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Dettaglio seduta n.307 del 23/01/80 - Legislatura n. II - Sedute dal 16 giugno 1975 al 8 giugno 1980

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Questioni internazionali

Richiesta di un pronunciamento del Consiglio in merito all'arresto di Sacharov e della moglie


PRESIDENTE

La seduta è aperta. La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Intervengo brevemente, a norma dell'art. 61 del nuovo Regolamento che prevede la possibilità di richiedere la parola per "questioni preliminari" chiedendo al Presidente di questa assemblea di esprimere un giudizio sul grave fatto accaduto, cioè l'arresto del fisico Sacharov e della moglie che certamente non favorisce la distensione che tutti riteniamo debba essere assicurata.
L'arresto di Andrej Sacharov colpisce il padre dei diritti civili in Unione Sovietica. E' un fatto che, a nostro modo di vedere, non può che essere giudicato con profonda amarezza e costernazione, soprattutto in un momento in cui la violenza ha inferto colpi non indifferenti.



PRESIDENTE

Mi riservo di trovare, nel corso della mattinata, il momento opportuno per una dichiarazione su questo argomento.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Interpellanza del Consigliere Cerchio in merito alla ritardata nomina della Consulta sui beni culturali


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza presentata dal Consigliere Cerchio in merito alla ritardata nomina della Consulta sui beni culturali.
La parola all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore alla cultura

Non mi sono sottratto all'obbligo di dare informazione al Consiglio in ordine a questa interpellanza, tant'è vero che ho portato in Commissione la documentazione delle pratiche in modo che i Consiglieri potessero prenderne visione. Non ritengo di avere alcuna colpa nel ritardo della nomina della Consulta per i beni culturali. E' noto - e posso documentarlo - che più volte ho sollecitato le designazioni per la nomina della Consulta. La Giunta aveva accolto alcuni suggerimenti dell'opposizione che sono valsi a completare la Consulta, ma hanno reso più difficile la sua nomina, ad esempio, quando si è chiesto ai distretti di designare una rosa di candidati da proporre al Consiglio.
Nell'interpellanza si chiede inoltre una relazione scritta con tutti i dati. Una relazione del genere avrebbe richiesto migliaia di pagine, perci abbiamo ritenuto più opportuno mettere a disposizione dei Consiglieri interessati tutto il materiale.
Per ciò che riguarda la ripartizione dei fondi, sono d'accordo sull'esigenza di esaminare il problema della distribuzione a pioggia, non sono invece d'accordo sull'accusa che viene fatta di non pluralismo. Da un calcolo fatto a posteriori risulta un rapporto tra domande presentate e domande accolte di 36,2 per le Amministrazioni comunali democristiane e di 31,5 per i Comuni di sinistra. Questo dimostra sicuramente che non c'è stata alcuna parzialità. Se aggiungiamo le erogazioni al Comune di Torino per attività anche fuori dell'area comunale arriviamo ad una accettazione globale del 34,1% . E' chiaro che la Giunta in questo settore ha mantenuto un atteggiamento pluralistico. Il fatto poi che alcune associazioni, non certo di parte mia, ci hanno invitati a visitare le loro strutture (esempio, gli amici di Piazza di Mondovì) mi esime di andare oltre in questo campo.
Il problema più serio riguarda invece i finanziamenti a pioggia.
Evidentemente si pone il problema di una politica culturale regionale. Già nel '77 nel corso del Convegno sui beni culturali si era rilevata una disgregazione e una polarizzazione sul piano culturale, ossia grossi squilibri culturali tra città e campagna e all'interno della città; in alcuni casi un'assenza quasi totale di strumenti e di attività culturali.
L'unica soluzione possibile a questo proposito era quella di creare una domanda di cultura, laddove era soltanto potenziale e di dare con opportuni finanziamenti la possibilità di svolgere qualche attività culturale, dando un indirizzo programmatorio, non di merito perché questa non è nostra volontà, ma orientativo e metodologico. Gli stanziamenti a pioggia, in effetti, hanno fatto crescere qualcosa, le domande sono aumentate sul piano della qualità e sul piano dell'organizzazione e della programmazione.
Questa fase quindi è stata necessaria perché, data la carenza di strutture e data la difficoltà per alcuni amministratori ad affrontare spese in questo settore, ha facilitato il recupero di teatri, chiese ed edifici di questo tipo, attraverso la presentazione di domande per la ristrutturazione di edifici pubblici e di teatri. Alcuni sono già in corso di restauro a Casale e a Vigone. Per altri la pratica è già istruita, ad esempio, per i due teatri di Mondovì. Con questo indirizzo si potrà svolgere una concreta programmazione e una organica attività culturale, che sarà pluralistica nella misura in cui non si continuerà a guardare il colore politico dei Comuni e delle associazioni.
Per far fronte al grosso squilibrio esistente tra città e campagna, in particolare, tra Torino e il resto della Regione, si trattava di favorire attività che avessero la possibilità di radicarsi nel territorio: il finanziamento alle città di Alessandria e Cuneo per la produzione in loco di attività culturali anche in campo teatrale è stato voluto dall'Assessorato; esso ha trovato il consenso delle Amministrazioni locali perché è questo l'unico modo per sollecitare localmente la produzione culturale per elevare la domanda di cultura piuttosto scarsa. Compito della prossima Giunta sarà quello di continuare in questa direzione, in attesa che vengano finalmente affrontate la legge di tutela dei beni culturali da una parte e le leggi specifiche sugli enti lirici e sul teatro dall'altra.
Anche la Regione potrà così collocarsi più correttamente all'interno della politica culturale. Ritengo che le critiche rivolte alla Giunta di avere elargito miliardi, mentre in realtà si tratta di erogazioni di non molti milioni, siano state del tutto ingiuste e credo che una discussione serena in merito potrebbe superare facilmente le difficoltà che si sono riscontrate.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interpellante.



CERCHIO Giuseppe

La risposta dell'Assessore si colloca, dal punto di vista formale, con quella serenità che non ha caratterizzato i precedenti e numerosi dibattiti sui beni culturali in relazione ad alcune osservazioni critiche che il nostro Gruppo consiliare da tempo svolge. Nel mese di agosto 1979 venne presentata dal nostro Gruppo una interpellanza sulla elargizione di un miliardo e cento milioni effettuata nel periodo estivo con criteri che riteniamo tuttora discutibili. Insoddisfatta della risposta data, la D.C.
il 18 settembre 1979 unitariamente, e non come è emerso in alcune dichiarazioni dell'Assessore, convertiva quella interpellanza in mozione per richiedere un dibattito in aula sui criteri e sui metodi adottati. A distanza di cinque mesi il richiesto dibattito non è stato ancora calendariato; ieri in occasione della vivace discussione sul problema del finanziamento al Teatro Regio abbiamo appreso che c'è finalmente la disponibilità ad inserire in un prossimo ordine del giorno del Consiglio regionale il dibattito sollecitato.
L'Assessore dice che non si è mai sottratto all'obbligo dell'informazione, ma questa affermazione non ci soddisfa perché attendiamo da mesi di risolvere il problema della presentazione di quella ciclopica documentazione che l'Assessore non ritiene di dover produrre in stampa. Si dice che non è colpa dell'Assessorato se la Consulta per i beni culturali non è stata nominata. Riteniamo che ognuno debba farsi carico delle proprie responsabilità e se qualche organismo non ha adempiuto alla designazione dei propri rappresentanti, sarebbe stato comunque corretto che il Consiglio regionale (che intende nominare dieci rappresentanti più cinque in rappresentanza dei distretti) avesse dato l'esempio e l'avvio con la nomina del nucleo centrale della Consulta per i beni culturali. Una settimana fa finalmente, dopo ripetute sollecitazioni da parte del nostro Gruppo consiliare, è avvenuta tale nomina.
Circa la ripartizione dei fondi, non ci soddisfa l'indicazione sbrigativa data dall'Assessore, secondo il quale il 36% dei Comuni finanziati, sarebbero a maggioranza democristiana mentre il 31,5 di tendenza di sinistra. E' una divisione facilmente contestabile.
Se è vero che non esiste una politica culturale organica della Regione Piemonte e che comunque occorre favorire la domanda di cultura servendosi anche dei contributi a pioggia, se non altro per innescare un processo di sensibilizzazione, questa pioggia ha reso fertile il terreno perché con la copertura della legge, che stanzia molti miliardi, l'Assessorato ha continuato ad elargire fondi in termini unilaterali senza garantire il pluralismo.
Perché il Teatro di Vigone andrebbe ristrutturato e perché non altri teatri? Saranno criteri legittimi, ma certamente non sono stati confrontati dall'organismo che la legge 58 indica.
Ci risulta inoltre che starebbe per essere approvata una iniziativa dell'Amministrazione provinciale di Torino (la deliberazione è stata ritirata in seguito ad osservazioni critiche, ma che avrà comunque il suo avvio) sul tema della cultura artistica e architettonica del Regno Sardo negli anni 1780/1860. L'iniziativa investirà inizialmente un miliardo, 500 milioni finanziati dalla Regione Piemonte, 250 milioni dal Comune di Torino e 250 dall'Amministrazione provinciale di Torino (forse smistati dalla stessa Regione attraverso la legge sui beni culturali). Di questo fatto che viene definito dalla stampa e dalla Provincia di Torino, importante e qualificante, il Consiglio regionale è tenuto nell'assoluta disinformazione, il che ci lascia estremamente insoddisfatti, così come insoddisfatti siamo della risposta dell'Assessore in ordine a questa interpellanza.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Fiorini.



FIORINI Fausto, Assessore alla cultura

Desidero precisare che dal verbale della Commissione risulta che il Gruppo D.C. esprime un apprezzamento per l'opera dell'Assessorato. Il collega Cerchio, che non sempre è presente in Commissione, probabilmente non ne ha preso nota.
Inoltre non è vero che non ho dato informazione di queste iniziative due anni fa infatti presentai una deliberazione in cui si impostava questa ricerca che, tra l'altro, è costata pochissimo ma che ci permetterà di organizzare una mostra di grande livello culturale e di minima spesa poich alcune persone vi hanno collaborato gratuitamente. Non siamo ancora in grado di fare un preventivo, ma sicuramente la spesa andrà oltre al mezzo miliardo.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Questa dichiarazione dell'Assessore si commenta da sé: un intervento di così vasto respiro, che sarebbe stato comunicato in un programma di massima due anni fa senza che nessuno sapesse che si trattava di una mostra del Regno Sardo, dimostra i sotterfugi e le nascoste vie che hanno prodotto una macchina, ormai già avviata, di cui nessun Consigliere regionale ha alcuna conoscenza.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Ristrutturazione industriale

Esame progetto di legge n. 478: "Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 478: "Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale".
La parola al relatore, Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il disegno di legge che oggi siamo chiamati ad approvare, è un provvedimento di rilevante importanza sia sotto l'aspetto dei contenuti specifici (il titolo ne fa fede: "Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale"), sia per il suo significato più generale in rapporto al processo di programmazione avviato in questi anni a partire dal piano di sviluppo del 1977. Esso si pone infatti nel solco dell'indirizzo politico assunto dalla Regione per lo sviluppo economico e sociale al fine di realizzare un processo di riequilibrio e si pone come significativo strumento attuativo di una politica di piano, già avviata e maturata con una serie di atti fondamentali, quali il piano di sviluppo, la convenzione-quadro, il verbale di intesa tra la Giunta e le organizzazioni sindacali, le deliberazioni programmatiche dei Comprensori, i primi schemi di piano socio-economico territoriale.
Cominciano quindi ad emergere da questi atti le linee di fondo attorno a cui operare per far decollare in concreto i processi di rilocalizzazione ristrutturazione, riordino industriale, la cui potenziale consistenza è evidenziata dallo studio della Federpiemonte, dall'indagine sull'industria manifatturiera, ai cui dati rimando oltreché alla relazione, alla legge presentata dalla Giunta. Questo strumento si colloca innanzitutto nell'ambito delle competenze territoriali della Regione ed è in coerenza con quanto sta emergendo dal lavoro di questi ultimi mesi dei Comprensori i quali indicano appunto nelle loro scelte come punto centrale del loro discorso di programmazione la dislocazione delle nuove aree o delle aree di riordino. Questa legge, nata ancora nell'altra legislatura, in assenza del piano di sviluppo o di strumenti di programmazione, ha avuto la grande funzione di indicare i poli emergenti delle aree marginali per avviare in concreto i processi di riequilibrio. Dobbiamo riconoscere che i contenuti strategici fondamentali di quella legge hanno rotto un certo sistema e hanno orientato il discorso politico-culturale. La Federazione degli industriali nella consultazione ha dichiarato che l'area di Vercelli, ad esempio, decollerà nell''80. E' una dichiarazione non solo di intenti, ma di impegno a infrastrutturazione avvenuta. La novità principale di questo provvedimento, rispetto alla legge 21 del 1975, sta proprio nella possibilità che oggi la Regione ha, avvalendosi appunto dei nuovi punti di riferimento stabiliti dai vari atti di programmazione, di guidare un processo di riequilibrio in modo dinamico, selezionato, promuovendo all'interno degli indirizzi di fondo della programmazione regionale tutte le occasioni in cui concorrono coerenza di volontà politica e disponibilità aziendali e imprenditoriali. Rispetto alla prima formulazione della legge viene rafforzato l'indirizzo programmatorio regionale artt. 2 e 3. Il secondo comma dell'art. 2 recita: "I programmi di cui al precedente comma sono formulati dalla Regione in coerenza con le indicazioni e le priorità del piano regionale di sviluppo e del quadro territoriale regionale, sulla base delle proposte e di quelle presentate dai Comitati comprensoriali a norma del successivo art. 3". Qui si contempla un piano pluriennale entro il quale ogni anno viene ritagliato un programma annuale di attuazione. Ci siamo particolarmente soffermati su questo articolo e questa mi pare una formulazione soddisfacente soprattutto perché evidenzia il significato della pluriennalità della programmazione regionale.
L'altro elemento importante è dato dall'art. 3, che attribuisce ai Comitati comprensoriali la funzione di trasmettere e di operare un primo ragionamento di coerenza di scelte e di priorità rispetto alle richieste provenienti dai Comuni, dai loro Consorzi e dalle Comunità montane. I Comitati comprensoriali compiono questa opera in attuazione delle indicazioni contenute nei piani comprensoriali a regime, o, in loro assenza, nei primi schemi di piano territoriale o nelle deliberazioni programmatiche.
L'altra rilevante novità sul piano concettuale e soprattutto sul piano operativo è questa. Poiché questa legge nasce dalla verifica dell'esperienza compiuta in qualche misura originale per gli Enti locali e per le Regioni, abbiamo riscontrato che uno degli elementi di possibile freno alla celerità è rappresentato da possibili incoerenze tra scelte di aree e dotazione di strumentazione urbanistica. A questo fine, invito tutti a leggere con attenzione quanto è detto all'art. 2, punti 1 e 2, dove si fa distinzione tra il momento in cui vengono individuate le aree e vengono ammesse a contributo e quello in cui i progetti di massima sono ammissibili e coerenti con la strumentazione urbanistica.
Metodologie della gestione. L'originalità dell'esperienza piemontese deriva dal modo in cui abbiamo posto il problema della gestione. Ricordo gli articoli più importanti della legge. L'art. 7 che prevede il Comitato tecnico con funzione consultiva e di aiuto agli enti, omogeneamente costituito (industriali, sindacati, Regione e Finpiemonte); l'art. 8 che prevede le società di intervento. Abbiamo legiferato tenendo in conto, come ci è stato palesato nelle consultazioni, l'esperienza dell'area di Vercelli, dove proprio il Comitato tecnico è stato un importante elemento di confronto tra le istituzioni nella loro autonomia e le forze sociali l'art. 14, che si collega alla legge 21 come da richiesta contenuta nella memoria del Comprensorio di Mondovì; l'art. 16 che disciplina i rapporti con le altre leggi e che estende il contributo delle aree attrezzate artigiane dando un contributo rilevante ai processi di integrazione delle aziende.
Concludo auspicando che a questo atto programmatorio seguano strumenti coerenti a sostegno dello sviluppo industriale. Va realisticamente rilevato che non tutti gli atti sono attuabili dalla Regione. Non possiamo nascondere la nostra preoccupazione sul fatto che il CIPI è ritornato sulla deliberazione assunta dal Consiglio regionale nel febbraio 1979 richiedendone la revisione in base a criteri che falsano in misura non trascurabile i nostri criteri di riequilibrio regionale. L'Assessore Alasia ha informato i Capigruppo della questione e la Giunta ha in corso le consultazioni con i Comprensori, le organizzazioni sindacali, le associazioni imprenditoriali.
L'impegno che hanno dimostrato i Consiglieri e gli Assessori, in particolare l'Assessore Rivalta che è stato presente in tutte le sedute testimonia la nostra attenzione al problema degli investimenti industriali e alla necessità di assicurare linee di programmazione strategiche e definite.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI



