà la nostra - e lo diciamo in premessa per debito di sincerità un'interpretazione che non sposa di certo e ovviamente la tesi della maggioranza, ma che per il vero non si identifica neppure con le tesi che abbiamo sentito portare avanti prima dal collega Paganelli a nome della D.C. è poi, a nome del PSDI, dal collega Cardinali.
Ci pare che quello che si è voluto chiamare "il caso Rossotto" debba essere valutato e giudicato secondo un taglio diverso di impostazione; ma per farlo dobbiamo anche noi, come molti prima di noi, riportarci al risultato elettorale del 15 giugno.
E' senza dubbio innegabile - lo abbiamo detto più volte - che il 15 giugno il partito comunista ha riportato un grosso successo. Forse dovremmo e potremmo a lungo discutere sul perché quel successo si sia verificato, ma crediamo di non sbagliare quando sartiamo che una delle componenti essenziali di quel risultato fu, per molti italiani, il desiderio del cambiare per cambiare, la nausea, la stanchezza, la ripulsa nei confronti di un modo scorretto, di un modo corrotto, di un modo clientelare di gestire la cosa pubblica di cui per anni la D.C. ed i partiti del centro sinistra avevano dato prova.
Furono, quelli, voti di protesta? Certo, di una protesta che possiamo anche considerare legittima, anche se ovviamente indirizzata in una direzione, a nostro avviso, sbagliata.
C'era, in effetti, e sta alla base di quel risultato, c'era in molti c'era forse anche l'attesa quasi invidiosa di vederli finalmente alla prova questi comunisti eterni vicini ai potere, c'era in molti di noi un certo sentimento di malcelata invidia per il loro efficientismo, per la loro scuola di quadri politici e amministrativi, per le loro promesse di gestire in modo nuovo la cosa pubblica. Tutto questo noi crediamo abbia contribuito a formare la valanga di voti comunisti.
Ma il partito comunista, una volta ottenuto il risultato elettorale del 15 giugno, doveva rendersi immediatamente conto che aveva determinato nell'opinione pubblica uno stato tale di attesa per cui era opportuno, era conveniente, direi che era indispensabile, sdrammatizzare appunto quell'attesa che aveva contribuito, con un'abile azione propagandistica, a determinare.
Ed allora ecco la preoccupazione dei PCI di coinvolgere il maggior numero possibile di altre forze politiche nella direzione delle Regioni delle Province e dei Comuni, anche quando non si poneva un problema di maggioranza numerica, anche quando non vi era la necessità di un allargamento. Questa è la strategia comunista, la strategia del regime assembleare sempre invocato, la strategia dell'acquisizione di nuovi consensi, la strategia dell'aggregazione, se possibile, di nuovi ceti sociali (e su questo argomento ritorneremo).
E allora incominciamo ad inquadrare giustamente quella che è stata la battaglia propagandistica che ha ancora avuto un'eco stamani attorno al tema delle Giunte aperte, cominciamo ad inquadrarla, come crediamo debba essere fatto, in un momento e solo in un momento della strategia comunista.
Ma qui in Piemonte, dove il Partito comunista aveva avuto un aumento pauroso, minaccioso, dell'8 per cento, qui in Piemonte questa teoria delle Giunte aperte non passò subito dopo il 15 giugno. E così il PCI si trovò.
mi si conceda l'espressione - caduta sulle spalle la Regione Piemonte questa Regione che si accinse allora a governare, pur non nascondendosi le difficoltà obiettive dell'operazione. Se questo timore non fosse stato presente nella componente comunista, noi non troveremmo spiegazione al fatto che un PCI, abituato e allenato a lavorare per tempi lunghi, si sia accollato l'onere di guidare la Regione pur non disponendo di una maggioranza numerica.
Perché il Partito comunista ha giocato questa carta? Ecco un'altra considerazione che vogliamo sottolineare.
L'ha giocata rendendosi conto dell'eccezionale importanza che ha il Governo sulla Regione Piemonte.
Cari colleghi, qui non siamo al governo comunista in Regioni come la Toscana, l'Emilia Romagna, l'Umbria, Regioni direi "a vocazione rossa", che non impressionano, che non fanno notizia, che non colpiscono l'opinione pubblica. Qui siamo in Piemonte, siamo al centro del triangolo industriale siamo al nodo dell'Europa.
Ed allora, ecco, la grande carta di cui il PCI si è voluto appropriare è stata la possibilità di questa sperimentazione piemontese, una sperimentazione impegnata, ardua, ma che nei suoi risultati andrà ben oltre i confini regionali per porsi come test di importanza e di rilevanza nazionale.
Se qui il PCI dovesse dare buona prova perché allora (ecco la domanda implicita) questa sperimentazione non dovrebbe estendersi ad altre zone d'Italia? Ma, cercando di dipanare il filo di questo discorso fatto a braccio per il successo della sperimentazione si rendeva indispensabile e si rende indispensabile che il PCI sappia acquistare credibilità come forza di governo, e credibilità come forza di governo la si ottiene e la si acquista solo quando si ha un interlocutore valido con il quale confrontarsi e misurarsi.
Noi crediamo che questo interlocutore valido il PCI in Piemonte lo abbia trovato in certi ceti medi, in certi ambienti confindustriali, in certe forze economiche che a loro volta stanno perseguendo un loro disegno un loro segreto disegno, quello di fare leva sul moderatismo al quale il PCI si trova obbligato proprio per essere credibile, per cercare di creare una frattura tra PCI e forze sindacali.
Noi crediamo che questo sia il disegno di certi ambienti confindustriali. Ma sta di fatto che la disponibilità che da questi medesimi ambienti subito dopo il 15 giugno è stata affermata nei confronti dell'estrema sinistra, ha obiettivamente reso possibile quell'operazione di credibilità tentata dal PCI.
Non è certamente una novità, non dico cose nuove sottolineando qui l'impressionante trasformazione di tono, di comportamento che certi ambienti hanno assunto nei confronti del PCI; basterebbe rifarsi - certo i colleghi l'hanno presente - ad una straordinaria intervista che Umberto Agnelli ha rilasciato alla "Gazzetta del Popolo" di sabato 17 gennaio. Noi ne citeremo solo qualche passo.
A una domanda con la quale si chiede al dr Agnelli se "ritiene che i tempi siano maturi perché Berlinguer vada a Palazzo Chigi" l'amministratore delegato della Fiat risponde: "Se il PCI è pronto a dare il suo assenso ad un programma realistico, perché rifiutarlo? Del resto le dichiarazioni ufficiali di questo partito, che dice di accettare la logica occidentale, l'economia di mercato, il sistema pluralistico sono note a tutti e personalmente non ho motivi per metterle in dubbio. Se poi guardo ai fatti, cioè ai comportamenti a livello locale, non posso che prendere atto della buona amministrazione garantita del PCI dove è al potere".
Questo è Umberto Agnelli che parla. E allora, al di là di qualunque valutazione di merito su queste dichiarazioni che ovviamente sono, per la mia parte politica, semplicemente risibili e ridicole, è evidente che questa era la situazione nuova che si era venuta a determinale.
Se la inquadriamo secondo questa angolazione, allora la vicenda ultima della Regione Piemonte trova talune più facili interpretazioni; si viene a capire, cioè, noi pensiamo con molta più facilità, il perché il collega Rossotto abbia assunto l'atteggiamento che ha assunto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Prima dell'intervista per



