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Dettaglio seduta n.308 del 31/01/80 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Beni librari (biblioteche, tutela ecc.

Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Colombino per conoscere i motivi dei ritardi nell'applicazione della legge n. 78 dei 1978


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Iniziamo i nostri lavori con l'esame del punto secondo all'ordine del giorno: "Interrogazioni ed interpellanze".
Interrogazione dei Consiglieri Chiabrando e Colombino per conoscere i motivi dei ritardi nell'applicazione della legge 78 del 1978.
Risponde l'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore all'istruzione

In realtà non esistono ritardi e spiegherò il motivo. La legge 78, tra gli altri, aveva l'obiettivo della risistemazione del personale dei sistemi nazionali di lettura, passato di competenza regionale. Si era detto che ci sarebbe stato un esame di idoneità per il quale però non si era specificato l'ente esaminatore. Nel corso di una serie di incontri e di rapporti, i Comuni hanno sostenuto che la Regione avrebbe dovuto svolgere questo tipo di attività. Gli esami, con un lieve ritardo, sono in corso.
L'obiettivo fondamentale era l'Istituzione di sistemi bibliotecari. La realizzazione dei centri di lettura comporta anche problemi di ampliamento edilizio. Si trattava di prendere contatto con i Comuni per valutare la loro disponibilità a svolgere tale funzione all'interno del programma che la Commissione sta mettendo a punto.
Sono state approvate alcune deliberazioni per l'istituzione di nuovi centri di lettura, il potenziamento o la modifica di quelli esistenti per i Comuni di Ivrea, Novara, Verbania, Cuneo, Saluzzo, Savigliano, Fossano ed Asti. Il 4 febbraio prossimo la Commissione si riunirà nuovamente per verificare la possibilità di erogare (sul bilancio 1980) i fondi stanziati per gli stessi sistemi di lettura che dovrebbero quasi completare il panorama piemontese.
Ultimi saranno i sistemi di lettura della Provincia di Torino. Il motivo è comprensibile: da una parte l'esistenza nella città di Torino dall'altra l'esistenza di 2 sistemi di lettura, quello di Pinerolo e quello di Ivrea, che hanno caratteristiche anomale. Il sistema di lettura di Pinerolo, per esempio, si estende sino a S.Raffaele Cimena, il che è assurdo. Pertanto occorrerà istituire il sistema, farlo funzionare e gradualmente, ridurre il sistema di Pinerolo e in parte quello di Ivrea all'interno dello schema previsto dalla legge.
Per ultimi saranno istituiti i sistemi della Provincia di Torino attraverso una progressiva riduzione di quelli nazionali esistenti. Ritengo che nel corso dei tre anni previsti possa essere completato il progetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Prendo atto della risposta. Riconosco che Pinerolo, di cui conosco l'attività, ha dei confini sproporzionati, che certamente sono da ridimensionare. Grazie.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Martini, Petrini e Bianchi per sapere se la Giunta non ritenga opportuno ridurre il numero delle autovetture e degli autisti assegnati a compiti gestionali presso la Regione


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Paganelli, Martini, Petrini e Bianchi per sapere se la Giunta non ritenga opportuno ridurre il numero delle autovetture e degli autisti assegnati a compiti gestionali presso la Regione.
Risponde il Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Con l'assegnazione di competenze via via sempre maggiori, il lavoro che la Regione deve svolgere è aumentato notevolmente: o si risponde alle richieste sul territorio in termini corretti o non si risponde e per non dare alcuna risposta basta non muoversi. Per assicurare invece sul territorio un raccordo generale con i Comprensori, con le Comunità montane con i Comuni deve esserci un'estensione della capacità della Regione.
Attualmente sono in forza alla Regione circa cinquanta autisti, ma la situazione che si è determinata nell'ambito di chi deve svolgere questo compito, per cause diverse: orario, tariffe straordinario ecc., è talmente negativa che tra poco anche questi non ci saranno più (fra non molto dopo sette ore e mezza ogni autista lascerà il lavoro anche se si troverà a Cuneo, Alessandria, a Novara, e con il treno verrà raggiunto da un altro che porterà a casa la macchina), e ognuno di noi guiderà la propria macchina.
La Giunta ha fatto delle scelte, la prima delle quali è stata quella di dotarsi di veicoli produttivi per il dipartimento foreste, geni civili ecc., per tutto il lavoro che deve svolgersi sul territorio; si tratta di campagnole, di macchine movimento terra, di piccoli autocarri da trasporto.
Inoltre la Giunta si è mossa verso unità meno costose, A 112, 127 autovetture a diesel, auto che non hanno la caratteristica dell'alta velocità, che non sono confortevoli, che però hanno il pregio del risparmio.
Abbiamo affrontato i costi dei veicoli con le case produttrici ottenendo sconti fino al 25%, cosa che non era mai stata fatta in precedenza. Riteniamo quindi di aver assolto al nostro compito acquistando tali unità, che sono pur ancora ridottissime, rispetto ai compiti che via via vengono attribuiti alle Regioni.
La Giunta esaminerà con la dovuta attenzione il problema della migliore razionalizzazione dei servizi andando alla scelta di veicoli e di modelli che abbiano la capacità di ridurre ulteriormente la spesa che ad oggi tuttavia, a noi pare non rilevante.



BENZI GERMANO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

L'interrogazione che abbiamo presentato segue ad un'altra precedentemente indirizzata, con richiesta di risposta scritta, alla quale la Giunta aveva risposto con una precisa documentazione, rilevando una situazione complessiva di 280 automezzi immatricolati e di 47 autisti.
Nulla abbiamo da rilevare sui 210 automezzi che sono assegnati agli uffici periferici, agli Ispettorati agricoltura, agli Ispettorati foreste ai Comprensori, ai Geni Civili; invece richiamiamo l'attenzione della Giunta sul numero eccessivo di automezzi assegnati ai servizi generali della Giunta e ai singoli Assessorati: 55 automezzi, oltre ai 15 assegnati al Presidente e agli Assessori, e 27 autisti assegnati a questi servizi.
Nulla abbiamo da rilevare sulla risposta per quanto riguarda il servizio geologico, mentre dobbiamo confermare che il numero degli altri automezzi è eccessivo poiché, al di là della generica assicurazione di riesame, non viene data una più puntuale assicurazione.
E' ovvio che gli interroganti sono insoddisfatti della risposta.
Dalla prima risposta fornita risulta che una autovettura Fiat 132 o Lancia Beta è assegnata a ciascun Assessore e che il Presidente e il Vicepresidente della Giunta hanno ciascuno due vetture. Non abbiamo particolari rilievi da avanzare sul fatto, ma dobbiamo ricordare come si è venuti meno da molto tempo a quel principio che con molto clamore e rilievo giornalistico era stato avanzato all'inizio della legislatura e cioè che gli Assessori non avrebbero avuto una vettura specificamente assegnata per la loro attività.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta per una breve precisazione.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Le assegnazioni di autovetture nell'ambito generale dei servizi non sono "ad personam", infatti i furgoni, i fuori strada, le campagnole non possono essere considerati tali. Chi vi parla è particolarmente sensibile al problema del risparmio in Regione e credo che questo sia riconosciuto da tutti.
Il territorio regionale si estende per 25 mila chilometri quadrati. Mi chiedo come si potrà svolgere un corretto lavoro, se non attraverso un grande decentramento sul territorio. Gli spostamenti, evidentemente, devono esserci perché si deve essere presenti ad Alessandria, in Valle Vigezzo (dove eravamo domenica), a Domodossola, a Macugnaga e così via, ma per essere presenti nel territorio ci vogliono i mezzi.
Ritengo opportuno orientare le scelte verso modelli di veicoli meno costosi, come prezzo iniziale e come costo di percorrenza, ed è altresì vero che più che il numero dei veicoli vedrei la loro capacità produttiva.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Le sue ultime considerazioni sono sagge e tutti le condividiamo.
Sull'esatto spirito dell'interrogazione ci siamo tutti perfettamente capiti!



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata così discussa.


Argomento: Commercio

Interrogazione del Consigliere Calsolaro relativa alla corretta interpretazione della legge n. 524 del 14.10.74.


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Calsolaro relativa alla corretta interpretazione della legge n. 524 del 14.10.74.
Risponde l'Assessore Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico, Assessore al commercio