PRESIDENTE

Il primo iscritto a parlare è il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Il presente discorso è collegato a quella che è stata la crescita culturale ed operativa della conoscenza dei problemi che in termini di risposta di programmazione la Regione ha dato in questa seconda legislatura, collegandosi in pieno a quello che è stato il disegno avviato nel corso della prima legislatura, appena terminata la fase statutaria, e si contrappone al disegno della legge 21 votata durante la prima legislatura. Credo che sia la logica conseguenza di come si può operare in termini di programmazione ai diversi livelli. Nel 1972-1975, quando si rese necessaria la risposta della legge 21, le quattro aree attrezzate, divenute poi cinque nel corso di questa legislatura, erano una programmazione che calava dall'alto facendo proprie, nel momento delle decisioni da parte del Consiglio regionale, tutta la ricerca di tutte le indicazioni che sorgevano dal contesto regionale, ma era una decisione di intervento direi strategico, necessitato da situazioni anche contingenti di gravità che in allora si andavano già ad individuare e che poi abbiamo conosciuto nel nuovo drammatico svolgimento, ancora in corso, come nel caso dell'area di Vercelli dove i problemi della Montedison tuttora esistono. Nel frattempo si è avviata con un lavoro estremamente interessante l'attività dei Comprensori, in questa sorta di dialogo con la Regione la problematica delle forze sociali e l'avvio concreto dell'operatività della legge 21 ha dimostrato certi suoi limiti, certi suoi vincoli e certe sue possibilità di non essere esposta ed adeguata tempestivamente, sì da portare sui termini della programmazione anche a contrasti nel caso singolo; abbiamo avuto degli esempi, in alcuni momenti, che hanno diviso anche il Consiglio regionale, pur essendo tutti d'accordo sul disegno di programmazione sull'attuazione dello stesso; il caso di Peveragno è emblematico in questo senso, una risposta che non essendo coincidente con le grandi scelte che con la legge 21 si erano effettuate non era però, o era, in questo ci poteva essere motivo di contrasto, la risposta idonea per quello che potevano essere le esigenze produttive di riequilibrio dell'assetto produttivo regionale piemontese. Ecco allora l'estrema validità di questo disegno di legge che credo di poter definire uno degli strumenti fondamentali per poter effettuare una concreta politica di programmazione al livello a cui oggi siamo chiamati a intervenire: essere chiamati e non potere intervenire può determinare l'inefficienza dell'istituzione, la non credibilità delle stesse giustificazioni, anche il processo programmatorio su cui tutti hanno dichiarato essere d'accordo, poi nel concreto non pu svilupparsi. Allora ecco la sua articolazione puntuale che risponde ad esigenze che in concreto abbiamo constatato che potevano e devono essere recepite con dei punti di riferimento continui, oggettivi al fine di impedire che il particolare vinca sul disegno generale, pur rispettando il discorso fondamentale in termini di programmazione democratica dell'apporto essenziale delle autonomie nel momento di una visione più ampia quale è il Comprensorio, quale è l'individuazione del piano territoriale socio economico del Comprensorio stesso. Garanzie queste che poi consentono indubbiamente quei piani di intervento, si è discusso sulla necessità che non fossero soltanto attuati come nel testo originario del disegno di legge è stato indicato, ma che abbiano anche una dimensione più ampia, che siano in ogni caso, nel momento poi della scelta definitiva, momento di verifica partecipativa da parte delle componenti socio-economiche. Credo che questo sia motivo di soddisfazione nell'aver visto come ancora una volta sull'attuazione in concreto e sulla verifica degli strumenti che possono consentire l'attuazione in concreto del disegno di programmazione per gli atteggiamenti e per gli obiettivi che nell'azione sappiamo essere indispensabili per il riequilibrio, la Regione ha avuto l'apporto complessivo totale estremamente importante di tutte le forze politiche delle componenti sociali, nel momento stesso in cui il disegno di legge da parte della Giunta è stato presentato come già recepimento di queste istanze e di questa crescita di qualità del dibattito politico in questa materia, ma nello stesso momento della stesura a livello di Commissione la partecipazione sia stata ancora una volta fattiva nel momento in cui ci si misuri in concreto con i problemi e con le possibilità di risposte che ci sono.
Credo che non debba essere trascurato il momento di grande preoccupazione per quelli che possono essere gli sviluppi, i processi che saremo chiamati insieme ad altri a gestire nel contesto della nostra Regione nel più ampio contesto dello stesso problema economico generale dell'Italia, il rapporto che per la prima volta in termini positivi e concreti di assunzione di responsabilità hanno assunto le organizzazioni sindacali. Punto di riferimento dell'azione politica deve essere il momento di soluzione oggettiva dei problemi del mondo produttivo dell'imprenditoria privata che nella Regione Piemonte ha forse uno degli ultimi caposaldi, dove questa certezza, che si sta misurando con quelli che sono i problemi nuovi che si impongono all'attenzione di chi deve gestire la categoria, ma una profonda attenzione ed una estrema soddisfazione è ricavata come Consigliere regionale, di fronte anche a precedenti esperienze deludenti, per la partecipazione in positivo e l'assunzione di responsabilità da parte delle organizzazioni sindacali perché è indubbio che certi processi di individuazione di equilibrio, di ingegneria programmatoria, di illuminato rapporto con il mondo delle imprese non pu assolutamente decollare se nel contempo non coinvolge o non si fanno coinvolgere le organizzazioni sindacali sull'importanza dei problemi preconnessi all'azione di riequilibrio, di mobilità, di qualificazione, di manodopera che possono soltanto avvenire, per non essere soltanto momenti nominalistici di volontà velleitari che poi non si traducono, se hanno la totale responsabilizzazione di coloro che rappresentano direttamente le forze che devono essere mobilitate e qualificate. In questo senso il giudizio che in termini politici è estremamente positivo e nel senso operativo è anche estremamente positivo, si arricchisce di questo elemento squisitamente politico e di funzionalità, che credo sia opportuno sottolineare, che sento il dovere di sottolineare così come nel passato, in mancanza di responsabilità, assenze a mio parere ingiustificate su grandi processi che dovevano veder coinvolte e non videro coinvolte le organizzazioni sindacali dei lavoratori, hanno poi portato a ritardi, hanno poi portato alla difficoltà stessa nel dare credibilità operativa al disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Alberton.



ALBERTON Ezio

Il disegno di legge in esame non suona come modifica della legge 21, ma come disegno di legge nuovo. Per esprimerne una valutazione non si può non confrontarlo con la legge 21 prima di tutto prendendo atto dei tempi lunghi che interventi di questo genere comportano: un dispositivo legislativo del 1975 prevedente l'intervento della Regione su 4/5 aree industriali finisce per trovare una prima attuazione, tanto che il 1980 è stato definito l'anno del decollo operativo per la prima di queste cinque aree.
Abbiamo la convinzione che in questi anni il riequilibrio socio economico territoriale della Regione non abbia fatto grandi passi avanti.
E' preoccupazione che abbiamo come forza politica e che credo debba avere tutto il Consiglio, in presenza di una congiuntura che non consente forti investimenti e che non consentendoli li ha evitati; forse, per fortuna, un ulteriore congestionamento dei punti forti a scapito dei punti deboli della Regione.
Dobbiamo perseguire contemporaneamente due obiettivi: quello del riequilibrio territoriale della Regione e quello della razionalizzazione del tessuto esistente. Nel passato, con la legge 21, è stato privilegiato il primo obiettivo del riequilibrio e credo che si debba esprimere un giudizio di apprezzamento per l'intervento previsto nella precedente legislatura. Oggi qualcuno tende a definirlo eccessivamente rigido vincolatorio, calato dall'alto, credo invece che abbia corrisposto ad una giusta lungimiranza ed ambizione dei passati amministratori nel tentativo di inserire nel quadro della Regione dei punti fermi di riferimento. Non è opera di ingegneria programmatoria, ma è consapevolezza di tenere fissi dei punti per impedire che situazioni contingenti abbiano soppravvento e che questi punti di riferimento strategici vengano a perdere valore cogente. A confronto delle difficoltà che abbiamo registrato nel varo degli strumenti previsti, abbiamo il diritto e il dovere di chiederci che cosa sarebbe capitato se non ci fosse stata la legge 21; se non avremmo visto complessivamente la comunità regionale rinunciare a quegli sforzi, pesanti sicuramente ma necessari, per adagiarsi più passivamente su interventi più facili e più immediati che avrebbero dovuto compiersi. Non contestiamo la necessità di avere a disposizione strumenti più elastici, perché le esigenze del sistema industriale sono e non possono essere molto diversificate. Non possiamo non sottolineare e ribadire l'esigenza che questi strumenti siano coerenti tra di loro e coerenti con gli obiettivi di fondo che la Regione deve proporsi.
Chiediamo che il confronto riprenda in Commissione come abbiamo fatto in passato per capire le effettive modificazioni che l'intervento del Ministro del bilancio intende introdurre. Questi strumenti più elastici giungono in ritardo dal momento che il primo piano annuale o pluriennale di intervento inizierà solo alla fine del 1980. Questo è dipeso dal fatto che il quadro complessivo di riferimento della pianificazione territoriale soffre ancora oggi di notevoli carenze, il che non può frenare una decisione di interventi di questo livello significativo sul piano dell'intervento sotto il profilo socio-economico e territoriale. Ci preoccupa il fatto di affidare tutto alla semplice scelta politico amministrativa contingente che rischia di diventare poi di tipo contrattualistico. Abbiamo insistito perché i programmi avessero dimensione pluriennale proprio per evitare che le risorse della Regione, che non sono infinite, non venissero assorbite dagli interventi che di volta in volta risultassero più urgenti, rischiando di far perdere all'intervento stesso la dimensione strategica e le finalità di fondo.
Nel dispositivo di legge va introdotto con i piani socio-economici di Comprensorio un rapporto più rigoroso. E' necessario che, nel momento in cui inseriamo un intervento nel quadro del programma annuale, Regione Comprensori e Comuni devono essere convinti che quell'intervento si inserisce in un quadro sufficientemente istruito, organizzato e consolidato, tale da garantire fino in fondo la coerenza dell'intervento proposto con il resto della programmazione territoriale. Abbiamo presenti i fenomeni notevoli di correlazione che potrebbero esserci tra l'intervento a favore di un'area attrezzata e altre esigenze della politica economica e territoriale. E' inutile ricordare il problema dei trasporti, delle infrastrutture civili, delle abitazioni che un nuovo insediamento industriale può portarsi dietro. Si deve avere la certezza che, quando l'intervento è approvato, questo deve essere inserito a fronte della presenza dello schema di piano di Comprensorio, e che quando l'intervento parte, ci sia il piano di Comprensorio.
Per mantenere viva l'attenzione sugli obiettivi strategici della programmazione territoriale il 20 dicembre, insieme con la collega Castagnone Vaccarino, abbiamo presentato l'ordine del giorno che impegnava la Giunta a riferire in Consiglio entro un mese sulle iniziative che la Finpiemonte stava portando avanti sotto il profilo della rilocalizzazione industriale anche allo scopo di tenere informato il Consiglio sulle altre operazioni che la Fiat sta portando. Ribadiamo la nostra forte preoccupazione: se dovessimo fallire queste prime decisioni, probabilmente dovremo rinunciare al sogno del riequilibrio territoriale. Suona abbastanza strano che a pronunciarsi sulle necessità richieste dalla Fiat debba essere il Comprensorio di Torino senza che questo segua ad un preventivo esame della Regione o dei Comuni interessati che deleghino, per propria scelta o per norma di legge, l'istruttoria al Comprensorio. Non vorremmo che si trattasse di una specie di istruttoria d'avanguardia per saggiare il terreno, fuori da ogni schema istituzionale. Ciascuno riassuma le proprie responsabilità che in questo campo deve prendersi.
Nel ribadire la necessità di muoversi quanto più possibile entro quadri di certezza, alla fine della discussione, chiederemo un confronto per introdurre alcune correzioni. Suggeriamo anche in questa legge una differenziazione degli interventi finanziari tra gli Enti locali singoli e i Consorzi. Nella legge proposta il compito di favorire la nascita dei Consorzi viene affidata ai Comprensori; ancora una volta riteniamo che non tutto possa essere affidato alla pressione o all'accordo politico. Se siamo convinti della opportunità che i Comuni compiano questo sforzo con una visione più organica deve essere lo stesso dispositivo legislativo ad incentivare questa operazione. E' opportuno che il 70% previsto a favore degli Enti locali singoli permanga anche in questa legge. Queste osservazioni che sono state espresse anche da altri soggetti consultati devono aiutarci a rendere il dispositivo di legge più elastico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, signori Consiglieri, a cinque anni dal varo delle aree industrializzate, constatiamo che il loro decollo è minimo. Solo per Vercelli si è verificato un inizio di lavoro, però una sola ditta si è installata in quell'area. La lentezza delle procedure impedisce alle industrie di trasferirsi: questo è il primo difetto della legge varata cinque anni fa. Questa legge è molto macchinosa e probabilmente ripete quelle lentezze procedurali. Sappiamo che i finanziamenti del Governo all'industria del nord vengono fatti con l'impegno di non assumere personale. Di fronte ad una simile posizione governativa è difficile pensare all'espansione industriale.
Mi chiedo se questo possa essere considerato un aiuto per le nostre aree industrializzate. Già 20/25 anni fa eravamo preoccupati del forte accentramento su Torino, dello spopolamento delle montagne e delle campagne e già in quell'epoca pensavamo di decentrare senza riuscire a realizzare un vero decentramento. Ci furono iniziative spontanee in quei luoghi in cui c'era la possibilità di acquistare terreni a buon prezzo e dove esistevano già le infrastrutture primarie. Oggi queste operazioni sono più complicate perché oltre agli allacciamenti primari ci sono le questioni dei rifiuti solidi, dei fanghi da smaltire.
Non sarà possibile avviare un'operazione del genere se non si arriverà al punto di "costringere" l'industria a trasferirsi - badate che il verbo costringere è forte - non soltanto attraverso questa legge ma indicando le zone in cui le aziende devono localizzarsi: quindi non concedere i finanziamenti, non rilasciare permessi se non a fronte di queste garanzie altrimenti tutto il nostro piano per uno sviluppo equilibrato sarà un fallimento. In questi cinque anni che cosa è capitato? La mentalità degli industriali non è cambiata: l'industriale va dove può ricavare un utile non dove sa di non poter guadagnare. Se vogliamo incentivare le industrie dobbiamo dare dei veri vantaggi, non basta il prezzo agevolato del terreno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Castagnone Vaccarino. Ne ha facoltà.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, il disegno di legge n. 478 che stiamo ora discutendo è stato il frutto di una lunga discussione che ha portato anche ad un rimangiamento notevole del disegno di legge che ci era stato presentato dalla Giunta. Alcune preoccupazioni che sono nate durante la discussione in Commissione erano preoccupazioni che credo appartenessero a tutta la comunità piemontese, e non soltanto ad alcune rappresentanti di parti politiche. In questo senso credo che tutta la discussione sia avvenuta e il risultato di questa discussione è il decreto che andiamo oggi ad approvare sempreché il Consiglio, bene inteso, intenda approvarlo. Sotto questo disegno di legge stanno molti problemi che l'articolato nella sua secchezza non può evidentemente mettere in evidenza. I problemi sono sempre quelli di cui abbiamo sempre discusso: il riequilibrio territoriale, la differenziazione produttiva e quindi naturalmente le conseguenze socio economiche che da questo ne deriverebbero.
Sul fatto della differenziazione produttiva la Regione Piemonte non ha competenze tali da poter orientare le imprese produttrici e quindi non gli può spettare che il compito del riequilibrio territoriale e del conseguente riequilibrio socio-economico. Con gli strumenti che ha a disposizione e anche secondo certi indirizzi che debbo dire mi hanno un po' stupita, per esempio nell'intervento del collega Benzi, perché francamente non stiamo qui attuando una pianificazione, e possiamo dirlo, da Paese del socialismo reale, stiamo facendo una programmazione e una pianificazione di carattere territoriale che si basa su un piano di sviluppo. Quello che quindi ci è stato presente continuamente, credo a tutte le forze politiche che hanno contribuito a questo disegno di legge, è stato proprio il momento dialettico fra le esigenze di carattere territoriale, nel senso di Enti locali e dei Comprensori, e le esigenze dialettiche d'altra parte con le organizzazioni sindacali e con gli imprenditori, perché senza questo tipo di rapporto dialettico, a nostro avviso, nel tipo di regime nel quale viviamo, non ci sarebbe possibilità di programmazione, cioè la programmazione la possiamo fare con il consenso, non è che la possiamo fare con l'imposizione. D'altra parte questo risponde, anche per quanto riguarda il Gruppo repubblicano, ai nostri indirizzi, cioè una programmazione che sia una programmazione fatta con il consenso di quelli che debbono sentirsi indirizzati, ma non più costretti a fare determinate cose. Quindi la legge secondo me risponde o tenta di rispondere a questi principi.
La legge 21 è stata a mio avviso un momento importante, ha identificato determinate aree, è riuscita di fatto a realizzarne soltanto una, e non abbiamo ancora naturalmente il risultato finale, cioè l'insediamento e l'inizio dell'attività produttiva in quella medesima area. Ci è stato detto da parte della Finpiemonte, che è stata consultata, che ci si sta avviando rapidamente verso una conclusione di carattere positivo, purtroppo non potremo vederla in questa legislatura e ci auguriamo che comunque all'inizio dell'altra legislatura questo sia un fatto e non soltanto più una speranza come finora è avvenuto.
Quale era il difetto che probabilmente aveva questa prima legge? Ma voglio intendere il difetto nel senso che si vede poi a posteriori o che risulta a posteriori; il difetto era quello di una certa rigidità, di avere identificato delle aree di una certa ampiezza e quindi di avere concentrato su queste aree tutti gli interventi di carattere regionale. Lo strumento di cui si aveva bisogno oggi non per rinnegare quello che era stato fatto, ma per continuare la strada che era già stata intrapresa era quello di avere uno strumento più flessibile e quindi che avesse altre possibilità: il primo di creare nuove aree attrezzate, l'altro di allargare eventualmente le aree già esistenti e il terzo era quello di razionalizzare le zone industriali già esistenti, non le zone, non le aree attrezzate, ma zone industriali già esistenti. Mi pare che questi fini siano di per se stessi apprezzabili, ma debbono essere perseguiti avendo ben chiari alcuni punti di riferimento che già d'altra parte alcuni colleghi, come per esempio il collega Alberton, hanno identificato e cioè il piano territoriale generale.
Senza il piano territoriale, che temiamo sempre non sia poi altro che la sommatoria dei piani territoriali comprensoriali, ci possono essere delle difficoltà nella scelta pluriennale ed annuale, cioè nella scelta in realtà di programmazione e di sviluppo.
Abbiamo cercato nell'articolato di ovviare a questi tipi di difficoltà inserendo appunto un elemento decisionale, definitivo da parte della Regione, perché il problema è quello della dialettica che esiste negli Enti locali, è sempre quello di suscitare degli interessi e delle speranze negli Enti locali, di creare una somma molto alta di richieste, e quindi praticamente di fare degli interventi che non siano programmatori, ma che siano anche clientelari o di tipo, come noi li chiamiamo, a prezzemolo, che sono in realtà il contrario di qualsiasi politica di carattere programmatorio.
A mio avviso il tentativo che si è fatto dimostra che nessuna legge è perfetta e qualsiasi legge può essere poi modificata come oggi di fatto stiamo modificando la legge 21, anche la legge che oggi andiamo a votare è una legge che può essere modificata nell'eventualità che si evidenziassero alcuni difetti. Certo il pericolo di difetto maggiore è quello di suscitare la richiesta di un numero di aree attrezzate che sia non solo superiore alle possibilità di intervento finanziario della Regione, ma addirittura al reale interesse regionale che è quello che più ci importa, perché talvolta abbiamo delle richieste più che giustificate alle quali non possiamo rispondere per ragioni finanziarie, vi sono invece casi nei quali una richiesta troppo alta sarebbe probabilmente non equilibrata rispetto alle necessità della Regione Piemonte. Questi sono i problemi: né questa legge può pretendere di risolverne altri, come abbiamo detto, ad esempio, quello della differenziazione produttiva, né può pensare di risolvere i problemi le difficoltà di fronte alle quali si trova oggi il settore dell'auto, n può in questo momento intervenire per quanto riguarda i problemi degli ampliamenti, che molte aziende, fra le quali la Fiat, hanno chiesto e che sono passati, come giustamente ha detto il collega Alberton, e devo dire con un certo stupore da parte di tutti quelli che leggono i giornali attraverso il Comprensorio e non attraverso quello che è l'indirizzo programmatico della Regione, dato che uno dei compiti fondamentali della Regione è proprio quello degli indirizzi programmatori, pertanto questo tipo di scelta, a nostro avviso, non dovrebbe essere demandata al Comprensorio, ma dovrebbero essere sempre scelte che vengono da indirizzi politici di carattere nazionale. Dirò che complessivamente la legge, alla quale ancora oggi sono state apportate piccole modifiche che verranno presentate come emendamenti, è a nostro avviso una legge che è migliorativa rispetto alla legge 21, migliorativa in questo senso: che erano state fatte allora determinate scelte, c'era la necessità di una elasticità maggiore di una flessibilità maggiore, di una possibilità di un rapporto dialettico non solo con gli Enti locali, ma anche con gli operatori; questo è fondamentale, perché altrimenti ci si può trovare di fronte ad aree attrezzate, ma ci si può trovare anche di fronte al fatto che gli operatori non ci vadano dentro. Questo è un problema da superarsi in modo assoluto e il fatto che gli operatori siano coinvolti fin dall'inizio in una struttura di comitato tecnico alla quale possono dire direttamente la loro parola è a nostro avviso un fatto fondamentale; inoltre le aree attrezzate sono più piccole, e questa ci pare proprio la differenza in un certo senso politica fra la legge precedente e quella attuale, cioè non più una concentrazione di aree molto grosse, ma la possibilità di un certo numero di aree attrezzate con una maggiore diffusione sul territorio. Questo rapporto che nasce fin dall'inizio è un rapporto essenziale.
Farò ancora soltanto una breve osservazione: sono attribuiti anche in questa legge alla Finpiemonte compiti rilevanti, ci resta un dubbio che tuttavia riteniamo non sia da discutere soltanto nel contesto di questa legge, ma è un problema che dovrebbe essere affrontato. La Finpiemonte è una finanziaria e pertanto ha un suo capitale di rischio, mi chiedo se effettivamente ogni volta che facciamo una legge che prevede l'intervento della Finpiemonte dobbiamo anche prevedere un finanziamento per la Finpiemonte, perché il capitale che già diamo alla Finpiemonte, fa parte di quel capitale di rischio sul quale la Finpiemonte stessa dovrebbe operare.
Su questo occorrerebbe aprire una discussione più generale che tuttavia dato che c'è un apposito articolo nel quale si parla dei contributi da dare alla Finpiemonte, qui metto semplicemente in evidenza perché possa essere eventualmente affrontato anche in modo più globale e possa essere discusso in modo da sapere come e quale deve essere il nostro comportamento, anche perché la situazione della Finpiemonte e di altri Enti, quali per esempio l'IPLA per indicarne uno di recente formazione da parte della Regione Piemonte, è molto diversa, perché in un caso il capitale dato è un capitale che deve servire per le strutture e per la gestione, mentre nel caso della Finpiemonte il capitale che forma la società stessa è già di per se stesso nato per essere un capitale di rischio, quindi le differenze sono evidentemente molto notevoli in un caso o nell'altro. Mi riservo di intervenire ancora eventualmente di fronte ad eventuali emendamenti presentati nelle dichiarazioni di voto finali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Questa legge si colloca in un processo e, come tale, va giudicata e va giudicata anche la valutazione che viene data dai diversi Gruppi politici: essa non è né il momento iniziale né il momento finale, ma il fenomeno di un processo. Questo processo è la politica che la Regione conduce per la rilocalizzazione industriale, il riequilibrio territoriale, la diversificazione produttiva. Nato dallo Statuto regionale che ha incominciato a parlare di programmazione, esso è andato avanti per atti successivi, per leggi, per interventi.
Come si colloca questa legge in questo quadro generale? Si colloca con elementi di continuità e con elementi di novità. Il Consigliere Alberton dice: "Evitiamo che nella fretta conclusiva di una legislatura di dimostrare la nostra capacità di rispondere meglio a certe istanze pressanti, oggettivamente e soggettivamente ben identificabili e che si aprano delle porte attraverso le quali passi la crisi del sistema e del processo come l'abbiamo concepito".
Consideriamo queste preoccupazioni e guardiamo al passato, alla capacità che ha avuto la normativa precedente e il Governo del fenomeno di perseguire i risultati della programmazione regionale in questo specifico settore e, indubbiamente, gli elementi di novità meritano maggiore attenzione degli elementi di continuità.
Quindi anche la parte liberale ritiene che il quadro di riferimento venga mantenuto e soprattutto governato. Non è sufficiente approvare leggi e individuare i partners con i quali colloquiare e ai quali affidare un certo ruolo, sempre nella logica demagogica della partecipazione e del falso riconoscimento delle funzioni agli Enti locali. Per esempio, è incredibile che non ci sia stata una comunicazione sulla vicenda della Fiat a Chivasso. La garanzia della conclamata necessità di riequilibrare il territorio, attraverso quella stanza di compensazione che è la Regione i diversi soggetti e quindi di fare cessare la prevaricazione continua della metropoli sul resto del territorio viene data soltanto dalla capacità di quest'aula di governare. Anche in questa vicenda il potere dell'area metropolitana rappresentato nella spesa del Comprensorio gioca pesantemente e fa scadere la credibilità della nostra istituzione, creando disagio ed apprensione nei confronti dei soggetti esterni che vengono coinvolti.