CARAZZONI Nino

Prima dell'intervista.
Noi non sappiamo se Rossotto, che ha sempre rappresentato una certa parte politica del PLI, abbia agito motu proprio o per delega legittima crediamo però - e pensiamo di doverglielo dire con estrema franchezza - che sia sostanzialmente sbagliato, nel caso suo, parlare di trasformismo o di malcostume politico. Noi non pensiamo che questa operazione possa essere assimilabile alle operazioni Dondona o Alessio, pensiamo che in questo caso debba essere data una valutazione diversa.
Ma perché diciamo questo? Per nobilitare il gesto di Rossotto? Assolutamente no; semplicemente perché pensiamo che sia sempre necessario cercare di approfondire una valutazione critica, cercare di conoscere bene un avversario se si vuole sperare di poterlo combattere o contrastare con un certo successo.
E' in questo ordine di idee che a noi sembra che tutte le forze di opposizione debbano andare a collocarsi.
Per fare dell'anticomunismo viscerale di cui spesso noi siamo rimproverati? No, credo anzi che questo tipo di valutazione data stia a dimostrare come i tempi dell'anticomunismo viscerale siano anche da parte nostra superati. Noi non ci dimentichiamo che se è verissimo che il PCI è nel vero e va creduto quando afferma che il potere non può essere e non sarà conquistato, in Italia, con i metodi del 1905 o del 1917 (quelli sono i metodi della conquista armata del potere) è anche vero che in quel periodo, tra il 1905 ed il 1917, è venuta alla luce tutta la strategia del PCI che è quella alla quale oggi il PCI si rifà, cioè l'aggregazione delle forze sociali e politiche che è il modo nuovo con il quale il PCI tenta di imboccare la strada della conquista del potere, la strada legalitaria cioè che passa attraverso la corruttela dei principi borghesi, la corruttela delle coscienze borghesi: questo vogliamo ricordarlo al Consigliere Rossotto che, ad avviso nostro, si è pericolosamente illuso con questa sua marcia in avanti di riuscire in qualche modo a condizionare, o a fuorviare dai suoi finali obiettivi il PCI.
Noi abbiamo fatto queste affermazioni, lo ripetiamo, non condividendo certamente i suoi finali obiettivi, quelle che sono le nuove posizioni assunte dal Consigliere Rossotto, quanto piuttosto invece convincere gli altri gruppi di minoranza, gli altri gruppi di opposizione, che tutta la presenza dei gruppi minoritari in quest'aula deve essere organizzata su basi diverse.
A questo punto non sicuramente cadute le illusioni che qualcuno poteva ancora nutrire. E' evidente che con 31 voti da una parte e 29 dall'altra noi siamo entrati m una fase nuova all'interno del Consiglio regionale. Ma c'è allora la necessità che i Gruppi di minoranza, che i Gruppi di opposizione, si attrezzino per un modo diverso di fare l'opposizione: non la crociata, non le sante battaglie, ma un'opposizione attenta, vigile incalzante.
In fondo il nuovo modo di governare di cui i comunisti, insieme ai socialisti hanno dato finora prova - e lo aveva già rilevato il collega Cardinali - non è certo stato confortato da risultati largamente positivi.
Allora questo significa che a fronte della maggioranza oggi venuta a formarsi esiste, per chi intenda fare un'incisiva e concreta opposizione largo spazio di battaglie e di manovre. L'opposizione deve essere portata avanti da tutti i Gruppi di minoranza e la Destra nazionale è pronta a farlo e da questa opposizione, noi pensiamo, la Destra nazionale non potrà e non dovrà restare emarginata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Robaldo.