Con l'art. 1 della legge 14 ottobre 1974 n. 524 che modifica la disciplina degli esercizi pubblici di vendita e consumo di alimenti e bevande, sono stati com'è noto abrogati gli artt. 89-90 - 91 - 95 - 96 - 97 98 e 103 (limitatamente al terzo è quarto comma) del T.U. delle leggi di P.S. approvato con R.D. 18 giugno 1931 n. 773.
Gli articoli del T.U.L.P.S. prevedevano: 1) il rilascio da parte del Prefetto delle speciali autorizzazioni alla vendita delle bevande con contenuto alcolico superiore al 21% del volume 2) le modalità per la presentazione delle domande per il rilascio delle licenze di esercizio e delle autorizzazioni anzidette 3) l'esame preventivo delle sopra menzionate domande da parte di una speciale Commissione provinciale contro l'alcolismo ora soppressa 4) il numero massimo di licenze e di autorizzazioni che potevano essere rilasciate in rapporto alla popolazione residente in ciascun Comune o frazione di Comune 5) la disciplina per la determinazione da parte del Questore degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi pubblici e l'autorizzazione del Prefetto - non più prevista - all'anticipazione ed alla protrazione rispettivamente dei su indicati orari di apertura e di chiusura 6) il divieto di vendita delle bevande superalcoliche nei giorni festivi ed in quelli in cui hanno luogo operazioni elettorali 7) la determinazione, da parte delle Commissioni sopra citate, delle distanze fra pubblici esercizi abilitati alla vendita di alcolici e fra tali esercizi e gli ospedali, le scuole, le chiese, le caserme, ecc.
8) il rilascio delle cosiddette licenze stagionali.
In linea di massima (circ. Min. Interno n. 10.14270/12000 A (17) 2 del 13 novembre 1974) si è inteso sopprimere - apportando le conseguenti necessarie modifiche - tutte le norme del T.U.L.P.S. connesse con la determinazione del rapporto-limite numerico sopra citato nonché quelle altre disposizioni legislative man mano emanate in passato per limitare gli effetti del rapporto-limite medesimo.
Nuove licenze (anche a carattere stagionale) per l'esercizio dell'attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande potranno pertanto d'ora in avanti essere rilasciate tenendo esclusivamente conto di quanto stabilito negli appositi piani che - analogamente ad altri rami di attività commerciale - verranno approvati dai Comuni al fine di predeterminare il limite massimo, in termini di superficie globale degli esercizi pubblici attinenti il settore.
In tali piani, che possono riferirsi a singole zone abitate, sono anche determinate le distanze minime fra gli esercizi anzidetti e fra gli stessi esercizi e gli ospedali, le scuole, le caserme, le chiese ed altri luoghi destinati al culto.
Fino a quando i ripetuti piani non saranno stati approvati, verrà seguita al riguardo la procedura prevista dal secondo comma dell'art. 43 della legge 11 giugno 1971 n. 625 concernente la nuova disciplina del commercio.
Dall'assoggettamento alle suddette prescrizioni (prosegue la circolare sopra citata) relative ai piano comunali si è peraltro ritenuto opportuno esonerare, per ovvi motivi, gli esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande annessi ad alberghi, pensioni e locande ed ai complessi ricettivi complementari a carattere turistico-sociale nonché alle mense aziendali ed agli spacci dei circoli cooperativi e degli enti a carattere nazionale le cui finalità assistenziali siano riconosciute dal Ministero dell'interno.
L'esonero in parola si applica altresì all'attività di vendita diretta stagionale, da parte dei produttori, coltivatori diretti ed ai pubblici esercizi posti nelle aree di servizio lungo le autostrade e nell'interno delle stazioni ferroviarie ed aeroportuali.
Tutti i su elencati esoneri dalla pianificazione comunale sono espressamente contemplati nel quarto comma dell'art. 2 della legge 524/74 ed essendo tale norma sufficientemente chiara e ben delimitata non dovrebbero sorgere problemi interpretativi circa la sua applicazione da parte dei soggetti destinatari.
Si richiama in proposito anche la circolare del Ministero dell'industria n. 2464/C del 31 gennaio 1975 che in merito alla modifica della disciplina dei pubblici esercizi di vendita e consumo di alimenti e bevande fa presente che: 1) il piano comunale previsto dall'art. 2 primo comma della legge 14 ottobre 1974 n. 524 si riferisce alla somministrazione "al pubblico" di alimenti e bevande. Ciò significa che riguarda la somministrazione che si effettua a favore di chiunque ne faccia richiesta tenuto conto del significato che la locuzione "al pubblico" riveste e non quella che si effettua esclusivamente a favore di gruppi determinati e ristretti di persone. Pertanto (prosegue sempre la circolare sopra citata) le "mense aziendali" e gli "spacci annessi ai circoli cooperativi e degli enti a carattere nazionale e le cui finalità assistenziali siano riconosciute dal Ministero dell'interno" (art. 2 quarto comma) debbono essere esclusi dal piano se si limita a somministrare alimenti e bevande ai dipendenti dell'azienda, ai soci ed agli assistiti. Alle mense aziendali "vanno ovviamente equiparate per l'identicità della destinazione funzionale le mense istituite a favore dei dipendenti pubblici".
Dalla pianificazione comunale è naturalmente esclusa l'attività di somministrazione di alimenti e bevande che si effettua all'interno degli ospedali e cliniche a favore del personale dipendente e dei ricoverati.
Il piano comunale per i pubblici esercizi ha per oggetto esclusivamente la somministrazione di alimenti e bevande al pubblico che si svolge in sede fissa come risulta dal fatto stesso che deve stabilire "il limite massimo in termini di superficie globale degli esercizi" in questione nonché del rinvio al capo II della legge 11 giugno 1971 n. 426 che considera solo l'attività commerciale esercitata in sede fissa.
Il fatto che i piani comunali debbano essere "adottati con i criteri e le modalità di cui al capo II della legge 11 giugno 1971 n. 426" come stabilisce l'art. 2 della legge 524 significa che vanno conservati anche i criteri indicati negli artt. 32 - 40 del regolamento di esecuzione della legge n. 426 che concernono il capo II. La circolare ministeriale prosegue rendendo noto che la procedura prevista dall'art. 3 primo e secondo comma per il rilascio delle licenze all'apertura di un nuovo esercizio o all'ampliamento o al trasferimento di quello esistente non riguarda gli esercizi menzionati nell'art. 2 quarto e quinto comma.
E' infatti evidente che non si può condizionare il rilascio della licenza di pubblica sicurezza alla prova che il richiedente risulti iscritto nel registro di cui alla legge 426 od all'osservanza dei criteri stabiliti dal piano comunale quando il richiedente non sia tenuto ad iscriversi nel predetto registro o sia escluso dalla pianificazione comunale.
L'esercente da somministrazione di alimenti e bevande deve iscriversi nel registro della legge 426 soltanto se la effettua "al pubblico" (cfr.
art. 1 legge 426) e che di conseguenza l'art. 50 quarto comma del D.M. 14 gennaio 1972 esonera dall'iscrizione chi somministra alimenti e bevande "negli spacci interni, nelle mense aziendali ed in altri locali non aperti al pubblico".
In conclusione la legge 524 nel regolare il rilascio delle licenze di pubblica sicurezza prevede una diversa disciplina a seconda che la somministrazione sia effettuata o meno al pubblico.
Per le bevande superalcoliche (cioè contenuto alcolico superiore a 21 del volume) occorre comunque anche la speciale autorizzazione - già prevista dall'art. 89 del T.U.L.P.S. di competenza del Prefetto, poi di competenza del Questore per effetto delle disposizioni di cui alla legge 524/74 ed attualmente di competenza dei Comuni in virtù delle norme contemplate all'art. 19 del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616.
Tali autorizzazioni sono rilasciate previo accertamento del possesso dei requisiti soggettivi da parte dei richiedenti nonché dalle condizioni di sorvegliabilità dei locali (artt. 100 e 153 del T.U.L.P.S. circolare Ministero interno n.10.14570/1974 e art. 20 del D.P.R. 616/77).
Vanno peraltro anche richiamati gli ultimi commi dell'art. 19 del più volte citato D.P.R. 616/77 concernenti le competenze del Prefetto nei provvedimenti colà contemplati che assumano particolari rilevanze in relazione alle funzioni espletate dal Prefetto stesso come autorità di Pubblica Sicurezza. Si assicura in tal modo un collegamento ed una collaborazione tra due organi (Sindaco e Prefetto) deputati entrambi all'assolvimento sia pure in ambiti diversi di identici compiti volti alla tutela della pubblica quiete.
L'attività normativa ed organizzativa dei Consigli comunali troverà peraltro canali di indirizzo e limiti procedurali nell'insieme della norma del T.U.L.P.S. e del relativo regolamento di esecuzione tuttora vigenti.
Tutto quanto sopra premesso sarà cura dell'Amministrazione regionale cui spetta, ai sensi del combinato disposto dall'art. 2 della legge 14 ottobre 1974 n. 524 con l'art. 32 del D.M. 14 gennaio 1972 (integrato con l'art. 21 del D.M. 28 aprile 1976), la definizione delle indicazioni programmatiche anche nel settore dei pubblici esercizi rammentare ai Comuni di non considerare pubblici esercizi i soggetti riconducibili alla fattispecie prospettata e di escluderli pertanto dalla pianificazione comunale.
Parimenti si provvederà ad inoltrare presso l'autorità governativa locale una nota informativa inerente al caso prospettato ai fini di dare idonei elementi di valutazione circa l'opportunità dell'adozione - in quella sede - di una declaratoria da destinare ai Comuni medesimi.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore sia per quanto riguarda l'interpretazione della normativa in oggetto, sia per l'intervento che proporrà, come ha assicurato, per conto dell'Amministrazione regionale nei confronti delle Amministrazioni locali.
Mi dichiaro pertanto soddisfatto della risposta.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Nomine

Interrogazione del Consigliere Marchini inerente alla nomina del dottor Malanetto presso l'ospedale di Castellamonte.


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Marchini inerente alla nomina del dottor Malanetto presso l'ospedale di Castellamonte.
Risponde l'Assessore Enrietti.



ENRIETTI Ezio, Assessore alla sanità e sicurezza sociale

In relazione all'interrogazione consiliare n. 896, con la quale il Consigliere Marchini ha chiesto di conoscere se risponde al vero che il dottor Carlo Malanetto sia stato nominato Primario di ostetricia e ginecologia dell'Ente ospedaliero di Castellamonte senza preventivo concorso e se a suo tempo sia stato nominato aiuto dirigente sempre senza preventivo concorso, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Va preliminarmente precisato che la copertura dei posti istituiti nelle piante organiche, viene deliberata da parte degli Enti ospedalieri ed è soggetta unicamente al controllo delle Sezioni decentrate che provvedono a riscontrare la legittimità degli atti.
Nella fattispecie si precisa che l'istituzione del posto di Primario e la trasformazione della sezione autonoma di ostetricia e ginecologia di Castellamonte in divisione è stata deliberata dall'Ente ospedaliero con provvedimento 23.2.1979 n. 38 con la quale l'Ente stesso provvedeva a trasformare 1 posto di aiuto vacante in 1 posto di primario e a trasformare successivamente alla vacanza del posto coperto di aiuto dirigente il posto stesso in quello di aiuto.
Atteso che tale procedura era del tutto legittima perché non trasformava posti coperti in organico ma prevedeva unicamente la trasformazione di posti vacanti (1 già vacante e 1 che si sarebbe reso successivamente vacante), tenuto conto della necessità dell'assistenza nel settore ostetrico di quell'ospedale e la presenza nel Comprensorio interessato di un'unica divisione di ostetricia (quella di Ivrea), la Giunta regionale, su conforme parere del Comitato degli esperti e con propria deliberazione in data 22.5.1979, autorizzò la trasformazione della sezione autonoma in divisione, e la trasformazione dei posti. Con tale provvedimento era evidente che la copertura dei posti doveva avvenire per pubblico concorso.
La procedura successiva esula, come si è detto, dalle competenze di questo Assessorato per rientrare in quella delle Sezioni decentrate del Comitato regionale di controllo.
A seguito di una verifica risulta peraltro che l'Ospedale con deliberazione n. 165 del 28.8.1979 ha inquadrato sulla base della legge 3.5.1973 n. 213 l'aiuto dirigente di ruolo dottor Malanetto in primario di ruolo della divisione di ostetricia.
Detta deliberazione, sottoposta alla Sezione decentrata, è divenuta esecutiva il 23.9.1979.
Per quanto attiene al passaggio da aiuto ad aiuto capo della Sezione autonoma l'Ente ospedaliero ha provveduto con deliberazione n. 52 in data 30.4.1977 anch'essa esecutiva.
Per completezza di informazioni si precisa altresì che il decreto delegato emanato dal Governo ma non ancora pubblicato, ai sensi dell'art.
47 della legge 23.12.1978 n. 833, prevede nelle tabelle di equiparazione l'aiuto dirigente e il primario allo stesso 3° livello del personale medico ai fini della confluenza del personale nel Servizio sanitario nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Non posso chiedere alla Giunta risposta più esauriente perché, in effetti, la possibilità di verifica e di valutazione della Giunta è nei termini esposti dall'Assessore. Abbiamo un primario di ospedale che non ha mai dato alcun concorso e questo non mi pare normale.
Mi domando se questo è ossequiente alla legge e all'opportunità che i cittadini vengano affidati alle cure di un primario che non ha mai dato un concorso, a prescindere dalle sviste che possono essere state fatte. Mentre invito la Giunta a trasmettere la documentazione relativa alle sedi opportune, dichiaro che trasmetterò, per parte mia, la risposta dell'Assessore alle sedi che riterrò opportune.