BONTEMPI Rinaldo

Che cosa succederebbe nel caso in cui processi che investono altri Comprensori la Regione non avesse accolto questa prima istanza, che poi non è definitiva. Quando si adottano dei meccanismi e se ne accettano le coerenze e le conseguenze, quando si pongono questioni di questo tipo credo sia del tutto legittima una prima istanza, tra l'altro sostenuta dalle leggi e dagli strumenti urbanistici dei Comuni.



MARCHINI Sergio

La politologia moderna ha riconosciuto a questa assemblea due funzioni: una rappresentativa e una funzionale. Se dal punto di vista funzionale questo mi va bene, dal punto di vista della rappresentatività l'assemblea deve essere investita dei problemi, che poi, dal punto di vista funzionale sia giusto specificare le funzioni e i momenti decisionali mi va altrettanto bene. Il capire le funzioni diverse che ha questa assemblea è arte di governo, che questa Giunta sempre meno dimostra di avere.
Tra l'altro, non è corretto mandare anonimamente, in buste intestate cose così delicate, senza una lettera di commento. Questo è avvenuto due volte in due giorni: un malloppo su questo argomento senza alcuna considerazione della Giunta e tre malloppi sulle comunicazioni che attengono all'energia nucleare. Quanti Consiglieri hanno letto quei malloppi per scoprire che in uno c'è scritto che il Consiglio dell'Enel ha richiesto al Governo di decidere entro il mese di marzo "sul" Piemonte e non "per" il Piemonte?



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Lo dovrebbe fare anche il Ministro che invece manda la convocazione con soli due giorni di anticipo e i documenti una settimana dopo.



MARCHINI Sergio

Una lettera di accompagnamento avrebbe permesso ai Consiglieri di capire.
Non dubito che l'Assessore abbia conoscenza della delicatezza di quei documenti, ma sul piano della collaborazione tra chi queste cose le ha lette e il destinatario dei documenti, mi sembra opportuno che vengano evidenziate le questioni di specifico interesse del Consiglio. Comunque sulla questione di Chivasso ho già chiesto che la Giunta si pronunci.
Gli elementi di novità sono rappresentati in questa legge dalle modifiche procedurali che danno la possibilità di rispondere meglio a quelle istanze che dalla parte politica che rappresento, sono particolarmente considerate, in definitiva, la capacità di interventi a tempi brevi è di risposte immediate a fenomeni di flessibilità e di mobilità. Per questa parte la legge va apprezzata.
Il Consigliere Benzi, con considerazioni che devono farci riflettere fa presente che la politica degli incentivi e dei disincentivi si è dimostrata insufficiente: probabilmente la somma o la differenza non è tale molte volte da compensare l'operatore.
Al di là degli incentivi e disincentivi, responsabilizza gli operatori privati nel momento di impianto del progetto, dove è prevista la loro partecipazione alla società di intervento. Al di là dell'aspetto societario e istituzionale, questo è un modo immediato, corretto, pratico, direi liberale, di verificare sin dal primo momento la rispondenza di un'ipotesi alle esigenze della localizzazione industriale. Questa novità merita apprezzamento; quindi la legge, insieme ad altri elementi, viene considerata positivamente dalla mia parte politica, al di là del risultato finale conseguente all'accoglimento o meno di alcuni emendamenti e al modo in cui si vogliono considerare gli apporti dell'opposizione, i quali vengono apprezzati quando non sono critici e sollevano polemiche oltre i limiti, quando richiamano l'opportunità di comportamenti e interventi finalizzati all'economia del lavoro di tutta l'assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Martini.



MARTINI Mario

Ho sentito i colleghi dei vari Gruppi e la relazione del Capogruppo comunista. Confesso di avere le stesse perplessità che sono state evidenziate da una lettera giunta dal Comitato comprensoriale di Mondovì che del problema è stato investito. Esiste la legge 21 del 1975 che riserva determinati benefici ai Comprensori di Borgosesia, Casale, Mondovì Verbania - Cusio - Ossola e Vercelli e adesso improvvisamente ci troviamo di fronte ad altra legge che rischia di far cadere in dimenticanza una legge tipicamente programmatoria, per privilegiare il momento di razionalizzazione nella distribuzione all'interno dei Comprensori.
Quella lettera propone alcuni correttivi al disegno di legge n. 478 correttivi che sono stati accolti solo in parte. Per esempio è stata recepita l'estensione del contributo al 100% anche per le aree attrezzate della legge 21.
Questo disegno di legge ha avuto un iter eccessivamente celere, un iter che sicuramente pagheremo nella sostanza, data la materia non facile che richiede meditazione per le sue implicanze con la politica generale di programmazione, di riassetto territoriale e con la legge urbanistica che peraltro, viene ripresentata con modifiche alla discussione del Consiglio.
Il quadro che ne uscirà sarà disorganico e, quando i quadri sono disorganici, rischiamo tutti di portarne le conseguenze.
Dice il Comprensorio di Mondovì: "Perché non si è fatta una nuova legge 21, perché non si è privilegiato il momento programmatorio sia come entità globale che come entità percentuale di finanziamento?". Cito qui un esempio che ho portato in sede di Commissione. La legge per la piccola edilizia scolastica sta dando risultati ottimali su tutto il territorio regionale soprattutto nelle aree disagiate che al problema dell'edilizia scolastica non potevano far fronte. Perché? Perché la Giunta ha accettato il nostro suggerimento di far operare quella legge nei Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti. Se non fosse stata accettata la nostra proposta, con ogni probabilità, proprio perché i problemi immediati sono più impellenti, ci sarebbe stato un assorbimento del finanziamento da parte del Comprensorio di Torino o, comunque, dei grandi centri abitati.
Questo processo di razionalizzazione corre dei rischi. Non voglio soffermarmi su questo argomento perché porta acqua al mulino delle perplessità che sono quelle espresse dal Comprensorio di Mondovì il quale tra l'altro, non ha ancora visto decollare la sua area attrezzata.



BONTEMPI Rinaldo

Le 30 riunioni che ha fatto la Giunta con gli Assessori non è stato uno sforzo in quel senso? Molto è stato fatto dal Comprensorio di Mondovì, ma credo che elemento determinante è stata la volontà della Giunta regionale.



MARTINI Mario

Rispondo al Capogruppo comunista richiamandomi alla logica di quello che dicevo e pregando di seguire questa logica: se poi la logica esiste solo per me e non esiste per il Capogruppo Bontempi, è padrone di dire tutto ciò che vuole: naturalmente su questi fatti oggettivi diventa certe volte difficile dare giudizi completamente spassionati.
L'area attrezzata di Mondovì non è ancora decollata. Ciò che è decollato finora è decollato grazie a sforzi finanziari programmatori rapportabili al Comune di Mondovì. Non dico che in questi mesi e in questi anni la Giunta regionale non abbia operato in quella direzione. La Giunta regionale ha tenuto tante riunioni; addirittura, da un punto di vista politico, siamo stati spiazzati nel Monregalese. Ma, a parte questo, sono stati innescati meccanismi che sicuramente daranno negli anni prossimi degli effetti positivi; per ora, però, questi effetti positivi non si hanno.
La preoccupazione nasce a Mondovì come domani può nascere in altra zona. Questa preoccupazione viene evidenziata, l'abbiamo tenuta presente in parte, ma non in modo tale da togliere queste apprensioni nella stesura definitiva del testo del disegno di legge. In realtà se fosse stato presentato un disegno di legge soppressivo della legge 21, e tale da evidenziare la priorità del momento programmatorio sul momento razionalizzatore del sistema, con ogni probabilità avremmo avuto un testo unico, avremmo avuto un quadro più organico e avremmo dato la garanzia che questa legge continua ad operare nella logica del riequilibrio socio economico territoriale.
Oggi, invece, si ha la sensazione di obbedire alla logica del Comprensorio di Torino.
Condivido pienamente le perplessità di cui mi faccio portavoce in sede di Consiglio regionale e mi auguro che questo disegno di legge, già modificato in sede di I Commissione, possa in sede di discussione e di approvazione dei singoli articoli, con l'approvazione degli emendamenti far cadere almeno in parte queste perplessità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Rivalta per la replica.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Sono d'accordo con quanti, nei loro interventi, hanno fatto riferimenti positivi alla legge 21, legge che è diventata operante soltanto in questa seconda legislatura. Essa è stata promulgata quando il Consiglio regionale della prima legislatura non era più in carica. La sua attuazione è iniziata a partire dalla fine del '75: in questi anni è stato un punto di riferimento per la politica regionale; non c'è stato atto, e qualche collega l'ha richiamato qui anche con accenti polemici, che riguardasse la politica industriale della nostra Regione che non abbia fatto riferimento alle aree industriali attrezzate previste dalla legge 21. Non c'è stato dialogo, dibattito, confronto con la struttura industriale della nostra Regione che non abbia posto in evidenza, come prioritari, i problemi del Comune di Vercelli, del Comune e del Comprensorio di Mondovì, del Comune e del Comprensorio di Casale, con riferimento alle loro aree industriali attrezzate, non c'è stato atto che non abbia poi assunto per quanto era possibile, tenuto conto della dislocazione territoriale e da un certo momento in poi, anche del problema del Verbano, con riferimento all'area industriale di Verbania che è stata inclusa successivamente nella legge 21.
La legge 21, con quelle sue scelte localizzative precise, che possono anche essere state individuate con qualche schematismo, ha comunque costituito un punto saldo di riferimento della politica della nostra Regione, della politica di questa Giunta, relativamente agli insediamenti industriali. La Giunta lo ha fatto con convincimento, con puntualità e tempestività perseguendo costantemente l'obiettivo dello sviluppo e dell'attuazione di queste aree, con una persistenza che, in qualche caso, in questa aula è stato addirittura criticato. Richiamo, ma non per polemica, la positività della posizione del Gruppo comunista, sul finire della passata legislatura che (di fronte al fatto che la legge per le aree industriali, come i colleghi della prima legislatura ricordano bene, era stata presentata dalla Giunta di allora con il carattere di elargizione di contributi a pioggia in funzione dell'attuazione delle aree industriali previste nei vari piani regolatori, senza nessun indirizzo di scelta e priorità) pretese e attraverso un apporto collaborativo (ricordo le riunioni fatte con i funzionari dell'Assessorato alla programmazione e con gli Assessori competenti) ottenne l'individuazione delle aree su cui operare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PAGANELLI

Anche con gli Assessori.