ROBALDO Vitale

Signor Presidente, signori Consiglieri, il taglio dato al dibattito dall'introduzione dei Presidente della Giunta, seguito da tutti quelli che mi hanno preceduto, denota indubbiamente una serietà ed una chiarezza che al di la di un certo disagio trapelato dagli interventi della maggioranza è estremamente qualificante per questo Consiglio.
Noi vorremmo rifarci a quelli che sono stati, secondo noi, i tempi di questa operazione.
C'era chi diceva che il diavolo sta sempre nei dettagli. Noi riteniamo che l'incidente tecnico sull'esercizio provvisorio del bilancio 1976 sia stato il dettaglio che ha innescato un tipo di rapporti che se erano già latenti a livello di Consiglio, hanno dovuto assumere un atteggiamento ufficiale e sono stati ufficializzati, prima che in quest'aula, nelle dichiarazioni riportate dai giornali e dalle quali avevamo appreso che le rappresentanze politiche dei Gruppi di maggioranza, i coriferi di questi partiti, assieme a quegli altri dell'Unione Liberale Democratica, avevano consolidato un tipo di rapporto in base al quale l'ULD era parte organica della maggioranza.
Noi riteniamo che questo tipo di "operazione" (come per un lapsus forse freudiano è stato detto qui da appartenenti alla maggioranza) fosse già conclusa prima dell'insediamento della Giunta, che però fosse a conoscenza solo di alcuni esponenti, dirigenti di partiti, i quali avevano escogitato questo tipo di aggancio che doveva diventare credibile in un certo arco di tempo, prima con un certo atteggiamento alla Conferenza economica dell'occupazione, in seguito con altre mossettine, per estrinsecarsi poi in quello che doveva essere il dibattito sull'unico punto programmatico e politico serio che la Giunta doveva portare in Consiglio, e cioè sul bilancio 1976 e sul piano quinquennale.
E' chiaro che tutta questa preparazione aveva una sua logica perché se fosse stata scoperta prima veniva a sconvolgere quel tipo di credibilità che pomposamente la Giunta andava chiedendo, veniva a sconvolgere un certo tipo di rapporti non solo tra le forze politiche presenti, ma anche dei partiti che sono parte della maggioranza. Questa operazione, che noi riteniamo sia più un'operazione di salvataggio di forze politiche condannate dalla storia, per sopravvivere qualche giorno, che non un'operazione che si addica a forze politiche proponenti e prorompenti in una società come la nostra, ci lascia estremamente perplessi su quella che è la credibilità stessa della Giunta, perché indubbiamente - e lo abbiamo colto anche in altri interventi - quando il Presidente della Giunta ribadisce la validità del documento programmatico letto al momento dell'insediamento della Giunta, e quando il Consigliere Rossotto dice di dare un apporto numerico e politico, è chiaro che c'e un punto di convergenza che non può essere un'adesione, ma è un momento di elaborazione che precede l'adesione. E' chiaro quindi che c'é un tipo di rapporto pregresso.
In base a queste valutazioni noi dobbiamo dire che tutto questo non giova alla chiarezza di un quadro politico e questo emerge, senza spirito polemico, dall'assenza di esponenti del partito socialista, i quali assumono pubblicamente, e con la loro assenza in modo tangibile nonostante le dichiarazioni contrarie, un atteggiamento quanto meno di attesa e di critica nei confronti di questa operazione.
E noi dobbiamo dare atto al PSI (col quale siamo in posizioni polemiche per altri versi e non sto a soffermarmi su questo) che quanto meno è capace di certi fermenti, e noi riteniamo che il dibattito, puntualizzando questi momenti, permetta, all'interno delle forze politiche, una rivalutazione una rimeditazione, una ridiscussione che, a prescindere da quale sarà lo sbocco, non può essere che positiva. Perché noi non intendiamo sperare con questo che vi siano dei rovesciamenti di maggioranza, speriamo però che questi dibattiti siano proficui perché all'interno delle forze democratiche la valutazione dei momenti storici non sia fatta per salti, come l'operazione sembra voler accreditare, perché la storia va avanti per gradi e non per salti e noi riteniamo che questa sia un'operazione che ha voluto fare un salto in più rispetto a quello che gradatamente poteva realizzarsi nella Regione Piemonte.
Se questo è un dato di fatto positivo che porterà a delle valutazioni che saranno poi espresse dialetticamente all'interno dei partiti e fra di noi, noi pensiamo che questo sia il risultato proficuo a cui il Consiglio doveva arrivare e la richiesta puntuale dei Gruppi della D.C.
socialdemocratico e il nostro repubblicano di avere un dibattito entro questo mese riteniamo che sia giovevole per un momento di chiarezza tra di noi, ma soprattutto rispetto all'esterno ed all'opinione pubblica.
Detto questo, noi vogliamo ribadire che la nostra posizione politica in questo consesso, come è già stato ammesso dallo stesso Presidente della Giunta, ci ha visti su diversi argomenti, su leggi, su proposte della maggioranza mai su posizioni preconcette, c'e stato il nostro modesto apporto, modesto rispetto alle capacità personali e anche a quello che pu essere il tipo di elaborazione di un Gruppo che ha solo due Consiglieri però il rapporto che assieme alle forze dell'opposizione riteniamo di avere tenuto in modo corretto e costruttivo non vuol dire assolutamente essere cedevoli rispetto ad una maggioranza (perché tale è ormai con 31 voti) che indubbiamente andrà ad assumere, noi lo speriamo, posizioni più concrete sul piano dell'iniziativa politica, sul piano di quella che è ormai una necessità di guida politica regionale che vada a sciogliere i nodi di quella che deve essere una ripresa economico-industriale che ci permetta finalmente di costruire qualcosa di positivo.
E' con queste considerazioni che noi vogliamo puntualizzare la necessita è l'importanza di questo dibattito e vogliamo ribadire la nostra posizione che non modifica e non viene assolutamente meno rispetto a quelle dichiarazioni che avevamo fatto al momento dell'insediamento della Giunta socialcomunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Il Consigliere Paganelli ed altri hanno affermato che questo è un dibattito utile e io a nome del mio Gruppo dico che certamente, questo è un dibattito utile, anche se penso che i dibattiti sono utili soprattutto quando servono per fare avanzare processi positivi.
Credo che la predisposizione di ogni forza politica, in quanto punta all'avanzamento dei processi positivi sia quella di collocarsi come forza positiva, poiché l'obiettivo di tutti è quello di fare andare avanti la nostra società e in questo caso i problemi che sono presenti nella Regione Piemonte.
Se dovessimo rispondere alla domanda se questo dibattito riesce a fare avanzare processi positivi, allo stato attuale delle cose la risposta sarebbe ancora abbastanza complessa ed articolata.
Ci sono alcune questioni sulle quali mi pare si notino atteggiamenti di carattere positivo, validi per un ulteriore discorso, ce ne sono altre su cui mi pare di dover affermare che esistono ancora delle forti difficoltà di comprensione ed è a mio avviso necessario tentare un avvicinamento per ottenere, da questo e da altri dibattiti, dei processi positivi.
Sulla questione dell'allargamento della maggioranza il nostro Gruppo si è già espresso in altre precedenti occasioni con un intervento del sottoscritto e con due interventi del compagno Minucci. E temo, in un dibattito che punti ancora essenzialmente su questa questione, il rischio di ripeterci, stancando quindi l'assemblea e certamente non ottenendo dal dibattito quell'avanzamento dei processi positivi che dicevo prima. E' tuttavia necessario fermare la nostra attenzione su alcune di queste questioni per tentare un discorso che abbia finalità positive, che tenda cioè non alla contrapposizione delle forze politiche, ma alla ricerca di punti di rapporto concreti con tutte le forze democratiche di questo Consiglio.
La prima é: quali sono i processi politici, economici, e anche storici che hanno condotto alla soluzione di oggi, cioè all'allargamento della maggioranza sulla quale il nostro Gruppo - l'ha già detto l'altra volta e lo riconferma oggi -- ha dato e dà un giudizio positivo.
A me pare che negli interventi delle altre forze politiche manchi il punto di riferimento essenziale da cui noi comunisti e anche i compagni socialisti siamo partiti per arrivare a questa Giunta, a costo di ripetermi, credo che questo, che del resto è già stato detto nell'introduzione che il Presidente della Giunta ha fatto a nome della maggioranza, debba essere riaffermato ed io lo riprendo per sottolineare alcuni aspetti che mi paiono fondamentali.
Qual è stato il punto di partenza (io invito le altre forze politiche a non sottovalutare questo, perché è la chiave di un atteggiamento politico) assunto dal nostro partito e dal partito socialista subito dopo il 15 giugno? E' stata la crisi, è stata l'analisi delle caratteristiche di questa crisi, che è nazionale, che investe oggi il capitalismo in tutto il mondo.
Esaminando le caratteristiche strutturali di questa crisi ed i processi politici che occorre innescare per superarle, emerge un punto che noi riteniamo fondamentale, dal quale nessuno che si proponga di andare avanti può prescindere: è dall'analisi della crisi economica, dei processi politici in corso che emergono oggettive necessità di convergenza tra forze sociali diverse, tra forze politiche diverse. Dall'analisi di questa crisi noi siamo partiti nel documento con il quale abbiamo proposto la formazione di una Giunta allargata ad altre forze (avendo intanto al centro l'alleanza socialista e comunista) abbiamo rivolto un appello a tutte le forze politiche perché, considerato il carattere della crisi, era la necessità lo ripeto, oggettiva, di un'ampia convergenza fra tutti i settori economici produttivi e politici del Piemonte che avessero come obiettivo fondamentale quello di superare la crisi con le iniziative di cui può disporre la Regione Piemonte, ma anche di elaborare, con il contributo di queste varie componenti, una proposta di linea economica e conseguenti linee politiche valide anche per il Paese, per il Governo nazionale.
Questo è uno degli elementi di fondo. Se si prescinde da questo per ragionare sugli avvenimenti successivi, secondo me non si coglie l'elemento di fondo e si rischia di scadere in atteggiamenti che l'altra volta il mio compagno Minucci ha definito limitati dal punto di vista culturale, oppure in atteggiamenti strumentali che certamente non giovano all'avanzamento di quei processi positivi di cui ho parlato all'inizio e che mi sembra di avere sentito sottolineare più volte, con particolare forza, negli interventi di vari esponenti della D.C., cosa che noi abbiamo apprezzato.