PRESIDENTE

Il punto relativo alle interrogazioni ed interpellante è così esaurito.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Informazioni della Giunta regionale sugli esami avviati con la Gepi per le aziende del Piemonte nel settore tecnico-elettronico-componentistico ed esame deliberazione Giunta regionale "Indicazione delle aree insufficientemente sviluppate ai sensi dell'art. 7 del D.P.R. 9 novembre 1976 n. 902"


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente le informazioni della Giunta regionale sugli esami avviati con la Gepi per le aziende del Piemonte nel settore tecnico elettronico-componentistico etc. e la deliberazione Giunta regionale "Indicazione delle aree insufficientemente sviluppate ai sensi dell'art. 7 del D.P.R. 9 novembre 1976 n. 902".
La parola all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Signori Consiglieri, in data 19 dicembre, la Giunta aveva informato il Consiglio regionale dell'incontro con le Regioni del centro-nord tenuto a Torino per i problemi del finanziamento e del credito agevolato alle industrie (uso questo termine per ricordare che nell'ordine del giorno di quella riunione erano comprese le questioni del fondo Davignon e della legge 675).
In quell'occasione le Regioni del centro-nord avevano chiesto che venisse sbloccata la questione del credito agevolato nelle aree insufficientemente sviluppate al nord (legge 902). Avevo rammentato che la delibera consiliare per l'individuazione delle aree risaliva al febbraio del 1979. Dopo circa un anno di silenzio malgrado i solleciti, il Cipi mettendo da parte le delibere e le indicazioni delle Regioni del centro nord, il 5 dicembre assumeva una nuova delibera che fissava i nuovi criteri e con la quale si invitavano le Regioni a formulare proposte entro il 31 gennaio, senza di che - dice la nuova delibera Cipi - verranno confermati i criteri della precedente delibera del 21 dicembre 1977.
I colleghi ricorderanno il lavoro che si è sviluppato attorno a questa questione e le numerose consultazioni alle quali abbiamo partecipato.
All'inizio dell'anno, la Giunta ha informato i Capigruppo della questione.
Successivamente abbiamo concordato con le Regioni Lombardia, Emilia e Toscana una nota per il Ministro Andreatta nella quale erano illustrati i nostri rilievi ed era richiesto un rinvio tecnico dal momento che la delibera presenta un complesso iter compreso lo scomputo delle ore in cassa integrazione dai tetti della popolazione attiva.
Il Ministro Andreatta non ha obiettato sul merito delle nostre osservazioni, ma ha precisato che le decisioni sia sui criteri, sia sulla data erano irremovibili.
Successivamente abbiamo tenuto una consultazione in seduta plenaria con i Comprensori e colloqui con i singoli Comprensori e abbiamo riesaminato la questione in Commissione. Nella nuova delibera nella parte dedicata al meccanismo per la determinazione delle aree, il Cipi afferma che i criteri sono: a) per ciascuna delle Regioni settentrionali la popolazione residente al censimento 1971 nelle aree indicate come "insufficientemente sviluppate" in cui sia prevista la finanziabilità, non potrà essere superiore a quella complessiva dei Comuni di cui alla delibera Cipi del 21 dicembre 1977 maggiorata del 10%. Qualora vengano indicate anche aree in cui siano finanziabili soltanto gli ampliamenti, potrà essere coperto con esse un ulteriore 10% della popolazione anzidetta.
b) Ciascuna delle aree proposte, costituite da singoli Comuni ovvero da Comuni attigui, dovrà presentare, per quanto concerne gli indicatori statistici stabiliti all'art. 7 del D.P.R. 902/76 un valore non inferiore a soglia 11. Circa il parametro concernente il rapporto tra occupazione industriale e popolazione residente, potranno essere dedotte dal numero degli occupati industriali le forze di lavoro che risultino alla data del 5/12 in cassa integrazione guadagni.
Abbiamo cercato di muoverci entro queste maglie salvaguardando al massimo i criteri di riequilibrio che erano alla base della precedente delibera. Dopo la penultima riunione in Commissione, la proposta di delibera della Giunta ha sostanzialmente queste caratteristiche: "ai fini del credito agevolato recupera le sedi di aree attrezzate e più precisamente: Mondovì, Ceva, Casale, Vercelli, Pray e Verbania".
Per far ciò, naturalmente, abbiamo dovuto costruirci un'area contigua di Comuni, la cui popolazione complessiva è di 441 mila abitanti, come è prescritto, ed abbiamo dovuto necessariamente tagliare situazioni che erano state invece previste nella delibera di febbraio. Abbiamo recuperato all'interno dei singoli Comprensori quelle situazioni che hanno qualche significato industriale "possibili e compatibili" con questo meccanismo (es. a Pinerolo, fra gli altri, S.Secondo e S.Germano; a Cuneo, fra gli altri, Dronero; ad Alba-Bra, Cortemilia; ad Alessandria, la zona del Tortonese (non Tortona); per Asti abbiamo tenuto conto in larga parte delle segnalazioni del Comprensorio: è venuta a cadere l'indicazione di Villafranca che reputavo importante e che era compresa nella precedente delibera.
Per i soli ampliamenti abbiamo cercato di fare una scelta di Comuni la più significativa possibile per restare nei criteri e nei tetti fissati dal Cipi. La popolazione complessiva indicata è di 40.190 abitanti.
Nel costruire queste nuove proposte ci siamo giovati delle disposizioni Cipi che ho ricordato prima per quel che riguarda la cassa integrazione, là dove consentono di dedurre il numero dei lavoratori a cassa integrazione al 5/12/79; abbiamo defalcato esattamente 12.980 lavoratori.
Crediamo, sia pure all'interno di un meccanismo perverso che costringe a compromessi e a tagli, a includere situazioni poco significative, per sostenere quelle essenziali indicate come prioritarie nel Piano di sviluppo, di avere operato nel rispetto delle indicazioni venute dai Capigruppo, dalla Commissione e dai Comprensori.
Il dottor Vito Valsania dell'Assessorato a cui sono preposto è in questo momento a Roma in attesa di presentare al Cipi la documentazione e la bozza di delibera.
La Giunta confida nel consenso del Consiglio che consenta di presentare al Cipi le nostre proposte, entro la giornata di oggi così come è richiesto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