RIVALTA Luigi, Assessore alla pianificazione territoriale

Non sto facendo una questione polemica su questo punto; voglio far constatare gli antefatti a chi, e mi riferisco all'intervento del Consigliere Alberton, per sua sventura o per sua fortuna, non era presente nella passata legislatura e non ha pertanto memoria dei fatti. Chiarisco che la positività dell'aver scelto le aree di intervento, che sono diventate riferimenti per la discussione politica all'interno della comunità regionale e del Consiglio regionale, è derivata dalle modifiche apportate ad un disegno di legge - si rivedano gli atti, nella cartellina li ho ancora - che prevedeva interventi per finanziare indistintamente l'attuazione delle aree industriali previste nei vari piani regolatori.
Abbiamo fatto bene a chiedere alla Giunta della passata legislatura di giungere alla precisazione delle aree: in questo modo, la legge 21 entrando in applicazione in questa legislatura, ha assunto un significato politico importantissimo che non si può certo disconoscere; è stata il riferimento catalizzatore per ogni dibattito riguardante lo sviluppo industriale nella nostra Regione: in qualche caso, abbiamo anche rigidamente assunto queste quattro aree industriali, poi diventate cinque come priorità, al fine di far affermare linee di sviluppo industriale decentrato; su questo argomento ci siamo spesso scontrati in questo Consiglio regionale.
Da parte di alcuni si dice che la legge 21 non ha fatto grandi passi lungo la strada dell'attuazione. Intanto, voglio richiamare l'attenzione su una prima situazione di fatto: la legge 21 è divenuta operante nel momento in cui più aperta si è fatta la crisi economica che ha fortemente limitato le capacità di sviluppo della struttura industriale del nostro Paese e anche della nostra Regione, in un momento in cui la crisi ha reso difficile la gestione di una politica di decentramento industriale. D'altra parte voglio dire che nel momento in cui lo sviluppo industriale era invece intenso nel nostro Paese e in particolare nella nostra Regione (e questa situazione è durata per venti anni) non è stata promossa nessuna disposizione a livello nazionale, né a livello locale, per pilotare allora, uno sviluppo decentrato.
A questo dato strutturale devono essere ricondotte le difficoltà di attuazione della legge 21. Se facciamo riferimento alla limitata entità di quanto è avvenuto nel settore industriale nella nostra Regione in questi quattro anni e mezzo di operatività della legge 21, e teniamo conto della profondità con cui sono radicati invece i processi di concentrazione industriale nell'area metropolitana torinese, possiamo renderci conto facilmente, oggettivamente, di come e del perché la legge 21 si sia trovata nella impossibilità di un'ampia applicazione. Nel giudicare la legge 21 si deve cogliere il fatto che nel corso di venti anni di sviluppo intenso non c'è stata programmazione alcuna e che una legge di indirizzo programmatorio, sia pur parziale, è stata introdotta tardi, nel momento in cui lo sviluppo industriale si è arrestato. E purtuttavia cose se ne sono fatte: l'area industriale di Vercelli è stata infrastrutturata; e non è stato facile: quando ci siamo riuniti, nel luglio del '76, a Vercelli, con le rappresentanze degli Enti locali e delle organizzazioni interessate, per avviare l'attuazione dell'area industriale di Vercelli, ci si è trovati di fronte ad una serie di problemi irrisolti, dovuti da carenze del passato.
Mancava la strumentazione urbanistica necessaria per l'approntamento di un'area industriale; direi che era assente anche una mentalità a ci orientata, per cui, discussioni in qualche caso strumentali, basate su fatti marginali, hanno anche rallentato la procedura e l'azione per la realizzazione del progetto. L'area industriale attrezzata a Vercelli è per andata avanti; i lotti sono disponibili da tempo, sono messi a disposizione dagli industriali da quasi due anni. A Mondovì, pure si sono avute difficoltà di natura urbanistica, ma proprio perché il Comune di Mondovì aveva già avviato nel passato la realizzazione di un'area industriale, le condizioni di partenza sono state più favorevoli; oggi si sta concludendo un non breve iter di adeguamento degli strumenti urbanistici: il Comune di Mondovì ha approvato, appena prima di Natale, il piano particolareggiato ed è in corso un programma di lavoro per l'approvazione da parte della Regione; peraltro il piano è stato elaborato in accordo con la Regione e verso la fine di febbraio giungeremo alla formale approvazione.
Per Mondovì non si tratta, come per nessuna delle altre aree industriali, di problema di finanziamento, come diceva il collega Martini siamo ancora in presenza del mancato utilizzo dei finanziamenti messi a disposizione dalla legge n. 21; pertanto i finanziamenti erano disponibili nel passato e saranno disponibili in futuro, poiché la nuova legge che oggi votiamo predispone ai finanziamenti che saranno necessari per la completa attuazione delle aree industriali. Inoltre, proprio per Mondovì, si è approvata la legge che finanzia la costruzione del metanodotto, in modo da dare all'area di Mondovì anche questa opportunità, che essa non aveva e che invece già possedevano le altre aree industriali attrezzate.
La Giunta può certo essere criticata, ed è giusta la critica e il confronto, ma una imputazione di disattenzione alla politica delle aree industriali attrezzate, alla Giunta non può essere fatta: la Giunta ha fatto tutto quanto gli competeva perché queste aree attrezzate si infrastrutturassero; ha fortemente difeso, nel confronto con le strutture industriali, il decentramento verso queste aree industriali. Se disattenzioni e carenze ci sono state, sono state altrove, non certo a livello della Giunta regionale.
Vorrei richiamare, inoltre, che non c'è stato di aiuto la politica nazionale: pensate che la legge 675 non ha fatto nessun passo avanti, ed avrebbe dovuto promuovere i piani di settore, con riferimento ai quali, nel quadro dello sviluppo nazionale, si dovrebbero trarre elementi di orientamento per la politica regionale; non ha fatto nessun passo avanti la politica del credito agevolato promossa dalla legge 902 (dieci giorni fa abbiamo ancora dovuto discutere con il Ministro Andreatta la sua applicazione; il Governo non ha accettato la proposta di applicazione che attraverso il confronto con i Comprensori è stata formulata dalla Giunta ed approvata dal Consiglio regionale, pur riconoscendo che la proposta rispecchia gli orientamenti di programmazione regionale, ed oggi siamo costretti a ricorrere a surrettizi artifici aritmetici per riuscire a riportare l'applicazione della 902 agli orientamenti di politica regionale). Anche questi fatti vanno tenuti in conto (rispondo alla breve interruzione fatta dal collega Marchini): con il Ministro Andreatta abbiamo discusso l'applicazione della 902, come abbiamo discusso, nella stessa riunione, il documento presentato dall'Enel e dal Cnen per l'individuazione dei siti suscettibili di insediamento delle centrali nucleari. Abbiamo discusso senza posizioni contestative, con tutta la cautela, la moderazione necessaria (non abbiamo fatto, ad esempio, una questione pregiudiziale del fatto che il documento sui siti era stato consegnato agli uffici regionali solo il giorno prima). Nel confronto con il Governo nazionale constato che ci sono anche queste difficoltà; ma non abbiamo mai assunto queste questioni come alibi per sfuggire alle nostre responsabilità; non le abbiamo mai assunte come occasioni di rottura: abbiamo ben presente che non di rotture questo nostro Paese ha bisogno, esse possono portarci alla rovina; abbiamo cercato e cerchiamo invece di perseguire una politica di unità che, con l'impegno di tutti, ci faccia uscire dalla situazione difficile in cui ci troviamo. Appunto in questo senso, anche su questi problemi, stiamo cercando di lavorare, unitariamente; così abbiamo discusso nella Commissione regionale, su questo problema, come su altri, cercando di avere tutti i possibili contributi critici, al fine anche di eliminare eventuali visioni settoriali che l'attività amministrativa di Giunta possa aver ingenerato; cerchiamo di cogliere tutti gli apporti positivi che possono aiutarci ad uscire da una situazione difficile come quella che attraversa oggi il nostro Paese. Ed è proprio anche per questa esigenza che abbiamo impostato il nostro lavoro in rapporto stretto con i Comprensori.
Un lavoro unitario che deve realizzarsi attraverso il confronto dialettico delle posizioni di ciascuno all'interno del Consiglio regionale e che deve riflettere il confronto promosso all'interno della comunità regionale.
La ricerca di posizione unitaria ha avuto una base di forza nel riferimento all'attività dei Comprensori, ed i Comprensori si sono conquistati, anche attraverso questo rapporto di lavoro con la Regione una loro personalità e presenza, e costituiscono ormai un riferimento per i Comuni stessi (ecco una delle ragioni per cui il Comprensorio di Torino è stato sollecitato da noi a prendere conoscenza e ad esprimere la propria posizione sulle proposte di ampliamento Fiat nell'area torinese e contemporaneamente è stato sollecitato dagli stessi Comuni che avevano avuto, ciascuno, richieste da parte della Fiat per nuovi insediamenti o ampliamenti; i Comuni hanno fatto riferimento anche al Comprensorio per la personalità politica che il Comprensorio ha acquisito in questi anni coscienti di poter pervenire attraverso al Comprensorio ad una decisione unitaria; si tratta di un metodo di lavoro importante, un metodo di lavoro che spiace che in quest'aula venga disconosciuto, proprio in un momento in cui i Comprensori vengono messi in discussione dalle proposte di legge nazionali sulla riforma istituzionale; si tratta di un apporto positivo di collaborazione all'attività del Consiglio regionale che dovrebbe essere giustamente riconosciuto.
La legge che è in discussione supera i limiti della legge 21; di quest'ultima, come hanno fatto alcuni colleghi, riconosco, come ho detto prima, l'importanza e il ruolo positivo che ha avuto in questi anni. I limiti che si vogliono superare con la nuova legge sono soprattutto di natura procedurale: la prima applicazione della legge 21 ci ha messo in evidenza difficoltà procedurali, lentezze, rigidità che con questa legge vengono superate; con uno specifico articolo viene inoltre modificata e migliorata la stessa legge 21, di modo che, per quanto essa debba ancora operare, sia uniformata alla maggiore elasticità che la nuova legge introduce. Viene superata anche la rigidità dell'individuazione legislativa della localizzazione delle aree industriali; ciò è possibile oggi nel momento che si stanno definendo le localizzazioni attraverso gli schemi di piano territoriale comprensoriale.
Siamo ora in presenza del risultato di un lavoro avviato da almeno due anni, un lavoro che ha impegnato tutti i Comprensori, che individua all'interno di ciascun Comprensorio, le zone per la realizzazione di nuove aree industriali attrezzate e le località di riqualificazione riorganizzazione, completamento di aree industriali esistenti. Questa legge viene ad operare in un momento preciso, che è quello del pronunciamento dei Comprensori circa gli schemi di piano territoriale comprensoriale. Da questi schemi comprensoriali deriveremo un quadro regionale. Lunedì prossimo incomincerà l'esame in Commissione; ed è dipeso dagli impegni di lavoro della II e della I Commissione se si è dovuto rinviare al 28 di gennaio l'inizio dell'esame.
La pianificazione territoriale trova delle difficoltà da affermarsi? Potrei rispondere che la pianificazione territoriale è stata avviata in questa legislatura dal nulla e senza strumenti, senza metodologie, senza una mentalità predisposta ad essa. Si sta avviando certo con difficoltà, ma procede nel modo giusto, secondo le procedure che abbiamo scelto in Consiglio regionale: far operare i Comprensori in prima persona, correndo anche dei rischi di empirismo, ma a vantaggio di una maggiore partecipazione politica delle comunità locali. In questo modo si è promosso un processo di formazione di una nuova mentalità negli amministratori e si è attuata una partecipazione che ha consentito ai vari Comprensori di stabilire rapporti collaborativi con le varie organizzazioni interessate realizzando a partire dal momento della elaborazione dei piani, la condizione per un processo di programmazione concordata. Questo lavoro ha avuto difficoltà per l'elaborazione tecnica, ma il processo di partecipazione politica realizzato sta dando i primi frutti. Di fronte a questo lavoro dobbiamo porci con tutta la ragione critica di cui ciascuno di noi è portatore, ma con uno spirito che cogliendo gli elementi positivi faccia affermare gli orientamenti di programmazione emersi e faccia affermare il metodo della programmazione, e non lo ricacci indietro.
Allora, la legge potrà appoggiare la sua operatività su uno sforzo e sui risultati di una politica di piano e non tornare ad essere un provvedimento di contributo a pioggia. Difatti questo strumento legislativo è predisposto per finanziare ed attuare indicazioni di piano; è lo strumento per attuare una politica di piano che altrove viene definita attraverso i piani comprensoriali, negli schemi di piani territoriali e nel quadro regionale territoriale che da essi sarà derivato, nonché nelle indicazioni dei piani regolatori comunali e dei piani di attuazione pluriennali.
Il finanziamento per l'attuazione delle aree industriali attrezzate si fonderà sulla politica di piano che sarà perseguita sulla base di vari strumenti, dal piano territoriale al programma pluriennale e annuale di attuazione. Mi sembra quindi una legge che dà organicità alla politica di programmazione di questa Regione.
Alcuni colleghi hanno sollevato la questione della Fiat: noi abbiamo piena coscienza che la politica industriale nel nostro Paese e nella nostra Regione si giuoca, in particolare, sulla base delle decisioni che potrà prendere e che prenderà la Fiat. Proprio per questo vogliamo che la discussione sulle nuove richieste Fiat sia una discussione ampia. Il collega Simonelli ed io siamo già venuti in I Commissione nel momento in cui la Fiat ci ha fatto le prime richieste formali: le abbiamo presentate le abbiamo discusse; abbiamo anche riferito gli orientamenti e la cautela della Giunta nei confronti di queste richieste; abbiamo detto fin da allora che dovevamo interessare il Comprensorio. Il Comprensorio ha svolto il suo autonomo lavoro di esame con i Comuni interessati; è un ruolo che gli compete come istituto, per responsabilità politica, per i compiti che gli sono stati attribuiti dalle leggi regionali. Questo suo parere è oggi alle nostre mani; sarà esaminato dalla Giunta martedì prossimo e verrà discusso successivamente nella Commissione regionale. Credo che sarà necessario ed opportuno - lo deciderà la Commissione comunque - un dibattito in Consiglio regionale. Su questa questione di così ampia portata, che non riguarda soltanto il Piemonte, non riguarda certamente solo l'applicazione di questa legge che è in votazione questa mattina, ma riguarda lo sviluppo nazionale credo che ci debba essere, senza nessun velo, la presa di posizione di tutti i partiti. Sarà importante, sarà vincente una posizione della Regione, se questa deriverà da un confronto aperto del Consiglio regionale.
Ciò darà all'istituto regionale, e non a qualche forza politica, la capacità di essere interlocutore politico, reale, nei confronti della Fiat a partire dai problemi delle localizzazioni territoriali. Interlocutore politico soprattutto, per i temi delle politiche Fiat, perché i margini di competenza dell'intervento della Regione sono proprio solo quelli di natura territoriale. In molti casi i problemi di natura territoriale ed urbanistica ci stanno sfuggendo al controllo; questo è il caso di Chivasso: qui la Fiat ha uno stabilimento in un'area industriale già sancita dai piani regolatori, che si dice intenda ampliare (e dico si dice perché la Fiat non ha fatto pervenire al Comune di Chivasso nessuna richiesta formale in merito, manifestando però questa intenzione al Comprensorio). Ove già gli strumenti urbanistici lo consentono, ci troviamo con limitate possibilità di confronto con la Fiat: sarà pertanto importante proprio la capacità di iniziativa politica dell'istituto regionale, fondata su una larga base unitaria.
Tornando alla legge in discussione, mi pare si possa dire che, sia dalle consultazioni svolte, sia dal dibattito e dagli interventi dei vari colleghi, è stata riconosciuta l'importanza di questo strumento di intervento, che rafforza la politica di piano. Nel momento in cui faremo il programma pluriennale di intervento e, ogni anno, quando lo aggiorneremo ci imporrà di lasciare di lato le visioni municipalistiche, che pur potranno sorgere, per far affermare la politica di piano e di programmazione regionale e comprensoriale. La politica di piano e di programmazione non si afferma mai una volta per tutte: per questo abbiamo voluto lavorare con i Comprensori ed abbiamo evitato di basarci su un disegno precostituito di piano regionale delle aree industriali, da mettere sulla testa di tutti per un lungo periodo di anni. Il piano regionale si affermerà nella misura in cui saremo capaci di definirlo e di attuarlo, a partire dagli schemi di piano territoriale, attraverso la formazione dei piani pluriennali e dei programmi di intervento annuale. In questa legge ci sono proprio tutti gli elementi perché questa politica di programmazione questa processualità della programmazione, possa realizzarsi. Richiederà un grosso sforzo politico da parte di tutti; credo che dovremo superare tutti assieme la vischiosità di una mentalità municipalistica, di una visione localistica.
La collega Castagnone Vaccarino ha posto il problema del ruolo della Finpiemonte: credo che debba essere considerato positivamente l'intervento operativo, specifico, di un ente strumentale della Regione nell'attuazione di una legge. Certo, dovremo chiedere ai vari enti strumentali di darci sempre chiara dimostrazione di come impiegano i fondi, e penso che si debba fare addirittura corrispondere il contributo che viene dato ad essi a degli specifici e definiti compiti. Questo vale per la Finpiemonte, vale per ogni altro ente strumentale. Dobbiamo superare una situazione di puro controllo a consuntivo dell'uso dei contributi. Un modo per uscire da questa situazione sta proprio nel far corrispondere ad ogni richiesta specifica di intervento dell'ente strumentale il relativo contributo. Ciò quando si tratta di intervento specifico che non rientra nell'operatività per cui la Finpiemonte può, per suo Statuto, ordinariamente e autonomamente intervenire, come sarebbe nel caso di operazioni di rischio, di operazioni cioè di carattere imprenditoriale. Nel caso di questa legge, si tratta propriamente di una collaborazione specifica richiesta alla Finpiemonte.
Attraverso l'intervento della Finpiemonte si può realizzare un primo raccordo con le organizzazioni industriali; d'altra parte la Finpiemonte in qualche misura, è già specializzata (l'esperienza di Vercelli ha contribuito a questa specializzazione) nel campo delle aree attrezzate industriali e della loro attuazione. Essa ci ha dato un contributo positivo a Vercelli, e potrà darcelo a Mondovì, anche se a Mondovì le difficoltà di avvio non sono ancora superate. Credo che se abbiamo qualche prospettiva positiva nel corso dell''80 - come ci è stato detto dalle stesse organizzazioni industriali - per l'attuazione reale delle aree industriali per l'insediamento cioè di industrie a Vercelli e a Mondovì, lo dobbiamo da un lato, al fatto che complessivamente abbiamo resistito finora ad ogni altra politica di insediamento industriale che non avesse come riferimento prioritario Vercelli - Mondovì e, d'altro lato, al fatto che, all'interno della Finpiemonte si sono trovate ad operare le varie componenti, le varie categorie, Enti locali e imprenditori, che devono attuare realmente le aree industriali. Esse hanno acquisito, anche attraverso la compresenza nella Finpiemonte, una fiducia, una credibilità nella politica delle aree attrezzate, per cui oggi dagli industriali stessi ci viene detto che l''80 sarà l'anno dell'insediamento reale delle industrie sia a Vercelli che a Mondovì. Possiamo fare tutte le parole che vogliamo, possiamo accusarci quanto vogliamo gli uni e gli altri sull'attuazione dell'area industriale attrezzata, ma se non teniamo conto che il soggetto realmente attuatore delle aree industriali attrezzate è la struttura industriale, se dimentichiamo questo e se non assumiamo nel nostro comportamento, nella nostra mentalità, questo come il punto di riferimento fondamentale delle nostre iniziative (sia pure con tutte le attenzioni, con tutte le cautele con tutta la durezza che è necessaria nei vari momenti, nei vari casi) ecco che allora le battaglie saranno perse. Credo che per ora si possa dire che non abbiamo perso battaglie; le affermazioni della Federazione degli industriali alla consultazione credo che debbano essere prese con tutta la ragionevole e necessaria cautela, ma anche che debbano essere considerate per l'impegno che esse hanno manifestato, avvalorato dalla sede, la Commissione regionale, in cui è stato preso.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Su richiesta del Gruppo D.C. la seduta è sospesa per alcuni minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 12,40, riprende alle ore 13,20)