Questo è il primo dato. Il secondo dato da cui mi pare si continui a prescindere per analizzare i comportamenti e lo svolgersi delle situazioni politiche, e l'analisi del voto del 15 giugno. Mi sembra che al di là delle riaffermate dichiarazioni che il 15 giugno ha dimostrato questo quell'altro, ecc. nella realtà permanga una discriminazione di carattere anticomunista, cioè un non volere prendere atto di una realtà che è mutata in Piemonte e in Italia.
Pare a me di potere affermare che anche nel dibattito odierno indubbiamente positivo la serietà con cui si è svolto, per la rinuncia da parte di tutti a strumentalizzazioni, a luoghi comuni, nonostante questo giudizio sostanzialmente positivo sul modo di atteggiarsi di fronte ai problemi, permanga una limitata valutazione della realtà che nel nostro Paese si è espressa dopo il 15 giugno.
Io so di ripetermi, tuttavia è inevitabile, in un dibattito come questo, rifarsi ad alcuni elementi essenziali: l'analisi della crisi come elemento fondamentale per ottenere convergenze più ampie; la realtà del 15 giugno così come essa si è espressa, con un PCI che ha il 35 per cento circa dei voti in Italia e che è il primo partito del Piemonte, un PCI che si presenta con una strategia pluralistica, aperta (lo ha detto qualcuno poco fa), i caratteri della nostra politica sono estremamente conosciuti e direi oggi largamente acquisiti.
Io credo di non avere mai parlato singolarmente con rappresentanti di altre forze politiche senza essermi sentito dare atto della validità della nostra strategia politica e senza essermi sentito dire che è necessario trovare punti di convergenza. Mi pare di poter affermare che queste posizioni, anche singole, servono a dimostrare che c'e un processo di maturazione personale di fronte all'evolversi politico del nostro Paese, ma questa maturazione non si manifesta ancora in atteggiamenti concreti a livello di partito e ne è la dimostrazione il ritardo e comunque gli sforzi che alcuni partiti stanno ancora facendo (vedi la D.C.) per trovare una loro identità. Esaminando i processi in corso della D.C. noi abbiamo positivamente preso atto di una serie di iniziative tendenti a ridare a questo partito una funzione che abbiamo più volte sentito qui riaffermare essere necessaria, come noi riteniamo sia necessaria, per lo sviluppo del nostro Paese.
Secondo me occorre andare (ed è un invito che noi continuiamo a fare) ad una precisazione, ad una presa di coscienza che consenta, partendo da questi fatti che sono oggettivi nella realtà del nostro Paese, di superare questa discriminante anticomunista che oggi porta a strumentalizzare o a giudicare un'operazione di allargamento della maggioranza PCI-PSI che era negli obiettivi fondamentali che questa Giunta si è posta non appena eletta.
E credo che questo sia il terzo elemento da sottolineare. Perché noi diamo un giudizio positivo sulla convergenza all'ULD? Perché questo conferma la validità di un'impostazione della Giunta di sinistra che sin dall'inizio ha proposto a tutte le forze politiche dell'arco costituzionale, liberali compresi, di unire le proprie forze per costituire un governo da cui (so di ripetermi) noi comunisti avremmo voluto stare fuori, all'insegna di una ricerca comune di programmi, per produrre soluzioni positive rispetto a quell'indirizzo fondamentale che sottolineavo prima, cioè lo sforzo convergente di varie forze politiche che si traduca in iniziative concrete per tentare di uscire dalla crisi, che rimane il punto fondamentale.
E noi sappiamo che quando parliamo della gravità della crisi economica non consideriamo soltanto i problemi strettamente economici, sappiamo, per una diversa valutazione nei dibattiti, che i problemi della crisi economica e della sua evoluzione si collegano strettamente a quello dello sviluppo democratico del Paese, c'é un nesso tra democrazia, sviluppo della democrazia, problemi economici e sviluppo economico. In questo senso noi cogliamo l'esigenza di produrre ed invitiamo le altre forze politiche a processi di sviluppo positivo.
A me pare di poter affermare che questo non concede niente ad atteggiamenti paternalistici ed egemonici, come qualcuno afferma, ne abbiamo parlato lungamente, ed io faccio credito ad ogni Consigliere regionale della conoscenza delle posizioni del nostro partito il quale non da ieri, ma da sempre, da quando siamo in Italia, direi dalla svolta di Salerno, ad un certo punto propugnatore di un indirizzo di questo tipo chiede a tutte le forze politiche di operare al di fuori di schematismi alla ricerca di soluzioni diverse. E cogliamo nell'ULD il primo risultato di una convergenza che abbiamo ampiamente ricercato e che continuiamo a cercare.
Questo, espresso in termini molto schematici, è il nostro atteggiamento politico, la valutazione dei fatti che noi diamo; è una spiegazione molto semplice della nostra strategia politica e del modo in cui consideriamo il rapporto con le altre forze politiche.
Qualcuno può pensare che l'avere oggi ottenuto un trentunesimo voto significhi per la Giunta di sinistra, per noi comunisti, avere raggiunto un traguardo che ci consenta di considerare con distacco l'atteggiamento delle altre forze politiche, riducendo il tutto all'espressione di un voto che deve sancire positivamente oppure no, determinate questioni. Se qualcuno pensa questo noi lo invitiamo a riconsiderare il proprio modo di pensare.
Noi siamo dell'opinione che condizione fondamentale per andare avanti è ancora la convergenza delle decisioni attraverso il consenso. Nulla è mutato rispetto alla posizione che noi ed i compagni socialisti abbiamo espresso all'atto della formazione di questa Giunta. Noi consideriamo del tutto positivo, direi di più, consideriamo necessario l'apporto costruttivo delle altre forze politiche, D.C. in primo luogo, perché la riteniamo condizione contingente, ma necessaria anche in prospettiva per andare a soluzioni di governo, per andare a direzioni che riescano a cogliere la realtà del Paese.
All'inizio parlavo della crisi economica e dicevo che da questa emergono processi oggettivi che portano a delle convergenze, riparto di lì per dire che queste convergenze emergono in questo stesso Consiglio regionale quando parliamo dei problemi dell'occupazione, quando cerchiamo dei rimedi a queste situazioni. Diceva Cardinali che lui non riesce a vedere, al di là delle divisioni ideologiche, su problemi concreti, una grande diversità da quello che egli stesso afferma. Ma è proprio la conferma di quello che dicevo all'inizio: è dalla crisi aperta e dall'esigenza di ricercare delle soluzioni positive che emergono elementi di convergenza.
E mi pare di poter affermare che se ci si pone di fronte a questi problemi, si può contribuire alla ricerca di soluzioni contingenti, ma si intravedono e si lavora anche per altre soluzioni. Allora la nostra è una funzione valida a tutti gli effetti, i dibattiti sono utili perché portano a dei processi di sviluppo positivi e diamo un contributo alla società dalla quale siamo stati qui mandati per operare.
Infine l'ultima posizione. Nell'intervento di Paganelli in particolare ma anche di altri Consiglieri, sono emerse delle osservazioni critiche sul metodo con cui questa Giunta opererebbe.
Io non credo di dovermi rifare a cose già dette altre volte, tuttavia alcune precisazioni vanno fatte. Intanto io distinguerei tra metodi di azione politica e metodi di comportamento ed il mio invito è che le forze politiche, quando vogliono confrontarsi, quando vogliono giudicare sul piano del metodo, assumano come parametro, come elemento di confronto, le linee d'azione, i metodi d'azione. E' da questo punto di vista, per quanto possano essere stati commessi degli errori, noi teniamo conto dei suggerimenti, delle osservazioni critiche che sono emerse perché ci consentono di migliorare il nostro modo di lavorare, di renderlo più efficace ancora rispetto alle enunciazioni che abbiamo fatto. Ma a parte questi errori che possiamo aver commesso e che avvengono quando si sperimentano forme nuove, fondamentalmente la nostra azione di governo non può essere troppo criticata, cioè non può essere assunta come punto di riferimento per un atteggiamento negativo nei confronti di questa Giunta perché oserei dire che è proprio partendo dalle questioni di metodo e di azione politica che le altre forze politiche non possono fare a meno di ritrovare accenti nuovi, accenti diversi.
E' mai possibile sostenere, soprattutto riferendoci al passato, che i diritti del Consiglio oggi non sono salvaguardati? Credo sia troppo forte questa. Sono state già qui ricordate nomine, non è secondaria la questione delle nomine, anzi, è importante perché introduce elementi di moralizzazione in un campo sino a ieri seguito per ottenere determinati risultati anche su altri piani.
La conferenza sull'occupazione - ne abbiamo già parlato tanto, ma consentitemi che ne riparli - se valutata oggettivamente, che cosa è stata se non un ampio confronto con tutte le sue componenti sociali ed economiche per conseguire quella finalità strategica di cui parlavo all'inizio, cioè per uscire dalla crisi, ricercare tutte le possibili convergenze? E' mai pensabile che in Piemonte per uscire dalla crisi non ci possa e non ci debba essere da parte di un governo un discorso anche con l'interlocutore imprenditore? Noi riteniamo che per governare occorra avere come interlocutori tutti coloro che operano e noi questo discorso lo abbiamo aperto con la conferenza sull'occupazione: è proprio da quella che abbiamo tratto la convinzione che al di là di atteggiamenti particolari che si possono produrre anche in questa aula, questa Giunta con quell'iniziativa ha ottenuto un'ampiezza di consensi e di attenzione da parte di ceti non sempre in antitesi al movimento operaio. E questo è un elemento di interesse per una forza o per delle forze politiche che vogliano assumere funzioni di governo, non per governare nell'interesse di una sola parte, ma per cercare soluzioni valide per la parte del Paese più sfruttata e questo risultato lo ottengono ricercando il confronto e l'incontro, se è il caso anche con le altre componenti.
Questo è un punto di riferimento importante in cui credo si collochi l'atteggiamento dell'ULD perché è lì che piccoli industriali, settori di ceti medi sono venuti e hanno detto a questa Giunta: noi stiamo attenti non soltanto, ma con voi continuiamo un discorso in cui avete assunto questi problemi come elemento importante di un riequilibrio regionale di settori che devono essere potenziati.
Quello che io sto dicendo sono invenzioni politiche? Sono discorsi scritti dall'a alla zeta in un altro ufficio per venirli a leggere qui? No sono espressioni di una politica che a me pare di poter esprimere liberamente perché è pensata, è costruita, fa parte della nostra mentalità è il modo con il quale noi vediamo la necessità e la possibilità di andare avanti.
E non c'è strumentalismo in nessuna delle nostre azioni anche se nel corso di questa, ripeto, possiamo commettere degli errori.