Vi sono richieste di parola sull'argomento? La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Abbiamo già speso nel corso della consultazione e in questo Consiglio parecchie parole a commento di questo intervento di disciplina del credito agevolato alle industrie nel tentativo di conciliare questa disciplina con la programmazione territoriale.
Non ripeterò le osservazioni che avevamo fatto nella discussione precedente se non per ribadire da parte nostra la critica a un provvedimento statale che rischia di fondare tutte le scelte sull'applicazione di meri criteri statistici. Avevamo già allora evidenziato il rischio della frantumazione a cui avrebbe potuto portare un intervento di questo genere quando il parametro, le soglie, venivano richieste obbligatoriamente per ogni singolo Comune. Purtroppo assistiamo a una situazione in cui, dopo due anni, gli interventi statali, le agevolazioni per ammodernamenti, per ampliamenti, e per insediamenti industriali, rischia di non trovare applicazione nello stallo del varo di questa disciplina. Non possiamo non far prevalere la considerazione che è opportuno che questi interventi decollino. Rimane l'insoddisfazione per la non possibilità di trovare una soluzione che veda l'intervento perfettamente coerente con il quadro di programmazione territoriale, che disciplina gli interventi industriali. Nella precedente discussione la nostra critica alla Giunta era stata quella di aver applicato stessi parametri statistici a livello comprensoriale, rischiando di non dare origine a un'organizzazione del territorio attraverso sistemi industriali organizzati e avevamo sollecitato la presa in esame di bacini di traffico di manodopera che dessero origine a veri e propri piccoli sistemi industriali.
Ci accorgiamo che la proposta del Cipi, pur richiamando l'idea dei Comuni e delle aree, invece che dei Comuni singoli, con l'aggettivazione dei "Comuni contigui" finisce per non rendere perfettamente proponibile neppure questa nuova strada.
Se le Regioni del centro-nord, quindi anche la Regione Piemonte avessero fin dall'inizio accettato di restringere i limiti di popolazione su cui applicare questa disciplina, se non fossimo arrivati, come siamo arrivati, attraverso la delibera precedente a comprendere nella nostra Regione il 15% della popolazione, saremmo riusciti a intavolare con le Regioni meridionali un rapporto meno diffidente, meno aprioristicamente critico? Il discorso avrebbe potuto fluire in maniera più appropriata con il rispetto delle problematiche regionali e territoriali? Se ci fosse stata una capacità di autocontenimento immediata a livello di soglie anche inferiori di popolazione, rispetto a quelle che allora furono proposte forse avrebbe potuto valere a dissipare le diffidenze che abbiamo dovuto registrare nei rapporti con le Regioni meridionali.
Dando atto dello sforzo che è stato fatto per rispettare le scelte prioritarie e di maggior peso, la ricomprensione negli elenchi dei Comuni aventi aree attrezzate previste dagli interventi regionali, quindi la garanzia che almeno macrodirettrici di sviluppo regionale sono conservate rimane un'insoddisfazione complessiva per il modo in cui siamo costretti a portare avanti questa delibera.
Per le ragioni che ho esposto, che sono legate all'iter molto travagliato della vicenda anche in casa nostra, da parte della D.C. il voto sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, i parametri che il Cipi ha stabilito sono assolutamente inadatti alla Regione Piemonte.
Non sono in grado di valutare quanto questi Parametri siano adatti alle Regioni meridionali. Certo, data la struttura socio-economica e geografica delle Regioni meridionali nei confronti di quella delle Regioni settentrionali, è difficile pensare che l'applicazione dei parametri possa funzionare nella situazione socio-economica e geografica del Meridione e in quella del Settentrione. Le Regioni sono state create per rispondere maggiormente e meglio alle necessità e alle esigenze dei cittadini e non si capisce perché il Cipi, pur ripartendo determinate quote e tenendo conto del problema meridionale, non lasci alle Regioni la facoltà di gestire programmaticamente gli interventi di carattere finanziario. Non ha alcun senso applicare in Piemonte parametri che possono andar bene per la Calabria, quando la struttura socioeconomica e geografica del Piemonte è completamente diversa da quella calabrese. La proposta fatta dalla Giunta è così "stravagante" che si potrebbe pensare che i Consiglieri piemontesi siano ammattiti nell'approvarla. D'altro lato, soltanto attraverso al "serpente stravagante" delle aree intavoliate si sono potute salvaguardare le aree attrezzate e la programmazione, pur applicando gli stravaganti parametri del Cipi.
A questo punto, considerando le limitazioni che sono state fatte alle Regioni, non possiamo che approvare la deliberazione così come viene presentata, dopo il riesame in Commissione. Il fatto che oggi si salvaguardino le aree attrezzate ci sembra della massima importanza. Daremo voto favorevole non certo alle indicazioni del Cipi, ma alle proposte della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Signori Consiglieri, lo sviluppo socio-economico delle aree meno avvantaggiate dai fattori della produzione ha rappresentato anche per il Consiglio della Regione Piemonte uno degli impegni su cui ci si sta cimentando da anni: sono state assunte iniziative di vario genere, tuttavia il tanto auspicato equilibrio non solo non è stato ancora realizzato, ma in alcune aree le condizioni si stanno ulteriormente degradando.
In quest'ottica si colloca appunto la legge del 2 maggio 1976 n. 183 e il successivo D.P.R. 902 per la disciplina del credito agevolato all'industria che, anche se ha creato grandi attese, sta nella realtà determinando altrettante delusioni per il rilevante ritardo nella sua applicazione. Remore e difficoltà di varia natura non hanno permesso la tempestiva erogazione del credito agevolato per gli ampliamenti e i nuovi insediamenti industriali. Non vi è dubbio che il massimo riguardo, almeno per quanto riguarda la Regione Piemonte, deve essere riservato alle zone ove si è già espressa una volontà politica, senza peraltro dimenticare le esigenze del meridione, che rappresenta la parte del territorio nazionale certamente più bisognoso di interventi.
Anche per quanto riguarda il Piemonte ci sono problemi di analoga natura, il famoso triangolo industriale, non soltanto per migliorare tecnologie produttive mediante ampliamenti per una più accentuata competitività, ma soprattutto per mantenere i normali livelli occupazionali in riferimento alle reali disponibilità di lavoro che vi sono nelle varie zone.
Per quanto riguarda in particolare la Regione Piemonte, merita ricordare le varie iniziative per riequilibrare le condizioni proprie dei territori, tra le quali certamente la più meditata è stata quella per la localizzazione e la costituzione delle cinque aree attrezzate. A tale riguardo merita ricordare la grande responsabilità politica dimostrata a livello comprensoriale: nella prima indicazione di un anno fa, sono state definite per nuovi insediamenti industriali soltanto le aree attrezzate.
Le preoccupazioni che emergono oggi sono conseguenti alla dimensione troppo vasta delle aree e dei centri direttamente interessati a nuovi insediamenti industriali ed ampliamenti, anche se, per la verità, il tutto si traduce in appena 368 Comuni con 482 mila abitanti. Mi permetto di correggere le dichiarazioni dell'Assessore Alasia, perché i Comuni interessati a nuovi insediamenti industriali sono 342 con una popolazione di 441 mila abitanti; oltre a 26 Comuni delle cosiddette microzone, con 40.268 abitanti.
Preoccupazioni possono esserci per le aree di Mondovì, Casale Vercelli, Borgosesia e Verbania che da anni attendono iniziative particolari così come tutti siamo concordi nel sostenerne la incentivazione per un adeguato equilibrio a livello territoriale e per mantenere livelli occupazionali conseguenti anche alle note traversie di alcune industrie.
Un'altra preoccupazione, più reale, riguarda il collegamento con i piani socio-economici e territoriali che stanno elaborando i Comprensori e che, a tutt'oggi, non sono ancora conosciuti.
Non è quindi da escludere che la scelta di oggi possa essere diversa da quella che faranno i Comprensori, per cui si potrebbero determinare gravissime discrasie. Conosco a grandi linee le scelte fatte dai Comprensori di Vercelli e di Borgosesia e devo ritenere che il raccordo potrà essere difficile.
Abbiamo operato su dati di popolazione e sui tassi di occupazione non rispondenti purtroppo alle reali situazioni locali, per cui l'elencazione dei Comuni può, per certi versi, quanto meno risultare assurda. E' il discorso che faceva la dottoressa Vaccarino. Siamo stati ingabbiati da una logica di matematica statistica attuariale, dalla quale non si poteva venire fuori, per cui mi rendo perfettamente conto che è stato giocoforza collocarci in quella logica. E' tuttavia importante che si siano salvate le cinque aree attrezzate: questa scelta risponde puntualmente alle reali esigenze di equilibrio del territorio piemontese.
Raccomandiamo però alla Regione di muoversi nelle direzioni più volte sollecitate, privilegiare i poli di Mondovì, Casale, Vercelli, Val Sesia nel complesso e Verbania, per realizzare questo presupposto. E' per indispensabile assumere indirizzi operativi diversi anche attraverso i piani socio-economici e territoriali dei Comprensori e gli strumenti urbanistici, non soltanto per una corretta e puntuale attuazione della programmazione sugli insediamenti industriali, ma anche per un altrettanto corretto uso del territorio.
In attuazione alle indicazioni che saranno deliberate oggi all'industria sarà possibile collocarsi in Comuni a vocazione agricola, il che perpetuerebbe gli errori della ex legge 614 relativa alle aree depresse. Si potrebbe così continuare a sottrarre fertili terreni già destinati all'agricoltura, con tutte le conseguenze negative di carattere economico e sociale già da anni denunciate. Per quanto riguarda il Comprensorio di Vercelli, vengono indicati i Comuni di Sali e di Salasco (con 235 e 311 abitanti), e, nella logica applicativa della deliberazione vi si potrebbero insediare delle industrie. Si potrebbe verificare il caso che, per una particolare convenienza nel costo del terreno, l'industria sia interessata a localizzarsi in un paese di 235 abitanti, dove manca la popolazione e quindi la mano d'opera, dove mancano le infrastrutture creando ulteriori scompensi in zone già particolarmente difficili.
Almeno per quanto riguarda i territori di pianura, raccomando alla Giunta di stare molto attenta a questi aspetti manovrando correttamente attraverso gli strumenti urbanistici, al fine di salvaguardare gli indirizzi di programmazione regionale e soprattutto comprensoriale che congiuntamente ci siamo dati negli anni passati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il Gruppo comunista desidera esprimere il proprio consenso alla deliberazione della Giunta, anche se non abbiamo operato nella libertà di scelte programmatorie coerenti ad una nostra politica, ma abbiamo dovuto cercare di inserire questi obiettivi nel quadro di un complesso meccanismo datoci da altri. In questo senso va esaminata la deliberazione.
E' estremamente difficile, per la profonda disuguaglianza di condizioni sociali, geografiche e demografiche esistente nel Paese, operare un intervento di agevolazioni creditizie per l'industria in maniera simile su tutto il territorio. La legge è nata principalmente per venire incontro alle esigenze delle zone depresse del sud. Abbiamo poi visto che l'applicazione dei parametri nella nostra Regione, dove peraltro siamo in posizione avanzata sul piano della programmazione, ha portato non pochi inconvenienti. Qualche sforzo l'abbiamo dovuto fare per riuscire ad adattare gli obiettivi di politica di riequilibrio regionale e i punti acquisiti a siffatto meccanismo.
Ricordiamo che 22 giorni or sono arrivò alla Giunta la comunicazione del Cipi, che si sono esperite le consultazioni e che soprattutto, sia pure in termini brevi, si è riusciti a sviluppare un dialogo e un confronto in Commissione. Il confronto è stato proficuo. Erano presenti i Consiglieri Martini, Alberton, Picco, Castagnone Vaccarino e gli Assessori Rivalta e Simonelli: sulla necessità di fare i salti mortali per riuscire ad inserire nella delibera le aree attrezzate, già in quella seduta, in mezzo alle forche caudine di questo meccanismo, si incominciò a confermare Vercelli e a conquistare Mondovì e Casale.
E' di grande rilievo lo sforzo compiuto anche da parte dei funzionari il cui contributo è stata la condizione sine qua non, che ha permesso di approvare questa deliberazione.
Mi pare un po' vago ed inconsistente il richiamo del Consigliere Alberton a quello che si sarebbe potuto fare da parte di questa Regione quando sappiamo che su tale vicenda proprio la struttura del provvedimento ha reso molto difficile avere atteggiamenti comuni tra le Regioni meridionali e una Regione come il Piemonte. Il giudizio sulla 902, sperando che possa venire applicata anche in Piemonte, è un giudizio che deve porci come forze politiche al giusto livello nel rivedere certe impostazioni.
Dentro a queste impostazioni però si è operato con impegno, con tempestività ma anche con intelligenza, che non ci ha fatto perdere il "fuoco" della nostra politica, che ha trovato anche consensi e apporti da parte delle varie forze politiche al di là del voto di astensione, che non trovo motivato a sufficienza.
Concordo con quanto diceva il Consigliere Franzi, ossia mettiamo in moto questa delibera insieme con una politica di programmazione che partendo dai piani territoriali dei Comprensori, permetta ulteriormente di affinare le scelte in capo a quelle zone che democraticamente ogni Comprensorio ritiene di sviluppo, evitando la dispersione. In certe zone di pianura si pongono problemi, quindi la raccomandazione non è tanto fatta a noi quanto al modo con cui riusciremo a dare qualche sbocco concreto alla politica di programmazione comprensoriale. Ringraziamo gli Assessori e i funzionari che sono stati presenti in tutte le fasi riuscendo in extremis a portare la delibera a Roma per essere consegnata in tempo utile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Mi corre l'obbligo di fare una precisazione. Il tempo a disposizione era poco e il congegno della legge è tale che non rende neanche facile l'operatività e l'applicazione della stessa. Ci auguriamo tutti che da parte del Governo centrale ci sia maggior fiducia nei confronti delle autonomie locali alle quali deve essere rimessa e la responsabilità politica di fare delle scelte a livello di riequilibrio territoriale.
Confermo quanto è stato detto dal Capogruppo comunista, che ha convenuto ampiamente sulla necessità di salvare le aree individuate come particolarmente depresse. In sede di Commissione, dando un significato più restrittivo di quello contenuto in un telegramma del Presidente del Comprensorio di Mondovì, ho ritenuto opportuno di suggerire che non si finalizzasse il riassetto dei Comuni da salvare o da escludere all'area attrezzata di Mondovì, ma si facessero degli sforzi per mantenere il Comune di Ceva, che, nel Monregalese, è l'area più depressa. Questo è stato fatto con sacrificio di altri Comuni della provincia di Cuneo. Mi pare doveroso ricordare l'esclusione di Peveragno, che ha costituito un punto di riferimento in questi ultimi tempi in ordine alla concezione che le forze politiche hanno sulla politica di programmazione: con la caduta di Peveragno c'è stata anche la dimostrazione evidente che non si vanno a cercare delle grane, ma si cerca di individuare i punti deboli che devono ad ogni costo essere salvati e ai quali possono essere sacrificati altri centri.
Lo stesso discorso è stato fatto per l'area dronerese; lo stesso taglio è stato effettuato per riuscire a mantenere il Comune di Dronero, assieme al vasto retroterra.
Mi torna invece indispensabile distinguere le mie responsabilità da quelle della maggioranza per quanto riguarda il Comprensorio di Saluzzo Savigliano, Fossano. In sede di Commissione ho insistito, nei limiti che sono consentiti all'opposizione, lasciando naturalmente la responsabilità politica delle scelte a chi è in maggioranza, perché i Comuni di Barge Sanfront, Envie, Martiniana Po e Gambasca restassero come area debole dell'intero Comprensorio e venissero salvati. Forse questo non è stato possibile, dato il meccanismo della legge; mi è comunque doveroso fare tale distinzione in questa sede.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Potrei fare mio l'intervento della dottoressa Vaccarino non solo perch ha chiarito i problemi e i vincoli del meccanismo di applicazione della legge 902, ma anche perché ha messo in evidenza la parte paradossale di questo dispositivo. A questo punto della vicenda la conclusione non può che essere: chi ha buon senso lo metta e cerchi di dare un contributo costruttivo alla conclusione di un'impostazione che era e rimane errata.
Con questa delibera, vengono riconfermate le scelte prioritarie che ci siamo dati nello sviluppo all'interno della Regione, e questo è positivo.
Con l'applicazione della legge 902 sono fatte salve le aree industriali attrezzate della legge 21, di cui abbiamo parlato una settimana fa riconoscendone unanimemente l'importanza politica e operativa che hanno assunto nella politica della Regione.
Si sono fatti notevoli sforzi perché queste aree fossero tutte inserite, compresa quella di Casale Monferrato che ci pareva quasi impossibile poter reinserire. Certamente, l'aver inserito questi poli con la popolazione in essi contenuta e con i relativi addetti ai lavori, ha comportato il sacrificio di altre aree individuate tra quelle su cui operare una politica di sviluppo. Alcune questioni, come il caso di Saluzzo richiamato dal collega Martini, sono saltate perché nell'aritmetica del meccanismo di applicazione non è stato possibile inserirle. Abbiamo cercato di salvaguardare alcuni punti fermi a livello di Comprensorio e di Provincia, come Dronero o San Secondo di Pinerolo. Non è stato per possibile confermare tutte le indicazioni e si è dovuto fare una selezione secondo priorità di carattere operativo e politico, tenendo conto delle indicazioni prioritarie e delle sottolineature pervenute dai Comprensori.
Voglio dire al collega Alberton che sono stati fatti tutti gli sforzi possibili per cercare, in accordo con le Regioni meridionali, di modificare questi meccanismi, per arrivare a un'applicazione che avesse permesso di sostenere apertamente una politica di programmazione.
Voglio ricordare che l'applicazione della deliberazione del febbraio 1979 era conseguente ad un accordo, avvenuto nel Comitato interregionale.
Abbiamo accettato di chiudere quest'operazione entro il 31 gennaio data indicata dal Ministro Andreatta, come termine da non superare, senza ulteriormente premere per la modifica del meccanismo. L'11 gennaio, quando c'è stato il Comitato interregionale per i problemi dell'energia, ho posto al Ministro Andreatta il problema della ristrettezza dei tempi e l'opportunità di un accordo per la modifica dei meccanismi di applicazione della 902. Il Ministro Andreatta ha osservato che non era assolutamente possibile riaprire sul piano politico questo discorso, e ha chiesto di accettare i meccanismi, dicendo che il rapporto tra il suo Ministero e quello per lo sviluppo del Mezzogiorno su questa questione era chiuso e non era possibile riaprirlo.
Credo debba essere sottolineato il risultato positivo e, al di là delle valutazioni critiche sulla 902, lo spirito costruttivo col quale ci siamo mossi. Certo, come richiamava il Consigliere Franzi, all'interno di questo strano serpentone che include Comuni montani e Comuni di pianura, dove non c'è ragione di favorire l'insediamento industriale, anzi c'è motivo di bloccarlo per salvaguardare lo sviluppo agricolo, va gestita l'applicazione in modo che non si promuovano insediamenti nei Comuni che non riteniamo di sviluppo industriale.
Con la variazione alla legge 56 dovremmo avere il coraggio di eliminare la norma che consente, nei Comuni che non hanno strumento urbanistico, la costruzione di superfici industriali fino a 2000 metri quadri, che potrebbero accoppiarsi con un tentativo di applicazione della 902. La politica urbanistica può essere uno strumento importante, per attuare una politica di sviluppo industriale coordinata e organizzata, per favorire gli insediamenti industriali nei Comuni dove esistono le aree attrezzate e per impedirle nelle zone che sono state escluse da questi tipi di insediamento.
La Regione deve anche esprimere il parere sulle autorizzazioni al credito: questo è un momento attraverso cui la Regione, sul piano politico può far valere i propri indirizzi programmatori chiedendo agli istituti di credito di rispettarli.
Esiste quindi qualche possibilità di intervento regionale sul piano politico e sul piano operativo, anche se non ancora strutturata e definita in quanto gli strumenti urbanistici sono ancora in fase di formazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio e alla programmazione