PRESIDENTE

La seduta riprende con la votazione dell'articolato.
Articolo 1 - "Al fine di conseguire un più equilibrato assetto territoriale del sistema industriale e di favorire una più uniforme diffusione dello sviluppo insieme ad una riqualificazione del tessuto produttivo piemontese, la Regione, in armonia con i princìpi dell'articolo 27 della legge 22 ottobre 1977 n. 865 e successive modifiche ed integrazioni, concede contributi in conto capitale fino al 100% della spesa riconosciuta necessaria per l'acquisizione di terreni e per opere di urbanizzazione finalizzate alla predisposizione o all'ampliamento di aree attrezzate per insediamenti industriali, nonché per la realizzazione di infrastrutture finalizzate alla razionalizzazione di zone industriali già esistenti.
La Regione garantisce per quanto di propria competenza la coerenza degli interventi previsti dalla presente legge con tutte le altre iniziative di politica industriale realizzate sul territorio regionale".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento aggiuntivo: "fino al 100% a Consorzi di Comuni ed a Comunità montane e fino all'80% a Comuni singoli, delle spese.. ..".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo 1 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2 - "Il Consiglio regionale entro il 30 novembre 1980 e successivamente, entro il 30 giugno di ogni anno approva e aggiorna, su proposta della Giunta regionale ed espletate le consultazioni di cui all'articolo 7 della legge regionale 19 agosto 1977 n. 43, il programma pluriennale degli interventi da realizzare ai sensi del precedente articolo 1 ed il relativo programma annuale di attuazione.
I programmi di cui al precedente comma sono formulati dalla Regione in coerenza con le indicazioni e le priorità del piano regionale di sviluppo e del quadro territoriale regionale, sulla base delle proprie proposte e di quelle presentate dai Comitati comprensoriali a norma del successivo articolo 3.
Al fine della formazione dei programmi di cui al primo comma del presente articolo sono valutate prioritariamente le domande presentate da Consorzi di Enti locali.
Il programma pluriennale, che costituisce momento di attuazione settoriale del piano regionale di sviluppo, individua l'insieme degli interventi da realizzarsi nell'arco temporale di riferimento adottato.
Il programma annuale di attuazione, indicando i criteri di scelta anche in riferimento alle prevedibili esigenze delle imprese e ai fabbisogni occupazionali, individua: 1) le aree industriali o loro ampliamenti per cui predisporre i progetti di massima per gli effetti del successivo punto 2) 2) sulla base dei progetti di massima predisposti a norma del precedente punto 1), le aree industriali attrezzate o loro ampliamenti da realizzare con il contributo regionale 3) gli interventi infrastrutturali, da realizzare con il contributo regionale, finalizzati alla razionalizzazione di zone industriali già esistenti.
La Regione anche avvalendosi dell'Istituto finanziario regionale Finpiemonte S.p.A. -, assume tutte le iniziative che si rendono necessarie per la concreta realizzazione degli interventi programmati".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento aggiuntivo: "Gli interventi per nuove aree attrezzate oltre a quelle già previste dalla legge regionale 9 aprile 1975, n. 21 sono inserite nel programma annuale e pluriennale solo ad avvenuta approvazione da parte del Comitato comprensoriale dello schema di piano socio-economico territoriale previsto dall'articolo 13 della legge regionale 10 agosto 1977, n. 43".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità. Passiamo alla votazione dell'articolo 2 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
Articolo 3 - "I Comitati comprensoriali, in attuazione delle indicazioni contenute nei piani comprensoriali o, in loro assenza, nei primi schemi di piano territoriale e/o nelle delibere programmatiche e sulla base delle domande ad essi pervenute dai Consorzi di Enti locali dalle Comunità montane e dai Comuni interessati, deliberano entro il 30 settembre 1980 e, successivamente, entro il 31 marzo di ogni anno l'insieme degli interventi per i quali si chiede l'inserimento nel programma pluriennale di intervento regionale e nei relativi programmi annuali di attuazione.
Le deliberazioni dei Comitati comprensoriali, adottate previe le consultazioni di cui all'ultimo comma dell'articolo 7 della legge regionale 19 agosto 1977, n. 43, devono essere trasmesse al Presidente della Giunta regionale entro il termine di cui al precedente comma e devono essere corredate da una relazione che, con riferimento a ciascun intervento proposto, indichi anche con gli opportuni allegati cartografici: a) nel caso di predisposizione o di ampliamento di aree attrezzate: gli scopi e le motivazioni dell'intervento proposto la coerenza dell'intervento con il piano socio-economico e territoriale di Comprensorio l'ubicazione, la dimensione e il perimetro dell'area, nonché la sua attitudine, sotto il profilo ambientale e geologico, ad accogliere insediamenti industriali l'utilità socio-economica dell'intervento il quadro generale del sistema viario e dei trasporti nel quale si inserisce l'intervento il quadro delle risorse energetiche il rapporto tra l'intervento e lo stato della strumentazione urbanistica generale e attuativa le modalità di acquisizione dei terreni, i tempi occorrenti e i costi preventivati b) nel caso di realizzazione di infrastrutture finalizzate alla razionalizzazione di zone industriali già esistenti: gli scopi e le motivazioni dell'intervento proposto la coerenza dell'intervento con il piano socio-economico e territoriale di Comprensorio l'ubicazione dell'intervento e la sua utilità economico-sociale il rapporto tra l'intervento e lo stato della strumentazione urbanistica generale ed attuativa l'indicazione di massima dell'opera o delle opere di urbanizzazione proposte, nonché dei prevedibili tempi e costi di realizzazione il piano finanziario recante l'indicazione del contributo regionale richiesto e degli eventuali finanziamenti di altri Enti pubblici e privati articolato per annualità.
Con le proprie deliberazioni i Comitati comprensoriali devono trasmettere al Presidente della Giunta regionale tutte le domande, con relativi allegati, ad essi pervenute dagli Enti di cui al primo comma del presente articolo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 3 è approvato.
Articolo 4 - "I Comitati comprensoriali al fine di dare attuazione attraverso gli interventi previsti dalla presente legge, ai piani socio economici e territoriali di Comprensorio, esercitano funzioni di promozione, di indirizzo e di coordinamento per la realizzazione delle iniziative di cui al precedente articolo 3. Ai Comitati comprensoriali è affidato altresì il ruolo di coordinamento nella formazione dei Consorzi di cui al primo comma del precedente articolo 3".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 4 è approvato.
Articolo 5 - "Entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione del programma annuale di attuazione approvato dal Consiglio regionale, la Giunta regionale, delibera, per ciascuno degli interventi di cui ai punti 2), 3) del quinto comma del precedente articolo 2, la spesa ammissibile al contributo regionale, la misura del contributo stesso e il suo ammontare complessivo.
I contributi sono concessi a favore degli Enti che hanno presentato domanda. Ove risultino costituite società di intervento, come previste dal successivo articolo 8, i contributi, fatta eccezione per quelli relativi all'acquisizione di terreni, possono essere concessi ed erogati direttamente a favore di dette società.
Per gli effetti della presente legge i Consorzi misti tra operatori ed Enti locali sono equiparati alle società d'intervento.
Entro il 30 marzo di ogni anno gli Enti destinatari del contributo regionale trasmettono alla Regione e al Comitato comprensoriale competente per territorio, il resoconto delle spese effettuate corredato da una relazione circa i risultati e le prospettive degli interventi attuati".
L'Assessore Rivalta presenta il seguente emendamento: aggiungere al secondo comma dopo le parole "presentato domanda" le parole "d'intesa con tali Enti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Passiamo ora alla votazione dell'articolo 5 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 5 è approvato.
Articolo 6 - "Per le aree oggetto dell'intervento previsto dal punto 1) dell'articolo 2 della presente legge, la Giunta regionale stabilisce con propria deliberazione il termine per la presentazione alla Regione del progetto di massima da predisporre a norma del successivo articolo 7 ed autorizza, ai sensi del primo comma dell'articolo 27 della legge 22 ottobre 1971, n. 865 e dell'articolo 42 della legge regionale 5 dicembre 1977, n.
56, la formazione del piano per insediamenti produttivi anche in variante allo strumento urbanistico vigente, a norma del quarto comma dell'articolo 17 della citata legge regionale n. 56/1977.
Il piano per insediamenti produttivi deve essere elaborato e presentato alla Regione contestualmente al progetto di massima di cui al precedente comma".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 6 è approvato.
Articolo 7 - "Ai fini della predisposizione dei progetti di massima di cui al punto 1) del quinto comma del precedente articolo 2 i Consorzi di Enti locali, le Comunità montane e i Comuni possono valersi dell'assistenza tecnica dell'Istituto finanziario regionale - Finpiemonte S.p.A. - e sono comunque affiancati da apposito Comitato tecnico promosso dagli Enti destinatari del contributo regionale ed avente carattere consultivo. Il Comitato tecnico è formato da cinque tecnici, di cui uno designato dalla Regione Piemonte, uno dall'Ente destinatario del contributo regionale, uno dall'Istituto finanziario regionale - Finpiemonte S.p.A. -, uno dalle organizzazioni sindacali, uno dalle organizzazioni degli industriali.
I progetti di massima devono evidenziare per ogni intervento: le opere di urbanizzazione e le infrastrutture da realizzare con i relativi tempi e costi il piano finanziario con l'indicazione del contributo regionale richiesto e degli eventuali finanziamenti di altri Enti pubblici e privati articolato per annualità".
Il Gruppo D.C. presenta il seguente emendamento sostitutivo: "Il Comitato tecnico è formato da sette tecnici, di cui uno. . . ., tre dall'Ente destinatario del Comitato....".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Si proceda alla votazione dell'articolo 7 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 7 è approvato.
Articolo 8 - "Per la realizzazione e la gestione degli interventi ammessi ai benefici della presente legge possono costituirsi, anche su motivata proposta del competente Comitato comprensoriale, apposite società di intervento. A tali società possono partecipare Consorzi di Enti locali le Comunità montane, i Comuni, l'Istituto finanziario regionale Finpiemonte S.p.A. -, nonché altri Enti e soggetti economici interessati.
La Regione può partecipare a tali società ai sensi dell'articolo 72 del proprio Statuto.
Entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale propone al Consiglio regionale, per l'approvazione, lo Statuto tipo delle predette società.
Gli Statuti delle società a cui partecipa la Regione e/o la Finpiemonte devono essere trasmessi per conoscenza al Consiglio regionale".
Il Consigliere Castagnone Vaccarino presenta i seguenti emendamenti.
Emendamento aggiuntivo: alla quinta riga dopo "i Comuni" aggiungere "la Regione, ai sensi dell'articolo 72 del proprio Statuto o l'Istituto ecc.".
Il secondo comma è soppresso.
Chi è favorevole al primo emendamento alzi la mano.
E' approvato.
Chi è favorevole al secondo emendamento alzi la mano.
E' approvato.
Si proceda alla votazione dell'articolo 8 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 8 è approvato.
Articolo 9 - "Il Presidente della Giunta regionale provvede con proprio decreto all'erogazione dei contributi concessi, secondo le modalità di cui ai commi successivi.
I contributi per l'acquisizione di aree mediante espropriazione da attuarsi a norma del titolo secondo della legge 22 ottobre 1971, n. 865 e successive modifiche ed integrazioni sono erogati, per l'ammontare complessivo della spesa riconosciuta ammissibile, all'atto dell'avvio del procedimento espropriativo di cui al secondo comma dell'articolo 10 della predetta legge.
I contributi per l'esecuzione delle opere di urbanizzazione e/o per la predisposizione di infrastrutture tecniche sono erogati, previa autorizzazione dei progetti esecutivi delle opere stesse, per il 60% alla consegna dei lavori, per il 35% al raggiungimento della quota pari al 60 dell'importo contrattuale dei lavori e per il restante 5%, o minore importo, all'atto dell'approvazione dei certificati di regolare esecuzione dei lavori o del collaudo.
L'approvazione dei progetti esecutivi delle opere ammesse a contributo regionale equivale a dichiarazione di pubblica utilità, nonché di urgenza e di indifferibilità dei relativi lavori".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 9 è approvato.
Articolo 10 - "Entro un anno dalla data di concessione del contributo per gli interventi di cui al punto 2) del quinto comma del precedente articolo 2, i beneficiari devono trasmettere alla Giunta regionale e al Comitato comprensoriale competente per territorio il piano di gestione degli interventi, nonché lo schema di convenzione da stipularsi con gli utilizzatori dell'area. Detto piano deve contenere indicazioni circa le modalità ed i corrispettivi di cessione dei lotti, nonché le modalità di utilizzo delle risorse finanziarie risultanti dalla realizzazione degli interventi.
Entro i successivi sessanta giorni la Giunta regionale, sulla base del piano di gestione e dello schema di convenzione ed acquisito il parere del Comitato comprensoriale competente, stabilisce modalità, tempi e quote di restituzione del contributo regionale concesso.
Le risorse derivanti saranno impegnate dalla Regione per le finalità previste dalla presente legge nell'ambito dei programmi di cui al precedente articolo 2".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 10 è approvato.
Articolo 11 - "Alla determinazione dell'onere conseguente all'attuazione dei programmi annuali previsti dalla presente legge ed ai relativi finanziamenti si provvederà in sede di approvazione dei singoli bilanci regionali ovvero con altro provvedimento legislativo di determinazione dell'onere complessivo con riferimento al bilancio pluriennale ai sensi dell'articolo 2, secondo comma, della legge 19 maggio 1976, n. 335.
Per gli effetti di cui al secondo comma del precedente articolo 10 negli stati di previsione dell'entrata per gli anni finanziari successivi al 1980 sarà istituito apposito capitolo con la denominazione 'Introito delle somme dovute da Consorzi di Enti locali, Comunità montane, Comuni e società di intervento in conseguenza della concessione di contributi per la predisposizione o l'ampliamento di aree industriali attrezzate' ".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 11 è approvato.
Articolo 12 - "In applicazione dell'articolo 5 della legge regionale 26 gennaio 1976 n. 8 e per quanto previsto dagli articoli 2, ultimo comma e 7 della presente legge, la Giunta regionale può concedere all'Istituto finanziario regionale - Finpiemonte S.p.A. - un contributo annuo.
Alla determinazione del contributo di cui al precedente comma e al relativo finanziamento si provvederà, valutata la proposta fatta dalla Finpiemonte stessa con riferimento alla prevista attività, con le leggi di approvazione o di assestamento dei bilanci inerenti agli esercizi finanziari 1981 e seguenti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 12 è approvato.
Articolo 13 - "Ai fini della formazione del primo programma di intervento i piani per insediamenti produttivi già approvati se allegati alle domande di ammissione al contributo regionale di cui al primo comma del precedente articolo 3, sono equiparati a progetti di massima agli effetti di cui al punto 2) del quinto comma del precedente articolo 2. Le domande devono comunque fornire gli elementi di cui al secondo comma del precedente articolo 7".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 13 è approvato.
Articolo 14 - "La legge regionale 9 aprile 1975, n. 21 'Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate' è così modificata: L'articolo 1 è sostituito dal seguente: 'L'Amministrazione regionale è autorizzata a concedere a Comuni ed a Consorzi di Enti locali, situati nelle aree di cui al successivo articolo 2 e dotati di strumento urbanistico, che perseguono finalità di sviluppo industriale ed artigiano contributi in conto capitale per le spese relative all'acquisizione dei terreni e alle opere di urbanizzazione necessarie per l'apprestamento di aree per insediamenti industriali ed artigianali in zone per le quali si intervenga in armonia con i principi di cui all'articolo 27 della legge 22 ottobre 1971 n. 865 e successive modifiche ed integrazioni'.
L'articolo 3 è abrogato.
All'articolo 5, dopo il secondo comma, è inserito il seguente: 'Il piano per insediamenti produttivi è redatto in collaborazione con un apposito Comitato tecnico promosso dall'Ente destinatario del contributo regionale ed avente carattere consultivo. Il Comitato tecnico è formato da cinque tecnici di cui uno designato dalla Regione Piemonte, uno dall'Ente destinatario del contributo regionale, uno dall'Istituto finanziario regionale - Finpiemonte S.p.A. -, uno dalle organizzazioni sindacali e uno dalle organizzazioni degli industriali'.
All'articolo 6 dopo il primo comma, è inserito il seguente: 'L'approvazione dei progetti esecutivi delle opere ammesse a contributo equivale a dichiarazione di pubblica utilità, nonché di urgenza e indifferibilità dei relativi lavori'.
L'articolo 7 è abrogato".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 14 è approvato.
Articolo 15 - "Ai fini dell'attuazione della legge regionale 11 agosto 1978, n. 50 sono autorizzate le ulteriori spese di 400 milioni per l'anno finanziario 1980 e di 600 milioni per l'anno finanziario 1981.
All'onere di 400 milioni per l'anno finanziario 1980 si provvede mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa del fondo speciale di cui al capitolo n. 12600 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1980 e mediante l'iscrizione della somma di 400 milioni, in termini di competenza e di cassa al capitolo n. 5020 dello stato di previsione della spesa per lo stesso anno.
All'onere di 600 milioni per l'anno finanziario 1981 si provvede con le disponibilità iscritte per tale anno nel bilancio pluriennale 1980-1982 in corrispondenza della voce 'altre spese' del programma di sviluppo industriale.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 15 è approvato.
Articolo 16 - "La legge regionale 14 novembre 1979, n. 64 'Interventi a favore dei Comuni e dei loro Consorzi per insediamenti produttivi artigiani in aree attrezzate' è così modificata: Il primo comma dell'articolo 3 è sostituito dal seguente: 'Per il conseguimento delle finalità di cui al precedente articolo 1, la Giunta regionale concede ai Comuni e ai Consorzi di Comuni contributi in conto capitale fino al 100% delle spese relative alle opere di urbanizzazione primaria da destinare ai sensi dell'articolo 63 del D.P.R. n. 616 all'apprestamento di aree per insediamenti produttivi artigiani, come previste dall'articolo 1'.
Il sesto comma dell'articolo 3 è abrogato".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'articolo 16 è approvato.
La parola al Consigliere Bianchi per dichiarazione di voto.



BIANCHI Adriano

Signori Consiglieri, attraverso l'esame in Commissione, il dibattito in Consiglio e l'approvazione degli emendamenti che sono stati testé proposti si sono dissolte in consistente misura le preoccupazioni che ci erano comuni e che il nostro Gruppo ha evidenziato attraverso i suoi interventi.
Le dichiarazioni rese dall'Assessore in ordine al riferimento che la legge fa alla programmazione, che non è articolata all'interno della legge ma che ha per riferimento responsabilità e un quadro giuridico esterni danno risposta e tranquillizzano rispetto al rischio di modificare un indirizzo e un corso che sembrava consolidato e che viene quindi confermato dall'istituto regionale.
Esprimiamo perciò il nostro voto favorevole alla legge.



PRESIDENTE

La parola all'avvocato Simonelli nella veste di Consigliere.



SIMONELLI Claudio

Questo disegno di legge rappresenta uno strumento importante di politica industriale e di organizzazione del territorio tra i pochi di cui le Regioni possano disporre. Nel dibattito, nel confronto di questi anni in cui l'esigenza di un ruolo regionale nella politica industriale si è venuto facendo sempre più strada in parallelo con le difficoltà e anche gli insuccessi in cui si incontrano i tentativi di politica industriale a livello nazionale e la sorte a tutti nota della 675 (è l'esempio più probante di questa politica) le Regioni vanno cercando di trovare strumenti che consentano di collegare le loro competenze istituzionali in settori diversi e di dar vita a significativi risultati sul piano della politica industriale. Questa legge nasce dall'esperienza della legge 21, ma non solo da quella, nasce da un confronto che in questi anni ha visto impegnate le forze del Consiglio con le forze sociali, con la Giunta in un confronto molto serrato su quelle che sono le caratteristiche, le difficoltà, i problemi dell'industria piemontese e non per caso questa legge offre occasione di intervento lungo due distinti filoni: da un lato la realizzazione di aree industriali attrezzate ex novo cioè quella politica di zoonig che nell'esperienza dei Paesi industriali europei da 50 anni è uno degli strumenti che la mano pubblica ha a sua disposizione per indirizzare, dirigere, controllare i processi di allocazione delle attività economiche sul territorio, e dall'altro una più diffusa capillare minuta azione di riorganizzazione, di riordino, di esemplificazione, di miglioramento, di qualificazione del tessuto industriale esistente che si è riscontrato nella nostra esperienza, è attività altrettanto importante che non la realizzazione di nuove aree industriali attrezzate, proprio in vista di una politica che non nasca solo sulla base di un adattamento alla nostra realtà di esperienze straniere, ma anche sulla base della scoperta di interventi che qui possano avere la loro più idonea collocazione. Il recupero di questo strumento dunque, che è stato correttamente inserito come una delle attuazioni settoriali del piano di sviluppo e quindi come uno strumento a se stante, non come invenzione di un filone di interventi nuovi; ma come momento di attuazione della programmazione regionale, segna perciò una tappa importante nel completamento degli strumenti istituzionali ed operativi a disposizione dell'Ente Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho svolto la relazione e pertanto non sono intervenuto nel dibattito come mi sarebbe piaciuto, perché ritengo questo provvedimento di grande importanza e anche di notevole spessore ai fini di un giudizio più generale sulle questioni della programmazione. Farò pertanto una dichiarazione di voto a nome del mio Gruppo, invece che mettere in rilievo i punti positivi di questa legge che ho già avuto modo di illustrare nel corso della relazione e anche i punti emendati, corretti che sono scaturiti sia dal lavoro di Commissione che dal dibattito odierno, su cui mi dichiaro d'accordo, vorrei solo puntualizzare due aspetti che mi sembrano molto rilevanti: vorrei ricordare soprattutto la discussione sul piano dei trasporti, quando ci troviamo in questo momento ben preciso, a cavallo della fine legislatura dopo dieci anni ormai di vita dell'istituto regionale a discutere di programmazione, credo sia particolarmente opportuno puntualizzare, senza trionfalismo certo, anzi con il carico di tutti i problemi non risolti che ancora restano, però puntualizzare, con consapevolezza della strada percorsa, un processo che è andato avanti e soprattutto la qualità e il metodo di questo processo.
Vorrei soprattutto rispondere alle osservazioni sulla complessa definizione di una scelta di un quadro territoriale, credo che dobbiamo ricordarci, oggi più che mai, che in un momento di profondo malessere della società, in un momento in cui è particolarmente necessario uno sforzo unitario che punti su molti soggetti e non solo sul soggetto istituzione sul vertice delle istituzioni, un processo che non vede come atto terminale ancora le righe sulla carta, un'ipotetica carta territoriale regionale con le righe stabilite a tavolino, magari da qualificatissimi uffici studi, ma invece è frutto di quell'elemento di un processo che, oggi come non mai vorrei sottolinearlo, colleghi - è anche il senso di un nostro modo corretto, evolutivo di intendere la democrazia; badate, un processo del genere, colleghi, postula anche per il futuro grande fiducia, ma postula soprattutto tanto lavoro, un lavoro che è maggiore - lo dico con molta chiarezza - di quello che, pur importante e dignitoso, sarebbe richiesto da una semplice indicazione a priori della Regione; il lavoro è anche conquista, non solo le scelte, le decisioni si fanno poi cose, si fanno prodotti, si fanno fatti ed atti nel momento in cui un orientamento complessivo della comunità o comunque delle punte emergenti per le amministrazioni, per esempio, e le forze sociali sono conquistate a questo disegno. Allora dico, avere oggi la sensazione che questo processo ha prodotto e che è arrivato, sta arrivando a delle sue prime indicazioni prime conclusioni attraverso gli atti di specificazione, di definizione che faranno i piani comprensoriali - il 28 pomeriggio in Commissione si comincerà a discutere di questa importante fase della vita regionale - è un elemento che da un lato ci tranquillizza che non sono solo parole, ma dall'altro ci fa anche dire che è opportuno arrivare forse più in ritardo oggi per far più presto domani, e più in ritardo oggi vuol dire aver dato quindi campo, spazio, luogo a questo processo che a mio avviso rappresenta con tutta legittimità lo spaccato di una democrazia delle assemblee elettive che si propone di governare anche i processi economici; è un'ambizione eccessiva, forse, noi riteniamo che sia un'ambizione giusta e che su questa strada alcuni passi siano stati compiuti, non ci sono state defezioni, c'è stato l'apporto unitario, diseguale e anche contrastato, ma che però ha messo in evidenza prima di tutto come per la prima volta avendo scelto questo metodo, nuovi soggetti sono entrati come protagonisti anche in settori prima separati, lasciati o ai tecnici, ma perché poi restassero morti, o addirittura a dei gruppi legittimi, importanti, ma che non erano la diretta espressione del voto popolare e allora sulla questione Fiat, per esempio, voglio esprimere la mia opinione.
Ho già ricordato nell'introduzione, e l'Assessore Rivalta l'ha già detto molto bene, credo che sia stato giusto avere, sulla base tra l'altro dell'espletamento di competenze di legge, esperito questa fase dall'atto del Comprensorio, perché pensiamo solo un momento, al di là della difformità di comportamenti che prima Marchini richiamava alla mia introduzione, quanta importanza abbia che amministratori anche delle parti più periferiche ed emarginate del Comprensorio, attraverso questo strumento, siano in grado di dare un loro parere, che certamente avrà anche dei limiti, però siano in grado di entrare nel vivo e nel merito di processi che poi sappiamo che nell'atto terminale finale li coinvolgono questa è una presa di coscienza, di responsabilità, un apporto di governo a cui sono stati chiamati nuovi protagonisti, nuovi soggetti di grande peso politico, di merito, perché ci invita a sbagliare di meno, qualsiasi scelta che poi deve essere giustamente allocata a livello regionale ha le sue gambe, i suoi piedi in quella dialettica, in quella discussione che ha avuto il perno nei Comprensori, nelle realtà locali. Il fatto, cioè, per essere più chiari, che su Chivasso discuta anche il rappresentante della Comunità montana della Val di Susa è secondo me un fatto di grande rilievo perché sappiamo come le scelte prese, e nel passato solo da alcuni, abbiano in realtà vincolato e condizionato i processi relativi alle aree marginali proprio alle aree delle montagne, delle valli e via dicendo.
Ribadisco con molta convinzione il discorso che ho fatto altre volte mi auguro che ci sia un momento tra l'altro di verifica più completa con un dibattito apposito sullo stato della programmazione dopo questa fase di discussione in Commissione, perché da questo dobbiamo trarre senza minimalismi, senza meschinità, non guardando cioè solo al fatto in sé, alla produzione, dobbiamo guardare soprattutto al respiro che ha questa idea.
Secondo me, dicevo, in conclusione della mia relazione, si tratta di segni di un processo che mi auguro francamente irreversibile perché è così la risposta della democrazia al governo del Paese. Si è dimostrato che le leggi di per se stesse, gli atti di vertice, per lo stato di malessere oggi e per un non comportamento della nostra società, non rispondono a questi scopi, lo può essere invece questo metodo, con i suoi limiti da superare con i traguardi sempre nuovi da conquistare, ripeto, questo invito al lavoro, che in fondo questo metodo provoca.
Ultima considerazione: vorrei solo dire questo e lo dico in garbata risposta alle osservazioni che sono state fatte in particolare, mi pare dal Consigliere Martini. Credo che la preoccupazione che abbiamo avuto, e noi come Gruppo comunista l'abbiamo rilevato negli interventi in Consiglio in Commissione negli atti a cui siamo stati chiamati a collaborare, o a lavorare, è stata quella di mantenere molto fermo quel quadro strategico della programmazione che aveva pur una sua esplicazione nella legge 21, la valorizzazione della legge 21, il tradurre in elementi di novità, come diceva Marchini, anche in una conservazione della continuità del significato di questa legge è un dovere, certo, voglio solo richiamare, nel momento in cui discutiamo questa legge, che, proprio per lo spessore dei processi che questa involge, i provvedimenti, gli atti su questa materia involgono, occorre avere ben chiara la coerenza in tutti gli atti che poi si compiono. Allora, quando si rivela un caso concreto, quando c'è da decidere su un caso concreto rivendicare, come è stato fatto anche qui ricordo proprio l'intervento del collega Marchini che diceva non facciamo un mito della programmazione e poi invece, nel momento in cui si va a livello di stesura di testo legislativo a determinare come rendere con questa legge uno strumento più flessibile, più dinamico che tenga però in conto di quei grandi orientamenti, credo che non possiamo a questo momento essere più realisti del re, richiamando un rigore che noi ci proponiamo di mantenere facendolo evolvere attraverso un dinamismo e una operatività nuova. In altre parole, credo che la lettura di questa legge, cioè attraverso questa legge la lettura delle esperienze di cinque anni, in cui ci siamo scontrati con diverse valutazioni, anche concrete, sappiamo, ed è inutile ripeterlo, che dimostrano come aver tenuto fede a questa specie di baluardo di argine, come lo chiamava Alberton, è stato un fatto importante perché abbiamo comunque contribuito a orientare culturalmente e politicamente la comunità, oggi è il momento, perché il fatto nuovo sono le decisioni prese dal sistema della democrazia e dal sistema delle assemblee elettive piemontesi, il fatto nuovo è dato dalla possibilità di operare più operativamente, più speditamente perché non abbiamo solo più un generico riferimento a quattro aree, ma abbiamo una maglia in cui quelle aree sono diciamo, gli elementi portanti, determinanti di un disegno di riequilibrio che però abbiamo visto deve essere ancora più diffuso e ancora più portante.
Mi auguro che la legge venga approvata rapidamente, che non ci siano le questioni sollevate su competenze che, peraltro, si mantengono su un ambito strettamente territoriale, ma mi auguro soprattutto che, con il compimento di quel processo di programmazione, di pianificazione che oggi è nelle condizioni di produrre si possano rapidamente avviare quegli interventi che dovranno essere l'elemento determinante di un giudizio su una Regione che nel suo corso non ha prodotto solo servizi, non ha prodotto solo leggi poi vanificate, ha prodotto anche cambiamenti di mentalità di costume di orientamento nel soggetto. Credo che un ente politico governa se produce questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