Infine consentitemi: sono credibili le osservazioni che si fanno sulle iniziative che gli Assessori svolgono a livello comprensoriale? Io posso anche concedere che probabilmente, ma soprattutto nei primi tempi (la situazione va rapidamente migliorando) i Consiglieri possano essere stati chiamati a questo, non siamo certamente noi a non ricercare per esempio all'interno delle Commissioni consiliari un dialogo costruttivo tra le forze politiche, ma devo dire che questo dialogo è rifiutato. E' avvenuto soltanto nella III Commissione.
Ci sono delle esperienze proprio della III Commissione in cui si è dimostrato come si possa arrivare all'esame di problemi in cui alla fin fine si riscontrano elementi di convergenza, ma anche di divergenza senza modificare la composizione di maggioranza e di minoranza esistente nel nostro Consiglio. In altre Commissioni questo è mancato.
Un'ultimo esempio: la circolare del Presidente della Giunta a tutti i Comuni sui criteri da seguire per la distribuzione dei fondi per le opere pubbliche 1976, nella quale si fissa il criterio che le somme saranno distribuite globalmente per comprensorio, sulla base di alcuni parametri e saranno i Comuni stessi a fissare priorità e distribuzione. Ma come non cogliere in questo un elemento qualitativamente molto importante di un nuovo modo di governare? Secondo me questi sono elementi che servono allo sviluppo positivo della Regione Piemonte, è un modo di governare che se assunto come metodo permanente può portare a modificare una situazione che non soltanto in Piemonte, ma nel Paese è molto compromessa, gravemente compromessa.
Ecco gli atteggiamenti positivi di questa Giunta e che io invito gli altri Gruppi a prendere.
Per quanto ci riguarda il nostro atteggiamento, anche in questo dibattito, è stato quello di cogliere gli elementi di carattere positivo di non rifiutare, anzi, di ricercare costantemente gli apporti che vengono dagli altri Gruppi assumendo come metodo permanente di azione politica quello del confronto e della ricerca dei più ampi consensi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi, sono in dubbio se prendere la parola e già sto parlando. Il Presidente della Giunta ha fatto una dichiarazione intelligente, se così si può dire, non è piaggeria, perché ha cercato di portare l'attenzione su alcuni grandi temi fondamentali sui quali ci siamo misurati più volte e che costituiscono la trama sulla quale si sviluppano e si tessono il confronto, l'attività e lo sviluppo della nostra Regione ed il confronto tra le forze politiche.
Ha ricordato la fase post-elettorale del confronto sulla proposta delle Giunte aperte, ha ribadito la volontà operativa e l'impegno di diligenza e di passione della Giunta, degli Assessori per affrontare i vari temi, i vari argomenti del Governo regionale, ha fatto un riferimento al programma e qui si potrebbero già subito anticipare - altri lo hanno già fatto alcune contraddizioni rispetto alla giustificazione dell'operazione di allargamento della maggioranza perché, mentre si diceva l'altro ieri che c'erano delle implicazioni programmatiche nella nuova operazione, si ribadisce poi che il programma resta quello che era.
E poi ecco un altro aspetto positivo: si esprime un atteggiamento nei confronti dell'opposizione dando atto, sollecitando, riconoscendo e tentando di avviare un tipo di dialogo che deve essere sicuramente sviluppato.
Io non riprendo argomenti che avevo appuntato, ribadisco in questa fase conclusiva nella quale mi impegnerò brevemente su alcuni dei temi essenziali, ribadiamo che non possiamo considerare in termini positivi, ai fini dello sviluppo dei rapporti tra le forze politiche di questo Consiglio e della funzionalità delle istituzioni, quanto meno per rispettare le persone ed i processi di ciascuno, l'operazione che ha interessato e coinvolto il Consigliere Rossotto, perché sostanzialmente, come è già stato detto, prima ci sono stati i fatti concludenti, poi si sono costruite le trasparenti strutture di legittimazione e di copertura, e poi c'è stato il dibattito politico. E' avvenuto, cioè, esattamente il contrario di quello che sarebbe auspicabile se vogliamo affrontare i problemi con la serietà con cui è stato fatto adesso, con l'impegno, con la passione che ad esempio Berti ha messo nel motivare le linee di fondo nelle quali egli si muove ed il PCI a suo giudizio si muove ed anche altre forze politiche ed il Partito socialista attraverso la dichiarazione del Presidente, meno attraverso la dichiarazione quasi correntista dell'Assessore Enrietti; e non vale arrabbiarsi per portare degli argomenti, Assessore Enrietti, anzi, abbiamo imparato dalla nostra esperienza che arrabbiandoci magari ci dimentichiamo degli argomenti più seri e facciamo emergere degli aspetti marginali e contingenti che turbano il quadro anziché chiarirlo. Oltre tutto mancano altre componenti del Partito socialista che avrebbero potuto interloquire magari sul piano dell'arrabbiatura, con modalità diverse e le cose si sarebbero concluse. Noi non puntiamo a questo tipo di rilievo, a questo tipo di discorso.
Il Presidente della Giunta ha ricordato la vicenda delle Giunte aperte.
Io credo, come le nostre forze ce lo consentono, più volte qui e nel dibattito che si è svolto a Palazzo Lascaris, negli incontri con le forze politiche, nell'incontro avuto col PCI, di aver messo tutto in chiaro, non c'é nulla di nascosto, di avere tentato con i colleghi del Gruppo che mi hanno accompagnato in questo impegno di chiarire quale voleva essere proprio qui in Piemonte, per l'importanza che ha il Piemonte per lo sviluppo della sua società, per il peso economico, per il significato rispetto al Governo del Paese, l'atteggiamento cui si collocava la D.C. che non rifiutava il discorso, il confronto, le responsabilità di fronte ai problemi della crisi, dello sviluppo economico, dei nuovi assetti della società regionale, del Governo del Paese nel suo complesso, ma rifiutava che fosse consapevole o meno di essere inserita in una strategia i cui valori, le cui finalità essa non poteva concorrere a determinare.
E qui è tutta la risposta. Noi siamo disponibilissimi per ogni tipo di rapporto e di discorso con ogni forza politica e con il PCI, ma non accettiamo di collocarci o di essere obiettivamente collocati all'interno di un quadro, chiamiamolo culturale, all'interno di un quadro di giudizio storico, all'interno di una strategia politica; io non faccio l'accusa che ci sia la pretesa di porsi in una posizione egemonica per volontà di affermare un potere, no, la strategia del PCI è una strategia meditata valutata, elaborata, non è il frutto di spinte, di stimoli di carattere biologico, è qualche cosa di più complesso, ma noi non accettiamo oggettivamente di essere collocati all'interno di questa strategia, mentre ci siamo preoccupati e ci preoccupiamo oggi, di fronte alla scelta che il Consigliere Rossotto ha fatto, alla quale si poteva pervenire attraverso un processo diverso che per noi ha significato una forma di cedimento, perch a nostro avviso ha sbocchi politici diversi da quelli che noi propugniamo con l'opposizione ferma sui principi che vogliamo stabilire. Questa è una forma di cedimento a un'intimazione, e verrò tra poco a quell'intimazione che arrabbiandosi (anche se lo fa sempre in modo sorridente e garbato) l'altra volta mi ha fatto e ci ha fatto il Consigliere Minucci con l'autorità che gli viene per la posizione che occupa nel suo partito.
Noi in sostanza, operiamo, lavoriamo, per rivendicare qualcosa che riguarda la nostra essenza, ma che riguarda l'essenza dei rapporti tra le forze politiche della vita del nostro Paese e quindi del futuro della democrazia, del futuro degli sviluppi della società italiana, e cioè la rivendicazione di un'originalità, di un'autonomia e di un'essenzialità che non può essere compromessa, e lo abbiamo già dimostrato, credo, qualche volta anche tra l'incomprensione perché certe cose occorre vederle svilupparsi nel tempo, in questo Consiglio. Perciò noi contestiamo che sia necessaria una forma di confluenze di accettazione di qualcosa di provvidenziale che è fuori di noi, che si muove in una certa direzione e che qualcuno ha identificato per cooperare positivamente alla soluzione della crisi. Noi riteniamo (e qui è un problema di controllo, anche noi possiamo commettere degli errori da questa posizione, che è un corretto esercizio dell'opposizione e una corretta salvaguardia della possibilità dell'alternativa politica che è l'essenza della democrazia, senza la quale la democrazia crolla) si possa collaborare efficacemente alla soluzione della crisi. Io credo che le forze che qui ognuno tende ad attirare nel proprio raggio (non spingiamo tanto oltre questo gioco) abbiano capito e oggi lo si capisce tanto più di fronte alla crisi nazionale, alla crisi che investe problemi del Governo nazionale, alla crisi economica, alla crisi della lira, alla crisi dell'occupazione, alla crisi degli investimenti che sono indispensabili, di capitali non solo nostri perché non possiamo parlare di CEE e poi pensare a prospettive autarchiche e così via, che c'e anche una crisi di equilibri politici, una crisi di garanzie in prospettiva politica che una forza come la D.C. ritiene di dover conservare e preservare e rafforzare per il Paese. Comprendendo e apprezzando questi aspetti ecco che noi potremo far lunga strada.
Io ho parlato qui, di fronte ad alcune perplessità, di una strategia di un lungo periodo. Certo, rispondendo alle esigenze del realismo immediato l'operazione è favorita, sollecitata in qualche modo e tutte le motivazioni che hanno portato all'allargamento della maggioranza non sono ispirate a questa strategia a lungo termine.
Io penso che anche all'interno del PSI, del PCI si siano dovute dare delle giustificazioni, delle spiegazioni e all'interno ciascuno dei protagonisti seri di questa vicenda aura cercato di darsele. Ecco il problema del realismo, la garanzia della capacità del grande movimento popolare che può assorbire anche dei veleni (il veleno non è costituito dalla persona, né dal movimento) cioè delle deviazioni da una certa linea che va a guardare una strategia a lungo termine perché ci sono delle esigenze immediate.
Io ricordo che mi ha impressionato vivamente - forse erano forme di ipersensibilità, però in queste cose si misura poi il significato di certe proposte politiche - quando il Consigliere Minucci l'altra volta, con una specie di perentorio richiamo, ha rivolto un invito, anche ironico, quasi pedagogico, ad accettare un corso di eventi ed uno sbocco che sarebbe ineluttabile: ma cosa pretendete di fare -- ci ha detto - volete mica cambiare i processi politici reali? Ma quali sono i "processi politici reali? Noi saremmo, dunque, una sovrastruttura che attraverso il dibattito, attraverso il confronto si illude con una specie di testimonianza estetica di avere ancora un ruolo e invece non si accorge che ci sono altre cose che vanno avanti?