Innanzitutto devo esprimere il rammarico che i tempi che renderanno operante il D.P.R. 902 si siano così allungati da pregiudicare una parte dei risultati che i finanziamenti alla piccola e media impresa avrebbero potuto ottenere in caso di un finanziamento tempestivo. Il ritardo di alcuni anni della destinazione dei miliardi a favore del credito agevolato a causa del lievitare dei costi dei beni, ha provocato una riduzione secca delle possibilità di investimento.
Le Regioni hanno fatto tutto il possibile per tentare di comporre i profondi dissensi sulla filosofia del provvedimento e sugli interessi concreti che nelle diverse realtà regionali venivano emergendo. Mi pare di avere colto nell'intervento di Alberton l'affermazione che si sarebbe potuto arrivare ad un risultato migliore. Posso assicurare che in realtà si sono fatti tutti i tentativi possibili per arrivare a risultati migliori soprattutto si è cercato di evitare che ogni Regione formulasse proposte proprie al Cipi e al Governo. Le Regioni del centro-nord, che hanno quindi uno spazio legislativo peculiare, hanno cercato in tutti i modi un atteggiamento comune e questo è stato un importante risultato che ha evitato sia la contrapposizione frontale tra Regioni del centro nord e Regioni del sud, sia lo sbriciolamento delle iniziative regionali a livello di singola Regione; è riuscito, da un certo punto di vista, a evitare la guerra del nord contro il sud, la frantumazione delle posizioni regionali ma siamo riusciti a salvare criteri programmatori nell'applicazione del D.P.R. 902 e qui dobbiamo dire con franchezza che questo provvedimento era ispirato ad una logica diversa da quella della programmazione.
Nel confronto di questi anni si sono scontrate due scuole diverse e due diversi orientamenti: da un lato gli orientamenti di chi voleva privilegiare un riequilibrio nella logica della programmazione, dall'altro gli orientamenti di chi era legato alla visione tradizionale dell'incentivo come momento di applicazione automatica in base a parametri predeterminati.
Si sono fatti sostenitori di questa seconda tesi in particolare gli organi dell'apparato centrale dello Stato e, in parte, le Regioni meridionali secondo me, sbagliando - le quali considerarono pericoloso per il sud il decollo dei finanziamenti del D.P.R. 902 nelle Regioni del centro-nord.
Nella sostanza abbiamo perduto la battaglia per fare della legge 902 uno strumento di programmazione: cerchiamo con una delibera come questa di salvare l'essenziale, non la forma, ma i risultati in termini programmatori.
Questo spiega lo sforzo condotto individuando il "serpentone" che contiene Comuni nei quali non ci deve essere la localizzazione di nuovi impianti industriali ma il cui inserimento è la condizione indispensabile per poter inserire quei pochi Comuni nei quali, invece, è auspicabile che le nuove localizzazione trovino sede. Lo sforzo è stato quello di salvare le priorità indicate dal Consiglio regionale e fatte proprie dalla Giunta in modo particolare le aree industriali attrezzate "pilota" della legge 21 caratterizzata dall'esigenza di una maggiore attenzione e di un rapido decollo, insieme con le indicazioni di carattere programmatorio che ci sono venute dai Comprensori sulla base dei documenti preliminari e degli schemi di piano comprensoriale. Questa cartina va letta in trasparenza sapendo che i colori segnati nascondono realtà profondamente diverse.
Il Consiglio ha richiamato la Giunta alla gestione di questi provvedimenti conforme all'indicazione data. Non c'è dubbio che per quello che la Giunta può fare, e non è poco, sia in ordine alla politica urbanistica territoriale, sia in ordine ai pareri da dare sui singoli provvedimenti di finanziamento, la Giunta è vincolata a questo disegno che nonostante l'apparente contraddittorietà della deliberazione, potrà far emergere un risultato positivo.
Si tenga conto, e lo voglio dire perché non si ingenerino delle convinzioni infondate, che non attribuiamo ai finanziamenti del D.P.R. 902 valore miracoloso, né carattere di unica norma che regge la politica industriale nel Paese e nella nostra Regione. Presumibilmente una gran parte dei finanziamenti saranno indirizzati agli ammodernamenti che, come è noto, sono possibili in tutto il territorio regionale, quindi la fascia di discrezionalità e di orientamento che abbiamo a nostra disposizione per indirizzare questi finanziamenti sarà relativamente ristretta, ma non irrilevante. Senza attenderci miracolosi esiti, senza sopravvalutare le possibilità di questo intervento, l'impegno che la Giunta si assume è di gestirlo in modo conforme alla politica di programmazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alasia.



ALASIA Giovanni, Assessore ai problemi del lavoro

Devo una telegrafica precisazione al Consigliere Alberton, per la verità già fatta dagli Assessori Rivalta e Simonelli, ma che mi sento in obbligo di ribadire. Dico con molta franchezza che mi rammarico del fatto che non si possa arrivare al voto unanime su una materia in cui dovremmo reggere rispetto all'intera comunità regionale.
Il Consigliere Alberton ha motivato l'astensione del Gruppo della D.C.
fondandola esclusivamente sulle vicende retrospettive ed ha espresso la sua perplessità sul fatto che le Regioni del centro-nord avrebbero dovuto, fin dall' inizio della vicenda, restringere i limiti di popolazione e questo avrebbe consentito di dissipare le diffidenze delle Regioni meridionali.
Devo dire che le indicazioni che abbiamo fornito nel mese di febbraio del '79 discendevano dall'accordo convenuto in sede di Commissione interregionale e che tutto quanto abbiamo sostenuto nella ripresa della vicenda è stato sostenuto in piena unità con le Regioni del centro-nord Lombardia compresa.
Perciò posso dire che le diffidenze, che in effetti c'erano, furono dissipate sin dall'inizio.



PRESIDENTE

Conclusa la discussione, vi do lettura della deliberazione: "Il Consiglio regionale Vista la deliberazione del Cipi in data 5/12/1979 contenente le direttive per la formulazione da parte delle Regioni e delle Province autonome dell'Italia centro-settentrionale, delle proprie proposte circa l'individuazione delle aree insufficientemente sviluppate ai fini dell'applicazione delle agevolazioni finanziarie previste dagli artt. 5 e 6 del D.P.R. 9 novembre 1976, n. 902 Vista la proposta in merito formulata dalla Giunta regionale con deliberazione del 29.1.1980 n. 228-26589 Visto il Piano di sviluppo regionale 1977-80, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 209-C.R. 6149 del 27.7.1977 Visto l'articolo 7 del sopra citato D.P.R. 902/76 Preso atto della consultazione con i Comitati comprensoriali promossa dalla Giunta regionale in data 22 gennaio 1980 Visto il parere favorevole della I Commissione in data 31.1.1980 delibera di prendere atto che con la deliberazione del Cipi in data 5.12.1979 sono state di fatto respinte le proposte formulate con propria deliberazione n.
440 - CR 1463 del 22.2.1979 'Esame deliberazione Giunta regionale.
Indicazione delle aree insufficientemente sviluppate ai sensi dell'art. 7 del D.P.R. 9.11.1976 n. 902 e della legge 2.5.76 n. 183' di indicare, conseguentemente, al Cipi, ai sensi e per gli effetti degli artt. 6 e 7 del D.P.R. 902/1976, come insufficientemente sviluppate: A) per nuovi impianti e ampliamenti industriali, l'area costituita dai Comuni continui indicati nell'allegato 1) che forma parte integrante della presente deliberazione. La popolazione complessiva dell'area - residente al 1971 - risulta di 441.054 abitanti.
Il valore complessivo dell'area, per quanto concerne gli indicatori statistici stabiliti dall'art. 7 del citato D.P.R. 902, è uguale a 11, come risulta dall'allegato 2) della presente deliberazione.
B) per soli ampliamenti industriali, le aree e i Comuni di cui all'allegato 3) della presente deliberazione, aventi complessivamente una popolazione di 40.190 abitanti.
Il valore di ciascuna area e di ciascun Comune è in ogni caso uguale o superiore a 11 (allegato 3).
La presente deliberazione, dovendo la Regione formulare le proprie proposte inderogabilmente entro il 31.1.1980, è dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10.2.1953, n. 63".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 35 voti favorevoli e 13 astensioni.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Colombino Garabello e Minucci.