La volontà di programmazione, la volontà di fissare delle verità in astratto ha cozzato e cozza contro la realtà pratica la quale spesso ha una crisi di rigetto di fronte a disegni di programmatori eccessivamente astratti anche se intellettualmente sofisticati.
Abbiamo apprezzato questo disegno di legge e lo abbiamo inteso come un recupero di una programmazione ancorata alla realtà locale, ancorata alla realtà delle comunità, dei Comuni, quindi con maggiori possibilità di realizzazione pratica, con un maggiore coinvolgimento di tutti i soggetti interessati ad un effettivo riequilibrio industriale.
Per queste ragioni, tenendo conto di tutto quanto è stato detto nel dibattito, il Gruppo del P.S.D.I., darà voto favorevole alla legge proposta.



PRESIDENTE

La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, signori Consiglieri, alcune osservazioni uscite dal dibattito ci inducono a intervenire per fare alcune puntualizzazioni.
In ordine alla questione delle richieste di ampliamenti della Fiat l'Assessore Rivalta ha ribadito la correttezza del Comprensorio nell'esame del problema e ha ricordato che alcuni programmi della Fiat erano già stati presentati in Commissione. Questo risponde al vero tanto quanto risponde al vero ciò che egli stesso ha detto e cioè sull'ampliamento di Chivasso la Fiat non ha fatto alcuna richiesta alla Regione, ma l'ha fatta al Comprensorio nel corso delle riunioni comprensoriali. Nel ribadire all'Assessore Rivalta che l'interlocutore della programmazione è la Regione, mi sia consentito di dire che è quanto meno stupefacente che la richiesta più grossa e più consistente fatta dalla Fiat sia stata fatta direttamente al Comprensorio e non sia passata alla Regione. L'istituzione Regione è stata saltata. Ci sarà una ragione politica da parte della Fiat può darsi che ci sia una ragione politica anche da parte della Regione questo per ora non è possibile chiarire.
Questo problema va molto al di là dei problemi di un Comprensorio.
Detto questo, brevemente debbo confermare l'opinione positiva che il Gruppo repubblicano ha nei confronti della legge che stiamo votando. Ritengo che gli emendamenti siano ulteriormente migliorativi, per cui dichiaro voto a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Sulle ragioni di merito di un voto favorevole mi richiamo a quanto esposto in sede di dibattito generale. Sottolineo peraltro, che la chiamata in causa, da parte mia, della Giunta per la mancata comunicazione dell'aggiornamento del Consiglio sulla vicenda testé richiamata dalla collega Castagnone Vaccarino, mi pare puntuale e centrale in questo dibattito. Questa legge tende a privilegiare, ad innovare, a sottolineare momenti di mobilità e di flessibilità del sistema industriale piemontese peraltro sono da considerare le preoccupazioni espresse dal collega Alberton in ordine alla garanzia della continuità e della congruità del sistema con la programmazione. E' evidente che la difesa della titolarità nei confronti dell'esterno e della soggettività centrale della Regione è punto centrale anche nel dibattito di questa legge. Non accetto che venga scaricata un'accusa nei confronti del sottoscritto quasi che fosse qui a voler ridurre le competenze nei Comprensori: la mia parte politica, in proposta di legge urbanistica, affida, allo stesso, potere decisionale. La spiegazione dei motivi per cui l'Assessore non ha dato comunicazione di quanto avviene in Consiglio, è un argomento; la valutazione che ogni Gruppo politico fa della funzione dei Comprensori è un altro argomento: non è corretto mettere insieme i due argomenti.
Ribadisco il voto favorevole e ripeto che nella mia osservazione alla Giunta non c'era alcuna messa in discussione della funzione del Comprensorio, ma semplicemente l'opportunità che l'Assessore richiamasse in Consiglio, che le valutazioni e le decisioni sugli argomenti di tale portata sono di competenza regionale e non comprensoriale.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste di parola per dichiarazione di voto.
Passiamo quindi alla votazione sull'intero testo del disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 48 Consiglieri.
L'intero testo del disegno di legge è approvato.


Argomento: Questioni internazionali

Sull'arresto di Sacharov e della moglie in Urss


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, la notizia dell'arresto di Sacharov, principale esponente del dissenso sovietico, segna prima di tutto la gravità dei problemi non risolti in Unione Sovietica in termini di tolleranza e libero confronto delle idee.
La decisione già presa in precedenza di togliere all'accademico tutti i titoli e le decorazioni ricevute ora si completa con la privazione della libertà.
Quali le accuse rivolte allo scienziato? Le autorità sovietiche non dicono. Ma il fatto non può attenuare ciò che da parte nostra deve essere un giudizio di riprovazione e di condanna perché Sacharov esprimeva il dissenso apertamente e da anni, su aspetti importanti della politica delle autorità sovietiche.
Quindi, malgrado tutto, era uno spiraglio importante, aperto per una evoluzione positiva dei rapporti democratici interni alla società sovietica.
A ciò si deve aggiungere la nostra estrema preoccupazione per il momento in cui avviene il fatto, un momento di sempre più grave ripresa della guerra fredda.
Ma altri fatti turbano in questi momenti la nostra collettività.
E' di oggi la pubblicazione anticipata riportata dalla stampa italiana del discorso che Carter pronuncerà stanotte di fronte al Congresso americano.
Da anni un Presidente degli Stati Uniti non chiedeva un aumento così importante delle spese militari che arriveranno alla cifra record di 158 miliardi di dollari nel 1981.
E' previsto un ammodernamento dell'arsenale atomico, il rafforzamento degli armamenti americani in Europa, l'allestimento di una forza di intervento capace di intervenire rapidamente in qualunque parte del mondo lo sviluppo della marina, dell'aeronautica e della CIA e la produzione di nuovi missili.
Credo che il Consiglio regionale del Piemonte, che già ha dato vita ad una campagna di informazione e sensibilizzazione sui problemi della pace non possa che ribadire la propria volontà di intensificare le iniziative concrete, di pressione e di mobilitazione, al fine di impedire l'ulteriore escalation della corsa al riarmo.
Per intanto confermo l'iniziativa della Consulta regionale per i problemi dell'unificazione europea fissata a Torino per il 9 febbraio con i Parlamentari europei, e comunico che il giorno precedente si riunirà sempre a Torino, sugli stessi temi delle iniziative per il disarmo, la distensione e la pace, la Direzione Nazionale dell'Associazione Italiana del Consiglio dei Comuni d'Europa.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, prendiamo atto della sua dichiarazione in ordine al fatto incredibile, imprevisto, dell'arresto di Sacharov e sostanzialmente sulla parte della dichiarazione che riguarda questo fatto; presa a sé, non abbiamo obiezioni. Mi consenta, però, gli argomenti sono molto delicati, le responsabilità sono sempre grandi su questi temi, di esprimere la nostra perplessità, la non accettazione, rispetto al fatto della contestuale e simmetrica trattazione, oggi, dei problemi e dei rapporti di forza, delle azioni militari, delle aggressioni, del riarmo ed insieme dell'arresto di Sacharov, quasi alla ricerca di un momento di giustificazione o di spiegazione o di riduzione delle responsabilità.
Non abbiamo da una parte l'arresto di Sacharov e dall'altra la sospensione dei diritti civili per i cittadini americani! I più gravi problemi della corsa agli armamenti sono stati già trattati esplicitamente da questo Consiglio in un'apposita seduta; siamo disponibili a trattarli specificamente e ulteriormente in ogni occasione e le nostre preoccupazioni per una escalation generale in questa direzione sono costanti e presenti.
Dobbiamo peraltro anche osservare (anche perché non aggiungiamo elementi di tensione a quelli che già esistono) che lo stesso discorso di Carter offre le motivazioni della ricerca per il suo Paese volta a recuperare una posizione perduta, insidiata, tanto che, impunemente, azioni militari di vasto raggio da altri sono state intraprese. Carter aggiunge altri elementi che noi vorremmo poter sottolineare e sostenere e cioè il fatto che il punto non è uno solo; il riarmo americano quale lei faceva riferimento poc'anzi, ma vi troviamo l'impegno di lavorare per la soluzione pacifica di dispute internazionali, di incoraggiare lo sviluppo economico sociale mondiale, di appoggiare, difendere i diritti umani e le istituzioni democratiche e di perseguire tenacemente il controllo degli armamenti e la conclusione del Salt 2 e così via.
Dall'esterno credo che dovremmo poter esprimere, quando lo facessimo nella sede opportuna, non soltanto preoccupazioni, ma anche sottolineare questi altri indirizzi, affinché essi siano, comunque, la sostanza dell'azione politica dei Paesi democratici. Per quanto mi riguarda il fatto dell'arresto di Sacharov che ci fa trepidare, direi che fa veramente paura un grande Paese, quale abbiamo anche avuto la fortuna di conoscere, un grande Paese che ha paura di se stesso o meglio un regime che ha paura del proprio Paese. Fa paura un regime, uno Stato che teme i suoi figli migliori, quelli disarmati, quelli culturalmente più qualificati, quelli più raccordati e più capaci di interpretare un rapporto di solidarietà umana a livello universale.



PRESIDENTE

Vorrei solo ricordare che nelle mie dichiarazioni c'è una condanna per l'arresto dei Sacharov e c'è una preoccupazione per l'annuncio delle spese militari; la distinzione non è inutile, prima di continuare lo sviluppo della discussione.
La parola alla signora Castagnone Vaccarino.



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, la dichiarazione che lei ha letto in questo momento ci trova perfettamente concordi per quanto riguarda la parte di Sacharov.
Credo che nessuno avesse neanche lontanamente dubitato sull'unità del nostro Consiglio a questo proposito.
Per quanto riguarda la seconda parte, vorrei sottolineare che in un regime democratico, per il fatto che le sue votazioni sono aperte l'impegno finanziario nel campo militare viene conosciuto immediatamente dopo la votazione. Non possiamo avere le stesse notizie, le stesse conoscenze nei confronti dell'Urss e comunque di regimi che non siano democratici. La conseguenza è quindi che non possiamo mettere sullo stesso piano due situazioni così diverse, perché potrei invitare ugualmente l'Urss e gli Usa a non continuare in una corsa agli armamenti, ma francamente dire che sono preoccupata perché lo fa l'Usa e non dire altrettanto che sono preoccupata perché lo fa l'Urss, mi sembra una situazione del tutto disequilibrata e non pertinente. Sono preoccupata degli SS 20 tanto quanto sono preoccupata dei Pershing, ma la situazione è completamente diversa.
Non mi trovo quindi d'accordo sulla seconda parte, così come è stata formulata, e riconfermo che dovrebbe esserci indubbiamente un ruolo dell'Europa che mi sembra purtroppo ben distante dalla possibilità di essere assunta dall'Europa stessa con una serie di diversi comportamenti da parte dei Paesi europei e comunque questo ruolo, in conseguenza di questo fatto, non le viene attribuito. Devo dire che quando si parla di armamenti abbiamo purtroppo dovuto parlare di un'invasione soltanto una decina di giorni fa - dobbiamo aggiungere un'altra preoccupazione che non sarebbe da sottovalutare, quella che le truppe di Cuba sono andate a fare per l'ennesima volta da sostegno ad un regime in atto, la cosa è accaduta nello Yemen in questi giorni e ci desta ulteriori preoccupazioni, perché gli armamenti preparano una guerra, e su questo non c'è dubbio, ma ci sono delle guerre che si stanno già facendo, quella dell'Afghanistan è un'occupazione e quella dello Yemen ci pare stia diventando anch'essa una guerra, se pure fatta attraverso Cuba.



PRESIDENTE

Volevo precisare che ci sono anche altre guerre che si stanno svolgendo nel Sud Africa, nello Zaire, nell'Angola, nel Mozambico.



CASTAGNONE Aurelia

Ho detto in questi giorni. Se lei mi consente posso anche esprimere il mio parere sullo Zaire che, peraltro, è già passato, non è che ci sia un'occupazione in corso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Abbiamo apprezzato che il Presidente del Consiglio con sensibilità e con tempestività abbia espresso la riprovazione, che credo sia unanime di questo Consiglio, avverso il provvedimento adottato dalle autorità sovietiche nei confronti di Sacharov, anche se la forma di dissenso sostenuta da Sacharov o da altri, intellettuali e cittadini sovietici, era una forma di dissenso non organizzato, con scarse possibilità di sbocco e quindi platonico, ma rappresentava pur sempre uno spiraglio di speranza un'apertura verso uno sviluppo delle libertà civili in quel Paese, e per questo lo apprezzavamo; l'invio al confino di Sacharov rende ancora più plumbeo il cielo che si cala sui cittadini sovietici, con la privazione di qualsiasi possibilità di espressione libera. Proprio perché apprezziamo la sensibilità e la tempestività da lei dimostrata, abbiamo trovato la seconda parte del suo discorso riduttiva dell'espressione di riprovazione di tutto il Consiglio, riduttiva, perché, come è già detto, l'accostamento, così come viene fatto, non appare appropriato o se lo si vuol rendere appropriato appare monco perché di un quadro di preoccupazione di tensione internazionale prende in considerazione soltanto un aspetto, cioè l'aumento degli armamenti americani e non un quadro molto più complesso. Ricordava la collega Castagnone Vaccarino la notizia di ieri, cioè l'invio di contingenti cubani nello Yemen del Sud, l'invasione dell'Afghanistan è soltanto di pochi giorni fa, certamente ci sono poi tutti quegli altri fatti che lei, interrompendo la signora Castagnone Vaccarino, ricordava, il fatto che migliaia e migliaia di giovani cubani vengano utilizzati come carne da cannone in guerre al di fuori del proprio territorio nazionale, in guerre che ricordano le imprese coloniali dell'inizio del secolo, contro le quali si rivolgeva giustamente la protesta dei socialisti d'allora.
Ricordiamo quando al tempo della campagna di Libia militanti socialisti si stendevano sui binari dei treni per impedire la partenza di questi giovani che andavano a morire in terra straniera per violentare la libertà di altri popoli, così non possiamo evidentemente non vedere con preoccupazione che migliaia di giovani cubani vengano uccisi su campi di battaglia d'oltremare e le loro salme imbarcate alla chetichella sulle navi per riportarle in patria ed evitare che la parte cubana sia informata della gravità di queste perdite. Ci troviamo di fronte ad un quadro estremamente complesso di politica internazionale, nel quale ad ogni azione segue una reazione quello che è certo è che in questo senso si può vedere un collegamento tra il provvedimento preso contro Sacharov all'espressione militare sempre più pesante dell'imperialismo sovietico si aggiunge anche l'eliminazione di quelle poche possibilità di dissenso che ancora erano lasciate ai cittadini di quel Paese. Sappiamo che quando una grande potenza non ha al proprio interno nessuna possibilità di manifestazione dell'opinione pubblica diventa tanto più pericolosa e l'esperienza della storia di questo secolo ce lo insegna ad abbondanza.
Approviamo, siamo molto contenti e grati per l'iniziativa di cercare attraverso la riunione del 9 febbraio, di provocare, nel quadro del Parlamento Europeo e nel quadro della sempre maggiore presa di coscienza di propri poteri da parte di Parlamentari europei, un'iniziativa autonoma dell'Europa per dare un contributo alla distensione e alla pace internazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Se è certamente da apprezzare la tempestività della risposta del Presidente, è certamente altrettanto apprezzabile l'iniziativa del Gruppo della Democrazia Cristiana. Sulla prima parte, direi che giudizi sulla vicenda sono già stati dati da tutte le forze politiche, quindi c'è un giudizio di fatto, di presa d'atto di un comportamento. Siamo nell'aula e ci tocca esprimere un giudizio sull'operato del Presidente e mi duole dover dire che non solo dissento, ma contesto come strumentale la seconda parte di questo documento e dico anche che mi auguro che questo tipo di comportamento non si ripeta in sedi che non siano queste, per esempio nella seduta con i Parlamentari europei, perché non vorrei che ancora una volta il senso del dibattito di questo Consiglio, che è stato chiaro e netto al di là delle parole, venga utilizzato sempre in modo del tutto decantato ed asessuato.
Il giudizio sulla vicenda Sacharov si arricchisce non per quello che attiene al rispetto o meno del sistema comunista nei confronti dei diritti civili, il cui giudizio la mia parte politica l'ha espresso da sempre, ma direi di fatti nuovi che forse avrebbero dovuto attirare l'attenzione del Presidente, il suo collegamento con il problema internazionale evidentemente questi tipi di comportamenti non sono slegati gli uni dagli altri. Se il Partito comunista sovietico tiene questi comportamenti all'interno e tiene questi comportamenti all'esterno vuol dire che evidentemente siamo su un problema di tipo ideologico; c'è anche qui un processo di maturazione o di deterioramento, ma è certamente un processo.
Allora, quando parliamo dei comportamenti degli altri Paesi nei confronti di questo processo, dobbiamo riconoscere che questo processo esiste. C'è un processo di chiusura del sistema sovietico all'interno; c'è un processo di aggressione del sistema sovietico nei confronti dell'esterno. La Russia ha sempre usato la distensione per due fatti precisi: 1) per arricchire di tecnologie occidentali il suo patrimonio arretrato; 2) per portare a delle condizioni di debolezza determinate dagli interessi economici dei partiti capitalistici, fino a un punto di non ritorno della distensione stessa.
Direi che usa la distensione come una specie di elastico che tira quando arriva il momento giusto di debolezza del sistema capitalistico nei suoi confronti, proprio per i vantaggi che dalla distensione sono venuti dal punto di vista economico e politico, vedi la ostpolitik della Germania, in un punto di equilibrio ottimale per l'Unione Sovietica si crea lo status quo: Praga, Berlino, Afghanistan, questi sono gli status quo, l'Urss sa di dover pagare un prezzo, otto mesi di tensioni internazionali, poi si ricomincia la distensione, giustificata dalle esigenze di equilibrio dell'Europa, dalle esigenze di equilibrio nel Medio Oriente; dalle esigenze di tipo anche economico, quindi si va avanti nella distensione fin quando si riproducono le condizioni per un altro colpo di forza che viene poi considerato un fatto compiuto, irreversibile. Tutto questo, sul piano della strategia e tutto sommato come politici, ci preoccupa, ma, come uomini come cittadini in genere, sarebbe a dire come cittadini del mondo, ci preoccupa il deterioramento del sistema comunista, non tanto quello che fa il sistema comunista che è nella sua logica. La vicenda Sacharov diventa ancora più grave se deve essere considerata soltanto un episodio di chiusura di questo sistema già così chiuso nei confronti della tematica dei diritti dell'uomo, della libertà, delle relazioni internazionali in genere.
Allora se questo giudizio viene condiviso, mi pare di capire che viene anche condiviso dalla parte comunista, non si capisce veramente perché si continua a dire che c'è la corsa al riarmo, quasi che ci fossero due concorrenti che vanno l'uno a fianco dell'altro verso lo stesso obiettivo.
Direi che l'uno corre verso un altro obiettivo, l'altro sta cercando di impedirgli di perseguire lo stesso obiettivo, le cose sono leggermente diverse. Per cui, se una ragione ha avuto questo dibattito situato a quest'ora non felice, è la necessità per la mia forza politica, e penso per quelle di opposizione in genere, di verificare il fatto che questi dibattiti, anche per la prudenza che si deve avere, considerando che il protagonista di questo dibattito è qui il Partito comunista con le sue difficoltà, i suoi problemi, la sua volontà di essere diverso, di essere più attuale, di essere più aperto, di essere in una certa misura più liberale, se proprio questa preoccupazione ci ha impedito di andare a fondo di certi temi, non vorremmo poi trovarci nelle situazioni esterne a mettere su uno stesso piano il riarmo americano, fatto da un coltivatore di noccioline, e il riarmo fatto dall'erede di Breznev, l'imperialismo in Afghanistan, non vorremmo vederle messe su questo piano quando al nostro posto saranno seduti i Parlamentari europei. Non è questo il messaggio che abbiamo mandato, sia pure larvato e non così incisivo come avrebbe dovuto essere, da parte della Presidenza e di chi queste cose deve farle.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