MINUCCI Adalberto

Ho detto che non ci si può illudere, con delle battute strumentali......



BIANCHI Adriano

Ma questo discorso, Minucci, ce lo hai già fatto altre volte: sul non aver capito niente del 15 giugno, sul non cogliere quello che si muove nella storia del nostro Paese, sul non accettare un corso che in qualche modo c'è, emerge, dalla vostra formazione, dalla vostra cultura; in fondo c'è questa propensione a pensare che il tutto si muove in una certa linea nella quale siete direi quasi scientificamente inseriti. La stessa evoluzione, le modificazioni di strategia, l'accettazione di valori che anche nel nome sono mutuati da altre culture oggi e semmai contraddicono pienamente quelle che allora non in termini garbati, con un dialogo come quello che svolgiamo, ci vennero fatte altre intimazioni (anni addietro) ad accettare un corso che sembrava ineluttabile; e quel corso non è stato ineluttabile per noi e non lo è stato per voi, la storia ha dimostrato che diversamente andavano e potevano andare le cose. E ancora oggi noi crediamo ed io non vi faccio e non vi ho mai fatto l'accusa di pensare che questi traguardi a cui pervenite, queste nuove valutazioni che fate, siano meramente strumentali, no, è una valutazione molto importante, Ai miei amici, in una riunione interna, dicevo: il PCI oltre tutto si rende conto che se riesce a determinare questa specie di aggregazione sociale, politica e culturale, il suo accesso al potere in termini democratici pu garantirglielo per due generazioni perché diventerebbe una conquista all'interno.
Ora noi non contestiamo che la storia debba andare avanti, noi non difendiamo cose del passato, noi abbiamo imparato, credo, dal 15 giugno che c'è un enorme fardello di cose che devono essere abbandonate anche alla scelta dell'opposizione, oggi e domani, se fosse necessario, a livello nazionale, serve a far cadere un sacco di zavorra che può essere stata portata dietro, ma anche voi che vi affacciate alla soglia del potere qui in sede regionale credo non abbiate incominciato in modo esemplare dal punto di vista metodologico con questo tipo di operazione. Questo non potevamo non rilevarlo.
Noi crediamo che un'autentica dialettica democratica realizzi i processi reali.
Il collega Rossotto - ci è sembrato qualcuno dirci - sarebbe il solo qui ad aver capito, oltre a coloro che sono già inseriti nel giusto corso della storia (ed ecco l'intimazione di Enrietti: ma cambi questa D.C.
perché se non cambia rapidamente non ci si può intendere) sarebbe l'unico ad aver capito dove va la storia e in qualche modo, quietamente, si sarebbe avviato su questa strada. Noi invece avremmo la presunzione di lottare, di agire, per influire sugli eventi e sull'assetto della società futura.
In sostanza, nel momento stesso in cui il PCI, nella sua strategia così efficace da un punto di vista obiettivo (è un dibattito persino culturale che ha varcato i confini nazionali) accetta una prospettiva nella quale il concorso e la presenza di altre forze diviene determinante per costruire il futuro, lasciateci pensare e dire che noi non diamo per definito il futuro che non lo conosciamo il futuro, ma che sappiamo partendo da alcune indicazioni culturali, morali, da convinzioni profonde, sappiamo soprattutto cosa non deve essere.
E' ad esempio attraverso il nostro spirito antitotalitario che si nutre il nostro, magari non clamoroso, antifascismo.
Ecco allora che questa vicenda (e chiudo il discorso dei modi, dei termini o, come l'hai chiamata, dell'Uldeide) si chiude oggi e riprende, in tutti i suoi termini più corretti, il dibattito politico. E allora lasciate che anch'io mi ripeta, e chiudo perché ci siamo intesi da alcuni accenni che io vi ridica qual è lo spirito che anima e qual è la linea sulla quale si muove la nostra collocazione all'opposizione.
Noi riteniamo di dover essere con noi stessi e con gli altri intransigenti su alcuni principi, quelli che caratterizzano l'originalità l'autonomia del ruolo qui e soprattutto nel Paese e la ricostituzione di un rapporto, questo sì reale, effettivo con le forze sociali che pretendiamo di rappresentare; l'errore di ritenersi forza capace di esprimere una spinta politica solo perché si hanno dei consensi anonimi e questi non si rinnovano, non si chiariscono ogni giorno, sarebbe veramente una illusione tragica, drammatica nella situazione attuale. Ma noi diciamo che questa intransigenza che si può riflettere in alcuni momenti formali in ordine alla collocazione in questo ruolo, fa sì che questo apporto trova e troverà risposta.
Per questo noi ribadiamo che non ricorreremo mai ad espedienti - almeno chi parla può garantirlo, ma su questo credo si sia stabilita, semmai non ci fosse stata, un'assoluta omogeneità nel gruppo - noi non cederemo mai alle suggestioni della dialettica, della lotta, del confronto sacrificando gli interessi reali della comunità, dei lavoratori, dell'economia regionale, degli equilibri democratici per delle ragioni di opposizione crediamo di averne di così valide in prospettiva per poterle proporre non in termini suggestive e momentanei. Così come siamo disponibili e non possiamo che sollecitare quel programma; constatiamo che finora abbiamo avuto degli appuntamenti che ci fanno ancora attendere un'esplicitazione organica e conclusiva del programma, semmai questo fosse avvenuto in tempi passati saremmo stati oggetto di critiche ben diverse e ben più dure di quelle che invece noi non abbiamo saputo esprimere.
Io ritengo che il Presidente, giustamente, possa compiacersi del programma, perché senza trionfalismo noi constatiamo ora quanto fruttuoso quanto penetrante sia stato il lavoro compiuto specie nei due ultimi anni della precedente legislatura tanto che di questo lavoro, delle iniziative assume, delle indicazioni date si nutre l'attività di questo Consiglio, si nutrirà ancora lungamente. E questa è una valutazione di carattere obiettivo che giustamente il Presidente può fare in prima persona perché ne è stato in buona misura artefice, ma lo è stato anche in buona misura quella che allora era l'opposizione, è questo che noi riconosciamo oggi con la sua partecipazione, la sua sollecitazione alla forza di Governo di allora così come crediamo ci sia consentito di ritenerci forza di Governo dell'opposizione, in questa legislatura, essendo mutate le fortune elettorali. Guai se una forza politica che ritiene di avere qualcosa da esprimere dovesse, di fronte a un momento di cedimento, di fronte a un momento d'incomprensione, di fronte ad errori propri che paga duramente ritenere che la sua funzione è in via di eliminazione. Noi non accettiamo subordinazioni culturali, né emarginazioni politiche che siano indorate nella forma, nella cordialità dell'inserimento che si propone, o che siano brutalmente proposte.
Il secondo termine non si propone, anche questa vicenda ci ha consentito di chiarire i nostri ruoli, crediamo che da questa dialettica la comunità regionale non abbia che da attendersi cose buone ed efficacemente affrontate. Da noi non verranno, come non vengono - e il Presidente del Consiglio può essercene il miglior testimone - mai remore di carattere procedurale, mai remore di carattere temporale, noi non porremo remore di carattere contenutistico per affrontare i temi e i problemi della comunità regionale.
E quindi crediamo che su questa via la correttezza dei rapporti, la cordialità dei rapporti possa costruire nel lungo termine anche le possibili nuove convergenze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, voglio brevemente aggiungere alcune considerazioni a quelle che ha già espresso, a nome del Gruppo, il collega Robaldo, facendo alcune notazioni sulle posizioni che sono state riportate in questa sede dai Gruppi politici, e innanzi tutto dal Partito comunista.
Noi dobbiamo rilevare come un fatto strano, poco comprensibile, tutto sommato poco coerente, l'enfasi che il PCI ha messo oggi e in altre occasioni nell'esaltare il ruolo e il significato politico degli episodi che si sono succeduti a Milano e a Torino in questi mesi, ultimo quello dell'ULD; e dobbiamo chiedere al collega Berti e al collega Minucci (che altre volte è intervenuto in questa materia) come è possibile che un Partito con alle spalle la cultura che ha il PCI, sensibile come lo è il PCI ai fatti strutturali della realtà politica, all'analisi e all'attenzione che bisogna avere sulla maturazione del dibattito politico all'interno dei partiti come espressione organica di cultura e di interessi sociali molto ampi, come è possibile che il PCI dia l'enfasi che ha dato e il significato che ha dato ai fatti che sono successi in questi mesi in Piemonte e a Milano; se è un fatto politico l'uscita di Rossotto dal PLI piuttosto che il cambiamento di segreteria all'interno del PLI; se dobbiamo considerare fatto politico l'uscita di Alessio e di Pillitteri dal PSDI e non piuttosto i cambiamenti dei rapporti di forza che tra Tanassi e Saragat si vanno determinando all'interno del PSDI; se sono fatti politici rilevanti le posizioni e il ruolo che il PRI è andato svolgendo a livello nazionale, o se Minucci e Berti ritengono, come è stato sostenuto in altre occasioni, che siano invece fatti rilevanti le vicende di un Consigliere comunale torinese del nostro Partito che, dopo essere stato latitante per mesi in tutte le sedi nelle quali, a livello regionale, il Partito repubblicano ha portato la discussione della collocazione strategica del Partito, è andato invece a provocare fatti clamorosi con iniziative tutte esterne al Partito, scrivendo lettere o assumendo decisioni di voto mai discusse nelle sedi componenti di Partito.
Noi chiediamo se questo è il tipo di comportamento che si pu considerare politico, cioè quello di Rossotto, di Alessio, di Pillitteri del Consigliere D.C. che a Milano è stato catturato da Aniasi ed a cui dato un posto in una Giunta di sinistra, o se i dati sui quali dobbiamo misurarci sono l'iniziativa politica di Zaccagnini, politica del Governo le cose che si stanno muovendo all'interno dei partiti e anche all'interno del Partito comunista; non siamo certo qua a disconoscere certi fatti importantissimi per la vita nazionale.
Noi riteniamo, Minucci, con assoluta sincerità, che la D.C., i Partiti laici intermedi tra la D.C. e il P.C.I. abbiamo scontato in questi mesi altre cose e cioè l'incapacità di far funzionare correttamente un partito attraverso il dibattito di fase, la maturazione di una linea politica all'interno di cellule vive di partito. Questa è la realtà che noi scontiamo, cioè attraverso i partiti si sono venute raccogliendo adesioni e si sono determinati espressioni a livello di rappresentanza politica che poco avevano da spartire con un interesse reale alla maturazione degli orientamenti di fondo delle forze politiche, ai disegni strategici che i partiti politici portavano avanti, a degli interessi che erano molto contingenti. Torniamo a ripetere: qua non discutiamo di interessi materiali delle singole persone, ma di interessi di carattere prettamente locale, la volontà e la necessità d'incidere su alcune decisioni contingenti e immediate a livello di realtà locale. E questo ha fatto sì che nel momento in cui il potere si è dislocato da una parte all'altra chi aveva necessità di trarre, di essere inserito nei meccanismi di potere si è spostato da una parte all'altra ed ha fatto sì che certe persone, anziché fare delle battaglie politiche all'interno dei loro partiti, sono state latitanti e si sono immediatamente schierate sulle posizioni e sui versanti dove c'era la possibilità d'incidere sulle decisioni di carattere amministrativo immediato.
Quindi non qualifichiamo queste cose, le consideriamo il risultato di una situazione, o di disfunzioni interne al partito, o di degenerazione.
E del resto voi stessi, mi sembra molto prudentemente (mi rivolgo ai comunisti) credo che questo tipo di giudizi in molti casi li date perch queste operazioni in definitiva le fate poi gestire soprattutto dal Partito socialista, si ritroverà il PSI al suo interno a fate i conti con queste realtà: gli auguriamo che sappia stare attento ai fenomeni che è andato ad incentivare e alle realtà che andrà a tirarsi dentro il proprio Partito.
Questo ritenevamo di dover dire al PCI nel momento in cui arriviamo ad una conclusione di questo dibattito che ci auguriamo poter lasciare alle spalle perché realmente riteniamo che il contributo sostanziale, reale si muova su altre cose.
Al PSI si è espresso qua per bocca del Vicepresidente del Consiglio e dell'Assessore Enrietti dobbiamo fare un altro tipo di considerazione.
Aiutiamo già detto in altre sedi, e non ci stancheremo di ripeterlo che riteniamo poco legittimo il tono che il PSI su queste cose va assumendo dal 15 giugno a questa parte, sul significato del 15 giugno e sul modo nuovo con cui è necessario affrontare i problemi. Certo, è necessario un modo nuovo, una maggiore responsabilità e attenzione ai problemi reali italiani e al modo di esercitare il potere all'interno del nostro Paese, ma noi dobbiamo anche chiedere al PSI se risponde allo stimolo, alla provocazione che dell'operato ha dato il 15 giugno il comportamento del PSI in questi sei mesi da quando, subito dopo il 15 giugno, ha dato la stura ad iniziative di carattere avventuristico ed estremamente fragili e deboli, in realtà periferiche, quando, a distanza di sei mesi, tende quasi a rovesciare quel tipo d'impostazione perché, ce lo devono lasciar dire gli amici del PCI, i toni che mltti esponenti socialisti hanno assunto nel commentare e nel determinare la crisi di Governo di questi ultimi mesi sono l'esatto opposto del discorso che il PSI aveva venduto sulle piazze italiane dopo il 15 giugno. Gli esponenti socialisti hanno avuto toni di anticomunismo in questi ultimi due mesi, subito prima e subito dopo la crisi, che sono l'esatto contrario del tipo di discorso politico che il PSI aveva fatto dopo il 15 giugno, determinando l'inserimento comunque e anche in condizioni di minoranza dei comunisti nelle maggioranze degli enti locali. Abbiamo sentito addirittura accusare il Governo Moro-La Malfa di essere pronubo dei comunisti e di fatto l'elemento determinante di un inserimento organico dei comunisti a livello di potere nazionale. E come si concilia con il modo nuovo che deve essere portato all'interno della realtà nazionale, come si conciliano certe altre cose che sono accadute in questi mesi e cioè il modo con cui - anche questo non certo in linea con il significato del voto del 15 giugno -- il PSI è andato a trattare ed a spartire certe realtà di Governo con la D.C., di sottogoverno con la D.C.? E ricordiamo l'episodio della RAI-TV. E come si concilia ancora l'atteggiamento di responsabilità.....