Argomento:

b) Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

E' stato presentato il seguente progetto di legge: N. 496: "Autorizzazione all'acquisto di un immobile da destinare a sede di centro di formazione professionale della Regione", presentato dalla Giunta regionale in data 24 gennaio 1980.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 21.12.1979: "Istituzione del parco naturale e area attrezzata del Sacro Monte di Crea" alla legge regionale del 21.12.1979: "Istituzione del fondo regionale per lo sviluppo dei gemellaggi del Consiglio dei Comuni d'Europa nell'ambito della C.E.E. e del Consiglio d'Europa".


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 20.12.1979: "Bilancio di previsione per l'anno 1980" alla legge regionale del 21.12.1979: "Nuova disciplina dell'Istituto di ricerche economiche e sociali del Piemonte" alla legge regionale del 21.12.1979: "Norme per l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di artigianato di cui al primo e quinto comma dell'art. 9, al primo, quarto e quinto comma degli artt. 12 e 14 nonché al secondo comma dell'art. 13 della legge 25 luglio 1956 n. 860 trasferite alla Regione ai sensi degli artt. 63 secondo comma lett. e) e 64 del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616 e finora esercitate dalle Camere di Commercio".


Argomento: Statuto - Regolamento

e) Entrata in vigore del nuovo Regolamento consiliare


PRESIDENTE

Entra oggi formalmente in vigore il nuovo Regolamento approvato dal Consiglio regionale il 29 novembre 1979 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale del 16/1/1980.
Come i Consiglieri sanno esso comporta alcune modifiche di rilievo nelle norme che regolano il funzionamento dell'assemblea e degli organi interni del Consiglio (Commissioni e Ufficio di Presidenza).
L'Ufficio di Presidenza sta esaminando tali norme al fine di agevolarne la rapida applicazione e curarne gli incombenti relativi.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

f) Distribuzione ai Consiglieri regionali del Codice della Regione Piemonte


PRESIDENTE

Vengono consegnati oggi ai Consiglieri regionali le prime copie della nuova edizione del Codice della Regione Piemonte. Come i Consiglieri potranno constatare, esso riproduce non più tutte le leggi regionali man mano succedutesi nel tempo, ma le leggi regionali nel testo vigente al momento della compilazione del codice. Ne è previsto un periodico aggiornamento. Lo scopo che ci siamo prefissi con questa nuova edizione del Codice è stato quello di rendere la raccolta delle leggi regionali, oltre che attuale, più organica e di più facile consultazione.
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Bilanci preventivi

Esame leggi rinviate: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1980"


PRESIDENTE

Punto quarto all'ordine del giorno: "Esame leggi rinviate". Viene esaminato il "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1980".
La parola all'Assessore Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio

Esporrò sinteticamente i rilievi formulati dal Governo e le risposte della Giunta.
Il primo rilievo riguarda l'art. 12 della legge relativo alla contrazione di mutui. Da un lato il Governo rileva che manda l'indicazione dell'incidenza degli oneri sugli stanziamenti degli esercizi, dall'altro che non vi è l'elenco delle spese a cui si fa fronte con i provvedimenti dei mutui.
Circa il primo rilievo nella legge che il Consiglio regionale ha approvato c'era l'indicazione dei capitoli a cui fanno capo gli oneri senza l'indicazione delle cifre, che peraltro sono contenute nei capitoli. Quindi provvediamo ad inserire le cifre anche all'art. 12 della legge.
Circa il secondo punto, per quanto esso non sia richiesto dalla legge di contabilità regionale, ma sia semplicemente una previsione generale della legge 281 (i mutui possono essere fatti soltanto per finanziarie spese di investimento o assunzioni di partecipazioni), abbiamo inserito l'elenco dei capitoli interessati all'assunzione dei mutui finanziabili.
L'elenco è fornito con un comma aggiuntivo apposto all'art. 12.
L'altro rilievo riguarda un problema di interpretazione sui due fondi globali di cui agli articoli 12500 e 12600 relativi rispettivamente al finanziamento dei provvedimenti "in itinere" per quanto riguarda la spesa corrente e per quanto riguarda la spesa di investimento. Il rilievo del Governo è di questa natura: è errato mantenere tra i residui passivi quegli stanziamenti contenuti nei fondi globali per i quali non si sia provveduto all'utilizzo nel corso dell'esercizio; devono andare ad economia di spesa.
La Giunta, viceversa, era per l'interpretazione dell'art. 40 secondo la quale il finanziamento può avvenire sull'esercizio anche se il provvedimento viene approvato nell'esercizio successivo. L'esempio classico è la proposta di legge sul finanziamento del Centro intermodale il cui finanziamento è caricato sul fondo globale del '79 e vi resterà nonostante che l'approvazione della legge avvenga nel corso del 1980.
Il problema è se queste somme, che sono spendibili nell'esercizio successivo, debbono essere considerate residui passivi o invece economie di spesa. Peraltro, abbiamo acceduto alla tesi del Governo e abbiamo provveduto a escluderle dai residui passivi e a considerarle economie di spesa reimpostandole.
Il terzo rilievo riguarda lo stanziamento di 241 milioni e 30 mila lire di cui al capitolo 360 dell'entrata che non corrisponderebbe ad un'assegnazione fatta dal CIPAA in data 13 dicembre 1979. Si tratta di un'erogazione sulla quale la Regione non aveva elementi certi di conoscenza. Il Decreto del Ministro del Tesoro stanziava per il Piemonte quella cifra, su quella base abbiamo fatto lo stanziamento di bilancio.
La deliberazione CIPAA del 13.12.1979, che non era nota al momento dell'approvazione del bilancio, chiarisce che, sulla cifra complessiva di 241 milioni che avevamo messo a bilancio, 34 milioni riguardano l'annualità '76, 66 milioni l'annualità '77 e solo 139 milioni 834 mila lire sono il limite di impegno per il 1978. Quindi procediamo alla correzione corrispondente.
Il punto n. 1 successivo invita la Regione a chiarire in nota al bilancio quali sono le entrate che affluiscono al fondo comune (ex art. 8) che sono da considerare di natura tributaria. Come i Consiglieri sanno, per successivi provvedimenti, in particolare per quelli in attuazione della legge 382, al fondo ex art. 8 vengono fatte confluire risorse della più varia destinazione. Un'interpretazione rigorosa e condivisibile del Tesoro è che solo quelle entrate che hanno natura tributaria valgono a costituire il tetto per l'indebitamento delle Regioni. In nota abbiamo fatto questa specificazione distinguendo le entrate che hanno natura tributaria dalle altre. L'ho detto in I Commissione e lo ripeto al Consiglio che, in ogni caso, siamo largamente al di sotto della percentuale del 20% richiesta dalla legge di contabilità, che corrisponde complessivamente ad oneri per 40 miliardi. La Regione Piemonte è sotto i 25 miliardi di oneri annui.
Il rilievo di cui al punto 2 riguarda errori materiali di stesura, di cifre o di capitoli.
Il punto 3 riguarda i problemi della metropolitana. Esisteva nella legislazione precedente uno stanziamento ad hoc dato alle Regioni in cui avevano sede i Comuni con metropolitana in corso di costruzione stanziamento quindi a destinazione rigidamente vincolata e che per la Regione Piemonte ha costituito in questi anni residuo perché non è stato mai utilizzato; residuo che è stato cancellato perché questa norma ha cessato di esistere; a partire dall'anno 1978 gli stanziamenti relativi alla metropolitana non sono più stati dati con destinazione specifica, ma le somme sono confluite nel fondo comune. Nel fondo onnicomprensivo in cui sono affluite le più disparate entrate, non eravamo riusciti ad individuare quali erano gli ammontari precisi che riguardavano la metropolitana. In esso ci sono i fondi degli anni '78, '79, e '80 più gli incrementi di spesa degli anni '78, '79 e '80, quindi non eravamo riusciti a tener dietro alle variazioni intervenute e non eravamo riusciti ad enucleare dal totale delle entrate che costituivano il fondo ex art. 8 le entrate che riguardavano questa somma.
Attraverso confronti, telefonate, controlli, siamo riusciti ad avere la situazione esatta dei fondi per la metropolitana che sono riportati nella relazione a pag. 9. Le conseguenti variazioni che ne derivano per il bilancio 1980 sono riportate nella pag. 10 e riguardano 3 capitoli per l'entrata e due per la spesa.
Al punto 4 il rilievo del Governo riguarda la mancata concordanza tra residui attivi e residui passivi per le opere relative agli investimenti ospedalieri previsti dal Decreto 492 del 1975. Il rilievo è in verità curioso: pare che il Tesoro finga di ignorare che, dati i ritardi con cui vengono erogati i fondi dallo Stato, le Regioni talora anticipano con proprie risorse gli investimenti.
Abbiamo rilevato per ogni esercizio, e lo si ricava nella relazione a pag. 12, l'andamento delle riscossioni, degli stanziamenti e dei pagamenti in entrata e in spesa: in effetti sullo stanziamento iniziale di 35 miliardi dallo Stato ne sono arrivati 6, mentre la Regione ne ha spesi 19 quindi a residui attivi ne abbiamo 29, a residui passivi ne abbiamo 16. Di questo abbiamo discusso tante volte in Consiglio.
L'ultima osservazione non è un rilievo sul bilancio ma è un invito per il futuro riguardo la tempestività con cui vanno introdotte le variazioni al bilancio. Ci si deve rendere sempre più consapevoli che il bilancio è un documento continuamente "in fieri" nel senso che deve essere continuamente aggiornato e il Governo sente il bisogno di richiamarci alla necessità di costanti aggiornamenti.



PRESIDENTE

La parola al relatore, Consigliere Rossi.