Mi pare che le dichiarazioni del Presidente abbiano opportunamente richiamato l'attenzione del Consiglio al confronto sui temi verso cui questa mattina ancora una volta va la nostra preoccupata attenzione.
L'internamento in gulag del dissidente sovietico Sacharov deve essere condannato con grande fermezza, come del resto il Partito socialista italiano ha sempre fatto nei confronti di ogni comportamento ed atto che nei Paesi cosiddetti del socialismo reale hanno violato non solo le regole della convivenza civile e della democrazia, così come noi la intendiamo, ma molto spesso le stesse regole dettate dal Paese in cui i dissidenti vivono.
Una delle battaglie più significative che i dissidenti, quelli di Charta '77 come i dissidenti polacchi, come i dissidenti sovietici, hanno combattuto in questi anni è stata la difesa e la salvaguardia delle regole dettate dalla stessa Costituzione e dalle leggi dei Paesi in cui vivono e il lamento che siano state violate, nei loro confronti e a loro danno, le stesse norme che queste leggi dettano. Quindi, ferma, risoluta, senza equivoci, è la condanna per questo ulteriore inasprimento della repressione nei confronti dei dissidenti, che collega la posizione che noi oggi sosteniamo con una posizione non casuale e non episodica, che vorrei solo ricordare come esempio di una continuità e di una coerenza che ha portato il Partito socialista italiano a presentare e ad eleggere al Parlamento europeo un cittadino italiano, dissidente e profugo dalla Cecoslovacchia Jiri Pelikan.
Ci auguriamo che su questa vicenda l'unanimità delle forze politiche possa condurre a delle posizioni forti in Italia, in Europa e nel mondo tali da avere conseguenze pratiche nell'allentamento della tensione e della persecuzione nei confronti dei dissidenti. L'augurio che noi facciamo è che anche i compagni del Partito comunista sviluppino le loro critiche verso questi aspetti preoccupanti ed involutivi in misura crescente dei regimi dell'Est e sviluppino quella revisione che coraggiosamente hanno iniziato e che possa portare a dei risultati positivi per l'insieme della sinistra qui nel nostro Paese e anche negli altri Paesi europei.
Del pari, ci paiono fondate, sull'altro tema che ha fatto oggetto della comunicazione del Presidente, le preoccupazioni sulla pericolosa escalation degli armamenti che sta in questa giorni preoccupando l'opinione di tutto il mondo. Nessun dubbio, nessuna reticenza sulle preminenti e gravi responsabilità dell'Unione Sovietica che, con l'aggressione all'Afghanistan, ha pericolosamente aperto una fase di destabilizzazione del quadro medio-orientale e in generale della politica di distensione nel mondo, così come altre iniziative, che sono state richiamate, nel Corno d'Africa o sulla rotta del petrolio hanno concorso ad andare in questa direzione. Ma ciò non toglie che non sia giustificabile, certo non lo è per noi, la politica della ritorsione e la politica dell'inasprimento ulteriore della situazione. La conseguenza negativa della politica della ritorsione del rendere colpo su colpo, ci porta necessariamente vicini al rischio del conflitto mondiale e non è questo che vogliamo, non è giusto che le sopraffazioni e gli atti di imperialismo vengano accettati, ma non è nemmeno giusto che la risposta sia tale da pregiudicare quella tessitura sottile e faticosa che in 20-30 anni ha consentito di salvare la pace nel mondo. Tra le conseguenze negative dell'intervento sovietico in Afghanistan c'è proprio il fatto che tale intervento ha fatto riemergere con più forza i falchi dell'occidente, cioè le posizioni che all'interno dei Paesi occidentali e della stessa Alleanza Atlantica riemergono per l'inasprirsi delle difficoltà che si sono aperte sulla scacchiera internazionale per affossare definitivamente la politica di distensione e per dichiarare formalmente lo stato di guerra fredda, congelando con ciò tutte le prospettive di evoluzione nei rapporti internazionali e all'interno stesso degli Stati, con delle conseguenze che cominciano a farsi pesantemente negative anche nel quadro di politica interna dei Paesi. Registriamo, per esempio, con preoccupazione che, mentre i governi occidentali nei quali in modo e misura diversa è presente la componente socialista hanno risposto con una posizione cauta e sostanzialmente responsabile agli inviti che l'amministrazione degli Stati Uniti ha rivolto per un'azione combinata e molto dura di ritorsione di natura psicologica, economica ed anche militare nei confronti dell'Unione Sovietica e non vi è dubbio che la posizione dei Paesi della C.E.E., per esempio, sia estremamente cauta e responsabile, a cominciare da quella del governo tedesco a direzione socialista, nel Parlamento europeo, invece, abbia prevalso, nel voto che c'è stato sul problema dell'Afghanistan e sulle sue conseguenze....



(Interruzioni in aula)



SIMONELLI Claudio

Noi abbiamo presentato un nostro documento che non è passato. Ha prevalso una interpretazione che ha visto uniti nel voto i partiti della destra e i partiti popolari e democratici cristiani con un'interpretazione invece, che è stata diversa da quella seguita dai governi e che ha accentuato, evidentemente per considerazioni che cominciano a pesare anche nella politica interna, gli aspetti che prima richiamavo. Ora, non vi è dubbio che le dimensioni e la natura della crisi, le sue implicazioni strategiche, non consentono di far emergere posizioni di tipo terzaforzista o neutralista e, del resto, le posizioni che il Gruppo socialista e socialdemocratico al Parlamento europeo ha sostenuto sono chiare nel senso di muoversi all'interno dell'Alleanza Atlantica per trovare, però, le soluzioni che salvino la distensione, e quindi per usare della forza che l'Europa ha, senza pregiudicare le alleanze sottoscritte, in direzione di una politica di distensione che deve rimanere l'obiettivo al quale guardare, la meta verso la quale indirizzare i propri sforzi. Tutto ciò che invece va in un'altra direzione - l'escalation, l'affidarsi all'armamento come unica soluzione, l'inasprire i rapporti, il ricorrere a forme di sabotaggio su terreni che sono anche impropri rispetto a quelli della contesa - indubbiamente desta preoccupazione, deve essere rimarcato, non certo per delle condanne che in questo caso non vengono pronunciate e non hanno da essere pronunciate, ma come indicazione di preoccupazione e come ricerca di strade diverse per salvare la pace nel mondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Credo che le dichiarazioni fatte dal Presidente siano state opportune in tutte e due le parti, opportune perché credo che la nettezza e la puntualità con cui è stata espressa la condanna per il fatto Sacharov siano un'ulteriore prova di come su queste questioni la via imboccata dalle assemblee elettive, anche dal nostro Partito sia una via non reversibile una via chiara, univoca. Però a me pare anche opportuno richiamare in un momento in cui tutti i giornali lo fanno, d'altra parte la stessa proposta se ho ben sentito stamattina sull'argomento all'ordine del giorno veniva riportata in connessione con le questioni della crisi internazionale, non è possibile farlo diversamente, riprendere, comunque, uno dei motivi che adesso Simonelli ha illustrato con molta chiarezza e direi con molto equilibrio. Cioè la nostra grande preoccupazione per tutti gli atti che portano ad un aggravamento giorno dopo giorno della situazione internazionale attraverso minacce o misure di ritorsione che sono quelle che tutti noi sappiamo essere il preludio a momenti ancora più gravi e ancora più irreversibili nella rottura del processo di distensione. Allora lo dico a nome del mio Gruppo, dico: guardate che sono infastidito da queste cose, ma non per i contenuti, ma sono infastidito perché a me sembra che proprio quel coraggio di guardare un po' al di là dell'elemento di utilizzazione stretta in questo ambito o in ambiti politici nazionali manchi in questo momento, manchi soprattutto a chi non ricorda cosa è stata la storia. Signori, è stato detto da qualcuno che un Paese democratico sappiamo sempre quello che fa. Invito chiunque fosse vivo nell'anno 1950 a dirmi se sapeva che cosa era il maccartismo, se sapeva che per il maccartismo è morta della gente, sapeva magari quello che, andando a vedere un film di Woody Allen, "Il prestanome", avrebbe capito 20 anni dopo. Su questo dobbiamo essere molto cauti, dobbiamo farci carico della lezione della storia. Il maccartismo è stato una forma di discriminazione, di repressione nei confronti dei radicali e degli intellettuali americani che ha avuto pesanti conseguenze nell'ambito della cultura americana ed è assimilabile alle forme di repressione...



(Interruzioni in aula)



BONTEMPI Rinaldo

Non lo ricordate questo, io lo ricordo, allora non possiamo dire che in un Paese democratico si sa sempre quello che si fa.



FERRERO Giovanni

Non cambia la condanna nei confronti del caso Sacharov, dire che queste cose non esistono!



BONTEMPI Rinaldo

Tant'è vero che sul maccartismo l'azione è noto che venne compiuta dalle forze della destra italiana, la denuncia invece venne compiuta da quei partiti che oggi si associano giustamente alla condanna nei confronti dell'atteggiamento dell'Unione Sovietica. Quando dico un po' più di coraggio, quando dico uscire da questi schemi, credo di dovere rivolgere un invito alle forze politiche perché ritengano la situazione molto grave e la connessione profonda degli avvenimenti che oggi possono essere obiettivamente nelle nostre discussioni sono oggetto di strumentalizzazione molto forte, abbiamo da tutelare soprattutto un interesse che è comune a tutti ed è quello della distensione e della pace, in questo senso ogni atto che cerchi - se vogliamo essere chiari - di riallacciare i processi di collaborazione fra i popoli è un atto positivo. Dico questo perché quando abbiamo così cara la distensione dobbiamo dirlo e saperne trarre le conseguenze sempre, allora mi va bene che sul lato singolo si prenda un'iniziativa, però se poi nella discussione, come si tende a fare, si negano le essenzialità, le necessità di altri atti contemporanei e contestuali, quali quelli che devono andare in senso positivo per affermare il processo di distensione, credo che non compiamo un'operazione corretta.
Comunque, vedete, quando rivediamo spuntare i fantasmi dell'atlantismo più puro, siamo fortemente preoccupati, perché sappiamo che dietro a questo, da una presunta battaglia per il sipario di ferro, di nuovo, si cela, oggi più che mai, un pericolo per tutta l'umanità e nessuno di noi può dimenticare anche le azioni all'interno dei partiti - e qui riconosco per esempio in una certa fase le stesse funzioni compiute dai cattolici, dagli stessi appartenenti alla D.C. in tempi diversi - oggi dobbiamo collegarci a questa politica della pace, della distensione, perché se noi oggi non compissimo questa operazione, compiremmo insieme un peccato di miopia e di cecità rispetto a dei fatti che nella loro complessità e per il modo con cui si sono portate avanti le cose finora, la politica dei blocchi e via dicendo non produrranno niente di positivo. Inoltre, permettetemi e non è per comparare elementi, non comparo, sono cose distinte, la condanna per il fatto Sacharov è da tenere distinta, l'atteggiamento che teniamo nelle affermazioni, il taglio delle affermazioni non può essere distinto, deve essere un atteggiamento globale. A me fa anche paura, mi fa una grande paura, caro Bianchi, che un grande Paese come gli Stati Uniti d'America per dare i visti ai comunisti ci debba classificare insieme ai tubercolotici o a quelli affetti da malattie contagiose, a me fa paura, perché nel momento in cui un grande Paese ritiene di dover tutelare la democrazia attraverso questa dichiarazione che deve apporre sul visto per andare negli Stati Uniti e che io, Rinaldo Bontempi, e tutti i miei compagni e tanti operai e contadini in Italia per andare negli Stati Uniti debbano firmare "non sono comunista" (salvo le eccezioni dovute alle cariche, naturalmente), così come non sono affetto da alcuna malattia, bene, questo è una discriminazione e mi fa paura che un grande Paese abbia questi atteggiamenti, mi fa paura come quell'altro grande Paese. Certo, se poi ci mettiamo insieme sommossa in Nicaragua, le cose che abbiamo saputo dopo qualche anno sull'operatività della CIA nelle varie occasioni, ebbene anche su questo punto dobbiamo capire che se noi crediamo in una funzione diversa per la pace, dobbiamo avere la capacità di condannare e di combattere apertamente le spinte che in qualsiasi campo, magari non conosciute sufficientemente, si rivelano per un inasprimento della situazione mondiale. Allora abbiamo un po' più di coraggio tutti, cerchiamo di avere una posizione forte, una posizione chiara, però tendiamo sempre a ristabilire la verità oggettiva: facciamo questo sforzo un po' tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Desidero solo affermare che condivido - in linea di massima - la prima parte delle dichiarazioni del Presidente per le medesime ragioni esposte dalle altre forze di opposizione, anche se, a mio avviso, avrebbero potuto e dovuto essere completate con altri ragionamenti, ragionamenti che si possono, con una formula sintetica, esprimere come segue: nell'Unione Sovietica è ritornato Stalin, ammesso, dato e non concesso che l'ombra di Stalin si sia mai allontanata, come impronta, sulla dirigenza sovietica.
Ritengo poi che avrebbe dovuto essere completata la prima parte del documento con la considerazione che, con l'arresto di Sacharov, è finita la distensione in ogni suo aspetto: sotto l'aspetto internazionale la distensione era forse definitivamente già finita con l'invasione dell'Afghanistan e con le minacce al Pakistan e all'Iran, mentre sotto l'aspetto della politica interna dell'Unione Sovietica, va rilevato che la distensione è finita con l'invasione delle coscienze attuatasi attraverso l'arresto di Sacharov.
Non condivido per niente, invece, la seconda parte del documento in quanto, come già avevo avuto occasione di mettere in evidenza nel corso del dibattito sul disarmo, ritengo che gli Stati Uniti e i Paesi uniti fra di loro dal Patto Atlantico si trovino in un vero e proprio stato di necessità, inteso in senso tecnico-giuridico, di aumentare i loro armamenti per contrastare gli armamenti sovietici e le invasioni sovietiche.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, la Giunta certamente condanna l'arresto di Sacharov. La Giunta è nata libera, è nata da diritti sanciti dalla Costituzione del nostro Paese. Al di là di questo, certamente, c'è soltanto la condanna per l'atto che è avvenuto.
Vorrei però fare alcune osservazioni altrimenti in ogni seduta ci rimettiamo ad esaminare un fatto, magari a condannarlo quando la libertà e la democrazia sono state violate in più Paesi. Certo la rigidità interna che determina il fatto è assai evidente. L'Unione Sovietica si chiude su questo, Sacharov non operava solo da oggi, è stato anche insignito del premio Nobel, fino ad oggi aveva tranquillamente potuto operare nel suo Paese anche se alcune limitazioni erano avvenute. Chiedendo notizie a Mosca ci avevano risposto su cosa faceva, su dove abitava. Fino ad oggi questa garanzia gli era stata data.
Dobbiamo però chiederci perché gli è stata privata ulteriormente la libertà.