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione, finanze e bilancio

Forse elezioni non ci sono ancora, è prematuro un comizio elettorale



GANDOLFI Aldo

Non è un comizio elettorale, ma ripeto non sono accetta bili certi toni parte degli esponenti socialisti. Anche certe cose che sono verificate come la crisi di Governo e certi toni assunti su alcuni problemi che vanno risolti, come quello dell'aborto a livello parlamentare, e che purtroppo sono ancora sul tappeto, dobbiamo chiedere al PSI se sono un modo giusto di governare. E quell'enfasi, quel tipo di trionfalismo e di superficialità nell'affrontare i problemi, è il modo esatto di rispondere al significato del voto 15 giugno? Noi vi chiediamo se non ci voglia un po' di umiltà, di consapevolezza da parte di tutti nel cercare di portare i problemi con i quali ci dobbiamo misurare.
E con questo vogliamo dire agli amici socialisti (e avranno il loro congresso) che ci sono certe cose sulle quali non solo la D.C. o gli altri partiti, ma anche loro si devono misurate concretamente perché ci sia una generale maturazione delle forze politiche che, sola, può determinare delle condizioni di rapporto e di sviluppo economico, sociale e democratico del nostro Paese.
E all'amico Rossotto vorrei dire che le motivazioni politiche che ha portato per giustificare la sua adesione alla maggioranza regionale non ci sembrano molto valide. Lui ha voluto proporsi come interprete degli interessi generali dell'imprenditorialità e dell'efficienza produttiva: a parte il fatto che le forze politiche devono essere non l'espressione di particolari interessi, ma il modo con cui certe tradizioni culturali e politiche si misurano con i problemi generali del Paese, noi non riteniamo che né la conferenza dell'occupazione, né i fatti che la Giunta ha esposto in questi mesi significhino qualcosa di particolare su questo tipo di problema, cioè noi siamo del parere che la conferenza dell'occupazione sia stata un fatto importante di discussione pubblica di certi problemi, ma che sia mancata in quella sede e manchi ancora una proposta precisa alle forze sociali del Piemonte da parte della Giunta regionale, e questa noi attendiamo per misurare il nostro atteggiamento.
E da questo punto di vista il significato, il valore politico che l'Unione Liberale Democratica ha inteso dare al suo gesto ed al voto di consenso che ha espresso a questa Giunta non ha motivazioni politiche, ma è frutto di una leggerezza di proposizione e di propria collocazione che non è diversa da quella con la quale la destra liberale in passato ha di fatto avallato tutta una serie di atteggiamenti delle correnti meno aperte e delle espressioni meno aperte della D.C.
Questo ritenevamo di dover dire con chiarezza, ripetendo che quello che è certo è che ci sono fatti più importanti e determinanti sui quali nei prossimi mesi ci misureremo e su quelli il dibattito ci auguriamo che possa essere costruttivo per tutta la comunità regionale.