ROSSI Luciano, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, in sede di I Commissione sono stati esaminati i rilievi formulati dal Governo sul provvedimento di rinvio della legge di approvazione del bilancio regionale di previsione per l'esercizio 1978.
Sono rilievi di natura tecnica, dovuti in parte ad una diversa interpretazione della legge di contabilità, ed in parte alla non conoscenza di documenti del Ministero del tesoro nel momento in cui il bilancio è stato approvato.
Tra l'altro, ci risulta che osservazioni analoghe sono state fatte ad altre Regioni, e ciò ci fa pensare che sia opportuno un rapporto a livello tecnico tra i funzionari del Governo e quelli delle Regioni, affinché certe interpretazioni non producano disguidi nell'attività, ed in particolare nei confronti dei funzionari che diligentemente svolgono il loro lavoro.
Chiediamo perciò scusa ai colleghi del Consiglio se questa relazione avrà un carattere prevalentemente tecnico, data la natura delle osservazioni del Governo.
La prima osservazione riguarda l'autorizzazione a contrarre i mutui a ripiano del disavanzo, per rendere conforme il bilancio alle prescrizioni dell'art. 47 della legge di contabilità regionale, per quanto concerne l'incidenza degli oneri d'ammortamento sul bilancio attuale e su quelli futuri. In tal senso la Giunta regionale ha predisposto la modifica dell'art. 12 della legge di approvazione del bilancio con le indicazioni richieste.
Questa prima osservazione comporta anche un riferimento ai proventi dei mutui, di cui non è stata indicata la destinazione. L'osservazione è opinabile, perché l'art. 47 della legge di contabilità regionale non prevede che, in sede di bilancio, debba essere presentato apposito elenco di spesa finanziabile mediante l'assunzione di mutui a pareggio del bilancio. Tuttavia, onde evitare discussioni sul modo di interpretare la questione, la Giunta non ha difficoltà ad aderire alla richiesta.
Il Governo fa inoltre osservare che non possono essere mantenute nel conto dei residui passivi quelle quote dei fondi globali non utilizzate entro la fine dell'esercizio 1979, che pertanto vanno trasformate in economie di spesa.
Tale osservazione la Giunta la accoglie, fatta eccezione per le quote destinate a finanziare quei provvedimenti legislativi presentati al Consiglio regionale prima della fine dell'esercizio. Ad esempio, ricordiamo il disegno di legge n. 479 che riguarda la creazione dei centri intermodali, e che incide per tre miliardi.
Comunque, in conseguenza di questa osservazione, la Giunta ha aggiornato il conto dei residui e le previsioni di cassa.
La terza osservazione del Governo riguarda le modifiche dello stanziamento del capitolo 360 di entrata del bilancio, ed i corrispondenti capitoli di spesa, in quanto è stata precisata la costituzione dell'assegnazione dei fondi, ai sensi della legge statale n. 352 del 1976 riguardante l'agricoltura. Tale modifica viene accolta, tenendo conto che non poteva essere evidenziata, nei termini osservati, al momento dell'approvazione del bilancio in quanto non si era a conoscenza della delibera del C.I.P.A.A.
Anche la richiesta del Governo di non conteggiare le entrate non aventi natura tributaria, e che confluiscono nel fondo comune, ex art. 8 della legge 281 del 1970, ai fini della determinazione del limite massimo del 20 per l'ammontare complessivo degli oneri di ammortamento dei mutui, viene accolta e si fa presente che la capacità di indebitamento prevista dal bilancio è ancora notevolmente al di sotto del limite di legge.
Vengono inoltre corretti gli errori materiali rilevati e anche altri che gli uffici regionali hanno riscontrato.
Infine è stato richiesto l'aggiornamento del capitolo 125 di entrata e del corrispondente capitolo 5.850 di spesa, che riguardano le assegnazioni statali per la metropolitana di Torino.
Tale aggiornamento è possibile fare ora, perché si è a conoscenza della costituzione dell'assegnazione e del suo ammontare annuo.
In merito all'ultima osservazione del Governo sulla mancata concordanza fra i residui attivi e passivi sui capitoli 954 di entrata e 10805 di spesa, che riguardano l'edilizia ospedaliera, si deve precisare che la Regione ha erogato una somma maggiore di quella già versata dallo Stato conseguentemente il residuo di spesa è inferiore a quello di entrata. Man mano che il Governo assegnerà i fondi i due residui tenderanno a coincidere. Tuttavia pensiamo che sarà necessario rivalutare il tutto, non appena sarà definita l'effettiva destinazione delle somme assegnabili alle Regioni ai sensi della legge statale n. 492 del 1975.
Concludendo, egregi colleghi, con l'accoglimento dei rilievi, che tra l'altro non inficiano l'impostazione programmatica del bilancio 1980 pensiamo che esso possa essere approvato e che l'attività regionale sia conseguente.
Credo necessario che a questa relazione, tra l'altro molto sommaria sia allegata la relazione della Giunta affinché il Commissario di Governo possa disporre della massima documentazione.
La natura esclusivamente tecnica dei rilievi suggerisce l'opportunità di stabilire un rapporto continuo e diverso fra le Regioni e il Governo. Se ci fosse stata una collaborazione maggiore tra il Ministero competente e i tecnici delle Regioni che debbono diligentemente e faticosamente interpretare ogni modifica, il rinvio del bilancio non ci sarebbe stato.
C'è un contrasto dal punto di vista tecnico con i Ministeri competenti. Non annullare i residui a destinazione vincolata e apportarvi determinate modifiche, può portare in futuro a delle confusioni nella lettura del bilancio, non solo per gli addetti ai lavori, ma anche per i Consiglieri che devono approfondire la materia. Anche questo elemento suggerisce l'importanza di un rapporto diverso a livello tecnico fra Governo e Regioni, specie quando il 75 o l'80% del bilancio è rappresentato da spese a destinazione vincolata.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Non c'è dubbio che le osservazioni del Governo sono di natura tecnica ma alle stesse ed alle conseguenti correzioni che oggi vengono apportate il nostro Gruppo non dà quel significato marginale che emerge dalla relazione della Giunta e da quella di maggioranza del Consigliere Rossi.
Certo qualche errore può capitare a tutti, anche al migliore estensore del bilancio e noi, nel confermare quel che il Consigliere Rossi dice nella sua relazione, siamo d'accordo che nel settore vi sono funzionari che svolgono diligentemente il loro lavoro, ma alcuni di questi errori o deficienze tecniche - dobbiamo dirlo molto chiaramente - sono derivati dalla fretta con cui troppe volte vengono presentati i documenti contabili. La stessa mole di documenti che abbiamo avuto all'ultimo momento questa mattina e che viceversa dovrebbero essere approfonditi e consultati stanno a dimostrarlo.
Ho la sensazione, quando tratto di questi problemi, di essere un artigiano che si confronta con la grande industria, che è la Giunta, le sue strutture, la sua meccanizzazione. So che oggi l'artigianato è molto rivalutato...



SIMONELLI Claudio, Assessore al bilancio

Anzi nel Convegno recente si è spiegato che l'artigianato è l'unica azienda efficiente, mentre la grande industria è in crisi!



PAGANELLI Ettore

...e sotto questo profilo posso anche essere lieto. Nell'intervento del mese di dicembre avevo richiamato dalla mia modesta tribuna il mancato rispetto dell'art. 47 della legge regionale, quello che è stato ricordato e che è riportato in tutti i testi delle relazioni aggiuntive: "la contrazione dei mutui è limitata a spese di investimento e all'assunzione di partecipazioni a società finanziarie regionali". Ma va detto che allora il mio avvertimento era rimasto senza risposta.
Oggi si portano i correttivi. Resta ancora da ricordare un altro specifico disposto di legge a cui pure avevo fatto riferimento nel mio intervento sul bilancio che, se correttamente applicato allora, avrebbe già dato soluzione a quanto richiesto specificatamente nell'art. 47.
L'art. 30 della legge regionale, al penultimo comma dispone: "in allegato al bilancio le spese sono riclassificate in titoli, secondo che si tratti di spese correnti, di spese di investimento e di spese attinenti al rimborso di mutui e prestiti, nonché in sezioni ed in categorie secondo le stesse ripartizioni adottate nel bilancio dello Stato per il medesimo esercizio".
E' necessario sapere in sostanza, nel momento in cui si esamina il bilancio, e credo che questo non sia stato fatto neanche oggi, quante sono le spese di investimento perché, detratti i residui reimpostati e le spese finanziarie direttamente con entrate a specifica destinazione, si hanno le spese di investimento finanziate con mutui, ex art. 10 della legge.
Non penso sia il caso di addentrarci oggi in disquisizioni tecniche perché vi sono necessità di approvazione del bilancio.
Il nostro giudizio sul bilancio non muta. Al di là della valutazione politica, ampiamente fornita da noi a suo tempo, rimangono anche le perplessità su aspetti tecnici che, a nostro avviso, solo in parte il Governo ha evidenziato e che oggi, come al solito, con un po' di fretta senza la necessaria possibilità di approfondimento, la maggioranza si accinge a modificare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellomo.



BELLOMO Emilio

Sarò rapidissimo perché non sono un artigiano, neanche modesto! E' falso il collega Paganelli quando si definisce modesto: lui è un maestro dell'artigianato, lui è un artigiano del cesello, è un docente dell'artigianato. Lo dico con ammirazione e non con sarcasmo. Lui non muta il parere della sua angolazione politica e non lo muto neppure io. Non sono in grado di fare il contrappunto al commento introduttivo fatto dall'Assessore Simonelli però da modesto artigiano ho capito che i rilievi del Governo sono di natura tecnica, sono sottilissimi e non entrano nel merito del bilancio. Ecco perché il giudizio politico del Gruppo socialista sul bilancio non muta.
Abbiamo sempre detto che il bilancio è un documento articolato impostato verso obiettivi chiari che noi perseguiamo con la nostra attività politica. Il Governo invece ha trovato l'opportunità di dire che 2 più 2 talora potrebbe anche fare 5 se si tiene conto dell'articolo tale e della legge tal'altra. Per noi invece 2 + 2 fa sempre 4.
Fuori dallo scherzo, diciamo che i rilievi fatti sono inconsistenti. La Giunta li ha recepiti e la nuova piattaforma del bilancio così come è stata presentata dalla legge per noi va bene.
Altro discorso avremmo fatto se avessimo potuto capire che soltanto al Piemonte e soltanto in questo anno di grazia, 1980, il Governo avesse respinto il bilancio. Sappiamo che è stato respinto anche alla Regione Veneto: Piemonte e Veneto sono le due Regioni che hanno presentato il bilancio in novembre e quindi questi rilievi di natura tecnica ci lasciano perplessi e preoccupati sulla funzione che svolge il Governo in determinate vigilie importanti.
Il Governo ha fatto dei rilievi addirittura su cifre non iscritte a bilancio che la Giunta non conosceva, perché i ritardi del Governo nel comunicare gli stanziamenti alle Regioni sono tradizionali, sono notevoli li conoscono anche gli orbi.
Prendiamo atto che la Giunta ha fatto questo adeguamento e votiamo nuovamente il bilancio, nella speranza che venga respinto una seconda volta. Se lo farà dovremo non più chiosare in chiave semi ironica certi atteggiamenti. La settimana prossima a Milano per due giorni si dibatterà sulle autonomie degli Enti locali, che sono l'araba fenice: ci sono e non ci sono e allora il discorso si fa pesante proprio perché siamo in certe vigilie. Per ora votiamo tranquillamente con la nostra scarsa maestria artigianale il bilancio presentato dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola alla dottoressa Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, a dire la verità non riesco a capire che cosa abbia a che fare l'autonomia degli Enti locali con gli errori di bilancio: se gli errori non ci fossero esalteremmo le autonomie ma se gli errori ci sono, meno male che qualcuno li rileva.
D'accordo che alcuni rilievi sono di carattere interpretativo. Forse sarebbe stato più opportuno un approfondimento con gli organi di governo prima della presentazione del bilancio. E' la prima volta che un bilancio viene respinto, il che ha un certo rilievo. Il rilievo sui mutui a ripiano non può non essere considerato assolutamente valido. L'osservazione era già stata fatta dal collega Paganelli e, per la verità, io me lo ero segnato dal momento però che era già stato fatto, per non ripetere in continuazione le stesse cose, non ne parlo.
Siamo d'accordo che i funzionari stanno smaltendo una massa di lavoro anche superiore a quella che dovrebbero fare contrattualmente, d'altra parte bisognerà risolvere il problema del Capo della ragioneria, la cui mancanza non può che provocare certe conseguenze. Una Giunta ha anche il dovere di dotarsi degli strumenti necessari e di ovviare alle manchevolezze esistenti nella gestione.
Ci dispiace che il bilancio della Regione Piemonte venga rinviato con delle osservazioni, preferiremmo che i problemi interpretativi fossero chiariti preventivamente.
Naturalmente il parere del Gruppo repubblicano non cambia da quello dato sul bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