(Interruzioni in aula)



VIGLIONE Aldo, Presidente della Giunta regionale

Se vogliamo rendere il problema del tutto banale, non ha nessun senso che discutiamo. Evidentemente questa restrizione interna corrisponde anche ad una situazione che si è determinata negli ultimi mesi nel mondo. Non voglio ergermi a giudice di determinate situazioni, verifico soltanto che un processo involutivo è sorto all'interno dell'Unione Sovietica.
In questo processo che ha visto richiudersi da una parte l'Unione Sovietica e dall'altra gli Stati Uniti in cui va avanti l'azione contrastante, sotto forma di riarmo o di ritorsioni; riteniamo, invece, e su questo concordiamo con quanto ha già detto così bene da par sua Simonelli, che l'Europa stia giocando un ruolo molto importante. Già nel dibattito che abbiamo fatto per condannare l'invasione in Afghanistan era sorta proprio l'esigenza che l'Europa non solo si limitasse ad andare sotto l'ombrello protettivo atlantico, ma invece svolgesse effettivamente un ruolo di pace. Ed è questo il riferimento in ispecie al Cancelliere Schimdt, a Willy Brandt, all'azione che essi hanno intrapreso su questo terreno, poi della C.E.E, che nell'insieme può presentare al suo interno dei modi diversi, distinti, ma purtuttavia si è collocata in modo attivo pare a noi che questa debba essere la posizione più seria, più concreta perché si superi la situazione che può determinare la catastrofe mondiale.
Vi ricordate quando alcune forze venivano definite il partito americano? Ho sempre rifiutato questa logica, un partito democratico all'interno di un Paese non può essere identificato con una politica o con delle ideologie che sorgono in altri Stati, ma si giudica per il comportamento che ha all'interno dove opera e per ciò che dimostra effettivamente. Diversamente accoglieremmo come giuste le definizioni che venivano ad indicare il partito americano al momento del Vietnam o delle invasioni nel Sud-Est asiatico o in determinati comportamenti del maccartismo, per indicare che questo partito perseguiva quelle linee e veniva definito come americano. No. Vedrei, vedo delle forze politiche che all'interno di un libero Consiglio regionale operano perché la pace sia garantita e siano garantiti i diritti costituzionali e di libertà. Perch sennò, ci dividiamo su questo, evidentemente non facciamo una seria politica, ma facciamo soltanto delle affermazioni polemiche se una politica a costante favore della pace con delle iniziative attive e non soltanto con delle mere affermazioni di condanna è stata condotta, devo dire che il Consiglio regionale del Piemonte l'ha seguita. L'abbiamo già detto in altre occasioni, che il nostro Paese con tutta la sua forza, con ciò che conta che è molto importante, all'interno dell'Europa può svolgere effettivamente un suo ruolo fra i due blocchi, per un superamento totale della crisi attuale, perché se la crisi dovesse continuare e se il partito degli armamenti, che genererà poi tutto quello che si vuole, le rigidità interne i blocchi, le guerre, gli imperialismi, chiamateli come volete, dovesse ancora andare avanti, vuol dire che l'escalation delle armi diventerebbe un fatto inarrestabile. Diventa un fatto inarrestabile per l'economia dei Paesi che lo portano innanzi, diventa un fatto inarrestabile per la logica che c'è sotto e che c'è dietro, diventa un fatto inarrestabile perché ad un certo momento occorre dargli uno sbocco. Lo sbocco c'è, è la pace. Penso che il Consiglio regionale, sotto questo aspetto, in tutte le sue forze politiche questo dovere l'abbia compiuto.



PRESIDENTE

Il dibattito si può considerare concluso, mi si consenta soltanto di ribadire quello che avevo già accennato in precedenza e cioè che il nostro Consiglio regionale si è occupato di questi argomenti alcune volte.
La prima volta, se non erro, fu in occasione di documenti che l'ONU ci trasmise sulla base di un invito dell'ONU stesso a sensibilizzare l'opinione pubblica della nostra comunità sui problemi del disarmo e quel documento dell'ONU è stato la base della campagna di sensibilizzazione che abbiamo promosso nel nostro Consiglio regionale. I nostri documenti ci vengono richiesti da tutta Italia, da Comuni e Regioni dirette da maggioranze diverse, che chiedono i nostri materiali per stamparli diffonderli in quanto contengono non solo i nostri documenti, ma la posizione dell'ONU, la petizione delle organizzazioni partigiane e combattentistiche dell'ultima guerra mondiale, e poi elementi, giudizi idealità, finalità e metodologie condivise da grandi forze, cioè dalla totalità delle forze politiche del mondo e possono costituire la base per un'azione di pressione per invertire la tendenza minacciosa che è in atto e contribuire al risvegliare la coscienza della necessità del disarmo verso cui debbono rivolgersi tutte le menti, tutti gli uomini di buona volontà.
In questo senso, con questo punto di vista, abbiamo affrontato in Consiglio regionale su richiesta di partiti, di Gruppi, altre volte questi argomenti.
Un'altra volta abbiamo affrontato l'argomento per condannare ciò che doveva essere condannato, e cioè l'aggressione sovietica in Afghanistan; c'era stato richiesto di condannare quell'atto, ed è stato condannato rigorosamente, accompagnando quest'atto con delle iniziative che collocassero per quello che può pesare il Consiglio regionale; una comunità regionale pesa già di più nella sua articolazione nella direzione di promuovere iniziative che tendessero anche in quell'occasione così grave non a coprire in qualche modo la responsabilità gravissima di quelli che l'anno compiuta, ma a mettere in moto forze in direzioni differenti.
E' stato richiesto oggi di commentare un fatto, il commento di questo fatto è avvenuto puntuale con i giudizi che sono stati condivisi dall'assemblea, ma i fatti vanno giudicati, valutati, interpretati quando accadono. Oggi i giornali non contenevano solo quella notizia, ma ne contenevano un'altra: la prima necessita di una condanna che è stata espressa con molta chiarezza, sull'altra notizia permettetemi di dire che o viene espresso un parere differente o per lo meno ci deve preoccupare. Ho sentito qualche accenno da cui invece mi è parso di capire che non ci deve preoccupare in ogni caso che la più grande potenza militare e industriale del mondo elevi al massimo tetto mai raggiunto i suoi stanziamenti militari, qualunque sia l'origine del fatto che l'ha portato a prendere questa misura. Questo non ci deve preoccupare? L'assemblea regionale deve dire che non ci preoccupa questo, anzi dobbiamo incoraggiare tutte le potenze a seguire questa strada? La filosofia che l'ONU ci ha suggerito, i documenti su cui ci siamo impegnati a lavorare, la saggezza ci impegnano a lavorare in una direzione diversa, a condannare le aggressioni militari, a condannare gli atti di riarmo se ci sono e quando ci sono e certamente a non esultare quando vengono annunciati 158 miliardi di dollari di stanziamenti in una situazione di questo genere, perché se per caso arrivassimo a posizioni di tal genere, certo non contribuiremmo in nessun caso all'ipotesi di lavorare per una ripresa della distensione.
Consigliere Majorino, lei parla della distensione come di un funerale avvenuto, mi pare di cogliere in questa sua espressione addirittura una sua compiacenza, lei mi permetterà che invece compiacenze in tutto ciò non ce ne possono essere di nessun genere. Il Consigliere Marchini ha portato in questo dibattito una sua filosofia della distensione, può essere contestata, ma non ho certo colto nelle sue espressioni una gioia, perch la distensione è finita, invece nel suo intervento successivo, Majorino questa nota la coglievo.
La distensione, mi pare abbastanza evidente, da parte di tutte le forze politiche, soprattutto nel nostro Paese, non solo è stata voluta, non solo abbiamo operato, non solo uomini di diversa ispirazione si sono adoperati per superare momenti di grande difficoltà. Devo ricordarvi il ruolo che hanno avuto Moro e Fanfani nella guerra del Vietnam? Che pure non è stata poi condannata dalle direzioni nazionali di tutti i partiti italiani purtuttavia è stata svolta un'azione intelligente. Devo ricordarvi il discorso di insediamento del Presidente della Repubblica italiana che invitava a svuotare gli arsenali e a riempire i granai? Prendo quel punto di partenza come un punto illuminante e di fronte a quella prospettiva quando mi si annunciano 158 miliardi di armamenti dico: si va in una direzione diversa da quella che indica il Presidente della Repubblica e che abbiamo salutato con gioia. Prendo le dichiarazioni del Papa, quelle recentissime, quelle di un mese fa, di due mesi fa, fermo nella condanna ma altresì fermo nell'invitare i popoli e le nazioni a non seguire la strada di aumentare gli armamenti, gli uni e gli altri. Prendo, se volete anche le espressioni della quasi totalità delle forze che esprimono il mondo cattolico, non in forma politica, e cioè la Pax Christi, il Sermig e le Acli...



ALBERTON Ezio

Signor Presidente, lei non può farci la predica come se noi sostenessimo la corsa agli armamenti. Quello che le abbiamo contestato è la contestualità, la quasi consequenzialità delle affermazioni che lei ha fatto.



PRESIDENTE

..."La quasi contestualità" è una aggiunta sua. Non sto facendo la predica alla D.C. Sto citando altri soggetti, altre componenti della comunità regionale e nazionale che hanno assunto delle posizioni che mi paiono coerenti con l'obiettivo di ristabilire il filo di una speranza della distensione e in questo dibattito sono risonate parole del Presidente della Giunta, dell'Assessore Simonelli, che hanno ricordato forze che agiscono in Europa e che non sono così ovviamente felici né degli atti di riarmo né delle cose come stanno andando e stanno operando perché questo non succeda più. Penso che ognuno può avere i giudizi partitici che vuole ma che il punto di vista della pace, del disarmo, della distensione debba essere un punto da scavare per trovarne le forme per farlo prevalere e debba essere il punto di vista di tutti gli uomini, di tutte le forze politiche e di tutti coloro che intendono agire politicamente. Si possono dividere sui giudizi contingenti, ma non si possono certamente dividere di fronte all'obiettivo fondamentale, allora questa è l'unica cosa che interessa in questo Consiglio regionale, perché se altrimenti dovesse prevalere qui la logica della partiticità della politica internazionale badate che andremmo nel corso degli ultimi tre mesi di legislatura ad una specie di paralisi dei lavori del Consiglio, perché succedono quasi ogni giorno avvenimenti nel mondo che si possono rapidamente, direttamente collegare agli interessi di potenza di questa o di quell'altra parte andremmo a sottolineare questo o quell'aspetto della vicenda internazionale e a chiedere che il Consiglio regionale si pronunci. Nessuno chiese, e fece bene, quando le truppe francesi entrarono nello Zaire, la condanna delle truppe francesi, e questo fatto avvenne non anni fa, ma mesi fa, nessuno si sollevò per chiedere la condanna del governo sud-africano e di chi lo appoggia, e sono tanti, quando ha aggredito i Paesi vicini, e continua ad aggredirli oggi, nessuno ha chiesto di intervenire sul Nicaragua, nel momento in cui fino all'ultimo veniva tenuto in piedi un governo fantoccio da un Paese di quelli su cui stiamo discutendo in questo momento, nessuno l'ha fatto, ha fatto bene a non farlo, nessuno ha chiesto la condanna di Cuba perché interveniva con le sue truppe in questo o quell'altro Paese e poteva farlo. Vogliamo andare su questa strada? Se vogliamo andare su questa strada possiamo anche farlo, abbiamo un'occasione immediata. Siamo invitati dal governo degli Stati Uniti in delegazione a visitare, sulla base di una nostra richiesta, centrali nucleari e parchi a dimostrazione della posizione non solo olimpica, ma giusta, intelligente della nostra Regione che se fa le settimane in Unione Sovietica, nello stesso tempo cerca di avere confronti, anche iniziative che abbiamo sollecitato - e se nessuno lo ha saputo lo diciamo adesso - sono state sollecitate iniziative culturali di vasto respiro con il governo degli Stati Uniti e non si è avuta risposta, mentre quelle che sono state sollecitate al governo dell'Unione Sovietica, questo è ora che si sappia, l'abbiamo sollecitate talmente, che ad un certo punto le abbiamo ottenute e adesso sono di fronte ai nostri occhi. Cari colleghi, dovete sapere che se andiamo negli Stati Uniti qualcuno di noi o deve mentire per entrare o deve rifiutarsi di andare, perché deve compilare questo documento ufficiale.



MARTINI Mario

Non mentirei come Consigliere regionale!



PRESIDENTE

Allora non mentiremo, perché il documento ufficiale che dobbiamo compilare per poter andare negli Stati Uniti è il seguente documento che è ora che si sappia che esiste per tutti coloro che appartengono ad una certa parte e che vogliono eventualmente andare a visitare quel Paese, il documento dice così: la legge degli Stati Uniti d'America vieta il rilascio di visti per visita temporanea a chiunque intenda rimanere negli Stati Uniti d'America per un periodo di tempo illimitato o che accetti di svolgere un'attività lavorativa; al turista non è concesso lavorare. Il visto non può essere rilasciato a persone che rientrino in determinate categorie che per legge sono escluse dall'ingresso negli Stati Uniti d'America, salvo nei casi in cui sia stata concessa precedentemente una deroga ai provvedimenti restrittivi. Tali categorie comprendono: a) persone affette da malattie contagiose quali la tubercolosi polmonare o che abbiano sofferto di gravi malattie mentali b) pregiudicati per reati di varia natura compresi i reati contro la morale (tossicomani, trafficanti di droga) c) persone che abbiano tentato di ottenere un visto con mezzi illeciti o con false dichiarazioni d) tutti coloro che siano iscritti o lo siano stati in passato a determinate organizzazioni, incluse quelle comuniste e loro affiliate.
Quindi uno qualunque iscritto all'ARCI deve o mentire o scrivere che fa parte della categoria dei malati contagiosi che non possono entrare nel Paese della Statua della Libertà, allora prudenza quando si affrontano questi temi e non si ha la collocazione generale dello stato della libertà nel mondo, perché questo documento lo dovremo firmare per andare in America.



ALBERTON Ezio

Un atto di solidarietà su tale questione lo hai anche subito! Allora vieni al tema, perché anche noi ti possiamo chiedere con quali libertà ci muoviamo quando andiamo in Unione Sovietica.



PRESIDENTE

Non dovete certo sottoscrivere un documento. Questo è un punto.



(Interruzioni in aula)



PRESIDENTE

Se non vogliamo trasformare il Consiglio in un continuo confronto su questi temi, le iniziative vanno meditate, studiate, pensate, fatte da tutti i Gruppi con molta responsabilità, avendo poi la cornice generale presente anche delle consequenzialità che ne possono derivare, ragion per cui la conclusione del dibattito è la seguente: c'è il consenso sulla prima parte delle dichiarazioni e non c'è evidentemente il consenso sulla seconda parte per le dichiarazioni che sono venute dai Gruppi.
Il punto si conclude così: c'è consenso sulla prima parte delle dichiarazioni inerenti la condanna di Sacharov e non c'è consenso sulla seconda parte.



BIANCHI Adriano

E' inesatto, perché nei termini concitati in cui è stato condotto il dibattito, non si è potuto rilevare con chiarezza che la causa del nostro rilievo derivava da un avversativo; ve ne sono due per la verità, uno dei quali dovrebbe mettere in discussione anche l'altro . L'abbiamo superato per responsabilità e sensibilità alla situazione. Ma vi è un secondo avversativo, altri fatti, ecc., che porta ad un collegamento e quasi ad un pareggiamento giustificativo delle due situazioni. E' questo il punto politico che ci ha portati a dissentire non a che il Presidente potesse proporre una discussione sui problemi del disarmo. Il carattere di parzialità con cui il problema delle comunicazioni di Carter è stato esposto accentua poi i motivi di polemica, anziché aprire sbocchi distensivi.



PRESIDENTE

Consigliere Bianchi, lei ha espresso il suo parere che è del tutto diverso dal mio, ma ciò non cambia niente. Qui c'è scritto: "Altri fatti turbano in questi momenti la nostra collettività". Penso che il fatto da me citato turbi la collettività. Lei poi dice che il collegamento viene fatto.
Io le posso poi anche dire che il collegamento, secondo me, esiste, perch all'aggravarsi della situazione internazionale c'è una chiusura interna.
Sono opinioni diverse che si possono esprimere sull'argomento. Infatti sono state espresse opinioni diverse con chiarezza di posizione da parte dei Gruppi. Nessuno cerca di gabellare posizioni unitarie quando non ci sono. Ci vuole chiarezza.



CERCHIO Giuseppe

Vorrei solo consigliare il Presidente del Consiglio regionale di demandare, come mi pare sia legittimo, al suo Capogruppo le dichiarazioni che ha fatto, altrimenti saremo costretti - ce lo consenta con molta serenità - a dire che oggi questa Presidenza ha agito in termini molto squallidi.



PRESIDENTE

Consigliere Cerchio, il suo squallore non dipende soltanto dalle dichiarazioni che fa in questo momento, è all'evidenza di tutti. Come si permette di ribattere così? Ci conosciamo tutti molto bene, queste cose vada a dirle all'Oratorio di Chieri, perché qui siamo in Consiglio regionale.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Mi pare che in fondo, quando si propongono queste iniziative e quando poi nel dibattito ogni occasione che viene proposta, tra l'altro, per cercare di inquadrare tutte le posizioni viene rifiutata, allora si debba rilanciare la palla. Se convenite sulla preoccupazione, non importa molto del ma o di altri fatti e del disgiuntivo, facciamo un trattino ed esprimiamo la stessa dichiarazione. Siamo d'accordo di esprimere la preoccupazione?



ALBERTON Ezio

Non in questa sede.



BONTEMPI Rinaldo

Perché non in questa sede? Spiegamelo.
Di fronte alle preoccupazioni di Alberton e di Bianchi, che credo, fino a prova contraria, reali, propongo di levare il disgiuntivo e di mettere sotto il trattino altri fatti.



ALBERTON Ezio

Se vogliamo riaprire il dibattito sul problema degli armamenti e sul tema della distensione, proponiamo di fare un ordine del giorno, come abbiamo fatto l'altra volta, che riabbracci il problema in tutto il suo contesto e siamo perfettamente d'accordo.



BONTEMPI Rinaldo

Faccio solo presente una cosa, che l'iniziativa di questa mattina è stata, e mi pare che il Presidente l'abbia detto con chiarezza, un fatto che ha una sua caratteristica e una sua autonomia. E' all'attenzione dell'opinione pubblica e preoccupa tutti l'arresto di Sacharov? Per insieme c'è un altro fatto grave che agli effetti generali è di ancora maggiore importanza.



(Interruzioni in aula)



CASTAGNONE VACCARINO Aurelia

Signor Presidente, ritengo che lei abbia il diritto di dire la sua opinione. Soltanto, la pregherei di lasciare, in questo caso, la Presidenza a qualcun altro e di sedersi nel suo Gruppo, dopodiché può esprimere tutto quello che crede, perché siamo ben lieti di sentire come lei liberamente esprime il suo pensiero.



PRESIDENTE

La questione non sta in questi termini, perché non sono soltanto qui per fare lo speaker del Consiglio regionale, ma quando mi viene chiesto un parere su un grave fatto che è successo cerco di interpretare le parole, il contenuto e lo spirito di quello che me lo ha richiesto, tant'è vero che ho ricevuto su questo terreno il consenso dei Gruppi, dopodiché ho anche autonomamente il diritto di avvertire che nel giorno stesso sono successi fatti che la mia sensibilità mi permette di indicare al Consiglio come fatti preoccupanti, e in quanto tali li esprimo anche senza sedermi dalla parte del Gruppo, naturalmente sottoponendomi al giudizio dell'assemblea la quale, in questo caso, ha espresso consensi e dissensi di cui prendo atto e non si gabella affatto la dichiarazione del Presidente come quella di una Presidenza unitaria con una dichiarazione unitaria del Consiglio: voi avete espresso il vostro parere sull'argomento, io ho espresso il mio ho espresso la preoccupazione della comunità piemontese, che credo sia preoccupata per un fatto così grave come ritengo quello degli armamenti voi l'avete liberamente interpretato, su questo non è possibile nessuna posizione unitaria, non viene registrata, viene registrato solo ciò che è stato un dibattito libero.


Argomento: Nomine

Nomina


PRESIDENTE

Prima di chiudere la seduta possiamo ancora procedere ad una nomina: la designazione di tre Consiglieri regionali nella Consulta regionale per l'artigianato. I nominativi proposti sono quelli dei Consiglieri Corrado Calsolaro, Luciano Rossi e Michele Colombino.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 39 hanno riportato voti: CALSOLARO Corrado n. 20 ROSSI Luciano n. 20 COLOMBINO Michele n. 16 Schede bianche n. 3 I Consiglieri Corrado Calsolaro, Luciano Rossi e Michele Colombino sono eletti nella Consulta regionale per l'artigianato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,10)



(La seduta ha termine alle ore 15,10)



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