PRESIDENTE

Non ho più iscritti a parlare e potrei considerare chiuso il dibattito sul punto all'o d.g.
Pregherei ancora il Consiglio di qualche minuto di attenzione per decidere su due questioni che mi paiono importanti e che si possono fare in pochi minuti.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento internazionale extra-comunitario - Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Documento conclusivo sulla visita di una delegazione del Consiglio regionale al Parlamento Europeo


PRESIDENTE

La prima questione riguarda la conclusione del dibattito che abbiamo svolto in questa sede sulla visita della delegazione piemontese al Parlamento Europeo. E' stato elaborato un progetto di ordine del giorno che i Capigruppo hanno ricevuto ieri sera su cui vi è stata una breve consultazione questa mattina. Leggo questo documento da sottoporre all'approvazione del Consiglio.
Non vedo obiezioni a questa procedura.
"Il Consiglio regionale udita la relazione del Presidente del Consiglio e il dibattito che ne è conseguito in merito alla visita della delegazione del Consiglio regionale presso il Parlamento Europeo e la Commissione della C.E.E., di fronte all'aggravarsi della crisi che investe l'Europa e le sue istituzioni avverte la necessità di una svolta democratica della politica comunitaria basata su un reale processo di unità e di integrazione politica ed economica e tesa a creare un nuovo ordine internazionale.
Il Consiglio regionale prende atto che il Parlamento ha finalmente ratificato la Convenzione di Lomé, nonostante l'attuale crisi di Governo auspica che le elezioni dirette a suffragio universale del Parlamento Europeo si attuino nel 1978 e si svolgano nella stessa giornata in tutti i Paesi membri, con leggi che prevedano un sistema elettorale il più possibile aderente a quello proporzionale rivolge al Governo l'invito a farsi interprete della necessità di assicurare alle Regioni un ruolo in seno agli organismi comunitari invita altresì il Governo a colmare i ritardi, a rimuovere le lentezze nelle procedure di assegnazione dei fondi comunitari e a predisporre lo strumento legislativo di ricezione della direttiva comunitaria sulla montagna.
Il Consiglio regionale s'impegna a: svolgere un ruolo di sensibilizzazione ed informazione presso la comunità regionale sui temi delle elezioni del Parlamento Europeo; adottare le norme procedurali relative agli interventi previsti dalla legge nazionale di attuazione delle direttive comunitarie per la riforma dell'agricoltura costituire il Comitato regionale per i rapporti con il Parlamento Europeo e la Commissione della C.E.E. composto dai rappresentanti dei Gruppi consiliari organizzare uffici regionali che abbiano funzioni di collegamento, di studio, di informazione sui problemi, gli strumenti e le procedure comunitarie.
Il Consiglio regionale, a tale scopo impegna la Giunta ad istituire un ufficio informativo e ad attuare un coordinamento fra i dipartimenti per provvedere al controllo ed alla tempestiva elaborazione da parte della Regione Piemonte di progetti relativi agli strumenti di finanziamento C.E.E.
Il Consiglio regionale s'impegna inoltre a: promuovere un incontro di lavoro dei rappresentanti dei Gruppi consiliari, del Consiglio e della Giunta regionale con i rappresentanti e funzionari della Commissione della C.E. E.
promuovere altresì una riunione dei rappresentanti delle Regioni Consigli e Giunte, con la Commissione della C.E.E.".
Questo è il testo dell'o.d.g. che viene proposto e che raccoglie molte non tutte, le proposte che erano state avanzate nel dibattito in Consiglio.
Vi sono obiezioni? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Solo una brevissima dichiarazione di voto che si richiama a quanto già detto in sede di dibattito generale a seguito della visita compiuta al Parlamento Europeo e che intende ribadire che la Destra nazionale, se pu essere senz'altro consenziente con numerose sollecitazioni che qui vengono rivolte, non può invece accettare tutta quella parte finale del documento che tende a configurare un rapporto nuovo tra Regione e CEE assolutamente inaccettabile dal nostro punto di vista, convinti come siamo che tutto questo debba restare prerogativa primaria dello Stato italiano.
Per queste ragioni noi daremo voto contrario all'o.d.g.



PRESIDENTE

Non vi sono altre dichiarazioni di voto? Pertanto pongo in votazione l'o.d.g Chi è favorevole alzi la mano.
L'ordine del giorno è approvato con due voti contrari.


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Egregi Consiglieri, possiamo decidere questa volta, in sede di Consiglio, la data e l'o.d.g. della prossima seduta del Consiglio regionale, perché nella riunione dei Capigruppo di ieri sera si è fatto un passo avanti nella programmazione di alcune sedute del Consigli elencando una serie di ordini del giorno che sono già maturi.
La mia proposta sarebbe la seguente, come decisione di questo scambio di idee con i Capigruppo: per quanto riguarda la giornata, ieri è stato proposto giovedì, ma la Giunta mi fa presente che in quella giornata vi sono due Assessori che hanno importanti riunioni a Roma se non vi fossero obiezioni si potrebbe convocare il Consiglio invece che giovedì, venerdì mattina, questa è una proposta nuova rispetto allo scambio di opinioni che è avvenuto ieri sera, valutiamola assieme.
Per quanto riguarda i punti all'o.d.g. sono: 1) approvazione verbali precedenti sedute 2) interpellanze e interrogazioni 3) comunicazioni del Presidente 4) comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione occupazionale che raccomanderei di svolgere nei termini che abbiamo ricordato questa mattina 5) consulta femminile 6) dibattito sull'urbanistica, che sarebbe opportuno svolgere nella mattinata, come abbiamo fatto stamani, in modo da dare sempre ai punti un rilievo e un ritmo che consenta di aprire e chiudere la discussione nella seduta o mattutina o pomeridiana.
Poi vi sono pronti i progetti di legge: n. 9 sull'assistenza n. 49 sul mantenimento dell'orfana Marzia Sanfratello n. 64 sul contributo regionale per l'assistenza farmaceutica integrativa ai coltivatori diretti n. 63 disposizioni per l'utilizzo nella seconda quota dell'avanzo finanziario alla chiusura dell'esercizio 1974 le nomine che dovevano fare oggi e che vengono rinviate un progetto di regolamento concernente "Norme per l'attuazione dell'art. 3 della legge 13 ottobre 1972 n. 10".
Inoltre ieri sera si è deciso di far sì che la seduta del 12 febbraio contenga all'ordine del giorno il dibattito sulla sanità, su richiesta del Capogruppo della D.C., mentre è già stato deciso altresì che il Presidente della Giunta nella prossima seduta o in quella successiva dia un'informazione sul funzionamento dei CO.RE.CO.
Apro la discussione per stabilire il giorno e per vedere se c'è l'accordo sui punti da inserire nell'ordine del giorno.
Ha la parola il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, vorrei solo farle presente che per venerdì 6 al pomeriggio la II Commissione ha già fissato le consultazioni che si sarebbero dovute tenere oggi e che sono state rinviate. Il coprire anche il pomeriggio ci metterebbe in imbarazzo rispetto agli enti che convocati oggi hanno già avuto una prima disdetta.



PRESIDENTE

Questa è una ragione probante.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Le faccio presente che, proprio in funzione delle scelte fatte, i componenti del mio Gruppo che devono intervenire nel dibattito sull'urbanistica sono all'estero venerdì, e non in viaggio di piacere.
Non è un problema quindi se mancano due Assessori, perché manca anche qualche Consigliere e io direi che giovedì si può fare il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Consigliere Bianchi, il fatto è che l'Assessore Astengo, pensando che giovedì, per la concomitanza del congresso del Partito, non si sarebbe tenuto seduta, ha assunto un impegno relativo al suo Assessorato al quale non può rinunciare. La situazione è mutata perché la data del congresso è stata differita e allora si chiederebbe, se è possibile, di rimandare teniamo presente che anche l'Assessore alla programmazione e al bilancio è convocato dai Ministri Morlino e Colombo, unitamente a quelli delle altre Regioni, per definire il quadro degli interventi finanziari a favore delle Regioni. Non si pensava al Consiglio e quindi c'é stata questa assunzione d'impegni.



BIANCHI Adriano

Le soluzioni possono essere due: o si sposta a un pomeriggio aggiuntivo della successiva settimana il dibattito sull'urbanistica e su altri argomenti, anche perché stiamo ammucchiando moLte cose, o si anticipa a mercoledì il Consiglio. Forse facendolo il giovedì, per non turbare una consuetudine



PRESIDENTE

Allora facciamolo giovedì senza urbanistica.



BIANCHI Adriano

Senza urbanistica, però con l'impegno.....



PRESIDENTE

Garantendo che al primo punto ecc. ecc. Allora spostiamo il dibattito sull'urbanistica alla prima seduta successiva e teniamo i numerosi punti all'o.d.g. per la seduta di giovedì. D'altra parte vi sono anche alcuni Consiglieri che hanno degli impegni all'estero, lo so perché hanno fatto richiesta all'Ufficio di Presidenza.
Va bene così allora? Scriviamo questi punti all'o.d.g. per la seduta di giovedì prossimo, con l'impegno che l'urbanistica passa alla prima seduta successiva.


Argomento:

Interrogazione (annuncio)


FABBRIS Pierina, Consigliere Segretario

Interrogazione presentata dai Consiglieri Chiabrando e Colombino relativa alle drammatiche difficoltà in cui versano gli Istituti Tecnici Superiori di Pinerolo.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,20)



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