In sede di bilancio il nostro Gruppo ha votato contro per motivate ragioni politiche che non si modificano sostanzialmente nel periodo che è intercorso. Tuttavia non avevamo presupposto di impedire l'esercizio del bilancio e quindi tutte le implicazioni che da questo derivano. Poiché il rinvio fatto dal Governo, con motivazioni di carattere tecnico sulle quali in realtà non interveniamo perché porterebbero a una discussione piuttosto lunga e investirebbero motivi di capacità sia da parte del Governo a cui obiettivamente non ne riconosciamo molte, sia da parte di questa amministrazione che il bilancio ha redatto, riteniamo che in questo momento sia prevalente il concetto di avere uno strumento approvato, che metta la Regione in grado di non affrontare grossi disagi come quelli della mancata disponibilità delle somme occorrenti.
Tenendo conto di queste considerazioni, senza smentire nessuna affermazione fatta in sede di voto, in questa vicenda assumeremo l'atteggiamento di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Poiché la mia parte politica ha espresso voto contrario al bilancio di previsione, sembra opportuno votare in termini coerenti in questa sede anche se, indubbiamente, i rilievi che ci sono stati fatti sono di ordine tecnico.
Il relatore ritiene che questo problema tecnico sia la conseguenza del mancato raccordo funzionale fra lo Stato e la Regione. Con questo si tende a riaprire l'ipotesi che a monte di questi errori di natura tecnica possano esserci delle responsabilità di tipo politico del governo della Regione.
C'è un'incertezza e una specie di debolezza nei confronti dei problemi: o sono rilievi di tipo tecnico oppure questi rilievi trovano le loro ragioni in un insufficiente raccordo tra Stato e Regione. Non è pensabile che il rapporto Regione-Stato possa migliorare perché, per combinazione, si sono ritrovati due compagni di università, uno dell'Ufficio di controllo l'altro dell'Ufficio bilancio della Regione.
A parer mio, si doveva evitare questo tipo di rilievo e lasciare l'opposizione libera di valutare quanto oggi si trova sui nostri tavoli. Se invece si ritiene di porre a giustificazione di questa non compiutezza della legge fondamentale responsabilità dello Stato, evidentemente, si torna a fare di questa legge un argomento politico e, per coerenza, si deve esprimere nuovamente voto contrario.



PRESIDENTE

Non vi sono altre dichiarazioni di voto, possiamo passare alla votazione degli articoli modificati tenendo conto delle osservazioni del Governo.
"Articolo 1 - Stato di previsione dell'entrata. Il totale generale delle entrate della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1980 è approvato in L. 2.050.521.804.000 in termini di competenza e in L.
2.168.091.834.000 in termini di cassa.
Sono autorizzati, secondo le leggi in vigore, l'accertamento e la riscossione dei tributi istituiti dalla Regione, ed il versamento, nella cassa della Regione, delle somme e dei proventi dovuti nell'anno finanziario 1980".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 50 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri hanno risposto NO n. 16 Consiglieri si sono astenuti n. 4 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
"Articolo 2 - Stato di previsione della spesa. Il totale generale delle spese della Regione Piemonte, per l'esercizio finanziario 1980 è approvato in L. 2.050.521.804.000 in termini di competenza ed in L. 2.168.091.834.000 in termini di cassa.
E' autorizzata l'assunzione di impegni di spesa entro i limiti degli stanziamenti di competenza dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1980.
E' autorizzato il pagamento delle spese della Regione entro i limiti degli stanziamenti di cassa dello stesso stato di previsione della spesa per l'anno 1980, in conformità delle disposizioni di cui alla legge regionale 14 marzo 1978, n. 12".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 50 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri hanno risposto NO n. 16 Consiglieri si sono astenuti n. 4 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
"Articolo 12 - Autorizzazione a contrarre mutui a ripiano del disavanzo.
Per far fronte al disavanzo esistente fra il totale delle spese di cui si autorizza l'impegno e il totale delle entrate che si prevede di accertare nel corso dell'esercizio finanziario 1980 è autorizzata, ai sensi dell'art.
47 della legge regionale 14 marzo 1978, n. 12, la contrazione di mutui per un importo complessivo di 187.555 milioni.
I mutui saranno stipulati ad un tasso massimo del 15% annuo, oneri fiscali esclusi, e per la durata massima dell'ammortamento di 35 anni.
La Giunta regionale è autorizzata a provvedere alla stipulazione dei mutui predetti nei limiti, alle condizioni e con le modalità previste dal presente articolo.
Agli oneri derivanti dall'ammortamento dei mutui di cui al presente articolo, previsti in L. 13.645.000.000 per l'anno 1980 e in L.
27.290.000.000 per l'anno finanziario 1981 e per ciascuno degli anni finanziari successivi si provvede, per l'anno finanziario 1980, con le disponibilità iscritte in corrispondenza dei capitoli n. 13030 e n. 13040 del bilancio per l'anno finanziario 1980, nella rispettiva misura di L.
12.345.000.000 e L. 1.300.000.000 e, per gli anni finanziari 1981 e successivi, con le somme che sono iscritte, nell'ambito delle disponibilità esistenti alla voce 'Oneri non ripartibili' del bilancio pluriennale 1980 1982, con le leggi di approvazione dei relativi bilanci.
Le spese al cui finanziamento è possibile provvedere mediante l'assunzione dei mutui a pareggio del bilancio di previsione per l'anno 1980 sono quelle iscritte, nello stato di previsione della spesa del bilancio medesimo, ai capitoli n. 1000 n. 1020 n. 1060 - 1355 - 1680 - 1790 - 2120 - 2190 - 2690 2735 - 2775 - 2840 - 2855 - 2870 - 2913 - 2950 - 2970 - 3030 - 3060 3220 - 3410 - 3480 - 3560 - 3590 - 3650 - 3710 - 3880 - 3895 - 4285 - 4340 4365 - 4400 - 4410 - 5001 - 5010 - 5020 - 5165 - 5175 - 5200 - 5285 5300 - 5305 - 5360 - 5420 - 5650 - 5700 - 5750 - 5760 - 5820 - 6005 - 6010 6015 - 6020 - 6025 - 6031 - 6060 - 6069 - 7110 - 7140 - 7250 - 7260 7315 - 7355 - 7391 - 7485 - 7525 - 7610 - 7620 - 7755 - 7760 - 7800 - 8295 8350 - 8360 - 8370 - 8380 - 8450 - 8600 - 8610 - 8900 - 8960 - 8970 9100 - 9130 - 9180 - 9230 - 9300 - 9302 - 9385 - 9400 - n.10100 - n.10110 n.10205 - n.10230 - n.10805 - n.11015 - n.11040 - n.11075 - n.11105 n.11125 n.11300 - n.11400 - n.11500 - n. 11505 - n. 11690 - n.11695 - n.11770 n.11820 - n.11880 - n.12600 (quota dello stanziamento)".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 50 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri hanno risposto NO n. 16 Consiglieri si sono astenuti n. 4 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
"Articolo 25 - Infrastruttura di trasporto del metano nel Comprensorio di Mondovì per l'area industriale attrezzata. La spesa per gli interventi di cui alla legge regionale 24 aprile 1979, n. 20, è determinata, per l'anno finanziario 1980, in 1.000 milioni ed è iscritta al capitolo n. 5001".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 50 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri hanno risposto NO n. 16 Consiglieri si sono astenuti n. 4 Consiglieri L'art. 25 è approvato.
"Articolo 31 - Interventi per lo sviluppo della rete distributiva. Le spese per la concessione dei contributi di cui all'art. 3 e all'art. 6, lettere a), b) e c), della legge regionale 4 giugno 1975, n. 47, sono determinate per l'anno finanziario 1980, rispettivamente in 3.000 milioni, 100 milioni 200 milioni e 15 milioni, e sono iscritte ai capitoli n. 5300, n. 5340, n.
5385 e n. 5420.
La spesa per la realizzazione degli interventi di cui all'art. 6, lettera d) della legge regionale 4 giugno 1975, n. 47, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 400 milioni ed è iscritta al capitolo 5430".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 50 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri hanno risposto NO n. 16 Consiglieri si sono astenuti n. 4 Consiglieri L'art. 31 è approvato.
" Articolo 41 - Museo ferroviario piemontese. Il contributo per il funzionamento del Museo ferroviario piemontese, istituito ai sensi della legge regionale 26 luglio 1978, n. 45, è determinato, per l'anno finanziario 1980, in 25 milioni ed è iscritto al capitolo n. 5940". Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 50 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri hanno risposto NO n. 16 Consiglieri si sono astenuti n. 4 Consiglieri L'art. 41 è approvato.
"Articolo 52 - Interventi per la sistemazione di bacini montani e opere idraulico-forestali. La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla legge regionale 19 novembre 1975, n. 54, è determinata per l'anno finanziario 1980 in 10.000 milioni, ed è iscritta al capitolo n. 8900".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 50 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri hanno risposto NO n. 16 Consiglieri si sono astenuti n. 4 Consiglieri L'art. 52 è approvato.
"Articolo 54 - Contributi per l'incentivazione turistico-ricettiva. Le spese per la concessione dei contributi di cui all'art. 3, lettere c), d) e), a), b) della legge regionale 31 agosto 1979, n. 56, sono determinate per l'anno finanziario 1980, in 500 milioni, 355 milioni, 150 milioni, 400 milioni, 80 milioni e 10 milioni e sono rispettivamente iscritte ai capitoli n. 8370, n. 8380, n. 8390, n. 8430, n. 8450 e n. 8460".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 50 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri hanno risposto NO n. 16 Consiglieri si sono astenuti n. 4 Consiglieri L'art. 54 è approvato.
Procediamo alla votazione finale sull'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 50 hanno risposto SI n. 30 Consiglieri hanno risposto NO n. 16 Consiglieri si sono astenuti n. 4 Consiglieri Il bilancio 1980 è così riapprovato.
Signori Consiglieri, poiché ci sono ancora parecchi punti da esaminare e poiché sono le 12,30, propongo di sospendere i lavori e di riprendere alle ore 15.
Vi sono obiezioni? Non ve ne sono.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,30)



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